Il futuro del giornalismo - Ordine dei giornalisti Lombardia
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Il futuro del giornalismo - Ordine dei giornalisti Lombardia
Tabloid Anno XXXIX N.5 Settembre-Ottobre 2009 Direzione e redazione Via A. da Recanate 1 20124 Milano tel. 026771371 fax 0266716194 http:/www.odg.mi.it e-mail: [email protected] Poste Italiane Spa Sped. abb. post. DIn: 353/2003 (conv.in L27/2/2004 n.46) art.1 (comma 2). Filiale di Milano New Ordine dei Giornalisti della Lombardia A s s o c ia zio ne “ Walter Tobagi”- I stitu to pe r la f orm a z ion e a l G ior n a lis m o “ Ca rlo De M ar t i n o ” Il futuro del giornalismo News e lettori tra nuovi e vecchi media Convegno 1° ottobre 2009 “Il futuro del giornalismo” seconda edizione L’intervista Walter Passerini vice direttore della scuola di giornalismo Primo piano radio digitali un’onda lunga e frequenze al rallentatore La legge Un Comitato di giuristi contro il ddl alfano Sommario New Tabloid n. 5 Settembre-Ottobre 2009 4 editoriale La sfida dei new media di Letizia Gonzales 28 la voce dei lettori Pubblicisti veri e virtuali 29 Corso tv Ilaria Alpi: boom d’iscrizioni 6 inchiesta News online, ritorno al futuro di Paolo Pozzi 14 Twitter, la censura fa flop di Robeto Dadda 30 primo piano Radio digitale, un’onda lunga. Frequenze al rallentatore di Emanuele Bruno 38 l’angolo della legge Ddl Alfano, scendono in campo i giuristi di Caterina Malavanda 18 le iniziative dell’ordine Lettori e internauti tra vecchi e nuovi media 20 Gli otto relatori al convegno 22 Intervista a Walter Passerini nuovo vice direttore della Scuola di Sandro Mangiaterra 24 Borse di studio al Master dal Club della Finanza 40 OSSERVATORIO SULL’ESTERO Web a pagamento entro l’anno a cura di Pino Rea 42 Colleghi in libreria L’impegno per la libertà del giornalismo italiano di Antonio Andreini 25 la voce dei pubblicisti Due anni retribuiti e non occasionali di Stefano Gallizzi 44 testimonianze e ricordi Ugo Ronfani, maestro della critica teatrale di Luca Vido 26 gli altri enti di categoria Inpgi, cumulo fino a 20 mila euro per i pensionati 27 Fondo complementare Marina Cosi presidente 45 Addio a Tullio Kezich la passione come mestiere di Maurizio Porro New Tabloid - Periodico ufficiale del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Poste Italiane Spa. Sped. Abb. Post. Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) art. 1 (comma 2). Filiale di Milano - Anno XXXIX N. 5 / Settembre-Ottobre 2009 Direttore responsabile: Letizia Gonzales Redazione: Paolo Pozzi (coordinamento) Antonio Andreini Hanno collaborato: Emanuele Bruno, Roberto Dadda, Stefano Gallizzi, Caterina Malavenda, Sandro Mangiaterra, Giuseppe Piacentino, Maurizio Porro, Pino Rea, Luca Vido Tabloid 5 / 2009 46 i numeri Progetto grafico e realizzazione: Maria Luisa Celotti Studio Grafica & Immagine Crediti fotografici: Photos, NewPress, Tonino Muci, foto Pozzoni Foto di copertina: Elaborazione R. Minoia Direzione, redazione e amministrazione: Via Antonio da Recanate 1 20124 Milano Tel: 02/67.71.371 - Fax 02/66.71.61.94 Ezio Chiodini (presidente) Marco Ventimiglia, Angela Battaglia Direttore OgL: Elisabetta Graziani Registrazione n. 213 del 26-05-1970 presso il Tribunale di Milano. Testata iscritta al n. 6197 del Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia: Letizia Gonzales: presidente Stefano Gallizzi: vicepresidente Mario Molinari: consigliere segretario Alberto Comuzzi: consigliere tesoriere Consiglieri: Amelia Beltramini, Mario Consani, Laura Hoesch, Laura Mulassano, Paolo Pirovano Collegio dei revisori dei conti: Stampa: Italgrafica srl Via Verbano 146 - 28100 Novara Veveri La tiratura di questo numero è di 27.500 copie Chiuso in redazione il 5 settembre 2009 Concessionaria di pubblicità: IMAGINA di Gabriella Cantù Corso di Porta Romana 128 20122 Milano E.mail: [email protected] Tel: 02/58320509 - Fax: 02/58319824 3 Editoriale La sfida dei new media “Il giornalismo cambierà chissà quante volte, ma non morirà. Basta con i de profundis rivolti all’intera professione. È ora di cambiare registro. Dobbiamo riflettere sui nuovi contenuti e sui nuovi mezzi di comunicazione perché questa è la sfida che ci aspetta”. Parola di Walter Passerini vicedirettore del Master di giornalismo Ifg Walter Tobagi, Università Statale di Milano, vincitore del concorso indetto dal nostro Ordine, intervistato da Sandro Mangiaterra, ex alunno della storica scuola di giornalismo. Ed è proprio perché sono convinta che ci sia un futuro dietro l’angolo, nonostante la crisi nera che il giornalismo sta attraversando e comunque esperienze interessanti in controtendenza da valutare attentamente, che ho organizzato anche quest’anno con i colleghi del Consiglio il convegno del 1° ottobre nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano (l’invito è allegato al giornale). Ragioneremo del ruolo dell’informazione nei new media, delle figure professionali necessarie a questa evoluzione, del dibattito in corso fra gratuità e pagamento delle notizie on line (il mercato sembra essere disponibile a pagare la qualità), dell’inerzia di tanti editori di fronte ad un’evoluzione tecnologica travolgente. Della pubblicità in crescita, ma non ancora tanto incisiva da consentire reddito e sviluppo. Insomma, sarà una mattinata dedicata alle prospettive offerte dai new media partendo dall’indagine che Enrico Finzi di Astra ricerche anche quest’anno ha voluto generosamente mettere a disposizione del nostro Ordine. Hanno aderito al nostro invito i direttori Mario Calabresi, Ferruccio de Bortoli, Gianni Riotta, il vicedirettore di Rai International, Michele Mezza, il responsabile di Nova 24 Il Sole24ore, Luca De Biase, il presidente Fieg, prof. Carlo Malinconico, la studiosa di new media Maria Grazia Mattei, la responsabile della comunicazione di Google Simona Panseri. Moderatore Venanzio Postiglione, caporedattore centrale vica- 4 Tabloid 5 / 2009 Editoriale rio del Corriere della Sera, nonché direttore del laboratorio giornalistico del Master della statale. Di news on line parla l’inchiesta di apertura del giornale, che esplora la realtà lombarda e mette in evidenza come la nostra regione sia ancora una volta un’area pilota per le testate web locali. Stiamo assistendo infatti anche in Italia al passaggio su Internet di tanti lettori di quotidiani soprattutto nazionali, al boom delle piazze virtuali, alla trasformazione del modo di informare e del linguaggio stringato ed essenziale richiesto dalle nuove tecnologie, con la certezza (ma dati certi su proiezioni future non ce ne sono) che la carta stampata troverà una sua nicchia di sopravivenza purché con coraggio rinunci all’informazione generalista in favore di un’identità precisa. D’altronde, raccontava recentemente il Foglio, il prestigioso settimanale americano Newsweek ha proposto a maggio un modello editoriale in controtendenza con una grafica spartana e severa, foliazione bassa, tiratura ridotta, poche foto, ma solo lunghi articoli e reportage molto approfonditi sui fatti del giorno. Si vedrà dopo l’estate se questa versione così letteraria di una delle riviste più importanti del pianeta, voluta dal nuovo direttore Jon Meacham avrà avuto successo non solo fra i lettori appassionati di dibattiti più che di notizie ma specialmente fra gli investitori di pubblicità attratti dall’alta qualità del giornale. Per concludere un’interessante annotazione giuridica dell’avvocato Caterina Malavenda che scrive come si possa difendere la libertà di stampa e la completezza dell’informazione, in particolare della cronaca giudiziaria, dalle conseguenze dell’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni. Caterina Malavenda, nostra consulente nell’Osservatorio cronaca, fa parte di un Comitato di giuristi nato a metà luglio che sta valutando la possibilità di proporre un ricorso alla Corte di Strasburgo che individui i profili di illegittimità delle norme che il parlamento italiano si accinge ad approvare. Sarà possibile, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, attivare un ricorso che potrà essere sottoscritto dalle associazioni di categoria dimostrando come singole norme impediscano o danneggino l’esercizio della libertà di espressione. E a questo proposito, dopo la guerra mediatica di questi giorni, la Federazione della stampa ha organizzato una grande manifestazione nazionale a sostegno della libertà di stampa il 19 settembre, a Roma, alla quale mi auguro parteciperemo in molti. Il presidente Letizia Gonzales Tabloid 5 / 2009 5 viaggio tra i siti d’informazione lombardi e le edizioni web dei quotidiani News online ritorno al futuro Le testate giornalistiche sono le più cliccate tra i portali, segno che il brand dei giornali ha ancora autorevolezza soprattutto nel mare magnum di Internet. Nel 2008, anno nero per l’advertising sulla carta stampata, è positiva solo la pubblicità online. E il 2009 chiude ancora in crescita, nonostante la fortissima crisi economica. La Lombardia è area pilota per esperienze redazionali locali che fanno tendenza. di Paolo Pozzi Il piccolo Davide contro il gigante Golia. Cresce, ma è ancora piccolo il volume complessivo degli investimenti pubblicitari sulla Rete (vedi tabelle nella pagina a fianco) rispetto alla stampa cartacea. Ma non è detto che la leggenda di Davide che sconfigge Golia possa essere, oggi, smentita, nei fatti. Dal mercato. E che il gigante Golia (quotidiani e periodici) possa andare a braccetto con il piccolo Davide (il web). Insomma editoria cartacea e online complementari fra loro. Questa sembra essere la tendenza, almeno 6 sul mercato europeo. Alla forte crisi mondiale della pubblicità, in realtà, bisogna aggiungere, nel caso della Rete, il fatto che gli investitori pubblicitari non hanno mai creduto fino in fondo al fatto che il web potesse garantire veri ritorni economici per le aziende investitrici. Ciononostante è in forte crescita il consumo della Rete e in paticolare dei siti d’informazione. Dopo il boom di Internet del 1999-2000 e lo sboom della new economy del 2001-2002, ora la Rete vive una seconda vigorosa giovinezza. Censimenti, indagini e ricerche La nebulosa della grande Rete Arduo ogni censimento che riguarda Internet, soprattutto quello che riguarda i siti di attualità e news. La prima indagine che ha fotografato il fenomeno dei siti d’informazione online in Italia, realizzato nel 2003, parla di circa 60 testate quotidiane esclusivamente telematiche. Oggi sono circa 50 le testate locali online associate ad Anso, l’Associazione nazionale stampa online nata nel 2003 e che a novembre 2008 ha te- Tabloid 5 / 2009 L’inchiesta Internet fa boom, la stampa crolla 50 50 stampa internet 40 40 30 30 20 20 10 10 00 -10 -10 2005 2006 2007 2008 ma il web e’ ancora piccolo: solo il 3,2% 0,8 2,6 3,2 5,4 52,7 15 televisione quotidiani periodici radio internet affisioni cinema 20,2 nuto la sua sesta assemblea annuale proprio a Milano. Un altro primo identikit delle redazioni che lavorano nelle testate online è stata realizzata invece dal gruppo Lsdi che lo scorso 14 ottobre 2008 ha presentato i dati di una ricerca sul “giornalismo online, questo sconoscuto”. La ricerca dice che nei siti online nazionali o di diretta emanazione di testate tradizionali prevalgono i giornalisti professionisti (57,14%) mentre nelle testate definite “native” (solo telematiche e non tradizionali) i pubblicisti e quelli non Tabloid 5 / 2009 iscritti all’Ordine toccano (insieme) quota 85,71% della redazione. L’età media, dice sempre la ricerca, è di 37 anni, aon sei anni di lavoro online alle spalle. Prevalente il lavoro tradizionale (56,76%) ma con una fortissima presenza anche del telelavoro (40,54%). La gran parte dei redattori lavora al desk (78,38%) mentre solo il 16,22% lavora in esterno. Al top della classifica delle notizie prodotte figura la cronaca locale (14,94%), la cultura (12,67%), la politica (10,49%) e l’economia (10,13%). •Il grafico e la “torta” che, qui sopra, riproducono i dati Nielsen 2008, parlano chiaro: crescono con evidenza gli investimenti pubblicitari su Internet dal 2005 a oggi (anche se la crescita è rallentata nel 2008) rispetto alla stampa, ma la quota che l’online occupa nel mercato pubblicitario italiano è ancora piccola rispetto a quotidiani, periodici o, peggio ancora, alla televisione. Perdono terreno e appeal pubblicitario sia la stampa sia la Tv, ma Internet occupa il 3,2% del mercato, la stampa il 35,2% e la Televisione il 52,7%. 7 L’inchiesta Pubblicità web in Italia Le previsioni Iab: nel 2009 + 13,7% Alla chiusura dell’anno 2009 dovrebbe essere del 13,7% l’incremento stimato degli investimenti pubblicitari online rispetto al 2008, pari a un valore complessivo del mercato di 931,35 milioni di euro. Questa almeno è la stima divulgata da Iab Italia (presidente Layla Pavone, nella foto in basso). Analizzando i dati suddivisi per veicoli pubblicitari, rispetto al 2008 si stima una crescita, sempre nel 2009, del settore Display pari al 10% per un valore di 355,3 milioni di euro, il Search a +20% con una previsione di fatturato di 342 milioni di euro. La previsione per Classified/directories è +12%, per un valore totale di oltre 190,4 milioni di euro, mentre per l’E-mail marketing si stima un +5% a quota 22,05 milioni di euro. Infine, si registra un incremento anche nelle stime relative al Mobile, +8% per un totale di 21,6 milioni di euro. Per comporre i 931,35 milioni di euro, IAB è partita dalla base della rilevazione Fcp Assointernet e Nielsen Media Research che comprende il fatturato delle principali concessionarie online, soprattutto di quelle operanti nel Display advertising, ma ha aggiunto una stima delle concessionarie non dichiaranti sia sul Display che sull’E-mail marketing, una stima del mercato del Search, non presente se non in piccolissima parte nei dati NMR, una stima del mercato delle Directories e una migliore stima del mercato Mobile. 8 •La redazione di Varesenews con alcuni “vecchi” e giovani collaboratori e il direttore Marco Giovannelli (al centro con la barba) Un po’ di storia In Italia le prime sperimentazioni di quotidiani cartacei messi su Internet risalgono al 1994/95 con L’Unione Sarda (all’epoca di proprietà di Nicola Grauso) e con L’Unità (all’epoca direta da Walter Veltroni). Tra il 1996 e il 1997 iniziano le versioni online del Sole 24 Ore, de La Repubblica e La Gazzetta dello Sport, nel 1998 scendono in campo anche La Stampa e il Corriere della Sera. Successivamente, fra i pionieri della navigazione e delle web-news, ha fatto storia il caso della testata ilnuovo.it, fondata e diretta da Sergio Luciano, ex caporedattore economia del quotidiano La Repubblica, che con E.Biscom di Silvio Scaglia aveva messo in rete, per la prima volta, il 25 ottobre 2000 il giornale online più strutturato che, senza cartaceo e solamente via te- lematica, aveva tentato una sperimenzazione unica nel suo genere in Italia. Luciano inizia l’avventura con una redazione forte di una quarantina di giornalisti, tutti iscritti all’Ordine e in regola con il contratto collettivo di lavoro. L’esperienza cresce velocemente fino ad arrivare a competere apertamente con i quotidiani nazionali che vanno in edicola e con le stesse agenzie di stampa. Non solo, nel 2003 era pronto a partire il primo tentativo multimediale di integrazione (con un’unica azienda) fra un quotidiano online generalista, ilnuovo.it, e il quotidiano cartaceo specializzato sulla comunicazione Punto.com fondato nel 2000 da Marco Barbieri (ex Sole 24Ore). Con l’ingresso nella proprietà editoriale di Luigi Crespi, all’epoca sondaggista di Silvio Berlusconi, il progetto si blocca e l’azienda fallisce. Punto.com cessa le publicazioni il 17 febbraio 2003, ilnuovo.it cessa l’aggiornamento in rete il mese successivo, nel marzo 2003. Negli stessi anni nascono e muoiono anche Tabloid 5 / 2009 L’inchiesta Pubblicità web in Europa L’online fa boom Nel 2008 + 20% altre esperienze di siti di news online come E-day.it e Vivacity.it, che durano, ciascuno, a malapena un anno. A far crollare i primi esperimenti di testate giornalistiche online è la sbornia della gratuità della rete e l’arretratezza degli investitori italiani che, in quegli anni più che mai. fanno budget pubblicitari quasi tutti televisivi e quasi nulla sul web. Lombardia, area pilota per testate online locali Chi invece è riuscito a reggere sul mercato e a gestire gli scossoni del terremoto internettiano è AffariItaliani.it, testata fondata da Angelo Maria Perrino (ex inviato di Panorama e del Giorno oltre che ex vicediretore di ItaliaOggi e Milano Finanza), partita un po’ in sordina, è divenuta oggi raro esempio di quotidiano online generalista nazionale senza testata cartacea. La Lombardia, in ogni caso, è area pilota anche di significarive e forti esperienze di testate online locali. Affaritaliani.it diretta dallo stesso Perrino (attuale socio di maggioranza Tabloid 5 / 2009 •La redazione di Affaritaliani.it con il direttore e fondatore Angelo Maria Perrino (nel riquadro in alto a sinistra) e una home page del sito all’85%), prima e storica testata solo web, nata nell’ormai lontano (per la storia online) aprile 1996 quando Internet era ancora sconosciuto ai più. Il sito d’informazione nazionale e locale (milanese) può contare su una redazione di 15 giornalisti regolarmente assunti e ha un fatturato annuo intorno a 1,5 milioni di euro, in sostanziale pareggio e, secondo l’ultima rilevazione Audiweb di giugno 2009, ha 65.000 utenti unici al giorno, quasi al pari del settimanale L’Espresso e più di Panorama, tanto per fare qualche paragone. Sul piano tecnologico poi Affaritaliani.it ha stretto una partnership con YouTube Il 19 giugno 2009 scorso, l’Interactive Advertising Bureau Europe (IAB Europe) ha presentato i risultati della ricerca annuale sugli investimenti in advertising online relativi all’anno 2008. L’indagine, realizzata da IAB Europe e da PricewaterhouseCoopers (PwC), è il punto di riferimento per definire grandezza e valore del mercato in Europa, e include i dati degli investimenti in advertising online in 19 paesi. Nel 2008 il mercato europeo dell’advertising online ha fatto registrare un valore di 12.9 miliardi di euro e una crescita del 20% rispetto al 2007. Negli Stati Uniti, l’advertising online è cresciuta del 10.6% nel 2008 per un valore di 16.6 miliardi di euro (23.4 miliardi di dollari). Nonostante il dato a livello pan-europeo sia in crescita, è indubbio che il 2008 è stato uno degli anni peggiori per l’advertising tradizionale. Il settore online non è stato immune alla crisi e ha registrato un anno difficile, particolarmente nei dieci mercati più maturi, ma ha continuato a crescere, seppur con un tasso più basso. Anche Nielsen segnala che i valori e le quote di mercato di Internet, nel nostro Paese, rispetto agli altri mezzi rimangono ancora troppo bassi, pur crescendo con percentuali decisamente significagtive. In Italia gli investimenti pubblicitari online occuperebbero, nel 2009, il 4,1% rispetto al più interessante 6,5%dell’Europa. Anche secondo Nielsen, insomma, in Italia è ancora preponderante il ruolo della Tv (56,1%) rispetto al 41,1% dell’Europa. 