AVERSA - Nero su bianco
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AVERSA - Nero su bianco
Il miracolo di “Striscia la Notizia”, rifiuti via in 24 ore “La Maddalena che vorrei”, nasce il comitato Scuole, le soluzioni arrivano solo sui social N. 1 | ANNO XX | 22 GENNAIO 2017 | PERIODICO DI CULTURA VARIA | DISTRIBUZIONE GRATUITA | www.nerosubiancoaversa.com 1998 - 2017: ventesimo anno di pubblicazione Amrik, una morte che fa discutere e addolora Il mulino De Simone miracolo industriale Addio, Antimo, persona perbene Il suino docente di Franco Terracciano Urbanistica, il settore più caldo della politica Asse mediano, così ci scappa il morto Artigiani, Tonino Della Volpe li ricorda tutti La scoperta aversana affascina anche Sgarbi Tutti pazzi per il Guercino 2 SOMMARIO PRIMO PIANO 06 I capolavori di S. Francesco e le opere che Aversa reclama LA STORIA 14 Scende in campo il comitato “La Maddalena che vorrei” AVERSA 22 Parco Coppola, un rimedio peggiore del male ADDII 26 Lascia un vuoto la morte di padre Vincenzo Romano TRADIZIONI 46 “Sapori tipici” e musica ...sono quattordici L’EVENTO 56 Il “Cirillo” ha vissuto una serata magica STORIA NOSTRA 58 Aversa e il dramma di Maddalena Pennacchio PERIODICO DI CULTURA VARIA DELL’AGRO AVERSANO A DISTRIBUZIONE GRATUITA L’Editoriale di Giuseppe Lettieri Stupore e meraviglia, ma non c’è solo il Guercino D opo la pausa natalizia, eccoci nuovamente a voi, cari lettori, in questo 2017 che segna l’inizio del ventesimo anno di pubblicazione di Nerosubianco. Le festività natalizie appena trascorse sono state segnate da diversi avvenimenti. Tra questi vogliamo senza dubbio ricordare la vicenda del Guercino ritrovato. Il prezioso dipinto, che da sempre fa bella mostra di sé, nella prima cappella di destra della monumentale chiesa di San Francesco delle Monache è stato visionato anche da Vittorio Sgarbi. E così sui media e sui social network stupore e meraviglia l’hanno fatta da padrone. Ma come un Guercino ad Aversa? Allora, come direbbe Sgarbi, “capre, capre, capre”. Perché vi meravigliate della presenza di tale capolavoro? Perché non indirizzate lo stesso interesse e stupore verso il degrado e l’abbandono in cui si trova il ricchissimo patrimonio artistico aversano? Aversa con i suoi casali, forse in molti lo ignorano, fino alla metà del Settecento era tra le prime città del meridione e molti dei grandi artisti, da Spagnoletto a Pietro da Cortona, da Marco Pino da Siena a Solimena, hanno lasciato loro testimonianze in città. Il problema, semmai, sarebbe il fatto che un simile tesoro, che potrebbe in altri contesti portare ricchezza e lavoro, qui è totalmente ignorato. Lasciare nel degrado la Cona d’altare della Maddalena, uno dei massimi Coordinamento Editoriale Vito Faenza Anno XX n° 1 - 22 Gennaio 2017 Segreteria di Redazione Raffaele De Chiara Direttore Responsabile Giuseppe Lettieri Garante dei Lettori Franco Terracciano Direttore Editoriale Nicola De Chiara Fotografie Nicola Baldieri Consulente di Redazione Giuseppe Cristiano Editore Associazione Dimensione Cultura capolavori della scultura meridionale del Cinquecento, è il chiaro segnale di quanto l’arte goda poca attenzione nella nostra città. Prima di chiudere, un pensiero corre a tre amici che non ci sono più. Il tragico addio all’esistenza del nostro amico Michele Marino, una vita dedicata alla famiglia e alla lotta per il lavoro che gli era stato negato (era in corso una causa contro l’ex consorzio GeoEco) ma che non gli aveva tolto per anni il sorriso, un sorriso che nascondeva un forte malessere interno che aveva saputo celare non solo agli amici ma anche agli affetti più cari. Ed il sorriso, il suo bellissimo sorriso, si è spento anche per Mariagrazia Cannavale che, a soli 44 anni, è stata portata via da un male incurabile. Ed infine un pensiero va 3 anche ad Antimo Castaldo. Rimarranno nel nostro cuore e di tutti coloro che li hanno conosciuti e voluti bene. nerosubiancoaversa.com Nero su Bianco [email protected] Periodico registrato presso il Tribunale di S. Maria C.V. al n. 514 del 17.11.1998 Redazione Via Michelangelo, 108 - Aversa (Ce) Tel. 081.198.14.930 - 388.19.87.510 www.nerosubiancoaversa.com e-mail: [email protected] Stampa Tuccillo Arti Grafiche srl Afragola (Na) PRIMO PIANO Ad Aversa scoperta a S. Francesco una pala di uno dei massimi pittori del Seicento Un Guercino ad Aversa ed arriva Vittorio Sgarbi A fare la straordinaria scoperta è stato il prof. Massimo Pulini, grande esperto del pittore di Cento. Negli anni Novanta solo per un caso non fu trafugato w Giuseppe Lettieri D 4 urante le festività natalizie ad Aversa ha tenuto banco una sensazionale scoperta. Grazie al professore Massimo Pulini, ordinario di pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna e assessore alla cultura del Comune di Rimini, si è scoperto che un quadro, presente nella prima cappella di destra nella monumentale chiesa di San Francesco delle Monache, raffigurante l’Assunta, porta la firma di uno dei massimi pittori del Seicento italiano: Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Pulini, tra i massimi esperti del pittore nativo di Cento, è risalito al Il Guercino di Aversa raffigura l’Assunta dipinto “aversano” attraverso i riscontri con il libro mastro del grande artista, dove sono annotati i pagamenti e la definizione dell’opera nonché un bozzetto della stessa. Per questo l’esperto è arrivato in città accolto dal rettore della chiesa, don Pasqualino De Cristofaro, dal sindaco Enrico De Cristofaro e dall’assessore alla cultura Alfonso Oliva. E nell’ammirare il quadro da vicino non ha avuto dubbi sull’attribuzione al Guercino. “L’importanza dell’opera è dovuta – ha PRIMO PIANO detto Pulini agli organi di stampa - non solo alla firma della grande artista, ma al fatto che è una delle poche opere del grande Maestro, rimasta dal momento della sua realizzazione, nel posto per il quale era stata realizzata, vale a dire l’altare di una cappella delle suore clarisse di Aversa”. A suggellare la scoperta l’arrivo in città il giorno seguente del noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, accompagnato dalla giovane studiosa aversana Alessandra Sgueglia che si è subito recato a San Francesco e visionando l’opera non ha espresso dubbi sull’autenticità dell’opera. Il quadro in questione già dall’Ottocento era stato, da Gaetano Parente, attribuito al noto Il Guercino di S. Francesco ha bisogno di un restauro. La soddisfazione di don Pasqualino che ha ricordato le monache di clausura pittore napoletano seicentesco Bernando Cavallino, legato artisticamente alla pittura di Massimo Stanzione. Il noto storico aversano probabilmente fu tratto in inganno dai forti richiami soprattutto nel manto della Madonna con lo stile dell’artista napoletano. Il quadro, oggi all’attenzione dei critici, negli anni Novanta fu anche oggetto di interesse dei ladri che solo per alcune circostanza fortuite non riuscirono a ultimare il furto lascando la tela tagliata su un lato. Adesso però, in attesa anche della definitiva certificazione della paternità del Guercino, all’opera, appare evidente che occorra un restauro del dipinto, al fine di ridare i colori dell’opera, opacizzata dal tempo. Un restauro, che a detta anche dello stesso Sgarbi, non si tratterebbe di un intervento profondo e complesso, ma più di una pulitura, che ovviamente dovrebbe esser svolto da personale ad alta specializzazione. Contento don Pasqualino che per l’occasione ha voluto ricordare anche le monache di clausura, che ci hanno lasciato tante testimonianze artistiche. 5 PRIMO PIANO Una scoperta che ha destato molto interesse anche tra i non cultori d’arte I capolavori a S. Francesco e le opere che Aversa reclama Felicori, il direttore della Reggia di Caserta, si è offerto per il restauro ma pensi a restituire prima le nostre opere artistiche presenti da anni, troppi, nel palazzo reale w Giuseppe Lettieri L 6 a scoperta dell’Assunta del Guercino in San Francesco ha destato molto clamore, nella nostra “strana e pazza” città. Tutti meravigliati che ad Aversa si trovasse un simile capolavoro, anche se la maggioranza dei commentatori sul web poco o nulla sa del pittore di Cento, e soprattutto ha ignorato per anni altri dipinti importanti che si trovano nella chiesa monumentale di San Francesco delle Monache, uno dei massimi capolavori del barocco napoletano. Infatti basti pensare che nella seconda cappella di sinistra si trova la “Natività”, opera firmata da Pietro da Cortona, tra i massimi protagonisti dell’arte barocca in assoluto o che sull’altare maggiore si trova l’Estasi di San Francesco di Juseppe de Ribera detto lo Spagnoletto, tra i massimi protagonisti della pittura europea del seicento, per comprendere di quanto sono strani molti nostri concittadini. E poi la classica ciliegina sulla torta arriva quando si scopre che l’opera dovrebbe esser restaurata e per far ciò occorrerebbero tra i 10.000 e i 20.000 euro, somma di danaro non certo impossibile da reperire, e subito si fa avanti il direttore della Reggia di Caserta, che lancia la proposta di portare il quadro nel palazzo vanvitelliano e di esporlo lì. L’apparente nobile intenzione di Felicori, in realtà cela un vero e proprio senso di esproprio, a vantaggio più per il sito reale che non della città di Aversa. Se Felicori, persona capace, che ovviamente per il ruolo che ricopre (cicero pro domo suo) fa e deve fare gli interessi della Reggia, non si comprende come alcuni aversani Sgarbi guarda attentamente il Guercino ritrovato ad Aversa Giù le mani dal Guercino. Del resto ci sono già alcuni privati ed alcune associazioni che si sono offerti per coprire i costi del restauro si siano entusiasmati a simile proposta. Piuttosto Felicori (ma anche la Soprintendenza di Napoli e Capodimonte) pensi a restituire le opere artistiche di Aversa presenti da anni, troppi, nel palazzo reale. Ricordiamo che la Berlina di Gala della città di Aversa, portata a Caserta per il restauro, è stata esposta per tanti anni alla Reggia (all’aperto nei pressi dell’ingresso al Parco reale) per poi tornare (con dei pezzi mancanti) ad Aversa solo durante l’amministrazione Ciaramella, e che tra le opere fuori le mura ci sono due grandi tele di Ilario Spolverini donate da Carlo di Borbone alla Maddalena o il celebre Cristo impannato (questo invece custodito a Capodimonte) della stessa chiesa citata. Per questo ben venga l’animazione culturale e l’attenzione verso il patrimonio artistico aversano, ma diciamo no alle espropriazioni. L’Assunta deve stare dove è sempre stata. Giù le mani dal Guercino. Del resto ci sono già alcuni privati ed associazioni che si sono offerti per coprire i costi del restauro e quindi rispediamo, con (S)garbo, al mittente la proposta di Felicori. 7 PRIMO PIANO Riportiamo l’intervento dell’arch. Alessandra Sgueglia che ha invitato Sgarbi ad Aversa “Grazie al Guercino ad Aversa è (ri)nato l’amore per l’arte” S 8 e è vero quanto dice George Bernard Shaw che “si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”, Aversa in queste ultime giornate si è guardata a fondo e ha (ri)scoperto di avere un’anima meravigliosa. Digitando sul web “Aversa Arte” compaiono molte notizie riguardanti la scoperta (nella chiesa aversana di San Francesco delle monache) della pala d’altare del Guercino, compiuta, come ormai noto, dallo storico Massimo Pulini; un ritrovamento che ha scosso positivamente la città e ha portato fermento su tutto il territorio. L’attaccamento viscerale ad Aversa, la passione e lo studio dell’arte, hanno animato chi vi scrive ad avvisare del felice rinvenimento, uno tra i massimi critici d’arte italiani (sicuramente il più noto Nasce così una serata d’arte inaspettata. Un mix di singolari coincidenze ha fatto sì che il Professore sia potuto “correre” prontamente ad Aversa. Era impegnato a Napoli, nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, in cui è allestita la sua mostra: “I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito”. Invitata a raggiungerlo nel pomeriggio, per Alessandra Sgueglia con Vittorio Sgarbi visitare l’evento napoletano, Sgarbi mi ha assicurato anche da chi non “frequenta” da vicino che sarebbe venuto ad Aversa in serata. questo mondo). Da questi presupposti Così è stato: il Professore ha osservato è partita la telefonata a Vittorio Sgarbi, con estrema cura ed interesse la pala conosciuto da qualche anno grazie agli attribuita al Guercino, confermandone interessi artistici che mi portano in giro la corretta attribuzione fatta dal Pulini. per l’Italia. Un’Aversa presente, viva è quella PRIMO PIANO che ha accolto Sgarbi. Entusiasmo, attenzione e partecipazione sono stati il leitmotiv di questa visita: tre ore intense e piene dedicate al nostro patrimonio. Parlo di “patrimonio” in generale perché sebbene il Critico sia stato invitato ad ammirare ed esprimere il suo parere riguardo la tela del Guercino, l’occasione è stata favorevole anche per fargli compiere un piccolo tour: ha potuto visitare l’intero complesso monacale di San Francesco, ha guardato ed apprezzato la tela di Pietro da Cortona e quella di Jusepe de Ribera; ha osservato con minuziosità, la mostra, allestita da don Pasqualino de Cristofaro, in cui sono esposti altri tesori appartenenti alla chiesa; ha visitato il chiostro e lo “scolatoio” delle monache; ha fatto visita al teatro Cimarosa e alla sala Romano; Sgarbi ha apprezzato tutte le bellezze che gli si sono state mostrate, affermando a gran voce, che Aversa ha un patrimonio esteso e ricco d’interesse che va maggiormente stimato! Il ciclone Sgarbi ha portato con sé un’aria “friccicarella”: ha smosso l’interesse e le coscienze degli aversani! Le coscienze e l’interesse di chi fino a quel momento si era dimenticato di vivere in una città con una storia importante; “Un patrimonio, il nostro, che se gestito con intelligenza può portare turismo ed introiti economici, in fondo siamo tutti proprietari della bella arte aversana” di chi ha sempre camminato lungo le strade del centro storico senza alzare lo sguardo per ammirare le facciate delle chiese e dei palazzi; di chi, invece di salvaguardare un bene artistico, lo ha deturpato depositandogli accanto i rifiuti. Dal 30 mattina tante persone incuriosite si sono recate a San Francesco, per vedere un’opera che, sebbene sia sempre stata lì collocata, forse non era mai stata guardata con la dovuta attenzione. Ecco uno dei meriti (oltre quelli culturali) del ritrovamento del Guercino da parte del Pulini e della successiva visita di Sgarbi: ad Aversa è (ri)nata l’atten- zione nei confronti dell’arte, da parte di tutti e non solo degli “addetti ai lavori”, si è acceso un riflettore sulle ricchezze della nostra città e si è aperto un confronto. Ciò rende i cittadini maggiormente consapevoli delle potenzialità del territorio, delle ricchezze immense che vanno amate, tutelate, custodite e trasmesse. Un patrimonio che se gestito con intelligenza può portare turismo ed introiti economici, in fondo siamo tutti