09 - Literary

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09 - Literary
Termine alieno sia di CUM IRE andare insieme e di COMES compagno, erronemante considerato in derivazione, è il
prefissato Compàgno, poiché, nella realtà etim, Compagno vale CUM PANI, ovvero “colui che ha il pane in comune”,
diversificato da Companàtico che vale “ciò che va col pane”; in percorso, Compagnèvole, Compagnìa, Compagnòne, i doppi
prefissati Accompagnàre (AD allativo) con Accompagnàbile, Accompagnamènto, Accompagnatòre, Accompagnatòria,
Accompagnatòrio, Accompagnatùra, Accompàgno cui la locuzione Bolletta d’accompagno, termine peraltro attestatosi in
“funerale” e oggi “identità spettante a chi assiste una persona non autosufficiente” e pertanto snm di Accompagnamento con
le locuzioini Identità d’accompagnamento o Identità d’accompagno, Discompagnàre (DIS separativo), Raccompagnàre o
Riaccompagnàre (RI iterativo con AD allativo), Scompagnàre (S sottrattivo) con Scompagnàto, Scompagnatùra,
Scompàgno,”estraneo”.
Il Compagnuccio della parrocchietta è tra i personaggi creati e interpretati da Alberto Sordi.
\ Nell’accettare il lemma Compagno-Compagna “il pane in comune”, ovvero “interessi famigliari”, quale snm di Coniuge, si dovrà allora
adottare Scompagnàre in un snm di “separare-divorziare”. \
Snm di Compagno è Sòcio, da rad SEKH svoltosi nel sct SAKHA compagno, cui il lat volg SOCJETAS e SOCJUS questi
dal class SOCIETAS e SOCIUS, l’ital Sòccida con Soccidàrio e Sòccio, Sociàbile con Sociabilità, Sociàle, il politico
Socialìsmo con Socialìsta, Socialìstico, Socialistòide e i composti Socialcomunìsmo con Socialcomunìsta, Socialdemocrazìa
con Socialdemocràtico, eppoi Socialità, Socializzàre con Socializzaziòne, Socialmènte, Società, Societàrio, Socièvole, questo
con suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE, con Socievolèzza, Sòcio, Sociologìa e, con i pref, Assocciàre (AD
SOCJUS), Associàre con Associatìvo cui Associativìsmo, Associaziòne e Associàto (AD SOCIUS), Consociàre,
Consociatìvo cui Consociativìsmo, e Consociàto, Dissociàre e Dissociàto con Indissociàbile (doppio pref IN negativo). Il pref
SOCIO per composizioni quali Socioanàlisi, Sociobiologìa con Sociobiològico e Sociobiòlogo, Sociocultutàle,
Sociodràmma, Socioeconòmico, Sociogènesi con Sociogenètico, Sociogeografìa con Sociogeogràfico, Sociogràmma,
Sociolètto (ellittico di Sociodialètto), Sociolinguìsta con Sociolinguìstica e Sociolinguìstico, Sociologìa con Sociològico,
Sociòlogo e Sociologìsmo, Sociometrìa, Sociopatìa con Sociopàtico, Sociopolìtico, Sociosanitàrio, Socioterapìa.
Altro snm di Compagno e Socio è Sodàle dalla rad SWED compagno cui Sodalìzio. Termini alieni Socianèsimo o
Socianìsmo con Sociniàno relativi al sociologo L. Socini (XVIII sec).
La rad SWED sodale ampliata in SWEDH abituato avrebbe condotto al lat SUETUS essere solito cui Assuèto e Assuetùdine
(pref AD), ai correnti Consuèto, Consuetudinàrio, Consuetùdine da CONSUETUDO e Consuetidinàrio dal suo genitivo
CONSUETUDINIS (pref CUM e suff aggettivante IO), Desuèto (pref DE) con Desuetùdine, Inconsuèto (doppio pref IN
CUM) discendono dal lat SUESCERE abituarsi, eppoi Costùme, questo ellittico del lat CONS(UE)TU(DI)MEN abitudine
cui Costumànza, Costumàre, Costumàto, Costumatèzza e con il prefissato in opposizione Scostumatèzza o Scastumatàggine o
ancora Scostùme, con Scostumàto; Costùme nel senso di “foggia del vestire” vale anche “capo tipico di vestiario”, compreso
quello da mare, cui Costumìsta.
Nel percorso s’inserisce il composto Assuefacènte con Assuefàre, Assuefàtto, Assuefaziòne, dal lat AD SUETUS FACERE.
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Comizio vale “adunanza pubblica” erroneamente attestatosi in “discorso”; pertanto “indire-presiedere un comizio” è etim corretto rispetto a
“fare-tenere un comizio” nel senso di “parlare-esprimersi”.
\ Bambola
Rispetto al snm onomatopeico Pupa, Bàmbola, invece, è il dim fem dal lat BAMBO sciocco, cui Bàmbo o Bìmbo, Bàmbolo
con l’accr Bambolòne e Bambolòtto, il dim Bambolìna, l’accr Bambolòna, Bamboleggiàre con Bamboleggiamènto, il dim
Bambìno con l’accr Bambinòne, i prefissati fig Abbambinàre e Imbambinìre, Abbambolàto con Imbambolàre e
Imbambolàto, Rimbambìre con Rimbambinìre, Rimbamimènto e Rimbambìto, il composto Bambolifìcio.
L’omologismo Bebè è tratto dall’ingl BABY.
Dall’ingl KID bambino (fig dal significato di capretto, un po’ come l’ital cucciolo), l’ital adotta il glb Kidult “bambinonecomportamento da adolescente” quale composizione con ADULT adulto; ancora, conta il glb Kidnapping “rapimento di
bambini” e Kidnapper “rapitore di bambini” con TO NAP rapire volg di TO NAB cacciare.
\ In Italia, nel 2010, ogni ora nascono 64 bambini. \
Dalla serie onomatopeica PP derivano ancora Pòppa o Pùppa “mammella” dal lat volg PUPPA, con il fig Pòppa della nave
cui Poppière e Poppièro, il dim Poppètta e il composto Poppavìa, eppoi, nel senso semant di “mammella, Poppaiòla o
Poppatòio, Poppànte, Poppàre o Puppàre, Poppùto, ancora Pùpa “bambola” dal lat class PUPA cui Pupàttola, il mas Pùpo con
Pupàzzo, Pupazzètto e il prefissato Spupazzàre, fig Pùpa vale “larva” cui Pupàrio, eppoi Pùpo quale “burattino” cui Pupàro e
il patologico Pupaphobìa (il panico per burattini e marionette), un fig Pùppola “ovolo dell’olivo”. Infine, Pupìlla 1 (fig per
l’immagine ridotta che qui si specchia) con Pupillàre, Pupìllo (dim).
La Pupilla è detta fig Bambolina poiché fissando la persona che abbiamo di fronte ci rispecchiamo rimpiccioliti nella sua
pupilla.
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Il gr conta lo specifico GLENE pupilla, svoltosi nel significato generico di “incavo osseo, cavità ovoidale” cui Glèna o Glène, Glenoidàle,
Glenòide, Glenoidèo.
CAMMEO CAMMELLO DROMEDARIO
CAMMEO
Cammèo, dal franc ant CAMAHEU d’etimo incerto, forse legato ad un’espressione locale, indica una figura
(capo) scolpita in rilievo su pietre o su conchiglie, evidenziata dal diverso cromatismo. Cammeìsta n’è
l'intagliatore. Niente di fantastico, però, se si pensi a far risalire il lemma Cammeo alla stessa rad del termine gr
KAMARES ceramiche, nel valore di plasmare.
\ Un’arte questa dei cammei assai diffusa fin dall’antichità: ricordiamo quelli egizi, cretesi, micenei e greci. In epoca alessandrina, l’artista gr
Pirgotele ne ideò una collezione splendida; in epoca augustea si distinsero i cammei di Dioscuride. Dopo il crollo dell’occidente romano,
l’arte dei cammei si trasferì in oriente, per rientrare in epoca carolingia a raffigurare il sacro. Nel Rinascimento ci fu un trionfale rifiorire del
cammeo grazie ad artisti quali Giovanni delle Opere (Firenze), Domenico Compagni (Milano), Giovanni Bernardi (Bologna), Matteo del
Nassari (Verona). Nel XVIII sec s’irradiò la moda dei cammei a soggetto erotico; il XVIX, infine, vede il ritorno del classicismo con
Giovanni Santarelli, Benedetto Pistrucci, Giovanni Pichler, Johann Natter ed altri. Famosa la “Gemma Augustea” nella collezione viennese
di 20x22 cm.\
CAMMELLO
Una volta conosciuto, ispirandosi alla rad indoeur KAM curvo, per la sua gobba il gr ha coniato KAMELOS
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d’etimo semita, svoltosi nel lat CAMELUS, cui l’ital Cammèllo o Camèllo o ancora Camèlo, con Camèlidi (la
famiglia), Camelopàrdo (altro nome della giraffa, col gr PARDALIS), Camelopècora (altro nome del Lama 1), è
un lemma inc col veneziano ant Gambelo (da Gamba), che finisce per ricalcare il mer Cammello, scalzando
finanche il toscano Cambello. In forma fig si ha Gamèlla attraverso lo sp GAMELLA o CAMELLA già lat
CAMELLA, a indicare un recipiente a forma di gobba del cammello.
\ L’utile animale a due gobbe risulta addomesticato dal X sec aC \
Dal rad KAM curvo, il gr conta KHAMAI in basso, cui i composti Camèdrio (Sottofrutice, con DRYS quercia),
Camèfita “sorta di pianta con gemme quasi a toccare terra” (col gr PHYTON pianta), eppoi KHAMAIMELON
melo strisciante cui il lat CAMOMILLA inv in ital Camomìlla, svoltosi in un volg mer Campomilla sovrapposto
a Campo; fuori percorso Camembert “sorta di formaggio” omn del toponimo franc dove è prodotto.
Dal toscano Cambello, tuttavia, perviene il derivato Cambellòtto (Cammellòtto), il tessuto fatto con pelo di
cammello. La rad rimane comune nelle diverse lingue: Camèllo (ital lett.), Camelot (franc), Chamelot
(normanno-piccarda), Chameaux... Se soma o basto è il carico del somaro, Fàrdo lo è per i cammelli, dall’ar
FARD ciascuno dei carichi, cui gli omologismi ital Infardàre, il dim Fardèllo con Infardellàre.
D’altra origine è il franc FARD cosmetico da FARDER imbellettare, cui gli omologismi Fàrda (questo anche
come “catarro”) e Fàrdo.
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Oltre a Lama “pozzanghera” e Lama “lamina”, questo termine polisemico ha ancora due omonimi: l’omologismo adattato Làma dal
tibetano BLAMA maestro vale monaco buddista cui Dalai Lama “maestro divino” – quello in vita nel 2009 è il 14° il quale ha ottenuto la
cittadinanza onoraria di Venezia - con Lamàico, Lamaìsmo, Lamaìsta, Lamaìstico, Lamasserìa attraverso il franc LAMASERIE convento dei
lama, termine questo che provoca equivoco con l’ital articolato La masseria.
Infine, Làma questo omologismo di voce indigena americana, attraverso lo sp LLAMA camelide peruviano; altro camelide peruviano, simile
al Lama, è la Vigògna attraverso il franc VIGOGNE questo attraverso lo sp VICUNA (pron vicugna) di genesi quechua e che dà il nome alla
fibra che se ne ricava..
DROMEDARIO
Dal lat tardo (IV sec) DROMEDARIUS, ampliato dal gr DROMAS DROMADOS corridore da DRAMEIN
correre; quindi, Dromedàrio cammello (ad una gobba) veloce. Da DRAMEIN, oltre ai derivati quali Dròma
(nautica, dal franc DROME), Dròmo (punto noto della costa che permette una navigazione a vista), Dromòne
(nave veloce, a cento remi e a vela), è posto in suff DROMIA DROMO (da DROMOS strada) nel significato di
luogo da corsa, concorre a comporre termini quali Ballodromìa “traettoria” (col gr BALLO io scaglio),
Cinòdromo (per i cani), Aeròdromo (per gli aerei) snm di Aeroporto e Ippòdromo (per i cavalli) questo dal gr
HIPPOS cavallo, cui Eoìppo “cavallo primordiale” (il cui suff da gr EOS aurora sta per “primitivo”), Ippicaìppica con Ippico-ìppico e i composti Hippofobìa che indica la paura dei cavalli, Ipparchìa (cavalleria greca),
Ippiàtra e Ippiatrìa (medico dei cavalli e la sua materia), Ippobòscidi (col gr BOSKO io nutro) “Famiglia di
insetti” altrimenti detti Mosca cavallina, Ippofagìa, Ippologìa, il fig Ippòmane “sorta di albero” snm di
Manzanìglio, Ippomanzìa (divinazione attraverso i movimenti o il nitrire dell’animale), Ippòmetro, Ippopòtamo
dal gr HIPPOPOTAMOS cavallo del fiume (gr POTAMOS fiume), la cui vita media è di 40 anni, cui
Ippopotàmidi (la Famiglia), Ippogrìfo cavallo grifone termine fantastico coniato da Ariosto in composizione col
gr GRIPHOS enigma, Ipposidèridi (col gr SIDEROS ferro, Famiglia di Mammiferi), Ippotècnica, Ippoterapìa,
Ippotèrio “fossile” (col gr THERION belva), Ippòtrago col TRAGOS capra questo rintracciabile in Ammòtrago
(col gr (PS)AMMOS sabbia “capra africana di montagna”), Ippotrainàre con Ippotrainàto, gli onomastici Filippo
“amico dei cavalli” col gr PHILOS amico, Ippocrate “che governa i cavalli”, Ippolito “chi libera (doma?) i
cavalli” col gr LYTOS sciolto.
L’ital conta un Efìppio dal gr EPHIPPION (pref EPHI sopra) “antica sella” del valore di sopra il cavallo, cui
ancora Efippiorìnco “sorta di cicogna” dalla composizione gr EPHIPPION e RHYNKHOS “cicogna dal becco a
sella”.
Ipponàtteo (snm di Scazote e Coliambo) è dalla locuzione poetica gr HIPPONAKTEION METRON verso di
Ipponatte, questo un poeta, vrs dal nome connesso con HIPPOS.
La gara ippica più importante durante l’anno è indicata in Inghilterra con DERBY dal nome del suo fondatore
Edward Stanley conte di Derby (XIX sec); oggi, il termine s’è esteso per tutti gli incontri sportivi con squadre
della stessa città o regione, quali calcisticamente Lazio-Roma e Inter-Milan.
Pròdromo, cui Prodròmico, è composto con DROMO dal gr DRAMEIN correre prefissato PRO (davanti, a
favore) che corre prima, precursore (un snm di Corridoio d’accesso ai vani, quali tomba, tempio, struttura tipo
dolmen…), non è da equivocare con Pròdomo questo termine d’architettura indicante il portico a colonne, snm
di Pronao, dalla composizione PRO e DOMO (casa), quindi avanti casa, prima della casa (tempio), in riscontro
con Opistòdomo, la parte posteriore, col gr OPISTO da OPISTHEN indietro, esteso dal pref OP contro,
utilizzato ancora per composizioni quali Opistobrànchi (Ordine di molluschi), Opistòcomidi (Famiglia di uccelli,
col gr KOME chioma), Opistoglìfo (sorta di serpente, col gr GLYPHE incisione relativo ai denti), Opistògrafo,
Opistosòma (col gr SOMA corpo), Opistòtono (col gr TONOS da TEINEIN tendere).
Prònao o Pronào (adottato dal XVI sec), snm quindi di Prodomo (già dal XV sec), è dal gr PRONAOS, in
connessione con il lat PRONUS cui Prono, è la composizione col gr NAOS del valore complessivo di “parte
anteriore dell’edificio (tempio)-vestibolo”.
Il composto Dromofobìa, infine, indica l’avversione psicologica di attraversare le strade a piedi ma anche di
viaggiare, il cui snm è Odofobia.
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\ Prefisso PALIN
Palindromia Palindromo
Palindromìa, cui Palìndromo e Palindròmico, composto con DROMO dal gr DRAMEIN correre prefissato PALIN, questo in
gr di nuovo, sta per lettura inversa di un vocabolo e che non muta fonia e grafia, quali Alla, Anilina, Aveva, Malayalam
(lingua indiana), Non, Radar.
Palìndromo può essere anche un verso, come questi due ideati dal cruciverbista londinese Leigh Mercer:
A MAN, A PLAN, A CANAL PANAMA.
STRAW? NO, TOO STUPID A FAD. I PUT SOOT ON WARTS.
La definizione è stata anche estesa ai numeri: Palìndroma è la cifra 8813200 023188.
Con PALIN di nuovo, cn il suo adattamento in PALI, l’ital conta vari prefissati quali Paligrafìa e Palilalìa con Palilàlico
“ripetizione patologica rispettivamente nello scrivere e nel parlare” col suff dal gr LALEO chiacchiero, Palilogìa,
Palimbacchèo o Palimbàcchio o Palimbacchìo col gr BAKKEIOS cui Bàccheo “ritmo della metrica classica”, Palimpsèsto o
Palinsèsto “riscritto sul vecchio” col gr PSAO raschio; il gr PSAO raschio è vrs connesso con PSAMMOS sabbia, in realtà
la sabbia è utilizzata per raschiare-scrostare. Eppoi, Palingènesi “rinascimento” col gr GENESIS generazione con
Palingenesìaco o Palingenètico, Palinodìa “ritrattazione” e Palinòdico col gr OIDO canto.
Da non equivocare con Palinografìa e Palinologìa dal gr PALYNO spargo che valgono “descrizione e studio delle spore”,
questi, dunque, termini alieni nel percorso, ancora con Palischèrmo già Paliscàlmo dal gr POLISKALMOS, il cui pref è un
corrotto da POLYS molto con SKALMOS remo e vale “(imbarcazione) con molti remi”
Termini ancora alieni Palìlie dal lat PALILIA “festeggiamenti per la dea Pales (Natale di Roma)”, Palinùro questo Genere di
crostacei, a ricordo di Palinuro, il timoniere di Enea.
CAMORRO CAMORRA MORE
CAMORRO
Camòrro o Cimùrro, transitato dal franc CHAMOIRE, è il termine che sta per malaticcio, l’inc lat tra
CAMURUS curvo e MUCUS muco dal naso, cui l’ital Mùco o Mùcco, in connessione col gr MIKSA (MIXA)
che da beccuccio della lamapda s’è svolto fig in muco, in connessione con il lat Pp MIXTUS misto, cui
MYKTER naso (fonte di muco), il volg mer Muccaturo o Maccaturo, attraverso lo sp MOCADOR a richiamare
il gr MYKTER, termine sopravvissuto nel vernacolo classico. In derivazione, l’ital conta il pref adattato MIXO
muco sovente italianizzato MISSO per composizioni quali Mixedèma con Mixedematòsi (suff med OSI),
Mixinòidi o Missinòidi (Ordine ittico), Mixòma con Mixsmatòsi (suff medici OMA e OSI), Mixomicèti o
Missomicèti (col gr MYKES fungo), Mixorrèa (col suff dal gr RHEIN scorrere), Mixosarcòma, Mixospòngidi o
Missospòngidi (Ordine di spugne,col lat SPONGIA spugna)), Mixovìrus; la mutazione del pref MIXO in
MISSO in alcuni termini ricorda che l’alfabeto ital con contempla la lettera x.
Myxofobìa indica la paura del fango, o meglio, per tutto ciò che pè viscido, snm di Blennofobia.
Altre connessioni con la rad MUK-MUG d’aree ind, ger, bal, hanno dato Mùcido, con Mucidùme e i prefissati
Ammucidìre e Immucidìre, dal lat MUCIDUS che coesiste in Mùcito e Mucitazzo nel volg mer con valore di
sporco e più che sporco, eppoi Mucillàgine con Mucillaginòso dal lat MUCILAGO MUCILAGINIS, Mucìna
(suff chimico INA), Mucòide (col suff gr OEIDES simile a), Mucolìtico (con gr LITIKOS LYO sciolgo),
l’aggettivo Mucòso o Muccòso con Mucosità o Muccosità e col sostantivo Mucòsa o Muccòsa dal lat
MUCOSUS, i composti Mucìparo (col suff PARO che produce), Mucopolisaccàride (col prefissato
Polisaccàride) snm di Glicosamminoglicano (con Ammina e Glicano questo tratto dal gr GLYKYS dolce), con
Mucopolisaccaridòsi (suff medico OSI), Mucoproteìna snm di Proteoglicàno (pref tratto da Proteina), Mucopùs,
Mucoviscidòsi, eppoi Mùggine (snm di Leccia o Lissa, questo omn di Lissa “rabbia”) da MUGILEM (sorta di
pesce, snm di Cefalo) cui Mugginàra, Mugginièra, Mugìlidi con Mugilifòrmi (Famiglia e Ordine di pesci dal lat
MUGIL vischioso), i composti Mucìparo (col suff dal lat PARERE generare); ancora, Mugghiàre e Mùgghio da
MUGILARE iterativo volg di MUGIRE e da questo Muggìre con Muggìto, con remoti filamenti onomatopeici
MU MU. Dall’iterativo MUGILARE, l’ital conta ancora Mugliàre con Mùglio. La sovrapposizione di Muggire
con Ruggire ha dato Rugghiàre. Mùcca nasce dall’inc di Muggire con Vàcca, termine questo inv dal lat VACCA
di origine arcaica connesso in area ind, cui Vaccàio o Vaccàro, con un composto Capovaccàio “sorta di
falconiformi” i fig Vaccàta, Vaccherìa e Vacchètta cui i prefissati Svaccàrsi o Stravaccàrsi con Svaccamènto e
Svàcco, Vacchìno, il derivato Vaccìno da VACCINUS cui Vaccìno anche profilassi (estratto dall’animale) con
Vaccìnico, Vaccinàre, Vaccinaziòne, Vaccinatòre, Vaccinoprofilàssi, Vaccinostìlo (strumento) e Vaccinoterapìa;
il termine Vaccinàro nel romanesco è snm di Conciatore o Conciapelli, cui la locuzione grastronomica Coda alla
vaccinara. Una mucca di 500 chilogrammi può emmettere giornalmente una quantità di gas naturale (organico)
di circa 800-100 litri.
Vàcca è fig il baco che si ammala e pertanto si gonfia, da qui la locuzione Andare in vacca; Vàcca è ancora un
epiteto per la prostituta.
La rad MUK con la sovrapposizione onomatopeica MU MU ha infine avviato il percorso di Mugolàre con
Mugolamènto, Mugolìo e Mùgolo, eppoi Mugugnàre con Mugùgno.
Durante la repubblica marinara di Genova, l’assunzione dei marinai prevedeva il Contratto con mugugno o
Contratto senza mugugno; il primo presumeva una paga più bassa poiché il marinaio poteva impunemente
lagnarsi durante il lavoro.
Da un tema med MUKU con lenizione sett ci viene Mùgo, una specie di pianta, e Mugòlio, l’olio di mugo; la
connessione con il rad MUK-MUG dovrebbe essere fig in riferimento al balsamo che si ricava. Non sarà proprio
una coincidenza rad se l’ar ha il termine MUKHAYYAR per indicare stoffa di pelo del cammello. I russi
chiamano MUZIK il contadino, svoltosi da MUZ (uomo) marito, cui l’omologismo Mougik o Mugik,
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sovrapposto al suono onomatopeico dei muggiti che si odono dalle loro case. Mughètto, dal franc MUGUET,
potrebbe ancora essere tratto da quel MUK-MUG-MYKTER per quella sua soave carezza alle narici; la
tradizionen popolare vuole che il mughetto sia nato dalle gocce di sangue di S. Leonardo in lotta contro il
diavolo.
Il rad MELG con valore di mungere pare sia connessa alle precedenti, cui il lat class MULGERE ed il volg
MUNGERE inv nell’ital Mùngere con un desueto Mùgnere e Mungitòio, Mungitòre, Mungitrìce, Mungitùra e
Mùnto, il prefissato Emùlgere o Emulgère (EX intensivo) con Emulgènte, snm di Smùngere (S intensivo) cui
Smùnto. Il percorso prefissato conta ancora Emulsiòne dal lat EX MUNGERE con Emulsìna (suff chimico INA),
Emulsionàbile, Emulsionànte, Emulsionàre e Emulsionatòre, poi Emùngere con Emungimènto, Emùnto,
Emuntòre e Emuntòrio, infine, sorprendentemente, Promulgàre, Promulgaziòne, Promulgatòre, questi da PRO
MULGARE verbo durativo di MELG, passato da termine d’allevamento a quello brurocratico, cui la locuzione
Promulgazione delle legge.
Dal lat MUCCIUS, questo aggettivo di MUCUS, cui Muco, seguono in percorso semantico, Mòccio attraverso il
volg MICCA, con Mòccico e Moccicàre (il muco dal naso e il colare del Moccicòso, pieno di), Moccichìno
(fazzoletto), Moccicòne o Mocciòso metaf chi si crede già adulto, Mòccolo e Moccolàia fig “pezzo di candela” e
“scolatura della cera”. Nel volg sett, Moccolo è il snm di Bestemmia, ellissi dalla locuzione Tirare un moccolo,
ossia “profanare un’immagine sacra gettandone via la candela per sfregio”.
Dal lat MICARE scintillare e fig tremolare, l’ital conta il Ppres Micànte in connessione con Mìccia, transitato
attraverso il franc MECHE cordoncino dal lat volg MICCA, class MYXA già gr MYKSA beccuccio della
lampa-muco; il prefissato Ammiccàre con pref AD e raddoppio espressivo della c, cui Ammiccamènto,
Ammiccànte, Ammìcco; da non equivocare con Amicare.
Dal franc MECHE, l’ital ha adottato fig l’esot Mèche quale “ciocca (cordoncino) di capelli di tinta diversa dalla
chioma”. L’ital conta tre omn di Miccia, il termine “esplosivo” Mìccia (adottato dal XVI sec) da MECHE
cordoncino, il marinaresco Mìccia (già nel 1859) ancora da MECHE cordoncino svoltosi fig in sporgenza, e
Mìccia fem del volg Mìccio asino questo da una voce onomatopeica di richiamo.
Mìcco, infine, che da “sorta di scimmia”, snm di Cebo o Apale s’è attestato fig in “bellimbusto”, è un termine
fuori di questo percorso poiché è l’omologismo di genesi caraibica attraverso lo sp MICO.
Nel gr, BLENNA è bava vischiosa, cui Blennofobìa “paura di tutto ciò che è viscido”, snm di Myxofobia,
utilizzato in ital quale pref BLENO Blenoraggìa (col gr RHAGE eruzione) o Blenorrèa (snm di Gonorrea col gr
RHEIN scorrere o snm di Scolo) con Blenorròico, Blenostàsi, Blenùria (col gr URON urina)
\ Naso Frogia Rino
Nàso ci viene direttamente dal lat NASUS, da rad indoeur NAS, cui Nàri, Narìce, meglio Narìci, con il prefissato fig
Trinariciùto “che possiede molto fiuto da giornalista” termine coniato dallo scrittore G. Guareschi (1908-1968), Nasèllo
questo dim di Naso ed omn di Nasello “sorta di pesce”, Nàsua “sorta di mammiferi Procionidi”, eppoi l’aggettivo Nasàle cui
Nasalità, Nasalizzàre, Nasalizzàto e Nasalizzaziòne, lo strumento musicale Nasàrdo, il verbo Nasàre snm di Annusare,
Nasàta, ed ancora l’aggettivo Nasùto da NASUTUS, eppoi Nasìcàre “fiutare” dal lat NASICA nasuto, Nasièra, l’accr
Nasòne, i composti anatomici Nasofarìnge con Nasofaringèo e Nasolabiàle. Dal termine Annasàre, s’è attestato Annusàre
questo dato dalla sovrapposizione di Ammusare, cui Annusàta, Annusatòre e il sostantivo Annùso. Il lemma Narìna è
pseudoetim, omologismo d’origine ottentotta, ed è un uccello carenato africano della Famiglia dei Trogonìdi questo dal lat
TROGONIDAE già gr TROGO io rodo cui TROGON e l’ital Trogòne “nome d’uccello”.
Frògia, col plur Frògie o Fròge, è dal lat volg FROFICES nasiera passato poi ad indicare la narice, in metatesi e in forma fig
da FORFEX FORFICIS di genesi sabina, da rad BHERDH tagliare cui un Fòrfice fedele al lat con un corrente Forfìcula o
Forfècchia dal dim lat FORFICULA. Il lemma FORFEX si era poi svolto in FORBEX FORBICIS, cui l’ital Fòrbice, meglio
Fòrbici, con le varianti Fòrbicia, il gà citato Fòrfice o Fòrvice, eppoi Forbiciàio, Forbiciàta o Forficiàta, il dim Forbicìna snm
del sostantivo Forbicìna “insetto dei Dermatteri” cui la locuzione Insetto forbicina il cui nome scientifico è il lat Forficula
auricularia, il prefissato Sforbiciàre (S intensivo) con Sforbiciàta.
Forbice-Forbici ha la variante in Fòrce o Fòrci attraverso il franc FORCES cui Forchètta (in uso dal ‘500 con diffusione dalla
Francia) questo con Forchettàta, Forchettièra, Forchettòne, eppoi Fòrca dal lat FURCA cui Forcàccio, Forcaiòlo, Forcàle,
Forcàta con Forcàto, Forcèlla dal dim lat FURCILLA con Forcellànte, Forchètto, Forchìno, Forcìna e Forcìno, Fòrcola dal
dim lat FORCULA, Forcòne e Forconàta, e Forcùto; lo strumento d’impiccagione Fòrca, nella versione “impalare”, si
richiama fig all’attrezzo agricolo. Il percorso prefissato conta Afforcare (AD allativo) col devb Affòrco, Inforcàre (IN
illativo) con Inforcàta e Inforcatùra, Biforcàre dal lat BIFURCARE dividersi in due (pref BI dal lat BIS due volte) fig come
una forca, con Biforcamènto, Biforcàto, Biforcatùra, Biforcaiòne e Biforcùto, eppoi il correlativo Triforcàre coin
Triforcaziòne e Triforcùto.
Dallo specifico gr RHIS RHINOS muso-naso, l’ital ha avviato il percorso di Rinalgìa, Rinìte, del pref-suff RINO cui
Rinofarìnge, Rinofonìa, Rinologìa, Rinovìrus e Platirrìne questo con il gr PLATYS largo ed il raddoppio della consonante r.
Rinocerònte, dal lat RHINOCEROS, è dal gr RHINOKEROS, il quale è una composizione con RHINO e KERAS testa
cornuta; il suo verso assomiglia ad una porta che cigola mossa ripetutamente dal vento. Il Rinocerente vive in media 70 anni,
la più alta età nel mondo animale, escluso l’uomo e la Testuggine.
\ Radicale MUS
Dal rad MUS topo attestasi in aree indoiran, slava, alb, in gr MYS, l’ital conta Mùridi, Murìno, Musaràgno (dal lat MUS
ARANEUS topo piccolo come un ragno), Muscìpula con Muscìpulo “trappola per topo” (suff derivato dal lat CAPERE
prendere) equivocabile con i composti di musci da Mosca. Mustèla e Mustèlidi (Famiglia di mammiferi) dal lat MUSTELA
donnola; tra i Mustelidi si conta lo Zibellìno omologismo dal russo SOBOL, di genesi orientale, attraverso il franc
ZIBELINE, cui fig Zibellìna “stoffa di lana”. Pseudoetim è Musteriàno omologismo dal franc MOUSTERIEN “periodo
preistorico” dalla località di Le Moustier.
Col rad MUS ampliatosi con CA, il lat conta MUSCA cui l’ital Mòsca (in gr MYIA ampliatosi da MYS) con la locuzione
403
pugilistica Peso mosca, Moscaiòla (rete a difesa delle mosche), Moscàrdo (lo sparviero con piccole macchie sulle penne del
petto, fig come le mosche), Moscàio, l’uccello Moscaròla snm di Muscicapa, Moscàto (omn do Moscato da Muschio),
Moscatùra, il dim Moscerìno con Moschìno o Moscìno, Moschèra o Moschièra (attrezzo di pesca) il fig Moschètta “freccia”
con Moschètto (adottato dalo XVI sec) e Moschettòne, questo in origine il gancio per reggere il moschetto, e Moschettière
(armato, oltre che della tradizionale spada, di moschetto in riferimento fig al proiettile che vola e colpisce, come la mosca)
cui le locuzioni Moschettieri del re (nel XVII guardie del corpo nel regno di Francia) e Moschettieri del duce (guardie del
corpo istituiti nel 1923 da Mussolini), Moschettàto con Moschettatùra (picchettato di macchioline nere, fig come mosche) e
l’accr Moscòne questo sia “corteggiatore fastidioso” fig come una mosca e sia “imbarcazione da spiaggia” che gironzola
come una mosca, i composti ancora fig Moscacièca saldato da una precedente locuzione Mosca cieca (noto gioco infantile) e
la locuzione pugilistica Peso mosca. Fedele al lat MUSCA l’ital conta Mùscidi (Famigli d’insetti alla quale appartiene
appunto la Mosca), i composti Muscicàpidi (Famiglia di uccelli, col suff dal lat CAPERE catturare) cui Muscicàpa
“acchiappa mosche” (con suff dal lat CAPERE catturare) snm di Moscarola, e Muscìvoro (col suff dal lat VORARE
divorare) equivocabili con i composti di Musci da Topo. La famosa mosca della locuzione Mosca bianca, che sarebbe insetto
raro, in realtà non è una mosca ma un insetto somigliante che vive in zone tropicali; la sua rarità è in riferimento alle zone
temperate e fredde qui inesistente.
Una particolare mosca non volante che vive in Africa è indicata quale Pelosa terribile; dopo che si credeva scomparsa dagli
anni Quaranta del secolo scorso, sarebbe riapparsa nel 2010.
La locuzione Mosche volanti indica quel disturbo alla vista scientificamente indicato con Miodesopsìa (col gr OPSIS
visione).
Tra i cosiddetti Uccelli mosca (fig perché piccoli), della Famiglia dei Trochilidi, c’è il Colibrì questo omologismo di genesi
caraibica attraverso lo sp COLIBRI.
Il termine Moscovìta è relativo alla città russa di Mosca, omologismo con Muscovìte “sorta di minerale” o Moscovìte relativo
alla Moscovia, questo l’ant principato di Mosca, tradotto MUSCOVY in ingl; una varietà di Muscovite è la Fuchsìte (di
colore verde smeraldo) termine in onore del mineralogista J. N. von Fuchs (1774/1856).
Màscari è un Genere di piante, vrs omologismo di genesi turca, Muscarìna è un alcaloide tossico di alcuni funghi cui
Muscarìnico e Muscarinìsmo.
Il percorso continua con Mùschio dal lat MUSCUS già gr MOSKKOS, Mùsco”sorta di pianta” detto anche Mùschio ma
anche secrezione, cui Moscardìno (odore di muschio, snm di Moscato), Mùschi (la Classe botanica), Muschiàto con una
corruzione in Mustiàto cui Mustiòlo “sorta di piccolissimo mammifero”, Muschiòso o Muscòso. Attraverso lo specifico ar
USNA muschio, l’ital conta l’omologismo Usneacèe (la Famiglia botanica) coniato nel XX sec, quindi un neologismo. Il gr
conta SPHAGNOS musco cui Sfagnacèe (Famiglia di Muschi), Sfagnèto e Sfàgno.
Il muschio, al tatto, sembrerebbe la pelle di un topo, pertanto si sono coniati fig Moscardìno questo sia un piccolo roditore sia
un mollusco snm di Eledòne dal gr HELEDONE polpo, Musaràgno toporagno e addirittura Mùscolo da MUSCULUM quale
dim di MUSCUS, per il fatto che questo sprigiona contrazioni che vanno a ricordare i topi cui le locuzioni motorie Muscolo
volontario e Muscolo involontario; in gr, infatti MYS MYOS sta sia per topo sia per muscolo, cui Dimiàri “collettivo per
sorta di molluschi” dal lat DYMIARIA (pref DI “due”), Miomanzìa con Miomànte e Miomàntico (divinazione attraverso i
topi), il fig Miosòtide o Miosòta e Miosòte (col gr OTOS orecchio) adottato in botanica vale “sorta di pianta delle
Borraginacee con foglie a forma d’orecchio di topo”. Il Platisma mioide è un muscolo laterale del collo indicato anche come
Muscolo del terrore poiché si attiva nell’uomo al cospetto di un grave accadimento.
