2013 16 settembre 2013 NOTIZIARIO
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2013 16 settembre 2013 NOTIZIARIO
Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE N. 050/ 50/ 2013 2013 – 16 Settembre 2013 R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC IN PRIMO PIANO 01. DL scuola, università, ricerca, Afam: finalmente non si taglia. Molto è da migliorare 02. Decreto Legge istruzione: l’informativa del Miur 03. INIDONEI: Pugliesi (PD) professione docente restituiremo dignità alla PERSONALE : CONTRATTUALI 04. Personale ATA. Sostituzione DSGA su posti e "reggenze": non sussiste obbligo PERSONALE : PRECARIATO E RECLUTAMENTO 05. Pagamento ferie supplenti: i sindacati chiedono di fare immediata chiarezza 06. Supplenze da Graduatorie di istituto, se non funziona la PEC convocazioni tradizionali 07. TFA Speciali (PAS): 70.000 domande, ora si faccia presto NORME : SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA strumenti utili a dirigenti, docenti, personale ATA, RSU e genitori per difendere e garantire la qualità della scuola pubblica. 08. Il Dirigente scolastico ha l’obbligo di ricorrere alle supplenze, anche qualora vi siano docenti con ore a disposizione 09. Diritto alla riserva di posti e diritto alla scelta della sede. 10. Scuole: sì alla trasparenza, ma senza violare la privacy EDITORIALI 11. CONOSCENDA è più di un'AGENDA 11. "Io ci sono", un viaggio nella scuola 12. Diritti e tutele dei disabili nella scuola. Guida alla Legge 104/92. Un ebook da Edizioni Conoscenza - Anna Villari SCUOLA : NAVIGANDO IN RETE 13. È giusto bocciare in prima media? di Dario Missaglia - scuolaoggi 14. I BES: un’invenzione… BEStiale?! di Maurizio Tiriticco – ed scuola 15. Sono un portatore (sano?) di BES. di Franco De Anna – pavone risorse 16. Alla scuola serve un progetto non solo qualche computer - di Benedetto Vertecchi N.B. PER MOTIVI TECNICI, IL NOTIZIARIO NAZIONALE E GLI ALLEGATI SONO ARCHIVIATI ED ACCESSIBILI SUL SITO REGIONALE FLC LOMBARDIA Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 • decreto legge 104 del 12 settembre 2013 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca • scheda flc cgil su dl 104 13 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca • nota del MEF sul pagamento dei supplenti nell’anno scolastico 2012/2013 • riepilogo domande pas al 6 settembre 2013 • Tribunale-di-Larino-Ordinanza-del-01-09-11 - per assenze sup a 15 giorni obbligatoria supplenza • Tribunale di Chieti ordinanza del 01.02.2007 divieto di smembramento cattedra per assegnazione a doc interni • Diritti e tutele dei disabili nella scuola - guida alla L.104 - ebook *********** IN PRIMO PIANO 01. DL scuola, università, ricerca, Afam: finalmente non si taglia. Molto è da migliorare La nostra scheda di approfondimento sui contenuti del decreto legge e un’analisi delle conseguenze sui diversi comparti della conoscenza. Il Consiglio dei ministri del 9 settembre ha varato l’atteso Decreto Legge 104/13 Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 214 del 12 settembre 2013. Molti gli aspetti positivi che recepiscono le nostre rivendicazioni; necessari alcuni cambiamenti. Qui di seguito una breve sintesi delle misure più importanti contenute nel Decreto Legge, il nostro commento e in allegato la nostra scheda di approfondimento. Sintesi per punti Scuola Piano triennale di immissione in ruolo del personale della scuola per circa 60.000 unità organiche, stabilizzazione di 26.684 posti di sostegno; nuovo sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici con bando a cadenza annuale; incremento degli investimenti per l’edilizia scolastica; provvidenze per gli studenti; aumento di un’ora di geografia nel biennio delle superiori; eliminazione della categoria delle scuole sottodimensionate; stanziamenti per la formazione degli insegnanti; ingresso gratuito - sperimentale - dei docenti nei musei; misure per la riduzione del costo dei libri di testo. Università Diritto allo studio; misure a favore degli specializzandi di medicina; abolizione bonus maturità; funzionalità dell’ANVUR. Ricerca Si apre alle assunzioni negli INGV e si apportano semplificazioni per le assunzioni negli enti pubblici di ricerca; la quota premiale del Fondo di finanziamento non è determinata solo dalla valutazione ANVUR. Afam Borse di studio per gli studenti; assunzioni di personale precario; risorse a favore degli Istituti superiori di studi musicali ex IMP. Il nostro commento Spicca l’assenza di un provvedimento riguardante i docenti aventi diritto alla pensione per aver raggiunto quota 96 e la non risoluzione del problema dei docenti inidonei della scuola (che ritornano alla precedente situazione di dover sottostare alla mobilità volontaria verso i ruoli ata e obbligatoria verso altre amministrazioni). Come spicca – e la cosa è per noi inaccettabile – una ricorrente propensione ad invadere, per legge, il campo contrattuale: la cosa accade quando si indica nel FIS il luogo dove prendere i soldi per le attività aggiuntive riferite all’orientamento (art. 8), quando si ignora completamente la contrattazione in materia di formazione dei docenti (art. 16), e quando ancora in materia salariale si ricorre al Fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici per pagare i supplenti sui posti dei collaboratori esonerati (art. 17). Su questo terreno, in modo particolare, faremo sentire la nostra pressione nei 60 giorni di dibattito parlamentare previsto per la conversione del decreto. Pur approvato il 9 settembre e già illustrato per linee generali nella Conferenza stampa del Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Istruzione, nonché sul sito del MIUR, il testo è stato divulgato solo oggi. Offriamo una presentazione e un commento, frutto di una prima lettura di un testo che risulta complesso per i richiami a norme precedenti e per le varie materie che affronta e su cui torneremo nei prossimi giorni. Il Decreto, inoltre, stanzia dei fondi per contrastare la dispersione scolastica, per il wireless nelle superiori, per potenziare l’offerta formativa e l’orientamento degli studenti nella scuola secondaria di secondo grado ecc.. Alcune di queste misure risultano essere parziali o temporanee. Ora la FLC CGIL è impegnata a seguire l’iter di conversione in legge per apportare i miglioramenti necessari coerenti con le rivendicazioni che da tempo e con determinazione il nostro sindacato porta avanti. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: Allegati http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 • decreto legge 104 del 12 settembre 2013 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca • scheda flc cgil su dl 104 13 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca *********** 02. Decreto Legge istruzione: l’informativa del Miur Il Ministero dell’Istruzione informa i sindacati sulle principali misure contenute nel decreto: dimensionamento delle istituzioni scolastiche, piano triennale di assunzioni, sostegno, docenti inidonei. Le richieste della FLC CGIL. Nel corso dell’incontro svoltosi nella giornata del 13 settembre 2013, il Miur ha dato alle organizzazioni sindacali del comparto scuola e dell’area V della dirigenza scolastica l’informativa sul decreto legge n. 104/13 recante “Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 214 il 12 settembre 2013. L’Amministrazione ha illustrato ai presenti le misure più significative del provvedimento, sottolineando in particolare le norme relative al dimensionamento delle istituzioni scolastiche, al piano pluriennale di assunzioni del personale scolastico, dei docenti di sostegno e alla questione dei docenti permanentemente inidonei. La FLC CGIL ha evidenziato punto per punto gli aspetti del decreto da migliorare e abbiamo annunciato che proporremo emendamenti radicali soprattutto nei casi in cui le soluzioni date ai problemi della scuola rappresentano un’inaccettabile invasione delle prerogative contrattuali, come nel caso della formazione obbligatoria del personale nelle regioni in cui gli esiti delle prove Invalsi risultano inferiori alla media nazionale. Abbiamo fatto presente che sarebbe stato opportuno fare un confronto preventivo di merito con le organizzazioni sindacali dalle quali sarebbe arrivato certamente un contributo prezioso e qualificato per la stesura del provvedimento e abbiamo chiesto e ottenuto l’attivazione immediata di tavoli di confronto congiunti sulle singole materie previste dal decreto, in modo che lo stesso Miur si faccia carico di tutti i possibili emendamenti prima della conversione in legge del decreto e concretizzi le principali misure applicative sugli interventi per noi più significativi. Inoltre, abbiamo chiesto di aprire subito il confronto sulle materie più pregnanti da cui dipende la sorte di docenti, dirigenti e Ata. È il caso ad esempio delle immissioni in ruolo dei docenti di sostegno e Ata, dei docenti inidonei e insegnanti tecnico pratici (ITP) delle classi C555 e C999 e del dimensionamento (organici dirigenti scolastici e Dsga). Grazie alle nostre richieste, sono stati fissati già per la prossima settimana gli incontri sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche (16 settembre) e sui docenti inidonei (25 settembre). Per il nostro giudizio politico e per un approfondimento sui contenuti del Decreto Legge rinviamo alla nostra scheda. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 i • decreto legge 104 del 12 settembre 2013 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca • scheda flc cgil su dl 104 13 misure urgenti in materia di istruzione universita e ricerca *********** 03. INIDONEI: Puglisi (PD) docente restituiremo dignità alla professione la senatrice del Pd, Francesca Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione interviene su INIDONEI e DL 104.. "Con il decreto Carrozza abbiamo esultato per la cancellazione della norma del governo Monti che imponeva il trasferimento coatto degli insegnanti inidonei sui ruoli Ata, causando il licenziamento di 3.500 precari delle segreterie scolastiche". “Il governo ha anche messo a disposizione le risorse per la stabilizzazione degli Ata precari. Scopriamo però tristemente dalla stesura definitiva del testo che torna in vigore la norma tremontiana che manda a lavorare insegnanti gravemente ammalati in altre amministrazioni. Restituire dignità alla professione docente significa trattare chi si ammala alla stessa stregua di altri professionisti e servitori dello Stato, come per esempio i magistrati, a cui viene offerta la possibilità di andare in quiescenza e a cui, in ogni caso, non viene sottratto il proprio status professionale. Ci impegniamo a correggere questa parte del decreto in Parlamento". *********** PERSONALE : CONTRATTUALI 04. Personale ATA. Sostituzione DSGA su posti e "reggenze": non sussiste obbligo Il Ministero dell'Istruzione intervenga con una nota chiara ed univoca sull'applicazione del contratto così da evitare ulteriori contenziosi. Non sussiste l’obbligo di sostituzione del DSGA da parte degli assistenti amministrativi beneficiari 2^ posizione economica. A seguito dei numerosi quesiti pervenuti alla nostra organizzazione sindacale dopo il mancato pagamento da parte del MEF delle seconde posizioni economiche, ribadiamo la nostra netta opposizione alla obbligatorietà, da parte dei beneficiari della seconda posizione, di sostituire il DSGA anche su posti vacanti e disponibili per l’intero anno scolastico. Il CCNL Scuola, all’art. 50, non prevede tale obbligo sui posti liberi tutto l'anno. Lo stesso MIUR, nella specifica nota n. 9067 dell’8 ottobre 2010, ha confermato in risposta all’USR del Veneto, che non sussiste uno specifico obbligo di sostituzione su posto vacante per l’intero anno scolastico. Da allora il CCNL non è stato modificato e, di conseguenza, l’assistente amministrativo, che non accetta l'incarico di DSGA per tutto l’anno, non può essere privato della posizione economica, né può incorrere in sanzioni disciplinari, come sostengono attualmente alcuni uffici scolastici. Anzi, in virtù dell’incertezza del pagamento delle posizioni economiche, a seguito della nota dell'Igop del dicembre 2012, qualsiasi imposizione è semplicemente paradossale. Pertanto, anche alla luce di queste evoluzioni, abbiamo chiesto al Ministero di intervenire nuovamente per evitare ulteriori contenziosi, rendendo chiara ed univoca l'applicazione della norma contrattuale. Non sussiste l’obbligo all’incarico di reggenza per il DSGA su altra scuola sottodimensionata All'avvio dell'anno scolastico sta emergendo anche il problema delle reggenze dei DSGA su scuole sottodimensionate. Non sussiste, anche in questo caso, l'obbligatorietà all'accettazione della reggenza da parte di DSGA titolare in altra scuola, poiché tale incarico può essere preso solo volontariamente. Infatti, in base all'art. 19 del DLgs 65/2001, l'incarico di reggenza è obbligatorio solo per i dipendenti pubblici appartenenti all'area della Dirigenza, area di cui non fanno parte i DSGA. Il MIUR, solo di recente, ha provveduto, dopo un anno di nostre continue sollecitazioni, ad inviare l’atto di indirizzo all’Aran per l’apertura della sequenza negoziale sul pagamento del compenso. Un comportamento ingiusto da parte dell'Amministrazione che, pur costringendo i lavoratori ad assumere l'incarico, non è ancora arrivata a definire il trattamento economico dei DSGA. Tanto più se si considera che tali lavoratori si sono assunti, nel corso di tutto l'anno passato, un notevole aggravio di lavoro e di responsabilità, molto spesso espletandolo in sedi dislocate a notevole distanza dalla scuola di titolarità e anticipando tutte le spese, senza essere retribuiti. La cosa da fare è una sola: cancellare tout court la norma che priva le scuole di un DSGA e dirigente scolastico in pianta stabile. Ci impegniamo a sostenere i DSGA in questa situazione poiché non possono rimetterci gli stessi lavoratori dei tagli che hanno dovuto subire. Siamo già intervenuti col Ministero per chiedere una nota di chiarimento in proposito. Queste due questioni sono fondamentali e sono ben presenti nei contenuti della nostra mobilitazione. Daremo, perciò, tutela legale a tutti i lavoratori che ci chiederanno assistenza. *********** PERSONALE : PRECARIATO E RECLUTAMENTO 05. Pagamento ferie supplenti: i sindacati chiedono di fare immediata chiarezza Le organizzazioni sindacali hanno chiesto al MIUR di smentire la nota del Ministero dell'Economia sul divieto di monetizzazione delle ferie ai supplenti al 30 giugno. Tutte le organizzazioni sindacali hanno unitariamente rappresentato al MIUR la grave situazione di confusione e di incertezza prodotta dalla nota del MEF sul pagamento dei supplenti nell’anno scolastico 2012/2013 e chiesto un incontro urgente per assicurare il rispetto dei diritti contrattuali. In un confronto di informazione avvenuto al MIUR nella mattinata di oggi 12 settembre è stata ribadita da tutte le organizzazioni sindacali la necessità di prevenire il contenzioso che si sta generando. Alla luce dell'intesa del 12 giugno 2013 tra MIUR e sindacati, che dava alle scuole indicazione univoca dell’applicazione del CCNL fino al 31 agosto 2013, si definivano due certezze: 1. che le scuole avrebbero ricevuto le risorse necessarie per il pagamento delle ferie maturate ai supplenti brevi, come previsto dal CCNL vigente; 2. che analogo trattamento andava assicurato anche ai supplenti al 30 giugno. La nota del MEF contraddice quanto era stato convenuto con il MIUR e si avventura nell’interpretazione della norma andando oltre le sue competenze. Abbiamo segnalato che la nota del MEF va perfino oltre la lettera e la sostanza della norma, sostenendo che il personale è in ferie in occasione di ogni sospensione delle lezioni, anche quelle derivanti da eventi estranei alla vita della scuola e non stabilite dai calendari regionali. Inaccettabile e impraticabile è la pretesa, contenuta nella nota del MEF, che le Ragionerie Territoriali dello Stato (RTS) esercitino un controllo sulle posizioni dei singoli lavoratori. Da respingere i toni intimidatori nei confronti dei dirigenti scolastici usati da alcune RTS che hanno formulato rilievi sui decreti di pagamento delle ferie non godute. Si tratta dell’ennesima invasione di campo del MEF in un ambito che non conosce e non vuole conoscere. Di seguito la richiesta di incontro al MIUR ed il documento unitario di FLC CGIL, CISL Scuola. UIL Scuola, SNALS CONFSAL e GILDA _______________________ Al Capo Di Gabinetto MIUR Dott.L. Fiorentino Al Capo Dipartimento Istruzione Dott. L. Chiappetta Al Capo Dipartimento Politiche finanziarie Dott.ssa S. Bono LORO SEDI OGGETTO: Monetizzazione ferie supplenti saltuari, richiesta incontro. Le scriventi Organizzazioni Sindacali firmatarie del CCNL Scuola, nell’allegare il documento unitario relativamente all’oggetto, chiedono un incontro finalizzato alla definizione di una circolare da parte del MIUR che risolva le incertezze interpretative, per garantire i diritti contrattuali e supportare, con norme univoche, anche l’operato dei Dirigenti Scolastici. Ciò, al fine, anche di prevenire la confusione ed il contenzioso che si sta generando . Si resta in attesa di cortese, quanto urgente riscontro. Le Segreterie di FLC CGIL - CISL Scuola – UIL Scuola- SNALS-GILDA Roma, 12 settembre 2013 La questione del pagamento dei compensi per ferie non godute dal personale supplente è stata più volte oggetto di confronto fra codesta Amministrazione e le scriventi OO.SS., da ultimo con l’informativa del 12 giugno nella quale era stata data assicurazione dell’avvenuto accreditamento delle somme necessarie a far fronte al pagamento delle ferie maturate nel corso dell’anno scolastico 2012/13 per i supplenti pagati dalle istituzioni scolastiche. Veniamo oggi a conoscenza dell’avvenuto recapito alle Ragionerie Provinciali di una nota del MEF nella quale, per quanto riguarda il personale retribuito dal SPT, si danno disposizioni affinché trovino immediata applicazione le contestate norme sul pagamento delle ferie non godute, a nostro avviso applicabili solo a decorrere dal 1° settembre 2013, e non per l’anno scolastico appena concluso. Viene pertanto a determinarsi una situazione confusa e contraddittoria, certamente ben lontana dalla disponibilità di cui codesta Amministrazione aveva dato prova affrontando la questione in un confronto scevro da chiusure pregiudiziali rispetto alle argomentazioni sostenute dalle scriventi Organizzazioni. Non vi è dubbio che le istruzioni impartite dal MEF siano di segno nettamente diverso rispetto a quanto avvenuto per le supplenze poste a carico delle ISA: ne scaturisce un quadro che inevitabilmente genera sconcerto, preoccupazione e disorientamento, ponendo le premesse per l’inevitabile proporsi di un diffuso contenzioso. Si chiede pertanto alle SS.LL. di attivarsi con la massima determinazione affinchè si recuperi la necessaria coerenza tra i comportamenti dei Dicasteri coinvolti nella vicenda, nella direzione di una piena garanzia dei diritti contrattuali dei lavoratori, che dovrebbe costituire interesse condiviso dalle parti; si sottolinea inoltre l’esigenza di sostenere e tutelare l’operato dei Dirigenti Scolastici con disposizioni fra loro coerenti e inequivocabili. Resta ferma la volontà delle scriventi Organizzazioni di tutelare in ogni modo, se