Mondonotizie - Jean
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Mondonotizie - Jean
Mondo notizie Lo studio danese 3XN ha inaugurato in aprile il centro culturale The Arch (a sinistra) realizzato nell’ambito della riqualificazione del waterfront di Mandal (Norvegia) e vinto, in team con HKS Architects, Arup, ME Engineers e Planit, il concorso per la Copenaghen Arena (a destra), che dovrebbe sorgere nel 2015 nell’area di Orestad Il Tribunale dell’Andalusia ha dichiarato che la Biblioteca del Prado dell’Università di Siviglia, «illegalmente costruita» su progetto di Zaha Hadid, dovrà essere demolita. L’intervento, iniziato nel 2008 a seguito di un concorso, era stato bloccato nel 2009 dagli abitanti del quartiere che denunciavano l’occupazione di uno spazio pubblico alberato. Secondo la sentenza non vi sono interessi generali che giustifichino la trasformazione. L’Università, avendo già speso 15 milioni, proponeva la riutilizzazione delle parti costruite per realizzare un parco pubblico attrezzato RECORD EUROPEO A 306 METRI Su Londra l’ombra lunga della Scheggia di Piano Viene inaugurato il 5 luglio «The Shard», il grattacielo commissionato a Rpbw da Sellar Property Group di Piano è collocata a Southwark, oltre il Tamigi, sul fronte opposto rispetto all’area terziaria della City, dove sorge il Gherkin di Norman Foster (2004), globalizzato al punto che distinguerlo dalla Torre Agbar di Jean Nouvel a Barcellona (2005) diventa complesso, una volta estraniatisi dal contesto urbano. Di là dagli importanti aspetti tecnici, ideativi e turistici, lo Shard è un’architettura dell’umanesimo? Il motivo per cui si sente la necessità di rivedere l’operato di Rpbw scaturisce dalla constatazione che, nonostante si tratti di un programma imponente per budget e dimensioni, non è dato scorgere un progetto sociale all’altezza delle attese, vista l’occasione difficilmente ripetibile. Piano stesso, parlando del Centro Pompidou a Parigi, aveva citato quel «senso d’intimidazione» che spesso caratterizza a vari livelli l’universo dell’archi- © ANNALISA SONZOGNI zione per l’edificio sembrano essere stati diversi, a partire dai dipinti impressionisti di Claude Monet: i pinnacoli nella serie di oli su tela dedicati al Parlamento di Londra (1900-1905) hanno stimolato la creatività dell’architetto genovese. È innegabile che lo Shard abbia una spiccata personalità, aspetto che lo rende identificabile insieme alla condizione privilegiata di grattacielo isolato. L’opera Intanto a Parigi, una nuova generazione di torri alla Défense La Défense sembra godere di una seconda ondata di costruzioni alte con molti nuovi interventi. Creando nel 1958 l’Etablissement public d’aménagement de La Défense (Epadesa), lo Stato francese lanciava quello che oggi è il primo quartiere d’affari d’Europa, con un’identità forte legata alle sue icone, il Cnit e la Grande Arche, alle sue torri e al suo impianto urbanistico su piastra. A breve il quartiere sarà anche servito meglio dai trasporti grazie al «Grand Paris Express», mentre sta partendo la concertazione sulla ristrutturazione del raccordo anulare. In mezzo secolo, grazie ad architetti e promotori illuminati, diverse generazioni di torri si sono succedute. La prima limitava l’impronta al suolo e l’altezza, la seconda era quella delle terrazze paesaggistiche all’americana climatizzate e illuminate artificialmente attorno a nuclei tecnologici in calcestruzzo. Nel 2001, Jean-Paul Viguier, artefice delle cinque torri del Cœur Défense, il più grande progetto costruito sull’Esplanade, inaugurava la terza generazione in cui la scommessa era ridurre i consumi agendo sulla climatizzazione, l’isolamento, i dispositivi termici e la luce naturale e riducendo tutti gli spostamenti. Se Cœur Défense e la torre Sofitel di Chicago hanno lanciato la carriera internazionale dell’architetto francese che sta terminando anche la torre ecologica Telecom a Rabat (Marocco), la sua torre Majunga (195 m) per Unibail Rodamco (insignita dei Breeam Awards 2012 per le sue performance ambientali), trasformerà da gen- naio 2014 la silhouette della Défense con audaci giardini ai piani e aperture per la ventilazione naturale. «Collocare locali tecnici ai piani intermedi consente di ridurre i costi energetici e Majunga beneficia anche di nuovi regolamenti edilizi che consentono maggiore libertà di facciata e di coronamento. Se Cœur Défense offriva 40 piani identici, Majunga integra variazioni di forma dei solai», precisa Viguier. Intanto prosegue il progetto urbano delle Terrasses de Nanterre, il cantiere della torre Carpe Diem (162 m), firmata dall’americano Robert Stern per Aviva e Crédit Agricole, l’edificio Basalte di Jean Mas (Atelier 234) per Nexity, sospeso sui viali di trasporto, e la torre Phare di Tom Mayne per Unibail Rodamco. Appoggiata sulla stazione sotterranea con la quale comunicherà attraverso il Cnit, questa torre di 300 m e 147.000 mq formata da due edifici intrecciati sarà consegnata nel 2017 se tutto va bene (i ricorsi depositati contro il progetto sono appena stati rigettati dal tribunale). Nel frattempo, sono in ristrutturazione le torri Eqho, Athena, Europe, mentre è scaglionata a partire dal 2013 la costruzione delle torri Trinity di Cuno Brullmann JeanLuc Crochon, Ava di Manuelle Gautrand e Hermitage Plaza di Foster + Partners. Quest’ultima, un complesso di due edifici gemelli di 323 m previsto per il 2016, si