In ingl, MOUSE è il topo. Occorre qui indicare il termine Demuscaziòne sul tipo di Derattizzazione.
Musofobìa sta ad indicare l’avversione per i topi.
Interessante in questo percorso è la deviazione lemmatica che ha condotto al termine Moschea: la variante Mòsco di Muschio
ha valore di odore, quindi è nato il termine Moscàto (“con odore di muschio”, omn di Moscato da Mosca) o Moscàdo cui
Moscatèllo o Moscadèllo, la locuzione Noce moscata, il termine Mùscari che identifica le piante erbacee con piccoli fiori
azzurrognoli a grappolo, e Moschèa la profumata già sp MEZQUITA dall’ar MASGID luogo d’adorazione tradotto in luogo
profumato, una sovrapposizione ar-ital adorare-odorare. Attraverso l’ar si ha ancora l’omologismo Abelmòsco “sorta di erba
officinale delle Malvacee” composto con HABB ricco snm di Ambretta.
Termine gr specifico per “muschio” è BRYON, cui Briàcee (Famiglia di muschi), Brìo (omn di Brio “vivacità”), il fig
Briònia dal lat BRYONIAM già gr BRYONIA (termine polisemico che vale “pianta erbacea, vite bianca, zucca marina o
selvatica), il pref BRIO per composizioni quali Briòfite “Divisione animale” (col gr PHYTON pianta), Briografìa, Briologìa,
Briozòi “Classe di Molluscoidi”. Incerta la connessione con il toponimo Brianza (in riferimento al valore di Brionia), cui
Briantèo e Brianzòlo o Brianzuòlo.
Dal gr MYS col genitivo MYOS è nato il pref MIO che vale Muscolo in lermmi composti quali Miocàrdio, Miografìa con
Miògrafo, Mialgìa, Miòma questo col pref medico-patologico OMA e vale “tumore del muscolo”, eppoi l’anatomico
Endomìsio (pref ENDO dentro), il prefissato composto Amiotonìa (A privativo) snm di Miatonìa dove il prefisso A privativo
è posto al secondo menbro del termine composto, Atonìa.
In voce veneta, il lat MUSCULUS si è trasformato in Mussolo, il mollusco Arca per accezione; l’omn Mùssolo, quale
variante di Mùssola o Mussolìna, è invece un tessuto originario della città di Mossul in Iraq. L’aggettivo Mussoliniàno è in
relazione a Benito Mussolini, il dittatore italiano giustiziato nel 1945, il cui cognome è vrs derivato da Mussolina di Mossul.
\ Ragno Scorpione Acaro Rogna Vergogna Sputo
Ràgno è dal tema med ARAKHSNA cui il gr ARAKHNE (fem), il lat ARANEUS passato nel volg RANJUS, donde, anche
fig, il boccaccesco Aràgno, Ràgna, Ragnàia, Ragnàre, Ragnatèla 1, Ragnatùra, Ràgnolo e il dim Ragnolìno; esplicitamente
dal percorso gr l’ital conta, anche in senso fig, Aracnèo, Aràcnide meglio Aràcnidi (la Classe), Aracnidìsmo, Aracnofobìa,
Aracnòide co n Aracnoidàle, Aracnoidèo, Aracnoidìte, eppoi Aranèidi (Ordine di Aracnidi). Tra gli aracnidi si conta anche lo
Scorpiòne, questo anche segno zodiacale, con Scorpiòni (l’Ordine) dal lat SCORPIO SCORPIONIS già gr SKORPIOS, cui
uno Scòrpio col fig Scòrbio o Sgòrbio con Scorbiàre e Sgorbiàre con Sgorbiatùra, Scòrpena o Scorpèna “scorpione marino”
con la variante Scòrfano, Scorpiòide, i composti Scorpènidi questo Famiglia e Scorpenifòrmi questo Ordine nella tassonomia
animale dei Teleòstei; Scùrpena è il termine fig genovese che sta per “donna racchia” in similitudine al mer Scorfano, mentre
Scorbicchiàre è il denm di Scorbio con un suff attenuativo ICCHIARE con le varianti Scombiccheràre e Scorbiccheràre.
Acaro-àcaro è tra gli aracnidi, dal gr AKARI da AKARES minuscolo, cui Acari-àcari (l’Ordine), Acarìasi, Acaricìda,
Acariòsi (suff patologico OSI), Acarocecìdio questo col gr KEKIDON da KEKIS KEKIDOS galla cui Cecidiologìa o
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Cecidologìa, Cecidomìa e Cecidomìidi (Famiglia di Ditteri) questo col gr MYIA mosca. Acarofobìa è la paura di avere
prurito o degli insetti che causano prurito.
Una resina estratta dai tronchi è definita Acaròide (di genere Xantorrea) d’etimo sconosciuto e quindi alieno nel percorso gr
AKARI.
Rògna dal lat volg RONEA già ARANEA ragnatela inc con Vergogna, cui Rognàre, Rognòso; Vergògna è dal lat
VERECUNDIA, cui Verecòndia o Verecùndia e Verecòndo con Inverecòndia e Inverecòndo (IN negativo), e che avrebbe
prodotto Gònzo da (VERE)GON con la cessazione di VERE e lenizione sett della c in g; il lemma Sguerguènza è dallo sp
VERGUENZA vergogna questo una traduzione del lat VERECUNDIA.
Snm di Vergogna è Pudòre, questo dal lat PUDOR PUDORIS da PUDERE avere vergogna, dalla rad PEUD, cui Pudèndo
dal gerundivo PUDENDUS, Pudibòndo (suff BONDO) da PUDIBUNDUS, Pudicìzia da PUDICITIA, Pudìco da PUDICUS
e, con i pref, Impudènte dal Ppres PUDENS con IN negativo cui Impudènza, Impudìco dall’aggettivo IMPUDICUS cui
Impudicìtia, eppoi Ripùdio o Repùdio “il negare e svergognare un legame” da REPUDIUM cui Ripudiàre o Repudiàre da
REPUDIARE (pref RE di allontanamento) con Ripudiàbile, Ripudiàto e Ripudiatòre, infine Spudoràto con Spudoratèzza
(pref EX svoltosi in S privativo, vale “mancanza di vergogna”, da EXPUDORATUS di PUDOR); se Impudente è uno modo
di essere temporaneo, Impudico è un vizio, mentre Spudorato è una condotta.
\ Il Ripudio può essere legale come lo scià di Persia Riza Pahalavi contro la moglie Soraya Esfandiari a favore di Farah Diba che sposò nel
1959, o di fatto come il regista Roberto Rossellini contro l’attrice A.Magnani a favore dell’attrice Ingrid. Bergman che sposò nel 1950,
l’armatore turco-greco Aristotelis Sokratis Onassis contro la cantante Maria K. Alogeropulos in arte Callas a beneficio di Jaqueline che sposò
nel 1968, vedova di John Fitgerald Kennedy presidente americano assassinato nel 1963. Separazione, Divorzio e Abbandono non sono che
termini moderni dello storico Ripudio.\.
Particolare del rad PEUD di Pudore è che dalla forma intensiva SPEUD ci viene Spùto dal lat SPUTUM cui Sputàre e
Sputàto; questo avvalora la tradizione popolare di accompagnare con lo sputo la dimostrazione, offensiva o meno, di
vergogna, di schifo, cui i composti fig Sputasènno, Sputasentènze snm di Starnutadogmi, Sputavelèno. In percorso, l’iterativo
Sputacchiàre, Sputàcchio con Sputacchièra e Sputacchìno (sorta d’insetto, snm di Fileno). Termine fuori rad è il glb russo
Sputnik “compagno di viaggio” svoltosi metaf in “satellite artificiale”, il veicolo dello storico approccio dell’uomo con lo
spazio.
Dal franc CRACHER sputare, della serie onomnatopeica S CR C, sono pervenuti gli omologismi Scaracchiàre, ScreàreEscreàto e Squarquòio, snm di Sputare e Sputo.
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L’ingl WEB ragnatela svoltosi fig in rete tratto dalla locuzione WORLD WIDE WEB rete estesa in tutto il mondo cui WWW in Internet,
l’ital ha adottato il glb WEB quale “rete di Internet” cui Webarchitect “progettista rete”, Webcam “telecamera di rete”, Weblog “giornale di
rete”o più semplicemente Blog, Webmaster “maestro (responsabile) di rete”, Webzine dalla locuzione Web magazine “rivista pubblicata via
rete” e, in locuzione, Web designer “progettista grafico di rete”, Web developer “sviluppatore di rete”, Web engineer “tecnico di rete”, Web
radio e Web TV “emissione radiofonica e televisiva in rete”,
Il termine Weber è l’unità di m isura magnetica in onore dello scienziato W. E. Weber (1804/1891).
Nella locuzione WEB, WIDE vale largo-esteso e WORLD Mondo questo rintraccibile ancora in locuzione glb quali World music “fusione
di più ritmi (musica) etnici “ cui World song (canto).
CAMORRA
Camòrra è di tema mer MORRA, ma che nulla ha dell’omn gioco da osterie Mòrra, con un Morra cinese, che
dovrebbe essere connesso al lat MORA attesa cui Mòra e il prefissato lat DEMORARI trattenersi donde
Dimoràre, Dimòra e Dimorànza, la locuzione Mettere a dimora.
Da MORA derivano il disgraziato Moròso (costretto ad attendere di far soldi per pagare i debiti) con Morosità
ritardo nel pagamento e Moratòria attesa concordata (per pagamenti, armamenti, sentenze di morte…). La Mora
sulle tasse, quando non è concessa, è soggetta a penalità. Il Moroso è, nel volg, il ragazzo veneto che aspetta di
sposare la sua Morosa; o che aspetta eternamente che gli si conceda.
Mòrra, nell’accezione mer, è mucchio, gregge cui in percorso etim Morèna “accumulo di rocce-detriti” (indotti
dai ghiacciai) dal franc MORAINE e dal savoiardo MORENA donde l’aggettivo Morènico, Morìccia o Murìccia
snm della locuzione Muro a secco, Moriòne “sorta di quarzo”dal lat MORION inv attraverso il franc MORION
“mucchietto minerale” e l’omn fig Moriòne “copricapo” attraverso lo sp MORRION da MORRA sommità della
testa.
Il toponimo Moresco, pertanto, pare nel percorso di Morra-Morenico e varrebbe quindi “roccioso” e non in
relazione ai Mori; due pensieri di analisi etimologica, come nel caso del toponimo Grottammare, che pare in
relazione a “rudere” piuttosto che a “grotta”.
Morra, rafforzato e peggiorato dal pref CA (dal gr-lat KATA-CATA Ved Cattivo…) si sarebbe tramutato fig in
CA-MORRA banda (banditi), con i degni derivati Camorrìsmo, Camorrìsta, Camorrìstico, il volg siciliano
Camurria. Ci sarebbe un’altra versione etim: il nome Camorra, da una veste fem Camòrra, si sarebbe attestato
durante il Regno di Napoli su modello spagnolo, allitterandone il termine ZIMARRA, con i risvolti in Camòra e
Camùrra leniti in Gamùrra e Gammùrra. Sarebbe oltremodo piaciuto, tuttavia, aver trovato tra i progenitori di
Camorra il capostipite Muco-Mucillagine.
L’idea della Camorra non è italiana; il seme è spagnolo. I padri fondatori napoletani (XVI-XVII sec) furono
indotti ad emulare i loro padroni spagnoli istituendo e italianizzando un’organizzazione che si rifaceva alla
Confraternita della Guarduna (rapina) sorta a Siviglia, in cui operavano i GUAPOS banditi, etim coraggiosi, dal
che i napoletani Guapperìa, Guàppo. Purtroppo, anche il lemma e l’idea Màfia, abbondantemente glb, non
sarebbero d’origine italiana, ma risalenti all’ar MAHJAS spavalderia.
Dal giapponese, l’ital adotta l’esot Yakusa o Yakuza o ancora Yacùsa mafia. D’etimo sconosciuto risulterebbe
invece il lemma Còsca “famiglia mafiosa”, coniato nel XX sec, a meno che non sia un derivato dal lat COXA nel
senso fig di articolazione (mafiosa) avversa a quella istituzionale nel gestire la società; altra ricerca farebbe
derivare il termine dal lat COSTULA costola attraverso la locuzione Essere della costola ossia appartenere alla
famiglia, fig dalla creazione divina della donna con la costola dell’uomo.
\ Due le grandi operazioni internazionali antimafia nel tentativo di sradicare le connessioni Sicilia-Stati Uniti, negli anni ottanta Pizza
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connection, ossia “collegamento mafioso dall’Italia, il paese della pizza” e nel 2008 Old bridge, ossia “il vecchio (solito) collegamento
mafioso tra il vecchio e il nuovo continente, insomma il “vecchio (OLD) ponte (BRIDGE) mafioso”) \
\ Prefisso *CA
Il pref rafforzativo-peggiorativo CA lo ritroviamo in Camuffàre, cui Camuffamènto, dal lat MUFFA guanto e vale travisarsi
con un guanto in testa (nel senso di un involucro); il lat conta ancora un dim MUFFULA che sta per manicotto, cui Mùffola;
coesiste un Mùffolo, questo dal ted MUFFEL muso, snm di Musello.
Il lemma specifico Guànto è l’omologismo ital dal franc WANTH attestatosi nel lat WANTUS, donde la mutazione di WA in
GUA in ordine al passaggio dal long, vedi WANGJA diventato Guancia. In percorso, Guantàio, Guantàto, Guanterìa,
Guantièra, Guantòne, i prefissati Agguantàre e Agguantàto (AD allativo) snm di “prendere e reggere con forza” con
riferimento ai guanti di ferro indossati dai cavalieri medv, Inguantàre con Inguantàto (IN illativo), l’iterativo Riagguantàre, il
composto Mezzoguànto; comunemente, Guanto vale anche quale snm fig di Preservatìvo.
\ Non tutti sanno, forse, che nel gioco del biliardo è previsto indossare un guanto a tre diti \
Il pref peggiorativo CA è ancora rintracciabile in Camùso, dal lat SIMUS “chiacciato e piatto” cui Sìmo, nell’accezione
riferito al naso, già gr SIMOS, cui l’onomastico Simone “naso schiacciato” questo in concorrenza o in sovrapposizione con
un Simone dall’ebr SHIMEON Dio ha esaudito, il termine Simonìa con Simònìaco “il peccato di chi acquista o vende cose
sacre” dal nome di Simone Mago, il personaggio che secondo gli Atti degli Apostoli, avrebbe tentato di corrompere S. Pietro
per ottenere il dono dello Spirito Santo. Il gr dorico contava KAMOS cui il lat CAMUS e l’ital Càmo “museruola”.
Un snm di Camuso (adottato dal XIV sec) sarebbe Sìma (dal XVI sec) questo attestatosi fig quale “gocciolatoio” con l’omn
Sìma che vale l’acronimo scientifico di Silicato e Magnesio.
In connessione con CAMUS il termine Camàrro che indica un bue vecchio e condotto all’ingrasso.
Mùso è di tema med MUSU, passato nel lat medv in MUSUM, cui, Musacchìno attraverso il franc ant MUSEQUIN “parte
d’armatura”, Musàre attraverso il franc ant MUSER, Musàta, l’esot Musèllo attraverso il franc MUSEL, Museruòla in volg
Muserola o Musaròla, Musètta, Musòne con Musonerìa, Musòrno; i prefissati Ammusàre, Ammusìre con Ammusonìto,
Immusonìto. Nel concetto di “armatura”, il rad MUSU dovrebbe essere stato l’origine del toponimo Musile (di Piave) con
significato di “argine”.
Dal ted NIF grugno, d’origine onomatopeica, svoltosi anche nell’ingl TO SNIFF, l’ital conta l’omologismo Nìffo o Nìfo con
Nìffa e Nìffolo, tutti considerati obsoleti, e i più correnti Snìff, Sniffàre, Sniffàta, Snìffo.
\ Muffa Fungo Tartufo Zolfo
Il termine Mùffa, quale fungo, è invece dall’onomatopeico M F ad indicare esalazione, cui Muffàre, Muffìre, Mùffo,
Muffosità, Muffòso e il prefissato Ammuffìre con Ammuffimènto e Ammuffìto (pref AD); il termine Fùngo è di tema med
SPHONGO passato nel gr SPONGOS, nel lat FUNGUS, cui Fungòso e la composizione Funghicoltùra. I latini avevano
adottato iol termine FUNGUS quale significato di sciocco, vrs per la sua bassa considerazione alimentare, d’altronde
pericoloso alla salute.
In connessione rad l’ital conta Spòngia dal gr-lat SPONGIA spugna, cui i percorsi Spònga, Spongàta, Spongiàri, Spòngidi,
Spongifòrme, Spongìlla, Spongìna, Spongiòso, Spongìte in complanare con Spùgna, in metatesi da un Spùngia dal volg
SPUNGIA con Spugnàre, Spugnàta, Spugnatùra, Spùgne “invertebrati acquatici”, Spugnètta, Spugnòla o Spugnòlo ”fungo”,
Spugnòne “travertino”; Spugnòso e Spugnosità; il fenomeno della mutazione della o in u è dovuto al gruppo letterale ng,
come in Unghia ed Ungere.
Tra i funghi, sia eduli sia velenosi, si conta Agàrico (dal 1310) dal lat AGARICUM già gr AGARIKON relativo all’etnonimo
di una popolazione sarmatica, cui Agaricàcee (la Famiglia) e Agaricinàli (Sottordine) entrambi dal XX sec.
Il gr conta MYKES MYKETOS fungo cui Micèlio, Micèlico, Micète, Micòsi con Micosìna questo composto con Cellulosa e
suff INA e snm di Chitina, il pref MICETE o MICO per composizioni quali Micetologìa o Micologìa con Micològico e
Micòlogo, Micetòma, Micobattèrio, Micocellulòsa, Micodèrma, Micòfita, Mycofobìa “avversione per funghi”,
Micorrìza col gr RHIZA radice, Micosferèlla (sorta di fungo) col gr SPHAIRA sfera e suff diminutivo INA. Pseudoetim,
l’omn Micète dal gr MYKAOMAI muggisco snm di Aluàtta, una scimmia, da voce caribica, Micèneo, questo relativo all’ant
città gr Micene.
Il Tartùfo è un noto fungo molto speciale e costoso, dal lat volg TERRITUFER questo coniato con la composizione TERRA
e TUBER, ovvero tubero di terra, cui la locuzione Tartufo moscato, il meno pregiato. Il termine composto lat s’è sintetizzato
nei vari dialetti, attestandosi in Tartùfolo, Trìfola e Trùfolo, da questo il verbo fig Trufolàre con Intrufolàre. L’esot dal franc
Truffè vale “tartufato”.
La speciale aspirazione del gruppo letterale med SPH di SPHONGO lo ritroviamo nel tema SULPHUR cui Sòlfo o Zòlfo,
questo di mutazione centromeridionale, con i due percorsi complanari Solfanèllo e Zolfanèllo, Solfàra e Zolfàra, Solfàre e
Zolfàre, Solfatàra e Zolfatàra, Solfatùra e Zolfatùra o Solforatùra, il prefissato Insolfàre e Inzolfàre, eppoi Solfatàro o
Solfatàio, Solfataiòne, Solfàtico, Solfàto con Solfìto, Solfòso e Solforòso cui Idrosolfàto, Idrosolfìto Idrosolfòso,
Idrosolforòso e Solfìdrico (pref e suff IDRO “acqua”), cui, Iposolfìto, Metabisolfìto, Pirosolfìto (col gr PYR PYROS fuoco),
eppoi Solfòrico, Solfùro cui Solfuro d’idrogeno, questo il vero responsabile di quell’odoree comunemente assegnato allo
zolfo; infatti lo zolfo è inodore.
Il percorso conta ancora Sulfamìdico o Sulfammìdico (con Ammine), Sulfanìlico (con Anilina), Sulfasalazìna o Solfasalazìna
(con Sale e Azina col suff chimico INA) e Sulfatiazòlo o Solfatiazòlo (suff chimico OLO), Sulfoemoglobìna, Sulfùreo o
Solfùàreo, Zolfàio. Il gr conta lo specifico THEION zolfo, cui il pref TIO per composizioni quali Tiazòlo (suff chimico OLO)
conn Tiazòlico, Tioàcido, Tiobarbitùrico, Tiobattèrio snm di Solfobattèrio, Tioètere, Tiofène, Tiògeno, Tiònico (con Ionico
da Ione), Tiourèa e Tiourèico. Il termine Tiamìna è il composto di THEION zolfo con Amina ed è un snm di Vitamina B1
questa individuabile nei cereali integrali, nella pasta, nel pane, nella carne di maiale e nel lievito); altro snm di Vitamina B1 è
Aneurìna questo dal gr NEURON nervo prefissato A privativo, da non equivocare con Aneurisma.
I termini allitterati in percorso da Sòlfa con la mutazione in Zòlfa derivano dal legamento delle due note musicali SOL FA,
cui Solfeggiàre, Solfèggio… pertanto, la locuzione Solita solfa sta per “solita musica”.
MORE
Mòra, il frutto del gelso detto Mòro, dal lat MORUM già gr MORON, da tema med MORA, cui Moràcee la
Famiglia botanica alla quale appartengono la Maclùra “sorta di albero delle Moracee” così chiamato in onore di
W. Maclure (1763/1840), l’Albero del latte e l’Albero del pane, Morèto snm di Gelseto, Morìnda con Morindìna
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e Morindòne (composizione che vale “moro indiano); in connessione, Mòro, dal lat MAURUM, svolto dal tema
med MAURO, attraverso il gr MAUROS scuro eppoi i fig Moracchiòlo “sorta di uccello”, Moraiòlo “sorta di
olivo”, Morigliòne (sorta d’uccello acquatico) e il snm Morigliòne “sorta di smeraldo grezzo”, tutti per il loro
colore; ed ancora Moràto, Morèa, Morella (sorta di pianta snm di Brunella), Morèllo (per i cavalli) con
Morellìno, Morètta e Morètto “ragazzi bruni”, un Morètta “sorta d’anatra selvatica” cui Moretta tabaccata, un
Morètta “sorta di maschera tradizionale veneziana che si regge con la bocca mediante un bottoncino posto nel
retro” un Moretti nella cognomastica, Mòri con Morèsca e Morèsco (relativi ai musulmani); Morèsca è anche
un’ant danza popolare quale allegoria delle lotte tra cristiani e mori.
Moro avrebbe dato il toponimo alla Mauritiana (per il colore della pelle) cui l’etnonimo MAURUS e da questo
l’inserimento nell’onomastica di Mauro con Maurizio da MAURITIUS discendente di Mauro, e di Moreno
attraverso lo sp Maòri o Màori è l’etnonimo relativo alla Nuova Zelanda. Per associazione, l’onomastico
Arabella vale “la scura”, vrs in riferimento al colore della pelle araba, ma non è accertato. Il termine Muraiòla
“ant moneta”, omn di Muraiola da Muro, pare sia connesso al tipico colore Moro “scuro”.
L’ital conta Amauròsi con Amauròtico dal lat AMAUROSIS “perdita della vista” direttamente dal gr
AMAUROSIS oscuramento da MAUROS.
Morotèo, sostenitore della politica di A. Moro (1916/1978), rapito ed assassinato dalle Brigate Rosse, cui
Moroteìsmo, è il lemma sovrapposto a Dorotèo questo ispirato all’ordine delle suore Dorotèe, nel cui convento
romano si svolse il convegno storico di questa corrente nel 1959.
Gèlso, usato quale snm di Moro o della locuzione Albero dalla chioma d’oro, invece, è l’ellissi della locuzione
lat MORUS CELSA moro elevato (da rad KEL-KOL di Celso “elevato”) e che, con la lenizione della c in g si ha
Gèlsa, Gelsàta e Gelsèto snm di Moreto, i composti Gelsibachicoltùra, Gelsicoltòre e Gelsicoltùra, Gelsicultòre e
Gelsicultùra; Gelsolìno (suff chimico INO) è la fibra tessile ricavata dalla corteccia del gelso mentre Gelsomìno,
il noto fiore, è l’omologismo dal persiano YASAMIN, ma sovrapposto a Gelso, cui l’onomastico Gelsomino con
il suo dim Mina dal fem Gelsomina. Fiore, il Gelsomino tradizionalmente simbolo dell’amore divino e di quello
puro umano. La locuzione Gelso papirifero indica la pianta dalla quale si ricavava carta per moneta.
Il lat avevano MOS MORIS costume-usanza cui la locuzione More uxorio inv dal lat MORE UXORIO costume
matrimoniale, sempre giuridicamente valida, riferita a coloro che si comportano, più o meno clandestinamente,
come se fossero coniugati (in rapporto carnale); oggi, è sostituita dalla meno traumatica Convivenza. More
solito, ancora inv dal lat MORE SOLITO, sta per come il solito. In percorso, Morigeràre da MORIGERUS
accomodante con il Pp aggettivato Morigeràto e Morigeratèzza. Morigiàna, d’etim ignoto, snm di Fischione o
Chiurlo, potrebbe avere il significato di “(uccello) uso al fischiare”.
MOS-MORIS costume, abitudine è l’omologo del gr ETHOS costume; così, dalla tradizione lat, l’ital ha reditato
Moràle, Moralìsta, Moralità, Moraleggiàre, Moralizzàre con i prefissati Amoràle cui Amoralìsmo e Amoralità
(pref A privativo), Immoràle con Immoralìsmo e Immoralità (pref IN negativo) e da quella gr, invece, i vari
Etica-ètica, Eticità, Etico-ètico, un Etos esplicito dal gr, il pref ETO per la composizione Etologìa con Etològico
ed Etòlogo, Etopèa (col gr POIEIN fare-creare); fuori percorso Etosuccimmìde questo una straordinaria
composizione con Etil-Ossi-Succinico-Immide, ossia Etile-Ossigeno-Succino-Ammide.
Il passaggio, o meglio una connessione di ETHOS abitudine con ETESIOS annuale (nel senso di ricorrenza
abituale) ha condotto a Etèsio “vento periodico” dal lat ETESIAE già locuzione gr ETESIAI ANEMOI venti
annuali con ANEMOS vento.
Etichètta ed Etichettàre sono stati creati su calco franc ETIQUETTE-ETIQUETER e sembrerebbero d’altro
percorso rispetto al tema gr ETHOS, purtuttavia, l’espressione regole del cerimoniale relativa ad Etichetta,
attraverso lo sp ETIQUETA, lascia intendere ragionevolmente che il lat ETHICA già gr ETHIKA da ETHOS
non è affatto estraneo.
Pseudoetim, invece, sono i termini omonimi Etico-ètico questo dal lat HECTICUS tisico connesso col gr EKHO
io ho cui HEKTIKOS ellissi della locuzione con PYRETOS febbre, che vale febbre continua-abituale, e Eticoètico questo tratto dall’ingl ETIC staccato dal termine PHONETIC quale significato di funzione descrittiva
anziché definitiva entro un sistema linguistico
Dal gr AISTHESIS sensibilità-sensazione cui AISTHETIKOS armonioso, il lat AESTHETICA, l’ital conta
Estèta dal gr AISTHETES con Estètica, Esteticità, Estètico, Esteticamènte, Esteticìsmo, Estetìsmo, Estetìsta,
Estetìstico, Estetizzàre con Estetizzànte, eppoi il prefissato Inestètico (IN negativo) cui Inestetìsmo “lieve difetto
fisico”, il composto Estetologìa con Estetòlogo, il pref ESTESIO cui Estesiologìa, Estesiometrìa con
Estesiòmetro.
\ Nuraghe Trullo Dammuso
Da Morra mucchio, nel tema med paleosardo NURRA mucchio di sassi, d’etimo preindoeur, discende Nuràghe 1, tipico
monumento tronco-conico a grossi massi, utilizzati come dimore fortificate.
Per inciso, dal lat MUTULUM pietra sporgente, donde Mùtulo trave sporgente, l’ital conta Mùcchio attestatosi come
insieme di cose riunite (vrs da un’arcaica disposizione di pietre conficcate nelle terreno), cui il prefissato Ammucchiàre con
Ammucchiamènto, Ammucchiàta e il doppio prefissato Rammucchiàre (pref RI AD); pseudoetim il lemma Mucchìgnero di
voce sarda, pianta delle Rafflesiacee da Refflèsia “genere di pianta tropicale” derivato dal nome di T.S. Raffles (1781/1826).
Il lat conta ancora ACERVUS mucchio, ammasso cui Acèrvo ed ancora Acèrvolo o Acèrvulo termine in botanica e in
medicina.
Il got conta RIKAN ammucchiare cui l’adattamento ital nell’omologismo Recàre con Recàta e Recàto, Recatòre
Una pietra o una trave che sporge pare mozzata agli occhi di un osservatore; probabilmente, da questa sensazione è stato
foggiato il verbo lat MUTILARE, da MUTILUS mozzo, cui Mutilàre con Mutilàto, Mutilamènto, Mutilatòre, Mutilaziòne,
407
Mùtico dalla locuzione lat SPICA MUTICA mutila delle reste e Mùtilo, eppoi il termine Mùto voce mozza dal lat MUTUM
silenziosoche può essere considerato d’origine onomatopeica della serie MU MU dallo sforzo vocale dei muti (Ved Camorro
in terzina), cui Mutìsmo, Mutèzza, Mùtolo con Mutolèzza, l’onomastico Muzio dall’aggetivo MUTUS, Mutìlla (sorta di
insetto), il glb ingl Muting.
\ Fu G. D’Annunzio a coniare la locuzione Vittoria mutilata in riferimento al successo italiano nella Grande Guerra, questo avvenuto con
enormi sacrifici e perdite territoriali. \
In percorso mer da NURRA, oltre a Morra, l’ital ha ereditato il snm Màrra mucchio di sassi, cui Maròcca e un raro Marìno
(omn di Marino da Mare), Marrùbio “sorta d’erba perenne” o Marròbio o Marròbbio (da evitare poiché è l’omn di Marrobbio
“livello del mare”) e Maròbbio cui Marrubìna, con l’omografo Màrra zappa dal lat MARRA d’identico tema med MARRA
cui, in estensione, Marraiuòlo “guastatore militare”, Marràncio “coltellaccio da macellaio” e Marrascùra “arnese per nettare
gli olivi”, infine il prefissato Smarràre che in pratica è snm di Zappare; la relazione tra sassi e zappa appare poco chiara, a
meno che non ci sia stato un rivolgimento lemmatico nel contesto dei lavori nei campi. Smarrìre, invece, non sembrerebbe
connesso con questo percorso, poiché è l’omologismo dal franc ant ESMARRIR già MARRJAN disturbare, con
Smarrimènto e Smarrìto con la locuzione della parabola cristiana La pecora smarrita.
Verso la fine del Settecento, a Roma fu coniato il termine Marràna o Maràna per indicare una fossa d’acqua a scopi
d’irrigazione, vrs connesso con Marra zappa per il lavoro dell’escavazione o con Marra mucchio di sassi per il conseguente
mucchio di pietre prodotto, oppure in sovrapposizione.
Il termine siciliano Marrubbiu, italianizzato Marròbbio (omn del botanico Marrobio) o Marrùbbio, che indica una rapida
variazione del livello del mare, potrebbe avere l’identica e remota rad med del romano Marrrana; nulla osta, infatti, pensare
ad una connessione comune con la rad del sct SARAS specchio d’acqua, svoltosi nel lat MARE laguna, per poi attestarsi nel
corrente significato Mare.
Dall’ar MUHARAM roba vietata, ma riferita alla carne di maiale, gli spagnoli coniarono MARRANO porco, passato poi
dagli stessi spagnoli ad indicare l’ebreo o il musulmano convertito al cristianesimo; abusato nel veneziano Marrano, è stato
esteso nel significato di spregevole, maledetto, scomunicato. L’ebreo di Spagna, inoltre, era discriminato con Sefardìta,
dall’ebr SEFARAD Spagna.
Oltre al tipico sardo Nuraghe mucchio di sassi, troviamo nelle Puglie il Trùllo, un manufatto mucchio di sassi dal tema gr-lat
THOLOS TURRIS TRULLA ed ancora in gr tardo TRULLOS in gbz TORULLOSA tutti col significato finale di cupola.
Trullerìa o Trullàggine valgono furbizia e ci piacerebbe porre questo termine in richiamo metaf ai Trulli, la cui copertura,
stando alla tradizione, era montata a sera ed eventualmente smontata all’alba, per raggirare gli ordini del padrone, un conte di
Conversano che proibiva la costruzione di tetti in muratura nella sua proprietà in agro Alberobello, toponimo questo che non
sta da “un albero bello” ma dal lat (SILVA) ARBORIS BELLI ovvero Selva dell’Albero della guerra (BELLUM guerra),
così denominata la quercia; infatti la zona, chiamata “selva”, ne era ricca, il cui ricordo sopravvive nel vicino toponimo Selva
di Fasano.
Omn di Trùllo, la nostra lingua elenca Trùllo quale ipocoristico di Citrùllo termine volg di Cetriòlo (questo o Cedriòlo o
Cetriuòlo e Citròlo e) dal dim lat CITRIOLUM di CITRUS cedro delle Rutacee cui Citrullàggine, Ironia della coincidenza,
allora, se Trullaggine è la furbizia dei braccianti di Alberobello, la Citrullaggine è quella dei padroni (proprietari della
raccolta dei citrulli). L’ancora omn Trùllo scoreggia è della serie onomatopeica TR LL cui Trullàre (Dante).
Il lat conta lo specifico CUCUMIS cetriolo cui Cucumària “il cetriolo di mare” che sta per Olotùria, della Classe Oloturoidèi
o Oloturòidi, composto col gr HOLOS tutto e THURIOS impetuoso. Il volg mer conta Cumarazzo-Cummarazzo “sorta di
cetriolo” in connessione semant con CUCUMIS, anche se si potrebbe pensare ad un derivato in forma volg della
composizione lat “CUM RATIO” che sta per “della stessa specie-razza (del cetriolo)”, dove si sovrapporrebbe il suff
alterativo ACCIO-AZZO.
D’etimo ar DAMUS volta, l’omologismo Dammùso è la tipica costruzione in pietra di Pantelleria e Lampedusa, con il tetto a
volta. Il volg siciliano Dammusu vale anche prigione, vrs , in senso fig, dalla tradizione d’assegnare quelle isole a domicilio
forzato.
Sarà una coincidenza, ma Dammuso appare in connessione rad col termine ol DAM che vale diga, ovvero un manufatto di
pietre, vedi Amsterdam, che sta per diga sul fiume Amstel.
Per associazione, queste due isole mediterranee sono ricche di capperi; Càppero, cui Capparidàcee (la Famiglia), un obsoleto
Capperèto, è da un tema med KAPPAR passato nel gr-lat KAPPARIS-CAPPARIS.
1
I nuraghi sardi, arcaici manufatti megalitici, sono figurativamente del tipo Torri corse, Specchie salentine, Sesi panteschi, Talaiot tirrenici.
Il primo termine Sèse (a Pantelleria) risulta d’etimo ignoto mentre Talaiot è dal gr THOLOS il quale, nella civiltà micena e in altre,
identificava gli ipogei dotati di una specie di cupola ogivale.
\ Cedri
Il Cèdro deriva da due etmologie, fonte di equivoci: il Cedro del Libano è dal lat CEDRUS già gr KEDROS cui Cedrèla,
Cedrèto, Cedrìno.
Il Cèdro delle Rutacee, invece, è dal lat CITRUS cui Cedràia “sorta di pergolato”, Cedràngolo o Cetràngolo (inc con
ANGURION cetriolo), Cedràre, Cedràta, Cedràto, ancora un Cedrèto, Cedricoltùra, Cedrìna o Cetrìna (sorta di arbusto delle
Verbenacee), ancora un Cedrìno, Cedròne, Cedronèlla, ma vrs possiedono una comune rad d’origine, connessi con CAEDUS
“adatto al taglio” cui Ceduo; incluso il percorso chimico fedele al lat CITRUS cui Citràle, Citràto, Cìtrico con la locuzione
Acido citrico, Citrìna (ossia la Vitamina P presente negli agrumi), Citrìno.
Pseudoetim è il termine Cedràcca “felce” o Cetràcca, un omologismo dal persiano SITARAK.