9 L’inchiesta i 26 QUOTIDIANI ONLINE QUOTIDIANI in edicola Tetata N. copie Tstata webUtenti unici Corriere della Sera 594.359 La Repubblica La Repubblica 516.696 La Gazzetta dello Sport 358.634 Il Sole 24 Ore La Stampa Pagine visteTempo x utente m/s 1.091.544 16.072 7:20 Corriere della Sera 873.233 12.357 7:02 Gazzetta dello Sport 513.481 3.741 3:56 325.756 Il Sole 24 Ore 241.395 1.330 3:10 308.186 La Stampa 230.824 2.239 5:18 Corriere dello Sport 213.486 Corrirere dello Sport 173.461 1.660 5:35 Il Messaggero 208.725 Il Giornale 137.314 676 3:36 Il Giornale 182.746 Tuttosport 101.079 837 4:30 Il Resto del Carlino 161.306 Il Messaggero 93.217 572 3:28 La Nazione 133.480 L’Unità 57.403 331 4:05 Tuttosport 113.402 Quotidiano.net 55.859 323 3:04 Il Secolo XIX 100.315 Il Mattino 47.824 614 5:51 Il Gazzettino 85.354 Il Secolo XIX 36.079 253 4:57 Il Mattino 78.403 Il Resto del Carlino 34.742 153 3:29 Il Giorno 68.379 La Sicilia 28.027 283 5:41 La Sicilia 63.906 Il Tempo 27.614 71 1:48 Gazzetta del Sud 49.489 Leggo 20.732 180 4:21 Il Tempo 48.631 Gazzetta del Mezzogiorno 20.361 120 3:48 L’Unità 48.590 Gazzettino 19.316 306 7:11 Gazzetta del Mezzogiorno 46.350 Gazzetta del Sud 18.122 53 1:48 Gazzetta di Parma 41.996 Il Giorno 18.026 46 2:16 Corriere Adriatico 18.444 Il Foglio 16.702 69 2:17 La Nazione 16.251 54 2:27 Gazzetta di Parma 13.278 99 3:15 Corriere Adriatico 10.803 100 4:25 8.136 55 3:17 Quotidiano della Calabria 13.527 Fonte: Ads media mobile maggio 2008 - aprile 2009. In Ads non vengono certificate le testate Il Foglio, Quotidiano Nazionale e Leggo che figurano nella rilevazione Audiweb. Il raffronto è significativo per valutare quanto vendono le testate cartacee e quanti utenti unici hanno le stesse testate sul sito. per la distribuzione di video, ha una versione mobile sul cellulare e un accordo commerciale con Bongiorno.it per la pubblicità online. La prima e più cliccata tra le testate online locali, invece, è Varesenews, nata nell’ottobre 1997, che può contare mediamente su oltre 30mila utenti al giorno (45.739 visite al giorno nel giugno 2009 con 329.130 pagine viste al giorno), più dello storico e ultracentenario quotidiano locale cartaceo, La Prealpina, che tra edicola e abbonamenti arriva a 24mila copie di diffusione. E dire 10 Quotidiano di Calabria Totale Fonte: Audiweb giugno 2009 su dati Nielsen. Non tutti i quotidiani fanno certificare il proprio sito da Audiweb che Varesenews festeggia proprio a settembre 2009 i suoi primi 12 anni di attività (è stato fondato nel 1997da un gruppo di ragazzi della Cooperativa La Castellanza. Oggi nella redazione di Varese news lavorano 10 giornalisti e 8 collaboratori freelance Co.co. co. Significativo anche l’azionariato dell’azienda editoriale di Varese news: compongono infatti la Varese web srl l’Unione degli industriali della provincia di Varese con il 32%, l’Associazione degli artigiani con il 10%, l’Associazione commercianti con il 10%, Cna (3%), Acli (3%), Cgil-Cisl- Uil (3%), la cooperativa dei giornalisti (16%) e diverse aziende e professionisti. Varesenews copre tutta la provincia di Varese, l’Altomilanese e parte dell’area insubrica. Sull’esempio di Varesenews è nata anche Bergamonews, anticipata strategicamente nella start up con un blog nel giugno 2008 e avviata, come sito d’informazione, nell’agosto dello stesso anno. Fondatore e direttore di Bergamonews è Cesare Zapperi, corrispondente locale del Corriere della Sera, che ha strappato una giornalista all’Eco di Bergamo Tabloid 5/ 2009 L’inchiesta • Le tabelle che ripotiamo in queste pagine presentano dati interessanti per un raffronto sul mercato dell’editoria cartacea e online. Il primo dato, che balza all’occhio con evidenza, è che gli utenti unici giornalieri del sito di Repubblica sono il doppio degli utenti che comprano lo stesso giornale (edicola e abbonamenti), il secondo è che il sito di Repubblica è più cliccato e più letto (218mila utenti in più) dello storico concorrente, Il Corriere della Sera che, però, mantiene pur sempre un buon vantaggio (78mila copie) nell’edizione cartacea. Il terzo dato è che i primi due siti di quotidiani (Repubblica e Corriere) si piazzano comunque al quinto e sesto posto rispettivamente nella cassifica generale dei siti censiti da Audiweb. E, con la Gazzetta dello Sport, tre siti di quotidiani si piazzano tra i primi dieci. Segno che il marchio del quotidiano cartaceo è ancora autorevole anche tra gli internauti che vanno a cercare notizie su siti che offrono una certa garanzia di affidabilità. In Audiweb, comunque, non figura Google News, che non essendo registrata come testata con redazione giornalistica, ma un motore di ricerca, è “solo” un contenitore e un amplificatore di notizie altrui. Anche tra le testate dei quotidiani cartacei, in ogni caso, non tutti si fanno certificare da Audiweb. E’ il caso di Avvenire che punta sui siti delle Parrocchie. Altri quotidiani invece (ad es. il Foglio) non si fanno certificare da Ads. Rosanna Del Castello. La redazione è composta, oggi, da cinque giornalisti profesionisti, tutti con contratto Fnsi-Fieg e da alcuni collaboratori. Il legame con Varesenews è evidenziato anche dal fatto che alcune pagine e notizie sono in sinergia con la redazione di Varese. Una trentina i soci proprietari di Bergamonews srl, tra imprenditori e professionisti locali. Tra cui spiccano, soci a titolo perpsonale, i fratelli Mario e Carlo Mazzoleni (Carlo è attuale presidente di Confindustria Bergamo), l’avvocato Caffi (presidente della Tabloid 5 / 2009 audiweb siti, accessi nel giorno medio Nome sitoUtenti unici Nome sitoUtenti unici MSN (Microsoft) 5.115.223 Sky.it Virgilio (Telecom Italia) 2.412.335 Html.it 122.818 Libero (Wind) 2.267.967 Donna Moderna 121.115 Yahoo! 2.117.274 Excite Europe 118.053 Tiscali 709.686 Calciomercato.com 106.993 Mediaset 693.090 Studenti.it 98.810 Leonardo.it 565.416 Blogsfere.it 94.787 SeatPG Directories online 505.924 HwUpGrade.it 94.499 Ilmeteo.it 474.018 AutoScout24.it 91.854 Real Network 470.601 Soldiprivati.com 91.308 Aol Media Network 442.954 Ibs (Internet Bookshop) 80.501 AlterVista Banzai 425.305 Wikio 79.864 Ansa 318.722 Style.it (Condé Nast) 78.178 Fastweb 265.405 Pianetadonna.it 73.082 Rai 263.863 Interfree 69.177 Alfemminile.com 242.831 L’Espresso 66.671 Myspace-Fox I. Media 227.190 Affari Italiani 65.927 Kataweb 197.448 Giovani.it 64.728 Meteo.it (Mit) 185.837 Adnkronos 62.839 Dada 181.839 Quattroruote 56.036 Blogo.it (Dada) 172.595 Panorama 52.972 Tuttomercatoweb.com 160.221 Twenga 53.344 Tuttogratis 159.276 Radio Deejay 47.277 Tech Network 157.144 Dagospia 43.683 Nanopress Network 148.500 Elle 43.109 ViaMichelin 138.750 Class Editori 41.961 Mymovies.it 136.924 LeiWeb 40.717 132.457 Fonte: Audiweb Nielsen Online, AW Database (accessi da casa, ufficio e altri accessi) giugno 2009 società editrice) e Sergio Gervasoni, proprietario di Radio Number One. Pezzi da novanta dell’imprenditoria locale, insomma, che evidentemente hanno creduto fortemente nelle potenzialità del web. Nel Comasco opera invece Ciaocomo.it (legata all’omonima emittente radiofonica) con sei giornalisti che lavorano contemporaneamente per il web e per la radio e con un continuo aggiornamento delle notizie locali. Nella Brianza lecchese e in provincia di Lecco, lavora invece la redazione di Merateonline.it, nata il primo giugno 2000, che può contare su 3 giornalisti fissi e che dal 2007 edita anche una seconda edizione locale, quella di Casateonline.it. Una sessantina di Comuni in tutto coperti da una ventina di collaboratori che mandano in Rete foto e video, fanno dirette di particolari eventi, inchieste sull’economia locale e coprono la cronaca nera in aperta concorrenza con le testate cartacee locali, la Provincia di Lecco (edizione locale del quotidiano La Provincia di Como) e il settimanale Il Giornale di Merate. 11 L’inchiesta Siti locali, la classifica Alexa Testata Punteggio Utenti unici* 28.626 30.000 Varesenews Eco di Bergamo 54.666 25.000 Vaol (Valtellina) 194.826 15.000 Bergamonews 226.923 12.000 Merateonline 240.637 12.000 La Provincia di Como 273.509 10.000 La Provincia di Varese 433.942 5.000 Cittaoggiweb (Altomilanese) 447.870 4.000 Ciaocomo 573.454 2.000 Fonte: Alexa/Amazon web rating. * Stima utenti unici/giorno • Qui a fianco alcuni siti di news locali, in Lombardia. In basso la home page dell’edizione online del quotidiano cartaceo L’Eco di Bergamo, primo e più cliccato fra i quotidiani di provincia, ma secondo nella classifica Alexa dei siti d’informazione locali, dopo Varesenews (foto in alto), testata online non legata a un quotidiano cartaceo. Altro caso singolare è quello di Vaol. it, testata online che opera in Valtellina e che con la diffusione di news locali compete, anche in questo caso, in aperta concorrenza con le edizioni cartacee locali della Provincia e del Giorno. Piccola realtà è invece Cittaoggiweb (legata a un free press) che diffonde news online legate al territorio dell’Altomilanese. Milanoweb.com, infine, è un esempio di redazione milanese che segnala notizie di attualità e servizio legate soprattutto all’area metropolitana. Le edizioni online dei quotidiani di provincia Tra i siti dei quotidiani di provincia, invece, è quello dell’Eco di Bergamo a farla da padrone, con una piccola redazione di cinque giornalisti esclusivamente dedicata alla realizzazione del sito e in stretto collegamento con la redazione del quotidiano car- 12 taceo. Anche tutti gli altri quotidiani cartacei di provincia hanno il loro bravo sito. Fra primi a credere nella versione online del cartaceo La Gazzetta di Mantova e La Provincia Pavese della Finegil che fa capo al Gruppo L’espresso, che già alla fine deglii anni Novanta puntava sulle web-news locali. Una singolare sperimentazione, ad esempio, è inatto poco al di là dei confini della Lombardia, a Parma, dove la Finegil non ha un quotidiano cartaceo ma un forte sito d’informazione locale. Tabloid Tabloid 65// 2009 2007 L’inchiesta •Lo schema qui a fianco elaborato da Paolo Duranti, managing director di Nielsen Italia, riproduce la proliferazione dei “mezzi” considerati non classici rispetto ai “mezzi” classici (Televisione, stampa, radio, affissioni, cinema e direct mail). Gli investimenti pubblicitari, oggi in Italia, sono ancora per l’89% sui mezzi classici mentre i mezzi non classici complessivamente (pur nella loro esplosione degli ultimi anni) assorbono solo l’11% del mercato pubblicitario. Gli utenti Audiweb Gli ultimi dati disponibili da parte di Audiweb divulgati in agosto si riferiscono alla rilevazione di giugno 2009 dalla quale risulta che, in Italia, quasi 30 milioni di italiani (il 61% della popolazione) dichiara di avere un accesso internet (+ 2,6%). Di questi 10 milioni e 223mila sono stati gli utenti attivi nel giorno medio per 1 ora e 39 minuti di tempo speso e 172 pagine viste per persona. La rilevazione riguarda le connessioni da casa, uffici e luoghi pubblici di accesso. Il 74,6% degli utenti ha 18/34 anni, il 67,6% 35/54 anni. Il profilo è medio-alto: più diffuso tra i laureati (93,8%) e diplomati (83,9%) e tra i lavoratori (74,3%) e in paticolare nelle categorie • Nella pagina a destra la redazione di Ciaocomo.it con il direttore Alessandro Canali. Sotto la redazione di Merateonline.it professinali più elevate (il 94,7% dirigenti, quadri e docenti universitari, il 92,4% imprenditori e liberi professionisti, l’89,9% imiegati) In assoluto la categoria degli studenti universitari rappresenta la categoria più elevata (95,4%). Gli editori online presenti nel database di Audiweb (iscritti direttamente o tramite i loro network pubblicitari) sono 159 parent, 274 brand, 836 channel e 61 Custom Property per aggregati o aree temaiche. Questi i principali dati presentati in AW Trends, il report della Ricerca di base sulla diffusione dell’online in Italia realizzato da Audiweb in collaborazione con Doxa. Che per la prima volta approfondisce le atività abitualmente effettuate dai possessori di cellulare: il 35,2% ascolta musica da cellulare, il 28,4% invia e riceve mms, il 27,8% si collega a Internet e il 22,5% utilizza il cellulare per giocare. La ricerca segnala anche che aumenterebbe la frequenza di accesso tra i navigatori occasionali se Internet costasse meno (29,7%), se le connesioni fossero più veloci (16%). La pubblicità online L’Osservatorio Fcp-Asinternet ha invece reso noto, sempre a luglio, i dati relativi al primo semestre ovvero al periodo gennaio-giugno 2009 aggregati in tre tipologie: Display, Search e Affiliate. Il raffronto a giugno 2009 rispetto a giugno 2008 segnala un + 8% e in particolare un calo di - 9% per il Display, + 29% per la tipologia Tabloid 5/ 2009 Search e + 16% l’Affiliate. Ma l’annata completa del 2008 rispetto al 2007 aveva già chiuso con un + 14%. E nel dettaglio le tipologie rilevate erano state: Ad banners + 20%, sponsorizzazioni e bottoni + 14%, altre tipologie + 23%, e-mail e newsletter + 0,3%, sms -4%, keywords - 12%. “Internet è ormai una realtà che coinvolge 21 milioni di italiani e, come tale, rappresenta un’enorme opportunità di comunicazione per le aziende - spiega Layla Pavone, presidente di IAB Italia e managing director di Isobar (vedi pag. 8) - A fronte della crisi economica in atto, le previsioni di crescita dell’advertising online per il 2009 traducono la fiducia che gli attori di questo mercato riconoscono sempre più al potenziale innovativo dei media digitali rispetto ai media classici, sia in termini di valore sia di efficacia. Le nostre previsioni danno un + 13,7% d’incremento degli invetimenti pubblicitari anche alla chiusura dell’anno 2009”. I dati diffusi da Nielsen, infine, parlano di un aumento del 7,9% deli investimenti pubblicitari su Internet. Che nel primo semestre 2009 ha raggiunto i 298 milioni di euro di pubblicità, sorpassando la radio, scesa, nel primo semstre 2009, a 217 milioni e lasciandosi definitivamente alla spalle le affissioni ferme a 86 milioni di euro. Segno che la scalata di Internet è ormai costante negli anni e inarrestabile. Ma la vetta che eguaglia la stampa e la tv è ancora molto lontana. [email protected] 13 L’inchiesta il servizio gratuito nato tre anni fa sul web ed esploso anche in italia Twitter, messaggi-lampo E la censura fa flop La sua importanza si è vista durante la crisi iraniana seguita alle elezioni politiche. Il regime aveva cercato di fermare ogni comunicazione con il resto del mondo. Ma sono bastati tanti messaggi di 140 caratteri ciascuno dai cellulari per aggirare il blocco di Roberto Dadda Fino alla prima metà dell’Ottocento non era insolito che un articolo cominciasse con «Viaggiatori provenienti dall’Oriente riferiscono che...». Con la stesura delle prime linee telegrafiche la parigina Havas, la berlinese Wolff, la londinese Routers e la italiana Stefani, fondata in concomitanza con l’arrivo a Torino della prima linea telegrafica proveniente da Chambery, divennero fonti capaci di trasmettere le notizie con la velocità della luce. Il secolo scorso ha visto le tecnologie della comunicazione immateriale, senza necessità di un supporto fisico come la carta, evolvere sostanzialmente verso il telefono e verso le varie declinazioni della trasmissione con onde radio. Costante è rimasta però la caratteristica struttura che vede qualcuno trasmettere qualche cosa che attraverso un canale definito e unico raggiunge il ricevente. In un’architettura di questo tipo le informazioni provenienti per esempio da un determinato Paese possono essere bloccate dalle autorità con relativa facilità provocando così un blackout pressoché totale. Le centrali telefoniche e le radio possono essere spente e le radio clandestine possono essere identificate con relativa facilità e messe a tacere. La nascita di Internet Sulla spinta della superiorità tecnologica sovietica dimostrata con il lancio nel 1957 dello Sputnik, primo 14 satellite artificiale, l’amministrazione statunitense lanciò un imponente progetto per rendere più efficaci le attività di ricerca militare condotte nelle università del paese. Tra le varie sfide lanciate dal progetto c’era la realizzazione di una rete, funzionante sulle normali linee telefoniche (in gergo si definiscono POTS, plain old telephone service), per collegare i grandi calcolatori delle università in modo da farli collaborare più efficacemente. La rete, e questa è la caratteristica più interessante, avrebbe dovuto resistere a un attacco atomico portato alle più grandi città del Paese. Con reti tradizionali dove la via di comunicazione era unica e predefinita questa caratteristica non era ottenibile perché interrotta quella strada la trasmissione sarebbe diventata impossibile. Nacque l’idea di una rete non a stella, ma a maglia con connessioni ridondanti dove i dati da trasmettere vengono scomposti in una serie di minuscoli messaggi che, al bisogno, possono essere inviati anche più volte. I messaggi percorrono strade diverse e vengono ricomposti al momento della ricezione. Per fare •I due inventori di Twitter, Evan Williams (sopra) e Biz Stone: con un messaggio, in tempo reale, si fa il giro del mondo. una analogia, la differenza è simile a quella che abbiamo quando trasportiamo acqua tra l’infilarla in un tubo o il lasciarla scorrere liberamente sul terreno: nel caso del tubo, se lo chiudiamo l’acqua smette di fluire; nell’altro caso se incontra un ostacolo cerca da sola una strada alternativa. Una dimostrazione molto efficace dell’affidabilità della rete l’abbiamo avuta l’Undici settembre 2001: la telefonia di Manhattan, sia fissa sia cellulare, non era utilizzabile in quanto collassata a causa del traffico immenso, i messaggi sulla rete viaggiavano invece lentamente, ma regolarmente. Tabloid 5 / 2009 L’inchiesta •Il fenomeno Twitter è esploso e si è sviluppato nel mondo intero con la recente crisi iraniana. Qui sopra il risultato di una ricerca di immagini lanciate in rete dai navigatori iraniani. La rete è cresciuta mantenendo questa caratteristica e ogni Paese si affaccia a Internet con moltissime connessioni; interromperle tutte è molto difficile anche perché oggi sulla rete passano non solo l’informazione, ma anche servizi molto importanti che è dannoso interrompere. Alla portata di tutti La rete, accesa nel 1969, per i primi 22 anni venne utilizzata per condividere potenza di calcolo, file e dal 1972 messaggi di posta elettronica. Il giro di boa fu nel 1991, con la nascita del Word Wide Web, invenzione tutta europea, che rese possibile la condivisione di pagine di informazioni in quell’insieme che oggi chiamiamo www. All’inizio la scrittura delle pagine richiedeva conoscenze di programmazione, ma via via le cose sono cambiate e la pubblicazione delle informazioni è oggi attività alla portata di tutti quelli che hanno qualche cosa da dire senza che ci si debba minimamente preoccupare degli aspetti tecnologici. Chiunque può pubblicare su un blog articoli corredati da fotografie o filmati, YouTube raccoglie film da ogni angolo del pianeta, Facebook permette di condividere una bacheca con i propri amici e Twitter dà a tutti la possibilità di inviare brevi messaggi, il limite è di 140 caratteri, che possono essere visti immediatamente dai quasi 20 milioni di utenti ovunque Tabloid 5 / 2009 nel mondo siano collegati alla rete. La generazione di contenuti dal basso e la loro pubblicazione da parte degli utenti senza l’intervento di esperti e senza bisogno di apparecchiature complesse è il fattore che, unito alla difficile interrompibilità delle comunicazioni in rete, ha reso molto improbabile l’interruzione totale dei flussi di notizie. Il fenomeno è analogo a quanto accadde con la comparsa del ciclostile: il controllo sulle tipografie aveva una sua efficacia che venne meno quando invece del nome della tipografia fu possibile riportare, in calce ai documenti riprodotti, la scritta “ciclostilato in proprio”. Chi legge i nostri cinguettii? In inglese “to twitter” significa cinguettare, pigolare. Il servizio, gratuito, venne offerto in rete nel 2006 ed ebbe un immediato successo. Tecnicamente Twitter, intersezione tra social network e blog, permette a chiunque in rete di inviare brevi messaggi (per questo si definisce “microblogging”) che possono essere pubblicati non solo collegandosi a una pagina in rete, ma anche utilizzando strumenti mobili come i telefoni cellulari più evoluti o addirittura attraverso l’invio di un semplice SMS. Ogni iscritto a Twitter ha una sua lista di “follower”, cioè di persone che hanno scelto di ricevere i suoi messaggi. Di solito si comincia con gli amici andandoli a cercare attraverso il loro indirizzo di e-mail se sono iscritti al servizio, ma la ricerca più interessante è quella legata agli argomenti trattati. Twitter ha un suo motore di ricerca interno nel quale posso per esempio cercare i messaggi che contengano la parola “giornalismo” per avere una lista degli ultimi cinguettii che trattano di quell’argomento. A questo punto se trovo qualche cosa di interessante posso decidere di seguire da quel momento in poi i messaggi di quella persona, diventandone un “follower”. L’autore verrà informato della cosa via email e potrà decidere se seguire anche lui quello che scrivo. Detta così la cosa può sembrare solo un enorme ritrovo di persone che si scambiano messaggi; ma Il parere del guru News iper-locali creative low-cost Time del 4 giugno l’ha messo in copertina con un suo articolo su Twitter e innovazione. Il 5 ottobre Steven Berlin Johnson (in foto) arriva a Milano, alla Mediateca Santa Teresa, per Meet the Media Guru, il programma dedicato ai protagonisti della cultura digitale di MGM Digital Communication, promosso da Camera di Commercio e Provincia di Milano. Johnson è il teorico del nuovo ecosistema dell’informazione. Un ecosistema complesso e in rapida evoluzione le cui forme più avanzate di innovazione Johnson individua nel giornalismo amatoriale online a livello locale e iperlocale, a basso costo e destinato a poche persone nei confini di un quartiere o di una singola via. I blogger, insomma, che – fuori da un coro in crescendo - Johnson giudica ad alto tasso di originalità, e nei confronti dei quali auspica che i professionisti dell’informazione e le organizzazioni derivate dai giornali tradizionali possano svolgere un ruolo di controllo di qualità. Johnson giudica “terribile” il momento che l’industria dei media sta attraversando, ma sottolinea che proprio in momenti come questo è importante sforzarsi di immaginare quale forma dovrebbe avere il futuro e contribuire alla sua realizzazione invece di continuare a lottare per far vivere un sistema che in gran parte già appartiene al passato. Informazioni sull’arrivo a Milano di Steven Johnson si trovano su www.meetthemediaguru.org 15 L’inchiesta Il caso italiano Un terremoto anche di news In Italia la prima occasione in cui Twitter si è rivelato un preziosissimo mezzo di informazione è stato il terremoto in Abruzzo. Le prime segnalazioni riguardanti il sisma sono state diramate proprio attraverso questo servizio di “microblogging” (come già era accaduto a Los Angeles durante il terremoto dello scorso anno). Alle prime scosse, in quella tragica notte fra il 5 e il 6 aprile, i messaggi riguardavano soprattutto richieste di informazioni; ma dopo la grave scossa delle 3:32, gli utenti abruzzesi hanno cominciato a lanciare notizie in tempo reale, precedendo così le agenzie di stampa e riempiendo il vuoto lasciato dai siti ufficiali (come quello dell’Istituto di Geofisica), bloccati dai troppi contatti. In questo modo, l’informazione sul corso degli eventi ha avuto un costante aggiornamento del quale si sono serviti la stampa e i telegiornali. Twitter è stato utilissimo anche come canale dal quale fare partire specifiche richieste (per esempio, quelle di sangue da parte degli ospedali) così come offerte di aiuto rivolte agli abruzzesi da parte di abitanti delle altre regioni. E non mancato l’utilizzo di Twitter anche nel mondo del giornalismo professionale. Prima il corrispondente di Repubblica, poi via via anche il Corriere della Sera e altri giornalisti arrivati sul posto per seguire la tragica vicenda hanno fatto ricorso spesso a Twitter per comunicare brevi e veloci messaggi ai siti di appartenza dei rispettivi quotidiani. 