furtei: la chiesa parrocchiale di santa barbara

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furtei: la chiesa parrocchiale di santa barbara
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Università degli Studi di Cagliari
Facoltà di Studi Umanistici
Corso di Laurea in Beni Culturali
FURTEI:
LA CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA BARBARA
Relatore
prof.ssa Alessandra Pasolini
Tesi di Laurea
Francesca Caddeu
A.A. 2012-13
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Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
La famiglia Sanjust e il villaggio di Furtei.
La famiglia Sanjust ci interessa particolarmente in quanto ha mantenuto il feudo del
villaggio di Furtei per vari secoli. Fonti spagnole precedenti alla venuta della famiglia
in Sardegna fanno cenno ad alcuni Sanjust nel corso del 1100, ad un Raimondo
cavaliere dell’Ordine della Mercede nel 1246, ad un fra Berengario dell’Ordine dei
templari nel 12821.
Viene poi citato nel 1297 di nuovo un fra Berengario, che potrebbe essere forse lo
stesso prima citato appartenente all’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme
ambasciatore di re Jayme II d’Aragona nel 1297.
Come in tutte le famiglie che si richiamano ad antiche discendenze anche in questa
non mancano storie che affondano nella leggenda e delle quali è impossibile accertare
la verità : si racconta che già a Barcellona sin dal XII secolo vivessero dei Sanjust
che presero parte alla cacciata dei mori da Valenza nel 1239, che un tal Ferrario per
conto di Alfonso III d’Aragona prese parte alla spedizione che nel 1286 portò alla
conquista di Maiorca, di cui poi un Nicola sarebbe stato tesoriere del ricostituito
regno. Questo sarebbe stato il primo Sanjust di cui è storicamente certa l’esistenza in
Sardegna, giunto all’epoca della conquista dell’isola da parte degli Aragonesi, con
l’incarico di tesoriere di Alfonso IV e che ebbe dal sovrano ampie concessioni
nell’isola; Ughetto che alcuni storici indicano come suo figlio venne investito del
feudo di Villagreca, altro dello stesso cognome fu Pietro, nel 1392 gentiluomo di
camera di Giovanni I d’Aragona.
Su questi personaggi le notizie sono peraltro piuttosto frammentarie e non consentono
se non per il cognome di poter dire che sono fra i capostipite della famiglia tuttora
fiorente.
Essa infatti trova fondata origine in due personaggi Michele e Dalmazzo2, il primo
feudatario di Villagreca ed infeudato di Furtei l’11 novembre 1415 e il secondo
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Floris 1996: 283.
Sorgia 1991: 114-115.
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infeudato di Villagreca e Furtei l’8 febbraio 1421. È da quest’ultimo che si ha la
successione documentata della famiglia. Ma bisogna far un passo indietro e definire
come il territorio di Furtei divenne feudo della famiglia Sanjust fino al momento del
riscatto dalla dipendenza feudale nel maggio 1838. Nuraminis3 era la più
settentrionale delle curatorie del campidano di Cagliari, situata al confine con il
giudicato d’Arborea comprendeva i villaggi di Baralla, Borro, Cancellus, Furtei,
Morascesus, Nuragi de Frotey, Nuramineddu, Nuraminis, Pramont, Samassi,
Samatzai, Sanluri, Segavenu, Serrenti, Siutas e Villagreca.
Il suo territorio aveva un’agricoltura tra le più sviluppate nel periodo della conquista
spagnola e le concessioni furono fatte secondo il modello del more Italiae , tutte
imponevano ai feudatari il servizio dei cavalli armati e ai vassalli il pagamento del
feudo in denaro, grano e orzo.
In particolare il grosso villaggio di Furtei fu concesso a Rambaldo de Mur per il
servizio di tre cavalli armati per tre mesi l’anno, questi nel 1331 cedette il feudo a
Raimondo Cardona. Alla sua morte, nel 1337, per far fronte ai molti debiti che aveva
lasciato, fu venduto all’asta dagli eredi e acquistato da Bernardo Torrent.
Quando nel 1348 la peste si diffuse in tutta l’isola la curatoria ne fu investita e i
villaggio perse gran parte della sua popolazione e in seguito il territorio subì nuovi
danni a causa della guerra tra Arborea e Aragona. I Torrent 4 ne persero il controllo e
il villaggio fu occupato dalle truppe giudicali e di fatto annesso al giudicato
d’Arborea.
Il 30 giugno 1409 fu combattuta la battaglia di Sanluri5, il cruento scontro iniziò
nelle campagne di Sanluri in località Bruncu Sa Batalla e finì nelle campagne di
Furtei in prossimità del fiume Mannu nella zona chiamata S’Occidrosciu o luogo di
sterminio, dove persero la vita circa cinquecento sardi.
Dopo la battaglia di Sanluri, Furtei tornò a far parte del Regnum Sardiniae e nel 1415,
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Floris 1996: 295-299.
Floris 2007: 346.
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Brigaglia-Tola 2007: 514-516.
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ormai completamente spopolato, il procuratore del Regno di Sardegna, in virtù delle
facoltà dategli dal sovrano di Spagna, concesse la villa di Furtei a Michele Sanjust e
ai suoi eredi e successori insieme al territorio di Villagreca. La concessione fu fatta
per ricompensare la famiglia, originaria della Catalogna, per i servigi militari resi alla
Corona in occasione delle spedizioni per sottomettere l’isola.
