Conflitto - Centro di formazione ASLTO4
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Conflitto - Centro di formazione ASLTO4
IL SOSTEGNO PSICOLOGICO NELL’EQUIPE, I CONFLITTI FRA OPERATORI, PAZIENTI E FAMILIARI Dott.ssa Marilia Boggio Marzet (psicoterapeuta, psiconcologa, ipnologa) OGNI SOGGETTO AFFRONTA LA MALATTIA CON STRATEGIE DIVERSE • Le esperienze vissute da parenti ed amici affetti dalla stessa malattia potranno produrre effetti differenti • La qualità delle risposte emotive alle situazioni straordinarie è organizzata in base alle precedenti esperienze • La capacità di gestire la propria vita orienta il comportamento e ne influenza i vissuti OGNI FAMIGLIA AFFRONTA LA MALATTIA IN MODO DIVERSO Ogni famiglia affronta la Malattia terminale di un congiunto in modo particolare, a seconda delle esperienze di vita che l’hanno segnata, del gioco dei ruoli dei vari membri e della qualità delle relazioni nel funzionamento sociale. L’organizzazione (rigida o flessibile), i conflitti preesistenti, i sensi di colpa , la rete relazionale giocano un ruolo importante nell’accettare i cambiamenti imposti dalla malattia. OGNI OPERATORE AFFRONTA LA MALATTIA IN MODO DIVERSO La capacità di ascoltare il mondo interiore dell’altro è proporzionale alla capacità di entrare in contatto con il proprio mondo interiore, di elaborare l’angoscia di invalidità e quindi di morte generata dalla malattia, di rielaborare il vissuto di onnipotenza nell’accettazione del limite al nostro operato. Per elaborare la propria e l’altrui sofferenza è necessario confrontarsi con essa, darle voce superando la tentazione di cadere in facili illusioni. passaggio alle cure palliative “……Lo scopo principale delle cure palliative è quello di migliorare anzitutto la qualità di vita piuttosto che la sopravvivenza, assicurando ai pazienti e alle loro famiglie un’assistenza continua e globale.” (Ventafridda, 1990) Problematiche per gli Operatori Data la complessa realtà è molto importante che la cura palliativa del paziente sia orientata sia ai problemi medici che agli aspetti psicologici e sociali del paziente e della sua famiglia. È estremamente importante che i diversi operatori mantengano comunicazioni aperte e frequenti intorno ai pazienti:ciò consente di ridurre il rischio di “burn out”e di eccessiva Individualizzazione del rapporto col paziente,. LA CASA • La casa rappresenta uno spazio di individuazione, un luogo attraverso cui ci definiamo. • La casa ci accoglie, ci contiene, ci delimita, ci dà sicurezza e protezione. • La casa rappresenta un’immagine, un riflesso della nostra personalità. E’ immagine metaforica di noi stessi. • La casa ci circonda ci isola dall’esterno e se lo desideriamo ci difende. • Qualche volta serve per erigere barricate difensive, forse eccessive: “la casa fortezza”. SPUNTI DI OSSERVAZIONE:anno2000 gruppo di lavoro Osservazione dell’ambiente • Vista :tipo di abitazione • Olfatto • Udito • Gusto • Tatto – cinestesico Accoglienza all’operatore Comunicazione al morente Occorre imparare l’arte della discrezione. Muoversi intorno al morente consentendo che possa essere circondato dai propri cari e che possa vivere il momento dell’ultima carezza. Come potrebbe l’operatore Sanitario intervenire in queste ultime scelte se non oltrepassando il proprio mandato ? VOI MI AVETE RUBATO LA MIA MORTE. Comunicazione al morente Spesso si pensa che dedicarsi alle cure palliative sia fonte di tristezza e a rischio di burnout. Vi è però anche l’arricchimento personale, dato dalla vicinanza con il morente, le cui parole sono spesso la sintesi delle esperienze di tutta una vita, espresse con una intensità comunicativa e una profondità di sentimenti difficilmente raggiungibili in altri momenti. Comunicazione con il morente Non bisogna evere timore che possa venir meno la nostra professionalità se si lascia emergere la nostra emotività,la nostra compassione (pietas) che non è solo debolezza