AVERSA - Nero su bianco

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AVERSA - Nero su bianco
Il miracolo di
“Striscia la Notizia”,
rifiuti via in 24 ore
“La Maddalena
che vorrei”, nasce
il comitato
Scuole, le soluzioni
arrivano solo
sui social
N. 1 | ANNO XX | 22 GENNAIO 2017 | PERIODICO DI CULTURA VARIA | DISTRIBUZIONE GRATUITA | www.nerosubiancoaversa.com
1998 - 2017: ventesimo anno di pubblicazione
Amrik, una morte che
fa discutere e addolora
Il mulino De Simone
miracolo industriale
Addio, Antimo,
persona perbene
Il suino docente
di Franco Terracciano
Urbanistica, il settore
più caldo della politica
Asse mediano, così
ci scappa il morto
Artigiani, Tonino Della
Volpe li ricorda tutti
La scoperta aversana affascina anche Sgarbi
Tutti pazzi per il Guercino
2
SOMMARIO
PRIMO PIANO
06
I capolavori di S. Francesco
e le opere che Aversa reclama
LA STORIA
14
Scende in campo il comitato
“La Maddalena che vorrei”
AVERSA
22
Parco Coppola, un rimedio
peggiore del male
ADDII
26
Lascia un vuoto la morte
di padre Vincenzo Romano
TRADIZIONI
46
“Sapori tipici” e musica
...sono quattordici
L’EVENTO
56
Il “Cirillo” ha vissuto
una serata magica
STORIA NOSTRA
58
Aversa e il dramma
di Maddalena Pennacchio
PERIODICO DI CULTURA VARIA
DELL’AGRO AVERSANO
A DISTRIBUZIONE GRATUITA
L’Editoriale
di Giuseppe Lettieri
Stupore e meraviglia,
ma non c’è solo il Guercino
D
opo la pausa natalizia, eccoci
nuovamente a voi, cari lettori, in
questo 2017 che segna l’inizio
del ventesimo anno di pubblicazione
di Nerosubianco. Le festività natalizie
appena trascorse sono state segnate da
diversi avvenimenti. Tra questi vogliamo
senza dubbio ricordare la vicenda del
Guercino ritrovato. Il prezioso dipinto,
che da sempre fa bella mostra di sé,
nella prima cappella di destra della
monumentale chiesa di San Francesco
delle Monache è stato visionato anche
da Vittorio Sgarbi. E così sui media e
sui social network stupore e meraviglia
l’hanno fatta da padrone. Ma come
un Guercino ad Aversa? Allora, come
direbbe Sgarbi, “capre, capre, capre”.
Perché vi meravigliate della presenza di
tale capolavoro? Perché non indirizzate
lo stesso interesse e stupore verso il
degrado e l’abbandono in cui si trova
il ricchissimo patrimonio artistico
aversano? Aversa con i suoi casali, forse
in molti lo ignorano, fino alla metà
del Settecento era tra le prime città del
meridione e molti dei grandi artisti,
da Spagnoletto a Pietro da Cortona,
da Marco Pino da Siena a Solimena,
hanno lasciato loro testimonianze in
città. Il problema, semmai, sarebbe il
fatto che un simile tesoro, che potrebbe
in altri contesti portare ricchezza e
lavoro, qui è totalmente ignorato.
Lasciare nel degrado la Cona d’altare
della Maddalena, uno dei massimi
Coordinamento Editoriale
Vito Faenza
Anno XX n° 1 - 22 Gennaio 2017
Segreteria di Redazione
Raffaele De Chiara
Direttore Responsabile
Giuseppe Lettieri
Garante dei Lettori
Franco Terracciano
Direttore Editoriale
Nicola De Chiara
Fotografie
Nicola Baldieri
Consulente di Redazione
Giuseppe Cristiano
Editore
Associazione Dimensione Cultura
capolavori della scultura meridionale
del Cinquecento, è il chiaro segnale di
quanto l’arte goda poca attenzione nella
nostra città.
Prima di chiudere, un pensiero corre a
tre amici che non ci sono più. Il tragico
addio all’esistenza del nostro amico
Michele Marino, una vita dedicata alla
famiglia e alla lotta per il lavoro che gli
era stato negato (era in corso una causa
contro l’ex consorzio GeoEco) ma che
non gli aveva tolto per anni il sorriso,
un sorriso che nascondeva un forte
malessere interno che aveva saputo
celare non solo agli amici ma anche
agli affetti più cari. Ed il sorriso, il suo
bellissimo sorriso, si è spento anche
per Mariagrazia Cannavale che, a soli
44 anni, è stata portata via da un male
incurabile. Ed infine un pensiero va 3
anche ad Antimo Castaldo. Rimarranno
nel nostro cuore e di tutti coloro che li
hanno conosciuti e voluti bene.
nerosubiancoaversa.com
Nero su Bianco
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Periodico registrato
presso il Tribunale di S. Maria C.V.
al n. 514 del 17.11.1998
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Afragola (Na)
PRIMO PIANO
Ad Aversa scoperta a S. Francesco una pala di uno dei massimi pittori del Seicento
Un Guercino ad Aversa
ed arriva Vittorio Sgarbi
A fare la straordinaria scoperta è stato il prof. Massimo Pulini, grande esperto del
pittore di Cento. Negli anni Novanta solo per un caso non fu trafugato
w Giuseppe Lettieri
D
4
urante le festività natalizie ad
Aversa ha tenuto banco una
sensazionale scoperta. Grazie
al professore Massimo Pulini, ordinario
di pittura all’Accademia di Belle Arti
di Bologna e assessore alla cultura del
Comune di Rimini, si è scoperto che un
quadro, presente nella prima cappella di
destra nella monumentale chiesa di San
Francesco delle Monache, raffigurante
l’Assunta, porta la firma di uno dei
massimi pittori del Seicento italiano:
Giovanni Francesco Barbieri detto il
Guercino. Pulini, tra i massimi esperti
del pittore nativo di Cento, è risalito al
Il Guercino di Aversa raffigura l’Assunta
dipinto “aversano” attraverso
i riscontri con il libro mastro
del grande artista, dove sono
annotati i pagamenti e la definizione dell’opera nonché
un bozzetto della stessa. Per
questo l’esperto è arrivato in
città accolto dal rettore della
chiesa, don Pasqualino De
Cristofaro, dal sindaco Enrico De Cristofaro e dall’assessore alla cultura Alfonso
Oliva. E nell’ammirare il
quadro da vicino non ha
avuto dubbi sull’attribuzione
al Guercino. “L’importanza
dell’opera è dovuta – ha
PRIMO PIANO
detto Pulini agli organi di stampa - non
solo alla firma della grande artista, ma
al fatto che è una delle poche opere del
grande Maestro, rimasta dal momento
della sua realizzazione, nel posto per
il quale era stata realizzata, vale a dire
l’altare di una cappella delle suore
clarisse di Aversa”. A suggellare la scoperta l’arrivo in città il giorno seguente
del noto critico d’arte Vittorio Sgarbi,
accompagnato dalla giovane studiosa
aversana Alessandra Sgueglia che si è
subito recato a San Francesco e visionando l’opera non ha espresso dubbi
sull’autenticità dell’opera. Il quadro in
questione già dall’Ottocento era stato,
da Gaetano Parente, attribuito al noto
Il Guercino di
S. Francesco ha bisogno
di un restauro. La
soddisfazione di don
Pasqualino che ha
ricordato le monache
di clausura
pittore napoletano seicentesco Bernando Cavallino, legato artisticamente alla
pittura di Massimo Stanzione. Il noto
storico aversano probabilmente fu tratto
in inganno dai forti richiami soprattutto
nel manto della Madonna con lo stile
dell’artista napoletano. Il quadro, oggi
all’attenzione dei critici, negli anni
Novanta fu anche oggetto di interesse
dei ladri che solo per alcune circostanza
fortuite non riuscirono a ultimare il
furto lascando la tela tagliata su un
lato. Adesso però, in attesa anche della
definitiva certificazione della paternità
del Guercino, all’opera, appare evidente
che occorra un restauro del dipinto, al
fine di ridare i colori dell’opera, opacizzata dal tempo. Un restauro, che a
detta anche dello stesso Sgarbi, non si
tratterebbe di un intervento profondo
e complesso, ma più di una pulitura,
che ovviamente dovrebbe esser svolto
da personale ad alta specializzazione.
Contento don Pasqualino che per
l’occasione ha voluto ricordare anche
le monache di clausura, che ci hanno
lasciato tante testimonianze artistiche.
5
PRIMO PIANO
Una scoperta che ha destato molto interesse anche tra i non cultori d’arte
I capolavori a S. Francesco e
le opere che Aversa reclama
Felicori, il direttore della Reggia di Caserta, si è offerto per il restauro ma pensi a
restituire prima le nostre opere artistiche presenti da anni, troppi, nel palazzo reale
w Giuseppe Lettieri
L
6
a scoperta dell’Assunta del
Guercino in San Francesco ha
destato molto clamore, nella
nostra “strana e pazza” città. Tutti
meravigliati che ad Aversa si trovasse
un simile capolavoro, anche se la
maggioranza dei commentatori sul web
poco o nulla sa del pittore di Cento, e
soprattutto ha ignorato per anni altri
dipinti importanti che si trovano nella
chiesa monumentale di San Francesco
delle Monache, uno dei massimi capolavori del barocco napoletano. Infatti
basti pensare che nella seconda cappella di sinistra si trova la “Natività”,
opera firmata da Pietro da Cortona, tra
i massimi protagonisti dell’arte barocca
in assoluto o che sull’altare maggiore
si trova l’Estasi di San Francesco di
Juseppe de Ribera detto lo Spagnoletto,
tra i massimi protagonisti della pittura
europea del seicento, per comprendere
di quanto sono strani molti nostri concittadini.
E poi la classica ciliegina sulla torta
arriva quando si scopre che l’opera
dovrebbe esser restaurata e per far
ciò occorrerebbero tra i 10.000 e i
20.000 euro, somma di danaro non
certo impossibile da reperire, e subito
si fa avanti il direttore della Reggia
di Caserta, che lancia la proposta di
portare il quadro nel palazzo vanvitelliano e di esporlo lì. L’apparente nobile
intenzione di Felicori, in realtà cela
un vero e proprio senso di esproprio,
a vantaggio più per il sito reale che
non della città di Aversa. Se Felicori,
persona capace, che ovviamente per il
ruolo che ricopre (cicero pro domo suo)
fa e deve fare gli interessi della Reggia,
non si comprende come alcuni aversani
Sgarbi guarda attentamente il Guercino ritrovato ad Aversa
Giù le mani dal
Guercino. Del resto
ci sono già alcuni
privati ed alcune
associazioni che si
sono offerti per
coprire i costi
del restauro
si siano entusiasmati a simile proposta.
Piuttosto Felicori (ma anche la Soprintendenza di Napoli e Capodimonte)
pensi a restituire le opere artistiche di
Aversa presenti da anni, troppi, nel palazzo reale. Ricordiamo che la Berlina
di Gala della città di Aversa, portata a
Caserta per il restauro, è stata esposta
per tanti anni alla Reggia (all’aperto nei
pressi dell’ingresso al Parco reale) per
poi tornare (con dei pezzi mancanti) ad
Aversa solo durante l’amministrazione
Ciaramella, e che tra le opere fuori le
mura ci sono due grandi tele di Ilario
Spolverini donate da Carlo di Borbone
alla Maddalena o il celebre Cristo
impannato (questo invece custodito a
Capodimonte) della stessa chiesa citata.
Per questo ben venga l’animazione culturale e l’attenzione verso il patrimonio
artistico aversano, ma diciamo no alle
espropriazioni. L’Assunta deve stare
dove è sempre stata. Giù le mani dal
Guercino. Del resto ci sono già alcuni
privati ed associazioni che si sono
offerti per coprire i costi del restauro
e quindi rispediamo, con (S)garbo, al
mittente la proposta di Felicori.
7
PRIMO PIANO
Riportiamo l’intervento dell’arch. Alessandra Sgueglia che ha invitato Sgarbi ad Aversa
“Grazie al Guercino ad Aversa
è (ri)nato l’amore per l’arte”
S
8
e è vero quanto dice George
Bernard Shaw che “si usa uno
specchio di vetro per guardare il
viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”, Aversa in queste
ultime giornate si è guardata a fondo
e ha (ri)scoperto di avere un’anima
meravigliosa.
Digitando sul web “Aversa Arte”
compaiono molte notizie riguardanti la
scoperta (nella chiesa aversana di San
Francesco delle monache) della pala
d’altare del Guercino, compiuta, come
ormai noto, dallo storico Massimo
Pulini; un ritrovamento che ha scosso
positivamente la città e ha portato fermento su tutto il territorio.
L’attaccamento viscerale ad Aversa, la
passione e lo studio dell’arte, hanno animato chi vi scrive ad avvisare del felice
rinvenimento, uno tra i massimi critici
d’arte italiani (sicuramente il più noto
Nasce così una serata d’arte
inaspettata.
Un mix di singolari coincidenze ha fatto sì che il Professore sia potuto “correre”
prontamente ad Aversa. Era
impegnato a Napoli, nella
chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, in
cui è allestita la sua mostra:
“I Tesori nascosti. Tino di
Camaino, Caravaggio, Gemito”. Invitata a raggiungerlo nel pomeriggio, per
Alessandra Sgueglia con Vittorio Sgarbi
visitare l’evento napoletano, Sgarbi mi ha assicurato
anche da chi non “frequenta” da vicino che sarebbe venuto ad Aversa in serata.
questo mondo). Da questi presupposti Così è stato: il Professore ha osservato
è partita la telefonata a Vittorio Sgarbi, con estrema cura ed interesse la pala
conosciuto da qualche anno grazie agli attribuita al Guercino, confermandone
interessi artistici che mi portano in giro la corretta attribuzione fatta dal Pulini.
per l’Italia.
Un’Aversa presente, viva è quella
PRIMO PIANO
che ha accolto Sgarbi. Entusiasmo,
attenzione e partecipazione sono stati il
leitmotiv di questa visita: tre ore intense
e piene dedicate al nostro patrimonio.
Parlo di “patrimonio” in generale perché sebbene il Critico sia stato invitato
ad ammirare ed esprimere il suo parere
riguardo la tela del Guercino, l’occasione è stata favorevole anche per fargli
compiere un piccolo tour: ha potuto
visitare l’intero complesso monacale
di San Francesco, ha guardato ed apprezzato la tela di Pietro da Cortona e
quella di Jusepe de Ribera; ha osservato
con minuziosità, la mostra, allestita da
don Pasqualino de Cristofaro, in cui
sono esposti altri tesori appartenenti
alla chiesa; ha visitato il chiostro e lo
“scolatoio” delle monache; ha fatto
visita al teatro Cimarosa e alla sala
Romano; Sgarbi ha apprezzato tutte le
bellezze che gli si sono state mostrate,
affermando a gran voce, che Aversa ha
un patrimonio esteso e ricco d’interesse
che va maggiormente stimato!
Il ciclone Sgarbi ha portato con sé
un’aria “friccicarella”: ha smosso l’interesse e le coscienze degli aversani! Le
coscienze e l’interesse di chi fino a quel
momento si era dimenticato di vivere
in una città con una storia importante;
“Un patrimonio, il
nostro, che se gestito
con intelligenza può
portare turismo ed
introiti economici,
in fondo siamo tutti
proprietari della bella
arte aversana”
di chi ha sempre camminato lungo le
strade del centro storico senza alzare
lo sguardo per ammirare le facciate
delle chiese e dei palazzi; di chi, invece
di salvaguardare un bene artistico, lo
ha deturpato depositandogli accanto
i rifiuti. Dal 30 mattina tante persone
incuriosite si sono recate a San Francesco, per vedere un’opera che, sebbene
sia sempre stata lì collocata, forse non
era mai stata guardata con la dovuta
attenzione.