candida a record europeo rivaleggiando con lo Shard di Londra. Il permesso di costruire è stato rilasciato a marzo, ma ci sono ancora incertezze. Christine Desmoulins tettura (cfr. «Il Giornale dell’Architettura», settembre 2011): a Londra questa «intimidazione» è rappresentata da una committenza spinosa per i risultati speculativi richiesti ai progettisti. Alla base dell’edificio le due piazze da 900 mq forse potranno assolvere alla funzione sociale anche senza essere inserite in una logica più ampia. Supposizioni, perché solo il tempo potrà dare risposte certe. Ci si sarebbe aspettati, dal Piano che abbiamo imparato a conoscere nella sua storia fatta di brillanti successi (ad esempio a Sydney, per un altro grattacielo), un progetto paradigmatico per le generazioni future di architetti. Invece, si è prodotto quello che l’architetto genovese ironicamente chiama «scarnificazio- ne del progettista»: una pubblica enquiry che ha coinvolto tutti gli attori interessati al progetto e che non permette di distinguere chiaramente dove cominciano e terminano le responsabilità delle parti. Questa scelta, operata dalla città e non dall’architetto, è pericolosa perchè non rilancia la funzione della committenza, oggi davvero in crisi. In ogni caso, secondo «The Independent», non sarà semplice dare in locazione le superfici di Shard. Il 5 luglio l’inaugurazione alla presenza dei finanziatori del Qatar e del Principe Andrea, duca di York: il capitale è stato tradotto in una bella architettura, con l’approvazione della corona e del suo artefice. Marco Iuliano La carta d’identità del progetto Committente: Sellar Property Group Progettisti: Rpbw con Adamson Associates Piani: 87, di cui 72 per residenze, alberghi, ristoranti e uffici Superfici: piano terra 126.712 mq, uffici (4°-27° piano) 55.277 mq, ristoranti (31°-33° piano) 2.608 mq, hotel (34°52° piano con 200 camere per lo Shangri-La) 17.562 mq, residenziale (10 appartamenti tra 53° e 65° piano) 5.788 mq, galleria 1.391 mq (68°-72° piano) Parcheggi: 48 in silos meccanizzati Ascensori: 44 Scale mobili: 8 Web: http://the-shard.com © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 d’uso differenziate: uffici, ristoranti e hotel (4-52), residenze (53-65), vista sulla città (68-72, aperta al pubblico da febbraio 2013). Sarà uno straordinario osservatorio per guardare il paesaggio urbano a circa 250 m d’altezza e ruberà visitatori al London Eye, la ruota panoramica sul Tamigi che si ferma, nel punto più alto, a quota 135 m. La facciata è formata da otto piani inclinati che non s’incontrano in sommità: l’apice del grattacielo si assottiglia fino quasi a sparire. In basso l’hub che connette l’edificio alla scala urbana e alla rete dei trasporti, in particolare alla stazione ferroviaria London Bridge che è anche fermata della Tube sulle linee Northern e Jubilee: mediamente qui transitano 200.000 passeggeri al giorno. I motivi d’ispira© RPBW SEGUE DA PAG. Mondo 11 IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 2012 LE OPERE DELLO STUDIO OMA/1 Rem Koolhaas adesso vuole conquistare Mosca Lo studio olandese è impegnato su più fronti: dalla formazione presso l’Istituto Strelka al coinvolgimento in progetti quali la trasformazione del Gorkij Park, la «città dell’innovazione» e il piano per la Grande Mosca Quando lo Strelka ha ricevuto l’incarico di ricostruire il famoso Gorkij Park (i lavori non sono ancora ultimati, ma è già un enorme successo), Oma è stato contattato dal Centro di cultura contemporanea Garage, che ha deciso di trasferirsi nel parco, con l’incarico di convertire il ristorante degli anni sessanta in uno spazio espositivo. Koolhaas, da tempo affascinato dall’architettura sovietica degli anni sessanta e settanta, ha accettato con entusiasmo. Stavolta il suo lavoro dovrebbe essere portato a termine: il Gorkij Park del Garage sarà inaugurato nel 2013 (Partner in Charge: Rem Koolhaas, Associate in Charge: Chris van Duijn; Project Architect: Ekaterina Golovatyuk). L’incarico offre all’architetto l’opportunità di chiarire la sua posizione sulla conservazione. La controversa mostra «Chronochaos» della Bienna- Oma per Mosca. In senso orario, il piano di sviluppo per l’agglomerazione della Città, il Garage Gorkij Park e la Guest zone di Skolkovo E a Siracusa Rem è scenografo © ALBERTO MONCADA (OMA) Per il 48° Ciclo di spettacoli classici, fino al 30 giugno è allestito l’impianto scenico (compensato marino, vernice protettiva trasparente e pedane rivestite di metallo dorato), poggiato dallo studio Oma sui ruderi millenari del teatro greco e adattabile alle diverse rappresentazioni. le di Venezia 2010 criticava le affermate pratiche di tutela del patrimonio e quando è stata presentata in Russia (Koolhaas ha tenuto una lezione allo Strelka e i materiali della mostra sono stati pubblicati in russo dalla rivista moscovita «Project International») è apparsa eccessivamente inappropriata, perché nel ventesimo secolo questo paese ha perso buona parte del suo patrimonio e continua a perderlo a ritmo sostenuto. Quello a cui Koolhaas invita è un approccio più aperto alla conservazione del patrimonio, e il Gorkij Park del Garage è un’occasione perfetta per dimostrarlo. Il ristorante Vremena Goda («le stagioni») era piuttosto in voga, eppure fu chiuso subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Ora è un guscio di cemento senza finestre, senza tetto e senza gran parte