24 giugno 2014 - Associazione Meteotriveneto

Transcript

24 giugno 2014 - Associazione Meteotriveneto
24 giugno 2014: maltempo in
Trentino
Nella giornata del 24
giugno 2014 gli indici
temporaleschi erano molto favorevoli per lo
sviluppo di forti temporali con associati
forte vento e grandinate di rilievo. Il primo
dei due forti eventi meteo ha colpito in modo molto pesante la
zona di Isera e Rovereto. Il secondo evento temporalesco,
invece, la zona di San Michele e la Val di Cembra.
1. IL TEMPORALE IN VALLAGARINA
Colorazione violacea su
Rovereto indice di forti
rovesci e grandine
La sera di lunedì 23 giugno, in Trentino ancora tutto taceva.
Forti temporali non se ne erano ancora registrati, anche se
qualche cella relativamente intensa era già nata in regione.
Attorno alle 23 le cose iniziano a cambiare. Arrivano le prime
raffiche di vento in valle, indice di celle in sviluppo in
zona e outflow che iniziano a prendere potenza (raffiche
interessanti al ponte di Nomi in Alta Vallagarina, Stimate
attorno ai 50 km/h). Contemporaneamente, in Lombardia inizia a
svilupparsi un’interessante multicella , dalla quale si
genererà poi il violento temporale che andrà a colpire l’area
di Rovereto e Isera.
Il tempo passa e la multicella inizia a rafforzarsi
aiutata dall’orografia del territorio trentino. In poco
il radar di Meteotrentino arriva a fondo scala, sia dal
di vista della riflettività che dell’intensità
precipitazioni.
anche
tempo
punto
delle
Sono le 00:45 ed ecco che la cella sviluppatesi sul Alto Garda
colpisce Isera e la Città delle Quercia (per una decina di
minuti staziona sul Garda e una volta arrivata al culmine
della potenza si avvia verso la Vallagarina). Una fittissima
grandinata devasta le colture di uva e deposita al suolo un
considerevole strato di ghiaccio (è necessario l’intervento di
uno spazzaneve). Anche la pioggia dà del filo da torcere in
città. Il forte rovescio fa saltare dei tombini, i quali non
riescono a scolare la grande quantità d’acqua presente sulle
strade. Molti negozi vengono allagati, soprattutto quelli
interrati o con scantinati (lo stesso succede in molte
abitazioni).
La mattina seguente si iniziano a contare i danni. Nella zona
di Isera molti campi hanno visto quasi il 100% del raccolto
distrutto, mentre nella zona del centro storico di Rovereto e
non solo, moltissima merce è completamente da buttare.
Sotto vengono riportate alcune foto dell’evento e dei grafici
relativi alla stazione meteo di Rovereto di Meteotrentino.
2. TEMPORALE IN ROTALIANA E VAL DI CEMBRA
Cella temporalesca
Piana Rotaliana
sulla
La giornata del 24 giugno 2014 è stata, come accennato
all’inizio, una giornata ricca di violenti temporali. Dopo
l’intenso temporale della notte sulla Vallagarina, nel tardo
pomeriggio arriva il turno della Rotaliana. Un intenso canale
instabile si sviluppa dalla zona di Spormaggiore in direzione
Est. Un intenso nucleo temporalesco sfrutta l’orografia della
piana per aumentare molto velocemente la sua potenza,
rimanendo in loco per diverso tempo. San Michele all’Adige è
il paese più colpito, con forte grandine, vento e tantissima
pioggia caduta in poco tempo. Ed ecco che anche qui gli
allagamenti e i danni spuntano come funghi. Molti vigili del
fuoco volontari del circondario arrivano sul posto con delle
idrovore. Anche la Fondazione Edmund Mach ha subito molti
danni, circa 200.000€. La stazione IASMA di San Michele a fine
giornata registrerà un totale pluviometrico di ben 86,2mm,
mentre quella di Faedo supererà i 100mm. Anche dal punto di
vista dell’intensità (rain rate) i valori a San Miche sono
molto ragguardevoli: quasi 500mm/h (dato rilevato dal
disdrometro, strumento utile per rilevare la velocità,
intensità e densità di corpi meteorici. Sono accettati i
possibili errori a causa dell’intensità dell’evento). Anche in
Val di Cembra non si scherza. Dei nuclei molto intensi portano
molta acqua anche qui, con accumuli attorno ai 70-80mm. A
Bedollo, poi, è stata segnalata anche un’intensa grandinata,
che in poco tempo ha imbiancato tutto.
Sotto verranno riportati alcuni grafici della stazione meteo
di San Michele all’Adige del centro IASMA e alcune foto
dell’evento estremo.