CAMPO CAMPIONE CAMPANA
CAMPO
Càmpo è dal lat CAMPUS, che dà l’immagine di spazi aperti non essenzialmente agricoli, ma successivamente
assimilati, come una piazza quale Campo dei fiori a Roma; non sono rintracciabili connessioni. Tra i suoi
derivati e composti, indiretti o meno, l’ital conta Campàle, Campàre e Campicchiàre “vivere e vivacchiare” (con
il lavoro dei campi) da una metaf agricola cui Campesìno, attraverso lo sp, snm di Contadino, Campàio o
Campàro e Campière o Campièro “guardia campestre” i primi di tradizione toscana e i secondi siciliana,
Campàta quale “spazio determinato”, Campàtico “tassa agraria”, Camperèccio snm di Campèstre, i dim
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Campètto e Campièllo questo per accezione “piazzetta veneziana”, Campàgna dal medv CAMPANIA,
Campagnòlo, Campamènto (il mantenersi in vita), l’esot Campero (stivale da campagna), il termine glb Campos
attraverso il ptg ma del tutto lat, il metaf dim Camporèlla costruito dal plur lat CAMPORA e che corrisponde al
dim Campicèllo, i termini turistici il glb ingl Camper snm di Autoroulòtte, cui l’omologismo Camperìsta, e
Campèggio con Campeggiamènto, Campeggiàre, Campeggiatòre, Campeggìsta e Campeggìstico; l’omn
Campèggio o Campèccio è una sorta di albero nativo dello stato messicano Campeche.
Eppoi i composti Campimetrìa, Camposànto già Campo santo (snm di Cimitero entrambi adottati dal XIV sec)
cui Camposantière e, con i pref, Accampàre (sistemersi in campo) con Accampamènto, Scampagnàta; il termine
si ritrova nel franc CHAMPAGNE, cui il glb Champagne “sorta di spumante” con l’omologismo Sciampàgna
cui Sciampagnìno, il fig Sciampagnòne questo inc con Compagnone, e Sciampagnòtta “sorta di bottiglia”.
Ancora in percorso la pianura del Campidano l’ant distretto sardo, Campigiàna “sorta di mattone”relativo al
toponimo Campi, Campobassàno quale relativo del toponimo Campobasso.
Scampàre, con Scàmpo e Scampàto, in origine “sfuggire al gravoso lavoro dei campi” (pref S sottrattivo), cui il
dim fig Scàmpolo nel senso di “rimasto fuori”, certamente non connesso con Scàmpo “gambero” omologato inv
dal veneziano Scampo, il quale si suppone derivato dal greco KAMPE bruco con pref S intensivo. Da altre
analisi, Scampare stava per ”sopravvivere ad un campo di battaglia” poi esteso genericamente “ad un pericolo”;
nel volg, specie mer, Scampato vale “spiovuto”, vrs nel senso atavico di “ persone, animali e cose scampate al
danno di allagamenti”.
Capitolìno è da CAPITOLIUM attestatosi in Campidòglio, questo vrs da CAMPUS, quindi non sarebbe del
percorso di CAPUT capo, come si potrrebbe credere.
Il lat CAMPUS rimane inv negli Stati Uniti ad indicare la piazza centrale delle università, termine oramai glb in
Campus quale cittadella per universitari. Ancora, tramite l’ingl, ci tornano Càmper, Càmping, Camperìsta.
Legittimo della nostra lingua, il termine Càmpo, etim quale spazio aperto, che sta per area coltivata, misura
veneta d’estensione terriera; ancora, vale giacimento minerario, luogo di combattimento o d’esercitazione, area
per particolari servizi, attività o azioni, relativo all’araldica e alla numismatica, spazio fisico, visuale d’obiettivo.
Campìre è l’estro artistico di uniformare cromaticamente il fondo o altre parti di un quadro, cui Campitùra. Il
Càmpago (o Còmpago) era l’elegante e nobile calzare romano.
Il lat conta il termine specifico RUS che vale campagna, nel senso di scorporo dall’incivilimento cittadino, cui il
percorso Ruràle da RURALIS con Ruralità, Rùstico da RUSTICUS con Rusticàggine, Rusticàno, Rusticherìa,
Rusticìsmo e Rusticità. I termini Rùsco dal lat RUSCUM “pungitopo” e Rùspa con Ruspàre e Ruspànte dal lat
RUSPOR RUSPARI scavare per cercare cui la locuzione Pollo ruspante, potrebbero essere etim connessi con
RUS, ovvero relativi alla terra della campagna cui ancora fig Ròspo, cui la locuzione Rospo comune per questo
anfibio anuro tutto ital, scientificamente detto Bufo bufo da Bùfo o Bufòne “rospo” di origine onomatopeica cui
Bufonofobìa “la paura rospi”; il termine Rospo corrisponde allo specifico gr PHRYNOS donde l’ital Frinosòma
con Frinosimàtidi (col gr SOMA corpo). Il Rospo dorato è una varietà che nel 2012 è considerata ormai estinta.
Snm di Campàgna è Agro-àgro (omn di Agro “acre”) che dà questa volta il senso di campi lavorati, da rad AG
condurre e dal lat AGRUM campi attorno alla città, cui Agràrio, Agrèsta con Agrèsto e Agrestìno “uva acerba”
ma vrs il termine è sovrapposto ad Agro “acre”, Agrèste da AGRESTIS “sta in campo” con il suff STIS estratto
da Stare, Agròstide “sorta di pianta” dal gr-lat AGROSTIS “gramigna”, eppoi una serie composta col suff
adattato AGRI AGRO cui Agriartigianàto, Agricoltòre o Agrìcola, Agricoltùra, Agrimensùra con Agrimensòre
(con il lat MENSURA misura) questo snm lat di Gromatico, Agroalimentàre, Agrobiologìa con Agrobiòlogo e
Agrobiotecnologìa, Agrochìmica, Agroecologìa, Agroindùstria con Agroindustriàle, Agroingegnère, Agrologìa,
Agrometeorologìa, Agrònica (con Elettronica), Agronomìa con Agronòmico e Agrònomo, Agrosistèma
Agroecosistèma “campo coltivato”, Agrostèmma “sorta di pianta delle Cariofillacee”, Agrotècnico, il
neologismo Agropiraterìa. Di vrs connessione è il termine Agriotimìa dal gr AGRIOTHYMOS temperamento
fiero composto con AGRIOS fiero-selvatico e THYMOS animo.
Dal lemma Agresto è sorta la locuzione Fare l’agresto oggi corrotta in Fare la cresta, cioè “rubacchiare sulla
spesa”; tutto sarebbe nato dal fatto che chi era preposto alla vendemmia, invece di scartare l’uva acerba
accantonava parte di quella buona per sé.
Il lemma Agricoltura entra in locuzione quali Agricoltura biologica, Agricoltura intensiva, Agricoltura
estensiva, Agricoltura transgenica, inoltre non è esclusivamente relativo alla produzione alimentare, poichè essa
include, ad esempio, la produzione di legno, di cellulosa per la carta (dai pioppi), di piante per medicinali…
Snm di Agricoltore è Contadìno, dal prvz CONTAT feudo di un conte, da Contàdo in lat COMITATUM cui
Contadinàme, Contadinànza, Contadinàta, Contadinèsco, il prefissato Incontadinàrsi, eppoi Cònte attraverso il
franc COMTE col fem Contèssa, Conte e Conti nella cognomastica, Contèa questo attraverso il franc COMTEE da
COMITATUS che vale “territorio di un Conte”, ed ancora Viscònte e Viscontèssa attraverso il provz
VESCONTE già lat VICECOMES col pref VICE al posto di… con Viscontàdo, Viscontèa, Viscontèo questo
anche relativo alla storica cognomastica milanese Visconti.
Dal franc LANDGRAVE attraverso il ted LANDGRAF cui LAND Terra e GRAF Conte (del territorio), l’ital
conta l’omologismo Landgràvio o Langràvio “titolo onorifico per conti e feudatari medv”, in percorso con
l’omologismo Margràvio “conte di Marca” e Margraviàto “dignità del margravio e territorio di competenza” da
MARKGRAF cui MARK marca, corrispondenti al Marchese e Marchesato.
In ar FELLAH è contadino povero (cafone), cui gli omologismi Fellà attestatosi in aratore, Fellòne attraverso il
lat medv FELLO col genitivo FELLONIS, cui Fellonèsco, Fellonìa, vrs in connessione rad con l’ar FELLAQ
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bandito cui Fellàga “appartenente ad una banda armata” attraverso il franc FELLAGHA.
\ CAMP è quel movimento creato da Susan Sontag, che magnifica l’artificio artistico e il dandismo esistenziale, accogliendo benevolmente
l’omosessualità; il termine, in prevedibile estinzione, sta ad indicare il “superato”.
Memorabile il toponimo Camp David, la località USA dove, nel 1979, avvenne lo storico trattato di pace tra gli egiziani, guidati da Anwar
Sadat, e gli israeliani di Menahem Begin, con la mediazione del presidente americano Jimmy Carter, dopo trentanni di guerra. Di cattiva
memoria umana i Campi di Concentramento, inventati a Cuba nel 1895 dagli spagnoli, imitati dagli inglesi per i boeri nel 1910, adottati
successivamente da tutti i paesi in conflitto armato. I Campi, da un verso, avrebbero dovuto “umanizzare” le guerre, per questo i prigionieri,
invece di d'essere tradizionalmente giustiziati, sarebbero stati resi impotenti al combattimento - ed è questo che più conta nelle guerre dall’altro, si sono rivelati lo strumento della più abietta deformazione della mente umana, dalle camere a gas ai forni, dalle torture ai veri e
propri esperimenti chirurgici in vivisezione, tali forse da far rimpiangere i tempi delle semplici condanne a morte per i prigionieri di guerra.
Il Campo è anche una struttura matematica o linguistica, uno spazio d’interazioni elettromagnetiche, vettoriali, gravitazionali... \
CAMPIONE
Campiòne, dal lat medv CAMPIO-ONIS combattente in campo, d'origine franca KAMPJO; il termine Campione
può allora tranquillamente essere tradotto in “il più bravo in campo libero” cui Campionàto, il dim
Campioncìno. La semant lo ha successivamente idealizzato in “eroe, modello d’eroe” sino a “modello”, cui
Campionàre, Campionamènto, Campionàrio, Campionarìsta, Campionatùra con Campionatòre, il termine
industriale Campionìsta e il prefissato Accampionàre con Accampionamènto per accezione “campione quale
mappa catastale”. Campionèse è il relativo del toponimo Campione d’Italia (cittadina italiana – modello italiano
- in territorio svizzero).
Associato a Campione c’è il termine Primàto snm del glb Record, con Primatìsta, dal lat PRIMATUS astratto di
PRIMARE primeggiare, questo verbo denm dall’ordinale PRIMUS primo (da tre unità in poi) cui Prìma col
poetico Prìa dal volg PRIA e Prìmo da PRIMUS cui l’onomastico Primo “il primo nato dei figli”, eppoi
Primàrio, Primàte, Primàti (ordine a cui appartengono le scimmie), Primatìccio, Primàzia e Primaziàle,
Primeggiàre, Primièro cui Primièra (fig “ un gioco delle carte” snm di un volg toscano Goffo, e “sorta di pasta da
minestra” a forma appunto di semi delle carte) e, Primitìvo con Primitivìsmo, Primitività, un Primitìvo “sorta di
vitigno mer”, Primìzia con Primiziàle, utilizzato anche nelle composizioni quali Primattòre, Primèvo, Primicèrio
con Primiceriàle e Primiceriàto (con CERA sta per “il primo in elenco inciso su una tavoletta di cera”, attestatosi
quale “capo di dignitari” o simili), Primìna “una classe elementare”, i botanici Primìna con Prìmula o Prìmola
“sorta di pianta” dalla locuzione lat PRIMULA VERIS la prima in primavera e Primulàcee (la Famiglia), la
locuzione “democratica” ricorrente dal lat PRIMUS INTER PARES primo fra gli uguali; eppoi, Dapprìma
questo dalla locuzione Da prima, Prìa dal volg PRIA prima cui Priòra con Priòre, Prioràle, Prioràto, Priorità e
Prioritàrio dal lat PRIOR che precede-anteriore-superiore (tra due unità), la locuzione A priori (opposta a A
posteriori), donde Apriòri, Apriorìsmo, Apriorìstico e Apriorità, eppoi Prìsco con Prìstino e il prefissato
Riprìstino con Ripristinàre da un ant PRIS dal valore di dapprima e da un ant suff TINUS attestatosi anche in
sct. Il lemma Primàccio è pseudoetim, poiché è una errata attestazione da Piumaccio, questo dal lat
PLUMACIUM.
L’ital ha adottato i glb la locuzione bancaria Prime rate “tasso primario” con un Subprime, eppoi il televisivo
Prime time” tempo primario” ossia l’orario di maggiore ascolto, l’enologico franc Primeur dalla locuzione
VENTE DE VIN EN PRIMEUR vendita di vino anticipata (appena dopo la fermentazione), la locuzione inv lat
Primus inter pares “primo fra uguali” una sorta di Re Artù in Tavola Rotonda con i cavalieri.
Record, termine snm di Primato, cui il glb Recordman snm di Primatista, è copiato dall’ingl RECORD
registrazione, tuttavia è l’erede del lat RECORDARI ricordare.
L’albo dei record, o dei primati, è riconosciuto in ambito glb col termine Guinness (adottato dal 1990), dall’omn
Casa Editrice che lo pubblica.
\ Tra gli aggiornamenti dell’albo Guinness, si conta il record di una signora coreana che ha cantato ininterrottamente ben 979 canzoni in 59
ore e 48 minuti, dedicandolo al proprio compagno.
CAMPANA
Indirettamente, Campàna è un derivato di Campo; il lemma è d’estrazione toponomastica, dell'unica regione in
cui erano costruite le Campane, la Campania cui Campàno. Campania era Campagna per eccellenza, come già
visto dal lat tardo CAMPANIA, ricercata fin dagli antichi romani, per fughe romantiche, politiche, seconde case,
lussuria (Pompei, Ercolano). Il passaggio toponomastico sarebbe partito da Agro Capuano, nella zona di Capua,
per attestarsi in Agro Campano ed infine in Campania.. Altri derivati, Campanàccio, Campanàio, Campanàrio
cui la locuzione Cella campanaria, Campanàro, Campanatùra, i dim Campanèlla, Campanèllo e Campanìno,
Campanìle con Campanilìsmo, l’accr Campanòne, Campànula con Campanulàto, i composti Campanifòrme,
Campanulàcee (Famiglia nella tassonomia vegetale) e i prefissati Scampanàre denm di Campana col pref S
durativo cui Scampanacciàta e Scampanìo, eppoi Scampanellàre denm di Campanello con Scampanellàta e
Scampanellìo. Scampanàto è l’aggettivo “a forma di campana” dal Pp di Scampanare cui Scampanatùra.
\ Storicamente, l’utilizzo delle campane come richiamo (adunate, allarmi…) pare risalga al vescovo Paolino di Nola nel V sec; nel 561,
invece, risalirebbe la notizia, data da Gregorio de Tours, circa le installazioni di campane su apposite torrette, i futuri campanili \
Il Campanìno non è dim di Campàna, bensì una qualità di marmo che si estrae a Pietrasanta, che risuona
tipicamente ai colpi della lavorazione.
Il snm Tintinnìo di Scampanellio, con Tintinnìre e Tintìnno, eppoi Tentennàre e Tintinnàre, dal lat TINNIRETINTINNARE, cui Retentìre attraverso il franc TENTIR e il reiterativo RETENTIR, è dalla serie onomatopeica
T N cui Tinnìre con Tinnìto e gli aggettvi Tinnànte e Tìnnulo, fedele al lat e associato a Frinìre dal lat
FRITINNIRE cui Fritinnìre connesso con l’onopatopeico BHR N.
Ad Alberto di Savoia (1798/1849) fu assegnato l’epiteto di re Tentenna, in aggiunta a il Magnanimo.
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\ Campanilismo
Il Campanilismo, cui Campanilìsta e Campanilìstico, è, in forma di sentimento pressoché positivo, il grande amore per il
proprio paese natale o adottivo, tale da privilegiare le relazioni con i paesani, il consumo dei prodotti locali, di trascorrervi
sistematicamente le vacanze, od altro sullo stesso piano. Si muta in un eccessivo e pericoloso attaccamento qualora la
preferenza vada a palese svantaggio del prossimo non paesano, addirittura a suo danno.
Il Campanilismo, marcato di rivalità, egoismo o egocentrismo, è l’eredità lasciata dal tempo dei Comuni, protrattasi nelle
Signorie, quando tra alleanze e leghe si dibattevano in conflitti anche bellici.
La genesi, questa, di molteplici proverbi, ovvero di sentenze popolari che indicano, ad esempio, gli abruzzesi forti e gentili, i
padovani impiccatori d’asini, i piemontesi falsi e cortesi, i vicentini mangiatori di gatti, i fiorentini quali doghe di botte, i
genovesi quelli che prendono e non rendono, i napoletani stretti di mano, i salernitani capaci d’ingannare anche il diavolo.
\ Vanga Zappa
Il contadino usa Vanga e Zappa; il primo, Vànga, è inv dal lat VANGA di origine ger, cui Vangàre-Rivangàre (questo anche
fig), il fig Vangaiòla “sorta di rete”, Vangàta, Vangatòre con Vangatrìce, Vangatùra, Vanghèggia, Vangheggiàre, Vanghètta
con Vanghètto, Vanghettàre, Vangìle o Vanghìle “asse metallica di traverso alla base dell’asta sopra la lama per spingerla col
piede” snm di Staffa o Staffale, forse connessi col ted WANGE guancia, per la particolare forma dell’attrezzo, e tramite il
long WANGJA guancia, infatti, l’ital conta Guància (dal XIII sec), snm di Gota, con Guanciàle, Guancialàio, Guancialàta, i
dim Guancialètto e Guancialìno, Guanciàta quale “Schiaffo” in complanare con Guanciòne “Schiaffone”, e il prefissato
Sguància con Sguanciàre e Sguàncio o Sguìncio.
Termine alieno un mas Guàncio quale omologismo dal berbero attraverso lo sp GUANCHE, quale appartenente a una ant
popolazione delle Canarie sterminata dagli spagnoli.
Sguancìo, invece, pare sia la variante di Scancìo o Schiancìo, attraverso il franc GUENCHIR piegare ma non ci dovrebbe
essere incertezza nel sancire la connessione con il tema indoeur WANGE-WANGJA-VANGA-Guancia, col quale è connesso
il gr GENEION mento da GENYS mascella, il lat GENIA guancia, cui Genièno e il pref GENIO per composizioni quali
Geniofobìa che indica la paura di non poter articolare la mascella, Genioglòsso (col gr GLOSSA lingua), Genioioidèo,
Geniospàsmo.
Curiosità etim è che dall’ingl FANG dente s’utilizza il termine VANG quale dispositivo draulico, ma nel volg ital esiste
Vangale che vale dente molare (il dente che macina); la coincidenza, se non si tratti d’inc lemmatico, tra VANG dente e
VANGA che taglia appare straordinaria.
Zàppa è dal tardo lat SAPPA d’identico tema med SAPPA, con lenizione della s in z, presunta connessione con l’illirico
ZAPP capro, per la forma dell’attrezzo che richiamava le due corna dell’animale; derivati il dm Zappètta con Zappetrtàre e
Zappettatùra, l’accr Zappòne con Zapponàre e Zapponatùra, il denm Zappàre con Zappamènto, Zappàta, Zappatùra, eppoi
Zappatòre o Zappadòre, Zappatrìce, un Zappicàre composti Zappacavàllo, Zappatèrrea. Gli spagnoli hanno ZAPATEADO,
quale ballo caratterizzato dal battere dei piedi, come la zappa.
NOBILE IGNOBILE IGNEO
NOBILE
Nòbile, dal lat NOBILIS, da NOSCERE conoscere. Il lignaggio di questo lemma è giustamente ant, derivato dal
grado GNO della rad GENE generare. Da conoscibile (nobile) si è poi ristretto in conosciuto per la sua stirpe,
per il suo gruppo famigliare (gens). Derivati essenziali e composti: Nobildònna con Nobiluòmo o Nobilòmo,
Nobilèsco, Nobiliàre, Nobiliàrio “registro onomastico dei nobili” altrimenti detto Libro d’oro della nobiltà,
Nobilitàre con Nobilitamènto, Nobilitàto e Nobilitaziòne, Nobiltà o Nobilitàde, l’ironico o spregiativo Nobilùme
(suff UME per collettivi), la locuzione glb franc Noblesse oblige “La nobiltà obbliga ad un certo
comportamento”. Nobili sono anche alcuni gas conosciuti. Nobèlio è un elemento chimico che prende il nome da
A.B. Nobel fondatore tra l’altro del Premio Nobel (1875) il cui ellittico è appunto Nobèl.
In ger ADAL vale “nobile” donde l’onomastico Ada, quale ipocoristico di Adele; per altre fonti, invece, Ada
deriverebbe dall’ebr ADAH fronzolo. L’onomastica ADAL prosegue in Adelaide “nobile d’aspetto” (con HAID
aspetto connesso con il suff ital OIDE dal gr (O)EIDES somiglianza) in complanare con Alice, Adelmo “nobile
protettore” (con HELM elmo fig protettore), Adolfo “nobile lupo”(con WULF lupo), Alfonso “nobile valoroso”
(con FUNS valoroso), Alice “aspetto nobile” (ancora con HAID aspetto) in complanare con Adelaide, il long
Adalgisa “nobile freccia” (ATHAD nobiltà (versione sassone) e GISIL freccia) in percorso con Alida “combatte
con nobiltà” (ATHAD e HILD battaglia); Aida, infine, non appartiene a questo percorso, poiché è dall’egizio
EITI d’etim sconosciuto.
Altro termine ger BERTH sta per nobile nel senso di celebre, cui Eriberto “celebre nell’esercito” (HARI
esercito), Filiberto “celeberrimo”(FIL assai), Lamberto”celebre nelle sue terre” (con LAND territorio-paese),
Norberto “celebre di origine nordica” (con NORTH nord), Umberto con l’ipocoristico Uberto e il dim Berto da
HUMBERT composto con HUN gigante vrs utilizzato fig per amplificarne la qualità, nel senso di “celebre
magno”.
\ Nichilista Niente Nulla
Per Nobile, ove s’intenda un atteggiamento o un punto di vista che riafferma tutti i valori tradizionali ed antichi, un suo
contrario potrebbe essere il Nichilista, da Nichilismo, parola coniata dallo scrittore Turgeniev nel suo libro Padri e Figli del
1861 (in Italia si conformava lo Stato Unitario). Il termine designava il radicale russo, deluso dalle riforme, che intendeva
attuare il pensiero del cambiamento sociale con ogni mezzo. Il termine Nichilista sarebbe passato così a identificare sia la
rivoluzione nazista sia la Sinistra Radicale.
Una derivazione falisca la ritroviamo etim in HILUM connesso col lat FILUM cui Fìlo, che avrebbe condotto al lat NIHIL
nulla, vrs tramite la metaf nata dalla considerazione poco e niente come un filo, cui Nichilìsmo (il suff ISMO vale “dottrinateoria”) e Annichilìre. FILUM filo è dal tema GWHISLO, cui Fìbra filamentosità-tessuto, inv dal lat FIBRA, coin Fibràto,
Fibratùra,
Tra le fibre sintetiche si contano i glb Nylon (1938) dall’ingl NITROGEN azoto, cui l’omologismo Nàilon, e Ràion di
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materiale cellulosico dall’ingl RAYON (1905), cui l’omologismo Ràion, connessi idealmente con COTTON cotone,
entrambi marchi registrati.
In percorso con Fibra l’ital conta termini medici e non, quali Fibròsi, Fibròso con Fibrosità eppoi il derivato Fibrìna
“proteica” con Fibrinòso, Fibrinògeno, Fibrinolìsi e Fibrinolisìna, Fibrinurìa (suff URIA che vale “urina”), Fibroadenòma
(suff patologico OMA), Fibroblàsto, Fibrocartilàgine con Fibrocartilagìneo, Fibrocèllula, Fibrocìstico, Fibrocìta e Fibrocìti,
Fibròide (suff OIDE “somiglianza”), Fibroìna (suff medico INA), Fibròma questo nel senso di “tessuto organico” col suff
medico-patologico OMA, Fibromatòsi, Fibromatòso, Fibronectìna o Fibronettìna (col lat NEXUS legame-nesso e suff INA),
Fibrosarcòma, il prefissato Defibràre; ancora il dim istologico Fibrìlla cui Fibrillàre (verbo e aggettivo) e Fibrillaziòne con gli
opposti Defibrillatòre e Defibrillaziòne, infine i composti tecnologici Fibrocemènto, Fibroscòpio, la locuzione Fibra ottica,
il glb ingl Fiberglass o Fibreglass dalla locuzione FIBER GLASS Fibra di vetro.
Nel percorso con FILUM l’ital conta Fìla (collettivo) cui Affilàre (pref A allativo) “disporsi in fila” omn di Affilare “rendere
tagliente”, cui il fig Defilàre con Defilamènto, Defilàto e il glb franc Defilè (corretto Defilé), Filàre “ridurre a filo” anche nel
senso di “fondere” con, in locuzione, Filare l’oro e Zucchero filato, con Filàbile, Filàccia o Filàccica o ancora Filàzza con
Filàccio, Filacciòne e Filaccicòso o Filacciòso, Filacciòlo o Filacciuòlo, Filàgna, Filamènto con Filamentòso, il marchio
registrato Filànca (1965), Filànda con Filandàia, Filandière e Filandìna, Filàndra attraverso il franc FILANDRE, Filànte,
Filàre questo sostantivo da Fila, Filària (parassiti) con Filarìasi o Filariòsi (suff patologico OSI), Filarìna “proteina” (suff
chimico INA), Filàta e Filàto, Filatìccio, Filatòio e Filarèllo, Filatòre, Filatrìce, Filatùra, il glb ingl File (termine da computer
che vale fila-archivio), il marinaresco Fileggiàre, l’esot franc Filet “filato”. Il verbo Filàre, tra l’altro, vale ancora fig
“versare-scorrere” cui, in locuzione, Filare sangue, Filare vino, vale “correre” cui Filàrsela, il prefissato Difilàre con
Difilàto, e la locuzione Filare come un razzo, vale “svolgersi” cui la locuzione Filare alla perfezione con Filatamènte “senza
sosta” e Filastròcca 1 con Filatèra o Filatèssa; eppoi vale “intendersela amichevolmente o amorevolmente” vrs sovrapposto al
gr PHILO “amico-amore” cui la locuzione Filare di comune accordo, il sostantivo Filarìno. Il Filo spinato nasce da un’idea
di J. F. Glidden che la brevettò nel 1874. Infine, la locuzione In fila indiana che nasce dall’usanza dei guerrieri e cacciatori
indiani d’America d’incedere uno dietro l’altro.
Il percorso lat FILUM prosegue con Filètto termine fig “della vite” cui Filettàggio, Filettàre, Filettàto, Filettatòre, Filettatrìce
e Filettatùra in complanare con Impanare e derivati; dal franc GODRON filettatura, l’ital conta l’omologismo Godròne cui
Godronòre, Godronàto e Godronatùra. Prosegue con Filètto termine fig da macelleria per “muscolo psoas” cui Sottofilètto.
Il percorso continua con Filièra, Filière, Filìno, Filòne (roccia) questo fig nel senso di “vena” cui Filoniàno, l’omn fig Filòne
“che fa il filo” attraverso il franc FILOU, l’ancora omn accr Filòne con dim Filoncìno snm di Sfilatino relativi alle forme di
pane, Filòso, Filòtto (ellissi per “fila di otto”), il dim lat volg FILICELLA cui Filzèlla con Fìlza, Filzètta “sorta di salame” e
Filzuòlo; i composti quali Fildifèrro, Filifòrme, Filigràna o Filagràna o Filogràna (composto con “grano”) cui Filigranàto,
Filigranatùra e Filigranoscòpio, Filipèndula (pianta erbacea, col fem di “pendulo”), Filobùs, Filodiffusiòne con Filodiffùso e
Filodiffusòre, Filondènte o Filundènte (filo in “dente” del pettine, vale Tela di canapa), Filopiùma, l’utensile Filosecànte,
Filoveìcolo, Filovìa con Filoviàrio e, con i pref, Affilàre (suff AD) “rendere tagliante” omn di Affilare “mettere in fila” con
Affilàta, Affilàto, Affilatòio, Affilatòre, Affilatrìce, Affilatùra e la locuzione Affilare le armi, Infilàre (IN illativo)
“introdurre” con Infilàta, Infilàto, Infilatòre, Infilatùra, i composti Infilacàppi, Infilanàstri, eppoi Infilzàre con Infilzamènto,
Infilzàta, Infilzàto e Infilzatùra, Profilàre “delineare” (pref PRO) con Profilamènto, Profilàrio, Profilàto, Profilatòio,
Profilatrìce, Profilatùra e Profìlo, Refilàre (pref RE per denm) “tagliare i margini o i bordi”.
Un profilo di figura disegnata è detta in lemma glb franc Silhouette a ricordo del ministro Etienne de Silhouette (XVIII sec),
così odiata dalla gente che il suo cognome passò a indicare qualsiasi cosa non definita.
Eppoi Sfilacciàre da Sfilaccia con Sfilacciamènto, Sfilacciàto, Sfilacciatrìce, Sfilacciatùre, Sfilaccicàre da Sfilàcicca di
Filaccica, Sfilàre con Sfilamènto e Sfilàta, Sfilatìno snm di Filoncino, Sfilàto, Sfilatùra, Sfilettàre da Filetto; snm di
Sfilacciare (un cascame o altro pezzo di tessuto) l’ital conta l’omologismo Garnettàre, cui Garnettatrìce o l’esot Garnett e
Garnettatùra, attraverso l’ingl Garnett nome adottato dell’inventore.
Il percorso prefissato continua con Trafilàre con Trafìla, Trafilàto, Trafilatòre, Trafilatrìce, Trafilatùra, il giornalistico
Trafilètto. I composti Controfilàre, Controfilètto, Contraffìlo con Contraffilàre, Controfìlo, Drittofìlo, Rettifìlo (con il snm
Retto di Dritto), Serrafìlo, Sopraffìlo “tecnica di perfezionamento del ricamo agli orli”, Tirafìlo. Straordinario il lemma
Sanfilìsta, una meteora linguistica ital transitata negli anni venti del secolo scorso, che stava per Radiodilettante eppoi
Radioamatore, attraverso il franc SANS FILISTES ovvero senza fili. Filèno (sorta di insetto degli Emitteri), snm di
Sputacchino, è termine alieno nel percorso, dal gr PHILAINOS questo il nome di un personaggio mitologico.
Al percorso partecipa un dim plur corrotto da Filello in Fedelìni o Fidelìni o ancora Fidellìni “pasta in filamenti,
generalmente all’uovo”.
In snm con Annichilìre concorrono Annientare e Annullare.
Annientàre, con Annientamènto, è il denm da Niènte 2, questo, con la variante Neènte e un glb ted Nix ellittico di NICHTS
niente, è la composizione lat medv NEC ENTEM neanche un essere, attraverso le forme arcaiche di NEENTE, NEIENTE.
Ente-ènte è dal lat class ENS, curioso Ppres dell’ausiliare ESSE essere, cui Entità e il verbo conposto Entificàre, il prefissato
ABSENS Assènte questo Ppres di AB ESSE con i derivati Assentàre, Assenteìsmo; ancora, Essènza cui Essenziàle con
Essenzialità, Essenzialìsmo ed Essenzialìsta, Essenzializzàre con Essenzialmènte, Essenzièro, in assonanza con Assènzio o
Assènzo “pianta erbacea” questo dal pref lat ABSINTHIUM già gr APSINTHION connesso con il percorso di sentire il cui
pref AB di scostamento alluderebbe al sapore amaro che si ottiene a seguito della macerazione. Il suff ENS cui Ente
ricompare a formare i Ppres dei verbi, sovente sostantivati, vedi Dormiente, Corrente. Contrario di Assente è Presènte dal lat
PRAESENS Ppres di PRAE ESSE con i derivati Presentàneo, Presentàre questo da PRAESENTARE denm di Presente,
Presentatòre, Presentaziòne, Presentòsa “sorta di gioiello tradizionale abruzzese”, Presènza e, col secondo pref RE,
Rappresentàre, Rappresentatìvo e Rappresentaziòne da RE PRAESENTARE; il prvz conta il sostantivo PRESENT dono (che
viene presentato) cui l’ital Presènte semant inv.
Il gr conta EIKAZO che sta per io rappresento, cui Icàstica e Icàstico rappresentativo e Icasticità dalla locuzione gr
EIKASTIKE TEKHNE arte di rappresentare.
Il pronome-avverbio Niente, nella versione sp è NADA, cui l’onomastico anarchico Nada.
Annullàre, a sua volta, con Annullamènto, è il denm dal lat NULLUS nessuno, cui Nùlla 2, Nùllo e le composizioni
Nulladimèno, Nullafacènza con Nullafacènte, Nullàggine, Nullamèno, Nullaòsta (col suff tratto da Ostare), Nullatenènza con
Nullatenènte, Nullificàre con Nullificaziòne, Nullìsmo, Nullisomìa, Nullìsta con Nullìstico, Nullità, lo straordinario lemma
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Fannullòne che vale (chi) fa nulla con suff accr ONE, lemma da associare per un identico meccanismo di composizione a
Falegname “(chi) fa legname”. Il Fannullone era l’epiteto del francese Luigi V (967/987) in aggiunta a l’Ignavo.
Infine la locuzione glb informatica ingl NULLO MODEM “Modem nullo”, dove Modem sta per l’ipocoristico di Modulatore
e Demodulatore.
L’origine è in ULLUS, questo dim lat di UNUS uno, cui Adunàre o l’obsoleto Aunàre (lenizione totale della d) con
Adunànza e il prefissato Coadunàre, Oncia-òncia o Uncia-ùncia con Onciàle o Unciàle dal lat UNCIA (quale unità di misura
ponderale, dodicesima parte di un asse e poi dodicesima parte della libbra - in seguito moneta romana e borbonica) cui la
voce Onza-ònza “ant moneta coniata a Palermo e Napoli”, Onciàrio, la e la locuzione Catasto onciario (sorta di
dichiarazione dei redditi nel XVIII sec), Radunàre o gli obsoleti Ragunàre (epentesi della g), Raunàre (lenizione totale della
d), con Radunàbile, Radunamènto, Radunànza o gli obsoleti Ragunànza e Raunànza, Radunàta e Radunàto o gli obsoleti
Ragunàta-Ragunàto e Raunàta-Raunàto, Radunatòre o gli obsoleti Ragunatòri e Raunatòri, Radùno e Radunìsta, Uniòne e
Riuniòne, Unitamènte, Unìre e Riunìre, Unimènto, Unità, Unitàrio, Unitìvo ed il pref UNI, complanare di MONO, cui
Unicellulàre, Unificàre e Unificaziòne, Unifòrme e Uniformità, Unìvoco. Da aggiungere il mitologico Unicòrno snm di
Liocorno con la variante Alicorno, il quale tanto fantasioso non è, poiché nascono, pur raramente, caprioli e cervi con un solo
corno sulla fronte invece della naturale biforcazione. L’anomalia morfologica era già conosciuta nel passato, tale da
alimentare superstizioni (come ogni anomalia fisica) e ad ispirare iconografie e miti.
UNUS, che con l’aggiunta della negazione NE, è diventato NE ULLUS nemmeno uno, nessuno, ovvero NULLUS. Il
cardinale lat UNUS deriva da un ant rad comune nelle aree celt, bal, ger (ted EIN, ingl ONE); col suff gr OIKO sarebbe
divenuto UNUS OIKO eppoi UNICUS in lat e Unico-ùnico in ital. Uno-ùno è rappresentato anche da SEM (pref SEMI Ved
Mondo...).
Dall’ar AMAL Al GAMA “l’effettuare una uniore” l’ital ha adottato l’omologismo Amàlgama cui il devb Amalgamàre con
Amalgamànte e Amalgamaziòne.
1
2
Tra le più note filastrocche si contano Anghinghò, Ambarabà ciccì coccò, Giro girotondo e Ponte ponente.
