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MENSILE N.11 NOVEMBRE 2015 € 3,50 fondazione ente™ dello spettacolo 33 Un festival tra sci-fi, horror e autori Il film su Bengasi che fa paura alla Clinton I N T E R V I S TA NEL MONDO DI PAN Hugh Jackman racconta Barbanera. Magnifico cattivo 007 ALFABETO JAMES BOND. DANIEL CRAIG E I SUOI FRATELLI Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano TFF LE 13 ORE DI HILLARY SOLO SU CHILI LE PRIME VISIONI SUBITO DOPO IL CINEMA IN OFFERTA A 0,99€ CHILI è la più ampia videoteca on line con tutte le Prime 9LVLRQLPLJOLDLDGLȴOPDQFKHLQ+'HOHSL»EHOOH6HULH79 da vedere dove e quando vuoi. Registrati gratuitamente su ZZZFKLOL79DYUDLVXELWRXQȴOPLQRPDJJLR SMART TV PC TABLET SMARTPHONE www.chili.tv QUALI SONO LE DIFFERENZE? SENZA ABBONAMENTO FILM IN PRIMA VISIONE SUBITO DOPO IL CINEMA SERIE TV PRODUZIONI ORIGINALI QUALITÀ FULL HD DOWNLOAD )DLSXUHOȇDEERQDPHQWRD1HWȵL[ MA SE CERCHI I FILM IN PRIMA VISIONE O VUOI PAGARE SOLO QUELLO CHE VEDI LA RISPOSTA È CHILI www.chili.tv rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Punti di vista Nuova serie - Anno 85 n. 11 novembre 2015 In copertina Daniel Craig in Spectre Seguici anche su FACEBOOK Cinematografo.it EnteSpettacolo TWITTER @cinematografoIT YOUTUBE EnteSpettacolo Ecce homo DIRETTORE RESPONSABILE Ivan Maffeis James Bond a Roma. Grande ritorno dell’agente 007 con Spectre, cui la nostra rivista dedica una speciale copertina e DSSURIRQGLPHQWR,OHSLVRGLRGHOODVDJDQDWDGDOODSHQQDGHOOR scrittore britannico Ian Fleming è diretto ancora una volta da Sam Mandes e interpretato da un sempre bravo Daniel Craig (per la TXDUWDYROWD,ONRORVVDOqJLUDWRSHUJUDQSDUWHLQ,WDOLDD5RPD ed è un’ottima occasione per rilanciare l’immagine della Capitale e in generale per valorizzare il nostro territorio a livello globale, grazie anche al lavoro di Roma Lazio Film Commission | Italian Film Commissions. CAPOREDATTORE Marina Sanna REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI [email protected] ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Andrea Chimento, Silvio Danese, Alessandro De Simone, Alessandra De Tommasi, Adriano Ercolani, Bruno Fornara, Giuseppe Gariazzo, Gianfrancesco Iacono, Oscar Iarussi, Marco Letizia, Massimo Monteleone, Franco Montini, Mattia Pasquini, Luca Pellegrini, Manuela Pinetti, Angela Prudenzi, Emanuele Rauco, Marco Spagnoli, Chiara Supplizi REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA 9DULJUD²FD9LD&DVVLDNP Zona Ind. Settevene - 01036 Nepi (VT) Finita di stampare nel mese di ottobre 2015 MARKETING E ADVERTISING (XUHND6UO9LD/6RGHULQL0LODQR 7HO)D[ &HOO HPDLOLQIR#HXUHNDLGHDLW DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. Milano ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro C/C 80950827 - Intestato a Fondazione Ente dello Spettacolo PER ABBONARSI [email protected] Tel. 06.96.519.200 PROPRIETA’ ED EDITORE PRESIDENTE Davide Milani DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA XI²FLRVWDPSD#HQWHVSHWWDFRORRUJ COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta - [email protected] COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni - [email protected] Roberto Santarelli - [email protected] Ladri di biciclette nella grande mostra dedicata al Neorealismo RdC Awards 20156LqFKLXVRDOOD²QHGLRWWREUHLO7HUWLR Millennio Film Fest, Festival che abbiamo ripensato e rinnovato nel 2015 con il coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità religiose cattolica, protestante, ebraica e islamica. Una scommessa vinta nel segno del dialogo interreligioso e interculturale, dove cinema e musica sono stati preziosa soglia d’incontro e condivisione. Evento speciale di chiusura del Festival è stato il Gala degli RdC Awards, i premi che la Rivista e FEdS assegnano ogni anno ai protagonisti del nostro cinema. Tra i tanti riconoscimenti, ci piace ULFRUGDUHLQSDUWLFRODUHLO0LJOLRU²OPD1DQQL Moretti per Mia madre, dove “Tutto, dalla genuinità della scrittura alla totale adesione al progetto degli attori, concorre alla riuscita di un’opera che, senza sconfessare la poetica dell’autore, rivela uno sguardo più maturo, una sensibilità nuova e un’insperata apertura al futuro, suggellata da quella parola, domani”. Nuovo umanesimo a Firenze. La Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e O¬8I²FLR1D]LRQDOHSHUOHFRPXQLFD]LRQLVRFLDOL&(,SURSRQHXQD PRVWUDIRWRJUD²FDVXO1HRUHDOLVPRLQRFFDVLRQHGHO9&RQYHJQR Ecclesiale Nazionale In Gesù Cristo. Il Nuovo Umanesimo, appuntamento che vedrà riunita a Firenze la Chiesa tutta dal 9-13 novembre. Il Neorealismo ha saputo cogliere i germi di una profonda amarezza storica, i residui di una delusione fatta di dolori e di privazioni per rinvigorire la voglia di cambiamento emergente dalla popolazione. Istantanee di un Paese povero e in affanno, ma con la voglia di riscatto, di guardare all’orizzonte con rinnovata speranza. Pronto a percorrere le vie del Nuovo Umanesimo. DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE 9LD$XUHOLD5RPD 7HO)D[ [email protected] Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250 novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 5 in collaborazione con LA BUSSOLA DEL CINEMA Come girare film in Italia Find your way shooting in Italy www.bussoladelcinema.com seguici anche su SOMMARIO NOVEMBRE 2015 8 In vetrina News e tendenze: 13 Hours di Michael Bay, trema la Clinton 12 Brividi di genere Che horror sarà senza Wes Craven? 14 Ricordando Morandini L’ultimo saluto a Morando 16 Assaggio di cinepanettone Sul set di Natale col boss 20 Sulle tracce di Roma 14 Che Festa è stata la prima di Antonio Monda? 24 Quel pirata di Hugh MORANDO MORANDINI Intervista a Barbanera Jackman 27 Raccontare il Neorealismo 16 A Torino e Firenze due grandi eventi 42 32 COVER STORY Alfabeto 007: dentro i segreti di Spectre, la nuova avventura di Bond 36 James e i suoi fratelli 38 Pietro Marcello NATALE COL BOSS Bella e perduta: “L’immagine della nostra Italia” 42 Isabella Ferrari 32 DANIEL CRAIG: SPECTRE 38 ISABELLA FERRARI 24 HUGH JACKMAN FOTO: KAREN DI PAOLA Non solo attrice. Incontro con l’ambasciatrice di Save the Children 46 Il TFF dice 33 Edizione polifonica del Festival. La ricetta di Emanuela Martini 54 Ritratti Ida Lupino, volto Nelle tenebre 55,²OPGHOPHVH Recensioni, anteprime, colpi di fulmine 72 Dvd, Blu-ray & Serie Tv Amazon sceglie Philip K. Dick 78 Borsa del cinema 80 Libri PIETRO MARCELLO 82 Colonne sonore novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 7 a cura di Gianluca Arnone Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze Le ore di Hillary Tra la Clinton e la Casa Bianca c’è 13 Hours GL0LFKDHO%D\LO²OP sull’assalto all’Ambasciata USA a Bengasi 8 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 0LFKDHO%D\VXOVHW di 13 Hours. Sotto il SURWDJRQLVWD-RKQ Krasinski UN’OMBRA ACCOMPAGNA la corsa alla Casa Bianca di Hillary Clinton. 6LWUDWWDGHOQXRYR²OPGL0LFKDHO Bay, +RXUV7KH6HFUHW6ROGLHUVRI %HQJKD]LFKHULFRVWUXLVFHLGUDPPDWLFL PRPHQWLFKHVFDQGLURQRO¬DVVDOWR DOO¬$PEDVFLDWDDPHULFDQDLQ/LELD GHOO¬VHWWHPEUHFXOPLQDWR QHOO¬XFFLVLRQHGHOO¬DPEDVFLDWRUH &KULVWRSKHU6WHYHQV8QDWUDJHGLDFKH VFDWHQzXQ¬RQGDWDGLULSURYD]LRQHSHU OHIDOOHGHOODVLFXUH]]D86$DOWHPSR gestita proprio dalla Clinton in qualità di Segretario di Stato. Le proteste HEEHURXQ¬XOWHULRUHFRGDSROHPLFD TXDQGRODSXEEOLFD]LRQHGLDOFXQH mail private rivelarono il tentativo da parte del Dipartimento di Stato GLDPPRUELGLUHODSURSULDSRVL]LRQH QHOODYLFHQGDFRQODGLIIXVLRQHGL report epurati dagli interrogativi più scomodi. I democratici allora tentarono di smontare il caso, circoscrivendolo allo scontro politico interno con i repubblicani, ma la carriera politica GHOOD&OLQWRQQHYHQQHPDFFKLDWD,O ²OPGL0LFKDHO%D\FKHXVFLUjQHJOL States il prossimo 15 gennaio, quella PDFFKLDULVFKLDRUDGLDOODUJDUOD FRPSURPHWWHQGRLOODYRURIDWWR ²QRUDGDOOD&OLQWRQHGDOVXRVWDIISHU ULVDOLUHQHOO¬LQGLFHGLJUDGLPHQWRGHO popolo americano, dopo un periodo di DSSDQQDPHQWR'¬DOWUDSDUWHODVWRULD non perdona: in un maldestro tentativo GLGHSLVWDJJLRO¬DOORUD'LSDUWLPHQWR GL6WDWRIHFHFUHGHUHFKHO¬DVVDOWR DOO¬$PEDVFLDWDQRQHUDVWDWRXQDWWDFFR premeditato da parte di un gruppo DI²OLDWRDGDO4DHGDFRPHSRLYHQQH appurato, ma un moto spontaneo GLSRSRORLQULVSRVWDDXQ²OPDQWL islamico, ,QQRFHQFHRI0XVOLPV&KLGL FLQHPDIHULVFHGLFLQHPDSHULVFH novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 9 inVetrina Gli RdC Awards 2015! Consegnati lo scorso 30 ottobre a Roma i premi della Rivista del Cinematografo: ecco tutti i vincitori 2 1 1. Premio della Fiction a Braccialetti rossi 2. Premio rivelazioneDOO¬DWWRUH0RLVq&XULD 3. Premio Navicella Cinema a 0LDPDGUHGL1DQQL0RUHWWL 4. Premio Colonna Sonora a Epsilon Indi (Per amor vostro) 5. Premio Diego Fabbri a Racconti di cinema, a cura di Emiliano 0RUUHDOHH0DULDSDROD3LHULQL 3 4 5 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 brividi di genere I FESTIVAL a cura di 0DVVLPR0RQWHOHRQH Agenda del mese: ecco gli appuntamenti da non perdere 1 ARCIPELAGO Località Roma, Italia Periodo QRYHPEUH Tel. (06) 39388262 Web DUFLSHODJR²OPIHVWLYDO org Mail info@ DUFLSHODJR²OPIHVWLYDORUJ Resp. Stefano Martina FESTIVAL 2 MEDFILM Località Roma, Italia Periodo 6-13 novembre Tel. WebPHG²OPIHVWLYDORUJ Mail LQIR#PHG²OPIHVWLYDO org Resp. Ginella Vocca GUSTO DELLA 3 ILMEMORIA CHE PAURA SENZA WES... /¬KRUURUSHUGHXQRGHLVXRLLQWHUSUHWLSLSURIRQGL&UDYHQ di*LXVHSSH*DULD]]R es Craven faceva parte di quella generazione di cineasti che, praticando l’horror ai più alti livelli, raccontava le mutazioni sociali e politiche meglio di tanto cinema “impegnato”. Senza l’opera di Craven (e di Romero, Carpenter, Cronenberg e tanti altri) gli anni Settanta e i decenni successivi sarebbero stati ben più poveri, privi della profondità di un discorso al tempo stesso poetico e politico che l’horror, a quei livelli, non avrebbe più raggiunto. Nightmare - Dal profondo della notte FRQ OD W VDJDFKHQHqVHJXLWDqLO²OP al quale si associa immediatamente il nome del regista di Cleveland (scomparso a 76 anni lo scorso 30 agosto D/RV$QJHOHV8Q²OPFKHD trent’anni di distanza, rimane un capolavoro di inquietudini, un viaggio nei labirinti del mondo onirico e nell’esplorazione della sessualità. E che è riapparso nelle sale il 31 ottobre per contaminare ancora oggi le notti di Halloween. Craven non è però solo l’ideatore di Freddy Krueger e dell’altra saga di culto Scream 1HOOD VXD ²OPRJUD²D FL sono titoli altrettanto folgoUDQWL ,O ²OP G¬HVRUGLR L’ultima casa a sinistra (1972) e Le colline hanno gli occhi (1977) sono capisaldi di un horror splatter e cannibale nel segno del massacro dei corpi. Il serpente e l’arcobaleno (1988) e La casa nera (1991) sono i suoi testi più politici ambientati tra il popolo oppresso di Haiti e negli Stati Uniti al tempo della prima guerra in Iraq. Sotto shock qXQDUL³HVVLRQHVXOOD televisione invasa da un seULDO NLOOHU IDWWR GL SXUD HQHUgia elettrica. NIGHTMARE - DAL PROFONDO DELLA NOTTE (1984) SCREAM Gli imperdibili L’ULTIMA CASA A SINISTRA (1972) Wes Craven LQL]LDLOVXR viaggio nella paura. rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Gli artigli di Freddy Krueger invadono lo VFKHUPR Località Roma, Italia Periodo 7-8 novembre Tel. Web ilgustodellamemoria.it Mail associazionecomeravamo@ gmail.com Resp. Cecilia Pagliarani, Manuel Kleidman USA 2015 4 N.I.C.E. Località San Francisco- :DVKLQJWRQ'&1HZ<RUN )LODGHO²D6WDWL8QLWL Periodo 11 novembre - 6 dicembre Tel. (055) 290393 (riferimento a Firenze) Web nicefestival.org Mail [email protected] Resp. Viviana del Bianco FILMFESTIVAL 5 AS Località Roma, Italia Periodo QRYHPEUH Tel. WebDV²OPIHVWLYDORUJ Mail LQIR#DV²OPIHVWLYDORUJ Resp. Giuseppe Cacace FILM FESTIVAL 6 TORINO Località Torino, Italia Periodo 20-28 novembre Tel. (011) 8138811 WebWRULQR²OPIHVWRUJ Mail LQIR#WRULQR²OPIHVWRUJ Resp. Emanuela Martini (1996) +RUURUFLQH²OR e ironia. Nasce un nuovo serial killer. KOLNO’A 7 PITIGLIANI FESTIVAL Località Roma, Italia Periodo 21-26 novembre Tel. (06) 5800539 WebSLWLJOLDQLNROQRDIHVWLYDOLW Mail SNI#SLWLJOLDQLLW Resp. Dan Muggia, Ariela Piattelli CON ARNOLD SHWARZENEGGER FINALMENTE IN DIGITALE CHILI è la più ampia videoteca on line con tutte le Prime Visioni, PLJOLDLDGLȴOPDQFKHLQ+'HOHSL»EHOOH6HULH79GDYHGHUHGRYH HTXDQGRYXRL5HJLVWUDWLJUDWXLWDPHQWHVXZZZFKLOL79DYUDLVXELWR XQȴOPLQRPDJJLR SMART TV PC TABLET SMARTPHONE www.chili.tv A PARTIRE DA 2,99€ © 2015 Paramount Pictures. L’ULTIMO ATTESISSIMO CAPITOLO DELLA SAGA senza Morando I 10 COMANDAMENTI “Un buon critico è politeista”. In ricordo di Morandini, partendo dal suo irrinunciabile decalogo di Sivio Danese P rimo: leggere, di tutto. Secondo: vedere film, e rivederli, al cinema s’intende, in sala. Terzo: scrivere, prendere appunti, impara a raccontare i film in quattro o quaranta righe. Quarto: scegli un critico di fiducia, per confrontare. Quinto: ricordati che nemmeno un romanzo nasce isolato nella testa dell’autore. Sesto: impara ad amare - a conoscere - gli attori. Settimo: il cinema è la somma di molte arti, va a teatro, ai concerti. Ottavo: la recensione di un film è un (piccolo) genere letterario. Nono: meglio sbagliare per generosità che per avarizia. Decimo: non dimenticare mai che il critico è un parassita, vive sul lavoro altrui. Sto rileggendo la prima parte del (doppio) decalogo di Morandini (poi si va in profondità, e si parla di doveri del critico, di essere sociali, non socievoli, di rispetto per i film, di cattiveria militante, di pazienza e di domande, e di sensi all’erta). Non sulle pagine aforistiche del memorabile “Non sono che un critico” (Il Castoro), ma sul dattiloscritto Olivetti con cui, già negli anni ‘90, si presentava nei convegni o alle lezioni, leggendo per evitare, a braccio, l’imprecisione, e superare la balbuzie, e una timidezza (“introverso com’ero, diventai un lettore vorace”) lavorata ai fianchi da influenza, prestigio, autorevolezza nei decenni. Ora che Morando non sarà più in sala, in mano la stilo-conpila su quadernetto nero, lasciandoci più poveri e soli, è proprio quel decalogo a riportare l’ampiezza di risorse a cui sapeva indirizzare l’azione, dieci comandamenti mai al servizio del dio-cinema: “Un buon critico è politeista”. Con buona pace di chi cercava schieramenti, Visconti o Fellini, Antonioni o Rossellini, e poi Godard o Truffaut. Non bisogna andare lontano a cercare prove e frutti della “cognizione del sapere” di Morando: la sua rubrica in pillole, qui sulla Rivista, Morando Morandini (21 luglio 1924 - 17 ottobre 2015) Foto di Francesca Fago 14 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 fu ogni mese uno “speciale-mondo”, via letteratura, scienza, musica, costume. Si definiva critico di gusto, provando a limitare un perimetro vastissimo tra le critiche (negli anni ‘60, con la sua rivista “Schermi” fu guerra contro il settarismo di “Cinema Nuovo”), ma accidenti, secondo principi kantiani su cui accettiamo scommesse di pratica e risultati. Le recensioni di Morando sono la prova costante, nei decenni, nella storia del giornalismo italiano, nella popolarità del suo dizionario (“Il Morandini” di Zanichelli), di un vero scrittore “sacrificato” alla carta stampata fugace, e lì era insuperabile la combinazione tra “sense and sensibilty”, la passione, il gusto, l’intuito nel filtro di una ragione dinamica e informatissima. SANDRO PARENZO PRESENTA L’AMORE È UGUALE PER TUTTI DA L LO S C E N E GGIATORE DI PH IL ADEL PH IA IL PREMIO OSCAR ® JULIANNE MOORE LA CANDIDATA OSCAR ® ELLEN PAG E IL CANDIDATO OSCAR ® MICHAEL SHANNON I S P I R AT O A U N A S T O R I A V E R A FREEHELD AMORE GIUSTIZIA UGUAGLIANZA DAL 5 NOVEMBRE AL CINEMA IN COLLABORAZIONE CON Freeheld.libero.it sul set Come il camorrista che voleva somigliare a Di Caprio divenne… Peppino Di Capri: scatta l’operazione Natale col boss, con Lillo e Greg allegri chirurghi della nuova commedia Filmauro di Alessandra De Tommasi Qui e nella pagina accanto Lillo e Greg in alcune scene del film ALLA FACCIA DI GOMORRA “Alla Gomorra”: basta aggiungere queste due paroline a qualsiasi progetto per ottenere la magia – o