Case-Report: ulcerazioni cutanee dovute allo stravaso di un
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Case-Report: ulcerazioni cutanee dovute allo stravaso di un
16 Scienza e Management l’infermiere 6/2003 I risultati di una ricerca canadese sul lavoro infermieristico Quanto pesano i piccoli/grandi fastidi AMBIENTI DI LAVORO PICCOLI E RUMOROSI; ORARI CHE NON CONSENTONO IL COORDINAMENTO TRA I SERVIZI; ORGANICI SEMPRE RIDOTTI ALL’OSSO. A DISTURBARE IL PROCEDERE ORDINATO DELL’ATTIVITÀ DEGLI INFERMIERI CI SONO MILLE OSTACOLI, MA CIÒ CHE PESA DI PIÙ È IL MANCATO RICONOSCIMENTO DELLA PROPRIA PROFESSIONALITÀ DI T RICCARDO TOMASSETTI e a coordinare o ripartire il lavoro con gli altri dipartimenti o con le altre figure professionali dell’ospedale, come quando si attendono le terapie dalla farmacia ospedaliera o quando, per esempio di notte, è l’infermiere a doversi prendere carico di tutti i problemi. Nella classifica delle seccature guadagnano invece il secondo posto quelle di tipo operativo, quelle cioè che influenzano il modo in cui è organizzato il lavoro dell’infermiere. Soprattutto le difficoltà dovute a condizioni di lavoro non ottimali: le infermiere riportano di essere sempre in corsa contro il tempo, di non riuscire neanche a dedicare la giusta attenzione a ogni paziente. E non è una questione di soldi, lamentano la scarsità di personale e tutte quelle piccole contrarietà che interrompono il regolare flusso del lavoro. E se il gruppo di lavoro crea più seccature negli ambulatori che negli ospedali, entrambe le categorie professionali incontrano difficoltà a soddisfare le richieste e a fornire il supporto necessario con le apparecchiature tecnologiche. Per quanto riguarda invece i problemi più strettamente legati alla professione infermieristica, la mancanza di un giusto riconoscimento del proprio lavoro è stata la lamentela più riportata nelle interviste, dopo lo stress. Rara la sensazione di mancanza di rispetto, riportata ante. E toccano sempre agli infermieri. Sono le piccole (e non solo) seccature che ogni giorno, in qualunque momento della giornata, interferiscono con il lavoro dell’infermiere, influenzandone la qualità della vita lavorativa. Perdite di tempo, richieste importune, situazioni di scompiglio e altre “scocciature” che però in genere sfuggono agli usuali sistemi di misurazione del carico di lavoro professionale. E che ora una ricerca condotta da due infermiere canadesi cerca di mettere in luce. Ottantotto infermiere in rappresentanza di 18 diversi dipartimenti di medicina e chirurgia hanno preso parte a 7 focus group organizzati, a partire da giugno 2000, dal Comitato di ricerca infermieristica dell’ospedale universitario di Montreal. A cui si sono aggiunte altre 33 infermiere impiegate in ambulatori clinici e specialistici, ripartite in altri 5 gruppi di discussione. All’interno delle grandi categorie in cui le ricercatrici hanno ordinato le segnalazioni delle infermiere, i più riportati sono stati i problemi relativi all’ambiente di lavoro e alle modalità in cui la professione si svolge. Molte intervistate lamentano difficoltà a lavorare in ambienti non adeguati, per esempio ambulatori rumorosi o con molta confusione. Ma anche a gestire le relazioni con i pazienti (o gli utenti dell’ambulatorio) LE “SECCATURE” DEGLI INFERMIERI Ospedale Problemi socio-ambientali Comunicazione Ambiente fisico Organizzativi Rapporto con gli utenti Relazioni interprofessionali Relazioni con altri dipartimenti Totale Problemi operativi Personale Orario Condizioni di lavoro Flusso di lavoro Team Training nuovo personale Richiesta e supporto tecnologico Equipaggiamento/materiale Totale Problemi professionali Mancanza di sostegno/supporto Mancanza di riconoscimento Mancanza di rispetto Stress Totale N % N Ambulatorio % 9 18 14 14 4 31 90 10 20 16 16 4 34 (100) 7 13 23 7 9 7 66 11 