Webcam su Bedollo
(Foto:
www.bedollo.com)
Acqua alta a San
Michele
(Foto:Vigili del
fuoco volontari
di S.Michele)
La grandine
Detriti a San
Michele
(Foto:Vigili del
fuoco volontari
di S.Michele)
L’intensità delle
precipitazioni
(Foto:Vigili del
fuoco volontari
di S.Michele)
Grande quantità
di acqua a San
Michele
(Foto:Vigili del
fuoco volontari
di S.Michele)
Disdrometro di San Michele
(notare il picco
dell’intensità delle
precipitazioni)
Totale pluviometrico
(cartina stazioni meteo
IASMA)
Pluviometro della stazione
IASMA di San Michele
Immagine satellitare della
cella temporalesca poco a
nord di Trento
Report
autunno-inverno
2013-14 Trentino A.A
Lucio Anneo
Seneca
Seneca, nel suo Naturalium quaestionum libri VII, scrisse
“[…] Le nuvole – strettamente legate all’atmosfera, che in
queste si addensa e si dissolve – a volte si radunano, a volte
si disperdono, a volte restano immobili”.
In questa frase del grande poeta romano del I secolo a.C,
possiamo riassumere tutti gli eventi climatici vissuti da
settembre 2013 a febbraio 2014. Sono state due stagioni molto
particolari, in modo particolare quella invernale, che verrà
ricordata da tutti i meteo appassionati per molto tempo.
Molti sono stati gli eventi meteo interessanti e qui cercherò
di farne un breve riassunto vista la moltitudine.
Taio (campagne tra
Calliano e Volano)
16 settembre 2013
Settembre trascorre senza portare alcun evento di rilievo. La
temperatura media mensile all’osservatorio di Trento Laste
risulta essere superiore di appena 0,8°C alla media 1978-2005
(+18,4°c), con +19,2°C. La massima viene raggiunta il giorno 7
del mese con +30,2°C, mentre la minima il giorno 18 con
+8,4°C. Prendendo in considerazione altre stazione della
Regione (verranno prese in esame anche nei mesi successivi),
abbiamo una massima di +29,2°C a Tione, mentre una minima
assoluta di +1,4°C al Passo Brocon. Di pioggia non ne è
caduta molta, con 52,4 mm a Trento contro una media di 79,6
mm (-27,2 mm). L’unico evento di rilievo è stato registrato
il giorno 10 con 26,2 mm in Vallagarina. I totali mensile sono
principalmente compresi tra i 50 mm e i 70 mm, con punte di
111,4 mm sul Bondone (Viote).
Le campagne del Taio (tra
Calliano e Volano)
Ottobre risulta essere più instabile del mese precedente, ma
anche più caldo della media. A Trento la media mensile è di
13,9°C, ben +1,3°C sopra la media 1978-2005 (+12,6°C). La
minima viene registrata i giorni 11 e 12 con +4,2°C, mentre la
massima il giorno 16 con +21,4°C. In Vallagarina la media
delle minime risulta essere di +4,2°C sopra-media (1983-2013).
A Storo la media mensile è di +12,8, con una minima di +1,6°C
e una massima di +22,0°C, mentre in Vallarsa (Parrocchia), la
media è risultata di +11,2°C, con una massima di +19,2°C e una
minima di +3,1°C. Sul fronte delle precipitazioni, ottobre ha
fatto registrare accumuli maggiori del mese precedente, con
178,2 mm a Trento Laste (media di 128,2 mm), 154,0 mm a Passo
Sommo, 248,0 mm a Storo e ben 257,0 mm alle Viote del Bondone.
Una altro dato da non sottovalutare relativo a Trento è il
numero di giorni piovosi: 12 in questo mese, contro una media
di 7. Infine, il giorno 12 un’intensa nevica ha interessato il
territorio provinciale, con accumuli di 30-60 cm al di sopra
dei 700-800 metri di quota.
Passo Coe 24 novembre 2013
(confine con il Veneto)
Novembre è da ricordare per le temperature di molto sopra la
media del periodo. In Vallagarina (stazione meteo di Calliano)
la media delle minime è stata di +6,4°C (+4,7°C di scarto),
mentre la media mensile risulta di +9,092°C, anch’essa al si
sopra della media 1983-2013. All’osservatorio di Trento Laste
la media del mese è di +8,1°C (+1,8°C di scarto), con una
massima registrata il giorno 3 di +18,7°C, mentre la minima il
giorno 28 con -2,8°C. Altrove in Trentino, troviamo un +1,5°C
di media mensile al Passo Brocon, con una minima pari a
-10,6°C, mentre una media assoluta di +5,6°C a Tione, con una
massima di +17,2°C. Per quanto riguarda le precipitazioni sono
risultate di poco sopra la media a Trento, con 107,0 mm (media
di 94,7 mm). A Passo Sommo sono caduti complessivamente 158,2
mm, mentre in Vallarsa 219,6 mm. Un evento da citare è
l’episodio di forte foehn dei giorni 10-11. Un vortice
depressionario centrato sul Sud Italia richiama aria da Nord.
