Un macro-elemento in grado di cogliere il
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Un macro-elemento in grado di cogliere il
Un macro-elemento in grado di cogliere il comportamento nel piano e fuori piano di pareti murarie Ivo Caliò, Massimo Marletta, Bartolomeo Pantò Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Università degli Studi di Catania,Viale Andrea Doria 6, 95125 Catania Keywords: Muratura, macro-elemento, meccanismi di primo modo, vulnerabilità sismica. ABSTRACT: La stima della risposta sismica, fino al collasso, di edifici in muratura rappresenta un argomento di grande rilevanza applicativa sia nell’ambito della ricerca che nella più incisiva pratica professionale. Le recenti evoluzioni normative hanno evidenziato la necessità di ricorrere a metodologie di analisi nonlineare per lo studio della risposta globale dell’edificio insieme ad una valutazione accurata dei potenziali meccanismi di collasso fuori-piano. Nel presente lavoro, prendendo spunto da una macro-modellazione precedentemente introdotta dagli autori, limitata allo studio del comportamento nel piano delle murature, viene proposto un nuovo macroelemento tridimensionale, ottenuto come naturale evoluzione del macro-elemento piano, e pensato per la simulazione della risposta della muratura sia nel piano che fuori-piano. L’utilizzo di tale macro-elemento per la modellazione della risposta sismica degli edifici in muratura vuole essere orientato alla verifica della risposta sismica degli edifici in muratura attraverso un approccio unitario che consenta di cogliere sia il comportamento nel piano delle pareti murarie che l’eventuale instaurarsi di meccanismi di primo modo senza la necessità di individuare a priori i potenziali cinematismi di collasso. I risultati riportati nel lavoro costituiscono le prime applicazioni del macro-elemento tridimensionale proposto la cui efficacia andrà necessariamente verificata con ulteriori risultati ottenuti sperimentalmente e/o da modellazioni più accurate. 1 INTRODUZIONE La necessità di effettuare una stima della risposta di edifici reali di grandi dimensioni, per i quali l’utilizzo di modellazioni agli elementi finiti nonlineari basati sui legami no-tension risulta estremamente onerosa, ha spinto numerosi gruppi di ricerca verso la formulazione di modellazioni semplificate alternative pensate ad hoc per le costruzioni in muratura. Nell’ambito delle modellazioni semplificate un approccio che consente di ottenere risultati soddisfacenti è il cosiddetto approccio per macro-elementi [D’Asdia et al. & Viskovic 1996, Braga et al. 1997, Brencich, & Lagomarsino 1997, Magenes & Calvi 1996, Magenes et al. 2000, Penna et al. 2004]. I modelli discreti o macro-modelli mirano ad una sostanziale riduzione dell’onere computazionale essendo basati su una modellazione discreta in cui l’elemento base, o macro-elemento, è concepito per rappresentare una porzione finita di muratura. Il modello globale della struttura, su cui effettuare le analisi statiche e dinamiche nonlineari, viene ottenuto per assemblaggio di macro-elementi. Il principale vantaggio che offre tale approccio è quello di ridurre considerevolmente il numero dei gradi di libertà rispetto ad una modellazione agli elementi finiti ed inoltre il comportamento non lineare dell’elemento base viene generalmente descritto mediante legami costitutivi definiti in ambito mono-dimensionale. Tutti i parametri che caratterizzano un macroelemento sono da intendersi come grandezze medie, l’informazione di ciò che avviene localmente all’interno della porzione di struttura rappresenta pertanto una grandezza generalizzata. Nell’ambito dello studio del comportamento sismico di edifici in muratura, allo stato attuale, questo approccio sembra quello ottimale, in quanto consente di ottenere modelli più raffinati rispetto alle pionieristiche schematizzazione nonlineari di tipo POR [Tomazevic 1978], e nel contempo evita di ricorrere all’utilizzo eccessivamente laborioso degli elementi finiti nonlineari e quindi alla definizione di un legame costitutivo locale per la muratura, operazione questa che risulta essere molto onerosa a causa del comportamento non-lineare e alla presenza di stati tensionali pluriassiali. Diversi autori hanno sviluppato macro-modelli, sia a geometria fissa che variabile, capaci di rappresentare un intero pannello murario. Nell’ambito dei macro-modelli è possibile fare un’ulteriore importante distinzione tra: modelli a telaio e modelli piani. I modelli a telaio rappresentano una significativa evoluzione del pionieristico metodo POR. Nei modelli a telaio ogni parete muraria dell’edificio, maschi e fasce di piano, viene schematizza attraverso un telaio equivalente costituito da elementi rigidi connessi ad aste il cui legame costitutivo non lineare deve essere tale da simulare il collasso della porzione di muratura che si intende rappresentare. I modelli piani considerano una rappresentazione geometricamente piana dell’elemento murario che viene modellato o attraverso uno schema discreto equivalente