l’illusione - del successo. Funziona persino con il cinepanettone o con i suoi eredi in sala sotto il vischio, compreso Natale col boss, prodotto da De Laurentiis e in uscita il 17 dicembre. Ne abbiamo avuto la conferma durante la visita sul set, in un cantiere della Capitale trasformato nel rifugio del mafioso che dà il nome al film anche se inizialmente si pensava appunto a “Natale a Gomorra”. Ma d’altronde lo aveva predetto tempo fa anche Boris – il film: iniziava con il ciak della fiction “Il giovane Ratzinger”, quasi profetica se pensiamo a Il giovane Papa di Paolo Sorrentino attualmente in cantiere, e finiva con un classico film delle vacanze, “Natale co n l a c a st a ” , u n a d e r i va co m i c a d e l l a pellicola d’autore che inizialmente si voleva girare. Sulla scia del romanzo di Roberto Saviano, appunto. Prima di assistere ai ciak di Natale col boss è d’obbligo la visita all’interno della villa-museo del malavitoso. Si parte con un laboratorio in stile Breaking Bad corredato di bilancina, pacchetti di droga (finta), frullatore e ampolle di misura varia oltre alla lavagna con i dettagli d e l p i a n o d i f u g a . Tra u n a r i m e ss a d’automobili e una discarica di computer si passa al salotto e alla camera da letto del capo: i mobili vantano rifiniture in oro, le colonne in marmo sorreggono due leopardi e i vasi sono rigorosamente maculati. Arazzi, t a p p e t i , l a m p a d e e c a n d e l a b r i p re g i at i riempiono ogni centimetro fino ad arrivare ad un angolo spoglio, con la paglia per terra, la “cella” dei prigionieri co n materassi di fortuna, brande malmesse, un divano rovinato e un’altissima rete protettiva. Sono tutte qui le due facce della medaglia di questa commedia degli equivoci. Due sono i chirurghi plastici coinvolti (interpretati da Lillo e Greg) e rapiti dal boss per avere una faccia nuova e irriconoscibile, due sono gli agenti di polizia sulle sue tracce (prestano l o ro i l vo l to Pa o l o R u f f i n i e F ra n ce s co novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 17 sul set A ‘‘ lla Gomorra”: basta aggiungere queste due paroline a qualsiasi progetto per ottenere la magia – o l’illusione - del successo. Funziona persino con il cinepanettone o con i suoi eredi in sala sotto il vischio, compreso Natale col boss, prodotto da De Laurentiis e in uscita il 17 dicembre. Ne abbiamo avuto la conferma durante la visita sul set, in un cantiere della Capitale trasformato nel rifugio del mafioso che dà il nome al film anche se inizialmente si pensava appunto a Natale a Gomorra. Ma d’altronde lo aveva predetto tempo fa anche Boris – il film: iniziava con il ciak della fiction “Il giovane Ratzinger”, quasi profetica se pensiamo a Il giovane Papa di Paolo Sorrentino attualmente in cantiere, e finiva con un classico film delle vacanze, Natale con la casta, una deriva comica della pellicola d’autore che inizialmente si voleva girare. Sulla scia del romanzo di Roberto Saviano, appunto. Prima di assistere ai ciak di Natale col boss è d’obbligo la visita all’interno della villa-museo del malavitoso. Si parte con un laboratorio in stile Breaking Bad corredato di bilancina, pacchetti di droga (finta), frullatore e ampolle di misura varia oltre alla lavagna con i dettagli del piano di fuga. Tra una rimessa d’automobili e una discarica di computer si passa al salotto e alla camera da letto del capo: i mobili vantano rifiniture in oro, le colonne in marmo sorreggono due leopardi e i vasi sono rigorosamente maculati. Arazzi, tappeti, lampade e candelabri pregiati riempiono ogni centimetro fino ad arrivare ad un angolo spoglio, con la paglia per terra, la “cella” dei prigionieri con materassi di fortuna, brande malmesse, un divano rovinato e un’altissima rete protettiva. Sono tutte qui le due facce della medaglia di questa commedia degli equivoci. Due sono i chirurghi plastici coinvolti (interpretati da Lillo e Greg) e rapiti dal boss per avere una faccia nuova e irri- conoscibile, due sono gli agenti di polizia sulle sue tracce (prestano loro il volto Paolo Ruffini e Francesco Mandelli). Persino il camorrista si fa in due: quando chiede connotati diversi sussurra all’orecchio dei medici l’artista a cui vorrebbe somigliare, DiCaprio, ma i dottori capiscono tutt’altro e si ritrova ad essere la copia di Di Capri. Sì, Pep- pino, che nel film veste il doppio ruolo di mafioso e cantante. Arriva puntuale per l’intervista, ancora in abiti di scena, con pantofole, pigiama di seta e foulard: nell’ultimo ciak si è svegliato dall’operazione per scoprire con orrore il viso appena sbendato. Partono gli spari, si sentono le urla e lo scalpiccio di piedi dietro l’angolo preannuncia un inseguimento vecchio stile in corso. Serafico e rilassato, ha superato la fase dei dubbi per l’accettazione del ruolo: “Volevo vedere se fossi stato credibile – ammette – con le parolacce in bocca, proprio io che sono conosciuto per essere una persona perbene. E pensare che inizialmente credevo di essere stato scelto pe r c a n ta re, i nvece niente. In fin dei conti girare è come registrare un disco in studio, con due differenze: le attese che per me sono stancanti e il fatto che di solito nella musica per me è sempre “buona la prima”, perché di natura sono timido e m’imbarazzo”. “Per farlo ci vuole coraggio – aggiunge il regista Volfango De Biasi, che ha anche curato soggetto e sceneggiatura, prima di passare alla pausa-kebab post riprese – sarebbe stato facile chiamarlo per cantare, un po’ come chiedere a Maradona di palleggiare. In fondo sembra che il film di Natale ormai sia diventato avanguardista, sperimentale, dalle frontiere illimitate”. Sulla questione Gomorra non ha dubbi: “Ormai il termine – conclude – è diventato di uso comune, perché non giocarci su?”. “E PENSARE CHE INIZIALMENTE CREDEVO DI ESSERE STATO SCELTO PER CANTARE” 18 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Giulia Bevilacqua, sopra Paolo Ruffini e Francesco Mandelli. A sinistra Lillo e Greg. Nella pagina accanto, il regista Volfango De Biasi Lillo se hai coraggio! Dopo una corsa forsennata per sfuggire al boss, con la testa bendata, Lillo prende fiato: “Sono sudatissimo perché, come faceva Luchino Visconti, mi fanno tenere la giacca sotto il camice”. Una volta tolte le bende, continuano le battute. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo film? C’è un po’ di Beverly Hills Cop in questi inseguimenti, quindi dire a metà tra gangster movie ed action, tra scene che quasi fanno la parodia a Matrix nelle lotte sopra le righe e cavi sospesi in aria in stile Nikita. Al concetto di “cinepanettone” non ci pensiamo proprio: è vero, si svolge a Natale, ma è una commedia che mette in scena il cinema che ci piace, fedeli come sempre, al pop. Ha aspetti da road movie? Il rapimento iniziale avviene a Milano ma per essere trasportati a Napoli, dove in effetti abbiamo girato gli esterni. Per gli interni siamo un po’ dove ci pare, oggi infatti siamo nel covo del boss, in provincia di Scampia sulla carta, nella periferia romana di Tor Cervara nella realtà. La malavita è anche al centro della vostra web series Pupazzo Criminale… Ormai siamo esperti di malavita… (ride, ndr) Ma che fatica girare in casa, con le presine, sudati, sotto il tavolo! Da fan del Muppet Show ci farei un film di soli pupazzi ma con noi come guest star. D’altronde la canzone Manha Mahna è una delle tre cose più divertenti al mondo! settembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 19 cine capitale U Una domanda, una sola: e ora che si fa? Dopo dieci anni, di cui solo i primi due baciati dal successo, chiedersi che ne sarà di Roma, dell’ex Festa, poi Festival, indi “Festaval”, infine ancora Festa è pleonastico: senza identità si muore. Fu Festa nel 2006 e 2007, eppure, già allora chiedere ai cittadini che stesse succedendo in quella dozzina di giorni all’Auditorium a soli duecento metri di distanza (via Tiepolo) non ebbe soddisfazione: il festival di Roma non ha mai avuto Roma. Dunque, che fare? L’accanimento terapeutico è sempre nocivo, ancor più quando si parla di cultura: Roma, in termini festivalieri, non è mai nata, lasciarla morire indi non è aborto, bensì mera constatazione. Bisogna intendersi, il fallimento non dipende dall’inettitudine dei direttori, e dei presidenti, bensì va ascritto alla natura stessa dell’ondivaga manifestazione: non è amata dai romani, è mal tollerata dai festival nazionali, appena sopportata dagli addetti ai lavori in loco o transumanti ad hoc. In poche parole, la Festa è tale solo per chi la fa. Dopo dieci anni, e altrettanti di stipendi, si può dire basta, o no? Ovvio, fare un festival, un grande festival, oggi è difficile, quasi proibitivo: a Venezia non son rose e fiori, tutt’altro; Berlino s’è separata consensualmente dalla qualità, o quasi; solo Cannes vive, e bene, di rendita, che la politique des auteurs paga, a prescindere dalla bontà dei film dell’annata. Ma se i grandi americani disertano sempre più la stessa Croisette, come averli altrove, come averli a Roma, s’intende, non con lo ius primae noctis, bensì con il fondamentale correlativo oggettivo di talents, attori e registi? Una Festa non si giudica forse dalla bontà degli invitati? Già, ma è chimera, se ROMA S’È Buoni film, poco pubblico, zero red carpet: l'insostenibile 20 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Il direttore della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda. A lato, The Walk 3D FESTA? leggerezza della creatura di Antonio Monda sul Tevere si subisce pure la quasi concomitanza del Tamigi cinematografico, ovvero il London BFI Film Festival. Antonio Monda, che ha completato il primo dei tre anni contrattuali da direttore, ha compiuto, tra gli altri, un errore principe: credere che passando da Capri a Roma, dalla letteratura al cinema, il modello delle Conversazioni fosse indifferentemente applicabile. No. Alla vigilia Monda ha parlato, improvvidamente, di alleanza tra Roma e Londra: anziché farsi la guerra, la Caput Mundi e quella della Perfida Albione sarebbero scese a compromessi, per il bene comune a entrambe. Ebbene, più che alleanza quella di Roma è stata resa: incondizionata. Suffragette ha aperto (lo farà anche a Torino), Steve Jobs ha chiuso Londra, noi non li abbiamo visti. E, soprattutto, non abbiamo visto le star: per dirne una, Cate Blanchett ha accompagnato a Londra sia Truth che Carol, entrambi in cartellone a Roma senza che lei vi abbia messo piede. Il premio del pubblico, l’unico rimasto per volontà di Monda, è andato a Indian Angry Goddesses di Pan Nalin, Alice nella Città, ancora in ascesa, ha premiato Four Kings e, opera prima, The Wolfpack, ma ce ne importa davvero? Da The Walk 3D a Lo chiamavano Jeeg Robot, da Showbiz a Hitchcock/Truffaut, i buoni film non sono mancati, ma per il 90% - a parte di Federico Pontiggia gli italiani, in breve – di seconda o terza visione: usato sicuro. Accanto a un red carpet sguarnito – Monica Bellucci e Ellen Page, le sole star – si giustificano i 4 milioni di budget? No, certo che no. Ma attribuire la colpa della debacle, -21% di biglietti, -20% di incassi e via dicendo, a Monda e al presidente Detassis, sarebbe sbagliato, e fuorviante: non sono loro i responsabili del flop, non i soli almeno. La grande colpa, il grande boh, è di Roma: non s’ha da fare questo Fest-qualcosa. Lo vogliamo capire? Con il quasi contemporaneo BFI London Film Festival non un’alleanza, ma una resa incondizionata novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 21 fenomeni PIRATA DA PAURA Da supereroe a magnifico cattivo: l’attore australiano nel prequel delle avventure di Peter Pan di Alessandro De Simone 22 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Hugh Jackman è Barbanera fenomeni stata una delle sceneggiature più calde di Hollywood degli ultimi anni, era destino che prima o poi diventasse un film dalle grandi speranze. Ma non è Charles Dickens a essere stato scomodato, ma James Barrie, il creatore di Peter Pan, il bambino che non è mai diventato grande. Lo script di Jason Fuchs è finito nelle mani di un regista rigorosamente British, Joe Wright, abituato a costruire grandi macchine in costume e a gestire cast stellari. Proprio come questo, con Rooney Mara atletica Tiger Lily, Garret Hedlund Capitan Hook senza uncino e l’esordiente Levi Miller nei panni di Peter prima di essere il Pan. Tutti e tre dovranno vedersela con uno strepitoso Hugh Jackman, elegante e cattivissimo Pirata Barbanera, personaggio ben diverso dal suo Wolverine, ma a cui sembra essersi affezionato molto in fretta. Ne abbiamo parlato con lui a Londra, in occasione dell’anteprima mondiale di Pan, che arriverà nelle sale italiane il 12 novembre distribuito da Warner Bros. Italia. Mr. Jackman, quanto di suo c’è in Barbanera? Quando ho detto a mio figlio che lo L’isola che non c’era Neverland secondo Joe Wright: "Mi affascina pensare la sua contemporaneità con Freud" avrei interpretato mi ha detto: “Intendi BarbaBianca&Nera”. Una bella iniezione di fiducia. A parte questo, mi ha anche aiutato molto, grazie al suo abbonamento al Junior National Geographic, dove c’è una sezione dedicata “Il mago di Oz è il primo film di cui ho memoria, mi spaventò moltissimo. Poi Hannibal Lecter” 24 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 al leggendario pirata, in particolare questo fantastico aneddoto in cui si dice che prima di andare in battaglia si mettesse dell’incenso nella barba e poi vi si desse fuoco per terrorizzare gli avversari. Ho detto a Joe “Che ne pensi?”. Risposta: “No.” E aveva ragione, la sua idea di un corsaro tra l’Elisabettiano, Maria Antonietta e Luigi XIII è molto più efficace. In effetti è un magnifico cattivo. Lei ne ha uno preferito nella storia del cinema? La Strega Cattiva dell’Ovest, prima di tutto. Il mago di Oz è il primo film di cui ho memoria, mi spaventò moltissimo. Poi Hannibal Lecter, Alan Rickman in Trappola di cristallo, questo è il genere di cattivi che amo. Joe mi aveva detto prima di iniziare: “Ricorda che Neverland nasce dall’immaginazione di un bambino, i cattivi sono visti attraverso i suoi occhi, paurosi e ridicoli. Ma Barbanera è il più pauroso. Avute queste indicazioni, poi ti puoi divertire. Com’è stato fare la sua entrata cantando i Nirvana? È stato il mio giorno preferito sul set, centinaia di ragazzi che cantano all’unisono Smells Like Teen Spirit è un momento che non si dimentica. Joe im- “La cosa che mi ha affascinato di più del rileggere Peter Pan è stato pensare che sia stato scritto quando Freud iniziò a pubblicare le sue ricerche”. Parola di Joe Wright, regista di Pan, prequel coraggioso sin dall’idea di uno dei romanzi per ragazzi più amati della storia. Coraggioso per molti versi, dato che Wright si toglie lo sfizio di inserirvi un pezzo dei Nirvana (“Kurt Cobain è stato l’ultimo dei ragazzi perduti, un poeta maledetto”) e di scegliere la diafana Rooney Mara nel ruolo di Tiger Lily, con polemiche a rimorchio sul suo non essere nativo americana, come tradizione vuole. “Cosa in realtà non vera” ci ha tenuto a precisare proprio l’attrice. “Quella è l’iconografia disneyana, ma non è specificato nel romanzo. Lily è nativa di Neverland, tutto qui”. Anche il personaggio di James Hook normalizzato e amico di Peter è una bella gatta da pelare, ma che potrebbe essere risolta nella maniera più semplice. “L’idea di un sequel per raccontare come Hook diventa Capitan Uncino c’è, Jason Fuchs ha anche molte idee in merito. Ma tutto dipenderà da come il pubblico accoglierà questo film”. Come si suole dire, ai posteri l’ardua sentenza. provvisa molto sul set. L’idea è nata così, aveva dato a tutti il testo della canzone e poi ha detto “Proviamo, se funziona sarà la tua entrata”. Ero al settimo cielo. Sembra che fare il pirata fosse il sogno della sua vita. Lo era! Quando ero a scuola di recitazione adoravo le lezioni di scherma e per l’esame finale preparai la scena del duello da La sposa fantastica. Immaginatemi mentre dico la meravigliosa