La mattina dell’11 è presente della nuvolosità da stau a nord
delle Alpi, mentre nelle vallate e sulle cime trentine si
registrano raffiche intense di vento: 126 km/h sul Monte Zugna
e 98 km/h a Trento Laste.
Scanuppia 29 dicembre 2013
Dicembre è risultato il più caldo da quando si effettuano
delle misurazioni a Trento (1920). La media mensile, infatti,
è stata di +4,5°C, +2,7°C sulla media storica (+1,7°C). La
massima assoluta è stata registrata il giorno 10 con +12,2°C,
mentre la minima il 19 con -1,6°C (una delle minime più
elevate di sempre). Sul resto del Trentino si sono toccati i
+0,5°C di media di Tione, con una massima di +11,1°C e un
+0,9°C di media a Storo, con una minima di -6,2°C. Sul fronte
delle precipitazioni a Trento il totale pluviometrico è stato
pari a 101,8 mm, +44,8 mm sulla media di 57 mm. A Passo Sommo
sono stati, invece, registrati 116,8 mm, mentre in Vallarsa
150,8 mm. Il mese è stato caratterizzato da un lungo periodo
di bel tempo che ha abbracciato i primi 18 giorni. L’ultima
decade ha mostrato maggiore instabilità atmosferica, con forti
nevicate e piogge durante le feste. Tra il giorno di Natale e
quello di Santo Stefano una forte perturbazione porta circa
60-100 mm di pioggia (punte di 150 mm) e neve che cade sopra
1000-1400 metri.
Passo Coe 25 gennaio 2014
(Baita Alpina)
Il mese di gennaio è risultato eccezionalmente piovoso e
caldo. A Trento Laste la media mensile è stata di +3,9°C,
contro i 1,2°C storici (+2,7°C). La massima assoluta è stata
di +12,2°C il 21, mentre la minima di -2,3°C è stata
registrata il Primo dell’anno. Ciò che ha colpito molto di
questo primo mese del 2014 sono state le precipitazioni molto
abbondanti. Possiamo individuare tre peggioramenti: dal 3 al
6, dal 14 al 21 e dal 30 al 31 (prosegue poi in febbraio per
circa 10 giorni). Nella prima decade cadono circa 60/80 mm di
pioggia. La neve cade dai 1200 metri in su, con quote neve
anche attorno ai 1800 metri (nella parte meridionale della
Regione). Il secondo peggioramento porta un altro centinaio di
millimetri nel Capoluogo. La fase più intensa avviene fra il
17 e il 18, con un forte fronte e poi piogge deboli-moderate
per alcuni giorni. La quota neve risulta molto variabile, dai
500 metri a nord-ovest/est, fin oltre i 1200 metri a sud.
Infine, l’ultimo peggioramento, sul finire del mese, porta
circa 100-130 cm di neve sopra i 1300 metri. A fine mese,
Trento Laste ha accumulato 188,2 mm, Tione 325,4 mm, Vallarsa
339,4 mm e Calliano 228,1 mm.
Mucchi di neve a Passo Coe
il 14 febbraio 2014
Febbraio segue le orme di gennaio. Poche sono le giornate
serene e con minime al di sotto dello zero. La media mensile a
Trento Laste è stata di +5,7°C contro una media storica di
+4,0°C. Anche la minima assoluta è risultata relativamente
elevata, con 0°C i giorni 10-11, mentre la massima di +13,1°C
è stata raggiunta il 23. Nel resto del Trentino abbiamo avuto
una media di +5,2°C a Storo, -1,0°C al Passo Brocon e +3,0°C
in Vallarsa (Parrocchia). Spostandoci sul tema delle
precipitazioni, anche in questo mese sono state molto elevate,
con ben 241,4 mm a Trento, 289,6 mm in Bondone, 274,2 mm in
Vallarsa e 253,8 mm a Passo Sommo. Sono statti veramente pochi
i giorni senza precipitazioni. La neve è caduta abbondante
dalla prima alla terza decade, con accumuli totali 250-400 cm
di neve fresca. Il peggioramento più intenso è a cavallo fra
gennaio e il mese in questione. In montagna cadono circa 250
cm di neve, facendo salire lo spessore del manto ad altezze
veramente ragguardevoli. Un evento molto singolare è avvenuto
il giorno 19. Forti venti da sud-ovest hanno sollevato fino
alle alte quote notevoli quantità di sabbia del Sahara,
depositando al suolo uno strato di circa 20 cm di neve
rossastra.
Che dire, questo inverno 2013-14 rimarrà nella storia per le
abbondanti precipitazioni, sia piovose che nevose e per le
temperature costantemente sopra la media, da dicembre a fine
febbraio.