Niente e Nulla seguono negli enunciati la costruzione relativa a Nessuno (Ved Nota 1 di Guardare… in Vezzo…)
\ Oncia e le monete romane
L’oncia aveva valore di 27,25 grammi quale dodicesima parte della Libbra; da qui Asse (12 once) da AS (Ved Sala…) con
Sestànte (2 once) da SEXTANTEM sesta parte di 12 once, Quadrànte (3 once) da QUADRANTREM quarta parte di 12
once, Triènte (4 once) da TRIENTEM terza parte di 12 once, Semìsse (6 once) dal lat SEMISSEM traducibile in Mezzàsse
da SEMI AS mezzo Asse.
Eppoi, al tempo di Augusto, Denario aureo (400 assi), Denario argenteo (16 assi), Sesterzio di oricalco (4 assi).
Denàrio è la moneta romana di 10 assi (Ved Soldo….).
Il sempliìce Sestèrzio da SESTERTIUM aveva valore di 2 assi e mezzo eppoi di 4 assi; l’etim è da SESTERTIUS NUMMUS
già SEMISTERTIUS questo ipocoristico di SEMIS TERTIUS dall’originario valore metà di un terzo.
Valori indicativi, infatti, poiché mutavano con i tempi e le svalutazioni.
\ Tralice
Il lat aveva ancora LICIUM per Filo da rad LIX, cui Allicciàre, Licciaiòla, Lìccio con Licciòlo (suff alterativo OLO),
Tralìccio con Tralicciatùra dal lat volg TRILIUM già TRILIX a tre fili cui Tràlice, questo solo in locuzione avverbiale In
tralice o Di tralice, e un fig marinaresco Stràllo o Stràglio “cavo dell’albero” col dim Strallètto, vrs sovrapposto a Tralcio con
un pref S di valore intensivo.
Con la rad LIX dovrebbe essere connesso il termine lat SUBLICA palo cui il ponte romano Sublicio fatto costruire dal re
Anco Marzio; il termine SUPPLICIUM supplizio (del palo) sembrerebbe in sovrapposizione.
IGNOBILE
Per quei poveracci che non appartengono ad una Gens, spetta l’appellativo di IN-GNO- BILE non nobile con il
pref negativo IN, che perde la N saldandosi con GNO. cui Ignòbile. La semant ne ha calcato la mano, così
Ignobile è divenuto privo di dignità, meschino. Essendo il contrario di Nobile, ha il suo corrispettivo Ignobilità.
IGNEO
Esiste un ant primo membro di parola che si richiama al lat class IGNIS fuoco-igne, quindi Igneo-ìgneo da
IGNEUS, Ignìcolo dal dim IGNICULUS, Ignìfero, Ignìfugo, Ignìto “acceso” quale Pp di IGNIRE accendere,
Ignìvomo “che vomita fuoco”, Igniziòne su calco ingl IGNITION; eppoi, Ignitron-ìgnitron quale composizione
di Ignizione con Elettrone. Il dio ind del fuoco Agni ed il termine lat IGNIS hanno vrs un’origine rad comune, a
comprovare l’indoeuropeismo (Ved pref EU in Noto…).
Le Rocce ignee indicano le rocce risultanti dal raffreddamento lavico.
GAZZARRA GAZZETTA GAZZA
GAZZARRA
Dall’ar GHAZARA abbondanza, l’omologismo Gazzàrra vale chiasso-baccano ma con l’implicito di gente
allegra, cui la variante volg romanesca Caciàra (omn di Caciara da Cacio) con Caciaròne.
Allègro, cui Allegràre col prefissato Rallegràre (pref R) e Rallegramènto meglio Rallegramènti, Allegrànza,
Allegrìa, è dal alt ALLECRUS connesso al verbo ALLICERE (AD LICERE) attrarre, sedurre da rad EL essere
in movimento rintracciabile in Amb-ulare (Ved Ambo…), il sostantivo Mirallègro nato dalla locuzione Mi
rallegro; Allegria (ricorrente nel 1535) è divenuto snm in Ilarità, questo adottato dal XIII sec, dal lat HILARIS
già gr HILAROS allegro, cui Ilàre, i composti Ilarodìa e Ilarotragèdia (commedia) con Ilarotràgico, il prefissato
Esilaràre con Esilarànte (EX intensivo); da non equivocare etim con Esile da EXSILIS (Ved Tela…), e gli
onomastici Ilario esplicito dal lat HILARIUS, Lelio col fem Lelia impliciti dal gr LALOS scherzoso.
Tornando al verbo LICERE legittimare, permettere, consentire… con il suo Pp LICITUS, l’ital ha coniato
Lècere o Lecère, Lecitèzza o Licitèzza, Lècito (omn di Lecito da LEKITHOS tuorlo) o Lìcito cui Liceità, eppoi
Licènza o il più fedele al lat Licènzia da LICENTIA libertà e in senso fig sfrenatezza cui Licenziàbile con
Licenziabilità, Licenziamènto, il gerundio aggettivato e sostantivato Licenziàndo “da licenziare”, Licenziàre,
413
Licenziatàrio, Licenziàto, e Licenziòso con Licenziosità dall’aggettivo LICENTIOSUS, il fedele al lat Lìcere
essere permesso con la terza persona del presente indicativo Licet si può che qualcuno avrebbe voluto
italianizzare in Lèce o Lìce, che s’è svolto nel sostantivo col valore di “latrina” dalla formula scolastica Si può
andare a gabinetto? ed infine Licitàre “libero per mettere all’asta” con Licitaziòne, dal lat LICITARE questo
frequentativo di LICERE.
Della stessa rad svoltasi in LAKW deriva Allettàre (omn di Allettare da Letto), cui Allettamènto, Allettànte,
Allettatìvo, Allettatòre e Allettèvole, dal lat ALECTARE intensivo di ALLICERE attrarre questo dal prefissato
AD LACERE, Delìzia da DELICIAE piaceri cui Deliziòso, questo con pref DE conclusivo e LACIO da
LACERE, cui l’ipocoristico Lèzio o Lèzia con Lezioso, Leziosàggine e Leziosità, eppoi l’aggettivo Delicàto o
Dilicàto con Delicatamènte, Delicatèzza, i glb l’ingl Delicius “delizioso” cui la locuzione Stark delicius “varietà
di Melo” dove STARK vale “del tutto” e il ted Delikatessen “delicatezze quali prelibatezze”,
Il percorso prosegue con Dilettàre da DELICERE sedurre tratto dal prefissato DE LACERE con Dilettàbile,
Dilettànza, Dilettaziòne ed il suo devb Dilètto; l’omn Dilètto è il Pp di DILIGERE amare con Dilettànte,
Dilettantìstico e l’omn Dilètto.
In percorso, ancora Làccio con Lacciàia e Lacciòlo, col denm prefissato Allacciàre (AD allativo) cui
Allacciamènto, Allacciatùra e Allàccio, dal lat LAQUEUS divenuto LACJUS nel volg da probabile discendenza
semant da LACERE attrarre, cui Laqueàrio, il gladiatore fornito di laccio; il termine, volgarizzato Lazzu, si
ritrova nel siciliano ‘ntirllazzu o ‘ntrallazzu (pref INTER) cui l’adattamento ital Intrallàzzo con Intrallazzàre e
Intrallazzatòre, eppoi nello sp LAZO anche in senso fig di “legame d’amicizia” e nell’antitesi “insidia”, adottato
in ital Làzzo nel senso di “atto o motto buffonesco” (omn di Lazzo da Latte). Lo si ritrova ancora Dall’ant franc
LIEM variante di LIEN laccio cui LIEMIER oggi LIMIER, l’ital ha adottato l’omologismo Limière attestatosi
come “segugio”.
Snm di Laccio (adottato dal XIII sec) è Guinzàglio (stesso sec) omologismo dall’ant ted WINTSEIL fune per la
tenda, cui Guinzagliàre e Sguinzagliàre questo col pref S sottrattivo.
Dal ted WINDE argano, cui l’omologismo Bìnda e il suo dim Bìndolo, è stato coniato il verbo fig Abbindolàre
con Abbindolamènto e Abbindolatùra; il termine svoltosi nel long WIFFA, ha prodotto in ital Bìffa, Guèffa
“matassa” con Aggueffàre, e Guìffa. In vrs connessione col primo, il long BINDA striscia di tela, dunque laccio,
cui l’omn ital Bìnda e un potenziale dim Bìndolo; allora, il verbo Abbindolare sarebbe una sovapposizione
lemmatica.
\ Licenza poetica
In premessa, occorre ricordare che l’articolo Lo (plur Gli) precede ogni termine che inizi per s impura, z, x, e gn, pn, ps.
Seguiamo questo segmento di versi appartenenti alla poesia “Il sabato del villaggio” di Giacomo Leopardi.
\...\ e qua e là saltando
fanno un lieto romore
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore
e seco pensa al dì del suo riposo \...\
È evidente nel quarto verso l’articolo il che precede erroneamente il termine zappatore.
Seguendo la sequenza dei cinque versi si hanno tre settenari e due endecasillabi.
Se il poeta avesse posto correttamente l’articolo Lo, il verso sarebbe risultato di otto sillabe, quindi un ottonario, non
armonizzato con i settenari precedenti e creando di conseguenza una zoppicatura.
Ottonario perché non sarebbe potuto accadere la saldatura della sillaba il con l’ultima di fischiando, insomma doil, grazie allo
strumento poetico della sinalèfe,
Un tale meccanismo è definito Licenza poetica o Libertà poetica, da non utilizzare in prosa e nel parlato.
Pindàrico è il relativo di Pindaro il poeta gr (518/438 aC) cui, in locuzione, Ode pindarica e Volo pindarico, una particolare
“licenza poetica” che vede il poeta passare repentinamente da un concetto all’altro, in definitiva è il passaggio repentino di un
enunciato a un altro o altri, allo scopo di tessere delle similitudini per meglio far comprendere il concetto che l’autore vuole
esprimere. La locuzione, nondimeno, sta assumendo anche valore di discorso farcito di incisi e con esito inconcludente o
banale.
\ Abbondanza
Dal lat ABUNDANZIA, dalla composizione AD BUNDANTIA, deriva Abbondànza e Abbondàre dal verbo ABUNDARE;
vrs connessione con Ubere-ùbere dal lat UBER fertile, cui lo sdrucciolo Ubero-ùbero o Uvero-ùvero “mammella”, da non
equivocare con l’omn piano Ubèro o Ubièro omologismo dall’ar HUBARA otarda.
Il percorso prosegue in Ubertà, Ubertòso con Ubertosità, e il prefissato Esuberàre con Esuberànte, Esuberànza, Esùbero (pref
EX) in complanare con Esuperànte, Esuperànza da EXSUPERARE, questi in via d’archiviazione. Probabile connessione rad,
invece, col tema med BUNYA recipiente rigonfio, cui il dim Bùgnola che sta per “paniere”, fig “banco degli accusati” e
“cattedra” questa, in accezione, per gli accademici della Crusca; direttamente dal tema, Bùgna “pietra lavorata a punta di
diamante sporgente da un muro” 1 cui Bugnàre e Bugnàto, o col mas Bùgno “arnia” cui Bugnerèccia “insieme di arnie”, il
cui dim Bùgnola s’è attestato fig in “recipiente gonfio” eppoi “paniere”.
Attraverso il franc, il tema med BUNYA s’è svolto nel franc BEIGNE bugna eppoi nel fig BEIGNET cui il glb Bignè “sorta
di dolce o panino”; i lat già conoscevano una sorta di Bignè, e lo indicavano con LUCUNCULUS quale dim di LUCUUS
pasticciotto, in connessione rad con LUCULENTUS luculento.
Da non includere nel percorso il lemma Bignònia “Genere di arbusti” cui Bignoniàcee (la Famiglia) coniati a ricordo
dell’abate J. Bignon (1589/1656).
1
Le bugne partecipano al rivestimento esterno del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, del Palazzo De Matteis a Corato qui chiamato in volg U
palazz de re péte pizzut “il palazzo delle pietre pizzute”.
GAZZETTA
Dal gbz GAZA tesoro, il dim Gazzètta starebbe ad indicare spiccioli, in altre parole una moneta di bassa lega
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coniata a Venezia. Per acquistare un giornale, nel 1543 a Venezia, bastava pagare due gazete; a Firenze
occorreva il resto del carlino. Da qui l’illuminazione di chiamare Gazzetta e Resto del carlino i due giornali. Il
primo nome di testata ha avuto più fortuna, perché oramai è assimilato a Quotidiano e Giornale, tant’è che ha
avuto l’alto onore d’essere elevata a Gazzetta Ufficiale. Storicamente, il nome Gazzetta, quale snm di Giornale o
Quotidiano, è stato in uso sino al 1900; la più vecchia è la Gazzetta di Mantova, stampata sin dal 1664, donde
Gazzettìno e Gazzettìstico eppoi Gazzettànte e Gazzettière.
GAZZA
L’uccello Gàzza, altrimenti detto Pica o Ghiandaia, con la versione toscana Gàzzera e Gazzerìno, è
un’attestazione fonetica dal lat volg GAIJA già GAIA, scherzosamente riferito sia al volatile dei Corvidi sia alla
Gazza marina volatile degli Alcidi. In connessione fig l’aggettivo Gàzzo “di colore glauco” cui Gazzuòlo.
La connessione pur fig con il sostantivo Gàzzo “berretto del doge di Genova”, invece, non pare così esplicita.
Il lat GAIJA ha ispirato il prvz GAI vivace come una gazza, cui l’ital Gaiamènte, Gàièzza, Gàio da GAIUS cu il
dim Gaiètto (omn di Gaietto variante di Caetto), l’onomastico Gaia, il quale è in concorrenza con Gaia (ispirato
all’altro nome della divinità greca Gea, la cui omologa nordica è Jordr) e il lenito mas Caio da Gaio; pseudoetim
un Gàia (omn di Gaia felice) dal lat CAVEA gabbia attraverso il genovese Gai, e Gaiètto (omn del dim Gaietto
di Gaio) o Caètto dal prvz CAIET screziato. Il lat GAIJA e il prvz GAI sono connessi, in ambito comune
indoeur, col celt GAIL allegria cui l’onomastico Galeazzo “che porta letizia”.
Il mammìfero Gazzèlla è, a sua volta, l’omologismo con attestazione fonetica dall’ar GHAZAL, già voce
africana GAZEL, attraverso il ptg GAZELLA.
BRUTO BRUTTO BRUT
BRUTO
Brùto, d’origine osca, ci viene dal lat BRUTUS pesante. Nel percorso troviamo Brutàle, Brutalità, Brutalizzàre...
Il Brutalìsmo fu coniato in Francia negli anni cinquanta, ricavato da BETON calcestruzzo BRUT, e indicava
l'opera d’alcuni architetti (i Neobrutalìsti), i quali intendevano sfruttare le capacità espressive implicite delle
strutture, sull'esempio del Brutalista storico Le Corbusier, autore dell’Unitè di habitation a Marsiglia 1948-54. In
Italia, esempio di Brutalismo è l’Istituto Marchiondi di Vittoriano Viganò, a Milano, innalzato nel 1957. Il
termine BETON calcestruzzo è l’evoluzione dal franc ant BETUN fango, cui l’ital Betonàggio, Betonièra,
Betonìsta… da non equivocare con Betònica, questo dal nome di una stripe celtica dei Vettones, cui anche
Bettònia, Brettònia, Vettònica.
Il progenitore di BRUTUS è GWERE-U grave, che discenderebbe da un GWER inghiottire e si sarebbe attestato
in area gr con BARYS e in sct con GURU figura grave, solenne cui l’omologismo Gùru.
Dal tema GWERE-U sarebbe disceso il lat GRAVIS, cui Gràve, donde i vari derivati e fig nel senso di “pesante,
duro, carico, incinta, lento nei movimenti, addolorato, opposto ad acuto” quale Gravàre con Gravàbile,
Gravàme da GRAVAMEN, Gravamènto, Gravatìvo, Gravàto, Gravemènte, Gravèzza, un raro Gràvico, eppoi
Gravidànza o Gravidèzza con Gràvida “incinta” con Gravìdico e Gravidìsmo, *Gravità o Gravitàde e Gravitàte
cui la locuzione Legge di gravità, Gravitàre con Gravitaziòne e Gravitazionàle, Gravoso con Gravosità e
Gravosamènte, che, con i pref, diventano Aggravàre con Aggravamènto, Aggravànte Aggravàto e Aggràvio (AD
allativo), Ingravàre con Ingravescènza e Ingravescènte dall’incoativo INGRAVESCERE, Ingravidàre con
Ingravidamènto (IN illativo), Sgravàre con Sgravamènto e Sgràvio (S sottrattivo); G. Verga (1840/1922) ha
coniato il composto fig Ingravidabalcòni per definire lo spaccone sedicente seduttore, capace solo di corteggiare
i balconi delle donne.
Il percorso prosegue con i composti Graveolènte con Graveolènza, Gravicèmbalo, Gravisonànte, il pref GRAVI
da Gravitazione in termini quali Gravimetrìa con Gravìmetro, Gravitòne o Graviòne (ellittico di Gravità e
Fotone), Gravitropìsmo snm di Geotropismo,
Il termine Grève o Griève nasce dall’inc di GRAVIS grave col suo opposto LEVIS lieve. Dal rad GWER
inghiottire dalla serie onomatopeica GL GL, l’ital conta Gòla, cui un Golàre “inghiottire” e i prefissati Sgolàrsi
“affaticarsi con la voce” cui Sgolàto omn di Sgolato “scollato”e Soggolàre (SUB sotto) da Soggòlo (dal XV sec)
ellittico di Sottogola.
Il termine Gola vale anche nel senso di “ghiottoneria”cui Golòso, Goloserìa, Golosità e una corruzione in Gùlo
giàtardo lat GULO che vale “ghiotto”, il prefissato Ingolosìre (IN illativo); eppoi il fig Golèna, Golètta
(abbigliamento, omn di Goletta “navicella).
Gramìgna dal lat GRAMEN erba-foraggio cui Graminàcee, col suff da GWER che sta per vorace (di colture),
ma nulla vieta di aggiungere che, nel caso di Gramigna, ci sia stata una sovrapposizione con il tema med
GRAMA contorcersi. Tra le Graminacee si conta la Dùra o Dùrra omologismo dall’ar DHURRA, lo Spàrto
(omn di Sparto da Spartire) dal lat SPARTUM già gr SPARTON snm di Giunco marino dal quale si ricava la
Carta di riso.
Goliàrdo è un termine alieno in questo percorso, giacché deriva metaf da Golia, il biblico gigante avversario di
David, cui Goliardàta e Goliàrdico.
Il gr conta lo specifico LARYNKS gola cui Larìnge, Laringàle, Laringèo, Laringìsmo, Laringìte e il pref
LARINGO per composizioni quali Laringòfono, Laringografìa, Laringoscopìa con Laringoscòpico e
Laringoscòpio, Laringòtomo.
In gola ci sono le Tonsìlle, questo dal lat TONSILLAE dim di TOLES “il loro gonfiore”, d’etimo sconosciuto,
cui Tonsillàre, Tonsillectomìa (asportazione delle tonsille, termine composto con il gr EK fuori e TEMNEIN
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tagliare) con Tonsillòtomo, Tonsillìte questo col suff medico ITE che vale “malattia acuta”; si potrebbe supporre
che il lemma Tonsille si sia sovrapposto al Pp lat TONSUS di TONDERE tagliare del tutto, perché considerate da
asportare.
BRUTTO
Da Bruto ci sarebbe pervenuto il suo peggiorativo toscanizzato Brùtto, i quali avrebbero seguito sing dei percorsi
semantici, differenziandosi. Derivati dal peggiorativo, Brùtta (copia), Bruttèzza, Bruttùra...
BRUT
Il termine Brut rozzo traslato dal franc, questo dall’ant BRYT, qualifica l’espressionismo spontaneo dei bambini,
degli alienati e dei medium, quest'ultimi in trance; insomma al di fuori d’ogni ufficialità.
Brut è anche il vino primitivo, che non ha subito la seconda fermentazione, ma è anche lo champagne secco
\ Suffisso Prefisso VORO
Suffisso OMNI ONNI
Sono i derivati dalla rad (G)WER inghiottire, cui il gr BOROS che divora, il lat VORARE con Voràce, Voracità, Voràgine,
Voraginòso. Divoràre con Divoratòre, col pref DE conclusivo, vale mangiare e chi mangia avidamente; attraverso il lat,
l’ital conta il suff VORO che divora adattato per composizioni quali Carnìvoro e, in senso fig Idròvora questo con IDRO
“acqua” vale quale meccanismo per lo smaltimento delle acque, con Idròvoro.
Omnìvoro o Onnìvoro è dal lat OMNIS tutto, cui l’inv Omnium “di tutti”, Ogni-ògni o l’obsoleto Onni-ònni per il fenomeno
della mutazione del gruppo lat mn nell’ital nn e gn, pertanto il pref OMNI, fedele al lat, per composizioni quali Omnìbùs,
Omnidirezionàle, Omnipervasìvo, Omnisciènza con Omnisciènte, il pref complanare ONNI in Onniaccogliènte con
Onniaccogliènza, Onnicomprensìvo, Onnidirezionàle, Onninamènte “assolutamente”, Onnipervadènte e Onnipervasìvo,
Onnipossènte, Onnipotènte con Onnipotènza, Onnipresènte con Onnipresènza, Onnisciènza con Onnisciènte che conosce
ogni scienza (per accezione relativo alla divinità), Onniveggènte con Onniveggènza; infine, nel percorso di OGNI, l’ital conta
le composizioni Ognìndi che sta per “ogni dì” con epentesi della n, la locuzione D’ognintòrno (D’ogn’intòrno), Ogniòra
meglio Ognòra, Ogniqualvòlta, Ognissànti da OMNES SANCTI tutti i Santi, Ognitèmpo, Ognùno.
Nel percorso complanare dal gr BOROS che divora, cui BIBROSKO mangio, l’ital conta ancora un suff BORO per rari
composti quali Ellèboro (col gr HELLOS cervo, indica una pianta delle Ranuncolacee, ricercata da questo animale), Polìboro
“molto vorace” riferito ad una specie di falco, con POLYS molti.
In complanare con Vorace, l’ital conta Zàbro dal gr ZABROS vorace.
PERDONO PERDONISMO PERDUTO
PERDONO
Perdòno è il sostantivo devb del lat medv PERDONARE ottenere la misericordia divina riscattandola attraverso
(pref PER) una donazione (DONARE), termine adottato e diffuso dalla Chiesa sostituendolo a Condonare con
cambio di prefisso. Perdonàre è tradizionalmente risparmiare la vita, non punire, in percorso, Perdonàbile,
Perdonamènto, Perdonànza “terminologia cattolica”.
In volg tarentino, i Perdòni sono gli incappucciati nelle processioni dei Misteri del Giovedì Santo.
PERDONISMO
Il Perdono è stata un'operazione finanziaria che aveva condotto alla soluzione delle scomuniche, grazie ad
un’onerosa gratificazione alla chiesa. Una pratica di privilegio per i più abbienti che, tra l'altro, aveva
contribuito, per reazione, alla scissione dei Protestanti. Perdonìsmo e Perdonìsta sono definiti l'atteggiamento e i
favorevoli alla riconciliazione nazionale, dopo gli anni di piombo e quelli delle tangenti. Sapore di opportunismo
politico, invece, potrebbero averli se affiancati all'evasione fiscale, alle atrocità di guerra, ai crimini dittatoriali,
ai reati di mafia, di strage... per tali reati la storia semant dell'umanità non può concedere il perdono.
PERDUTO
Perdùto, Pp di Pèrdere, la cui composizione lat è DARE con pref PER al di là svoltosi in PERDERE. L’ital
Pèrdere, letteralmente, metaf, realmente, può assumere molteplici valori, quali Pèrdita della capacità, della vista,
delle cose familiari, della ragione, della vita... Cosa perduta, pertanto, etim è anche una donazione. In percorso
semantico, il sostantivo adottato in musica Perdèndosi, Perdènte, Perdènza, Perdìbile con Imperdìbile (pref IN
negativo), Perdimènto, Pèrdita, Perditòre, Perdiziòne, i Pp Pèrso (dal XIII sec, omn di Perso “scuro”) e Perdùto
(dal XIV sec) cui Perdutamènte; eppoi i composti quali Perdifiàto, Perdigiòrno e Perdinòtte, Perdilègno (bruco
di farfalla che rosicchia, disperdendo il legno), Perditèmpo, il prefissati Sperdùto quale Pp di Spèrdere, con pref
S durativo, in complanare con Spèrso cui Spèrsola “sorta di tavolo da lavoro per caseifici”.
Ancora il prefissato Dispèrdere, dal lat DISPERDERE dissipare col pref DIS intensivo, cui Disperdènte,
Disperdènza, Disperdimènto, Disperditòre, Dispersività, Dispersìvo, Dispèrso e Dispersòre, dà l’idea della
disseminazione, rispetto a Sperdere, il cui pref S durativo imprime un rafforzamento al concetto. Il lemma
Dispersione, infatti, è da DISPERGERE con valore di “disperdere”. La semantica ha imposto i Pp Perso e
Sperso in complanare a Perduto, Sperduto, lasciando solo Disperso da Disperdere.
\ Vincere Vincolo
Opposto a Perdere è Vìncere, questo inv dal lat VINCERE da rad WEIK combattere attestatosi in esito positivo - omn di
WEIK scambiare (Ved Vece-Vice in Gene…) - Nel percorso di VINCERE, si conta Vincìbile, Vìncita, Vincitòre o il desueto
Vintòre da Vìnto questo anche in desueto Vìtto (omn di Vitto “modo di vivere”), Vincìbile con Invincìbile, Vittòre da
VICTOR supino di VINCERE, Vittòria da VICTORIA, derivato dal Pp VICTUS, con un poetico Vìnta “vittoria”, Vittoriàle,
Vittoriòso, Vittrìce, il composto Vincipèrdi.
In questo percorso si conterrebbe Vìttima, cui Vittimìsmo, Vittimìsta, Vittimìstico, Vittimizzàre e il composto Vittimologìa,
dal lat VICTIMA, estratto dal Pp VICTUS, il cui suff farebbe pensare al lat IMUS che sta in basso, così come ogni vittima
“caduta-stesa” per essere stata sacrificata, ma altra analisi farebbe derivare il termine dal rad WEIDH connessa col sct
VINDHATE manca di (vita), nel percorso di Vedova da WIDHE-WA “manca di (marito)”.
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Il lemma Vìnci è fuori percorso quale omologismo dall’ingl WINCH argano, termine adottato in area glb con Winch
“verricello”, eppoi Vinciàno relativo a Leonardo da Vinci in complanare con Leonardèsco, ed infine Vincisgràssi che nella
culinaria marchigiana è sorta di pasticcio con lasagne, un omologismo poiché deriva dal nome del nobile austriaco
WINDISCHGRATZ il cui cuoco avrebbe inventato questo piatto.
Con i pref, Convìncere cui Convìnto e Convinziòne inv da CONVINCERE (COM d’intensificazione), Evìncere con Eviziòne
questo nome d’azione da EVINCERE (EX conclusivo), Invìtto da INVICTUS (IN privativo), Pervicàce e Pervicàcia da
PERVINCERE (PER attraverso), Rivìncere da REVINCERE (RE iterativo) e Rivìncita (RI di movimento inverso,
sovrapposto al senso iterativo), Sopravìncere o Sopravvìncere e Stravìncere. Dal franc REVANCHISTE di REVANCHE
rivincita, cui il glb Revanche l’ital ha ricalcato l’esot Revanscìsta (inizi ‘900), con Revanscìsmo e Revanscìstico, snm di un
più ital Rivincìsta, ma questo con una sfumatura di “vendetta”.
Il percorso onomastico conta Vincenzo dal Ppres VINCENS colui che vince col suo dim Enzo, gli espliciti Vittore e Vittorio
e un ipocoristico Vito “bellicoso” in connesione col rad WEIK nell’accezione di combattere.
L’estensione rad in WEI-EK, ha condotto al sct VI-VYAKTI abbraccia, alla mutazione in senso fig del lat VINCERE in
VINCIRE legare cui l’ital Vìncido “appassito-flessibile”, Vincìglio, Vìncolo o Vìnculo da VINCULUM cui Vìncolàre,
Vincolànte, Vincolatàrio, Vincolatìvo con Vincolatività, Vincolàto o Vinculàto, Vincolìsmo con Vincolìstico, eppoi Vìnchio
o Vìnco (botanica) con Vincàstro, Vinchèto o Vincàia, il composto Vincibòsco (snm di Caprifoglio) e, con i pref, Avvìncere
con Avvìnto, Avvincidìre, Avvincigliàre, Avvinghiàre questo dal tardo lat VINCULARE inc con CINGULUM, Divincolàre,
Svincolàre-Svìncolo... Connesso con VINCIRE, il lat conta PROVINCIA territorio sottomesso, ma in origine stava per
incarico da magistrato; l’ital ha mantenuto Provìncia quale significato corrente, con Provincialàto, Provinciàle,
Provincialèsco, Provincialìsmo, Provincialità, Provincializzàre.
\ In Italia, la provincia più piccola è quella di Trieste. \
BOTTA BOTTE COMBATTERE
BOTTA
Bòtta “percossa-colpo d’arma da fuoco”, più usato al plur Bòtte (omn di Botte “tino”), è un omologismo devb,
derivato da un ant Bottàre “percuotere” cui il corrente Bottàta “frase-locuzione pungente” o metaf “costo
eccessivo”, saldamente connesso con Buttàre; il cambio di vocale dipenderebbe dalla consolidata dizione sett.
L’origine è got BAUTAN, in connessione con il franc ant BOTER spingere già BOTAN battere e, nel duplice
significato di gettare e germogliare cui Bùtto “germoglio”; Getto è infatti snm di “germoglio”, benché il devb
Bòtte, in complanare, si sia trasformato in menar le mani.
Nel volg siciliano il verbo Buttare sta per spingere, in ossequio al franc ant BOTER, cui la voce Imbuttaturi, gli
addetti al trasporto (a spingerla) la struttura mobile del santo in processione.
In percorso da Bottare “colpire” si ha ancora Bòtto “colpo” e fig “stretta del torchio” (in tipografia) cui Bottèllo
che tramite la metonimia è passato in “cartellino impresso”; col pref S intensivo si ha Sbòtto, Sbottàre, Sbottàta,
che stanno per prorompere, comunemente riferiti alla risata, al pianto, ad una crisi di rabbia, d’ira... eppoi, da
Buttare, si ha Buttàta, Buttalà “ant moneta piacentina” dalla locuzione Butta là, con i composti Buttadèntro,
Buttafuòco, Buttafuòri, il militaresco Buttasèlla.
Con il pref COM si ha Combùtta “accozzaglia di gente buttata lì” da un Combuttàre. Inaspettato nel percorso è
Bottòne, fig dal franc BOUTON gemma botanica d’identica rad di BOTER, cui il termone botanico Bottonària
“sorta di piante erbacea” con, in locuzione, Botton d’oro “sorta di ranuncolo”, Bottone d’argento snm di
Tarmica, eppoi i termini per indumenti quali Bottonàto, Bottonièra, Bottonière, Bottonièro, il composto
Bottinificio, i prefissati Abbottonàre con Abbottonàto, Abbottonatùra e Abbottanamènto, , Imbottonàre,
Rabbottonàre o Riabbottonàre e Sbottonàre, questo anche fig “confessare senza alcuna reticenza” con Sbottonàto
e Sbottonatùra.
Esiste infine un Bùtta cui l’accr Buttòne che sta per “puntello” per accezione di sostegno alla volta delle gallerie,
attraverso il franc BOTER spingere cui ancora in vrs connessione la locuzione glb BUTTES TEMOIN rilievo
(spinta) testimone in terminologia geografica.
L’omn Bòtta, al sing, è anche il derivato del ger BUTTA e sta per rospo, semant per brutta calzatura.
Snm di Bòtte “percosse” è Bùssa, meglio Bùsse, devb da Bussàre vrs in metaplasmo dal lat PULSARE e
assimilato a Tamburare “colpire-bastonare”, cui Bussàta, Bussatòio, Bùsso “colpo” e Bussètto “attrezzo
artigianale”.
BOTTE
Bòtte (adottato dal XII sec, corretta accentazione bótte), sing fem, snm di Tino (stesso sec) e omn del plur Botte
“percosse”, è dal tardo lat BUTTIS, che dall’originario “vasetto” è divenuto via via un enorme contenitore. Altri
derivati secondo il proprio percorso semantico o metaforico: Bottàccio “fiasco, damigiana”, ma anche “bacino
d’acqua”, Bottacciòlo (rigonfiamento, anche organico) o Bottacciuòlo, Bottàio (l’artigiano) con il volg veneto
Boter, Bottàle con Bottalàre e Bottalìsta, Bottàme “l’insieme delle botti in cantina”, Bottàta (ironia), Bottatrìce in
riferimento alla forma rigonfia è un pesce d’acqua dolce, Bottàzzo (marinaresco) con una variante in Bottàccio,
il fig Botticèlla carrozzella romana dal dim di tardo lat BUTTICULA con il mas Botticèllo “vaso di cristallo a
forma di botte”, Bottìno pozzo nero cui Bottinàre (omn di Bottino preda e il relativo Bottinare, in connessione
fig), Bottinàio e Bottinatùra. Botticelliàno e Botticellèsco sono relativi al pittore S. di Mariano Filipepi detto il
Botticelli (1444/1510), ed anche qui la cognomastica è vrs ispirata al percorso di Botte originata da un
soprannome.
Eppoi l’ital conta i prefissati semant e fig, Imbottamènto, Imbottàre, Imbottatòio, Imbottatòre, Imbottatùra,
Imbòtte (architettura), Imbottinàre “concimare col bottino”, Imbottìre “riempire come una botte” transitato dallo
sp EMBUTIR con Imbottitùra, il composto Imbottavìno (un imbuto); il franc conta CAPITONNER imbottire,
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cui i glb chirurgici Capitonnage e Capitonnè.
Dal dim lat BUTTICULA, attraverso il franc BOUTILLE recipiente da vino, l’ital conta ancora Bottìglia con
Bottigliàio, Bottigliàta, Bottiglièra, Bottiglière, Bottiglierìa, Bottigliòne, con il prefissato Imbottigliàre (INH
illativo) cui Imbottigliamènto, Imbottigliatòre e Imbottigliatrìce, eppoi la locuzione Bottiglia renana in relazione
con Vino renano ossia il Riesling renano con la variante Riesling italico.
Pseudoetim, l’oramai desueto Bottàna omologismo dall’egiziano BUTANA pelle di montone conciata, Bottàrga
omologismo dall’ar BATRAH uova di pesce (muggine, tonno, pesce spada).
In associazione, Caràffa, che vale “bottiglia dalla pancia larga”, omologismo dall’ar GARRAFA, cui Scaraffàre
(pref S intensivo).
La rientranza in fondo ad alcuni tipi di bottiglia (da vino), è definita Picùra, d’etimo ignoto, termine estraneo al
percorso di Epicurèo con Epicureggiàre e Epicureìsmo tutti relativi alla filosofia del gr Epicuro (341\270 aC).
\ Fiasco Flacone
Bottiglia ha il suo snm in Fiàsco, questo dal got FLASKO cui Fiàsca, Fiascàio, Fiascheggiàre, Fiaschetterìa 1, Fiascòne;
Fiasco è anche fig “fallimento”, vrs da fiasco rimandato vuoto. Il termine FLASKO svoltosi nel lat medv FLACCO ha
prodotto Flacòne col dim Flaconcìno.
Dallo sp BORRACHA fiasca, l’ital conta l’omologismo Borràccia, connesso col med paleoeuropeo BORRA corpo tondo;
infatti lo sp BORRACHA vale donna gonfia di vino-ubriaca.
1
Nel milanese, Fiaschetteria, Bettola o Osteria, è indicata con Tràni, il toponimo della cittadina pugliese dalla quale s’importava una quantità
significativa di vini. Tale fenomeno di trasposizione non è l’unico; a Foggia, ad esempio, un negozietto di generi alimentari è ancora indicato
con Coratìno, foneticamente corrotto dal dialetto in Quaratino, dalla provenienza del proprietario di una storica rivendita da Corato.
