I Luoghi dell`Amore

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I Luoghi dell`Amore
I Luoghi
dell’Amore
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Via Goethe 3, tel. 0471 973 938
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Due itinerari particolari
Un viaggio nei sentimenti, fatto di tappe inconsuete, per
recuperare l’attenzione verso le piccole cose, riscoprendo
grandi emozioni.
La fontana dove si chiede a Dio la fertilità, le mura dove da
secoli si incidono promesse di amore, le strade del piacere,
amori conquistati, amori sofferti: questi ed altri sono i luoghi del cuore. Un itinerario di appunti. Suggestioni che si
riappropriano del tempo.
Nelle vesti di moderni esploratori percorreremo posti che
hanno fatto la storia della città. Ma li guarderemo attraverso una lente particolare: quella dell’amore.
L’amore nelle sue svariate forme, da quelle sacre a quelle più
terrene. Con un pizzico di proibito.
L’itinerario prevede due tragitti
Via Maso della Pieve 7b, tel. 0471 251 149
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Azienda di Soggiorno e Turismo
Piazza Walther 8, 39100 Bolzano, T 0471 307 000, F 0471 980 128
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Il centro storico e Castel Roncolo
Il primo, partendo dal cuore della città, piazza Walther,
è un percorso per botteghe, palazzi e vecchie strade. Lo
storico Hotel Città, Palais Campofranco e i suoi racconti
d’amore che ci conducono nella cripta del Duomo, il Palazzo
Mercantile con il fasto delle sue sale, l’Antico Municipio;
e ancora gli struggenti sottopassaggi, via della Roggia
e via Conciapelli, luoghi di amori proibiti, le dame e i
cavalieri della Residenza Schrofenstein, la passeggiata del
Lungo Talvera, il fascino di Castel Mareccio. Fino ad arrivare,
all’imbocco della Val Sarentina, a Castel Roncolo.
Il Virgolo e Castel Flavon
Il secondo è un cammino nella natura che si estende sulle
pendici del Colle, a sud della città. Abbandoniamo il centro, per incamminarci verso Aslago. Alzando lo sguardo, alla
nostra sinistra, il colle del Virgolo, un luogo abitato fin dai
tempi preistorici e che conserva, ancora oggi, un fascino
e una spiritualità del tutto particolari. Il nostro viaggio
ci porterà alla scoperta delle leggende e delle speranze
racchiuse nella Chiesa del Calvario e della piccola chiesa
romanica di San Vigilio. Poco più in là, raggiungibile anche
a piedi, Castel Flavon. Ma lungo questo ideale percorso
non possiamo dimenticare la chiesetta di Santa Geltrude.
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Il centro storico e Castel Roncolo
1 Piazza Walther
2 Palais Campofranco
3 Cripta del Duomo
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5 Piazza della Mostra
6 Museo Civico
7 Museo Mercantile
8 Casa Troilo
9 Antico Municipio
10 Via della Roggia
11 Via Conciapelli
12 Residenza Schrofenstein
13 Castel Mareccio
14 Castel Roncolo
Il Virgolo e Castel Flavon
1 Piazza Walther
2 Chiesa del Santo Sepolcro
3 Chiesa di San Vigilio
4 Chiesetta di Santa Geltrude
5 Castel Flavon
Il centro storico e
Castel Roncolo
PALAIS CAMPOFRANCO
Il punto di partenza per il primo itinerario è fissato,
idealmente, in piazza Walther.
Davanti a noi, tenendo il Duomo sulla sinistra, troviamo
Palais Campofranco.
La storia racconta di un uomo e di una donna che si
amarono a discapito di tutte le convenzioni e le costrizioni sociali.
Siamo nei primi decenni dell’800, lei è Leopoldina
Josefa Hoffmann ed è una cantante d’opera. Lui è
Enrico, figlio dell’arciduca Ranieri d’Austria, viceré
del Lombardo-Veneto, e dell’arciduchessa Elisabetta
d’Austria, sorella di re Carlo Alberto di Savoia.
I due giovani si conoscono a Graz. Enrico, impegnato
in una brillante carriera militare, Leopoldina, “star” al
Teatro dell’Opera. Tra i due scocca la scintilla. È un grandissimo amore ma inaccettabile per le convenzioni e
la rigida etichetta dell’epoca. Leopoldina non è considerata all’altezza del rango nobiliare. Viene impiegata
ogni strategia per impedire il matrimonio, ma senza
successo. Enrico è disposto a tutto. Nel 1866, lui si congeda dal servizio attivo, lei lascia il Teatro. Il 4 febbraio
1868, in gran segreto, si sposano a Bolzano, nella
cappella del palazzo arciducale (divenuto in seguito
Palais Campofranco). L’Imperatore, per ritorsione, spoglia Enrico di ogni suo bene, del grado militare e di
tutti i titoli onorifici.
PALAIS CAMPOFRANCO
I due giovani lasciano la città per trasferirsi a Lucerna.
Solo quattro anni più tardi, dopo la nascita della figlia
Maria Raineria, l’Imperatore “perdona” Enrico restituendogli blasone, titoli e onorificenze. Così nel 1872
l’intera famiglia ritorna a Bolzano e Leopoldina, elevata
al rango nobiliare, nel 1878 diventa baronessa.