Due
settimane
l’anticiclone!
sotto
1. INTRODUZIONE
Il mese di dicembre 2013 è iniziato sotto l’azione di un forte
anticiclone che ha portato tempo stabile e temperature spesso
sopra la media del periodo, in modo particolare le massime.
L’intere due decadi del mese sono state caratterizzate anche
da moderate inversioni termiche nelle valli, con valori minimi
che più volte sono scesi sotto lo zero. Conseguenza diretta
delle inversione termiche sono state le nebbie, che hanno
caratterizzato per settimane le attività quotidiane delle
persone della Pianura Padana e in alcune giornate, anche delle
valli più larghe della nostra Regione.
Per quanto riguarda le precipitazioni, esse sono rimaste
assenti dal primo al diciottesimo giorno del mese, con un
sensibile deterioramento della neve in quota, soprattutto sui
versanti esposti alla luce solare per molte ore al giorno.
Anche i fiumi e le falde acquifere, già in carenza idrica da
mesi, hanno visto un ulteriore calo del livello idrometro, ma
senza raggiungere l’eccezionalità visto anche il periodo di
interesse.
FIGURA 1
ARIA ARTICA IN DISCEDA
DA NORD OVEST DOPO IL
PASSAGGIO DI XAVER
(6.12.2013) – FONTE
SAT24.COM
Uscendo dai confini del Trentino Alto Adige, figure bariche
imponenti hanno orchestrato l’atmosfera sia in Europa del Nord
che negli Stati Uniti d’America. Per quanto riguarda l’Europa,
un’intensa depressione denominata “Xaver” (dall’Università di
Berlino) ha investito tutte le Nazioni che si affacciano
sull’Oceano Atlantico, sul Mare del Nord e sul Mar Baltico. I
venti hanno superato i 150-170km/h in Germania e in Norvegia,
con punte di oltre 200km/h in Scozia. Imponenti mareggiate
hanno messo a dura prova la Gran Bretagna, la Danimarca, la
Germania e La Norvegia, con onde di 7-8 metri lungo le coste.
FIGURA 2
VASTO FRONTE FREDDO IN
AZIONE SUGLI USA –
FONTE
WWW.NYDAILYNEWS.COM
La seconda tempesta che ha scombussolato l’atmosfera nei primi
giorni di dicembre è stata una classica “winter storm”
americana, che ha portato molta neve e gelo negli States, con
oltre 6000 voli cancellati, neve abbondante sulla East Coast e
temperature polari dal Montana fino a Dallas, nel Texas. Negli
stati di Oklahoma, Texas, e tutti quelli della parte centrale
i crollo di temperatura (dopo il passaggio del fronte freddo)
è stato veramente notevole, dell’ordine dei 25°C/30°C in pochi
giorni in molte località.
2.
GLI ANTICICLONI, COSA SONO E QUALI SONO LE LORO
CARATTERISTICHE
FIGURA 3
NOTARE LA DISTANZA TRA
UN’ISOBARA
E
LA
SUCCESSIVA
IN
UN
ANTICICLONE E IN UN
CICLONE (CERCHI ROSSI)
In meteorologia con il termine “anticiclone” viene intesa
quella struttura barica in cui le isobare e le isoipse
aumentano il loro valore man mano che noi ci spostiamo verso
il centro della cella stessa. Per chiarire meglio, le
“isobare” sono linee che uniscono tutti i punti a ugual
pressione, mentre le “isoipse” sono linee che unisco tutti i
punti sulla cui verticale l’isobara ha il medesimo valore.
Rispetto a un area di bassa pressione
isobare sono molto distanziate fra
risulta essere di debole intensità.
delle correnti poi, nell’emisfero
(chiamata ciclone), le
lo e perciò il vento
Il senso di rotazione
boreale è orario, a
differenza dei cicloni che ruotano in senso antiorario
(viceversa nell’emisfero australe).
FIGURA 4
IL VENTO NEI CICLONI E
NEGLI ANTICICLONI IN
ASSENZA DI ATTRITO –
FONTE WWW.VIALATTEA.NET
Abbiamo
visto
che
in
atmosfera
sono
presenti
contemporaneamente cicloni e anticicloni, che nell’immaginario
collettivo corrispondo ad aree rispettivamente di brutto tempo
e di bel tempo. In atmosfera, ciò che muove le masse d’aria è
sostanzialmente la pressione, perciò possiamo dire che la
circolazione avviene attorno a queste due figure. Cosa da non
sottovalutare sono le forze di attrito che permettono
l’intersezione delle isobare con la direzione dei venti (verso
l’interno nelle zone di bassa pressione e verso l’esterno in
quelle di alta pressione).