I nuovi feudatari avviarono il suo ripopolamento ma gravarono di pesanti tributi la
nascente comunità. Nei secoli successivi il villaggio rimase sempre in possesso dei
Sanjust che lo fecero amministrare da un loro delegato che ricorreva a una asfissiante
burocrazia che non contribuiva a facilitare il rapporto tra feudatario e comunità che,
anzi, nel tempo perse la possibilità di eleggere direttamente il majore.
Nel 1432 Michele Sanjust ottenne il titolo di barone di Furtei ed al figlio Antonio
Asberto nello stesso anno fu concesso il diploma di nobiltà. Più tardi quest’ultimo,
nel 1481, fu convocato al Parlamento del viceré Ximen Perez Escrivà come Signore
della baronia di Furtei, comprendente anche Segariu.
Il 6 aprile 1690 re Carlo II di Spagna nominò conte di San Lorenzo il Signore di
Furtei Francesco Carlo Sanjust, governatore di Sassari e del Lugodoro.
La famiglia Sanjust mantenne il possesso di Furtei in modo continuativo fino al 1821
quando il feudo fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1838 riscattato
definitivamente. E’ di questo periodo la preziosa testimonianza dell’abate Vittorio
Angius6: «Componesi questo villaggio, anno 1838, di 210 case tutte di rozza
costruzione in pietra, così però disposte tra gli alberi, che offrono una amena
prospettiva. Una parte delle medesime è sulla riva del detto fiume, l’altra sulla falda
del colle. Le contrade dovrebbero essere meglio curate. Vi abitano famiglie 207, nelle
quali sono anime 950. Risulta che le nascite annuali nel preceduto decennio furono
35, le morti 25, i matrimoni 8. Le malattie che vi sogliono dominare sono
infiammazioni, e per lo più dell’addome, ostruzioni, idropisie, febbri intermittenti e
perniciose. Ogni famiglia ha il suo telaio per lana e lino; ma non si lavora più che sia
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Angius-Casalis: 2004: 113-116.
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il bisogno. La scuola normale frequentasi da 10 ragazzi. Al servizio sanitario non si
ha che un chirurgo e un flebotomo. I prodotti tradizionali della sua economia sono
quelli dell’agricoltura, in particolare vi e` sviluppata la frutticoltura. Alcune parti del
territorio sono adibite alla pastorizia, che dà luogo a una discreta produzione di
latticini. Da qualche anno vi si sta sviluppando l’attività di estrazione dell’oro.
Il territorio di Furtei e` ricco di nuraghi tra cui quelli di Ais, Bangius, Bruncu de Su
Sensu, Sa Conca Manna, ma il sito di maggiore interesse archeologico e` quello di
Santu Brai, una collinetta poco distante dall’abitato dove sorgeva un nuraghe che fu
riutilizzato dai Cartaginesi nel secolo VI a.C. per costruirvi una fortezza dalla quale
controllare il territorio circostante. Essi costruirono una muraglia perimetrale a pianta
quadrata e incorporarono il nuraghe in un mastio posto al centro dello spazio chiuso e
rinforzato da un terrapieno di contenimento al quale si accedeva da un ingresso
fortificato.
Lungo le strade abbastanza regolari si affacciano alcuni edifici di pregio tra i quali la
chiesa di San Narciso, in stile romanico, situata nella parte alta del paese e la chiesa
parrocchiale di Santa Barbara, al proprio interno conserva una tavola del Cinquecento
di Antioco Mainas raffigurante la Crocifissione e una statua e relativo catafalco della
Dormitio Virginis. A pochi chilometri dall’abitato sorge la chiesa di San Biagio che
era la parrocchia dello scomparso villaggio di Nuraxi. Dopo la peste del 1654, che
decimò Nuraxi, i superstiti si trasferirono a Furtei.
Notiamo da questo testo che alcune tradizioni si sono conservate fino ai giorni nostri,
un esempio è la festa di San Narciso, celebrata durante l’ultima domenica di Ottobre,
si caratterizza per la particolarità dei riti religiosi, s’arrosarieddu cantau e is gocciusu
tutti tenuti nell’antica lingua sarda campidanese, per le degustazioni di caldarroste e
vino novello e per la designazione della Prioressa del popolo con le sue giovani
aiutanti. Altra tradizione mantenuta è la festa di San Biagio, si svolge nella terza
domenica di agosto, la particolarità è la processione che accompagna il simulacro,
collocato su un cocchio, dalla parrocchia alla chiesetta campestre e rientra nel giorno
successivo.
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La chiesa parrocchiale di Furtei
La chiesa parrocchiale di Furtei intitolata a Santa Barbara sorge sopra un terrapieno
bastonato che le conferisce una posizione rialzata e visibile sul tessuto urbano
circostante (Fig. 2). Il complesso si affaccia su un piazzale, attualmente lastricato con
marmitte in cemento, al quale si può accedere da due accessi: uno centrale, attraverso
una scalinata, l’altro, sulla destra, attraverso una rampa molto ripida.