necessario anche ricorrendo alle vie legali, i lavoratori rispetto a interpretazioni delle norme di legge che, forzandone lo spirito e la lettera, appaiono gravemente lesive dei diritti contrattualmente sanciti. Domenico Pantaleo - Francesco Scrima - Massimo Di Menna - Marco Paolo Nigi - Rino Di Meglio Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 • nota del MEF sul pagamento dei supplenti nell’anno scolastico 2012/2013 *********** 06. Supplenze da Graduatorie di istituto, se non funziona la PEC convocazioni tradizionali in settimana c’è stato malfunzionamento della pec, a causa probabilmente dell’intenso traffico per convocazioni contemporanee. in caso di blocco le convocazioni possono esere fatte con modalita’ tradizionali Avviso SIDI del 12 settembre 2013 - Le funzioni di convocazione che utilizzano la posta certificata Per un problema di colloquio con i sistemi di posta certificata, in particolare per le CEC-PAC, le applicazioni di convocazione dalle graduatorie regionali, provinciali e d'istituto che utilizzano la posta certificata sono state disattivate. Con nuovo avviso sarà data notizia sulla riapertura. Si ricorda che in questi casi, in base alle disposizioni dell'art. 11 comma 5 del DM 62 del 13 luglio 2011, si può ricorrere alle convocazioni tradizionali. *********** 07. TFA Speciali (PAS): 70.000 domande, ora si faccia presto Attivare i corsi rapidamente. Procedere alle modifiche normative per includere il 2012/2013. Nell'incontro al Miur del 13 settembre 2013 sono stati forniti i dati relativi alle domande pervenute per la partecipazione ai corsi PAS. Si tratta di 68.892 domande di cui 65.973 risultano accoglibili (incluso chi raggiunge i requisiti con il 2012/2013. Nel corso dell'incontro sono state affrontate le prime questioni e il confronto è stato rinviato al 17 settembre. Le nostre richieste Oltre a ribadire l'esigenza di procedere al più presto alle modifiche normative che permettano la partecipazione ai corsi dei docenti che raggiungono i requisiti nel 2012/2013, abbiamo presentato una serie di richieste sulle quali siamo in attesa delle risposte dell'amministrazione. In particolare abbiamo chiesto che si attivi in tempi rapidissimi un tavolo di confronto tra Dipartimento dell'Università, Dipartimento istruzione e organizzazioni sindacali per affrontare da subito alcune spinose problematiche connesse all'avvio dei percorsi: • costi per i discenti • criteri generali per la definizione dei contingenti degli aspiranti per le varie annualità • criteri generali per la definizione delle modalità di ripartizione e assegnazione degli aspiranti alle università o istituzioni afam. • individuare modalità di organizzazione dei corsi (anche a distanza) che favoriscano la partecipazione Tale tavolo di confronto dovrebbe assumere le caratteristiche di cabina di regia per affrontare e dirimere problematiche di carattere generale che dovessero emergere prima dell'attivazione e durante lo svolgimento dei PAS. Abbiamo anche chiesto di: • fornire il quadro delle domande valide (3 anni entro il 2011/2012 ed almeno 1 sull’insegnamento richiesto) e di quelle sotto condizione (3 anni entro il 2012/2013 ed almeno 1 sull’insegnamento richiesto), suddivise per regione e insegnamento • graduare le domande, qualora fosse necessario, sulla base del numero di anni di servizio svolti • garantire l’attivazione per tutti gli insegnamenti • effettuare i controlli sui titoli di studio e sui servizi prima dell’attivazione dei corsi. • permettere la regolarizzazione delle domande imprecise o prive di qualche dichiarazione (p.e. titolo di studio) ai sensi dell’art. 71 del DPR 445/00. • possibilità di congelare i percorsi in atto per accedere al PAS e valorizzazione dei crediti eventualmente già acquisiti in percorsi ordinari Sono anche necessari alcuni chiarimenti rispetto a: • validità del servizio da educatore ai fini dell'accesso alla abilitazione per la scuola primaria (che è anche abilitazione per educatori) • come vadano considerati i servizi nel Liceo musicale per le discipline strumentali • possibilità di accesso per coloro che hanno servizi prestati su classi concorso “di nicchia” senza il prescritto titolo di studio in assenza di aspiranti con il titolo (p.e settori audiovisivo e nautico), come già avvenuto in precedenti tornate • modalità di individuazione delle tipologie di servizi validi prestati formazione professionale nei corsi finalizzati all'obbligo di istruzione nella Nell'incontro del 17 settembre ribadiremo anche la nostra richiesta di un confronto complessivo sul reclutamento e la formazione iniziale degli insegnanti, anche alla luce del "Decreto Istruzione" per dare risposta a tutte le legittime aspettative dei lavoratori precari della scuola. Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 • riepilogo domande pas al 6 settembre 2013 NORME : SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA 08. Il Dirigente scolastico ha l’obbligo di ricorrere alle supplenze, anche qualora vi siano docenti con ore a disposizione. per coprire assenza superiore a 15 giorni è necessario ricorrere alla supplenza mediante scorrimento della graduatoria d istituto. Non è legittimo assegnare la supplenza sup a 6 ore a docente interno. Per assegnazione ai docenti interni di supplenze non può essere valicato il limite delle 24 ore di servizio complessive e comprensive di ore aggiuntive. Infatti l’ art. 22, comma 4 L. n.448/2001, stabilisce che è possibile assegnare ai docenti in servizio nella scuola “le frazioni inferiori a quelle stabilite contrattualmente, fino ad un massimo di 24 ore settimanali”. La disposizione è stata successivamente specificata precisata con il Regolamento delle supplenze D.M. 131/2007 che permette di assegnare a docenti in servizio nella scuola gli spezzoni di max 6 ore vacanti e che non concorrano a costituire cattedra e comunque fino ad orario complessivo di max 24 ore di servizio. La questione è stata anche ribadita nella nota MIUR n. 1878 del 30 agosto 2013 Il dirigente scolastico per assenze superiore a 15 giorni deve in ogni caso attribuire la supplenza anche se ha docenti a disposizione. Nel caso in ordinanza il DS non aveva attribuito la supplenza avendo in servizio un docente con 5 ore di insegnamento e 13 a disposizione che con cattedra intera per assenza ed escludendo le 13 ore a disposizione complessivamente raggiungeva le 23 ore e quindi al di sotto delle 24. Ma si era in presenza non di spezzone di 6 ore ma di cattedra intera. Provvedimento impugnato dal primo aspirante in graduatoria, che si è visto riconoscere dal Tribunale il diritto all attribuzione della supplenza. Sulla vexata questio dell assegnazione di cattedre o spezzoni ai docenti interni piuttosto che ai precari, vedi anche Tribunale di Chieti ordinanza del 01.02.2007, confermata con sentenza di merito n. 4/2008 dal Tribunale di Chieti, nonché dalla Corte d’Appello di L Aquila (n. 1004/2010). Al link sottostante in sezione dirigenti scolastici INSIEME AL NOTIZIARIO IN ALLEGATO: http://www.flccgil.lombardia.it/cms/view.php?&dir_pk=123&cms_pk=4078 • Tribunale-di-Larino-Ordinanza-del-01-09-11 - per assenze sup a 15 giorni obbligatoria supplenza • Tribunale di Chieti ordinanza del 01.02.2007 divieto di smembramento cattedra per assegnazione a doc interni *********** 09. Diritto alla riserva di posti e diritto alla scelta della sede. In caso di soggetto con handicap personale o per assistenza a soggetto con handicap in situazione di gravità il diritto alla scelta della sede o il diritto alla riserva di posto dipendono dalla posizione in graduatoria caso di disponibilità di 50 posti a supplenza in convocazione : 1) se il soggetto è in graduatoria tra i primi 50 ha anche diritto alla scelta prioritaria della sede 2) se il soggetto è in graduatoria dopo i primi 50 ed ha diritto alla riserva del posto non ha diritto alla scelta della sede anche rispetto ai primi 50 ma eventualmente solo tra i riservisti. La risposta ricevuta dal Miur "Chi ha titolo alla riserva dei posti in base alla legge n.68, se l'aliquota della relativa categoria non è satura, chiaramente rientra tra coloro che hanno titolo all'assunzione collocandosi, secondo una prassi generalizzata, in coda a coloro che ne hanno titolo in base alla normale posizione di graduatoria e sceglie la sede per ultimo. Se poi i riservatari aventi titolo all'assunzione sono più di uno, chi tra loro gode anche della legge n. 104 e della conseguente priorità nella scelta della sede sceglie per primo nell'ambito dei riservisti" Per approfondimenti sulla l.104/1992 vedere Diritti e tutele dei disabili nella scuola. Guida alla Legge 104/92. Edizioni Conoscenza http://www.edizioniconoscenza.it/libro.asp?id=141&col=0 *********** Un ebook da 10. Scuole: sì alla trasparenza, ma senza violare la privacy le indicazioni del Garante In occasione della riapertura delle scuole, il Garante per la privacy ricorda alle scuole di ogni ordine e grado la necessità di tenere presente alcuni principi stabiliti nei provvedimenti adottati in questi anni in materia di trasparenza in ambito scolastico, a tutela dei dati degli studenti e dei lavoratori che operano nel mondo dell’istruzione Numerosi sono, infatti, i casi in cui istituti e pubbliche amministrazioni, per un'errata interpretazione della normativa sulla trasparenza o per semplice disattenzione, rendono accessibili informazioni che dovrebbero restare riservate, mettendo in questo modo a rischio la riservatezza e la dignità delle persone. Comunicato stampa Le graduatorie Il Garante è intervenuto più volte contro illeciti compiuti nella pubblicazione on line di graduatorie di vario tipo, le quali spesso contengono