FIGURA 5
SCHEMATIZZATIZZAZIONE
DEL FENOMENO DELLA
DIVERGENZA IN PRESENZA
DI ANTICICLONI
Altre caratteristiche intrinseche di un anticlone sono la
divergenza e la subsidenza. Con il primo termine si indica
l’allontanamento o l’impoverimento di una massa d’aria da una
certa zona. Sulle carte meteo ciò che caratterizza la
divergenza (orizzontale) è da ricercare nella disposizione
delle isoipse, le quali tendono ad aprirsi a ventaglio (sono
diffluenti le une rispetto alle altre), con un conseguente
calo della velocità del vento. La subsidenza è la diretta
conseguenza della convergenza in alta quota e alla divergenza
nei bassi strati. Viene identificata da moti verticali rivolti
verso il basso, contrariamente al sollevamento delle masse
d’aria proprio dei moti convettivi. L’aria, a causa di
quest’ultimo fenomeno fisico, si riscalda per compressione
adiabatica, passando da pressioni minori a maggiori scendendo
verso il suolo.
FIGURA 6
ANTICICLONE OROGRAFICO
DOPO
L’EVENTO
DI
FAVONIO DEL 12.01.2007
Ma torniamo agli anticicloni veri e propri. Essi, in base ai
vari elementi che hanno portato alla loro formazione vengono
divisi in tre categorie: mobili, permanenti e orografici. Gli
anticicloni mobili si muovo assieme ai fronti chiudendone la
strada alle loro spalle. Non per altro vengo chiamati anche di
chiusura. La loro forma, come pure per gli anticicloni
permanenti è quella di una ciotola rovesciata o di una cupola.
L’aria gravante sulla sommità di questa invisibile cupola
giorno dopo giorno schiaccia l’intera struttura verso il
basso, allargandone il raggio d’azione e diminuendone il suo
spessore verticale. Per quanto riguarda gli anticicloni
permanenti un esempio è l’anticiclone delle Azzorre, vasta
area alto pressoria che partorisce molte celle minori di alta
pressione in movimento verso il Mediterraneo, le quali possono
stazionare anche per settimane nella stessa zona (anticicloni
di blocco). L’ultima categoria di questa famiglia sono gli
anticicloni orografici, la cui localizzazione è da ricercarsi
in presenza di forti venti
perpendicolari a una catena
montuosa, con conseguente accumulo d’aria sul lato sopravento
(tale fenomeno prende il nome di stau-föhn).
ANTICICLONE
FREDDO
Gli anticicloni, per finire possono dividersi in altre due
gradi categorie, quelle degli anticicloni freddi e quella
degli anticicloni caldi.
Gli anticicloni freddi alle alte quote sono sempre soppiantati
da vigorose circolazioni cicloniche. La caratteristica che li
contraddistingue dal loro fratello caldo è la presenza di un
nocciolo di aria fredda nella parte centrale, con un gradiente
termico positivo allontanandoci da esso. Un anticiclone freddo
si origina sempre in concomitanza di un sensibile
raffreddamento degli strati bassi della troposfera e per
questo prende anche il nome di anticiclone termico. Dei
classici esempi di anticicloni termici sono il vortice polare,
l’anticiclone russo e quello euro-asiatico.
ANTICICLONE CALDO
Come abbiamo introdotto poco fa, gli anticicloni freddihanno
un loro fratello con caratteristiche termiche e bariche
completamente differenti. Parliamo degli anticicloni caldi, i
quali sono costituiti da una massa calda e una circolazione
anticlonica a tutte le quote. Mentre negli anticicloni freddi
una piccola variazione di pressione fa cambiare il senso di
rotazione delle masse d’aria, qui anche la più piccola
variazione pressoria porta a un rafforzamento dello stesso
anticiclone. Un esempio lo è l’Anticiclone delle Azzorre.
3.
I MOTI DI ORIGINE DINAMICA
FIGURA 7
LA
VORTICITA’
VERTICALE
VS
LATITUDINE
FIGURA 8
DIFFERENTE
CURVATURA DELLE
LINEE DI FLUSSO.
RAGGIO MINORE NEL
SETTORE
A
E
MAGGIORE
IN
QUELLO
B.
IN
QUESTO CASO LA
VORTICITÀ
E’
POSITIVA
(ROTAZIONE
CICLONICA DELLE
CORRENTI), MA LO
STESSO DISCORSO
VALE
PER
LA
VORTICITÀ
NEGATIVA
(ROTAZIONE
ANTICICLONICA
DELLE CORRENTI).
Per introdurre questi moti è cosa giusta parlare anche di un
altro parametro molto importante: la vorticità verticale.
