il cup – codice unico di progetto: cerchiamo di capirne di più

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il cup – codice unico di progetto: cerchiamo di capirne di più
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IL CUP – CODICE UNICO DI PROGETTO:
CERCHIAMO DI CAPIRNE DI PIÙ
di Gennaro Manna e Gemma Gigli e Vittorio Pujia
Torniamo ad occuparci del CUP e del CIG, di questi due adempimenti che ultimamente
suscitano grande interesse all’interno delle Istituzioni Scolastiche, ed ogni tanto
comportano alcuni problemi operativi.L’argomentazione è stata formulata e portata
all’attenzione dei nostri lettori secondo il sistema delle FAQ (Frequently Asked
Questions - Domande Proposte Frequentemente) preparate da due autorevoli autori,
l’Arch. Gemma Gigli – Dirigente del Servizio II per la Gestione della banca dati del
Programma delle infrastrutture strategiche (PIS) e del sistema MIP/CUP – presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri – Roma, e l’ Ing. Vittorio Pujia – Progettista del
sistema MIP/CUP – presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Roma.
Il CUP: Cos’ è?
Il Codice Unico di Progetto (CUP) è una stringa alfanumerica a 15 posizioni, collegata in modo biunivoco
al corredo informativo di ogni “progetto di investimento pubblico”, cioè a ogni intervento in cui si articola la
“spesa per lo sviluppo”.
La spesa per lo sviluppo comprende la realizzazione e
la manutenzione straordinaria di infrastrutture, i programmi di formazione, i progetti di ricerca, la concessione di incentivi alle unità produttive, ecc. Il CUP non
è “parlante”, nel senso che è impossibile capire da questa
stringa di che tipo di progetto si tratta, o dove è localizzato, o chi è il soggetto responsabile, o le previsioni di costo e di finanziamento. Il corredo informativo è l’insieme
delle informazioni che caratterizzano l’intervento: sostanzialmente detto corredo comprende il nome del soggetto
responsabile, le caratteristiche dell’intervento, indicate
attraverso apposite classificazioni e una descrizione, la
sua localizzazione e gli importi di costo e finanziamento.
Comunicando via internet il corredo informativo, l’utente
attiva un algoritmo che produce il codice e lo rende imme-
diatamente disponibile all’utente stesso. Il CUP va chiesto quando il soggetto responsabile dell’intervento decide
di realizzarlo: il corredo informativo, sopra ricordato, “fotografa” questa decisione. A febbraio 2011 la banca dati
progetti CUP, consultabile da tutti gli utenti, è arrivata a
1 milione di codici, fra attivi e chiusi. Alla stessa data, nella
banca dati progetti erano registrati circa 16.000 soggetti
responsabili e 41.000 utenti.
A cosa serve?
Come accennato, il CUP serve a identificare ogni progetto di investimento pubblico: la normativa prevede
che sia riportato su tutti i documenti amministrativi e
contabili, cartacei e informatici relativi al progetto e nelle correlate banche dati.
Il progetto di investimento pubblico è diventato l’“unità di rilevazione” della spesa per lo sviluppo comune a
tutti i principali sistemi di monitoraggio: a partire dal
QSN 2007 2013, ad esempio, la banca dati Monitweb
richiede il CUP fra le informazioni obbligatorie per
l’acquisizione dei dati relativi all’evoluzione dei proget-
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La legge 3/2003 prevede il CUP, specificando
l’obbligo di richiederlo per tutti gli interventi
che rientrano nella spesa per lo sviluppo
ti cofinanziati con fondi comunitari. Del resto, questa è
la funzione base del CUP, dare certezza al collegamento fra un’informazione e il progetto cui si riferisce: per
questo il CUP nasce come mattone fondante del sistema
di Monitoraggio degli Investimenti Pubblici, MIP, in
fase di progettazione presso il Dipartimento per il coordinamento della politica economica della Presidenza del
Consiglio. Il MIP ha la funzione di acquisire (e rendere
disponibili a tutti i partecipanti) dati tempestivi e affidabili sull’evoluzione di ogni intervento che costituisce la
spesa per lo sviluppo, cioè – come detto - lavori pubblici,
formazione, ricerca, incentivi alle imprese, ecc.
