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48 Spettacoli MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA la Biennale di Venezia 2012 L'ARENA Giovedì 30 Agosto 2012 Veneziacinema Secondagiornata Unhotel sul«buco» Un albergo privato con sale per congressi e con utili posti letto per il Lido? Potrebbe sorgere su quella metà del buco costruito per il nuo- vo Palazzo del cinema poi abbandonato per la presenza di uranio. «Perché no?» dice Paolo Baratta (nella foto), presidente della Biennale, che non conferma e non smentisce. Per lo spiazzo antistante il Casinò, dove il buco è stato già coperto, pensa a una vera propria piazza. FILMD’APERTURA. Laregista indianaètornata alLidoundicianni dopo il Leoned’Oro, conun lavorosull’11settembre MiraNair inaugurail festival dicendonoai fondamentalismi Lastoriadiun giovanepakistano checon le TorriGemelle vede crollareisogni. «Shokuzai» diKurosawa èun vero capolavoro Ugo Brusaporco VENEZIA La 69esima Mostra internazionale d’arte cinematografica, che segna il ritorno di Alberto Barbera alla direzione artistica, si è aperta ufficialmente con l’applaudito The Reluctant Fundamentalist di Mira Nair, e con il capolavoro, fuori concorso, di Kiyoshi Kurosawa Shokuzai (Penitenza). Il film di Mira Nair, indiana (è nata nel 1957 a Bhubaneshwar) ormai stabilizzatasi a New York, è tratto dal racconto breve omonimo di Mohsin Hamid, pubblicato nel 2007. Una novella che, alla luce di quanto avvenne l’11 settembre 2001, l’attacco alle Torri gemelle di New York, con la conseguente caccia al terrorismo di matrice musulmana, racconta di come un giovane pakistano, di grande intelligenza, arrivato velocemente ai vertici di una grande finanziaria con sede a New York, innamorato corrisposto di una giovane artista ereditiera, vede crollare con le torri anche i suoi sogni, comprendendo però quanto essi fossero vuoti rispetto ai valori della tradizione del suo paese d’origine. Il film tiene come plot il racconto, ma lo «aggiorna» inserendo un’altra storia più attuale, quella dei rapimenti di americani in Pakistan e dintorni. E proprio dal rapimento di un professore universitario americano a Lahore parte la prolissa narrazione di Mira Nair, per recuperare l’uomo i servizi segreti americani puntano un giovane collega del professore, Changez Khan (Riz Ahmed), sospettandolo di appartenere all’universo terrorista musulmano, solo per il suo convincere gli studenti dei valori della terra in cui vivono per creare in loro un «sogno pachistano». Per farlo parlare inviano da lui uno scrittore e giornalista che lavora per loro, Bobby Lincoln (Liev Schreiber). Finirà con un dramma, un martire in più. Il film cammina su un filo di lama pericoloso, quello che percorre chi parla di terrorismo islamico e di terrorismo, camuffato da guerra, degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Forse per non lasciar dubbi, Mira Nair insiste per non essere accusata di stare troppo da una parte, e nello stesso tempo annacqua il suo dire. La messa in scena è molto colorata ma senza slanci di regia, gli interpreti tutti misurati e i costumi tutti puliti: il vecchio John Ford raccontava che non è possibile cavalcare un giorno nel deserto, non sporcarsi e non avere una goccia di sudore. SU ALTRI LIVELLI forse meno spettacolari, viaggia il giappo- Unascena delfilm«The Reluctant Fundamentalist» di MiraNair, che ha inauguratolaMostra Laregista Mira Nair aVenezia nese Kurosawa con il suo Shokuzai, la sua lezione di regia cinematografica dura 270 minuti, ma