il cup – codice unico di progetto: cerchiamo di capirne di più
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il cup – codice unico di progetto: cerchiamo di capirne di più
27 IL CUP – CODICE UNICO DI PROGETTO: CERCHIAMO DI CAPIRNE DI PIÙ di Gennaro Manna e Gemma Gigli e Vittorio Pujia Torniamo ad occuparci del CUP e del CIG, di questi due adempimenti che ultimamente suscitano grande interesse all’interno delle Istituzioni Scolastiche, ed ogni tanto comportano alcuni problemi operativi.L’argomentazione è stata formulata e portata all’attenzione dei nostri lettori secondo il sistema delle FAQ (Frequently Asked Questions - Domande Proposte Frequentemente) preparate da due autorevoli autori, l’Arch. Gemma Gigli – Dirigente del Servizio II per la Gestione della banca dati del Programma delle infrastrutture strategiche (PIS) e del sistema MIP/CUP – presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Roma, e l’ Ing. Vittorio Pujia – Progettista del sistema MIP/CUP – presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Roma. Il CUP: Cos’ è? Il Codice Unico di Progetto (CUP) è una stringa alfanumerica a 15 posizioni, collegata in modo biunivoco al corredo informativo di ogni “progetto di investimento pubblico”, cioè a ogni intervento in cui si articola la “spesa per lo sviluppo”. La spesa per lo sviluppo comprende la realizzazione e la manutenzione straordinaria di infrastrutture, i programmi di formazione, i progetti di ricerca, la concessione di incentivi alle unità produttive, ecc. Il CUP non è “parlante”, nel senso che è impossibile capire da questa stringa di che tipo di progetto si tratta, o dove è localizzato, o chi è il soggetto responsabile, o le previsioni di costo e di finanziamento. Il corredo informativo è l’insieme delle informazioni che caratterizzano l’intervento: sostanzialmente detto corredo comprende il nome del soggetto responsabile, le caratteristiche dell’intervento, indicate attraverso apposite classificazioni e una descrizione, la sua localizzazione e gli importi di costo e finanziamento. Comunicando via internet il corredo informativo, l’utente attiva un algoritmo che produce il codice e lo rende imme- diatamente disponibile all’utente stesso. Il CUP va chiesto quando il soggetto responsabile dell’intervento decide di realizzarlo: il corredo informativo, sopra ricordato, “fotografa” questa decisione. A febbraio 2011 la banca dati progetti CUP, consultabile da tutti gli utenti, è arrivata a 1 milione di codici, fra attivi e chiusi. Alla stessa data, nella banca dati progetti erano registrati circa 16.000 soggetti responsabili e 41.000 utenti. A cosa serve? Come accennato, il CUP serve a identificare ogni progetto di investimento pubblico: la normativa prevede che sia riportato su tutti i documenti amministrativi e contabili, cartacei e informatici relativi al progetto e nelle correlate banche dati. Il progetto di investimento pubblico è diventato l’“unità di rilevazione” della spesa per lo sviluppo comune a tutti i principali sistemi di monitoraggio: a partire dal QSN 2007 2013, ad esempio, la banca dati Monitweb richiede il CUP fra le informazioni obbligatorie per l’acquisizione dei dati relativi all’evoluzione dei proget- 28 La legge 3/2003 prevede il CUP, specificando l’obbligo di richiederlo per tutti gli interventi che rientrano nella spesa per lo sviluppo ti cofinanziati con fondi comunitari. Del resto, questa è la funzione base del CUP, dare certezza al collegamento fra un’informazione e il progetto cui si riferisce: per questo il CUP nasce come mattone fondante del sistema di Monitoraggio degli Investimenti Pubblici, MIP, in fase di progettazione presso il Dipartimento per il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio. Il MIP ha la funzione di acquisire (e rendere disponibili a tutti i partecipanti) dati tempestivi e affidabili sull’evoluzione di ogni intervento che costituisce la spesa per lo sviluppo, cioè – come detto - lavori pubblici, formazione, ricerca, incentivi alle imprese, ecc. Come si chiede? Il CUP si chiede comunicando, via internet, ad uno specifico sito – ospitato presso quello del CIPE - il corredo informativo del progetto. Oltre alla normale procedura di richiesta o di interrogazione “on line”, il sistema CUP prevede anche modalità informatiche “avanzate”, sia per la richiesta di codici sia per l’interrogazione della banca dati progetti. Sul sito sono disponibili informazioni relative a dette modalità. Perché un utente possa collegarsi all’area del sito CUP in cui si opera per richiedere un codice, deve essersi registrato al sistema, cioè aver richiesto e ricevuto delle credenziali – user. id e password – seguendo le indicazioni e rispettando i criteri indicati nelle apposite sezioni del sito. Gli utenti possono ricorrere a un apposito servizio di help desk per tutti i problemi che dovessero incontrare in fase sia di registrazione al sistema sia di richiesta di codici o di interrogazione della banca dati. La normativa La realizzazione del sistema MIP è prevista dalla legge 144/99: deve operare in coerenza con le esigenze del CIPE e ha quindi finalità di conoscenza, in base alla convinzione che una valida programmazione necessita di informazioni “tempestive e attendibili” su quanto avviene sul territorio. La legge 3/2003 prevede il CUP, specificando l’obbligo di richiederlo per tutti gli interventi che rientrano nella spesa per lo sviluppo. A queste due leggi fanno riferimento una serie di delibere CIPE, a partire dalla 143/2002, delibere che disciplinano alcune le modalità di richiesta e di uso del CUP, altre i criteri e le logiche di progettazione del MIP. Per