della facciata, ma è struttural- mente solido e conserva alcune decorazioni interne: le pareti sono rivestite con mattoni decorativi e abbellite da mosaici in ceramica, secondo il principio della «sintesi delle arti» essenziale per l’architettura sovietica dell’epoca. Sebbene il ristorante non sia un monumento legalmente tutelato, Oma conserverà tutto questo valorizzandone la caratteristica composizione volumetrica di 5.400 mq con un nuo- LE OPERE DELLO STUDIO OMA/2 Ma in Cina non tutti magnificano la sua «torre» Il 16 maggio è stata ultimata a Pechino la sede della China Central Television (Cctv) © OMA tech, le immagini eccessive sono dannosi trucchetti da Kung Fu, che battono gli avversari ma non hanno senso. La sede della Cctv è l’edificio culturale pubblico più grande del paese. L’idea iniziale del «loop» disegnato da Koolhaas è stata realizzata con due torri che tendono l’una verso l’altra per fondersi in una struttura a sbalzo di 75 m. Dal punto di vista strutturale, il progetto è tutt’altro che razionale. La lunga struttura a sbalzo dalla forma irregolare rende spaventoso il momento ribaltante dell’armatura, sebbene le forze siano scomposte attraverso gli elementi metallici reticolari, apparentemente irregolari ma in realtà esito di calcoli ben precisi. Con i suoi circa 473.000 mq ospita studi televisivi, uffici e spazi per le trasmissioni e la produzione: il quadruplo della vecchia sede. Sebbene Koolhaas abbia fatto il possibile per riempire l’enorme edificio di umanità, le critiche ancora non si placano. L’idea originaria di «campus universitario» dovrà essere verificata in futuro. Un quarto dell’area è aperto per dar vita a uno spazio pubblico; un parco collega la Cctv al Television Cultural Center. Questo grande edificio sarà in grado di soddisfare le esigenze future? Forse nessuno ha approfondito l’argomento. Prima della Cctv, Koolhaas era stato invitato a progettare una nuova sede per la Universal di Hollywood. Grazie al rapido sviluppo dell’informatica, la gestione centralizzata della società è cambiata, le affiliate e gli studi cominciano a spostarsi altrove. I dirigenti della Universal hanno riconosciuto che in un’epoca di rapido sviluppo economico non era saggio investire ingenti quantità di denaro nei grandi immobili e hanno abbandonato il progetto. Speriamo che la sede della Cctv non diventi in futuro un simbolo culturale specioso. Occorreva davvero un edifi- cio per ospitare circa 250 emittenti? Con lo sviluppo della società l’aumento delle emittenti è comprensibile, eppure affidarsi solo a un enorme edificio potrebbe non rappresentare la soluzione migliore. In Gran Bretagna e in molti altri paesi le principali emittenti televisive sono spesso a gestione privata. I programmi sono appaltati a società di produzione professioniste, riducendo enormemente i carichi. La Cctv è la televisione di stato cinese, ma l’eccessiva quantità di emittenti potrebbe essere un’espansione sconsiderata. Che senso ha avere oltre 250 canali? L’ultimo nodo critico riguarda il traffico generato dagli oltre 10.000 dipendenti. L’edificio è collocato nel lussuoso distretto degli affari che dovrebbe in futuro offrire varie potenzialità, concentrando uffici finanziari, commerciali e informatici. I media potranno così tastare il polso dell’intera economia cinese e trasmettere i mes- saggi con efficacia. Gli esperti hanno ribadito che per via dell’alta densità edilizia, con il conseguente sovraccarico di traffico, la Cctv è destinata a causare maggiori tensioni. Alcuni pensavano che siccome le trasmissioni avvengono 24 ore su 24, il traffico sarebbe stato distribuito equamente nel corso della giornata, evitando le consuete ore di punta. La realtà, invece, è che intorno al ponte Guomao, al ponte ferroviario Pechino-Guangzhou e all’East Bridge il traffico aumenterà anche a causa dell’esorbitante numero di dipendenti della Cctv e delle migliaia di agenzie pubblicitarie, tecnologiche e di produzione che faranno diventare la zona un immenso parco a tema. Nel frattempo, l’architetto olandese racconta la costruzione della Cctv in un video estratto dal documentario che il figlio Tomas sta realizzando sulla sua vita (http://vimeo.com/41335222). Hanni Wang © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo essere stata definita il progetto di architettura più importante del XXI secolo dal «New York Times» e aver monopolizzato la pubblicistica di architettura, tutti direbbero che la sede della televisione di stato cinese sia stata inaugurata anni fa. Invece, il cantiere dell’inconfondibile grattacielo di 50 piani ripiegato a telaio aveva subito una grave battuta d’arresto lo scorso anno quando il suo vicino Tvcc ha preso fuoco, forse a causa degli eccessivi festeggiamenti per il Capodanno cinese. Ora la Cctv è funzionante, pronta per trasmettere le Olimpiadi di Londra e la propaganda di stato. «Dopo anni sono lieto che la sede della Cctv assolva finalmente al suo ruolo designato», ha commentato all’inaugurazione Rem Koolhaas, che a maggio è apparso nella serie televisiva americana dei Simpson, realizzando un modello in Lego dell’edificio. Malgrado le numerose critiche all’aspetto architettonico, i residenti sembrano però più interessati al costo astronomico del progetto. Il professor Wu Liangyong dell’Università Tsinghua ha osservato: «L’architettura non riguarda soltanto l’estetica, ma anche i costi necessari a ottenere