Ecco uno dei meriti (oltre quelli culturali) del ritrovamento del Guercino da
parte del Pulini e della successiva visita
di Sgarbi: ad Aversa è (ri)nata l’atten-
zione nei confronti dell’arte, da parte di
tutti e non solo degli “addetti ai lavori”,
si è acceso un riflettore sulle ricchezze
della nostra città e si è aperto un confronto. Ciò rende i cittadini maggiormente consapevoli delle potenzialità
del territorio, delle ricchezze immense
che vanno amate, tutelate, custodite e
trasmesse. Un patrimonio che se gestito
con intelligenza può portare turismo ed
introiti economici, in fondo siamo tutti
proprietari della bella arte aversana.
Un’ attenzione così vivace dovrebbe
portare solo gioia, buon umore e non
scatenare polemiche! Deve farci emozionare l’intervento di Pulini, di Sgarbi,
del Direttore della Reggia di Caserta,
Mauro Felicori che ci “apre le braccia”.
Personalmente mi inorgoglisce l’idea
che Aversa possa “esibirsi” in Italia e
fuori, possa essere al centro di dibattiti
artistici e culturali, possa tornare oggetto d’attenzione da parte dei quotidiani
locali, nazionali ed internazionali non
per episodi malavitosi ma per la sua
“grande bellezza”. E se pensiamo a ciò
non possono esistere polemiche. Sul da
farsi si può discutere e lo si farà, ma
la bellezza, l’arte e la cultura restano
un’assioma imprescindibile.
Alessandra Sgueglia
9
AVERSA
I sacchi bianchi pieni di rifiuti di fronte al “Volta” sono scomparsi in ...24 ore!
Il miracolo di “Striscia
La Notizia”
Così dopo oltre un anno e mezzo i grandi sacchi bianchi sono spariti perché,
come accaduto in altre occasioni, “Striscia la Notizia” ha compiuto il miracolo
w Antonio Arduino
R
icordate nell’ultimo numero
dell’anno 2016 vi abbiamo
mostrato dei sacchi bianchi che
giacevano in un’area antistante l’istituto tecnico Alessandro Volta. Sacchi
bianchi che avrebbero dovuto contenere
rifiuti differenziati da una società partecipata della Regione Campania che, su
indicazione dei comuni, bonifica le zone
che ne hanno necessità raccogliendoli e
differenziandoli cosicché possano, poi,
essere raccolti e trasportati nelle azien10 de che li trasformano in materiali utili
come accade ad esempio con la plastica
riutilizzata per realizzare sedie e mobili.
I sacchi erano stati depositati in quell’a-
L’intervento di Abete e, a fianco, l’area ripulita
rea, come è stato
possibile rendersi
conto da annotazioni di servizio
poste all’interno,
nel mese di luglio
2015. Ne avevamo
dato notizia a
seguito di ripetute
segnalazioni dei
cittadini, in particolare di quelli che
per diverse ragioni
si recavano quotidianamente all’Istituto Alessandro
Volta. Segnalando
il problema chiede-
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AVERSA
vamo una risposta all’amministrazione,
in particolare chiedevamo che l’assessore all’Ambiente facesse sapere come,
quando e chi avrebbe dovuto rimuoverli
dal momento che la società gestrice del
servizio di igiene urbana ad Aversa, da
noi interpellata, aveva affermato che
quel servizio non è di sua competenza.
La risposta dell’amministrazione non è
ancora arrivata ma è arrivata comunque
una risposta alla nostra segnalazione.
Mercoledì 11 gennaio 2017 l’equipe del
Tg satirico di Antonio Ricci guidata da
Luca Abete è arrivata nella tarda mattinata all’orario dell’uscita scolastica così
l’inviato di Striscia è stato letteralmente
circondato da fans desiderosi di fare un
selfie, destando l’attenzione di qualcuno
che probabilmente ha ritenuto opportuno
informare chi di dovere dell’incursione
di Striscia ed è accaduto il miracolo.
Poco più di 24 ore dopo, come abbiamo
constatato alle sette del mattino del 13
gennaio, la zona in cui avevano sostato
in sacchi bianchi dal luglio 2015 era
completamente pulita e non solo sono
stati portati via i sacchi bianchi presenti
nell’area e lungo la strada ma anche
tutto il materiale depositato accanto,
dal momento che la presenza dei sacchi
aveva dato la sensazione a qualcuno che
in quella area fosse possibile scaricare di
tutto in barba alla segnalazione presente
di divieto, associata all’informazione
“area videosorvegliata”.
Così dopo oltre un anno e mezzo i grandi
sacchi bianchi sono spariti perché, come
accaduto in altre occasioni, Striscia
la Notizia ha compiuto il miracolo un
miracolo probabilmente a metà perché
di sacchi bianchi ce ne sono ancora
e non solo in periferia perché, come
segnalammo nell’ultimo numero del
2016, ce ne sono alcuni persino davanti
alla stazione ferroviari. Però in quel sito
Abete non è andato a verificare. Forse
perché vengano rimossi si aspetta un
ritorno dell’inviato di Striscia?
11
AVERSA
L’indiano sarebbe morto non per il freddo ma per cause naturali
Amrik, una morte che fa
discutere ed addolora
“Non si può far passare - ha dichiarato il primo cittadino - una morte per cause
naturali per una morte dovuta al freddo” . Amrik era seguito dalla Caritas
w Nicola Rosselli
E’
morto in una freddissima
mattina di gennaio, il 5, quando ancora sberluccicavano le
luminarie delle festività natalizie, Amri
k Singh, cittadino indiano di 47.
Una morte che ha dato vita a non poche
polemiche relativamente alle attenzioni
che istituzioni e associazioni cittadine
rivolgono a quelli più sfortunati.
Alla fine, è stato ribadito che dietro
quella morte non vi è mancanza di solidarietà e di accoglienza. Ad affermarlo,
12 in occasione del rito funebre per lo
sfortunato immigrato, svoltosi presso
la Caritas di Aversa, il sindaco della
città normanna Enrico De Cristofaro
Il funerale e, in alto, la foto di Amrik Singh
AVERSA
che si è fatto portavoce anche degli altri
presenti tra cui il vescovo di Aversa
Angelo Spinillo e il senatore Lucio
Romano, da sempre impegnato nel
sociale, rappresentanti della Comunità
Sant’Egidio e del Cammino Vincenziano, alcuni ospiti della mensa e della
casa di accoglienza diocesana Gratis
Accepistis.
«Non si può far passare -ha dichiarato
il primo cittadino - una morte per
cause naturali per una morte dovuta
al freddo. Amrik era seguito dalla
Caritas diocesana con l’attivissimo
don Carmine Schiavone che, attraverso
l’interessamento di alcuni privati, era
riuscito a trovargli anche un basso dove
trascorrere la notte. L’amministrazione
comunale e l’intera comunità cittadina
sono da sempre sensibili a questo aspetto e non si può essere tacciati di aver
lasciato morire un uomo di freddo tra
l’indifferenza generale».
Amrik soffriva di diabete e per questo
gli era stato amputato un piede e,
sempre grazie alla solidarietà, aveva
ricevuto una protesi che gli consentiva
una vita quasi normale. A stroncargli la
vita, quasi certamente, potrebbe essere
stata una complicanza di questa sua
malattia.
Alla celebrazione del rito funebre, presso la mensa della Caritas, in via Cesare
Golia, presieduta dal vescovo Angelo
Spinillo, che ha sottolineato, ancora
una volta, un concetto a lui molto caro:
«Bisogna essere attenti gli uni alla vita
degli altri. Caritas e associazioni di
volontari non devono essere meri distributori di mezzi materiali, ma mettere in
atto la condivisione delle esperienze di
vita».
Nato in India 47 anni fa, Amrik Singh
era giunto in Italia da qualche anno e
aveva incrociato il cammino Caritas
nel 2015 come senza fissa dimora alla
stazione ferroviaria di Aversa.
Il diabete gli aveva causato l’amputazione della gamba sinistra. Uomo discreto, negli ultimi tempi Amrik aveva
partecipato a tante tappe della Caritas,
riprendendo un cammino di serenità
e avvicinandosi anche alla religione
cattolica.
«Amrik - ha affermato un affranto don
Carmine Schiavone - è arrivato da noi
nel gennaio del 2015, senza una gamba.
Dormiva alla stazione ferroviaria.
Noi lo abbiamo accolto e lo abbiamo
sempre accudito. Un picco di diabete
accompagnato da complicazioni dovute
ai trigliceridi pare gli abbia provocato
l’infarto con il sopraggiungere della
morte. In questo due anni ha dormito e
mangiato con noi presso la nostra struttura. Grazie alle cure e all’interessamento del dottor Domenico Stabile ha
ricevuto una protesi per sopperire alla
mancanza di un arto. C’è stata proprio
con lui una grande catena di solidarietà
come sempre. Non a caso oggi proprio
giungerà Mario da Mondragone e un
altro cittadino indiano che accogliamo
senza problemi. Arrivato nella città
normanna come senza fissa dimora,
dopo un lungo peregrinare Amrik è ora
ritornato alla casa del padre».
In effetti, come si è appreso da alcuni
testimoni oculari del ritrovamento, lo
sfortunato indiano è stato rinvenuto non
in strada come le veline dei carabinieri
avevano segnalato, ma all’interno del
basso di via San Nicola che gli era stato
concesso e dove si rifugiava quando
non era presso la vicina sede della
Caritas dove dormiva e mangiava.
Chi lo conosceva, intorno alla tarda
mattinata del 5 gennaio scorso, non
vedendolo, lo ha cercato lì e lo ha rinvenuto senza vita. Tra questi lo stesso
don Carmine, tra i primi a giungere sul
posto dove è rimasto sino al pomeriggio
quando è giunto il medico legale.
13
LA STORIA
E’ composto da singoli cittadini e associazioni
Scende in campo il comitato
“La Maddalena che vorrei”
Si è chiesto alla Regione l’istituzione di un Parco Urbano sull’intera area che miri a
salvaguardare il verde e rendere fruibili gli spazi all’intera comunità
w Livia Fattore
P
14
reservare l’intera area dell’ex
ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena creando un Parco
Urbano Regionale con l’obiettivo di
preservarla dalla cementificazione e
dallo smembramento considerato che
la zona interessata occupa spazi di tre
comuni: Aversa, Lusciano e Trentola
Ducenta.
A chiederlo alla Regione Campania
(proprietaria del complesso), ma anche
all’amministrazione comunale di Aversa che in quella zona ha un suo edificio
(il padiglione Bianchi) oltre ad essere
competente in materia urbanistica il
comitato «La Maddalena che vorrei»,
composto da singoli cittadini e associazioni.
Il comitato parte dalla convinzione «che
l’obiettivo di riqualifica dell’area della
Maddalena sia centrale per la valorizzazione di tutto il territorio dell’agro
aversano e per questo motivo propone
una serie di punti imprescindibili per il
suo raggiungimento».
In primo luogo si chiede l’istituzione di
un Parco Urbano sull’intera area della
Maddalena, che miri a salvaguardare
l’insieme dell’area verde e rendere fruibile gratuitamente gli spazi all’intera
comunità.
Questa scelta comporterebbe anche
«la tutela e la salvaguardia delle sue
caratteristiche territoriali, storiche e
ambientali, evitando modificazioni
volumetriche degli edifici e impedendo
qualsiasi speculazione e smembramento dell’area».Ovviamente la destinazione dell’intera area dovrà essere ad
usi sociali e dovrà esserci l’obbligo di
«preservazione e conservazione della
memoria storica dei luoghi, patrimonio
proprietà del Comune di Aversa. La
Maddalena è quindi
una vasta zona di
rilevante valore storico, sociale, artistico
e naturalistico. Quasi
12 ettari dei 17 complessivi sono formati
da “verde” e questo
ne fa il più esteso
polmone di tutto
l’Agro-Aversano. Il
plesso fu fondato da
Carlo I d’Angiò nel
1269, fuori porta San
Triste destino per lo storico ex manicomio
Nicola ad Aversa,
come
Hospitium
Lebrosorum, su di una preesistente e
ancor più antica cappella.
La dismissione
In epoca napoleonica, per volere di
Gioacchino Murat, il plesso si trasforeffettiva del complesso
mò in “Reali Case de’ Matti” del Regno
manicomiale di Aversa,
di Napoli, uno dei primi, se non il primo
avvenne nel 1999
esempio di manicomio, chiuso, poi, a
definitivamente
seguito della legge Basaglia del 1978.
e ad oggi l’intera area
La dismissione effettiva del complesso manicomiale di Aversa, avvenne
versa in uno stato di
definitivamente nel 1999 e ad oggi
totale abbandono
l’intera area versa in uno stato di totale
abbandono e degrado. «Il progressivo
e inesorabile processo di incuria –denunziano i rappresentanti del comitato
della comunità nazionale e della pro- la Maddalena che vorrei- è stato portato
mozione di una progettazione organica avanti con preciso interesse o con mecomplessiva dell’area, tramite iniziati- todico disinteresse da tutte le istituzioni
ve di sensibilizzazione e aggregazione territoriali e da tutte le componenti
politiche che si sono alternate nel temdegli enti territoriali».
L’area della Maddalena di Aversa, che po nelle rispettive cariche di governo.
ospitava l’ex Ospedale Psichiatrico, si L’abbandono e l’incuria di un’area
estende per circa 17 ettari, confinando così vasta è una colpa imperdonabile
con i comuni di Trentola-Ducenta e in un territorio come quello dell’agro
Lusciano. L’intera area è di proprietà aversano, in cui sono sostanzialmente
dell’Asl di Caserta, tranne il complesso assenti sia spazi di socializzaziodenominato “Leonardo Bianchi” di ne che zone non cementificate».
15
IL CASO
Quando si intrecciano interessi pubblici e privati
Urbanistica, il settore più
caldo della politica locale
I tre casi più eclatanti: il parcheggio di via Tristano, il cambio di destinazione d’uso
in via Fermi e l’annosa questione della ex Texas
w Nicola Rosselli
F
uturo dell’area Texas e dell’area
della Maddalena, ma anche la
vicenda del palazzo della società
che fa capo alla famiglia Sagliocco in
via Fermi e il parcheggio con centro
commerciale in via Tristano angolo
via Corcione. Solo per ricordare i casi
attualmente sul tappeto.
Non v’è dubbio che è quello dell’urbanistica il settore più caldo della politica
cittadina. Il settore dove si incrociano,
si intrecciano interessi pubblici e privati
16 e dove la politica deve dare il meglio
di se stessa cercando di prediligere i
primi, ma di non annullare totalmente i
secondi.
Qualcuno dice che dovrà essere il Puc
Lente d’ingrandimento su Aversa
a pensarci, ma il Puc,
se e quando si darà il
via al bando per la sua
redazione, occorreranno
non meno di due o
tre anni per averlo.
L’impressione è che per
allora tutto debba essere
già realizzato, edificato,
non lasciando nemmeno
un brandello di terreno.
Questo,
nonostante
il sindaco Enrico De
Cristofaro, ad una mia
precisa domanda, avesse
detto che il Puc sarebbe
stato utilizzato per recuperare il già costruito,
ma che non vi sarebbero
IL CASO
state nuove colate di cemento. Noi, da
ottimisti incalliti, ancora speriamo che
tutto evolva in questo senso; intanto,
guardiamoci questi tre casi.
PARCHEGGIO DI VIA TRISTANO
Il più eclatante è il parcheggio sopraelevato con tanto di centro commerciale
a piano terra in via Tristano angolo via
Corcione. Stiamo parlando di una zona
Realizzazioni in zona G,
cambi di destinazione
molto discutibili, aree
come la ex Texas a
rischio speculazione,
sono tante le cose che
non vanno nella
politica urbanistica
cittadina
G per le quali le norme tecniche di attuazione del Prg all’articolo 61 prevede
“la fascia di rispetto delle strade avrà
una profondità di 30 metri”. Nel caso
di specie si è costruito praticamente a
confine. Non sono un tecnico ma, da
quanto si legge, si intuisce che qualcosa
pare non quadrare.
EDIFICIO DI VIA FERMI
Da destinazione artigianale e uffici a
destinazione per civili abitazioni. Ha
vinto praticamente al vecchio totocalcio
la società proprietaria del bene che,
anche in questo caso, come da disposizioni del Prg, non poteva assolutamente
avere destinazione per civili abitazioni.
Il manufatto insiste, infatti, in zona F1,
ossia di una zona dove possono essere
realizzate solo strutture destinate a servizi. Ogni altra considerazione è inutile.