proprietari della bella arte aversana. Un’ attenzione così vivace dovrebbe portare solo gioia, buon umore e non scatenare polemiche! Deve farci emozionare l’intervento di Pulini, di Sgarbi, del Direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori che ci “apre le braccia”. Personalmente mi inorgoglisce l’idea che Aversa possa “esibirsi” in Italia e fuori, possa essere al centro di dibattiti artistici e culturali, possa tornare oggetto d’attenzione da parte dei quotidiani locali, nazionali ed internazionali non per episodi malavitosi ma per la sua “grande bellezza”. E se pensiamo a ciò non possono esistere polemiche. Sul da farsi si può discutere e lo si farà, ma la bellezza, l’arte e la cultura restano un’assioma imprescindibile. Alessandra Sgueglia 9 AVERSA I sacchi bianchi pieni di rifiuti di fronte al “Volta” sono scomparsi in ...24 ore! Il miracolo di “Striscia La Notizia” Così dopo oltre un anno e mezzo i grandi sacchi bianchi sono spariti perché, come accaduto in altre occasioni, “Striscia la Notizia” ha compiuto il miracolo w Antonio Arduino R icordate nell’ultimo numero dell’anno 2016 vi abbiamo mostrato dei sacchi bianchi che giacevano in un’area antistante l’istituto tecnico Alessandro Volta. Sacchi bianchi che avrebbero dovuto contenere rifiuti differenziati da una società partecipata della Regione Campania che, su indicazione dei comuni, bonifica le zone che ne hanno necessità raccogliendoli e differenziandoli cosicché possano, poi, essere raccolti e trasportati nelle azien10 de che li trasformano in materiali utili come accade ad esempio con la plastica riutilizzata per realizzare sedie e mobili. I sacchi erano stati depositati in quell’a- L’intervento di Abete e, a fianco, l’area ripulita rea, come è stato possibile rendersi conto da annotazioni di servizio poste all’interno, nel mese di luglio 2015. Ne avevamo dato notizia a seguito di ripetute segnalazioni dei cittadini, in particolare di quelli che per diverse ragioni si recavano quotidianamente all’Istituto Alessandro Volta. Segnalando il problema chiede- Ital Funeral Associated srl Citarella Dal 1950 operiamo nel settore funerario, mettendo a disposizione la nostra esperienza e professionalità. OPERIAMO IN TUTTI I COMUNI Sede sita in Aversa Via Belevedere n.77 Tel.Uff. 081/8901120 Fax 081/8905956 email [email protected] Trasporti nazionali ed internazionali Disbrigo pratiche e documenti Servizi funebri completi Cremazioni - Tumulazioni Inumazioni Esumazioni - Estumulazioni Convenzionati con A.N.P.P.E. Servizi funebri ippotrainati Manifesti Fiori Ricordini AVERSA vamo una risposta all’amministrazione, in particolare chiedevamo che l’assessore all’Ambiente facesse sapere come, quando e chi avrebbe dovuto rimuoverli dal momento che la società gestrice del servizio di igiene urbana ad Aversa, da noi interpellata, aveva affermato che quel servizio non è di sua competenza. La risposta dell’amministrazione non è ancora arrivata ma è arrivata comunque una risposta alla nostra segnalazione. Mercoledì 11 gennaio 2017 l’equipe del Tg satirico di Antonio Ricci guidata da Luca Abete è arrivata nella tarda mattinata all’orario dell’uscita scolastica così l’inviato di Striscia è stato letteralmente circondato da fans desiderosi di fare un selfie, destando l’attenzione di qualcuno che probabilmente ha ritenuto opportuno informare chi di dovere dell’incursione di Striscia ed è accaduto il miracolo. Poco più di 24 ore dopo, come abbiamo constatato alle sette del mattino del 13 gennaio, la zona in cui avevano sostato in sacchi bianchi dal luglio 2015 era completamente pulita e non solo sono stati portati via i sacchi bianchi presenti nell’area e lungo la strada ma anche tutto il materiale depositato accanto, dal momento che la presenza dei sacchi aveva dato la sensazione a qualcuno che in quella area fosse possibile scaricare di tutto in barba alla segnalazione presente di divieto, associata all’informazione “area videosorvegliata”. Così dopo oltre un anno e mezzo i grandi sacchi bianchi sono spariti perché, come accaduto in altre occasioni, Striscia la Notizia ha compiuto il miracolo un miracolo probabilmente a metà perché di sacchi bianchi ce ne sono ancora e non solo in periferia perché, come segnalammo nell’ultimo numero del 2016, ce ne sono alcuni persino davanti alla stazione ferroviari. Però in quel sito Abete non è andato a verificare. Forse perché vengano rimossi si aspetta un ritorno dell’inviato di Striscia? 11 AVERSA L’indiano sarebbe morto non per il freddo ma per cause naturali Amrik, una morte che fa discutere ed addolora “Non si può far passare - ha dichiarato il primo cittadino - una morte per cause naturali per una morte dovuta al freddo” . Amrik era seguito dalla Caritas w Nicola Rosselli E’ morto in una freddissima mattina di gennaio, il 5, quando ancora sberluccicavano le luminarie delle festività natalizie, Amri k Singh, cittadino indiano di 47. Una morte che ha dato vita a non poche polemiche relativamente alle attenzioni che istituzioni e associazioni cittadine rivolgono a quelli più sfortunati. Alla fine, è stato ribadito che dietro quella morte non vi è mancanza di solidarietà e di accoglienza. Ad affermarlo, 12 in occasione del rito funebre per lo sfortunato immigrato, svoltosi presso la Caritas di Aversa, il sindaco della città normanna Enrico De Cristofaro Il funerale e, in alto, la foto di Amrik Singh AVERSA che si è fatto portavoce anche degli altri presenti tra cui il vescovo di Aversa Angelo Spinillo e il senatore Lucio Romano, da sempre impegnato nel sociale, rappresentanti della Comunità Sant’Egidio e del Cammino Vincenziano, alcuni ospiti della mensa e della casa di accoglienza diocesana Gratis Accepistis. «Non si può far passare -ha dichiarato il primo cittadino - una morte per cause naturali per una morte dovuta al freddo. Amrik era seguito dalla Caritas diocesana con l’attivissimo don Carmine Schiavone che, attraverso l’interessamento di alcuni privati, era riuscito a trovargli anche un basso dove trascorrere la notte. L’amministrazione comunale e l’intera comunità cittadina sono da sempre sensibili a questo aspetto e non si può essere tacciati di aver lasciato morire un uomo di freddo tra l’indifferenza generale». Amrik soffriva di diabete e per questo gli era stato amputato un piede e, sempre grazie alla solidarietà, aveva ricevuto una protesi che gli consentiva una vita quasi normale. A stroncargli la vita, quasi certamente, potrebbe essere stata una complicanza di questa sua malattia. Alla celebrazione del rito funebre, presso la mensa della Caritas, in via Cesare Golia, presieduta dal vescovo Angelo Spinillo, che ha sottolineato, ancora una volta, un concetto a lui molto caro: «Bisogna essere attenti gli uni alla vita degli altri. Caritas e associazioni di volontari non devono essere meri distributori di mezzi materiali, ma mettere in atto la condivisione delle esperienze di vita». Nato in India 47 anni fa, Amrik Singh era giunto in Italia da qualche anno e aveva incrociato il cammino Caritas nel 2015 come senza fissa dimora alla stazione ferroviaria di Aversa. Il diabete gli aveva causato l’amputazione della gamba sinistra. Uomo discreto, negli ultimi tempi Amrik aveva partecipato a tante tappe della Caritas, riprendendo un cammino di serenità e avvicinandosi anche alla religione cattolica. «Amrik - ha affermato un affranto don Carmine Schiavone - è arrivato da noi nel gennaio del 2015, senza una gamba. Dormiva alla stazione ferroviaria. Noi lo abbiamo accolto e lo abbiamo sempre accudito. Un picco di diabete accompagnato da complicazioni dovute ai trigliceridi pare gli abbia provocato l’infarto con il sopraggiungere della morte. In questo due anni ha dormito e mangiato con noi presso la nostra struttura. Grazie alle cure e all’interessamento del dottor Domenico Stabile ha ricevuto una protesi per sopperire alla mancanza di un arto. C’è stata proprio con lui una grande catena di solidarietà come sempre. Non a caso oggi proprio giungerà Mario da Mondragone e un altro cittadino indiano che accogliamo senza problemi. Arrivato nella città normanna come senza fissa dimora, dopo un lungo peregrinare Amrik è ora ritornato alla casa del padre». In effetti, come si è appreso da alcuni testimoni oculari del ritrovamento, lo sfortunato indiano è stato rinvenuto non in strada come le veline dei carabinieri avevano segnalato, ma all’interno del basso di via San Nicola che gli era stato concesso e dove si rifugiava quando non era presso la vicina sede della Caritas dove dormiva e mangiava. Chi lo conosceva, intorno alla tarda mattinata del 5 gennaio scorso, non vedendolo, lo ha cercato lì e lo ha rinvenuto senza vita. Tra questi lo stesso don Carmine, tra i primi a giungere sul posto dove è rimasto sino al pomeriggio quando è giunto il medico legale. 13 LA STORIA E’ composto da singoli cittadini e associazioni Scende in campo il comitato “La Maddalena che vorrei” Si è chiesto alla Regione l’istituzione di un Parco Urbano sull’intera area che miri a salvaguardare il verde e rendere fruibili gli spazi all’intera comunità w Livia Fattore P 14 reservare l’intera area dell’ex ospedale psichiatrico Santa Maria Maddalena creando un Parco Urbano Regionale con l’obiettivo di preservarla dalla cementificazione e dallo smembramento considerato che la zona interessata occupa spazi di tre comuni: Aversa, Lusciano e Trentola Ducenta. A chiederlo alla Regione Campania (proprietaria del complesso), ma anche all’amministrazione comunale di Aversa che in quella zona ha un suo edificio (il padiglione Bianchi) oltre ad essere competente in materia urbanistica il comitato «La Maddalena che vorrei», composto da singoli cittadini e associazioni. Il comitato parte dalla convinzione «che l’obiettivo di riqualifica dell’area della Maddalena sia centrale per la valorizzazione di tutto il territorio dell’agro aversano e per questo motivo propone una serie di punti imprescindibili per il suo raggiungimento». In primo luogo si chiede l’istituzione di un Parco Urbano sull’intera area della Maddalena, che miri a salvaguardare l’insieme dell’area verde e rendere fruibile gratuitamente gli spazi all’intera comunità. Questa scelta comporterebbe anche «la tutela e la salvaguardia delle sue caratteristiche territoriali, storiche e ambientali, evitando modificazioni volumetriche degli edifici e impedendo qualsiasi speculazione e smembramento dell’area».Ovviamente la destinazione dell’intera area dovrà essere ad usi sociali e dovrà esserci l’obbligo di «preservazione e conservazione della memoria storica dei luoghi, patrimonio proprietà del Comune di Aversa. La Maddalena è quindi una vasta zona di rilevante valore storico, sociale, artistico e naturalistico. Quasi 12 ettari dei 17 complessivi sono formati da “verde” e questo ne fa il più esteso polmone di tutto l’Agro-Aversano. Il plesso fu fondato da Carlo I d’Angiò nel 1269, fuori porta San Triste destino per lo storico ex manicomio Nicola ad Aversa, come Hospitium Lebrosorum, su di una preesistente e ancor più antica cappella. La dismissione In epoca napoleonica, per volere di Gioacchino Murat, il plesso si trasforeffettiva del complesso mò in “Reali Case de’ Matti” del Regno manicomiale di Aversa, di Napoli, uno dei primi, se non il primo avvenne nel 1999 esempio di manicomio, chiuso, poi, a definitivamente seguito della legge Basaglia del 1978. e ad oggi l’intera area La dismissione effettiva del complesso manicomiale di Aversa, avvenne versa in uno stato di definitivamente nel 1999 e ad oggi totale abbandono l’intera area versa in uno stato di totale abbandono e degrado. «Il progressivo e inesorabile processo di incuria –denunziano i rappresentanti del comitato della comunità nazionale e della pro- la Maddalena che vorrei- è stato portato mozione di una progettazione organica avanti con preciso interesse o con mecomplessiva dell’area, tramite iniziati- todico disinteresse da tutte le istituzioni ve di sensibilizzazione e aggregazione territoriali e da tutte le componenti politiche che si sono alternate nel temdegli enti territoriali». L’area della Maddalena di Aversa, che po nelle rispettive cariche di governo. ospitava l’ex Ospedale Psichiatrico, si L’abbandono e l’incuria di un’area estende per circa 17 ettari, confinando così vasta è una colpa imperdonabile con i comuni di Trentola-Ducenta e in un territorio come quello dell’agro Lusciano. L’intera area è di proprietà aversano, in cui sono sostanzialmente dell’Asl di Caserta, tranne il complesso assenti sia spazi di socializzaziodenominato “Leonardo Bianchi” di ne che zone non cementificate». 15 IL CASO Quando si intrecciano interessi pubblici e privati Urbanistica, il settore più caldo della politica locale I tre casi più eclatanti: il parcheggio di via Tristano, il cambio di destinazione d’uso in via Fermi e l’annosa questione della ex Texas w Nicola Rosselli F uturo dell’area Texas e dell’area della Maddalena, ma anche la vicenda del palazzo della società che fa capo alla famiglia Sagliocco in via Fermi e il parcheggio con centro commerciale in via Tristano angolo via Corcione. Solo per ricordare i casi attualmente sul tappeto. Non v’è dubbio che è quello dell’urbanistica il settore più caldo della politica cittadina. Il settore dove si incrociano, si intrecciano interessi pubblici e privati 16 e dove la politica deve dare il meglio di se stessa cercando di prediligere i primi, ma di non annullare totalmente i secondi. Qualcuno dice che dovrà essere il Puc Lente d’ingrandimento su Aversa a pensarci, ma il Puc, se e quando si darà il via al bando per la sua redazione, occorreranno non meno di due o tre anni per averlo. L’impressione è che per allora tutto debba essere già realizzato, edificato, non lasciando nemmeno un brandello di terreno. Questo, nonostante il sindaco Enrico De Cristofaro, ad una mia precisa domanda, avesse detto che il Puc sarebbe stato utilizzato per recuperare il già costruito, ma che non vi sarebbero IL CASO state nuove colate di cemento. Noi, da ottimisti incalliti, ancora speriamo che tutto evolva in questo senso; intanto, guardiamoci questi tre casi. PARCHEGGIO DI VIA TRISTANO Il più eclatante è il parcheggio sopraelevato con tanto di centro commerciale a piano terra in via Tristano angolo via Corcione. Stiamo parlando di una zona Realizzazioni in zona G, cambi di destinazione molto discutibili, aree come la ex Texas a rischio speculazione, sono tante le cose che non vanno nella politica urbanistica cittadina G per le quali le norme tecniche di attuazione del Prg all’articolo 61 prevede “la fascia di rispetto delle strade avrà una profondità di 30 metri”. Nel caso di specie si è costruito praticamente a confine. Non sono un tecnico ma, da quanto si legge, si intuisce che qualcosa pare non quadrare. EDIFICIO DI VIA FERMI Da destinazione artigianale e uffici a destinazione per civili abitazioni. Ha vinto praticamente al vecchio totocalcio la società proprietaria del bene che, anche in questo caso, come da disposizioni del Prg, non poteva assolutamente avere destinazione per civili abitazioni. Il manufatto insiste, infatti, in zona F1, ossia di una zona dove possono essere realizzate solo strutture destinate a servizi. Ogni altra considerazione è inutile. DESTINO TEXAS Ogni tanto sgherri dell’una o dell’altra parte si esercitano sul destino di quest’area che, secondo molti, essendo stata ceduta alla Texas a costo zero quando fu realizzato lo stabilimento, dovrebbe ritornare in mano pubblica. Comunque, oggi è di un privato particolare perché molto legato al mondo politico. Probabilmente è proprio questo legame che ha immobilizzato da un decennio una vicenda e con essa parte dello sviluppo della città. 