battuta “Yo soy Iñigo Montoya, tu hai ucciso mio padre, preparati a morire”. E anche a casa non mi ha detto male, mia moglie mi ha detto che è il ruolo più sexy che abbia mai fatto. In effetti è un personaggio affascinante. Avete pensato all’ipotesi di uno spin off? Un prequel di un prequel, sarebbe interessante solo per questo. Ci sono comunque degli elementi del film che potrebbero essere sviluppati per una storia precedente, ma a parte questo, ciò che ho davvero amato di questo personaggio è stato esplorare la sua solitudine e la sua tristezza. E in fondo, la sua voglia di essere liberato dal suo desiderio di potere una volta per tutte. Levi Miller è il piccolo Peter, a sinistra in basso Rooney Mara nei panni di Tiger Lily novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 25 in mostra A settant’anni da Roma città aperta, il Neorealismo torna a esercitare il suo ruolo centrale nei fatti e nelle arti. A Torino e Firenze due grandi eventi lo raccontano per immagini e inediti IERI OGGI DOMANI di Silvio Danese27 novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo in mostra N Bellissima (MNC, E. Invernizzi), sotto Paisà (CSC). Nella pagina precedente Il tetto (MNC, G.P. Bellini). A destra Riso amaro (MNC) 28 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo on fu soltanto per economia di definizione che, da De Sica a Visconti, da Rossellini a Zavattini, sollecitati in diverse occasioni ad andare all’“osso” del ripensamento neorealista del cinema, oltre l’estetica, le poetiche e le pratiche derivate dai film, ricorresse un lancio univoco: ritorno all’uomo. L’uomo, e il ritorno. Storicizzando, era il richiamo a un bisogno dopo l’anestesia dei fascismi e l’orrore della guerra. In una più ampia visione filosofica, che allarga l’influenza del neorealismo a una condizione e una prospettiva dell’arte oltre l’appezzamento di un’epoca, proprio il ritorno sembra il bisogno di un richiamo costante a ciò che è facile perdere per strada, e oggi, nel regno della ragion tecnologica, ma anche “appena sempre”, nel regno eterno (ieri oggi e domani) dell’opportunismo dei poteri e dei profitti, sembra la necessità di una vigilanza. E’ antichissima, in realtà, l’irruzione della centralità dell’uomo nella storia del pensiero speculativo. E’ Socrate (non a caso “filmato” da Rossellini) che impone alla cultura occidentale la sterzata: ai presocratici, concentrati nello studio del cosmo, del numero, dell’atomo, impone la virtù dell’uomo (il raggiungimento del bene attraverso la conoscenza della virtù, che coincide con la verità, per una liberazione dal male, chi compie il male non novembre 2015 conosce il bene, non ci si può rendere schiavi di ciò che non ha valore, eccetera). Che cosa dice Zavattini (era il 1953), sul suo compito di narratore, preso in onere come una missione (e chiediamoci, nel nostro cinema, e nella nostra cultura, quanto sia ancora viva questa preoccupazione...): “Io devo concentrare tutta la mia attenzione sull’uomo d’oggi. Il fardello storico che ho sulle spalle e che non vorrei e non potrei scrollarmi brutalmente dalle spalle, non deve impedirmi di essere tutto nel desiderio di liberare quest’uomo e non altri dalla sua sofferenza servendomi dei mezzi novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 29 in mostra ECCE HOMO La rivoluzione neorealista in occasione del V Convegno Ecclesiale A settant’anni dalla folgorante apparizione di Roma città aperta di Roberto Rossellini, il Neorealismo continua a essere la stagione più conosciuta, amata e influente della storia del cinema italiano. Attraverso fotogrammi e sequenze di film, la mostra “Lo splendore del vero nell’Italia del dopoguerra (4 giugno - 29 novembre 2015)”, nata da un progetto di Alberto Barbera e realizzato in collaborazione con Grazia Paganelli e Fabio Pezzetti, al Museo Nazionale del Cinema, ha individuato un’originale rilettura di quell’esperienza seminale, ripercorrendone le tappe più significative, accompagnando il visitatore in un viaggio che parte dai prodromi di questa “rivoluzione” estetica, ben oltre il periodo specifico della sua attinenza. In contemporanea con Torino, uno spinoff dedicato all’umanesimo neorealista prosegue a Firenze per 4 giorni (Nuovo Umanesimo, 9-13 novembre), in occasione del 5°Convegno Ecclesiale Nazionale, a firma congiunta del Museo Nazionale, della Fondazione Ente dello Spettacolo e dell’Ufficio Comunicazione della CEI. 30 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Roma città aperta (MNC). Sotto, da sinistra: Miracolo a Milano (MNC, G.P. Bellini); Non c'è pace tra gli ulivi (MNC, E. Invernizzi); Il cammino della speranza (CSC) che ho a disposizione. Quest’uomo ha un nome e un cognome, fa parte della società in un mondo che mi riguarda senza equivoci e io sento il suo fascino, lo devo sentire così forte, che voglio parlare di lui, proprio di lui e non attribuirgli un nome finto, perché quel nome finto è pur sempre un velo fra me e la realtà, è qualcosa che mi ritarda.” Dieci anni prima fu Visconti a dare un orientamento, nel celebre articolo su “Cinema” a proposito di Ossessione: “Al cinema mi ha portato soprattutto l’impegno di raccontare storie di uomini vivi; di uomini vivi nelle cose, non le cose per se stesse. Il cinema che mi interessa è un cinema antropomorfico”. Non è difficile immaginare la calamita neorealista che aggancia, come schegge sparse, o amanti inevitabili, e li accatasta disordinatamente, autori e film dei decenni seguenti, proprio nel nome di quel bisogno di luce antropomorfica, e nel concentrato impegno a trovare proprie strade: Fellini, sempre lui, tutto, comunque, Olmi, fino all’ultima ora, Pasolini, Rosi, Loy, Scola, Bolognini, Zurlini, e quanti altri, ma anche Leone, perfino Pupi Avati nell’onesta concentrazione sul suo occhio privato, mentre una vera forma attiva di neorealismo evoluto, o se vogliamo ripetuto e in vario modo reinventato, ricorre all’estero, nel cinema iraniano senz’altro, cioè in società dove agli artisti, ai narratori, è chiaro l’irriducibile legame “di uomini vivi nelle cose”. Qualcosa poi si rompe quando il vizio del presente, nella disgregazione di una società vetrinistica, di generi e modelli, forzata all’esposizione invece che alla compren- sione, disabile, e mai diversamente abile, all’ascolto e alla restituzione della sofferenza umana per quel bene irriducibile, induce a cancellare certe radici, che da noi finiscono celebrate, omaggiate, cioè sepolte, invece che riconosciute come profezie per il futuro che siamo noi. Ancora dopo Umberto D, due anni prima che Senso decretasse per le storie del cinema la fine del neorealismo, Zavattini dichiarava tutta la sua insoddisfazione: “Non siamo ancora al neorealismo. Il neorealismo è oggi come un esercito pronto a mettersi in marcia. Non c’è niente da fare, bisogna riconoscere che siamo ancora tutti allo start”. Togliamo l’anelito del Grande Matto e sostituiamo “uomo” a neorealismo, e si fa svelto a tirare le somme sulle scritture per il cinema dei nostri ultimi decenni. O forse l’uomo è finito? Temo sia vero quel che dice Nicola Lagioia (su “Internazionale”) sull’attualità drammatica, drammaturgica, del “cinereo” mondo di Faulkner, con un perfetto post-it del discorso al Nobel, nel 1950: “Mi rifiuto di accettare la fine dell’uomo, è fin troppo facile dire che l’uomo è immortale perché destinato a resistere: che quando l’ultimo din don del giudizio universale risuonerà svanendo dall’ultima inutile rupe sporgentesi sull’assenza di mare, nell’ultima sera rossa e morente, anche allora un suono resterà: quello della sua flebile ma inesausta voce che continua a parlare. Mi rifiuto di accettarlo. Io credo che l’uomo non si limiterà a resistere: egli prevarrà... Il compito del poeta, dello scrittore, è di scrivere di queste cose”. Faulkner: "L'uomo non si limiterà a resistere. Egli prevarrà" Senza pietà (MNC, F. Franci); Germania anno zero (MNC); e ancora Il cammino della speranza (MNC, E. Invernizzi) novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 31 COVER STORY PASSIONE 007 NOME IN CODICE: S.P. E.C.T. R.E. Dalla S di Sciarra alla E di (The) End, passando per la R di Roma: guida ragionata al 24esimo film di James Bond di Angela Bosetto 32 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 FARE DA SEQUEL a Skyfall non è facile, ma Spectre punta a ripagare con incassi da capogiro il fatto di essere il film più lungo e caro della saga di 007: due ore e mezza costate 300 milioni di dollari. Stavolta, insieme ai nuovi M (Ralph Fiennes), Q (Ben Whishaw) e Moneypenny (Naomie Harris), James Bond (Daniel Craig) deve affrontare il suo nemico supremo: l’organizzazione internazionale S.P.E.C.T.R.E. L’acronimo ideato da Ian Fleming sta per SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion, tuttavia, se scandito in maniera alternativa, può anche svelare sette aspetti della pellicola. S come Swann e Sciarra Ossia i cognomi delle due nuove Bond girl: la psicologa Madeleine (figlia del criminale Mr. White/Jesper Christensen, sfuggito all’MI6) e la vedova Lucia (il cui marito, membro della SPECTRE, muore per mano di 007), interpretate rispettivamente da Léa Seydoux e Monica Bellucci. La “francesizzazione” del personaggio di Madeleine ha messo da parte (almeno per il momento) l’idea di inserire un’attrice scandinava, mentre il cameo femminile iniziale è andato alla messicana Stephanie Sigman. novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 33 COVER STORY PASSIONE 007 P come Pericolo A minacciare 007 e l’MI6 sono in particolare due membri della SPECTRE: il misterioso Franz Oberhauser (Christoph Waltz), figlio di Hannes Oberhauser (padre putativo del giovane Bond), e il suo braccio destro Mr. Hinx (Dave Bautista). E il nuovo membro dei servizi segreti Max Denbigh (Andrew Scott, il Moriarty televisivo) da che parte sta? Lo scopriremo solo alla fine. C come Canzone Dopo il trionfo e l’Oscar ottenuti da Adele con Skyfall, tutti scommettevano sul fatto che il 24° tema di 007 sarebbe stato nuovamente affidato a un cantante inglese. Il favorito Ed Sheeran ha però preferito non legarsi a un’altra saga dopo Lo Hobbit, facendo così salire le quotazioni prima dell’americana Lana Del Rey e poi della britannica Ellie Goulding. Alla fine l’ha spuntata il londinese Sam Smith, vincitore di quattro Grammy e tre BRIT Awards. La sua Writing’s On The Wall ha debuttato in patria direttamente al primo posto: nessuna canzone bondiana ci era mai riuscita. 34 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 E come El Día de los Muertos Nella routine di 007, ogni giorno è buono per lasciarci le penne, ma nessuno quanto il 2 novembre, data in cui l’America Centro-Meridionale celebra la “Festa dei Morti”. Ed è proprio a Città del Messico, durante la tradizionale sfilata di carri, scheletri e maschere, che si svolge l’adrenalinica sequenza iniziale di Spectre. Per realizzarla sono occorsi sei mesi di lavoro preparatorio e 1500 comparse (il cui trucco e parrucco personalizzato richiedeva 75 minuti ogni mattina), ciascuna con un costume diverso fatto interamente a mano. Niente moltiplicazione digitale per quella che la produzione assicura essere “l’intro più elettrizzante di sempre!” R come Roma Sette anni dopo Quantum of Solace, l’Italia torna nella rosa delle location bondiane insieme ad Austria, Marocco, al già citato Messico e alla sempreverde Inghilterra. In Spectre il ruolo di portabandiera nazionale tocca alla Città eterna, ma nemmeno l’Aston Martin è immune alle crepe tra i sampietrini. Una buca più grande delle altre ha fatto saltare l’auto, sbalzando Daniel Craig contro il tettuccio e regalandogli un bel bernoccolo. Un’altra botta (metaforica) è giunta dalla confraternita religiosa dei Trapassati, che ha proibito alla troupe l’uso del cimitero del Verano. Alla produzione non è rimasto che trasformare in camposanto il Museo della Civiltà Romana all’Eur. T come Team Nella squadra tecnica del regista Sam Mendes (nella foto) entrano il montatore australiano Lee Smith, sodale di Christopher Nolan, e il direttore della fotografia Hoyte Van Hoytema, olandese, La talpa e Interstellar in carnet. Confermati da Skyfall lo scenografo Dennis Gassner, il compositore Thomas Newman, la costumista Jany Temime, il supervisore degli effetti speciali Chris Corbould e gli sceneggiatori John Logan, Neal Purvis e Robert Wade. A questi ultimi si è unito Jez Butterworth, penna di Edge of Tomorrow e Black Mass – L’ultimo gangster. E come End Se la fine dell’era Craig si avvicina (il biondo Daniel darà ufficialmente l’addio alla saga con il prossimo film), il felice connubio fra James Bond e Sam Mendes termina qui. “Girare un capitolo di 007 è un’esperienza esaltante, ma purtroppo non ti permette di fare nient’altro per tutto il tempo”, spiega il regista britannico, che già pensava di fermarsi a Skyfall. “Ho accettato e vissuto Spectre come una sfida personale. Ora, però, vorrei tornare al teatro”. novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 35 COVER STORY PASSIONE 007 Cognome ENGLISH Nome JOHNNY Interprete ROWAN ATKINSON Nato il 11 APRILE 2003 (JOHNNY ENGLISH, FILM) Cittadinanza BRITANNICA Professione AGENTE MILITARY INTELLIGENCE SECTION 7 (MI7) Segni particolari INETTO Migliore performance JOHNNY ENGLISH REBORN JAMES E I SUOI FRATELLI In principio era Bond, ma i suoi servizi non sono più segreti: da Jason Bourne a Ethan Hunt (e Johnny English), è licenza di copiare... di Federico Pontiggia Cognome BOURNE Nome JASON N Interprete MATT DAMO (ET ALII) 0 Nato il 1° FEBBRAIO 198 (THE BOURNE IDENTITY, ROMANZO) Cittadinanza AMERICANA Professione EX BERRETTO VERDE Segni particolari SMEMORATO Migliore performance THE BOURNE ULTIMATUM 36 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Cognome HUNT Nome ETHAN Interprete TOM CRUISE Nato il 22 MAGGIO 1996 (MISSION: IMPOSSIBLE, FILM) Cittadinanza AMERICANA Professione AGENTE THE IMPOSSIBLE MISSIONS FORCE (IMF) Segni particolari INDOMITO Migliore performance MISSION: IMPOSSIBLE ROGUE NATION Cognome BOND Nome JAMES Interprete SEAN CONNERY (ET ALII) Nato il 13 APRILE 1953 (CASINO ROYALE, ROMANZO) Cittadinanza BRITANNICA Professione AGENTE MILITARY INTELLIGENCE SECTION 6 (MI6) Segni particolari IRRESISTIBILE Migliore performance GOLDFINGER Cognome BAUE R Nome JACK Interprete KIEF ER SUTHERLAND Nato il 6 NOVE MBRE 2001 (24, SERIE TV) Cittadinanza AMERICANA Professione AGENTE ANTITE RRORISMO (CTU) Segni particolari H24 Migliore perform an 24 MINUTES (T ce HE SIMPSONS, SEAS ON 18) novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 37 personaggi 38 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Pulcinella e il bufalo, la fiaba per leggere la realtà nell’Italia Bella e perduta del regista napoletano: “Un film non per dirsi sconfitti, semmai un monito di Luca Pellegrini per risollevarsi” Pietro Marcello Giù la maschera PIETRO MARCELLO È UN REGISTA VISIONARIO. I suoi occhi vedono oltre. Il suo spirito cerca altrove. Il suo cinema declina in modo personalissimo la realtà, anche cruda, iniettando sprazzi di poesia, nella quale si trova tutta la personalità di un regista atipico, fuori dal coro, capace di rischiare. Come ha fatto nel 2009 con La bocca del lupo, da tutti applaudito. Bella e perduta è un film diverso, anche se immerso nella medesima tensione morale. Si è molto parlato di un’immagine: quella di Pulcinella a stretto colloquio con un bufalo campano, chiamato Sarchiapone. Io sono cresciuto in quelle terre abitate dai bufali. Il film è stato anche il modo per riavvicinarmi al mio passato. Gli animali erano allora amici degli uomini, oggi sono degli oggetti, dei numeri. Erano rispettati, l’uomo se ne prendeva cura, una vacca in famiglia aveva un valore enorme perché era di aiuto nei campi, nel lavoro. Volevo dare dignità a questi animali e alla natura. Il bufalo nel film parla a Pulcinella, l’unico al mondo che riesce a capirlo, almeno fino a quando indossa la maschera. Poi, in un mo- mento intenso e bellissimo, decide di