DESTINO TEXAS
Ogni tanto sgherri dell’una o dell’altra
parte si esercitano sul destino di quest’area che, secondo molti, essendo stata
ceduta alla Texas a costo zero quando
fu realizzato lo stabilimento, dovrebbe
ritornare in mano pubblica. Comunque,
oggi è di un privato particolare perché
molto legato al mondo politico. Probabilmente è proprio questo legame che
ha immobilizzato da un decennio una
vicenda e con essa parte dello sviluppo
della città.
17
LA POLEMICA
Scuole al freddo e fuga di gas a S. Agostino, la discutibile gestione degli interventi
Scuole, le soluzioni
arrivano solo ...sui social!
w Nicola Rosselli
L
ezioni all’addiaccio per diversi
istituti nonostante l’assessore
avesse sventolato su Fb l’accensione anticipata dei termosifoni; assenza
quando si è creato l’allarme della fuga
di gas a Sant’Agostino per poi attribuirsi i meriti della soluzione sui social
e, soprattutto, essere, oramai, a fine
gennaio, senza che si abbia la mensa,
ma, nonostante questo, dare la colpa sui
social a chi c’era prima, quando questa
amministrazione avrebbe potuto pensarci sin da metà giugno. Tra i vari settori
dell’amministrazione cittadina, quello
più in balìa degli eventi, praticamente
18 abbandonato a se stesso, ma con un’ottima opera di facciata, è, senza dubbio,
quello della pubblica istruzione.
Alla ripresa delle lezioni dopo la pausa
natalizia quasi tutte, se non tutte, le
Fuga di gas a S. Agostino, il bidello che ha fatto da Vigile urbano
LA POLEMICA
scuole cittadine di competenza comunale hanno registrato il mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento a
fronte del freddo straordinario. Questo
a dispetto dell’annunzio dell’assessore
all’istruzione, nonché vice sindaca, Federica Turco, affidato al proprio profilo
Facebook, di aver provveduto all’accensione anticipata dei termosifoni per
fare trovare un ambiente riscaldato, la
resistenza dei bambini delle elementari
di via Giotto e di tante altre classi è
stata messa a dura prova. E con essa la
pazienza dei genitori che hanno avuto
parole di fuoco contro l’amministrazione guidata dal sindaco Enrico De
Cristofaro, evidenziando che, oramai
a oltre metà anno scolastico, si attende
ancora il servizio mensa.
Il secondo episodio è relativo alla fuga
di gas in un edificio adiacente il plesso
scolastico Sant’Agostino. “Dopo aver
letto articoli vari sull’emergenza odierna al plesso S.Agostino, come Capo
d’Istituto, ritengo doveroso, lungi da
polemiche sterili, ringraziare in primis
i collaboratori scolastici e soprattutto il
sig. De Simone per l’elevato senso del
dovere evidenziato e la disponibilità
massima alla salvaguardia dei bimbi
e della sicurezza pubblica arrivando a
Il comandante dei
Vigili Urbani di Aversa,
Guarino: “Non si
può certo attendere
l’assistenza della forza
pubblica per evacuare
un immobile dove si
verifichi un pericolo”
fungere anche da vigile in assenza di
questi, le maestre che hanno dimostrato
grande senso di responsabilità curando i
bimbi affinché non capissero cosa stesse
accadendo, i genitori solerti e collaborativi che hanno dimostrato tangibile
collaborazione confermando la fiducia
in noi, la referente di plesso maestra
Anna Barbato per l’Altissima serietà
dimostrata e prontezza nell’intervento,
a cui confermo la piena fiducia come
sostituto DS ed infine il responsabile
sicurezza scuola, arch. Diana, per il
decisivo valido supporto offerto. Non
ho altri da ringraziare”. E’ questo il
post, abbastanza critico nei confronti
dell’amministrazione comunale e delle
forze dell’ordine che la dirigente scolastica del Secondo Circolo Didattico, la
prof. Milly Tornincasa, ha scritto sulla
pagine dell’istituto aversano, mettendo
in evidenza una serie di carenze che, di
seguito, esplicita ancora di più: “260
bimbi gestiti da soli con amministrazione e forze dell’ordine evanescenti.
Non ci scandalizziamo poi se accadono
disgrazie! Noi oggi ce l’abbiamo fatta
da soli ! Ma…”.
“I vigili del fuoco - conclude un’amareggiata preside - arrivati da Marcianise
dopo un’ora. L’assessore è arrivata alle
11. L’emergenza era stata emanata alle
nove”. Eppure, a leggere sul profilo Fb
della Turco, lei aveva sistemato tutto.
Da registrare la risposta del comandante
della polizia municipale, Stefano Guarino, che dopo aver ribadito la presenza
degli agenti qualche minuto dopo la
segnalazione aggiunge: “In merito alla
modalità di evacuazione, operata senza
assistenza, osservo che un piano di
evacuazione deve essere ideato tenendo
conto della circostanza che non vi è
assistenza. Non si può certo attendere 19
l’assistenza della forza pubblica per
evacuare un immobile dove si verifichi
un pericolo”.
L’INCONTRO
Abbiamo incontrato l’Assessore alla Pubblica Istruzione e Vice Sindaco
Scuole al freddo? La
verità di Federica Turco
“Abbiamo avuto solo qualche problema, prontamente risolto, con la “Parente”
e la “De Curtis”. Il Comune ha adempiuto pienamente ai suoi doveri”
w Martina Melino
D
urante la prima settimana
scolastica di questo 2017
numerose le questioni a far
notizia. Il 9 gennaio, i bambini della
scuola Sant’agostino sono stati evacuati
a causa di una fuga di gas. Le autorità
competenti hanno scoperto e riparato un
guasto alle tubature del fabbricato della
proprietà Trofino. Nessuno pericolo per
i bambini. Evacuati solo per eccesso di
zelo. A parlarcene è stata la vicesindaco
20 di Aversa, Federica Turco. Gentilissima
come sempre, ci ha ragguagliato anche
su una seconda questione, non meno
importante. Il freddo nella scuole.
Federica Turco
L’INCONTRO
Moltissimi i falsi articoli. Tanto è stato
l’allarmismo. Ma qual è la verita? La
vicesindaco, controbatte così: «In virtù
della trasparenza e della legalità che
contradistingue il mio operato, domenica pomeriggio ho chiamato un tecnico
in modo che potesse predisporre i timer
per l’accensione anticipata dei termosifoni. Che sono entrati in funzione dalle
cinque del mattino e sono stati portati
alla massima potenza. E’ da tener conto,
però, che di norma un termosifone
riesce a garantire una differenza termica
con l’esterno di 10°\12° centigradi. Il
1° gennaio, prima dell’accensione, abbiamo disposto la manutenzione di tutti
gli impianti. Da premettere - continua la
I termosifoni a metano
- chiarisce l’Assessore sono entrati in funzione
dalle cinque del mattino
e sono stati portati alla
massima potenza
Turco - che tutte le scuole sono a metano, eccetto tre. Il plesso Sant’Agostino
e la scuola De Curtis sono a gasolio ed
un plesso del Terzo Circolo che sta ancora con il gas, per problemi strutturali.
Possiamo intervenire attivamente solo
alla De Curtis, con l’allaccio a metano,
che è già stato predisposto. Perchè la
Sant’Agostino non è di nostra proprietà.
La mattina di lunedì sono partiti tutti i
termosifoni. Tranne quelli della “Gaetano Parente”, dove un tubo, a causa di
eventi non prevedibili, si è rotto. Siamo
intervenuti prontamente e i termosifoni
si sono aperti per le 10,00. Alla “Giovanni Pascoli”, invece, abbiamo trovato
alcune aule meno calde delle altre.
Attraverso la pulizia del filtro siamo
riusciti a risolvere. Mercoledì mattina
abbiamo avuto, inoltre, un problema
con la “De Curtis”. Era finito il carico di
gasolio. La dirigente mi ha avvisato alle
9,00 e alle 9.30 ne era già stato predisposto l’acquisto. La ditta si è presenta
solo alle 14,00 ed i bambini sono usciti
anticipatamente». Piena cura, insomma,
è stata dedicata alle strutture scolastiche.
Il Comune ha adempiuto al suo dovere.
I bambini sono al caldo e decisamente
pronti per riprendere le loro attività.
21
AVERSA
Giuseppe Di Lauro aveva denunciato la presenza di due lampioni pericolanti
Parco Coppola, un rimedio
peggiore del male
I due pali che erano pericolosi sono stati rimossi ma non sono stati sostituiti.
E la strada che collega via De Chirico con piazza Bernini resta al buio
w Antonio Arduino
A
lcuni mesi fa Giuseppe Di
Lauro un residente del grattacielo Bellorizzonte di Parco
Coppola aveva segnalato il pericolo
rappresentato da due dei tre lampioni
dell’illuminazione pubblica presenti
nella strada che collega piazza Bernini
con via De Chirico. Tre lampioni erano
indispensabili per illuminare la strada,
in particolare nelle ore serali successive
alla chiusura degli esercizi commerciali
che con le loro vetrine fanno luce a
22 passanti. Avendo visto le condizioni di
usura, dovute al tempo, del palo centrale
e di quello posto all’incrocio con via De
Chirico, temendo che l’erosione delle
basi potesse rappresentare un pericolo
per i pedoni e le autovetture che passano frequentissimamente nella piccola
arteria, Giuseppe aveva lanciato dai
media una richiesta d’aiuto all’amministrazione affinché intervenisse con-
La strada al buio
trollando e, se necessario, sostituendo i
due pali. A quanto pare l’sos era stato
raccolto perché qualche tempo dopo
un intervento c’è stato ma non quello
che sperava Giuseppe perché adesso
quella stradina è praticamente al buio
per i tre quarti della lunghezza. «Chi ha
inteso risolvere il problema - commenta
Giuseppe - deve avere fatto un errore
o deve avere ricevuto una disposizione
sbagliata perché i due pali che temevo
fossero pericolosi evidentemente lo
erano tant’è che sono stati rimossi
ma non sono stati sostituiti». «Così osserva - se prima c’erano tre pali per
l’illuminazione pubblica, funzionanti,
ma avendo le basi corrose dalla ruggine
creavano pericolo, oggi per illuminare
quello stesso tratto di strada c’è un
unico palo e il pericolo è raddoppiato».
«Perché - sostiene Giuseppe - è posto
giusto all’ingresso della strada, nel
punto di confine con piazza Bernini,
illuminando solo quella zona mentre
tutto il resto è al buio totale.
Di conseguenza, percorrere a piedi la
strada è doppiamente pericoloso sia
per le autovetture che passano con
grande frequenza sia per eventuali
azioni delittuose che potrebbero essere
messe in atto a danno dei pedoni da
malintenzionati che puntano a scippare
prevalentemente donne ed anziani
considerando entrambe le categorie
di cittadini un facile bersaglio». «Era
questo il modo giusto di intervenire? conclude» domanda Giuseppe.
Addio, Antimo, persona onesta e perbene
L
e festività natalizie si sono
concluse ad Aversa nel modo
peggiore per la morte inattesa
dell’avvocato e amico Antimo Castaldo,
che se n’è andato via troppo presto a soli
52 anni e con il quale negli anni passati
abbiamo condiviso un lungo percorso di
affinità politiche. La morte di Antimo è
giunta proprio come un fulmine a ciel
sereno. C’eravamo incontrati qualche
giorno prima, scambiandoci gli auguri
di Natale. Di solito ci si incontrava in
piazza Municipio la domenica mattina
e si discuteva di Aversa. Antimo Castaldo, stimato professionista, persona
perbene e onesta, aveva Aversa nel
cuore. Un amore tradotto in passione
Antimo Castaldo
politica che lo aveva portato ad esser
più volte consigliere comunale e assessore della città, fino a fondare anche
un’associazione denominata “Democrazia e Territorio” che lo candidò a
Sindaco nella passata consiliatura. Una
grave perdita per Aversa e per tutto il
nostro territorio. La cattedrale il giorno
5 gennaio 2017 in occasione dell’ultimo
saluto ad Antimo era affollatissima a
testimonianza dell’affetto che lo circondava. Il sottoscritto e tutta la redazione
di NerosuBianco esprimono il loro
cordoglio alla famiglia di Antimo, alla
moglie Claudia e ai giovanissimi figli
Alfonso e Chiara.
Giuseppe Lettieri
23
L’EMERGENZA
Tra Aversa Nord e Aversa Sud, tutto da rifare a cominciare dall’asfalto
Asse mediano, se non si
interviene ci scappa il morto
w Donato Liotto
T
raffico in tilt e tanti incidenti,
domenica scorsa, sull’asse
mediano direzione Caserta. Ma
è un giorno come tanti. All’altezza
uscita Jambo-Trentola per l’intera tratta
che va fino ad Aversa nord. Saranno
state le 12.45, mentre con la mia auto
mi recavo in direzione Aversa sud,
percorrevo la strada a passo d’uomo, a
causa dell’asfalto scivoloso, consumato
e ghiacciato, ne avrò contati almeno tre
di incidenti.
Il primo in prossimità uscita Aversa
nord direzione Caserta, almeno otto
auto coinvolte in un tamponamento a
24 catena, poi, dopo nemmeno 300 metri,
un altro incidente, stessa scena e tante
auto coinvolte e, subito dopo, eccotene
un altro di incidente.
Tanti automobilisti, che sono stati
Incidenti a raffica sull’asse mediano tra Aversa Nord e Aversa Sud
L’EMERGENZA
coinvolti in carambole e tamponamenti,
molti di questi erano fuori dalle proprie
auto, una scena raccapricciante mentre
osservavo questi poveri malcapitati
automobilisti, tutti con gli sguardi persi
nel vuoto.
Altra cosa da dire: avevano fatto
scendere dalle proprie auto i familiari e,
nel frattempo, sopraggiungevano altre
auto col rischio di investirli. Ora, la
mia riflessione, e credo che non sia solo
mia, è la seguente: Il manto di asfalto
su questa tratta, in ambedue le direzioni
è consumato, somiglia alla buccia di un
cocomero, e i guardrail, che dovrebbero
avere il compito di essere barriere di
protezione, su questa strada sono bassi
andrebbero sostituiti con altri più alti.
Molti sono anche rovinati a causa dei
tanti incidenti avvenuti nel passato
recente.
Altra cosa da dire ma non stiamo
scoprendo l’acqua calda: in molti tratti
si formano numerose pozzanghere
ma sarebbe più corretto dire laghetti
artificiali, basta davvero un niente per
mandare fuori strada chiunque, una
piccola distrazione, ci finisci dentro
e addio a Maronna t’accumpagne!
Per ultimo, e non meno importante,
parliamo del famigerato autovelox
posizionato di recente all’uscita di
Tante le cose che
non vanno: asfalto
consumato, guardrail
bassi e usurati,
autovelox a poche decine
di metri dall’uscita
Aversa Nord con un
cartello che invita a
rallentare a 30 km orari
Aversa nord. Già ne avevamo parlato
sul nostro giornale, vulesse capì,
tutti vorremo capire. Nei cervelli dei
super scienziati della Provincia di
Caserta, questo strumento costato
migliaia di euri dovrebbe prevenire
incidenti, tutelare gli automobilisti, la
prevenzione è importante lo sappiamo
tutti. Però facitemelle ricere (fatemelo
dire): o avete posizionato a ca... di cane!
Come si può fare prevenzione stradale
con un autovelox posto a poche decine
di metri da un’uscita così importante
qual’è quella di Aversa nord? Solo un
cartello, a indicarti di rallentare a 30
km orari. 30 km orari? Ma site proprio
scieme ...e v’aggiù trattate! Se freni,
perché non sai che c’è l’autovelox ma
lo noti cento metri prima, è sicura che
la multa la evita ma la pelle la rischi
sicuramente, dato che le auto dietro
di te non avranno neppure il tempo di
rallentare e ti verranno addosso, cosa
successa ieri e, anche di recente.
Poi, il freddo di questi giorni è stato la
ciliegina sulla torta: asfalto ghiacciato e,
considerate che quando ci sono 35 gradi
si scivola lo stesso, l’asfalto è talmente
sottile e consumato che si scioglie, lo
sappiamo bene, anche d’estate tanti
incidenti sono avvenuti.Ora davvero
sembra di stare in un autoscontro.