19 34 11 14 11 (100) 14 1 23 6 4 1 11 14 74 19 1 32 8 5 1 15 19 (100) 5 2 15 5 6 1 8 3 45 11 4 34 11 13 2 18 7 (100) 1 2 0 1 4 25 50 0 25 (100) 5 4 2 7 18 28 22 11 39 (100) Numero delle segnalazioni (N) e relativa percentuale (%) riportate rispettivamente dagli infermieri dell’ospedale e dell’ambulatorio Fonte: Nurs Econ©2003 Jannetti Publications, Inc. comunque solo dalle infermiere impiegate negli ambulatori. Molto meno sentite le contrarietà dovute alle politiche di organizzazione o ai problemi amministrativi in genere, se non per la perdita generale di tempo e di efficienza che possono comportare. “Questi i risultati dell’indagine ma – precisano le due ricercatrici nelle conclusioni del lavoro – le voci della lista non riescono a rendere quello che invece è apparso evidente all’interno di tutti i focus group: le scocciature costituiscono una gran parte del lavoro quotidiano dell’infermiere. Gli infermieri sono frustrati e infastiditi a causa di questi disturbi vissuti da loro stessi come tempo rubato alla cura dei pazienti. E quando non si riesce a fornire assistenza di alta qualità, ne soffre la qualità della vita lavorativa fino ad arrivare all’insoddisfazione, al burnout e all’abbandono della professione”. Diventa quindi importante rendersi conto del lavoro effettivamente svolto dagli infermieri e di come le seccature possano rendere difficile svolgerlo con efficacia ed efficienza. Soprattutto per tentare di eliminare queste contrarietà e riuscire così a migliorare le condizioni di lavoro della categoria. Le scocciature per definizione possono essere rimosse, ricordano le due ricercatrici. “Un esame più approfondito delle specifiche difficoltà riferite durante le interviste – commentano le due infermiere canadesi – rivela che la maggior parte di queste contrarietà sono il riflesso di come l’organizzazione dell’ospedale vede il ruolo degli infermieri”. Nonostante nella maggior parte degli ospedali rappresentino il gruppo professionale più numeroso, siano in genere i primi a intervenire e sicuramente i più direttamente a contatto con i pazienti, “agli infermieri non vengono fornite le risorse base fondamentali richieste dal loro lavoro”. Le difficoltà con cui fare i conti vanno infatti dall’ambiente di lavoro fisicamente inappropriato per svolgere al meglio i propri compiti alle scarse relazioni con gli altri gruppi, professionali e non, dell’ospedale. E in generale la difficoltà a veder soddisfatte le proprie richieste professionali è una conseguenza della scarsa rappresentatività della categoria nelle discussioni relative alla gestione dell’assistenza. Ma perché le scocciature occupano tanta parte del lavoro degli infermieri? In tempi di tagli ai finanziamenti e di ristrettezze economiche, la riduzione del personale addetto al servizio spesso si traduce semplicemente in maggior lavoro per gli infermieri. “Sono loro che ‘di default’ si accollano tutte le mansioni non-infermieristiche e non desiderate”, commentano le ricercatrici. Anche l’amministrazione dell’ospedale sembra assumere che tali perdite di tempo siano parte del lavoro degli infermieri. A volte infatti le seccature sono compiti funzionali necessari per assicurare un’adeguata qualità dell’assistenza da prestare al paziente, ma spesso si tratta di compiti che non sono ufficialmente assegnati agli infermieri. Sono faccende di cui non si occupa nessun altro (e che in genere l’amministrazione non ha neanche previsto) e che, per consuetudine, ormai anche gli infermieri stessi li credono compiti imposti loro dal “sistema” e sui quali c’è ben poco controllo. Alla ricerca di possibili soluzioni le due ricercatrici propongono di tentare, quando possibile, di restituire le seccature a chi deve farsene veramente carico e questo significa definire e riconoscere esattamente quali sono le mansioni degli infermieri e migliorare la