oppure mediante elementi finiti piani suscettibili di una variazione geometrica. Essi risultano in genere computazionalmente più onerosi rispetto ai modelli a telaio, tuttavia consentono una descrizione del comportamento d’insieme di un intero edificio con un costo computazionale sensibilmente ridotto rispetto ad una modellazione agli elementi finiti nonlineari. Nel presente lavoro viene proposto un macroelemento tridimensionale ottenuto dalla evoluzione di un macro-elemento piano per lo studio degli edifici in muratura [Caliò et al 2004, Caliò et al 2005, Pantò 2006]. Il modello bidimensionale, pensato per lo studio della risposta delle pareti murarie nel proprio piano, è costituito da un quadrilatero articolato i cui vertici incernierati sono collegati da molle diagonali nonlineari e i cui lati sono collegati agli altri macro-elementi mediante delle interfacce costituite da un numero finito di molle non lineari con limitata resistenza a trazione. Tale modellazione è stata applicata a casi di studio reali e confrontata sia con alcuni dati sperimentali resi disponibili nell’ambito della ricerca specifica [Calvi & Magenes 1994, Gambarotta & Lagomarsino 1997] che con dati numerici ottenuti mediante più complesse modellazioni agli elementi finiti non lineari e attraverso altre modellazioni semplificate [Liberatore 2000, Cattari et al. 2004]. Le modellazioni semplificate basate sull’utilizzo di macro-elementi piani hanno il limite di non considerare contestualmente l’instaurarsi di eventuali meccanismi di primo modo associati al collasso fuori-piano delle pareti. Allo scopo di superare tale limitazione il macro-elemento precedentemente introdotto dagli autori è stato modificato attraverso l’introduzione di una terza dimensione e la necessaria aggiunta dei gradi di libertà che ne descrivono il comportamento dinamico fuori dal piano della muratura. Tale arricchimento dell’elemento ha determinato un maggiore onere computazionale associato sia al maggior numero di gradi di libertà che alla necessità di considerare ulteriori elementi non lineari necessari per la descrizione del comportamento fuoripiano. Tuttavia il maggiore costo computazionale diviene accettabile se si traduce nella possibilità di verificare l’eventuale instaurarsi dei meccanismi di primo modo senza la necessità di individuare a priori i potenziali cinematismi e senza dover ricorrere ai tradizionali metodi dell’analisi Sebbene efficacia della modellazione proposta è ancora in corso di validazione, le applicazioni numeriche riportate nel lavoro mostrano la capacità del modello di cogliere l’instaurarsi dei meccanismi di primo modo in un modello globale e senza la necessità di individuare a priori i potenziali cinematismi. 2 IL MACRO-ELEMENTO PIANO E LA SUA ESTENSIONE IN AMBITO TRIDIMENSIONALE Il modello originariamente proposto [Caliò et al 2004] è stato concepito per la simulazione del comportamento delle murature sollecitate nel proprio piano. Esso è rappresentato da un modello meccanico equivalente pensato per schematizzare una porzione di muratura mediante un quadrilatero articolato i cui vertici sono collegati da molle diagonali nonlineari e i cui lati rigidi interagiscono con i lati degli altri macro-elementi mediante delle interfacce discrete con limitata resistenza a trazione (figura 1). Le molle diagonali del quadrilatero articolato hanno il compito di simulare la deformabilità a taglio della porzione di muratura rappresentata. Nelle molle ortogonali ai lati del quadrilatero, poste in corrispondenza delle interfacce, è concentrata la deformabilità assiale e flessionale, mentre il meccanismo di scorrimento è governato da una molla longitudinale. Le molle nonlineari (NLink), nel loro insieme, consentono la simulazione dei meccanismi di collasso della muratura nel proprio piano. Un aspetto originale del modello proposto è rappresentato dal fatto che il pannello è interagente lungo ciascuno dei suoi lati. Tale circostanza è particolarmente utile nella modellazione delle fasce di piano ed inoltre consente di modellare una parete di muratura anche attraverso una mesh di macro-elementi. La possibilità di suddividere l’elemento murario in una mesh di più elementi non è una necessità, come nel caso dei modelli agli elementi finiti, tuttavia in alcuni casi consente una descrizione più dettagliata della cinematica. Data una generica parete muraria, a partire dalla sua specifica geometria è possibile individuare i pannelli murari che la compongono, quindi si può decidere di schematizzare ognuno di essi mediante un singolo macro elemento oppure suddividerli, tutti o solo alcuni, in più macroelementi in relazione al grado di dettaglio che si intende ottenere. Nella rappresentazione piana il pannello possiede i tre gradi di libertà associati ai moti rigidi nel piano a cui occorre aggiungere il grado di libertà che lo rende articolato. Pertanto per descrivere la cinematica di n pannelli occorre considerare 4n parametri lagrangiani. Come parametri lagrangiani atti a descri- vere la cinematica nel piano, possono