Figura 1: Facciata chiesa parrocchiale Santa. Barbara, Furtei
(foto Francesca Caddeu)
Dai documenti reperiti, nell’archivio della Soprintendenza di Cagliari, riguardanti
relazioni storico-artistiche di restauro della chiesa7, si riesce a dedurre che la chiesa
esisteva fin dal XIII secolo, e fin da quel periodo era destinata ad ospitare nelle sue
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SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 7267 Pos. n° 534: 1-6.
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vicinanze l’area sepolcrale cittadina, come scrive il parroco di Furtei don Luigi Melis8
asserendo che intorno alla chiesa vi era il cimitero paesano funzionante fino al 12
giugno 1908, data di seppellimento dell’ultimo defunto, poi abbandonato in
ottemperanza alle leggi napoleoniche sui cimiteri urbani.
La chiesa presenta un prospetto a capanna con tessitura di grosse pietre da taglio di
origine trachitica, color giallo ocra, grigio e rosso, di forma squadrata, avente un
coronamento a spioventi sormontati da un cordolo in cemento e due piedritti laterali a
pilastro, sormontati da vasi ornamentali (Fig. 3). L’originaria facciata medievale
conservata nella parte centrale era del tipo a salienti con campanile a vela a doppio
arco a tutto sesto sovrastante il portale, oggi obliterato (Fig. 4). Nelle perizie di
restauro, si ipotizza che la vecchia parrocchiale corrisponda all’attuale navata
centrale, quindi si potrebbe pensare ad un innesto gotico su impianto tardo-romanico.
Figura 3: particolare facciata in trachite
(foto Francesca Caddeu)
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Figura 4: particolare del campanile a vela a
doppio arco a tutto sesto, oggi obliterato
(foto Francesca Caddeu)
SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 8531.
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La pianta9, quasi quadrata, mostra la conformazione basilicale composta da una navata
centrale (Fig. 5), attualmente coperta con una volta a botte, scandita da tre archi per
parte a sesto acuto ribassato, sostenuti da pilastri a forma di parallelepipedo, scanalati
negli angoli verticalmente per tutta la lunghezza, con base dado, e di due laterali di
diversa grandezza con copertura piana, leggermente inclinata, composta da un’orditura
di travi; queste risultano ribassate rispetto alla navata centrale, in modo da poter
ricavare nella volta due aperture a finestra.
Figura 5: interno chiesa, navata centrale
(foto Francesca Caddeu)
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SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 7267 Pos. n° 534: 4.
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Oltre un arco trionfale ad ogiva si accede al presbiterio quadrato (Fig. 6), rialzato di
quattro scalini, coperto da volta a crociera nervata. Nella gemma pendula in chiave, in
pietra calcarea, è scolpita la Santa con in mano la torre, simbolo del suo martirio, nel
perimetro corre una decorazione con racemi attorti e fogliati (Fig. 7).
Figura 6: presbiterio sormontato da
volta a crociera
(foto Francesca Caddeu)
Figura 7: particolare della volta:
gemma pendula raffigurante
Santa Barbara
(foto Francesca Caddeu)
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Il presbiterio è separato dalla navata centrale da una balaustra composta pilastrini
modanati in marmi policromi (Fig. 8).
Figura 8: balaustra in marmi policromi
(foto Francesca Caddeu)
L’altare maggiore10(Fig. 9) armonioso nelle proporzione e negli accordi cromatici,
consta nella parte inferiore di un paliotto rettangolare di marmo (Fig. 10) dove si
legge ancora parzialmente l’iscrizione, che ci permette di datarlo tra il 1740 e il
1749: ET A.R I.V.D DN IOSEPHVS PITZOLO ET VILA CAN.LUS HVIVS.
PREB.DE F.F EXP.N.IS ECCL.E ANNO DOMINI 174(..).
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SBAPSAE di Cagliari. Catalogo Furtei.
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Figura 9: altare maggiore
(foto Francesca Caddeu)
Figura 10: paliotto rettangolare in marmo
(foto Francesca Caddeu)
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Nella formella ellissoidale in marmo bianco, è raffigurata Santa Barbara circondata
da motivi floreali, volute racchiudenti fiori ed elementi geometrici policromi ad
intarsio.
Nella parte superiore tre gradini con intarsi geometrici, conclusi lateralmente da teste
di cherubino e volute; al centro il tabernacolo sormontato dal tronetto eucaristico.
Conclude l’altare una monumentale nicchia tra lesene scanalate, volute arricciate e
fastigio tra due angioletti a figura intera.
Da un confronto con l’altare maggiore dell’omonima chiesa di Villacidro e dopo
averne constatato alcune somiglianze, si ipotizza che sia un lavoro di Domenico
Andrea Spazzi11, artista lombardo attivo
in Sardegna nel Settecento, marmoraro di
risalto che lavorò, oltre che a Cagliari e
ad Oristano, in circa novanta paesi del
Campidano. In entrambi gli altari è
visibile la tradizione intelvese della
lavorazione della scagliola e dell’intaglio
del marmo.
All’interno della nicchia viene ospitata la
statua di Santa Barbara12 in legno
intagliato, dorato e policromato nella
tecnica detta estofado de oro13(Fig. 11).
Figura 11: statua lignea di Santa Barbara,
estofado de oro
(foto Francesca Caddeu)
11
Farci 2004: 34.