l’estetica desiderata». Ha inoltre criticato lo «spreco di denaro» stile Cctv. A suo avviso, malgrado l’«audacia», gli architetti stranieri devono prendere in considerazione anche la particolare situazione della Cina. Il trionfo vistoso degli stili popolari internazionali, l’uso estensivo degli strumenti high © JIM GOURLEY PECHINO. vo rivestimento in policarbonato traslucido a due strati. La nuova facciata, che sarà sospesa a 2,25 m dal suolo, collegherà l’interno al parco. Due dei pannelli da 11 m saranno scorrevoli: una volta alzati, riveleranno lo spazio destinato alle grandi installazioni e movimenteranno il profilo del volume rettangolare. Dentro, su due livelli, ci sarà lo spazio espositivo trasformabile oltre a un centro creativo per bambini, un auditorium, un negozio, un caffè e degli uffici. Il secondo progetto di Oma in Russia è assai più ambizioso e meno realistico. Con Kazuyo Sejima di Sanaa, cura la Guest Zone (Z1) di Skolkovo, la «città dell’innovazione» vicino Mosca, un progetto dell’ex presidente, ora premier, Dmitrij Medvedev. Koolhaas e il socio Reinier de Graaf hanno disegnato The Rock, il complesso multiuso che comprende un albergo, un cinema, negozi, ristoranti e una galleria d’arte. Se realizzato, sarà una delle tre principali icone di Skolkovo. Infine lo studio olandese partecipa, con lo Strelka, Meganom e la Siemens, alla gara per lo sviluppo edilizio dell’agglomerazione urbana moscovita. Il progetto della Grande Mosca è organizzato sul modello del Grand Paris, con le proposte che contribuiscono al futuro piano del territorio, ma con un calendario più serrato. I dieci team (tra cui i partecipanti del Grand Paris: l’Auc e Antoine Grumbach et Associes, lo Studio Associato Secchi-Viganò, Ricardo Bofill, Urban Design Associates di Pittsburg e molti altri) sono stati selezionati a febbraio e i risultati verranno presentati a settembre. La gara era divisa in tre fasi e dopo la prima, conclusasi ad aprile, Oma è in testa. Lo studio propone d’integrare all’attuale Mosca altri quattro centri, ciascuno con la propria specificità, che dovrebbero sorgere intorno a quattro aeroporti: Sheremetievo, Domodedovo, Vnukovo e Chkalovsky (l’ultimo è una base di addestramento per piloti, non un vero aeroporto). I nuovi centri, collegati tra di loro tramite la ferrovia, alleggeriranno la pressione su Mosca. Fra alcuni mesi, quando sarà maggiormente dettagliata, vedremo se la proposta è altrettanto promettente. Anna Bronovitskaya © RIPRODUZIONE RISERVATA MOSCA. Rem Koolhaas è noto per i suoi sforzi nell’espandere il raggio d’azione e le esperienze culturali della sua professione. Dall’elenco dei paesi in cui lavora non poteva certo escludere la Russia. La mancata realizzazione delle sue precedenti proposte per i clienti russi non lo ha scoraggiato e ora la sua perseveranza potrebbe produrre dei frutti. Finora, il più riuscito è stato il coinvolgimento di Oma nella formazione: Koolhaas ha infatti ideato il programma di studi dell’Istituto di comunicazione, design e architettura Strelka, aperto a Mosca due anni fa e diventato subito un importante centro di attività culturale, fruttando a Oma forti alleati russi quali lo stesso Strelka e lo studio di architettura Project Meganom, il cui titolare, Yury Grigorian, è il direttore del programma formativo dell’Istituto. 12 Mondo TRASFORMAZIONI URBANE A ZURIGO Il fuoco dell’arte accende l’immobiliare svizzero Il 31 agosto verrà inaugurato il nuovo polo artistico Löwenbräu Areal: è l’esito di strategie immobiliari e culturali integrate A Zurigo, la lunga tradizione nel sistema dei trasporti collettivi su rotaia, che caratterizza il territorio elvetico, risale al 1882. Nel frattempo il piano dei trasporti ha subito incrementi e modifiche da fine anni novanta all’approvazione pubblica del 2001; seguendo la pratica della pianificazione integrata tra trasformazioni urbane e sistema trasportistico vedrà, nel prossimo decennio, nelle aree d’influenza della stazione, lavori edilizi e infrastrutturali che massimizzeranno gli investimenti e incentiveranno la qualità urbana lungo i corridoi infrastrutturali, favorendo ulteriormente l’uso del trasporto collettivo. Tali lavori rappresentano anche degli esempi d’ingegneria ardita. Tra gli interventi spettacolari, lo spostamento di un edificio industriale a Oerlikon, memoria storica per gli abitanti, che ne avevano votato la conservazione. L’edificio, alto 12 m e lungo 80, dal peso di 5.600 tonnellate, è stato traslato di circa 60 m l’1 e 2 maggio, con un costo di oltre 10 milioni di franchi, per fare posto alle nuove rotaie, per mezzo di binari e ruote montate alla base. È infatti in corso la realizzazione del nuovo passante, la cosiddetta Durchmesserlinie, attiva integralmente a partire dal 2014. La nuova linea di transito (Altstetten-Zurigo-Oerlikon) comprende, oltre a due ponti, un tunnel di 5 km in direzione della stazione di Oerlikon e la nuova stazione sotterranea di Löwenstrasse realizzata 16 m sotto i binari della stazione centrale e sotto i due fiumi: a quattro binari, sarà collegata attraverso un passaggio con spazi commerciali (Gessnerallee) all’altra stazione sotterranea della Museumstrasse, del 1990, e avrà la stessa capacità di traffico della stazione centrale in superficie, dotata di 15 binari di testa. Nel cantiere si è dovuto tener conto dello scavo sotto i due fiumi. L’intera operazione costerà oltre 2.000 miliardi