Il destino li unirà fino alla fine. Nel 1891, durante un
soggiorno a Vienna, si ammalano di polmonite. Moriranno insieme, la stessa notte. Enrico e Leopoldina ora
riposano uno accanto all’altra nella cripta del Duomo
di Bolzano.
Palais Campofranco è il luogo che accolse le vite dei
tenaci amanti, e, pensando a loro, entriamo nel giardino interno, attraverso i grandi portali. Da qui si sale
sulla splendida terrazza, che domina piazza Walther.
Costruita nel 1912, in parte andò distrutta nella seconda
guerra mondiale. Ricostruita dopo il conflitto, solo in
tempi molto recenti è stata ristrutturata e riaperta in
alcune occasioni al pubblico. È un posto incantevole,
una postazione privilegiata, da dove è possibile ammirare all’orizzonte lo Sciliar e il Catinaccio.
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CRIPTA DEL DUOMO
Andiamo ora nella cripta del Duomo, sulla tomba di
Leopoldina e Enrico. Qui si intreccia un altra storia
d’amore. Quella dell’arciduca Ranieri e dell’arciduchessa
Elisabetta di Savoia, padre e madre di Enrico.
Il loro fu un matrimonio combinato per saldare i vincoli
fra la Casate dei Savoia e degli Asburgo. I giovani sposi
si conobbero il giorno delle nozze, celebrate a Praga,
il 28 maggio 1820. Ranieri trovò bellissima la giovane
Elisabetta. Scrisse di lei il principe di Metternich nelle
sue memorie: “Il matrimonio dell’Arciduca Ranieri con la
Principessa di Carignano ha avuto luogo oggi. La sposa
è meravigliosamente bella. È alta una mezza testa più
di me, cosa che non le impedisce di avere un aspetto
grazioso. Il volto è improntato a notevole nobiltà”. Ne
elogiò le fattezze e i suoi “lunghi e languidi occhi”. Solo
un neo: “Era priva di fascino”. La bellezza e la dolcezza di
Elisabetta fecero sì che un matrimonio politico si
trasformasse in matrimonio d’amore e l’arciduca ebbe
per lei un affetto che non mutò nel tempo.
Il 2 luglio del 1820 Elisabetta e Ranieri, quest’ultimo
diventato viceré, arrivano a Milano, in carrozza di gran
gala, ossequiati dalle autorità. La giovane sposa piace
molto ai milanesi, ma gli eventi della storia la travolgeranno. Seguono anni difficili, di lotte e di rivolte.
Milano, l’Europa, è tutto un fermento. Arriviamo al
1848. L’odio contro gli austriaci porta alle “Cinque giornate di Milano”. Il viceré Ranieri, con la moglie e con i
tre figli Leopoldo, Ranieri e Enrico, fuggono dalla città
CRIPTA DEL DUOMO
per rifugiarsi a Bolzano. Qui vissero quasi sempre
appartati nella loro casa, Palais Campofranco.
Pochi anni dopo, in una notte di gennaio del 1853, a
causa di un’infiammazione polmonare, Ranieri muore
nelle braccia della moglie. Nessuno dei figli è presente.
Elisabetta visse il dramma e le tensioni del suo tempo: invisa ai milanesi perché “è la sposa dell’uomo
stranier”, abbandonata dai figli e dalla corte imperiale
perché italiana.
Sopraffatta da amori contrapposti (da una parte i figli,
il marito, e gli Asburgo; dall’altra il fratello, i nipoti, e i
Savoia), scelse di ritirarsi a vita privata.
È in questi anni che si dedicherà a opere di carità, aiutando orfani e giovani donne. Fu lei a fondare l’Istituto
di via Roggia affidato alle Suore di Carità e l’attuale
Elisabethinum di via Castel Roncolo. A lei si deve la fondazione del Rainerum, in onore del marito, l’arciduca
Ranieri.
In un freddo giorno di dicembre si ammala. Si spegne a
Natale del 1856. Morì sola e venne presto dimenticata.
Maria Elisabetta di Savoia riposa nella cripta del
Duomo assieme al suo consorte, Ranieri, a suo figlio
Enrico e a Leopoldina.
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PIAZZA WALTHER
Ritorniamo in piazza Walther, per una sosta al Stadt
Hotel Città, nel salotto buono di Bolzano. Un tempo
l’edificio e l’area dove oggi c’è la piazza, appartenevano prima alla Curia, poi allo Stato di Baviera. La grande
casa ospitava uffici, la piazza era invece terreno
coltivato. Solo nel 1808 il Comune di Bolzano li acquista
(al prezzo di 3.000 fiorini), con un vincolo. Trasformare
quello che era un grande vigneto, in un luogo di incontro e di passeggio per la città. Fu così, che nel tempo,
divenne via via, la piazza che ora vediamo. L’edificio che
ospita l’hotel fu, per tutto l’800, la sede della scuola
femminile cittadina e si sviluppava su due piani. Solo
agli albori del secolo scorso alzato di un livello, divenne
un albergo. Il suo nome rivela la proprietà, Stadt Hotel
(Hotel della città, ovvero del Comune).
