caso francese» tra culture politiche e relazioni industriali

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caso francese» tra culture politiche e relazioni industriali
■ Modelli organizzativi e politiche di affiliazione in Europa
Il «caso francese» tra culture politiche
e relazioni industriali (1895-1995)
Sante Cruciani*
Premessa
Nella storia della sinistra europea56, le organizzazioni sindacali devono essere analizzate prendendo in considerazione l’interazione con il sistema politico, i partiti del
movimento operaio e l’intervento dello Stato nelle relazioni industriali57. L’evoluzione dei sindacati francesi deve essere collocata nel contesto delle culture politiche
che hanno attraversato il movimento operaio dalla nascita della Confédération Générale du Travail alle dinamiche politiche e sociali della V Repubblica, fino al Trattato di Maastricht e all’avvento della moneta unica. Occorre fare attenzione alle scelte strategiche delle organizzazioni sindacali, al radicamento territoriale e alla base sociale, senza dimenticare l’andamento del tesseramento e le forme di rappresentanza
nei luoghi di lavoro. Nel lungo periodo possono emergere così elementi di comparazione suscettibili di essere proiettati oltre i confini del «caso francese», per uno studio unitario dei partiti e dei sindacati della sinistra europea.
La Terza Repubblica, il Fronte Popolare, la Francia di Vichy
Nella Francia della III Repubblica (1870-1940), il consolidamento del movimento sindacale è favorito nel 1880 dalla formazione del «Parti des travailleurs socialistes de France» (Ptsp) di Jules Guesde e dalla legge Waldeck-Rousseau del 21
marzo 1884. Nonostante la scissione interna al Ptsp, con la nascita della «Fédérations des travailleurs socialiste» di Paul Brousse e del «Parti ouvrier socialiste revolutionnaire» di Jean Allemane, la legge Waldeck-Rousseau costituisce una spinta notevole al radicamento delle Camere del lavoro. Il riconoscimento dei sindacati e delle associazioni padronali moltiplica i lavoratori iscritti alle camere sinda*
Università della Tuscia.
M. Lazar (sous la direction de), La gauche en Europe depuis 1945. Invariants et mutation du socialisme européen, Puf, Paris 1996; D. Sassoon, Cento anni di socialismo. La sinistra nell’Europa occidentale
del XX secolo, Editori Riuniti, Roma 1997.
57 M. Antonioli, L. Ganapini (a cura di), I sindacati occidentali in una prospettiva storica comparata,
BFS, Pisa 1995; A. Maiello, Sindacati in Europa. Storia, modelli, culture a confronto, Rubbettino, Soveria Mannelli 2002.
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cali dai 40.000 del 1876 ai 400.000 del 1890 e le associazioni di mestiere dotate
di un coordinamento di tipo dipartimentale da 500 nel 1881 a 1.500 nel 189058.
Mentre nel 1886 il Congresso di Lione delle associazioni operaie è caratterizzato
dalla formazione della «Fédération nationale des syndicats», il Congresso di Limoges del 1895 sancisce la nascita della «Confédération générale du travail» (Cgt) guidata da Léon Jouhaux59.
Organizzata sui due pilastri della rappresentanza professionale e dell’appartenenza geografica, attraverso le Borse del lavoro e le Federazioni nazionali di mestiere, la
Cgt si sviluppa in aperta polemica con l’indirizzo riformista del Partito socialista
Sfio (Section française de l’Internationale ouvrière), riunificato a Parigi nell’aprile
1905. Nell’ottobre 1906 la Carta di Amiens della Cgt esprime in maniera esemplare l’antagonismo tra l’anima politica e sindacale del socialismo francese, con l’assunzione dell’anarcosindacalismo come ideologia del sindacato e il passaggio dalle
federazioni di mestiere alle federazioni d’industria. È una divaricazione approfondita dalla radicalizzazione dello scontro sociale perseguita dalla Cgt e riscontrabile sul
piano organizzativo. L’isolamento da larghi strati di lavoratori votati al riformismo
comporta per la Cgt una caduta dai 150.000 iscritti del 1906 ai 400.000 del
191460.