16 Attraverso queste comunicazioni è stato possibile segnalare anche i “twitter” iraniani dietro ai quali si celavano poliziotti una delle caratteristiche più importanti del Web assume, anche su Twitter, una funzione dirompente: i messaggi di Twitter possono contenere link. Ogni messaggio può a questo punto puntare a una pagina web, a una fotografia, a un filmato... Usando Twitter, e superando il primo attimo di inevitabile disorientamento, il tutto diventa immediatamente naturale e efficace. Un caso esemplare: l’Iran Nei giorni seguenti le elezioni politiche in Iran i sostenitori del candidato riformista Hossein Mousavi hanno, come noto, duramente contestato i risultati ufficiali. Una delle prime reazioni del regime è stata l’espulsione dei giornalisti stranieri e il blocco delle linee telefoniche nella illusione di impedire la diffusione delle notizie al di fuori del Paese. Ma non avevano fatto i conti con la rete! L’Iran è un Paese di amanti delle tecnologie e di attivissimi navigatori della rete. Non appena si sono accorti dell’intenzione di mettere il bavaglio all’informazione migliaia di iraniani si sono attaccati alla rete realizzando pagine di informazione, inviando foto e filmati, scrivendo e-mail alla comunità dei naviganti che si è messa subito in ascolto. Il governo ha tentato di bloccare anche questa via di comunicazione, la rete è diventata molto lenta, molti siti sono stati oscurati, ma bloccare i piccoli messaggi di Twitter è stato impossibile: il cinguettio è rimasto l’unica voce della opposizione che fuori del Paese abbiamo continuato ad ascoltare. Entrare in questa comunità è semplice: una volta iscritti al sito http:// twitter.com basta andare nel campo di ricerca e digitare Iranelections e Iran per avere un elenco dei messaggi mandati dagli utenti che par- lano di questo argomento e che per convenzione etichettano i messaggi con il simbolo # seguito da una parola chiave. Diventando loro follower si è a questo punto in grado di ricevere costantemente e in tempo reale il flusso dei loro messaggi. Un altro modo per seguire gli eventi è accedere a uno dei tanti aggregatori: si tratta di pagine che riportano le informazioni e le immagini provenienti dalle fonti iraniane che l’autore del pagina ritiene attendibili. Un esempio tra i moltissimi: http://iran.robinsloan.com/. Il mondo della rete ha reagito in modo massiccio, ovviamente del tutto volontario, e sono nate centinaia di pagine che offrono aiuto, consigli sul comportamento, una addirittura informa sul dove ricevere assistenza sanitaria in Iran senza presentarsi negli ospedali presidiati dalla polizia con il rischio di essere arrestati. Alcuni siti segnalano anche i twitter che sono in realtà poliziotti sotto copertura. Sono state anche messe in atto strategie atte a rendere più difficile l’individuazione di chi trasmette notizie dall’Iran inondando, per esempio, la rete di messaggi che sembrano venire tutti da quel Paese. Vista la importanza del fenomeno, Google si è affrettata a installare nel suo servizio di traduzione automatica, http://translate.google. it, anche il supporto per la lingua persiana, per mettere tutti in grado di leggere messaggi scritti in farsi. Ultima, ma non certo meno importante, la legittimazione che ha dato al fenomeno il Dipartimento di Stato statunitense, che ha chiesto ai gestori di Twitter di rimandare la manutenzione programmata, che richiede una breve interruzione del servizio, per non spegnere il canale di comunicazione con l’Iran. Tabloid 5 / 2009 L’inchiesta ecco l’alfabeto morse degli internauti Twitter emoticon Già nel 1857 una guida per operatori di telegrafo riportava una serie di abbreviazioni. Che a volte ritornano Dover comunicare con una manciata di caratteri,come oggi accade con Twitter e SMS, non è cosa nuova. Già nel 1857 una guida per operatori di telegrafo riportava una serie di abbreviazioni: 73 stava,per esempio, per “love and kisses”. L’esigenza non era dettata solo dalla necessità di essere concisi, ma anche dal fatto che quando si comunica per iscritto, fosse anche con l’alfabeto Morse, viene a mancare l’espressione delle emozioni che otteniamo con il tono di voce, con la mimica facciale e con i gesti. Il termine emoticon nasce dalla fusione di emotion e icon, la prima apparizione ufficiale è del 1912 quando la rivista satirica statunitense Puck propose di comporre, con i normali caratteri da stampa, simboli che arricchissero i testi introducendo l’indicazione di stati d’animo. L’avvento degli SMS, della chat in rete e delle reti sociali come Twitter ha reso l’uso degli emoticon di grande • I primi emoticon (foto sopra) sono stati proposti nel 1912 dalla rivista satirica statunitense Puck. attualità, riportiamo qui di seguito un elenco dei principali simboli con la indicazione del loro significato.Gli emoticon più usati sono composti con i normali caratteri della tastiera, esistono programmi che li convertono automaticamente in disegni, ma la cosa è meno diffusa, i “veri” emoticon sono questi! :-) sorriso, amicizia @:-) pensiero laterale, idea diversa :-( tristezza, arrabbiatura ;:-) innocenza, “sono un angelo” :’-( pianto Gli emoticon si leggono di traverso guardando ;-) ammiccare, fare l’occhiolino la riga da destra, con qualche eccezione: :-S confusione, imbarazzo, disagio (Z.Z) noia :-D riso @_@ curiosità :-O stupore, resto a bocca aperta :-/ imbarazzo, fastidio Gli emoticon illustrati sono utilizzati in :-@ rabbia occidente, i popoli orientali, in linea con :-P linguaccia la complessità delle loro grafie, usano 8-) come dire “Figo!” emoticon molto più complessi e ricchi e :-* bacio sempre orizziontali: =3 tenerezza (^_^) gioia @>-- mandare una rosa (;_;) pianto *<:o) festa d(*⌒▽⌒*)b felicità Tabloid 5 / 2009 17 Le iniziative dell’Ordine Primo piano convegno “il futuro del giornalismo”/ II° edizione all’università statale Lettori e internauti tra vecchi e nuovi media Ormai un appuntamento fisso, quello del 1° ottobre con l’Ordine dei giornalisti di Milano. Questa volta si parlerà di new media e di Rete in particolare, blog, communities, cellulari e di come i nuovi strumenti di comunicazione potranno cambiare i mezzi classici. Il convegno organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia il 1° ottobre all’Università Statale di Milano sarà aperto da una relazione del sociologo/giornalista Enrico Finzi, il quale presenterà i principali risultati di un’indagine demoscopica realizzata in esclusiva per conto dell’ODG lombardo nell’ultima decade di luglio 2009, tramite 805 interviste somministrate col metodo CAWI (Computer Aided Web Interviewing) a un campione rappresentativo degli italiani 15-60enni accedenti a Internet, i quali sono ormai 16,2 milioni di persone. Lo studio di Astra Ricerche risponde ad alcune domande-chiave. Quali media utilizzano per informarsi, cioè per avere informazioni/notizie (su attualità, politica, economia, ambiente, società, cultura, spettacolo, sport, ecc.), gli internauti del Bel Paese? Il web ha tolto spazio o – come si dice – cannibalizzato i ‘mezzi’ tradizionali (stampa e radio-tv)? Che futuro c’è per il giornalismo e per i giornalisti nell’era di Internet? Le news online battono le televisioni I primi dati appaiono molto interessanti. Citiamo – in anteprima – alcuni di essi, gentilmente fornitici dall’Istitu- to. Il primo riguarda gli utilizzi dei vari strumenti che gli internauti fanno per acquisire informazioni/news: il web si colloca già ora al primo posto, battendo le tv nazionali, seguite dalla radio. Il telefono cellulare supera le televisioni locali e tutti i tipi di quotidiani e periodici. Dunque, anche in Italia la rivoluzione di Internet si sta affermando con forza anche per quel che attiene alle news. Ma la stampa ha più qualità Ma se la Rete è il ‘mezzo’ più sfruttato dai suoi utilizzatori, non significa che sia considerato il migliore. Anzi, i primi dati dell’indagine Astra mostrano che il profilo d’immagine dei ‘mezzi’ tradizionali (in particolare della stampa) è nettamente migliore anche presso gli stessi internauti. Certo, il web è imbattibile per quel che riguarda la possibilità di trovare facilmente e velocemente notizie sempre aggiornate, reperibili in ogni momento, facili da archiviare, brevi e sintetiche, originali e non banali, simpatiche e divertenti. Ma i quotidiani e i periodici stravincono per competenza, professionalità, qualità della scrittura, approfondimento tramite commenti autorevoli, accuratezza e documentazione, ampiezza e ‘scavo’ delle notizie, serietà e affidabilità (radio Il web finirà per cannabalizzare i “mezzi” tradizionali (stampa, radio-tv)? Che futuro c’è per i giornalisti nell’era di Internet? 18 e tv eccellono per qualità delle immagini, respiro internazionale, vivacità e aggressività). Senza dubbio, Internet non è solo alternativo ma – almeno in parte – inclusivo delle modalità classiche di trasmissione delle news: basti dire che il 54% degli internauti legge una o più edizioni on line di quotidiani, il 29% vede frequentemente anche edizioni on line di alcuni telegiornali e il 23 % legge spesso sul computer o sul display del cellulare quotidiani esclusivamente on line, non acquistabili in edicola. La radio regge la concorrenza Nell’insieme, i nostri internauti solo in un caso su nove non usano Internet o il cellulare per avere notizie e informazioni; in maggioranza (per il 52%) lo fanno ma senza aver ridotto il ricorso ad altri mezzi di comunicazione di massa per ricevere le news; nel 37% dei casi sono caratterizzati dalla parziale diminuzione del peso della stampa e della radio-televisione a causa di Internet (una penalizzazione che pare colpire specialmente i quoti- Tabloid 5 6 / 2009 2007 Le iniziative dell’Ordine •Due immagini della prima edizione del convegno sul futuro del giornalismo organizzato dall’Ordine della Lombardia all’Università Statale diani nazionali e quelli specializzati, le tv locali un po’ più di quelle nazionali, i periodici specializzati e non senza grandi differenze: solo la radio paga un dazio modesto alla nuova concorrenza del web). Il giornalismo non morirà Tale concorrenza, sempre a detta di coloro che usano Internet, diverrà leadership assoluta in pochi anni, anche se il giornalismo professionale non pare affatto destinato alla scomparsa o alla marginalizzazione. Lo dimostra l’ultimo dato che forniamo ai lettori in anteprima: sono ben 6 milioni i nostri connazionali che già oggi usano Internet e che indicano che sul web “le informazioni/notizie fornite dai giornalisti iscritti all’Ordine (quindi adeguatamente preparati, oltre che obbligati a rispettare le norme della deontologia professionale) dovrebbero essere indicate con un piccolo simbolo, con un bollino”. Forse, sulla Rete delle Reti, essere iscritti all’Ordine dei Giornalisti diverrà un marchio di garanzia, un vero e proprio marchio di qualità certificata. Al Convegno del 1° ottobre, ovviamente, verrà presentata una messe molto più ampia di dati, che comunque i let- Tabloid 5 / 2009 tori troveranno sul prossimo numero di questo giornale. Sin d’ora è possibile dire, comunque, che questa iniziativa dell’Ordine di Milano è partita col piede giusto: il tasto toccato è, a un tempo, sensibile e cruciale. Dall’insieme dei dati dello studio e dal dibattito che già in quell’occasione si avvierà, grazie alla presenza di autorevoli giornalisti ed esperti, sarà possibile fare un passo avanti sulla via della ridefinizione di quelli che alcuni amano chiamare ‘equilibri di sistema’: ciò avverrà tanto più facilmente in quanto si evitino le trappole degli estremismi contrapposti, quello che nega beotamente il gigantesco impatto di Internet anche sul mondo dell’informazione e quello – speculare e opposto – che prevede che dopo tale impatto nulla della migliore tradizione giornalistica resterà valido e vitale. Certo, siamo tutti chiamati a rivedere le nostre certezze consolidate, nel mentre le difficoltà – anche occupazionali – divengono sempre più aspre. Ma la sfida è alta e vincibile: innestare nella rivoluzione technology driven, ossia trainata dalla tecnologia, il ricco apporto dell’esperienza, della competenza, della passione e dell’eticità del vero giornalismo. Il ricercatore Il guru italiano del media market Enrico Finzi, consulente e ricercatore di marketing, è nato a Milano il 4 ottobre 1946. Si è laureato in filosofia nel 1971 all’Università Statale di Milano dove si è poi specializzato in psico-sociologia. E’ stato assistente di Storia contemporanea all’Università Statale di Milano e si è dedicato poi all’attività giornalistica collaborando al Sole 24 Ore e al settimanale L’espresso. Nel 1980 ha fondato interMatrix Italia occupandosi di ricerche di mercato e consulenza aziendale. Nel 1983 ha poi fondato Astra srl (specializzata in scenari, marketing e ricerche sociali) di cui è presidente e amministratore unico. Dal febbraio 2006 è presidente della TP, l’associazione italiana dei pubblicitari professionisti ed è membro dell’Esomar e dell’Aism (Associazione italiana per gli studi di markeing). 19 Le iniziative dell’Ordine full immersion di una mattina per discutere su come sara’ il nostro futuro La categoria a confronto con otto magnifici relatori Il panel di interventi proposto dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia al convegno del 1 ottobre 2009 nell’aula magna dell’Università Statale di Milano è composto da tre direttori di quotidiani, quattro esperti di new media e dal presidente della Federazione editori A coordinare e moderare il dibattito sarà Venanzio Postiglione, 42 anni, dal 1990 giornalista professionista con la menzione speciale della commissione d’esame, laureato in Giurisprudenza con 110 e lode e tesi sul Diritto all’informazione. E’ direttore giornalista del Master in Giornalismo dell’Università Statale di Milano e Caporedattore centrale del Corriere della Sera. Nel 1987 ha vinto il concorso per aspiranti giornalisti (più di 2000 candidati, 20 prescelti) e il 10 marzo 1989, a 22 anni, è assunto al Corriere della Sera dove ha poi ricoperto i ruoli di Vice caporedattore della Cronaca di Milano e poi all’ufficio centrale. Ha fatto due stage negli Stati Uniti, nel ’93 e nel ’97. Nel 1985 è stato scelto dall’Università Bocconi di Milano come uno dei “100 giovani migliori d’Italia”. Nel giugno del 2000 è premiato dall’associazione Amici di Milano come “miglior giovane giornalista”. Per questo riconoscimento, ha ricevuto la targa d’argento del Presidente della Repubblica. Mario Calabresi (direttore La Stampa) Nato a Milano nel 1970, è stato cronista parlamentare dell’Ansa nel 1998, prima di dividere la sua carriera fra Repubblica e la Stampa. Nel 1999 è stato assunto alla redazione politica del quotidiano romano. L’anno successivo è passato alla Stampa come inviato speciale: dal 2000 al 2002 lavora soprattutto dall’America (numerosi i suoi articoli per il quotidiano torinese sull’Undici settembre e sui suoi sviluppi). Dagli Stati Uniti divenne poi corrispondente nel 2007, ma stavolta per Repubblica, nella cui redazione era già tornato nel 2002 come caporedattore centrale vicario. Infine, nell’aprile di quest’anno La Stampa lo ha nominato direttore. Grande interesse ha suscitato il suo libro Spingendo la notte 20 più in là, uscito nel 2007, che ricorda le vittime del terrorismo e i loro familiari (suo padre, il commissario Luigi Calabresi, fu assassinato nel 1972, quando Mario aveva appena due anni). Luca De Biase (caporedattore Nova24 Il Sole 24 Ore) Ha cominciato l’attività giornalistica nel 1986, ma prima di allora aveva insegnato alla Bocconi di Milano, dove si era laureato (con 110 e lode) in Discipline economiche e sociali. Nato a Verona nel 1956, De Biase ha lavorato per diverse testate, soprattutto di argomento economico: ItaliaOggi, Mondo Economico, Fortune Italia, Espansione, Panorama, The Industry Standard. Nel corso degli anni ha maturato profonde competen- ze sull’innovazione tecnologica e sulle prospettive economiche e sociali dei nuovi media. Su questi temi ha pubblicato numerosi libri. A lui si deve anche il saggio Giornalisti online. Manuale di giornalismo nell’epoca di Internet. Dal 1996 al 2000 è stato direttore di Austro & Aquilone, rivista dedicata ai nuovi media. Inoltre, è stato co-fondatore e presidente di Reporters Online, società che produce contenuti giornalistici in formato multimediale. Tra i suoi impegni attuali c’è quello di professore a contratto presso lo Iulm di Milano, dove tiene il corso avanzato di Giornalismo. Nova24, di cui è caporedattore, è l’inserto del Sole 24 Ore dedicato ai temi della ricerca, dell’innovazione e della creatività (esce il giovedì). Ferruccio de Bortoli (direttore Corriere della Sera) Si è insediato alla guida del quotidiano di via Solferino lo scorso aprile, ma ne era già stato direttore dal 1997 al 2003. Famoso è rimasto il suo editoriale Siamo tutti americani all’indomani dell’attacco alle Torri gemelle. Nato a Milano nel 1953 e laureato in Giurisprudenza, ha cominciato ventenne come praticante al Corriere dei ragazzi, lavorando in seguito per il Corriere di Informazione, il Corriere della Sera e L’Europeo. Dalla fine degli anni Ottanta e fino alla sua prima nomina a direttore, De Bortoli si è occupato per il Corriere Tabloid 5 / 2009 Le iniziative dell’Ordine di economia, sia come caporedattore sia come commentatore. E’ stato, poi, amministratore delegato di RCS Libri e Presidente della casa editrice Flammarion. Nel 2005 ha preso il posto di Guido Gentili alla direzione del Sole 24 Ore (del quale molti anni prima era stato caporedattore). Gli è stata affidata anche la presidenza della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano. Nel suo curriculum c’è anche un “no”: quello alla proposta di diventare presidente della Rai, dopo che il suo nome era circolato a lungo. Carlo Malinconico (presidente Fieg) Nato a Roma