Oggi il locale con la sua atmosfera, ricorda i bar della
vecchia Europa. Invita a ore di relax e pace, sorseggiando un buon caffè, leggendo una rivista (ben 32 quotidiani tra nazionali e internazionali). Ufficialmente non
ha mai svolto funzioni se non mercantili, ma la sua
storia è stretta a doppio filo a questa città. È legata al
piacere dell’incontro e all’amore per l’arte, che sia prosa
o musica. A cavallo del 1959–60, ospitò, nel Salone del
Caminetto, la stagione teatrale del “Carrozzone” di
Fantasio Piccoli. Diventando per quell’anno, a tutti gli
effetti, un piccolo teatro (120 posti) per la città. Bolzano, aveva perduto sotto i bombardamenti della guerra
il suo Teatro Verdi, che ancora non era stato ricostruito.
PIAZZA WALTHER
Per l’Hotel, seguono anni di feste, di balli, appuntamenti fissi nei fine settimana. C’è la voglia di divertirsi, di
incontrarsi. Una delle due cucine, la più grande, serve
unicamente per preparare pizzette e stuzzichini per gli
aperitivi.
Numerosi sono gli ospiti illustri: sportivi, attori, artisti, politici, ne ricordiamo uno per tutti. Su un vecchio
libro delle firme, conservato con amore dalla precedente direttrice dell’Hotel, la signora Gabriella Benvenuti,
spicca l’autografo del mitico “papà di Topolino”, Walt
Disney, passato nel 1957 con la sua famiglia. Accanto a
Disney, la firma di Gino Latilla, il “cantante della radio”
degli anni Cinquanta.
C’è anche un messaggio galante, sempre di quegli
anni, datato 21/6/57: “Vorrei dire qualcosa anche alla
gentile signora della direzione… ma non posso, c’è mia
moglie.” Chissà chi era la gentile signora?
Oggi, nelle sue sale, veniamo sedotti dal vento della
musica. Sulle pareti grandi immagini ci parlano
dell’amore che quest’arte può scatenare. Sono immagini, flash, istantanee, tra spartiti e bacchette. Vladimir
Ashkenazy, Claudio Abbado, Colin Davis e tanti, tanti
giovani musicisti. L’Hotel da più di venticinque anni
ospita le Orchestre giovanili Europee e l’Accademia
Mahler. D’estate, non è difficile vedere i giovani musicisti sotto il portico, confusi tra clienti del bar, mentre
improvvisano un quartetto d’archi.
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PALAZZO MERCANTILE
Riprendiamo il nostro viaggio. Imbocchiamo via della
Mostra, fino ad arrivare alla piazzetta che prende lo
stesso nome. Nel giorno del Corpus Domini, a termine
di una grandiosa processione, in questo slargo si svolgeva la rappresentazione di San Giorgio che uccide il
drago e libera la principessa.
La scenografia era realizzata con l’ausilio di elaborati
marchingegni e allo spettacolo partecipavano i giovani più in vista della città. Ambitissimo era il ruolo di
S. Giorgio, visto come un eroe dalle giovani dame. Nel
1753 fu però abolita, insieme alle altre rappresentazioni
religiose, dall’Imperatrice Maria Teresa e sostituita con
il più profano ballo dei bottai.
Testimonianza ne sono i dipinti che si trovano al Museo
Civico di Bolzano, che ben rappresentano uno spaccato
di vita fissato nel tempo, come un fermo immagine.
Lasciamo alle spalle lo slargo della Mostra e incamminiamoci per vicolo della Parrocchia, giungiamo così in
via Argentieri. Davanti a noi Palazzo Mercantile, oggi
sede del Museo Mercantile.
Oltre alla sontuosità dell’architettura, che colpisce al
primo sguardo, e alla sua importanza come nodo vitale
del commercio bolzanino, ebbe anche un ruolo nella
cultura locale.
Le sue sale, costruite agli inizi del Settecento ospitavano il Magistrato mercantile, che, tra i suoi compiti
aveva quello di incoraggiare e regolare gli scambi com-
PALAZZO MERCANTILE
merciali tra l’area tedesca e quella italiana.
A Palazzo Mercantile si allestivano grandi feste ed
eventi teatrali. Solitamente si svolgevano nel periodo
carnevalesco e il pubblico, seppur in prevalenza formato da nobili e borghesi locali, era costituito anche da
numerosi forestieri, mercanti e acquirenti, che arrivavano nei periodi di fiera. Erano feste galanti, incontri
mondani, dove - accanto agli affari - si affinava l’arte
del corteggiamento.
Nella visita al museo si attraversano salette, stanze,
saloni ricchi di arredi, di documenti d’archivio, di pregiate pitture, di raffinati oggetti. Si respira la prosperità
dell’epoca d’oro del commercio, a cavallo tra Medioevo
e Rinascimento.
Le feste a Palazzo Mercantile erano spesso organizzate
dalla famiglia Menz, una delle più ricche di Bolzano.