dati personali non pertinenti o eccedenti le finalità istituzionali perseguite. Alcuni Comuni, ad esempio, hanno pubblicato on line le graduatorie di chi ha diritto ad usufruire del servizio di scuolabus includendo tra le varie informazioni liberamente accessibili, non solo i dati identificativi dei bambini, ma anche l'indirizzo di residenza e il luogo preciso dove lo scuolabus li avrebbe fatti salire e scendere. La diffusione di questi dati, oltre a comportare una violazione della normativa, può rendere i minori facile preda di malintenzionati. Un altro caso frequente riguarda la pubblicazione sui siti Internet degli istituti delle graduatorie di docenti e personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) per consentire a chi ambisce a incarichi e supplenze di conoscere la propria posizione e punteggio. Tali liste, giustamente accessibili a tutti, non devono però contenere, come in diversi casi segnalati al Garante, i numeri di telefono e gli indirizzi privati dei candidati. Questa illecita diffusione dei contatti personali incrementa, tra l'altro, il rischio di esporre i lavoratori a forme di stalking o a possibili furti di identità. Il servizio mensa Il Garante ricorda che è illecito pubblicare sul sito della scuola il nome e cognome degli studenti i cui genitori sono in ritardo nel pagamento della retta o del servizio mensa. Lo stesso vale per gli studenti che usufruiscono gratuitamente del servizio in quanto appartenenti a famiglie con reddito minimo o a fasce deboli. Gli avvisi messi on line devono avere carattere generale, mentre alle singole persone ci si può rivolgere con comunicazioni di carattere individuale. A salvaguardia della trasparenza sulla gestione delle risorse scolastiche, restano ferme le regole sull'accesso ai documenti amministrativi da parte delle persone interessate. L'iscrizione a scuole e asili Gli istituti scolastici e gli asili nido, così come i Comuni, devono predisporre con cura i moduli di iscrizione di bambini e studenti, così da non chiedere alle famiglie informazioni personali eccedenti e non rilevanti. Particolare attenzione deve essere posta sull'eventuale raccolta di dati sensibili, come quelli sulle condizioni di salute e sull'appartenenza etnica o religiosa. Il trattamento di questi dati, oltre a dover essere espressamente previsto dalla normativa, richiede infatti speciali cautele e può essere effettuato solo se i dati sensibili sono indispensabili per l'attività istituzionale svolta: non è questo il caso della semplice iscrizione a scuola. L'Autorità segnala, infine che, allo scopo di fornire un quadro organico in materia di protezione dei dati personali nel mondo della scuola, e affrontare nel contempo le problematiche legate all'uso di Internet e delle nuove tecnologie, verranno adottate presto specifiche Linee guida in materia. *********** EDITORIALI 11. CONOSCENDA è più di un'AGENDA È disponibile l'edizione 2014, anche quest'anno arricchita dalle vignette di Sergio Staino disegnate in esclusiva per noi. Quest'anno CONOSCENDA è nuova anche nel formato (12X16, pp. 208), più tascabile e più maneggevole, ma non sacrifica lo spazio per appunti e appuntamenti. Il tema del 2014 è la comunità e la comunanza di idee. “Pensare insieme per cambiare”. In un’epoca di riformismi senza riforme e cambiamenti senza idee, il sindacato rilancia il pensiero con la sua carica davvero rivoluzionaria e dirompente. CONOSCENDA è un piccolo scrigno di suggerimenti e stimoli per discutere, approfondire, scrivere e utile anche per conoscere i programmi e i servizi che offriamo agli iscritti. Sergio Staino l’ha arricchita con le sue sferzanti vignette, disegnate in esclusiva per noi. _____________________ Modalità per ordinare Conoscenda 2014 Costo al pubblico 6 euro più 3 euro di spedizione. Puoi ordinarla e pagarla direttamente sul sito della casa editrice. È anche possibile richiederla per • e-mail a [email protected] • fax al n. 06 58.13.118 • telefono al n. 06 58.13.173. *********** 11. "Io ci sono", un viaggio nella scuola Il documentario di Alessandro Abba Legnazzi ora disponibile anche in dvd. “Io ci sono” è il racconto di una scuola di frontiera. Una scuola dove si incontrano bambini di diverse razze e culture e dove ogni settimana le maestre e gli alunni si dispongono in cerchio per un’assemblea. Chi vuole propone un argomento che ritiene debba essere discusso, ogni bambino riporta il suo pensiero e il resto dei bambini ascoltano, senza mai interrompersi l’un l’altro. Sembrerebbe pura fiction e invece non lo è. “Io ci sono” è il frutto dell’anno trascorso da Alessandro Abba Legnazzi all’interno di una classe quarta elementare della scuola “M. Calini“ di Brescia. È la testimonianza di un modo diverso di fare scuola raccontata da chi degli anni delle elementari serbava un brutto ricordo. Un documentario prodotto anche grazie al contributo della FLC CGIL, che ci racconta la scuola dal di dentro. Dopo un intenso anno di presentazioni in giro per l’Italia, questo lavoro è ora disponibile anche in dvd. Tutte le informazioni per acquistarlo sono disponibili sul sito “Io ci sono”, dove è possibile inoltre contattare l’autore per organizzare presentazioni del documentario nelle vostre scuole o nelle vostre città. “Io ci sono” è anche su facebook. *********** 12. Diritti e tutele dei disabili nella scuola. Guida alla Legge 104/92. Un ebook da Edizioni Conoscenza - Anna Villari RAFFAELE CIUFFREDA Diritti e tutele dei disabili nella scuola Guida alla Legge 104/1992 pp. 148 e-book: € 5,00 È acquistabile dal sito della casa editrice (http://www.edizioniconoscenza.it/libro.asp?id=141&c ol=0) a 5 euro in ebook (formato pdf) .. Diversamente abili, con questo termine indichiamo delle persone che incontrano particolari difficoltà a svolgere attività e funzioni che per molti altri risultano semplici. Le difficoltà possono essere fisiche e psichiche. La nostra Costituzione e le nostre leggi garantiscono i diritti di queste persone affinché possano avere delle opportunità pari agli altri. Ad esempio sul lavoro. Le leggi garantiscono anche delle tutele a chi ha bisogno di assistenza. La legge 104 del 1992 tutela i diritti dei lavoratori con disabilità e consente ai lavoratori che abbiano un familiare disabile di prendere dei permessi per assisterlo e curarlo. Questa guida ha come obiettivo quello di agevolare la lettura e l’utilizzo di una normativa che non è sempre di facile interpretazione, anche in considerazione dei continui cambiamenti, integrazioni e modifiche che si sono susseguiti negli anni. Si tratta di una guida completa sui benefici previsti dalla normativa per i lavoratori della scuola con disabilità e per i lavoratori della scuola che devono assistere parenti con disabilità. Indispensabile non solo per le scuole e dirigenti scolastici che devono applicare le norme e rispondere correttamente alle domande di utilizzo dei permessi, ma anche per i consulenti delle sedi sindacali che vengono frequentemente interrogati su chi abbia accesso ai diritti in questione e come. Un lavoro non facile, dato le numerose modifiche che la norma ha subito. Di grande utilità : • Modelli di domanda, di decreti, di dichiarazioni di responsabilità personale • Quadri sinottici e Appendice normativa INDICE Presentazione - Una guida per tutelare i più deboli, di Domenico Pantaleo • • • • • • • • • • • • • • • • Premessa − Quadro normativo Capitolo I − Handicap con connotazione di gravità (art. 3, co, 3 L. 104/92) Capitolo II − Benefici a favore di lavoratori con handicap in situazione di gravità Capitolo III − Permessi mensili di 3 giorni per assistenza al coniuge o a parenti/affini con handicap in situazione di gravità Capitolo IV − Prolungamento del congedo parentale per i figli fino a 8 anni di età con handicap grave Capitolo V − Assistenza ai figli fino a 3 anni di età con handicap in situazione di gravità Capitolo VI − Permessi mensili di 3 giorni per assistenza figli con handicap gravi. L’alternatività Capitolo VII − Modalità di fruizione dei permessi e frazionabilità Capitolo VIII − La programmazione dei permessi L. 104/92 Capitolo IX − I permessi L. 104/92, i giorni di ferie e altre assenze Capitolo X − Congedi straordinari biennali retribuiti per assistenza a persona con handicap grave Capitolo XI − I diritti dei genitori adottivi e affidatari Capitolo XII − Congedo per cure a disabili non gravi Capitolo XIII − Tutela del lavoratore disabile o portatore di handicap in fase di assunzione o mobilità Modelli di domanda, di decreti, di dichiarazioni di responsabilità personale Quadri sinottici e Appendice normativa È acquistabile dal sito della casa editrice (http://www.edizioniconoscenza.it/libro.asp?id=141&col=0) a 5 euro in ebook (formato pdf) *********** NAVIGANDO IN RETE 13. È giusto bocciare in prima media? di Dario Missaglia - scuolaoggi Alla domanda hanno risposto Valentina Aprea e Marco Rossi Doria È giusto bocciare in prima media? Questa domanda è comparsa in due box su un noto settimanale del 26 giugno scorso. Alla domanda erano chiamati a rispondere Valentina Aprea e Marco Rossi Doria. Due esponenti “del mondo della scuola” che non hanno bisogno di presentazione, né di sottolineature relative alle ben note e diverse impostazioni politico-culturali. Ciò che più mi ha colpito, nell’immediatezza, è la domanda: chiara, diretta, senza possibili fraintendimenti. Una domanda di quelle che oggi non si fanno più; siamo nel tempo della complessità, delle sfumature di ogni tipo, della raffinatezza tecnica. Nessuno dei due interlocutori risponde infatti con la stessa limpidezza e precisione. Diciamo subito che il box in cui devono confinare i propri pensieri è certamente