Amore e minacce di morte: le lettere del bandito Derosas.

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Amore e minacce di morte: le lettere del bandito Derosas.
Amore e minacce di morte: le lettere del bandito Derosas.
Lettere autografe del bandito Francesco Derosas (noto «Cicciu») spedite nell’inverno del 1893
contenenti alcune minacce di morte riferite a persone di Usini e di Sassari. Tra esse alcune lettere
destinate a Franceschina Cocco, amante del latitante.
Il Derosas nacque ad Usini nel 1861. Rimasto senza padre a 17 anni, fa il contadino e il bracciante a
giornata. In seguito si schiera con una delle due fazioni nelle quali è diviso il paese e commette a
20 anni il suo primo omicidio. Scarcerato nel 1891, ritorna a Usini, ma il 4 novembre uccide nelle
vie del paese (usando fucile, pistola e coltello) quattro dei testimoni del primo processo. Diviene
latitante presso le campagne di Cossoine, dove commette un altro omicidio. Nel 1892 conosce il
latitante di Bonorva Giovanni Angius (noto «Pera Zuanne») ed insieme uccidono nell’agosto di
quell'anno il popolare poeta Paolo Mossa. Perseguitati dalla taglia di 8000 lire su ciascuno,
uccidono ancora. Nella sua carriera Derosas commetterà 18 omicidi, numerosi furti, estorsioni e
varie minacce. Il 29 maggio 1894 una pattuglia di venti carabinieri arresta (a Setti Funtani, presso
Sassari) i due banditi dopo un drammatico conflitto nel quale rimane ucciso il maresciallo Vittorio
Audisio. I due criminali sono condannati all’ergastolo. L’ex latitante di Usini trascorrerà gli ultimi
anni in una cella presso il penitenziario di Santo Stefano, nell’isola d’Elba. Si ignora la data della sua
scomparsa.
Ittiri 4 febbraio 1893.
«Cara Madre, forse sarà il mio ritorno da Usini in uno dei tre giorni di carnevale state attenti se ci
sono pochi Carabinieri che forse verrò col mio compagno Angius di Bonorva e prima che noi
veniamo verrà l’amico del Biosa Giovanni Andrea, perché ci troviamo spesso in casa sua, da venerdì
sera che siamo partiti da Usini state attenti, come stiamo attenti noi, non fate passare niente a
nessuno in questi giorni porterò io una trappola al signor Virdis, al signor Merlino […] in seguito si
farà pure vittima compagna di loro la mia cara Franceschina e quella poi sarà meglio di quelle
prime. Fate silenzio, me ne servirò a mio piacere me ne godrò poi la pagherò con la mia rivoltella e
quando sarò cadavere le toglierò le poppe e le chiome e me le porterò meco per una sua memoria.
State attenti che non vengano queste quattro vittime a conoscenza che quanto presto
diventeranno. Vi farò sapere qualche cosa, e non fate sapere niente a questa perché è tutto meglio
che si trovino in festa per il carnevale. Preparate a casa di Ciccia Beppe delle salciccie, fate dei
maccheroni, che pranzeremo in casa sua. Partite per Sassari e mi porterete ciò che venerdì vi
raccomanderò. Ditelo a Giò. Salvatore che stia all’ordine, a donna Giovanna Maria che prepari Lire
100, che venerdì le ho raccomandato se avvertirete tutti i miei parenti mettendo da parte la
famiglia del prete e mi porterete la risposta ai contorni di Selighentosu che mi troverò la se non ci
sono i carabinieri, e lo direte a Girolamo e Michele con grande segretezza. Attendete la mia venuta
che il rosso diventerà nero e il nero diventerà rosso. Vi saluto tutti e sono il vostro Derosas
Francesco».
(Segue)
Ittiri 3 marzo 1893.
«Stimatissima Franceschina, ecco, è venuto il momento di dichiararmi a te chiunque io sia come
mi scrivi nella tua cara lettera. Non sei tu sola che provasti gioia sono io compagno di tanta gioia la
quale provai nel sentire proferire quelle prime parole […] e non sai quanta gioia provai quando
lessi quelle prime frasi della tua lettera, pare stata dal cielo consigliata a proferire simili parole,
benedetto colui che ti guida alla vera perfezione […] Dunque cara devi pregare spesso e ringraziare
il Signore Iddio come tu mi ài scritto non aver paura, state tutti due tranquilli, state tranquilli che
per me vivrete molti anni, però state attenti per carità, non nominate il mio nome, voglio che per
me allontani tutti i cativi pensieri, sta felice […] Guardati di non manifestare a nessuno ciò che in
questa lettera si trova scritto […] se tu ti decidi di rispondermi suggella bene la lettera, e
consegnala alla persona che ti ha consegnato la mia. […] Ti saluto, ti saluto e basta così, addio…
non impaurirti, non impaurirti».
ARCHIVIO DI STATO DI SASSARI, Tribunale civile e penale di Sassari, Corte d’Assise, b. 142, fasc. 5, carte sciolte.
F. FRESI 2007, Derosas Francesco, in La Grande Enciclopedia della Sardegna, vol. 3, a cura di F. FLORIS, Sassari, p. 408.