Mercanti tessili, fra i primi a commerciare con l’Oriente,
i Menz furono anche attenti e raffinati propulsori del
mondo dell’arte. A loro si deve l’intensa attività lirica e
teatrale che caratterizzò la città nel corso della seconda
metà del ’700. A loro è legata la figura di uno degli
artisti più importanti del periodo, Karl Henrici, a cui
commissionarono le opere che poi costituiranno i suoi
capolavori (Palazzo Menz). Henrici arriva in città intorno alla metà del ’700, dopo un lungo viaggio che lo
porta a contatto con gli artisti e le scuole europee più
importanti dell’epoca. L’artista conquista subito l’alta
borghesia con la sua pittura dolce, intima e raffinata
15
PALAZZO MERCANTILE
cittadina, ma non solo. Numerose sono le commissioni
del clero. I suoi affreschi religiosi nella Cappella di
S. Maria delle Grazie nel Duomo bolzanino, e nella
chiesetta di S. Geltrude, che visiteremo nel secondo
itinerario, sono veri esempi di bravura. Intrisi di vibrazioni, capaci di far risuonare l’anima. Se vi capita di passare in via della Mostra al civico 9, una targa ricorda
che l’edificio ospitò il pittore Karl Henrici.
Alla famiglia Menz è legata un’altra figura leggendaria,
quella di Gian Giacomo Casanova, avventuriero, libertino e scrittore. Chi meglio di lui può incarnare la seduzione. Giacomo Casanova arriva a Bolzano nel 1756,
dopo una rocambolesca fuga dai Piombi di Venezia, e
vi soggiorna per qualche settimana. Il gentiluomo, mal
in arnese e in cattiva salute, decide di riparare in città
nell’attesa che si plachino le acque, per poi proseguire
la sua fuga verso Monaco.
Fu proprio un membro della famiglia dei Menz a fornirgli una cospicua somma di denaro, 100 zecchini, che
gli permise di vivere e preparare l’itinerario successivo.
Il suo soggiorno bolzanino è raccontato nella sua autobiografia. Da questo episodio ha tratto ispirazione
lo scrittore Sàndor Màrai per il romanzo “La recita di
Bolzano”. Protagonista è un uomo di nome Giacomo,
ma è anche, indubbiamente, l’amore. L’amore negato,
l’amore sofferto, l’amore unico, che nella vita non si
può ripresentare due volte.
VIA DEI PORTICI
Abbandoniamo Palazzo Mercantile e, proprio di fronte
a vicolo della Parrocchia, imbocchiamo il passaggio
interno che collega i Portici. Si tratta del civico 51, uno
stretto vicolo tagliafuoco. Camminando all’interno di
Casa Troilo, questo il nome, si ha l’illusione di percorrere
un vero salto nel tempo. Un sottopassaggio ricco di
atmosfera che ci lascia intravedere l’intima organizzazione della vita di questi grandi edifici appartenuti ai
commercianti dell’epoca. (“Una delibera del consiglio
cittadino del 7 giugno del 1549 concedeva ai proprietari
di poter costruire, sopra tali camminamenti, a condizione di mantenere aperto il passaggio al pubblico”).
A questo punto siamo in via dei Portici. Al civico 30
dove ha sede l’Antico Municipio di Bolzano. Oggi nelle
sue antiche sale si celebrano i matrimoni civili e, non
di rado, attraversando il passaggio che collega via
Streiter, capita di essere travolti dalla gioia rumorosa di
un corteo nuziale. Come a Casa Troilo, si apre un ampio
atrio, coperto da lucernario e sormontato da loggiati in
stile tardo gotico. Da questi si accede alle sale che hanno ospitato la sede del municipio dal 1455 fino al 1906.
Lasciato libero dal Municipio, il 22 dicembre del 1907,
l’edificio riapre le sue porte al Kinematograph-EdenTheater (diventato poi Eden, e a tutt’oggi presente in
città, in via L. da Vinci). Una vera e propria sala cinematografica. Una nuova possibilità di svago. Siamo agli
albori di questa nuova invenzione, e il cinema, con-
17
VIA DELLA ROGGIA
siderato uno spettacolo quasi magico, capace di far
sognare ad occhi aperti, era qualcosa di raro che si
aspettava con ansia. Le immagini sfarfallanti e ancora mute, venivano accompagnate al pianoforte che ne
seguiva il crescendo dell’azione, tantoché come risulta,
il cinema Eden “subì le proteste dei vicini che d’estate,
a finestre aperte, dovevano subire lo strimpellio del
pianoforte che accompagnava le proiezioni”. Oggi
l’edificio ospita l’Archivio Storico della Città.
Come detto all’inizio del nostro viaggio, avremmo cercato di attraversare i luoghi dell’amore, da quello più
sacro fino all’amor profano. Da via Streiter, possiamo
raggiungere facilmente via della Roggia e via Conciapelli.
Oggi sono tra le strade cittadine che più si distinguono,
suggestive per i loro scorci e per la loro vivace attività
commerciale. In tempi passati però videro nascere le
cosiddette “case di piacere”.