SBAPSAE di Cagliari. Catalogo Furtei.
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Scano Naitza 2001: 21-51.
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Consiste in una particolare tecnica decorativa in cui la superficie intagliata viene
ricoperta da uno strato di foglia d’oro zecchino e poi ridipinta con colori a tempera,
questi successivamente vengono asportati con appositi attrezzi in modo tale da
tracciare il disegno facendo emergere l’oro sottostante. L’effetto è fortemente
decorativo e conferisce una particolare ricchezza ornamentale che simula materiali
tessili preziosi con fantasie di vario genere, geometriche o floreali. I motivi decorativi
utilizzati spaziano da quelli rinascimentali, a fiore di cardo stilizzato entro losanghe
lobate, incernierate tra loro e disposte per file verticali parallele ma sfalsate, ad altri
classici, a cane corrente, fino a quelli a ramage vegetali continui, disposti lungo i
bordi del mantello; i risvolti di quest’ultimo mostrano un’ornamentazione a piccoli
bolli, raramente attestati nella scultura ma anche nella coeva produzione tessile14.
Santa Barbara è rappresentata in piedi con un lungo abito stretto in vita e mostra i
simboli del suo martirio, con la mano sinistra sfiora la torre e nella mano destra
sostiene la palma del martirio, realizzata in argento sbalzato, cesellato e bulinato. Da
un confronto con la statua lignea di Santa Barbara, conservata nella chiesa
parrocchiale di Sinnai15, si ipotizza, tenendo conto delle caratteristiche e della qualità
comuni alle due statue, lo stesso carattere ispanico, evidente nella finissima
damaschinatura delle vesti, si può ipotizzare che entrambe le statue siano state
importate in Sardegna dalla Campania per precise assonanze con iconografie
manieriste di ascendenza romana. Si notano l’equilibrata postura del corpo, la
regolarità dei lineamenti del volto, i capelli, lavorati in morbide ciocche, disposti
davanti alle orecchie e intorno alla fronte con molta grazia e i precisi riferimenti alla
classicità nell’abbigliamento riecheggia la lezione del Manierismo italiano.
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Pasolini 2001:85-93.
Pasolini 2005:67-68.
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Nel lato destro dell’altare una nicchia, di base rettangolare e copertura a botte,
accoglie la statua processionale della Madonna addolorata del XVIII secolo (Fig. 12):
non sempre i simulacri processionali sono scolpiti del tutto, spesso si ricorre, come in
questo caso, a statue da vestire assicurando maggior leggerezza e trasportabilità nelle
processioni e spesso garantiscono un naturalismo maggiore. Secondo un uso
spagnolo16 questi simulacri hanno solo il volto e le mani scolpiti nel legno, i capelli
sono reali, i globi oculari in pasta vitrea, mentre il resto del corpo è una struttura
lignea coperta da una moderna veste nera e bianca con bordature dorate che scende
fino a coprire la base lignea. Nel lato sinistro una porta permette di accedere
direttamente alla sacrestia, messa in comunicazione anche con la navatella di sinistra.
Figura 12: statua processionale della Madonna addolorata
(foto Francesca Caddeu)
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Scano 1991:185.
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Sul presbiterio si nota, a mezz’aria, una lampada pensile
(Fig. 13).con corpo vasiforme baccellato, mostra motivi a
rosetta entro ovulo tra volute racemate, imboccatura a
fogliette geometriche, tre manici a voluta e catenella
formata da placchette mistilinee.
Figura 13: lampada pensile posta sul presbiterio
(foto Francesca Caddeu)
La Siddi, nella scheda di catalogo, riporta la datazione tra il 1824 e il 1873 e che fu
acquistata nei pressi della città di Cuneo, dove l’attribuzione ad una bottega
piemontese è attestata con il punzone a testa di toro.
Nelle navate laterali si aprono tre cappelle per lato. La prima a destra entrando, si
apre, così come le altre due del lato, con un arco a sesto acuto, coperta con una volte a
crociera interrotta dell’ingombro del campanile ultimato il 24 Maggio 190717.
L’accesso al campanile avviene attraverso una scala a chiocciola, sul quale furono
collocate quattro antiche campane, una delle quali proviene dalla chiesa campestre di
San Biagio del XII secolo, un vero cimelio per la scritta recante: DEUS HOMO
FACTUS EST, NORICE, MDXXX. (Dio si è fatto Uomo, Norce, 1530). Altrettanto
interessante è la scritta che si trova in un’altra campana per i riferimenti a persone del
tempo: S. BARBARA V. ET M. PATRONALE HUIUS OPPIDI DE FURTEI.
VINCENT. VIDILI PAR (OCHO), SYNDACO STEPH. ONNIS, JOSEPH ULLU
FECIT A. D. MDCCCLII. (Santa Barbara Vergine e Martire Patrona di questo
popolo di Furtei. Vincenzo Vidili Parroco, Sindaco Stefano Onnis, Giuseppe Ullu
realizzò, Anno del Signore 1852).
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SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 7267 Pos. n° 534: 2.