Nel primo dopoguerra, il movimento operaio francese è caratterizzato dall’emergere del sindacalismo cattolico e dalla rottura tra comunisti e socialisti nella Sfio e
nella Cgt. La nascita nel 1919 della «Confédération française des travailleurs chrétiens» (Cftc), con 100.000 iscritti fra le donne e gli impiegati, i minatori e gli operai tessili, introduce nella dialettica sindacale un nuovo soggetto destinato a rappresentare le rivendicazioni dei lavoratori cattolici. Alla formazione del «Parti communiste français» (Pcf) nel dicembre 1920 corrisponde l’espulsione dalla Cgt dell’ala
rivoluzionaria e la costituzione nel 1922 della «Confédération général du travail
unitaire» (Cgtu), egemonizzata dalla corrente comunista organica al Pcf.
Mentre la Cgt ribadisce la sua affiliazione alla Fédération internationale des
syndicats di ispirazione socialista e la Cgtu confluisce nell’Internazionale rossa dei
sindacati, gli anni venti vedono un generale declino delle due organizzazioni, con
491.000 aderenti alla Cgt nel 1924 e 431.000 alla Cgtu nel 1926 e una base sociale radicata rispettivamente nel mondo degli insegnanti e degli impiegati e nel lavoro operaio e manuale61. È una tendenza decisamente invertita dalle manifestazioni
di piazza del febbraio 1934 a difesa della Repubblica, dalla fusione tra la Cgt e la
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G. Lefranc, Histoire du travail et des travailleurs, Flammarion, Paris 1975.
R. Mouriaux, La Cgt, Seuil, Paris 1982.
60 M. Dreyfus, Histoire de la Cgt, Complexe, Bruxelles 1995.
61 J. Montreuil, Histoire du mouvement ouvrier des origines à nos jours, Aubier, Paris 1946.
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Comunisti, socialisti e cattolici nella IV Repubblica
Nella Francia della IV Repubblica il mantenimento dell’unità d’azione tra i partiti e i sindacati del movimento operaio nel biennio 1945-1946 è alla base della nazionalizzazione dell’industria automobilistica Renault, delle miniere di carbone, del
gas e dell’elettricità e della costruzione di un articolato sistema di Securité sociale65.
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A. Prost, La Cgt à l’époque du Front Populaire 1934-1937, Presse de la Fondation Nationale des
Sciences Politique, Paris 1964.
63 J.L. Robert (dir.), Le syndicalisme sous Vichy, in Le mouvement social, 1992.
64 H.W. Ehrmann, French Labor from Popular Front to Liberation, Cornell University Press, New York
1947.
65 G. Elgey, Histoire de la IV République, première partie, La République des illusions 1945-1951, Fayard, Paris 1993.
Modelli e politiche di affiliazione in Europa
Cgtu sotto il nome di «Confédération générale du travail» (Cgt) e dalla vittoria del
Fronte popolare alle elezioni del marzo 1936. Gli «Accordi di Matignon» del 21-24
luglio 1936, l’aumento dei salari, la settimana lavorativa di 40 ore, l’istituzione delle convenzioni collettive e dei delegati di fabbrica, l’introduzione dell’arbitrato obbligatorio nei conflitti tra capitale e lavoro coincidono con un aumento vertiginoso
degli iscritti, con un balzo dai 780.000 aderenti alla Cgt nel 1936 ai 4.936.000 del
gennaio 1937 e ai 500.000 iscritti alla Cftc62.
La forza del movimento sindacale non è comunque sufficiente a garantire la tenuta del Fronte Popolare, disarticolato in maniera irreversibile dal Patto MolotovRibbentrop dell’agosto 1939.
L’immediata espulsione dei comunisti dalla Cgt e la messa al bando del Pcf da parte del governo Daladier non può riuscire a salvaguardare la coesione nazionale della
Francia di fronte all’occupazione nazista e al governo collaborazionista del generale
Pétain. Nella Francia di Vichy lo scioglimento di tutte le organizzazioni sindacali e la
costruzione dello Stato corporativo trova un debole argine nell’ottobre 1940 in un
manifesto unitario clandestino della Cgt e della Cftc, primo passo verso la creazione
dei Comités d’unité syndicale et d’action tra lavoratori socialisti, cattolici e radicali63.