nel 1950 e laureato in Giurisprudenza, Malinconico si è dedicato all’attività accademica dopo essere stato Avvocato dello Stato (1976-85) e Consigliere di Stato (1985-2002). Ordinario di Diritto dell’Unione europea presso l’università di Roma 2, Tor Vergata, è anche Presidente onorario di sezione del Consiglio di Stato. L’incarico di Presidente degli editori gli è stato affidato nel luglio dello scorso anno. Altri incarichi importanti li aveva avuti, in precedenza, nelle istituzioni. Malinconico, infatti, è stato Capo dell’Ufficio legislativo del ministero delle Partecipazioni statali (1990-92) e del ministero del Tesoro (1995-96). In seguito ha guidato il Dipartimento degli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1996-2001). E’ autore di numerose pubblicazioni di diritto amministrativo e comunitario. Maria Grazia Mattei (fondatrice di Meet the Media Guru) Giornalista, esperta di cultura digitale e nuove tecnologie della comunicazione oltre che critica d’arte, Maria Grazia Mattei indaga i territori del digitale nelle sue declinazioni tecnologiche, sociali, culturali attraverso un’attività critica e di ricerca Tabloid 5 / 2009 che interpella gli esponenti e i fenomeni più significativi del cyberspazio. Nel 1995 fonda la MGM Digital Communication, centro di ricerca, studio e diffusione della cultura dei nuovi media, e nel 2005 dà vita a Milano al Meet the Media Guru, un programma di incontri con i protagonisti internazionali della cultura digitale e dell’innovazione nell’ottica di individuare, analizzare e discutere i nuovi trend destinati ad avere un forte impatto sulla vita e sul lavoro, sul modo di relazionarsi e di fare business. Numerosi gli ambiti della sua attività: eventi, rassegne, festival, mostre, pubblicazioni, seminari, convegni di livello internazionale che la vedono collaborare con prestigiosi enti stranieri, come il Siggraph statunitense, e realtà istituzionali, formative, culturali e professionali italiane. Ha collaborato al Domenicale del Sole 24 Ore, al Corriere della Sera e curato trasmissioni per la Radio Tv svizzera italiana e per la Rai. Simona Panseri (Corporate Communications and Public Affairs Manager di Google Italy) Trentanovenne, è entrata in Google alla fine dello scorso anno per gestire la comunicazione dell’azienda in Italia. Panseri ha cominciato la sua carriera nel 1996 in Philips, per poi maturare una più che decennale esperienza nell’agenzia di comunicazione Business Press, dove ha approfondito i diversi aspetti della corporate communication e, soprattutto, del mondo della tecnologia. In Google, occupandosi prevalentemente delle relazioni con i media, il suo obiettivo è anche di costruire un terreno comune di confronto sulle opportunità e le tensioni che la tecnologia (e soprattutto la cosiddetta rivoluzione del “web 2.0”) porta nella nostra economia e nella nostra società. Michele Mezza (vicedirettore Rai International) Nato a Nola (Napoli) nel 1953, laureato in Giurisprudenza alla Statale di Milano, collaboratore economico di Repubblica, Mezza è stato assunto nel 1980 in Rai, dove ha lavorato sia in radio sia in tv. Fra le sue esperienze più importanti da inviato si ricordano i servizi su Gorbaciov fino al 1992 (compresa una diretta con l’allora presidente sovietico ripresa da emittenti di tutto il mondo) e la crisi di Tien An Men a Pechino. Ha poi ideato e realizzato nel 1997 il canale tv satellitare Rai News24 - primo canale digitale all news del servizio pubblico - del quale è stato nominato, al momento del lancio (1999), vicedirettore vicario. Per la Rai ha sviluppato anche il primo progetto di portale web. Ha svolto, inoltre, funzioni di consulente per il gruppo Herald Tribune. Insegna Tecnologie multimediali alla Sapienza di Roma e Teoria e tecnica dei nuovi media all’università di Perugia. Gianni Riotta (direttore Il Sole 24Ore) Laureato in Filosofia all’Università di Palermo, dove è nato nel 1954, ha cominciato giovanissimo a collaborare con Il Giornale di Sicilia, del quale suo padre Salvatore era redattore, e con Il Manifesto. Ha poi conseguito il Master of Science alla scuola di giornalismo della Columbia University di New York, città dove ha vissuto a lungo, scrivendo per L’Espresso, La Stampa e il Corriere della Sera. Tra le collaborazioni giornalistiche figurano quelle per il New York Times, Le Monde, Foreign Policy, il Washington Post e le reti televisive ABC, NBC, CNN. Dopo esser stato condirettore della Stampa e vicedirettore del Corriere della Sera, nel 2006 diventa direttore del Tg1. Dallo scorso marzo dirige Il Sole 24 Ore al posto di Ferruccio de Bortoli. Ha insegnato Comunicazione all’università di Bologna e Tecniche di scrittura a quella di Princeton. Tra i premi che gli sono stati attribuiti vi sono il Grinzane Cavour, il Premiolino e il “Don Pino Puglisi”. 21 Le iniziative dell’Ordine intervista al nuovo vice direttore della scuola di giornalismo di milano Walter Passerini: «Ecco come essere numeri uno» Forte di una lunga esperienza al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore, è convinto che i ragazzi non devono solo imparare il “mestiere” ma essere “meno dipendenti e più intraprendenti”. La «Walter Tobagi» luogo ideale per fare ricerca e guardare al futuro della professione di Sandro Mangiaterra «Basta con la retorica del postgiornalismo, con i de profundis intonati nei riguardi della carta stampata, anzi rivolti all’intera professione. È ora di cambiare registro, di parlare di neogiornalismo, di avviare una riflessione sui nuovi contenuti e sui nuovi mezzi. Perché il giornalismo cambierà chissà quante altre volte, ma non morirà». Walter Passerini, 61 anni, uno che il mestiere lo conosce per averci passato metà della vita e soprattutto per averlo fatto davvero (una lunga militanza in prima fila al Corriere della Sera, poi al Sole 24 Ore), si presenta così. Con una ventata di ottimismo. Di più, con propositi di riscatto. L’Ordine della Lombardia lo ha appena nominato vicedirettore della Scuola di giornalismo Walter Tobagi dell’università degli studi di Milano, la grande scommessa, il progetto che fonde il master della Statale con il glorioso Ifg (Istituto per la formazione al giornalismo), la prima scuola nata in Italia. Passerini va a completare il vertice. Affiancherà Marino Regini, prorettore dell’università milanese, e Venanzio Postiglione, altro professionista di razza, caporedattore centrale vicario del Corriere. Porterà un bagaglio di esperienza prezioso. Nella sua carriera, in fondo, si è sempre occupato di giovani. È stato fondatore e anima degli inserti Corriere soldi, Corriere economia, Corriere lavoro, Corriere scuola, Corriere università. E quando, dopo un ventennio, ha lasciato via Solferino, è stato per creare Job 24, 22 network multimediale comprendente l’inserto cartaceo sul Sole, lo specifico sito internet e una trasmissione quotidiana su Radio 24. Insomma, se Passerini sostiene che il giornalismo non è affatto morto, che magari nel 2043 uscirà davvero l’ultima copia del New York Times, ma che il mestiere rispunterà attraverso nuovi media e con nuovi linguaggi, beh, bisogna credergli. Meglio cominciare ad attrezzarsi. Per i trenta ragazzi che, superate le selezioni, a fine settembre inizieranno il biennio di praticantato, l’invito a rimboccarsi le maniche e a non ascoltare il solito ritornello, «il giornalismo non è più quello di una volta», è già un ottimo punto di partenza. Tutto vero, tutto giusto. Ma c’è un piccolo particolare, innegabile: il giornalismo è in crisi nera. All’estero, però, ci sono anche esperienze in controtendenza. L’Economist, per esempio, guadagna autorevolezza e copie. E poi le radio, date per morte qualche decennio fa, addirittura con l’avvento della televisione, sono vive e vegete. Per non parlare di internet. Chiaro, è in atto un’autentica rivoluzione. Ma il concetto su cui riflettere è appunto quello di neogiornalismo. La crisi non è del giornalismo, ma delle case editrici. Mi auguro che al loro interno sia in atto una bella riflessione sugli errori di strategia: i quotidiani generalisti di centinaia di pagine, gli allegati, i periodici che offrono gadget di ogni tipo, la rincorsa a vendere una copia di più anziché alla specializzazione. La prima mossa, tuttavia, sembra chiara: tagliare sui giornalisti. Come se ne esce? Ovviamente nessuno ha la ricetta in tasca. Comunque in questi anni è stato commesso un altro errore: pensare che la soluzione fosse la multimedialità. Uno aveva un giornale, ci costruiva sopra il sito Internet, comprava una radio, magari puntava a una televisione satellitare. Sì, ma per farci cosa? Il punto è l’intermedialità: ridare a ogni strumento una specificità, sfruttarne la vocazione. Poi è indispensabile che i media dialoghino tra loro. Ecco, su questo aspetto mi fermerei a lungo, se fossi un manager editoriale: per fare giocare i diversi media, sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia e dal mercato, perché no, per guadagnare, occorre una regia forte. Questo significa accettare la sfida del cambiamento. Tabloid 5 / 2009 Le iniziative dell’Ordine •Sopra, l’ingresso della nuova Scuola di giornalismo. A sinistra, lo studio televisivo e, sotto, il touch-screen. Nella pagina a fianco Walter Passerini Ok, ma i ragazzi della scuola di giornalismo non sono manager editoriali, non possono aspettare a lungo e sognano il posto fisso. Purtroppo è vero che fino a ieri tutti, compreso il sindacato, hanno diviso i giornalisti in due categorie: quelli di serie A, con il famoso articolo 1, cioè il posto a tempo pieno e indeterminato, e quelli di serie B, vale a dire i freelance, chi lavora nel web, nelle radio locali. Una follia. La prima cosa che dirò agli allievi della scuola è che non esiste un giornalismo vero e uno minore. Bisogna essere ambiziosi. Puntare a diventare i numeri uno. Essere grandi specialisti, padroni assoluti dei contenuti e dei linguaggi. Il futuro, piaccia o no, va in questa direzione: ognuno deve essere imprenditore di se stesso, mettersi sul mercato e competere con la qualità. La verità è che negli ultimi anni si è annacquata anche la specificità professionale del giornalista. Tabloid 5 / 2009 Specificità che va assolutamente rilanciata. C’è fin troppa confusione tra il ruolo del giornalista e quello di altre figure della comunicazione, a partire dai pr e dai pubblicitari. Dobbiamo accontentarci, nella migliore delle ipotesi, del citizen journalism, magari frutto di un semplice telefonino? A chi giova questo appiattimento? La scuola deve riscoprire il differenziale professionale del giornalista, rappresentato dalla competenza. E aggiungerci un valore etico: la responsabilità di ciò che scriviamo e diciamo nei confronti dei lettori e degli ascoltatori. I detrattori non vogliono sentire ragioni: sostengono che le scuole di giornalismo sono fabbriche di disoccupati. Sbagliano. Forse sono troppe. Si è voluto seguire il pessimo esempio delle università. Ogni Ordine ne ha voluta una e non tutte sono qualificate. Ma la nuova scuola nata tra università di Milano e Ifg è diversa: da qui devono uscire grandi professionisti. In che cosa consiste questa diversità? Per cominciare, possiamo contare su un know how acquisito in ben 35 anni: ne abbiamo visti e affrontati di cambiamenti. Poi disponiamo di attrezzature di primissimo livello per quanto riguarda i new media. Infine, se non si riesce a sfornare giovani professio- nisti eccellenti a Milano, capitale del giornalismo economico, scientifico, sociale, della moda, è meglio chiudere bottega. Pare di capire che l’obiettivo della Walter Tobagi non sia solamente insegnare le tecnicalità: cos’è un menabò, come fare un attacco, un titolo, eccetera eccetera. Insomma, volete puntare sulle specializzazioni. Fa parte dell’evoluzione delle scuole di giornalismo. Dopo una base didattica comune si deve cominciare a pensare alle specializzazioni. Chiamando i maggiori professionisti non a tenere lezioni una tantum, ma a mettere a disposizione l’esperienza acquisita sul campo. Non solo: credo che una scuola come la Walter Tobagi debba essere anche un luogo dove si fa ricerca sul giornalismo, dove si guarda al futuro. Torniamo al nodo, il lavoro: interessa davvero a qualcuno un giovane giornalista superpreparato? Intanto cominciamo a formarlo. Ma attenzione, non basta essere superpreparati. I ragazzi dovranno anche essere meno dipendenti e più intraprendenti. È esattamente quello che, oggi, cercano le case editrici. Almeno a parole... 23 Le iniziative dell’Ordine La somma donata dai colleghi è di oltre 11.000 euro Borse di studio al Master dal Club della Finanza Prima di sciogliersi definitivamente, il gruppo dei giornalisti finanziari milanesi ha voluto devolvere alla Statale il denaro rimasto nelle sue “casse”. Questa decisione servirà anche a ricordare la straordinaria figura di Emilio Moar, che è stato il loro precursore Una piacevole sorpresa. lnaspettata e generosa. La telefonata è arrivata alla presidente dell’Ordine della Lombardia poco prima dell’estate: “Pronto, vorremmo fare una donazione”. Ed ecco la bella notizia: il Club della Finanza «Emilio Moar», importante gruppo di giornalisti finanziari milanesi nato all’alba degli anni Novanta e ora in chiusura di attività, ha deciso di evolvere l’avanzo di “cassa” a favore di borse di studio per il Master in giornalismo dell’Università degli Studi / Ifg. E ha scelto l’Ordine dei giornalisti della Lombardia non solo come intermediario ma soprattutto come garante dell’iniziativa. La somma donata è di 11.513 euro, ed è accompagnata alla richiesta che anche le borse di studio, come il Club, siano intitolate a Emilio Moar, il decano dei giornalisti finanziari scomparso nel 1991. Di origini umili (tanto che da bambino fu affidato a un orfanotrofio di “Martinitt”) Moar diventò un precursore nell’analisi dei titoli di borsa, fino ad acquisire una profonda conoscenza dei particolari tecnici del mercato. Per il Club della Finanza, del quale infaticabile promotore è stato in primo luogo Franco Serra, sono passati tutti, o quasi tutti, i giornalisti finanziari di Milano. I quali avevano sentito l’esigenza di riunirsi una libera associazione che li coordinasse ma anche che prendesse iniziative per la crescita culturale del settore. Nei locali messi di volta in volta a disposizione dalla Borsa, in piazza Affari, furono organizzati, per esempio, incontri con 24 personaggi di spicco dell’economia e dell’industria, come Luciano Benetton, Umberto e Giovannino Agnelli, Corrado Passera. Pur non essendosi mai sciolto ufficialmente, il Club ha pian piano dira- dato la propria attività fino alla cessazione definitiva delle proprie funzioni. A quel punto per i membri del consiglio direttivo (Giacomo Ferrari, Luciano Corsini, Valeria Sacchi) si è posto il problema di che cosa fare del denaro accumulato con le quote di iscrizione dei soci: una cifra considerevole visto che di spese non ce n’erano state molte. Si fece strada, allora, l’idea delle borse di studio, «a parziale o totale copertura del contributo di iscrizione al Master in giornalismo istituito presso la Vostra Università» (come si legge nella lettera poi indirizzata alla segreteria organizzativa del Master medesimo). Un giro di contatti fra i soci ha fatto sì che all’unanimità quella bella idea sia diventata realtà. Terremoto Diecimila euro per l’Abruzzo Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia nella riunione del 7 aprile scorso ha deliberato di stanziare 10 mila euro a favore dei colleghi dell’Ordine dei giornalisti dell’Abruzzo. L’assegno è stato consegnato all’Ordine nazionale che ha il compito di gestire i fondi provenienti anche da altre regioni. L’impegno e il lavoro di tanti valenti colleghi sia di sprone e buon auspicio affinché una terra così ricca di storia e di gente tenace e operosa non perda la speranza del futuro. In particolare tutto il Consiglio della Lombardia, a nome di propri iscritti, all’indomani del sisma, ha espresso cordoglio al collega Giustino Parisse, capo della redazione dell’Aquila del quotidiano Il Centro, che in quelle tragiche circostanze ha perso il padre e due figli (Domenico di 18 anni e Maria Paola di 16 anni) deceduti per il crollo della casa di famiglia a Onna. Tabloid 5 / 2009 La voce dei pubblicisti in attesa della riforma valgono questi requisiti Due anni retribuiti e non occasionali Per l’iscrizione all’Elenco sono necessari almeno 65 articoli nei quotidiani e 40 nei periodici. Con pagamenti adeguati di Stefano Gallizzi* In attesa che il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti dia attuazione operativa alle nuove regole per l’iscrizione all’elenco dei Pubblicisti (vedi le anticipazioni fornite su New Tabloid n. 4 di luglio-agosto 2009), ricordiamo quali sono attualmente i requisiti per potere accedervi. Con la premessa che - come specifica la legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti, la n. 69 del 1963 - sono da intendersi pubblicisti coloro che svolgono “attività giornalistica non occasionale e retribuita, anche se esercitano altre professioni o impieghi”. 1 Occorre, anzitutto, avere svolto tale attività giornalistica continuativa, non occasionale, e retribuita regolarmente da almeno due anni. 2 I direttori responsabili delle testate presso le quali si è svolta l’attività pubblicistica devono comprovarla con una dichiarazione (da presentare all’atto della richiesta di iscrizione). Nel caso vi siano articoli non firmati oppure firmati con uno pseudonimo, i direttori responsabili delle pubblicazioni devono apporre la controfirma. 3 A corredo della domanda di iscri- zione vanno allegati i quotidiani e i periodici che riportano i servizi, gli articoli e le corrispondenze del richiedente. Nell’arco dei due anni di attività necessari, il loro numero deve essere superiore a 65 per quanto riguarda i quotidiani e a 40/50 per i periodici. Non possono rientrare nel conteggio le notizie brevi. 