Noi chiediamo, e con la massima
urgenza a chi ha voce in capitolo
di provvedere con immediatezza a
sostituire l’asfalto e non solo su questa
tratta ma, sull’intero asse mediano,
mettere guardrail di quelli alti e che
siano a norma e, compatibili con una
strada così importante e, inoltre, stu c...
e autovelox lo dovete togliere subito,
oppure.
Se proprio volete fare cassa spostatelo
di 400 metri, con cartelli e segnaletiche
posto almeno a 400 metri, ove si
avvisano i tapini (automobilisti) della
sua presenza. State pazzianne con la
pelle dei cittadini, siate seri!
25
ADDII
Pur potendo aspirare ad un brillante futuro accademico, scelse la vita di prete di strada
Lascia un vuoto la morte
di padre Vincenzo Romano
w Geppino De Angelis
V
ivissimo cordoglio ha suscitato
nella città di Aversa e nelle province di Napoli e Caserta, dove
era conosciutissimo, la morte, dopo una
lunga malattia, del nostro carissimo
amico padre Enzo Romano. Laureatosi
brillantemente in Giurisprudenza, per
molti lustri braccio destro del prof.
Carlomaria Iaccarino alla cattedra di
Diritto Amministrativo presso la “Federico II” di Napoli, Enzo nato ed educato
in una famiglia dai profondi principi
cattolici, pur potendo aspirare ad un
brillante futuro acccademico, a poco
più di quarant’anni, nel 1970, scelse la
vita sacerdotale, diventando anche uno
26 dei fondatori del centro Fernandes sul
litorale domizio, che ancora oggi resta,
in una zona difficilissima sotto molteplici aspetti, uno dei punti di riferimento
per emarginati ed extracomunitari. Per
Padre Vincenzo Romano
la sua preparazione teologica, oltre che
giuridica, il nostro carissimo amico
avrebbe potuto assurgere a notevole vette nell’ambito della Chiesa normanna
(ma non solo) ma aveva preferito dedicarsi ai suoi studi, alle sue ricerche, alle
sue pubblicazioni, quasi “isolandosi”
dall’attività cittadina, ma rappresentan-
do sempre e comunque un punto di
riferimento per tantissimi amici e
per i fedeli che la domenica erano
presenti alla messa nella chiesa di
via Roma per ascoltare le sue omelie. Per noi, che avemmo la fortuna
di godere dell’amicizia di Enzo e
dei suoi fratelli, tutti stimatissimi
professionisti, la morte di Enzo
Romano rappresenta un vuoto
incolmabile. Di quanta stima ed
affetto godesse padre Enzo Romano lo hanno dimostrato i solenni
funerali svoltosi nell’affollatissima chiesa dell’Annunziata, con la
celebrazione del rito funebre da parte di
tre vescovi, il nostro Angelo Spinillo,
Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Brasile, e Franco Marino, neo
Vescovo della Diocesi di Nola. A tutti
i familiari i sensi del nostro affettuoso
cordoglio personale e della redazione.
Ad Enzo un arrivederci.
27
L’INTERVENTO
Ci si può difendere dalla gogna mediatica dei social? Secondo Trofino sì
Diffamazione in rete,
ecco cosa sta cambiando
Nell’eterno dilemma se debba prevalere il diritto di cronaca o il diritto dei singoli alla
riservatezza della vita privata i giudici stanno prendendo le dovute misure
w Geppino De Angelis
C
ome ci si può difendere contro
quanti, anonimamente, sottopongono tante persone alla
gogna mediatica attraverso i social,
fidando dell’impunità, sulla difficoltà,
se non addirittura sull’impossibilità da
parte delle competenti autorità deputate
a tutelare la dignità delle persone? Un
interrogativo che negli ultimi tempi sta
diventando pressoché obbligatorio dopo
28 i numerosi e gravissimi episodi, spesso
sfociati nelle tragiche decisioni da parte
delle vittime di certi “imbecilli” di porre
fine alla propria vita.
Sembra, però, che qualcosa possa cominciare a muoversi, come emerge dal
seguente intervento del nostro carissimo
amico avvocato Filippo Trofino, che
ringraziamo per la sua sempre cortese
disponibilità nei confronti nostri e del
nostro periodico. “Un treno che corre
a velocità folle senza un macchinista: è
questa l’originale espressione usata da
uno studioso per descrivere l’incontrollabilità della immissione in rete di un
video hard o la pubblicazione di un articolo diffamatorio o denigratorio. Fatti
recenti di cronaca, quali il drammatico
epilogo personale di Tiziana Cantone o
quello meno tranchant di Diletta Leotta
(presentatrice Sky) che, a sua insaputa,
è apparsa senza veli in rete, hanno evidenziato la quasi impossibilità di poter
invocare la cessazione della violazione
della privacy sia per l’atteggiamento,
inizialmente, poco collaborativo delle
società gestrici dei motori di ricerca sia
per la difficoltà per la Polizia Postale
di ottenere concretamente la rimozione
e l’oscuramento. In questa prospettiva
così pessimistica, però, qualche spiraglio comincia a far intravedere un
barlume di luce in fondo al tunnel. Mi
riferisco a recenti pronunce di giudici
di merito e di legittimità che, mutuando
i principi del Regolamento europeo
sulla protezione dei dati personali, sono
riusciti almeno a ribadire e circoscrivere
quando ricorra la violazione del diritto
all’oblio. Il Tribunale di Milano con
sentenza del 28 settembre 2016 ha
ordinato a Google Italy e a Google Inc
di provvedere alla deindicizzazione di
una UrI tra i risultati del motore di ricerca, relativa ad un blog contenente un
articolo giornalistico diffamatorio. La
Suprema Corte, invece, con la sentenza
13161/16 ha affermato «il diritto del
singolo - anche personaggio pubblico - a
non vedere lesa la sua dignità ed identità
personale sul web, rispetto all’interesse
degli utenti ad acquisire elementi informativi che non sono più quelli originari». Anche la Corte di Giustizia Europea
si è pronunciata su questo spinoso tema
che vede contrapposti due interessi
fondamentali: il diritto di cronaca ed
il diritto all’oblio. Sono sempre più
frequenti i giudizi promossi da giudici
nazionali di primo grado che hanno determinato vari chiarimenti sulle norme
dell’Unione. La Direttiva Europea più
invocata è quella del 24 ottobre 1995 ed è relativa alla
tutela delle persone fisiche
con riguardo al trattamento
dei dati personali, nonché
alla libera circolazione di
tali dati. La conseguenza
immediata è che si affida al
giudice del rinvio la verifica
della sussistenza di ragioni
particolari giustificanti un
interesse preponderante del
pubblico ad avere accesso
alle specifiche informazioni e, comunque, la persona
interessata può esigere, a norma dell’art.
12 lettera b e 14, della direttiva 95/46,
la soppressione dei link suddetti. In particolare la direttiva sopra richiamata ha
riconosciuto espressamente alla persona
interessata: 1) di potersi opporre per motivi preminenti e legittimi al trattamento
dei dati che la riguardano; 2) la possibilità di opporsi, su richiesta e gratuitamente, al trattamento dei dati personali
che la riguardano e di essere informata
in modo esplicito del diritto di cui gode
di opporsi gratuitamente alla comunicazione o all’utilizzo di cui sopra. Gli stati
membri prendono le misure necessarie
per garantire l’effettivo esercizio di cui
al primo comma e dispongono che una
o più autorità pubbliche siano incaricate
di sorvegliare, nel suo territorio, l’applicazione delle disposizioni di attuazione
della presente direttiva”. Ritorna quindi
l’eterno dilemma se debba prevalere il
diritto di cronaca o il diritto dei singoli
alla riservatezza della vita privata. Tornando alla parafrasi ferroviaria iniziale,
consiglierei di non accostarsi troppo alla
linea gialla dove passa la web comunication per evitare di essere investiti da
pericolosi treni privi della conduzione
di un esperto macchinista!”.
29
I
mio
n passato ho già scritto qualcosa su
questo argomento, ma, probabilmente pochi hanno letto o, chi lo
ha fatto, avrà tratto le sue conclusioni,
additandomi come il solito pesante
moralista di turno, colui che si crede
superiore agli altri, e che, a suo dire,
abbonda sempre di buoni consigli.
Vedete, cari lettori, non è così, non sono
superiore agli altri, ma quando tratto un
argomento mi documento e viene fuori
sempre e solo la verità, anche se a volte
capisco che è difficile da mandarla giù,
ma, che volete farci, fa parte del mio
stile e del mio lucido realismo. Qualche
tempo fa dedicai un articolo ai tanti
giovani che stavano tentando la fortuna
ad Aversa, aprendo esercizi commerciali nella nostra città. Simpaticamente
affermai che Aversa sembrava la città
delle mille luci, quasi come New York.
30 Ovviamente a nessuno dispiace che nella sua città si incrementi il commercio,
e, chiaramente, anche a me fa piacere,
ma ragionando sempre secondo un mia
profonda visione, dettata dalla realtà e
non dalla fantasia, raccomandai i “no-
di Giuseppe Chiatto
La movida di Aversa
stri” giovani di non buttarsi a capofitto
in queste attività, ma andarci con i piedi
di piombo, ponderando le cose secondo
ogni logica.
Ma è opportuno che vi faccia leggere
l’ultimo dato aggiornato dell’Osservatorio Imprese Confesercenti. Nel 2015
in Italia hanno aperto tra negozi, bar
e ristoranti 36.757 esercizi commer-
Giovani
imprenditori,
attenti!
ciali, bene direte voi l’economia sale,
ma attenzione hanno chiuso 65.824
altrettante attività, con un saldo in negativo di 29.067 esercizi commerciali
che hanno dovuto chiudere. Purtroppo
da tempo le attività commerciali sono
diventate l’ultima spiaggia per quei
giovani che, attaccati alla loro terra di
origine, cercano in qualche modo di
trovare una soluzione sul territorio e
aprire un’attività commerciale, alcuni
ci sono riusciti, hanno trovato fortuna,
ed io gliene auguro sempre di più, molti
invece hanno dovuto chiudere. Il mio
consiglio? Ebbene, come sostiene Richard Branson, è vero che nel bisiness,
come nella vita, il rischio è un elemento
essenziale, giusto, lo condivido anch’io,
ma, attenzione, oggi aprire un comune
esercizio commerciale in una città già
fortemente affollata da attività di tutti
i tipi, il rischio sale fortemente. Fate
solo attenzione, giovani imprenditori,
valutate a fondo tutte le difficoltà che
dovrete incontrare e, se siete fermamente convinti di riuscire, allora andate
avanti e ...in bocca al lupo!
Il Mattei alla scoperta dei monumenti
I
potuto usufruire dell’el 4 gennaio c’erano
sperienza ha notato che
gruppi di studenti
le alunne e gli alunni,
del Mattei (delle
dopo un primo momenclassi 4 A e 4 B indirizto di, comprensibile,
zo tecnico turistico) a
imbarazzo hanno svolto
presidiare i monumenti
la loro funzione con
di Aversa. Coordinati
competenza e profesdalle docenti Candida
sionalità. Purtroppo il 4
Bencivenga
e
Pagennaio, con le persone
squalina Cirillo, tutor
intente più a ripararsi
dell’iniziativa, hanno
dal freddo (anche se era
studiato i monumenti
una bella giornata di
di cui sono stati pronti a
sole) e alle compere per
spiegare agli interessati
la Befana, non ha visto
(ad onor del vero pochi)
tante adesioni all’iniinterni ed esterni, storie
ziativa. Speriamo che si
e vicende, particolarità.
ripeta nei prossimi mesi
Lo scopo era quello di Gli alunni del “Mattei” per un giorno guide turistiche
anche perché lo merifar iniziare il percorso
di formazione (nell’ambito dei progetti tiva era quyello di abituare a parlare in tano questi ragazzi che hanno studiato
scuola-lavoro) dei ragazzi per diventare pubblico, approfondire gli argomenti approfonditamente questi monumenti.
Luca Faenza
operatori turistici. Lo scopo dell’inizia- di cui si sono interessati. E chi ha
31
di VITO FAENZA
I
Sgarbi …aversani
l provincialismo e la (in)cultura
della nostra amministrazione comunale si è dimostrata in occasione
dell’attribuzione al Guercino di un
quadro di San Francesco. Sono andato
nella chiesa il 4 di gennaio a vedere
il quadro attribuito a Guercino e ad
ascoltare le spiegazioni dei ragazzi del
Mattei che nell’ambito del progetto
“scuola-lavoro” spiegavano agli aversani (pochi) i loro monumenti. Non
entro nel merito della attribuzione, ma
mi ha colpito che l’amministrazione
abbia accompagnato Sgarbi a visionare
il dipinto. E’ la dimostrazione di tutto
il provincialismo e la mancanza di conoscenza della città da parte dell’attuale
Giunta. A parte che (e non lo penso solo
32 io) non si capisce quale titoli avrebbe
Sgarbi per poter indicare questa o quella
attribuzione, questa o quella soluzione,
mi sono chiesto se Sindaco e assessore
alla (in)cultura sappiano quanti nostri
concittadini hanno competenze specifiche maggiori del critico chiamato dal
primo cittadino. Quanti sono esperti
nel settore e quanti hanno accumulato
esperienze ben superiori al critico. Ciò
che dico è dimostrato dal fatto che in
quella chiesa proprio accanto alla tela
attribuita al Guercino ci sono dipinti
di grande valore (neanche degnati di
uno sguardo) e che se si deve pensare
ad un restauro si dovrebbero seguire le
strade indicate dal funzionario alla Soprintendenza di Napoli Pasquale Golia
su FB, che dimostra un grande amore
per questa nostra città e nella sua vita
professionale fra Salerno e L’Aquila ha
accumulato tanta esperienza da poter
fornire un contributo estremamente
utile ben superiore alle star televisive.
Lui stesso il giorno di Capodanno mi
parlava della sua disponibilità a fare
qualcosa per Aversa. Era armato di
macchina fotografica e stava andando
proprio a San Francesco a fare le foto di
questo monumento che se non è caduto
a pezzi lo si deve a don Pasqualino, che
Sgarbi studia il Guercino
Invece di chiamare
Sgarbi io avrei
chiamato i docenti
universitari
aversani di Storia
dell’arte e di restauro.
La (in)cultura della
Amministrazione
comunale di Aversa
lo ha curato amorevolmente in questi
anni e che non perde occasione di farlo
conoscere. Dunque invece di chiamare
Sgarbi io avrei cercato di conoscere
quante competenze specifiche ci sono
fra i nostri concittadini, avrei chiamato
i docenti universitari aversani che si
occupano di Storia dell’arte e di restauro. Se il sindaco e l’assessore alla (in)
cultura facessero questo censimento
farebbero la scoperta che in città ci
sono competenze ben superiori a quelle
“sgarbiane” e che sono eccellenze
riconosciute a livello internazionale.
Mentre pensavo di scrivere queste righe,
che so che faranno arrabbiare il primo
cittadino e il suo collaboratore (ma sono
abituato a questo, ma il mio scopo non
è quello di farli incavolare ma di fargli
notare che ci sono strade diverse), il
dottore Golia (quello della farmacia di
fronte casa mia) mi ha offerto il caffè
e mi ha chiesto cosa bisogna fare per
attirare l’attenzione sul complesso
dell’ex ospedale psichiatrico della Maddalena. Lui invocava l’arrivo della Tv,
una mobilitazione della popolazione,
articoli della stampa. Gli ettari di verde
(che potrebbero far diventare il parco
un polmone di verde importante pèer
tutti i comuni del circondario) in alcuni
punti presentano specie uniche. Unici
sono il chiostro, la chiesa vandalizzata,
i complessi che ospitavano i malati. Una
conferenza dei servizi per capire cosa
farne, come utilizzarla, quali fondi si
potrebbero avere a disposizione e quali
sinergie di possono coagulare accanto
a questa struttura che appena quattro
anni fa festeggiava i duecento anni dalla
fondazione (primo ospedale psichiatrico
nel mondo) potrebbe essere un modo per
attirare l’attenzione. Rilancio, perciò, gli
interrogativi del dottor Golia e (a parte
le associazione che pure stanno lavorando in e per questo complesso) aspetto
una reazione generale a cominciare dai
responsabili della macchina comunale.