come ci è stato insegnato, ma un’occasione per un rapporto più vero ed intenso con il malato. Il contatto con il morente ci mette di fronte alle storie narrate, agli errori commessi, ai rimpianti, alle incomprensioni , alle chiusure mai ricomposte di rapporti con parenti o amici, ai non detti o alle troppe parole pronunciate magari a sproposito, alle azioni mancate, ai silenzi ed al teatrino pirandelliano delle bugie. Ogni storia ci insegna qualcosa… QUAL E’ LA COMPETENZA RELAZIONALE CHE SI RICHIEDE ALL’OPERATORE SANITARIO NEL RAPPORTO CON IL MALATO TERMINALE? Comprendere i sentimenti e le reazioni emotive proprie e del malato Interpretare correttamente le comunicazioni verbali e non verbali Riconoscere i tratti di personalità del paziente Individuare i meccanismi di difesa Scoprire gli obiettivi inconsci dei comportamenti intenzionali Identificare i fattori e le situazioni che determinano tensioni e conflitti Esercitare un controllo sulle proprie emozioni nelle interazioni con gli altri Manifestare empatia nell’accogliere gli altrui vissuti Saper ascoltare domandare, rispondere Accogliere il dolore senza pensare di dovere dare soluzioni immediate IL SILENZIO Noi siamo vittime della società del FARE: se non siamo efficienti ci sentiamo inutili. Di fronte al dolore, alla morte è importante ESSERE: la presenza silenziosa, accogliente permette l’espressione del dolore, e solo dopo l’ascolto si può pensare a quale intervento attuare……. Formazione degli operatori alla relazione: Se non si costruisce una buona relazione professionale, il contenuto non passa oppure viene deformato. Una buona relazione è un presupposto fondamentale per la nascita e il mantenimento dell’“alleanza terapeutica”: la partecipazione e la collaborazione di entrambe le parti nel lavorare per raggiungere gli stessi obiettivi. Relazione L’esigenza di una formazione al rapporto, è sempre più sentita e pressante, quasi imposta dall’esperienza quotidiana. LA CAPACITÀ RELAZIONALE SI APPRENDE. Uno strumento per la formazione alla relazione è il “lavoro di gruppo”. Nel “lavoro di gruppo”non si apprendono “concetti”che una volta compresi permangono, ma ci si esercita continuamente nell’acquisizione e nel mantenimento della competenza interpersonale. Lavoro in équipe La riunione con gli operatori dell’ADI consente: •lo scambio di riflessioni sugli interventi dei diversi operatori •permette di dare senso alla frammentarietà degli interventi di routine •favorisce una visione completa dell’intervento integrato e di avere un feedback continuo sul suo andamento, sottolineando l’attenzione ai diversi bisogni dell’utenza. Il “lavoro di gruppo”permette agli operatori di: •essere supportato nella gestione del coinvolgimento emotivo in situazioni gravi, complesse e spesso frustranti •migliorare la comunicazione tra operatori e quindi con i pazienti e i familiari •prendere decisioni condivise, scaricando il peso dal singolo operatore all’équipe. LA SQUADRA La differenza tra una squadra ed un gruppo riguarda in primo luogo la fiducia tra i membri. rende possibile una comunicazione aperta tra tutti, in modo che si possa imparare reciprocamente e ci sia un senso diffuso di condivisione degli obiettivi. Questo permette di valorizzare le differenze individuali, che vengono accettate e diventano così una ricchezza. La comunicazione, la suddivisione dei ruoli basata su capacità e attitudini permette di stabilire regole condivise per prendere decisioni e conferisce alla squadra un notevole grado di flessibilità ed adattabilità Per riassumere: • • • • • • • FIDUCIA COMUNICAZIONE APERTA SENSO DELLO SCOPO FLESSIBILITA’ ED ADATTABILITA’ PROCEDURE EFFICACI APPRENDIMENTO CONTINUO VALORIZZAZIONE DELLE DIFFERENZE 7 sono gli elementi chiave che concorrono nella costruzione e nell’evoluzione di un efficace gruppo di lavoro: Obiettivo Metodo Ruolo Leadership Comunicazione Clima Sviluppo Deve essere: Obiettivo - definito in