qualità della comunicazione fra professionalità e settori diversi. All’interno di una struttura ospedaliera, molte di queste perdite di tempo potrebbero essere ridotte o addirittura eliminate con opportuni sforzi dell’amministrazione ospedaliera, con il contributo della categoria infermieristica che deve essere chiamata in causa per prendere decisioni che si riflettono sulla qualità dell’assistenza erogata. Scienza e Management 17 STUDI ED ESPERIENZE professionali LE GRIGLIE OSSERVATIVE: UNO STRUMENTO DI LAVORO NELL'ASSISTENZA AL PAZIENTE DEMENTE S. Ghiglia, C. Capellino (Villa Fiorita, Peveragno) P.G. Zagnoni (U.O.N.A. Neurologia territoriale Asl 15, Cuneo) G.Carena, M. Peano (U.O.A. Psicologia Asl 15, Cuneo) Tel. 0171.338151; Fax 0171.338146 1. PREMESSA Da quando nel 1959 l'Oms ha dichiarato che lo stato di salute negli anziani è meglio definibile in termini di funzione, da allora una particolare attenzione è rivolta allo studio della funzione, basato sulle performance delle attività quotidiane o della risposta a condizioni di stimolo. La necessità di creare le griglie osservative nasce dal bisogno dell'équipe di trovare uno strumento di lavoro più preciso delle Adl per valutare l'indipendenza o la dipendenza del soggetto in cinque funzioni fondamentali della vita quotidiana: la capacità di lavarsi, di vestirsi, di utilizzare i servizi igienici, di controllare l'evacuazione di feci e di urine, di deambulare e di alimentarsi. Il nostro obiettivo è stato quello di creare uno strumento di lavoro più preciso e funzionale delle Adl ai fini della descrizione dei bisogni e della omogeneizzazione dell’intervento degli operatori in pazienti affetti da demenza nello stadio medio-grave. 2. MATERIALI E METODI Nel 1999 sono stati istituiti 10 posti letto a residenzialità temporanea che mirano a un’intensa attività terapeutica riabilitativa e di diagnosi per pazienti dementi. È stato creato un gruppo costituito da: 1 neurologo, responsabile del centro; 1 neuropsicologo; 1 infermiera professionale; 1 educatrice professionale; 1 fisioterapista e 10 Ad e St. e Ota. Dall’attività quotidiana svolta da questa équipe si è deciso di affinare le modalità osservative descritte nelle Adl e per questa ragione i vari item sono stati adeguati a quella che sembrava essere più corrispondente alla pratica quotidiana. Il risultato di questo lavoro sono le griglie osservative descritte in Tab. 1. La valutazione può essere fatta dal medico, dall'infermiere, dall'educatore, dall'operatore socioassistenziale, previa un'adeguata preparazione, e la sua durata è di Tab. 1 - La griglia osservativa: i gradi di autonomia circa 5 minuti. Le griglie osservative vengono compilate due volte al giorno, nel corso delle attività del mattino e del pomeriggio. Una forma visiva graficamente immediata per valutare l’evoluzione del singolo paziente è riportata in Fig.1. È descritta la griglia osservativa di un soggetto totalmente dipendente e di un soggetto totalmente indipendente. La griglia osservativa mensile di un paziente riferita ai bisogni rilevati nel corso di un mese di ricovero è riportata nella Fig.2. 3. I RISULTATI Nella Fig. 3, 4, 5 sono riportate le griglie osservative di un paziente reale, rispettivamente nel corso del 1°, del 2° e del 3° mese di ricovero in cui è rilevabile nel 1° mese un miglioramento della deambulazione e della continenza, mentre nel 2° mese si osserva, dopo un episodio di influenza, un peggioramento delle cinque funzioni analizzate che presentano un lento, progressivo e non contemporaneo recupero a partire dal 3° mese. Nella Fig. 6 è riportata l’analisi e la valutazione dei bisogni di un paziente reale al momento dell’ingresso e al momento della dimissione. Tale figura viene comunemente utilizzata nella comunicazione dell’evoluzione del decorso clinico con altre strutture e servizi. A Igiene personale B