Mentre l’attacco della Germania all’Unione Sovietica ricolloca le forze comuniste nel
circuito della resistenza, il grande sciopero dei minatori del Pas de Calais del maggiogiugno 1941 e la riammissione dei comunisti in virtù degli «accordi di Perreux» del
1943 trasformano la Cgt in un elemento cardine della Resistenza, fino alla proclamazione con la Cftc dello sciopero insurrezionale di Parigi dell’agosto 194464. Nei
primi mesi del 1946 la proliferazione nelle fabbriche di comitati politico-sindacali,
Comitati di Liberazione d’impresa e Comitati di autogestione conduce a un totale di
3.700.000 iscritti alla Cgt e a 365.000 aderenti alla Cftc.
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L’impatto della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sul sistema politico francese produce nel maggio 1947 l’espulsione del Pcf dalla compagine di governo del socialista Paul Ramadier e una nuova stagione di divisione tra comunisti
e socialisti sul versante sindacale. Mentre la scissione dalla Cgt della corrente socialista e la nascita del sindacato «Cgt - Force ouvrière» ratifica l’opposizione dei comunisti e l’apertura dei socialisti al Piano Marshall, il panorama sindacale francese
è contraddistinto dalla graduale laicizzazione della Cftc ad opera del gruppo «Reconstruction» di Paul Vignaux66.
L’abrogazione del provvedimento statutario originale che ne basava l’attività sull’enciclica Rerum Novarum, la critica al legame eccessivo con le gerarchie ecclesiastiche e con il «Mouvement républicain populaire» favoriscono l’insediamento della Cftc tra i metalmeccanici, gli edili, i lavoratori del gas e delle industrie elettriche,
i chimici e gli insegnanti e una sua evoluzione su posizioni non confessionali, democratiche e socialiste. Nonostante la diversa collocazione internazionale, le tre organizzazioni sindacali vivono negli anni cinquanta una comune fase di debolezza organizzativa, dovuta anche al sistema di relazioni industriali introdotto dalla legge
dell’11 febbraio 1950 sul regime delle convenzioni collettive e i conflitti di lavoro67.
La sostanziale equiparazione tra la contrattazione collettiva e i meno impegnativi accordi salariali squilibra i rapporti sindacali a vantaggio delle organizzazioni padronali, lasciando agli imprenditori assoluta libertà di manovra sia in campo salariale
che nell’organizzazione del lavoro all’interno delle aziende. La diversa determinazione dei salari nel settore pubblico e in quello privato rende ulteriormente problematica la funzione dei sindacati, contribuendo alla frammentazione della rappresentanza e alle difficoltà di rapporti tra organizzazioni portatrici di interessi spesso
in contrasto tra loro.
Mentre la teoria della pauperizzazione assoluta della classe operaia in regime capitalista affermata dal segretario del Pcf Maurice Thorez allontana la Cgt di Benoit
Frachon dalla comprensione delle trasformazioni in atto nella società francese, la nascita del Mercato comune europeo nel marzo 1957 rende più vicine le posizioni della Sfio, di Force ouvrière e della Cftc68. In assenza di dati affidabili per le altre centrali sindacali, la parabola della Cgt può essere colta dall’andamento del tesseramento, con il passaggio dai 3 milioni di iscritti del 1951 a un milione circa nel
1959.
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H. Herve, P. Rotman, La deuxième gauche. Histoire intellectuelle et politique de la Cfdt, Seuil, Paris
1986.
67 G. Adam, J. Verdier, D. Reynaud, La négociation collective en France, Les Editions Ouvrières, Paris
1972.
68 S. Cruciani, L’Europa delle sinistre. La nascita del Mercato comune europeo attraverso i casi francese e
italiano (1955-1957), Carocci, Roma 2007.
Nella V Repubblica la dialettica tra le organizzazioni sindacali e le culture politiche del movimento operaio è scandita dalla questione algerina e dalla politica economica e sociale del generale De Gaulle, incentrate sull’austerità e la ristrutturazione del sistema produttivo69.