4 La retribuzione deve essere adeguata. E tale viene considerata, per ognuna delle previste prestazioni giornalistiche, quando almeno non sia inferiore al 25 per cento della somma prevista dal Tariffario stabilito ogni anno per le prestazioni professionali autonome dei giornalisti (così il Consiglio nazionale con delibera 30 ottobre 1995). Vanno quindi presentati giustificativi dei compensi ricevuti. Ricordiamo che dal lavoro giornalistico sono esclusi i libri e le collaborazioni svolte presso pubblicazioni a carattere tecnico, professionale o scientifico (dirette da iscritti all’Elenco Speciale). Guardando invece al futuro, nel documento di indirizzo approvato lo scorso giugno dal Consiglio nazionale, per l’iscrizione all’elenco Pubblicisti si dettano Alle regole oggi in vigore, in futuro si aggiungerà l’obbligo di frequenza a corsi di formazione su temi etici e giuridici. Tabloid 5 / 2009 le linee di un nuovo requisito di accesso da aggiungere a quelli fino a oggi in vigore: gli aspiranti pubblicisti dovranno seguire corsi specifici di “cultura e norme che regolano il giornalismo”. Mini-esami dietro l’angolo Per iniziativa dei Consigli regionali, saranno tenuti corsi di formazione, con la possibilità di seguirli anche online, che termineranno con una prova conclusiva sulle materie studiate: una specie di “mini esame” che certifichi la frequenza, con l’attestazione (da parte dei tutor) che il corso è stato seguito con profitto. Fra i corsi sarà data una particolare importanza al complesso delle norme deontologiche che la categoria si è data, visto che sotto questo aspetto non c’è alcuna distinzione fra professionisti e pubblicisti. Come pure non c’è distinzione sul complesso delle norme la cui conoscenza è indispensabile per chi svolga attività giornalistica, dalla Costituzione della Repubblica al Diritto d’autore. Altri temi che dovrebbero rientrare nella formazione del pubblicista sono quelli storici (cenni sul giornalismo e sulla conquista della libertà di stampa), i rapporti con le fonti, la separazione tra informazione e comunicazione (il divieto di fare pubblicità). *Vice presidente Ordine Giornalisti Lombardia 25 Gli altri enti di categoria Primo piano la delibera e’ gia’ esecutiva e retroattiva al 1 gennaio 2009 Cumulo fino 20mila euro per i pensionati Inpgi Più che raddoppiata la possibilità di sommare l’introito con quelli derivanti da redditi da lavoro autonomo e dipendente. Chi ha meno di 65 anni di età può ora incassare fino a circa 900 euro al mese senza nessuna decurtazione sulla pensione. L’Istituto ha poi dato incarico di redigere il nuovo bilancio tecnico attuariale richiesto dal Ministero Il Ministero del Lavoro, di concerto con quello dell’Economia e Finanze, ha approvato la possibilità di cumulare i redditi da pensione con quelli derivanti da lavoro autonomo e dipendente fino ad un tetto annuo di 20 mila euro. La decisione di elevare il tetto di cumulo dai precedenti 8 mila e 900 euro a 20 mila euro annui era stata assunta dal Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, il 13 novembre 2008, con il solo voto contrario degli esponenti Fieg. La delibera tende ad armonizzare, così come previsto dalla legge di privatizzazione dell’Istituto, la normativa Inpgi alla legislazione generale che prevede la totale abolizione del cumulo dal 1° gennaio 2009. Le nuove norme, che consentono il raddoppio della precedente soglia di cumulo e che entrano in vigore con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2009, permetteranno ai giornalisti in pensione con meno di 65 anni di cumulare fino a circa 900 euro netti al mese senza nessuna decurtazione sulla pensione. Il cumulo era e resta totale per le donne che abbiano compiuto i 60 anni, per gli uomini che abbiano superato i 65 anni e per chi va in pensione di anzianità con almeno 40 anni di contributi. “Il nuovo livello di cumulo – afferma il presidente Andrea Camporese – socancella le decurtazioni di pensione in essere alla quasi totalità dei colleghi pensionati che oggi esercitano la libera professione. Il dato evidenzia lo sforzo che l’Istituto ha voluto mettere in campo in presenza di una erosione 26 inflattiva di salari e pensioni”. Tra le conclusioni, il Ministero del Lavoro invita poi l’Istituto a redigere un nuovo bilancio tecnico attuariale e “a causa degli squilibri di medio periodo, ritiene necessario che l’Ente adotti le idonee determinazioni per garantire la stabilità della gestione, tenendo conto anche del nuovo contratto”. L’incarico di redigere un nuovo bilancio tecnico attuariale è già stato affidato all’attuario, professor Micocci. “Le difficoltà di medio periodo, a partire dagli anni ‘20 fino ad arrivare alla fine degli anni ‘30, sono note da tempo - afferma il Presidente Camporese – va sottolineata la riforma, nel segno della responsabilità di categoria, portata a termine dalla gestione precedente che mette sostanzialmente in equilibrio il sistema previdenziale a partire dall’inizio degli anni ‘40 attraverso una sostanziale riduzione delle prestazioni nei confronti delle generazioni future. I Ministeri vigilanti chiedono di sostenere una gobba di spesa che copre un ventennio. E’ nostro dovere rispondere a questa esigenza ricercando prioritariamente un accordo con le Parti sociali Fnsi e Fieg”. Il 30% sarà a carico della aziende Prepensionamenti, accordo ratificato I Ministeri vigilanti hanno approvato la delibera assunta dall’Inpgi lo scorso 25 giugno con la quale il Consiglio di amministrazione aveva aderito alle determinazioni delle Parti sociali (Fieg-Fnsi), formalizzate in occasione del rinnovo del contratto di lavoro giornalistico e in un accordo aggiuntivo firmato il 24 giugno. Il provvedimento approvato dai Ministeri vigilanti prevede che ciascuna azienda che farà ricorso ai pensionamenti anticipati, versi all’Inpgi un contributo pari al 30% del costo complessivo di ogni prepensionamento, così come quantificato dall’Inpgi all’atto delle dimissioni del singolo giornalista interessato. Tale contributo sarà utilizzato, prioritariamente per la copertura del maggior costo derivante dall’eliminazione degli abbattimenti percentuali dell’assegno di pensione, previsti precedentemente per i prepensionamenti, nonché in caso di esaurimento del fondo di 20 milioni di euro stanziato ogni anno dallo Stato. E’ stato introdotto, inoltre, un contributo mensile pari allo 0,60% della retribuzione imponibile, di cui lo 0,50% a carico delle aziende e lo 0,10% a carico dei giornalisti, per far fronte alle esigenze finanziarie degli istituti di sostegno al reddito (cigs, mobilità, contratti di solidarietà) gestiti dall’Inpgi. Fino ad oggi, il costo derivante da questi istituti, era posto interamente a carico del bilancio dell’Inpgi. Tabloid 5 6 / 2009 2007 Gli altri enti di categoria eletta all’unanimita’ dal nuovo consiglio di amministrazione Fondo complementare Marina Cosi presidente La carica più importante torna, così, alla componente giornalistica secondo l’alternanza prevista dallo Statuto. La vicepresidenza è stata invece assegnata a Roberto Cilenti, rappresentante degli editori. Nella stessa riunione il Consiglio di amministrazione ha anche esaminato i risultati del primo semestre 2009 giudicandoli soddisfacenti. Marina Cosi è il nuovo presidente del Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani. È stata eletta all’unanimità nel Consiglio di amministrazione dello scorso 21 luglio, così come all’unanimità è stato eletto vice presidente Roberto Cilenti. Il Consiglio di amministrazione è così composto: Gianfranco Astori, Marina Cosi, Mariagrazia Molinari, Giovanni Rossi, Roberto Seghetti, Vincenzo Varagona per la componente giornalistica, Pasquale Chiappetta, Roberto Cilenti, Massimo Garzilli, Giorgio Mantelli, Roberto Moro, Sergio Moschetti per la componente editoriale. La guida del Fondo ritorna alla componente giornalistica secondo la norma di alternanza prevista dallo statuto. Sergio Monetti è il nuovo presidente del Collegio dei Sindaci, che risulta composto da Andrea Di Segni e Antonio Irde, eletti dagli iscritti, e da Sergio Monetti e Gian Luca Zingoni, nominati dalla Federazione Italiana Editori Giornali. Con questo primo atto, a quattro mesi dall’elezione dei rappresentanti dei giornalisti e a quasi un mese dalla nomina dei rappresentanti della Fieg, sono entrati nelle loro funzioni il nuovo Consiglio di amministrazione e il nuovo Collegio dei Sindaci del Fondo Pensione Complementare. Nella stessa riunione il Consiglio ha verificato l’andamento dei comparti del Fondo, constatando con soddisfazione come nel primo semestre di Tabloid 5 / 2009 Vademecum Quattro regole da ricordare •Marina Cosi, presidente del Fondo e giornalista di Rainews 24. quest’anno i risultati siano stati complessivamente soddisfacenti e decisamente migliorativi (linea “garantita” 4,2%, linea “prudente” 3,8%, linea “mix” 3,5, linea “crescita” 0,3%), in particolare rispetto al tasso legale di rivalutazione del TFR dello stesso periodo (1,19%), a conferma della validità delle scelte operative compiute in questi anni. Il Consiglio di amministrazione ha preso atto che è in corso di spedizione a tutti gli iscritti la “comunicazione periodica” con il dettaglio della posizione personale al 31 dicembre 2008 e con l’informativa generale sul bilancio 2008. Istituito il 9 luglio 1987 come “Fondo sindacale di previdenza integrativa dei giornalisti italiani”, il Fondo è stato “ufficializzato” il 27 giugno 2000 con decreto del ministero del Lavoro. Il contributo a carico del datore di lavoro è dell’1% della retribuzione mensile; quello a carico del lavoratore è invece dello 0,10%. 1) L’adesione al Fondo complementare è libera e volontaria. Quindi, ogni volta che cambia azienda, è il giornalista che deve comunicare all’azienda stessa la volontà di mantenere l’iscrizione al Fondo. 2) La partecipazione al Fondo, in base al D. Lgs. del 5 dicembre 2005, n. 252, consente all’iscritto di beneficiare di un trattamento fiscale di favore sui contributi versati, sui rendimenti conseguiti e sulle prestazioni percepite. 3) Sono vecchi iscritti coloro per i quali sono stati versati contributi al Fondo fino al 27 aprile 1993. Nuovi iscritti sono i giornalisti professionisti con contratto di lavoro subordinato perfezionatosi a partire da quella data. 4) Sono destinatari del Fondo, ma solo mediante il versamento del Tfr e dell’eventuale contributo a proprio carico, anche i giornalisti collaboratori art. 2 del Ccnl, i corrispondenti art. 12, i praticanti art. 35, i pubblicisti art. 36, pubblicisti e praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato regolato dalla disciplina collettiva con art. 1 del Ccnl. 27 La posta dei lettori Primo piano Pubblicisti veri e virtuali E’ aperto il dibattito sulle regole per l’ammissione all’Elenco. Per i giornalisti la legge è differente rispetto a quanto previsto per medici, ingegneri, avvocati Troppa promiscuità Stimatissima Presidente, sento il bisogno di elevare una forte critica al metodo di accesso all’Ordine dei Giornalisti. Colpevole in primis è il legislatore che dovrebbe modificare la legge in vigore. L’albo dei “Pubblicisti” affiancato a quello dei giornalsiti che hanno passato l’esame di Stato non rende merito a chi è bravo e studioso. Dentro l’albo dei “Pubblicisti” accedono tutti, è diventato un albo simile all’anagrafe. In sostanza per diventare Pubblicista è sufficiente scrivacchiare (male) su qualunque giornaletto di bassissimo profilo per due anni e alla fine chiedere l’iscrizione all’Albo. Agli occhi del pubblico l’iscritto sembrerà essere un giornalista, mentre invece è lontanissimo dall’esserlo. Nessun Ordine professionale del mondo concede tanta larghezza come quello dei Giornalisti. Non so se i presidenti e consiglieri dell’Ordine si rendono conto che tra gli iscritti ci sono persone che non sanno la lingua italiana, che sbagliano i congiuntivi e sono completamente privi di cognizioni etico-professionali, che i loro articoli vengono corretti dalle redazioni e che spesso certi errori finiscono stampati. Io personalmente conosco pubblicisti che all’età di 40 anni hanno saputo cosa significa “prescrizione dei reati” e che hanno pubblicato che la “Procura della Repubblica ha emesso una sentenza”. Questo per l’Ordine dei Giornalisti e per la legge significa avere rispetto per i lettori? L’albo dei Pubblicisti soffre quindi di una profonda promiscuità. Tra le fila dei pubblicisti ci sono iscritti grandi avvocati, docenti universitari, mescolati insieme a personaggi indefinibili. Per fare un esempio il pubblicista che passa anni ed anni a scrivere sulle feste dell’oratorio convive nello stesso albo dove è iscritto il grande ricercatore. La suddivisione è solo tra coloro che hanno passato l’esame (giornalisti professionisti) e i semplici pubblicisti. In Italia chiunque può fregiarsi del titolo di “giornalista” anche la mia portinaia, se decide di raccogliere le memorie sulle scale. Per i pubblicisti non è previsto (per legge!) un controllo di qualità sui pezzi scritti, non esiste un esame di accesso che blocchi coloro che scrivono male. Se un Pubblicista ha conseguito due lauree questo non viene neanche annotato nell’albo (all’Ordine dei Medici è annotato l’anno di laurea e l’università frequentata). Tutto questo fa scendere di livello e scadere l’intera categoria agli occhi dei lettori. Alfedo Draicchio 28 Mezzo Busto, ci siamo anche noi Gentile Presidente, in tema di giornalismo sociale volevo segnalare “Mezzo Busto”, organo d’informazione della Casa Circondariale di Busto Arsizio (Varese). Il giornale è nato nell’autunno del 2007 come progetto rieducativo su iniziativa di Sergio Preite di Enaip e Agente di rete - Consorzio Solco Varese - e Carla Bottelli, insegnante di Lingua e Letteratura italiana e assistente volontaria in carcere. Dal maggio del 2008 è diretto dalla sottoscritta e la testata è registata al Tribunale di Busto Arsizio. Il progetto coinvolge un gruppo formato da una decina di detenuti che, con scadenza di circa tre mesi, realizzano un giornale destinato sia ai detenuti che a un pubblico esterno. L’obiettivo fondamentale è sostenere il dialogo tra carcere e territorio, in un’ottica di ricomposizioni dei legami sociali. Una particolarità che lo distingue da altre esperienze simili in Italia è la scelta di tradurre alcuni degli articoli in lingue straniere principalmente spagnolo e inglese - per facilitare la lettura anche ai numerosi detenuti stranieri. Anche per questa caratteristica Mezzo Busto ha ricevuto a dicembre 2007 il premio del concorso “Carcere e comunicazione - premio regionale cronisti Guido Vergani 2007”. La giuria l’ha premiato per il suo stile di scrittura sobrio, la grafica e le immagini e per il valore educativo e culturale del progetto”. Da aprile a giugno 2009 poi la redazione di Mezzo Busto ha seguito un corso di giornalismo e grafica organizzato da Enaip e tenuto da alcuni giornalisti di Varesenews. Valeria Vercelloni Complimenti a New Tabloid non mi sono mai annoiato Caro Presidente, non c’è stato un solo numero fin dal primo che mi abbia annoiato. Ho trovato nel “nuovo” Tabloid sempre spunti interessanti sulla nostra categoria nella regione. Può capitare di trovare ogni tanto qualcosa di autoreferenziale ma ci può stare. Siccome si può sempre migliorare mi chiedevo se non fosse il caso (forse l’avete già fatto) di chiedere agli iscritti cosa vorrebbero trovare di diverso, di utile o di altro in New Tabloid. Saluti Angelo Vitale Tabloid 5 / 2009 La posta dei lettori Guerra Fieg-Google il caso Musicbrasil Sono direttore responsabile di “Musibrasil Osservatorio Brasile”, una testata web registrata e attiva dall’ottobre 2001. Ho accolto con grande soddisfazione la notizia della iniziativa legale nei confronti di Google Italia che da alcuni anni sta, tra l’altro, operando una discriminazione editoriale nei confronti del nostro sito (e, ipotizzo, di numerosi altri) in tema di esposizione dei contenuti sul proprio servizio “Google News”. Nel nostro caso limitando o ignorando la visibilità delle nostre notizie sul più utilizzato motore di ricerca, provocando un minor numero di accessi che si rifrange su quello di contratti pubblicitari e causando così un danno economico a tutti gli effetti. Tutto questo a dispetto della buona reputazione del nostro sito, dell’originalità delle nostre notizie (siamo un «sito specializzato» e questo dovrebbe a nostro avviso favorirci, anziché penalizzarci), del numero di accessi tutt’altro che irrilevante, della adeguata qualità tecnica delle nostre pagine web. Nel lontano 2004 feci un intervento su una lista di discussione alla quale avevo scoperto era iscritto Stefano Hesse, l’allora responsabile dei rapporti con l’utenza di Google Italia, seguito da un carteggio che riuscii quasi forzosamente ad avere con lo stesso, il quale ai tempi si dimostrava praticamente irreperibile e ostinatamente reticente. Ne avevo inviato copia all’allora presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, ma senza riceverne riscontro alcuno. Ignoro se l’attuale responsabile del servizio di Google Italia sia ancora la stessa persona, ma posso assicurare che la situazione, dal nostro punto di osservazione, non è sostanzialmente mutata. Mi chiedo oltre tutto come un aggregatore di contenuti basato su notizie prelevate da testate (e che quindi opera a pieno titolo nel campo dell’informazione) possa sottrarsi a una necessaria iscrizione come testata giornalistica e alla nomina di un direttore responsabile, assoggettandosi così alle leggi sull’editoria e ai relativi controlli che, con il pretesto dell’”algoritmo”, da anni può indebitamente eludere. Mi auguro che questo mio personale contributo sia utile o che quantomeno sia testimonianza di quanto l’argomento sia sentito e dei numerosi problemi connessi. Fabio Germinario Tabloid 5 / 2009 Gli esclusi al corso tv d’inchiesta Ilaria Alpi Mi permetto di suggerie un corso riservato solo ed esclusivamenete a chi, come me, si ritrova, ad un’età non più giovanissima, in mezzo alla strada, con l’enorme difficoltò di combattere con giovani rampanti e stagisti a costo zero. Sono certa di interpretare il pensiero di molti colleghi chiedendo un corso riservato, che accomuni persone per età, motivazione ed esperienza. In questo momento difficile per molti di noi l’Ordine deve avere il coraggio di scelte coraggiose ed essere di supporto a chi ha perso l’entusiasmo per un lavoro al quale ha dedicato la vita. E. C. Sono un po’ tanto deluso perché é da gennaio che non ricevo un misero stipendio… Non sapevo delle liste Inpgi, all’Alg non sono iscritto per ragione di costi. Non so davvero che dire, quanto meno mi é arrivato il suo caloroso messaggio. L.d.G. Comprendendo le ragioni “logistiche”, ma ci contavo molto anche perché poteva essere un’opportunità di formazione importante, per chi, come me, fa i conti da troppo tempo con la disoccupazione dilagante. Pazienza, sono iper-motivata a contare su una seconda possibilità. F.C. Peccato, perchè ero molto interessato per ragioni professionali. Mi sembra comunque giusto privilegiare i colleghi senza lavoro. C. L. Il corso Tv Ilaria Alpi e l’Università Cattolica di Milano ha riscosso un successo inaspettato. Abbiamo ricevuto ben 178 domande di partecipazione per un seminario che avevamo programmato per 30 colleghi. Da trenta siamo passati a 40, ma visto l’alto numero di domande arrivate abbiamo cercato una sede più grande per accontentare il maggior numero possibile di colleghi. Purtroppo non è stato possibile accontentare tutti anche se ci è venuta incontro la Fondazione Cariplo che ha messo generosamente a disposizione la sala stampa che può accoglierne 60. Così è stato. Ho scritto personalmente a tutti per spiegare il criterio di selezione e per scusarmi di averli esclusi. D’altro canto un numero contenuto anche se alto di corsisti, consente ai giornalisti-docenti un miglior rapporto e uno scambio più personale con i singoli colleghi. Mi auguro di riuscire a organizzare un corso analogo verso fine anno per poter dare la possibilità anche a chi non è stato ammesso questa volta di partecipare. (L.G.) 29 Primo piano Radio digitale Un’onda lunga sperimentale Frequenze al rallentatore Per l’emittenza radiofonica non è in calendario lo “switch-off” previsto per la Tv. Immutata l’offerta in Fm da 88 a 108 Mhz, ma non basta. Lo spazio da trovare in banda terza e le sperimentazioni in corso nel Veneto e a Bologna. La Lombardia, per ora, sta a guardare di Emanuele Bruno Non ha nulla a che vedere, o quasi, con la tv digitale e con quanto è accaduto e sta accadendo su quel versante. Si rischia, infatti, un clamoroso abbaglio se per capire che cosa implicherà il digitale radiofonico si prende come esempio l’evoluzione che la nuova tecnologia dovrebbe imprimere al panorama concorren- 306 ziale della televisione. Per tanti motivi. In primo luogo perché nella radio non è in calendario lo “switch-off”: non è prevista, cioè, alcuna data in cui si abbandonerà una tecnologia (analogica) per passare all’altra (numerica). L’offerta in Fm, sulle frequenze modulate in seconda banda che vanno dagli 88 ai 108 megahertz, dovrebbe restare immutata. Almeno per dieci anni, dicono e sperano gli operatori. Quella digitale, prevista soprattutto in banda terza (negli spazi fino a oggi parzialmente occupati dalla televisione analogica e che si libereranno del tutto al completamento della transizione al digitale, nel 2012) Tabloid 5 / 2009 Primo piano quasi come quello delle community di internet. Ma c’è anche un motivo molto pratico se autorevoli osservatori sostengono che su questo mezzo non ci sarà la rincorsa alle ‘nicchie’ trasversali di pubblico che sta caratterizzando ogni ambito del mercato editoriale, della società e dei consumi. e in banda L, andrà ad aggiungersi a quella esistente e, almeno in parte, la rispecchierà. Perché l’altra differenza fondamentale dalla tv, è che sulla radio molto probabilmente non ci sarà il passaggio epocale da un modello di offerta prevalentemente generalista ad un’offerta multicanale ed estremamente tematizzata. Di base, poi, dovrebbe essere molto più marginale, anche se non è del tutto esclusa, la presenza di proposte a pagamento. Una vera e propria rivoluzione non è attesa perché già in questa fase analogica l’offerta della radio si è orientata verso una discreta diversificazione dei canali. Canali che, grazie anche ad una saggia politica di presenza sul web e alla possibilità di scaricare i podcast dei programmi preferiti, riescono ad avere un pubblico magari meno giovane di quanto non fosse fino a qualche anno fa, ma sicuramente fedele e ‘moderno’ Tabloid 5 / 2009 Non si potrà allargarsi troppo Nell’etere terrestre, anche dopo la digitalizzazione non ci sarà (molto probabilmente) capacità sufficiente per dare a tutti gli editori radiofonici la possibilità di “allargarsi” troppo. E questo anche se - grazie a i nuovi formati di compressione