Abbigliamento 1. viene vestito totalmente dall’operatore; 2. viene vestito dall’operatore ma collabora nella vestizione; 3. indossa autonomamente i vestiti, solo se l’operatore glieli passa in mano e lo guida verbalmente; 4. indossa autonomamente i vestiti, lasciati in sequenza sul letto; 5. indossa autonomamente i vestiti, non lasciati in sequenza. C Continenza 1. doppia incontinenza, utilizzo del pannolone; 2. continente se accompagnato in bagno ad intervalli regolari ; 3. necessita di cartelli che indicano la porta dei servizi igienici + bisogna ricordare; 4. necessita di cartelli che indicano la porta dei servizi igienici; 5. si reca autonomamente in bagno. D Deambulazione 1. non deambula (in carrozzina); 2. deambula con aiuto dell’operatore + ausilio (girello, bastone,…); 3. deambula con aiuto dell’operatore; 4. deambula con minimo aiuto o con supervisione visiva; 5. deambula autonomamente. E Alimentazione 1. deve essere imboccato, non vi è alcuna iniziativa; 2. tenta il movimento, ma è insicuro; bisogna continuamente guidare la sua mano; 3. si posiziona la posata nella mano, inizialmente gliela si guida e poi è in grado di continuare autonomamente ma non per tutta la durata del pasto; 4. si posiziona la posata nella mano, inizialmente gliela si giuda e poi è in grado di continuare autonomamente fino alla fine del pasto; 5. si alimenta spontaneamente da solo. 4. COMMENTI L’ uso delle griglie osservative ha dimostrato che: • è necessario perseguire un obiettivo per volta; • negli stadi avanzati di malattia il raggiungimento di un obiettivo in relazione ad un determinato bisogno può determinare la perdita di autonomia in un altro; • durante le ore serali ed in presenza di malattie concomitanti nel paziente vi è una riduzione delle prestazioni funzionali. È interessante, inoltre, evidenziare, soprattutto per le conseguenze assistenziali che ne derivano, che generalmente vi è una perdita delle funzioni esaminate secondo una successione cronologica che va dall'ultima funzione elencata (dal lavarsi all'alimentarsi), mentre si ottiene un eventuale recupero delle funzioni secondo il percorso inverso che prende avvio dalla capacità di alimentarsi. [SEGUE] ▼ 1. viene lavato totalmente dall’operatore; 2. tenta di eseguire il movimento, ma è insicuro; bisogna guidare la sua mano; 3. si posiziona la spugna nelle mani del p. e si inizia il movimento, successivamente è in grado di continuare da solo; 4. si lava autonomamente, ma necessita del comando verbale; 5. si lava autonomamente, ma necessita del controllo visivo. 18 Scienza e Management l’infermiere 6/2003 ▼ Sulla base di tali osservazioni si è potuto notare che le griglie permettono: • la valutazione funzionale del paziente nel corso del tempo; • l'uniformità d'intervento da parte degli operatori Ad e St; Figura 1 - Griglia osservativa Paziente A totalmente autonomo Paziente B totalmente dipendente • l'individuazione degli obiettivi; • la pianificazione degli interventi. paziente come dimostrazione dell’efficacia, o meno, degli interventi attuati; Tale strumento può, inoltre, risultare particolarmente utile nella valutazione: a) dei bisogni di base al momento della presa in carico e della dimissione di un b) dell’efficacia della terapia farmacologia, potendo essere utilizzata in cieco dagli operatori rispetto allo sperimentatore. Figura 2 - Griglia osservativa mensile Figura 3 - Griglia osservativa: I° mese di ricovero A 5 5 5 4 4 2 GRADI DI AUTONOMIA 3 B E 1 GRADI DI AUTONOMIA 4 3 2 1 0 D 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 GIORNI DEL MESE GIORNI DEL MESE Alimentazione Abbigliamento Continenza Figura 6 - Griglia osservativa: analisi e valutazione dei bisogni al momento dell’ingresso e della valutazione A Paziente all'ingresso Paziente alla dimissione 6 5 4 5 4 3 GRADI DI AUTONOMIA GRADI DI AUTONOMIA Igiene Figura 5 - Griglia osservativa: III° mese di ricovero episodio influenzale 1 0 Deambulazione 5 2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 C Figura 4 - Griglia osservativa: II° mese di ricovero 3 3 2 1 2 4 B E 1 3 2 1 0 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 GIORNI DEL MESE GIORNI DEL MESE Deambulazione L’infermiere ORGANO UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE COLLEGI IPASVI Igiene Alimentazione Direttore responsabile: Annalisa Silvestro, Comitato editoriale: Marinella D'Innocenzo, Danilo Massai, Gennaro Rocco, Loredana Sasso, Annalisa Silvestro, Giovanni Valerio, Franco Vallicella Responsabile dei servizi editoriali: Emma Martellotti Servizi editoriali: Italpromo Esis Publishing srl Coordinatore: Cesare Fassari Redazione: Eva Antoniotti, Lucia Conti, Mariano Rampini, Stefano Simoni, Riccardo Tomassetti Abbigliamento Segreteria di Redazione: Lorena Giudici Ufficio Grafico: Giordano Anzellotti (art director), Daniele Lucia Editore: Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi Via Agostino Depretis, 70 - 00184 Roma, tel. 06/46200101, fax 06/46200131, www.ipasvi.it Periodicità: mensile Stampa: Elcograf, un marchio della Pozzoni Spa, Beverate di Brivio (Lc) Abbonamento annuo a 10 numeri: D C Continenza 100 € (193.627 lire) (escluso da Iva ai sensi dell’art. 4 Dpr 633/72 e successive modificazioni). 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EMANUELA BOSCHI ( IP FARMACIA INTERNA) , DANIA ZOCCHI (IP RADIOLOGIA), CINZIA CARDUCCI (CAPOSALA UO MEDICINA DONNE), PAOLO ZOPPI (DAI) AZIENDA SANITARIA DI FIRENZE, OSPEDALE DEL MUGELLO TEL. 055/8451281-2-4; FAX 055/8451283 RIASSUNTO Lo stravaso di un mezzo di contrasto (mdc) endovena non ionico a bassa osmolarità ha provocato in una paziente una severa reazione cutanea con ulcerazioni; per questo motivo è stato necessario un trattamento prolungato e non propriamente correlato con la patologia per cui la paziente era ricoverata. Questo incidente ha evidenziato la mancanza di indicazioni precise da seguire per un corretto percorso assistenziale, ma è stato lo spunto per la ricerca e la stesura di linee-guida per la prevenzione ed il trattamento dello stravaso di mdc ed il miglioramento della qualità assistenziale. Il buon rapporto di collaborazione tra servizi e professionalità diverse ha portato, comunque, ad un comportamento terapeutico ed assistenziale corretto. INTRODUZIONE Lo stravaso dei mdc non viene generalmente riconosciuto come particolarmente dannoso e spesso non riceve le attenzioni necessarie come succede per lo stravaso di antiblastici; questo è uno dei motivi per cui nel nostro Ospedale non esistevano delle linee-guida per la prevenzione ed il trattamento. CASE- REPORT La signora M.Y.H. di anni 62 viene ricoverata presso il reparto di Medicina del Presidio Ospedaliero del Mugello per accertamenti in seguito a problemi respiratori. Due giorni dopo il ricovero viene inviata alla UO Radiodiagnostica per eseguire una tomografia computerizzata (TC) polmonare con mdc. L’infusione di iomeprolo mdc non ionico a bassa osmolarità (lomeron ®, Bracco), è effettuata tramite un ago cannula della misura di 20 gauge in posizione radiale, utilizzando un iniettore impostato alla velocità l,5ml/secondo. Durante l’effettuazione dell’esame TC, il radiologo si accorge della mancata visualizzazione contrastografica e l’esame viene sospeso dopo che il volume di mdc infuso è stato di circa 80-lOOml. La paziente a questo punto è rinviata al reparto di degenza segnalando a voce che si era verificato lo stravaso. Una prima medicazione era stata effettuata in Radiologia con una pomata a base di eparinoide, ma nel pomeriggio il braccio presenta tumefazione e nella tarda serata la paziente accusa dolore. Si ritiene necessario l’intervento del chirurgo che riscontra ustioni di 1° e 2° grado, esegue l’asportazione di flittene