essere derate le quattro traslazioni di ciascuno dei lati rigidi lungo la propria direzione ai quali è possibile associare le relative forze duali nel piano. La cinematica nel piano dell’interfaccia è descritta in modo completo da sei gradi di libertà associati ai gradi di libertà dei lati dei pannelli interconnessi. Figura 1. Il macro-elemento bidimensionale. La descrizione del modello fino adesso sviluppato consente la modellazione di pareti piane attraverso l’assemblaggio di macro-elementi e la taratura degli NLink secondo le procedure esposte in [Caliò et al 2004, Caliò et al 2005, Pantò 2006]. La determinazione della risposta sismica tridimensionale di edifici in muratura, il cui comportamento si può ritenere scatolare, può essere inoltre efficacemente simulata dall’assemblaggio di pareti piane collegate da diaframmi orizzontali. Tale rappresentazione tuttavia non consente una completa simulazione della risposta di edifici in muratura soggetti a potenziali meccanismi di collasso di primo modo. Allo scopo di superare tale limitazione il macro-elemento di base è stato modificato attraverso l’introduzione di una terza dimensione e la necessaria aggiunta dei gradi di libertà che ne descrivono il comportamento dinamico fuori dal piano della muratura. A tale arricchimento dell’elemento è associato un maggiore onere computazionale dovuto sia al maggior numero di gradi di libertà che alla necessità di considerare ulteriori elementi non lineari necessari per la descrizione della risposta delle pareti fuori-piano. 3 LA MODELLAZIONE 3D BASATA SU UN MACRO-ELEMENTO SPAZIALE Il macro-elemento spaziale rappresenta la naturale evoluzione del macro-elemento piano descritto nel paragrafo precedente a cui è stata aggiunta una terza dimensione in direzione trasversale. Esso è stato ottenuto a partire dalla rappresentazione piana aggiungendo i tre gradi di libertà necessari per la descrizione della risposta fuori piano e introducendo interfacce bidimensionali in modo da poter descrivere anche in termini costitutivi la risposta fuori-piano delle pareti (figura 2). Pertanto la cinematica del macro-elemento spaziale è governata dai 6 gradi di libertà da corpo rigido nello spazio a cui occorre aggiungere il grado di libertà necessario a rendere l’elemento articolato nel piano della muratura per descriverne la corrispondente deformabilità a taglio. Le interfacce 3D vengono discretizzate sia nella direzione longitudinale che nella direzione trasversale, pertanto, a differenza del caso piano, l’interfaccia risulta meccanicamente rappresentata da più file di molle nonlineari ortogonali (figura 2), in analogia ai cosiddetti modelli a fibre. Il numero di file di molle e il numero di molle contenute in ciascuna fila devono essere scelti in modo da ottenere la risposta con il dettaglio voluto. E’ chiaro che per poter coglier il comportamento flessionale fuori-piano è necessario prevedere almeno due file di molle. Figura 2. Schema meccanico equivalente del macro-elemento 3D con rappresentazione degli NLink. Le file vengono disposte ad interasse costante (λt) che viene determinato secondo un procedimento di taratura, basato su una equivalenza pressoflessionale tra la parete muraria e lo schema discreto equivalente. E’ facile osservare che la modellazione proposta permette di schematizzare agevolmente anche casi in cui si ha flessione deviata in campo non lineare e che il criterio adottato tiene conto della dipendenza del momento resistente dallo sforzo normale. Le molle ortogonali alle interfacce piane hanno il compito di regolare la risposta flessionale del pannello sia nel piano che fuori piano. Tuttavia, essendo il pannello dotato di tutti i gradi di libertà da moto rigido nello spazio, occorre introdurre degli NLink destinati al controllo dei meccanismi di scorrimento fuori piano del pannello. Pertanto in ogni interfaccia sono state inserite due molle contenute nel piano dell’interfaccia e dirette trasversalmente alla muratura (figura 3). Tali NLinks controllano i meccanismi di scorrimento fuori-piano. E’ evidente che l’inserimento di due molle a scorrimento fuori-piano consente anche la simulazione di eventuali scorrimenti torsionali attorno all’asse ortogonale all’interfaccia. u3 m/4 m/4 φu u4 u2 m uz m/4 y m/4 u3 x (a) φx y z x (b) figura 4: Discretizzazione della massa per i gradi di libertà descrittivi della risposta della muratura (a) nel proprio piano, (b) fuori-piano. Operando con un approccio semplificato, il distacco di una parete in corrispondenza di un ammorsamento d’angolo può avvenire o mediante un meccanismo di scorrimento (figura 5a) oppure per crisi flessionale associata al superamento della resistenza a trazione (figura 5b). Figura 3. Molle a scorrimento nel piano e fuori-piano Nella discretizzazione della massa si è adottato un approccio tale da generare una matrice di massa diagonale distinguendo il comportamento nel piano e fuori dal piano della muratura. Le proprietà di massa descrittive del comportamento nel piano della muratura sono state attribuite agli elementi concentrando le masse in corrispondenza dei nodi del quadrilatero in ragione delle rispettive aree di influenza (figura 4). Dal punto di vista del comportamento fuori-piano, il pannello è caratterizzato da un moto rigido, in questo caso la massa può pensarsi concentrata nel baricentro geometrico e dotata di inerzia rotazionale. Pertanto nella descrizione del comportamento fuori piano la massa è stata assunta coincidente con il centro di massa del panello stesso. Prima di procedere alla descrizione dei procedimenti di taratura, nel successivo sottoparagrafo si descrivono alcune scelte di modellazione condizionate dalla necessità di potere simulare gli ammorsamenti tra le pareti in corrispondenza dei cantonali. 