Attendo in queste settimane di essere
smentito rispetto al provincialismo culturale, resto in attesa di un programma
culturale all’altezza della storia della
nostra città. Resto in attesa di fatti e non
di parole, perché a chiacchiere siamo
tutti bravi (a cominciare dal sottoscritto)
Caro Sindaco, se il suo collaboratore ha
dei limiti e non riesce a stilare un programma valido lo cambi. Non tutti sono
all’altezza delle deleghe che lei assegna.
Il che non significa che in altri settori
non siano capaci e competenti. Ma per
essere assessore alla cultura ad Aversa
non basta presentarsi accanto a Sgarbi e
fare annunci sui giornali.
33
SCUOLA
Una grande festa, in stile italo-americano, per augurarsi buone feste
La Froebel, il Natale e le
novità nell’offerta formativa
I corsi, novità assoluta di quest’anno, sono quello di scacchi, il corso di “intelligenza
emotiva” e il “corso di sopravvivenza”. Per i più piccoli nuove esaltanti esperienze
w Lello Ponticelli
catino durante il quale vengono venduti
manufatti realizzati dai bambini con
i proventi aiutare Telethon e Unicef. na grande festa, in stile italo
Sono diversi i punti che meritano di
americano,
per
augurarsi
essere approfonditi: le iniziative della
buon Natale e felice anno
Froebel si inseriscono nel più ampio
nuovo. Così giovedì 23 dicembre tutti
quadro del percorso di evoluzione che
insieme alunni, insegnanti e genitori
da molti anni caratterizza il mondo
dell’Istituto Froebel di Aversa si sono
dell’istruzione in Italia e all’estero e che
incontrati e insieme hanno dato vita a
pone al centro non più solo le conoscenun mosaico di emozioni, storie e colori. ze, ma anche e soprattutto le competenPersone di diverse nazionalità e diverse
ze. Proprio per questo si è approntato un
provenienze unite dalla voglia di farsi
fitto calendario di attività curricolari che
gli auguri e di dare vita ad una nuova
mirano a rinsaldare negli alunni una
34 grande generazione di menti. Una festa
serie di specificità comportamentali. per ricordare ai ragazzi che la scuola non
I corsi novità assoluta di quest’anno è solo un posto dove sedersi ed imparare
sono quello di scacchi: un gioco antima soprattutto un luogo dove
chissimo che appassiona un numero
condividere emozioni ed esperienze. sempre crescente di piccoli giocatori,
Bellissimo il momento in cui, formando
maschi e femmine. Che sviluppa le
un grande coro, tutti gli studenti insieme
capacità logiche, aumenta la concenhanno cantato intonando le nenie natatrazione, sviluppa la memoria, allena
lizie, hanno giocato ed interagito con il
la mente e migliora il rendimento scoconduttore di un fantastico spettacolo di
lastico che, secondo studi realizzati in
magia. A fare festa anche i bambini più
Germania, aumenta in media fino al 17
Uno spettacolo
piccoli, che hanno regalato ai presenti
per cento. Basta pensare che in Spagna
di arte varia,
alcuni canti dal loro repertorio.
diventeranno presto materia obbliga“E’ bello trovare qui tante persone in contenente spontaneità,
toria a scuola, mentre in Germania,
un unico giorno, dichiara uno dei ge- coinvolgimento
Francia e Gran Bretagna lo sono già da
nitori presenti. La Froebel rappresenta del teatro fatto
alcuni anni . Altro corso interessantissiun mondo variegato dove è possibile
mo è quello di “intelligenza emotiva”: è
“tra“ la gente, gioco
incontrare bambini di tante nazionalità
reale che ogni genitore si interroga sui
che imparano l’italiano e ragazzi italiani fiabesco, svago
modi migliori per educare i propri figli
che primeggiano nelle lingue straniere e suggestioni
a realizzare i loro talenti e godere della
e persone che frequentano le diverse
vita nella sua pienezza: in questo perattività presenti anche per i genitori. Un
corso di crescita, un ruolo fondamentale
mix di suggestioni multi linguistiche. E’ interagire direttamente ed attivamente è rivestito dall’intelligenza emotiva,
bello vedere genitori e figli riuniti con i protagonisti in scena, il tutto per cioè dalla capacità di fondere le proprie
per una grande festa”. Ha contribuito dar vita ad un grande augurio di Natale. attitudini con qualità come l’empatia
all’atmosfera magica la voce di una L’incontro con i genitori ovviamente e l’ autoregolazione. Infine un “corso
bravissima cantante, uno spettacolo resta anche un’occasione per ricordare di sopravvivenza” (survival skills) per
di arte varia, contenente spontaneità, l’eterogeneità dell’offerta formativa i bambini della prima e della seconda
coinvolgimento del teatro fatto “tra“ la dell’Istituto e per dedicare un pensiero classe primaria . Questo permette ai
gente, gioco fiabesco, svago e sugge- ai bambini meno fortunati. È prassi, più piccoli di provare una esperienza
stioni, che ha permesso ai bambini di infatti, alla Froebel organizzare un mer- diversa dal solito.
U
35
Il condominio
in...forma!
L
dell’avv. Maurizio Golia
Le spese per il recupero delle quote
e spese necessarie al recupero
delle quote condominiali in
danno dei condòmini morosi - si
pensi ad esempio a quelle relative alla
prestazione professionale dell’avvocato
ovvero al contributo unificato e alle
marche da bollo necessarie per avviare
la procedura giudiziaria - devono essere
ripartite in via provvisoria tra tutti i
condomini, in relazione ai rispettivi
millesimi di proprietà. Anche per le
spese giudiziali vale il principio di
cui all’art. 1123 c.c.. Ciò posto, la
delibera assembleare che addebita
le spese anticipate per il recupero
dei contributi interamente a carico
del condomino moroso, si appalesa
evidentemente nulla, siccome «è
36 contrario ad ogni principio generale
del sistema normativo italiano e, in
ogni caso, ai principi che governano i
rapporti allo interno di un condominio
che le spese affrontate per il recupero
dei contributi dovuti dal condomino
moroso siano posti interamente a carico
del medesimo». Tanto ha stabilito la
Corte di Cassazione, II Sez. Civile,
con la sentenza n. 27509, pubblicata
in data 30.12.2016, con la quale è stato
accolto il ricorso di un condomino per
la dichiarazione di nullità della delibera
assembleare che, illegittimamente,
imputava allo stesso tutte le spese
necessarie al recupero del credito
in suo danno. L’anzidetto principio,
ovviamente, risulta applicabile fino a
quando non intervenga una pronuncia
giudiziale che addebiti interamente le
eventuali spese di giudizio alla parte
soccombente che, conseguentemente,
si dovrà fare interamente carico dei
relativi costi. Fermo restando che «in
tema di condominio negli edifici, è
invalida la deliberazione dell’assemblea
che, all’esito di un giudizio che abbia
visto contrapposti il condominio ed un
singolo condomino, disponga anche a
carico di quest’ultimo, «pro quota», il
pagamento delle spese sostenute dallo
stesso condominio per il compenso del
difensore nominato in tale processo,
non trovando applicazione nella relativa
ipotesi, nemmeno in via analogica, gli
artt. 1132 e 1101 cod. civ.» (Cass. civ.
Sez. II, 18/06/2014, n. 13885).
Artigiani, il testo di Tonino Della Volpe
“A
rtigiani di
ieri e di
oggi nella
città di Aversa”, questo
il titolo del libro, frutto
di un oneroso, accurato
lavoro di ricerca durato
anni, che il nostro amico Tonino della Volpe
presenterà domenica
prossima, 29 gennaio,
nell’aula consiliare della nostra città. Un testo,
in elegante veste tipografica, che consente a
tutti di conoscere uno
“spaccato” della nostra
vita cittadina di cui da
sempre sono parte integrante nel settore socio-economico gli
artigiani, categoria della quale l’autore,
da decenni, è un esponente di spicco a
livello locale e provinciale e non solo.
Il libro, corredato da
centinaia di interessanti
ed inedite fotografie e
da tantissime interviste
con artigiani viventi e
figli di quelli che, nei
decenni scorsi, in città
furono autentici “maestri
d’arte”, consente di conoscere la storia di intere
famiglie che con il loro
lavoro, il loro impegno,
il loro coraggio hanno
contribuito al progresso
della nostra città, grazie
alla vasta conoscenza
dei procedimenti tecnici
di trasformazione delle
materie prime utilizzate
da generazioni di artigiani per produrre
prodotti esemplari. Il libro è diviso in
tre settori, artigianato artistico, artigianato di produzione e artigianato dei
servizi, oltre a dare interessanti notizie
sulle attività associative e l’elenco delle
strade delle arti e dei mestieri della
nostra città. Il testo si avvale della presentazione del saggista e critico d’arte
Angelo Calabrese, con il patrocinio
del Comune di Aversa e di tanti altri
enti. L’appuntamento è per le ore 9,30
nell’aula consiliare, dove il testo, dopo
l’introduzione del moderatore Luciano
Ghelfi, giornalista parlamentare del
TG2, e gli interventi del Sindaco e di
due assessori, sarà presentato dallo
scrivente, da Nicola De Chiara, nostro
direttore editoriale, da Nicola Rosselli,
nostro collaboratore, dal prof. Michele
Di Natale, dal presidente regionale
della Casartigiani, Luciano Luongo, da
Assunta Colella, presidente del centro
studi e ricerca per l’Artigianato, oltre
che dall’autore. Le conclusioni saranno
affidate al prof. Angelo Calabrese.
Geppino De Angelis
37
AUGURI
Potete scriverci alla nostra e-mail:
[email protected] Gli
annunci e le foto saranno pubblicati
dando la priorità ai primi pervenuti
AUGURI
Attorniata dai genitori Giuseppe Savino
e Rita Rosselli, dai nonni e dallo zio
Franco Rosselli, ha festeggiato il suo
decimo compleanno la piccola Ludovica, alla quale vanno gli auguri della
redazione.
AUGURI
Il giorno 21 dicembre 2016 alle ore 6,10
è nato Gabriele Improda. Ai genitori
Nicola e Claudia gli auguri da parte dei
nonni Luigi, Lea, Francesco e Rosaria.
AUGURI
Si chiama Nicola, come il nonno paterno, il vispo neonato venuto ad allietare
casa Griffo in queste festività. Auguri
al papà Dionigi, alla mamma Eva e alla
sorellina Caterina, che è stata la più
contenta dell’arrivo. Augurissimi anche
ai nonni materni Mariarosaria Bocchino
e Mario Nucci.
AUGURI
Auguri per la professoressa Lucia
Vitolo Mellino, stimata docente presso
il “Fermi” di Aversa per il suo cinquantesimo compleanno.
AUGURI PER I 103 ANNI!
Tantissimi auguri agli splendidi fratelli
Girone: Ludovica, Flavia e Carmine,
rispettivamente per i loro otto, sette e
38 cinque anni che hanno compiuto o compiranno tra novembre e febbraio, per
la gioia dei felicissimi genitori, Lello
Girone e Bruna Torregrossa.
I più sinceri, affettuosi auguri della
nostra redazione per la signora Lucrezia
Lauritano, vedova Amodio, adorata
mamma della nostra carissima amica
preside Cecilia, per i centotre anni
festeggiati con i quattro figli, tutti stimatissimi professionisti, con familiari,
nipoti, pronipoti ed autorità, cominciando dal sindaco di Marcianise Antonello
Velardi.
AUGURI
Ha compiuto un anno il 4 gennaio 2017
Mattia Cecere. Per lui gli auguri di
mamma Rachele, di papà Massimo e
della sorellina Miriana, e quelli “speciali” dei nonni Nicola e Caterina, di zio
Carlo e cuginetti Nicola ed Emanuele.
SPORT
Conquistata con anticipo la qualificazione ai play off promozione per la serie A1
La Sigma Aversa nella storia
della pallavolo campana
L
a Sigma Aversa, la squadra di
pallavolo maschile che milita
nel campionato di serie A2, domenica scorsa ha battuto al PalaJacazzi
l’Alessano per tre a zero, conquistando
con due giornate di anticipo non solo la
permanenza in A2 ma anche l’accesso
ai play off promozione per la Super
Lega di A1. Un risultato storico che
proietta Aversa, già leader in Campania,
in questo sport, tra le squadre di vertice
in territorio nazionale. “Siamo partiti
come matricola - ci dice un entusiasta
e commosso Sergio Di Meo, presidente
della Sigma Aversa - e molti, anche qui
in città, e mi dispiace dirlo, ci davano
come accreditati ad una immediata
retrocessione.
Ed invece sul campo abbiamo smentito
tutti! Non solo centriamo la permanenza con larghissimo anticipo in A2, ma
adesso iniziamo un altro campionato
a portare lo sport aversano nella storia. Ora ci
attendono la trasferta
con i Lupi di Santa
Croce e l’ultima di campionato al PalaJacazzi
domenica prossima con
l’Emma Villas Siena.”.
Raggiante
capitan
Enrico Libraro che, nonostante l’infortunio di
un anno fa, è risultato
tra i migliori giocatori
Una vittoria storica per la Sigma Aversa
della serie A2, dando
un contributo notevole
in cui l’obiettivo è arrivare tra le prime ai successi della squadra aversana. E a
otto e conquistare i quarti di finale per bordo campo anche il sindaco Enrico
la promozione in A1. Siamo partiti con De Cristofaro, ormai un vero e proprio
umiltà, ma grazie al lavoro di tutti, a ultrà della Sigma che a fine partita ha 39
cominciare da mister Pasquale Bosco, voluto condividere la gioia con tutti i
dai giocatori e da tutto lo staff, siamo ragazzi ed i tifosi.
cresciuti partita dopo partita, riuscendo
Giuseppe Lettieri
SUINI PAESANI
di Franco Terracciano
Voglio raccontare l’inferno. Non quello in cui precipitano gli assassini che in una frazione di secondo, con una pistolettata,
uccidono e poi scioccamente srotolano la loro vita tra processi e galere. Voglio raccontare l’inferno degli uomini “suini” che
la fanno franca per tutta la vita e si godono pure l’immeritata pensione.
Raccomandati fino al pertugio delle orecchie, cornuti beati che esaltano i culoni al basilico delle mogli, ex parlamentari dalle
pensioni d’oro che non doneranno un euro per il restauro del quadro del Guercino, arroganti fino alla sifilide perché lontani
cugini del camorrista schifoso, del prete schifoso, del consigliere comunale schifoso, zoccole dichiarate che si annidano negli
uffici dello Stato e comandano a bacchetta. Una particolare razza autoctona, insomma, che si riproduce in modo prolifico
nei nostri territori. A differenza dei rosei e gentili porci normali che ingiustamente vengono scannati dopo circa un anno
di ingrasso, i “suini paesani” vivono per più di ottant’anni e muoiono pure senza troppe sofferenze. Li riconosci al tatto: i
maschi hanno i peli a ciuffi sulle braccia a torciglione e le femmine sono increspate, fanno le pulcinelle dietro quando non
sono viste, annunciano l’uovo ogni mattina con la voce a trombettella e hanno pure una macchia di vecchiaia color ocra sulla
mano sinistra.
Scovare i suini paesani non sempre è facile perché ti fregano proprio nel momento dell’identificazione. Sono abilissimi a
nascondersi. Quando stai per acchiapparli incominciano a trasfigurarsi, a chiocciare come un motore a diesel, a mostrare
lo zig zag dei due dentini frontali e a incenerire lo sguardo. Per non farsi scoprire ti fanno le moine con impercettibili
pernacchiette da neonato e se sei una brava persona lasci perdere, rinunci all’indagine sul suino. Ma qualcosa si può fare.
40
Il suino docente
I
l “suino paesano” nonostante il posto fisso
fa l’insegnante a ore.
Dosa bene i suoi sforzi, evita
accuratamente la classe che
lascia incustodita per ore,
gironzola sempre in segreteria senza curarsi degli sfottò
degli impiegati e dei bidelli
pezzentelli e impenetrabili, e
piazza l’asso soprattutto con
il preside. Essere amico del
preside è fondamentale per il suino professore. Da lì parte tutto. Con il preside
a favore la vita è bella, nessun collega
osa crocifiggerlo, neanche i soliti e ipocriti professori arrabbiati di sinistra che
sembrano scolpiti nell’amianto.