liberarsene. Perché? Pulcinella, figura alquanto magica, si libera della maschera e della sua immortalità, che lo rendevano servo. Sceglie di essere uomo e così si assoggetta al destino e al libero arbitrio. La libertà ti permette di fare delle scelte per la tua vita, ma è il destino che ti segna la strada. Pulcinella diventa un uomo che sa amare gli animali. Un segno soltanto di natura ecologista? Pulcinella è il seme, la speranza. E’ l’uomo nuovo, diverso e consapevole, che può cambiare le sorti della terra che attraversa. Come ha fatto l’ex ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, l’unico che si è interessato realmente della Reggia di Carditello, acquistandola e sottraendola al suo abbandono, dopo che per secoli aveva rappresentato la malasorte di quella regione. Politica ed ecologia, realtà e fiaba. Quello che doveva essere solo un documentario si è trasformato in altro. Il cinema ti permette di reinventare linguaggi e ottenere forme nuove. È come una montagna, che riesce a prendere acqua da tutti i suoi fiumi. Trasformare questa storia novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 39 personaggi Gesuino Pittalis alias Pulcinella, nelle pagine precedenti il bufalo e accanto il regista Pietro Marcello “La libertà ti permette di fare delle scelte, ma è il destino che ti segna la vita” è stata poi una necessità. Il documentario ti insegna come riuscire a cambiare strada, ad affrontare gli imprevisti, come per noi è stata la morte del custode Tommaso, al quale la nostra storia si era ancorata. Il film nasceva come un viaggio in Italia sulle tracce di Piovene, anche per raccontare la temperatura del Paese. Ma abbiamo sentito una sorta di responsabilità morale a non abbandonare la Reggia di Carditello e il bufalo, che era rimasto solo, di nuovo orfano. Il film da quel momento è continuato come una sorta di fiaba contemporanea. Bella e perduta è anche l’Italia. La maschera, sia per me che per lo sceneggiatore Maurizio Braucci, è l’immagine anche della nostra nazione, bella e perduta. Purtroppo oggi è rappresentata, soprattutto 40 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 all’estero, dalle maschere che indossano certi politici, mentre dimentichiamo che è fatta di personaggi straordinari come Carlo Levi che mi ha ispirato questo percorso -, Pasolini, Sciascia, Anna Maria Ortese, presente nel film, Elsa Morante. Vorrei che chi ci rappresenta non indossasse più una maschera. Abbiamo bisogno di uomini e donne di azione, di fede e di spirito. Il film non dice che l’Italia è destinata ad essere bella e perduta, ma che un’Italia bella e perduta ha le risorse per trasformarsi. incontri Attrice, ma anche ambasciatrice per Save the Children. Esperienza che l’ha segnata profondamente: “In Nepal vivono nella totale di Angela Prudenzi indigenza” Isabella Ferrari Una donna appassionata LONTANA DAI RIFLETTORI che troppo spesso restituiscono di lei un’immagine di donna complicata, Isabella Ferrari si mostra per quella che è: sensibile, appassionata, tenace quando un progetto le sta a cuore. È stata da poco in Nepal come ambasciatrice di Save the Children, ruolo cui tiene particolarmente. Un’esperienza che l’ha inevitabilmente segnata, così anche se l’occasione dell’incontro è l’uscita (26 novembre) di Uno per tutti di Mimmo Calopresti, è anche del Nepal che desidera parlare. “Molte famiglie vivono per strada nella più completa indigenza - racconta -. A una madre ho chiesto quanti anni avesse, ha risposto che non lo sapeva perché non usano festeggiare i compleanni. Una bella lezione per chi, come noi, fatica ad accettare il tempo che passa. I viaggi con Save the Children mi hanno insegnato a non lamentarmi troppo e aiutato la trasformazione dei miei rapporti con gli altri, soprattutto con i figli. Ora so quanto siamo fortunati”. E rispetto al lavoro? Da anni non è più al centro della mia esistenza, forse perché avere tre figli ti costringe a pensare meno alla professione per concentrarti su di loro. Non mi ritengo un’attrice in carriera, nel senso che non mi bat- 42 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 to per lavorare continuamente, ma preferisco aspettare pur di avere un ruolo vicino alla mia natura d’interprete. Qualche no di cui si è pentita? Pentita mai, però in passato ho rifiutato una commedia che è stata un grande successo. Forse ho perso un treno. Non mi dispiace più di tanto non essere diventata un volto della comicità, piuttosto mi rammarico di non aver potuto far conoscere il mio lato giocoso. Al cinema mi affidano solo ruoli drammatici, fortuna che a teatro l’ho messo a frutto in Doppia partita e Il catalogo e recentemente mi sono davvero divertita a recitare nella serie tv Una grande famiglia. A che punto della carriera sente di essere? In un momento di grande evoluzione. Come attrice sto cambiando pelle e sono in attesa di una nuova fase. Senza ansie, però. Non sento la pressione, semmai la necessità di lasciarmi andare a nuove esper i e n ze. U n a r t i st a , chiunque esso sia, deve essere aperto alle trasformazioni. Recentemente ha prodotto La vita oscena di Renato De Maria, tra le novità anche un Fabrizio nuovo impegno di Ferracane e Isabella Ferrari in questo tipo? Uno per tutti Sinceramente? Non novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 43 incontri fa per me. Ma vorrei poter aiutare dei giovani registi, ce ne sono tanti bravi che immaginano un cinema lontano dallo stereotipo della commedia e per questo faticano a trovare finanziamenti. Sogno un cinema italiano più sfaccettato, sono felice quando un titolo come Non essere cattivo riesce a farsi notare. Ecco, quello è esattamente il film per cui mi batterei. E in Uno per tutti per cosa si batte? Che tipo di donna interpreta? Una donna del Nord, ricca grazie ai soldi sporchi del marito. Niente riesce davvero ad appagarla, né la ricchezza né la continua ricerca spirituale, infatti resta incapace di apprezzare la vita che osserva attraverso le grandi vetrate della villa come da un acquario. Una madre peggiore del figlio di cui si è rifiutata di vedere i difetti, contribuendo a portarlo alla rovina. “In Uno per tutti sono una donna del Nord, ricca grazie ai soldi sporchi del marito” 44 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Se potesse scrivere un ruolo per se stessa, quale potrebbe essere? Al momento non saprei, la risposta credo sia legata al cambiamento in arrivo. Dipingo da sempre e amo trascrivere sensazioni e pensieri, ecco forse come attrice devo ancora esprimere una parte di creatività. Non ho fretta, c’è tempo. FOTO: KAREN DI PAOLA Mimmo Calopresti con la Ferrari e Thomas Trabacchi TFF33 TORINO CHE MOSSE! Festival polifonico, molto british e proiettato al… passato: la ricetta semplice (e vincente) di Emanuela Martini di Gianluca Arnone 46 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 S Se è vero che ogni casa finisce per somigliare al suo inquilino, il Torino Film Festival (20-28 novembre) è sempre più a immagine e somiglianza di Emanuela Martini, deus ex machina della rassegna da quasi un decennio: all’ombra di nomi altisonanti (Moretti, Amelio, Virzì) prima, da direttore oggi. Dieci anni in cui l’identità del TFF si è rafforzata, centrata sull’idea (vincente) che il cinema – come il pubblico - sia uno ma vario, che possa tranquillamente combinare cioè l’arte e l’industria, la sperimentazione e l’intrattenimento, l’autorialità e il genere, il presente e il passato. Mantenendo sempre come rotta il confronto con la città e le sue diverse anime: c’è l’élite industriale, la vecchia borghesia, gli studenti del Dams, la Torino operaia oramai in pensione cresciuta a dopolavoro e cineforum sindacali. Non ci sono rotture da registrare in questa 33ma edizione. Rispetto a Venezia non c’è ambizione che tormenti, diversamente da Roma storia e identikit hanno un contenuto. La parola d’ordine è continuità. Nella proposta, nella struttura. Persino nel budget: 2.200.000 euro come lo scorso anno, ma con il reintegro delle tre sale del Lux. La narrazione del festiva come sempre affidata ai film, veri portavoce della rassegna. Una ricetta semplice, in tre mosse. Vediamole. L’ARTE DEL MASH UP Il festival da anni ha una struttura pressoché invariata, che gioca con la pluralità dei linguaggi, ciascuno affidato in teoria a una sezione ad hoc e tutte suonando lo stesso spartito. Torino è polifonica e collegiale. La Martini ha preteso maggiore armonia tra le varie proposte del Festival, evitando l’effetto Babele. Il concorso in particolare sembra la summa delle diverse anime della kermesse. Dedicato anche quest’anno alle opere prime e seconde (“e qualche opera terza”, ammette il direttore), è tanto lo spazio della sperimentazione quanto delle narrazioni forti, dell’autore e del testo. Il suo tratto distintivo? Il mash-up di stili e di temi. Il medio proporzionale tra le sezioni “popolari” (Festa Mobile e After Hours) e quelle di ricerca (TFFdoc e Onde). Il segreto di Torino è che non esclude nessuno, come il cinema. Che è arte popolare. Nessuno dei due termini potrebbe descriverlo adeguatamente senza l’altro. Così le nuove proposte di intrattenimento garantite da Festa Mobile – dove troviamo tra gli altri La felicità è un sistema complesso di Gianni Zanasi e il vincitore dell’ultimo Sundance, Me and Earl and the Dying Girl (vedi intervista al regista di pag. 50), insieme ai più impegnativi The Assassin di Hou Hsiao Hsien e Under Electric Clouds di Aleksei German Jr. - Una scena di Mr. Arkadin. Sopra Hadas Yaron e Mastandrea in La felicità è un sistema complesso fanno il paio con la riscoperta dei grandi classici del cinema, con gli omaggi a Orson Welles (rivedremo Quarto potere, L’infernale Quinlan e Mr. Arkadin), gli eventi speciali legati al 50° di Giulietta degli Spiriti di Fellini e di Terrore nello spazio di Mario Bava e ovviamente la retrospettiva di cui parleremo più sotto. SUFFRAGETTE E NON SOLO DAL REGNO DI SUA MAESTÀ Il colpo grosso del TFF 33. Direttamente dal London Film Festiva – dov’era l’opening title – un film d’apertura che combina l’attitudine progressista del buon cinema inglese con un tema caldo (l’emancipazione femminile) e un cast da urlo (Meryl Streep, Helena Bonham-Carter, Carey Mulligan): “La cosa sorprendente – afferma la Martini – è che nessuno aveva ancora raccontato la loro storia per il grande schermo. novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 47 TFF33 Suffragette. In basso a destra 2022: I sopravvissuti e Blade Runner Se penso a Suffragette mi viene in mente il pezzo musicale di Mary Poppins o la canzone di David Bowie. Questo film è un vero inedito”. Parla inglese, pardon scozzese, anche il Gran Premio Torino che quest’anno verrà assegnato a Terence Davies. Il regista porterà a Torino il suo capolavoro, Voci lontane… sempre presenti, e il suo ultimo film, Sunset Song, “un racconto di formazione ambientato in Scozia ai primi del ‘900, con protagonista la figlia di un contadino”. Inglese infine è anche il guest director, Julian Temple, che si è intestato una sezione assai coraggiosa quest’anno, "Questioni di vita e di morte", dedicata al tema della fine: con classici del calibro di Scala al Paradiso di Michael Powell e Il settimo sigillo di Ingmar Bergman troviamo proposte meno scontate, a iniziare dal doc di Temple stesso, The Ecstay of Wilko Johnson, una sorta di Nick’s Movie al contrario ricco di energia e di accostamenti stravaganti. PAURE, DISTOPIE E RITORNI AL FUTURO Bistrattato dai principali festival internazionali e spesso considerato genere di serie B, l’horror è invece uno dei filoni prediletti di Torino e del suo direttore. Tanto da riprendersi la scena con gli interessi, colonizzando quasi per intero la selezione di mezzanotte (After Hours). Da non perdere The Nigthmare, il film sul film di Wes Craven, diretto da Rodney Ascher, lo stesso di Room 237, il doc su Shining presentato sempre qui a Brividi sotto la Mole con il gran ritorno dell’horror, la fantascienza d’autore e la sezione "Questioni di vita e di morte" 48 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 Torino nel 2012; tre film di Sion Sono (autore amato dal TFF, il primo festival al mondo a dedicargli una retrospettiva completa), tutti girati nel 2015; e la maratona horror di Sabato 21 novembre, con proiezioni ininterrotte dalla notte alla mattina. Mette i brividi anche la retrospettiva voluta dalla Martini per il biennio 2015-2016 e dedicata alla fantascienza distopica: “Tutto il cinema – spiega - che tra gli anni ’60 e gli anni ’80 ha cercato di immaginare, spesso indovinando, gli scenari che ci saremmo trovati a vivere oggi. In fondo questa retrospettiva è una sorta di verifica delle distopie e delle utopie che hanno accompagnato i film di tre generazioni. Se pensiamo agli scenari urbani immaginati da Blade Runner e li mettiamo a confronto con il décor di alcune città metropolitane, come Londra o la stessa Milano, ci rendiamo conto di quanto Scott ci avesse visto lungo. Blade Runner è solo uno dei titoli di culto della rassegna. Abbiamo anche il primo Terminator, il primissimo Pianeta delle scimmie e un classico dimenticato come 2022: I sopravvissuti di Richard Fleischer. Non manca poi la fantascienza d’autore di Godard (Alphaville), Truffaut (Fahreneit 451), Ferreri (Il seme dell’uomo), Tarkovski (Stalker). Senza dimenticare chicche più introvabili, come le opere di Peter Watkins”. Trenta titoli quest’anno e trenta il prossimo, in ordine sparso. Per un futuro che Torino ha già messo in cineteca. LA MIGLIORE SULLA CARTA PROVALA PER UN ANNO A €19,90 Disponibile anche online su www.cinematografo.it TFF33 ME AND EARL AND SCORSESE Vincitore al Sundance, Quel fantastico peggior anno della mia vita ha rivelato il talento di Alfonso Gomez-Rejon. E lui non si nasconde: “Martin è la mia Bibbia” di Alessandro De Simone Alfonso GomezRejon. Sopra il regista con Scorsese. A destra Thomas Mann e Nick Offerman I TEENAGER STANNO TORNANDO sul grande schermo, anche se durano il tempo di un film. “Colpa delle stelle”, dei romanzi di John Green e di un genere, il cancer movie, che emoziona i giovani neoromantici del XXI secolo. Niente a che vedere con gli adolescenti sociopatici degli anni Ottanta, da cui tutto ebbe inizio e la cui eredità ancora non si è estinta. La dimostrazione è proprio Me and Earl and the Dying Girl (dopo il passaggio a Torino, in Italia uscirà il 3 dicembre con Fox e il titolo Quel fantastico peggior anno della mia vita, ndr), opera prima di Alfonso Gomez-Rejon, messicano e come molti suoi connazionali dal grande talento. Una lunga gavetta alle spalle, lavorando sui set dei più grandi, da Scorsese a Mann, come assistente, e poi palestra televisiva con tante puntate di Glee. L’esordio lo deve a Jesse Andrews e settembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 51 TFF33 Magnifico esordio in chiave teen per il regista messicano, dopo una lunga gavetta televisiva Olivia Cooke. Sopra e a destra con il resto del cast di Quel fantastico peggior anno della mia vita 52 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo alla sceneggiatura che ha tratto dal suo stesso romanzo di grande successo, una storia di formazione sempre perfettamente in bilico tra melò e commedia, con una coppia di giovani attori eccezionale, Olivia Cooke e Thomas Mann, due nomi che sentiremo spesso. Abbiamo parlato del film – che ritroveremo in Festa Mobile al TFF 33 con Alfonso al 68. Festival di Locarno, dove ha avuto la sua prima europea. Mr. Gomez-Rejon, difficile non pensare a John Hughes quando si parla di teenagers. Ho visto Breakfast Club quando avevo dodici anni e non riuscivo a credere quanto quel film fosse in grado di parlare a una generazione con tale sincerità. Il personaggio di Anthony Michael Hall ero io, mi identificavo completamente in lui. Quante volte le sono venuti in mente i suoi film durante le riprese? Molte, senz’altro, ma è anche vero che ho rispettato enormemente il lavoro di Jesse e ho cercato di immedesimarmi in lui e