3.1 Interazioni tra pareti in corrispondenza degli angoli L’interazione tra le pareti in corrispondenza degli angoli (cantonali) o più in generale nei punti di intersezione tra due o più pareti richiede una modellazione di dettaglio. (a) (b) Figura 5. Meccanismi di rottura delle zone d’angolo: (a) rottura per scorrimento; (b) rottura per distacco flessionale. La modellazione di tali meccanismi di crisi può essere efficacemente simulata attraverso degli elementi ad hoc detti “elementi speciali d’angolo”. Si tratta di elementi che si ottengono attribuendo un vincolo di rigidità nello spazio ad un insieme discreto di interfacce 3D che interagiscono con altri elementi pannello attraverso le rispettive interfacce. La figura 6 riporta la modellazione di una intersezione in cui tre pannelli appartenenti a pareti differenti vengono collegati mediante l’interposizione di un elemento speciale d’angolo e tre interfacce. In generale verranno inserite tante interfacce quanti sono i pannelli connessi dall’elemento speciale. Dalla figura 6 si evince come ciascuna interfaccia risulti in grado di modellare, in modo distinto, l’interazione a flessione e a scorrimento tra la parete cui appartiene e il resto della struttura. elemento rigido di collegamento 4.1 Elemento interfaccia L’interfaccia è costituita da un insieme discreto di molle nonlineari a ciascuna delle quali è attribuito il ruolo di modellare una fibra di muratura in relazione alla specifica area di influenza ed al comportamento meccanico che si intende simulare. Nella definizione delle caratteristiche meccaniche occorre distinguere tra le molle trasversali d’interfaccia e le molle di scorrimento. 4.1.1 Figura 6. Esempio di collegamento in corrispondenza di un incrocio tra pareti mediante l’elemento speciale d’angolo. 4 TARATURA DEL MODELLO Il macro-elemento proposto è basato su un modello meccanico equivalente in cui le rigidezze sono concentrate in elementi monodimensionali nonlineari Nlink. Tale scelta consente di gestire le nonlinearità associate al legame costitutivo attraverso leggi mono-dimensionali e ciò costituisce un enorme vantaggio, sia di natura concettuale, perché porta a una formulazione molto semplice ed intuitiva, che di natura computazionale, perchè tutti i criteri di rottura vengono gestiti da specifici legami monodimensionali degli NLink. Nei successivi paragrafi si descrivono i legami costitutivi che sono stati adottati nell’implementazione del macro-elemento e le relative procedure di taratura per ciascuno degli NLink che contribuiscono alla definizione delle proprietà meccaniche della porzione di muratura che si intende rappresentare. La caratterizzazione delle proprietà costitutive delle molle nonlineari viene eseguita imponendo un’equivalenza tra il macro-modello e un corrispondente modello continuo omogeneo, entrambi soggetti a regimi tensionali semplici allo scopo di disaccoppiare i diversi meccanismi di crisi della muratura: flessione, taglio, scorrimento. L’efficacia di tale approccio semplificato è stata verificata confrontando i risultati ottenuti con il macro-modello con quelli derivanti da modellazioni più accurate agli elementi finiti nonlineari [Pantò 2006, Progetto TREMA 2007]. Nei successi sottoparagrafi si descrivono sinteticamente le modalità di taratura adottate per la definizione del legame costitutivo degli Nlink. Molle trasversali di interfaccia Per molle trasversali d’interfaccia si intendono quelle ortogonali al piano delle interfacce che connettono. I criteri di taratura delle molle trasversali d’interfaccia dipendono dal legame costitutivo adottato nella descrizione del comportamento assialeflessionale della muratura. La procedura di seguito descritta è basata sull’ipotesi di legame costitutivo elasto-plastico ortotropo con limiti negli spostamenti sia a trazione che a compressione. Le caratteristiche del materiale che occorre considerare per ogni direzione di ortotropia sono: - E, il modulo di deformazione normale; - σc e σt, i limiti di resistenza a compressione e trazione; - εc ed εt, le deformazioni limite a compressione e a trazione. Si considerano in genere due diversi comportamenti post-rottura. Se la rottura avviene per compressione si considera un legame denominato di tipo crush che prevede l’incapacità del materiale di resistere a ulteriori carichi sia