\ Pirata Bucaniere Filibustiere
Per il lemma Piràta (adottato dal XIV sec), con i derivati Piraterìa, Piratèsco, Piràtico, inv dal lat PIRATA, dal gr PEIRATES
che assale, si potrebbe pensare ad una ant connessione con PYR fuoco, poiché ogni assalto, sia di terra sia di mare, finiva in
incendio; infatti, l’altro snm Bucanière (già in uso nel 1813) è l’omologismo dal carabico BOUCAN, questo uno strumento
per affumicare le carni, ma che potrebbe essere stato utilizzato per indicarne fig la spada (lo spiedo).
Omn di Bottino pozzo nero – ma evidente la connessione fig - e il relativo verbo Bottinare, è Bottìno preda cui Bottinàre
“saccheggiare” e Bottinatrìce, omologismo dal franc BUTIN cui Filibùsta, Filibustière (adottato dal 1929), attraverso l’ol
VRIJBUITER lemma composto e che vale libero di far (cacciatore di) bottino. Il got utilizzava RAUBA per Bottino o Preda,
cui il denm RAUBAN omologato nell’ital Rubàre, già Robàre, cui Rùba, i fig composti Rubabandière “sorta di giuoco da
ragazzi” e Rubacuòri; il franc ha tradotto il got RAUBA in armatura o veste, vrs quale bottino di guerra, passato nell’ital
Ròba già Ròbba, con Robàccia, nella semantica corrente “materiale in genere” e “stoffa” cui l’accr Robòna o Robbòna e il
comnposto Robivècchi, ma anche nel glb franc ROBE vestito femminile cui la locuzione glb Robe manteau “sorta di vestitosoprabito”.
Lemma alieno è Robiòla con i dim Robiolìna e Robiolìno “sorta di formaggio” dal toponimo Robbio.
COMBATTERE
Combàttere contiene la composizione lat volg CUM-BATTERE (battere con…) che ha raggiunto significati
esponenziali estremistici batterci sino alla morte. In origine, il termine aveva una precisa giustificazione semant
- battersi con le pietre, poi con i bastoni e, più tardi, con le spade - oggi, esso continua il suo percorso
esponenziale ricorrendo alle armi da fuoco, a quelle nucleari… e non rimane proprio nulla di quel battere.
Derivati espliciti: Combattènte, Combattentìsmo, Combattimènto, Combattività, Combattìvo, Combattitòre...
Privi di pref, dal lat BATTUERE, che non ha connessioni altrove, diventano Bàttola, Battàna con l’affine
Battèllo, Battitòre…
\ Nel Trevigiano ricorreva una simpaticissima frase proverbiale-aforistica “Mi no vado a combatar”. L’aveva rilanciata Remigio Forcolin
(biografia “Il conte d’Aci Castello – Remigio Forcolin e noi” SA, Ed Rebellato 1992), quale sottotitolo per il suo foglio satirico Cagnan, dal
nome del coro d’acqua dantesco che s’accompagna con il più copioso Sile. Il regime fascista ritenne la frase pericolosissima per la
propaganda e fece di tutto per censurarla. “Mi no vado a combatar” non avrebbe mai avuto odore di diserzione e certamente fu lo stesso
imbecillismo politico, con i suoi timori, ad accendere ed alimentare una interpretazione di tradimento. “Mi no vado a combatar” era l'intento
popolaresco di “non vado ad impicciarmi degli affari altrui” e Forcolin, maestro d’ironia qual era, la utlizzava a titolo delle sue ciacoe
(chiacchere) di paese che riportava sul foglietto. Ecco, quindi, un esempio come gli avvenimenti possono incidere su di un tranquillo
percorso semantico. Pochi, oggi, ne ricordano il significato di piazza, a beneficio di quello indotto dai censori. La stessa sorte toccò alla
struggente canzone napoletana “Bei tempi di una volta. Bei tempi dove siete?” composta nel 1916; anche in questo caso, l’imbecillismo di
regime non ebbe la cultura necessaria a comprendere che, in ogni luogo ed in ogni generazione, arriva il tempo quando la nostalgia delle cose
passate si acuisce, rivolgendosi agli anni della giovinezza, senza ideologie o pensieri di sorta. \
CATTIVO RICATTO CATTOLICO
CATTIVO
Cattìvo, dal lat cristiano CAPTIVUS DIABOLI afferrato dal diavolo, indemoniato, derivato dal Pp di
CAPTARE intensivo di CAPERE prendere (verbo denm da un CAPUS CAPERIS), svoltosi in CIPERE con
normale passaggio della a in i, da rad KAP prendere cui, con i vari pref, Accattivàre che dall’ant “fare
prigioniero” s’è svolto fig in “conquistare-ingraziarsi” con Accativànte e Accattivàto (AD allativo), Incattivàre
(IN illativo) snm di Imprigionare, Incattivìre “diventare cattivo” con Incattivìto, eppoi Accettàre da
ACCEPTARE (AD allativo) attraverso il Pp ACCEPTUS di ACCIPERE (AD allativo) con Accettàbile e
Accettabilità, Accettànte, Accettàta, Accettaziòne, Accettèvole, il composto Accetilaziòne (dalla locuzione lat
ACCEPTUM FERRE accusare ricevuta col Pp LATUS di FERRE portare), Accètto fig “gradito”, Accettòre e
Acceziòne 1, Discettàre da DISCEPTARE (DIS dispersivo) disputare cui Discettatòre e Discettaziòne; eppoi
Eccipiènte (pref EX col Ppres CIPIENS), Concepìre “elaborare, comprendere, ideare, intendere, assorbire” e, per
accezione, “l’accogliere da parte della donna il seme di una nuova vita” da CON CIPERE (COM associativo),
cui i desueti Concèpere e Concìpere, con Concepìbile e Concepibilità, Concepimènto, Concepìto e, in locuzione
glb ingl, Concept car (CAR auto, idea per un prototipo d’auto), Concept provider (PROVIDER fornitore, vale
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ideatore multimediale), Concept store (STORE magazzino, vale centro commerciale con architettura
d’avanguardia), Concètto (Pp CEPTUS) con Concettàre, Concettìsmo, Concettìsta, Concettìstico, Concettìvo,
Concettizzàre, Concettòso e Concettosità, Concettuàle con Concettualìsmo, Concettualizzàre e
Concettualizzaziòne, Concezionàle e Conceziòne da CONCEPTIO CONCEPTIONIS (per accezione, riferito alla
Madonna), cui l’onomastico Concetta, il prefissato Contracceziòne attraverso l’ingl CONTRACEPTION da
CONCEPTION concezione mutandone il pref, con Contraccettìvo da CONTRACPTIVE, snm di Profilattico e in
complanare con Anticoncezionàle cui la locuzione Pillola anticoncezionale questa, appena composita e
distribuita, considerata uno strumento di reato contro la stirpe.
Ancora, Decipiènte “ingannatore” quale Ppres del prefissato DECIPERE ingannare da DE CAPERE, cui Decìpula
“inganno”, e per accezione “laccio per ingannare (cacciare) i volatili”, Incètta, Incettàre e Incettatòre da IN-CEPTARE,
Incipiènte Ppres da IN CIPERE, con l’inv Incipit-ìncipit “comincia” dalla terza persona sing del presente
indicativo INCIPIT da IN CIPERE “incominciare-dal capo”, e Incipitàrio, sovrapposto a CAPUT-CIPITIS capotesta; eppoi Intercettàre attraverso il franc INTERCEPTER dal lat INTER CIPERE con Intercettamènto,
Intercettatòre, Intercettaziòne, Intercètto, Intercettòre e Interceziòne da INTERCEPTIO INTERCEPTIONIS. Il
percorso prefissato prosegue con Occupàre da OB CAPERE (pref OB di valore intensivo) con Occupàto,
Occupatòre e Occupaziòne con Occupazionàle e il prefissato Disoccupàre con Disoccupàto e Disoccupaziòne
(pref DIS separativo); eppoi Recipiènte quale Ppres di RE CIPERE ricevere con Rècipe inv dalla seconda
persona sing del presente indicativo RE CIPE prendi e Recepìre, Recettòre o Ricettòre da RECEPTOR con
Recettoriàle, Receziòne o Riceziòne da RE CEPTIO, Ricètta dal Ppass fem RECPTA di RE CIPERE con
Ricettàre o Recettàre da RE CEPTARE, Ricettàcolo o Recettàcolo da RE CEPTACULUM nome di strumento
del prefissato RE CEPTARE, Ricettàrio, Ricettatòre, e Ricettaziòne da RECEPTATOR che offre asilo,
Ricettìvo, con Ricettività o Recettìvo e Recettività, dal Pp di RE CIPERE e suff durativo IVO, Ricettìzio o
Recettìzio da RECEPTICIUS, Ricètto da RE CEPTUS astratto di RE CIPERE, l’esplicito Recèpere con
Recepimènto ed ancora Ricèvere da RE CIPERE con lenizione di p in v, cui Recettìzio o Ricettìzio, Ricevènte,
Ricevimènto, Ricevitòre con Ricevitorìa, Ricevùta e Ricevùta, il glb ingl Reception con Receptionist.
Infine, Suscettànza da SUSCEPTUS Pp di SUSCIPERE prendere (col suff ANZA, francesismo su calco di
Induttanza) e pref SUS che vale su di sé cui Suscettìbile, Suscettibilità, Suscettìvo e Suscettività; eppoi col pref
PRE viene Precìpuo da PRAE CIPUUS prendere prima con valore di principale- fondamentale, da CAPERE,
cui Precipuamènte.
Dal desiderativo CAPERARE di CAPERE l’ital conta il prefissato Recuperàre o Ricuperàre con Recùpera,
Recuperàbile o Ricuperàbile, Recuperabilità o Ricuperabilità, Recuperànte o Ricuperànte, Recuperàto,
Recuperatòre o Ricuperatòre, Recuperatòrio o Ricuperatòrio, Recuperaziòne o Ricuperaziòne, Recùpero o
Ricùpero.
La sovrapposizione lemmatica di un ant ACCIPITER sparviero con ACCEPTOR uccello da rapina del sistema
di ACCIPERE, questo inc con AVIS uccello, ha portato al prvz ASTOR, cui l’ital Astòre “specie di uccello”;
l’ital conta ancora un Aucùpio dal lat AUCUPIUM uccellagione composto con AVIS uccello e CAPERE
catturare, da non equivocare con l’assonante Aucùba (sorta di arbusto) questo omologismo dal giapponese
AOKOBA.
Altro verbo intensivo di CAPERE è CAPTIARE, cui un volg sett Cazar invariato attraverso lo sp CAZAR,
svoltosi nell’ital Cacciàre col devb Càccia, questo anche componimento poetico astrofico, Cacciagiòne,
Cacciatòre; Cacciàre vale ancora fig “emettere, estrarre, piantare, germogliare”, eppoi “nascondersi-ficcarsi” cui
il riflessivo Cacciàrsi, “mandare via” cui i prefissati Discacciàre e Scacciàre, questo con Scacciamènto,
Scacciàta, Scacciàto, Scacciatòre e Scaccìno (suff INO per mestiere), ancora i composti Scacciacàni “sorta di
pistola a salve”, Scacciadiàvoli “artiglieria”, Scacciafùmo, Scacciaguài, Scacciamòsche o Cacciamòsche,
Scacciapensièri “sorta di strumento musicale” tipico della Sicilia, presente anche in Sardegna qui indicato con
Trumba questo vrs d’origine onomatopeica come Tromba. In percorso, il dim Cacciarèlla, Cacciàta, Cacciatòra
con Cacciatorìno, Cacciatòre, i composti Cacciasommergìbili e Cacciatorpedinière (nel senso di catturare),
Cacciaspolètta, Cacciavìte (nel senso di estrarre o piantare).
Dalla locuzione sp CAZAR LAS VELAS cacciare le vele, la marina ha adottato nella propria terminologia
Cazzàre cui Cazzàme “bordame”. Il gr conta lo specifico THEREUO vado a caccia cui Terèvidi “Famiglia
d’insetti”.
La natura indemoniata del termine Cattìvo ha irradiato una ricca interpretazione semant: immorale, ostile,
scortese, indisciplinato, vile, disgraziato, scadente, disonorevole, inutile, cagionevole, grave (malattia),
sgradevole (cibo), indesiderato, malsano (clima), piovoso... insomma tutto ciò che è da imputare al diavolo. Da
CATTIVARE, dal lat tardo CAPTIVARE, verbo denm da CAPTIVUS, c’è invece pervenuto l’astratto
Accattivànte che sta per chi si merita (chi cattura) stima o affetto. Col pref IN illativo, infine, l’ital conta il meno
astratto Incattivìto che designa “chi è diventato cattivo” per opera di qualcuno o di qualcosa. Secondo il
percorso semantico, l’ital conta ancora Cattivèzza o Cattivèria (l’essere cattivo), Cattivèllo (oltre al compiacente
dim di Cattivo, indica l’anello di ferro che salda il battaglio alla campana), Cattività (prigionia) cui la locuzione
Animale in cattività.
Immutato da lat CAPTARE, l’ital mantiene Captàre, cui Captaziòne, Captività, Captìvo in aggiunta a Capziòne e
Capziòso.
Il lat conta l’omn DETER cattivo dalla composizione DE ablativo col suff TERO che indica opposizione, cui il
comparativo DETERIOR svoltosi nell’ital Deteriòre col denm Deterioràre cui Deterioràbile, Deterioramènto,
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Deterioràto, Deterioraziòne.
Al di fuori della tradizione cattolica, CAPERE prendere, comprendere, capire ha prodotto Capàce da CAPAX
CAPACIS in grado di poter prendere ovvero di contenere con Incapàce (IN negativo), Capacità da
CAPACITAS con Capacitànza e Capacitàre, Capèdine dal lat CAPEDO “antico vaso”, Capère, Capiènza con
Capiènte e Incapiènte (IN negativo), i volg mer Capasa e Capasone “vasi capaci”, utlizzati per la conservazione
di olio, vino e di alcuni alimenti trattati quali olive, melanzane, peperoni. Capìre riuscire ad afferrare cui
Capìbile. Càppio da CAPULUM e Capèstro che prendono questo da CAPISTRUM cui il lenito Cavèstro, l’esot
Cabestàno attraverso il franc CABESTRE corda, il fig Capestrerìa, Capistèo o le varianti Capistèro, Capistèrio e
Capistèio dal lat CAPISTERIUM “strumento che prende e monda, vaglia il grano” su calco del composto gr
SKAPHISTERION con SKAPHE catino questo svoltosi nell’ital Scafo (galleggiante). Eppoi, Cattività da
CAPTIVAS questo da CAPTIVUS prigioniero, Càtto “preso” (già dal 1294) dal Pp CAPTUS di CAPERE cui
Cattùra da CAPTURA con Catturàre, Catturabilità e Catturàndo; termine rintracciabile nell’ingl CAPTURE
cattura. Infine, Eccepìre, col Ppres Eccipiènte, da EX CIPERE con normale passaggio della a di CAPERE in e
cui Ineccepìbile col pref IN di negazione.
Non è difficile pensare, in un contesto indoeur, ad una remota connessione rad con il verbo ingl TO CATCH
prendere-acchiappare cui i glb sportivi Catch “sorta di lotta libera” dalla locuzione CATCH AS CATCH CAN
prendere come puoi prendere, Catcher “termine del baseball”, Catch-weight “prendi il peso” quale sorta di una
corsa di cavalli,
Il gr conta PHIMOSIS restringimento quale nome d’azione di PHIMOO stringo col capestro fig da PHIMOS
museruola, cui Fimòsi questo termine col suff OSI medico-patologico.
Omn di Chiappa “roccia” e Chiappa “natica” il volg toscano conta Chiàppa “presa” da Chiappàre, in metatesi da
Cappio, con Chiappìno, Chiàppo (anche “anello”) dal lat CLAPPUS, il prefissato Acchiappàre e i composti
Chiappacàni. Chiappamèrli, Chiappamòsche, Chiappanùvole o Chiappanùvoli, Chiappapòpoli.
Infine, Calàppio questo inc con Laccio cui i prefissati Accalappiàre e Scalappiàre. Da Catto c’è pervenuto, quale
volg di Accettare, Accattàre col pref AD e CAPTARE intensivo di CAPERE, cui Accattamènto, Accattatòre,
Accattonàggio, Accattìno, Accattòne, Accattonerìa, e poi Raccattàre col pref RI ripetitivo, i composti
Accattabrìghe, Accattafièno, Accattamòri (avventure amorose, “amori”), Accattapàne o Accattatòzzi entrambi
snm di Accattone; Mentecàtto da MENTE CAPTUS toccato nella mente, cui Mentecattàggine. Nel volg odierno,
esiste Accattare sia nell’accezione di prendere sia nel senso lato di acquistare-comprare, esiste ancora Capare
per prendere scegliendo. Càtto indica anche il carciofo spinoso poiché è una equivoca traduzione,
scientificamente CACTUS, dal gr KAKTOS.
Il lat volg ha svolto CAPERE in CARPARE, cui la locuzione ognora valida inv dal lat CARPE DIEM prendi il
giorno (giusto) ovvero cogli l’occasione, l’attimo prima che sfugga, l’ital Carpàre “afferrare”; ha svolto ancora
in CARPIRE il class CARPERE cogliere frutti cui l’ital Carpìre e, dal suo Pp CARPUS col pref EX è nato
Scàrso con Scarsità, Scarsamènte, Scarseggiàre e Scarsèlla (nel senso fig “con poco denaro”.
I latini personificavano l’Attimo fuggente in Kairos, un semidioi figliuo di Giove, raffigurato con la nuca rapata.
Il lat conta ancora CARPERE che sta per cardare la lana cui un volg CARPITA con valore di coperta donde il
franc CARPETTE e lo sp CARPETA; da qui l’ital Carpètta con valore di “cartella burocratica”.
Da CARPERE, con il normale passaggio della a in e cui CERPERE, si ha Eccerpìre o Escerpìre “estrarre da un
testo” da EX CERPERE strappare e, ancora grazie alla variante del pref EX estrattivo in SCI, Scerpàre o
Scèrpere, Scerpellìno, varianti Cerpellìno e Sciarpellìno, con Scerpellòne o Cerpellòne, Scerpellàto questo
semant in rivoltato. Il lemma Excerpta “brani tratti da un autore” è direttamente dal Ppass del prefissato
EXCERPERE trarre fuori (pref EX fuori).
Fuori percorso, il lemma Càrpa, inv dal lat CARPA d’origine ted (KARPFEN) che avrebbe prodotto i vari
Carpionàre, Càrpio o Carpiòne; il lat conta CYPRINUS carpione già gr KYPRINOS da KYPROS “pianta
d’origine semitica” che per il suo colore ha dato i nomi ai pesci, cui i composti Ciprìnidi (la Famiglia) dal lat
CYPRINIDI, Ciprinifòrmi (l’Ordine) e Ciprinodontifòrmi (l’Ordine) questo col gr ODONTOS dente e il lat
FORMIS forme, tutti appartenenti al Subordine dei Teleostei. Ai Ciprinidi appartiene il Pìgo “sorta di pesce
lacustre” (Lombardia e Veneto).
Il termine Càrpio, con Carpiàto, indica fig una posizione del nuoto o della ginnastica cui la locuzione Tuffo
carpiato.
Carpigna, d’etim non trovato, è snm di Acetosella, Càrpine o Càrpino dal lat CARPINUM di origine preindoeur,
invece, è un albero delle Betulacee, con Carpinèlla e Carpinèta o Carpinèto (suff ETO per collettivi).
1
Acceziòne, in linguistica, dal lat ACCEPTION ACCEPTIONIS vale “bene accettato quale significato”. Quale esempio, Librettista, per
accezione, è chi scrive il libretto per un’opera musicale.
\ Luccio Tinca Trota
Oltre alla già analizzata Carpa, nelle acque dolci sguazzano Lucci, Tinche e Trote.
Lùccio è dal lat LUCIUM, già ESOX ESOCIS, quindi ESOX LUCIUS, pesce appunto degli Esòcidi, questo dal lat
ESOCIDAE della Famiglia Clupèidi cui Clupeifòrmi (l’Ordine), questi composti con il lat class CLUPEA svoltosi in
CLIPEA1, cui Clùpeo scudo (dei soldati romani) con Clipeàto “il soldato col clipeo”, ma anche disco ornamentale (ex voto) e
parte superiore del tegumento del capo degli insetti, con corruzione in CHIEPPIA cui Chièppia o Chèppia, snm di Alosa, che
con l’Aringa e la Sarda appartengono alla Famiglia ittica dei Clupeidi.
Il Lucciopèrca o Luciopèrca è una sorta di pesce, composto con Perca, comunemente indicato con Sàndra attraverso il ted
ZANDER ma di origine slava.
Il luccio di mare è indicato con Sfirèna dal gr SPHYRAINA pesce martello cui Sfirènidi (la Famiglia) alla quale appartiene il
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Barracùda questo omologismo dall sp BARRACUDA di genesi indigena d’America latina, Sfìrnidi (Famiglia di squali).
Tìnca, cui il fig Tincòne, è inv dal lat TINCA, pesce dei Ciprinidi.
Tròta è il pesce della Famiglia dei Salmonidi, la cui vita media è di 10 anni, è dal lat medv TRUCTA da una voce dialettale
sett, attraverso il franc TRUITE, cui Troticoltòre, Troticoltùra, i fig Trotinatùra e Trotìno.
1
Che vale “parte ritagliata” in connessione con i glb ingl Clip “fermaglio” e “stralcio di filmato” con la locuzione Clip art, eppoi Clipper
“veliero” (che taglia le onde) omologato in una sorta di aeroplano.
\ Fiala Vetro Cuccuma Borsa Tasca Marsupiale c
Per associazione, un piccolo recipiente di vetro ermeticamente chiuso è detto Fiàla, dal lat PHIALAM di presunta origine
egea; anche per Vètro non si è risaliti alla rad, dal lat VITRUM cui Vetràio, Vetràme, Vetràrio, Vetràta o Vetrièra o ancora e
Vetriàta e Invetriàta, Vetràto o Invetriàto, questo anche la patina di ghiaccio sulla roccia, Vetratùra, Vetrerìa, Vetrìgno,
Vetrìna con Vetrinàre, Vetrinatùra, Vetrinìsta Vetrinìstica, Vetrìno, Vetriòla snm di Muraiola “sorta di erba” (indicata per
pulire i recipienti di vetro), Vetriòlo, Vetròso, Vìtreo, Vitrìte, il prefissato Invetriatùra (tecnica per ceramica) e le
composizioni Vetrificàre con Vetrificàbile, Vetrificànte, Vetrificàto e Vetrificaziòne, Vetrocàmera, Vetrocemènto,
Vetroceràmica, Vetrocromìa, Vetrofanìa (procedimento particolare di colorazione, col gr PHAINOMAI appaio), Vetrorèsina,
Vitrectomìa (chirurgia, asportazione del corpo vitreo e sostituito).
Il gr conta HYALOS vetro cui il percorso ital, talvolta col valore di “simile al vetro”, Hyalofobìa che indica paura del vetro,
Ialìno con Ializzaziòne e Ialinòsi (termini medici), Ialìte (suff ITE per minerali) e l’omn Ialìte (suff ITE per “infiammazione”
del vitreo oculare), Ialòide con Ialoidèo (membrana oculare), il pref IALO per composizioni quali Ialoclastìte (col gr
KLASTOS rotto e suff ITE per minerali “roccia”), Ialografìa, Ialòmero (ematologia, col gr MEROS parte), Ialoplàsma,
Ialosòma, Ialospònge o Ialospòngie (Classe di specie marina, col gr-lat SPONGIA spugna) snm di Triassonidi, Ialotipìa,
Ialurònico (col gr URON urina), la locuzione Acido ialuronico questa composta da Ialo-Glucuronico.
In area mediterranea il tema KUKKUMA vale recipiente cui Cògoma e Cùccuma entrambe versioni dal lat CUCUMA; da
non equivocare con Cùrcuma “Genere di piante aromatiche” questo omologismo dall’ar KURKUM zafferano cui Curcumìna
con suff chimico INA.
Ancora in area med, il tema TASKA vale borsa cui l’ital ricalco Tàsca con Tascàbile, Tascàta, Taschìna o Taschìno; in tema
indoeur l’ingl conta TASK che vale “gruppo di unità navali” e fig “guppo di esperti”, vrs nel senso fig di “contenitore” cui la
locuzione glb Task force “gruppo di forza per una specifica missione”.
Bòrsa è dal lat tardo BURSA dal gr BYRSA pelle, quindi recipiente di pelle, cui Borsàio, Borsaiòlo o Borsaiuòlo, Borsàle,
Borsàta, Borseggiàre con Borseggiatòre e il devb Borsèggio, i dim Borsello con Borsellìno e Borsètta questo con Borsettàio,
Borsetterìa, Borsettiàre, Borsètto e il composto Borsettifìcio, un desueto dim Borsìglio, ancora i dim Borsìno e Borsòtto,
Borsìsta dalla locuzione fig Borsa di studio, Borsìte (suff patologico ITE) dalla locuzione fig Borsa anatomica, il fig botanico
Bòrsolo, i prefissati Disborsàre con Disbòrso, Esborsàre con Esbòrso, Imborsàre con Imborsatùra e Imborsaziòne,
Rimborsàre con Rimborsàbile cui Rimborsabilità e Rimbòrso, Sborsàre con Sborsamènto e Sbòrso.
Termine pseudoetim è Borsa “ gruppo d’agenti di cambio” (dal XVII sec) attraverso il franc BOURSE, dal nome della
famiglia Van der Beurse che ospitava in casa i mercanti per trattare i loro affari (altre fonti affermano invece che si riunivano
nella piazzetta sottostante la casa, cuui la locuzione Piazza affari), donde il composto Borsavalòri dalla locuzione Borsa
valori, la cui storica istituzione risale al 1932 in Anversa, con Borsàro, Borsìno, l’omn Borsìsta e Borsìstico, il composto
illegale Borsanèra con Borsanerìsta e Borsàro dalla locuzione Borsa nera.
Secondo termine alieno è Borsalino “sorta di cappello da uomo” dal nome di una famiglia che lo ideò e lo diffuse dal 1901.
Dal gr THYLLIS borsa l’ital conta l’anatomico Tìlla o Tìllo; alieno il termine Tilletiàcee (Famiglia di funghi) dal nome del
botanico franc M. Tillet (sec XIX).
Il lat conta ancora MARSUPIUM per borsa, già gr MARSYPION, cui Marsùpio e Marsupiàle, meglio Marsupiàli quale
tassonomia animale, e Marsupializzaziòne. Marsupiale per accezione è il Cangùro, questo omologismo dall’australiano
KANGURU quadrupede transitato dal franc KANGOUROU che lo ha introdotto nel mondo occidentale nel XVIII sec. Altro
marsupiale australiano simile ad un piccolo orso è il Koàla o Coàla (dato che l’albabeto ital non possiede la lettera K)
omologato da KULA in lingua indigena; il verso del koala ricorda il raglio dell’asino. Un marsupiale è ancora l’Opòssum,
termine questo di genesi alghonchina, appartenete alla Famiglia dei Didelfidi.
Il gr conta PHASKO borsa cui Fascogàle (sorta di marsupiale, col gr GALE donnola), Fascolàrto (sorta di marsupiale, col gr
ARKTOS orso), e Fascolòmidi (Famiglia di marsupiali, col gr MYS topo) con Fascolòmio (sorta di marsupiale) eppoi conta
ancora THYLAKE borsa cui Tilacìno (sorta di marsupiale), Tilacòide (suff OIDE “somiglianza”, in termini medici); fuori
percorso, Tilàka inv dal sct TILAKA seme di senape , per accezione il segno puntiforme degli indù sulla fronte.
RICATTO
Ricàtto, dal lat volg RECAPTARE, composto del pref RE (intensivo) e CAPTARE, è il devb di Ricattàre letteralmente prendere in maniera intensa, afferrare - cui Ricattatòre, Ricattatòrio; in pratica, il Ricattare non è
altro che l’azione del costringere a dare o a fare. Dall’ingl, si conta il glb Racket, termine in connessione indoeur,
che sta per “organizzazione malavitosa per fini d’estorsione” ma anche per “feroce monopolio”, quindi
“appropriarsi afferrando”.
Il termine Regàta, con Regatàre e Regatànte, nasce dal volg veneziano Regatar contendere, dal lat RE (pref
denominativo) e CAPTARE. Dal lat EXCAPTARE, composto dal pref EX “fuori” e da CAPTARE, connesso
con un tema SKAT erompere-schizzare, l’ital conta Scaturìgine, Scaturìre, il glb Scattering attraverso l’ingl TO
SCATTER svoltosi in spargere; eppoi Scattàre che varrebbe (erompere per) cercare di prendere, afferrare, cui
Scattànte, Scattìsta, Scàtto, Scattòso; Scattàre vale anche “balzare - riprendere un’immagine con la macchina
fotografica - effettuare uno slancio durante una corsa - andare in un’improvvisa manifestazione d’ira”.
Dal lat volg REEXCAPTARE, composto dal duplice pref RE (inversivo) EX (estrattivo) e CAPTARE, è giunto
Riscattàre, letteralmente riprendere, estraendolo, cui Riscattatòre, Riscattàto, Riscàtto. Ricattare e Riscattare
erano assimilati ed oggi il Riscatto (pagamento) pare abbia acquisito più concretezza rispetto al Ricatto (più
psicologico).
In versione gr Riscattato vale PRIAMUS cui l’onomastico Priamo oggi ricorrente alla memoria del mitico re di
Troia, Priamo.
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CATTOLICO
Cattòlico, cui Cattolicèsimo, dal lat tardo CATHOLICUS, dal gr KATHOLIKOS, è l’integrazione della
locuzione avverbiale KAT HOLOU universalmente, dove HOLOS sta per tutto. I lemmi, alfabeticamente da
Catechèsi istruzione del Cristianesimo passando da Catechìsmo la dottrina cui Catechèsi, Catechèta “chi
insegna”, Catechètica, Catechètico, Catechìsta, Catechìstica, Catechìstico, Catechizzàre e Catechizzatòre,
derivano dal gr KATECHESIS istruzione a viva voce cui Catecùmeno l’istruito, il battezzando con
Catecuminàto.
Il primo membro KAT(HA) conforme a… ricompare nel significato solenne di didattica e disciplina, in Càttedra
con Catedràtico o Cattedràtico e Cattedràle dal lat CATHEDRA, già gr KATHEDRA, composto col gr HEDRA
sedia, cui Kathisofobìa semitalianizzato Cathisofobìa “avversione psicologica nel sedersi (di dover stare in
cattedra)”, il prefissato Concattedràle (un esempio è a Taranto con le due cattedrali di S. Cataldo, la storica e la
moderna), eppoi Carrega questo attestazione veneta dal lat volg CATRECA e sta per sedia, così come Cadrega,
col dim Cadreghino, attestazione sett dal lat CATHEDRA; eppoi Esèdra o Esedra-èsedra composto da EX
HEDRA e sta per sedia fuori della dimora, ossia, il portico davanti casa munito di sedili per intrattenersi
solennemente a conversare. Parèdra, nella mitologia, è la dea associata ad una divinità maggiore, come Opi
(Abbondanza) considerata la paredra di Saturno; il termine è dal prefissato gr PARA HEDRA che siede vicino.
\ In omologismo artistico cattolico, le paredre potrebbero essere identificate nelle figure di Sante dipinte intorno a Gesù, a Maria e allo stesso
simbolo di Dio \
Tra cattivo e cattolico un legame esiste, quello della terminologia cristiana che li rende inconciliabili. La politica,
da alcuni anni fucina di neologismi, ha coniato il pref CATTO quale indicatore anomalo di cattolico,
componendolo con termini storicamente lontani dal Cattolicesimo, come nel caso di Cattocomunìsta coniato nel
1979 (da non equivocare con Cattofilo).
\ Il Cattolicesimo, con l’adozione della Bibbia, del Credo Apostolico e Niceno, dei Concili, dei Sacramenti, dalla Liturgia, dalla presenza dei
ministri regolarmente consacrati, è l’Universalità che insegna a salvaguardarsi dagli errori soggettivi ed oggettivi. Il Cattolicesimo vede nel
Papa il Vicario o il Deputato di Cristo, un ruolo che gli Ortodossi Orientali non hanno accettato, separandosi nel 1054. Nel XVI sec; la
Riforma separò i Protestanti a seguito di un’ulteriore rivolta contro il papato, i quali tuttavia continuarono a definirsi cattolici. Oggi, il
termine è esclusivamente riferibile al Cattolicesimo Romano, quello che ubbidisce al Papa.\
\ Prefisso CATA
Il pref è dal gr KATA connesso con KHAMAI verso terra, cui Càtodo dal gr KATHODOS discesa (con HODOS stradavia), con Catòdico e Catiòne questo composto con Iòne dal gr ION da IENAI andare 1 , in correlazione con Anodo-ànodo
“salita” (pref AN) con Anòdico, Anodizzàre cui Anodizzàto e Anodizzaziòne, Aniòne questo composto con Ione.
Il pref CATA-KATA ha assunto via via, vrs da antiche metafore, significato quale verso il basso, giù, contro, conforme a,
relativo a cui Catàbasi (contrario di Anàbasi) ritirata, discesa dell’anima negli inferi. Catabolìsmo fenomeno biologico di
espulsione organica. Catàclasi (col gr KLASTOS rotto) processo di frantumazione delle rocce. Cataclìsma precipitazione
d’acque e per questo termine occorre una puntualizzazione: dal gr KATACLYSMOS e dal lat CATACLYSMUS, cui
KLYSMA lavaggio, vale “inondazione” o “diluvio” pertanto è preferibile non associarlo ad eventi disastrosi estranei
all’apporto delle acque; il gr conta infatti KATHAIRESIS distruzione cui il suff CATERESI. Catòcala col gr KALLOS
bellezza (in riferimento alle ali posteriori di una farfalla), Catacòmba cimitero in basso, ovvero sotterraneo, Catacrèsi o
Catàcresi caduta linguistica dal gr KATAKHRESIS abuso (snm di Acirologia), ovvero, definisce in una traslazione
linguistica la mancanza di un termine proprio, in percorso con Anticrèsi dal ANTIKHESIS contro uso attraverso il franc
ANTICHRESE, Catadiòttrica-Catarifrangènza luce in giù, ovvero, rifratta, Catàdromo che ripercorre in giù, nello specifico il
pesce che torna in mare dalle acque dolci, Catafàscio crollo, in rovina con Scatafàscio (pref S intensivo), Catafìllo (col gr
PHYLLON foglia) squame, scaglia da fogliame che cade in basso sul terreno, Catàfora “letargo” ma retoricamente
“procedimento linguistico” che rimanda più giù nel testo, Catafràtta armatura pesante e Catafràtto difeso da armatura termini questi composti col secondo membro Fratta o Fratto, Pp dal lat FRANGERE, valgono l’immagine del cavaliere e del
cavallo protetti dentro l’armatura, ovvero sotto di essa - Cataglòsso abbassalingua termine medico, Catalèssi caduta della
sillaba finale dal gr KATALEKSIS cessazione, in termine linguistico con Catalèttico e Dicatalèttico o Dicatalètto (pref DIS
“due volte”), adottato in medicina quale caduta, ovvero, irrigidimento dei muscoli cui ancora Catalèttico, Catàlisi
scioglimento, cui il ricorrente Marmitta catalitica, Catàlogo il mettere giù per iscritto le voci, ovvero una loro elencazione,
Catàrro che scorre in giù cui i prefisati Accatarràre, questo con Accatarramènto e Accatarratùra (A allativo), Incatarràre (IN
illativo) e Scatarràre questo con Scatarràta (S sottrattivo), Catàsta 2 collocazione di oggetti alla rinfusa (buttati giù a caso)
cui Catastàre con il prefissato Accatastàre con Accatastàbile e Accatastamènto, Catàsto con Catastàle dalla composizione grbiz KATASTIKHON (con STIKHON rigo vale “rigo per rigo”) e questa volta relativo alla conservazione (ordinata) di
documenti riguardanti nello specifico terreni e fabbricati, donde il snm-omn Catastàre con il prefissato Accatastàre cui
Accatastàbile e Accatastamènto, eppoi Catàstasi da KATASTATIS disposizione-collocazione (col gr STATIS stabilità) cui il
termine astronomico e religioso prefissato con APO Apocatàstasi dal gr APOKATASTISIS ristabilimento, e Catasterìsmo da
KATASTERIZO colloco tra gli astri (col gr ASTRON stella). Il percorso conta ancora Catalògna verdura dalle foglie molto
sviluppate e che quindi si ripiegano, ovvero, pendono, Catameniàle mestruale, Catàmnesi o Catamnèsi raccolta di dati
dell’ammalato successiva alla diagnosi (l’opposto di Anàmnesi che vale raccolta di dati per formulare una diagnosi),
Catapècchia casa fatiscente, cadente cui Incatapecchiàsi quale voce del gerco giovanile adottata nel nuovo millennio,
Cataplàsma o Cataplàsmo impiastro di medicazione (occorre immaginare il malato disteso, in giù, al quale viene applicato
l’unguento medicamentoso), Cataptòsi dal gr KATAPIPTO cado giù vale “improvvisa caduta per crisi epilettica”, Catapùlta
dal gr KATAPALLO scendo giù, Cataràtta o Cateràtta da KATARAKTES cascata composto col suff dal verbo gr ARDSSO
io batto, Cataplessìa improvviso arresto, o caduta, muscolare e vale anche stupore o spavento, Cataràffio o Cataràffa dal gr
KATARRAPHE cucire (legare) il tutto (connesso con Raffio) identifica lo strumento del calafato per eliminare le stoppe
nelle commessure (quindi s’immagini un lavoro sottacqua), Catàrda dal gr KATARTAO lego termine marinaresco il mettere
in giù verticalmente una cima da un pennone, Catàstrofe con Catastrofàle, Catastròfico, Catastrofìsmo, Catastrofìsta e
Catastrofìstico dal gr KATASTHROPHE rivolgimento (col gr STROPHE di Strofa) termine retorico della tragedia greca
passato vrs da una metaf nel significato di sciagura, Catatonìa con Catatònico caduta del tono muscolare. Categorèma o
422
Categorùmeno, cui Categoremàtico, è dal Pp gr KATEGORUMENON predicato, da KATEGOREO io asserisco-attribuisco
e dal sostantivo KATEGORIA attributo-predicato connesso con KATECHESIS istruzione a viva voce, e vale “accusaparlare contro” ossia “ciò che è predicanbile di un soggetto”, in connessione di largo respiro con AGON (fig disputa), poiché
indica le diverse relazioni tra persone, idee, cose; in percorso, Categorìa con Categoriàle, Categòrico con Categoricamènte e
Categoricità, Categorizzàre e Categorizzaziòne. Infine Catèto linea che va in basso, Catòttrica o Catoptrica dalla
composizione gr KATOPTRIKE dalla locuzione KATROPTRIKE TEKHNE arte degli specchi cui KATOPTRON specchio
dove “verso il basso” assume il significato di riflessione, speculare cui Catòttrico o Catòptrico e Catottromanzìa o
Catroptromanzìa. In percorso Catoptrofobìa, l’avversione per gli specchi.