e toilette chirurgica e consiglia medicazioni con argento sulfadiazina pomata. Viene chiesta la consulenza del farmacista che, dopo una ricerca bibliografica sull’argomento, suggerisce di eseguire medicazioni con argento sulfadiazina pomata e lntrasyte® gel, un idrogel che nelle indicazioni registrate all’estero, riporta precisamente il trattamento delle lesioni da stravaso. Determinante nella fase di evoluzione della problematica iniziale è stato, secondo noi, il fatto che essendo una paziente di colore questo può aver inciso nel sottovalutare l’entità del danno tissutale, data l’oggettiva difficoltà nella valutazione visiva della cute. Il trattamento viene eseguito quotidianamente fino alla dimissione della paziente, sedici giorni dopo lo stravaso. La durata del ricovero sembra sia dovuta ai problemi polmonari, agli accertamenti necessari, ma anche ai problemi dell’avambraccio. Al momento della dimissione la paziente presenta un totale recupero funzionale ed estetico dell’arto. DISCUSSIONE In molti ospedali non ci sono delle linee-guida per il rilevamento, il trattamento ed il follow-up dello stravaso dei mdc e ciò può essere dovuto anche al fatto di ritenere tali sostanze non dannose, al contrario di quanto avviene con gli antiblastici. In effetti sullo stravaso di antiblastici è disponibile una mole di informazioni molto maggiore che non sullo stravaso dei mdc. Infatti la stessa scheda tecnica che accompagna il prodotto iniettato (Iomeron ®) riporta che “in caso di stravaso può verificarsi raramente una reazione tissutale”. La frequenza di stravaso di mdc durante TC in questi ultimi anni è aumentata notevolmente e questo fatto viene messo in relazione con il diffuso utilizzo della tecnica del bolo dinamico per mezzo di iniettori automatici che utilizzano flussi che vanno da 0.8 a 2.5ml/sec. Infatti questi sistemi iniettano il mdc ad una pressione costante anche se il mdc non entra nel circolo, poiché sono privi di sistemi di segnalazione e allarme che sono ancora in fase di sperimentazione. Da quanto risulta in letteratura la percentuale di stravasi che hanno avuto conseguenze serie è molto ampia e varia da 4.5% al 78%, ma sono scarsi i casi che vengono riportati o segnalati. Anche se i dati sul trattamento da seguire non sono concordi tra i diversi autori (es. uso di antidoti, importanza del volume stravasato, tempo trascorso dallo stravaso ecc.), esiste un accordo generale su alcuni punti importanti come la prevenzione e l’identificazione del rischio. Un’utile fonte di informazione per questo caso sono stati tre siti internet da noi consultati (The National extravasation Information Service, RN Resource nurse continuing education for nurses e World Wide Wounds) che forniscono ampie indicazioni per il trattamento di tutte le tipologie di stravaso dagli antiblastici alle soluzioni per Nutrizione Parenterale Totale (TPN). Informazioni utili sono state reperite anche sul sito della Bracco, ditta produttrice del mdc stravasato. CONCLUSIONI Il caso presentato ha evidenziato nel nostro Ospedale una carenza di linee-guida di comportamento nell’occasione di un evento che, essendo infrequente, è stato sottostimato nella sua gravità. D’altra parte il lavoro multidisciplinare e la collaborazione tra servizi e professionalità diverse ha dato una risposta soddisfacente nell’immediato ed è stato il punto di partenza per implementare il sistema delle linee-guida in caso di stravaso. Oltre alle linee-guida di comportamento già esistenti nella nostra struttura per lo stravaso di antiblastici, sono state aggiunte quelle per i mdc. In collaborazione con la Direzione Sanitaria Ospedaliera ci proponiamo di elaborare in breve le lineeguida per lo stravaso di antibiotici, soluzioni di elettroliti e soluzioni per TPN. La ricerca bibliografica ci ha permesso di seguire il migliore sistema di trattamento