a trazione che a compressione. Se la rottura avviene per trazione si considera un legame detto di tipo fessurante, che prevede l’annullamento della resistenza a trazione ma la capacità di resistere a sforzi di compressione nel momento in cui la tensione si inverte di segno. Il comportamento ciclico può essere degradante perché ad esempio caratterizzato da un legame isteretico con scarico orientato all’origine a trazione e scarico con rigidezza iniziale a compressione, come riportato in figura 7. La procedura che si propone per trasferire le proprietà della muratura alle molle di interfaccia è molto semplice ed è basata unicamente sulla geometria della porzione di muratura da rappresentare e sulla conoscenza dei parametri di deformabilità e di resistenza in ciascuna delle direzioni di ortotropia. Essa è basata su una equivalenza tra la singola molla e la porzione di muratura che le compete, in base al proprio volume d’influenza (figura 8). σt Materiale non fratturato εrc E Materiale fratturato σt=0 E2 σ c2 σ t2 ε c2 ε t2 εrt L2 /2 σc Figura 7. legame utilizzato per il comportamento assiale/flessionale della muratura. L’equivalenza viene condotta con riferimento ad un pannello soggetto a sforzi di compressione e trazione uniforme. I valori che definiscono il limite del comportamento elastico a trazione e a compressione e gli spostamenti ultimi discendono direttamente dalle proprietà della muratura, pensata come solido omogeneo. La rigidezza elastica iniziale di una molla relativa ad un volume d’influenza Ω L/2 (essendo Ω l’area d’influenza che compete alla molla considerata e L l’altezza del pannello, figura 8) risulta data da Kp = 2 EΩ L (1) In accordo al legame costitutivo adottato le forze al limite elastico, rispettivamente a compressione e a trazione, risultano semplicemente date da Fcu = Ω σ c ; Ftu = Ω σ t (2) mentre gli spostamenti ultimi si esprimono nella forma ucu = L ε cu ; 2 utu = L ε tu 2 (3) Le proprietà risultanti della molla ortogonale d’interfaccia che connette i due pannelli si ottengono considerando le due molle elasto-plastiche, rappresentative dei relativi pannelli, poste in serie, figura 10. Una volta tarati gli NLink , in accordo alla procedura esposta basata unicamente su un equivalenza in termini di rigidezza e deformabilità assiale, per descrivere efficacemente la risposta associata alla flessione fuori dal piano della muratura, l’interasse tra le molle deve essere valutato imponendo un equivalenza tra la rigidezza flessionale del modello discreto e quella del modello continuo. La rigidezza flessionale fuori-piano del modello continuo può essere stimata assimilando la porzione di muratura rappresentata ad una trave di Eulero. L1 /2 Ω Ω E1 σc1 σ t1 ε c1 ε t1 Figura 8. Taratura delle molle ortogonali d’interfaccia. 4.1.2 Molle allo scorrimento Le molle orientate secondo le direzioni appartenenti al piano d’interfaccia servono a simulare i meccanismi di rottura associati agli scorrimenti del concio murario. Tali meccanismi sono governati da tre molle non lineari, di cui una posta nella direzione appartenente al piano della parete muraria e le altre due in direzione ortogonale, figura 3. Per ogni direzione di ortotropia si può assumere che lo scorrimento risulti regolato da un legame alla MohrCoulomb, caratterizzato da due parametri di resistenza uno che rappresenta la coesione, c, e l’altro l’angolo di attrito interno, φ. τ = c + φσ n (4) essendo σ n la tensione normale. I valori di c e di φ possono essere determinati sulla base di prove sperimentali. La molla posta nella direzione appartenente al piano della muratura può essere considerata rigidoplastica in quanto la deformabilità a taglio del pannello nel proprio piano è regolata dalle molle diagonali descritte nel successivo paragrafo. Le molle che regolano lo scorrimento fuori-piano devono invece possedere una fase a comportamento elastico necessaria per rappresentare la deformabilità a taglio del pannello fuori dal proprio piano e soprattutto la sua rigidezza torsionale. Le proprietà elastiche di tali molle si ottengono sulla base di una semplice equivalenza tra il modello continuo e quello discreto. Procedendo in modo analogo a quanto esposto per le molle trasversali d’interfaccia, la rigidezza elastica delle molle viene ottenuta sulla base delle rispettive aree d’influenza assumendo una sollecitazione di puro taglio fuori-piano, successivamente l’equivalenza anche in termini torsionali tra il modello continuo e quello discreto si ottiene dal riposizionando delle molle stesse. δ T T δ F molla δ molla 4.2 Molle diagonali Alle molle diagonali dei pannelli è affidato il ruolo di simulare la deformabilità a taglio del pannello nel proprio piano e il relativo meccanismo di collasso per fessurazione diagonale. Il carico ultimo del pannello associato alla rottura per fessurazione diagonale può essere valutato o in accordo ad uno specifico legame alla MohrCoulomb, ovviamente caratterizzato da parametri differenti rispetto al quelli che sovrintendono al meccanismo di scorrimento, o con riferimento