Abbiamo visto poco fa come la divergenza possa essere presente
sia in quota che nei bassi strati, andando a formare però due
strutture bariche diverse in base alla sua locazione. La
vorticità, in atmosfera, dipende essenzialmente da due
fattori: curvatura delle linee di flusso e il gradiente del
vento salendo di quota (wind shear). Perciò possiamo dire che
essa aumenta al diminuire del raggio di curvatura e
all’aumentare del gradiente verticale del vento. La vorticità
assoluta viene definita come la somma della vorticità relativa
e della vorticità di trascinamento terrestre. A noi interessa
la sua componente verticale, la quale è massima ai Poli e
nulla all’Equatore. Di seguito viene mostrato graficamente
come varia la componente verticale della vorticità salendo di
latitudine e come varia in base all’angolo di curvatura delle
linee di flusso atmosferico.
Abbiamo anche detto che la vorticità verticale dipende dal
wind shear, cioè la variazione della velocità e del verso dei
venti su una breve distanza. In questo caso si parlerà di wind
shear verticale che consiste nella variazione di direzione e
di velocità delle correnti man mano che la quota aumenta
(molto importante anche nello sviluppo di celle convettive).
FIGURA 9
WIND SHEAR VERTICALE IN CASO
DI ROTAZIONE CICLONICA DELLE
CORRENTI (A) E DI ROTAZIONE
ANTICICLONICA DELLE STESSE
(B)
FIGURA 10
LA
VORTICITÀ
E I MOTI
DI ORIGINE
DINAMICA
Ma veniamo ora ai moti di origine dinamica. Essi racchiudono
tutti quei moti che legano le due strutture bariche sopra
viste a una vasta area della superficie terrestre (esempio:
anticicloni di blocco, cicloni extra-tropicali). Tali
configurazioni atmosferiche possono essere viste come dei
centri di vorticità che, sotto l’azione delle correnti, si
muovono su grandi distanze. Perciò, le saccature e i
promontori portano con se delle avvezioni di vorticità con
conseguenti venti ascendenti o discendenti verso o dall’alta
troposfera. Dando uno sguardo all’immagine sottostante
possiamo vedere come i centri di vorticità positiva siano
localizzati nei settori individuati con la lettera “L”, mentre
quelli di vorticità negativa nei settori identificati con la
lettera “H”.
5. GLI ANTICICLONI DI BLOCCO
Una situazione barica, che soprattutto in inverno può
svilupparsi, nel nostro specifico caso sul comparto euromediterraneo, è l’anticiclone di blocco. Questi anticicloni
si sviluppano principalmente attorno al meridiano 0 (Isole
Britanniche) e al meridiano 180 (Oceano Pacifico), andando
così a mettere in atto il cosiddetto fenomeno di “blocking”.
Si sviluppano in presenza di debole indice zonale, cioè con
correnti occidentali deboli. La loro caratteristica principale
è la forma a omega maiuscola Ω che assumono le isoipse, mentre
una seconda nota che li contraddistingue è la formazione di
due centri di bassa pressione ai lati dello stesso.
L’intensità di un fenomeno di blocking viene calcolato tramite
il block index Molteni-Tibaldi, tenendo conto del gradiente
barico in periodi di blocco superiori a cinque giorni. Per
fare ciò viene utilizzata la grandezza GHGN (Geopotential
Height Gradient North emisphere), la quale viene calcolata
secondo la seguente equazione:
LEGENDA
Dopo aver fatto il calcolo, se il valore ottenuto risulta
essere inferiore a -10m (GHGN < -10m), allora possiamo
affermare di trovarci di fronte a una situazione di blocco
(NB! poi seguiranno altre analisi, su dati mappe
modellistiche, immagini satellitari,…).
FIGURA 11
QUESTO GRAFICO FA
RIFERIMENTO ALLA
FREQUENZA DEGLI
ANTICICLONI
DI
BLOCCO
SUL
PERIODO 1948-1992
(TRATTO DA UN
DOCUMENTO DIFFUSO
DALLA UNIVERSITA’
DI
BERNA
(WWW.UNIBE.CH) E
FA
RIFERIMENTO
ANCHE
AGLI
ACCUMULI DI NEVE
IN GROENLANDIA).
5.
SITUAZIONE BARICA DICEMBRE 2013 E DATI METEOROLOGI DI
CALLIANO
FIGURA 12 NOTARE
LA FORMA AD OMEGA
DELL’ANTICICLONE
E LE DUE FIGURE
DEPRESSORIE SUI
BORDI
Dicembre 2013 è iniziato ed è proseguito fino al giorno 18 con
il cielo libero da nubi e con temperature pomeridiane elevate
rispetto alla media del periodo. Tutto questo per la presenza
di un possente anticiclone sull’Europa. Le caratteristiche del
forte centro di alta pressione sono molto simili a quelle
appena descritte nei paragrafi precedenti. La carta qui a
fianco è stata emessa alle ore 6 di domenica 8 dicembre 2013
dal modello americano di previsione GFS (Global Forecast
System) ed è una previsione per il giorno 12 dicembre 2013. A
noi, quello che interessa è la forma che l’anticiclone
dovrebbe assumere secondo il modello. La forma è proprio
quella di un anticiclone di blocco. Facendo poi due grossolani
conti, anche la grandezza GHGN risulta essere inferiore ai
-10m.