termini di risultato - Contribuisce a: costruito su dati osservabili costruito su risorse disponibili espresso in termini chiari condiviso dai membri del gruppo chiarito ed articolato in compiti valutabile - consolidare la coesione e il senso di appartenenza - definire in maniera chiara il rapporto con il clima interno Il metodo assume una duplice accezione: - stabilisce i principi, i criteri e le norme che orientano l'attività del gruppo - richiama le modalità di organizzazione e strutturazione efficace dell'attività stessa Un buon metodo di lavoro da sicurezza al gruppo e permette un miglior utilizzo nell'uso e nella gestione delle risorse disponibili. Il ruolo ♦ rappresenta la parte assegnata a ciascun membro del gruppo in funzione del riconoscimento delle sue competenze e capacità ♦ racchiude l'insieme dei comportamenti che ci si attende da chi occupa una certa posizione all'interno del gruppo stesso ♦ fondamentale per un efficace sistema di ruoli è la qualità della comunicazione interna al gruppo stesso permette che si realizzi corrispondenza tra attese e richieste dei singoli e prestazioni e comportamenti del gruppo DEFINIZIONE Leadership = influenza che determina un consenso volontario rispetto a certi obiettivi del gruppo o dell’organizzazione. Persuasione degli altri per conseguire un obiettivo comune. LE FUNZIONI DI LEADERSHIP La leadership della competenza • Funzionale all’efficienza nel lavoro di gruppo, è fortemente correlata ai compiti da affrontare. La leadership dell’appartenenza • Garantisce l’autoaccudimento del gruppo. Presidia la possibilità e il mantenimento delle relazioni tra i membri e il clima affettivo del gruppo La leadership della comunicazione • Garantisce la crescita del gruppo attraverso gli scambi tra esterno e interno. Rende possibile l’equilibrio tra le funzioni della competenza e quelle dell’appartenenza. IL TEAM Il team è un gruppo di persone che condividono uno scopo, hanno un obiettivo in comune,collaborano, moltiplicando le loro risorse e condividono i vantaggi dei successi. I VANTAGGI DEL TEAM Il lavoro di squadra permette ad ognuno: • di sentirsi coinvolto e motivato • di sentirsi responsabile davanti ai compagni oltre che all’azienda • di snellire le procedure • di esercitare un monitoraggio continuo e più agile sui processi di lavoro • di rispondere in tempo LA MOTIVAZIONE Quanto più elevato è l’investimento motivazionale dei gruppi nelle loro imprese, più forte è la loro resistenza di fronte a impedimenti/ostacoli e alle avversità, e maggiori i risultati conseguiti. COLLABORARE Significa: Accettare Di mettere in discussione le proprie idee e il proprio modo di lavorare Accettare Di discutere i propri errori così come quelli degli altri, non per decidere chi sia colpevole ma per non commetterli più Accettare Che anche “gli altri” possono fare delle “cose belle” e dargliene atto COLLABORARE Significa: Capire che Il successo non è individuale ma dell’insieme Capire che “Gli altri” hanno problemi che se risolti contribuiscono al successo dell’insieme Capire che Competenza più umiltà fanno il “cocktail” vincente che ispira la fiducia degli “altri” RICONOSCERE LE EMOZIONI RICONOSCERE LE ASPETTATIVE Aspettative circa le motivazioni degli utenti (Negazione dell’alienazione) Aspettative di onnipotenza (Idealismo narcisistico) Aspettative di successo generalizzato (Negazione delle incompatibilità) Aspettative di successo immediato (Negazione dei lunghi periodi) Aspettative miracolose per se stessi Aspettative di controllo (Negazione della fantasmatica dell’utente) Aspettative di apprezzamento (Negazione dell’ostilità dell’utente) Aspettative di rapporto con l’utenza (Negazione della pianificazione) Aspettative di un ambiente nutritivo (Negazione delle dinamiche istituzionali) Aspettative di formazione permanente Aspettative di status (Negazione della quotidianità) CONTROTRANSFERT • Risposta emotiva dell’operatore sanitario