17 LA POLEMICA Scuole al freddo e fuga di gas a S. Agostino, la discutibile gestione degli interventi Scuole, le soluzioni arrivano solo ...sui social! w Nicola Rosselli L ezioni all’addiaccio per diversi istituti nonostante l’assessore avesse sventolato su Fb l’accensione anticipata dei termosifoni; assenza quando si è creato l’allarme della fuga di gas a Sant’Agostino per poi attribuirsi i meriti della soluzione sui social e, soprattutto, essere, oramai, a fine gennaio, senza che si abbia la mensa, ma, nonostante questo, dare la colpa sui social a chi c’era prima, quando questa amministrazione avrebbe potuto pensarci sin da metà giugno. Tra i vari settori dell’amministrazione cittadina, quello più in balìa degli eventi, praticamente 18 abbandonato a se stesso, ma con un’ottima opera di facciata, è, senza dubbio, quello della pubblica istruzione. Alla ripresa delle lezioni dopo la pausa natalizia quasi tutte, se non tutte, le Fuga di gas a S. Agostino, il bidello che ha fatto da Vigile urbano LA POLEMICA scuole cittadine di competenza comunale hanno registrato il mancato funzionamento degli impianti di riscaldamento a fronte del freddo straordinario. Questo a dispetto dell’annunzio dell’assessore all’istruzione, nonché vice sindaca, Federica Turco, affidato al proprio profilo Facebook, di aver provveduto all’accensione anticipata dei termosifoni per fare trovare un ambiente riscaldato, la resistenza dei bambini delle elementari di via Giotto e di tante altre classi è stata messa a dura prova. E con essa la pazienza dei genitori che hanno avuto parole di fuoco contro l’amministrazione guidata dal sindaco Enrico De Cristofaro, evidenziando che, oramai a oltre metà anno scolastico, si attende ancora il servizio mensa. Il secondo episodio è relativo alla fuga di gas in un edificio adiacente il plesso scolastico Sant’Agostino. “Dopo aver letto articoli vari sull’emergenza odierna al plesso S.Agostino, come Capo d’Istituto, ritengo doveroso, lungi da polemiche sterili, ringraziare in primis i collaboratori scolastici e soprattutto il sig. De Simone per l’elevato senso del dovere evidenziato e la disponibilità massima alla salvaguardia dei bimbi e della sicurezza pubblica arrivando a Il comandante dei Vigili Urbani di Aversa, Guarino: “Non si può certo attendere l’assistenza della forza pubblica per evacuare un immobile dove si verifichi un pericolo” fungere anche da vigile in assenza di questi, le maestre che hanno dimostrato grande senso di responsabilità curando i bimbi affinché non capissero cosa stesse accadendo, i genitori solerti e collaborativi che hanno dimostrato tangibile collaborazione confermando la fiducia in noi, la referente di plesso maestra Anna Barbato per l’Altissima serietà dimostrata e prontezza nell’intervento, a cui confermo la piena fiducia come sostituto DS ed infine il responsabile sicurezza scuola, arch. Diana, per il decisivo valido supporto offerto. Non ho altri da ringraziare”. E’ questo il post, abbastanza critico nei confronti dell’amministrazione comunale e delle forze dell’ordine che la dirigente scolastica del Secondo Circolo Didattico, la prof. Milly Tornincasa, ha scritto sulla pagine dell’istituto aversano, mettendo in evidenza una serie di carenze che, di seguito, esplicita ancora di più: “260 bimbi gestiti da soli con amministrazione e forze dell’ordine evanescenti. Non ci scandalizziamo poi se accadono disgrazie! Noi oggi ce l’abbiamo fatta da soli ! Ma…”. “I vigili del fuoco - conclude un’amareggiata preside - arrivati da Marcianise dopo un’ora. L’assessore è arrivata alle 11. L’emergenza era stata emanata alle nove”. Eppure, a leggere sul profilo Fb della Turco, lei aveva sistemato tutto. Da registrare la risposta del comandante della polizia municipale, Stefano Guarino, che dopo aver ribadito la presenza degli agenti qualche minuto dopo la segnalazione aggiunge: “In merito alla modalità di evacuazione, operata senza assistenza, osservo che un piano di evacuazione deve essere ideato tenendo conto della circostanza che non vi è assistenza. Non si può certo attendere 19 l’assistenza della forza pubblica per evacuare un immobile dove si verifichi un pericolo”. L’INCONTRO Abbiamo incontrato l’Assessore alla Pubblica Istruzione e Vice Sindaco Scuole al freddo? La verità di Federica Turco “Abbiamo avuto solo qualche problema, prontamente risolto, con la “Parente” e la “De Curtis”. Il Comune ha adempiuto pienamente ai suoi doveri” w Martina Melino D urante la prima settimana scolastica di questo 2017 numerose le questioni a far notizia. Il 9 gennaio, i bambini della scuola Sant’agostino sono stati evacuati a causa di una fuga di gas. Le autorità competenti hanno scoperto e riparato un guasto alle tubature del fabbricato della proprietà Trofino. Nessuno pericolo per i bambini. Evacuati solo per eccesso di zelo. A parlarcene è stata la vicesindaco 20 di Aversa, Federica Turco. Gentilissima come sempre, ci ha ragguagliato anche su una seconda questione, non meno importante. Il freddo nella scuole. Federica Turco L’INCONTRO Moltissimi i falsi articoli. Tanto è stato l’allarmismo. Ma qual è la verita? La vicesindaco, controbatte così: «In virtù della trasparenza e della legalità che contradistingue il mio operato, domenica pomeriggio ho chiamato un tecnico in modo che potesse predisporre i timer per l’accensione anticipata dei termosifoni. Che sono entrati in funzione dalle cinque del mattino e sono stati portati alla massima potenza. E’ da tener conto, però, che di norma un termosifone riesce a garantire una differenza termica con l’esterno di 10°\12° centigradi. Il 1° gennaio, prima dell’accensione, abbiamo disposto la manutenzione di tutti gli impianti. Da premettere - continua la I termosifoni a metano - chiarisce l’Assessore sono entrati in funzione dalle cinque del mattino e sono stati portati alla massima potenza Turco - che tutte le scuole sono a metano, eccetto tre. Il plesso Sant’Agostino e la scuola De Curtis sono a gasolio ed un plesso del Terzo Circolo che sta ancora con il gas, per problemi strutturali. Possiamo intervenire attivamente solo alla De Curtis, con l’allaccio a metano, che è già stato predisposto. Perchè la Sant’Agostino non è di nostra proprietà. La mattina di lunedì sono partiti tutti i termosifoni. Tranne quelli della “Gaetano Parente”, dove un tubo, a causa di eventi non prevedibili, si è rotto. Siamo intervenuti prontamente e i termosifoni si sono aperti per le 10,00. Alla “Giovanni Pascoli”, invece, abbiamo trovato alcune aule meno calde delle altre. Attraverso la pulizia del filtro siamo riusciti a risolvere. Mercoledì mattina abbiamo avuto, inoltre, un problema con la “De Curtis”. Era finito il carico di gasolio. La dirigente mi ha avvisato alle 9,00 e alle 9.30 ne era già stato predisposto l’acquisto. La ditta si è presenta solo alle 14,00 ed i bambini sono usciti anticipatamente». Piena cura, insomma, è stata dedicata alle strutture scolastiche. Il Comune ha adempiuto al suo dovere. I bambini sono al caldo e decisamente pronti per riprendere le loro attività. 21 AVERSA Giuseppe Di Lauro aveva denunciato la presenza di due lampioni pericolanti Parco Coppola, un rimedio peggiore del male I due pali che erano pericolosi sono stati rimossi ma non sono stati sostituiti. E la strada che collega via De Chirico con piazza Bernini resta al buio w Antonio Arduino A lcuni mesi fa Giuseppe Di Lauro un residente del grattacielo Bellorizzonte di Parco Coppola aveva segnalato il pericolo rappresentato da due dei tre lampioni dell’illuminazione pubblica presenti nella strada che collega piazza Bernini con via De Chirico. Tre lampioni erano indispensabili per illuminare la strada, in particolare nelle ore serali successive alla chiusura degli esercizi commerciali che con le loro vetrine fanno luce a 22 passanti. Avendo visto le condizioni di usura, dovute al tempo, del palo centrale e di quello posto all’incrocio con via De Chirico, temendo che l’erosione delle basi potesse rappresentare un pericolo per i pedoni e le autovetture che passano frequentissimamente nella piccola arteria, Giuseppe aveva lanciato dai media una richiesta d’aiuto all’amministrazione affinché intervenisse con- La strada al buio trollando e, se necessario, sostituendo i due pali. A quanto pare l’sos era stato raccolto perché qualche tempo dopo un intervento c’è stato ma non quello che sperava Giuseppe perché adesso quella stradina è praticamente al buio per i tre quarti della lunghezza. «Chi ha inteso risolvere il problema - commenta Giuseppe - deve avere fatto un errore o deve avere ricevuto una disposizione sbagliata perché i due pali che temevo fossero pericolosi evidentemente lo erano tant’è che sono stati rimossi ma non sono stati sostituiti». «Così osserva - se prima c’erano tre pali per l’illuminazione pubblica, funzionanti, ma avendo le basi corrose dalla ruggine creavano pericolo, oggi per illuminare quello stesso tratto di strada c’è un unico palo e il pericolo è raddoppiato». «Perché - sostiene Giuseppe - è posto giusto all’ingresso della strada, nel punto di confine con piazza Bernini, illuminando solo quella zona mentre tutto il resto è al buio totale. Di conseguenza, percorrere a piedi la strada è doppiamente pericoloso sia per le autovetture che passano con grande frequenza sia per eventuali azioni delittuose che potrebbero essere messe in atto a danno dei pedoni da malintenzionati che puntano a scippare prevalentemente donne ed anziani considerando entrambe le categorie di cittadini un facile bersaglio». «Era questo il modo giusto di intervenire? conclude» domanda Giuseppe. Addio, Antimo, persona onesta e perbene L e festività natalizie si sono concluse ad Aversa nel modo peggiore per la morte inattesa dell’avvocato e amico Antimo Castaldo, che se n’è andato via troppo presto a soli 52 anni e con il quale negli anni passati abbiamo condiviso un lungo percorso di affinità politiche. La morte di Antimo è giunta proprio come un fulmine a ciel sereno. C’eravamo incontrati qualche giorno prima, scambiandoci gli auguri di Natale. Di solito ci si incontrava in piazza Municipio la domenica mattina e si discuteva di Aversa. Antimo Castaldo, stimato professionista, persona perbene e onesta, aveva Aversa nel cuore. Un amore tradotto in passione Antimo Castaldo politica che lo aveva portato ad esser più volte consigliere comunale e assessore della città, fino a fondare anche un’associazione denominata “Democrazia e Territorio” che lo candidò a Sindaco nella passata consiliatura. Una grave perdita per Aversa e per tutto il nostro territorio. La cattedrale il giorno 5 gennaio 2017 in occasione dell’ultimo saluto ad Antimo era affollatissima a testimonianza dell’affetto che lo circondava. Il sottoscritto e tutta la redazione di NerosuBianco esprimono il loro cordoglio alla famiglia di Antimo, alla moglie Claudia e ai giovanissimi figli Alfonso e Chiara. Giuseppe Lettieri 23 L’EMERGENZA Tra Aversa Nord e Aversa Sud, tutto da rifare a cominciare dall’asfalto Asse mediano, se non si interviene ci scappa il morto w Donato Liotto T raffico in tilt e tanti incidenti, domenica scorsa, sull’asse mediano direzione Caserta. Ma è un giorno come tanti. All’altezza uscita Jambo-Trentola per l’intera tratta che va fino ad Aversa nord. Saranno state le 12.45, mentre con la mia auto mi recavo in direzione Aversa sud, percorrevo la strada a passo d’uomo, a causa dell’asfalto scivoloso, consumato e ghiacciato, ne avrò contati almeno tre di incidenti. Il primo in prossimità uscita Aversa nord direzione Caserta, almeno otto auto coinvolte in un tamponamento a 24 catena, poi, dopo nemmeno 300 metri, un altro incidente, stessa scena e tante auto coinvolte e, subito dopo, eccotene un altro di incidente. Tanti automobilisti, che sono stati Incidenti a raffica sull’asse mediano tra Aversa Nord e Aversa Sud L’EMERGENZA coinvolti in carambole e tamponamenti, molti di questi erano fuori dalle proprie auto, una scena raccapricciante mentre osservavo questi poveri malcapitati automobilisti, tutti con gli sguardi persi nel vuoto. Altra cosa da dire: avevano fatto scendere dalle proprie auto i familiari e, nel frattempo, sopraggiungevano altre auto col rischio di investirli. Ora, la mia riflessione, e credo che non sia solo mia, è la seguente: Il manto di asfalto su questa tratta, in ambedue le direzioni è consumato, somiglia alla buccia di un cocomero, e i guardrail, che dovrebbero avere il compito di essere barriere di protezione, su questa strada sono bassi andrebbero sostituiti con altri più alti. Molti sono anche rovinati a causa dei tanti incidenti avvenuti nel passato recente. Altra cosa da dire ma non stiamo scoprendo l’acqua calda: in molti tratti si formano numerose pozzanghere ma sarebbe più corretto dire laghetti artificiali, basta davvero un niente per mandare fuori strada chiunque, una piccola distrazione, ci finisci dentro e addio a Maronna t’accumpagne! Per ultimo, e non meno importante, parliamo del famigerato autovelox posizionato di recente all’uscita di Tante le cose che non vanno: asfalto consumato, guardrail bassi e usurati, autovelox a poche decine di metri dall’uscita Aversa Nord con un cartello che invita a rallentare a 30 km orari Aversa nord. Già ne avevamo parlato sul nostro giornale, vulesse capì, tutti vorremo capire. Nei cervelli dei super scienziati della Provincia di Caserta, questo strumento costato migliaia di euri dovrebbe prevenire incidenti, tutelare gli automobilisti, la prevenzione è importante lo sappiamo tutti. Però facitemelle ricere (fatemelo dire): o avete posizionato a ca... di cane! Come si può fare prevenzione stradale con un autovelox posto a poche decine di metri da un’uscita così importante qual’è quella di Aversa nord? Solo un cartello, a indicarti di rallentare a 30 km orari. 