Come si chiede?
Il CUP si chiede comunicando, via internet, ad uno specifico sito – ospitato presso quello del CIPE - il corredo
informativo del progetto. Oltre alla normale procedura di richiesta o di interrogazione “on line”, il sistema
CUP prevede anche modalità informatiche “avanzate”, sia per la richiesta di codici sia per l’interrogazione
della banca dati progetti. Sul sito sono disponibili informazioni relative a dette modalità. Perché un utente
possa collegarsi all’area del sito CUP in cui si opera per
richiedere un codice, deve essersi registrato al sistema,
cioè aver richiesto e ricevuto delle credenziali – user.
id e password – seguendo le indicazioni e rispettando
i criteri indicati nelle apposite sezioni del sito. Gli utenti possono ricorrere a un apposito servizio di help desk
per tutti i problemi che dovessero incontrare in fase sia
di registrazione al sistema sia di richiesta di codici o di
interrogazione della banca dati.
La normativa
La realizzazione del sistema MIP è prevista dalla legge 144/99: deve operare in coerenza con le esigenze del
CIPE e ha quindi finalità di conoscenza, in base alla
convinzione che una valida programmazione necessita di informazioni “tempestive e attendibili” su quanto
avviene sul territorio. La legge 3/2003 prevede il
CUP, specificando l’obbligo di richiederlo per tutti gli
interventi che rientrano nella spesa per lo sviluppo.
A queste due leggi fanno riferimento una serie di delibere CIPE, a partire dalla 143/2002, delibere che disciplinano alcune le modalità di richiesta e di uso del
CUP, altre i criteri e le logiche di progettazione del MIP.
Per quanto riguarda il CUP, va ricordato, ad esempio,
che una delibera – la citata 143/2002 - ha istituito la
Struttura di supporto CUP, con il compito di impostare e gestire i correlati applicativi e le banche dati,
e un’altra ha evidenziato che l’obbligo di richiesta del
codice vale anche per i casi di infrastrutture realizzate
con operazioni di finanza di progetto pure, cioè senza
finanziamenti pubblici.
Per il MIP, oltre a approvare un documento progettuale di base, cui aveva dato in precedenza la sua intesa la
Conferenza Stato Regioni, il CIPE ha esteso l’impegno
della Struttura di supporto CUP anche alla progettazione di questo sistema, fornendo due precise indicazioni,
oltre, ovviamente, quella di operare coerentemente con
il citato documento progettuale di base: la progettazione deve essere realizzata operando in stretto collegamento con altre amministrazioni, disponibili a partecipare a questa fase, con le quali vanno firmati appositi
protocolli; occorre lavorare per settori, partendo dai
lavori pubblici, cui sono stati poi aggiunti, ad oggi, gli
incentivi alle imprese, la ricerca e la formazione.
Nel sito MIP, nella parte accessibile a tutti, sono disponibili la normativa e i protocolli sin qui firmati.
La legge 136/2010, e le successive modifiche e integrazioni, ha previsto di utilizzare il CUP anche ai fini
della lotta alle infiltrazioni mafiose e al riciclaggio: in
sintesi, questa legge prevede che siano resi “tracciabili” i flussi finanziari che si generano lungo la filiera dei
fornitori interessati, ad esempio, alla realizzazione di
un’opera pubblica.
Questa tracciabilità si ottiene utilizzando una specifica strumentazione, che comprende – oltre, ad esempio, ai conti
correnti dedicati, ai bonifici bancari e al CIG, Codice Identificativo di Gara, quando disponibile – anche il CUP, se obbligatorio (cioè se si tratti di progetti di investimento pubblico).