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Questa cappella ospita al suo interno un fonte battesimale del XVIII secolo (Fig.14),
composti da un fusto cilindrico sul quale si innesta il balaustro bacellato in marmi
policromi che sostiene l’ampio catino mistilineo con orlo bianco modanato, sul fronte
corre la scritta sacer fons, dotato di una copertura in legno, restaurata negli anni ’90,
mostra al centro il battesimo di Cristo.
Figura 14: fonte battesimale
(foto Francesca Caddeu)
La seconda cappella18 a destra mostra l’arco a sesto acuto con archivolto percorso da
modanatura convessa e capitelli a semicerchio che poggiano su due massicce colonne
con basi semicircolari incassate nel muro. All’interno (Fig. 15) compaiono tre nicchie
disposte a piramide, un altare del XIX secolo, costituito da due gradini decorati a
intarsi geometrici e floreali, mostra le statue del Sacro Cuore, la Madonna con il
bambino e di Santa Lucia e, ancora un tabernacolo con sportellino nel quale è dipinto
un calice con l’ostia ed infine un tronetto in marmi policromi con pilastri laterali, più
croce apicale.
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SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 7267 Pos. n° 534: 6.
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Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Figura 15: seconda cappella a destra, interno
(foto Francesca Caddeu)
La terza ed ultima cappella a destra19, ha un semplice arco a tutto sesto privo di
capitelli, con pilastro a spigolo vivo su base a parallelepipedo con spigoli smussati, si
differenzia dalle altre cinque poiché vi si
accede senza gradino. L’interno (Fig. 16),
ospita un’edicola d’altare del XVII secolo
dedicato a Sant’Antonio da Padova, realizzato
in pietra granitica grigia, composto da una
nicchia a conchiglia tra colonne scanalate, dove
nella base sono scolpite delle rosette entro
riquadri, i capitelli sono fogliati e con
cherubini, inoltre la trabeazione e il fregio sono
modanati.
Figura 16: terza cappella a destra
(foto Francesca Caddeu)
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SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 7267 Pos. n° 534: 6.
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Nella stessa cappella compaiono, sulla sinistra, la statua del Cristo re, e, sulla destra,
la statua di San Luigi Gonzaga, entrambi del XIX secolo. In basso è collocato un
Cristo deposto, di cartapesta e gesso dipinti, si mostra con il volto ribassato su un lato
con barba scriminata, drappo bianco con bordature color oro sostenuto da una cintura
dorata e le braccia snodate.
Nella stessa cappella è da ricordare un’antica statua lignea di San Daniele del XVII
secolo (Fig. 17), posta su base quadrata priva di piedritti, il Santo indossa un saio,
nella mano sinistra regge la croce e sulla testa si nota il pugnale, simbolo del martirio,
mostra la tecnica dell’estofado de oro già ricordata per la statua di Santa Barbara.
Figura 17: statua lignea di San Daniele
(foto Francesca Caddeu)
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Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
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Le altre cappelle sono poste in maniera
simmetrica a quelle appena descritte.
La prima a sinistra20, presenta un arco a tutto
sesto privo di capitelli con copertura a botte.
Un altare di marmo che ospita al di sopra un
olio su tela dedicato a San Simone del XVIII
secolo (Fig. 18), con cornice in marmo
formando un tutt’uno con l’altare. L’olio su
tela mostra la Vergine che tiene in braccio il
bambino donando al Santo lo scapolare,
tutt’intorno dei cherubini che svolazzano e
in basso quattro figure di purganti tra le
Figura 18: dipinto dedicato a
San Simone
(foto Francesca Caddeu)
fiamme.
Sulla sinistra, la Madonna della navicella e sulla
destra, la statua di Santa Vitalia. Da ricordare
inoltre la statua di San Narciso vescovo del XVII
secolo (Fig. 19), posta su una base ottagonale, il
Santo benedicente indossa una veste bianca,
mantello verde e arancio, mitria e pastorale, nel
ginocchio e nella spalla compaiono delle cavallette
in argento dorato. Tale altare sappiamo con certezza
al 1865 grazie all’incisione ancora visibile sul
primo gradino e che fu dedicata alle anime del
purgatorio.
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Figura 19: statua di
San Narciso
(foto Francesca Caddeu)
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La seconda cappella21 a sinistra, dedicata a San Giuseppe, presenta un arco a tutto
sesto con capitelli dentellati all’imposta e
un motivo geometrico a valuta sopra la
chiave di volta. La copertura è a crociera
poggiante su peducci di pietra calcarea,
nei quali sono scolpiti volti femminili
(Fig. 20) del XVI secolo con folta
capigliatura sovrastata da un aureola con
ai lati due rosette.
Figura 20: peduccio
con volto femminile scolpito
(foto Francesca Caddeu)
Anche questa cappella ospita un altare (Fig. 21), costruito da una nicchia con foggia a
conchiglia tra colonne scanalate, base cubiforme con facce riquadrate, capitelli a
rami fogliati e trabeazione e timpano modanati con paliotto moderno in marmo.
Figura 21: altare della seconda cappella a sinistra
(foto Francesca Caddeu)
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Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Nella cappella, vengono ospitate la Madonna dell’Assunta, sulla sinistra, e Santa
Rita, sulla destra.