30 km orari? Ma site proprio scieme ...e v’aggiù trattate! Se freni, perché non sai che c’è l’autovelox ma lo noti cento metri prima, è sicura che la multa la evita ma la pelle la rischi sicuramente, dato che le auto dietro di te non avranno neppure il tempo di rallentare e ti verranno addosso, cosa successa ieri e, anche di recente. Poi, il freddo di questi giorni è stato la ciliegina sulla torta: asfalto ghiacciato e, considerate che quando ci sono 35 gradi si scivola lo stesso, l’asfalto è talmente sottile e consumato che si scioglie, lo sappiamo bene, anche d’estate tanti incidenti sono avvenuti.Ora davvero sembra di stare in un autoscontro. Noi chiediamo, e con la massima urgenza a chi ha voce in capitolo di provvedere con immediatezza a sostituire l’asfalto e non solo su questa tratta ma, sull’intero asse mediano, mettere guardrail di quelli alti e che siano a norma e, compatibili con una strada così importante e, inoltre, stu c... e autovelox lo dovete togliere subito, oppure. Se proprio volete fare cassa spostatelo di 400 metri, con cartelli e segnaletiche posto almeno a 400 metri, ove si avvisano i tapini (automobilisti) della sua presenza. State pazzianne con la pelle dei cittadini, siate seri! 25 ADDII Pur potendo aspirare ad un brillante futuro accademico, scelse la vita di prete di strada Lascia un vuoto la morte di padre Vincenzo Romano w Geppino De Angelis V ivissimo cordoglio ha suscitato nella città di Aversa e nelle province di Napoli e Caserta, dove era conosciutissimo, la morte, dopo una lunga malattia, del nostro carissimo amico padre Enzo Romano. Laureatosi brillantemente in Giurisprudenza, per molti lustri braccio destro del prof. Carlomaria Iaccarino alla cattedra di Diritto Amministrativo presso la “Federico II” di Napoli, Enzo nato ed educato in una famiglia dai profondi principi cattolici, pur potendo aspirare ad un brillante futuro acccademico, a poco più di quarant’anni, nel 1970, scelse la vita sacerdotale, diventando anche uno 26 dei fondatori del centro Fernandes sul litorale domizio, che ancora oggi resta, in una zona difficilissima sotto molteplici aspetti, uno dei punti di riferimento per emarginati ed extracomunitari. Per Padre Vincenzo Romano la sua preparazione teologica, oltre che giuridica, il nostro carissimo amico avrebbe potuto assurgere a notevole vette nell’ambito della Chiesa normanna (ma non solo) ma aveva preferito dedicarsi ai suoi studi, alle sue ricerche, alle sue pubblicazioni, quasi “isolandosi” dall’attività cittadina, ma rappresentan- do sempre e comunque un punto di riferimento per tantissimi amici e per i fedeli che la domenica erano presenti alla messa nella chiesa di via Roma per ascoltare le sue omelie. Per noi, che avemmo la fortuna di godere dell’amicizia di Enzo e dei suoi fratelli, tutti stimatissimi professionisti, la morte di Enzo Romano rappresenta un vuoto incolmabile. Di quanta stima ed affetto godesse padre Enzo Romano lo hanno dimostrato i solenni funerali svoltosi nell’affollatissima chiesa dell’Annunziata, con la celebrazione del rito funebre da parte di tre vescovi, il nostro Angelo Spinillo, Giovanni D’Aniello, nunzio apostolico in Brasile, e Franco Marino, neo Vescovo della Diocesi di Nola. A tutti i familiari i sensi del nostro affettuoso cordoglio personale e della redazione. Ad Enzo un arrivederci. 27 L’INTERVENTO Ci si può difendere dalla gogna mediatica dei social? Secondo Trofino sì Diffamazione in rete, ecco cosa sta cambiando Nell’eterno dilemma se debba prevalere il diritto di cronaca o il diritto dei singoli alla riservatezza della vita privata i giudici stanno prendendo le dovute misure w Geppino De Angelis C ome ci si può difendere contro quanti, anonimamente, sottopongono tante persone alla gogna mediatica attraverso i social, fidando dell’impunità, sulla difficoltà, se non addirittura sull’impossibilità da parte delle competenti autorità deputate a tutelare la dignità delle persone? Un interrogativo che negli ultimi tempi sta diventando pressoché obbligatorio dopo 28 i numerosi e gravissimi episodi, spesso sfociati nelle tragiche decisioni da parte delle vittime di certi “imbecilli” di porre fine alla propria vita. Sembra, però, che qualcosa possa cominciare a muoversi, come emerge dal seguente intervento del nostro carissimo amico avvocato Filippo Trofino, che ringraziamo per la sua sempre cortese disponibilità nei confronti nostri e del nostro periodico. “Un treno che corre a velocità folle senza un macchinista: è questa l’originale espressione usata da uno studioso per descrivere l’incontrollabilità della immissione in rete di un video hard o la pubblicazione di un articolo diffamatorio o denigratorio. Fatti recenti di cronaca, quali il drammatico epilogo personale di Tiziana Cantone o quello meno tranchant di Diletta Leotta (presentatrice Sky) che, a sua insaputa, è apparsa senza veli in rete, hanno evidenziato la quasi impossibilità di poter invocare la cessazione della violazione della privacy sia per l’atteggiamento, inizialmente, poco collaborativo delle società gestrici dei motori di ricerca sia per la difficoltà per la Polizia Postale di ottenere concretamente la rimozione e l’oscuramento. In questa prospettiva così pessimistica, però, qualche spiraglio comincia a far intravedere un barlume di luce in fondo al tunnel. Mi riferisco a recenti pronunce di giudici di merito e di legittimità che, mutuando i principi del Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, sono riusciti almeno a ribadire e circoscrivere quando ricorra la violazione del diritto all’oblio. Il Tribunale di Milano con sentenza del 28 settembre 2016 ha ordinato a Google Italy e a Google Inc di provvedere alla deindicizzazione di una UrI tra i risultati del motore di ricerca, relativa ad un blog contenente un articolo giornalistico diffamatorio. La Suprema Corte, invece, con la sentenza 13161/16 ha affermato «il diritto del singolo - anche personaggio pubblico - a non vedere lesa la sua dignità ed identità personale sul web, rispetto all’interesse degli utenti ad acquisire elementi informativi che non sono più quelli originari». Anche la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata su questo spinoso tema che vede contrapposti due interessi fondamentali: il diritto di cronaca ed il diritto all’oblio. Sono sempre più frequenti i giudizi promossi da giudici nazionali di primo grado che hanno determinato vari chiarimenti sulle norme dell’Unione. La Direttiva Europea più invocata è quella del 24 ottobre 1995 ed è relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati. La conseguenza immediata è che si affida al giudice del rinvio la verifica della sussistenza di ragioni particolari giustificanti un interesse preponderante del pubblico ad avere accesso alle specifiche informazioni e, comunque, la persona interessata può esigere, a norma dell’art. 12 lettera b e 14, della direttiva 95/46, la soppressione dei link suddetti. In particolare la direttiva sopra richiamata ha riconosciuto espressamente alla persona interessata: 1) di potersi opporre per motivi preminenti e legittimi al trattamento dei dati che la riguardano; 2) la possibilità di opporsi, su richiesta e gratuitamente, al trattamento dei dati personali che la riguardano e di essere informata in modo esplicito del diritto di cui gode di opporsi gratuitamente alla comunicazione o all’utilizzo di cui sopra. Gli stati membri prendono le misure necessarie per garantire l’effettivo esercizio di cui al primo comma e dispongono che una o più autorità pubbliche siano incaricate di sorvegliare, nel suo territorio, l’applicazione delle disposizioni di attuazione della presente direttiva”. Ritorna quindi l’eterno dilemma se debba prevalere il diritto di cronaca o il diritto dei singoli alla riservatezza della vita privata. Tornando alla parafrasi ferroviaria iniziale, consiglierei di non accostarsi troppo alla linea gialla dove passa la web comunication per evitare di essere investiti da pericolosi treni privi della conduzione di un esperto macchinista!”. 29 I mio n passato ho già scritto qualcosa su questo argomento, ma, probabilmente pochi hanno letto o, chi lo ha fatto, avrà tratto le sue conclusioni, additandomi come il solito pesante moralista di turno, colui che si crede superiore agli altri, e che, a suo dire, abbonda sempre di buoni consigli. Vedete, cari lettori, non è così, non sono superiore agli altri, ma quando tratto un argomento mi documento e viene fuori sempre e solo la verità, anche se a volte capisco che è difficile da mandarla giù, ma, che volete farci, fa parte del mio stile e del mio lucido realismo. Qualche tempo fa dedicai un articolo ai tanti giovani che stavano tentando la fortuna ad Aversa, aprendo esercizi commerciali nella nostra città. Simpaticamente affermai che Aversa sembrava la città delle mille luci, quasi come New York. 30 Ovviamente a nessuno dispiace che nella sua città si incrementi il commercio, e, chiaramente, anche a me fa piacere, ma ragionando sempre secondo un mia profonda visione, dettata dalla realtà e non dalla fantasia, raccomandai i “no- di Giuseppe Chiatto La movida di Aversa stri” giovani di non buttarsi a capofitto in queste attività, ma andarci con i piedi di piombo, ponderando le cose secondo ogni logica. Ma è opportuno che vi faccia leggere l’ultimo dato aggiornato dell’Osservatorio Imprese Confesercenti. Nel 2015 in Italia hanno aperto tra negozi, bar e ristoranti 36.757 esercizi commer- Giovani imprenditori, attenti! ciali, bene direte voi l’economia sale, ma attenzione hanno chiuso 65.824 altrettante attività, con un saldo in negativo di 29.067 esercizi commerciali che hanno dovuto chiudere. Purtroppo da tempo le attività commerciali sono diventate l’ultima spiaggia per quei giovani che, attaccati alla loro terra di origine, cercano in qualche modo di trovare una soluzione sul territorio e aprire un’attività commerciale, alcuni ci sono riusciti, hanno trovato fortuna, ed io gliene auguro sempre di più, molti invece hanno dovuto chiudere. Il mio consiglio? Ebbene, come sostiene Richard Branson, è vero che nel bisiness, come nella vita, il rischio è un elemento essenziale, giusto, lo condivido anch’io, ma, attenzione, oggi aprire un comune esercizio commerciale in una città già fortemente affollata da attività di tutti i tipi, il rischio sale fortemente. Fate solo attenzione, giovani imprenditori, valutate a fondo tutte le difficoltà che dovrete incontrare e, se siete fermamente convinti di riuscire, allora andate avanti e ...in bocca al lupo! Il Mattei alla scoperta dei monumenti I potuto usufruire dell’el 4 gennaio c’erano sperienza ha notato che gruppi di studenti le alunne e gli alunni, del Mattei (delle dopo un primo momenclassi 4 A e 4 B indirizto di, comprensibile, zo tecnico turistico) a imbarazzo hanno svolto presidiare i monumenti la loro funzione con di Aversa. Coordinati competenza e profesdalle docenti Candida sionalità. Purtroppo il 4 Bencivenga e Pagennaio, con le persone squalina Cirillo, tutor intente più a ripararsi dell’iniziativa, hanno dal freddo (anche se era studiato i monumenti una bella giornata di di cui sono stati pronti a sole) e alle compere per spiegare agli interessati la Befana, non ha visto (ad onor del vero pochi) tante adesioni all’iniinterni ed esterni, storie ziativa. Speriamo che si e vicende, particolarità. ripeta nei prossimi mesi Lo scopo era quello di Gli alunni del “Mattei” per un giorno guide turistiche anche perché lo merifar iniziare il percorso di formazione (nell’ambito dei progetti tiva era quyello di abituare a parlare in tano questi ragazzi che hanno studiato scuola-lavoro) dei ragazzi per diventare pubblico, approfondire gli argomenti approfonditamente questi monumenti. Luca Faenza operatori turistici. Lo scopo dell’inizia- di cui si sono interessati. E chi ha 31 di VITO FAENZA I Sgarbi …aversani l provincialismo e la (in)cultura della nostra amministrazione comunale si è dimostrata in occasione dell’attribuzione al Guercino di un quadro di San Francesco. Sono andato nella chiesa il 4 di gennaio a vedere il quadro attribuito a Guercino e ad ascoltare le spiegazioni dei ragazzi del Mattei che nell’ambito del progetto “scuola-lavoro” spiegavano agli aversani (pochi) i loro monumenti. Non entro nel merito della attribuzione, ma mi ha colpito che l’amministrazione abbia accompagnato Sgarbi a visionare il dipinto. E’ la dimostrazione di tutto il provincialismo e la mancanza di conoscenza della città da parte dell’attuale Giunta. A parte che (e non lo penso solo 32 io) non si capisce quale titoli avrebbe Sgarbi per poter indicare questa o quella attribuzione, questa o quella soluzione, mi sono chiesto se Sindaco e assessore alla (in)cultura sappiano quanti nostri concittadini hanno competenze specifiche maggiori del critico chiamato dal primo cittadino. Quanti sono esperti nel settore e quanti hanno accumulato esperienze ben superiori al critico. Ciò che dico è dimostrato dal fatto che in quella chiesa proprio accanto alla tela attribuita al Guercino ci sono dipinti di grande valore (neanche degnati di uno sguardo) e che se si deve pensare ad un restauro si dovrebbero seguire le strade indicate dal funzionario alla Soprintendenza di Napoli Pasquale Golia su FB, che dimostra un grande amore per questa nostra città e nella sua vita professionale fra Salerno e L’Aquila ha accumulato tanta esperienza da poter fornire un contributo estremamente utile ben superiore alle star televisive. Lui stesso il giorno di Capodanno mi parlava della sua disponibilità a fare qualcosa per Aversa. Era armato di macchina fotografica e stava andando proprio a San Francesco a fare le foto di questo monumento che se non è caduto a pezzi lo si deve a don Pasqualino, che Sgarbi studia il Guercino Invece di chiamare Sgarbi io avrei chiamato i docenti universitari aversani di Storia dell’arte e di restauro. La (in)cultura della Amministrazione comunale di Aversa lo ha curato amorevolmente in questi anni e che non perde occasione di farlo conoscere. Dunque invece di chiamare Sgarbi io avrei cercato di conoscere quante competenze specifiche ci sono fra i nostri concittadini, avrei chiamato i docenti universitari aversani che si occupano di Storia dell’arte e di restauro. Se il sindaco e l’assessore alla (in) cultura facessero questo censimento farebbero la scoperta che in città ci sono competenze ben superiori a quelle “sgarbiane” e che sono eccellenze riconosciute a livello internazionale. Mentre pensavo di scrivere queste righe, che so che faranno arrabbiare il primo cittadino e il suo collaboratore (ma sono abituato a questo, ma il mio scopo non è quello di farli incavolare ma di fargli notare che ci sono strade diverse), il dottore Golia (quello della farmacia di fronte casa mia) mi ha offerto il caffè e mi ha chiesto cosa bisogna fare per attirare l’attenzione sul complesso dell’ex ospedale psichiatrico della Maddalena. Lui invocava l’arrivo della Tv, una mobilitazione della popolazione, articoli della stampa. Gli ettari di verde (che potrebbero far diventare il parco un polmone di verde importante pèer tutti i comuni del circondario) in alcuni punti presentano specie uniche. Unici sono il chiostro, la chiesa vandalizzata, i complessi che ospitavano i malati. Una conferenza dei servizi per capire cosa farne, come utilizzarla, quali fondi si potrebbero avere a disposizione e quali sinergie di possono coagulare accanto a questa struttura che appena quattro anni fa festeggiava i duecento anni dalla fondazione (primo ospedale psichiatrico nel mondo) potrebbe essere un modo per attirare l’attenzione. Rilancio, perciò, gli interrogativi del dottor Golia e (a parte le associazione che pure stanno lavorando in e per questo complesso) aspetto una reazione generale a cominciare dai responsabili della macchina comunale. Attendo in queste settimane di essere smentito rispetto al provincialismo culturale, resto in attesa di un programma culturale all’altezza della storia della nostra città. Resto in attesa di fatti e non di parole, perché a chiacchiere siamo tutti bravi (a cominciare dal sottoscritto) Caro Sindaco, se il suo collaboratore ha dei limiti e non riesce a stilare un programma valido lo cambi. Non tutti sono all’altezza delle deleghe che lei assegna. Il che non significa che in altri settori non siano capaci e competenti. Ma per essere assessore alla cultura ad Aversa non basta presentarsi accanto a Sgarbi e fare annunci sui giornali. 