al noto criterio dovuto a Turnsek e Cacovic [Turnsek & Cacovic 1971] oppure in accordo a criteri diversi proposti da altri autori. Indipendentemente dallo specifico criterio di rottura che si considera la resistenza a taglio ultima del pannello Tu, assumendo una distribuzione uniforme di tensioni tangenziali in tutta l’area trasversale del pannello At, si otterrà semplicemente moltiplicando la tensione tangenziale ultima per At: Tu ( P) = τ u ( p ) ⋅ At (4) Dove con p e P vengono indicati rispettivamente la tensione media e lo sforzo di compressione cui è soggetto il pannello. Per quanto riguarda lo spostamento ultimo del pannello (δu), si può procedere in accordo a specifiche indicazioni normative oppure sulla base di ricerche specifiche [Magenes & Calvi 1997]. Le molle diagonali naturalmente ereditano tutte le caratteristiche appena descritte, e i parametri che ne caratterizzano il legame costitutivo sono: la rigidezza iniziale k, la rigidezza del ramo di softening a sforzo di compressione costante kt, la forza di snervamento in assenza di sforzo normale Fyo, la forza di snervamento corrente Fy funzione della compressione media cui risulta soggetto il pannello. I parametri meccanici delle molle vengono determinati in relazione alle caratteristiche meccaniche della muratura imponendo una equivalenza tra il pannello visto come un continuo elastico e omogeneo deformabile solo a taglio e il modello discreto equivalente composto dal quadrilatero articolato e le molle diagonali, soggetti entrambi a una sollecitazione di puro taglio, figura 9. T T Figura 9. equivalenza a taglio tra il modello continuo e il modello discreto. 5 APPLICAZIONI NUMERICHE Nel seguito si riportano alcune applicazioni numeriche mirate a verificare l’efficacia della modellazione proposta nel cogliere la risposta della muratura sia nel piano che fuori piano. Le prime applicazioni sono relative a semplici pannelli in muratura soggetti a diverse condizioni di vincolo e sollecitati fuori dal piano in modo da simulare l’attivazione dei meccanismi di collasso di Rondelet [Rondelet 1834]. Un ulteriore applicazione è relativa ad un’analisi push-over della facciata di una chiesa della città di Noto, in Sicilia, soggetta ad una distribuzione di carichi orizzontali proporzionali alla massa in direzione ortogonale alla facciata allo scopo di determinare il moltiplicatore dei carichi che ne determina il collasso fuori piano e verificarne la cinematica. 5.1 Simulazione dei meccanismi di Rondelet Nel presente paragrafo vengono riportati i risultati di simulazioni numeriche condotte su un pannello murario di dimensioni 500 x 800 x 25 cm3, sollecitato fuori dal proprio piano. Il pannello in esame è supposto incastrato alla base e soggetto a tre diverse condizioni di vincolo, sui bordi verticali, dovute alla presenza di pareti ortogonali della lunghezza di 400 cm. In particolare vengono considerati tre casi, schematicamente riportati in figura 10, corrispondenti a: parete libera su entrambi i lati, parete con un lato vincolato, parete con entrambi i lati vincolati. I meccanismi di collasso così ottenuti possono essere qualitativamente confrontati con i meccanismi di collasso descritti da Rondelet nel suo trattato [Rondelet 1834], riprodotti sia sperimentalmente che numericamente da diversi autori [Giuffrè 1993, Lagomarsino et al 2002a, Lagomarsino et al 2002b Orduña & Lourenço 2005, Restrepo-Vélez & Magenes 2005]. La mesh considerata nelle simulazioni numeriche è composta da elementi quadrati di lato di 50 cm. Per caratterizzare la muratura sono stati considerati i parametri meccanici riportati in tabella 1. (a) (b) (c) Figura 10. Casi esaminati per la simulazione dei meccanismi di Rondelet. (a) parete libera su entrambi i lati; (b) parete con un lato vincolato; (c) parete con entrambi i lati vincolati. Tabella 1. Parametri meccanici della muratura. Flessione Taglio Scorrimento G E σt σc (MPa) (MPa) (MPa) (MPa) 2500 500 5.00 0.05 τk (Mpa) 0.15 φ 0.15 c (MPa) 0.01 (a) Figura 11. Meccanismo di ribaltamento della libera su entrambi i lati. φ 0.15 Per ciascuna delle condizioni di vincolo considerate sono state condotte analisi statiche non lineari, sottoponendo il modello inizialmente ai pesi propri, e applicando successivamente una distribuzione di forze orizzontali, proporzionali alla massa. Nelle successive figure, per le diverse condizioni di vincolo, vengono riportati i meccanismi di collasso e le curve di push-over espresse in termini di coefficiente di taglio alla base, Cb , in funzione dello spostamento del punto soggetto alla massima escursione fuori piano durante il processo di carico. In figura 11 è riportato il meccanismo di collasso delle analisi condotte con riferimento alla parete libera su entrambi i lati. Mentre nella successiva figura 12 sono riportati i risultati delle analisi push-over condotte considerando due modelli di cui uno infinitamente duttile a trazione e l’altro a deformazione limitata. Osservando i grafici si nota che il modello infinitamente duttile nella resistenza a trazione