Siamo nel 1472 e il Consiglio cittadino delibera l’istituzione di un “bordello”, da collocarsi in via della Roggia,
strada che allora era ai margini della città. La pianificazione del sesso a pagamento non era certo il sintomo
di una particolare apertura in merito alla sessualità,
ma un modo per arginare scandali e regolamentare
il prospero mercato del sesso. Norme molto severe ne
condizionavano la vita, il bordello doveva essere, per
i consiglieri della città, “un luogo tranquillo e sicuro,
dove le “tensioni” sessuali potevano essere canalizzate
VIA CONCIAPELLI
come si conviene”. Fu stabilito un numero di prostitute,
che variava da sei a dieci, che dovevano rendersi riconoscibili attraverso il loro abbigliamento. Avevano una
libertà limitata di movimento: non potevano partecipare alle cerimonie pubbliche, e in chiesa non potevano
unirsi agli altri cittadini. Ritenute ”infami”, come per
altro accadeva ai boia, agli aguzzini, ai becchini, agli
ebrei e a tutti coloro che non erano allineati alla morale
vigente, venivano tollerate. Nella scala sociale il loro
era l’ultimo posto. Il bordello fu chiuso nel giugno del
1540 e oggi ne rimane solo l’antico edificio situato sulla
sinistra dell’imbocco della via (arrivando da via Museo).
Della vecchia locanda “am Frauenhaus” (alla “casa delle
donne”) collegata al palazzo, non c’è più traccia.
Più di tre secoli dopo, nel 1907, ancora una volta per
porre fine alla prostituzione di strada, il consiglio
comunale decide di aprire una nuova casa di tolleranza,
questa volta in via Conciapelli al civico 12. La scelta
probabilmente era collegata al cambiamento sociale
che stava investendo Bolzano: la presenza sempre più
massiccia di militari di stanza in città e l’incremento
del turismo. La casa era molto frequentata, estremamente redditizia, ma anche teatro continuo di rumorose risse, tanto che venne creato un collegamento
telefonico diretto con la polizia. Ben presto divenne
una delle istituzioni cittadine. Chiuse i battenti solo nel
1958 con l’approvazione della legge Merlin.
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RESIDENZA SCHROFENSTEIN
Restiamo ancora nel cuore di Bolzano. Percorrendo le
suggestive strade di via Streiter e via Bottai (uno rapido
sguardo al civico 5 di questa strada, per notare l’insegna, esistente già dal 1740, dell’omonima trattoria Café
“zum Pfau”), si arriva così al civico 2 di via Vintler. Dalla cancellata in ferro, si entra nella corte interna della
Residenza Schrofenstein. La sensazione è quella di trovarsi in un borgo antico, accolti da un senso d’intimità.
Una bella facciata giocata sull’asimmetria di pieni e i
vuoti, uno scorcio dell’antica torre, sono l’apertura alla
nostra nuova scoperta. Entrando al primo piano del palazzo, il racconto di nobili e dame, di cavalieri in sella ai
loro destrieri impegnati in gloriose battaglie, come una
finestra nel tempo, ci consegna alle fiabe medievali.
Un mondo cavalleresco raccontato attraverso l’ardore
dell’uomo, come fonte di energia, di forza e di amore.
Oggi il palazzo è di proprietà della fondazione Franz de
Paula von Mayrl, ma un tempo (dal 1368 fino al 1415) fu
la residenza dei Vintler, una ricca famiglia di Bolzano.
Già proprietaria di Castel Roncolo (luogo che incontreremo più tardi) fece decorare la sua casa di città secondo il gusto del tempo. Probabilmente usarono le stesse
maestranze che operarono al castello e si servirono
degli stessi motivi per gli affreschi nel palazzo. I Vintler,
in questo modo, dimostravano non solo la loro ascesa
sociale, ma anche la loro intima conoscenza e appartenenza alla cultura, alla mentalità e ai modelli nobiliari.
Questo palazzo ha un’importanza particolare, pochis-
CASTEL MARECCIO
simi sono gli esempi di case di città in cui si sono conservati affreschi del periodo gotico con temi profani, e
per questo vale il piacere di una visita.
Ultime tappe del percorso sono i castelli.
Le strade per arrivarci sono sentieri tranquilli. Ai più
romantici suggeriamo la passeggiata nel verde del
Lungo Talvera, un’oasi nel cuore di Bolzano che ha fatto da sfondo a tanti amori cittadini. Partendo da ponte
Talvera e proseguendo sulla destra, per chi viene da via
Museo, ci incamminiamo per il lungofiume che subito
si spinge in un carosello di visioni. Le Dolomiti, San Genesio e sullo sfondo tetti e campanili del centro storico.
Siamo nel cuore della città, ma come per incanto, dalle
passeggiate, scendendo da una scala in porfido, raggiungiamo il bellissimo vigneto che circonda Castel
Mareccio. Edificato in pianura, insolitamente privo di
difese naturali; per questa sua caratteristica è uno dei
pochi esempi nella nostra provincia.
Costruito probabilmente nella prima metà del 1200 da
una famiglia nobiliare locale, fu acquistato dai Römer
nel 1447. Ampliato nella metà del 1500, furono aggiunte
logge, torri e un cortile, che diedero all’edificio l’aspetto
rinascimentale che ora vediamo.