Il suino docente guadagna bene con i
Pon, fondi europei che purtroppo non
finiscono mai, con i progetti e i corsi di
recupero. Con il clientelismo spiccio,
sempre perché è amico del preside,
il suino aggiusta l’orario alla collega
amica che è separata e fracassa le palle
con i suoi tre “poveri” figli piccoli da
accudire, si fa garante dei cronici ritardatari mattutini, degli assenteisti e di
quelli che mangiano pane a tradimento
in nome di Gesù Cristo.
Tutti, anche i puri e duri che vanno sempre in classe e, non si sa perché, hanno
sempre paura di vivere, si rivolgono al
suino professore che ne approfitta per
fare voti ed essere eletto poi collaboratore, rappresentante sindacale, membro
del consiglio di istituto, tutor, funzione
strumentale e chitemmuort. Alle sue
spalle vigila sempre il suo protettore,
il preside nonno nanni, il fringuellino
che viene nutrito con massicce dosi di
roccobabà proveniente esclusivamente
da Casal di Principe.
A scuola il suino aversano sfotte nel cortile le colleghe, i colleghi eroici ed operosi, che vorrebbero subito pisciargli in
faccia, si veste addirittura da moralista e
sputtana le professoresse che in una gita
con le alunne avevano rubato
le posate e i portacenere in un
noto albergo del lungomare.
Il suino si crogiola nel fango
e prende di mira soprattutto
i docenti che, dopo mesi di
sacrifici e appostamenti, si
sono finalmente fatti l’amante
nella scuola. Lui, però, non
racconta a nessuno dei suoi
amori extracomunitari o
del suo c…o bruciato dai
femminielli alle tre di notte dietro la
stazione di Napoli. Il suino professore
se ne strafotte degli alunni che schifa
e ai quali non trasmette nessun valore,
nessuna preparazione, solo qualche
blanda battuta, una linea di bava sulla
cattedra negli unici sette minuti trascorsi nervosamente in classe durante tutto
l’anno scolastico. Gli alunni, i genitori
omertosi non parlano, non denunciano, perché sanno bene che l’astuto e
ricottaro professore promuove tutti a
pieni voti per mettere a posto le carte
e per giustificare l’immensa ingiustizia
del suo agire di merda. Il festival dei
ciucci, statene certi, anche quest’anno si
svolgerà con successo nella scuola del
“suino docente”. Alla prossima.
41
IL CONVEGNO
Presentata anche la quarta edizione del testo di Tanda sui reati urbanistico-edilizi
Ordine pubblico,
Roberti ad Aversa
Il Procuratore Nazionale Antimafia ha sottolineata l’importanza della cultura
giuridica come fattore di sviluppo e di crescita del nostro Tribunale
w Geppino De Angelis
“T
utela del territorio ed
ordine pubblico“: questo il
titolo del convegno tenutosi
presso il Tribunale di Napoli Nord ed
organizzato dalla Camera Penale in
collaborazione con l’Università degli
studi ‘Niccolò Cusano’ di Roma. Dopo
una interessante introduzione dell’avv.
Paolo Trofino, Presidente della Camera
Penale di Napoli Nord, la prima relazione è stata quella del Procuratore Ge42 nerale della Corte di Appello di Napoli
dott. Luigi Riello, che si è soffermato
sui molteplici aspetti della tutela del
territorio, facendo continui richiami alla
concreta attività posta in essere dalla
magistratura in tale campo. Il Procuratore Generale ha avuto anche giudizi
molto lusinghieri sul volume intitolato
‘I reati urbanistico-edilizi’ del profes-
Convegno con Roberti ad Aversa
sore Paolo Tanda, avvocato penalista
nostro concittadino. Il convegno è stata
anche l’occasione per la presentazione
della quarta edizione di tale volume edito dalla casa editrice Cedam di Padova.
In particolare, il Procuratore Generale
Riello ha evidenziato la completezza e
la assoluta chiarezza dell’opera definendola come uno strumento fondamentale
per ogni operatore del diritto nella materia in esame. Il Procuratore della Repub-
blica presso il Tribunale Napoli Nord,
dott. Francesco Greco, ed il Presidente
del Tribunale Napoli Nord, dott.ssa
Elisabetta Garzo, hanno avuto modo di
soffermarsi su molti aspetti interessanti
della tutela del territorio sottolineando
anche il valore del volume del prof.
Tanda. Oltre agli aspetti giuridici legati
all’ambiente ed al territorio, quali le
problematiche relative alla esecuzione
dell’ordine di demolizione, sono stati
rappresentati anche i tanti problemi
che affliggono il nostro Tribunale, quali
quelli relativi alla carenza di personale
di cancelleria. Di particolare interesse,
poi, è stata la relazione finale del
Procuratore Nazionale Antimafia, dott.
Franco Roberti, il quale si è soffermato,
in particolare sugli aspetti legati alla
criminalità organizzata. E’ stata anche
sottolineata l’importanza della cultura
giuridica come fattore di sviluppo e di
crescita del nostro Tribunale.
La Diocesi e la difesa d’ufficio di mons. Rascato
I
n riferimento all’articolo pubblicato a firma di Nicola De Chiara
sull’ultimo numero del 2016 del
periodico “Nero su Bianco”, si precisa
quanto segue. In occasione dell’inaugurazione della Cappella del Tesoro
delle Reliquie e della presentazione
dei lavori di restauro di quattro Chiese
mariane cittadine, avvenuta giovedì 15
dicembre 2016 nella Chiesa Cattedrale
di Aversa, mons. Ernesto Rascato, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della
diocesi di Aversa, ha opportunamente
e chiaramente specificato la decisiva
importanza del contributo dell’Otto
per Mille della CEI nella realizzazione
dei lavori. Non era né nelle intenzioni
né nello spirito dell’evento ringraziare
“oltremodo” solo alcune ditte private
interessate agli interventi di restauro
sopra indicati, né Mons. Rascato si è
attribuito particolari meriti personali
al riguardo. Così come, laddove in un
passaggio dell’articolo si fa riferimento
alla “scarsa presenza di pubblico”,
Mons. Rascato si dice soddisfatto del
buon riscontro di presenze tanto di
cittadini quanto di operatori del mondo
dell’informazione.
Infine, in riferimento alla critica sulla
lenta e difficile opera di catalogazione
dei beni, si precisa, come ricordato dal
vescovo mons. Angelo Spinillo che
“l’Inventario informatizzato di tutti i
beni storico-artistici delle parrocchie e
delle Rettorie è stato già realizzato dalla
nostra Diocesi e presentato ufficialmente il 24 aprile 2015 ”.
Diocesi di Aversa
Ufficio Comunicazioni Sociali
In merito alla suddetta precisazione
è opportuno ribadire che 1) E’ stato il
Vescovo Spinillo a puntualizzare l’importanza dell’OttoXMille in riferimento
all’intervento di mons. Rascato; 2) Solo
per dovere di cronaca è stata sottolineata la scarsa presenza di pubblico; 3) Il
richiamo per la lenta e difficile catalogazione dei beni della Diocesi è arrivato dal Soprintendente arch. Salvatore
Buonomo. Il fatto, poi, che l’inventario
dei beni sia stato presentato solo nell’aprile 2015, a nostro avviso, non depone
certamente bene per chi avrebbe dovuto
provvedere molto tempo prima.
Nicola De Chiara
La regina
della tavola
43
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Più sapore a tavola.
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IL LIBRO
Dario Custagliola, giovane scrittore aversano, e il suo romanzo noir
“No Man”, tra egoismi e realtà
w Raffaela Chiatto
N
on tutti i libri ci restituiscono
l’idea di un mondo cartaceo
fatto a misura dei nostri più
atavici desideri, tra i quali spicca la
voglia di giustizia, la ricerca di qualcosa
che giri per il verso giusto e tra di essi si
colloca “No Man”, il primo romanzo di
Dario Custagliola, nel quale l’eroismo e
la titanica lotta tra la realtà e le singole
affermazioni umane sono destinati al
fallimento. Dario è un giovane scrittore
aversano che, dopo aver conseguito la
laurea in Scienze storiche, ha deciso di
dedicarsi alla propria passione. Nel suo
romanzo noir, pubblicato dalla Leone
Editore, si incontrano suggestioni
e riferimenti tratti dai più disparati
ambiti: dal fumetto al cinema, fino alle
serie tv e alla letteratura statunitense;
44 tutto ciò confluisce in una scrittura
limpida e suggestiva che ci catapulta
in una città malsana e corrotta qual è
l’immaginaria Goodmorning in cui si
muovono personaggi costruiti attraverso
le loro azioni, asfissiati da una realtà
contaminata e decadente.
Quanto la realtà esterna ha agito sulla
scrittura del libro?
Parecchio, anche se non vi sono dei
riferimenti espliciti, eccetto qualcuno. È
il caso, ad esempio, del pestaggio di un
barbone da parte di un polizziotto a cui
ho assistito una sera a Napoli. In quel
momento non feci nulla: ero impotente,
ma attraverso la scrittura, raccontando
un episodio simile, è come se avessi
ottenuto un riscatto personale.
I motivi che ti hanno spinto a scrivere?
Per me la scrittura è un bisogno
ed è altrettanto necessario
instaurare un dialogo con
i lettori. L’ho concepito
come un mero strumento di
intrattenimento al cui centro
vi è il tema dell’abnegazione
dell’eroismo. Tutti i personaggi
del libro cercano un riscatto,
ma non riescono a cogliere le
occasioni che vengono loro
offerte e spesso il loro agire
– nel bene o nel male – non è
frutto di una scelta consapevole;
ne deriva che molte delle scelte
considerabili giuste sono fatte
agendo di istinto oppure frutto di idee
deprecabili che si rivelano giuste.
Ed effettivamente ciò che più colpisce
del libro sono le sfumature: i personaggi
e tutto ciò che a loro si riferisce non
può essere etichettato in toto come
giusto o sbagliato; nella città infetta
di Goodmorning è difficile essere
manicheisti ed è altrettanto difficile non
lasciarsi trasportare da una narrazione
che offre molteplici chiavi di lettura, pur
restando sempre piacevole.
Pasquale Torellini si rifà a Giambattista Basile
P
resentato a Parete il libro di
Pasquale Torellini dal titolo
“Poema di letteratura popolare
amena”. A parlarne sono stati Pasquale
Giustiniani,
prefatore
dell’opera,
ordinario di Filosofia teoretica
nella Facoltà di Teologia dell’Italia
Meridionale, lo storico Nicola
Terracciano, l’ing. Paolo Sangiuliano,
caporedattore della “Rivista Tecnica”
e il dottore Raffaele Tamburrino. Il
prof. Pasquale Giustiniani, prefatore
dell’opera, ha evidenziato che gli scritti
di Torellini ci conducono nel vivo della
narrazione popolare aperta ad una
visione generale dell’esistenza. Per il
prof. Nicola Terracciano, prefatore di
alcuni libri di Torellini, nei racconti di
Torellini c’è lo studio antropomorfo
di una comunità rurale nel periodo
Torellini ai tempi dei suoi racconti
postbellico, ove tutti cercavano di
esorcizzare gli strascichi drammatici
della guerra, la povertà e gli affanni
quotidiani raccontando le vicende
umane con il sorriso sulle labbra. Nel
suo intervento il prof. Terracciano ha
infine tracciato una breve biografia
del letterato prof. Vincenzo Palmiero,
scomparso recentemente, autore di
alcuni testi scolastici e prefatore di
alcuni libri di Torellini.
Per l’ing. Paolo Sangiuliano nella
terra che fu del grande novelliere
Gian Battista Basile, non poteva non
attecchire il racconto popolare che da
secoli ci viene tramandato di bocche
ed orecchie dai menestrelli, giullari,
aedi, teatranti, iacularese dai canuti
saggi. Il dott. Raffaele Tamburrino ha
evidenziato che gli scritti di Torellini
hanno la nobile finalità di riaffermare
i valori della grecità, di cui gli Italiani
ed Europei dovrebbero esserne fieri.
Nella terra paretana, che fu del grande
novelliere Gian Battista Basile, non
poteva non attecchire il racconto
popolare impregnato di sottile ironia e
sagace umorismo.
45
TRADIZIONI
Il ricordo della prima edizione del 2004 e i “sempre presenti”
“Sapori tipici” e musica
...sono quattordici
Viste le tante richieste arrivate, anche quest’anno solo a pochi fortunati spetterà di
partecipare. E Pietro ringrazia la macelleria Staccariello di via Roma
w Italia Mauriello
“S
apori tipici aversani” arriva
alla quattordicesima edizione. L’enogastronomia
aversana targata Costantino, lo storico
ristorante-pizzeria di via Mancone ad
Aversa, che si abbina con la buona
musica dei Fagnoni Group e del tenore
Piero Quirino aspetta tanti ospiti venerdì 27 gennaio 2017. Ad accoglierli ci
saranno come sempre mamma Cristina,
Pietro e Giulia, Lina e Costantino.
46 Abbiamo incontrato proprio il più
giovane del “clan” Turco per parlare
del passato, del presente e del futuro di
questa indovinatissima manifestazione
e Costantino non si è sottratto alle
nostre domande.
“Nel 2004, alla prima edizione - ci
dice Costantino - avevo solo 13 anni
ma ricordo bene l’entusiasmo della
gente che non si aspettava un successo
del genere e che, a dire il vero, non
ci aspettavamo nemmeno noi. Ormai
«Sapori tipici aversani» fa parte della
storia del nostro locale e ogni anno vale
la pena di migliorarci». «Eravamo preoccupati - continua papà Pietro – e sai
perché? Perché i veri piatti della tradizione locale sono sapori forti ed invece
tutto andò bene. Anzi ad ogni portata si
levava dalla sala un applauso. Voglio
raccontare un aneddoto divertente.
Alle 20,00 non arrivava nessuno. Mi
domandavo: vuoi vedere che mi hanno
fatto fesso? Ed invece in un quarto
d’ora arrivarono proprio tutti e tutti, nel
pagare si prenotarono, ringraziando,
per la successiva edizione».
Quando chiediamo a Pietro se ci sono
state persone sempre presenti nei
tredici anni passati ci risponde: «Tanti
sono stati i sempre presenti. Ne nomino
Una serata con il tenore Quirino e Pietro Turco
“Nel 2004 - ci dice
Costantino - avevo solo
13 anni ma ricordo bene
l’entusiasmo della gente
che non si aspettava un
successo del genere e
che non ci aspettavamo
nemmeno noi”
solo alcuni in rappresentanza di tutti
gli affezionati, il prof. Alfredo Oliva di
Cesa, il cav. Silvio Salzillo, il commercialista Isidoro Orabona e «il barbiere»
maestro Franco Rao. Ne approfitto per
ringraziare pubblicamente la macelleria
Mattiello di via Roma (Staccariello)
che ci ha fornito tutti i prodotti che
cucineremo venerdì».
Viste le tante richieste arrivate, anche
quest’anno solo a pochi fortunati
spetterà di partecipare a «Sapori tipici
aversani». Tra i piatti che registreranno
certamente
il
tutto
esaurito
anche quest’anno, l’antipasto,
«A’ fellata mista, o’ formaggio» e «Aulive
e
mulignane
sott’uoglio»,
e
soprattutto
gli attesissimi
assaggi di primi piatti, tra cui figurano
la tipica pasta e fagioli (pasta e fasule),
la caratteristica pasta e ceci (cicere ‘e
tagliarelle) e la saporitissima pasta e
patate (pasta ‘e patane). Bocconi prelibati anche tra i secondi piatti: a trippa
cu a pummarola, braciole di cotica (‘e
braciole è cotene), o’ suffritto (soffritto)
e… i classici «stentinielli» (intestini di
agnelli al sugo).
Tra i dolci anche quest’anno sarà servita
«’a preta ‘e San Glorm» accompagnata
da «‘o limunciello nuostro». A condire
da par suo tutto questo ben di dio ci sarà
come sempre «‘na votta è vino russo».