Se fino agli accordi di Evian del 1962 che riconoscono l’indipendenza dell’Algeria l’attività dei sindacati è assorbita dalla questione coloniale, gli scioperi dei minatori del 1963 danno il via a una tendenza unitaria interpretata dalla Confédération
française des travailleurs chrétiens. Nel novembre 1964 il cambiamento del nome
dell’organizzazione in Confédération française démocratique du travail (Cfdt) è il segno di un deciso avvicinamento al mondo socialista, pagato con la scissione di una
minoranza comprendente il grosso dei minatori e dei colletti bianchi riunita sotto il
vecchio acronimo Cftc, accompagnato dall’aggettivo Maintenu (Cftc - Maintenu).
Nel gennaio 1966 la proposta della Cfdt di un patto d’unità d’azione con la Cgt
anticipa la sollevazione sociale del maggio 1968, con la contestazione della guerra
del Vietnam da parte degli studenti dell’Università di Nanterre e la partecipazione
a fianco degli studenti dei lavoratori della Cgt, della Cfdt e di Force Ouvrière70.
Vero e proprio anno chiave per la storia dei sistemi politici europei, il 1968 coincide per la Francia con una esplosione delle organizzazioni sindacali, con
2.300.000 tesserati dichiarati dalla Cgt e 700.000 iscritti ciascuna dalla Cfdt e da
Fo, tanto da spingere il governo Chaban-Delmas a varare nel 1969 un sistema di
relazioni industriali fondato sulla negoziazione nazionale dei salari nell’industria
pubblica e privata e sul rafforzamento dei Comitati d’impresa nelle aziende.
Espressione del grado di rappresentatività delle organizzazioni sindacali, le elezioni dei Comitati d’impresa del 1970 assegnano il 46% dei voti alla Cgt, il 19,65%
alla Cfdt, il 7,3% a Fo e il 2,7% alla Cftc, confermando l’egemonia della Cgt e dalla Cfdt tra i lavoratori dell’industria pubblica e privata71.
Mentre il ciclo gollista continua con le Presidenze di Pompidou e Giscard d’Estaing, nel marzo 1970 l’ulteriore spostamento a sinistra della Cfdt e il suo rafforzamento nel settore del capitalismo privato contribuiscono alla ricomposizione della galassia socialista intorno a un nuovo partito politico.
La nascita al Congresso di Epinay del giugno 1971 del «Parti socialiste» di François Mitterrand è sostenuta da un processo unitario che si snoda a livello politico e
sindacale tra tutte le componenti della sinistra francese, dal «Programme commune
69
J.J. Chevallier, G. Carcassone, O. Duhamel, La V République 1958-2001. Histoire des institutions et
des regimes politiques de la France, Armand Colin, Paris 2001.
70 R. Martelli, Mai 1968, Messidor - Editions sociales, Paris 1988.
71 A. Maiello, op. cit., pp. 152-153.
Modelli e politiche di affiliazione in Europa
Partiti e sindacati nella Francia di De Gaulle e Mitterrand
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de gouvernement» presentato da comunisti, socialisti e radicali alle elezioni politiche
del 1973 alla vittoria di Mitterrand alle elezioni presidenziali del maggio 198172.
Nella Francia socialista del Presidente Mitterrand, con l’ingresso di quattro ministri comunisti nel governo Mauroy e un disegno riformatore basato su una ristrutturazione industriale volta a rendere il settore pubblico il motore degli investimenti e dell’innovazione tecnologica contro la disoccupazione, il rapporto del ministro del Lavoro Jean Aroux su Les droits des travailleurs marca nel settembre 1981
un tornante nelle relazioni industriali. Le legge Aroux del 4 agosto 1982 sui «diritti dei lavoratori nell’impresa», oltre a stabilire il diritto di espressione dei lavoratori
all’interno delle aziende e a proteggere i rappresentanti sindacali da licenziamenti arbitrari dovuti a ragioni politiche, sancisce il ruolo dei comitati d’impresa nella contrattazione collettiva nazionale e aziendale.