33 SCUOLA Una grande festa, in stile italo-americano, per augurarsi buone feste La Froebel, il Natale e le novità nell’offerta formativa I corsi, novità assoluta di quest’anno, sono quello di scacchi, il corso di “intelligenza emotiva” e il “corso di sopravvivenza”. Per i più piccoli nuove esaltanti esperienze w Lello Ponticelli catino durante il quale vengono venduti manufatti realizzati dai bambini con i proventi aiutare Telethon e Unicef. na grande festa, in stile italo Sono diversi i punti che meritano di americano, per augurarsi essere approfonditi: le iniziative della buon Natale e felice anno Froebel si inseriscono nel più ampio nuovo. Così giovedì 23 dicembre tutti quadro del percorso di evoluzione che insieme alunni, insegnanti e genitori da molti anni caratterizza il mondo dell’Istituto Froebel di Aversa si sono dell’istruzione in Italia e all’estero e che incontrati e insieme hanno dato vita a pone al centro non più solo le conoscenun mosaico di emozioni, storie e colori. ze, ma anche e soprattutto le competenPersone di diverse nazionalità e diverse ze. Proprio per questo si è approntato un provenienze unite dalla voglia di farsi fitto calendario di attività curricolari che gli auguri e di dare vita ad una nuova mirano a rinsaldare negli alunni una 34 grande generazione di menti. Una festa serie di specificità comportamentali. per ricordare ai ragazzi che la scuola non I corsi novità assoluta di quest’anno è solo un posto dove sedersi ed imparare sono quello di scacchi: un gioco antima soprattutto un luogo dove chissimo che appassiona un numero condividere emozioni ed esperienze. sempre crescente di piccoli giocatori, Bellissimo il momento in cui, formando maschi e femmine. Che sviluppa le un grande coro, tutti gli studenti insieme capacità logiche, aumenta la concenhanno cantato intonando le nenie natatrazione, sviluppa la memoria, allena lizie, hanno giocato ed interagito con il la mente e migliora il rendimento scoconduttore di un fantastico spettacolo di lastico che, secondo studi realizzati in magia. A fare festa anche i bambini più Germania, aumenta in media fino al 17 Uno spettacolo piccoli, che hanno regalato ai presenti per cento. Basta pensare che in Spagna di arte varia, alcuni canti dal loro repertorio. diventeranno presto materia obbliga“E’ bello trovare qui tante persone in contenente spontaneità, toria a scuola, mentre in Germania, un unico giorno, dichiara uno dei ge- coinvolgimento Francia e Gran Bretagna lo sono già da nitori presenti. La Froebel rappresenta del teatro fatto alcuni anni . Altro corso interessantissiun mondo variegato dove è possibile mo è quello di “intelligenza emotiva”: è “tra“ la gente, gioco incontrare bambini di tante nazionalità reale che ogni genitore si interroga sui che imparano l’italiano e ragazzi italiani fiabesco, svago modi migliori per educare i propri figli che primeggiano nelle lingue straniere e suggestioni a realizzare i loro talenti e godere della e persone che frequentano le diverse vita nella sua pienezza: in questo perattività presenti anche per i genitori. Un corso di crescita, un ruolo fondamentale mix di suggestioni multi linguistiche. E’ interagire direttamente ed attivamente è rivestito dall’intelligenza emotiva, bello vedere genitori e figli riuniti con i protagonisti in scena, il tutto per cioè dalla capacità di fondere le proprie per una grande festa”. Ha contribuito dar vita ad un grande augurio di Natale. attitudini con qualità come l’empatia all’atmosfera magica la voce di una L’incontro con i genitori ovviamente e l’ autoregolazione. Infine un “corso bravissima cantante, uno spettacolo resta anche un’occasione per ricordare di sopravvivenza” (survival skills) per di arte varia, contenente spontaneità, l’eterogeneità dell’offerta formativa i bambini della prima e della seconda coinvolgimento del teatro fatto “tra“ la dell’Istituto e per dedicare un pensiero classe primaria . Questo permette ai gente, gioco fiabesco, svago e sugge- ai bambini meno fortunati. È prassi, più piccoli di provare una esperienza stioni, che ha permesso ai bambini di infatti, alla Froebel organizzare un mer- diversa dal solito. U 35 Il condominio in...forma! L dell’avv. Maurizio Golia Le spese per il recupero delle quote e spese necessarie al recupero delle quote condominiali in danno dei condòmini morosi - si pensi ad esempio a quelle relative alla prestazione professionale dell’avvocato ovvero al contributo unificato e alle marche da bollo necessarie per avviare la procedura giudiziaria - devono essere ripartite in via provvisoria tra tutti i condomini, in relazione ai rispettivi millesimi di proprietà. Anche per le spese giudiziali vale il principio di cui all’art. 1123 c.c.. Ciò posto, la delibera assembleare che addebita le spese anticipate per il recupero dei contributi interamente a carico del condomino moroso, si appalesa evidentemente nulla, siccome «è 36 contrario ad ogni principio generale del sistema normativo italiano e, in ogni caso, ai principi che governano i rapporti allo interno di un condominio che le spese affrontate per il recupero dei contributi dovuti dal condomino moroso siano posti interamente a carico del medesimo». Tanto ha stabilito la Corte di Cassazione, II Sez. Civile, con la sentenza n. 27509, pubblicata in data 30.12.2016, con la quale è stato accolto il ricorso di un condomino per la dichiarazione di nullità della delibera assembleare che, illegittimamente, imputava allo stesso tutte le spese necessarie al recupero del credito in suo danno. L’anzidetto principio, ovviamente, risulta applicabile fino a quando non intervenga una pronuncia giudiziale che addebiti interamente le eventuali spese di giudizio alla parte soccombente che, conseguentemente, si dovrà fare interamente carico dei relativi costi. Fermo restando che «in tema di condominio negli edifici, è invalida la deliberazione dell’assemblea che, all’esito di un giudizio che abbia visto contrapposti il condominio ed un singolo condomino, disponga anche a carico di quest’ultimo, «pro quota», il pagamento delle spese sostenute dallo stesso condominio per il compenso del difensore nominato in tale processo, non trovando applicazione nella relativa ipotesi, nemmeno in via analogica, gli artt. 1132 e 1101 cod. civ.» (Cass. civ. Sez. II, 18/06/2014, n. 13885). Artigiani, il testo di Tonino Della Volpe “A rtigiani di ieri e di oggi nella città di Aversa”, questo il titolo del libro, frutto di un oneroso, accurato lavoro di ricerca durato anni, che il nostro amico Tonino della Volpe presenterà domenica prossima, 29 gennaio, nell’aula consiliare della nostra città. Un testo, in elegante veste tipografica, che consente a tutti di conoscere uno “spaccato” della nostra vita cittadina di cui da sempre sono parte integrante nel settore socio-economico gli artigiani, categoria della quale l’autore, da decenni, è un esponente di spicco a livello locale e provinciale e non solo. Il libro, corredato da centinaia di interessanti ed inedite fotografie e da tantissime interviste con artigiani viventi e figli di quelli che, nei decenni scorsi, in città furono autentici “maestri d’arte”, consente di conoscere la storia di intere famiglie che con il loro lavoro, il loro impegno, il loro coraggio hanno contribuito al progresso della nostra città, grazie alla vasta conoscenza dei procedimenti tecnici di trasformazione delle materie prime utilizzate da generazioni di artigiani per produrre prodotti esemplari. Il libro è diviso in tre settori, artigianato artistico, artigianato di produzione e artigianato dei servizi, oltre a dare interessanti notizie sulle attività associative e l’elenco delle strade delle arti e dei mestieri della nostra città. Il testo si avvale della presentazione del saggista e critico d’arte Angelo Calabrese, con il patrocinio del Comune di Aversa e di tanti altri enti. L’appuntamento è per le ore 9,30 nell’aula consiliare, dove il testo, dopo l’introduzione del moderatore Luciano Ghelfi, giornalista parlamentare del TG2, e gli interventi del Sindaco e di due assessori, sarà presentato dallo scrivente, da Nicola De Chiara, nostro direttore editoriale, da Nicola Rosselli, nostro collaboratore, dal prof. Michele Di Natale, dal presidente regionale della Casartigiani, Luciano Luongo, da Assunta Colella, presidente del centro studi e ricerca per l’Artigianato, oltre che dall’autore. Le conclusioni saranno affidate al prof. Angelo Calabrese. Geppino De Angelis 37 AUGURI Potete scriverci alla nostra e-mail: [email protected] Gli annunci e le foto saranno pubblicati dando la priorità ai primi pervenuti AUGURI Attorniata dai genitori Giuseppe Savino e Rita Rosselli, dai nonni e dallo zio Franco Rosselli, ha festeggiato il suo decimo compleanno la piccola Ludovica, alla quale vanno gli auguri della redazione. AUGURI Il giorno 21 dicembre 2016 alle ore 6,10 è nato Gabriele Improda. Ai genitori Nicola e Claudia gli auguri da parte dei nonni Luigi, Lea, Francesco e Rosaria. AUGURI Si chiama Nicola, come il nonno paterno, il vispo neonato venuto ad allietare casa Griffo in queste festività. Auguri al papà Dionigi, alla mamma Eva e alla sorellina Caterina, che è stata la più contenta dell’arrivo. Augurissimi anche ai nonni materni Mariarosaria Bocchino e Mario Nucci. AUGURI Auguri per la professoressa Lucia Vitolo Mellino, stimata docente presso il “Fermi” di Aversa per il suo cinquantesimo compleanno. AUGURI PER I 103 ANNI! Tantissimi auguri agli splendidi fratelli Girone: Ludovica, Flavia e Carmine, rispettivamente per i loro otto, sette e 38 cinque anni che hanno compiuto o compiranno tra novembre e febbraio, per la gioia dei felicissimi genitori, Lello Girone e Bruna Torregrossa. I più sinceri, affettuosi auguri della nostra redazione per la signora Lucrezia Lauritano, vedova Amodio, adorata mamma della nostra carissima amica preside Cecilia, per i centotre anni festeggiati con i quattro figli, tutti stimatissimi professionisti, con familiari, nipoti, pronipoti ed autorità, cominciando dal sindaco di Marcianise Antonello Velardi. AUGURI Ha compiuto un anno il 4 gennaio 2017 Mattia Cecere. Per lui gli auguri di mamma Rachele, di papà Massimo e della sorellina Miriana, e quelli “speciali” dei nonni Nicola e Caterina, di zio Carlo e cuginetti Nicola ed Emanuele. SPORT Conquistata con anticipo la qualificazione ai play off promozione per la serie A1 La Sigma Aversa nella storia della pallavolo campana L a Sigma Aversa, la squadra di pallavolo maschile che milita nel campionato di serie A2, domenica scorsa ha battuto al PalaJacazzi l’Alessano per tre a zero, conquistando con due giornate di anticipo non solo la permanenza in A2 ma anche l’accesso ai play off promozione per la Super Lega di A1. Un risultato storico che proietta Aversa, già leader in Campania, in questo sport, tra le squadre di vertice in territorio nazionale. “Siamo partiti come matricola - ci dice un entusiasta e commosso Sergio Di Meo, presidente della Sigma Aversa - e molti, anche qui in città, e mi dispiace dirlo, ci davano come accreditati ad una immediata retrocessione. Ed invece sul campo abbiamo smentito tutti! Non solo centriamo la permanenza con larghissimo anticipo in A2, ma adesso iniziamo un altro campionato a portare lo sport aversano nella storia. Ora ci attendono la trasferta con i Lupi di Santa Croce e l’ultima di campionato al PalaJacazzi domenica prossima con l’Emma Villas Siena.”. Raggiante capitan Enrico Libraro che, nonostante l’infortunio di un anno fa, è risultato tra i migliori giocatori Una vittoria storica per la Sigma Aversa della serie A2, dando un contributo notevole in cui l’obiettivo è arrivare tra le prime ai successi della squadra aversana. E a otto e conquistare i quarti di finale per bordo campo anche il sindaco Enrico la promozione in A1. Siamo partiti con De Cristofaro, ormai un vero e proprio umiltà, ma grazie al lavoro di tutti, a ultrà della Sigma che a fine partita ha 39 cominciare da mister Pasquale Bosco, voluto condividere la gioia con tutti i dai giocatori e da tutto lo staff, siamo ragazzi ed i tifosi. cresciuti partita dopo partita, riuscendo Giuseppe Lettieri SUINI PAESANI di Franco Terracciano Voglio raccontare l’inferno. Non quello in cui precipitano gli assassini che in una frazione di secondo, con una pistolettata, uccidono e poi scioccamente srotolano la loro vita tra processi e galere. Voglio raccontare l’inferno degli uomini “suini” che la fanno franca per tutta la vita e si godono pure l’immeritata pensione. Raccomandati fino al pertugio delle orecchie, cornuti beati che esaltano i culoni al basilico delle mogli, ex parlamentari dalle pensioni d’oro che non doneranno un euro per il restauro del quadro del Guercino, arroganti fino alla sifilide perché lontani cugini del camorrista schifoso, del prete schifoso, del consigliere comunale schifoso, zoccole dichiarate che si annidano negli uffici dello Stato e comandano a bacchetta. Una particolare razza autoctona, insomma, che si riproduce in modo prolifico nei nostri territori. A differenza dei rosei e gentili porci normali che ingiustamente vengono scannati dopo circa un anno di ingrasso, i “suini paesani” vivono per più di ottant’anni e muoiono pure senza troppe sofferenze. Li riconosci al tatto: i maschi hanno i peli a ciuffi sulle braccia a torciglione e le femmine sono increspate, fanno le pulcinelle dietro quando non sono viste, annunciano l’uovo ogni mattina con la voce a trombettella e hanno pure una macchia di vecchiaia color ocra sulla mano sinistra. Scovare i suini paesani non sempre è facile perché ti fregano proprio nel momento dell’identificazione. Sono abilissimi a nascondersi. Quando stai per acchiapparli incominciano a trasfigurarsi, a chiocciare come un motore a diesel, a mostrare lo zig zag dei due dentini frontali e a incenerire lo sguardo. Per non farsi scoprire ti fanno le moine con impercettibili pernacchiette da neonato e se sei una brava persona lasci perdere, rinunci all’indagine sul suino. Ma qualcosa si può fare. 40 