ristretto e non lascia campo a divagazioni .I due interlocutori dovevano essere essenziali. E lo sono. La brevità non impedisce loro di nascondere temperamento e approccio al problema. Valentina Aprea, dopo aver esordito che “ a maggior ragione nella scuola media è necessario promuovere i ragazzi”, che la scuola è colpevole di comprimere i ragazzi in tempi, modalità e offerta formativa troppo uniformi e pertanto iniqui, riesce persino a difendere una riforma della Moratti che non ha mai avuto luce per colpa dei soliti sindacati e della politica politicante. In compenso, forse non incolpevole distrazione, non cita le riforma epocali della Gelmini, ultimo tentativo della destra di riportare il Paese alla bella scuola selettiva della borghesia che fu. Ma ciò detto ,afferma:” Se fossi un docente di scuola media boccerei senza dubbio chi,pur avendo capacità, non si è mai impegnato, non ha migliorato i propri apprendimenti rispetto al punto di partenza,mostra dei comportamenti gratuitamente provocatori,ecc.Con grande responsabilità e moderazione ma,alla fine, lo farei”. Insomma l’ideologia del merito “oblige”. Anche in prima media, aggiungiamo noi? Non si sa. L’impostazione di Marco Rossi Doria è profondamente diversa. E mostra subito un approccio pedagogico. Chiarisce che la sua posizione non è “ non si boccia per principio” e che a lui è capitato di bocciare in terza media anche ragazzi drop out. Ma la scuola deve mettere in discussione se stessa, definire un programma di lavoro capace di configurarsi come un patto con lo studente. Un delicato e permanente lavoro di messa a punto,verifiche, interventi compensativi. Se poi questo patto viene meno da parte dello studente, allora si potrà anche bocciare. Ciò renderà chiaro al ragazzo il senso della decisione e la bocciatura potrà essere vissuta con realismo e non come intollerabile ingiustizia. Anche in prima media, aggiungiamo noi? Non si sa. La prima media è un anno difficile per i ragazzi. Segna il passaggio da una scuola che ti ha aiutato a crescere, a una scuola che ora ti presenta “materie”, professori ,interrogazioni e voti. Non per tutti questo è un passaggio agevole. Il problema è renderlo tale, non erigere barriere. L’insuccesso scolastico precoce prepara solo altri insuccessi e non colpisce mai a caso. Se si va a scavare in quel gran numero di studenti bocciati in prima superiore ( il 40-45% nei tecnici e professionali), non sarà difficile scoprire le prime bocciature negli anni della scuola media. L’insuccesso scolastico che si ripete, rinforza, in chi lo subisce, la convinzione di “ non essere adatto o portato per gli studi”. Ma purtroppo il meccanismo si presenta inesorabile perché al termine dell’anno, al docente non viene chiesto come ha lavorato, che cosa ha saputo attivare e neppure che cosa lo studente sia riuscito ad apprendere. Il dilemma è secco: ce l’ha fatta o no? Può la scuola liberarsi da questo meccanismo? Negli anni ’70, un nucleo di irrequieti giovanotti ( Luigi Berlinguer, Rossana Rossanda, Luigi Pintor) scrissero alcune “Tesi sulla scuola” che meriterebbero qualche rilettura. La scuola media unica, conquista per la quale fu decisivo il ruolo della sinistra, sembrava aver aperto la stagione della democrazia ma quegli irrequieti annotavano che una scuola giuridicamente democratica ma nei fatti ancora profondamente classista, avrebbe esposto tutti, anche i docenti democratici e di sinistra, alla insanabile contraddizione del voto, della valutazione, della selezione. Mai una previsione fu così lucida e terribilmente veritiera. E la parola “selezione” molto più dura e diretta di quella avrebbe poi preso campo ( la più morbida ed ambigua “dispersione”) aprì le porte ad analisi e riflessioni importanti, a progetti ed impegni. Capire perché una certa cultura democratica sia stata così timida ed incerta sul tema della valutazione, sarebbe ancora oggi, questione tutt’altro che retrò. Chissà se qualcuno ricorda ancora le ricerche e le tesi appassionate di Mario Gattullo alla fine degli anni 70. Siamo ancora a questo punto o le faticose e per certi aspetti controverse conquiste di questi decenni ( l’autonomia e la centralità della persona che apprende, una nuova cultura della valutazione, della flessibilità e del curricolo ) ci possono fare affermare che la bocciatura , almeno in prima media, è insensata ed ingiusta? Che non c’è bisogno di una legge che lo stabilisca ma di una scuola che consapevolmente promuova le competenze , le certifichi e sia capace di differenziare tempi e curricoli per consentire a ciascuno di realizzare il meglio di sé.? Diciamolo serenamente ai docenti di scuola media: bocciare in prima media è sbagliato, sempre. Sappiamo benissimo che questa non è la soluzione dei problemi della scuola. Ci inquieta la generazione neet di un terzo dei giovani italiani che non studia e non lavora; ci inquieta il tasso ancora alto della dispersione nella secondaria superiore ed abbiamo anche capito che nel gioco complesso delle variabili dirette ed indirette che determinano questi processi, sarebbe importante una politica per l’istruzione che tenesse insieme misure nazionali e politiche coerenti nei contesti territoriali. Può essere l’impegno del presente ? Purtroppo, non si sa. *********** 14. I BES: un’invenzione… BEStiale?! di Maurizio Tiriticco - edscuola Gli anni Cinquanta del secolo scorso costituirono uno dei decenni migliori della nostra storia sotto ogni profilo: 1945, fine della guerra; nel 1954 nasce la TV; nel 1955 la Seicento!!! In dieci anni riuscimmo a ricostruire il Paese sotto il profilo istituzionale – la democrazia, la Repubblica, la Costituzione – e socioeconomico. La ricaduta che le nuove strutture materiali ebbero sulla sovrastruttura culturale fu enorme e si tradusse con una richiesta di conoscenze e di istruzione da parte di classi sociali che per millenni avevano dovuto pensare solo a lottare per la sopravvivenza. Ovviamente non tutto fu rose e fiori e le lotte per il lavoro erano dure! Giova ricordare l’occupazione delle terre da parte dei contadini nel Sud, le lotte operaie nel nord. TV e Seicento non conclusero affatto un periodo di lotte dure! Ancora nel luglio del 1960 avemmo i morti di Reggio Emilia, operai! E nel dicembre del ’68 i morti di Avola: braccianti! La polizia allora non guardava tanto per il sottile!! Comunque il nostro Paese cresceva, e anche rapidamente, e non fu un caso che in pochi anni diventammo una delle maggiori potenze industriali del mondo. E la ricaduta che quel mai conosciuto benessere economico ebbe sull’intera popolazione fu quanto mai interessante. Dopo millenni di ignoranza e analfabetismo quanto mai diffusi, il nuovo benessere spingeva anche le classi più povere a chiedere nuove conoscenze, cultura e scuola! Soprattutto per i loro figli! La prima risposta che potemmo dare a questa nuovissima domanda fu quella di innalzare di tre anni l’obbligo di istruzione: la storica legge 1859 del 1962! Però, la necessità e l’urgenza di erogare l’istruzione a tutti, anche quella minima, ci spinse anche, con la stessa legge, a istituire le cosiddette classi differenziali, “per alunni disadattati scolastici”. Si avvertiva la necessità di impartire istruzione a tutti, ma… Si crearono così aree separate di insegnamento, che in effetti contraddicevano quel principio della eguaglianza di tutti i cittadini, di cui all’articolo 3 della Costituzione, e quel principio dell’inclusione e dell’integrazione, che avrebbe dovuto costituire lo spirito e il corpo di una scuola che garantisse a ciascuno il diritto/dovere all’istruzione. L’avvio della scuola media obbligatoria non fui affatto facile! Com’è noto, nei primi anni le bocciature fioccarono, soprattutto perché l’organizzazione degli studi e gli stessi insegnanti erano rimasti quelli di sempre! Ci vollero la Lettera di Don Milani nel ’67 e copiose innovazioni sperimentali per dare l’avvio a una scuola che fosse veramente aperta a tutti. Rimaneva, comunque, l’area della “esclusione”, legittimata – se si può dire così – dalle classi differenziali. In molti ci domandammo quanto fosse corretto, anche e soprattutto sotto un profilo di una civiltà costituzionale, mantenere aree separate per cittadini che comunque “hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzioni … di condizioni personali e sociali” (art. Cos. 3). Fu così che, dopo anni di animose discussioni, nel 1977, con la legge 517, ci decidemmo a liquidare le classi differenziali e sancimmo la necessità di integrare nelle scuole dell’obbligo i bambini “portatori di handicap”. Prevedemmo tutta una serie di misure, soprattutto la formazione di insegnanti specializzati per i nuovi percorsi e l’istituzione di una “necessaria integrazione specialistica, il servizio socio-psicopedagogico e forme particolari di sostegno, secondo le rispettive competenze dello Stato e degli enti locali”: così, infatti, scrivemmo nella citata legge, che invito a rileggere per tutte le puntualizzazioni che riguardavano anche e soprattutto lo svolgimento delle nuove attività didattiche, fortemente individualizzate. In seguito, a tali tipologie di alunni venne consentito l’accesso anche agli studi di secondo grado e ai relativi esami finali. In tali iniziative fummo anche confortati da una successiva coraggiosa iniziativa legislativa, la famosa legge 104 del ’92, che così esordisce: “La Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola (la sottolineatura è mia), nel lavoro e nella società”. Per anni l’integrazione degli alunni handicappati ha costituito un’attività convenientemente e convintamente sostenuta dallo Stato e dall’amministrazione scolastica, anche se le difficoltà non