oltre ad avere una maggiore capacità di spostamento risulta anche più resistente. I risultati relativi ai meccanismi di collasso della parete vincolata su entrambi i lati sono riportati nelle figure 13 e 14 per entrambi i versi dell’azione orizzontale. Dall’esame della cinematica dei meccanismi di collasso si evince anche la deformazione nel piano e fuori-piano delle pareti ortogonali. In figura 15 sono riportati le i risultati delle analisi push-over da cui si evince la maggiore resistenza della parete quando sollecitata verso le pareti ortogonali cui risulta vincolata. E’ interessante osservare come il modello riesca a cogliere con chiarezza i meccanismo di collasso soprattutto nei modelli fragili in cui risultano ben distinte le cerniere cilindriche. In particolare dalle figure 13a e 14a si osserva anche il differente numero di cerniere cilindriche in relazione al verso dell’eccitazione. Figura 12. Analisi push-over per la parete libera su entrambi i lati. Il caso di parete con un lato vincolato è stato riprodotto considerando due pareti ortogonali collegate fra loro. I meccanismi di collasso corrispondenti ad entrambe le direzioni di input sono riportati nelle figure 16 e 17. In figura 18 sono riportati i risultati dell’analisi push-over da cui si evince il differente moltiplicatore di collasso in relazione al verso dell’azione orizzontale e in dipendenza dell’ipotesi comportamento duttile o fragile. (a) (b) Figura 13. Meccanismo di ribaltamento della parete vincolata lungo due lati; (a) modello fragile; (b) modello duttile. (a) (b) Figura 14. Meccanismo di ribaltamento della parete vincolata lungo due lati; (a) modello fragile; (b) modello duttile. (a) (b) Figura 16. Meccanismo di ribaltamento della parete vincolata lungo un lato; (a) modello fragile; (b) modello duttile. (a) (b) Figura 17. Meccanismo di ribaltamento della parete vincolata lungo un lato; (a) modello fragile; (b) modello duttile. Figura 15. Analisi push-over per la parete vincolata lungo due lati. 5.2 Simulazione della risposta sismica della facciata di un chiesa Nel seguito vengono presentati i risultati di alcune simulazioni numeriche condotte prendendo spunto da una semplice tipologia di chiesa a pianta rettangolare. In particolare viene esaminata la risposta fuori-piano della facciata della chiesa di San Michele sita nel centro storico della città di Noto in provincia di Catania (figura 19). La costruzione della chiesa risale al 1713, l’impianto è a pianta longitudinale ad una sola navata, con accesso diretto dalla via principale e si conclude sul fronte opposto con un corpo absidale poligonale. Le pareti laterali (prospetti est e ovest) della chiesa presentano un ordine alto di finestre regolari, un ingresso laterale sormontato da un timpano realizzato con pietra di intaglio e si concludono in corrispondenza dell’abside, collegate da un arco a tutto sesto. Non vi sono invece strutture voltate spingenti; la copertura è realizzata mediante delle capriate lignee che scaricano direttamente sulle murature laterali. La facciata principale si sviluppa su due ordini, delimitata da paraste ed è conclusa superiormente con il timpano. Alle due estremità la facciata risulta confinata da due cantonali. possa esibire un comportamento monolitico per cui tutto lo spessore si ritiene collaborante. I cantonali sono costituiti da blocchi squadrati di pietra dura di Modica, disposti secondo una tessitura regolare. Tali elementi costituiscono delle vere e proprie colonne in muratura, che sono state modellate mediante due file di macro-elementi di spessore maggiore e caratteristiche meccaniche differenti rispetto agli altri elementi (tabella 2). In riferimento alla caratterizzazione dei materiali, sono stati impiegati dati di altre chiese del luogo, di caratteristiche comparabili a quella in esame. Di seguito vengono riportate le caratteristiche meccaniche considerate per la muratura e per i cantonali. Figura 18. Analisi push-over per la parete vincolata lungo un lato. Figura 20. Vista assonometria del modello numerico 3D della facciata. Tabella 2. Caratteristiche meccaniche delle murature. Cantonali Facciata E (MPa) 1200 Figura 19. Viste della facciata della chiesa di San Michele (Noto). L’edificio in pianta è inscrivibile in un rettangolo di dimensioni 11x26 m2 e l’altezza della facciata in corrispondenza dei cantonali e pari a 16 m. La muratura della facciata è costituita conci squadrati di pietra tenera di Noto, con spessore di 130 cm; nella modellazione si considera che la muratura ν 0.2 σc w (MPa) (kN/m3) 1.80 10.3 E (MPa) 1400 ν 0.2 σc w (MPa) (kN/m3) 2.0 17.3 In figura 20 è riportato il modello tridimensionale della facciata della chiesa realizzato con il programma 3DMacro [Caliò et al 2007b] che implementa il macro-elemento tridimensionale proposto. Il modello è caratterizzato da 284 macro-elementi (di cui 262 deformabili a taglio e 22 rigidi) e 2206 gradi di libertà; le dimensioni del problema si mantengono quindi nettamente inferiori rispetto a una corrispondente modellazione agli elementi finiti. In