Il suino docente I l “suino paesano” nonostante il posto fisso fa l’insegnante a ore. Dosa bene i suoi sforzi, evita accuratamente la classe che lascia incustodita per ore, gironzola sempre in segreteria senza curarsi degli sfottò degli impiegati e dei bidelli pezzentelli e impenetrabili, e piazza l’asso soprattutto con il preside. Essere amico del preside è fondamentale per il suino professore. Da lì parte tutto. Con il preside a favore la vita è bella, nessun collega osa crocifiggerlo, neanche i soliti e ipocriti professori arrabbiati di sinistra che sembrano scolpiti nell’amianto. Il suino docente guadagna bene con i Pon, fondi europei che purtroppo non finiscono mai, con i progetti e i corsi di recupero. Con il clientelismo spiccio, sempre perché è amico del preside, il suino aggiusta l’orario alla collega amica che è separata e fracassa le palle con i suoi tre “poveri” figli piccoli da accudire, si fa garante dei cronici ritardatari mattutini, degli assenteisti e di quelli che mangiano pane a tradimento in nome di Gesù Cristo. Tutti, anche i puri e duri che vanno sempre in classe e, non si sa perché, hanno sempre paura di vivere, si rivolgono al suino professore che ne approfitta per fare voti ed essere eletto poi collaboratore, rappresentante sindacale, membro del consiglio di istituto, tutor, funzione strumentale e chitemmuort. Alle sue spalle vigila sempre il suo protettore, il preside nonno nanni, il fringuellino che viene nutrito con massicce dosi di roccobabà proveniente esclusivamente da Casal di Principe. A scuola il suino aversano sfotte nel cortile le colleghe, i colleghi eroici ed operosi, che vorrebbero subito pisciargli in faccia, si veste addirittura da moralista e sputtana le professoresse che in una gita con le alunne avevano rubato le posate e i portacenere in un noto albergo del lungomare. Il suino si crogiola nel fango e prende di mira soprattutto i docenti che, dopo mesi di sacrifici e appostamenti, si sono finalmente fatti l’amante nella scuola. Lui, però, non racconta a nessuno dei suoi amori extracomunitari o del suo c…o bruciato dai femminielli alle tre di notte dietro la stazione di Napoli. Il suino professore se ne strafotte degli alunni che schifa e ai quali non trasmette nessun valore, nessuna preparazione, solo qualche blanda battuta, una linea di bava sulla cattedra negli unici sette minuti trascorsi nervosamente in classe durante tutto l’anno scolastico. Gli alunni, i genitori omertosi non parlano, non denunciano, perché sanno bene che l’astuto e ricottaro professore promuove tutti a pieni voti per mettere a posto le carte e per giustificare l’immensa ingiustizia del suo agire di merda. Il festival dei ciucci, statene certi, anche quest’anno si svolgerà con successo nella scuola del “suino docente”. Alla prossima. 41 IL CONVEGNO Presentata anche la quarta edizione del testo di Tanda sui reati urbanistico-edilizi Ordine pubblico, Roberti ad Aversa Il Procuratore Nazionale Antimafia ha sottolineata l’importanza della cultura giuridica come fattore di sviluppo e di crescita del nostro Tribunale w Geppino De Angelis “T utela del territorio ed ordine pubblico“: questo il titolo del convegno tenutosi presso il Tribunale di Napoli Nord ed organizzato dalla Camera Penale in collaborazione con l’Università degli studi ‘Niccolò Cusano’ di Roma. Dopo una interessante introduzione dell’avv. Paolo Trofino, Presidente della Camera Penale di Napoli Nord, la prima relazione è stata quella del Procuratore Ge42 nerale della Corte di Appello di Napoli dott. Luigi Riello, che si è soffermato sui molteplici aspetti della tutela del territorio, facendo continui richiami alla concreta attività posta in essere dalla magistratura in tale campo. Il Procuratore Generale ha avuto anche giudizi molto lusinghieri sul volume intitolato ‘I reati urbanistico-edilizi’ del profes- Convegno con Roberti ad Aversa sore Paolo Tanda, avvocato penalista nostro concittadino. Il convegno è stata anche l’occasione per la presentazione della quarta edizione di tale volume edito dalla casa editrice Cedam di Padova. In particolare, il Procuratore Generale Riello ha evidenziato la completezza e la assoluta chiarezza dell’opera definendola come uno strumento fondamentale per ogni operatore del diritto nella materia in esame. Il Procuratore della Repub- blica presso il Tribunale Napoli Nord, dott. Francesco Greco, ed il Presidente del Tribunale Napoli Nord, dott.ssa Elisabetta Garzo, hanno avuto modo di soffermarsi su molti aspetti interessanti della tutela del territorio sottolineando anche il valore del volume del prof. Tanda. Oltre agli aspetti giuridici legati all’ambiente ed al territorio, quali le problematiche relative alla esecuzione dell’ordine di demolizione, sono stati rappresentati anche i tanti problemi che affliggono il nostro Tribunale, quali quelli relativi alla carenza di personale di cancelleria. Di particolare interesse, poi, è stata la relazione finale del Procuratore Nazionale Antimafia, dott. Franco Roberti, il quale si è soffermato, in particolare sugli aspetti legati alla criminalità organizzata. E’ stata anche sottolineata l’importanza della cultura giuridica come fattore di sviluppo e di crescita del nostro Tribunale. La Diocesi e la difesa d’ufficio di mons. Rascato I n riferimento all’articolo pubblicato a firma di Nicola De Chiara sull’ultimo numero del 2016 del periodico “Nero su Bianco”, si precisa quanto segue. In occasione dell’inaugurazione della Cappella del Tesoro delle Reliquie e della presentazione dei lavori di restauro di quattro Chiese mariane cittadine, avvenuta giovedì 15 dicembre 2016 nella Chiesa Cattedrale di Aversa, mons. Ernesto Rascato, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della diocesi di Aversa, ha opportunamente e chiaramente specificato la decisiva importanza del contributo dell’Otto per Mille della CEI nella realizzazione dei lavori. Non era né nelle intenzioni né nello spirito dell’evento ringraziare “oltremodo” solo alcune ditte private interessate agli interventi di restauro sopra indicati, né Mons. Rascato si è attribuito particolari meriti personali al riguardo. Così come, laddove in un passaggio dell’articolo si fa riferimento alla “scarsa presenza di pubblico”, Mons. Rascato si dice soddisfatto del buon riscontro di presenze tanto di cittadini quanto di operatori del mondo dell’informazione. Infine, in riferimento alla critica sulla lenta e difficile opera di catalogazione dei beni, si precisa, come ricordato dal vescovo mons. Angelo Spinillo che “l’Inventario informatizzato di tutti i beni storico-artistici delle parrocchie e delle Rettorie è stato già realizzato dalla nostra Diocesi e presentato ufficialmente il 24 aprile 2015 ”. Diocesi di Aversa Ufficio Comunicazioni Sociali In merito alla suddetta precisazione è opportuno ribadire che 1) E’ stato il Vescovo Spinillo a puntualizzare l’importanza dell’OttoXMille in riferimento all’intervento di mons. Rascato; 2) Solo per dovere di cronaca è stata sottolineata la scarsa presenza di pubblico; 3) Il richiamo per la lenta e difficile catalogazione dei beni della Diocesi è arrivato dal Soprintendente arch. Salvatore Buonomo. Il fatto, poi, che l’inventario dei beni sia stato presentato solo nell’aprile 2015, a nostro avviso, non depone certamente bene per chi avrebbe dovuto provvedere molto tempo prima. Nicola De Chiara La regina della tavola 43 prova i nuovi pronti da mangiare! Più sapore a tavola. MOZZARELLA D.O.P. DI BUFALA CAMPANA TEVEROLA PRODOTTO NAZIONALE via Roma 90 tel. 081 8119478 AVERSA viale Olimpico 182 www.caseificiocaputo.it tel. 081 8113312 IL LIBRO Dario Custagliola, giovane scrittore aversano, e il suo romanzo noir “No Man”, tra egoismi e realtà w Raffaela Chiatto N on tutti i libri ci restituiscono l’idea di un mondo cartaceo fatto a misura dei nostri più atavici desideri, tra i quali spicca la voglia di giustizia, la ricerca di qualcosa che giri per il verso giusto e tra di essi si colloca “No Man”, il primo romanzo di Dario Custagliola, nel quale l’eroismo e la titanica lotta tra la realtà e le singole affermazioni umane sono destinati al fallimento. Dario è un giovane scrittore aversano che, dopo aver conseguito la laurea in Scienze storiche, ha deciso di dedicarsi alla propria passione. Nel suo romanzo noir, pubblicato dalla Leone Editore, si incontrano suggestioni e riferimenti tratti dai più disparati ambiti: dal fumetto al cinema, fino alle serie tv e alla letteratura statunitense; 44 tutto ciò confluisce in una scrittura limpida e suggestiva che ci catapulta in una città malsana e corrotta qual è l’immaginaria Goodmorning in cui si muovono personaggi costruiti attraverso le loro azioni, asfissiati da una realtà contaminata e decadente. Quanto la realtà esterna ha agito sulla scrittura del libro? Parecchio, anche se non vi sono dei riferimenti espliciti, eccetto qualcuno. È il caso, ad esempio, del pestaggio di un barbone da parte di un polizziotto a cui ho assistito una sera a Napoli. In quel momento non feci nulla: ero impotente, ma attraverso la scrittura, raccontando un episodio simile, è come se avessi ottenuto un riscatto personale. I motivi che ti hanno spinto a scrivere? Per me la scrittura è un bisogno ed è altrettanto necessario instaurare un dialogo con i lettori. L’ho concepito come un mero strumento di intrattenimento al cui centro vi è il tema dell’abnegazione dell’eroismo. Tutti i personaggi del libro cercano un riscatto, ma non riescono a cogliere le occasioni che vengono loro offerte e spesso il loro agire – nel bene o nel male – non è frutto di una scelta consapevole; ne deriva che molte delle scelte considerabili giuste sono fatte agendo di istinto oppure frutto di idee deprecabili che si rivelano giuste. Ed effettivamente ciò che più colpisce del libro sono le sfumature: i personaggi e tutto ciò che a loro si riferisce non può essere etichettato in toto come giusto o sbagliato; nella città infetta di Goodmorning è difficile essere manicheisti ed è altrettanto difficile non lasciarsi trasportare da una narrazione che offre molteplici chiavi di lettura, pur restando sempre piacevole. Pasquale Torellini si rifà a Giambattista Basile P resentato a Parete il libro di Pasquale Torellini dal titolo “Poema di letteratura popolare amena”. A parlarne sono stati Pasquale Giustiniani, prefatore dell’opera, ordinario di Filosofia teoretica nella Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale, lo storico Nicola Terracciano, l’ing. Paolo Sangiuliano, caporedattore della “Rivista Tecnica” e il dottore Raffaele Tamburrino. Il prof. Pasquale Giustiniani, prefatore dell’opera, ha evidenziato che gli scritti di Torellini ci conducono nel vivo della narrazione popolare aperta ad una visione generale dell’esistenza. Per il prof. Nicola Terracciano, prefatore di alcuni libri di Torellini, nei racconti di Torellini c’è lo studio antropomorfo di una comunità rurale nel periodo Torellini ai tempi dei suoi racconti postbellico, ove tutti cercavano di esorcizzare gli strascichi drammatici della guerra, la povertà e gli affanni quotidiani raccontando le vicende umane con il sorriso sulle labbra. Nel suo intervento il prof. Terracciano ha infine tracciato una breve biografia del letterato prof. Vincenzo Palmiero, scomparso recentemente, autore di alcuni testi scolastici e prefatore di alcuni libri di Torellini. Per l’ing. Paolo Sangiuliano nella terra che fu del grande novelliere Gian Battista Basile, non poteva non attecchire il racconto popolare che da secoli ci viene tramandato di bocche ed orecchie dai menestrelli, giullari, aedi, teatranti, iacularese dai canuti saggi. Il dott. Raffaele Tamburrino ha evidenziato che gli scritti di Torellini hanno la nobile finalità di riaffermare i valori della grecità, di cui gli Italiani ed Europei dovrebbero esserne fieri. Nella terra paretana, che fu del grande novelliere Gian Battista Basile, non poteva non attecchire il racconto popolare impregnato di sottile ironia e sagace umorismo. 45 TRADIZIONI Il ricordo della prima edizione del 2004 e i “sempre presenti” “Sapori tipici” e musica ...sono quattordici Viste le tante richieste arrivate, anche quest’anno solo a pochi fortunati spetterà di partecipare. E Pietro ringrazia la macelleria Staccariello di via Roma w Italia Mauriello “S apori tipici aversani” arriva alla quattordicesima edizione. L’enogastronomia aversana targata Costantino, lo storico ristorante-pizzeria di via Mancone ad Aversa, che si abbina con la buona musica dei Fagnoni Group e del tenore Piero Quirino aspetta tanti ospiti venerdì 27 gennaio 2017. Ad accoglierli ci saranno come sempre mamma Cristina, Pietro e Giulia, Lina e Costantino. 46 Abbiamo incontrato proprio il più giovane del “clan” Turco per parlare del passato, del presente e del futuro di questa indovinatissima manifestazione e Costantino non si è sottratto alle nostre domande. “Nel 2004, alla prima edizione - ci dice Costantino - avevo solo 13 anni ma ricordo bene l’entusiasmo della gente che non si aspettava un successo del genere e che, a dire il vero, non ci aspettavamo nemmeno noi. Ormai «Sapori tipici aversani» fa parte della storia del nostro locale e ogni anno vale la pena di migliorarci». «Eravamo preoccupati - continua papà Pietro – e sai perché? Perché i veri piatti della tradizione locale sono sapori forti ed invece tutto andò bene. Anzi ad ogni portata si levava dalla sala un applauso. Voglio raccontare un aneddoto divertente. Alle 20,00 non arrivava nessuno. Mi domandavo: vuoi vedere che mi hanno fatto fesso? Ed invece in un quarto d’ora arrivarono proprio tutti e tutti, nel pagare si prenotarono, ringraziando, per la successiva edizione». Quando chiediamo a Pietro se ci sono state persone sempre presenti nei tredici anni passati ci risponde: «Tanti sono stati i sempre presenti. Ne nomino Una serata con il tenore Quirino e Pietro Turco “Nel 2004 - ci dice Costantino - avevo solo 13 anni ma ricordo bene l’entusiasmo della gente che non si aspettava un successo del genere e che non ci aspettavamo nemmeno noi” solo alcuni in rappresentanza di tutti gli affezionati, il prof. Alfredo Oliva di Cesa, il cav. Silvio Salzillo, il commercialista Isidoro Orabona e «il barbiere» maestro Franco Rao. Ne approfitto per ringraziare pubblicamente la macelleria Mattiello di via Roma (Staccariello) che ci ha fornito tutti i prodotti che cucineremo venerdì». Viste le tante richieste arrivate, anche quest’anno solo a pochi fortunati spetterà di partecipare a «Sapori tipici aversani». Tra i piatti che registreranno certamente il tutto esaurito anche quest’anno, l’antipasto, «A’ fellata mista, o’ formaggio» e «Aulive e mulignane sott’uoglio», e soprattutto gli attesissimi assaggi di primi piatti, tra cui figurano la tipica pasta e fagioli (pasta e fasule), la caratteristica pasta e ceci (cicere ‘e tagliarelle) e la saporitissima pasta e patate (pasta ‘e patane). Bocconi prelibati anche tra i secondi piatti: a trippa cu a pummarola, braciole di cotica (‘e braciole è cotene), o’ suffritto (soffritto) e… i classici «stentinielli» (intestini di agnelli al sugo). Tra i dolci anche quest’anno sarà servita «’a preta ‘e San Glorm» accompagnata da «‘o limunciello nuostro». A condire da par suo tutto questo ben di dio ci sarà come sempre «‘na votta è vino russo». Resta solo da dire: buon appetito! 