Resta solo da dire: buon appetito!
47
di Geppino De Angelis
B
obò, chi è costui? Quali
benemerenze aveva conquistato
per ottenere la cittadinanza
onoraria di Aversa? Questi gli
interrogativi che ci hanno posto alcuni
nostri lettori dopo il ‘can-can’ suscitato
dalla decisione della amministrazione
comunale di concedere (con la
sola
astensione
dei
consiglieri
Galluccio e Capasso) la cittadinanza
onoraria a Bobò, ovvero Vincenzo
Cannavacciuolo, rinchiuso per circa 30
anni nell’ex manicomio civile, diventato
poi attore teatrale e cinematografico.
Quella cittadinanza concessa negli
anni scorsi ad illustri giuristi e ad
altri personaggi che hanno onorato in
Italia e nel mondo il nome della nostra
48 città, quella stessa cittadinanza che la
precedente amministrazione comunale
non aveva concesso a quello che è stato
tra i migliori e più valorosi comandanti
dei CC di Aversa, ovvero al Generale di
Corpo d’Armata Cagnazzo, comandante
dei CC quando la compagnia di Aversa
Bobò, chi è costui?
Luigi Andreozzi
aveva competenza territoriale sull’intero
agro aversano e nei limitrofi centri del
‘napoletano’. Molto probabilmente
questo ‘spillo’ ci procurerà critiche ed
accuse ma il fatto è che Aversa è una
strana città dove abbondano targhe,
lapidi, intitolazioni di strade e piazze, e
chi più ne ha più ne metta, sol perché
in molti casi, a….spingere sono stati
parenti ed affini senza che gli ‘onorati’
di tali riconoscimenti abbiano fatto il
classico …tubo per meritarli. Ed in
tale situazione, ci sembra veramente
assurdo, per non dire vergognoso che in
Aversa, se la memoria non ci falla, non
ci sia una strada, una piazza intitolata
ad uno dei più onesti sindaci, ovvero al
Cavaliere don Luigino Andreozzi che,
durante l’occupazione nazista, salvò
dalla deportazione decine e decine di
concittadini, evitando, tra l’altro, che
fosse minato e fatto saltare in aria il
centro storico dove abitava la famiglia
Fiordiliso, imparentata col colonnello
inglese Stevens che, da Radio Londra,
invitava gli italiani a ribellarsi ai nazisti,
come ha ben raccontato, documenti
alla mano, Nicola De Chiara nel suo
libro “Il Podestà Andreozzi, l’uomo
che salvò Aversa”, pubblicato pochi
anni addietro. Dopo oltre settanta anni
dalla fine della guerra e dalla caduta
del fascismo, essere stato un podestà
rappresenta ancora un marchio? C’è
solo da vergognarsi!
Una, cento, mille cittadinanze a Bobò
B
obò rappresenta
la nostra
coscienza sporca
che
ondeggia
sempre
nel
nostro profondo
di ex scimmie. Il
brutto, il malato,
il diverso devono
essere nascosti
perché,
anche
se siamo bellini Bobò
e con l’ostia
sempre in bocca, ci fanno schifo, ci
disturbano.
Ecco perché i tanti Bobò li abbiamo
imprigionati per trent’anni in un manicomio senza che avessero nessuna
colpa. Doppia beffa: malati e pure
condannati. E noi
non
vogliamo
risarcire questi
nostri fratelli con
una
simbolica
cittadinanza onoraria? Una, cento,
mille cittadinanze a Bobò in una
città che ha addirittura dedicato
una piazza ad un
cavallo, Varenne.
E’ inutile non
confessarlo: è duro a morire il fascismo
esistenziale che ancora albeggia in
alcuni figuri che si sono opposti alla
cittadinanza a Bobò. Vergogna, siete
solo brutti, sporchi e cattivi aversanielli. Questo razzismo duro a morire,
questa idea disumana della vita hanno
fatto crescere l’Anticristo in Hitler. E’
sempre poco poco l’amore che si dà agli
altri. Ci vogliono vagonate di carezze,
di sorrisi, di parole buone per cambiare
questo mondo miserabile. Io, sorpreso e
attonito per tanta fraternità, ho accolto
con urli di gioia la cittadinanza onoraria
a Bobò che rende massimo onore ad
un’amministrazione che, sinceramente,
non mi ha mai entusiasmato. A proposito di altre future cittadinanze onorarie e
monumenti da concedere ai cosiddetti
“normali”, stiamo attenti a verificare
con rigore la vita e le opere di personaggi che hanno attraversato la vita
politica e civile della nostra città, come
non sempre è accaduto sia di recente sia
in passato.
Franco Terracciano
49
STORIE
L’area che lo ospitava oggi porta il nome di piazzetta Valentino Nicola De Simone
Il Mulino De Simone, storia
di un miracolo industriale
I fondatori furono Valentino Nicola e suo fratello Domenico. Aveva duecento operai
ed era tecnologicamente avanzato per i tempi. Più di mezzo secolo di grande attività
w Nicola De Chiara
O
ggi quella piazza di Aversa
porta giustamente il nome di
Valentino Nicola De Simone,
uno dei protagonisti dello storico mulino De Simone, una delle prime e più
importanti industrie alimentari sorte in
Italia e nella nostra Aversa.
I De Simone sono originari di Trentola
dove il papà di Valentino Nicola, Ferdinando, aveva un avviato commercio
all’ingrosso di granaglie. Valentino
50 Nicola cominciò presto a lavorare
con il padre: siamo negli ultimi anni
Il mulino De Simone negli anni Trenta del Novecento
Valentino Nicola De Simone
dell’Ottocento. Poi impiantò un piccolo
mulino a palamenti (di pietra) a Trentola ed un piccolo pastificio ad Orta di
Atella.
Dopo qualche anno, aveva già superato
i trent’anni, precisamente nel 1913,
fondò con il fratello Domenico la
ditta “F.lli De Simone attrezzando un
moderno molino e pastificio ad Aversa,
La scelta di costruire
nei pressi della
stazione ferroviaria
derivò dalla necessità
di scaricare dai
vagoni il grano
prodotto in Italia
e anche all’estero
nei pressi della stazione ferroviaria, che
divenne ben presto il più importante
molino a cilindri della zona.
La scelta di costruire nei pressi della
stazione ferroviaria derivò dalla necessità di scaricare direttamente dai vagoni
ferroviari il grano che proveniva dalle
zone di produzione italiane ed estere
(in quei tempi era molto usato il grano
tangarov, che arrivava dall’Ucraina e
che aveva una resa molto alta).
Lo stabilimento aversano, tecnologicamente all’avanguardia per i tempi,
era azionato ad energia elettrica ed
interamente automatico per quanto
attiene la discarica e la macinazione dei
grani. Fu dotato di strumenti per l’essicazione artificiale delle paste (la pasta
era a quei tempi essiccata all’aria con
tutti i problemi igienici e qualitativi che
continua a pag. 52
51
STORIE
Il Mulino De Simone, storia di un miracolo industriale
Ferdinando De Simone
Antonio De Simone
potevano derivare da questo tipo
anni Sessanta e Settanta del secolo
di lavorazione). Lo stabilimento
scorso, tutti dismettono l’attività,
occupava circa duecento operai e
lasciando lo spazio alle aziende
52
i due fratelli si organizzarono in
del nord più organizzate e più effimodo molto preciso: Valentino
cienti. Anche il mulino De Simone
Nicola si interessò dell’ammichiude i battenti.
nistrazione, degli acquisti, delle
La grande struttura, che si svilupvendite e delle promozioni, menpava su un’area di circa quindicitre il fratello Domenico si dedicò
mila metri quadrati, viene rilevata
alla produzione. In questo modo
e abbattuta per fare posto ad un
sia il molino che il pastificio
parco residenziale. Queste straorprosperarono economicamente e
dinarie notizie sullo storico mulii De Simone diventarono anche il
no De Simone di Aversa ci sono
fornitore delle forze armate.
state fornite dal signor Antonio
Il 15 febbraio del 1921 Valentino
De Simone, figlio di Ferdinando,
Nicola De Simone fu nominato,
che ha continuato comunque nel
con il brevetto 792 del settore
settore della pasta arrivando alla
industria, cavaliere del lavoro,
direzione generale della Barilla a
non solo per le attività lavorative
Parma, dove è stato impiegato fino
svolte ma anche per le grandi
al Duemila.
qualità umane: durante la guerra
“L’unica mossa che avrebbero
aveva approvvigionato di derrate
potuto fare i pastifici del sud, ed in
alimentari la popolazione trentoparticolare quelli della Campania,
lese per diversi anni ed era stato
per non chiudere - ci dice Antonio
molto generoso, successivamente,
De Simone - era quella di assonel devolvere somme a favore
ciarsi, per creare un stabilimento
degli invalidi di guerra.
centrale con un unico marchio,
Nel 1934 muore Domenico e
investendo le risorse di ognuno in
l’azienda rimane solo al fratello Una pubblicità del mulino degli anni Trenta un unico impianto. Unico modo
Nicola che ne resta al comando
per liberarsi di tutti i costi che avefino al 1953, anno in cui l’attività, per dai pastifici del nord che nel frattempo vano singolarmente. Si riunirono anche
la sua morte, passa al figlio Ferdinando. si sono organizzati sia tecnicamente per fare un’operazione di questo genere
I tempi sono, però, cambiati: le aziende che dal punto di vista manageriale. Nel ma l’accordo non si trovò e questo
del sud si vedono aggredire dai mulini e giro di un decennio o poco più, tra gli significò la fine per tutti”.
53
L’ESCLUSIVA
Si conclude la storia di Salvatore de Chiara sulla zona di Ponte Mezzotta
Le belle masserie Vergara,
Bagnara e Aversano
Poco resta di visibile dell’antica Friano, ormai distrutta ed abbandonata la
vecchia chiesa, sono scomparse le strutture della grande masseria Vergara
w Salvatore de Chiara
E
sisteva in quella località una
antica masseria dotata di casa
colonica, taverna, forno e stalle
di macellazione, che per tutto il ’600
fu proprietà della famiglia Verde. Nel
1667 la masseria fu acquistata da Carlo
Vergara, Duca di Craco, la cui famiglia
fu per molto tempo proprietaria del
fondo e delle attività connesse, su di
queste ultime si sviluppò una lunga e
complessa controversia giudiziaria tra
54 i proprietari e la città di Aversa. Infatti
sin dal 1619 un decreto della Camera
della Sommaria riconosceva alla taverna ed al taverniere il diritto di vendere
pane, vino, carne ed altri commestibili,
godendo della esenzione da tasse e gabelle, il che si traduceva in un vantaggio
per i compratori che potevano lucrare
prezzi più bassi, una situazione che
gli amministratori cercarono costantemente di contrastare sottoponendo a
tassazione i proventi delle vendite.
Tra le alterne vicende che per oltre un
secolo videro susseguirsi almeno tre distinte e divergenti pronunce dell’autorità
giudiziaria, emerge come costante che
l’esenzione dalle gabelle sulla vendita
di commestibili potesse essere applicata
soltanto a beneficio dei viandanti ma
non degli aversani che sarebbero invece
stati soggetti al prezzo pieno.
Nel medesimo punto di questa prima
masseria con taverna ne sorgeva anche
una seconda che, sin dal 1629, appartenne ai duchi Ruffo di Bagnara: fu anche questa oggetto di una controversia,
risolta, però, con la sola ingiunzione al
pagamento, con la città di Aversa, per
la riscossione dei tributi derivanti dalla
vendita di generi alimentari.
Nel 1735 fu raggiunto un compromesso
Stemma della famiglia Vergara
tra i proprietari ed il taverniere della
masseria Vergara e la Città di Aversa
che consentiva la vendita di alimentari
nelle annesse “maccheronia”, “macelleria” e “mozzarelleria” della taverna
anche agli aversani, a condizione che
essi fossero consumati sul posto e non
fossero trasportati in città, per quanto
approvato dal Tribunale della Portolania, tale accordo fu successivamente
revocato dagli eletti della Università di
Aversa senza che la disputa giungesse
ad una definitiva soluzione. Il contrasto
perse di rilevanza nella seconda metà
del XVIII per effetto delle riforme
fiscali introdotte da Carlo III.
La vendita di prodotti alimentari è
stata l’attività prevalente del casale
Friano/Mezzotta che è continuata fino
ad epoche recenti. L’importanza della
zona, posta a al centro di una ricca area
agricola a cavallo di una via obbligata
da nord verso Napoli, ne faceva il
luogo privilegiato per gli scambi
commerciali, in modo particolare
con i viaggiatori. L’attività doveva
essere particolarmente nota e rilevante, se ne ritrovano echi persino
nel libretto che il napoletano Francesco Cerlone scrisse per l’opera
“La Finta Parigina” su musiche di
Cimarosa.
L’ultima grande taverna di Ponte
Mezzotta fu quella della famiglia
Aversano, che furono dapprima
affittuari e poi gestori in proprio
di una rinomata struttura di ristoro
per viaggiatori e cavalli tra il 1790
ed il 1924. Poco resta di visibile
dell’antica Friano, ormai distrutta
ed abbandonata la vecchia chiesa,
i cui arredi sono in parte custoditi
presso la nuova chiesa dedicata
sempre alla Madonna delle Grazie,
sono completamente scomparse
anche le strutture della grande masseria
Vergara, così come è stata smembrata
e parzialmente abbattuta anche la
masseria Aversano.Pur se l’epoca dei
lunghi viaggi via terra è terminata e le
evoluzioni economiche e sociali hanno
profondamente mutato le dinamiche
aversane, permane tuttora una fiorente
attività di vendita di alimentari nella
zona di Ponte Mezzotta, ove sorgono
anche diversi caseifici.
2 - fine
Le nostre più sentite condoglianze al
cav. Felice Parisi, amico di NerosuBianco, per la perdita della cara e amata
moglie, Dina Migliorelli, scomparsa
il 24 dicembre del 2016, e ai suoi due
figli, Francesco e prof.ssa Maria.
55
L’EVENTO
Anche ad Aversa grazie al Dirigente Izzo si è tenuta la “Notte Nazionale dei Licei Classici”
Il “Cirillo” ha vissuto
una serata magica
Ospiti d’onore l’attore, scrittore e drammaturgo Peppe Lanzetta e il campione
del mondo e vice campione olimpico di boxe Clemente Russo
w Italia Mauriello
A
rriva anche ad Aversa la Notte
Nazionale dei Licei Classici.
Grazie alla sensibilità del neo
dirigente scolastico Luigi Izzo, alla professoressa Sabrina Romano, segretaria
dell’Associazione italiana di cultura
classica (A.C.C.) per la sezione di Terra
di Lavoro (il sodalizio che promuove
l’evento a livello nazionale), all’abnegazione dei docenti, alla disponibilità
di tutto il personale e alla passione
56 degli studenti, il Liceo “Cirillo” (storico
istituto tra i più antichi licei d’Italia con
oltre 150 anni di storia) ha vissuto una
serata magica. Tanti eventi dentro e fuori la struttura di via Corcioni che hanno
calamitato l’attenzione complessiva di
quasi duemila persone.
Esibizioni musicali - anche perché il
“Cirillo” da alcuni anni è anche liceo
musicale, di danza, di recitazione - che
gli allievi della scuola con grande
bravura hanno offerto al numeroso e
fin troppo festoso e rumoroso pubblico
presente.