del segnale appena sviluppati – gli spazi per i canali destinati alla radiofonia risultano moltiplicati, potendo teoricamente prevedere pure la “visual radio”, cioè l’emissione di segnali video di qualità dignitosa abbinati a quelli audio. Non ci sarà abbastanza capacità per tutti perché le radio, tra locali e nazionali, sono veramente tantissime (oltre un migliaio), molte di più delle televisioni (seicento circa). E perché su questo mezzo esiste già una concorrenza marcata ed equilibrata tra vari soggetti. I big del settore sono molti di più di quelli che competono in tv. Se in televisione ci sono voluti decenni per vedere realmente lievitare e crescere un terzo polo alternativo a Rai e Mediaset, in radio la situazione è totalmente differente e i fenomeni di concentrazione sono rimasti tutto sommato ridotti. Tra editori pionieri e gruppi approdati a questo mercato in un secondo momento, sul versante nazionale sono almeno otto i player che – se ci fosse la capacità disponibile – potrebbero pensare di mandare in onda un loro variegato bouquet di canali. Per non dire delle “superstation” areali, che in Fm sono una realtà molto diffusa e ancora più significativa, specie in termini di ascolti e raccolta pubblicitaria, di quanto non siano sul versante televisivo. Così chi pensa di inseguire il processo di frammentazione del pubblico nell’era della “coda lunga” (<<da un mercato di massa ad una massa di mercati>> teorizza Chris Anderson) partendo dall’archetipo della radio, potrà farlo solo pensando di organizzarsi diversamente, veicolando i propri segnali su un’infrastruttura diversa da quella costituita dai ponti hertziani terrestri. Qualche proposta di questo tipo non manca, per la verità: esiste ad esempio una società partecipata dal Gruppo Class che da mesi sta preparando un bouquet di radio a pagamento e pensa di distribuirne il segnale attraverso il satellite; Sky offre agli abbonati un proprio pacchetto di canali musicali tematici, sfruttando frazioni della propria notevole capacità; stanno sempre di più proliferando, infine, le radio che vanno “on air” su Internet (offre una buona scelta il gruppo Finelco, partecipato da Rcs) e che utilizzando il web si propongono immediatamente con ogni tematizzazione possibile all’enorme pubblico potenziale della rete più globale che ci sia. Ma non è a questo tipo di offerta che, per il momento si allude quando si parla di radio digitale. Ma allora perché digitalizzare? A meno di clamorose novità, a meno di inattese rinunce di massa a cavalcare l’onda dell’innovazione, a meno di improbabili scelte politico-normative selettive, la radio digitale in senso stretto non dovrebbe destabilizzare più di tanto il modello attuale. E siccome – come si è detto – il decollo rimane comunque previsto in coda a quello della tv digitale terrestre (dovendo la radio andare ad occupare spazi in banda che, come già avvenuto in Sardegna e come sta avvenendo in Valle d’Aosta e Trentino, si libereranno progressivamente di qui al 2012), è indubbio che ci vorrà ancora molto tempo prima di sentire la radio digitale in onda in tutta Italia. Senza contare che l’emissione del segnale e la presenza di un’offerta di programmi non basta di per sé a garantire che la gente scelga di ricevere la radio in digitale e si doti rapidamente degli appositi ricevitori (oggi è ipotizzabile un costo di 60 euro ad apparecchio). Così se l’idea è quella che da questa ipotetica svolta si possano aprire in 31 Primo piano tempi brevi nuove opportunità per il pluralismo e per l’informazione, la risposta più sensata è che per adesso si tratta di una speranza mal riposta. Anche se il legame tra radio e informazione rimane saldo e sarà indubbiamente enfatizzato nei prossimi anni, pare proprio di poter prevedere che dall’evoluzione digitale arriveranno sì nuove occasioni professionali e maggiori possibilità di riconoscimento del ruolo per chi lavora per questo mezzo, ma quasi sicuramente in tempi lunghi e in modica quantità… Il progresso digitale ripara il disordine in Fm Considerati tutti questi limiti, va detto che rimane comunque qualche buona ragione per credere che l’era della radio digitale prima o poi arriverà e che il suo avvento costituirà un bene per il mercato. Con la radio digitale, ad esempio, si potranno riparare alcuni dei guasti causati dal fatto che il sistema sviluppatosi in Fm è nato disordinatamente e senza regole. Un aspetto importante è che si ripartirebbe dall’inizio, usando nel migliore dei modi la risorsa frequenze, senza caos interferenziale e garantendo al segnale quella stabilità che per un mezzo che oramai fa dell’ascolto in mobilità la sua caratteristica vincente, sarebbe sicuramente decisivo sviluppare. E poi è lecito aspettarsi che assieme alla replica delle proposte generaliste fioriscano - se non dei veri e propri bouquet di canali segmentanti per editore, dato che non c’è spazio – quantomeno delle proposte complementari a quella veicolata da ciascuno dei gruppi più importanti attraverso le radio principali, ciascuno valorizzando la propria vocazione più essenziale. Chi ha nel proprio dna la musica e l’intrattenimento potrebbe continuare a puntare su quello, ma chi invece ha fin qui sempre di più puntato sulla radio di parola e sull’informazione potrebbe fare ancora di meglio e di più, sfruttando la possibilità di offrire servizi supplementari, usando creativamente le essenziali potenzialità 32 video che le tecnologie più sofisticate già oggi mettono a disposizione. Dove la radio digitale esiste già si provano a proporre servizi inerenti la viabilità, il meteo, l’informazione turistica e altro ancora. In questa direzione si stanno muovendo le sperimentazioni già oggi in corso e in questa direzione vanno anche i progetti di massima delineati dai soggetti che hanno dichiarato tutto il loro interesse affinché il digitale radiofonico diventi una realtà in tempi più brevi possibili. Lo stato delle cose Il mito della radio digitale ha più o meno la stessa età della radio commerciale in Italia. Se ne parla da decenni, a partire dagli anni Ottanta, ed esiste un regolamento dell’Authority per le garanzie nelle comunicazioni deliberato dal consiglio nel 2005. Ci sono state e sono tuttora in corso alcune sperimentazioni importanti, portate avanti da associazioni, consorzi, singoli gruppi privati, ma fino a qualche tempo fa era sensazione condivisa che facendo riferimento allo standard DAB-T (quello considerato dall’Agcom nel regolamento del 2005) non si sarebbe mai passati dalla fase di test a quella realmente operativa e di sviluppo. A costituire una sorta di punto di svolta c’è stato, di recente, uno sviluppo tecnologico importante. Oggi, grazie agli standard DAB+/DMB/Visual Radio, tra di loro compatibili, è possibile pensare ad una ripartizione della capacità frequenziale molto più larga e molto più efficiente. E’ anche alla luce di questa nuova situazione che a partire dal 2006 La tecnologia standard Audio, video e dati si trasmettono così ll DAB+ è una tecnologia per la radiofonia digitale che, grazie all’adozione di un sistema di codifica audio molto efficiente (AAC+) consente di veicolare su un unico multiplex oltre 20 diversi programmi audio con qualità superiore a quella delle normali trasmissioni analogiche in FM. Il DMB VR è un sistema di trasmissione per la radiofonia digitale che consente di veicolare contenuti multimediali (audio, video e dati). L’acronimo ‘VR’ indica la possibilità di veicolare, oltre ai normali contenuti audio trasmessi da qualunque emittente radiofonica, anche immagini associate ai suddetti contenuti. La famiglia degli standard DAB consente un alto grado di standardizzazione e di complementarietà. E questo vale per il DAB, il DAB+, il DMB, ma anche per il DMB IP, ovverosia il sistema di trasmissione radio digitale per inviare dati multimediali (radio, tv, video) a dispositivi portatili come i telefonini, ma su protocolli di interconnessione di reti Internet (IP). Tabloid 5 / 2009 Primo piano Il servizio pubblico Addio radioline Digitale in Mp3 •A sinistra uno studio di Radio Meneghina e, sopra, un operatore al mixer di Radio Popolare. Con la radio digitale si potranno riparare alcuni dei guasti causati dal fatto che il sistema sviluppatosi in Fm è nato disordinatamente e senza regole. l’Agcom ha indetto una consultazione pubblica sul tema e aperto un ‘tavolo tecnico’ che coinvolge i principali player del settore e la discussione è stata e rimane molto partecipata e ricca di indicazioni. Al momento in cui scriviamo sono attesi come imminenti una riforma del regolamento del 2005 e un piano per la definizione e l’assegnazione delle frequenze che pongano le basi per un effettivo avvio del processo. Lo stesso presidente dell’Agcom, Corrado Calabrò, nell’ultima relazione sull’attività dell’organismo che guida, ha annunciato che il 2009 sarebbe dovuto essere l’anno dell’avvio del digitale radiofonico, seguendo <<la strada conducente della progressiva pianificazione per aree territoriali>>. I nodi che il tavolo tecnico dell’autorità deve sciogliere e sta attualmente affrontando sono tanti. Ci sono problemi chiave, di natura pratica, riguardanti ad esempio l’allocazione equilibrata dei “blocchi” di frequenze disponibili. Secondo l’associazione radio della Frt, ad esempio, è fondamentale per l’avvio del digitale radiofonico reperire nuove risorse frequenziali nella banda III e accanto al canale 12 dovrebbero essere usati Tabloid 5 / 2009 – si propone - anche i blocchi del canale 13 non utilizzati dal Ministero della Difesa. Altro nodo da sciogliere è quello della compresenza di radio nazionali e radio locali in porzioni di banda dello stesso appeal tecnologico e commerciale. C’è da stabilire, inoltre, se è legittimo prevedere una precedenza e delle prerogative per gli operatori attuali, se vada comunque immaginata una riserva di spazio anche per eventuali nuovi player. Al tavolo tecnico un ruolo importante lo stanno giocando i singoli privati, ma anche i consorzi (EuroDab, C.R.Dab e Club Dab) e le associazioni, con alcune svolte recenti che hanno almeno in parte semplificato la situazione. Il ruolo di ARD e il dialogo con Frt La novità più eclatante è quella che racconta come su questo fronte ‘politico’ la Rai e una buona fetta dei privati abbiano da alcuni mesi costituito ARD, una nuova originale entità in cui sono rappresentate quasi tutte le anime del movimento. Nell’Associazione per la Radiofonia Digitale il presidente è Francesco De Domenico (presidente di RaiWay), mentre i due vice sono Eduardo Montefusco (numero uno Secondo Stefano Ciccotti, ad di Rai Way, la radiolina è destinata a rimanere un soprammobile dentro casa. «Sarà più facile andare in giro con al collo un piccolo lettore mp3 nel quale ci sarà la radio digitale». Si aprirà, così, l’era della “visual radio”, «nella quale sarà possibile associare contenuti multimediali a quella che è la normale offerta radiofonica: il dj ripreso mentre manda in onda musica, i dettagli sul disco che viene trasmesso, le informazioni meteo, insomma tutto quello che può avere un contenuto visuale. La visual radio non sarà rivolta soltanto ai più giovani, notoriamente più pronti a fare proprie le innovazioni tecnologiche. Perché le sue proposte saranno utili a tutti: basti citare le informazioni sul traffico in tempo reale». Francesco De Domenico, presidente di Rai Way e di ARD (Associazione per la radiofonia digitale in Italia) sottolinea la grossa novità portata dall’arrivo del digitale rispetto al passato in FM: «Con un impianto soltanto ci sarà posto per tutti e con un segnale di qualità accettabile, cioè il digitale». L’FM, comunque, non scomparirà. «Ci saranno ricevitori “tristandard” in grado di proporre sia il segnale in FM sia i due digitali DMB, che avrà contenuti multimediali, e DAB+. Sarà il pubblico, che avrà a disposizione una qualità migliore e allo stesso tempo contenuti nuovi, a spostarsi fra le diverse proposte». 33 Primo piano Il coordinatore di Aeranti-Corallo Ci deve essere spazio per tutte le radio locali La transizione al digitale radiofonico deve rappresentare la naturale evoluzione delle attuali emittenti analogiche, come previsto dalla legge n. 112 dell’anno 2004. In passato la transizione al digitale radiofonico non è stata possibile in quanto la originaria tecnologia DAB-T permetteva solo a un limitatissimo numero di soggetti locali e nazionali di operare tale transizione. Oggi la situazione è mutata. Grazie ai nuovi standard DAB+ e DMB e alla nuova tecnica di compressione Mpeg4, tutto il sistema della radiofonia pubblica e privata, nazionale e locale potrà accedere al digitale integrando e implementando il tradizionale segnale audio con dati e servizi e offrendo così nuove opportunità agli ascoltatori. Su queste premesse Aeranti-Corallo ha siglato un accordo di cooperazione con Rai Way e ha costituito, insieme alla stessa Rai Way e alla Associazione delle Radio Nazionali RNA, l’ARD, Associazione per la radiofonia digitale in Italia. Nell’ambito dell’accordo di cooperazione con Rai Way è stata avviata una sperimentazione radiofonica digitale terrestre DAB+ e DMB Visual Radio nelle aree di Venezia e di Bologna. In particolare, il 28 maggio 2008 è stato attivato il multiplex denominato “Aeranticorallo1” che viene diffuso sul blocco B del canale 12 Vhf, con protezione di tipo Equal 3A dall’impianto Rai Way di Venezia, località Compalto. Tale multiplex diffonde i programmi di 17 emittenti radiofoniche locali Aeranti-Corallo (15 a carattere commerciale e 2 a carattere comunitario) aventi impianti di diffusione operanti, via etere terrestre, in tecnica analogica nella Regione Veneto. Il 10 luglio 2008 è stato inoltre attivato il multiplex “Aeranticorallo2” che viene diffuso sul blocco C del canale 12 Vhf, con protezione di tipo Equal4A dall’impianto Rai Way di Bologna, località Colle Barbiano. Quest’ultimo multiplex diffonde i programmi di 19 emittenti radiofoniche locali Aeranti-Corallo (17 a carattere commerciale e 2 a carattere comunitario), aventi impianti di diffusione operanti, via etere terrestre, in tecnica analogica nella regione Emilia Romagna. Le sperimentazioni di Venezia e di Bologna hanno richiesto investimenti sia da parte delle emittenti locali partecipanti, sia da parte di Rai Way. In particolare le emittenti locali Aeranti-Corallo hanno provveduto a realizzare gli investimenti relativi all’acquisto dei 35 encoder necessari per codificare i segnali in tecnica digitale. Rai Way ha invece realizzato gli investimenti per l’acquisto dei multiplex e dei trasmettitori e per il trasporto dei segnali dai vari studi al centro di multiplazione. Dal 1° settembre 2009 il costo di tale trasporto diventa di competenza delle emittenti partecipanti alla sperimentazione. Riteniamo comunque che l’avvio di tali trasmissioni debba avvenire esclusivamente sulla base di una preventiva regolamentazione da parte dell’Autority, che permetta a tutti i soggetti attualmente operanti in analogico di trasmettere in digitale a parità di condizioni. Tutti gli attuali operatori analogici (Rai, 1000 radio locali, 15 radio nazionali private) devono poter avviare le trasmissioni in tecnica digitale terrestre nello stesso modo, cioè operando con una stessa capacità trasmissiva pro-capite e trasmettendo sulla stessa tipologia di frequenze (banda III). Per fare ciò è evidente che non è sufficiente il solo canale 12 Vhf. È infatti necessario reperire nuove risorse e, in tal senso, Aeranti-Corallo propone l’utilizzazione del canale 13 Vhf, attualmente non attribuito al servizio di radiodiffusione, nonché l’utilizzazione di un ulteriore canale della banda Vhf-III. Marco Rossignoli Coordinatore Aeranti-Corallo 34 del gruppo Rds e presidente di Rna, l’associazione che riunisce alcuni tra i maggiori network privati nazionali) e Marco Rossignoli (presidente di Aeranti-Corallo, associazione che rappresenta oltre 700 emittenti locali commerciali e comunitarie). L’ idea è quella di replicare con ARD quello che l’associazione Dgtvi è riuscita a rappresentare per lo sviluppo della tv digitale terrestre. Ma c’è ancora una importante componente del settore che manca all’appello: rimane, infatti, ancora fuori da ARD la FRT, l’associazione a vocazione più televisiva che rappresenta comunque sei radio nazionali e duecento emittenti locali, nonché i consorzi Eurodab e C.R.DAB. A capo della struttura radiofonica di Frt, Roberto Giovannini si è dichiarato favorevole alla nascita di una realtà unitaria capace di svolgere un ruolo proattivo sul digitale radiofonico come Dgtvi ha fatto e sta ancora facendo su quello televisivo. Perché l’associazione non fa parte di ARD? La FRT sostiene che aveva chiesto che fossero rappresentati all’interno del nuovo organismo anche i tre consorzi del digitale radiofo- Tabloid 5 / 2009 Primo piano •Una “vecchia” sala di registrazione e, nella pagina a fianco, l’antenna di Telenova attrezzata anche per le trasmissioni radiofoniche digitali. La cooperazione con Rai Way Le sperimentazioni in corso Il fulcro di quasi tutte le sperimentazioni in atto è Rai Way, la società che si occupa della rete di trasmissione e diffusione del segnale radiotelevisivo nazionale del servizio pubblico. Nel corso del 2008 ci sono state due importanti iniziative decollate con successo e ancora in corso, la prima è partita in Veneto subito seguita da una seconda esperienza bolognese. Nell’ambito dell’accordo di cooperazione tra Aeranti-Corallo e Rai Way attraverso il multiplex “AerantiCorallo1” irradiato dall’impianto Rai Way di Venezia, località Campalto, sono on air in tecnica digitale i programmi di 4 You, Bella e Monella, Birikina Radio BK, Company, Lattemiele, Novanta, Ottanta, Piterpan, Radio Adige, Radio Chioggia, Radio Kolbe Sat, Radio Oreb, Radio Pico, Radio Punto Zero, Radio Verona, Radio Vicenza, Radio Valbelluna. In Emilia Romagna. attraverso il multiplex “AerantiCorallo2” diffuso dall’impianto Rai Way di Bologna Colle Barbiano sono invece in onda in digitale Città del Capo Radio Metropolitana, Lattemiele, Love FM, Radio Studio Delta, Radio Bruno, Radio Budrio, Radio Icaro, Radio Arcobaleno, Radio Nettuno, Radio Pico, Radio Sanluchino, Radio Stella, Radio Studio Più, Rete Alfa, RVS Bologna, Tam Tam Network, 2 TRC, Radio Veronica Hitradio. A Roma è invece in corso il progetto figlio della collaborazione tra Rai Way e C.R.DAB-Consorzio Radio Digitale, composto da emittenti associate alla FRT. Al progetto romano partecipano le radio nazionali Radio Kiss Kiss, Radio 105, Radio Montecarlo, Virgin Radio, Radio Italia Solo Musica Italiana e le radio locali Radio Subasio, Radio Suby, Radio Subasio Più, Radio Kiss Kiss Italia, Radio Dimensione Suono Due, Radio Dimensione Suono Roma, Ram Power, Radio Italia Anni 60, Rete Sport, Radio Studio 93, Teleradiostereo, Radio Montecarlo 2. Tabloid 5 / 2009 nico, senza ricevere alcuna risposta in merito e rimanendo alla fine fuori dal processo di costituzione della nuova realtà. Tra FRT e ARD non vi sono divergenze clamorose sulla linea attuativa del passaggio al digitale se non sul tema della eventuale collocazione delle radio locali in banda terza. Così non è impossibile che alla fine anche questa associazione entri dentro ARD, e che con una spinta unitaria verso il digitale tutti i problemi di ricerca e allocazione delle risorse frequenziali e di definizione regolamentare si risolvano. Delle buone indicazioni in questo senso possono certamente arrivare dalle sperimentazioni attualmente in atto: quella romana, ma anche quella veneta e bolognese, realizzata nelle more di un accordo di cooperazione tra Aeranti-Corallo e Ray Way, dove le emittenti locali Aeranti-Corallo presenti nelle due regioni operano come fornitori di contenuti, mentre Rai Way si occupa della rete e della diffusione dei segnali. Quando è logico prevedere un avvio della radio digitale in Lombardia? Milano è una delle capitali della radiofonia italiana che, per fortuna, oltre che un maggiore pluralismo della tv può vantare anche una sostanziale policentricità. Milano e Roma sono riferimenti cardine, ma anche Napoli e tante altre realtà decentrate finiscono per avere un ruolo importante. Buon senso suggerisce che i primi passi del digitale radiofonico in Lombardia è lecito attenderseli in corrispondenza dell’avvio dello switch off televisivo in questo territorio. Secondo il calendario del governo le emittenti lombarde dovrebbero passare al digitale terrestre e liberare la banda terza entro e non oltre il 2010; dunque, è ipotizzabile che si debba attendere almeno l’anno successivo per vedere muoversi qualcosa. 