sono mai mancate! Ma, a partire dal nuovo millennio le cose sono profondamente cambiate! Da quando la scuola, secondo alcuni, non ha più costituito un settore primario su cui investire, ma una sacca inutile di spreco su cui tagliare, perché “con la cultura non si mangia”, l‘area della integrazione è quella che ha subìto i danni maggiori! E proprio in un periodo in cui accedono alle nostre scuole in numero sempre maggiore bambini delle più diverse nazionalità. Così, in una istituzione sociale in cui occorre investire di più – se si ha la prospettiva del futuro – invece si investe sempre di meno. E chi paga di più sono proprio gli alunni che presentano i bisogni maggiori! Si taglia progressivamente il numero degli insegnanti di sostegno, si diminuisce il numero delle ore di sostegno, si aumenta il numero degli alunni per classe, ma non si ha il coraggio di “far fuori” in via formale gli handicappati! Io li chiamo con il loro nome! E allora che cosa si fa? Si inventano sigle nuove, ora i DSA, ora i BES, domani non so! Da un lato si riduce progressivamente l’area del riconoscimento legale dell’handicap, dall’altra si inventano soluzioni “fantasiose” con cui coprire l’handicap reale! Gli enti locali incontrano sempre maggiori difficoltà per adempiere a incombenze che avevano osservato fino a qualche anno fa. E il tutto finisce con lo scaricare – è il verbo esatto! – la responsabilità di attendere a un handicappato a un insegnante di classe “normale”, diciamo così, assolutamente impreparato per far fronte a situazioni difficili che richiederebbero ben altre tipologie di interventi. E ancora: le famiglie incontrano difficoltà sempre maggiori per ottenere i dovuti riconoscimenti legali per i figli handicappati e cercano, ovviamente, le vie dei BES! Tutto ciò non costituisce forse un vero e proprio ritorno a una situazione anteriore alla legge del ’77 e un vero e proprio dietro front rispetto alla stessa legge 104? Non stiamo forse cancellando uno dei principi più alti, sotto il profilo della civiltà, quello sancito dal citato articolo 3 della Costituzione? Pagheranno i bambini e le loro famiglie! E pagheranno anche gli insegnanti “normali”, costretti da un lato ad abbassare l’assicella delle competenze richieste ai loro alunni, e dall’altro ad essere valutati in relazione ai risultati dagli stessi alunni raggiunti. E non è questione di bastone e di carota! E’ solo di bastone! *********** 15. Sono un portatore (sano?) di BES. di Franco De Anna – Pavone Risorse Due interventi di due amici di lunga data (Maurizio Tiriticco e Dario Missaglia, recuperabili in rete su www.scuolaoggimagazine.org) insieme a un paio di più articolate e specifiche riflessioni di un terzo amico (Raffaele Iosa sempre su http://www.scuolaoggimagazin.org/) delimitano un vasto campo di intervento sul quale vengono posti interrogativi radicali rispetto al sistema di istruzione ed alla fase storica che attraversa. Lo spunto è “parziale”: la questione dei BES e più in generale della gestione delle “difficoltà di apprendimento” (comunque classificate) e del livello, modalità, conseguenze e caratteri della selezione che la valutazione scolastica sempre “implica” (Nella scuola italiana si boccia troppo?). Rimando a quegli interventi, che condivido totalmente per le specifiche problematiche. Credo però che traccino (nella specificità dei loro argomenti) alcune questioni di carattere assai più ampio sulla politica scolastica, sulla “cultura della scuola” che la anima (!?) e sulla politica in generale. Sulle questioni specifiche solo alcune notazioni. Primo BES, DSA, e interventi normativo-regolamentari connessi, sono iscrivibili, al di là delle intenzioni degli estensori normativi, che possono essere le migliori, in una più generale deriva di “medicalizzazione” delle “anomalie” comportamentali, psicologiche e psichiatriche, sociali che ha una esemplare rappresentazione nelle tassonomie messe a punto internazionalmente (mi riferisco al DSM-4 che dal 2013 tassonomizza le “alterazioni” psichiatriche e che dovrebbe costituire una linea guida per le diagnosi e le cure). Lo sforzo “tassonomico”, in sé, potrebbe non costituire un problema (il “sapere” dell’uomo cerca sempre “tassonomie”: è l’oggettivazione del “logos” rispetto alla dinamica del “legein”). Ma va da sé che il tentativo di “oggettivare” e classificare il comportamento e la psiche ha una deriva “deterministica” duplice: da un lato dirottare sulla “farmacologia” (e interessi relativi: su questo si vedano gli interventi di un certo più autorevole interlocutore come S. Garattini, direttore dell’Istituto Mario Negri); dall’altro “esentare” gli operatori che, professionalmente e a diverso titolo (dai medici agli insegnanti) si trovano a dover interagire con simili “anomalie”, dal “prendersene cura”, che è cosa assai diversa dal “medicalizzare”. Rinvio in proposito all’etimo di “clinica” (clines..) che è “chinarsi su..” (sottinteso il letto: luogo di malattia ma non solo, di quiete e …di altro…), prendersi cura, guardare al soggetto e al suo dolore, non alla malattia. L’edizione italiana del DSM-4 ha una lunga premessa “di cautela” di cui riporto solo alcune affermazioni. Le tassonomie riprodotte “non rappresentano disturbi mentali e un comportamento deviante (es. politico, religioso, sessuale), né conflitti sorti principalmente tra l’individuo e la società, a meno che la devianza o il conflitto siano il sintomo di una disfunzione dell’individuo.” Cautela dunque: ma chi deciderebbe se la devianza riscontrata sia un sintomo di una disfunzione dell’individuo? E ancora: “il “comportamento antisociale” del bambino e dell’adulto, come “Disturbo oppositivo provocatorio” e come “Disturbo della condotta” sono ricondotti alla trasgressione delle “norme o le regole della società appropriate per l’età adulta che vengono violate”. Ma chi decide quali siano le “norme appropriate per l’età adulta”? Le cautele degli estensori della versione italiana del DSM-4 (tra essi una autorità come Andreoli) sono più che apprezzabili. Ma sono evidentemente anche il segno rivelatore di una criticità fondamentale. Quanto di quest’ultima si trasferisce negli orientamenti che dovrebbero indirizzare il comportamento di tutti coloro che interagiscono con queste problematiche, dai medici agli insegnanti? Quante di tali cautele fondative si perdono per via in tale trasferimento “di massa” verso interpreti che non è detto muovano da competenze professionali specifiche ed approfondite? E che invece si abbandonino naturaliter a tale deriva? Aggiungo solamente che non abbiano neppure il conforto di un intenso e problematico confronto politico e culturale di massa come fu in altri anni con l’impresa fondamentale di Basaglia rispetto ai manicomi. O, per stare alla scuola, con il varo della Legge 517 (sia detto per inciso una delle migliori anche sotto il profilo della tecnica legislativa). Non ne discutiamo se non in ambiti ristretti e specialistici. L’estensione anche quantitativa di casi di DSA e BSE nella scuola sembra purtroppo avvalorare tale approccio critico: non sono uno “specialista” (come gli amici interlocutori citati) ma delle due l’una: o siamo di fronte ad una “mutazione generazionale” (ma allora dovrebbero essere diversi gli strumenti per affrontarla) oppure la crescita dei “casi diagnosticati” corrisponde a tale deriva di “medicalizzazione” e, per la scuola, ad una rinuncia di esercizio di “clinica (nella accezione ricordata) pedagogica”. Dunque la rinuncia ad un tratto fondamentale della professionalità docente (a favore di quali altre componenti di professionalità è da capire. Forse “insegnare le competenze” come vorrebbe una recente pubblicazione che neppure cito. Si può insegnare tutto, ma le “competenze” davvero no.. Che ne dice l’amico Tiriticco che ha fatto della questione un suo “tormentone” anche in polemica aperta con il sottoscritto?). Secondo Dario Missaglia, nell’articolo citato, muove dalla considerazione di due interviste effettuate a Valentina Aprea e al sottosegretario Rossi Doria, nelle quali il giornalista interlocutore preoccupato del “nel nostro sistema si boccia troppo” chiede se sarebbero disposti e propensi a bocciare in “prima media”. Missaglia commenta da par suo, e non cambierei una virgola. Ma mi incuriosisce il “sintomo” sottostante ad una domanda che chiede “…in prima media?