di franchi. Quello della Durchmesserlinie si accosta ad altri due grandi progetti che potenzieranno non solo il traffico regionale e nazionale, ma anche internazionale: la ferrovia Mendrisio-Varese e il collegamento ferroviario Ginevra Cornavin-Eaux Vives-Annemasse. Il tutto s’inserisce in una generale strategia dei trasporti (Swiss Travel System) che punta all’efficienza globale del sistema, all’interconnessione modale e alla valorizzazione delle linee storiche, anche a scopo turistico. Laura Ceriolo LONDRA Sughero per la Serpentine «archeologica» Memoria, passato e archeologia sono le parole chiave emerse dalla presentazione della Serpentine Gallery 2012 (in Hyde Park, fino al 14 ottobre) firmata Herzog & de Meuron. Il duo svizzero può ora aggiungere alla lista di riconoscimenti, dal Pritzker alla Medaglia del Riba, un altro prestigioso lavoro, con la consolidata collaborazione dell’artista cinese Ai Wei Wei. «Joyous peace of archaeology and inspiration», lo ha definito Ruth Mackenzie direttrice del London Festival 2012. Il padiglione non ha l’ambizione di essere un mero esempio di autocelebrazione, quanto una raccolta dei segni lasciati dai passati allestimenti, rivisitati dall’elegante design dei due architetti. Un taglio nel terreno definisce un elemento di landscape che dialoga con l’intorno e l’interno, scavando alla ricerca di segni e preesistenze. Dodici colonne (ognuna a rappresentare i passati padiglioni) e come copertura un sottile specchio d’acqua che riflette il capriccioso cielo londinese. Un gioco di linee e dislivelli che, a differenza di ciò che ci si aspetta da una struttura temporanea, non fa tabula rasa dei suoi predecessori. Lo studio delle fondazioni diventa parte portante del progetto non solo dal punto di vista statico, ma come riflessione formale. La geometria nasce, forse un po’ banalmente, dalla sovrapposizione degli schemi dei precedenti padiglioni, comunque il risultato finale non delude. La scelta del materiale, come nella maggior parte dei progetti del duo svizzero, è sostanziale: il cork, ottenuto dal riciclaggio del sughero, è stato utilizzato per la realizzazione della maggior parte del padiglione, fornito da gruppo Amorim. Caldo al tatto e dalle sfumature rossicce, il cork regala al padiglione quella sensazione di geometrie plasmate direttamente dal terreno. Eleonora Usseglio Prinsi mento di stallo. Analizzati diversi modelli gestionali, nella primavera 2011 la Città, la Fondazione Kunsthalle e la Federazione della Cooperativa Migros fondano la società per azioni LöwenbräuKunst AG, partecipando ciascuna per un terzo al capitale azionario di 27 milioni di franchi e rilevano nella Löwenbräu Areal gli edifici ristrutturati e le nuove costruzioni. Lo statuto della Löwenbräu-Kunst AG contempla la gestione per fini artistici del distretto, la cui tutela a lungo termine (25 anni) è garantita da patti parasociali. L’intervento architettonico prevede, entro il 31 agosto, la sopraelevazione della Kunstalle (che acquista un’ulteriore sala di 650 mq alta 5 m) e, nell’estate 2013, una nuova torre residenziale da 60 appartamenti (di cui 50 già assegnati). Si aggiungono nuovi spazi per archivio, atelier e uffici. Una nuova fascia distributiva connette tutti i settori espositivi, con la possibilità di mostre comuni tra le istituzioni. Vecchie e nuove sale hanno pavimentazione continua in calcestruzzo, con pareti eteree e soffitti bianchi, realizzando un’unità volumetrica tra le parti storiche, caratterizzate dai mattoni a vista, e l’integrazione in cemento bianco, astratta rispetto alle facciate storiche fortemente strutturate. La media annua è di 22.000 visitatori: un ricco programma di manifestazioni con visite guidate pubbliche, conferenze, un’offerta pedagogico-museale per bambini rendono meno elitaria la presenza di questa prestigiosa istituzione nella città. Con più di 50 musei e oltre 100 gallerie, dopo Londra e New York, Zurigo è nodo cruciale del commercio mondiale di opere d’arte. Nella casa natale del movimento Dada la promozione dell’arte contemporanea è un tema centrale dell’economia e della legislatura: «Kultur-und Kreativstadt Zürich» (Zurigo città di cultura e creatività), l’obiettivo già fissato dal 2004 nelle «Leitbild der städtischen kulturförderung» (Direttive per la promozione della cultura cittadina), è confermato nelle Strategie del Consiglio comunale per il 2025. Altri progetti completano questa visione: il Festival Art and the City, inaugurato il 9 giugno come piattaforma artistica ed espositiva nel cuore di Zurich West, quartiere industriale riconvertito all’intrattenimento e alla cultura. Fino al 23 settembre comporranno installazioni d’arte e design in un museo a cielo aperto: più di 30 opere di artisti da tutto il mondo. Il programma del curatore Christoph Doswald punta su personalità coinvolte nei temi dello sviluppo urbano negli anni settanta, tra gli altri Yona Friedman, assieme a esponenti dell’attuale generazione artistica che si occupa di cultura urbana, quali Martin Creed, Oscar Tuazon, Ai Wei Wei. In corso fino al 2 settembre anche la mostra «Deftig Barock. Manifeste des prekär Vitalen», curata da Bice Curiger alla Kunsthaus, il cui ampliamento è previsto per il 2017 su progetto di David Chipperfield Architects. La cittadinanza si pronuncerà in merito con una votazione popolare quest’autunno. Caterina Pagliara LA BARNES SPOSTATA DA UN PICCOLO SOBBORGO