35 L’angolo Primo piano della legge un comitato giuridico pronto a presentare ricorso alla corte europea Ddl Alfano, in campo accademici e giuristi Allo studio un ricorso individuale da parte di un gruppo di giuristi che potrà essere sottoscritto anche dai giornalisti e dalle Associazioni di categoria. Sarà presentato a Strasburgo nel caso in cui, in Italia, venisse approvato il Disegno di legge sulle intercettazioni di Caterina Malavenda* Anche parte del mondo accademico prende posizione sul DDL Alfano, in materia di intercettazioni e si interroga sulle iniziative giuridiche da adottare, per ovviare alle conseguenze che l’approvazione del testo, attualmente all’esame conclusivo del Senato, provocherebbe, soprattutto sulla completezza dell’informazione, in particolare della cronaca giudiziaria. Il 15 luglio 2009, dopo i saluti del Preside della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Napoli, Federico II, professor Lucio De Giovanni, introdotto dal professor Roberto Mastroianni, si è tenuto un convegno su “La nuova disciplina delle intercettazioni alla prova del diritto all’informazione”, con la partecipazione di docenti, esperti del settore e giornalisti. All’esito di un dibattito tecnicamente ineccepibile, a tratti polemico, sempre appassionato, si è deciso, fra l’altro, di costituire un Comitato giuridico che valuti la possibilità di proporre, davanti alla Corte di Strasburgo, un ricorso individuale, ai sensi dell’art.34 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) per ottenere una sentenza che individui, ove ve ne siano, i profili di illegittimità delle norme che il Parlamento italiano, salvo ripensamenti dell’ultim’ora, si accinge ad approvare in via definitiva. Si tratta di uno strumento che con- 36 sente a ciascun cittadino della Comunità o ad organizzazioni ed enti, che abbiano un interesse concreto e documentato, di impugnare una o più norme interne, ove contrastino con i principi sanciti dalla Convenzione. Per quel che riguarda l’Italia, in particolare, a norma dell’art.117 della Costituzione, le leggi nazionali devono rispettare non solo la Costituzione, ma anche i vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario, sicchè un eventuale contrasto fra una legge interna e la CEDU potrà essere risolto o sottoponendo la questione alla Corte costituzionale o, secondo la più recente giurisprudenza comunitaria, ricorrendo direttamente alla Corte europea. In altre parole, invece di attendere che sia un giudice italiano, chiamato ad applicare il DDL Alfano ad un imputato, a sollevare eventualmente la questione di legittimità delle norme incriminatrici davanti alla Corte costituzionale, sarà possibile, entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, attivare un ricorso individuale, che potrebbe essere sottoscritto dalle associazioni di categoria o da singoli giornalisti. I ricorrenti dovranno dimostrare, in via preliminare, che l’applicazione del DDL, o meglio di singole norme dello stesso, incide direttamente sulla loro sfera giuridica, danneggiandoli ed impedendo l’esercizio della libertà d’espressione, tutelata dall’art.10 della CEDU, presupposto non certo impossibile da documentare, soprattutto alla luce delle sen- Tabloid Tabloid 65// 2009 2007 L’angolo della legge •L’avvocato Caterina Malavenda è fra i maggiori esperti in Diritto dell’informazione. Cassazionista, penalista, tiene corsi in materia giuridica ai praticanti per conto dell’Ordine della Lombardia. tenze più recenti. Com’è noto, infatti, per giurisprudenza oramai costante, la Corte europea ha sancito la illegittimità di misure che limitino, in modo eccessivo, ad esempio con sanzioni detentive o con sanzioni pecuniarie elevate, il controllo che la stampa esercita, per conto dell’opinione pubblica, sul potere politico e su quello giudiziario. In pratica, le norme nazionali che, in qualche modo incidono sulla libera circolazione delle informazioni, senza che ve ne sia una reale necessità, violano il principio, sancito dall’art.10. Ove accerti tale violazione, dunque, la Corte può ordinare allo Stato membro, che le abbia intro- dotte, di eliminarne le conseguenze pregiudizievoli e può condannarlo al risarcimento dei danni, eventualmente derivati dalla loro applicazione. La Francia è stata, ad esempio, condannata per indebita ingerenza nella libertà d’espressione, per aver previsto ed assoggettato a sanzione pecuniaria, sebbene non particolarmente elevata, due giornalisti che avevano divulgato stralci di atti giudiziari non pubblicabili, censurando l’efficacia dissuasiva che le relative norme possono esercitare su chi fa informazione. Più di recente, è stato il Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani a proporre un ricorso individuale e ad ottenere la condanna dello Stato italiano, in relazione alla legge promulgata dalla Regione Friuli Venezia Giulia, che condiziona l’assunzione di alcune cariche pubbliche regionali alla dichiarazione di eventuale appartenenza “a società massoniche o comunque a carattere segreto” , assumendo che tale norma violi l’art.14 CEDU, posto a tutela della libertà di associazione. All’Italia è stato, così, imposto di porre fine alla violazione accertata e di risarcire l’associazione ricorrente. Il precedente autorizza a ritenere che anche l’iniziativa adottata a Napoli possa avere esito favorevole. Il divieto assoluto di pubblicare il contenuto di intercettazioni telefoniche, pure rilevanti e la facoltà di pubblicare solo il riassunto degli altri atti, fino alla conclusione delle indagini o dell’udienza preliminare, ove prevista; e la natura delle sanzioni previste per editori e giornalisti, assai afflittive ed idonee a limitare drasticamente ed in modo irragionevole, il diritto di informare e di essere informati, sono forieri di danni irreversibili e contrastano palesemente con la Convenzione europea, oltre che con l’art.21 della nostra Costituzione. *Avvocato Dal Consiglio dell’Ordine della Lombardia I procedimenti disciplinari Ecco il lavoro del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia per quanto riguarda i procedimenti disciplinari esaminati negli ultimi due mesi. Sul portale dell’Ordine, in un apposito form, sono pubblicati gli atti completi dei procedimenti disciplinari che attengono alle sanzioni comminate. Esposti esaminati : 11 Esposti trasferiti ad altro Ordine : 0 Procedimenti disciplinari aperti: 1 Tabloid 5/ 2009 Procedimenti disciplinari sospesi: Censure: Assoluzioni: 0 2 8 Hanno subito: - censura il giornalista professionista Mario Giordano per mancata rettifica in seguito a notizie pubblicate inesatte. - censura il giornalista professionista Carlo Montanaro per commistione pubblicità-informazione. 37 L’osservatorio sull’estero anche il direttore del finaNcial times dA’ ragione a Rubert murdoch Web a pagamento entro un anno Già oggi il 10% dei visitatori del sito del FT è abbonato (oltre 110mila lettori) rispetto a 1,3 milioni di utenti non paganti. E ora anche il New York Times si schiera a favore a cura di Pino Rea per Lsdi* Lionel Barber, direttore del Financial Times, dà ragione a Rupert Murdoch, che qualche mese fa ha aperto la “campagna’’ contro il principio della consultazione gratuita dei contenuti editoriali online. In un articolo sul Guardian Barber spiega che circa il 10% dei visitatori del sito web del FT è già abbonato. «Costruire una piattaforma per i pagamenti è una delle sfide chiave che si trovano di fronte le redazioni», sottolinea il direttore del FT, secondo cui «entro un anno quasi tutte le testate giornalistiche applicheranno delle tariffe per i con- tenuti online». Come ciò avverrà, e quanti ricavi potrà portare, è tutto da vedere. Il direttore del FT è l’ultimo dirigente editoriale a ritenere che l’industria dei quotidiani debba rivedere radicalmente il suo business model. Murdoch nel maggio scorso aveva annunciato che entro un anno i siti web della News Corporation (il suo gruppo editoriale) avrebbero cominciato a far pagare gli articoli, affermando che l’online gratuito era un modello sostanzialmente “rotto”. Il rivale di Murdoch, il New York Times, schierato in precedenza a favore dell’accesso gratuito ai suoi contenuti, potrebbe invece cominciare a far pagare la sua informazione. Barber spiega che il Financial Times aveva già esplorato il concetto di “frequency model”, dando accesso a un numero limitato di articoli sul web prima di chiedere ai visitatori di abbonarsi. «Stiamo sperimentando ricavi sostenuti e in crescita come risultato di questa nostra strategia del pagamento di prodotti premium di qualità in un periodo di infiacchimento della pubblicità». In edicola dal martedì al venerdì Blog, fonte di notizie nel 3,5% dei casi Quotidiani “small week” New media in ritardo di 2 ore Due quotidiani della regione di New York hanno eliminato un giorno di uscita settimanale. Si tratta di Tonawanda News e Journal-Register of Medina, spiega Editor & Publisher. Il primo ha cancellato l’edizione del lunedì; quindi, dai primi di luglio esce dal martedì a sabato. Il secondo ha eliminato l’edizione del martedì, cosicché pubblicato per 4 giorni la settimana: il lunedì e dal mercoledì al venerdì. Entrambi i giornali fanno capo a Greater Niagara Newspapers, una divisione della Community Newspaper Holdings Inc., che possiede altri due giornali nella regione, il Lockport Union-Sun & Journal e la Niagara Gazette. «Abbiamo pensato che tagliare una edizione fosse il modo corretto per tenere testa alla attuale difficoltà finanziaria», ha spiegato Diane Crowe, direttore editoriale del Journal-Register. Restano le sei edizioni per il Lockport e il Niagara; quella domenicale era già stata sospesa precedentemente. Gli organi di informazione tradizionali arrivano sulle notizie con circa 2 ore e mezzo d’anticipo rispetto ai new media, anche se le prime 10 fonti in termini di velocità di cronaca sono tutte blog. E nel 3,5% dei casi, anzi, sono i blog le fonti primarie delle notizie. Sono alcuni dei dati emersi da un recente studio di alcuni ricercatori della Cornell University che ha suscitato un forte interesse. Ad esempio, quando Obama ha dichiarato che la questione del momento in cui inizia la vita in seguito al concepimento andasse oltre la sua autorità, sono stati i blog a parlarne per primi in maniera approfondita. E nonostante la blogosfera nel suo insieme resti indietro, vi è una certa quantità di blog che brucia tutti sul tempo nel raccogliere notizie che poi guadagnano l’attenzione del Web, tra i quali spiccano Hot Air e Talking Points Memo. 38 Tabloid 5 6 / 2009 2007 L’osservatorio sull’estero Il sito del Financial Times, www. ft.com , ha più di 1,3 milioni di utenti non paganti registrati in tutto il mondo, con oltre 110.000 utenti abbonati. Secondo Barber il nuovo mondo digitale «pone delle minacce ma anche enormi opportunità per le redazioni già consolidate» Il direttore fa una distinzione fra creazione giornalistica e blog: perché questi ultimi sono «prevalentemente basati su opinioni piuttosto che su fatti accertati, ma la cui influenza sull’agenda setting nel campo dell’informazione è in continua crescita». «I blogger», aggiunge, «hanno tirato fuori vicende importanti e continueranno a farlo». Ma – precisa – essi «non lavorano basandosi sugli stessi standard a cui aspira, e che cerca di praticare, il giornalismo creativo. Spesso sono portati a proporre voci come se fossero fatti, ritenendo che i lettori possano correggere questi “fatti” se scoprono che sono errati. Ma raramente si impegnano nella ricerca di notizie originali: il loro pane quotidiano sono le opinioni e i commenti». «Non voglio sembrare troppo sofisticato», ha continuato Barber. «Il giornalismo britannico ha sempre premiato gli scoop e ha conservato la distinzione fra fatti e opinioni. L’asce- sa dei blogger può segnalare la morte dell’ età della deferenza, non solo in politica ma anche nel complesso della vita sociale in GB, Usa e altrove. Ma ciò non significa che il web abbia spinto il giornalismo a un livello più basso. Al contrario, ha creato molte opportunità per “ravvivarlo”». Un altro quotidiano Usa, intanto, la Daily Gazette of Schenectady (una contea dello Stato di New York), ha cominciato a far pagare i propri contenuti online, gratuiti fin dal 2007. Lo annuncia Sfnblog.com riprendendo la Associated Press. Dallo scorso 3 agosto l’edizione elettronica del giornale e gli altri contenuti online sono disponibili unicamente per gli abbonati o pagando una quota mensile di 2,95 dollari. Il sito ospiterà però anche materiali ad accesso gratuito, fra cui una selezione di blog e alcuni notiziari. Judy Patrick, direttore editoriale della Gazette, ha spiegato che la decisione è stata presa a causa dei deludenti ricavi attraverso la pubblicità online, e ha espresso l’intenzione di migliorare la qualità dei contenuti del giornale compensando quei lettori che pagano per l’accesso al sito. *Libertà di stampa diritto all’informazione La nuova tendenza anti-crisi dei quotidiani americani Un aiuto dalle Fondazioni no-profit Una giornalista freelance, Lindsey Hoshaw, sta cercando di ottenere fondi attraverso il sito Spot.Us per un servizio che dovrebbe finire sulle pagine del New York Times. Lo racconta Editorsweblog, spiegando che Hoshaw ha parlato con il NYT del suo progetto di indagine sul Great Pacific Garbage Patch, l’immensa isola di rifiuti formatasi nel Pacifico a causa delle correnti. Spot.Us, struttura che sostiene economicamente il giornalismo dal basso, di solito riceve richieste che non prevedono specificamente la pubblicazione su una determinata testata, e in questo caso gli interessati, soprattutto il NYT, hanno messo in chiaro che non si tratta di una vera collaborazione. Il reportage di Hoshaw dovrebbe costare 10.000 dollari. Al di là di ciò, il quotidiano newyorkese sta considerando la possibilità di ottenere dalle Fondazioni un sostegno per le inchieste giornalistiche di “pubblico interesse” dai costi molto alti. Secondo NPR, la home page del blog del Times Dot Earth, ha già ottenuto un riscontro da parte della John Simon Guggenheim Memorial Foundation. I vantaggi del no-profit sono chiari: garantire dei fondi per sostenere il giornalismo investigativo e un buon grado di difesa dalle forze del mercato. Tabloid 5 / 2009 In Francia Lefigaro.it free and pay La ventata del ritorno ai pagamenti per l’informazione online spazza anche la Francia, dove il più seguito sito web del settore - Lefigaro. fr – ha deciso di adeguarsi: sta, infatti, mettendo a punto un nuovo business model che prevede una “zona” del sito a pagamento. L’annuncio è stato dato a 20minutes.fr da Luc de Barochet, direttore giornalistico del sito, il quale ha spiegato che il sistema di pagamenti «prenderà la forma di una zona “premium”». Si tratta di un sistema che è già stato sperimentato da qualche altro sito francese, come Mediapart (in abbonamento), lemonde.fr e lesechos.fr (con la formula “a consumo”). «Quanto ai contenuti proposti in questa zona – ha aggiunto Luc de Barochet – è ancora troppo presto per pronunciarsi». Secondo Press News – precisa Sandrine Cochard su 20minutes. fr – «non si tratta di far pagare gli internauti per dei contenuti attualmente accessibili gratuitamente, ma di proporne dei nuovi, che saranno messi a pagamento». Ma quali sono le motivazioni di un tale cambiamento – si chiede 20minutes.fr - visto che il sito di Le figaro risuta essere addirittura in testa ai siti di informazione francesi, con 6,6 milioni di visitati unici registrati in giugno? «La pubblicità non è sufficiente per far sopravvivere un sito – sottolinea Luc de Barochet -. Il sito non perde soldi, ma i ricavi pubblicitari non consentono di assicurarne lo sviluppo’’. 39 Il mercato Primo piano della pubblicità il rapporto global adview pulse sugli investimenti a livello mondiale Investimenti pubblicitari L’Ue piange, la Cina gode Durante il primo trimestre del 2009 i Paesi europei hanno subito il colpo più duro con un -28,2% in Spagna, -21,2% in Irlanda e - 14,7% in Gran Bretagna mentre gli Stati Uniti hanno perso il 12,7%. Solo l’area di Asia e Pacifico ha contenuto il calo con un -2,3%. L’eccezione della Cina che registra invece un + 2,5%. In Italia il semestre registra un -17% La spesa pubblicitaria in televisione, stampa e radio ha registrato un calo del -7,2% nei primi tre mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. Il rapporto Global AdView Pulse rivela che la crisi economica internazionale sta avendo un pesante impatto sul settore pubblicitario. I paesi europei subiscono il colpo più duro, in particolare la Spagna (-28,2%), l’Irlanda (-21,2%), l’Italia (-19,1%) e la Gran Bretagna (-14,7%). Nel Nord America, gli Stati Uniti hanno perso il -12,7%. La diminuzione degli investimenti pubblicitari complessivi è stata frenata dall’area Asia Pacifico che ha registrato un calo del -2,3%. L’Indonesia registra un’importante crescita a seguito delle elezioni con un +19,1%, mentre la Cina ha mantenuto il trend positivo anche se ad un livello inferiore (+2,5%). “Gli effetti della crisi finanziaria globale hanno raggiunto il settore dell’advertising in quest’ultimo trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati hanno registrato un andamento negativo - ha osservato il Direttore di Global AdView, Ben van der Werf - La Cina ha segnato un lieve incremento nel trimestre, il +2,5% a fronte del +17,1% registrato nel quarto trimestre del 2008”. Il report di Nielsen mostra che l’advertising sui periodici registra il risultato peggiore, con un -17,4%, i quotidiani hanno avuto una perdita di -9,1%, mentre le diminuzioni di televisione e radio sono state più 40 contenute, rispettivamente -4,7% e -2,5%. L’analisi a livello geografico mostra che la stampa subisce il colpo più forte dalla crisi, calando ovunque, ma in particolare in Nord America dove nell’ultimo anno gli investimenti sui periodici sono diminuiti del -22,2% e quelli sui quotidiani del -15,6%. Mentre la spesa pubblicitaria in televisione è scesa sia in Europa (-8,6%) che nel Nord America (-9,3%), la perdita complessiva è stata bilanciata da un lieve incremento nell’Asia Pacifico (+1,0%). La radio ha registrato una diminuzione in Nord America (-8,2%) ma è rimasta stabile in Europa (-0,1%) e lievemente in crescita nell’Asia Pacifico (+1,4%). Riguardo ai settori, solo due sono riusciti ad evitare la flessione nel trimestre: distribuzione (+6,0%) e largo consumo (+0,2%). Automobili, finanza, abbigliamento e accessori, invece, segnano le maggiori perdite, rispettivamente del -19,9 %, -16,7 % e -15,7%. Sul mercato Italiano si salva solo Internet In Italia soffrono di più i periodici Solo Internet cresce del 7,9% Nei primi sei mesi del 2009 gli investimenti pubblicitari ammontano a 4.482 milioni con una flessione del -17,0% rispetto al corrispondente periodo del 2008. Giugno 2009 su giugno 2008 la variazione è del -14,2%. Wind, Unilever, Vodafone, Telecom It. Mobile, Fer- pubblicità per settore 1° trimestre 2009 Settori merceologici Automobili Abbigliamento e accessori Variazione% -19,9 -15,7 Distribuzione Beni durevoli Spettacoli Banche e assicurazioni +6 -11,7 -3,5 -16,7 Largo consumo +0,2 Salute -0,3 Industria e servizi -8,3 Media -3,5 Telecomunicazioni -5,8 Fonte:Nielsen Media Research Tabloid Tabloid 65// 2009 2007 Il mercato della pubblicità Asia Pacifico Europa Nord America -8,7 -12,4 -7,2 -2,3 Globale pubblicità globale 1° trimestre 2009 investimenti in comunicazione: 20 miliardi di e, quasi la metà è pubblicità •La piramide (sopra) illustra il variegato panel degli investimenti in Fonte: Nielsen Media Research rero, Barilla, Volkswagen, L’Oreal, Procter&Gamble e Fiat Div. Fiat Auto guidano la classifica dei Top Spender dei primi sei mesi con investimenti pari 628 milioni, con il -13,4% sul corrispondente periodo del 2008. La Televisione, considerando sia i canali generalisti che quelli satellitari (marchi Sky e Fox), mostra una flessione del -14,2% sul periodo cumulato e del -10,6% sul singolo mese. L’analisi dei settori evidenzia il calo di Alimentari (-13,6%), Automobili (-24,1%), Bevande/Alcoolici (-23,3%) e la crescita di Telecomunicazioni (+3,0%). La Stampa, nel suo complesso, da gennaio ha un calo del -25,0%. I Periodici diminuiscono del -29,4% con l’Abbigliamento a -28,2%, la Cura Persona a -27,0% e l’Abitazione a -29,4%. I Quotidiani a pagamento mostrano una flessione del -21,7% con l’Auto, l’Abbigliamento e la Finanza/Assicurazioni, i tre settori più importanti, che riducono la spesa rispettivamente del -37,4%, del -28,2% e del -34,1%. Sono in controtendenza l’Abitazione che Tabloid 5/ 2009 comunicazione. Gli investimenti sui mezzi classici (televisione, stampa, affissioni, radio, internet e cinema, in arancione) coprono il 47% della pubblicità ormai suparata, nella quota di mercato, dagli investimenti in promozioni, direct mail, pubbliche relazioni, sponsorizzazioni e altro. aumenta nel semestre del +7,0% e il Turismo/Viaggi con il +2,9% sul cumulato e il +10,5% sul mese. A livello di tipologie la Commerciale segna il -25,6%, la Locale il -16,1% e la Rubricata/Di Servizio il -19,4%. In contrazione anche la raccolta dei Quotidiani Free/Pay Press (-27,1%). La Radio diminuisce del -17,5% nei sei mesi e del -13,0% sul singolo mese. Fanno registrare variazioni negative anche: Affissioni (-28,9%), Cinema (-9,3%), Cards (-5,6%) e Direct Mail (-17,3%). Performance positiva invece per Internet che cresce del +7,9% raggiungendo i 298 milioni. Finanza/Assicurazioni e Turismo/Viaggi sono i settori più importanti e crescono rispettivamente del +20,1% e +32,9%. In leggera crescita l’Out of Home Tv (+1,5%). Si sono ora aggiunti al mercato fin qui analizzato gli investimenti pubblicitari sul Transit, la pubblicità dinamica gestita da IGPDecaux su metropolitane, aeroporti, autobus e tram. Da gennaio a giugno 2009 l’advertising è di circa 51,4 milioni. La scheda Nielsen, la Mecca del marketing The Nielsen Company è un’azienda globale con posizione di leadership sul mercato per le informazioni di marketing, consumer, televisione e altri media, online intelligence, mobile measurement, eventi e pubblicazioni specializzate (Billboard, The Hollywood Reporter, Adweek). L’azienda è attiva in oltre 100 Paesi con sede a New York (USA). La filiale italiana è diretta da Paolo Duranti (in foto). Nielsen Global AdView raccoglie, integra e armonizza le informazioni riguardanti l’advertising a livello internazionale con dati provenienti da più di 80 Paesi. 