quanto riguarda il CUP, va ricordato, ad esempio, che una delibera – la citata 143/2002 - ha istituito la Struttura di supporto CUP, con il compito di impostare e gestire i correlati applicativi e le banche dati, e un’altra ha evidenziato che l’obbligo di richiesta del codice vale anche per i casi di infrastrutture realizzate con operazioni di finanza di progetto pure, cioè senza finanziamenti pubblici. Per il MIP, oltre a approvare un documento progettuale di base, cui aveva dato in precedenza la sua intesa la Conferenza Stato Regioni, il CIPE ha esteso l’impegno della Struttura di supporto CUP anche alla progettazione di questo sistema, fornendo due precise indicazioni, oltre, ovviamente, quella di operare coerentemente con il citato documento progettuale di base: la progettazione deve essere realizzata operando in stretto collegamento con altre amministrazioni, disponibili a partecipare a questa fase, con le quali vanno firmati appositi protocolli; occorre lavorare per settori, partendo dai lavori pubblici, cui sono stati poi aggiunti, ad oggi, gli incentivi alle imprese, la ricerca e la formazione. Nel sito MIP, nella parte accessibile a tutti, sono disponibili la normativa e i protocolli sin qui firmati. La legge 136/2010, e le successive modifiche e integrazioni, ha previsto di utilizzare il CUP anche ai fini della lotta alle infiltrazioni mafiose e al riciclaggio: in sintesi, questa legge prevede che siano resi “tracciabili” i flussi finanziari che si generano lungo la filiera dei fornitori interessati, ad esempio, alla realizzazione di un’opera pubblica. Questa tracciabilità si ottiene utilizzando una specifica strumentazione, che comprende – oltre, ad esempio, ai conti correnti dedicati, ai bonifici bancari e al CIG, Codice Identificativo di Gara, quando disponibile – anche il CUP, se obbligatorio (cioè se si tratti di progetti di investimento pubblico). 29 Il sistema CUP rende disponibile per ogni soggetto responsabile la possibilità di delegare esplicitamente un soggetto pubblico a richiedere i codici per suo conto Le spese di gestione e quelle di sviluppo Per chiarire cosa si intende con “interventi di gestione” e con “interventi di sviluppo”, ai fini dell’applicazione delle leggi n. 3/2003 e, anche, n. 136/2010 (come modificata dalla legge 217/2010), occorre osservare che la distinzione suddetta deve tener presente il fatto che: - un intervento di sviluppo, cioè un “progetto di investimento pubblico”, può comprendere anche “spese di gestione” o “spese di parte corrente” (esempio: compensi a personale); - un intervento di gestione, o di funzionamento, può comprendere anche “spese in conto capitale” (esempio: sostituzione di un computer per rottura del disco fisso). Quindi, occorre sempre “osservare” non tanto la spesa ma il suo obiettivo, il contesto in cui si inquadra, e desumere se detta spesa costituisce, o fa parte, di un progetto di investimento pubblico. E, quindi, se va indicato il CUP sui documenti ad essa relativi. Le spese che rientrano nell’area dello sviluppo sono quelle che: - in genere, fanno capo a progetti di investimento pubblico, - sono quasi sempre finanziate con risorse pubbliche, - sono realizzate con risorse finanziarie derivanti da concessioni (esempio: lavori pubblici realizzati con operazioni di finanza di progetto “pura”); - in particolare, ad esempio; - apportano miglioramenti funzionali o strutturali all’Ente che ha deciso di realizzarli, e alla sua capacità di produrre servizi; - aumentano il patrimonio dell’Ente interessato o del Paese; - sono finanziate con risorse comunitarie o con fondi FAS. Le spese che rientrano nell’area della gestione sono tutte quelle occorrenti a consentire il funzionamento “ordinario” dell’ENTE e che non rientrano in “progetti di investimento pubblico”. La manutenzione della banca dati Il valore di una banca dati è funzione della qualità delle informazioni presenti: premesso che un CUP è valido e utilizzabile anche se il suo corredo informativo contiene delle imprecisioni o degli errori, la Struttura di supporto CUP è impegnata in una importante attività cosiddetta di “manutenzione del sistema indice”, che è finalizzata a trovare e correggere le imprecisioni e gli errori su ricordati. L’analisi dei corredi informativi, forniti dagli utenti, è svolta con particolare attenzione alle informazioni che il sistema MIP recepisce per identificare e descrivere il progetto, informazioni che – fra l’altro – devono essere chiare e facilmente comprensibili: se alcuni dei relativi dati appaiono meritevoli di approfondimento o richiedono una correzione, la Struttura di supporto prende contatto con l’utente che ha richiesto il codice, e propone modifiche e correzioni fino ad arrivare a un corredo “condiviso”. Il concentratore Fra le facoltà che il sistema CUP rende disponibili agli utenti c’è quella per cui ogni soggetto responsabile può delegare esplicitamente un soggetto pubblico a chiedere i codici per suo conto. Premesso che an- che per questo argomento sono disponibili sul sito del MIP le necessarie informazioni, è comunque opportuno ribadire alcuni principi base che caratterizzano questa facoltà. Il delegato deve essere un soggetto pubblico. Anche in caso di delega, la responsabilità della richiesta del CUP e dei dati che compongono il corredo informativo rimane in testa al soggetto che realizza il progetto. La delega deve essere esplicita e indicare sia gli eventuali limiti (per esempio la delega può essere valida solo per progetti di formazione, o per interventi finanziati con una certa legge, o per un certo periodo di tempo, ecc) sia il nome dell’utente di riferimento.