Il toponimo Catania risulterebbe dal gr KATAINE ossia AITNE Etna prefissatio Kata nel significato di giù-a terra dell’Etna;
altre ricerche lo farebbero derivare dal prelatino KATINA (catino-bacinella) per la geografia a conca della città.
Il termine Catìno dal lat CATINUS non ha altre connessioni, ma è vrs l’idea di utilizzarlo per lavarsi le mani immergendole
giù, cui Catinòzza inc con Tinozza, eppoi, c’è l’immagine di lavarsi la faccia piegando il corpo in basso, verso il recipiente;
derivati, il dim Catinèlla con Catinellàta, la locuzione Piove a catinelle, da non equivocare con Catilinària e Catilinàrio, metaf
relativi alle orazioni di Cicerone (106-43 aC) contro il patrizio Catilina (108/62 aC). Catètere identifica lo strumento medico
utilizzato nella parte bassa del corpo, vescicale, ureterale. Termine alieni nel percorso CATA, Catamaràno poiché questo è
dal tamil KATTUMARAN zattera cui Trimaràno che vale Catamarano con pref TRI tre (a tre scafi), Catàrsi poiché questo è
da Catàro dal lat medv CATHARUS già gr KHATAROS puro cui Catàrtico, il fig Catàrtidi (Famiglia d’uccelli), Catàro
meglio Càtari con Catarìsmo, Catàrzo o Scatàrzo “seta grezza” questo dalla locuzione gr KHATARTEON SERIKON seta da
purificare
\ I Catari, o Albigèsi dal lat ALBIGENSIS (da Albigi, oggi Albi, in Provenza, il nome della loro capitale), erano gli eretici condannati dalla
Chiesa; furono perseguitati e distrutti tra il 1209 e il ’22 \
1
Dal gr ION da IENAI andare cui Ione, l’ital conta Iònico, Ionizzàre, Ionizzànte, Ionizzaziòne, il prefissato Disionìa (DIS alterazione) nella
terminologia medica, eppoi i composti Ionoforèsi (col gr PHORESIS trasporto), Ionosfèra con Ionosfèrico, Ionosònda, Ionoterapìa;
equivocabile col lemma Ionòne che è invece dal gr WION viola (con aferesi) col suff chimico ONE.
Ionico da Ione è omn di Iònico da Ionia, questa antica regione della Grecia che prende il nome dalla stirpe degli Ioni, cui l’ordine
architettonico Iònico, Ionìsmo e un satirico Ionadàttico (ionico ed attico); ancora omn di Iònico questo relativo al Mar Ionio o alle isole Ionie,
tuttavia riguardanti la regione.
L’associazione di ION da IENAI andare con il grande esodo dei greci andati a fondare la Magna Grecia attraverso il Mar Ionio non può
essere una semplice coincidenza.
2
Catasta, dal lat CATASTAM, in origine “impalcatura dove si mostravano gli schiavi in vendita”, con la variante Calastra cui Calestrello.
\ Concetto di Alto e Basso
L’idea granitica di Basso e di Alto, così come è stata tramandata, comincia a scricchiolare.
Era già avvenuto per espressioni quali Ammazzare, che dal significato originario di uccidere utilizzando la mazza, è passato
al riferimento generico “con qualsiasi strumento”; Appiccare il fuoco, che dalla pratica di accenderlo allungando una picca,
sulla cui punta era fissata una torcia accesa, oggi lo s’intende perfino con un sistema elettronico o telecomandato. È avvenuto
per Piàtto dal lat PLATTUS, che, dopo aver attinto al gr PLATYS piatto, piano, largo, con tema PELA piatto, disteso,
connesso con la rad PLT piatto, cui Piànta “del piede” (questo omn o sovrapposto a Pianta “arbusto”) con Plantàre e
Soppiantàre col pref SUB, ai giorni nostri è finito per essere rimodellato concavo, incavato. Termine fig dal gr PELMA
pianta del piede è Pèlta “sorta di scudo” cui Peltàsta o Peltàste “oplita fornito di pelta”, Peltàto “corredato di pelta” eppoi i
botanici, in senso per la loro forma, Peltigeràce “Famiglia di licheni” (con suff dal lat GERERE portare) e Peltinèrvio “sorta
di foglia” (con suff da Nervo per la nervatura delle foglie).
Nel percorso di Piatto si conta il dim Piattèllo, questo noto per vla locuzione sportiva Tiro al piattello ma indicante anche una
sorta di pianta selvatica chiamata volg Ingrassa-porci o Costole d’asino.
Il percorso prefissato conta fig Appiattàre “nascondersi” con gli iterativi Rappiattàre e Rimpiattàre, Appiattìre con
Appiattimènto, il denm anche fig Spiattellàre col pref S sottrattivo, l’ancora fig Soppiàtto “nascosto (sotto un piano visivo)”
col pref SUB. In connessione il glb ingl Flat (termine borsistico o relativo alle tariffe), dove FLAT vale piatto-liscio (non
dimentichiamo che la lettera F nasce dalla pronuncia del gruppo PH) cui Flatboat “battello a fondo piatto” e Flatting “vernice
lucida”. Snm di Piatto piano è Piòta da un suo complanare lat PLAUTUS largo, cui Piotàre, vrs il fig Piòtta “moneta in volg
romano” e Impiotàre (IN illativo).
Quale sarà il Basso e l’Alto durante i viaggi interstellari; qual è stato il Basso e l’Alto per gli astronauti in rotta lunare, qual è
stato per i viaggiatori del MIR e quale per i nauti dell’ISS (Stazione Spaziale Internazionale). Il percorso semantico potrà vrs
tradurlo nell’indicare Basso per “direzione Terra” e Alto “per la direzione prefissata”; all’interno nell’astronave non potranno
che essere in relazione al tetto. Zènit e Nàdir andrebbero perduti quali punti della volta celeste segnati dalla verticale ideale
che s’allontana da una base terrestre, attraversando l’osservatore dai piedi al capo, se non riaggiustati volta per volta in
relazione alla posizione dell’astronave, la quale andrebbe però a configurare virtualmente la superficie del nostro pianeta.
\ Bilancia
Il lat, viepiù, conta il termine LANX per piatto dal tema med LANK piatto, cui il lat LANX, l’ital Lànce “piatto della
bilancia”, Langèlla “orciolo” e Bilància “due piatti” cui, incluso Bilancia quale segno zodiacale, Bilanciàio o Bilancìsta,
Bilanciamènto, Bilanciàre, il comando militaresco Bilanciàrm, Bilanciàto, Bilancière, il dim Bilancìno, Bilàncio, il prefissato
Sbilanciàre con Sbilanciamènto e Sbilàncio; attraverso il genovese Bansigu da Bansa “bilancia” l’ital conta il marinaresco
Bansìgo “tavola bilanciata” nel vuoto con le funi, allo scopo di poter lavorae fuori bordo, lungo la murata.
Dovrebbe esserci una certa connessione tra il tema LANK ed il lemma franc LINK sinistra, poiché l’ital, apponendovi il pref
BIS foneticamente adattato, ha coniato Bilènco, intensificandolo in Sbilènco “sbilanciato a sinistra”; poi, incrociandolo con
lo sloveno BEZIAK stupido il toscano ha ottenuto Bislàcco già Bislàco, così attestatosi in ital.
Il tema LANK ampliatosi in LANKA ansa ha condotto a Lànca acqua stagnante (in un’ansa fluviale), termine attestatosi dal
ligure.
Sempre in lat, avevamo il termine SCUTELA con la variante SCUTELLA dim di SCUTRA piatto, cui l’ital Scodèlla con
Scodellàre, Scodellàta, Scodellàto, i dim Scodellètta e Scodellìno; in vrs connessione Scùcchia “mento pronunciato” fig
“sorta di scodella” con una corruzione in CCHIA da SCUTELA simile a Secchia da SITULA.
Incrociando PLATYS (per la sua forma schiacciata) con BLATTA-PLATTA insetto di tema med, il lat ha ottenuto il dim
BLATTULA svoltosi nell’ital Piàttola. Da BLATTA resta inv l’ital Blàtta con Blattoidèi “Ordine d’insetti”. Attraverso il
mer, l’ital conta l’omologismo Marpiòne con Marpionàggine, ereditato dal franc MARPION piattola.
423
\ La Bilancia due piatti è nota sin dal 5000 aC in Egitto, La bilancia di Nakkada, rimasta praticamente inalterata sino ai nostri giorni, ma
alfine in via d’estinzione a causa della tecnologia computerizzata. In Egitto era attribuita al dio Osiride per la pesatura delle anime nell’Aldilà
e sovente appariva nell’iconografia di Ammon, omologata nel cristianesimo come simbolo del giudizio divino. Il mondo romano pagano la
voleva quale logo di Mercurio, il protettore dei commercio e dei ladri e in età cristiana omologato nelle raffigurazioni dell’Arcangelo
Michele. /
\ Largo Ampio
Làrgo è dal lat LARGUS d’origine ignota ma indoeur, cui Largìre, Largiziòne, questi anche con il pref EX cui Elargìre,
Elargiziòne dal lat tardo ELARGIRI.
Snm di Largo è Ampio-àmpio dal lat AMPLUS, cui Ampièzza e, in forma esplicita, Ampliàre, Amplificàre, Amplitùdine,
Amplo-àmplo questo in complanare con Ampio.
\ Azimut Zenit Nadir
Dall’ar AS-SUMUT, plur di AS-SAMT direzione, è derivato l’omologismo Azimut, termine che sta per l’angolo compreso
tra il piano verticale passante per l’astro e il piano meridiano di chi osserva.
Dall’errore di trascrizione da parte di un amanuense dell’ar SAMT in SANIT, è invece originato l’omologismo Zènit, che sta
per “il punto celeste” dove va a toccare la verticale passante per l’osservatore, cui Zenitàle. L’omologismo Nàdir, cui
Nadiràle, infine, ancora dall’ar NAZIR transitato dallo sp, indica semplicemente opposto (allo zenit), vrs connesso col
termine ebr NAZIR attestatosi nel senso di separato.
LIBRO TOMO LIBERO
LIBRO
Lìbro, dal lat LIBER, la sottoscorza degli alberi sulla quale si scriveva prima della diffusione del papiro, o di una
sua alternativa; in questa semantica permangono Liberiàno attraverso il franc LIBERIEN snm di Libròso
(termini botanici); l’omn Liberiàno è relativo a Liberio, il papa dal 352 al 366. Libro, dunque, è in presumibile
connessione con LUBU scorza in slavo ant. Derivati, Libèrcolo dal dim lat medv LIBERCULUS, Librerìa,
Libràio, gli aggettivi Libràrio e Librèsco questo attraverso il franc LIVRESQUE da LIVRE libro, Librètto con
Librettìsta e Librettìstica, la locuzione ital-ingl Libro game (con GAME gioco), il prefissato Allibràre “registrare
in un libro” con Allibramènto e Allibratòre; termine alieno Libùrna dalla locuzione lat NAVIS LIBURNA nave
dei Liburni, gli ant navigatori dell’Adriatico. Libro bianco indica un testo in cui è approfondito un determinato
argomento, locuzione vrs attinta alle Tavole bianche dove i romani trascrivevavo le ordinanze dei pretori.
Inv dal lat daEX LIBRIS, vive e vegeta ai nostri giorni la locuzione Ex libris che sta per etichetta da apporre ad
un libro per fissarne la proprietà. Altro derivato è Libèllo, dal lat LIBELLUS, che da innocuo dim di LIBER è
divenuto uno scritto diffamatorio o di pretese legali, autore il Libellìsta e Libellìstica il genere.
Da non assimilare a Lìbra “bilancia” esteso dal lat LIBRA quale unità di misura che valeva circa mezzo chilo, cui
Libèlla o Livèlla (dal dim LIBELLA), Libràle, Libramènto, Libràre “fluttuare come i piatti di una bilancia”,
Libràto, Libratòre, Libraziòne e Libèllula “che tiene le ali sbilanciate”, con suff che rafforza il già dim LIBELLA
da LIBRA, cui la locuzione Libellula depressa a causa del suo addome piatti, e neppure a Lìbbra “unità di peso”
sempre dal lat LIBRA, tutti derivanti dalla rad LIDHRA. Dal lat LIBRA, poi, deriva ancora l’ital Lìra, già nel
sistema monetario carolingio, cui Lirètta, l’unità monetaria sostituita dall’Euro, e attraverso il gr LITRA dodici
once l’ital Lìtro con Mezzolìtro. L’omn Lìra, lo strumento musicale a corde è dal lat LYRA, cui Liràto, Lìrica
(poesia accompagnata dal suono della lira), Liricità, Lìrico, Lirìsmo, Liròne (accr), il fig Lirùro “sorta di
uccello”, il prefissato Sliricàre o Sliricizzàre (S sottrattivo).
La Lira che circolava nel Lombardo-Veneto durante l’occupazione austriaca era detta Svànzica omologismo dal
ted SWANZIG venti soldi.
Da non equivocare con Svàstica, antico segno preistorico dal sct SVASTIKA di SVASTI proprietà.
\ Da un’indagine CENSIS, nel 1998, in Italia, l’11,5% dei giovani tra i 15 ed i 20 anni non ha mai letto un libro mentre il 40% ne ha sfogliati
almeno due. Gli autori più conosciuti risultano ancora i tradizionali I. Calvino, S. King e P. Levi; i nuovi, quali I. Allende, J. Kerouac e D.
Pennac, sono i preferiti al Nord.
Nel 2006 il 46% dei bambini italiani d’età compresa tra i 6 e i 10 anni ha letto almeno un libro, rispetto al 58% dei loro coetanei spagnoli;
sempre per i primi tra gli 11 e i 14 anni, la percentuale passa dal 59% al 43%, inversamente proporzionale all’età. La produzione libraria per
l’infanzia, invece, è cresciuta in Italia dai 951 testi del 1987 ai 2300 del 2006.\
Il Libro è di Càrta, questo dal lat CHARTA, dal gr KHARTES foglio di papiro già usato dagli egiziani nel IV
millennio aC; la Carta a noi nota risale a una invenzione cinese del105 dC.
\ In Sri Lanka, è prodotta la carta con lo sterco d’elefante \
In percorso l’ital conta l’ant Cartabèllo “libercolo” con Scartabèllo e Scartabellàre (pref S intensivo), Cartàccia,
Cartàceo, Cartàia, Cartàio, Cartàrio sia aggettivo sia sostantivo, Cartàta, Carteggiàre con Carteggiatùra e
Cartèggio, Cartèlla con Cartellàrio, Cartellièra, Cartellìno con Cartellinàre, il glb franc Cartel “orologio murale”
fig da Cartèllo “avviso pubblico” questo anche nel senso di “consorzio” transitato dal ted KARTELL con
Cartellaziòne, Cartellìsta, Cartellìstico e Scartellàre, Cartellòne con Cartellonìsta e Cartellonìstica, Carticìno
(termine tipografico snm di Quarticino o Quartino), Cartièra o il composto Cartifìcio, gli omologismi Cartìglia e
Cartìglio dallo sp CARTILLA per accezione, quest’ultimo, il rotolo aperto e leggibile nelle opere pittoriche, ma
fig anche la strisciolina con dedica d’amore inclusa negli storici baci di cioccolata della Perugina, eppoi Cartìna,
Cartìsmo con Cartìsta attraverso l’ingl CHARTISM dalla locuzione PEOPLES CHARTER Carta del popolo cui
il glb Charter (carta-licenza per...) ad esempio e per accezione “volo a noleggio” dove l’ingl CHARTER è dal
franc ant CHARTRE che derivava dal lat CHARTULA dim di CHARTA; eppoi Cartòccio con Cartocciàre e
Cartocciàta, Cartolàio o Cartolàro, l’aggettivo Cartolàre “relativo ad un diritto” dal dim lat CHARTULA e il
sostantivo Cartolàre “custodia” dal lat medv CHARTULARE da CHARTULA, il verbo Cartolàre o Cartulàre
con Cartolarizzàre e Cartolarizzaiòne, Cartolerìa, Cartolàrio o Cartulàrio “registro” snm di Cartulàrio “addetto”
424
attraverso il lat CHARTULARIUS e il gbz KHARTULARIOS, Cartolìna con Cartolinèsco, Cartolinàre,
Cartonàggio, Cartòne con Cartonàre, Cartonàro, Cartonàto e Cartonatùra, Cartoncìno, Cartonìsta, il glb franc
Cartonniste e i glb ingl Cartoon e Cartoonist, Cartùccia con Cartuccèra o Cartuccièra; un dolce tipico mer è detto
fig Cartellàta, meglio Carteddate in volg, ovvero nastri di pasta avvolti a spirale e conditi con miele o vino cotto,
il termine assume il significato di “accartocciate-curvate”.
L’ingl, quindi, come il franc, in ossequio all’area comune indoeur, conta CHART carta, svoltosi, come anche in
ital, nel senso di mappa. Da contare ancora la locuzione lat Magna Charta coniata in Inghilterra nel 1215, la
quale è il simbolo dei primi principoi costituzionali. Altre locuzioni abituali Carta bianca, Carta canta, Carta
carbone tanto utile ai dattilografi, datata 1806, altrimenti detta Carta copiativa, eppoi Carta da forno, Carta
d’argento, Carta igienica, Carta paglia, Carta velina, Carta vetrata…
\ Le forbici possono essere affilate tagliando pezzi di Carta vetrata \
Eppoi i prefissati Accartocciàre(pref AD illativo), Incartàre anche nel senso di “scrivere sulla carta”, cui Incàrto
e Sovraincàrto con un possibile Sovrincàrto, Incartocciàre (pref IN illativo), Raccartocciàre (pref RAD),
l’iterativo Rincartàre con Rincàrto, Scartàre (S sottrattivo o estrattivo) con Scartàta, Scartìna cui Scartinàre, e
Scàrto, gli omn Scartàre (pref S intensivo nel senso di “scartavetrare”) e Scartàre “spostarsi bruscamente”
attraverso il franc ECARTER sovrapposto al lat EXQUARTARE da QUARTUS quarto cui Scartamènto, ancora
Scartàta e Scàrto, e il composto Scartòmetro; infine l’intensivo Scartocciàre con Scartocciatùra e Scartòccio,
Scartafàccio da Scartòffia o Cartòffia d’origine volg attinti al milanese Scartofia “cartuccia del gioco”, il verbo
composto Scartavetràre con Scartavetràta. La locuzione Mangiare alla carta indica la libera scelta dei piatti al
ristorante, senza consultare il menu.
I composti Cartacarbòne, Cartapèsta questo ipocoristico di Carta pestata, l’eccl Cartaglòria, Cartamonèta questo
il biglietto di banca o di Stato, storicamente introdotta dai cinesi nel 700 dC, eppoi Cartamodèllo, i fig
Cartamùsica “pane sardo” e Cartapècora dalla locuzione Carta pecora snm di Pergamèna questo dalla locuzione
lat PERGAMENA CHARTA carta di Pergamo (toponimo) cui Pergamenàceo, Pergamenàto,
Pergamenizzaziòne e il dim Pergamìna. Il percorso continua con Cartasùga e Cartasugànte questi col suff tratto
dalla forma SUGARE di Asciugare in complanare con la locuzione Carta assorbente, Cartastràccia, Cartavètro
col denm Cartavetràre, Cartevalòri dalla locuzione Carte valori, Cartografìa con Cartògrafo, Cartogràfico e
Fotocartògrafo, Cartogràmma, Cartolibràio o Cartolibràrio con Cartalibrerìa, Cartonfèltro, Cartongèsso,
Cartonifìcio, Cartotècnica e Cartotècnico. Cartilàgine con Cartilagìneo o Cartaliginòso è dal lat CARTILAGO
fig connesso con Carta.
Il Cartongesso si deve a A. Sackett e a F. L. Kene che ne costruirono il prototipo alla fine del XIx sec.
Pseudoetim i termini glb Carter “protezione meccanica” dal suo inventore J. H. Carter (1905), eppoi Cartàmo
“sorta di pianta” detto anche Zafferano falso dall’ar QURTUM attraverso il lat medv CARTHAMUS, il volg
Càrtola “viso” connesso con il lat CARA volto già gr KARA testa, ancora Cartesiàno con Cartesianìsmo e
Cartesianìsta relativi al folosofo Cartesio (1596/1650) cui Assi cartesiani, infine Cartvèlico etnonimo relativo ai
caucasici Cartveli.
Cartaginèse etnonimo del toponimo Cartagine fondato dai Fenici nell’814 aC, nei pressi dell’attuale Tunisi; vrs
una qualsivoglia connessione del toponimo col termine Carta, supponendone qui una produzione o quale paese
dei papiri, dato che PAPYROS, di genesi africana (nordoccidentale) stava appunto per Carta regia.
Il gr conta KHONDROS cartilagine o granello, cui Còndro “granello”, Condràle “cartilagineo”), Condrìna (suff
med INA), Condrìte (minuscola meteorite suff ITE per minerali) e l’omn Condrìte (patologia, con suff medico
ITE infiammazione) cui Osteocondrìte, Condriòma (suff medico OMA), i prefissati Ipocòndrio, Microcòndrio,
Mitocòndrio, con Mitocondriàle, (in biologia, col gr MITOS filo) snm di Condrisoma e Pericòndrio; infine, il
pref CONDRIO O CONDRO adattati per composizioni quali Condròma (suff biologico OMA), Condriosòma,
snm di Mitocondrio, cui Condriosòmico, Condrìtti (col gr IKHTHYS pesce), Condrodistrofìa, Condrosarcòma,
Condròstei (col gr OSTEON osso, Famiglia di pesci Attinotterigi alla quale appartine lo Storiòne o Sturiòne, un
omologismo dal ted STOR da un ant STURIO, pesce degli Acipenseridi (la Famiglia) snm di Ladano;
Acipensèridi è il derivato dal lat ANCIPENSER che starebbe per storione, cui Acipenserifòrmi (l’Ordine). Si
conta ancora il percorso prefissato con A privativo cui Acondrogènesi, Acondroplasìa, snm di Condrodistrofìa,
con Acondroplàsico
\ Suffissi *OMA *OSI
Il suff OMA è dal gr OMA OMATOS e che propriamente vale il gr MA aggiunto foneticamente a temi verbali in oo. In ital è
utilizzato nella terminologia medica ad indicare “tumefazione, infiammazione, rigonfiamento, tumore…” e nella
terminologia biologica ad indicare un collettivo di organi che costituiscono unità anatomo-funzionali; tra i quali Encondròma
(pref gr EN dentro e Condroma), Filòma (col gr PHYLLON foglia), Gangliòma (con Ganglio).
Il suff OSI dal gr OSIS indica una condizione, per accezione uno stato morboso, una deviazione fisiologica, utilizzato in
medicina e talvolta omologato in botanica; tra i quali Berilliòsi quale infezione da Berillio, Coxsackiòsi da Coxackie virus
(dal toponimo dove è stato storicamente isolato), Estridiòsi da Estridi-èstridi (Famiglia d’insetti) dal gr OISTROS tafano,
Necrobiòsi, Peliòsi, altrimenti detta fig Porpora, dal gr PELIOSIS “fuoriuscita di sangue dalle vene” da PELIOOMAI divento
livido dalla polisemica rad PEL che, coincidenza o non, si ritrova con la traduzione in “pelle” quale suff nel termine Erisìpela
“arrossamento della pelle” (Ved Rosso… in Alba…), Rickettsiòsi da Rickettsìa “gruppo di parassiti” (dal medico H. T.
Ricketts (1871/1910).
\ Fanatico Profano
Il Libellàtico era quel cristiano che l’imperatore Decio discriminava dalla persecuzione; il termine ricalca Fanàtico ispiratocolto da entusiasmo (in origine, per una divinità), cui Fanatìsmo e Fanatizzàre, derivato da FANUM tempio legato a FAS
425
diritto sacro, cui Fàno e il glb ingl Fan da FANATIC che ha assunto l’attestazione corrente cui l’omologismo Fanzìna dal glb
ingl FANZINE, una composizione in ipocoristico con FAN e MAGAZINE che vale la locuzione Rivista per appassionati, la
locuzione glb Fan club. Fandònia dal lat volg EFFANDONIA questo sovrapposizione di EFFANDA da proclamare con
solennità con il plur TESTIMONIA testimonianze. Profàno, cui Profanàre, infatti, letteralmente, sta per “davanti al tempio”,
in altre parole tutto ciò che è al di fuori della sacralità. Empio-èmpio dovrebbe essere in complanare con Profano poiché sta
per non pio, composto col pref negativo IN. Più correttamente, Profano è il “non sacrale”, come potrebbe esserlo,
dignitosamente, una musica, un canto, mentre Empio è “chi disprezza la sacralità”, il blasfemo, in piena illegalità, avverso
alle libertà di culto. Il termine Cratofànico col suff dal gr KRASIS mescolanza vale il risultato finale da un’insiemistica di
devozioni.
\ Empito Impeto Scempio
Il termine Empito-èmpito snm di Impeto-ìmpeto, è da IMPETUS astratto lat di IMPETERE, da un intensivo IMPETIRE
andare incontro per chiedere con insistenza; la diversità sulla lettera iniziale è dovuta ad attestazioni di preferenze fonetiche.
Il percorso infatti conta Impetuosità e Impetuòso.
Scèmpio ed il suo omn sono a se stanti: l’uno è dal lat SIMPLEX ed è il non comune Semplice inc con Scemo, cui
Scempiàggine, Scempiamènto, Scempiàre, Scempiàto, Scempietà; l’altro Scèmpio è dal lat EXEMPLUM ed è invece una
punizione esemplare, cui Scempiàre nel senso di “straziare”, sovente motivo di grave equivoco, pertanto è meglio archiviare
linguisticamente il percorso Scèmpio da SIMPLEX.
\ Plico Flesso
Un Libro ove appaia sottoforma di fascicolo, dossier, carteggio... può essere definito Plìco, lemma cinquecentesco, dal verbo
lat PLICARE piegare, già gr PLEIKO piegare, intensivo di precedente PLECERE, con valore di piegare-intrecciare, semant
svolgere, dal rad indoeur PLEK, Plìca, Plicàto, il composto Plicometrìa con Plicòmetro, e che associato a vari pref ha
prodotto un nutrito percorso semantico, quale Sùpplice (lat SUPPLEX da SUB PLEX) col denm Supplicàre, Supplicaziòne,
Supplìzio da SUPPLICIUM (messo in ginocchio), stanno per “piegare-sotto, piegato-in giù”, allo scopo originario di
rabbonire gli dei, cui l’assimilazione con PLACARE di Placare, e il glb franc Souplesse “agilità” da SOUPLE flessibile. Da
PLICARE, l’ital conta i prefissati Applicàre, con Applicàto ed Applicaziòne, che vale “svolgere verso-avvicinare”.
Complicàre con Complicànza, Complicatèzza e Complicaziòne, ed anche Còmplice, con Complicità, che stano per “svolgere
insieme”. Il glb Dèpliant (accentazione corretta dépliant) dal franc DEPLIER dispiegare. Implicàre per “svolgere dentro” con
Implicànza, Implicaziòne, Implìcito con ImplicitamènteEsplicàre “svolgere fuori” cui Esplicàbile, Esplicatìvo, Esplicaziòne,
Esplìcito con Esplicitamènte ed Esplicitàre. Replicàre con Rèplica, Replicàbile, Replicànte e Replicatìvo “svolgere ancora”,
Replicàto, Replicaziòne, Replicòne (termine della genetica). In area indoeur si rintraccia la rad nella composizione ingl glb
Plexiglàs o Plèxiglas “il vetro che si piega” (GLASS vetro) con un dimenticato snm Pèrspex (entrambi marchi registrati), nel
franc glb Plissé cui gli esot Plissettàre, Plissettatùra.
Il percorso prosegue ancora con Piegàre, verbo in lenizione, dal lat PLICARE cui Pièga, Piegàbile, Piegàta, Piegatòre,
Piegatrìce, Piegatùra, l’iterativo Pieghettàre donde Pieghettatòre e Pieghettatùra, Pieghèvole con Pieghevolèzza, Piègo
“plico”, Piegòso, il percorso prefissato cui Compiegàre (CUM associativo). Dispiegàre (DI intensivo) con Dispiegamènto.
Impiègare “impegnare” con IN illativo e lenizione sett da c in g cui Impiegatìzio, Impiegatizzàre e Impiegatizzaziòne,
Impiegàto ed Impiègo, il doppio prefissato Disimpiegàre con Disimpiègo. Ripiegàre (Ri iterativo) con Ripiegamènto,
Ripiegàbile, Ripiegàta, Ripiegàto, Ripiegatùra e Ripiègo, Spiegàre (EX “da”) con Spiegàbile e il doppio prefissato
Inspiegàbile (IN negativo), eppoi Spiegamènto, Spiegatamènte, Spiegàto, Spiegatùra e Spiegaziòne ed ancora (con un
secondo pref) eppoi Spiegazzàre (S intensivo) cui Spiegazzamènto e Spiegazzatùra. Infine i composti Piegabàffi, Piegacìglia,
Piegafèrro e Piegafèrri
La rad PLEK di PLECTERE intrecciare cui Perplessità e Perplèsso da PER PLEXUM, Plèsso da PLEXUM, ha una variante
in PHLEK svoltosi in FLECTERE cui Flèttere con Flessìbile, Flessiòne 1, Flessìvo, Flèsso, i composti Circonflèttere con
Circonflèsso (accento “piegato intorno”), Deflèttere con Deflettòre, Inflèttere con Inflèsso cui Inflessìbile, Inflessibilità e
Inflessiòne, Reflèttere o Riflèttere con Riflessìbile, Riflessibilità, Riflessiòne, Riflessìvo 1 e Riflèsso cui Riflessànte, il glb
ingl Rèflex, eppoi Riflettènte, Riflettòre, Riflettorizzàre e Riflettorizzaziòne, i composti Flecnòdo questo termine matematico
fedele al rad PHLEK (pron flec) con Nodo, Riflessògeno, Riflessologìa, Riflessoterapìa, Riflettòmetro. In lat AMPLEXARI
vale abbracciare, cui Amplèsso da AMPLEXUS derivato in tema da AMPLECTI.
In connessione indoeur con il tema rad PHLEK-PLEK, in got Piega è FALDA, ricopiato nell’omologismo Fàlda (di un
monte, fig del cappello), cui Faldàre, Faldàto, l’accr Faldòne fig “cartella per documenti”, Faldòso, il prefissato Sfàlda (S
sottrattivo) cui Sfaldàre con Sfaldàbile, Sfaldamènto e Sfaldatùra, il dim Sfaldèlla cui Sfaldellàre; in termini tettonici si
ritrova associato nella locuzione Falda freatica questa col fem di Freàtico dal gr PHREAR PHREATOS pozzo cui il
composto Freatologìa. Eppoi, l’ingl conta FLAP falda cui il glb tecnologico Flap e l’omologismo Flappèggio adottati dopo il
1940.
Sòffice, dal lat SUFFLEX, è l’inc di SUPPLEX supplice con FLECTERE flettere. Non dovrebbe allora apparire
incomprensibile che il lemma Plesso contiene l’identica radice originale di Flesso, qualora s’indugiasse a pensare che Plesso
è traducibile in “sede riflessa”, ad esempio di una scuola; Complèsso, allora, da CUM PLECTERE, che sta per flettere
insieme, vale insomma intreccio, cui Complessàre, Complessità, Complessìvo, termine adottato in psicologia.
Nel vasto campo indoeur, il lemma Soffice è connesso rad con l’ingl SOFT morbido-molle-soffice cui i glb Softball “palla
soffice” una varietà del Baseball, Soft-core “film a pornografia ammorbidita” Soft discount da Soft discounnt shop “negozio a
sconti leggeri” da associare a Hard discount shop “negozio a forte sconto”, Soft drink “bevanda non alcolica”, Software
“moduli e componenti per programmi dei computer” cui l’omologismo Softwarìsta, da contrapporre a Hardware “oggetti
metallici”con Software house “la casa di produzione”. Lo schermo del computer fa parte dell’Hardware.
1
Nella linguistica, Flessione vale quale modificazione del termine nominale, pronominale e verbale in ordine alla coniugazione e alla
declinazione. Riflessivo, allora, è quel verbo che si riflette sul soggetto e che si mostra con un pronome personale, quale Pentìrsi elencato tra
i Riflesivi intransitivi o Intransitivi pronominale o Medio intransitivo, poiché, privo di complemento oggetto, non può essere diverso dal
riflessivo, come nella frase “Mi pento di non averlo capito subito”; quale Lavarsi elencato tra i Riflessivi transitivi poiché è sempre
accompagnato dal complemento oggetto come in “Hai l’abitudine di lavarti i denti solo dopo cena”.
\ Studiare Astuccio
Il lat avevano ancora il verbo STUDERE dal valore di appoggiarsi a qualcosa e poi, fig, applicarsi a qualcosa, donde
Studiàre con Studènte, Studentàto, Studentèsca e Studentèsco, Studiacchiàre o Studicchiàre, Studiàto, Stùdio, Studiòlo,
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Studiòso e, sorprendentemente, Astùccio, (che non è una piccola asta) dal prvz ESTUG attinto al lat STUDIUM zelo astratto
di STUDERE, mutatosi in Studiare con valore “custodire” qualcosa in sé, ovvero le nozioni; Astuccio, dunque, dal valore di
“custodia”. In estensione fig, il lat utilizza STUDIUM nel significato di “amore”; infatti, senza amore non c’è applicazione e
zelo.
TOMO
Il snm di Libro, Tòmo, dal tardo lat TOMUS già gr TOME sezione-taglio con TOMOS piano-strato (ritagliato)
da TEMNEIN tagliare con rad TEM, è più correttamente una delle parti (sezione), indipendente, in cui è
suddivisa un’opera libraria, ossia un volume; il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci è costituito da 12 tomi.