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Il sistema CUP rende disponibile per ogni soggetto
responsabile la possibilità di delegare esplicitamente un
soggetto pubblico a richiedere i codici per suo conto
Le spese di gestione
e quelle di sviluppo
Per chiarire cosa si intende con “interventi di gestione”
e con “interventi di sviluppo”, ai fini dell’applicazione
delle leggi n. 3/2003 e, anche, n. 136/2010 (come modificata dalla legge 217/2010), occorre osservare che la
distinzione suddetta deve tener presente il fatto che:
- un intervento di sviluppo, cioè un “progetto di
investimento pubblico”, può comprendere anche
“spese di gestione” o “spese di parte corrente” (esempio: compensi a personale);
- un intervento di gestione, o di funzionamento, può
comprendere anche “spese in conto capitale” (esempio:
sostituzione di un computer per rottura del disco fisso).
Quindi, occorre sempre “osservare” non tanto la spesa
ma il suo obiettivo, il contesto in cui si inquadra, e desumere se detta spesa costituisce, o fa parte, di un progetto di investimento pubblico. E, quindi, se va indicato il
CUP sui documenti ad essa relativi.
Le spese che rientrano nell’area dello sviluppo sono
quelle che:
- in genere, fanno capo a progetti di investimento
pubblico,
- sono quasi sempre finanziate con risorse pubbliche,
- sono realizzate con risorse finanziarie derivanti da
concessioni (esempio: lavori pubblici realizzati con
operazioni di finanza di progetto “pura”);
- in particolare, ad esempio;
- apportano miglioramenti funzionali o strutturali
all’Ente che ha deciso di realizzarli, e alla sua capacità
di produrre servizi;
- aumentano il patrimonio dell’Ente interessato o del Paese;
- sono finanziate con risorse comunitarie o con fondi FAS.
Le spese che rientrano nell’area della gestione sono
tutte quelle occorrenti a consentire il funzionamento
“ordinario” dell’ENTE e che non rientrano in “progetti di investimento pubblico”.
La manutenzione della banca dati
Il valore di una banca dati è funzione della qualità delle informazioni presenti: premesso che un CUP è valido e utilizzabile anche se il suo corredo informativo
contiene delle imprecisioni o degli errori, la Struttura
di supporto CUP è impegnata in una importante attività cosiddetta di “manutenzione del sistema indice”,
che è finalizzata a trovare e correggere le imprecisioni
e gli errori su ricordati.
L’analisi dei corredi informativi, forniti dagli utenti, è
svolta con particolare attenzione alle informazioni che
il sistema MIP recepisce per identificare e descrivere il progetto, informazioni che – fra l’altro – devono
essere chiare e facilmente comprensibili: se alcuni dei
relativi dati appaiono meritevoli di approfondimento
o richiedono una correzione, la Struttura di supporto
prende contatto con l’utente che ha richiesto il codice,
e propone modifiche e correzioni fino ad arrivare a un
corredo “condiviso”.
Il concentratore
Fra le facoltà che il sistema CUP rende disponibili agli
utenti c’è quella per cui ogni soggetto responsabile
può delegare esplicitamente un soggetto pubblico
a chiedere i codici per suo conto. Premesso che an-
che per questo argomento sono disponibili sul sito del
MIP le necessarie informazioni, è comunque opportuno
ribadire alcuni principi base che caratterizzano questa
facoltà.
Il delegato deve essere un soggetto pubblico.
Anche in caso di delega, la responsabilità della richiesta
del CUP e dei dati che compongono il corredo informativo rimane in testa al soggetto che realizza il progetto.
La delega deve essere esplicita e indicare sia gli eventuali limiti (per esempio la delega può essere valida solo
per progetti di formazione, o per interventi finanziati
con una certa legge, o per un certo periodo di tempo,
ecc) sia il nome dell’utente di riferimento.