A rendere ancora più prestigiosa l’iniziativa la presenza del Sottosegretario
ai Beni Culturali, l’on. Antimo Cesaro,
intervenuto anche per amor nostalgico
in quella che negli anni Ottanta fu la sua
scuola e che lo vide anche rappresentante di istituto. Al tavolo istituzionale
vi erano oltre ad Izzo e Cesaro ed il vescovo di Aversa Angelo Spinillo, anche
il vicesindaco Federica Turco e il presidente del consiglio scolastico Sergio Di
Meo. Ospiti di eccezione introdotti da
giovani studenti e moderati dal nostro
direttore Giuseppe Lettieri, anche lui
ex rappresentate di istituto del Cirillo,
sono stati l’attore, scrittore e drammaturgo Peppe Lanzetta e il campione del
La grande festa al liceo classico di Aversa
A rendere ancora più
prestigiosa l’iniziativa
la presenza del
Sottosegretario ai
Beni Culturali, Antimo
Cesaro, intervenuto in
quella che fu negli anni
Ottanta la sua scuola
mondo e vice campione olimpico di
boxe Clemente Russo. “Una iniziativa
molto bella - ha detto Lanzetta - perché
non solo mi ha messo in contatto con i
tantissimi giovani presenti, ma che mi
ha fatto notare la loro passione e il loro
entusiasmo nel presentare i loro piccoli,
ma intensi spettacoli. A loro ho lanciato
un messaggio di speranza in momenti
che non sono facili. Come dico nel
corto sul geniale musicista aversano Ci-
marosa, ci possono rubare tutto, la casa,
i soldi ma non i sogni. Sognate, non fatevi togliere mai la libertà, scegliendo le
strade migliori, senza farvi tentare e lo
dice uno nato e vissuto in un quartiere
difficile come Piscinola, a pochi metri
da Scampia, dalle strade più semplici ed
apparentemente più redditizie”.
Clemente Russo ha lasciato un messaggio chiaro ai giovani presenti in sala.
“Lo sport, l’arte, la musica - ha detto
il campione - sono passioni importanti
da coltivare ma l’impegno per la scuola
deve esser sempre in primo piano. Il
mio allenatore, il grande maestro Brillantino, se non raggiungevo almeno la
sufficienza a scuola, i guantoni me li
faceva posare”. L’iniziativa promossa
dal Ministero della Pubblica Istruzione
è nata qualche anno fa da un’idea del
professore siciliano Rocco Schembra
e grazie al dirigente scolastico Izzo si
è tenuta anche allo storico Cirillo di
Aversa.
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corsi pomeridiani di spagnolo
uscita Aversa sud
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57
STORIA NOSTRA
Dopo l’accaduto tutto il rione andò a giocare i numeri al bancolotto
Aversa e il dramma di
Maddalena Pennacchio
w Antonio Marino
M
addalena Pennacchio, originaria di Giugliano, venne
da queste parti all’inizio del
novecento unendosi in matrimonio con
un aversano di nome Umberto. Col
quale andò a vivere in un appartamentino, sito nel più popolare quartiere
cittadino, composto da un monolocale
con servizi a pianterreno e una stanza
con annesso stanzino al piano superiore.
Una casa non grande ma ben divisa, con
sopra la camera da letto e un ripostiglio,
sufficiente per i loro bisogni. Che si
svolgevano prevalentemente nel basso
al piano terra, che fungeva un po’ da
tutto anche da banco di lavoro.
58
Umberto, infatti, faceva il calzolaio,
era molto bravo, e non gli mancava la
clientela che, in certi periodi, era anche
Aversa, Porta Napoli negli anni Venti
di avanzo. Maddalena,
oltre a sbrigare le faccende
casalinghe e ad uscire per
le compere, lo aiutava a
cucire le tomaie.
Si era all’uopo comprata
una macchina a bracci o
con la quale, cambiando
i dischetti, era in grado di
eseguire diverse operazioni dai ricami ai rattoppi
che, a quell’epoca, andavano di moda.
I due lavoravano di
comune accordo con la
compagnia della gente del
rione, che, passando davanti al loro uscio, spesso
entrava nella casa-bottega
trattenendosi a ciarlare.
Parole senza costrutto,
STORIA NOSTRA
messe fuori alla buona dalla bocca di
persone semplici, che davano tono alla
giornata in mancanza d’altro diversivo.
Interrotte di tanto dalla voce dei venditori ambulanti che portavano a spasso su
carrettini le loro mercanzie, attorniati da
un nugolo di ragazzini che gli facevano
festa. Le cose andavano - non soltanto
per la nostra coppia - in questo modo,
quando cominciarono a soffiare venti di
guerra che portarono al primo conflitto
bellico. Che, anche se svoltosi lontano
dai nostri lidi, portò scompiglio un po’
in quasi tutte le famiglie che videro partire per il fronte i loro uomini più validi.
Tra essi partì, verso la fine del 1915,
anche il nostro buon calzolaio Umberto
lasciando la moglie sola e sconsolata.
Donna di carattere, energica e decisa,
Maddalena poco per volta si dette
coraggio trovando conforto (aiutata da
un’amica) nel lavoro che era solita fare.
Portandolo avanti con tale lena de essere
da esempio a tutte le altre donne che, per
via degli eventi, erano venute a trovarsi
nella sua stessa situazione.
E mentre Lei trascinava così la vita,
Umberto era impegnato in una logorante guerra. di trincea su per le Alpi, da
dove ne uscì malconcio. In un corpo a
corpo col nemico, infatti, si buscò una
baionettata al torace che, forandogli il
polmone, lo spedì in un vicino Ospedaletto di
Campo. Dove, ricevute le prime cure, i
sanitari del posto pensarono opportuno
farlo trasportare in un Ospedale militare
più consono alla bisogna. Dopo un paio
di mesi di degenza, non potendo essere
utilizzato in servizi sedentari (data la
ferita riportata), fu dimesso e rimandato
a casa.
Fu accolto come un eroe e gli si fece
gran festa; qualche gi orno dopo, riprese
subito il suo lavoro interrotto forzatamente accanto alla moglie Maddalena.
Purtroppo, nonostante la buona volontà,
Umberto non riuscì più ad essere quello
di prima: la ferita, non curata dovutamente, gli doleva compromettendone
la respirazione …sulla quale influivano
anche i materiali che usava.
Tirò avanti come poteva, per poco tempo, poi disperato lasciò tutto allettandosi
e la sua fu una lunga agonia che lo
consumò lentamente.
Spirò di notte, alla luce di una fioca
candela che metteva paura, e la moglie
-e qui accadde un fatto incredibile - gli
rimase vicino nell’ansiosa attesa dello
spuntar dell’alba. Ad un certo punto
la donna, spinta da un’impellente necessità, si alzò per recarsi in bagno e,
fatto qualche passo, non riuscì ad andare
avanti in quanto trattenuta (da dietro)
dallo scialle che si era impigliato in un
tubolare del letto.
Credendo che fosse il marito a trattenerla, fu assalita dal panico e tremando
come una foglia cominciò a gridare:
“Umbè lasciami, non è questo il momento di scherzare (tutto in dialetto
napoletano), non farmi morire… non
portarmi con te... lo sai, ti ho voluto
molto bene, lasciami andare”.
Ma Umberto non poteva risponderle e
Maddalena, facendosela sotto, incalzava con voce sempre più alta: “Umbè
lasciami… non farmi morire… non ti
farò mancare fiori e lumi al cimitero…
lasciami”. I suoi strilli giunsero alle
orecchie dei vicini che accorsero sul posto e, rendendosi subito conto di quello
che era accaduto, tentarono di calmare
la malcapitata …non sapendo se ridere
o piangere. Il giorno dopo, tradotto
l’accaduto in numeri, tutto il rione li
andò a giocare al bancolotto - come si 59
usa da queste parti - e solo pochi furono
i fortunati …a vincere il terno.
STORIA NOSTRA
Uno straordinario documento ritrovato nell’archivio storico del Banco di Napoli
La vendita della biblioteca
di Niccolò Jommelli
w Enzo Della Volpe
S
tavamo leggendo il libro di Flavia
Luise, “Librai Editori A Napoli
nel XVIII Secolo”, quando a pagina 176 del testo leggevamo: «Michele
Stasi nel 1775 riprende ad acquistare
libri usati, ricorrendo alle segnalazioni
di comuni amici, come avviene per i
volumi del defunto Nicola Iommelli,
vendutigli dal fratello Ignazio, religioso
agostiniano». Al testo seguiva la nota
(11): Archivio Storico del Banco di
Napoli, giornale copiapolizze, Banco
di S. Maria del Popolo, matricola 2205,
pagina 221. La meraviglia fu tanta che
interpellammo il responsabile dell’Archivio citato, il quale, visto il nostro
60
entusiasmo, ci aiutò non poco nella
ricerca del documento citato nel libro.
Niccolò Jommelli muore a Napoli nella
La prova che il fratello Ignazio vendette i libri di Niccolò Jommelli
notte del 25 agosto 1774 in conseguenza di un attacco apoplettico avuto nei
giorni precedenti. Egli avrebbe preferito
morire ad Aversa, nella sua città natale,
ma fu per puro caso che morì a Napoli,
il trapasso lo colpì proprio nei giorni
in cui i medici gli avevano consigliato
di lasciare la città di Napoli. Seppellire
STORIA NOSTRA
Jommelli a Napoli fu, invece, la volontà
di suo fratello Ignazio, all’epoca “Padre
maestro” agostiniano. La salma fu
esumata, appunto, nel suo convento,
nell’antica chiesa di Sant’Agostino alla
Zecca o Sant’Agostino Maggiore, nella
cappella San Tommaso da Villanova.
(La chiesa è nel quartiere di Forcella,
dal dopo terremoto del 1980 è chiusa al
culto). La sepoltura di Niccolò a Napoli,
forse, voleva essere un vanto personale
di Ignazio, conservare nella sua chiesa
le spoglie del fratello.
A distanza di pochi mesi dalla morte di
Niccolò Jommelli, Padre Ignazio metteva in vendita la biblioteca appartenuta
al fratello. In quegli anni a Napoli, capitale del Regno di Napoli, era fiorente il
mercato del libro usato. Probabilmente,
la vendita della biblioteca di Jommelli
comprendeva non solo libri, ma anche
dei manoscritti del Maestro. Comunque, il tutto fu acquistato dal libraio
Michele Stasi. Gli Stati, antica famiglia
di librai, acquistavano e vendeva libri
provenienti da prestigiose biblioteche
private, libri appartenuti a nobili famiglie. Erano questi che, all’epoca,
disponevano di risorse economiche tali
da acquistare libri. La vendita dell’in-
tera biblioteca di Jommelli avvenne
il 19 novembre 1774, il libraio Miche
Stasi pagò 203 ducati. All’acconto, in
contanti, versò a Ignazio la somma di
146 ducati; la parte restante, 57 ducati,
gli furono pagati con polizza, scadenza
2 gennaio 1775.
La libreria degli Stasi era conosciuta
in tutta Napoli, e non solo, si trovava
di fronte al monastero di San Gregorio
Armeno. Michele Stasi, e suo figlio Gabriele furono protagonisti della nuova
“stagione ideologica” che precedette la
rivoluzione napoletana del 1799.
A partire dalla seconda metà del Settecento, padre e figlio, entrambi editorilibrai, intrapresero a proprie spese una
serie di pubblicazioni e ristampe,
condizionati e condizionando uomini
di legge, colti religiosi e intellettuali.
Gli Stasi, inseritisi nella vita culturale
del ‘700, furono partecipi con le loro
vicende personali delle nuove idee, e
con la loro attività editoriale testimoniarono come il libro non fosse soltanto
una merce in vendita, ma lo strumento
per una formazione ideologica e per
una convinta adesione agli ideali degli
illuministi. L’opera degli Stasi fu fondamentale per il diffondersi degli ideali
rivoluzionari, in nome della libertà di
stampa, che Gabriele pagò a caro prezzo, prima con la censura borbonica, e
poi con l’arresto nel giugno del 1800.
Gli Stasi furono anche gli editori delle
opere di Gaetano Filangieri, anzi, era
un loro amico di famiglia. Supponiamo
che parte dei libri di Jommelli siano finiti nella biblioteca del Filangieri. Oggi
la biblioteca fa parte del ricco “Museo
Filangieri” di Napoli, meta di turisti e
studiosi.
La traduzione del documento: “A don
Michele Stasi ducati cinquantasette.
E per esso al Padre maestro Ignazio Iommelli, agostiniano e sono a
compimento di ducati 203, stante li
mancanti ducati 146 ce li pagò fin dalli
19 novembre 1774 di danaro contante,
e detti sono per prezzo e valore di tanti
libri usati del fu Don Nicola Iommelli
suo fratello, che li ha venduti il detto
padre maestro, precedente nota d’appuntamento fatto da periti di comune
consenso, chiamandosene ad invicem
contenti e soddisfatti, senz’avere altro,
che pretendere, ne esso Padre maestro
da esso, ne esso da lui per tal causa. E 61
per esso a Don Domenico Fassica per
altritanti. E per esso al detto ut supra”.
MUSICA
Serata magica ai “Magazzini Fermi” con il grande talento di Grumo
Walter Ricci
in ...canta Aversa
“Un locale diverso, da atmosfere quasi newyorkesi - ha detto Ricci - ed è davvero
stato bello suonare qui. Se ci invitano di nuovo torneremo volentieri”
w Giuseppe Lettieri
S
erata magica grazie al talento di
Walter Ricci ai “Magazzini Fermi”. Nel locale ubicato nell’ex
consorzio agrario, che un gruppo di giovani imprenditori locali ha trasformato
in una vera e propria sala da concerto e
non solo, l’astro nascente della musica
italiana, in compagnia di un batterista di
grande talento come Elio Coppola e al
bravo bassista Daniele Sorrentinoa ha
suonato il piano e ammaliato con la sua
62 voce il numeroso pubblico presente.
Walter Ricci, dalla sua natìa Grumo
Nevano ha mostrato il suo particolare
affetto verso Aversa, città alla quale è
molto legato, sostituendo in un brano
il nome della città presente nel testo
originale con quello dell’antica contea
normanna.
Il cantante che, appena tre mesi fa,
unico italiano ed europeo,
su una selezione mondiale
alla finale del Monk Jazz
Festival di Los Angeles
(dove in giuria presidente
era Quincy Jones), che ha
duettato con i grandi nomi
della musica mondiale,
dall’italiano Biondi a Michael Bubblè, ha particolarmente apprezzato la serata
aversana.
“Un locale diverso, da atmosfere quasi newyorkesi
Il trio Ricci si è esibito ai “Magazzini”
- ha detto Ricci - ed è davvero stato bello suonare
con la canzone “Dentro un film”, ha qui. Se ci invitano di nuovo torneremo
trionfato al festival Europeo di Souci in volentieri”.
Russia, vinto per la prima volta da un E se lo dice lui che è presente spesso
italiano, esibendosi su un palco che nel- nei migliori club di New York dove
la stessa serata ha visto tra i tanti ospiti tiene frequenti concerti ci crediamo e lo
cantanti come Sting e Richy Martin e aspettiamo per una nuova magica notte
che appena lo scorso anno era arrivato, di musica.
Natale d’autore con i “Figli delle Stelle”
N
el cartellone natalizio proposto
dall’Amministrazione
Comunale non poteva mancare
l’ormai appuntamento tradizionale con
la compagnia “I Figli delle Stelle” che
da dieci anni riempiono di buon umore
il Natale di molti aversani. E così in un
Teatro Cimarosa preso d’assalto dal
pubblico, la compagnia ideata da Lia
Cantile, con il sostegno di don Michele
Salato, presso la parrocchia di Sant’Audeno, ha portato in scena il capolavoro
di Eduardo Scarpetta “Miseria e Nobiltà” che, nella versione cinematografica
del 1954, fu interpretato dall’immenso
Totò, da una giovanissima Sofia Loren,
e dall’indimenticabile Dolores Palumbo. La commedia in due atti è stata
Lo spettacolo de I Figli delle Stelle
davvero un connubio di perfezione. I
ragazzi, alcuni dei quali ormai si sono
fatti grandicelli, hanno dato il meglio di
se e si sono tutti impegnati nei loro ruoli,
compreso il nostro amico e collaboratore di NerosuBianco, Giuseppe Chiatto,
nel ruolo di Bebè lui che più che un figlio è uno zio delle Stelle. Bravo anche
Sasà Giocondi con le sue acconciature
e i tecnici, la costumista e tutti coloro
che portano nel cuore questa bellissima
iniziativa sociale che sono i Figli delle
Stelle. Una iniziativa sociale che con
l’abnegazione di Lia Cantile è andata
oltre trasformando alcuni di questi ragazzini in aspiranti attori professionisti
e uomini di spettacolo. Stiamo parlando
di Tonino Turco e Mirko Mangiacapra,
ora sono cresciuti e lasciano la compagnia, perché come ha detto Lia è ora
che lascino questo treno per approdare
a nuove esperienze artistiche.
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