corrispondenza delle aperture sono stati considerati degli elementi rigidi di forma irregolare, al fine di rappresentare adeguatamente le bucature. La presenza delle pareti ortogonali è stata modellata mediante una colonna di macro-elementi, vincolati ad un estremo e collegati agli elementi della facciata mediante elementi speciali d’angolo. Le analisi push-over sono state condotte considerando una distribuzione di forze proporzionali alle masse e applicate alla struttura soggetta ai pesi propri. In particolare sono stati considerati quattro diversi modelli corrispondenti a due differenti valori di resistenza a trazione con comportamento duttile (modelli ‘a’) o fragile (modelli ‘b’). L’intensità delle azioni orizzontali è stata incrementata fino al collasso della struttura; nella figura 21 si riportano, in termini di coefficiente di taglio alla base e spostamento di sommità, le curve di capacità di tutti i modelli considerati. Tabella 3. Parametri meccanici considerati per la muratura. Cantonali Facciata Modello 1.a 1.b 2.a 2.b σt (MPa) duttilità a trazione σt (MPa) duttilità a trazione 0.075 0.075 0.075 0.075 Inf. duttile Fragile Inf. duttile Fragile 0.075 0.075 0.15 0.15 Inf. duttile Inf. duttile Inf. duttile Inf. duttile Figura 22. Meccanismo di collasso evidenziato dal modello 1 (comportamento duttile). Occorre evidenziare che la risposta fuori piano risulta fortemente condizionata dalla scelta di alcuni parametri caratteristici del materiale quali la resistenza a trazione, la coesione e l’angolo d’attrito e dalla mesh adottata che deve essere tale da consentire l’attivazione dei potenziali meccanismi di primo modo. Figura 21. Confronto tra le curve di capacità dei diversi modelli. Dall’esame delle curve di push-over si evince come l’introduzione delle rotture fragili a trazione riduce in maniera considerevole sia la resistenza ultima che la duttilità in maniera molto più significativa rispetto a quanto si riscontra nella risposta delle pareti nel proprio piano. Dall’esame dei meccanismi di collasso si evince come il modello duttile, figura 22, presenta una maggiore diffusione del danneggiamento rispetto al modello fragile, figura 23, in cui si evince chiaramente la formazione di una cerniera cilindrica in corrispondenza dell’asse di simmetria della facciata. I risultati presentati mostrano con chiarezza la capacità della macro-modellazione proposta nel cogliere la risposta delle pareti sia nel piano che fuoripiano. Figura 23. Meccanismo di collasso evidenziato dal modello 2 (comportamento fragile). 6 CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI Nel presente lavoro, prendendo spunto da una macro-modellazione precedentemente introdotta da- gli autori, limitata allo studio del comportamento nel piano delle murature, è stato proposto un nuovo macro-elemento tridimensionale, ottenuto come naturale evoluzione del macro-elemento piano, e pensato per la simulazione della risposta della muratura sia nel piano che fuori-piano. L’utilizzo di tale macroelemento per la modellazione della risposta sismica degli edifici in muratura vuole essere orientato alla verifica della risposta sismica degli edifici in muratura attraverso un approccio unitario che consenta di cogliere sia il comportamento nel piano delle pareti murarie che l’eventuale instaurarsi di meccanismi di primo modo e senza la necessità di individuare a priori i potenziali cinematismi di collasso. I risultati riportati nel lavoro costituiscono le prime applicazioni del macro-elemento tridimensionale proposto la cui efficacia andrà necessariamente verificata con risultati ottenuti sperimentalmente e/o da modellazioni più accurate ed è ancora in corso di valutazione. RINGRAZIAMENTI La ricerca è stata finanziata dal Dipartimento della Protezione Civile nell’ambito della Linea 1 del Progetto RELUIS, dal titolo “Valutazione e riduzione della vulnerabilità di edifici in muratura”, coordinata dai Proff. S. Lagomarsino e G. Magenes. 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Tecnologie per la Riduzione degli Effetti sismici sui Manufatti Architettonici in muratura ed c.a., cofinanziato dal MIUR attraverso il Fondo speciale per lo sviluppo della ricerca di interesse strategico, coordinato dall’ENEA e con partner UNIBAS, DPC e TIS. (http://www.unibas.it/trerem/TREREMDW/Page01.html). Turnsek, V., Cacovic, F., 1971. Some experimental results on the strength of brick masonry walls. Proc. of the 2nd Intern. Brick Masonry Conference, Stoke-on-Trent, pp. 149-156. Calvi, G. M., Magenes, G., 1994. Experimental research on response of URM building system. In D.P. Abrams and G. M. Calvi (ed.), Italy workshop on guidelines for seismic evaluation and rehabilitation of unreinforced masonry buildings, State University of New York at Buffalo, NCEER-942001,, 3-41/57. Proc. intern. symp., Pavia, 1994. Gambarotta, L., Lagomarsino, S., 1997. Damage models for the seismic response of brick masonry shear walls. Part II: The continuum model and its application. 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