Nel corso degli anni, situazioni di bel tempo persistente nel
mese di dicembre si sono già verificate. Degli esempio sono il
dicembre 1991 e 1998. Vediamoli insieme.
DICEMBRE 1991: questo mese trascorre completamente sotto
una possente cupola anticiclonica che favorisce giornate
serene e annichilisce qualsiasi vana idea di pioggia.
Infatti, il totale pluviometrico è pari a 0,0mm. In
compenso, molto intense sono state le gelate da
inversione termica che hanno caratterizzato ogni singola
giornata. La minima è stata toccata il giorno 12 con
-9,4°C. Le due carte sottostanti ci mostrano la
situazione atmosferica al primo e al quattordicesimo
giorno del mese. I grafici, invece, mostrano l’andamento
delle temperature rispetto al
2013 (dati
OsservatorioCalliano e Stazione Calliano Est). Anche le
medie differiscono molto: le minime nel 1991 hanno avuto
una media delle prime due decadi di -7,1°C contro -0,8°C
all’osservatorio e -0,5°C a Calliano Est nel 2013. Le
massime invece, +5,0°C nel 1991 contro +8,5°C
all’osservatorio e +8,3°C a Calliano Est nel 2013.
Sotto, mappe dei geopotenziali del 1° e 14 dicembre
1991. Il giorno 14 non siamo difronte a un anticiclone
di blocco a omega, ma le conseguenze sono state molto
simili a quelle del dicembre 2013.
GRAF.1
NOTARE COME SIA
LE
TEMPERATURE
MASSIME
CHE
QUELLE
MINIME
SONO STATE MOLTO
PIÙ BASSE NEL
1991
RISPETTO
ALL’ANNO
IN
CORSO, CON SCARTI
ANCHE DI 8-9°C
DICEMBRE 1998: questo mese di dicembre ha visto una
vasta e lunga fase stabile distesa lungo tutto il mese,
con alcune infiltrazioni sparse e con relativi
debolissimi accumuli pluviometrici. Anche qui le
inversioni termiche mattutine hanno caratterizzato quasi
tutte le giornate, con valori spesso inferiori ai -5°C.
La minima è stata toccata il giorno 9 con ben -9,7°C
contro i -3,4°C del 2013 all’osservatorio e -2,4 alla
stazione di Calliano Est. Anche le medie differiscono
molto: le minime nel 1998 hanno avuto una media delle
prime
due
decadi
di
-5,0°C
contro
-0,8°C
all’osservatorio e -0,5°C a Calliano Est nel 2013. Le
massime invece, +7,1°C nel 1998 contro +8,5°C
all’osservatorio e +8,3°C a Calliano Est nel 2013.
Sotto, mappe dei geopotenziali del 1° e 14 dicembre
1998. Anticiclone molto vivace già il 1°. Notare la
presenta di un cut-off il giorno 14 (zona di alta
pressione
isolata
altopressorio).
all’interno
di
un
campo
GRAF.1
LE
TEMPERATURE
MINIME MOLTO Più
BASSE NEL 1998
CHE NEL 2013
DICEMBRE 2013: Osservatorio Calliano e Stazione Meteo Calliano
Est
FIGURA 13
TEMPERATURE
ZAMBANA
PERIODO
DICEMBRE
BRANCOLINO
PERIODO
DICEMBRE
IASMA)
A
NEL
15-18
E
A
NEL
6-10
(DATI
Come visto all’inizio di questo paragrafo, il mese di dicembre
2013 è stato caratterizzato da un forte e insistente
anticiclone. Le temperature sono risultate non eccessivamente
basse nemmeno nelle ore mattutine, ma con valori anche
inferiori ai -6°C nelle depressioni della Valle dell’Adige:
Zambana, Brancolino, Volano, Marco, Loppio. Tutte queste
stazioni
appena
citate
fanno
parte
della
rete
agrometeorologica del centro IASMA di San Michele. Le massime
sono invece, risultate molto elevate con uno scarto dalla
media climatologica dell’osservatorio di +2,4°C sui primi 18
giorni del mese. Le minime invece, hanno raggiunto i +1,7°C
sopramedia.
Per quanto riguarda gli estremi raggiunti in queste prime due
decadi del mese, nelle due stazioni meteo del paese, essi
sono:
TABELLA 1
TABELLA CHE RIASSUME GLI
ESTREMI RAGGIUNTI NELLE
PRIME DUE DECATI
6.