È il pieno riconoscimento del ruolo del movimento sindacale nel sistema produttivo ed economico francese, teorizzato nella Cfdt e nel Partito socialista da un
esponente di punta come Jacques Delors, nominato superministro dell’Economia,
Finanze e Bilancio del governo Mauroy, con il compito di attuare una politica di risanamento finanziario e di ripresa economica dopo la svalutazione del franco del
198373. Mentre nel 1984 la formazione del ministero Fabius avviene senza la partecipazione dei comunisti al governo, la vittoria gollista alle elezioni politiche del
1986 porta alla sperimentazione della coabitazione tra il Presidente socialista Mitterrand e il primo ministro gaullista Jacques Chirac, destinata a lasciare spazio dopo la vittoria di Mitterrand alle elezioni presidenziali del 1988 al governo del socialista Michel Rocard, con un programma di rigore finanziario, moderazione salariale e coesione sociale74.
In questo quadro, la vittoria gollista alle elezioni politiche del 1993 e alle elezioni presidenziali del maggio 1995 con l’ascesa di Chirac all’Eliseo può essere considerata un passaggio di fase anche dal punto di vista del ruolo dei sindacati nel sistema industriale e produttivo francese. Nonostante il forte accento posto dal Presidente della Commissione europea Jacques Delors nel decennio 1985-1995 sul rafforzamento della dimensione politica e sociale dell’Unione dopo il Trattato di Maastricht del 199275, l’arretramento delle organizzazioni sindacali è testimoniato in
Francia dall’andamento delle elezioni dei Comitati d’impresa nel 1995.
72 J. Lacouture, Mitterrand. Une histoire de Français, I, Les risques de l’escalade, II, Les vertiges du sommet, Seuil, Paris 1998.
73 P. Favier, M. Martin-Roland, La Décennie Mitterrand, I, Les ruptures (1981-1984), Seuil, Paris 1990.
74 Idem, La Décennie Mitterrand, II, Les épreuves (1984-1988), III, Les Défis (1988-1991), Seuil, Paris
1991, 1996.
75 J. Delors, La France pour l’Europe, Clisthène-Grasset, Paris 1988; Le Nouveau Concert européeen,
Odile Jacob, Paris 1992; L’unité d’un homme, Entretiens avec Dominique Wolton, Editions Odile Jacob, Paris 1994; Mémoires, Plon, Paris 2004.
Conclusioni
Pur in una forma estremamente sintetica, una analisi di lungo periodo dei modelli organizzativi dei sindacati francesi mostra la possibilità di superare gli steccati
della storia politica e dei movimenti sindacali anche in relazione allo studio del «caso italiano»77, per una lettura maggiormente articolata delle culture e dei soggetti
politici e sindacali che hanno attraversato la sinistra europea. Negli anni compresi
tra la nascita della Confédération générale du travail e la prima guerra mondiale, le
modalità di radicamento territoriale del sindacato, il ruolo delle Camere del lavoro
e la dialettica tra riformisti e rivoluzionari all’interno della Sfio e della Cgt differenziano l’esperienza francese da quella tedesca o anglosassone ma costituiscono elementi ravvisabili nell’evoluzione del socialismo e del sindacalismo italiano78. Nel
periodo compreso tra le due guerre, la scissione tra comunisti e socialisti sul versante politico e sindacale e la loro convergenza nella stagione dei Fronti popolari costituiscono un fenomeno che attraversa in maniera trasversale il movimento operaio
internazionale, per riassumere con il governo di Léon Blum le potenzialità e le contraddizioni dell’unità antifascista, in un cortocircuito drammatico tra la spinta alla
solidarietà internazionalista e gli interessi nazionali dei governi.
Nel secondo dopoguerra, il ruolo di crocevia tra le culture politiche e sindacali
del movimento operaio assunto dalla Cftc e dalla Cfdc grazie a figure di assoluto
valore come Paul Vignaux e Jacques Delors costituisce un tratto fortemente originale del caso francese e conferma al tempo stesso l’esigenza di guardare da vicino
ai rapporti tra comunisti, socialisti e cattolici nella storia della sindacalismo italiano79, basti pensare alle lotte studentesche e operaie del biennio 1968-1969 o all’e-
76 A. Bevort, A compter les syndiqués, méthodes et résultats: la Cgt et la Cfdt 1945-1900, in Travail et Em-
ploi, n. 62, 1, 1995.
