“Eco-contemplare” Osservare ed avere cura delle cose
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“Eco-contemplare” Osservare ed avere cura delle cose
INTERVENTI Spesso ci capita di osservare delle cose spiacevoli che trovano un nostro immediato negativo commento. Guardando un bel paesaggio, una costa sul mare, una verde distesa, con la stessa immediatezza incominciamo a sognare di costruire in quel posto una casa, o altro, non preoccupandoci che la visione di quel paesaggio con il nostro sogno realizzato, per gli altri che lo osserveranno non sarà identico ma modificato. Questo perché nella nostra capacità di osservare, si accompagna quella di divenire proprietari. Non abbiamo quindi la cultura e il comportamento di contemplare la bellezza, di guardare l’esistenza, di riflettere, di capire, lontano dal desiderio di comprare. Questo atteggiamento ha portato la società ad avere con la natura, con il territorio un rapporto non corretto. Oggi trattiamo i temi della eco-sostenibilità, della eco-compatibilità ai quali dobbiamo aggiungere quello della “eco-contemplazione” per garantire a tutti la possibilità di contemplare e di godere della esistenza di quello che ci circonda e della bellezza. Dalla “eco-contemplazione” possiamo trarre tutti gli elementi ispiratori che ci portano a progettare per realizzare quello che necessita all’umanità tenendo in considerazione quanto scritto da Denis Diderot (“Encyclopédie ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers”, pubblicato nel 1751). “Vedo davanti a me un’alta montagna, coperta da un’oscura antica profonda foresta. Vedo, sento discenderne con gran frastuono un torrente, le cui acque vanno ad infrangersi contro le punte scoscese di una roccia. Il sole volge verso il tramonto e trasforma in tanti diamanti le gocce d’acqua che pendono agli orli delle pietre. Più oltre, le acque, dopo aver superato gli ostacoli che ritardano la loro corsa, vanno a raccogliersi in un ampio canale che le conduce a una certa distanza, verso un ingranaggio. E qui si prepara frantumandosi sotto il peso di enormi pietre, il cibo più comune, più universale dell’uomo. Osservo quell’ingranaggio, le sue ruote su cui l’acqua lascia il bianco della schiuma, vedo attraverso i salici il tetto della casupola del suo proprietario; mi chiudo in me stesso e mi metto a fantasticare. Certo, la foresta, che mi riporta all’origine del mondo, è bella; certo, la roccia, immagine della tenacia, della durata, è bella; certo le gocce d’acqua, trasfigurate dai raggi del sole, infrante, scomposte in lampeggianti liquidi diamanti, sono belle; e certo è bello il rumore, il fragore di un torrente, che rompe il vasto silenzio e la solitudine di una montagna, e dà al mio animo una scossa violenta, un terrore segreto! Ma quei salici, quella casupola, quegli animali che pascolano intorno; tutto questo spettacolo di utilità non aggiunge forse nulla al mio piacere? Che differenza, ancora una volta, tra le sensazioni dell’uomo comune e quelle del filosofo! Egli riflette; e nei tronchi della foresta vede gli alberi delle navi, che un giorno dovranno opporre la testa altera ai venti e alle tempeste; nelle viscere della montagna, il metallo grezzo che bollirà un giorno entro forni ardenti, e prenderà la forma di macchine, per fecondare la terra o per distruggere i suoi abitanti; nella roccia, le masse di pietra con cui un giorno saranno elevati palazzi o templi agli dei; nelle acque del torrente la fertilità, o la devastazione dei campi, o il frantumarsi dei fiumi, il commercio, i rapporti tra gli abitanti dell’universo, le loro ricchezze portate da una riva all’altra, e poi disperse in tutta la profondità dei continenti. E quando la fantasia lo condurrà a sollevare i flutti dell’oceano, d’improvviso il suo spirito passerà da una dolce e voluttuosa emozione a un sentimento d’angoscia”. Riguardo all’osservare con particolare intensità il cielo stellato, è quanto ricerca Mario Di Sora nel battersi contro l’inquinamento luminoso delle città. I tronchi della foresta rimandano al costruire con il legno dell’articolo di Franco Laner e alla Scuola in Svizzera interamente in legno progettata dagli architetti Marcel Meili e Markus Peter, luogo di insegnamento nell’utilizzo di questo materiale. Il consentire a tutti di vedere il panorama circostante da un particolare punto di vista nel progettare l’Auditorium di Ravello è stata una preoccupazione risolta da Oscar Niemeyer. Altra interessante "visione" di quelle che sono le città del XXI secolo è quella che offrirà l'Expo 2010 a Shanghai nei prossimi mesi. Un numero questo, di GEOCENTRO/magazine, ricco di spunti che spero continui ad appassionare tutti i nostri lettori. Come sempre non mi resta che augurarvi buona lettura. photo©shutterstock.com/Pichugin Dmitry “Eco-contemplare” Osservare ed avere cura delle cose Franco Mazzoccoli (Direttore di GEOCENTRO/magazine) 7