lascia stupefatti per la bellezza del suo narrare, per l’essenzialità della sua messa in scena, per il rigore con cui guida gli attori, per il senso che affida al colore e al paesaggio. Si è davanti a un film che emoziona, che sorprende e appaga, raccontando di una donna che cercando l’assassino di sua figlia, distrugge la sua vita e quella di quattro compagne della sua bambina, segnate, incolpevoli, dal suo desiderio di vendetta perché non soccorsero la figlia. Diviso in capitoli, uno per ognuna delle compa- gne, e un finale. Il primo mostra una donna incapace di amare, che si presta come bambola da guardare a uno sposo che accetta la sua paura di essere toccata, nel secondo è protagonista una insegnante elementare dura con gli alunni e con se stessa, il terzo una donna incapace di accettare la violenza che ha visto e che ha chiuso la sua mente rifiutando di crescere, il quarto una donna crudele, cattiva, che ruba l’amore alla sorella, infischiandosene di ogni sentimento. Tutte e quattro infine uccidono, l’unica a non riuscire è la madre, il suo sarà un destino di penitenza quando scoprirà che a uccidere sua figlia è stato l’odio verso di lei. Un film inquietante, come sempre con Kurosawa Kiyoshi, che si imprime nella mente, come i grandi capolavori. • Demmedentrola Napolidi Avitabile Èmusicada ascoltare congliocchi Enzo Avitabile sbarca alla Mostra veneziana accompagnando il film che Jonathan Demme gli ha dedicato, Enzo Avitabile Music Life. Coprodotto dalla Rai, il film è una bella esplorazione del mondo musicale di uno degli artisti più complessi e indipendenti del panorama italiano. Demme (Il silenzio degli innocenti, Philadelphia) è un regista eccentrico, capace di rendere tributo a un attivista dei diritti umani come Jean Dominique in The Agronomist e di girare un documentario su Neil Young o un video per The Pretenders, e intanto sta preparando un film 11/22/63 da una novella di Stephen King. Cosa lo abbia portato a Napoli e a Enzo Avitabile è cosa no- ta, stava ascoltando la radio mentre guidando attraversava il George Washington Bridge a New York, quando ha sentito una canzone di Avitabile... «and my life changed». Demme non accompagna Avitabile, esce dal documentario, si disinteressa più che può della biografia del personaggio, affonda il suo sguardo sulla musica, è questa la protagonista e suo e nostro è lo stupore nello scoprire come questa affondi nella musica antica e classica, come egli sia riuscito a passeggiare tra i generi cogliendone lo spirito e facendolo rinascere in un’idea «napoletana» della vita e del suonare. Il risultato è un film che non si può ascoltare a occhi chiusi, e che regala agli occhi l’originalità del dettato di un grande maestro delle immagini in movimento. Su livelli cinematografici più bassi vola Bait 3D, una coproduzione horror tra Australia e Inconcorso«Superstar» Ipadri«equilibristi» diDeMatteoaOrizzonti Valerio MastandreaeBarboraBobulovain«Gli equilibristi» FUORICONCORSO. Ilregista de«Il silenziodegli innocenti»rende untributo alcantautoree sassofonista italiano L’horror «Bait 3D» del regista tv Rendall ride dei finali de «Lo squalo» ma dà poche emozioni Ifilmdi oggi EnzoAvitabilee il regista JonathanDemme alla69esimaMostradi Venezia con«Music Life» Singapore firmata da Kimble Rendall, finora attivo in tv e come aiuto regista. Un’opera prima non priva di idee e simpaticamente ironica, alla fine si rifà ai finali de Lo squalo 1 e 2, ma recitata in qualche modo e in fondo ben prevedibile. E noi ci siamo presi in