La terza cappella22 si affaccia sulla navata secondaria mediante un arco a tutto sesto,
con archivolto decorato da riquadri rettangolari con motivo geometrico a voluta. La
copertura in questo caso è interessante, costituita da una cupola con circonferenza di
base dentellata e sormontata da una lanterna con lucernaio, poggiante su pennacchi
sferici. Sostituiscono i peducci classici delle piccole teste di cherubino e minute
roselline. L’altare di questa cappella (Fig. 22) è composto da una lastra con tre
gradini decorati con elementi geometrici; nella nicchia e nel fastigio, culminante con
foglia palmata, si trovano alcune volute arricciate. Tale altare sappiamo con certezza
al 1856 grazie all’incisione ancora visibile sotto la nicchia nella quale è collocata la
Vergine.
Figura 22: altare della terza cappella a sinistra
(foto Francesca Caddeu)
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Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Al di sotto dell’altare, ubicata in un’urna trasparente, è conservata una Dormitio
Virginis (Fig. 23) del XVIII secolo, le sue vesti bianche sono decorate da un
grembiale in seta a fiorami policromi e spighe d’oro arricchito da drappi, in raso
azzurro rifiniti con galloni trattenuti in vita da una cinta; da un corpetto in broccato di
seta bianca a fiori e spighe d’oro, rifinito con galloni e pizzo bianco; da una gonna in
seta a fiori policromi e da un ulteriore corpetto sempre in seta a fiori policromi.
L’attenzione ricade sui sandali in argento sbalzato e bulinato della Santa che
mostrano un perimetro tortiglionato, con decorazioni a volute a C, putti alati e
fogliette palmate.
Figura 23: Dormitio Virginis
(foto Francesca Caddeu)
Sul lato destro della cappella è esposto un dipinto (Fig. 24) raffigurante la
Crocifissione23 attribuito, da Giovanni Zanzu24ad un pittore sardo della bottega di
Stampace25, individuato in Antioco Mainas (1537-71), con una forte influenza di
Michele Cavaro.
La Scena raffigura il Cristo, in primo piano, con due ladroni in croce, sulla sinistra la
Madonna in ginocchio sostenuta dalla pie donne e sulla destra in primo piano due
soldati che si disputano la veste di Cristo, in secondo piano compaiono sempre dei
23
SBAPSAE di Cagliari. Prot. N° 24/89.
Zanzu, Tola 1992: 136-148.
25
Serra 1990: 171-234.
Manconi 2003: 93-109.
24
22
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
soldati con un sacerdote del Sinedrio, come nella Crocifissione di Pirri e quella di
Gergei attribuite al Mainas. Sul fondo un paesaggio con città dalle mura turrite
rappresenta Gerusalemme, del tutto simile alle città che compaiono nei retabli di
Lunamatrona, Pirri, Gergei ed Iglesias, delimitate ai lati da due rocce degradanti, così
come simile è il perizoma del Cristo e dei ladroni, identico è anche il modo di trattare
l’anatomia e le tipologie facciali.
Figura 24: dipinto raffigurante la Crocefissione
attribuita a A. Mainas
(foto Francesca Caddeu)
23
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Si può ipotizzare un influenza del Crocifisso di Nicodemo 26di Oristano, la tipologia
dolorosa, con la peculiare postura del cristo in croce con le gambe ritratte verso l’alto
quasi a descrivere un angolo di novanta gradi, fu ripresa tra il XV secolo ed i primi
del XVI da ignoti scultori di cultura sardo-iberica in numerosi simulacri lignei,
conservati in chiese sarde e cagliaritane quali S. Francesco di Stampace, S.
Domenico, S. Giacomo, S. Agostino, S. Sepolcro, la Purissima, N. S. di Bonaria che,
per la prima volta fu raffigurato nella pittura sarda da Pietro Cavaro, nel retablo di
Villamar firmato e datato 1518.
Vediamo che in quest’opera Antioco Mainas utilizza i partiti decorativi del repertorio
della Scuola di Stampace per contornare le aureole della Vergine e dei santi, ma
abbandona però l’uso dei tradizionali fondi oro per inserire le scene sacre entro
contesti paesaggistici naturali.
Le fisionomie dei suoi personaggi hanno caratteristiche peculiari: visi magri con naso
e mento appuntiti, occhi allungati, spesso delineati in modo sintetico, la cui
espressione malinconica viene accentuata da sopracciglia sottili27.
In questa tavola, una delle sue opere più riuscite, Antioco riesce a conferire alle
immagini un’evidenza plastica insieme ad un forte senso drammatico e di dinamismo
narrativo, si pensa fosse elemento superiore di un retablo di notevoli dimensioni
questa Crocifissione28, oggi smembrato o distrutto, la cosa non stupirebbe poiché in
un documento inviato dal parroco di Furtei all’Arcivescovo di Cagliari, dopo il
restauro del 1963 effettuato dal Borracchia, si ricorda che il dipinto era destinato al
fuoco per far posto ad un’Assunta proveniente da Ortisei.
Di norma le scene della Crocifissione sono raffigurate nelle tavole più alte dei retabli
sardi e non è cosa consueta trovare tavole del genere se non inserite in un retablo. Il
Zanzu presume quindi che facesse parte di una grande ancona sistemata nell’altare
maggiore della parrocchiale; le dimensioni dovevano essere ragguardevoli, ma ciò
26
Brigaglia 1982: 87.
Pasolini 2011: 70-71.