All’interno, raffinate pitture decorano le pareti delle
stanze. Si dice che tra le mura del castello si aggiri il
fantasma di una donna. “La leggenda narra che Clara,
ultima discendente della dinastia dei Mareccio, giovane
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CASTEL RONCOLO
e bellissima, si fosse fidanzata con un cavaliere di nome
Teobaldo. Questi, com’era d’uso in quei tempi, partì per
la Terra Santa in cerca di onore e gloria, non senza aver
promesso a Clara fedeltà e amore eterni. Passati tre anni,
Teobaldo tornò in patria e volle avere la prova dell’amore
di Clara. Si presentò sotto le sembianze di un pellegrino,
lacero e stanco, che venendo dalla Terra Santa aveva tanto da raccontare anche sul cavaliere Teobaldo. Le narrò di
quanto fosse stato valoroso e forte ma che, appunto per
questo, un ricchissimo pascià gli aveva offerto in dono
la mano della propria figlia. E Teobaldo aveva accettato. Nell’udir queste parole, Clara scappò via e si chiuse
nelle sue stanze. Dopo pochi attimi di smarrimento,
Teobaldo comprese in pieno l’amore di Clara e, fattosi
riconoscere dai castellani, corse dalla sua futura sposa.
Purtroppo giunse troppo tardi. Nella stanza rimasta
aperta, vide solo una finestra spalancata. Affacciatosi,
scorse ai piedi del castello, il corpo di Clara.
Si dice che, di quando in quando, a notte alta, il fantasma
della giovane torni a vagare per gli spalti del castello alla
ricerca dell’uomo a cui aveva offerto la più terribile delle
prove d’amore”.
Ritornando sui nostri passi, alla passeggiata del Lungo
Talvera. Il percorso si snoda tra stradine e ponticelli che
collegano le sponde del torrente e che lasciano a noi la
possibilità di scegliere il respiro della nostra avventura.
Al termine della passeggiata, non più di 30 minuti, si
raggiunge l’imbocco della val Sarentina, dove sorge a
CASTEL RONCOLO
sentinella, in quest’angolo di paradiso, un castello.
Siamo arrivati dunque all’ultima tappa del percorso,
Castel Roncolo. Quintessenza dell’architettura castellana medievale, racchiude al suo interno un ciclo di
affreschi profani che raccontano momenti di vita quotidiana, episodi di caccia e tornei cavallereschi, tra i più
importanti al mondo. Le scene sono ispirate alla vita
cortese e parlano dell’amore, un sentimento che incanta per la sua immutabilità, pur nel tramutare del tempo. Molti gli spunti letterari che riaffiorano nelle sale:
l’amore struggente di Tristano e Isotta, peccaminoso
ma irrinunciabile, le avventure di Re Artù e i cavalieri
della tavola rotonda, che rievocano l’illecito e tragico
amore tra Lancillotto e Ginevra, le battaglie del cavaliere
Garello di Vallefiorita, che dopo numerosi combattimenti riuscirà a liberare la sua principessa Laudamia.
Lo splendore e la magnificenza di queste stanze ancora
oggi seducono. Così come hanno sedotto l’autore e regista Pier Paolo Pasolini, il quale scelse Castel Roncolo
come set di alcune scene del suo film “Decamerone”.
Ma arrivare a Castel Roncolo significa anche “potersi
riposare”, è un viaggio nel passato, dove è necessario
darsi tempo, per godersi uno scenario d’immagini che
sembrano nascere da una favola. Il castello è raggiungibile anche con il bus di linea
n. 12, il bus navetta che parte da piazza Walther (in
servizio da Pasqua), o in macchina, in prossimità c’è
un parcheggio gratuito.
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Il castello dal fascino semplicemente irresistibile
Castel Flavon si trova sopra la parte sud di Bolzano nel
quartiere di Aslago. Nelle vecchie mura del castello, che
sporgono dominanti dalla roccia ripida, la cultura, il stare bene,
l’ospitalità curata e il cibo raffinato hanno trovato il loro
posto. L’ambiente del castello con una magnifica cinta muraria
ha ancora il suo stile unico.
Nel ristorante di Castel Flavon i nostri ospiti sono ben accolti e
soddisfatti. Grazie all’esperienza dei nostri chef Christine e
Markus la nostra cucina assume una nota speciale: la
combinazione della cucina classica con la cucina moderna –
questo significa che vengono utilizzati soprattutto prodotti
stagionali e locali. Piatti tradizionali con nuove idee – una
esperienza culinaria lontano dallo stress quotidiano della città.
Piatti particolari, piatti tipici, specialità sudtirolesi,
torte fatte in casa, ottimi vini e piatti leggeri a
mezzogiorno
Entrate e fateVi sorprendere da ciò
che si nasconde tra queste vecchie mura!