Tòmo è “la persona che ostenta singolarità”, lemma certamente metaforizzato d’oscura connessione, ma
corrispondente semant allo sp TOMO; tra le spiegazioni ci potrebbe essere un’antica associazione d’idea, fig e o
ironica, con il contenuto o con la singolarità numerica di un tomo-libro.
Tomàia o Tomàio è un termine da calzolaio (parte della scarpa) e vale “ritaglio di pelle”. Tomìno è il dim di
Tòma, un tipo di formaggio caprino fermentato col pepe, inv dall’ant prvz TOMA connesso col gr TOME taglio,
in pratica il complanare di Scamorza.
Sala della Protomoteca in Campidoglio: il lemma Protomotèca “galleria di busti” ha origine da Pròtome “busto”,
inv dal gr PROTOME testa umana o animale in rilievo nelle strutture architettoniche, sculture e simili, da PRO
TEMNO davanti-taglio.
Il composto Tomografìa con Tomogràfico e Tomògrafo, eppoi Tomogramma sono con TOMOS strato-sezione
ritagliata. La Tomografia Computerizzata T.C. poi chiamata Tomografia Assiale Computerizzata T.A.C. fu
messa a punto, ognuno per conto proprio, da A. M. Cormack e da G. N. Hounsfield nel 1972.
Il prefissato Dicotomìa è dal gr DIKHOTOMIA “divisione (tagliato) in due parti” (pref DICO dal gr DIKHA
due partri), cui Dicotòmico e Dicòtomo, è un termine astronomico, biologico, botanico e filosofico, qui vale
“due nuovi concetti dedotti logicamente da un primo concetto”.
Il termine ha degli omonimi e assonanti: Tòmo “caduta, capitombolo”, d’origine onomatopeica corrispondente al
franc ant TUMER, già TUMON, vrs connesso col franc moderno TOMBER cadere, cui il brutto esot Tomàre
(da evitare specialmente nel Veneto, perché qui, nel volg, risuonerebbe in tua madre). Tomìsmo e Tomìsta
sembrerebbero termini in relazione a studi particolari sui tomi, in realtà è la dottrina filosofica - ed un suo adepto
- adottata dal Cattolicesimo e fondata da S. Tommaso d’Aquino, in percorso semantico dal lat Thomas.
Tumm’nu italianizzato Tòmolo, in uso nel meridione d’Italia, un’ant misura di capacità per le granaglie (circa 45
l ), in genere misura per solidi, dal lat medv TUMULUS dall’ar THUMN un ottavo.
\ Tale Questo Tanto
Un Tomo, in un contesto generico, è un Tale. Tàle, aggettivo, pronome e avverbio, è dunque usato anche in odore di
sostantivo; deriva dal lat TALIS da tema rad TO-TA al quale solo il lat ha aggiunto come suffisso ALIS riversatosi in ital.
Da Tale si ha il percorso dei composti Talàltro dalla locuzione Tal altro, Talchè (corretta accentazione talché), Talmènte,
Talòra, Talùno, Talvòlta.
Fuori percorso l’omologismo ebr Tàled da TALLIT “sorta di mantello o scialle”, l’omologismo Talebàno o Talibàn
attraverso il persiano TALIBAN dall’ar TALIB studente, Talèggio “sorta di formaggio” prodotto nella zona bergamasca del
toponimo Taleggio, il famigerato Talidomìde “sorta di tranquillante (marchio registrato nel XX sec)”, Talismàno con
Talismànico dal gr TELESMA oggetto consacrato giunto attraverso l’ar TILISMAN.
Il tema TO-TA ha dato ancora origine all’aggettivo e pronome Esto-èsto, poi Quèsto ellissi dal volg ECCUM ISTUM, Sto
(Stò) quale aferesi di Esto; l’ital conta ancora un sing Quèsti dal volg ECCUM ISTE nel significato di “questa persona”. Il
tema ha dato ancora origine all’aggettivo, congiunzione e avverbio Tànto da TANTUM del valore di tanto grande, cui un
dim Tantìno e le composizioni Tantochè (corretta accentazione tantoché), Tantòsto; in composizione con Ecco va a formare
Cotànto. Infine, all’aggettivo e pronome Tòt dal lat TOT tanti, al lat TOTUS tutto cui il medv TOTALIS e l’ital Totàle con
Totalità, Totalitàrio, Totalitarìsmo e Totalitarìstico, Totalizzàre con Totalizzànte, Totalizzatòre e Totalizzaziòne, il composto
Totalrifrattòmetro.
Il termine Tòtem, d’origine algonchina, che tradizionalmente sta per un simulacro che accomuna le divinità, vale fig in
etnologia quale “categoria di individui” (TOT) cui Totèmico e Totemìsmo, eppoi sta per “insegna di comando” (TOTUS),
pertanto è vrs la sua connessione con il primitivo rad indoeur TO-TA, ricordando che per Algonchini s’intendono antiche
genti appartenenti a molteplici tribù indiane stanziatesi nel Nordamerica.
LIBERO
Lìbero, dal lat LIBER, questo in omn con LIBER di libro, derivato dall’italico LOUDHERO simile al gr
ELEUTHEROS sopravvissuto in aree slava, bal e ger (ted LEUTE), è colui che fa parte del popolo, discendente
da un capostipite (gens), per molti aspetti snm di gentile. LEUDO è infatti, in origine franc, il protetto dal re
(merovingio); semant ha moltipicato la traduzione, corredandosi di sfumature: scapolo (libero dal matrimonio),
disimpegnato, sfuggito a…, scarcerato, latitante, disoccupato, dissequestrato ... sovente riferibile anche a cose, e
non sempre risulta protetto dal re (legge). Esiste il nome proprio di persona Eleuterio “libero-liberatore” e il
composto Eleutherofobìa che indica la paura della libertà. Dal termine lat LIBER sono stati coniati derivati e
composti, espresioni socio-politici, cui Liberàre inv dal lat LIBERARE, con Liberàbile, la locuzione Libera
docenza. l’esot Liberal, Liberaldemocràtico, Liberàle, Liberaleggiànte, Liberalèsco, Liberalìsmo, Liberalìstico,
Liberalità, Liberalizzàre, Liberalòide, Liberalsocialìsmo con Liberalsocialìsta, Liberamàrgine, Liberamènte,
Liberànte, Liberatòre, Liberatòria, Liberaziòne, Liberìsmo, Liberìsta, Liberoscambìsmo con Liberoscambìsta,
Libertà con i desueti Libertàde e Libertàte da LIBERTAS LIBERTATIS, Libertàrio con Libertarietà e
Libertarìsmo, Liberticìda con Liberticìdio, Libèrto da LIBERTUS schiavo liberato; lemmi psico-intimistici come
Liberamènto, Liberatòrio, Liberatìvo; comportamentali come Libertinàggio, Libertìno; filosofici quale
Libertinìsmo e contrazioni politiche quali Lib-Lab che vale mediazione fra liberalismo e laburismo, e Lib-Lib
427
per politica liberal-libertaria.
Ancora, i prefissati Delìbera e Deliberàre, Illiberàle con Illiberabilità.
Il termine Liberty, lo stile artistico, è pseudoetim poiché non è della rad di LIBER ma dal nome del suo
fondatore A. L. Liberty (1843-1917) e pare non abbia discendenti poiché equivocabili con i derivati di Libertà.
In ger KARL vale uomo libero cui l’onomastico Carlo con Carlina, Carlotta e Carola, eppoi alcuni derivati quali
Carlìno “cane da caccia” (omn di Carlino moneta) attraverso il franc CARLIN questo nome d’arte dell’attore
Carlo Bertinazzi (1713\1783) di successo in Francia per l’interpretazione di Arlecchino, la cui mascherina nera
ricorda il muso di questo cane; infine, Carlòna nella locuzione Alla carlona, attraverso il franc ant CHARLON in
riferimento ironico a Carlomagno, e Carludovìca nome di una pianta dedicata ai regnanti di Spagna Carlo IV di
Borbone e Maria Luisa Ludovica (1794).
L’ingl conta FREE libero-gratuito in connessione indoeur col gr ELEUTHEROS e l’italico LOUDHERO
(gruppo dh pron f), cui i glb Freeboard “bordo libero” (termine nautico), Freestyle “stile libero”, Freeware
“software gratuito” e, in locuzione, Free access “accesso gratuito”, Free climber “libero scalatore” con Free
climbing “scalata libera”, Free lance “prestatore d’opera da libero professionista” dove LANCE sta fig per
“mercenario”, Free press “distribuzione gratuita di stampa”, Free rider “utente non a pagamento” da appaiare a
“portoghese”, Free shop quale accorciativo di Duty-free shop “negozio ad imposta libera (esenzione doganale),
Germ-free “libero da germi- sterilizzato”
\ Per Liberismo, snm di Libero scambio, s’intende la dottrina che propugna la libera concorrenza e che vuole dettare leggi economiche e di
mercato, condizionando l’operato dello stato democratico che deve essere al servizio di tutti.
Il Libero Scambio, insomma, è l'assenza d’interferenze governative nel commercio internazionale. Metaf, indica la libertà fra le coppie di
scambiarsi consensualmente i partner in pratiche sessuali.
Il Liberalismo, che può essere un sinonimo di Liberismo, vedi Liberalismo economico, è la dottrina che si fonda essenzialmente sulle libertà
individuali.
Libera Università è l’utopia di una scuola che non impone requisiti d'accesso, né programmi ufficiali; sono contemplate le Arti e le Scienze
Sociali, sull'esempio di quelle sorte a Londra e a S.Francisco. A Summerhill e a Liverpool sono formate da comunità autogestite (1982).
Il Libertarìsmo, opposta al Determinìsmo, raggiunge l’estremismo con il Liberalismo Politico (snm di Anarchìsmo), per questo è negata
ogni forma di discriminazione sociale e legale tra gli individui, ammettendo esclusivamente vincoli rigidamente minimalisti sulle libertà
d’azione, da parte dei poteri dello Stato.\
\ Licenza
Il lat aveva LICENTIA che sta per libertà, meglio sfrenatezza, cui Licènza, Licenziàre, Licenziòso. Fuori percorso Licèo, dal
gr LYKEION, questo nome del luogo presso Atene dove Aristotele fondò una scuola superiore, cui Liceàle, Licealìsta.
\ Suffisso TORE SORE TORIO SORIO
Dal lat ATORE, di origine indeur, TORE - che diventa SORE ove il tema si concluda con la consonante d – va a formare
aggettivi e sostantivi ricavati dai verbi, con la forma fem TRICE, cui Viaggiatore e Viaggiatrice, Incisore (da Incid-ere),
indicante l’attività del soggetto. Per una maggiore comprensione, si ricorda che, in questo caso, l’infinito Incidere è composto
dal pref IN, dal tema rad CID e dalla desinenza ERE (IN-CID-ERE); il gr conta lo specifico TOREUO incido, cesello cui
Torèutica dalla locuzione gr TOREUTIKE TEKHNE arte del cesello.
Il suff di strumento TORIO - che si trasforma parimenti in SORIO con tema in d - va ad indicare che serve a… porta a… cui
Organizzatòrio (dal lat medv ORGANIZARE conformare di Organizzare), Ricreatòrio (dal lat CREARE con pref RE
reiterativo), Illusòrio (Illud-ere \ IN-LUD-ERE Illùdere).
Da Collùdere verrebbe Collusòrio e non Collutòrio, questo è invece dal lat COLLUERE sciacquare.
Da Aspèrgere, lat AD SPARGERE, il linguaggio cristiano ha preferito il nome Aspersòrio, con suff di strumento SORIO
benché non in tema d, o Aspèrges dal tempo verbale che in ital sta per aspergerai; in percorso Aspergìllo “sorta di fungo”
con Aspergillàcee “Famiglia di funghi” e Aspergillòsi “micosi”, eppoi Aspersiòne e Aspèrso.
VASO INVASATO EVASO
VASO
Il lat class VAS, divenuto più tardi VASUM, ha prodotto Vàso, con una variante in Vàse, contenitore anche in
senso anatomico, architettonico, metaforico e botanico, cui i derivati Vàsca dal volg VASCULA dal dim
VASCULUS cui anche Vàscolo con Vascolàre o Vascolòso, Vascolarizzàto, Vascolarizzaziòne, Vascèllo o
Vassèllo dal tardo dim VASCELLUM piccolo vaso cui ancora Vascellìno, eppoi il dim ital Vasètto, Vassòio,
questo da VERSORIUM di VERRERE pulire-mondare sovrapposto a Vaso cui Vassoiàta, Vasàio, Vasàle, il dim
Vasèllo cui Vasellàio, Vasellàme, Vasellamènto e i desueti Vasellàggio, Vasellàro, Vasellamènto, Vasellière.
Termine alieno è il glb franc Vasistas “sorta di sportello girevole” tratto dalla locuzione ted WAS IST DAS? Che
cosa è questo (questa novità)?
Dall’ar UTHAL “un vaso per uso particolare” l’ital ha tratto l’omologismo Utèllo, par la conservazione dell’olio.
La caldaia dei tintori è il Vagèllo questo una variante da VASCELLUM cui Vagellàre o Vagillàre; una presunta
variante volg in VACILLO pare abbia condotto in complanare a Vacillàre, dal suo moto, cui Vacillamènto e
Vacillànte.
Pseudoetim il termine Vaselìna o volg Vasellina, questo marchio di fabbrica (1877) ma composto con il nome
ted WASSER acqua, con il gr ELAION olio d’oliva ed il suff ital INA “medicinale”.
Il percorso derivato da VAS prosegue nello specifico dell’anatomia con i composti Vascolopatìa, Vasectomìa o
Vasoreseziòne con Vasectomizzàre e Vasectomizzàto, eppoi Vasoattìvo, Vasocostrittòre con Vasocostriziòne,
Vasodilatatòre con Vasodilataziòne, Vasomotilità, Vasomotòre coin Vasomotòrio e Vasomotricità, Vasopressìna
“ormone” questo ellittico della composizione di Vasocostrizione con Pressione (sanguigna) snm di Pitressìna
questo composto con un non accertato primo elemento, Vasoseziòne; eppoi con Vasotonìna, relativo ai vasi
sanguigni (con Tono e suff chimico INA), Vasospàsmo e, in locuzione, Vasi sanguiferi, Vasi linfatici, Vasi
uriniferi.
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Con il pref IN illativo, Invasamènto, Invasàre stanno a significare in vaso. Vasectomìa è l’intervento chirurgico
che interrompe i condotti spermatici, che trasportano gli spermatozòi dai testicoli all'uretra, quindi all'esterno.
Svasàre - Pp Svasàto, sostantivo Svasatùra - con pref S estrattivo, vale togliere dal vaso, ma l’esponente,
rimodellato dalle sarte, ha assunto lo sviluppo semantico di scampanare, dare la forma di un tronco rovesciato
(alla gonna), così si ricorre a Travasàre - svasare per invasare – cui Travasamènto, Travasatrìce, Travàso.
È chiaro dunque che Vaso racchiuda in sé il senso altamente lato di contenitore, incluso le vene per il sangue ed
il cranio per la mente umana.
Fuori percorso Vasistas, una corruzione dall’espressione ted WAS IS DAS che cos’è ciò?, che indica una sorta
di battente per ventilazione applicato a una finestra.
Dal gr STAMNOS l’ital conta Stàmno, una sorta di vaso capace a due anse orizzontali, utilizzato
tradizionalmente per la conservazone di liquidi pregiati (olio, vino…) e addirittura delle monete.
Dall’ar TASA vaso, l’ital ha tratto Tàzza con i dim Tazzètta e Tazzìna.
Dal franc POT vaso-pentola, ant lemma già esistente all’arrivo dei celti, l’ital conta l’omologismo Potage
adattato in Bottàggio, Potàggio o Pottàgio con Potàssa “cenere di vegetali cotti in vaso” cui Potàssico e Potàssio
col composto Potassiemìa “potassio nel sangue” questo snm dell’omologismo Kaliemìa con Kali variante di Càli
dall’ar AL QALY potassa. L’omologismo Pòtta dal franc attraverso il lat volg POTTA labbra grosse è connesso
con POT vaso, attestatosi fig nel snm di Vulva, ma anche al mas nel senso di Spaccone.
\ Nappo Mappa Cavolo Vasca Basco
Il vaso da bere per il franc è Nàppo da KNAPP, mas di un secondo termine che nulla ha di questo; Nàppa, infatti, dal lat
MAPPA, d’origine onomatopeica M P dissimilata in N P, cui il tema med MAPPA, vale tovaglia, donde il volg napoletano
Mappatella e Mappina. Dal percorso lat derivano Màppa, Mappàre, Mappàto, Mappatòre, Mappatùra e il composto
Mappamòndo; dal percorso Nappa, invece, troviamo Nappàre sia “conciare” sia fig “condire” attraverso il franc NAPPER,
Nappìna.
Coesiste però il tema med NAPPA che vale cavolo cui l’ital Nàpo “rapa” da NAPUM con Napèllo e Napòne questo lenito
dall sett nei fig Navòne “sorta di piante” e Navoncèlla “sorta di farfalla” dei Pieridi. Lo specifico lemma Càvolo, cui
Cavolàccio, Cavolàia (questo anche sorta di farfalla), Cavolòio, il fig Cavolàta, Cavolètto (nello specifico, di Bruxelles) o
Cavolìno, col composto Cavolfiòre, è dal lat CAULUS cui sopravvive Càule dal lat CAULIS gambo col prefissato Acàule (A
privativo) che vale “ gambo raccorciato” snm di Brevigàmbo, il composto Amplessicàule snm di Abbracciànte (con il lat
AMPLEXIARI abbracciare), il fig Incavolàrsi con Incavolàto e Incavolatùra, in complanare con Incazzarsi e derivati. La
trasformazione del gruppo letterale etim lat AU in AVU, con epentesi quindi della v, la riscontriamo ancora nelle voci quali
Mantova da MANTUA, Genova da GENUA, Rovina da RUINA, Vedova da VIDUA. Dall’ol COOLZAAD “semenza di
cavolo” l’ital conta l’omologismo Còlza attraverso il franc COLZAT. Storicamente noto il processo in Veneto, nella seconda
metà del XX sec, per gli effetti nocivi dell’Olio di colza.
Il Cavolo, la Colza e il Navone appartengono al Genere di piante cosiddette Bràssica dal lat BRASSICA cavolo, della
Famiglia delle Crocifere, come la Sènape questo dal lat SINAPEM già gr SINAPIS, con Senapàto, Senapìsmo “cataplasma”.
Nel lat s’era già attestato un VASCA, da noi ereditato inv in Vàsca; gli spagnoli lo hanno volto al mas VASCO per definire
il tipico copricapo a forma di vasca, rientrato Bàsco in ital, ovvero “berretto basco” (dei baschi quale popolo); l’onomastica
conta Vasco che vale quindi “Basco” quale abitante dei paesi baschi. Fuori percorso Baschìro, questo relativo alla repubblica
russa dei Baschiri.
INVASATO
Il tema primitivo è VAD-TO, dal rad WAD andare-passare (omn di WARD di Predio), cui i derivati Vàdere,
Vàdo (Guado) ed i verbi Vo, Vado, Vai, Vai, Vanno... Le forme Invadere-Invàso, Invadènte, Invadènza,
Invasato, Invasiòne, Invasìvo derivano dal verb lat VADERE andare con il pref IN. Da una tradizione cristiana
di tutto rispetto, ma anche da una credenza dell'immaginario collettivo, da oltretomba, Invasato viene ad
assumere l'unico significato di "impossessato" dal diavolo o dagli spiriti; ovvero, l'indiavolato o lo spiritato da
esorcizzare. Invasato, quindi, varrebbe andato dentro il corpo, nella teca umana.
EVASO
Con il pref EX estrattivo, Evàso sta ad indicare andato fuori da EX VADERE cui Evàdere con Evasiòne ed
Evasòre, Evasìvo quale Pp durativo cui Evasività; semant, il termine ha il riferimento astratto che non manifesta
(non fa andare fuori) chiaramente le proprie intenzioni, Evaso è invece concretamente chi è fuggito (andato
fuori), per accezione dal carcere, oppure da un modo esistenziale, anche come riferimento alla definizione di una
pratica, di una lettera, di un ordine. Evasore è chi si è sottratto al fisco. Pervàso, con il pref PER (attraverso)
indica penetrato da… cui Pervàdere con Pervasività e Pervasìvo.
BELLO BELLUINO BELLICO
BELLO
Bèllo, che l’ital ha preferito rispetto a PULCHER bello già grazioso, è un trapassato dim lat di BONUS, da un
ant DUENOS, sopravvissuto nello sp BUENOS. La sua rad DO dare, in relazione alla rad DHE porre, con il suff
EN equivale a pieno (posto) di virtù o di doni ed è, per via di logica, assimilata al rad DEU-DU di buono. Chi è
buono, infatti, è tradizionalmente considerato bello. Da Bello, i derivati Bellamènte, Bellèzza, Bellètta (un
curioso inc di Melmetta dim di Melma con Bello), Bellètto (cosmetico) cui il prefissato Imbellettàre (IN illativo)
meglio Imbellettàrsi, Bèllide altrimenti detta Margheritìna o Pratolìna, Bellùria “bellezza di apparenza”, Beltà
dal prvz BALTAT con le varianti Beltàde e Beltàte, i dim Bellìno e Bellòccio, l’accr fem Bellòna, Bellùria su
modello di Lussuria, il prefissato Abbellìre o Abbellàre (AD allativo) con Abbellimènto e Abbellitùra, i
composti Bellavìsta, Bellimbùsto (con “in busto” nel senso di “impettito”), Bellosguàrdo, Bellospìrito,
Bellumòre dalla locuzione Bell’umore o meglio Begli umori, Belletterìsta o Belletrìsta e Belletteristica o
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Belletrìstica (in riferimento al dilettarsi delle Belle Arti), eppoi Belpaèse dalla locuzione Bel paese quale
antonomastico dell’Italia cui il marchio registrato Belpaèse in riferimento ad una varietà di formaggio italiano,
la locuzione Bella copia cui semplicemnte In bella, in opposizione a Brutta copia o In brutta. Belladònna è una
pianta erbacea medicinale, la quale, vrs dalla pratica delle donne di imbellettarsi con un suo estratto, è un termine
che l’ital ha ricavato con una specifica corruzione dal termine celt BLANDONA o BLADONA, insomma un
omologismo svoltosi in termine ital comnposto. La Bella indica la donna che gode fama di bellezza, talvolta in
senso ironico, metaf la fidanzata. Non sempre Bello è fedele alle radici: in locuzione quali Bella di notte e Bello
di notte è relativo alla prostituzione, ispirate al noto film “Bella di giorno” di Bunuel, degli anni sessanta,
interpretato da Catherine Deneuve. La Bella di Cerignola, però, non è un’avvenente e discussa ragazza di questa
cittadina pugliese, ma una sorta d’oliva rinomata, qui coltivata. Belle epoque è il glb franc che indica l’epoca
europea a cavallo tra l’Ottocento e l’inizio della Grande Guerra.
Ombelìco o Ombellìco con Ombilìco (volg) e l’aferetico Bellìco nascerebbe dalla composizione lat UMBILICUS “bello quasi come un neo”; ma, in similitudine a Belladonna, è vrs un adattamento assonante
dell’originale riferimento fig a Umbòne “il centro degli scudi” o il “perno delle ruote”, per cui, dal lat volg UMBILICARE gravitare sul centro (del corpo), ci sono stati tramandati Bìlico e Bilicàre.
\ Adamo, il primo uomo, non avrebbe avuto l’ombellico poiché non era stato concepito da donna.Tutti i mammiferi presentano l’ombelico\
Ombelìco è anche il bastoncino intorno al quale era avvoto il papiro e, ancora, termine adottato in botanica e
zoologia.
Il verbo riflessivo Sbellicàrsi, usato unicamente nel luogo comune della locuzione Sbellicarsi dalle risate deriva
dunque dall’aferetico Bellìco e starebbe per “ridere tanto da perdere il centro di gravità del corpo (l’ombellico),
ovvero l’equilibrio”, snm di Scompisciàrsi questo fig e letteralmente “orinarsi addosso” (volg Pisciarsi) dalle
risate.
Il gr conta OMPHALOS per Ombelico, cui Onfalo-ònfalo snm di Umbone e utilizzato in pref per composizioni
quali Onfalìte (suff patologico ITE), Onfalocèle, Onfalomanzìa (divinazione attraverso l’aspetto l’ombelico),
Onfalorragìa, Onfalorrèa, Onfalotomìa. Onfalo, pertanto, era chiamata la pietra ovale venerata nel tempio di
Apollo a Delfi, che rappresentava metaf il centro (l’ombelico) della Terra.
L’onomastica conta un Alan pari pari dal gaelico ALAN bello.
\ Il termine franc BEAUX ARTS Belle Arti deve intendersi in senso peggiorativo, poiché fu coniato per ironizzare sugli insegnamenti della
Ecole des Beaux Arts di Parigi, fondata nel 1671, che non intendeva adottare le innovazioni in architettura, privilegiando i valori classicorinascimentali; comunque, gli anni ottanta avrebbero visto un rinnovato interesse al ferreo tradizionalismo dell’Ecole.
La BELLE EPOQUE Bella Epoca discrimina quel periodo europeo, per accezione il francese, a cavallo tra il 1800 ed il ‘900, che fu,
essenzialmente per i borghesi, di benessere e di spensieratezza. Artisticamente è scenografato dagli Impressionisti; i successivi, primitivi
Espressionisti (Germania) posero le basi profetiche della fine di quell’epoca, incalzata dalle catastrofi delle due guerre mondiali.\
BELLUINO
Altra storia per questo lemma, che non è affatto un dim. Belluìno, dal lat BELUINUS, lo sì è rafforzato
raddoppiando la L per esprimere maggiore forza emotiva e deriva da BELUA, dal quale sarebbero venuti Bèlva
e Bèstia con i propri derivati: Bestiàle, Bestialità, Bestiàme (suff AME per collettivi), Bestiàrio questo in epoca
romana “lottatore con le bestie” o “custode delle bestie” e Bestiàrio questo “opera medv di descrizione degli
animali”, Bestìno (odore di selvatico), Bestiòla. Belluino, dunque, disumano e feroce, che è sempre più riferibile,
in astratto, all’animo piuttosto che ad un reale comportamento. Un’ant rad cita BELO(M) quale forza, quindi
Dèbole da DEBILIS “senza forza “(pref DE privativo) con Debolèzza e la variante Dèbile fedele al lat cui
Debilità, Debilitàre con Debilitànte, Debilitàto e Debilitaziòne.
\ Bestemmia
Bestèmmia e Bestemmiàre sono termini ereditati dall’inc del gr BLASPHEMEO con il lat BESTIA e AESTIMARE degno di
essere considerato una bestia, cui il lat tardo BLASPHEMIA-BLASPHEMARE bestemmia e bestemmiare, sfociato nel volg
BAESTIMIARE e, infine, nell’ital Bestemmiare. Dal tema, l’ital conta in via esplicita Blasfèmo e Blasfemàre. Ancora,
implicitamente, ci sono giunti Biasimàre col devb Biàsimo e Biasimèvole questo con suff ital di aggettivo verbale attivo
EVOLE, Biasimàbile, Biasimatòre, dal franc ant BLASMER, il quale è l’adattamento linguistico-fonetico di
BLASPHEMARE.
\ “Sia biasimato che pensa male” pronunciò Edoardo III durante un ballo, nel raccogliere una giarrettiera dal pavimento, persa chissà da chi.
Da allora, il re ebbe l’ispirazione di istituire l’Ordine della giarrettiera. \
BELLICO
Dal lat BELLUM guerra, modificatosi dall’ant DUELLUM scontro a due, cui Duèllo (da notare il senso
collettivo del primo rispetto al secondo), è pervenuto Bèllo, che non sarebbe quindi legato a BELO di forza,
tuttavia, tra BELO forza e BELLUM guerra, non è illogico supporre una primitiva rad comune. Da Bello i
derivati Ballatòio in metaplasmo da BELLATORIUM galleria dei combattimenti sulla nave, omn di Ballatoio da
Ballare, vrs fig sovrapposto.
Bèllico, Bellicòso, Bellicìsmo con Bellicìsta, la dea Bellona (omologata a Roma dalla dea gr Enio). Il termine è
utilizzato per sostantivi ed aggettivi composti e derivati relativi alla guerra, quali Belligerànte Ppres di
BELLIGERARE fare la guerra con Belligerànza e Bellìgero (con il lat GERERE condurre) e Cobelligerànte con
Cobelligerànza (pref COM associativo).. e i prefissati quali Debellàre (DE conclusivo, dal XIV sec) con
Debellamènto, Debellatàre e Debellaziòne, Imbèlle (IN negativo), Ribellàre (RE d’opposizione, dal XIII sec) o
Rebellàre o ancora Ribellàre con Ribellagiòne o Ribellaziòne, Ribellamènto, Ribellànte, l’aggettivo Ribèlle o
Rebèlle o Rebèllo, Ribèllo o ancora Rubèllo, e Ribelliòne. Il Perduelliòne, nel diritto romano, è il delitto d’alto
tradimento contro la sicurezza dello Stato, dalla composizione latina PER DUELLUM, indica il tradimento per
fini d’interessi in guerra.
430
Bellimbusto è semant bello in busto (impettito), ma calza perfettamente anche bellicoso.
Dal lat ARREBELLARE “fare di tutto per riprendere la lotta (guerra), l’ital conta il devb fig lenito Rovèllo con
il prefissato Arrovellàre cui Arrovellamènto (AD allativo).
\ DE BELLO GALLICO è la cronaca della campagna di guerra contro i Galli, scritta da Giulio Cesare; non è un’opera letteraria di rilievo,
ma possiede il “bello” della Diretta Giornalistica.
Le grandi guerre o coloniali o mondiali non sono una prerogativa di questo secolo; la storia ci racconta dei conflitti tra l’Occidente e
l’Oriente, dai tempi dei Greci contro i Persiani, dei Greci-Macedoni (Alessandro Magno) in espansione verso l’India, l’Africa; e poi le mire
di Roma, della Turchia... l’aggettivo mondiale, sovente enfatizzato, è pressoché riferibile alle terre conosciute. \
\ Pugna Guerra
Dalla rad indoeur PEUG colpire, dal gr PYKS col pugno, cui Pùgno con i dim Pugnèllo e Pugnètto, l’aggettivo Pugnàce
combattivo, ilvog Pugnètta “masturbazione maschile”, Pùgile con Pugilàto, Pugilatòre, Pugilìsta, Pugilìstico, Pugillàre,
successivamente semant in pungere, cui Pùgio “pugnale”.
Un pugno ben sferrato dal basso verso l’alto è definito fig Sommòmmolo o Sommòmolo nel toscano, snm del glb Uppercut,
e vale anche quale frittella di riso; l’origine è dall’onomatopeico Mòmmo “cosa da succhiare” cui l’alterato Mòmmolo.
I padri latini coniarono PUGNA combattimento e PUGNARE combattere, sopravvissuto immutato in Pugnàre con Pùgna o
Pùnga e Pugnatòre; il Pugnàle, infatti, s’impugna, ma è anche un’arma per pugnare, con il percorso Pugnalàòre, Pugnalàta,
Pugnalatòre, .
PUGNA rispetto a BELLUM aveva una sfumatura meno nobile, come una scazzottata rispetto ad un duello in epoca
romantica.
Con i prefissati, il percorso conta Espugnàre (pref EX fuori) “obbligare da fuori a cedere” cui Espugnatòre e Espugnaziòne,
Impugnàre (IN illativo) questo sta sia per “prendere col pugno” sia “osteggiare” cui i complanari, Impugnàbile,
Impugnabilità, Impugnànte, Impugnatìva, Impugnatòre, Impugnatùra, Impugnaziòne; eppoi, metaf o meno, Oppugnàre (pref
OB contro) “contestare” con Oppugnàbile, Oppugnabilità, Oppugnatòre e Oppugnaziòne, Propugnàre (pref PRO avanti) cui
Propugnàcolo “opera fortificata per la difesa”; in questo caso il suff COLO è inteso idealmente quale suff dim rispetto a una
vera e propria fortificazione di un’intera area. Il percorso prosegue con Propugnatòre, Propugnaziòne nel significato di
“combattere in linea avanzata”, Repugnàre cui Repugnatòrio in complanare con Ripugnàre (pref RE d’inversione) con
Ripugnànza e Ripugnànte nel significato originale di “rifiuto (del combattimento)”. Termine pseudoetim Spugnàre questo da
Spugna.
Attraverso il franc BISTOURI (pron bisturì) pugnale, ma questo dall’ital Pistoièse tratto dalla locuzione Coltello pistoiese,
dal toponimo Pistoia, città famosa per la produzione di coltelli, l’ital ha adottato il chirurgico Bìsturi dal 1771, ma già in uso
dal XVI sec.
Attraverso il malese KRIS o KIRIS o il giavese KRES, attraverso l’ingl CREES, l’ital conta l’omologismo Kris o Krìss
“pugnale a due lame”.
La variazione di Pungere (inv dal lat PUNGERE) per Pugnere è avvenuta come in Spengere per Spegnere questa motivata da
una consolidata preferenza toscana, così come Piagnere per Piangere. Spègnere è il derivato metaforizzato della
composizione lat EX PINGERE scolorire sul calco di EX TINGERE, EX TINGUERE. Spègnere, allora, sta per annullare
ogni colore, cui il Pp Spènto.
\ Il avestico esiste il termine SPENTA con valore di santo, benefico e che ritroviamo nel persiano ESFAND che indica la botanica Ruta, la
quale viene ritualmente arsa per allontanare le disgrazie. Il termine pare sia connesso con l’indoeur ingl BOUNTEOUS benefico.\
I Franchi portarono il termine WERRA guerra, attestatosi nel lat medv in GUERRA, successivamente riversatosi inv nell’ital
in Guèrra, cui Guerraiòlo, Guerreggiàre con Guerreggiànte, Guerreggiàto e Guerreggiatòre, Guerrièro o Guerrière e Guerrèro,
Guerrèsco, Guerrìglia attraverso lo sp GUERRILLA quale dim di GUERRA con Guerriglièro e Guerrigliòso, i prefissati
Agguerrìre con Agguerrimènto e Agguerrìto (A allativo), Anteguèrra e Dopoguèrra.
\ Colombia 2 luglio 2008, viene liberata dalle forze regolari, la franco-colombiana Ingrid Betancourt, intellettuale, già senatrice e candidata
alla presidenza, tenuta sei anni prigioniera dai rivoluzionari delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), il cui rapimento aveva
scosso le coscienze di tutto il mondo.\
Il lemma Guerrafondàio, diversamente da quanto si possa immaginare, non indica chi ideologicamente è propenso a fondare
una guerra, ma fu coniato nell’Ottocento, durante le guerre d’Africa (italoabissina), dalla locuzione Guerra a fondo, ovvero
Guerra ad oltranza. Sarebbe stupendo, però, coniare per le generazioni future il termine d’attualità Pacefondàio.
Dalla guerriglia cubana dell’eroe argentino Che Guevara (1928/1967), detto El Che, propugnatore nel 1959 per
l’emancipazione del Terzo Mondo, l’ital conta l’omologismo Guevarìsmo con Guevarìsta (pron ghe), in complanare storico
con Castrìsmo e Castrìsta relativi al suo leader Fidel Castro, il futuro presidente di Cuba, il quale solo nel 2008, per malattia e
vecchiaia, ha dovuto lasciato la carica a favore del fratello Raul.
In omologismo, l’ital conta Garibaldìno, questo relativo a Giuseppe Garibaldi (1807/1882), l’eroe guerrigliero per l’Unità e
l’Indipendenza nazionale, in complanare risorgimentale con Mazzinianèsimo o Mazzianianìsmo e Mazziniàno attinenti al
coetaneo Giuseppe Mazzini (1805/1872) ideologo ed apostolo.
\ Bombardamento
La guerra moderna è prevalentemente assordata dalle bombe. Bòmba è ispirato al lat BOMBUS ronzio già gr BOMBOS, cui
Bombàrda, Bombardamènto, Bombardàre, Bombardàta, Bombardatòre, Bombardièra, Bombardière, Bombardièro, il dim
Bombardìno e l’accr Bombardòne, il dim Bombètta “petardo”. Bombàre “tuonare” (omn di Bombare “bere” e Bombare
“arrotondare”) con un Bòmbito “rimbombo”, Bombaròlo. A Ferdinando II di Borbone (1810/1859) fu assegnato l’epiteto di
re Bomba. Il percorso conta le locuzioni Bomba molotov o Bottiglia molotov coniata da combattenti finlandesi durante la
seconda guerra mondiale, Tornare a bomba.