…”. E perciò stesso finisce per instradare le risposte degli interlocutori sul piano inclinato del “buonismo” contrapposto al rigore ed al “merito”. Perché “in prima media”? I dati quantitativi della selezione, dell’abbandono, del ritardo scolastico (e dei costi sociali ed economici relativi) si concentrano nella secondaria superiore e nel biennio oggi coperto (formalmente) dall’obbligo di istruzione. Se l’acume dell’intervistatore (ehm…) e uno scatto di reni politico-culturale degli intervistati avesse traslato l’interrogativo sulla appropriata focalizzazione della domanda (non la terza media, ma l’obbligo) forse ne avremmo ricavato risposte più significative e discriminanti. Ma avremmo dovuto affrontare due questioni generali e di grande portata: la prima riguarda proprio l’obbligo. Un dispositivo con riflesso costituzionale ma che oggi costituisce un oggetto disperso (un fantasma..) nell’ordinamento. Ha un bel ricordare Tiriticco quale rilievo sociale, politico e culturale ebbe in passato l’unificazione della Scuola Media (1962). Confrontate con le modalità legislative con le quali si è proclamato l’obbligo a 16 anni (una legge finanziaria) e con il dibattito culturale (!?) che lo ha accompagnato e avrete l’immagine di una “miseria” della politica e della “cultura” dell’istruzione oggi. Con una platea di protagonisti corresponsabili purtroppo assai larga: dai responsabili politici, al “popolo della scuola” nelle sue aggregazioni organizzate (dal Sindacato all’associazionismo). La seconda questione sarebbe stata (se la domanda fosse stata appropriata) quella della “cultura valutativa” disponibile ed espressa entro l’operatività concreta delle scuole. E la connessione tra “valutazione scolastica” e “selezione sociale”. L’indeterminazione concettuale e “filosofica” dell’alternativa tra buonismo e rigore avrebbe dovuto “determinarsi” rispetto al significato storico e sociale dell’istruzione di massa. Ma forse sarebbe stato chiedere troppo, sia all’intervistatore che agli intervistati. Non, spero, a “chi legge”. Terzo Un pensiero fastidioso mi propone un link discutibile tra le problematiche indicate nei punti precedenti e lo “stato dell’arte” del confronto culturale e scientifico specifico entro il mondo della scuola. E se le sue “linee di sviluppo”, anche quando mosse, nelle dichiarazioni di principio, da elevate e condivisibili preoccupazioni, in realtà fornissero una base “implicita” di avvaloramento delle derive più sopra indicate? Fossero cioè, nella loro “indeterminazione” ideologica, al di là delle intenzioni, una copertura a processi reali di fatto “opposti” nelle loro conseguenze materiali? Pensiero fastidioso, ma di cui cerco di dare ragioni. Trascrivo integralmente dalle Indicazioni nazionali le affermazioni che descrivono l’identità dello studente alla conclusione del primo ciclo di istruzione (vorrei che, rileggendole, tenessimo mente che si tratta di un “ragazzo” di 13/14 anni). “Lo studente al termine del primo ciclo, attraverso gli apprendimenti sviluppati a scuola, lo studio personale, le esperienze educative vissute in famiglia e nella comunità, è in grado di iniziare ad affrontare in autonomia e con responsabilità le situazioni di vita tipiche della propria età, riflettendo ed esprimendo la propria personalità. Dimostra una padronanza della lingua italiana tale da consentirgli di comprendere enunciati e testi di una certa complessità, di esprimere le proprie idee, di adottare un registro linguistico appropriato alle diverse situazioni. Nell'incontro con persone di diverse nazionalità è in grado di esprimersi a livello elementare in due lingue europee. Allo stesso modo riesce ad utilizzare una lingua europea nell'uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione: posta elettronica, navigazione web, social network, blog, ecc.. Le sue conoscenze matematiche e scientifico-tecnologiche gli consentono di analizzare dati e fatti della realtà e di verificare l'attendibilità delle analisi quantitative e statistiche proposte da altri. Il possesso di un pensiero razionale sviluppato gli consente di affrontare problemi e situazioni sulla base di elementi certi e di avere consapevolezza dei limiti delle affermazioni che riguardano questioni complesse che non si prestano a spiegazioni univoche. Utilizza in modo sicuro le tecnologie della comunicazione con le quali riesce a ricercare e analizzare dati ed informazioni e ad interagire con soggetti diversi. Possiede un patrimonio di conoscenze e nozioni di base ed è allo stesso tempo capace di ricercare e di procurarsi velocemente nuove informazioni e impegnarsi in nuovi apprendimenti anche in modo autonomo. Ha assimilato il senso e la necessità del rispetto delle regole nella convivenza civile. Ha attenzione per il bene comune e per le funzioni pubbliche alle quali partecipa nelle diverse forme in cui questa può avvenire: volontariato, azioni di solidarietà, servizio civile, ecc. Dimostra originalità e spirito di iniziativa. Si assume le proprie responsabilità e chiede aiuto quando si trova in difficoltà. In relazione alle proprie potenzialità e al proprio talento si impegna in campi espressivi ed artistici che gli sono congeniali.” Se sto alla analisi letteraria del testo non avrei ragioni per modificarne una virgola. Se “deletteralizzo” (un buon esercizio anche se mutuato dalla psicanalisi) son preso da sgomento. Personalmente mi dichiaro portatore di BES (se non peggio…). Alla mia età non mi sento di corrispondere a questo “idealtipo” di ragazzino di 13/14 anni e mi interrogo su quanto ho perso (e, maliziosamente, guadagnato) nella vita a non corrispondervi. Sia chiaro: non ho nessuna istanza polemica con gli estensori delle Indicazioni. Anzi. Mi chiedo solamente il “senso” che tali affermazioni assumono nella realtà quando trasferite nella operatività concreta della scuola. Tracciare un “idealtipo” di studente con tali caratteristiche come si riflette nella cultura e nella prassi valutativa? E, prima ancora dell’esito valutativo, quale “clinica” attiva da parte dei docenti come capacità di “chinarsi su..” le persone reali con cui hanno a che fare? E ancora: davvero tale descrizione idealtipica si confronta con la realtà storica delle caratteristiche dei preadolescenti/adolescenti in questa età storica? Compatitemi: son venuto grande leggendo “Pinocchio”, le “Avventure di Tom Sayer e Hukleberry Finn”, i “Ragazzi della via Paal”, “Giamburrasca”; ho sempre pensato, da docente, che a fronte di un adolescente perfettamente razionale (come quello descritto nella Indicazioni) avrei considerato l’opportunità di interrogare uno specialista… Potrebbe essere semplicemente una schermaglia dialettica con le affermazioni delle Indicazioni, ma temo il link operativo (al di là delle intenzioni di tutti dunque) tra queste affermazioni e le derive presentate nei punti precedenti. Il dubbio è che, senza averne le intenzioni, in realtà si colleghino funzionalmente. E non, per essere chiari, nell’avvalorare una deriva “selettiva” nella quale la selezione scolastica (in nome del merito o della corrispondenza tra la realtà e le attese “idealtipiche”) e “selezione sociale” si ricongiungano a sanzionare la fine di una stagione di impegno e di scelte di valori ( come ricordava Tiriticco da Don Milani alla legge 517); quanto in una opportunistica “comprensione” entro il contenitore universale di “diritti di istruzione” che, formalmente e astrattamente dichiarati (nessuno, esplicitamente li revoca) lascino operativi i “meccanismi reali” con il conforto di qualche “affermazione teorica” degna di migliori intenzioni. (Bastano i riferimenti a Morin, a Gardner, Bruner ecc… per dare per scontate le condizioni materiali di esercizio del diritto all’istruzione?) I docenti della scuola che ho frequentato (“Le vestali della classe media” come classificava Barbagli in una famosa ricerca) avevano una sorta di “innocenza superficiale” nella loro opera di selezione valutativa. Ti valutavano misurando la corrispondenza tra quanto ti insegnavano attraverso i programmi e quanto “rispondevi”. Facevano “selezione sociale” mascherata sulla base delle “conoscenze riprodotte”. Ci volle la vis culturale ed etica di don Lorenzo per smascherare tale “innocenza”. Ma se oggi si deve valutare misurando la corrispondenza tra quel “profilo idealtipico” definito nelle Indicazioni (non solo conoscenze, anzi…) e il singolo soggetto son dolori…. Né c’è chi si senta di disvelare di “che lacrime grondi e di che sangue”, almeno potenzialmente, tale scommessa valutativa, a prenderla sul serio. Naturalmente c’è sempre la salvezza della cosmesi, ma non è una buona ricetta intellettuale e professionale. (Appunto c’è chi si affanna a dire come “si insegnano le competenze”…) Ma la riflessione di cui sopra investe una problematica politica assai più vasta e generale, che in questa sede ho solo modo di citare (provocatoriamente). Battersi per “i diritti” è cosa diversa da “battersi per una società migliore”. Il secondo impegno è tributario del primo perché la “società” migliore” è tale se integra e soprattutto “realizza” le dichiarazioni relative ai primi. Ma non può fermarsi alle “dichiarazioni”: deve costruire le condizioni “materiali” per realizzare storicamente ciò che è realizzabile, cioè organizzabile, fruibile materialmente, costruendo un quadro coerente di “investimenti e convenienze” sociali sul quale si valuta una politica pubblica. Questa stagione storica, politica, culturale, sembra disarticolare i due termini: la battaglia per i diritti appare autonomizzarsi da quella per una “società migliore”. Al meglio si segmenta, parzializza, suddivide. Cittadini, consumatori, lavoratori appaiono essere “appartenenze” separate e separatamente esprimentesi. Una sorta di schizofrenia con riflessi anche psicologici sul comportamento di massa. Così si può “dichiarare” il “profilo” di un ragazzino di 13/14 anni come impegno della scuola, “a prescindere” non solo dalla realtà effettuale di cosa siano “mediamente” (una media sociale, non statistica) i ragazzini di quella età, ma sopratutto di quale sia lo “stato dell’arte” del sistema (organizzazione, risorse, lavoro, cultura professionale e cultura tout court) che dovrebbe tradurre in essere il “diritto” così descritto. Forse un esempio non scolastico consente di sviluppare meglio la riflessione che lascio, ovviamente, al lettore, per il suo sviluppo completo. Il Parlamento italiano ha abilitato la sperimentazione nel servizio sanitario nazionale (dunque a spese della collettività) di una procedura clinica denominata “Stamina” (uso di cellule staminali nel trattamento di alcune sindromi senza speranza di guarigione). E’ di oggi (12 Settembre 2013) il pronunciamento di una commissione di scienziati e di esperti che valuta il protocollo come privo di ogni fondamento scientifico e di ogni possibile conforto certificato circa la sua utilità. A monte vi è la richiesta, da parte dei sostenitori di tale protocollo, per un “brevetto