Andreas Amort – Gerhard Stecher
Via Castel Flavon 48 – 39100 Bolzano - Tel. 0471 402130
[email protected] - www.castelflavon.it
Orari d’apertura: ore 11 – 14 e ore 18 – 24
Giorno di riposo: domenica sera e lunedì
Il Virgolo e
Castel Flavon
CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO
La prima tappa è la Chiesa del Santo Sepolcro conosciuta anche come Chiesa del Calvario, è possibile raggiungerla seguendo il sentiero forestale che parte da
via Santa Geltrude (circa 20 minuti), ma anche dalla
strada che sale da via Piè di Virgolo. Una manciata
di minuti, percorrendo la via crucis, ed eccoci arrivati,
immersi nel bosco. Da qui si sovrasta Bolzano e la
terrazza naturale offre un panorama stupendo della
città e dell’altipiano dello Sciliar.
La chiesa, realizzata tra il 1683 e il 1684, è da secoli meta
di pellegrinaggio. Sulla destra, guardando l’ingresso
della chiesa, c’è una cappella che racchiude la fontana
col Cristo. In tempi passati, le coppie che desideravano
la nascita di un figlio vi si recavano per chiedere la grazia. Un piccolo rito di fertilità, che si è perso nel tempo.
Gli anziani del Virgolo ricordano ancora una credenza
popolare che voleva che i bambini venissero al mondo sotto la fontana della cappella e non portati, come
comunemente si racconta, dalla cicogna.
La chiesa restaurata in tempi recenti, ha però fortunatamente salvaguardato gli innumerevoli graffiti
d’amore che ricoprono, come una fitta trama, le pareti
del sepolcro, incisi dai primi pellegrini del Settecento
fino ai nostri giorni. Ed è una vera emozione leggere
messaggi che si sovrappongono nei secoli e raccontano la storia di centinaia di persone attraverso un
cuore, un fiore, un nome, una data o una promessa
d’amore.
CHIESA DI S. VIGILIO - CHIESETTA DI S. GELTRUDE
A pochi passi dalla Chiesa del Calvario, possiamo
percorrere un breve sentiero e raggiungere la piccola
Chiesa di San Vigilio, meritevole di una visita per i suoi
affreschi di epoca medioevale raffiguranti la leggenda
del santo patrono (sul lato sinistro) e le storie di
Maria con il bellissimo Matrimonio della Vergine
(sul lato destro), che colpisce per la delicatezza e la
grazia delle figure.
A ridosso della Chiesa di San Vigilio troviamo la Casa
dell’Eremita, eretta nel XV secolo. Sulla facciata possiamo vedere l’affresco che raffigura l’eremita inginocchiato davanti a San Vigilio.
Dal piccolo sagrato davanti alla chiesa, circondato dagli
alberi e delimitato da un muretto in sassi, si apre un
belvedere da cui si gode una vista spettacolare sulla
città.
Per i più arditi, è possibile da qui raggiungere a piedi Castel Flavon seguendo il sentiero del Virgolo. Per
chi invece volesse concedersi una pausa dedicata al
gusto, è possibile arrivare in breve tempo al Kohlerhof,
un maso, dove servono ottimi dolci in una splendida
veranda.
La nostra seconda tappa è la chiesetta di Santa
Geltrude, un piccolo gioiello preservato che merita una
visita. Oggi di proprietà della famiglia Thun, è aperta al
pubblico solo in rare occasioni. Sulle tracce di una più
antica cappella trecentesca, fu costruita questa chie-
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CASTEL FLAVON
CASTEL FLAVON
setta a pianta centrale, dove possiamo ammirare la
decorazione della facciata e gli affreschi interni, che
rappresentano la SS. Trinità e Santa Geltrude con gli
angeli. Sono tra i capolavori di Carl Henrici, l’artista già
incontrato nel nostro primo itinerario a Palazzo Menz.
una ben acuminata e dorata, destinata a far nascere
la passione, che scagliò con violenza nel cuore di
Apollo, e un’altra, spuntata e di piombo, destinata a
respingere l’amore, che lanciò nel cuore di Dafne”.
Realizzando così il cinico gioco dell’amore.
Lasciandoci alle spalle la chiesetta di Santa Geltrude,
proseguiamo per Castel Flavon.
Il maniero, che dalla città appare in tutta la sua
asprezza, si rivelerà, una volta raggiunto, un luogo idilliaco. Un laghetto precede l’ingresso, e tutt’attorno,
si estendono bosco e vigne. Il castello, che risale alla
fine del XII secolo, ha conosciuto lunghi anni di oblio.
Dopo l’ultima ristrutturazione, è stato trasformato in
un ristorante. Dal muro merlato che lo circonda, si può
godere di un’insolita vista sulla città che da sud verso nord guarda l’altipiano del Renon e la Val Sarentino.
All’interno, il castello dona affascinanti ambientazioni,
la Sala delle rocce, la Sala dei cavalieri, la Sala dei
cacciatori. E curiosando tra gli affreschi, troviamo
immortalato Eros intento a compiere la sua vendetta.
Il castello è raggiungibile in macchina, in prossimità
c’è un parcheggio gratuito. Per i più intraprendenti è
possibile arrivare a piedi, partendo da Santa Geltrude,
con una passeggiata di circa 30 minuti.