SITOLOGIA E BIBLIOGRAFIA
1. http://www.vialattea.net/esperti/php/risposta.php?num=99
12
2. http://www.meteogiornale.it/notizia/4964-1-basi-di-meteo
rologia-parte-seconda-convergenza-divergenza-e-vorticita
Manuale di meteorologia di Mario Giuliacci, Andrea
Giuliacci e Paolo Corazzon (edizione Alpha Test);
La neve, cos’è e come si prevede di Gianluca Bertoni,
Flavio Galbiati e Mario Giuliacci;
Temporali e tornado di Gabriele Formentini, Alberto
Gobbi, Andrea Griffa e Pierluigi Randi;
Sebastiano Carpentari in collaborazione con
www.osservatoriocalliano.it di Andrea Pernecher
Acqua
e
poca
neve
sull’Altopiano di Folgaria!
Il peggioramento appena terminato ha portato molta neve in
diverse località sciistiche della regione, da Madonna di
Campiglio a Plan al Passo del Tonale. Tutto questo però è
mancato sull’altopiano di Folgaria.
Nella notte di Santo Stefano, tra il 25 e il 26 del mese,
attorno ai 1600/1500 metri sono scesi dai 10 cm ai 20 cm.
Nella notte però, le forti correnti da sud hanno portato un
aumento delle temperature, con zero termico a circa 1700-1800
metri. Nella mattinata dopo Natale era pioggia sopra i 1700 m,
con pioggia mista a neve o grani di ghiaccio che precipitavano
anche sotto i 1000 m nelle fasi più intense, ma senza girare
in neve. Gli impianti sciistici sono rimasti chiusi a causa
della pioggia, con molti turisti costretti a rimanere in paese
a Folgaria o se non provenivano da fuori provincia, costretti
a tornare a casa.
Un’altra cosa incontrata salendo verso il Passo Coe è stato il
fenomeno del gelicidio a Serrada (1200 m ca.) e debolmente
anche a Fondo Grande (1300 m ca.).
Nel tardo pomeriggio di ieri la pioggia e girata in neve fino
ai 1200 m ca. con qualche centimetro accumulato a Fondo Grande
e più su verso il Passo. Oltre i 1800 metri invece, neve
abbondante con Vigolana (2150 m) e Cornetto (2000 m ca.)
candidamente imbiancati. Lo stesso anche i restanti monti
della Valle con oltre due metri eolici al rifugio Altissimo
situato sull’omonimo monte.
Di seguito alcune foto scattate oltre il confine con il Veneto
la mattina del 26 (poco prima del rifugio Valbona) e alcune
webcam di questo pomeriggio!
Infine, alcune immagini tratte da Facebook del rifugio
Altissimo!
Il Trentino Alto Adige diviso
in due dal peggioramento!!
Il peggioramento di mercoledì 23 ottobre ha spaccato
letteralmente in due il Trentino Alto Adige, portando accumuli
oltre i 100 mm giornalieri sulla parte centro-nord e ovest
della regione, mentre accumuli di circa 20-30 mm sul resto del
territorio.
Ma andiamo con ordine. L’arrivo del fronte vero e proprio è
stato preceduto da un forte richiamo di aria calda sciroccale
dai quadranti sudoccidentali. Già nella giornata di martedì
22, alcuni rovesci moderati hanno interessato
la parte
meridionale e in particolar modo, la Bassa Vallagarina e
l’Alto Garda.
Nella mattinata di mercoledì sono iniziate le prime
precipitazioni ad Ovest. Dal pomeriggio queste ultime si sono
intensificate notevolmente su tali aree, permanendo fino a
tarda notte. Le temperature sopra la media del periodo hanno
permesso alla pioggia di cadere a quote molto elevate
(2600-2700 metri). Al passo dello Stelvio gli accumuli sono
stati di circa 30 cm.
Passo dello Stelvio nel pomeriggio del 23 ottobre
I pluviometri dell’istituto Agrario di San Michele all’Adige
(IASMA) hanno registrato alcuni valori nettamente superiori ai
100 mm giornali. Tra tutte le stazioni della rete
meteorologica spiccano quella di Mezzolombardo, con un
accumulo di 113 mm e quella vicina di Meteorotaliana con
117mm.
Accumuli trentini (IASMA). A sinistra accumuli e le due macro
aree alle ore 20.00 del 23, mentre a destra gli accumuli
totali della giornata!
Per quanto riguarda le precipitazioni dell’Alto Adige,
anch’esso lo possiamo divide in due macro arre. La parte
centro-sudoccidentale dove gli accumuli sono stati molto
elevati e il resto della provincia, con accumuli mediamente
attorno ai 30-35mm.
Precipitazioni Alto Adige da Wetter in Sudtirol
Stazione meteo di Ora
Sebastiano Carpentari