41 Colleghi in libreria in UN SAGGIO A PIù VOCI CURATO DAL SEGRETARIO GENERALE FNSI FRANCO SIDDI L’impegno per la libertà nel giornalismo italiano Da Giovanni Amendola alla Liberazione: il percorso doloroso che ha portato alla conquista della libertà di stampa, grazie all’insegnamento e al sacrificio di chi l’ha perseguita come un aspetto fondamentale della lotta per la libertà del Paese a cura di Antonio Andreini Facendo causa a “la Repubblica” per avergli posto con insistenza dieci domande da lui stesso definite “retoriche e palesemente diffamatorie” (e minacciando di fare altrettanto con altri importanti media di Francia e Spagna), Berlusconi ha sollevato una serie di proteste per l’ennesimo, pesante attacco alla libertà di stampa. In primis, nel nostro Paese. Proprio qui, da noi, dove è stata conquistata a così caro prezzo! Come dimostra chiaramente un saggio a più voci di grande interesse e attualità -curato da Franco Siddi, segretario generale della FNSI- dal titolo eloquente:“La conquista della libertà - Il giornalismo italiano da Amendola alla Liberazione”. Voluto dalla Federazione nel Centenario della propria fondazione, il libro è dedicato alla libertà di stampa e al percorso doloroso che ha portato alla sua conquista. In questi ultimi tempi assume un valore di pregnante testimonianza, di contrasto con le pretese oscurantiste, riflettendo a fondo sulla figura e sull’insegnamento di un politico-giornalista, Giovanni Amendola (15 aprile 1882-7 aprile 1926), la cui battaglia per la liberà di stampa è stata un aspetto della sua coraggiosa lotta per la libertà del Paese. Nel libro, la serie di saggi sulla figura di Giovanni Amendola giornalista è preceduta: A) dal pregnante saluto, e monito, iniziale del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Un’informazione libera e indipendente è una discriminante fondamentale tra sistemi democratici e regimi autoritari”; B) dall’introduzione di Lucia Visca: “…In queste pagine si percorre il periodo più buio e duro del ’900…” ; C) dalla prefazione di Arrigo Levi, che mette a fuoco la figura di un Amendola che “ha sempre rappresentato, per i giornalisti italiani, un fondamentale punto di riferimento e, in un certo senso, una sfida”. Il saggio è suddiviso in tre parti. La prima -titolo “La conquista della libertà”- propone una riflessione dello stesso Siddi sull’insegnamento e la figura di Giovanni Amendola, politico e giornalista, la più autorevole voce di opposizione ne al nascente regi- L’autorE Franco Siddi, giornalista del Gruppo Finegil l’Espresso, è segretario della FNSI, dopo esserne stato presidente per diversi anni. Dal 1987, per dodici anni, è stato presidente dell’Associazione della stampa sarda e, dal marzo 2006, è membro dell’esecutivo della Federazione dei giornalisti europei. 42 me fascista, aggredito e bastonato a morte dalle camicie nere nel 1923. La seconda, riporta interventi al Convegno “Il giornalismo italiano da Giovanni Amendola alla Liberazione” organizzato dalla FNSI a Montecatini T. nel 2005, per celebrare l’ottantesimo anniversario della propria fondazione. La discussione sui temi riguardanti la libertà di stampa, il liberismo e la democrazia si è avvalsa: 1) degli interventi di colleghi “impegnati” nei diversi organismi professionali, come lo stesso Siddi –“Il bene dell’informazione libera e plurale”o come Paolo Serventi Longhi –“Il giornalismo non dimentichi i valori ereditati”; 2) delle testimonianze di intellettuali, politici e giornalisti, come Pietro Amendola: “Al processo guardai negli occhi gli assassini di mio padre”; come Giovanni Giovannini: “Seicento vite per la libertà”; come Giancarla Codrignani: “L’importanza dell’Articolo 21”; 3) di interviste e memorie, come “Davanti a una tazza di cioccolata è iniziata la mia Resistenza”, di Miriam Mafai; “Quei giorni confusi in cui nasceva un’altra Italia”, di Enzo Biagi; “Oggi la democrazia è tornata indietro”, di Giorgio Bocca. La terza parte del libro -pubblicato da Memori- riporta infine memorie, documenti e testimonianze storiche, insieme con una biografia dell’indimenticabile Giorgio Amendola. Franco Siddi (a cura di): “La conquista della libertà”, FNSI-Memori, Roma, 2009, pagg. 292, € 16 Tabloid 5 / 2009 Colleghi in libreria Carlo E. Bazzani: Le protagoniste, Comedit Group, Brescia, 2009, pagg. 249, 93 € Dedicato a 100 donne eccellenti Se possiamo dire, con John Stuart Mill (pensatore liberale inglese, 1806-1873), che sappiamo quello che una donna è, ma non quello che potrebbe essere (perché quasi sempre limitata nelle sue opportunità), dobbiamo convenire che la differenza tra queste due condizioni si deve ridurre al minimo. Ma, in proposito, poco si sta facendo, specie nel nostro Paese. Fortunatamente, sempre più numerose -anche se meno del giusto- sono le donne che, da sole, hanno realizzato quello che potrebbero essere. Sono le “protagoniste”, quelle cioè che, nel mosaico della vita contemporanea, hanno raggiunto dei traguardi prestigiosi, di successo. Ad esse, Carlo E. Bazzana, giornalista parlamentare, e l’editrice Comedit dedicano la prestigiosa e ricca collana “Le protagoniste: le donne che fanno l’Italia”, che -sotto l’egida delle più importanti istituzioni dello Stato- ha lo scopo di promuovere la cultura della parità di genere. Composta da volumi di grande pregio, dedicati ognuno a una città capoluogo di provincia, la collana rappresenta, nel suo insieme, un “viaggio” di approfondimento attraverso il ruolo che la donna svolge nella società italiana ed ha un valore documentale e culturale nazionale. Il volume di più recente pubblicazione è dedicato alle protagoniste nella città di Milano e illustra, non solo con splendidi ritratti, i percorsi umani e professionali di 100 donne di spicco della vita milanese. “Le Tabloid 5 / 2009 protagoniste -come ha spiegato lo stesso autore-non è una raccolta di curriculum professionali, ma un ‘tirar fuori’, un mettere in mostra lo spirito che sta dietro il successo di ogni persona”. Tra le altre, è presente la figura della Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Letizia Gonzales, che, con una riflessione sul giornalismo, svela la chiave del suo successo, di giornalista e presidente: ha inteso il lavoro “come informazione libera e indipendente” e la carica “come impegno sociale nella categoria”. Testimonial del nostro tempo Grazie a Internet, telefonini, Youtube e diavolerie simili, siamo in piena era della comunicazione globale e tutti possono essere comunicatori, sia riceventi sia emittenti. Ben venga questa pluralità di mezzi, purché chi comunica e chi riceve possegga la consapevolezza del mezzo e dei messaggi del comunicare. Per questo, si rivela decisamente utile la lettura di un saggio, “Comunicare rende liberi”, di Roberto Di Giovan Paolo, giornalista, con Maria Rita Moro, esperta di processi culturali. Per analizzare, e svelare, le logiche del funzionamento dei media, gli autori propongono qui dieci racconti-interviste a un coro di testimoni eccellenti –da Annamaria Testa a Giorgio Bocca, da Paolo Ruffini a Liliana Cavani, da Roberto Cotroneo a Filippo Ceccarelli- di altrettanti canali mediatici, dalla radio alla televisione, dalla pubblicità al giornalismo e a Internet, senza tralasciare arte, cinema e teatro. Roberto Di Giovan Paolo-Maria Moro: Comunicare rende liberi, Nutrimenti, Roma, 2008, pagg. 296, 13 € Arrivati in redazione: Franco Merlo: Faq Italia,Bompiani, Milano, 2009, pagg. 180, 10 € Da Ruini a Berlusconi, da mammismo a slow food: Merlo mette “a fuoco” l’Italia con un’incalzante serie di domande e taglienti risposte. P. Di Bello-P. Furlan: Fortebraccio, Diabasis, Reggio Emilia, 2009, pagg. 229+40, 18 € Vita e satira dell’indimenticabile, e rimpianto, Mario Melloni, in arte Fortebraccio, uno dei più grandi giornalisti satirici italiani. Con un ricco corredo di documenti. Ibio Paolucci: Un luogo, una storia, Arterigere, Varese, 2009, pagg. 285, 12 € Trentasei storie milanesi, con diversi personaggi meneghini: da Capanna e la “Cattolica”, ad Alessandrini, PM della strage di Piazza Fontana. Gianni DragoniGiorgio Meletti: La paga dei padroni, Chiarelettere, Milano, 2009, pagg. 278, 14,60 € Un viaggio nel capitalismo italiano, raccontato attraverso le retribuzioni, spesso milionarie, dei dirigenti, pubblici e privati. Riccardo Chiaberge: La variabile Dio, Longanesi, Milano, 2008, pagg. 194, 14 € Un affascinante viaggio dentro i misteri delle origini dell’universo e dell’evoluzione in compagnia di due scienziati: uno cattolico, George Coyne, e l’altro laico, Arno Penzias. 43 Testimonianze e ricordi Si è spento a 82 anni nella notte tra il 5 e il 6 maggio scorsi Ugo Ronfani, un maestro della critica teatrale Instancabile, curioso, battagliero, ma soprattutto libero e onesto, è stato anche vicedirettore del «Giorno» e direttore dell’Ifg «Carlo De Martino» Si è spento, nella notte tra il 5 e il 6 maggio scorso, un giovane giornalista di 82 anni. Tale era Ugo Ronfani, un «vecchio saggio» dal cuore giovane. Un uomo che della professione giornalistica aveva attraversato quasi tutte le sue molteplici sfaccettature. Di modeste origini, nato a Milano nel 1926 ma cresciuto nel Novarese a suon di socialismo e battaglie sindacali, Ugo si era sposato giovane con Natalina e, come si conviene a chi ha la testa a posto, era entrato in banca. Ma il giornalismo già scorreva nelle sue vene. Così lasciò la sicurezza «blindata» della banca per la Gazzetta del Popolo che, in quegli anni Cinquanta era palestra di tante firme illustri. Nel 1960 si trasferì a Parigi dove rimase sino al 1975, prima come corrispondente della Gazzetta e poi per Il Giorno, al quale rimase legato sino alla fine, divenendone caporedattore delle pagine culturali prima e vicedirettore poi. Ma è soprattutto la sua attività di critico teatrale, e anche letterario (al suo attivo una ventina di libri fra saggi e romanzi), a farlo conoscere e apprezzare. Instancabile, curioso, battagliero, ma soprattutto libero e onesto. Lontano da cricche e centri di potere ha saputo raccontare mezzo secolo di cultura con acume e senza pregiudizi. Un maestro, nel vero senso della parola: sempre pronto a spiegare e confrontarsi, soprattutto con i più giovani. Una vera anima da pedagogo che lo ha portato, fra l’altro, ad essere uno dei fondatori, oltre che docente e direttore, dell’Istituto «Carlo De Martino» per la formazione al Giornalismo di Milano. Lungo ancora sarebbe l’elenco di attività e riconoscimenti che hanno costellato l’attività professionale, e intellettuale, di Ronfani. Ma la mente è ancora affollata di ricordi. Forse la via più giusta per raccontare chi se ne è andato, e perché questa morte lascia un vuoto, perché oggi siamo tutti un po’ più poveri. Forse è proprio con i ricordi che meglio si può provare a far comprendere, e sentire, anche a chi non lo conosceva, chi era Ugo. Ci incrociammo dove era giusto, in teatro. Era la fine degli anni Settanta. Lui, rientrato da Parigi, era vicedirettore de Il Giorno. Ma per me, che lo avevo visto in una foto in cui era a passeggio in una strada parigina al fianco di Eugène Ionesco, era qualcosa 44 • Una recente immagine di Ugo Ronfani di più. Sfiorava il mito. Mi volle a Il Giorno. E a teatro cominciammo ad andarci insieme. A braccetto con il mito. Cosa mi ha insegnato, anche se non sempre lo ho compreso subito, è presto detto. Tutto. Perché in trent’anni, nonostante le mie «fughe», lui ci era sempre stato. Anche quando, sul finire degli anni Ottanta, era andato in pensione. Anzi, forse ancor di più. Infaticabile, con i suoi commenti di costume, e con le critiche teatrali che da quasi mezzo secolo testimoniavano una passione che era diventata punto di riferimento. Con i suoi libri. Ma infaticabile anche nel suo «esserci», nella sua disponibilità a dare consigli e indicazioni preziose. Ai giovani, soprattutto. Senza l’alterigia di un Maestro, ma come un vero maestro. Solo un po’ spaesato di fronte all’imperante gossip e a un giornalismo «gridato» che non gli apparteneva. Ma lui era un vecchio signore dall’animo giovane, e andava per la sua strada. Un Grande Vecchio dal quale non si smetteva mai di imparare, nella professione come nella vita. Addio maestro. Ciao Ugo. Luca Vido Tabloid 5 / 2009 Testimonianze Primo piano e ricordi “ È MANCATO LA MATTINA DEL 17 AGOSTO NELLA SUA CASA DI ROMA Addio a Tullio Kezich la passione come mestiere Critico cinematografico, giornalista, attore, produttore, scrittore, sceneggiatore, commediografo, era nato a Trieste nel 1928. Il toccante ricordo di Maurizio Porro Come i suoi grandi amici e complici di una vita, Fellini e Strehler, Olmi e Wertmüller, Avati e Suso Cecchi, anche Tullio Kezich fu un pezzo unico proprio nella varietà degli interessi, delle curiosità, delle micce: critico da festival e da tavolo, rabdomante di talenti e studioso, amante di Ford e del cinema a cavallo ma anche della commedia sofisticata, capace di fare le 90 righe un tempo d’ordinanza sui grandi quotidiani (prima la Repubblica, poi il Corriere della Sera, dove è rimasto fino all’ultimo), ma in grado di cambiare logica al prodotto culturale, quando il cinema andò in tv ed home video, inaugurando le mini recensioni (Panorama), facendo così antologie di 100 o 1.000 film di pronto consumo. Non solo: fu scrittore (L’uomo di sfiducia, Dino), attore (lo psicologo di fabbrica de Il posto), sceneggiatore (per Lattuada e per Olmi, in coppia con Joseph Roth per la Leggenda del santo bevitore, Leone d’Oro a Venezia); produttore di nicchia e di popolo (...). E fu commediografo, direttore (Sipario negli Anni 70), inviato sveltissimo e conversatore ricco di gossip intelligente, teatrante appassionato. Fellinologo e strehlerologo, ex aequo del meglio, perché era tra i pochi che conosceva il segreto: cinema e teatro stanno in due stanze vicine, dall’una si ascolta l’altra. Ed era pure rumorista: se le proiezioni tardavano, diceva a voce alta, dal suo posto un po’ laterale, «Andemo!». Un tipo così non si plagia, non si copia, si rimpiange e basta. Tullio, che non amava le dichiarazioni d’amore specie postume, è morto sereno, annunciandolo più volte scaramantico ad amici, scherzando serioso: aveva da qualche mese un doppio e inguaribile tumore (me lo disse un mattino di domenica, con razionalità pirandelliana) che solo l’ affetto grande e costante della seconda moglie Alessandra Levantesi (sposata dopo la morte dell’adorata Lalla, madre di suo figlio), tra angoscia e affanni, contribuì moralmente a guarire. (...) Il 17 settembre, avrebbe compiuto 81 anni. E l’anno scorso Trieste l’aveva omaggiato come si deve al cittadino illustre che, critico dal 2 agosto 1946 su Radio Trieste, non aveva mai scordato la patria sveviana: anche se emigrò a Milano (...). Nel ‘69 seguì a Roma le sirene della Rai, diventando produttore, lavorando col triestino Giraldi de La giacca verde, Tabloid 5 / 2009 •Tullio Kezich durante una trasmissione (sopra) e, a fianco, il critico cinematografico con Federico Fellini, al quale era legato da stretta amicizia. con i Taviani di San Michele aveva un gallo, ma anche con l’esotico Kabir Bedi di Salgari, le cui location lo obbligarono a lunghi viaggi, come l’unica volta che andò a Los Angeles per l’Oscar a soffrire con l’amica Lina «nominata». (...) Era un critico che si leggeva con piacere anche su un film mediocre, perché a volte il livello della recensione dipende non dall’oggetto ma dal soggetto che scrive. E Kezich scriveva bene, trovando la velocità giusta, come aveva fatto con le molte esperienze di teatro nei sodalizi storici. (...) Se c’ è un nome con cui Tullio viaggiò tutta la vita fu quello di Fellini, di cui condivise 50 anni fa le gioie e le ansie de La dolce vita e poi il resto della carriera, compreso il Libro dei sogni postumo e junghiano, fino a diventare presidente della Fondazione di Rimini, grazie anche alla fondamentale biografia di Fellini.(...) Kezich conosceva tutti i meccanismi del cinema, criticarlo era l’ultimo anello di un immenso piacere. Mi mancherà molto la sua ironia contagiosa libera da ogni pregiudizio. Maurizio Porro Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 18 agosto. 45 I numeri la nostra realtà “fotografata” in cifre 403 185 230 professionisti pubblicisti praticanti (di cui 52 d’ufficio) 155 elenco Sono le nuove iscrizioni all’Ordine dei giornalisti della Lombardia dall’1/1/2009 al 31/08/2009. speciale 4 miliardi 482 milioni radio locali audiradio le prime 25 in lombardia Emittente Radio Zeta - Studio Zeta 426.000 Radio Italia Anni ‘60 247.000 È il totale degli investimenti pubblicitari netti nel periodo gennaio-giugno 2009 (-17,0%), suddivisi tra: Televisione 2 miliardi e 385 milioni (-14,2% rispetto al periodo omogeneo dell’anno precedente) Stampa 1 miliardo e 215 milioni (-25,0%) di cui 707,807 milioni (-21,7%) sui quotidiani a pagamento, 53,779 sui quotidiani free/paypress (-27,1%) e 454,236 milioni (-29,4%) sui periodici Radio 217,319 milioni (-17,5%) Internet 298,053 milioni (+7,9%) Affissioni 86,977 milioni (-28,9%) Cinema 23,279 milioni (-9,3%) Direct mail 247,818 milioni (-17,3%) Radio Number One 222.000 Disco Radio 201.000 Radio Popolare - Popolare Network 197.000 Radio Reporter 158.000 LifeGate Radio 118.000 Radio Cuore 108.000 Gamma Radio 101.000 Fonte: Nielsen Media Research I sei giornali di provincia della Lombardia certificati Ads Testata Diffusione Var. copie Var. %* Eco di Bergamo 54.359 -855 -1,5 Giornale di Brescia 47.197 -2.003 -4,1 Provincia di Como 43.319 -1.083 -2,4 Gazzetta di Mantova 33.329 -549 -1,6 Provincia di Cremona 22.508 -679 -2,9 Provincia Pavese -478 -2,1 22.032 Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile maggio 2008-aprile 2009. *Variazione percentuale rispetto alla media mobile dei 12 mesi dell’anno precedente. 46 Ascolto giorno medio Radio Studio Più 98.000 Radio Lattemiele 84.000 Radio Viva 84.000 Radio Millenote 64.000 Radio Birikina 60.000 Radio Marconi Circuito Marconi 55.000 Radio Lombardia 52.000 Radio Padania Libera 51.000 Radio Milan Inter 44.000 Radio Pico 39.000 Radio Bergamo 33.000 Radio 105 Classics 29.000 Radio Bruno 28.000 Radio Italia Network 27.000 Radio Alta 26.000 Radio Bresciasette 26.000 Fonte: Audiradio I° semestre 2009 Tabloid 5 / 2009