nei suoi personaggi. Credo che come per il cinema di Hughes, in questi casi la cosa più importante sia essere sincero con i personaggi che stai raccontando. Se lo fai, loro lo saranno con il pubblico. In questo ho cercato di non dimenticare la lezione del cinema teen degli anni Ottanta. Oggi il genere sta avendo grande successo, ma con la variante mélo della malattia. novembre 2015 Cosa ne pensa di questo trend? Colpa delle stelle è un bel film, come il romanzo, non ho ancora visto Paper Town e La risposta è nelle stelle, ma in ogni caso Me & Earl and the Dying Girl non rientra in questo trend. Quando abbiamo saputo della produzione di Colpa delle stelle stavamo nel bel mezzo delle riprese del nostro film, quindi era impossibile seguire una moda che ancora non era cominciata. C’è una cosa che si evince inequivocabilmente dal suo film: lei è un nerd cinematografico. Assolutamente sì, e in un periodo in cui era difficile esserlo, perché non c’era internet e neanche i DVD, parliamo dell’alba del VHS in un paesino sperduto al confine con il Messico. Poi un giorno, finalmente, aprì un videonoleggio e la mia vita cambiò. Guardavo tre film al giorno, onnivoro di generi, poi nel 1989 uscì Scorsese on Scorsese, edito dalla Faber & Faber, e diventò la mia Bibbia. Ricorda un po’ la storia di Quentin Tarantino. Sì, con la differenza che quando lui vinse la Palma d’oro a Cannes con Pulp Fiction io ero sul set come assistente di produzione per Casino di Scorsese. Un’ultima domanda. Mantenere l’equilibrio emotivo in un film come questo non era facile. Lei ci è riuscito purtroppo per esperienza. Quello che succede in un ragazzino di diciassette anni quando si perde qualcuno non è semplice. Avevo quell’età quando è morto mio padre e ho superato tutte le tappe dell’elaborazione del lutto. Greg, il protagonista del film, lo fa nel corso della narrazione, raccontando la sua storia, ed è quello che in fondo ho fatto anche io. E ha funzionato. Adesso mio padre è in tutto quello che mi ha lasciato. UN EVENTO SPECIALE - SOLO 10 E 11 NOVEMBRE AL CINEMA Prenota il tuo biglietto su ANIMEALCINEMA.IT PRODUZIONE SHINCHOSHA ANIMAZIONE STUDIO GHIBLI PRODUTTORE ESECUTIVO RYOICHI SATO TRATTO DAL ROMANZO “HOTARU NO HAKA”(LA TOMBA DELLE LUCCIOLE) DI AKIYUKI NOSAKA (PUBBLICATO DA SHINCHOSHA) CHARACTER DESIGN E DIREZIONE DELL’ANIMAZIONE YOSHIFUMI KONDO DIREZIONE ARTISTICA NIZO YAMAMOTO MUSICHE MICHIO MAMIYA LAYOUT YOSHIYUKI MOMOSE COLOR DESIGN MICHIYO YASUDA FOTOGRAFIA NOBUO KOYAMA SOUND DESIGN YASUO URAGAMI PRODUTTORE TORU HARA REGIA E SCENEGGIATURA ISAO TAKAHATA © Akiyuki Nosaka / Shinchosha ,1988 All Rights Reserved. RITRATTI di Orio Caldiron Inquieta, caparbia, mai davvero star. Ma capace di tenere testa agli Studios: Ida Lupino DIVA NELLE TENEBRE 54 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 In apertura il ritratto di Ida Lupino firmato da Marco Letizia. Qui l’attrice, sceneggiatrice, regista e produttrice con la cinepresa S Senza mai diventare una star, Ida Lupino è uno dei temperamenti d’attrice-autrice più inquieti e originali della stagione del noir, la sola in grado di tener testa alle formule stereotipate degli Studios. Nata a Londra il 4 febbraio 1918 da un’antica famiglia di attori di origine italiana – scomparirà il 3 agosto 1995 a Los Angeles, California – studia alla Royal Academy of Dramatic Art per esordire giovanissima in teatro. Scoperta da Allan Dwan, si trasferisce presto a Hollywood dove appare in una ventina di titoli prima di imporsi accanto a Humphrey Bogart in Una pallottola per Roy (1941) di Raoul Walsh col personaggio della donna del bandito, bocca dura ma cuore tenero, che le assicura la notorietà. Sin dalla gelida governante di Tenebre (1941) di Charles Vidor, la galleria delle sue eroine coriacee ma fragili mette a fuoco la figura della donna volitiva con una propria morale, decisa a andare fino in fondo. Dalla disillusa pianista che nel bar di I quattro rivali (1948) di Jean Negulesco canta con voce inconfondibile la struggente “Again”, mentre Richard Widmark e Cornel Wilde si battono per lei, all’ambigua Lilli Marlowe di Dollari che scottano (1954) di Don Siegel, pronta a fuggire in Messico con il poliziotto corrotto Steve Cochran, senza dimenticare il malloppo. Ma la sua performance migliore resta quella di Neve rossa (1951) di Nicholas Ray, il noir tra urbano e rurale dove la sorella cieca dell’omicida insegna a vedere al violento Robert Ryan. Nel frattempo con il secondo marito Collier Young fonda The Filmmakers, diventando produttrice, sceneggiatrice, regista. Nei suoi film a basso costo, non esita ad affrontare temi scomodi come ragazze madri, stupro, polio, bigamia, senza indulgere alle convenzioni del mélo e allo schematismo della tesi. La preda della belva (1950) esorcizza con partecipe tenerezza il trauma della protagonista stuprata alla vigilia del matrimonio. La belva dell’autostrada (1953) ricostruisce con toni dimessi l’inquietante disavventura di due piccoli borghesi che danno un passaggio a un serial killer scambiandolo per un innocuo autostoppista. La grande nebbia (1953) è il più fenomenologico nel raccontare con sobria asciuttezza la vicenda del commesso viaggiatore che ha una moglie a San Francisco e un’altra a Los Angeles, illuminando con la sensibilità di uno sguardo altro l’assoluto anonimato del bigamo e la femminilità ferita delle due donne. Se, popolare come attrice, in vita è sottovalutata come regista, le sue quotazioni sono oggi in rialzo anche grazie a estimatori d’eccezione come Martin Scorsese che la considera una delle voci più significative del cinema classico americano: “C’è una sensazione di dolore, di panico e di crudeltà che colora ogni inquadratura di questi film, ma vi si trova anche la mescolanza di precisione e compassione dell’attrice. Le sue eroine hanno sempre una grande dignità, così come la sua opera cinematografica. Contrassegnata dallo spirito di resistenza, con una straordinaria empatia per gli esseri fragili e per i cuori spezzati”. NON ESITA AD AFFRONTARE TEMI SCOMODI: STUPRO, POLIO E BIGAMIA novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 55 I TOP 5 58 al Cinema OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO Tutto può accadere a Broadway 62 61 A Bigger Splash Le ricette della signora Tokue 65 64 Dobbiamo parlare 63 62 Dio esiste e vive a Bruxelles The Visit Una tomba per le lucciole 67 El club 68 Rams - Storia di due fratelli e otto pecore 58 Tutto può accadere a Broadway 60 In fondo al bosco 60 Bella e perduta 61 A Bigger Splash 62 Le ricette della signora Tokue 62 Dio esiste e vive a Bruxelles 63 The Visit 64 Dobbiamo parlare 65 Una tomba per le lucciole 65 Fantasticherie di un passeggiatore solitario 66 Mr. Holmes 66 45 anni 67 El club 68 Rams 69 Preview Regression Il professor Cenerentolo Star Wars: Il risveglio della Forza Il ponte delle spie Vacanze di Natale ai Caraibi Irrational Man novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 57 i film del mese Che cosa siamo realmente nella vita? E cosa raccontiamo agli altri? TUTTO PUÒ ACCADERE A BROADWAY La freschezza del giovanissimo (75enne) Bogdanovich. Che rinnova con passione la screwball comedy In sala Regia Peter Bogdanovich Con Imogen Poots, Owen Wilson Genere Commedia (93’) B iondissima, svampita, attrice, ex prostituta: arriva a Broadway e sconvolge la vita degli uomini che incontra. Un regista teatrale e il suo drammaturgo si innamorano di lei, anche se entrambi impegnati: il primo con la protagonista dello spettacolo e l’altro con la propria analista. Potrebbe essere anche un paragone riduttivo, ma per dare un’idea di massima si pensi al miglior Woody Allen alle prese con quei meccanismi di commedia “ “ad orologeria” che ne hanno caratterizzato le opere più riuscite. Parliamo di un altro “giovanissimo”, il 75enne Peter Bogdanovich che dopo 13 anni torna al grande schermo – la premiere mondiale è stata a Venezia, Fuori Concorso, nel 2014… – con un film spumeggiante, una screwball comedy insieme classica e postmoderna, omaggio dichiarato a Lubitsch (attenzione agli “scoiattoli teste di rapa” di Fra le tue braccia), a Broadway e al cinema tutto, rispolverando in parte le atmosfere di …e tutti risero, diretto dallo stesso Bogdanovich nel 1981. A portarci dentro la storia è proprio la Buffa così com’è del titolo originale (She’s Funny That Way), la giovane Isabella/Izzy/Glo Stick (Imogen Poots), mentre si racconta ad una giornalista: regista di successo, Arnold Albertson (Owen Wilson) arriva a New York per mettere in scena la sua nuova pièce teatrale. Protagonista dello spettacolo sua moglie (Kathryn Hahn) e accanto a lei il divo del cinema Seth Gilberg (Rhys Ifans). La prima sera che Arnold si trova a New York, chiede la compagnia di una escort: arriva una giovane e affascinante ragazza, Isabella. Al quale l’uomo regala 30.000 dollari, a patto che lei però abbandoni il suo lavoro e faccia di tutto per intraprendere la carriera dei suoi sogni, ovvero quella di attrice. Che cosa siamo realmente nella vita? E che cosa raccontiamo agli altri? Bogdanovich, autore anche della sceneggiatura insieme a Louise Stratten, mette a punto un congegno narrativo che tende a risolvere gli “equivoci” nel momento stesso in cui si presentano, alimentandone poi degli altri. Aiutato, e non poco, da un cast pressoché perfetto (da non dimenticare una esplosiva Jennifer Aniston nei panni della psicologa isterica e autoritaria…), il film sprizza divertimento e libertà da tutti i pori, si preoccupa poco del politically correct e riesce nella non facile impresa di coniugare la commedia sofisticata a quella dei nostri Montagnani e Banfi (verso il finale, quella girandola di personaggi nelle camere d’albergo…), regalando spassosissimi cammei anche a Michael Shannon e Quentin Tarantino. L’ultimo spettacolo? Non scherziamo, la freschezza di questo Bogdanovich è mille volte più frizzantina di tanti cineasti la cui giovinezza è provata solamente dalla data di nascita. VALERIO SAMMARCO novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 59 i film del mese BELLA E PERDUTA Il lirismo di Marcello si fa allegoria della Penisola TRA FIABA e documentario, Bella e perduta è la storia minuta di piccoli uomini e silenziosi animali, calata nella drammatica realtà di un’Italia dilaniata e coraggiosa. Il suo film doveva essere una cosa, poi ne è diventata altra. cemento e malaffare. Tommaso Cestrone ne è stato l’indomito guardiano-pastore fino alla sua improvvisa morte, avvenuta nel 2013. Il film ha intercettato questa scomparsa e si è trasformato anche in una fiaba, quella di Pulcinella - mediatore tra la terra e l’al di là - e del bufalo Sarchiapone, testimoni entrambi di una perduta bellezza. Il viaggio della maschera inizia nella Terra dei Fuochi, dove le architettura borboniche sono macinate dalla camorra, dai veleni e dall’insipienza di chi governa. Patrimoni alla deriva, come il bufalo che, portato al macello, alla fine si rifiuta di parlare mentre Pulcinella, fattosi uomo per amore del nostro mondo, perde la capacità di comprenderlo. La sua, sembra però dire con disarmato lirismo Marcello, non è una sconfitta. Ma un possibile inizio. Marcello voleva raccontare la sua terra, la Campania e il casertano, espandendo il viaggio a tutta la Penisola. Punto di partenza: la devastata reggia di Carditello, in provincia di Caserta, stretta d’assedio da discariche, LUCA PELLEGRINI dal doppio immaginario del paganesimo e dei dark tales per riadattarlo a casa nostra, tra le valli del Trentino. C’è il villaggio tranquillo con i segreti terribili, il bosco che bubola e il bambino che sparisce per tornare anni dopo, dal nulla. Ci sono quelli che si mascherano e quello che lo sono per davvero, diavoli. Tutto confezionato ad arte, come in un prodotto da esportazione. Peccato che la regia di Lodovichi sia scolastica, i personaggi di contorno appena abbozzati e allo script manchi il coraggio di osare. Al registro allegorico/esoterico preferisce la psicanalisi familiare e addio horror. La prova però dei due protagonisti (Camilla Filippi e Filippo Nigro) convince e la sparizione del materno – nel paese delle Franzoni - è un sottotesto che inquieta davvero. in uscita Regia Pietro Marcello Genere Documentario (87’) IN FONDO AL BOSCO Horror in famiglia: ecco la via italiana al genere In uscita Regia Stefano Lodovichi Con Filippo Nigro, Camilla Filippi Genere Thriller (90’) LA COMMEDIA boccheggia, l’autorialità non fa testo: tocca ai nuovi attori dell’audiovisivo provare a cambiare scenario. A Netflix e ai suoi fratelli, a quella tv “all’americana” che lentamente, a fatica, senza fare sistema, prova a rimodellare il cinema italiano sul paradigma dei generi. Riecco il mélo (Alaska, che però è di Rai Cinema), il noir (Suburra), persino il thriller e l’horror. Atmosfere quest’ultime di In fondo al bosco (produzione Sky Cinema), che pesca 60 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 GIANLUCA ARNONE A BIGGER SPLASH Gruppo di happy few in un dammuso: Guadagnino fa tutto bene, tranne il finale Anteprima Regia Luca Guadagnino Con Ralph Fiennes, Tilda Swinton Genere Drammatico (125’) SOSTIENE LUCA GUADAGNINO che solo alla terza richiesta del francese Studio Canal ha accettato di dirigere il remake de La piscina di Jacques Deray, con Delon, Schneider e Birkin, anno di grazia 1969. Ha fatto bene: per tre quarti è un grande film, ma il quarto è ferale, inconsulto. Nella nostra recente produzione, non abbiamo mai riscontrato un (m)andare in vacca così palese, evidente, masochista. Viene da chiedersi, ma Guadagnino non ha un amico, qualcuno capace di farsi ascoltare e dunque dirgli che cosa non va? La piscina 2.0 – film che Guadagnino dice di non amare, viceversa, il titolo A Bigger Splash rimanda al docufilm ’70s omonimo di David Hockney – è a Pantelleria, in una villa bella assai, con i biacchi, la domestica, il dammuso e una vista superba: vi alloggiano Marianne (Swinton), rockstar afona, e Paul (Matthias Schoenaerts), direttore della fotografia. Sono belli, magri, alti e si amano, di un amore estetico. Passo a due, ma a pestare i piedi arriva Harry (Fiennes), produttore di grandi quali i Rolling Stones, bisessuale, affamato, vitale e vivace: è stato per sei anni con Marianne e non è arrivato sull’isola per i capperi. Con sé ha una bella e bionda ragazza, riservata, di poche parole: la gatta morta si chiama Penelope (Dakota Johnson), e non è l’amante bensì sua figlia. Guadagnino percorre, circoscrive e fende questo quartetto d’archi: regia calibrata, close-up “incongrui” a evocare la tensione thriller, mood internazionale, andante con brio. Non è una novità, il regista sa il fatto suo, e sa tratteggiare con empatia personaggi – vedi Io sono l’amore – che empatici non sono, piuttosto stronzi e variamente parassiti. Problema, fuori dal quadrato è il disastro: la “gestione” moralistica ma disinteressata degli immigrati e, soprattutto, il maresciallo dei Carabinieri interpretato da Corrado Guzzanti, una macchietta irritante – e non tirate in ballo il gusto degli stranieri, per carità. Fatto sta, il film si consegna alla farsa, alla pantomima. Anzi, al suicidio: peccato capitale. FEDERICO PONTIGGIA Remake de La piscina di Deray, che il regista dice di non amare novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 61 i film del mese DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES Il Vangelo secondo Van Dormael? Visionario e freak sciagure. Finché la secondogenita non ne manomette il programma spedendo a ogni povero sventurato sulla terra un sms con la propria personale deadline. E si scatena il caos. Un caos in cui il regista belga conferma di stare a suo agio, sfoggiando la classica stravaganza formale - ora visionaria, ora solo kitsch e la solita irritante fumosità di scrittura. Dalla letteratura alla musica, l’idea di riscrivere i Vangeli di per sé non è originale ma il modo in cui Van Dormael, regista senza mezze misure, la mette in scena è stravagante e a tratti balorda. Peccato