A PHILADELPHIA Una collezione così bella in un edificio così insipido Aperta il 18 maggio la nuova Barnes Foundation su progetto del duo Williams & Tsien PHILADELPHIA (PENNSYLVANIA). La Barnes Foundation ripropone il problema della copia, in arte e in architettura. La Fondazione nasce nel 1922 per raccogliere la collezione di Albert C. Barnes, che deve la sua fortuna alla scoperta della medicina contro la gonorrea, l’Argyrol, e raccoglie la più ricca collezione di capolavori impressionisti, post-impressionisti e moderni, per un valore stimato dai 15 ai 23 miliardi di euro. L’eccentrico Barnes aveva redatto guide per spiegare la sua visione dell’arte, aveva meticolosamente pensato la disposizione di ogni dipinto e oggetto stipati in 1.000 mq scarsi a Merion, a 20 km da Philadelphia. Seguendo i precetti del grande amico pedagogo John Dewey, per la sua collezione aveva immaginato un edificio dall’accesso limitato, un centro di educazione piuttosto che un museo. La visita della collezione era regolata da norme molto precise, e numerosi sono i racconti sui difficili rapporti tra Barnes, gli studiosi e i membri dell’alta borghesia di Philadelphia. Uno dopo l’altro fallirono tutti i tentativi di stabilire collaborazioni durevoli con altre istituzioni culturali. Alla sua morte, nel 1951, Barnes lasciò un documento nel quale spiegava dettagliatamente l’uso che si doveva fare della collezione. Due i punti principali: la collezione non avrebbe mai dovuto lasciare la sua originaria locazione, men che meno avvicinarsi a © 2012 TOM CRANE Ma tutta la città è in trasformazione Kunsthalle Zurich. L’ampliamento firmato Gigon-Guyer e Atelier ww si apre il 31 agosto © 2012 THE BARNES FOUNDATION chia fabbrica di birra, già nel 1996 sotto l’influsso di un boom mondiale nel settore sorge un centro integrato d’arte contemporanea: Kunsthalle Zurich, Museo Migros e altre gallerie private. Ma con la PSP Swiss Property-AG, proprietaria dell’area, i locatari avevano solo contratti a tempo determinato e il gruppo artistico rischiava di non sopravvivere nella formula originaria. La Kunsthalle nel 2002 indice un concorso vinto l’anno successivo ex aequo da due studi zurighesi: Gigon-Guyer, autori della Prime Tower (l’edificio più alto della Svizzera) e Atelier ww, già impegnato nel recupero di aree industriali come quartieri abitativi. Il Consiglio comunale nel novembre 2005 delibera un piano per uso misto della Löwenbräu Areal, di cui almeno 4.500 mq a destinazione culturale, ma la crisi finanziaria del 2008 produce un mo- Philadelphia; l’accesso doveva rimanere limitato per scopi educativi. Negli anni successivi la Barnes Foundation ha continuato a funzionare rispettando rigorosamente le disposizioni del fondatore: non più di 200 visitatori al giorno, niente riproduzioni a colori delle opere, niente prestiti per mostre temporanee. Ma nel 2004, dopo anni di chiusura e molte controversie, proteste e un documentario dall’emblematico titolo The Art of the Steal (L’arte del furto), un giudice ne ha approvato il trasferimento a Philadelphia; così, nessuna delle due richieste di Barnes è stata rispettata. Le motivazio- ni: il vecchio edificio era considerato rischioso per la conservazione della collezione e il suo restauro sembrava troppo dispendioso. Motivazioni che suonano contraddittorie, considerato il fatto che il nuovo progetto dei newyorkesi Tod Williams e Billie Tsien è costato 120 milioni di euro, reperiti da tre organizzazioni no profit. Gli architetti sono stati selezionati nel 2007, mentre il progetto è stato reso pubblico nel 2009. L’edificio, vicino al museo Rodin progettato da Paul Philippe Cret, è quasi dieci volte più grande dell’originale: 8.600 mq, con lo spazio extra dedica- to a una grande corte centrale («il giardino all’interno della galleria e la galleria all’interno del giardino», come spiegano gli architetti); inoltre uffici, caffetteria, negozio di souvenir, auditorium e una speciale galleria per mostre e aule. Il progetto di stampo modernista non ha niente di particolare: un volume parallelepipedo realizzato in pietra arenaria è interrotto da un volume traslucido a sbalzo al livello superiore che illumina lo spazio interno e una corte, e riflette la luce di notte. L’illuminazione interna è discreta per ridurre il bagliore e migliorare la visione, problema annoso a Merion. I responsabili sono pronti a sottolineare che la Barnes rimarrà fedele alla missione educativa concepita dal suo artefice. Ma la previsione di 250.000 visitatori solo durante il primo anno, circa il quadruplo della sede originaria, lascia qualche dubbio. D’altra parte gli oppositori dicono che rimuovendo la collezione dal suo contesto originario si è creata una sorta di «McBarnes», nonostante gli sforzi di replicare i vertiginosi assemblaggi, dal pavimento al soffitto, di mobili e lavorazione dei metalli, che sottolineavano l’eccentrica filosofia di apprezzamento dell’arte da parte di Barnes. Per precisa volontà del giudice le opere dovevano essere esposte seguendo la medesima collocazione, ma il risultato è asettico. Una copia non è mai il suo originale. Daria Ricchi © RIPRODUZIONE RISERVATA ZURIGO. Negli edifici della vec- © RIPRODUZIONE RISERVATA IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 2012 Mondo 13 IL GIORNALE DELL’ARCHITETTURA, N. 107, LUGLIO 2012 IRAQ SVIZZERA Prove di democrazia a Baghdad Un gruppo spagnolo si aggiudica il