47 di Geppino De Angelis B obò, chi è costui? Quali benemerenze aveva conquistato per ottenere la cittadinanza onoraria di Aversa? Questi gli interrogativi che ci hanno posto alcuni nostri lettori dopo il ‘can-can’ suscitato dalla decisione della amministrazione comunale di concedere (con la sola astensione dei consiglieri Galluccio e Capasso) la cittadinanza onoraria a Bobò, ovvero Vincenzo Cannavacciuolo, rinchiuso per circa 30 anni nell’ex manicomio civile, diventato poi attore teatrale e cinematografico. Quella cittadinanza concessa negli anni scorsi ad illustri giuristi e ad altri personaggi che hanno onorato in Italia e nel mondo il nome della nostra 48 città, quella stessa cittadinanza che la precedente amministrazione comunale non aveva concesso a quello che è stato tra i migliori e più valorosi comandanti dei CC di Aversa, ovvero al Generale di Corpo d’Armata Cagnazzo, comandante dei CC quando la compagnia di Aversa Bobò, chi è costui? Luigi Andreozzi aveva competenza territoriale sull’intero agro aversano e nei limitrofi centri del ‘napoletano’. Molto probabilmente questo ‘spillo’ ci procurerà critiche ed accuse ma il fatto è che Aversa è una strana città dove abbondano targhe, lapidi, intitolazioni di strade e piazze, e chi più ne ha più ne metta, sol perché in molti casi, a….spingere sono stati parenti ed affini senza che gli ‘onorati’ di tali riconoscimenti abbiano fatto il classico …tubo per meritarli. Ed in tale situazione, ci sembra veramente assurdo, per non dire vergognoso che in Aversa, se la memoria non ci falla, non ci sia una strada, una piazza intitolata ad uno dei più onesti sindaci, ovvero al Cavaliere don Luigino Andreozzi che, durante l’occupazione nazista, salvò dalla deportazione decine e decine di concittadini, evitando, tra l’altro, che fosse minato e fatto saltare in aria il centro storico dove abitava la famiglia Fiordiliso, imparentata col colonnello inglese Stevens che, da Radio Londra, invitava gli italiani a ribellarsi ai nazisti, come ha ben raccontato, documenti alla mano, Nicola De Chiara nel suo libro “Il Podestà Andreozzi, l’uomo che salvò Aversa”, pubblicato pochi anni addietro. Dopo oltre settanta anni dalla fine della guerra e dalla caduta del fascismo, essere stato un podestà rappresenta ancora un marchio? C’è solo da vergognarsi! Una, cento, mille cittadinanze a Bobò B obò rappresenta la nostra coscienza sporca che ondeggia sempre nel nostro profondo di ex scimmie. Il brutto, il malato, il diverso devono essere nascosti perché, anche se siamo bellini Bobò e con l’ostia sempre in bocca, ci fanno schifo, ci disturbano. Ecco perché i tanti Bobò li abbiamo imprigionati per trent’anni in un manicomio senza che avessero nessuna colpa. Doppia beffa: malati e pure condannati. E noi non vogliamo risarcire questi nostri fratelli con una simbolica cittadinanza onoraria? Una, cento, mille cittadinanze a Bobò in una città che ha addirittura dedicato una piazza ad un cavallo, Varenne. E’ inutile non confessarlo: è duro a morire il fascismo esistenziale che ancora albeggia in alcuni figuri che si sono opposti alla cittadinanza a Bobò. Vergogna, siete solo brutti, sporchi e cattivi aversanielli. Questo razzismo duro a morire, questa idea disumana della vita hanno fatto crescere l’Anticristo in Hitler. E’ sempre poco poco l’amore che si dà agli altri. Ci vogliono vagonate di carezze, di sorrisi, di parole buone per cambiare questo mondo miserabile. Io, sorpreso e attonito per tanta fraternità, ho accolto con urli di gioia la cittadinanza onoraria a Bobò che rende massimo onore ad un’amministrazione che, sinceramente, non mi ha mai entusiasmato. A proposito di altre future cittadinanze onorarie e monumenti da concedere ai cosiddetti “normali”, stiamo attenti a verificare con rigore la vita e le opere di personaggi che hanno attraversato la vita politica e civile della nostra città, come non sempre è accaduto sia di recente sia in passato. Franco Terracciano 49 STORIE L’area che lo ospitava oggi porta il nome di piazzetta Valentino Nicola De Simone Il Mulino De Simone, storia di un miracolo industriale I fondatori furono Valentino Nicola e suo fratello Domenico. Aveva duecento operai ed era tecnologicamente avanzato per i tempi. Più di mezzo secolo di grande attività w Nicola De Chiara O ggi quella piazza di Aversa porta giustamente il nome di Valentino Nicola De Simone, uno dei protagonisti dello storico mulino De Simone, una delle prime e più importanti industrie alimentari sorte in Italia e nella nostra Aversa. I De Simone sono originari di Trentola dove il papà di Valentino Nicola, Ferdinando, aveva un avviato commercio all’ingrosso di granaglie. Valentino 50 Nicola cominciò presto a lavorare con il padre: siamo negli ultimi anni Il mulino De Simone negli anni Trenta del Novecento Valentino Nicola De Simone dell’Ottocento. Poi impiantò un piccolo mulino a palamenti (di pietra) a Trentola ed un piccolo pastificio ad Orta di Atella. Dopo qualche anno, aveva già superato i trent’anni, precisamente nel 1913, fondò con il fratello Domenico la ditta “F.lli De Simone attrezzando un moderno molino e pastificio ad Aversa, La scelta di costruire nei pressi della stazione ferroviaria derivò dalla necessità di scaricare dai vagoni il grano prodotto in Italia e anche all’estero nei pressi della stazione ferroviaria, che divenne ben presto il più importante molino a cilindri della zona. La scelta di costruire nei pressi della stazione ferroviaria derivò dalla necessità di scaricare direttamente dai vagoni ferroviari il grano che proveniva dalle zone di produzione italiane ed estere (in quei tempi era molto usato il grano tangarov, che arrivava dall’Ucraina e che aveva una resa molto alta). Lo stabilimento aversano, tecnologicamente all’avanguardia per i tempi, era azionato ad energia elettrica ed interamente automatico per quanto attiene la discarica e la macinazione dei grani. Fu dotato di strumenti per l’essicazione artificiale delle paste (la pasta era a quei tempi essiccata all’aria con tutti i problemi igienici e qualitativi che continua a pag. 52 51 STORIE Il Mulino De Simone, storia di un miracolo industriale Ferdinando De Simone Antonio De Simone potevano derivare da questo tipo anni Sessanta e Settanta del secolo di lavorazione). Lo stabilimento scorso, tutti dismettono l’attività, occupava circa duecento operai e lasciando lo spazio alle aziende 52 i due fratelli si organizzarono in del nord più organizzate e più effimodo molto preciso: Valentino cienti. Anche il mulino De Simone Nicola si interessò dell’ammichiude i battenti. nistrazione, degli acquisti, delle La grande struttura, che si svilupvendite e delle promozioni, menpava su un’area di circa quindicitre il fratello Domenico si dedicò mila metri quadrati, viene rilevata alla produzione. In questo modo e abbattuta per fare posto ad un sia il molino che il pastificio parco residenziale. Queste straorprosperarono economicamente e dinarie notizie sullo storico mulii De Simone diventarono anche il no De Simone di Aversa ci sono fornitore delle forze armate. state fornite dal signor Antonio Il 15 febbraio del 1921 Valentino De Simone, figlio di Ferdinando, Nicola De Simone fu nominato, che ha continuato comunque nel con il brevetto 792 del settore settore della pasta arrivando alla industria, cavaliere del lavoro, direzione generale della Barilla a non solo per le attività lavorative Parma, dove è stato impiegato fino svolte ma anche per le grandi al Duemila. qualità umane: durante la guerra “L’unica mossa che avrebbero aveva approvvigionato di derrate potuto fare i pastifici del sud, ed in alimentari la popolazione trentoparticolare quelli della Campania, lese per diversi anni ed era stato per non chiudere - ci dice Antonio molto generoso, successivamente, De Simone - era quella di assonel devolvere somme a favore ciarsi, per creare un stabilimento degli invalidi di guerra. centrale con un unico marchio, Nel 1934 muore Domenico e investendo le risorse di ognuno in l’azienda rimane solo al fratello Una pubblicità del mulino degli anni Trenta un unico impianto. Unico modo Nicola che ne resta al comando per liberarsi di tutti i costi che avefino al 1953, anno in cui l’attività, per dai pastifici del nord che nel frattempo vano singolarmente. Si riunirono anche la sua morte, passa al figlio Ferdinando. si sono organizzati sia tecnicamente per fare un’operazione di questo genere I tempi sono, però, cambiati: le aziende che dal punto di vista manageriale. Nel ma l’accordo non si trovò e questo del sud si vedono aggredire dai mulini e giro di un decennio o poco più, tra gli significò la fine per tutti”. 53 L’ESCLUSIVA Si conclude la storia di Salvatore de Chiara sulla zona di Ponte Mezzotta Le belle masserie Vergara, Bagnara e Aversano Poco resta di visibile dell’antica Friano, ormai distrutta ed abbandonata la vecchia chiesa, sono scomparse le strutture della grande masseria Vergara w Salvatore de Chiara E sisteva in quella località una antica masseria dotata di casa colonica, taverna, forno e stalle di macellazione, che per tutto il ’600 fu proprietà della famiglia Verde. Nel 1667 la masseria fu acquistata da Carlo Vergara, Duca di Craco, la cui famiglia fu per molto tempo proprietaria del fondo e delle attività connesse, su di queste ultime si sviluppò una lunga e complessa controversia giudiziaria tra 54 i proprietari e la città di Aversa. Infatti sin dal 1619 un decreto della Camera della Sommaria riconosceva alla taverna ed al taverniere il diritto di vendere pane, vino, carne ed altri commestibili, godendo della esenzione da tasse e gabelle, il che si traduceva in un vantaggio per i compratori che potevano lucrare prezzi più bassi, una situazione che gli amministratori cercarono costantemente di contrastare sottoponendo a tassazione i proventi delle vendite. Tra le alterne vicende che per oltre un secolo videro susseguirsi almeno tre distinte e divergenti pronunce dell’autorità giudiziaria, emerge come costante che l’esenzione dalle gabelle sulla vendita di commestibili potesse essere applicata soltanto a beneficio dei viandanti ma non degli aversani che sarebbero invece stati soggetti al prezzo pieno. Nel medesimo punto di questa prima masseria con taverna ne sorgeva anche una seconda che, sin dal 1629, appartenne ai duchi Ruffo di Bagnara: fu anche questa oggetto di una controversia, risolta, però, con la sola ingiunzione al pagamento, con la città di Aversa, per la riscossione dei tributi derivanti dalla vendita di generi alimentari. Nel 1735 fu raggiunto un compromesso Stemma della famiglia Vergara tra i proprietari ed il taverniere della masseria Vergara e la Città di Aversa che consentiva la vendita di alimentari nelle annesse “maccheronia”, “macelleria” e “mozzarelleria” della taverna anche agli aversani, a condizione che essi fossero consumati sul posto e non fossero trasportati in città, per quanto approvato dal Tribunale della Portolania, tale accordo fu successivamente revocato dagli eletti della Università di Aversa senza che la disputa giungesse ad una definitiva soluzione. Il contrasto perse di rilevanza nella seconda metà del XVIII per effetto delle riforme fiscali introdotte da Carlo III. La vendita di prodotti alimentari è stata l’attività prevalente del casale Friano/Mezzotta che è continuata fino ad epoche recenti. L’importanza della zona, posta a al centro di una ricca area agricola a cavallo di una via obbligata da nord verso Napoli, ne faceva il luogo privilegiato per gli scambi commerciali, in modo particolare con i viaggiatori. L’attività doveva essere particolarmente nota e rilevante, se ne ritrovano echi persino nel libretto che il napoletano Francesco Cerlone scrisse per l’opera “La Finta Parigina” su musiche di Cimarosa. L’ultima grande taverna di Ponte Mezzotta fu quella della famiglia Aversano, che furono dapprima affittuari e poi gestori in proprio di una rinomata struttura di ristoro per viaggiatori e cavalli tra il 1790 ed il 1924. Poco resta di visibile dell’antica Friano, ormai distrutta ed abbandonata la vecchia chiesa, i cui arredi sono in parte custoditi presso la nuova chiesa dedicata sempre alla Madonna delle Grazie, sono completamente scomparse anche le strutture della grande masseria Vergara, così come è stata smembrata e parzialmente abbattuta anche la masseria Aversano.Pur se l’epoca dei lunghi viaggi via terra è terminata e le evoluzioni economiche e sociali hanno profondamente mutato le dinamiche aversane, permane tuttora una fiorente attività di vendita di alimentari nella zona di Ponte Mezzotta, ove sorgono anche diversi caseifici. 2 - fine Le nostre più sentite condoglianze al cav. Felice Parisi, amico di NerosuBianco, per la perdita della cara e amata moglie, Dina Migliorelli, scomparsa il 24 dicembre del 2016, e ai suoi due figli, Francesco e prof.ssa Maria. 