che questa teologia interamente orizzontale non si stacchi da terra nemmeno per senso e ambizioni. Il profluvio di invenzioni, il bel cast e il sotterraneo credo femminista tengono in piedi un film che procede sgonfiandosi. GIANLUCA ARNONE CHE COSA FAREMMO conoscendo il giorno e l’ora esatti della nostra morte? La domanda ultima viene assunta come ipotesi di realtà dall’eccentrico Jaco van Dormael e dal suo Dio esiste e vive a Bruxelles (candidato dal Belgio per l’Oscar) Una commedia freak e sconclusionata, in cui l’onnipotente è un misantropo che tiene famiglia – una moglie e due figli: una femmina e il maggiore, Gesù – e scherza con l’umanità inviando dal suo pc dolori e Anteprima Regia Jaco Van Dormael Con Benoît Poelvoorde, Yolande Moreau Genere Commedia (113’) LE RICETTE DELLA SIGNORA TOKUE Il gioiello della Kawase. Vecchiaia e avvicinamento alla fine, progresso civile vs. regresso umano In uscita Regia Naomi Kawase Con Kirin Kiki, Masatoshi Nagase Genere Drammatico (113’) UN PICCOLO COLPO al cuore quello sferrato dalla regista giapponese Naomi Kawase. Il suo nuovo film, An il titolo originale, a un anno di distanza da Still the Water che Cannes ospitò in Un Certain Regard, è un gioiello, forse il suo film migliore: racconta il rapporto tra il proprietario di un chioschetto di dolci tipici e una vecchietta malandata, ma eccellente nella preparazione di quei dolci e molto desiderosa di lavoro 62 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 e contatto umano. Un rapporto che la scoperta del passato della signora renderà ancora più stretto. Guarda al cinema classico del Sol Levante Kawase, agli insegnamenti di Ozu, e realizza una commovente riflessione sulla vecchiaia e l’avvicinamento alla morte, ma anche su quanto il progresso civile e sociale possa essere direttamente proporzionale al regresso umano: Kawase mostra una vicinanza ai suoi personaggi stupefacente che si amplia fino a diventare empatia prima con le materie prime necessarie per la preparazione dei dolci (la pasta di fagioli rossi che dà il titolo al film) e poi con la natura. Forte di una straordinaria delicatezza di respiro, la regista tira fuori dagli attori, Kirin Kiki in primis, una verità sorprendente. E dagli spettatori più di una lacrima sincera. EMANUELE RAUCO THE VISIT Rivisitazione di Hansel & Gretel in chiave Paranormal Activity: Shyamalan è tornato Anteprima Regia M. Night Shyamalan Con Olivia DeJonge, Ed Oxenbould Genere Horror (94’) IN THE VISIT, una banalissima vacanza dai nonni di due ragazzini si trasforma in qualcosa di inaspettatamente eccitante. La location, una fattoria della Pennsylvania, è tutto un programma con i suoi spazi da scoprire, le cascine abbandonate, il bianco che ogni cosa copre, la neve che fa dappertutto silenzio. Classica e minacciosa No Man’s Land americana, l’Ovest dei film dell’orrore. Ma per i nostri due giovani protagonisti, armati di camera digitale, non è che il set di un film documentario, che ha in nuce un elemento drammaturgico interessante: loro quei due nonni lì non li hanno mai conosciuti. Sarebbe stato meglio informarsi. Rivisitazione della favola di Hansel & Gretel in chiave Paranormal Activity: Claustrofobico, artigianale, (quasi) interamente costruito con la tecnica del found footage, è il tentativo di M. Night Shyamalan di tornare al territorio congeniale del thriller, dopo le ultime deludenti prove mainstream. Si affida perciò al Re Mida del low-budget Jason Blum, per confezionare un prodotto sicuro, allineato agli standard della Blumhouse ma non avulso dalla poetica del regista. La paura è come altre volte figlia di dinamiche familiari sbagliate; la suspense un disagio, un’improvvisa spaccatura tra reale e razionale; il colpo di scena l’apice e il movente implicito di tutta la narrazione. La creatività ancora boccheggia, ma l’impasse è almeno camuffato da una ritrovata facilità di racconto e dal ricorso all’ironia: questi ragazzini che riprendono tutto e il contrario di tutto alla fin fine non vedono ciò che dovrebbero. Licenza metalinguistica con cui Shyamalan rilancia la partita con lo spettatore – stai osservando bene? – e liquida al contempo l’ottusa scopofilia amatoriale del nuovo millennio (che, letteralmente, ricopre di m….). Già che c’è, ci butta dentro anche qualche falso indizio (gli alieni), a ricordo di antiche, insuperate passioni. Salutare la leggerezza produttiva, azzeccato il décor, ispirato ai quadri di Andrew Wyeth, bene il cast. Il cammino è ripreso. Fiducia fino al prossimo step. GIANLUCA ARNONE Claustrofobico, artigianale, costruito interamente con il found footage novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 63 i film del mese FANTASTICHERIE DI UN PASSEGIATORE SOLITARIO Interessante incursione nostrana nella stop motion CHE COSA hanno in comune uno scrittore francese dell’ottocento che vive rinchiuso in uno scantinato, uno studente di filosofia dei giorni nostri, imbranato e sognatore, e infine un bambino sperduto in un bosco che solitario che, a metà fra romanzo di formazione e ricettario fantastico, sembrerebbe poter spalancare le porte a un luogo magico di nome Vacuitas... Al suo esordio nel lungometraggio, il regista Paolo Gaudio mescola recitazione in carne e ossa e animazione in stop motion, moltiplica piani narrativi e temi affrontati, citazioni letterarie e filmiche, realizzando un’interessante incursione tutta italiana nel mondo del fantastico puro. Incertezze interpretative, eccezion fatta per l’ottimo Luca Lionello qui nei panni dello scrittore, e qualche caduta di ritmo non inficiano tuttavia il risultato finale che trova la sua ragion d’essere nella voglia di sperimentare, di accostare stili e idee e di realizzare, infine, un appassionato elogio al mondo dell’immaginario. sembra uscito dritto da una fiaba gotica? La risposta risiede all’interno di un libro scritto dal primo, ritrovato e letto dal secondo e vissuto in prima persona dal terzo protagonista, quel Fantasticherie di un passeggiatore GIANFRANCESCO IACONO tutta la sua disumanità: l’infanzia distrutta dalla follia della guerra. Paradossalmente, ciò che fa più male è la delicatezza con cui Takahata narra gli ultimi mesi di vita dei due fratelli, dal bombardamento di K be (5 giugno 1945) al dramma inesorabile della fame. Uscito in patria nel 1988 (in Italia arrivò in home-video), Una tomba per le lucciole è una pellicola tanto straziante quanto necessaria, al pa ri delle grandi opere antimilitariste create affinché simili tragedie non si verifichino mai più. Il 10 e l’11 novembre giunge per la prima nei nostri cinema in qualità di evento Koch Media con nuovo doppiaggio (come in ogni riedizione Ghibli, a cura di Gualtiero Cannarsi). Non perdetevelo, ma lasciate a casa i bambini: è emotivamente arduo da reggere persino per i grandi, soprattutto se genitori. In uscita Regia Paolo Gaudio Genere Animazione (87’) UNA TOMBA PER LE LUCCIOLE Il capolavoro di Isao Takahata per la prima volta al cinema In uscita Regia Isao Takahata Genere Animazione (90’) “LA SERA DEL 21 SETTEMBRE 1945 io morii.” Sulla sorte dei due protagonisti il regista Isao Takahata (co-fondatore dello Studio Ghibli con Hayao Miyazaki) elimina ogni dubbio e inizia il film mostrando l’adolescente Seita, che si accascia in una stazione ferroviaria fra l’indifferenza generale per ricongiungersi alla sorellina Setsuko in forma di spettro. Nessun film d’animazione ha mai osato infrangere con ta le potenza un tabù che solo Rossellini o Tarkovskij avevano svelato in 64 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 ANGELA BOSETTO DOBBIAMO PARLARE Quattro personaggi in cerca d’amore. Un “tutto in una notte” di grande recitazione In uscita Regia Sergio Rubini Con Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone Genere Commedia (98’) IN UNA COPPIA c’è sempre il momento nel quale qualcuno invoca o minaccia: “Dobbiamo parlare”. Lei, di solito, considerando la pigrizia e la viltà maschili. E lì le cose si complicano invece di chiarificarsi, il gioco si fa duro al posto di ammorbidirsi. “Le parole per dirlo”, come suonava un magnifico titolo di Marie Cardinal, sono infatti spesso logore o insufficienti, mentre il melodramma è in agguato al pari del comico. Se poi le coppie sono due, il confronto/scontro all’interno di ciascuna e fra l’una e l’altra può diventare esilarante nelle pieghe/piaghe della tragicommedia quotidiana. Dobbiamo parlare s’intitola il nuovo film di Sergio Rubini, che arriva in sala dopo l’anteprima ottobrina alla Festa di Roma, sceneggiato dal regista con l’ottima Carla Cavalluzzi e con lo scrittore napoletano Diego De Silva reduce dalla vulcanica trilogia dell’avvocato Malinconico (nomen omen). Prima del film, Rubini ha fatto un sapiente “rodaggio” teatrale allestendo uno spettacolo con i medesimi interpreti: se stesso e Isabella Ragonese (la coppia più giovane), Fabrizio Bentivoglio e Maria Pia Calzone (quella più matura e apparentemente più in crisi). I personaggi in cerca d’amore sono rispettivamente uno scrittore di successo e la sua compagna/collaboratrice trentenne; un famoso cardiochirurgo fedifrago e la moglie che lo ha appena colto in flagrante a causa dei soliti benedettissimi sms. Il classico “tutto in una notte” va in scena nell’attico romano in affitto dello scrittore politicamente corretto e un po’ “Struzzo” (in una figurazione fa capolino il direttore editoriale di Einaudi Stile Libero, Paolo Repetti), L’unità di tempo, di luogo e di azione costituisce il sostrato essenziale del meccanismo narrativo che si dispiega fra recriminazioni e rivelazioni, ambizioni e agnizioni. Approdando a un dubbio atroce: “dobbiamo parlare”, certo, ma in fondo non era meglio restare “muti come pesci”? Bravi tutti. Superlativo il “prof” Bentivoglio, una faccia disincantata e delusa dell’Italia d’oggi, uno dei nuovissimi mostri. OSCAR IARUSSI Superlativo Bentivoglio, faccia disincantata dell’Italia di oggi novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 65 i film del mese 45 ANNI Anniversario tormentato per una coppia di attori divini sin da subito, nella vita della coppia, ripensamenti e rimpianti che porteranno Kate e Geoff a considerare sotto una luce diversa i lunghi anni vissuti insieme. Girato con una compostezza e con una sobrietà (un rigore, verrebbe da dire) tipicamente inglesi, 45 Years mostra la maturità del suo autore, il britannico Andrew Haigh, e la sua destrezza nel muoversi nelle atmosfere intimistiche della middle-class, affrontando l’incapacità di esprimere i propri sentimenti e il tema del passato che torna e non fa sconti a nessuno. Bravissimi, infine, Charlotte Rampling e Tom Courtenay nel ruolo dei coniugi Mercer, premiati giustamente con l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione alla Berlinale 2015. GIANFRANCESCO IACONO KATE E GEOFF MERCER stanno per tagliare il traguardo dei quarantacinque anni di matrimonio. In attesa della festa d’anniversario, la vita d’entrambi i coniugi scorre tranquilla tra le campagne sonnolente della provincia inglese, almeno finché non giunge una notizia inattesa: un ghiacciaio della Svizzera ha restituito il corpo di Katya, la prima fidanzata di Geoff, dispersa durante un’escursione negli anni sessanta. L’evento innesca In sala Regia Andrew Haigh Con Charlotte Rampling, Tom Courtenay Genere Drammatico (95’) MR. HOLMES L’investigatore è vecchio e in pensione, McKellen no Anteprima Regia Bill Condon Con Ian McKellen, Milo Park Genere Thriller (104’) IN MR. HOLMES di Bill Condon, il celebre investigatore nato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle è in pensione e passa le sue giornate in una tenuta di campagna, coltivando il suo hobby per l’apicoltura che sta trasmettendo anche al piccolo Roger, il figlio della padrona di casa. Presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Berlino, è un film che funziona a metà: se il copione, firmato da Jeffrey Hatcher ma ispirato a un romanzo di Mitch Cullin, soffre di eccessiva ridondanza e di qualche momento di stanca, di tutt’altra caratura è la notevole caratterizzazione 66 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 del protagonista. Distante dall’immagine classica con cui è stato solitamente rappresentato, Holmes viene qui descritto in tutta la sua umanità, fatta di paure comuni e vicissitudini quotidiane, lontana dagli stereotipi che hanno reso leggendaria la sua figura. Efficace, in questo senso, la bella sequenza in cui va al cinema e scuote la testa di fronte al se stesso riflesso sulla pellicola: alla pipa, dice lui stesso, preferisce un buon sigaro e il cappello che porta il “suo personaggio” gli appare soltanto buffo e inadeguato. Condon svolge il suo compitino senza rischiare troppo, mentre Ian McKellen risulta semplicemente perfetto. ANDREA CHIMENTO EL CLUB In Cile senza pietà: Pablo Larraín non risparmia vittime, carnefici e spettatori Anteprima Regia Pablo Larraín Con Alfredo Castro, Antonia Zegers Genere Drammatico (98’) FIN DAGLI ESORDI, il cileno Pablo Larraín ha dimostrato di essere uno dei registi più interessanti del panorama internazionale. In Tony Manero, durante la dittatura di Pinochet, il protagonista (Alfredo Castro, attore feticcio) è talmente ossessionato dal personaggio di John Travolta nella Febbre del sabato sera, da mettere in scena uno spettacolo di danza in un locale di periferia ogni sabato, mentre come secondo lavoro fa il serial killer. In Post mortem, Larraín immaginala vicenda di un impiegato all’obitorio di Santiago del Cile, che al momento del golpe si ritrovava tra le mani il cadavere di Salvador Allende. Con No, torna di nuovo a parlare del suo paese. Quando, nel 1988, l’opposizione ha affrontato il referendum che Pinochet pensava di vincere e riconfermarsi al potere per un altro decennio. Specializzato nello scandagliare zone buie, angoli remoti mai esplorati, senza risparmiare orrori di nessun tipo, con una cifra stilistica personalissima, racconta con El Club un’altra vicenda scottante e dolorosa. Siamo sulla costa cilena, in una casa senza pretese vivono un gruppetto di uomini e una donna, Monica. Potrebbero essere amici, pensionati, terroristi, rivoluzionari. L’arrivo di un nuovo coinquilino spezza gli equilibri e la verità viene a galla: sono tutti preti, nascosti, confinati, perché hanno commesso gravi abusi. La donna è una suora, dal vissuto turbolento, che ha trovato il modo di espiare facendo loro da badante e un po’ da carceriera. La situazione precipita: uno dei due perde la ragione di fronte a un uomo che lo accusa di averlo molestato da bambino. La Chiesa manda un emissario. Un giovane elegante che ha il compito di stabilire i fatti e chiudere questi rifugi sparsi per il mondo. Persone che hanno perso la fede, hanno paura e vogliono essere dimenticate. Larraín procede nella sua indagine spietata, senza ombra di speranza negli uomini e nelle istituzioni, e il cammino verso quella trasparenza invocata da Benedetto XVI e perseguito da papa Francesco, sembra più impervio che mai. MARINA SANNA Uno tra gli autori più interessanti del panorama internazionale novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 67 i film del mese RAMS - STORIA DI DUE FRATELLI E OTTO PECORE Ineluttabilità e morte oltre i confini del diegetico: il film di Hákonarson ruba il cuore In sala Regia Grímur Hákonarson Con S. Sigurjónsson, T. Júlíusson Genere Drammatico (92’) ISLANDA: i fratelli Gummi e Kiddi (Sigurjónsson e Júlíusson, teneri e magnifici), isolati in una vallata a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, condividono la medesima passione, l’allevamento di pecore e montoni, pur non rivolgendosi da anni la parola. La loro è un’attività premiata e fiorente, fino al giorno in cui un’epidemia di scrapie (la “mucca pazza” degli ovini) infetta i loro greggi. Le regole delle autorità sono chiare: le pecore vanno abbattute. Ma i due fratelli, che alle pecore hanno dedicato la loro vita a scapito della propria (e del loro reciproco rapporto), hanno altre idee... Il