concorso internazionale per lo sviluppo del quartiere di Adhamyia; terzo classificato un gruppo italiano Nella difficile ricostruzione postbellica dell’Iraq, il concorso internazionale lanciato nel 2010 dalla Municipalità, per la rivitalizzazione e lo sviluppo del quartiere Adhamyia, si pone come un primo passo importante verso il ritorno alla normalità all’indomani delle prime elezioni democratiche, e propone il riavvio di un dibattito culturale per contribuire alla rinascita del martoriato paese, culla di una civiltà millenaria. Nonostante un sistema democratico ai suoi primi vagiti e una fragile struttura sociale, messa a dura prova dai conflitti tra fedi religiose, la grande disponibilità di risorse economiche internazionali rende interessante il concorso, incentrato sul tema della riqualificazione di un quartiere di circa 400.000 abitanti, cuore della presenza sunnita nella capitale. Il quartiere, delimitato da un’ampia ansa del Tigri, gode di un affaccio sul fiume di grande valore paesaggistico ed è ricco di luoghi sacri, tra cui uno dei più importanti santuari sunniti del mondo islamico. Da qui le potenzialità turistiche che richiedono adeguati spazi di accoglienza per visitatori e fedeli. Il concorso, sviluppato in due fasi e concluso ad aprile, richiedeva la produzione di una serie di documenti fra cui un masterplan, analisi, disegni e modelli. Una commissione di 20 membri ha assegnato il primo premio al gruppo barcellonese AV62 (Victoria Garriga, Toño Foraster, Pedro García del Barrio e Pedro Azara), il secondo agli iracheni Al-Qatif Engineering in collaborazione con gli spagnoli Balam Consultores e QA Associats e il terzo al gruppo milanese CALStudio, guidato da Giuseppe Cinà e composto da Maryam Alsaigh, Luca Barello, Davide Ferrero, Nahla Jajo, Paolo Mauro Sudano e Cæcilia Pieri; due rimborsi spese sono stati assegnati allo studio tedesco Uberbau (Ali Saad e Thomas Stellmach) e a quello iracheno di Sami alMusawi. È forse improprio analizzare gli esiti del concorso secondo i parametri occidentali, senza tenere conto del delicato contesto locale. Inoltre è difficile entrare nel merito dei progetti presentati, a causa di un’informazione frammentaria che non 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 Il corridoio di mobilità del Tigri Riqualificazione del ponte Adhamiya Kadhamiyah Recupero dell’eredità dell’asse civico Collegamento con i quartieri a nord Piscina pubblica e padiglioni sportivi Strade irrigate Parco sul fiume, servizi culturali Moli Servizi pubblici su chiatte galleggianti Ruota d’acqua Passeggiata sul lungofiume Piazza Abu Hanifa Sala per concerti all’aperto Recupero del ponte Adhamiya-Al Taifiya Campus universitario di Baghdad STRASBURGO Sopra, il masterplan del progetto vincitore (gruppo AV62); a fianco e sotto a sinistra, particolare del piano di recupero della città vecchia e sistemazione di piazza Abu Hanifa con il Museo delle Palme nella proposta italiana (CAL-Studio); sotto a destra, la sistemazione della stessa piazza nella proposta tedesca (gruppo Uberbau) LOSANNA usa appieno le potenzialità della rete. Tuttavia è possibile evidenziare l’insistenza del bando nel richiedere una soluzione capace di valorizzare le molteplici espressioni, non solo architettoniche, della cultura locale. Un approccio non facile da mettere in pratica in Iraq, dove l’immenso patrimonio storico artistico è stato oggetto di distruzioni e rapine, e che soltanto ora inizia a riflettere sulla necessità di proteggere l’heritage come strumento indispensabile per una ricostruzione non soltanto fisica ma anche sociale. Il rischio è quello di avviare operazioni «alla Dubai» dove i cittadini sono spettatori passivi di un disegno calato dall’alto, condotto da grandi operatori immobiliari e costruttori, nell’indifferenza del contesto storico. © ATELIER ARHITEKTI I due spazi pubblici migliori d’Europa Giunto alla settima edizione dal 2000, il Premio europeo per lo spazio pubblico del Cccb (Centro di cultura contemporanea di Barcellona) raddoppia, con un riconoscimento ex aequo. Guarda a est con l’intervento di Boris Podrecca sulle rive della Ljubljanica, nella capitale slovena, felice integrazione tra il fiume e la struttura urbana (foto sopra). Ma premia anche un progetto locale (quello dello studio Jansana, de la Villa, de Paauw per il monte Turò Rovira alla periferia di Barcellona) che recupera con sensibilità un luogo panoramico abbandonato svelando tracce di storia (foto sotto). Tra i quasi 350 progetti presentati, la giuria (presieduta da Josep Llinàs) ha assegnato anche tre menzioni (Exhibition Road di Londra, Memoriale all’abolizione della schiavitù a Nantes, un’installazione urbana a Malmo) e ha introdotto una categoria speciale per le manifestazioni degli indignados alla Puerta del Sol di Madrid, a ribadire il significato civile e sociale dello spazio pubblico. Michele Roda Palagiustizia più grande Il catalano Jordi Garcés firmerà l’intervento di riqualificazione e ricostruzione parziale del Palazzo di giustizia della città francese. Insieme allo studio Serra-Vives-Cartagena si è imposto sugli altri tre finalisti del concorso ristretto indetto un anno fa. Previsto un nuovo volume sulla sommità dell’edificio, che ne amplia la superficie di circa 2.000 mq e al contempo funge da copertura senza alterare i fronti tardo ottocenteschi. Lavori previsti dal 2013 al 2016, con budget di 63,2 