Racconta la leggenda che “Apollo, fiero di avere ucciso
il mostruoso serpente Pitone, incontrato Eros mentre
era intento a forgiare un nuovo arco, si burlò di lui e
del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni
degne di gloria. Il dio dell’amore, profondamente
ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte
Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce,
Si ringraziano le storiche Martha Verdorfer e Siglinde Clementi, Laura
Piovesan Schütz, Helmut Rizzolli, Carla Galantini, Ettore Frangipane,
Gabriella Benvenuti, Roberto Zio, che con la loro disponibilità e preziosa collaborazione hanno contribuito alla realizzazione di “I Luoghi
dell’Amore”.
Fonti bibliografiche
> Storie di cittadine. Bolzano Bozen. Dal Medioevo ad oggi, di Siglinde Clementi,
Martha Verdorfer, Folio Editore Vienna/Bolzano 2000
> I percorsi nei “Luoghi della memoria”: Percorso nel Medioevo; Percorso nel
Settecento, Archivio Storico Città di Bolzano
> Bolzano 1700. Squarcio di luce Palazzo Pock, Testi di Franco Laitempergher
> Alto Adige. I luoghi dell’arte, di Gioia Conta, Provincia Autonoma di Bolzano
> Alto Adige. I grandi personaggi. Arte, cultura e società, Giunti Progetti
Educativi 2008
> Alto Adige per innamorati, di Oswald Stimpfl, Folio Editore Vienna/Bolzano
2007
> Castel Roncolo, Incontro di studi, 25 ottobre 1996, Casa Editrice Athesia –
Bolzano
> Guida dei Castelli dell’Alto Adige, di Marcello Caminiti, Ente Provinciale
per il turismo, Bolzano 1961
> Volti della città, AA.VV, U.P.A.D. - Università Popolare delle Alpi Dolomitiche
> Zoion. Animali a Bolzano, di Laura Piovesan e Pietro Marangoni, Associazione
Culturale Egolalia 1998
> Pittori e scultori in Alto Adige dall’VIII al XX secolo, di Benedetto Schimenti,
1990
> 1808-2008 - 200 anni Piazza Walther a Bolzano in immagini, di Gotthard
Andergassen e Ettore Frangipane, Edition Raetia, Bolzano 2008
> www.cronologia.leonardo.it/savoia/sabdonne/donne5.htm
> Stadttheater. Teatro Civico. Teatro Verdi di Bolzano. Storia di un teatro di
confine (1918-1943), a cura di Massimo Bertoldi e Angela Mura, Quaderni di
storia cittadina, Volume 3, Archivio storico della città di Bolzano
> Teatro Stabile di Bolzano. 1950-2000 Cinquant’anni di cultura e di spettacoli,
di Ugo Ronfani, Silvana Editoriale, 2000
Idea e testi: Roberta Benatti
Realizzazione: Azienda di Soggiorno e Turismo Bolzano
Foto: Azienda di Soggiorno e Turismo; SMG/A. Kaiser, M. Lautenschläger,
R. Kreuels; Banca Intesa; O. Seehauser; G. Stecher; CaDoMa; R. Benatti; L. Ognibeni
Grafica: F&P, Bz
Stampa: Tipolitografia Alto Adige
Edizione 2/2012
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INFORMAZIONI
Palais Campofranco
Via della Mostra, 3
Tel. 0471 059 500, www.palais-campofranco.com
Il giardino è accessibile occasionalmente durante manifestazioni.
Cripta del Duomo
Accessibile occasionalmente
Parrocchia del Duomo di Bolzano, Piazza Duomo, 3
Tel. 0471 978 676
Stadt Hotel Città
Piazza Walther
Tel. 0471 975221, www.hotelcitta.info
Museo Civico
Via Cassa di Risparmio, 14
Tel. 0471 997 960, www.comune.bolzano.it/cultura
Aperto ma–ve ore 10.00–16.00, sa–do ore 10.00–18.00
Museo Mercantile
Via dei Portici, 39
Tel. 0471 945 709
Aperto lu–sa ore 10.00–12.30
Antico Municipio
Sede dell’Archivio storico del Comune di Bolzano
Via dei Portici, 30
Tel. 0471 997 588
Residenza Schrofenstein
Sede dell’associazione “Tangram”
Via Vintler, 2
Castel Mareccio
Via Claudia de’ Medici, 12
Tel. +39 0471 976 615, www.mareccio.info
Visite su richiesta e in occasione di visite guidate
Castel Roncolo
Via Sant’Antonio, 15
Tel. 0471 329808, www.roncolo.info
Aperto da ma–do ore 10.00–18.00
Servizio di bus navetta gratuito con partenza da piazza Walther
a partire da Pasqua.
Chiesa del Santo Sepolcro
Visitabile mercoledì ore 15.00–16.30
Chiesa di San Vigilio
Visitabile mercoledì ore 15.00–16.30
Chiesetta di Santa Geltrude
Proprietà privata famiglia Thun
Castel Flavon
Ristorante
Via Castel Flavon, 48
Tel. 0471 402 130, www.castelflavon.it
Giorno di riposo: domenica sera e lunedì