Il brutto anatroccolo
Transcript
Il brutto anatroccolo
“INSIEME! IO NON AVRò PAURA DI...!” RIPRODUZIONE VIETATA Prevenzione al Bullismo RIVISITIAMO LA FAVOLA DEL BRUTTO ANATROCCOLO? Di Carmela Nazzareno B ea, e cioè mamma anatra, covò diverse uova perché aspettava la nascita dei suoi piccoli cuccioli. Quando nacquero, fu una grande gioia! Ad uno, ad uno ruppero il loro guscio e uscirono fuori dei bellissimi anatroccoli, ma ahimè, l’ultimo nato sembrava esserle venuto male: era impacciato, bruttino e di uno strano colore, diverso da quello delle sorelline e dei fratellini. Bea era molto ma molto preoccupata per il suo ultimo nato. A ppena uscito dall’uovo, le sorelline e i fratellini cominciarono a prenderlo in giro e ad allontanarlo. G li facevano brutti scherzi, lo lasciavano da solo, gli toglievano il cibo..., lo chiamavano “il brutto anatroccolo”. E a poco a poco, anche gli altri animali del cortile presero a fare lo stesso. L L a lepre Cettina che aveva assistito a tutta la vicenda, pensò: “L’anatroccolo silenzioso non sa una cosa: non è bene tenersi tutto dentro ma è importante parlare con qualcuno di fiducia dei propri problemi, dei propri dispiaceri, delle proprie paure”. E siccome era una lepre molto generosa e che, come tutte le lepri, non amava perdere tempo, si disse: “Qui occorre subito un intervento di salvataggio!”. L ’orso Clemente si avvicinò all’anatroccolo, si piegò su di lui col suo corpaccione peloso e gli parlò a lungo, lo consolò, lo fece sentire bene, così il piccolo infelice, rassicurato, gli raccontò tutte le sue disavventure. I l vecchio saggio gli raccomandò di rivolgersi sempre alle persone di fiducia: la mamma, il papà, la nonna, la maestra per parlare delle cose belle e delle cose brutte che accadono.” Non è possibile - disse che nessuno sia disposto a prendersi cura dei tuoi problemi! Forse, ferito dalla malignità di alcuni, non hai cercato bene negli altri. Anche nel deserto o in fondo al mare o nella giungla più fitta, qualcuno disposto ad ascoltare e aiutare, c’è sempre”. ui ce la metteva tutta per essere simpatico e gentile ma, niente, non otteneva nessun risultato. Un giorno si arrese e si allontanò piangendo perché si sentiva tanto triste, tanto solo, tanto preso in giro. Cammina, cammina , nel bosco incontrò vari animali: marmotte, cerbiatti, coniglietti... che, vedendolo passare a testa bassa, gli chiesero: «Perché sei triste? Perché piangi?» ma l’anatroccolo scuoteva la testa senza sollevarla nemmeno e senza parlare e intanto continuava a piangere in silenzio. I noltre, gli spiegò che tutti gli esseri sono importanti e preziosi anche se diversi gli uni dagli altri, l’importante è avere nel cuoricino la voglia di stare bene con tutti. R assicurato l’anatroccolo, l’orso decise di dare una lezione alle sue sorelline e ai suoi fratellini, prepotenti e superbi, e disse alla lepre Cettina che avrebbe fatto una magia per far capire loro che si erano comportati male. Con questo scherzo li avrebbe impauriti un po’, ma solo per il tempo di rendersi conto che non bisogna trattare male i più deboli. “Eh sì! - fu d’accordo la lepre - è importante aiutare anche chi sbaglia, farlo riflettere sui suoi errori e aiutarlo a diventare più buono!” Così “Magia, Magia... Abra Katabra...” E t voilà... i bellissimi anatroccoli si trasformarono in esseri bruttissimi, dai colori strani e buffi. Appena si specchiarono nello stagno, quanti pianti e quanti strilli! «Oh poveri noi! Ora ci prenderanno tutti in giro, nessuno vorrà stare più vicino a noi!». A llora si avvicinò l’orso saggio e disse loro: «Ora sapete cosa si prova a stare nei panni del brutto anatroccolo!». G li anatroccoli rifletterono e si resero conto di avere sbagliato a trattare male il loro fratellino, vollero incontrarlo e chiedergli scusa. Alla fine, si abbracciarono emozionati, promettendosi a vicenda di volersi sempre bene, di aiutarsi condividendo i giochi e le emozioni. I n quel momento, dal cielo scese un meraviglioso arcobaleno dai colori brillanti che illuminò il bosco e coprì tutti gli anatroccoli che ritornarono belli come prima, mentre, come per un miracolo, il brutto anatroccolo si trasformò in un meraviglioso cigno bianco. I nfatti, quel pulcino non era nato da un uovo di anatra ma da un uovo di cigno, l’uccello più bello ed elegante che da quelle parti avessero mai visto. Quell’uovo era finito chissà come tra quelli covati da mamma Bea, che, da brava mamma, era orgogliosa di tutti i suoi figli, non importa se anatre o cigni. Ma soprattutto era orgogliosa dell’affetto e la pace che finalmente regnavano nella sua stupefacente nidiata. I l saggio orso Clemente fece così una straordinaria magia: insegnò che non esistono bambini buoni o cattivi , tutti sono speciali e vanno protetti, aiutati e guidati.