secondo film di Grímur Hákonarson (dopo Summerland del 2011), vincitore 68 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 della sezione Un Certain Régard all’ultimo festival di Cannes, impiega poco a rubare il cuore. Rischia di non ricevere le attenzioni che merita, ma sottovalutarlo sarebbe un errore: a stupire (probabilmente anche la giuria presieduta da Isabella Rossellini, che ha preferito Rams a concorrenti del calibro di Naomi Kawase e Brillante Mendoza) è la straordinaria leggerezza nell’evocare ineluttabilità e morte oltre i confini del diegetico. Ciò che sembra una commedia resa appena più sofisticata dal setting e dai suoi burberi protagonisti, diventa gradualmente un dramma familiare a tutto tondo, dove il quotidiano, armonico conflitto contro l’ostilità della natura circostante lascia il posto a quello ben più impari (e pertanto destinato alla sconfitta) contro una società ferrea, insensibile a compassione e ripensamenti. Seguendo con coerenza unica questo percorso dalla commedia al dramma, il film non si rifugia nel facile sentimentalismo (la tensione tra Gummi e Kiddi si scioglie nel modo più naturale possibile), approdando tra lampi di umorismo straniante a un finale assolutamente tragico, che se può spiazzare per l’improvviso cambio di registro, dall’altro si conferma unico epilogo possibile per due “ribelli” che non hanno mai smesso di opporsi all’uomo e alla natura. Decidendo, da eroi, per mano di chi soccombere. GIANLUIGI CECCARELLI L’Islanda, la natura, i montoni: vincitore di Un Certain Regard i film del mese preview a cura di Manuela Pinetti REGRESSION IL PROFESSOR CENERENTOLO STAR WARS: IL RISVEGLIO DELLA FORZA LA COLPA, il soprannaturale e la paura secondo Amenábar, che con Regression narra una storia dalle atmosfere purgatoriali, ambientata negli anni novanta in un paesino del Minnesota. Le indagini su un caso di abuso su una diciassettenne spalancano un abisso di perversione: un’intera comunità dedita a orge e rituali indicibili su bambini e animali. Satanismo? Complotto? E, soprattutto: sarà tutto vero? UMBERTO (Pieraccioni) lavora nella biblioteca della piccola isola di Ventotene e proprio come la Cenerentola della favola deve rientrare entro mezzanotte. Non c’è però alcun incantesimo: l’uomo è un detenuto-lavoratore, e la notte torna in carcere. Come spiegarlo alla bella Morgana (Chiatti) con cui è iniziata una storia d’amore? Umberto crede di aver trovato la soluzione perfetta: non dirle nulla… È UN NATALE molto atteso dai fan di Star Wars: a ridosso delle festività uscirà nei cinema (in 3D, 2D, IMAX) il settimo film della saga e primo episodio della terza trilogia, ambientata trent’anni dopo gli eventi narrati ne Il ritorno dello Jedi. Insieme a nuovi personaggi, ritornano Luke, Han Solo e Chewbacca, che hanno già commosso il pubblico con la loro apparizione nell’emozionante trailer. Regia Alejandro Amenábar Con Ethan Hawke, Emma Watson Regia Leonardo Pieraccioni Con Leonardo Pieraccioni, Laura Chiatti Regia J.J. Abrams Con John Boyega, Daisy Ridley IL PONTE DELLE SPIE VACANZE DI NATALE AI CARAIBI IRRATIONAL MAN GLI ANNI della Guerra Fredda tornano al cinema in un intenso dramma d’autore: Steven Spielberg ci racconta una storia ispirata alla vera vita dell’avvocato statunitense James Donovan (Tom Hanks), ingaggiato per negoziare il rilascio di Francis Powers, un pilota americano catturato nel 1960 durante una ricognizione segreta nei cieli sovietici. A sceneggiare ci sono Matt Charman, Ethan Coen e Joel Coen. “FAREMO IL CINEPANETTONE, quello vero”: parola di Christian De Sica. A quattro anni da Vacanze di Natale a Cortina, il filone ritorna con Vacanze di Natale ai Caraibi: al timone, il veterano Parenti comanda la rodata ciurma De Sica, Finocchiaro, Ghini, Bandiera e la nuova coppia Luca Argentero-Ilaria Spada, in due episodi che, come ai vecchi tempi, calcheranno la mano sulla comicità più esagerata. UN PROFESSORE brillante ma depresso accetta di insegnare in una piccola università. Le cose non migliorano nemmeno quando intreccia una relazione con una collega e poi con una studentessa. Ma un evento casuale ridarà forza e fiducia all’uomo. Il Woody Allen degli ultimi tempi, più filosofo e riflessivo, si affida al fascino e all’intensità di Stone e Phoenix per riflettere sulla vita e sulla morte. Regia Steven Spielberg Con Tom Hanks, Amy Ryan Regia Neri Parenti Con Christian De Sica, Massimo Ghini Regia Woody Allen Con Emma Stone, Joaquin Phoenix novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 69 Dvd /// Blu-ray /// SerieTv /// Borsa del cinema /// Libri /// Colonne sonore TELE IN QUESTO NUMERO Le fantasmagorie di George Méliès. E la libertà, pagata a caro prezzo, di Pier Paolo Pasolini A CURA DI VALERIO SAMMARCO DA NON PERDERE La filmografia di Miyazaki. Fringe in cofanetto, anniversario Goonies La classe dei classici Tutto Star Wars Philip K. Dick seriale Social Surfing 73 75 77 79 Frank Sinatra 82 Il racconto dei racconti In alta definizione, backstage e interviste negli extra TELECOMANDO /// Dvd e Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Miyazaki per sempre L’opera omnia del grande regista nipponico. In un’imperdibile edizione steelbook 11 novembre non potete mancare l’appuntamento. Per celebrare i 30 anni dalla nascita dello Studio Ghibli, l’opera completa del Maestro Hayao Miyazaki sarà disponibile in tutti i negozi in una nuova versione steelbook. Un’edizione limitata caratterizzata da una nuova veste grafica e dal prezioso box metallico che esalta l’aspetto iconico dei celebri protagonisti dei film del maestro giapponese. Un prodotto imperdibile che per la prima volta presenta sia il Blu Ray che il DVD del singolo film. L’uscita della ’ L 72 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 collana, composta da 10 titoli, sarà inoltre l’occasione per presentare al pubblico il primo film scritto e diretto da Hayao Miyazaki: Nausicaä della valle del vento, mai uscito prima in home video. Da Porco rosso a Si alza il vento, passando per La città incantata e Il castello errante di Howl, Il mio vicino Totoro e Kiki consegne a domicilio, Ponyo sulla scogliera, Principessa Mononoke e Il castello nel cielo, ogni disco presenta anche numerosi contenuti extra. Da non perdere. DISTR. LUCKY RED ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Laclasse deiclassici a cura di Bruno Fornara I milioni della manicure La manicure Regi Allen, una splendida Carole Lombard, lavora in un grande albergo ed è una gold digger, una cercatrice d’oro, in cerca di un marito che sia ricco. Povertà e ricchezza: Regi (povera) fa la manicure al triste e ricco Allen, ex pilota in sedia a rotelle, interpretato da Ralph Bellamy. Poi incontra nei corridoi dell’hotel il ricchissimo (a quanto sembra...) Theodore Drew III, un Fred McMurray giocherellone che si diverte a saltare da una piastrella nera all’altra, il che è un ottimo segno perché nelle commedie classiche i ricchi sono sempre eccentrici. Regi va a fargli le unghie: si emoziona, gli massacra le dita... Lui la porta a cena. E viene fuori che lui non è quello che sembra che sia. La commedia si trasforma in mélo, lei in una fallen woman. Bellissima commedia sofisticata e molto tenera, con una monetina tirata per aria per decidere cosa fare, se pranzare o sposarsi. E come cade la moneta...? Regia Mitchell Leisen Con C. Lombard, F. McMurray Genere Commedia (Usa, 1935) Distr. Flamingo novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 73 TELECOMANDO /// Dvd e Blu-ray ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Collezione Star Wars I sei film leggendari tornano singolarmente con packaging commemorativi in Blu-ray Si chiude una generazione, ne inizierà a breve un’altra. Prima dell’avvento del Capitolo VII (Il risveglio della forza), tornano singolarmente i sei film che hanno creato la leggenda di Star Wars, disponibili dal 12 novembre con packaging unici da collezione dedicati ai singoli personaggi. I personaggi disponibili sono: Darth Maul – La Minaccia Fantasma; Yoda - L’attacco dei Cloni; Generale Grievous - La Vendetta dei Sith; Darth Vader - Una nuova speranza; Soldati Imperiali – L’impero colpisce ancora; e Darth Sidious - Il Il racconto dei racconti Making of e dietro le quinte: i segreti fantasy di Matteo Garrone tratto da Basile Arriva in homevideo (Blu-ray e Dvd) il film di Matteo Garrone, tratto da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile e in concorso all’ultimo Festival di Cannes. Nei ricchissimi extra il making of, il backstage (diviso in numerosi capitoli, dal “drago marino” a “la Regina”) e varie interviste agli attori del nutrito cast internazionale, da Vincent Cassel a Stacy Martin, da John C. Reilly a Toby Jones (nella foto). DISTR. 01 DISTRIBUTION 74 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 ritorno dello Jedi. In aggiunta ai nuovi packaging da collezione, ogni Blu-ray include il commento audio di George Lucas e della troupe del film, così come il commento audio del cast e della troupe, estratto da interviste d’archivio. Già disponibile, invece, il cofanetto Star Wars: La Saga Completa: i sei film in Blu-ray insieme a tre dischi aggiuntivi con oltre 40 ore di extra. DISTR. 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 30° anniversario per i Goonies Edizione ricordo per il cult movie Nato dall’immaginazione di Spielberg (autore del soggetto e produttore) e diretto da Richard Donner (Superman), I Goonies festeggia 30 anni. Riviviamo (in Blu-ray) le gesta della banda di piccoli eroi alle prese con un’avventura piratesca piena di sorprese che supera i loro (e i nostri) sogni più audaci. Un’edizione da collezione, negli extra: commento del regista e degli attori, il making of, scene inedite, video musicale di Cyndi Lauper e molto altro. Trilogia Lo Hobbit L’ultimo capitolo e la saga completa di Peter Jackson Avete già i primi due capitoli de Lo Hobbit? Dal 18 novembre è disponibile il terzo, conclusivo episodio della saga di Peter Jackson, La battaglia delle cinque armate, con 20 minuti di scene inedite e 10 ore di extra. Se invece volete collezionare l’intera opera (con Un viaggio inaspettato e La desolazione di Smaug), dallo stesso giorno potrete fare vostro il cofanetto con la Trilogia completa, in extended edition: 58 minuti di scene inedite e oltre 28 ore di extra (un viaggio unico e immersivo nella Terra di Mezzo), oltre all’esclusivo packaging in cartoncino. In Blu-ray, Blu-ray 3D e Dvd. DISTR. WARNER BROS. HOME ENTERTAINMENT DISTR. WARNER BROS. HOME ENTERTAINMENT Fuoriserie Tutto Fringe, poi Gotham e The Flash Finalmente in Blu-ray la serie completa creata da J.J. Abrams: in cofanetto (5 stagioni, 20 dischi) arriva Fringe, sempre in bilico tra fantascienza e realtà. Ricche di extra, invece, le edizioni Blu-ray delle prime stagioni di Gotham e The Flash: la prima, creata da Bruno Heller (The Mentalist), racconta le origini del commissario Gordon prima dell’incontro con Batman; la seconda, spin-off di Arrow, è naturalmente incentrata sul supereroe protagonista della serie a fumetti targata DC Comics. DISTR. WARNER BROS. HOME ENTERTAINMENT Wild Il libro della vita Dal 26 novembre, in Blu-ray e Dvd, il film di JeanMarc Vallée basato sul bestseller di Cheryl Strayed, con Reese Witherspoon protagonista (candidata all’Oscar), che racconta la storia vera di una donna che decide di intraprendere un difficile trekking attraverso il Pacific Crest Trail. Senza alcuna esperienza al riguardo, Cheryl si prefigge di compiere un’escursione di più di mille miglia completamente da sola, attraverso quello che diventerà un viaggio di trasformazione e redenzione. Tra gli extra, le scene tagliate, la vera Cheryl Strayed e la mappa interattiva del Pacific Crest Trail. Prodotto da Guillermo del Toro, praticamente invisibile in sala, arriva in Dvd il film d’animazione scritto e diretto da Jorge Gutierrez. Ispirato alla cultura messicana legata al giorno dei morti, Il libro della vita segue il giovane Manolo, che parte per una missione attraverso tre mondi magici, per ricongiungersi al suo unico grande amore e difendere il suo villaggio. Non è la solita fiaba, ma un’avventura fantasy ricca di magia, musica e divertimento. Con tanti contenuti speciali, su tutti la versione latina delle celebri canzoni di Mumford & Sons, Radiohead, Elvis Presley, Rod Stewart. DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E. DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E. novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 75 TELECOMANDO /// Serie Tv /// Quantico [CANALE 112 DI SKY] In prima visione assoluta, ogni mercoledì, dal 18 novembre alle 21.00 U n gruppo eterogeneo di giovani reclute arriva all’Accademia dell’FBI a Quantico, in Virginia, per le 21 settimane di addestramento che faranno di loro i prossimi agenti speciali d’America. Sembra impossibile che uno di loro sarà sospettato di essere la mente del più grande attacco terroristico dopo l’11 settembre. Obiettivo: la stazione centrale di New York. Il gruppo non potrebbe essere più composito: la piccolo schermo 76 figlia di immigrati indiani Alex Parrish (Pryanka Chopra), un mormone, un’ispanica e una musulmana con il velo, due ragazzi gay, l’ex reginetta di bellezza e un reduce di guerra. Chi è il traditore? È Quantico, che Fox (canale 112 di Sky) trasmette in prima visione assoluta ogni mercoledì, dal 18 novembre, alle 21.00. Descritta come un incrocio tra Grey’s Anatomy e Homeland (“una sexy romance che incontra il thriller politico”) la serie è stata creata da Joshua Safran (Gossip Girl e Smash) mentre uno dei suoi produttori esecutivi, Mark Gordon, è famoso per il suo contributo alla serie di successo Criminal Minds, oltre che alla stessa Grey’s Anatomy. Nel cast spicca Priyanka Chopra, “la donna più bella d’Asia”: attrice, modella e cantante indiana (ha all’attivo collaborazioni con will.i.am e Pitbull), già Miss Mondo nel 2000 e stella di Bollywood. a cura di Federico Pontiggia Boyhood Studio Ghibli Whoopi Goldberg Premium Cinema Premium Cinema Studio Universal Il 27 novembre, in prima tv, il film-vita di Richard Linklater: 12 anni di riprese, poetica umanissima. 