all’utente • Totalità dei sentimenti vissuti dall’operatore sanitario nei confronti dell’utente • Legame tra i sentimenti personali di chi aiuta e i suoi concreti interventi e comportamenti professionali Rischi dell’operatore Lavora oltre il suo orario Desidera che l’utente e la famiglia si ritirino o si rivolgano ad altro servizio o li evita Perde obiettività Minaccia Si sente in colpa per la sua rabbia Arriva a desiderare che l’utente muoia Prova reazioni emotive intense o sentimenti inusuali (sentirsi intensamente irritati, avviliti, vulnerabili, sconvolti, distrutti, manovrati, logorati) Dimentica gli appuntamenti Perdere la pazienza Si sente assonnato, annoiato incapace di concentrarsi Descrive l’utente peggiore di quanto sia in realtà Trascura le paure e i bisogni del paziente Si aspetta troppo o troppo poco RUISCHIO DI BURN-OUT STILI DI COMPORTAMENTO QUATTRO STILI DI COMPORTAMENTO IO SONO OK TU SEI OK TU NON SEI OK IO NON SONO OK STILE ASSERTIVO STILE PASSIVO LE PERSONE HANNO RUOLI DIVERSI MA TUTTE HANNO UN “VALORE” LA PERSONA RINUNCIA AL SUO RUOLO. STILE AGGRESSIVO UNA PERSONA METTE L’ALTRA IN UNA POSIZIONE DI INFERIORITÀ. NEGA IL SUO “VALORE” LOGICA DISTRUTTIVA PERDITA RECIPROCA TIPOLOGIA DI COMPORTAMENTI RELAZIONALI • AGGRESSIVO: IO SONO OK, TU NON SEI OK. » IO UP - TU DOWN • PASSIVO: IO NON SONO OK, TU SEI OK » IO DOWN TU UP • ASSERTIVO. IO SONO OK, TU SEI OK » IO UP - TU UP COMPORTAMENTO AGGRESSIVO Chi adotta un comportamento aggressivo tende a imporsi, a dominare e a svalutare gli altri. Il comportamento aggressivo si basa su: • l'idea di aver sempre ragione, • la volontà di ottenere ciò che si vuole a tutti i costi, • l'indifferenza per i sentimenti altrui. COMPORTAMENTO AGGRESSIVO L’ OBIETTIVO dell’aggressivo è “vincere” attraverso un intimidazione,una svalutazione, un attacco nei confronti dell’altro LA COMUNICAZIONE NON VERBALE è caratterizzata da voce altezzosa, arrogante o sarcastica, sguardo penetrante e freddo, mani sui fianchi, dito puntato, mani serrate LA COMUNICAZIONE AGGRESSIVA crea conflitto, spaventa e inibisce o suscita a sua volta aggressività, crea ostacoli alla trasmissione e alla comprensione del messaggio COMPORTAMENTO AGGRESSIVO • • • • • • • • GENERALIZZA, USA STEREOTIPI: “SIETE TUTTI…” PERSONALIZZA. “LEI E’ UN…” USA PREGIUDIZI: “VI CONOSCO…”, “SO GIÀ DOVE VUOLE ARRIVARE…” MANIFESTA I PROPRI SENTIMENTI ATTACCANDO E ACCUSANDO L’ALTRO IMPONE PRETENDE MANIPOLA SCARICA LE RESPONSABILITÀ COMPORTAMENTO PASSIVO Chi adotta un comportamento passivo tende a subire, a essere dominato dagli altri. Il comportamento passivo si basa su: • l’ evitamento di ogni conflitto, il subire le situazioni, • la scarsa valutazione di sé, • la ricerca continua dell'approvazione da parte degli altri COMPORTAMENTO PASSIVO L’ OBIETTIVO della persona passiva è “subire”, dare sempre spazio e ragione all’altro, evitare responsabilità e conflitti, svalutandosi, lamentandosi, facendo la vittima, idealizzando gli altri LA COMUNICAZIONE NON VERBALE è caratterizzata da voce debole, esitante, sguardo abbassato, distolto, atteggiamento incurvato LA COMUNICAZIONE PASSIVA dà all’altro la possibilità di condurre la relazione a suo piacimento e svaluta il messaggio che non viene preso in considerazione dall’interlocutore COMPORTAMENTO PASSIVO • • • • • • • INVENTA SCUSE EVITA SITUAZIONI SPIACEVOLI E’ ASSENTE, SI DEFILA/EMARGINA, SFUGGE ALLE RESPONSABILITÀ REPRIME MANIFESTAZIONI DI DISSENSO, SENTIMENTI, BISOGNI RINUNCIA AI PROPRI DIRITTI SUBISCE RIMANDA I PROBLEMI INVECE DI RISOLVERLI COMPORTAMENTO ASSERTIVO Chi adotta un comportamento assertivo tende a collaborare, stabilendo relazioni paritarie. Il comportamento assertivo si basa su: • la gestione del conflitto cercando di individuare soluzioni condivise, • la valorizzazione di sé e dell’altro, COMPORTAMENTO ASSERTIVO L’ OBIETTIVO della persona assertiva è cooperare. Vincere insieme e entrambi. Non sacrificare la propria personalità, ne’ prevaricare quella dell’altro. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE è caratterizzata da: tono di voce fermo, caldo, ben modulato, sguardo diretto, aperto, franco, atteggiamento rilassato LA COMUNICAZIONE ASSERTIVA stabilisce una relazione paritaria e permette di comprendersi valorizzando i reciproci punti di vista COMPORTAMENTO ASSERTIVO • • • • DESCRIVE FATTI ACCADUTI, SI ATTIENE A DATI OBIETTIVI ARGOMENTA IN MODO ESPLICITO LE SUE RICHIESTE, MOTIVA SULLA BASE DI DATI E VINCOLI OBIETTIVI ESPRIME I PROPRI BISOGNI/RICHIESTE/SENTIMEN TI PARLANDO DI SE E NON DELL’ALTRO ESPRIME DISPONIBILITÀ ALLA RICERCA DI SOLUZIONI CHE SODDISFINO I DIRITTI/BISOGNI DELL’ALTRO NEL RISPETTO DEI DIRITTI/BISOGNI PROPRI COMPORTAMENTO ASSERTIVO • • • • DICE DI NO IN MODO NON AGGRESSIVO SENZA ATTACCARE L’ALTRO E MOTIVANDO/ARGOMENTAND O IN BASE A DATI E FATTI DICE DI NO FISSANDO ED ESPLICITANDO CON CALMA, MA FERMAMENTE, LIMITI PERSONALI INVALICABILI PUR DICENDO NO LASCIA APERTE ALTERNATIVE O POSSIBILITÀ FUTURE SI ASSUME LA RESPONSABILITÀ DEI SUOI ATTI COMPORTAMENTI E COMUNICAZIONI NEGOZIALI LOGICA COMPETITIVA E LOGICA NEGOZIALE • LOGICA • COMPETITIVA: IO VINCO, TU PERDI. (OBIETTIVO E’ SCONFIGGERE L’AVVERSARIO, MASSIMIZZANDO I PROPRI VANTAGGI) • LOGICA NEGOZIALE: • • IO VINCO, TU VINCI. (OBIETTIVO E’ SCONFIGGERE IL PROBLEMA RICERCANDO SOLUZIONI VANTAGGIOSE PER ENTRAMBE LE PARTI) LOGICA COMPETITIVA • • • • • • Obiettivo e’ sconfiggere la controparte Occorre interpretare il contesto per cogliere i rapporti di forza Si ricorre a tattiche emotive (finte emozioni, finte rotture, colpevolizzare, dilatare il tempo, stancare, aggredire) Si “squalifica” e attacca personalmente l’avversario per indebolirlo psicologicamente e metterlo in difficoltà Per essere pienamente efficace occorre che l’altro sia inconsapevole/ingenuo E’ poco efficace se tra la parti esiste una relazione continuativa PROBLEMI DELLA COMPETIZIONE • Provoca risentimento, ostilità, frustrazione • Non c’e’ motivazione nell’implementare le soluzioni • Richiede controllo e imposizione • Inibisce lo spirito di collaborazione • Inibisce la creativita e l’innovazione • Non produce soluzioni condivise e unitarie • Crea una spirale di attacchi e offensive reciproche LOGICA NEGOZIALE • • • • • • • Occorre prendere una decisione comune Obiettivo e’ risolvere il problema, non l’avversario E’ un sistema di interazioni sinergiche Occorre ridurre la differenza iniziale che esiste tra le parti Si ricerca un accordo vantaggioso/accettabile per le parti Oltre al “che cosa” si tratta e’ importante il “come” si tratta Sviluppa un rapporto basato sulla fiducia NEGOZIAZIONE E COMPETIZIONE IO VINCO TU VINCI RICERCA DEL VANTAGGIO RECIPROCO RICERCA DEL VANTAGGIO ALTRUI A DANNO PROPRIO LOGICA NEGOZIALE LOGICA RINUNCIATARIA SODDISFAZIONE DI BISOGNI/INTERESSI DI ENTRAMBI TU PERDI IO PERDO RICERCA DEL VANTAGGIO PROPRIO A DANNO ALTRUI LOGICA COMPETITIVA SODDISFAZIONE DEI PROPRI BISOGNI SODDISFAZIONE DI BISOGNI INTERESSI DELL’ALTRO LOGICA DISTRUTTIVA DANNO MIO DANNO TUO PERDIAMO ENTRAMBI PERCHÉ PUÒ ESSERE DIFFICILE NEGOZIARE • PROBLEMI DI INFORMAZIONI: LE PARTI HANNO INFORMAZIONI DIVERSE RISPETTO ALLA SITUAZIONE. NON SI CONOSCONO I RECIPROCI BISOGNI E VINCOLI • PROBLEMI DI PERCEZIONE: LE PARTI VEDONO IL PROBLEMA DA PUNTI DI VISTA DIVERSI. LE LOGICHE, GLI SCHEMI, LE “MAPPE MENTALI” SONO IN PARTENZA DIFFERENTI E PRODUCONO SCELTE OPERATIVE DIVERGENTI PERCHÉ PUÒ ESSERE DIFFICILE NEGOZIARE • PROBLEMI EMOTIVO RELAZIONALI: IL MODO IN CUI SI COMUNICA PUÒ CREARE CONFLITTI, GLI ATTEGGIAMENTI, LE POSIZIONI RELAZIONALI POSSONO PROVOCARE IRRIGIDIMENTI • PROBLEMI ORGANIZZATIVI, DI RUOLO: DIFFICOLTÀ AD ACCETTARE SOLUZIONI VISTE COME INCOMPATIBILI CON IL PROPRIO RUOLO. PREGIUDIZI PRESENTI NEI CONFRONTI DI UNA DELLE PARTI COMPORTAMENTI NEGOZIALI EFFICACI • INDIVIDUAZIONE DI UN METODO DI LAVORO COMUNE • FACILITARE L’ESPRESSIONE