28
Manconi 2003: 99.
27
24
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
non deve stupire se si pensa a quelle del retablo di Villamar e di Ardara.
Gli studi su Antioco Mainas non sono mai stati affrontati in maniera approfondita,
quindi è impossibile tentare di dare una datazione all’opera, anche perché è difficile
vedere un’evoluzione stilistica evidente nelle sue attribuzioni. Zanzu presume,
comunque, che possa essere collocata intorno al 1550 per la maggior forza espressiva
che la caratterizza rispetto alla rimanente produzione del pittore.
25
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Appendice documentaria
Visita pastorale di don Alfonso Lasso Cedeño del 31 Maggio 1604: alla chiesa
parrocchiale di Furtei.
Die cvn mensis (et) anni p(re)dictor(um): In Villa de Furtei.
Essent lo Ill.mo y R.mo Senor don Alonso Lasso Cedeño per la gratia de Deu y de la
Sancta Sede Ap(osto)lica Archibisbe de Caller y bisbe de les Unions etc visitant la
Parrochial Igl(esi)a de la p(rese)nt Villa sots invocatio de Santa Barbara, ha manat als
Curats de aquella, Gimiliano Pueddo, y Antiogo Aresti traure y mostrar a sa Señoria
R.ma totes les robes, paraments y adornaments de dita Parrochia las quals vistas y
visitadas per Sa Señoria R.ma mana ques fassa lo Inventari de la seria y tenor
segue(n)t.
Retaulos e imagiens
P° en lo Altar mayor de la dita Iglesia son retaulo ab una imagie en bulto en mig de la
invocatio de N(uest)ra Señora y Jesuset y tote dos sa diadema de llenya.
Item un crocifissi ab sa creu un poch granet de personale qual es en dit Altar mayor.
Item en lo matex Altar un agnus Dei de la sort mayor ab sos vidret y son peu y
guarnitio de noguer.
Item dos quadros daurats ab sos peus de noguer y en lau hia pintat un crucifissi,
N(uest)ra Señora y S(ant) Juan y en laltra la Annuntiatio.
Item una creu de llenya deurada ala una part lo crocifissi y alaltra N(uest)ra Señora ab
son manich y tuvallola de tela viada.
Item en lo Altar de N(uest)ra Señora de Speranca son retaulo de llenya pintat de sas
Ymagins poch tempo fet.
Item en lo Altar de Santa Anna son retaulo vell y un poch las figuras des fetas de
antiquitat.
Item quatre Angels daurats dos xeiquet y los altres mig granets daurats.
26
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Item una ymagie en bulto de Nostra Signora del Roser ab lo Jesuset quals portan unas
robas cadauna de feleta de plata.
Item una ymagie en bulto de Sant Antonio.
Item altra ymagie en bulto de San Sebastian.
Item altra creu de llehya blanch y negra de la Confraria de San Sebastian.
Plata
P° una creu gran de plata en la qual ala una part es son Christo ab sos quatre
ynsignias dels quatre evengelistas daurats y alaltra part la imagie de Nostra Signora
ab lo Jesuset y quatre querubins.
Item una creuheta de Argent ab son Christo y un pendent per portar en la mans lo
sacerdot en professon.
Item tres calzers de plata daurats ab sa patena.
Item una custodia de plata ab sos angiolets y son vericle tote daurate y sa creuheta y
crucifissi tambe deurat.
Item la copa de Argent daurata ab sa creu y crocifissi en la qual esta reservat lo
Sanctissimo Sacrament.
Item un ensenser de Argent ab sas cadenetas y anellas.
Item una barca de Argent ab sa cullera del matex Argent sens cadeneta.
Item les canadelles de Argent entaill modern.
Item les crismeres de Argent.
Item un salpaser de Argent.
Devant de Altars y Baldaquinos
P° un devant de Altar de vallut carmesi ab sos tuvallors del matex y en mig una
Nostra Senora brodata y sas fra yas de seta vermella.
Item devant de Altar de vallut morat obrat ab sos tuvallons del matex y tot guarnit de
passama y franja de seda naranjada y morada.
Item un devant de Altar dor y peill
27
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Item altros dos devant de Altar de tela pintats de ymagiens.
Item un baldaquino de domasquillo vermell ab sos tuvallons de materie y franja de
seda vermella ab sos sis bastons vermells y poms daurats
Item altro baldaquino vell de vallut obrat groch y naranjat ab caigudas de vallut morat
ser mig portar lo S.m Sacram(e)nt als malalts ab quatre bastons y sos poms daurats.
Item una devant de Altar tanat picat ab una fraja de seda de (….)
Item altre devant de Altar tanat de una teleta de seda.
Item altre devant de Altar de tabi ab una guarnitjo de una faceta de vallut morat
trogat.
Tuvallas y tuvallolas
P° una tuvalla de tela saunesa ab llista de seda vermella
Item altra tuvalla poch usada, ab una mostra de vetza
Item altras sis tuvallas de indich y de scach (..)
Item dos tuvallas grans de setti vermell ab una randeta de fil dor per lo entor
Item altra tuvalla de taffata vermell usada
Item dos tuvallas blancas.