faccia una secchiata di sangue e qualche ossa in 3D. La lotta per la sopravvivenza regala poche emo- zioni e tante risate, anche quelle tridimensionali. Il film riafferma l’idea che troppo spesso il 3D sia usato per gonfiare e vendere piccole storie, peccato! • U.B. INCONCORSO: IZMENA(BETRAYAL) diKirill Serebrennikov(Russia, 115’) conFranziska Petri,Dejan Lilic, AlbinaDzhanabaeva, Arturs Skrastins SUPERSTARdi XavierGiannoli (Francia,Belgio, 112’,) con Kad Merad,Cecile De France. FUORICONCORSO: THEICEMANdiAriel Vromen (Usa,98’)con Michael Shannon, WinonaRyder,Chris Evans,Ray Liotta,JamesFranco SHOKUZAI(PENANCE) di Kiyoshi Kurosawa (Giappone, 270’)con KyokoKoizumi,Yu Aoi,Eiko Koike,SakuraAndo, ChizuruIkewaki PROIEZIONISPECIALI: ELIMPENETRABLE diDaniele Incalcaterra,FaustaQuattrini (Argentina,Francia,95’,) COMEVOGLIO CHESIAIL MIO FUTURO?UNPROGETTODI ERMANNOOLMI diMaurizio Zaccaro(Italia,70’) ORIZZONTI: TANGO LIBREdiFrédéric Fonteyne (Belgio,Francia, Lussemburgo,105') conFrançois Damiens,SergiLopez, Jan Hammenecker GLIEQUILIBRISTIdiIvano De Matteo(Italia,Francia, 100')con ValerioMastandrea,Barbora Bobulova SETTIMANADELLACRITICA: Evento specialefuori concorso WATER diNirSa'ar, Maya Sarfaty, MohammadFuad,Yona Rozenkier, MohammadBakri, AhmadBargouthi,PiniTavger (Israele,Palestina,Francia,116’) GIORNATEDEGLIAUTORI: PINOCCHIOdiEnzoD’Alò(Italia, Francia,Belgio, Lussemburgo,78’) conle musiche diLucio Dalla EVENTISPECIALI: CONVITTOFALCONEdiPasquale Scimeca(Italia,30’) con Pietro D’Agostino,MarcelloMazzarella, DonatellaFinocchiaro,GujaJelo, DavidCoco,Enrico Lo Verso VENEZIACLASSICI: MONICELLI.LA VERSIONEDI MARIOdiMarioCanale, Felice Farina,Mario Gianni,Wilma Labate,AnnarosaMorri (Italia,83’) LEGIURIE. Itre gruppipresentati da Barbera «Cinaassentee molte donne?Soloun caso» I giurati italiani sono Matteo Garrone, Pier Francesco Favino e Isabella Ferrari Il direttore Alberto Barbera, durante la presentazione delle tre giurie del Festival, è tornato sull’assenza dei film cinesi quest’anno e sulla massiccia presenza di registe, circa un terzo dei 60 film della manifestazione. Per quanto riguarda l’assenza di film cinesi, Barbera, anche per fugare il sospetto che il suo amore per la Cina sia inferiore a quello del suo predecessore Muller, ha replicato: «È stato un caso. Non posso certo essere accusato di non amare il cinema cinese quando sono stato proprio io negli anni ’90 a Torino a far diventare questo Festival un punto di riferimento per il cinema asiatico. Nel ’99 poi proprio qui a Venezia ho messo in competizione per la prima volta in un Festival un film coreano». Anche riguardo la presenza massiccia di donne, «è stato solo un caso», ha spiegato Barbera: «Non mi piace l’idea delle quote rosa o delle riserve indiane. Credo che questo sia un segno dei tempi. Le donne finalmente hanno un ruolo sempre più importante e anche il cinema, che era un ambiente maschilista, ha scoperto la creatività al femminile». Le tre giurie presentate da Alberto Barbera e dal presidente della Biennale Paolo Baratta sono quelle di Venezia 69, con presidente Michael Mann e componenti Laetitia Casta, Marina Abramovic, Matteo Garrone, Peter Ho-Sun Chan, Ari Folman, Ursula Meier, Samantha Morton, Pablo Trapero; quella di Orizzonti, composta da Pier Francesco Favino presidente e da Sandra den Hamer, Runa Islam, Jason Kliot, Nadine Labaki, Milcho Manchevski, Amir Naderi e la giuria Opera Prima composta dal presidente Shekhar Kapur e da Michel Demopoulos, Isabella Ferrari, Matt Reeves e Bob Sinclar. •