milioni. Francesca Comotti © LORDES JANSANA PREMI 01 Nel caso del progetto vincitore, la valorizzazione viene perseguita con la scelta di recuperare la rete dei percorsi storici, ma è anche proposta la collocazione di alcuni servizi pubblici su chiatte galleggianti, per evitare il rischio connesso agli attentati sulle strade. Inoltre sono ipotizzate la realizzazione di zone d’ombra con pergole continue per garantire spazi di ritrovo collettivo e il recupero delle facciate storiche attraverso incentivi fiscali, collegando operatori economici e cittadini. Infine, elemento centrale del progetto è l’idea di un secondo ponte che colleghi anche simbolicamente il quartiere di Adhamiya con quello sciita di Kadhimiya. Il progetto del gruppo Uberbau, si dedica con attenzione alla sistemazione della piazza e dell’area circostante la moschea, mentre quello di Sami al-Musawi, all’ostentato obiettivo di conservare la centralità della casa a corte tradizionale, fa se- guire la completa sostituzione del tessuto della città storica con nuovi blocchi a corte. Il progetto del gruppo italiano, per contro, si caratterizza per lo studio rigoroso del tessuto storico e delle tipologie tradizionali, come elementi da ricomporre. Dalla lettura emerge un disegno urbano e un’attenzione agli spazi pubblici che si radica fortemente nella storia e si connota per l’attenzione alla socialità locale e alle forme del suo coinvolgimento. La proposta si articola su due livelli: inquadramenti metodologici volti alla definizione di piani attuativi di recupero ed elaborazione progettuale di cinque luoghi centrali prescelti. Pur tenendo conto delle richiamate difficoltà nel reperimento della documentazione, quest’ultima soluzione è quella che più convince e che, soprattutto per gli aspetti metodologici, potrebbe porsi come riferimento forte per ulteriori interventi nell’area. Guido Montanari Lavori in corso nel campus Il 27 aprile è stato piantato simbolicamente un albero all’interno dell’École polytechnique federale, «prima pietra» del nuovo bâtiment BI, destinato ai servizi centrali e firmato dallo studio di Dominique Perrault. Localizzato nell’ingresso a sud-est, di fronte al Rolex Learning Center di Sanaa, il padiglione rappresenta la prima tappa di un piano per ammodernare la viabilità interna e tre edifici. L’intervento è frutto di un appalto-concorso bandito nel 2010. Il 24 gennaio 2011 i lavori sono stati affidati alla Steiner SA, che ha battuto altre cinque imprese con progetti di Itten+Brechbüln, Jean Nouvel, Lüscher Architectes, Devanthéry & Lamuniére, Ferrari & Henning Larsen. Dall’aprile 2013 l’edificio BI sostituirà la biblioteca centrale, di cui viene recuperata l’ossatura metallica, giustapponendovi una coloratissima facciata. Ad agosto parte invece il cantiere del bâtiment ME, che oggi ospita ingegneria meccanica: il progetto di Perrault prevede un grande edificio, contraddistinto da brises-soleil scorrevoli e destinato a centro ricerca per le neuro-protesi (fine lavori prevista, febbraio 2015). Per la costruzione dei due edifici, il Parlamento federale ha destinato 45 milioni di franchi svizzeri. Altri fondi serviranno per l’ultima parte del restyling: la realizzazione del Teaching Bridge nell’attuale Centre Midi, che ospita aule e auditorium. Nel frattempo, Perrault ha presentato il progetto di una torre di 300 m che dovrebbe sorgere all’interno del futuro Centro degli affari internazionali a Seul, il cui masterplan è griffato Daniel Libeskind. Alberto Bologna FRANCOFORTE La città della cultura È una sorta di «micro-città» (16,5 ettari) il progetto di David Adjaye che raggrupperà nove istituzioni culturali in un unico complesso. Commissionato dal Forum Kulturcampus Frankfurt, l’intervento si svilupperà nel sito oggi occupato dall’Università (che verrà liberato nel 2014) e contempla una serie di parallelepipedi con tetto a giardino, organizzati intorno a un foyer comune quale elemento di connessione. La disposizione degli edifici permette di ricavare ampi spazi pubblici. Il progetto include uffici (13%), appartamenti (33,7%), negozi, caffè e ristoranti (8,6%). WASHINGTON © RIPRODUZIONE RISERVATA BAGHDAD. Barozzi Veiga raddoppiano a Coira Lo spagnolo Alberto Veiga e l’italiano Fabrizio Barozzi costruiranno l’ampliamento del Bündner Kunstmuseum (Bkm). Si tratta del secondo concorso che lo studio barcellonese vince in meno di un anno in Svizzera dopo il Musée Cantonal de Beaux Arts di Losanna. L’intervento (budget, 30 milioni di euro) prevede 3.156 mq distribuiti su un prisma di sette piani (di cui tre sotterranei), staccato dalla preesistenza, a cui si collega nel primo interrato. In sintonia con la sede storica, la composizione è simmetrica a pianta centrale. Il trattamento dell’involucro ricorda la casa Ennis e altre opere californiane di Frank Lloyd Wright: blocchi prefabbricati di cemento grigio con bassorilievi astratti reinterpretano i motivi che decorano la villa adiacente. Graziella Trovato Nuovo look per Union Square I paesaggisti Gustafson Guthrie Nichol (Seattle) e Davis Brody Bond (New York) sono i prescelti per la riorganizzazione della piazza di fronte al Campidoglio, visitata da più di 25 milioni di persone all’anno. Il progetto prevede un grande spazio centrale definito da uno specchio d’acqua, con ai lati una serie di terrazze connotate da diversi materiali. L’intero National Mall Plan costerà circa 700 milioni di dollari.