DI BISOGNI/INTERESSI. ASCOLTARE CON ATTENZIONE. ASCOLTARE IN MODO ATTIVO • CONSIDERARE I PUNTI DI VISTA DELL’ALTRO, RICONOSCERLI COME LEGITTIMI, NON SQUALIFICARE O BANALIZZARE • SFORZARSI DI TROVARE SOLUZIONI VANTAGGIOSE PER TUTTE LE PARTI COMPORTAMENTI NEGOZIALI EFFICACI • METTERSI NEI PANNI • ASCOLTARE E VALORIZZARE L’ALTRO PER CREARE UN CLIMA DI DISPONIBILITÀ AL CAMBIAMENTO • ATTENZIONE AL “COME” OLTRE CHE AL “COSA” COMUNICHIAMO: E’ QUESTO IL LIVELLO CHE DETERMINA LE RELAZIONI • CONSENTIRE DI “SFOGARSI”. ESSERE COMPRENSIVI VERSO LE EMOZIONI (NON NECESSARIAMENTE VERSO I MOTIVI OGGETTIVI DELLO SFOGO). NON ESSERE AGGRESSIVI PER EVITARE SPIRALI DI AGGRESSIONE RECIPROCA IL CONFLITTO Le 3 metafore legate al conflitto •Il conflitto come guerra (si tenta di annientare a tutti i costi il nemico) • Il conflitto come opportunità (si ricercano possibilità per risolvere situazioni di antagonismo) • Il conflitto come viaggio (si cerca un punto di incontro) Cosa significa Conflitto • Deriva dal latino confligere, ovvero, combattere • Sostantivo: combattimento, scontro armato • Figurato: urto, contrasto, opposizione Conflitto (in psicologia) Uno stato di tensione in cui un individuo si trova a trovarsi quando è sottoposto alla pressione di impulsi, bisogni e motivazioni contrastanti, a causa di una situazione creata da lui stesso o da terzi. Conflitto (in ambito Organizzativo) Un’incongruenza, una disfunzione, una divergenza che si manifesta attraverso sintomi o effetti negativi fra due o più parti di un sistema. Il Conflitto Nella nostra cultura la parola CONFLITTO è associata immediatamente ad immagini dolorose e sgradevoli. Fa pensare allo scontro, al disagio, al combattimento, allo spreco di energia nelle discussioni. Il Conflitto Difficilmente è associata all’opportunità offerta di creare conoscenza e apprendimento per e tra gli individui che ne prendono parte, all’occasione costruttiva di scambio e di crescita reciproca. Il Conflitto Il conflitto è in realtà un’esperienza comune, quotidiana e costante nella vita degli individui e dei gruppi. Allontanare il conflitto significa impedire ogni forma di elaborazione positiva. Il conflitto è un’occasione che può essere usata bene o male. I sintomi della presenza del conflitto • Le persone tendono ad evitarsi e diventano meno cooperative; • Voci e pettegolezzi sono più frequenti; • I membri del gruppo diventano impazienti e non si ascoltano tra loro; • Si formano delle fazioni; • Si scherza sempre meno; • Aumenta la tensione e l’ostilità è palese; La gestione costruttiva dei conflitti • • • • Intendiamo per costruttivi i modi di gestione del conflitto che: non mirano a distruggere o ledere l’avversario intendono mantenere aperti canali comunicativi promuovono soluzioni (dei problemi che sottostanno al conflitto) in grado di soddisfare i bisogni fondamentali di tutte le parti coinvolte ricerchino esiti sostenibili nel tempo (fino ad un cambiamento degli atteggiamenti di fondo) Conflitto e negoziazione Due persone in una biblioteca pubblica Litigano perché una vorrebbe tenere la Finestra spalancata e l’altra la vuole chiusa. La bibliotecaria interviene e chiede al Primo perché vuole la finestra aperta. Risposta: “Ho bisogno di aria fresca”. Chiede al Secondo perché la vuole chiusa: “Per evitare la corrente che mi fa venire i reumatismi”.La bibliotecaria ci pensa un po’e poi va a spalancare la finestra della stanza accanto: Così nella stanza ci sarà aria fresca senza corrente. Conflitto e negoziazione Due sorelle si contendono un’arancia. Alla fine della contesa convengono di Dividere il frutto. Una prende la sua metà,mangia la polpa e getta la buccia. L’altra invece butta la parte interna e usa la buccia per fare un dolce DIECI REGOLE PER GESTIRE UN CONFLITTO 1. AMMETTERE L’ESISTENZA DEL PROBLEMA: FAR FINTA DI NON VEDERLO PORTA SOLO AD ALTRE COMPLICAZIONI. E’ MEGLIO DISCUTERNE POCO DOPO IL SUO NASCERE PIUTTOSTO CHE ACCANTONARLO PER LUNGO TEMPO. 