Aras corporals y purificadors
P° dos Aras guarnidas de taula
Item un corporal ab sa animeta de randa guarnit de peritas aentorn
Item altre corporal de mija randa ab sa animeta
Item tres corporals ab sas aminetas de tela saunesa brodata ab un nom de Jesus en
mig y laltra de vallut carmesi poch usada y laltre de domasquillo carmesi vella.
Capas
P° una capa de vallut carmesi ab sa capilla y fusos de tela de fil de or naranjat y son
floch de seda vermella.
28
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Item altra capa de vallut obrat morat ab sa capilla del matex y guarnitjo de passama y
franja de seda naranjada y morada
Item altra capa de camallot ab aiguas blau ab sa capilla de matex y son fus y guarnitio
de capilla de seti blan y son floch y franjas de seda blanca y blana.
Item una capeta du Armasi per ala corporal Santissim Sacrament
Item dos capetas coma miccajato vermell ab un passama tambe vermell servit per los
chichs.
Casullas dialmaticas y adessos
P° una casulla ab dos dialmaticas de vallut carmesi y ditas dialmaticas ab dos
collarets y una estola y maniple de dit vallut de teleta de fil dor naranjat y la dita
casulla ab sa çenefa y ditas dialmaticas ab sos flochs, y tot guarnit de sa franja de
seda carmesina.
Item altra casulla dos dialmaticas, dos estolas, tres maniples y dos collarets de vallut
obrat morat, tot guarnita ab passama y franja y floch en dos dialmaticas de seda
naramjada y morada.
Item altra casulla, dos dialmaticas dos collarets de vallut naranjat guarnides de setti
groch ab sas franjas y floch de seda groga y parda molt usada
Item altra de vallut obrat viat vert ab sas estola y maniple del materie ab çenefa de
vallut carmesi y franja de seda carmesina.
Item dos dialmaticas de seti groch antigas guarnidas de vallut morat.
Item altras dos dialmaticas tambe antigas de cavallo ag aiuguas vermell ab llista de
seda verda
Item una casulla estola y maniple, la qual du ha fet lo n° don (…) Sant (…) de (…)
coma (..) guarnidaab passama de mija seda groga, tanada y blanca y flanja de seda
blana y aranjada
Item altra casulla sens estola ni maniple de domas negre guarmida ab passama y
panja de seda negra.
Item dos casullas vellas una de fustami blanch y altra de camallot blanch.
29
Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Item un tuvallon de vallut vert per la trona ab franja de seda naranjada.
Item una capilla y caigudas de capa y çenefa de casulla brodadas antigas.
Item una stoffa y maniple de taffata negre.
Camissos, amits y cordons
P° dos camissos usats de tela saunesa ab sos amits de matera tela y sos cordons de fil
canejat
Item altre camis vell de tela groga sens amit ab un cordo
Item dos sobre pallissos de tela saunesa poch usats.
Llibres
Item dos missals del offissi non lau in folio y daurat y lo (….)
Item un baptisferi dels ultimam stampats.
Tota la demes roba y cosas de dita iglesia
P° quatre tuvallons Eo caigudas de domas vert per adornar lo sitial Eo llett hontre
posa lo tabernacle del Sanctissim Sacrament
Item trosos de mucajato vermell per adornar los dos padors del Altar
Item un drap de vetza quadro ab un nom de Jesus en mig se una per portar en mans lo
sacerdot eb la creu en les professons
Item quatre coxins per lo missals dos vert y dos vermelles son coma nucajato
Item un tabernacle de llenya daurat per portar lo Sanctissim Sacrament en la professo
Item tros de seti groch que diu era tros de casulla
Item dos trosos de guadamasil en cadau dels quals hia un nom de Jesus
Item un tros veill de Armasi naranjat ab una creu de fil dor y Argent
Item quatre candelabres de llenya
Item dos cavallets per posar los llums en lo Altar
Item dos llanternas vellas de llauna
Item quatre candelabres de ferro en lo Altar
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Furtei: La chiesa parrocchiale di Santa Barbara
Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
Item en la Sacrastia per posar la roba de la sua dita iglesia dos caxetas ab sas
tancaduras y claus
Item en la dita Sacrastia un bangut que fia calaco per posar dita roba.
Item in dita Iglesia fia un Armari gran de taula blanca ab sa clau y ancadura en que
fia quatre calacos de la matex caula per posar los paraments y ornaments de dita
Iglesia.
Item un ferros per fer ostias
Item una tieras per redonir ostias
Item devant lo Sanctissim Sacrament en lo Altar mayor sa llantia ab sa basina y
camiseta y da llantia sa guarnitio de ferro
Item una caldereta du Aram ab son salpasers de ferro
Item un chiloni nou per la peanja del Altar
Item una caxa per posar lo Sanctissim Sacrament en lo se pulire ab son pany y clau
Item en la matex Iglesia dotze banchs de taula av sas cepaleras
Item altres quatre banche dos ma per posar lo bandaquinos per la festa de Corpu
Christi y los altres y posar los siris en la semana santa
Item en lo Altar y Retaulo mayor sa cortina negra per la semana santa
Item tres campanetas per los combreigari y peanya del Altar
Item les reules qn que fia du campanetas
Item aprop de dites reules una campaneta
Item en lo campanal y caragol quatre campanes.
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Tesi di Laurea di Francesca Caddeu
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