ed ha evidenziato come nei paesi anglosassoni sia sviluppata l’attenzione alla prevenzione e trattamento degli stravasi, eventi che, anche se non gravi, rientrano in una cultura di “patient-care” più attenta che nella nostra realtà. È interessante infatti sottolineare che le indicazioni registrate in Italia per Intrasite gel® non riportano le lesioni da stravaso, ma più genericamente è indicato per ustioni escoriazioni ulcere da terapia radiante. Concludendo pensiamo che anche nel nostro paese debba essere maggiormente sviluppata una attenzione ai problemi legati al rischio di stravaso ed alle complicanze perché tali eventi pesano sia in termini di salute che LINEE-GUIDA PER LA PREVENZIONE, RILEVAZIONE E IL TRATTAMENTO DELLO STRAVASO DI MEZZI DI CONTRASTO RADIOLOGICI FATTORI RISCHIO Danni da stravaso possono prodursi sia con i mezzi di contrasto (mdc) ionici che non ionici. I pazienti non coscienti, i bambini e gli anziani sono più a rischio per lo stravaso in quanto hanno più difficoltà a prendere coscienza del dolore nel sito di iniezione. I pazienti con alterata perfusione delle estremità come vasculopatie periferiche, trombosi o che hanno subito trattamenti radioterapici, sono più a rischio perché tollerano molto meno uno stravaso ed hanno danni più gravi. La morbilità è più elevata anche quando lo stravaso avviene in zone con poco tessuto sottocutaneo (dorso della mano). Lo stravaso può essere più frequente se vengono utilizzati aghi di metallo per l’infusione o cateteri a permanenza già in sito da tempo. Un ulteriore fattore di rischio sono punture multiple nello stesso vaso (nel caso siano praticati più tentativi per l’accesso venoso, inserire l’ago sempre più centralmente). Il rischio di stravaso e la gravità del danno è incrementata dall’infusione dei mdc in bolo con l’iniettore automatico a causa dell’elevato volume infuso. EFFETTI Lo stravaso da mdc ionici produce una risposta infiammatoria acuta con un effetto massimo 24-48 ore dopo l’evento, seguita da una infiammazione cronica che perdura per diverse settimane. Il meccanismo del danno tissutale da mdc è imputabile, probabilmente, all’iperosmolarità ed alla compressione meccanica del liquido sui tessuti. Se da un lato non bisogna sottostimare i possibili danni da mdc, contemporaneamente va considerata la possibilità di una reazione dolorosa transitoria locale che spesso si verifica anche in caso di ago ben posizionato. TRATTAMENTO 1) Elevare l’arto al di sopra del livello del cuore, facendo attenzione a non ostacolare o compromettere la circolazione sanguigna. 2) Raffreddare la zona interessata con impacchi di ghiaccio per 15-60 minuti tre volte al giorno per 1-3 giorni (con attenzione al rischio di macerazione dei tessuti). 3) Tenere sotto osservazione il paziente per 2-4 ore per stravasi superiori a 5 ml; per stravasi di piccoli volumi (<a 5 ml) avvertire il medico di base. 4) Se il volume dello stravaso è maggiore di 30 m1 iniettare Jaluronidasi (Jaluran®) nella cannula prima di rimuoverla e sottocute nella zona circostante entro 1 ora dallo stravaso, tempo in cui l’intervento esplica il massimo dell’efficacia. Il dosaggio non è univoco: si consigliano da 150 a 300 UI (1,5-3 ml di liquido) e comunque è in relazione al volume dello stravaso. 5) Contattare il chirurgo in caso di volume stravasato >30 ml di mdc ionico o 50 ml di mdc non ionico, in presenza di vesciche e ulcere cutanee, alterazioni nella perfusione fissutale, incremento del dolore dopo 2-4 ore, modificazione della sensazione distale al sito di stravaso. 6) Applicare Argento sulfadiazina pomata ed Intrasite gel® due volte al giorno nel caso comparissero vesciche o ulcerazioni. 7) Controllare giornalmente la zona interessata, fino a risoluzione di tutte le manifestazioni. I riferimenti bibliografici sono pubblicati sul sito www.ipasvi.it (sez. Aggiornamenti)