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STORIE STORIE È la storia dei suoi genitori quella che Vincenzo Sciascia ha deciso di raccontare. È la storia di Anna e di Giuseppe legati in modo indissolubile per 62 anni. Anna e Giuseppe hanno condiviso tanti, tantissimi momenti insieme. Hanno messo al mondo tre figli: Rino, Cetty e Vincenzo, il fratello più piccolo. Hanno dato loro la possibilità di studiare e laurearsi e hanno regalato a tutti e tre una casa facendo sempre tanti sacrifici e rinunce. Lei sarta. Lui pilota militare. Una vita semplice resa speciale dall’affetto dei figli, dei nipoti e degli amici. Hanno iniziato a godersi la vita dopo i 60 anni, dedicando il loro tempo libero ai viaggi, alle cure termali, al teatro, al cinema, alla lettura e alla casa al mare. tutto le piaghe. Si è sempre tenuto informato su mia madre, anche nei giorni festivi e non lavorativi, telefonando o venendo di persona a casa nostra per accertarsi delle condizioni della sua assistita”. Il 5 febbraio scorso Anna, all’età di 82 anni e mezzo, ha smesso di soffrire, dopo essere stata colpita da altri due violenti ictus che l’hanno completamente immobilizzata a letto, facendole perdere l’uso della parola e forse anche la vista. “La perdita di mia madre - racconta Vincenzo - è stato un momento durissimo per me e i miei fratelli ma La storia di Anna e Giuseppe e l’amore di un figlio per i propri genitori Agli operatori OSA dell’ADI Palermo i ringraziamenti della famiglia Sciascia per essersi presi cura di loro con professionalità, affetto e dedizione 18 OSA NEWS Ma è anche la storia di un figlio, Vincenzo, che in un estremo atto di amore ha messo da parte la sua vita privata e il suo lavoro per dedicarsi notte e giorno alla salute di mamma e di papà, affiancato dalla professionalità e dalla solidarietà degli operatori OSA. Un figlio che nonostante i sacrifici, le sofferenze, un divorzio alle spalle non ha mai perso la sua umanità e la capacità di dire grazie. Un gesto che, al tempo stesso, vale come esempio e come monito per tutti. Insieme all’anziano padre, Vincenzo decide, lo scorso 30 ottobre, di scrivere una lettera per ringraziare gli operatori OSA di Palermo del servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) che “come angeli inviati da Dio” hanno assistito prima Anna e poi Giuseppe. Sono parole tristi ma anche piene di amore quelle che Vincenzo ci confida in un pomeriggio di novembre un po’ uggioso. Anche se a dividerci ci sono una cornetta telefonica e tanti km di distanza (quasi 1000 km è la distanza tra Roma e Palermo), Vincenzo si lascia trasportare dai ricordi e dalle emozioni. La sua voce è quella di un uomo forte, coraggioso, generoso e provato che ha voglia di raccontarsi ma soprattutto di raccontare “che le cose belle esistono, che le persone in gamba ci sono ed è giusto valorizzarle, farne tesoro, come gli angeli di OSA”. Il calvario della sua famiglia ha inizio cinque anni fa quando la mamma Anna viene colpita da un ictus emorragico che la vede costretta ad una degenza ospedaliera di sei mesi, dove contrae diverse infezioni e nove lesioni da decubito lungo tutto il corpo, dopo aver passato la maggior parte del tempo in rianimazione. “Appena ho potuto - ci racconta Vincenzo - ho preferito riportare mia madre a casa e ho deciso di dedicarmi a lei con anima e corpo”. A causa dell’ictus metà del suo corpo, il lato sinistro, rimane bloccato. A inizio gennaio 2013 la Cooperativa OSA entra nella vita della famiglia Sciascia. “Mia madre grazie al calore domestico e alle cure attente di Daniele Martorana, l’infermiere che l’ha assistita sin dall’inizio - prosegue Vincenzo - inizia a fare dei piccoli progressi. Daniele si dimostra sensibile, professionale, attento. È grazie alla sua grande esperienza lavorativa che riesce a trovare la cura giusta per farle passare quasi del TRENTANNI INSIEME soprattutto per mio padre che ha avuto un crollo terribile. Per lui sua moglie era l’unica donna che aveva amato e alla quale era legatissimo. Si è lasciato andare completamente. Già da qualche mese aveva iniziato a vacillare… Quando mia madre morì lui era ricoverato all’interno di una RSA dove faceva anche riabilitazione e fisioterapia, dopo essere stato in ospedale per un paio di mesi e sottoposto anche a varie trasfusioni”. Oggi Giuseppe, che il 1 gennaio 2016 compirà 90 anni, sta meglio. Da aprile 2015 è assistito a domicilio dagli operatori OSA e dall’infaticabile Vincenzo. “Non smetterò mai di ringraziare la fisioterapista, Alice Giannusa, una professionista dalle grandi TRENTANNI INSIEME doti umane che è riuscita ad instaurare un rapporto affettuoso e di dialogo con il mio papà che all’inizio non deambulava più a causa delle innumerevoli problematiche di salute e per lo stato di depressione in cui era caduto; e ringrazio anche l’infermiere Mario Alioto, persona molto a modo, preparata, attaccata ai propri pazienti che non solo ha curato per ben otto mesi le piaghe da decubito di mio padre ma ha portato anche tanti sorrisi nella sua vita grazie alle sue battute spiritose”. La vita di Vincenzo non è più quella di una volta, è cambiata tantissimo. “Io non ho nessun rimpianto. Ed è per questo che accudirò mio padre come ho fatto con la mia mamma. Certo ero una persona diversa, brillante, attiva, dinamica. Avevo un lavoro che mi piaceva. Purtroppo determinati eventi ti tolgono il sorriso - fa una breve pausa Vincenzo, con la voce rotta dall’emozione -. Ricorda di quanto la mamma abbia sofferto, dell’assistenza h 24 di cui aveva bisogno e della decisione, dopo vari tentativi fallimentari con alcune badanti, di pensare a tutto lui. “E così - prosegue - sono tornato a vivere con loro. Credo che è anche grazie alle mie cure amorevoli che mia mamma abbia vissuto più a lungo del previsto. Li ho sempre coccolati e negli ultimi tre anni e mezzo sono diventato figlio, assistente, casalingo, burocrate. Non ho mai avuto paura della morte ma oggi, dopo tutto quello che ho vissuto, credo di aver paura della vecchiaia. I miei genitori hanno avuto me. Io, purtroppo, non ho una famiglia alle spalle che un giorno potrà accudirmi…”. OSA NEWS 19