2. CONSIDERARE IL CONTRASTO COME UN PROBLEMA PER TUTTE LE PARTI IN CAUSA: ESSO DEVE ESSERE RISOLTO IN COLLABORAZIONE E NON CON L’IDEA DEL “SE IO VINCO TU PERDI”. 3. SCEGLIERE UN MOMENTO COMODO PER ENTRAMBI, SEDERSI E LAVORARE ALLA RISOLUZIONE DEL PROBLEMA. NON È CONSIGLIABILE INTRAPRENDERE QUESTO COMPITO IMMEDIATAMENTE DOPO LA COMPARSA DEL CONTRASTO (POCO DOPO DICE LA PRIMA REGOLA) E NELLO STESSO LUOGO IN CUI È COMPARSO. DIECI REGOLE PER GESTIRE UN CONFLITTO 4. DIMOSTRARE RISPETTO PER L’ALTRA PERSONA E PER LA SUA POSIZIONE; NON FARLA SENTIRE IN COLPA. SE L’ALTRO SI LAMENTA DI QUALCOSA, ASCOLTIAMOLO E FACCIAMOGLI CAPIRE CHE CI RENDIAMO CONTO DEL SUO STATO D’ANIMO. CIÒ NON SIGNIFICA CHE SIAMO D’ACCORDO O CHE FAREMO QUANTO RICHIESTO; LE DIVERGENZE NON SI RISOLVONO FINCHÉ NON SI COMPRENDE BENE IL PROBLEMA. 5. SE NON CI SI TROVA D’ACCORDO SU UN PUNTO POSSIAMO CRITICARE LE IDEE DELL’ALTRO, MA SENZA OFFENDERE LA PERSONA. INVECE DI “AGGREDIRE” È CONSIGLIABILE SPIEGARE QUELLO CHE DESIDERIAMO CHE SI FACCIA DI DIVERSO. DIECI REGOLE PER GESTIRE UN CONFLITTO 6. DISCUTERE IN MANIERA LEALE ED APERTA,NON DOBBIAMO NASCONDERE INFORMAZIONI, NÉ RAPPRESENTARE IN MODO DISTORTO LA NOSTRA POSIZIONE. E’ NECESSARIO EVITARE GLI INGANNI E LE BUGIE. 7. AFFRONTARE IL PROBLEMA DA EGUALI, CON EQUILIBRIO DELLE FORZE, NON MOSTRARE ATTEGGIAMENTI DI SFIDA PER SENTIRSI PIÙ FORTI. 8. DEDICARE MOLTO IMPEGNO NEL CHIARIRE LE RISPETTIVE POSIZIONI, E’ IMPORTANTE CHE CIASCUNO COMPRENDA L’ESATTA NATURA DEL CONTRASTO. DIECI REGOLE PER GESTIRE UN CONFLITTO 9. DICHIARARSI FLESSIBILI E DISPONIBILI A MODIFICARE LE NOSTRE POSIZIONI, FACCIAMOLO CAPIRE CON I FATTI. 10. METTERE A FUOCO I PUNTI IN COMUNE PIUTTOSTO CHE LE DIFFERENZE; PROVIAMO POI A SFRUTTARLI PER GIUNGERE AD UNA SOLUZIONE SODDISFACENTE PER ENTRAMBI. SE QUESTO NON È POSSIBILE, CI SI POTREBBE METTERE D’ACCORDO PER FARE QUELLO CHE DESIDERA L’ALTRO, PER UNA VOLTA E QUELLO CHE DESIDERIAMO NOI, LA VOLTA SUCCESSIVA; OPPURE CIASCUNO DEI DUE POTREBBE RINUNCIARE A QUALCOSA PER GIUNGERE AD UN COMPROMESSO ACCETTABILE. Una cassetta degli attrezzi Gli strumenti della comunicazione, che l’abile comunicatore dovrebbe portare costantemente con sé (dentro di sé) in modo da utilizzare quello opportuno per affrontare qualsiasi interazione L’importanza del feedback …Ovvero la ricevuta di ritorno utile per verificare la completezza del processo comunicativo. Efficacia comunicativa e assunzione di responsabilità da parte dell’emittente “hai capito?” o… “sono stato chiaro?” “Secondo me” • Quante volte ciascuno di noi apre la comunicazione di un suo pensiero attraverso semplici, ma fondamentali, formule come: ”secondo me”, “a mio parere”, “a mio avviso”, “io penso che”, “mi sembra che”, “io proporrei” • Ovvero, quante volte comunichiamo nostri sentimenti ed emozioni? E l’altro da me? • Pensiamo a tutte quelle frasi con cui scarichiamo la colpa sull’altro di sentimenti che riguardano noi: • “mi hai fatto arrabbiare” • invece di usare, • “mi sento arrabbiato”. Messaggio “io” • Molte delle difficoltà comunicative presenti nei differenti contesti, sono riconducibili anche alla scarsa (o nulla) abitudine di avviare lo scambio comunicativo partendo da se stessi piuttosto che puntando l’attenzione (e, frequentemente, il dito) sul nostro interlocutore. Spostando l’accento della comunicazione sull’emittente piuttosto che sul destinatario, si contribuisce a mantenere bassi i livelli di tensione relazionale ed eventuali conflittualità. Per una comunicazione efficace: Allenarsi a parlare in prima persona per esprimere proprie opinioni o sentimenti, da una parte, sottintende spirito critico e fiducia interiore (autostima ed autoefficacia) mentre, dall’altra, comunica al destinatario la piena responsabilità dell’emittente in ordine alla situazione e alla trasmissione dei messaggi Durante una riunione di lavoro: comunicazione inefficace comunicazione efficace • “In questo modo, non è possibile lavorare” • “Secondo me, potremmo provare a modificare il modo di lavorare” Un superiore ad un sottoposto… un collega ad un altro comunicazione inefficace comunicazione efficace • “ Tu non capisci niente!” • “Mi chiedo quale può essere il problema” Evitare dogmatismi Pur ribadendo la preziosità dei dogmi in alcuni ambiti, il loro uso nella comunicazione interpersonale contribuisce a generare distanza, oppressione, aggressione. • L’abile comunicatore cercherà di evitare, quanto più possibile, l’utilizzo di parole o frasi dogmatiche sforzandosi di parlare in prima persona e lasciando all’altro la possibilità di esprimere liberamente il suo pensiero in modo da garantire la continua apertura al dialogo reciproco • Durante una riunione di lavoro: comunicazione inefficace comunicazione efficace • “Bisogna procedere in questo modo” • “Ritengo che sia più opportuno procedere in questo modo” Non generalizzare • La generalizzazione può creare difficoltà negli scambi comunicativi fino alla palese aggressione da parte di chi non si sente riconosciuto in talune affermazioni né desidera che il generalizzatore di turno si assuma compiti non richiesti. Un caso tipico di questa modalità generalizzante • Un uomo, che si è fermato a scambiare due parole con la sua amica accompagnata dal figlio di undici anni, ad un certo punto, rivolgendosi al bambino, chiede: “Ho visto il circo in città. Ti piacerebbe andarci?”. “No, noi preferiamo piuttosto guardarlo in televisione”, risponde repentinamente la madre, lasciando un’espressione di tristezza sul volto dell’undicenne. L’abile comunicatore, avrà buona cura nell’evitare espressioni altisonanti e puramente astratte puntando al particolare e valorizzando la concretezza di ogni intervento proprio e altrui. Concretezza • La concretezza rende la comunicazione più efficace in quanto aiuta a centrare immediatamente il bersaglio che intendiamo raggiungere grazie al nostro intervento consentendo a chiunque ascolta, qualsiasi sia la sua estrazione sociale o formazione di base, di catturare immediatamente il pensiero comunicato La critica costruttiva secondo il modello ecologico della comunicazione interpersonale Chiedere permesso Essere concreti Descrivere i propri sentimenti Dare i propri suggerimenti Spiegare le ragioni dei propri suggerimenti Suggerimenti per una comunicazione efficace: • • • • • • • • • • Parlare in prima persona Evitare dogmatismi Non generalizzare Esprimere fatti e proposte concrete Differenziare le osservazioni dalle interpretazioni Evitare monopolizzazioni Evitare critiche negative Valorizzare gli interventi riconoscendo vantaggi e svantaggi Imparare a fare metacomunicazione Utilizzare efficacemente i livelli della comunicazione Non solo comunicare ma anche saper ascoltare … • • • • • • • • Suggerimenti per ben ascoltare: Eliminare i rumori Stare di fronte Guardarsi negli occhi Assumere una posizione rilassata Ritagliarsi tempi adeguati Registrare fedelmente la comunicazione Evitare di elaborare prematuramente la risposta da dare Non omettere né aggiungere Nessuno educa nessuno e neppure sé stesso: gli uomini si educano in comunione,attraverso la mediazione del mondo. Paulo Freire- Pedagogia degli oppressi Ogni giorno ricorderò di comunicare la mia gioia e la mia disperazione In modo che possiamo conoscerci meglio Ogni giorno rammenterò a me stesso di ascoltarvi veramente E di cercare di ascoltare il vostro punto di vista E di scoprire il modo meno minaccioso per esporvi il mio Ricordando che io e voi stiamo crescendo e cambiamo in cento modi diversi Ogni giorno rammenterò a me stesso che sono un essere umano E non pretenderò la perfezione da voi finché non sarò perfetto Pensando che dietro la malattia c’è sempre una persona….. Non si vede bene che con il cuore. L’ essenziale è invisibile agli occhi. Il piccolo principe (Saint-Exupéry A.) Grazie dell’attenzione Cell. 3402664223