Filippo Zamboni, Il bacio della Luna

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Filippo Zamboni, Il bacio della Luna
Filippo Zamboni, Il bacio della Luna
È plenilunio. Prendete un binoccolo, e dato uno sguardo a codesto disegno della luna, andate
accomodando all'occhio vostro le lenti col girare le canne, e poi fatevi a considerare il vero
disco nel cielo.
Chi è miope, abbia un binoccolo da campagna. Un cannocchiale astronomico guasterebbe ogni
cosa, dissolvendo le macchie in un bucherato di crateri e sferici valloni.
Dividendo egualmente il tondo della luna dall'alto in basso, voi senza grande lavorio della
fantasia, coglierete nel mezzo campo alla vostra diritta il vasto profilo della testa capelluta
dell'uomo, rivolto a sinistra; il suo collo possente, parte del gran petto e sovresso quella
lucentissima stella. Il tutto tiene e riempie mezza la luna a destra. All'opposto semicerchio
rileverete la rotonda testina della donna, ricoperta per metà dal profilo dell'altro. Essa è di
faccia, un po' inclinata, perduta in un mar di capelli. Di lei si scorge l'occhio, la guancia e un
filo de' labbri avvicinati ai labbri di lui.
Secondo stagione, secondo le condizioni atmosferiche, secondo le ore, secondo le posizioni
lunari, le fasi, la librazione, la latitudine del luogo di osservazione, l'altichiomata testa virile,
parrà più o meno piegata o rivolta all'insù; ond'anche la sua compagna necessariamente la
seguirà; venendo ad esserle in apparenza o alquanto più sottoposta, o più soprastante. I
pleniluni più belli sono quelli d'estate.
Il più glorioso, quello d'agosto. I meno artistici, d'inverno. Il momento più propizio al
riguardare, e quando la luna sorge grande e vaporosa dall'orizzonte; specialmente quando la
sua aurora è dal mare; ovvero se è velata da lievissime nuvole, siccome da un alito che appanna
il suo terso argento; o quando la luna già altissima in pieno cielo, splende di tutta una luce
armoniosamente diffusa.
Quanto all'atteggiamento più o meno leggiadro, cioè alla posizione naturale delle due forme
umane, s'intende in prima sera: chè coll'avanzar della notte esse si van correggendo. E ciò fino
sulla mezzanotte. Poi, i due capi si arrovesciano di più, segnando altre figure come dirò nella
penultima parte. Qui trattasi degli abbellimenti nel contorno a diritta, che nelle notti di
qualche lunazione mancano a compiere l'ornamento del quadro e lo lasciano imperfetto e più
povero.
Nei mesi poi che la luna si fa intera ancora di giorno, onde sembra più aerea, quasi intagliata, e
pare che l'etere celeste la trapassi in molte sue parti, perduta la sua materialità pare un
cerulo spiro, una velatura che si va ritirando nel fondo azzurro del firmamento, il disegno così
sfumato è stupendo, è ridente di serenità e d'amore.
Che dirò se la luna diurna nelle prime ore pomeridiane, più visibilmente viene indorata dal sole?
Cosa eterea; i volti, un ineffabile sorriso e la donna ancora più bellissima donna.
Il più perfetto riguardo, ripeto, è soltanto nel punto del plenilunio, in cui dessa è tutta
compita. Però le due sembianze - meno finite o scemate - si ponno conoscere anche tre dì
prima del colmo, e tre dì dopo; cioè nel quarto crescente e nel primo decrescente.
In altri termini: le due teste si possono scorgere – imperfette sì – tre giorni innanzi e tre
appresso il plenilunio. Ed il mirabile di questo quadro è che la luna, per lo suo cammino ellittico
ond'è perigea ed apogea, in tanti cambiamenti e spostamenti, trovandosi avere diversamente i
raggi del sole che in ore si varie la guarda nelle sue valli e montagne, e cavità, e seni, – tutte
formazioni di molteplice struttura, perciò riflettenti in modo diseguale luce ed ombra – ed
anche osservata da punti della terra tra loro lontani, donde gli osservatori devono vedere
altrimenti le mutabili apparenze del disco; nonostante quelle perturbazioni e librazioni sue,
ottiche e reali, non ostante il movimento di rotazione, sebbene lento, della luna che anzi pare
fatto apposta acciò il pianeta ci presenti sempre la medesima faccia, non ostante, dico, tutti
questi rivolgimenti, pure non manca mai di estrema evidenza l'impronta delle due teste
indelebilmente connaturate.
Nel progredire della vita del satellite v'hanno sempre novità negli accessorj suoi chiari o meno
chiari, cioè nelle macchie, le quali si rivelano diversamente da notte a notte, ovvero
scompajono. Così nell'ultima sua età ha un filo di luce attorno il disco, massime alla parte
sinistra; in altra fase no.
Talora v'è una macchia ovata là sopra, a diritta dentro della sfera dietro il vortice del capo
dell'uomo; in altro tempo l'ovolo come un gocciolone allungato per cadere, se n'è ito fuori;
ossia è dietro, s'è occultato con quell'orlo che più non vediamo. Ora tutto il campo sembra più
diafano, ora meno.
Il gruppo che io descrivo è, ripeto, perfetto nella luna agostina che, quanto a nitidore, è
recata come più bella delle altre undici anche nelle espressioni popolari; in questo mese
l'atteggiamento è artistico al sommo: perchè gli è più l'atto del dare e ricevere il bacio, che
non quando le teste stanno tranquillamente diritte.
Però sempre voi le troverete a prima vista e dovrete esclamare: e pur ci sono!
Da: Filippo Zamboni. Il bacio della Luna, Pandemonio, Ricordi e bizzarrie, Raccolta
G. Romagna e C., Roma, 1912