A. Ciampani, G. Pellegrini (a cura di), La storia del movimento sindacale nella società italiana. Vent’anni di dibattiti e di storiografia, Rubbettino, Soveria Mannelli 2005.
78 R. Zangheri (a cura di), Lotte agrarie in Italia: la Federazione nazionale dei lavoratori della terra 19011926, Feltrinelli, Milano 1960; A. Pepe, La CGdL e l’età liberale, Laterza, Roma-Bari 1971-1972.
79 P. Iuso, S. Misiani, A. Pepe, La Cgil e la costruzione della democrazia, 1944-1963, Ediesse, Roma
2001; C.F. Casula, A. Ciampani, A. Pepe, La Cgil e il mondo cattolico, Ediesse, Roma 2006.
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Modelli e politiche di affiliazione in Europa
Nel settore dell’industria privata, al di là del 21,1% ottenuto dalla Cgt, del 7,9%
totalizzato da FO, del 18,6% della CFDT e del 2,3% della CFT (Maintenu), il
34% dei non votanti e il 29,2% dei lavoratori non sindacalizzati esprime eloquentemente il bisogno dei movimenti sindacali di ripensare le loro modalità di organizzazione e il loro rapporto con la società nell’età della rivoluzione informatica e
della globalizzazione76.
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sperienza della Federazione dei lavoratori metalmeccanici nell’Italia degli anni settanta80.
Nella Francia della V Repubblica, se non è possibile trascurare il ruolo dei sindacati nella lunga marcia che conduce il Partito socialista di François Mitterrand alla vittoria presidenziale del 1981, l’azione dei governi socialisti di Mauroy, Fabius e
Rocard può essere analizzata parallelamente alle politiche riformatrici seguite in Europa dalla socialdemocrazia tedesca di Willy Brandt e dalla socialdemocrazia svedese di Olof Palme e alle difficoltà dei partiti comunisti di Italia, Francia, Spagna e
Portogallo di procedere compiutamente sulla strada dell’eurocomunismo.
Dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica, l’accelerazione del processo di integrazione europea e l’avvento della moneta unica81, l’esigenza di rafforzare i poteri della Confederazione europea dei sindacati82, la battaglia
di esponenti della sinistra come Bruno Trentin per la costruzione dell’Europa politica83 rafforzano ulteriormente le ragioni storiografiche e politiche per procedere
con convinzione sulla via di una storia comparata delle organizzazioni e delle culture politiche dei partiti e dei sindacati del XX secolo84.
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L. Bertucelli, A. Pepe, M.L. Righi, Il sindacato nella società industriale, Ediesse, Roma 2008.
B. Olivi, L’Europa difficile. Storia politica dell’integrazione europea 1948-1998, Il Mulino, Bologna
1993.
82 J. Moreno, E. Gabaglio, La sfida dell’Europa sociale. Trent’anni della Confederazione europea dei sindacati, Ediesse, Roma 2007.
83 S. Cruciani (a cura di), Bruno Trentin. La sinistra e la sfida dell’Europa politica. Interventi al Parlamento europeo, documenti, testimonianze (1997-2006), con una prefazione di Iginio Ariemma, Ediesse, Roma 2011.
84 Idem, L’Europa delle sinistre. La nascita del Mercato comune europeo attraverso i casi francese e italiano (1955-1957), Carocci, Roma 2007; Idem, Histoire d’une rencontre manquée: Pcf et Pci face au défi de la construction communautaire (1947-1964), in Cahiers d’Histoire. Histoire croisèes du communisme italien et français (dossier coordonnée par M. Di Maggio), n. 112-113, Juillet-Décembre 2010,
pp. 57-76I; I. Del Biondo, L’Europa possibile. La Cgt e la Cgil di fronte al processo di integrazione europea (1957-1973), Ediesse, Roma 2007; E. Montali, Il sindacato, lo Stato nazionale e l’Europa. Il sindacalismo tedesco e il processo di integrazione europea (1945-1963), Ediesse, Roma 2008; M.P. Del Rossi, L’altra Europa. Il Tuc e il processo di integrazione europea, Università degli Studi di Teramo, Facoltà di Scienze Politiche, tesi di dottorato, 2006, Biblioteca della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, in
via di pubblicazione.
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