internazionale”, respinto internazionalmente proprio per l’assenza di ogni ragionevole supporto di ricerca, analisi, valutazione dei risultati. Inoltre i protagonisti “scientifici” di tale iniziativa hanno posto il vincolo del “segreto” circa i contenuti del protocollo stesso. (Si tratta dunque di “affari”. Solo che si vogliono concludere non a spese di chi vi aderisce liberamente, ma del servizio sanitario nazionale) L’approvazione del Parlamento (sia pure con le cautele della sperimentazione clinica della quale la Commissione dichiara la improponibilità per assenza di requisiti scientifici) è stata effettuata sulla base della rivendicazione del “diritto” di ogni cittadino a scegliere le cure a cui sottoporsi ( e al “ricatto emotivo” delle famiglie disperate rispetto alla prognosi senza rimedio del male sofferto dai propri cari). Nulla da eccepire sul “diritto” individuale a scegliersi le cure. Lo sosterrei in ogni discussione. Altra cosa è il modo in cui la società (una società “migliore”) dà corpo, organizzazione, risorse, modalità di fruizione, a tale “diritto”. Nulla osta al ricorrere, individualmente, allo sciamano di turno (e te lo paghi..). Altra cosa è dare a quest’ultimo un segmento della organizzazione pubblica del Servizio Sanitario Nazionale (risorse economiche, organizzative, professionali, culturali coinvolte), sotto il ricatto emotivo del dolore dei singoli. Se i “diritti individuali” sono lasciati in un campo definitorio indeterminato (di “astrazione indeterminata”) ciò che si libera non è l’esercizio effettivo dei “diritti sociali” (una società migliore) ma, al contrario di ciò che si vorrebbe, il gioco “del mercato” della “migliore offerta”, in assenza di consapevolezza scientifica della consistenza “della domanda”. Se “l’acqua bene comune” è giustamente rivendicata come “diritto” a prescindere dalle domande relative al come, con quale organizzazione, a quali costi, arriva al rubinetto di casa di ciascuno, l’effetto può essere quello (che si verifica puntualmente) dell’essere il nostro il Paese che, nel confronto internazionale, si qualifica come il maggior consumatore di “acqua minerale” (schizofrenia tra il cittadino e il consumatore). Mutatis mutandi ciò vale anche per il “diritto allo studio”. Possiamo rielaborare le “migliori ricette” (o quelle che paiono agli estensori di norme e circolari..) circa i suoi contenuti, ma se esse non corrispondono a “politiche strutturali” di effettiva fruizione del diritto da parte degli effettivi protagonisti, si finisce, anche senza intenzioni, per definire un campo indeterminato nel quale “tutte le richieste” sono legittime (comprese quelle di non avere nella classe del proprio figlio interlocutori “estranei” che minaccino o rallentino il compimento del “nobile profilo” tracciato nelle Indicazioni Solo una aggiunta a corollario dell’esempio scelto. La disinvolta approvazione del Parlamento Italiano nell’abilitare una sperimentazione clinica senza fondamento non è avvenuta senza “trucchi”. La sapienza giuridica del primato della “forma” si è cimentata anche in questa occasione (primato della cultura umanistica?). Per approvare il tutto (e la “sostanza” del tutto) qualche nobile esponente della cultura giuridica ha preliminarmente riclassificato il protocollo “Stamina” da “somministrazione farmacologia” (che lo avrebbe vincolato ai protocolli standard della sperimentazione clinica dei farmaci, con i suoi stadi preparatori prima del passaggio alla fase tre sull’uomo) a “trapianto di organi”, esentandolo da tale osservanza. (Qui i link con la scuola a proposito di BES e DSA si fa preoccupante…). Per la precisione ciò è avvento al Senato e, per fortuna, corretto alla Camera. Ma il “sintomo politico” è preoccupante più di tanti dibattiti politici cui siamo costretti (sulla competenza scientifica del legislatore è bello tacere). La “rivolta” (si fa per dire..) degli esponenti della scienza medica e farmacologia sembra, per fortuna, avere creato le condizioni per raddrizzare una “stortura politica”. A quando una presa di posizione scientifica che coinvolga la cultura e la scienza della scuola? *********** 16. Alla scuola serve un progetto non solo qualche computer - di Benedetto Vertecchi SI PUÒ DIRE CIÒ CHE SI VUOLE (CERTO, GLI ARGOMENTI NON MANCANO) SUGLI INDIRIZZI DELLA POLITICA SCOLASTICA ITALIANA DOPO la Seconda Guerra Mondiale fino agli ultimi decenni del 900. Su un punto, tuttavia, si dovrebbe concordare, e cioè sul carattere espansivo delle scelte effettuate. Se si pensa qual era la condizione di partenza, e come fruire di educazione scolastica fosse ancora il segno dell'appartenenza a strati favoriti della popolazione (tanto più favoriti se l'educazione dal livello primario si estendeva a quello secondario) è evidente il cambiamento intervenuto nei modi di vita dei bambini e degli adolescenti, ma anche delle loro famiglie. Fruire di educazione formale per un numero consistente di anni è diventata con gli anni la condizione normale di esistenza. Ciò non significa che non vi siano ancora sacche di deprivazione, ma il fenomeno ha cambiato di caratteristiche. La deprivazione di educazione scolastica va considerata più un fenomeno di patologia sociale (conseguente ad altre manifestazioni negative nel comportamento di strati della popolazione, come l'accettazione della cultura di gruppi criminali) che l'espressione di un condizionamento sociale negativo conseguente alla deprivazione culturale o al disagio economico delle famiglie. Se, di per sé, le scelte espansive hanno interpretato una linea di progresso, non si può dire lo stesso per le politiche di contorno, che avrebbero dovuto qualificare la crescita dell'offerta di educazione. Era del tutto evidente che le proposte di apprendimento adatte a frazioni limitate della popolazione avrebbero dovuto essere ripensate e riprogettate per incontrare le esigenze di bambini e ragazzi che, nel loro ambito familiare, per primi superavano le barriere che in precedenza avevano escluso dalla scuola altri membri delle loro famiglie. Sarebbe stato necessario avere a disposizione i riferimenti conoscitivi e operativi necessari per organizzare proposte didattiche che non si limitassero a riproporre con qualche aggiustamento quelle preesistenti. Aggiustamenti più sostanziali avrebbero richiesto che le scuole potessero fare affidamento su nuovi profili professionali e su una diversa organizzazione del lavoro. Ma, ed è questo il quesito che col tempo ha assunto un rilievo centrale, per fare che cosa? Quali traguardi avrebbero dovuto impegnare i nuovi insegnanti e quali attività si sarebbero dovute assicurare attraverso una diversa organizzazione del lavoro? A questi quesiti si può rispondere solo se l'educazione scolastica è considerata parte di un disegno culturale più ampio, che investe non solo l'infanzia e l'adolescenza, ma la popolazione nel suo complesso. È un disegno culturale che deve comprendere la lingua, i comportamenti, le relazioni interpersonali, i sistemi di comunicazione, i valori, i rapporti tra aspetti differenti della vita sociale. Ed è proprio ciò che è mancato. In mancanza di un disegno culturale si sono utilizzati gli aloni del disegno preesistente, o si sono assunti prestiti da altri settori della vita sociale che, a torto o a ragione, siano stati considerati più dinamici, meglio in grado di interpretare i cambiamenti in corso. Da un lato si sono ostentati apprezzamenti positivi per esiti educativi che non erano tali, dall'altro si è accolta come innovativa una cultura mediocre, costituita per lo più da cascami di cultura organizzativa di derivazione aziendale. Da troppi anni non si sente enunciare da parte dei responsabili del sistema educativo un intento che possa interpretarsi come l'inizio di un nuovo disegno culturale (e, quindi, anche educativo). Il sistema di volta in volta mostra un volto arcigno (come quando accetta i dati delle rilevazioni comparative senza essere in grado di interpretarli) oppure ostenta bonomia, esortando in modi più o meno espliciti a distribuire certificati che non valgono la carta sui quali sono stampati. Non dovrebbe sorprendere nessuno che all'indeterminatezza dei traguardi corrisponda lo scollamento progressivo dei diversi elementi del sistema. Sono scontenti gli insegnanti, sono demotivati gli allievi, sono in allarme le famiglie, è critica l'opinione pubblica. Il dibattito si schiaccia su aspetti parziali, anche se in sé importanti, del funzionamento della scuola. Si è persa la sensibilità per la dimensione d'insieme, per un impegno interpretativo che definisca obiettivi di lungo periodo. Non si può seriamente affermare che introdurre nelle scuole qualche ammennicolo tecnologico equivalga a promuovere l'innovazione della quale la scuola ha bisogno. E innovativo ciò che segna la struttura del percorso, che è in grado di accompagnare gli allievi per un buon tratto della loro esperienza di vita e pone le premesse perché possano adattarsi a realtà che al momento non siamo neanche in grado di immaginare. Gli interpreti più zelanti di un'innovazione solo strumentale trovano orecchie disposte ad ascoltarli quando affermano che la disponibilità di computer per allievo in Italia è inferiore che in altri Paesi. Il problema è che altre e più gravi condizioni di svantaggio non sono neanche prese in considerazione. Che dire delle biblioteche scolastiche? Dei laboratori di scienze? E di quelli per la realizzazione di progetti che comportino la manipolazione di materiali grezzi? Delle collezioni naturalistiche? E via seguitando. Qualcuno si è preso la briga di vedere quale sia lo svantaggio dei nostri allievi in ciascuno dei punti elencati? ***********