20 film della factory del sommo Hayao Miyazaki: si parte il 18 con La città incantata, il 25 c’è Principessa Mononoke. Whoopi fa 60 anni il 13, SU la festeggia con Il colore viola, Una moglie per papà e L’agguato. rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 WORLDWIDE Amazon pigliatutto La battaglia con Netflix prosegue: è il turno della trasposizione del celebre romanzo di Philip K. Dick, La svastica sul sole a cura di Angela Bosetto Flesh and Bone (Première: 8 novembre) Vuoi diventare una ballerina classica? Lungo la tua strada, fatta di rinunce e sacrifici, non aspettarti favori, né pietà. Dimenticate le varie serie accademiche sulla danza e pensate invece a una sorta di Whiplash sulle punte perché a creare questa miniserie targata Starz è stata Moira Walley-Beckett, tostissima sceneggiatrice e produttrice di Breaking Bad. Tutti i giovani ballerini sono professionisti anche nella vita, mentre a dirigere il pilot c’è l’australiano David Michôd (Animal Kingdom). Into the Badlands (Première: 15 novembre) The Man in the High Castle (Prima stagione disponibile dal 20 novembre) Dopo aver riscattato Ripper Street, essersi aggiudicata Bosch e aver sbancato gli Emmy con Transparent, Amazon continua la partita a scacchi contro Netflix mettendo in campo una nuova, potente pedina: The Man in the High Castle, trasposizione del celebre romanzo ucronico scritto da Philip K. Dick e pubblicato in Italia nel 1965 con il titolo La svastica sul sole. Hitler e il Giappone hanno vinto la seconda guerra mon- diale e si sono divisi gli USA, lasciando le Montagne Rocciose come stato cuscinetto. In questo universo distopico agiscono la giovane americana Juliana Crain (Alexa Davalos), il suo fidanzato ebreo Frank Frink (Rupert Evans), la spia nazista Joe Blake (Luke Kleintank), l’obergruppenführer John Smith (Rufus Sewell) e l’ufficiale nipponico Nobusuke Tagomi (Cary-Hiroyuki Tagawa). Oltre a essere un classico della letteratura cinese, Il viaggio in Occidente ha generato film, manga e anime (da Dragon Ball a Saiyuki): poteva mancare la serie tv sci-fi? Se l’ispirazione è labile, l’importante è che rimangano intatte le caratteristiche alla base del testo originale: avventura, fantasia, umorismo e combattimenti. Si spera quindi che i creatori Alfred Gough e Miles Millar non abbiano privilegiato la “componente Smallville” a discapito delle arti marziali. AMC, sorvegliali tu. novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 77 TELECOMANDO /// Borsa del cinema ///----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- PROVVEDIMENTI A CONFRONTO Un DDL ipotizza la creazione di un Centro Nazionale. Dario Franceschini spinge invece per la tassa di scopo di Franco Montini N ei primi nove mesi dell’anno in Italia si sono staccati 69 milioni di biglietti, il 9,2% in più rispetto allo scorso anno. Ma mentre il mercato è complessivamente in crescita, la produzione nazionale è in recessione. Quest’anno la quota del cinema italiano è scesa di quasi dieci punti percentuali: dal 27,3% al 17,8%, nonostante i 332 film in distribuzione, che rappresentano oltre il 30% dei titoli apparsi in sala da gennaio a settembre 2015. Probabilmente proprio questi numeri hanno convinto l’esecutivo e il parlamento della necessità di rimettere mano alla legislazione cinematografica affinché possa essere in grado di fornire nuovo ossigeno ed un soste- gno adeguato alla nostra industria, governata da una legge che risale esattamente a 50 anni, quando il panorama audiovisivo era profondamente diverso dalla realtà odierna. Sta di fatto che in un breve lasso di tempo sono emersi due progetti: un disegno di legge di iniziativa parlamentare sottoscritto da una quarantina di senatori PD, primo firmatario Rosa Maria Di Giorgi, e un testo messo a punto dalla Direzione Cinema del Ministero dei Beni Culturali e dal Ministero dello Sviluppo Economico, sostenuto dal titolare del Mibact Dario Franceschini. Pur partendo dalle medesime analisi e accomunati dalla volontà di risolvere alcuni nodi strutturali che frenano lo sviluppo del settore, i due provvedimenti presentano alcuni punti di convergenza e molte differenze. Sul modello della legislazione francese, nel DDL dei senatori PD si ipotizza la creazione di un Centro IL PROGETTO DEL MINISTRO VORREBBE CHE SIANO I A FINANZIARE LA NOSTRA INDUSTRIA AUDIOVISIVA 78 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Surfing Jamie Dornan e Dakota Johnson in Cinquanta Nazionale del Cinema, che dovrebbe sfumature di grigio assorbire una serie di competenze, oggi disperse fra Ministero dei Beni Culturali, Sviluppo Economico, Istruzione. Suddetto Centro verrebbe finanziato con uno stanziamento pubblico di 5 milioni annui, ma soprattutto, esattamente come accade in Francia, con i proventi di un prelievo di scopo applicato sul biglietto, ma esteso anche agli editori e distributori di servizi televisivi che utilizzano il cinema, con quote percentualmente graduate in relazione alle entrate di ciascuna impresa. Per l’esercizio, il prelievo ipotizzato è del 10% sul prezzo del biglietto; per le televisioni del 3% sul fatturato annuale al netto dell’Iva; per i distributori di servizi dello 0,5% per importi fra i 10 e i 250 milioni di euro; del 2,10% fra i 250 e i 500 milioni; del 2,80% fra i 500 e 750 milioni; del 3,50% per importi superiori ai 750 milioni. Il provvedimento Franceschini, che non prevede la creazione di un Centro Nazionale del Cinema e non precisa le quote dei prelievi, sostiene ugualmente la necessità di introdurre una tassa di scopo, ispirandosi a quanto in discussione in Germania, dove è previsto che i giganti della rete versino allo Stato una parte del fatturato che realizzano nel paese. Proprio queste risorse, dovrebbero consentire di sganciare l’intervento pubblico a sostegno del cinema dalla legge di bilancio annuale e dalla legge di stabilità, l’attuale FUS. L’importo destinato al sostegno del comparto audiovisivo deriverebbe invece dal gettito erariale e Iva che il settore stesso genererebbe. Di fatto il progetto ipotizza che dovrebbero essere principalmente i giganti della rete Internet, Google, Amazon, Netflix, i finanziatori della nostra industria audiovisiva. Facile prevedere che non sarà semplice applicare concretamente il provvedimento. GIGANTI DELLA RETE @marco_spagnoli Il Fantacasting 007 insegna: far circolare voci su nuovi protagonisti aumenta l’interesse sul prodotto U na volta i cast dei film venivano decisi negli studi di produzione. Oggi, un po’ per ragioni di marketing, un po’ per testare il pubblico, gli annunci o le proposte vengono lanciate sui Social Media come inizio di una campagna promozionale e come barlume di una pseudo “democrazia” digitale in cui sono i fan e i possibili spettatori a suggerire questo nome oppure quell’altro. L’ultimo film su 007, Spectre, non era ancora uscito nelle sale e già si parlava di un prossimo James Bond nero che potesse sostituire Daniel Craig con il nome di Idris Elba che rimbalzava da un capo all’altro del globo suscitando commenti positivi, qualche sterile polemica ma, soprattutto, stimolando l’awareness (la consapevolezza) degli spettatori rispetto ad un possibile film. Anche se, va detto, da sempre la produzione dei film di 007 ha sfruttato il casting come occasione di publicity al punto che l’annuncio del nuovo Bond è stato sempre, di per sé, un evento in grado di influenzare la pop culture di un’epoca. Diverso il caso di altri titoli come il recente film su Steve Jobs, in cui l’arrivo di Michael Fassbender è stato salutato con entusiasmo dopo la dipartita della prima scelta e lo scarto di altri nomi, anche in base alle indicazioni provenienti dalla Rete. Il problema è che, oggi come oggi, risulta difficile capire quanto il ‘buzz’ su Internet sia reale o montato ad arte. Agenzie digitali con migliaia di fake iniziano campagne contraddittorie su nomi di attrici ed attori celebri in modo da favorire, piuttosto, i veri nomi rimasti nell’ombra. Un gioco perverso e non del tutto ‘pulito’ che sebbene innocuo per il pubblico, gioca con le illusioni degli spettatori di potere vedere alcune scelte insolite diventare realtà. Ma il Fantacasting, comunque, non è un esercizio sterile necessariamente vittima di agenti e agenzie senza troppi scrupoli: registi più illuminati hanno più volte ascoltato il sentire dei fans, non per motivi commerciali, bensì per qualità scoperte attraverso Interrnet. Possibile? Pare proprio di sì: la Casting Director Amy Joberman su Internet tiene addirittura un corso su come avere Fotomontaggio con Idris Elba nei panni del nuovo 007 novembre 2015 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo 79 TELECOMANDO /// Libri ///----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Fantasmagoria Enrico Giacovelli La bottega delle illusioni. Georges Méliès e il cinema comico e fantastico francese (1896-1914) Grazie a Hugo Cabret anche le nuove generazioni hanno scoperto le incredibili magie di Georges Méliès, primo autore a capire che, grazie alla pellicola, la realtà si può non solo riprodurre (alla maniera dei fratelli Lumière), ma modificare e persino ricreare da zero secondo la propria fantasia, trasportando così gli spettatori in un’altra dimensione: un mondo incantato a cui lui credeva sul serio. Se il film di Martin Scorsese è un omaggio volutamente fiabesco, questo è il vero ritratto di Monsieur Méliès (dall’infanzia alla scomparsa, dai trionfi al declino), sia come artista unico, sia in relazione al cinema francese dell’epoca. Poi arrivò Walt Disney e si prese tutto. (Bietti, pagg. 482, € 22,00) La Méliès gioventù Altro che Hugo Cabret: il vero ritratto di un regista magico, “scippato” da Walt Disney ANGELA BOSETTO Femme fatale Michelangelo Capua Kim Novak. La bionda che visse due volte Chi era la bionda Kim Novak, la donna-ossessione del capolavoro hitchcockiano? La seducente femme fatale o la ragazza che si nascondeva allo sguardo dei fan dietro parrucche e trucchi vistosi? La diva capricciosa o la ragazza semplice che scelse di abbandona- 80 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo re il successo per ritirarsi circondata da animali? Dall’infanzia trascorsa a fantasticare tra i rami di un ciliegio ai primi amori al college; dai racconti fantasiosi sul suo arrivo a Hollywood al successo degli anni ’50 e ’60, il libro tratteggia un personaggio multiforme e incantevole. La ragazza ribelle si fonde alla star dal fascino magnetico, all’animalista e femminista attaccabrighe, ma anche alla donna semplice e verace incapace di superare la propria timidezza e un profondo senso di solitudine. (Eracle, pagg. 242, € 18,00) CHIARA SUPPLIZI novembre 2015 Non solo Ceylan Giovanni Ottone Nuovo Cinema in Turchia Nel 2014 il cinema in Turchia ha compiuto un secolo. Un felice centenario, festeggiato a Cannes con la Palma a Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan. Non è l’unico riconoscimento attribuito al regista, il capostipite della terza generazione, né il solo piovuto sulla cinemato- grafia anatolica, basti pensare all’Orso d’Oro 2010 a Bal di Semih Kaplanoglu. Alta qualità, fertile quantità, effervescenza autoriale: nella prefazione, Giovanni Spagnoletti parla di “Nuovo Cinema Turco”, e ha ragione. A inquadrarne “Nuri Bilge Ceylan e gli altri autori” è il critico Giovanni Ottone, con una panoramica avvertita e premurosa, che mette a confronto filmografie, stili e visioni senza tralasciare il contesto politico. Un agile strumento per illuminare un cinema più premiato che conosciuto. (Falsopiano, pagg. 166, € 18,00) FEDERICO PONTIGGIA -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Il regista francese Georges Méliès dine, senza il confronto”. Chi scrive, purtroppo, non è un politico: nel caso, avrebbe il mio voto, e pure il vostro. Chi scrive è Giorgio Diritti, regista e sceneggiatore: in un centinaio di pagine ci mette a parte di aneddoti, impicci, gioie e accadimenti dei set dei suoi tre film, Il vento fa il suo giro, L’uomo che verrà, Un giorno devi andare. Tre titoli che vanno, vengono e fanno il giro: cinema di moto a luogo, complemento umano. (Editori Laterza, pagg. 104, € 12,00) Teorema Pasolini Gattopardo “Non sono un pensatore, né vi aspiro”: il romanzo esistenziale di PPP. A 40 anni dalla morte di Angela Bosetto FEDERICO PONTIGGIA Occhio non duole Bruno Zambardino Dal possesso all’accesso. L’industria audiovisiva ai tempi dello streaming Ciak si muove Giorgio Diritti L’uomo fa il suo giro “La condivisione è la sede della forza della vita, perché è proprio dall’incontro con l’altro, dalla relazione affettiva, che nasce la vita. Ed essa è anche matrice di creatività dal punto di vista artistico e imprenditoriale: difficile che i grandi progetti si sviluppino nella solitu- Uno scenario in trasformazione; un’industria dell’audiovisivo che si trova a fronteggiare sfide difficili sperimentando nuove strategie commerciali e distributive; un pubblico sempre più esigente e diversificato; un sistema di politiche pubbliche che si trova a dover stimolare la creatività e assecondare l’innovazione linguistica in divenire. Un passaggio per nulla indolore che comporta una ridefinizione dei modelli e un riposizionamento dei diversi player all’interno del mercato. Queste le premesse su cui poggia il volume di Zambardino, che tratteggia un quadro delle componenti della filiera produttiva e distributiva e propone chiavi di lettura per interpretarne i cambiamenti. (FEdS, pagg. 260, € 12,90) CHIARA SUPPLIZI Pier Paolo Pasolini sul set di Teorema (1968) Pier Paolo Pasolini Vivere e sopravvivere “Pier Paolo Pasolini credeva di vivere in Italia ma viveva altrove. Nel Paese che cominciava a non essere più lo stesso. Un Paese che si dissolveva a poco a poco, sotto gli occhi di tutti, occhi spesso ciechi, senza voglia di vedere”. Inizia così il “romanzo esistenziale” con cui, a 40 anni dalla misteriosa morte, Italo Moscati punta a restituirci il Pasolini uomo e artista, rifuggendo la trappola dell’idolo intoccabile o del guru spirituale. “Io non sono un inventore di ideologie”, affermava il regista di Accattone. “Non sono un pensatore e non ho mai aspirato a esserlo”. Invece fu testimone e voce unica di un’epoca che tollerava i personaggi culturalmente e politicamente impegnati solo a patto che fossero ben allineati. Pasolini rifuggiva qualunque fazione e pagò quella libertà a caro prezzo, a livello sia umano, sia professionale. Frutto rinnovato della fusione fra altre due opere di Moscati (Pasolini e il teorema del sesso... 1995, e Pasolini passione. Vita senza fine di un artista trasparente, 2005), questo volume non si rivolge né ai complottisti, né ai cacciatori di scandali, bensì a coloro che continuano ad approfondire la figura dello “scrittore corsaro”, in particolare a quei ragazzi che ancora oggi studiano Pasolini con passione, “cercando quella voglia di conoscere che il poeta chiama gioia.” TELECOMANDO /// Colonne sonore ///-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- A BIGGER SPLASH Può un film “sul rock” essere rock? Domanda oscura, eppure il nuovo di Luca Guadagnino può dire qualcosa, di certo rincarare la questione: in colonna sonora c’è Verdi, e il Falstaff con “Tutto il mondo è burla” è poeticamente centrale, ma il rock è cosa dell’Harry Hawkes di Ralph Fiennes, già produttore dei Rolling Stones. E se di Mick Jagger & Co. sentiamo Moon Is Up ed Emotional Rescue, assordante è il silenzio della rockstar afona Marianne Lane (Tilda Swinton), che si fa prestare da Jovanotti il pubblico di San Siro: insomma, è un film rock o lento? F.P. THE VISIT - SOUNDTRACK UNA MANCIATA DI CANZONI, non una vera e propria colonna sonora (non è prevista uscita su disco): ma non canzoni a caso. A M. Night Shyamalan, per il suo The Visit, interessa - come sempre, nel suo cinema perennemente in bilico tra il mostrare e il suggerire - la fonte diegetica del suono, la sua capacità di evocare orrore tramite la decontestualizzazione, la sua distanza “temporale”: brani datati, polverosi agli occhi di bambini protagonisti di una favola nera, evocano l’orrore per contrasto, non appena l’accogliente casa che li ospita rischia di rivelarsi una trappola mortale. In un simile contesto, la Possession di Revell diretta da Les Baxter (che pure, ai suoi tempi collaborò con Bava e Corman...) mette i brividi, come pure i gorgheggi di Mary Schneider in Mocking Bird Yodel e gli acuti lontani di Enrico Caruso, sporcati all’estremo dalla puntina del giradischi sul vinile (Non t’amo più, Una furtiva lacrima). Ben poco rassicurante, al buio, è il piano solo della Berceuse tchaikovskiana. La tensione si stempera a tratti con l’hip hop dei Warchild, gli ottimi Sat.Nite Duets (The Three Wisemen) e il pop-rock ballabile degli East Coast Connection (Generation), ma non bastano a restituire tranquillità, specialmente quando inizi a dubitare che niente sia ciò che sembra. GIANLUIGI CECCARELLI 82 rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo novembre 2015 CANTALA ANCORA FRANK! The best is yet to come? Il premio Oscar Alex Gibney firma un bel ritratto di The Voice: Sinatra All or nothing at all. Interviste, ricordi, inediti, soprattutto, le canzoni che Frank, nato 100 anni fa il 12 dicembre, scelse per il concerto “d’addio” a L.A. nel 1971. F.P. 007 AL MURO... Spectre sta per arrivare sugli schermi, ma all’orecchio ha già detto male, almeno parzialmente. La theme song composta ed eseguita da Sam Smith è moscia assai: Writing’s On the Wall lascia sul muro un grosso punto interrogativo. Il londinese classe 1992 Smith non ha ugola e carisma per una Bond song: senza scomodare classici quali Goldfinger e interpreti del calibro di Tina Turner e Shirley Bassey, il confronto è già impietoso con la Skyfall cantata da Adele. Al bis, il compositore Thomas Newman (American Beauty, Wall-E) saprà metterci una pezza? F.P.