55 L’EVENTO Anche ad Aversa grazie al Dirigente Izzo si è tenuta la “Notte Nazionale dei Licei Classici” Il “Cirillo” ha vissuto una serata magica Ospiti d’onore l’attore, scrittore e drammaturgo Peppe Lanzetta e il campione del mondo e vice campione olimpico di boxe Clemente Russo w Italia Mauriello A rriva anche ad Aversa la Notte Nazionale dei Licei Classici. Grazie alla sensibilità del neo dirigente scolastico Luigi Izzo, alla professoressa Sabrina Romano, segretaria dell’Associazione italiana di cultura classica (A.C.C.) per la sezione di Terra di Lavoro (il sodalizio che promuove l’evento a livello nazionale), all’abnegazione dei docenti, alla disponibilità di tutto il personale e alla passione 56 degli studenti, il Liceo “Cirillo” (storico istituto tra i più antichi licei d’Italia con oltre 150 anni di storia) ha vissuto una serata magica. Tanti eventi dentro e fuori la struttura di via Corcioni che hanno calamitato l’attenzione complessiva di quasi duemila persone. Esibizioni musicali - anche perché il “Cirillo” da alcuni anni è anche liceo musicale, di danza, di recitazione - che gli allievi della scuola con grande bravura hanno offerto al numeroso e fin troppo festoso e rumoroso pubblico presente. A rendere ancora più prestigiosa l’iniziativa la presenza del Sottosegretario ai Beni Culturali, l’on. Antimo Cesaro, intervenuto anche per amor nostalgico in quella che negli anni Ottanta fu la sua scuola e che lo vide anche rappresentante di istituto. Al tavolo istituzionale vi erano oltre ad Izzo e Cesaro ed il vescovo di Aversa Angelo Spinillo, anche il vicesindaco Federica Turco e il presidente del consiglio scolastico Sergio Di Meo. Ospiti di eccezione introdotti da giovani studenti e moderati dal nostro direttore Giuseppe Lettieri, anche lui ex rappresentate di istituto del Cirillo, sono stati l’attore, scrittore e drammaturgo Peppe Lanzetta e il campione del La grande festa al liceo classico di Aversa A rendere ancora più prestigiosa l’iniziativa la presenza del Sottosegretario ai Beni Culturali, Antimo Cesaro, intervenuto in quella che fu negli anni Ottanta la sua scuola mondo e vice campione olimpico di boxe Clemente Russo. “Una iniziativa molto bella - ha detto Lanzetta - perché non solo mi ha messo in contatto con i tantissimi giovani presenti, ma che mi ha fatto notare la loro passione e il loro entusiasmo nel presentare i loro piccoli, ma intensi spettacoli. A loro ho lanciato un messaggio di speranza in momenti che non sono facili. Come dico nel corto sul geniale musicista aversano Ci- marosa, ci possono rubare tutto, la casa, i soldi ma non i sogni. Sognate, non fatevi togliere mai la libertà, scegliendo le strade migliori, senza farvi tentare e lo dice uno nato e vissuto in un quartiere difficile come Piscinola, a pochi metri da Scampia, dalle strade più semplici ed apparentemente più redditizie”. Clemente Russo ha lasciato un messaggio chiaro ai giovani presenti in sala. “Lo sport, l’arte, la musica - ha detto il campione - sono passioni importanti da coltivare ma l’impegno per la scuola deve esser sempre in primo piano. Il mio allenatore, il grande maestro Brillantino, se non raggiungevo almeno la sufficienza a scuola, i guantoni me li faceva posare”. L’iniziativa promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione è nata qualche anno fa da un’idea del professore siciliano Rocco Schembra e grazie al dirigente scolastico Izzo si è tenuta anche allo storico Cirillo di Aversa. corsi pomeridiani di inglese corsi pomeridiani di spagnolo uscita Aversa sud t. 081 8907746 081 19814605 bi.froebel.it bi froebel - The English Studio 57 STORIA NOSTRA Dopo l’accaduto tutto il rione andò a giocare i numeri al bancolotto Aversa e il dramma di Maddalena Pennacchio w Antonio Marino M addalena Pennacchio, originaria di Giugliano, venne da queste parti all’inizio del novecento unendosi in matrimonio con un aversano di nome Umberto. Col quale andò a vivere in un appartamentino, sito nel più popolare quartiere cittadino, composto da un monolocale con servizi a pianterreno e una stanza con annesso stanzino al piano superiore. Una casa non grande ma ben divisa, con sopra la camera da letto e un ripostiglio, sufficiente per i loro bisogni. Che si svolgevano prevalentemente nel basso al piano terra, che fungeva un po’ da tutto anche da banco di lavoro. 58 Umberto, infatti, faceva il calzolaio, era molto bravo, e non gli mancava la clientela che, in certi periodi, era anche Aversa, Porta Napoli negli anni Venti di avanzo. Maddalena, oltre a sbrigare le faccende casalinghe e ad uscire per le compere, lo aiutava a cucire le tomaie. Si era all’uopo comprata una macchina a bracci o con la quale, cambiando i dischetti, era in grado di eseguire diverse operazioni dai ricami ai rattoppi che, a quell’epoca, andavano di moda. I due lavoravano di comune accordo con la compagnia della gente del rione, che, passando davanti al loro uscio, spesso entrava nella casa-bottega trattenendosi a ciarlare. Parole senza costrutto, STORIA NOSTRA messe fuori alla buona dalla bocca di persone semplici, che davano tono alla giornata in mancanza d’altro diversivo. Interrotte di tanto dalla voce dei venditori ambulanti che portavano a spasso su carrettini le loro mercanzie, attorniati da un nugolo di ragazzini che gli facevano festa. Le cose andavano - non soltanto per la nostra coppia - in questo modo, quando cominciarono a soffiare venti di guerra che portarono al primo conflitto bellico. Che, anche se svoltosi lontano dai nostri lidi, portò scompiglio un po’ in quasi tutte le famiglie che videro partire per il fronte i loro uomini più validi. Tra essi partì, verso la fine del 1915, anche il nostro buon calzolaio Umberto lasciando la moglie sola e sconsolata. Donna di carattere, energica e decisa, Maddalena poco per volta si dette coraggio trovando conforto (aiutata da un’amica) nel lavoro che era solita fare. Portandolo avanti con tale lena de essere da esempio a tutte le altre donne che, per via degli eventi, erano venute a trovarsi nella sua stessa situazione. E mentre Lei trascinava così la vita, Umberto era impegnato in una logorante guerra. di trincea su per le Alpi, da dove ne uscì malconcio. In un corpo a corpo col nemico, infatti, si buscò una baionettata al torace che, forandogli il polmone, lo spedì in un vicino Ospedaletto di Campo. Dove, ricevute le prime cure, i sanitari del posto pensarono opportuno farlo trasportare in un Ospedale militare più consono alla bisogna. Dopo un paio di mesi di degenza, non potendo essere utilizzato in servizi sedentari (data la ferita riportata), fu dimesso e rimandato a casa. Fu accolto come un eroe e gli si fece gran festa; qualche gi orno dopo, riprese subito il suo lavoro interrotto forzatamente accanto alla moglie Maddalena. Purtroppo, nonostante la buona volontà, Umberto non riuscì più ad essere quello di prima: la ferita, non curata dovutamente, gli doleva compromettendone la respirazione …sulla quale influivano anche i materiali che usava. Tirò avanti come poteva, per poco tempo, poi disperato lasciò tutto allettandosi e la sua fu una lunga agonia che lo consumò lentamente. Spirò di notte, alla luce di una fioca candela che metteva paura, e la moglie -e qui accadde un fatto incredibile - gli rimase vicino nell’ansiosa attesa dello spuntar dell’alba. Ad un certo punto la donna, spinta da un’impellente necessità, si alzò per recarsi in bagno e, fatto qualche passo, non riuscì ad andare avanti in quanto trattenuta (da dietro) dallo scialle che si era impigliato in un tubolare del letto. Credendo che fosse il marito a trattenerla, fu assalita dal panico e tremando come una foglia cominciò a gridare: “Umbè lasciami, non è questo il momento di scherzare (tutto in dialetto napoletano), non farmi morire… non portarmi con te... lo sai, ti ho voluto molto bene, lasciami andare”. Ma Umberto non poteva risponderle e Maddalena, facendosela sotto, incalzava con voce sempre più alta: “Umbè lasciami… non farmi morire… non ti farò mancare fiori e lumi al cimitero… lasciami”. I suoi strilli giunsero alle orecchie dei vicini che accorsero sul posto e, rendendosi subito conto di quello che era accaduto, tentarono di calmare la malcapitata …non sapendo se ridere o piangere. Il giorno dopo, tradotto l’accaduto in numeri, tutto il rione li andò a giocare al bancolotto - come si 59 usa da queste parti - e solo pochi furono i fortunati …a vincere il terno. STORIA NOSTRA Uno straordinario documento ritrovato nell’archivio storico del Banco di Napoli La vendita della biblioteca di Niccolò Jommelli w Enzo Della Volpe S tavamo leggendo il libro di Flavia Luise, “Librai Editori A Napoli nel XVIII Secolo”, quando a pagina 176 del testo leggevamo: «Michele Stasi nel 1775 riprende ad acquistare libri usati, ricorrendo alle segnalazioni di comuni amici, come avviene per i volumi del defunto Nicola Iommelli, vendutigli dal fratello Ignazio, religioso agostiniano». Al testo seguiva la nota (11): Archivio Storico del Banco di Napoli, giornale copiapolizze, Banco di S. Maria del Popolo, matricola 2205, pagina 221. La meraviglia fu tanta che interpellammo il responsabile dell’Archivio citato, il quale, visto il nostro 60 entusiasmo, ci aiutò non poco nella ricerca del documento citato nel libro. Niccolò Jommelli muore a Napoli nella La prova che il fratello Ignazio vendette i libri di Niccolò Jommelli notte del 25 agosto 1774 in conseguenza di un attacco apoplettico avuto nei giorni precedenti. Egli avrebbe preferito morire ad Aversa, nella sua città natale, ma fu per puro caso che morì a Napoli, il trapasso lo colpì proprio nei giorni in cui i medici gli avevano consigliato di lasciare la città di Napoli. Seppellire STORIA NOSTRA Jommelli a Napoli fu, invece, la volontà di suo fratello Ignazio, all’epoca “Padre maestro” agostiniano. La salma fu esumata, appunto, nel suo convento, nell’antica chiesa di Sant’Agostino alla Zecca o Sant’Agostino Maggiore, nella cappella San Tommaso da Villanova. (La chiesa è nel quartiere di Forcella, dal dopo terremoto del 1980 è chiusa al culto). La sepoltura di Niccolò a Napoli, forse, voleva essere un vanto personale di Ignazio, conservare nella sua chiesa le spoglie del fratello. A distanza di pochi mesi dalla morte di Niccolò Jommelli, Padre Ignazio metteva in vendita la biblioteca appartenuta al fratello. In quegli anni a Napoli, capitale del Regno di Napoli, era fiorente il mercato del libro usato. Probabilmente, la vendita della biblioteca di Jommelli comprendeva non solo libri, ma anche dei manoscritti del Maestro. Comunque, il tutto fu acquistato dal libraio Michele Stasi. Gli Stati, antica famiglia di librai, acquistavano e vendeva libri provenienti da prestigiose biblioteche private, libri appartenuti a nobili famiglie. Erano questi che, all’epoca, disponevano di risorse economiche tali da acquistare libri. La vendita dell’in- tera biblioteca di Jommelli avvenne il 19 novembre 1774, il libraio Miche Stasi pagò 203 ducati. All’acconto, in contanti, versò a Ignazio la somma di 146 ducati; la parte restante, 57 ducati, gli furono pagati con polizza, scadenza 2 gennaio 1775. La libreria degli Stasi era conosciuta in tutta Napoli, e non solo, si trovava di fronte al monastero di San Gregorio Armeno. Michele Stasi, e suo figlio Gabriele furono protagonisti della nuova “stagione ideologica” che precedette la rivoluzione napoletana del 1799. A partire dalla seconda metà del Settecento, padre e figlio, entrambi editorilibrai, intrapresero a proprie spese una serie di pubblicazioni e ristampe, condizionati e condizionando uomini di legge, colti religiosi e intellettuali. Gli Stasi, inseritisi nella vita culturale del ‘700, furono partecipi con le loro vicende personali delle nuove idee, e con la loro attività editoriale testimoniarono come il libro non fosse soltanto una merce in vendita, ma lo strumento per una formazione ideologica e per una convinta adesione agli ideali degli illuministi. L’opera degli Stasi fu fondamentale per il diffondersi degli ideali rivoluzionari, in nome della libertà di stampa, che Gabriele pagò a caro prezzo, prima con la censura borbonica, e poi con l’arresto nel giugno del 1800. Gli Stasi furono anche gli editori delle opere di Gaetano Filangieri, anzi, era un loro amico di famiglia. Supponiamo che parte dei libri di Jommelli siano finiti nella biblioteca del Filangieri. Oggi la biblioteca fa parte del ricco “Museo Filangieri” di Napoli, meta di turisti e studiosi. La traduzione del documento: “A don Michele Stasi ducati cinquantasette. E per esso al Padre maestro Ignazio Iommelli, agostiniano e sono a compimento di ducati 203, stante li mancanti ducati 146 ce li pagò fin dalli 19 novembre 1774 di danaro contante, e detti sono per prezzo e valore di tanti libri usati del fu Don Nicola Iommelli suo fratello, che li ha venduti il detto padre maestro, precedente nota d’appuntamento fatto da periti di comune consenso, chiamandosene ad invicem contenti e soddisfatti, senz’avere altro, che pretendere, ne esso Padre maestro da esso, ne esso da lui per tal causa. E 61 per esso a Don Domenico Fassica per altritanti. E per esso al detto ut supra”. MUSICA Serata magica ai “Magazzini Fermi” con il grande talento di Grumo Walter Ricci in ...canta Aversa “Un locale diverso, da atmosfere quasi newyorkesi - ha detto Ricci - ed è davvero stato bello suonare qui. Se ci invitano di nuovo torneremo volentieri” w Giuseppe Lettieri S erata magica grazie al talento di Walter Ricci ai “Magazzini Fermi”. Nel locale ubicato nell’ex consorzio agrario, che un gruppo di giovani imprenditori locali ha trasformato in una vera e propria sala da concerto e non solo, l’astro nascente della musica italiana, in compagnia di un batterista di grande talento come Elio Coppola e al bravo bassista Daniele Sorrentinoa ha suonato il piano e ammaliato con la sua 62 voce il numeroso pubblico presente. Walter Ricci, dalla sua natìa Grumo Nevano ha mostrato il suo particolare affetto verso Aversa, città alla quale è molto legato, sostituendo in un brano il nome della città presente nel testo originale con quello dell’antica contea normanna. Il cantante che, appena tre mesi fa, unico italiano ed europeo, su una selezione mondiale alla finale del Monk Jazz Festival di Los Angeles (dove in giuria presidente era Quincy Jones), che ha duettato con i grandi nomi della musica mondiale, dall’italiano Biondi a Michael Bubblè, ha particolarmente apprezzato la serata aversana. “Un locale diverso, da atmosfere quasi newyorkesi Il trio Ricci si è esibito ai “Magazzini” - ha detto Ricci - ed è davvero stato bello suonare con la canzone “Dentro un film”, ha qui. Se ci invitano di nuovo torneremo trionfato al festival Europeo di Souci in volentieri”. Russia, vinto per la prima volta da un E se lo dice lui che è presente spesso italiano, esibendosi su un palco che nel- nei migliori club di New York dove la stessa serata ha visto tra i tanti ospiti tiene frequenti concerti ci crediamo e lo cantanti come Sting e Richy Martin e aspettiamo per una nuova magica notte che appena lo scorso anno era arrivato, di musica. Natale d’autore con i “Figli delle Stelle” N el cartellone natalizio proposto dall’Amministrazione Comunale non poteva mancare l’ormai appuntamento tradizionale con la compagnia “I Figli delle Stelle” che da dieci anni riempiono di buon umore il Natale di molti aversani. E così in un Teatro Cimarosa preso d’assalto dal pubblico, la compagnia ideata da Lia Cantile, con il sostegno di don Michele Salato, presso la parrocchia di Sant’Audeno, ha portato in scena il capolavoro di Eduardo Scarpetta “Miseria e Nobiltà” che, nella versione cinematografica del 1954, fu interpretato dall’immenso Totò, da una giovanissima Sofia Loren, e dall’indimenticabile Dolores Palumbo. La commedia in due atti è stata Lo spettacolo de I Figli delle Stelle davvero un connubio di perfezione. I ragazzi, alcuni dei quali ormai si sono fatti grandicelli, hanno dato il meglio di se e si sono tutti impegnati nei loro ruoli, compreso il nostro amico e collaboratore di NerosuBianco, Giuseppe Chiatto, nel ruolo di Bebè lui che più che un figlio è uno zio delle Stelle. Bravo anche Sasà Giocondi con le sue acconciature e i tecnici, la costumista e tutti coloro che portano nel cuore questa bellissima iniziativa sociale che sono i Figli delle Stelle. Una iniziativa sociale che con l’abnegazione di Lia Cantile è andata oltre trasformando alcuni di questi ragazzini in aspiranti attori professionisti e uomini di spettacolo. Stiamo parlando di Tonino Turco e Mirko Mangiacapra, ora sono cresciuti e lasciano la compagnia, perché come ha detto Lia è ora che lascino questo treno per approdare a nuove esperienze artistiche. 63 PACCHETTO 10 SEDUTE 30€ *SOLO SE SI ACQUISTA IL PACCHETTO COMPLETO CAD.