Il percorso conta il prefissato Rimbombàre col pref RI iterativo adattato cui Ribombànte e il devb Ribòmbo. Ancora, l’esot
Bòmber dall’ingl BOMBER bombardiere, fig il giubbotto tipo militare attraverso l’ingl BOMBER JACKET o “cannoniere
calcistico”. Bomber, semant è in snm con Bombarolo, cui il tragicamente famoso l’imprendibile Unabomber veneto che da
oltre dieci anni (oggi 2008) terrorizza vigliaccamente la gente; il prefissato Unabomber sta giornalisticamente per
“bombarolo che colpisce una volta tanto” sul calco di “Una (volta) tantum” dalla corrispondente locuzione lat, attestatasi in
ital quale “tassa straordinaria”. Bombìsta e Bombòne stanno anche per “fanfarone” da Bomba fig “notizia- bomba”. Eppoi i
fig Bombàre “arrotondare come una bomba” (omn di Bombare “bere”) con Bombàggio, Bombàto, Bombatùra e il dim
Bombètta questa volta “cappello” stanno per “a forma di bomba” cui il glb franc Bombè (corretto Bombé) con l’omologismo
431
Bomberìna, ancora Bòmbola con Bombolètta, i fig Bòmbolo con Bombolòne e Bombolòtto, questo al plur Bombolòtti in
gastronomia (primo piatto); il volg fig Bombare nel senso di “menare”.
In connessione, fig o meno, l’ital conta Bòmbo (omnn di Bombo bevanda”) sia “rumore cupo-ronzio” sia “insetto” cui
Bombìre e Bombìto, un Bòmbero “sciocco” (omn di Bombero “vomere”), Bombòne “fanfarone” omn di Bombone “beone”,
ed ancora Bòmbice “sorta di farfalla” dal lat BOMBYX BOMBICIS insetto ronzante cui la locuzione Bombice del gelso
“baco da seta” e Bombìcidi (Famiglia di Lepidotteri) con Bombicìllidi (Famiglia di uccelli), Bombìlio dal gr BOMBYLIOS
insetto ronzante svoltosi in “vasetto d’unguento”. Da Bombice svoltosi in Bòmbico cui l’ipocoristico Bico e, in pron sett,
Bigo, l’ital conta un Bìghero o Bìgaro già dal XSVIII sec coin valore di “trina, merletto” cui Bigherìno e Bigherinàia; famosa
la tela Le bigherinaie (1881) del macchiaiolo Telemaco Signorini (1835/1901).
L’omn Bombòne e Bombonièra sono i termini alieni nel percorso transitati dal franc BONBONNIERE da BONBON questo
da voce onomatopeica infantile per dolciume e che vale buono buono (notare la norma ital di mutare la n in m ove preceda le
consonanti b e p). Bombànza, poi, è dal prvz BOBANSA già franc BOBANCE con epentesi eufonica della lettera m.
Certamente fuori percorso è il termine mer Bombìno “sorta di vitigno” che sta per “buon vino” (metaplasmo dialettale), così
anche per Bombicìno “sorta di carta”, detto erroneamente anche Bambagìna o Bambagìno (poiché si credeva fatta di
bambagia), dal toponimo ar Bambice oggi el-Mambi dove veniva prodotta.
\ Diminutivo latino - Diminutivi italiani COLO UNCOLO ATTOLO ICIATTOLO ICINO
Nella nostra lingua ritroviamo molteplici termini ricopiati ed adattati dal dim lat CULUS, quali Follìcolo, dal lat
FOLLICULUS dim di FOLLIS sacco; Currìculum (CURRUS), Forùncolo (FURO)… e dal dim UNCOLO cui Omùncolo
(HOMO), Ranùncolo, dal lat RANUNCULUS, dim di RANO (mas di RANA), cui Ranòcchio… e così via. UNCOLO è un
suff alterativo in senso diminutivo anche spregiativo.
Esistono termini che a causa dell’identica finale in COLO – dal lat COLA - potrebbero essere scambiati per diminutivi, quali
Terrìcolo, dal lat TERRICOLA, composto di Terra e del tema verbale di COLERE abitare (in contesto agricolo), come
Agrìcolo da AGRICOLA.
Miràcolo, poi, è il nome di strumento dal verbo lat volg MIRARI guardare, cui il fig Miracolàio o Miracolòne, Miracolàre,
Miracolànte, Miracolàto, Miracoleggiàre, Miracolìsmo, Miracolìsta, Miracolìstico, Miracolòso con Miracolosità e
Miracolosamènte.
Per la chiesa cattolica il Miracolo (lemma adottato già alla fine del XIII sec) è evento unico per intervento divino e
inspiegabile dalla scienza; per accezione la guarigione improvvisa da un male incurabile. È considerato un suo snm il termine
Prodigio (già adottato nel XIV sec) che in verità è evento reiterabile, in virtù della volontà divina, così come lo scioglimento
del sangue di S. Gennaro nell’ampolla.
Dal lat MIRARI guardare, l’ital conta Miràre con Mìra, Mirìno e Miratòre, eppoi Miràbile con Mirabilmènte, Mirabìlia
(raccolta medv di racconti immaginari), il minerale Mirabilìte (suff ITE per minerali) dalla locuzione lat SAL MIRABILIS
sale da ammirare (per la sua estetica), Miràggio (rientrato dal franc MIRAGE), Miràglio questo già snm di Specchio,
l’aggettivo Miràndo al fem in toponomastica e in onomastica o cognomastica Miranda “ammirevole” con Mirella, il composto
Mirasòle “guarda il sole” snm di Girasòle, Miràto, Mìro. L’onomastico Mirko, dim dello slavo MIROSLAW, invece, non ha
nulla di questo percorso poiché sta per glorioso nella pace in coppia col polacco Stanislao da STANISLAW gloria dello
stato.
Mirabilia, inv dal lat MIRABILIA di MIRUS meraviglioso, s’è svolto nell’ital Meravìglia o Maravìglia (toscano) con
Meravigliàre o Maravigliàre, Meravigliàto o Maravigliàto, Meravigliòso o Maravigliòso con gli avverbi rispettivi
Meravigliosamènte e Maravigliosamènte; l’ingl conta WONDER meraviglioso cui il marchio registrato glb ingl Wonderbra
composto con BRA reggiseno.
Il percorso conta il prefissato Ammiràre da ADMIRARE (AD allativo) con Ammiràbile, Ammiràndo dal gerundivo
ADMIRANDUS Ammiratìvo, Ammiràto, Ammiratòre, Ammiraziòne ed Ammirèvole, eppoi il reiterativo Rimiràre da
RIMIRARE (RI reiterativo) e il composto Mirìfico con Fico “fico meraviglioso”. Il gr conta lo specifico AGAUOS
meraviglioso cui Agave-àgave “pianta delle Amarillidàcee; dall’azteco METI agave, poi, l’ital conta l’omologismo Metella
“sorta d’erba velenosa delle Solanacee”.
Il termine Ammiràglio, cui Ammiragliàta, Ammiragliàto e Contrammiràglio, non appartiene al prefissato lat ADMIRARE,
bensì è il derivato dall’ar AMIR AL principe-comandante di… attraverso il franc AMIRAIL, svoltosi dallo sp in Almirànte
e dall’ar in Emìro.
Il gr conta AGAUOS meraviglioso cui Agave-agave “pianta erbacea” o una fibra tessile che si ricava dalle foglie di Sisal
“pianta tropicale”, questo esot dal toponimo del porto messicano Sisal, cui l’omologismo Sisalàna; nessuna connessione con
Sìsaro o Sìsero “erba delle ombrellifere” dal gr SISARON.
Il dim lat s’è inc col suff dim ital ATTOLO nei termini quali Giocattolo (IOCUS), Barattolo, Scoiàttolo 1 questo dal gr
SKIUROS composto con SKIA ombra e URA coda pertanto coda che fa ombra, cui Sciùridi (la Famiglia). Un suff dim che
ritroviamo riadattato in Naneròttolo (dal lat NANUS già gr NANOS), Pianeròttolo (da Piano), questi comunque transitati da
un primitivo dim Naneròtto, Pianeròtto.
L’ital conta ancora un raro suff dim spregiativo ICIATTOLO in termini quali Mostriciàttolo da Mostro, Omiciàttolo da
Uomo (lat HOMO), Vermiciàttolo da Verme; il termine Fiumiciàttolo, quindi, è una forzatura linguistica qualora si voglia
indicare esclusivamente un “piccolo corso d’acqua”, che al contrario potrebbe essere suggestivo e poetico. Il suff dim
vezzeggiativo è invece ICINO per termini quali Camicìno da Camicia, Morticìno da Morto, Ossicìno da Osso, Posticìno da
Posto, Volpicìno da Volpe, e vrs il toponimo romano Fiumicino da Fiume.
1
Una sorta di scottaiolo è indicato con l’omologismo Scilù di genesi tigrina (Etiopia) SILLU.
\ Furto Furia
Dal verbo lat FURARI rubare, denm da FUR ladro, sono derivati Forfàre o Furfàre con Furfànte, questo passando
innanzitutto dal lat FURCUFER furfante, eppoi dal prefissato franc ant FORSFAIRE agire, fare fuori (della legge), questo
con Furfantàggine, Furfantàglia, Furfantàre, Furfanteggiàre, Furfanterìa, Furfantèsco, Furfantìna, Furfantìno, cui ancora gli
esot Forfè da FORFAIT che vale fatto fuori (della legge) con Forfetàrio o Forfettàrio, Forfetizzàre e Forfetizzaziòne, eppoi
un Forfeit attraverso l’ingl FORFEIT svoltosi in penalità, eppoi, sempre da FUR cui il volg FURIUS, Fùio modernizzato
Fùro “ladro”, Furàre dal lat FURARI commettere un ladrocinio, il fig Furètto (puzzola europea, ladra di conigli) il cui verso è
definito in Potpottàre imitativo del suono POT POT, ma che in lat scientifico è detto VIVERRA cui la Famiglia Vivèrridi da
VIVERRIDAE. Il Furetto dai piedi neri è una varietà che nel 2012 è considerata in estinzione.
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Il percorso prosegue con l’aggettivo Furtìvo dal lat FURTIVUS col sostantivo Refurtìva ellittico della locuzione lat RES
FURTIVA roba proveniente da un furto, pertanto il RE di Refurtiva non è come si può pensare il pref RE bensì indica il
lemma latino RES cosa.
Fùrto è dal Pp sostantivato lat FURTUM rubato, infine Fùrbo questo attestatosi fig passando dal franc FOURBE ladro
connesso all’omologismo Forbìre, con Forbìta, Forbitèzza e Forbìto, dal franc FORBJAN pulire le mani, cui Furbàccio,
Furbacchiòne, Furbàstro, Furbàta, Furberìa attraverso il franc FOURBERIE, Furbèsco, Furbìzia.
Il lat conta lo specifico ASTUTUS per Furbo da ASTUS furbizia, cui Astutezza e Astùzia questo con un obsoileto Asto-àsto;
termine alieno Asturiàno che vale “abitante delle Asturie”.
Dal verb intensivo denm FURICARE da FUR ladro, cui un ant Furàre, si ha il risvolto in metatesi FRUCARE e l’ital conta in
percorso Frucàndolo, Frucàre, Frucàta, Frucòne; con lenizione della c in g, si ha ancora Frugàre, Frugamènto, Frugàta, gli
strumenti Frugatòio e Frugòne, l’intensivo Frugacchiàre e l’iterativo Frugolàre con Frùgolo e Frugolòne. Attraverso il volg
napoletano Sfruculià da Frucàre, s’è diffuso il termine Sfruculiàre “infastidire-stuzzicare…” talvolta lenito in Sfrugugliàre,
con pref S intensivo.
Ancora da FUR ladro, sorprendente, Forùncolo piccolo ladro da FURUNCULUS che già per i romani stava per ladruncolo,
giunto a tale semant da un ant senso fig che definiva il tralcio della vite quale ladro di succo del ramo principale, passato poi
a identificare via via le gemme e i brufoli, termine volg quest’ultimo.
Brùfolo con Brufolòso, d’ignota genesi, forse in connessione fig con un remoto vocabolo gr BROUKOS bruco, diffusosi da
Taranto città della Magna Grecia – questo con il relativo Magno-greco - connesso al tema med E-RUKA, cui Rùga “bruco”,
svoltosi nel lat BRUCHUM, cui Brùco e Brùcio (omn di Brucio in pron piana, da Bruciare,) questo coniato da un atipico
plur Brùci di Bruco; in percorso, Brucamàglia (doppio suff per collettivi AME e AGLIA), il denm Brucàre con Brucatòre, il
fig Brucatùra “operazione di raccolta delle olive, delle foglie…”; Brucare, pur denm da Bruco, vale anche per alcuni animali
erbivori quali capra, giraffa, pecora…
Il termine Ippocàmpo è dal lat HIPPOCAMPUS già gr HIPPOKAMPOS, questo la composizione di HIPPOS cavallo con
KAMPE bruco “cavallo-bruco” e sta sia per Genere di pesce dei Singnatidi - Classe Asteroidei del tipo Echinodèrmi altrimenti detto Cavalluccio marino, sia fig quale “formazione in rilievo arcuato del Telencefalo” nei Vertebrati, che secondo
l’University of California Davis rielabora semplici associazioni di memoria della corteccia cerebrale per la creazione di
ricordi più complessi.
Il lat, connesso con il tema E-RUKA, conta ancora il snm ERUCA per bruco, cui l’inv ital Erùca “bruco” con il composto
Erucifòrme, ma anche Erùca “Genere di piante” cui Ruchètta e Rùcola, Erùcico (chimica) nella locuzione Acido erucico
presente negli oli di alcune Crucifere.
Il verbo lat FURERE infuriare, cui Furènte, Fùria (adotato dal XIV sec), Furibòndo, Furiòso, Furòre, Fòia con Foiòso (già
dal XIII sec), è invece dal tema rad DHWER scatenarsi, con i prefissati Infuriàre, Infuriàto, Infuriatamènte e Sfuriàre,
Sfuriàta.
È vrs la connessione rad tra FURERE infuriare con FURARI rubare, una connessione rintracciabile nel got THWAIRHS
rabbioso, cui i derivati Bìrcio o Sbìrcio con Sbirciàre e Guèrcio con Sguerciàre o Sguercìre da un’attestazione volg che vale
chi guarda storto, irato.
\ Curriculum Correo Gara
Currìculum è un termine, da rad KERS correre, adottato integralmente dal lat (attestatoisi dagli inizi del Novecento), come
Cùrsus (dal 1938) con la locuzione Cursus honorum “carriera degli onori” e il prefissato Excursus (pref EX fuori); intorno
agli anni Quaranta del secolo scorso, sortì l’italianizzazione del termine in Currìculo o Currìcolo, vrs spinta dal fervore
poolitico di nazionalismo anche in campo linguistico.
In percorso, il lat CURRERE cui Còrrere (corretta accentazione córrere) termine polisemico semant e fig che sta per
“passaggio elettrico” con le locuzioni Corrente continua e Corrente alternata, “acqua che scorre”, “ sciolto”, “ininterrotto”,
“d’attualità”, “ordinario”, “persona non esigente” eppoi, “informato” nella locuzione Al corrente, “strumento per
costruzione” cui Correntìno, “sorta di danza” attraverso il franc COURANTE”, “raggruppamento politico in un partito” cui il
composto Capocorrènte e l’accr Correntòne. Il percorso conta Correntàme, Corrènte, Correntemènte, Correntèzza, Correntìa,
Correntìna, Correntìsmo, Correntìsta, Correntìzio, Correntòne, i prefissati Controcorrènte, Decorrènte, Extracorrènte,
Intercorrènte, Occorrènte, Ricorrènte, Sottocorrènte e Sovracorrènte, il composto Cancorrènte “elemento architettonico”,
eppoi Correntuàle, Corrìda questo esot in ellissi dallo sp CORRIDAS DE TOROS corsa di tori, Corridòio con un volg
Corridore, Corridòre, Corrièra, Corrière o un desueto Corrièro, Corrière “sorta di uccello dei Caradridi” cui Corriere piccolo,
Corriòne “uccello deserticolo dei Glareolidi”, il composto Corrimàno che vale “dove scorre la mano” snm di Mancorrente;
eppoi i sostantivi Còrsa e Còrso (corretta accentazione córsa-córso) da CURSUM questo con Corsìsta eppoi il Pp Còrso
(córso).
\ La centralissima Via del corso a Roma, prende il proprio toponimo dalle storiche corse di cavalli che qui si svolgevano durante lo Stato
pontificio \
Corso ha ancora l’omn in Còrso quale etnonimo relativo al coronimo insulare Corsica, cui Corsèsca “sorta di lancia”;
insomma è un lemma polisemico. Il percorso continua con Corsaiòlo, Corsàle (dal XIII sec) dal lat medv CURSALIS o
Corsàro (dal XIV sec) dal lat medv CURSARIUS cui Corsarèsco e Corseggiàre, il dim Corsètta, Corsière o Corsièro (cavallo
da corsa), Corsìvo (una lettera in corsivo pare che scorra) con Corsivìsta, Corsòio, il glb franc Corsaire “sorta di barca”;
eppoi Corsìa questo la mutazione fonetica veneziana, consolidatasi dal fem di Corsivo.
Dalla forma CURRUS carro si ha il tradizionale Cùrro (carro, cocchio), eppoi Cursòre con Cursòrio cui la locuzione Lettera
cursoria, Curùle (in origine sedia del cocchio), Scurrìle.
Ancora, in percorso lat CURRERE, i prefissati e composti quali Accòrrere e Accòrso, Concorrènte con Concòrrere e
Concòrso con Concorsìsta e Concorsuàle, Correntòmetro, Concorrènza con Concorrenziàle e Concorrenzialità, Decòrrere con
Decorrènza e Decòrso questo aggettivo e sostantivo, Discòrrere e Discòrso, Incòrrere e Incursiòne da IN CURRERE correnre
contro, verso il dentro con Incursòre questo sovrapposto a Cursore; un Discorso può essere aspro e polemico, ossia una
Filìppica, termine questo ispirato alle orazioni di Demostene contro Filippo II di Macedonia.
In onore di questo Filippo II l’ital ricorda Filìppo l’ant moneta d’oro da lui coniata e Filìppo la moneta d’argento voluta da
Filppo II di Spagna; Filippìno è l’etnico relativo alle Filippine ma è anche il congregato o oratoriano di San Filippo Neri
(1515-1595).
Il percorso KERS correre prosegue con i prefissati Escursiòne da EXCURSIO EXCURSIONIS (pref EX fuori) cui
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Escursionìsmo, Escursionìsta ed Escursionìstico, Incòrrere (IN illativo) e Incòrso, Occòrrere (pref OB contro) cui Occorrènte
con Occorrènza e Occòrso, Percòrrere (pref PER attraverso) con Percorrènza e Percòrso, Precòrrere (pref PRAE prima) con
Precorritòre. Ancora, Ricòrrere (pref RI reiterativo) con Ricorrènte, Ricorrènza e Ricòrso. Scòrrere (pref EX da-fuoti) con
Scorrerìa, Scorrèvole cn Scorrevolèzza, il composto Scorribànda (con Banda “schiera”) cui Scorribandàre, Scorridòre
“soldato d’avanguardia), Scorrimènto, Scòrsa e Scòrso, Scorsòio (intensivo di Corsoio col pref S), eppoi Soccòrrere dal lat
SUCCURRERE (pref lat SUB sotto) con Soccorrèvole, Soccorrìbile, Soccorrimènto, Soccorritòre, il supino Soccòrso “quale
verbo, aggettivo e sostantivo” col derivato Succursàle dal lat eccl SUCCURSALIS, le locuzioni Primo Soccorso e Pronto
Soccorso (questo inv al plur i pronto soccorso).
e ancora Trascòrrere con Trascorrèvole, Trascorrimènto,Trascòrso (pref TRANS); eppoi Scorrazzàre, raro Scorazzàre, con
Scorazzamènto da Scorrere col suff AZZARE quale mutazione fonetica tosco-sett da Scorracciàre. Il suff verbale AZZARE
si ritrova in quei termini ad indicare un valore continuativo e peggiorativo, quali Sbevazzare da Bere, Sghignazzare da
Ghigno; da non equivocare in termini quale Ammazzare, poiché questo è da Mazza con pref allativo AD e il suff ARE con
valore di desinenza della prima coniugazione.
Dal turco ULAK corriere, attraverso il franc LAQUAIS, l’ital conta l’omologismo Lacchè e dal ted FREIBEUTER corsaro,
predone, l’ital conta l’omologismo Farabùtto.
La rad KERS di “correre” aveva già condotto al gr TREKHO corro cui Trocantère con Trocantèrico e Trocleàre (termini
anatomici), Trochèo, snm di Corèo, con Trocàico (termini della metrica classica), Tròchilo (termine architettonico), Troclèa
“carrucola” inv attraverso il lat TROCHLEA cui la corruzione volg Truzzella (area messapica) attestatosi nell’ital Trozzèlla
che indica una sorta di vaso class greco.Trocòide dal gr TROKHOS ruota (suff OIDE somiglianza) snm di Rulletta, cui
Trocheifòrme, Tròchidi (Famiglia di molluschi), Trochìlidi “Famiglia di uccelli”.
La connessione metallica che unisce due pennoni è detta Tròzza in termini marinareschi, attraverso il franc ant TROCHE, vrs
dal franc TROKHOS.
Dall’ar GARA scorreria, l’ital conta l’omologismo Gàra, cui Gareggiàre con Gareggiamènto e Gareggiatòre, un desueto
aggettivo Garòso, estraneo però al percorso di Garage, questo esot dal franc GARAGE riparo cui Garagìsta, e di GARE
stazione, entrambi da GARER mettere al riparo; il franc GARER è connesso con G(U)ARANT già got WERJAN proteggere
cui il lat medv GUARENTUS e l’ital Guarentìgia e Guarentìre, in percorso con Garànte, Garanzìa o l’obsoleto Garantìa,
Garantìre o Garentìre, Garantìsmo, Garantìsta, Garantìstico e Garantìto, eppoi, in locuzione, Legge delle guarentigie e
Guarentigie costituzionali. Dall’ingl TO VOUCH garantire, si conta il glb Voucher “buono che attesta” che può essere
considerato snm dell’attrettanto glb franc Coupon.
Il lat conta lo spedifico CERTARE per gareggiare cui Certàme con Certàmine dal sostantivo devb CERTAMEN, e il
prefissato Concertàre con Concertàto, Concertatòre, Concertaziòne, Concertìsmo, Concertìsta, Concertìstico, Concèrto che
dal significato originale collettivo di “gareggiare” s’è attestato nel significato corrente di “accordo, esecuzione pubblica anche
da solista”, cui il fig Sconcertàre (S sottrattivo) con Sconcertamènto, Sconcertànte, Sconcertàto e il devb Sconcèrto.
\ Maratona
Un tipo di corsa sportiva è la Maratòna, cui Maratonèta (l’atleta – lemma coniato da G. D’Annunzio) e Maratonìna. Il
termine deriva dalla località di MARATHON, in Attica, donde il soldato ateniese 1 Filippide riportò la notizia in patria della
vittoria contro i Persiani nel 490 aC, dopo aver affrontato una lunga e faticosa corsa che l’avrebbe fatto stramazzare morto; la
distanza da Maratona ad Atene corrisponderebbe a 42 Km ma in gara atletica è stata estesa a 42,195 Km, ovvero alla
lunghezza dell’attuale corsa introdotta fin dalle Olimpiadi del 1896.
Lemma assonante è Maràtto o Maharàtto, questo però riferito alla lingua ind dei Maratti.
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Snm di Atenièse è Cecròpio questo dal re Cecrope – in gr KEKROPS - fondatore della rocca di Atene.
BABBO BABBEO BABBUCCIA
BABBO
Dal tema onomatopeico B BB, nascerebbe Bàbbo, dal lat volg BABBUS; vrs risuonante nella lingua aramaica,
dove AB sta per padre, cui il gr ABBA, il lat ABAVO avo. L’aramaico conta infatti BAR ABBA figlio de padre
con l’onomastico Barabba adottato nell’omologismo fig Baràbba “delinquente-bandito” in riferimento
all’episodio cristiano, ma pare sia un falso tropologico poichè in realtà sarebbe stato un partigiano per
l’indipendenza della sua terra da Roma; è il ricorrente fenomeno delle adozioni linguistiche nel percorso
dispregiativo dei vincitori (Arfasatto, Brigante, Mammalucco, Vandalo …). Fuori percorso il termine Bàbo
quale unità di misura dello zucchero nel mosto, coniato col nome dell’enologo (?) William Babo.
Un termine diffuso, questo onomatopeico Babbo, fatte salve le varie adozioni nazionali, rintracciabile in Baobàb
“albero delle Bombacacee” omologismo dall’ar ABU HABUB padre dei grani (per i suoi enormi frutti),
attraverso il franc, altrimenti indicato con la locuzione Pane delle scimmie, la cui altezza può raggiungere i 25 mt
con una circonferenza di 30 mt.
In percorso esclusivamente onomatopeico B BB la voce Babbiàre adottata nel nuovo millennio nel gergo
giovanile e utilizzata dallo scrittore Camilleri in vernacolo siciliano, cui ancvora un mer Babbiòne “allocco”.
In connessione, l’ital Abàte o Abbàte dal lat ABBAS ABBATIS, Abatìno, sorprendentemente, Abbaìno questo
fig dalla forma del cappuccio dei frati attestatosi dal ligure Abaen, Abbazìa o Abazìa cui Abbaziàle o Abaziàle,
dal lat ABBATIA da ABBAS ABBATIS, con la variante Abbadìa cui Abbadèssa, l’aferetico Badìa con Badèssa
(il suff ISSA è di genesi lat medv e si ritrova in Clarissa e Diaconessa), Badiàle, Badalòne già Badaliòne da Badiale;
termine alieno Badiàna omologismo dal persiano BADYAN anice attraverso il franc BADIANE.
Ripartendo dal gr ABBA, si potrebbe tentare una connessione di Babbo con Abaco-àbaco o Abbaco-àbbaco la
tavoletta per insegnare ai ragazzi a fare i conti, che vedevano nel padre il maestro, ma l’etim ci tramanda il
termine dall’ebr ABAQ polvere su cui si tracciavano i segni, attraverso il lat ABACUS già gr ABAKS tavoletta;
in percorso Abbacàre, Abbachìsta.
La similitudine con Abbecedàrio o Abecedàrio è incidentale, poiché questo termine è stato coniato sostantivando
la pron delle prime quattro lettere dell’alfabeto in una sola emissione di voce A-BI-CI-DI con il suff ARIO
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(collettivo) appunto sostantivante; simile al lemma Alfabèto (con le prime due lettere gr alpha e beta) dal lat
ALPHABETUM già gr ALPHABETOS, cui Alfabèta e il contrario Analfabèta con Analfabètico, Analfabetìsmo e
un Tecnoanalfabèta (ignorante relativo ad Internet ed alle nuove tecnologie, praticamente un Neoanalfabèta,
futuro Analfabeta nel senso assoluto d’oggi), Alfabetàre, Alfabetàrio, Alfabètico, Alfabetière, Alfabetìsmo,
Alfabetizzàre e Alfabetizzaziòne, il composto Alfanumèrico. L’Alfabeto Braille, Metodo Braille o Sistema
Braille, utilizzato dai ciechi si deve giusto a L. Braille che nel 1829 ne pubblicò un manuale, ispirandosi alla
lettura della Scrittura notturna ideata da C, Barbier per esigenze di segretezza militare e a quella per ciechi
voluta da V. Hauy.
La lettera Alfa, l’odierna A, dal gr ALPHA già fenicio (A)’LP toro, pare proprio che derivi strutturalmente dai
preistorici grafiti che ritraevano le teste del tori. Alfa-àlfa lettera ha l’omn lemma Alfa-àlfa dall’ar HALFA
“pianta erbacea”. Bèta lettera invece è dal gr BETA, già fenicio BETH casa, e pare che a sua volta derivi dai
grafiti che significavano le loro dimore. In montagna, il manufatto di protezione costruito dall’uomo è chiamato
Bàita, inv dal tema med BAITA riparo montano. Questo termine, già conosciuto tra i paleoeuropei dall’area
occidentale alpina sino a quella egea, secondo alcune fonti, è la derivazione dell’ideogramma che rappresentava
appunto BETH casa.
Il termine Nabàbbo, ancora, non è nel tema onomatopeico B BB, poiché ci viene dall’ar NAWWAB plur di NA
IB viceré connesso con HABB ricco, svoltosi nel franc NABAB e da qui nella brutta traduzione ital Nababbo.
Connessa invece con il tema di Babbo, ma curiosa, è la locuzione avverbiale toscana A babborivèggoli o
Babborivèggioli “a rivedere il babbo”, ovvero “andare a morire”, sia metaf che letteralmente (in guerra,
giustiziato...). Il derivato VEGGOLE, dalle forme Vèggio, Vèggo, Veggète, Veggènte e Veggènza, meglio
Chiaroveggènte e Chiaroveggènza, con Preveggènte e Preveggènza, variante del percorso di Vedere dal lat
VIDEO, lo ritroviamo ancora nel prefissato Travèggole nella locuzione Avere le traveggole, ossia “vedere una
cosa per un’altra”; snm di Preveggente al fem è Cassàndra, annunciatrice non creduta di sventure, termine che
ricalca pari pari il nome della figlia di Priamo, Cassandra, la quale aveva predetto, inascoltata, l’imminente fine
di Troia.
Fuori di questo percorso, Vèggia “botte” dal lat VEIA calco dell’osco VEIA carro, cui il lat volg TREIIA e l’ital
Trèggia inc con TRAGULA slitta, il cui snm è Cibrea. Ancora fuori percorso, Vèggio questo ipocoristico di
Laveggio, forma sett di LAPIDEUS di pietra, il toscano Vegghia e Vegghiare col valore di Sveglia e Svegliare
come il sett Veggia e Veggiare.
Da un rad polacco deriverebbe invece il termine Babà “sorta di dolce diffuso nel napoletano” che fig starebbe a
indicare “pelle raggrinzita (come una vecchia femmina)”. Sorta di babà a forma di budino è il glb franc Savarin
dal nome del gastronomo A. Brillat Savarin (1755/1826).
Dal franc PAPA d’origine onomatopeica è sorto Papà cui i dim Paparìno con Papìno e l’amorevole ipocoristico
Pàpi, la locuzione Figlio di papà, ma già il gr aveva PAPAS padre e il turco PAPAZ cui Papàsso, svoltosi nel lat
PAPA, cui Pàpa, Papàbile, Papàle, Papalìna, Papalìno, Papàto, Papìsmo con Papìsta, riversatosi nel russoserbocroato POP, attraverso il franc POPE cui il termine Pòpe.
La Festa del papà in Italia è di recente acquisizione rispetto agli USA dove già agli inizi del XX sec si
festeggiava il FATHER DAY giornata del padre.
Papàle papàle “chiarissimo” è una forma reiterativa che vale superlativa, indenne dagli appositi pref o suff,
costituita dalla ripetizione di un aggettivo, quali Veloce veloce, Piano piano…
Dal papa Giovanni Paolo II, per l’anagrafe K. Wojtyla, è nato il neologismo Wojtiljàno o Woitliàno adottato dal
1980.
\ Papale papale, però, non deve essere proprio stato un passo del discorso pronunciato da Benedetto XVI dalla residenza estiva di Castel
Gandolfo, nel mese di settembre 2006, se l’equivoco d’interpretazione, almeno dalla loro parte, ha suscitato vive e tragiche reazioni tra i
musulmani dell’ala estremista. \
Termini assonanti ed alieni nel percorso PAPAS, Papàia, altrimenti detto Albero dei meloni, dallo sp PAPAYA
d’origine arawak questo italianizzato araucàno da Arauco, una provincia cilena, cui Araucària e Araucariàcee
“Genere e Famiglia di piante”; ancora dall’arawak BATATA patata, sempre attraverso lo sp, l’ital ha adottato
Patàta, omologismo inv dallo sp, inc con il quechua (nelle Ande) PAPA patata, cui Albero della patata che non
ha nulla del tubero; da ricordare che Patata non era conosciuta dai latini pertanto, come il Pomodoro ed il Mais,
non esiste il riscontro. La Patata è il quarto alimeno al mondo dopo il Frumento, il Mais ed il Riso, ed appartiene
alla Famiglia delle Solanacee. La locuzione Patata bollente (che la si tiene tra le mani in maniera acrobatica)
indica fig una faccenda difficile da reggere. La Patata antietà è il tubero ideato dai giapponesi trattato con
scariche elettriche, così da modificarne il prodotto e renderlo benefico per l’uomo ritardandone i segni della
vecchiaia.
Il termine Paparàzzo si è divulgato a seguito del personaggio fotografo del film “Dolce vita” di Federico Fellini,
1960; pare che il regista sia stato ispirato dal nome di un direttore d’albergo che conosceva.
Papàvero dal lat class PAPAVEREM da PAPAVER d’etimo incerto svoltosi nel volg PAPAVERUM cui
Papaveràcee (la Famiglia), Papaveràceo, Papavèrico, Papaverìna (col suff chimico INA; nel volg mer esiste un
Papagna nel senso di “sopore” vrs in connessione con l’effetto saporifero del papavero. Il gr conta lo specifico
MEKON papavero con MEKONION oppio cui Meconìsmo. Il lemma Papavero è in possibile connessione fig
con il verbo PAPERE cui PAPULA vescichetta da PAPUS, rintracciabile nel lit PAPAS capezzolo da rad PAP
sbocciare, donde Pàpula con Papulàre, Papulòide, Papulòsi, Papulòso, eppoi Papìlla dal dim PAPILLA di
PAPULA con Papillàre, Papillòma (il suff OMA vale rigonfiamento), Papillomavìrus, Papillòso, Papillotomìa.
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\ Nel linguaggio dei fiori, offrire ad una donna un mazzo di papaveri vale dirle che è venuta a noia.\
Pàpera e Pàpero – snm di Oca femmina e maschio - dalla serie onomatopeica P R suono sgradevole cui gli
alterati Paperìna, Paperìno e Paperòne. La locuzione Prendere una papera, pertanto, non sarebbe direttamente in
relazione metaf con la bestiola ma al suono onomatopeico P R rintracciabile vrs in Pernacchia, così come il
termine Barbaro all’onomatoipeico B B.
Papìro dal gr PAPYROS di genesi egiziana con valore di Carta regia, svoltosi nel lat PAPYRUS cui Papiràceo,
Papirografìa e Papirologìa con Papirològico e Papiròlogo; tratto dalla pianta CYPERIUS PAPYRIUS la cui zona
di produzione era l’Africa nordoccidentale, la Sicilia (Siracusa). Il termine si è svolto nel franc PAPIER e
nel’ingl PAPER con significato generico di “carta” eppoi nello sp PAPEL cui il napoletano Papièllo e
l’italianizzato Papèllo adottati nel gergo mafioso. In complanare a Papello, la mafia ha adottato il termine volg
Pizzìno “piccolo pezzo di carta” su cui sono riportate degli appunti; in origine erano esclusivamente note di
acquisti per chi era incaricato in famiglia a fare la spesa.
Pàppa con Pappìna “colla-pasta”, Pàppo cui Pappolàta, Pappàre, il dim volg Pappola, il fig Pappòne eppoi i
prefissati fig Impappinàre (IN illativo) e Spappolàre cui Spappolamènto (S durativo), Papòcchio con
Impapocchiàre questi snm di Pasticcio ed Impasticciare, da un onomatopeico ispirato alle prime articolazioni del
bambino, come Papà, cui il termine verbale Spappolàre, con Spappolamènto, che vale “ridurre a pappa”,
Pappardèlla meglio Pappardèlle “tipica pasta all’uovo” vezzeggiativo del prvz PAPARD pappa, Pappatàci dalla
locuzione Pappa e tace sia snm di Flebòtomo “sorta di zanzara” sia fig persona che per i propri comodi tollera
essere umiliato”.
Il fig Pappafìco che in veneto vale Beccafìco (uccello) e che, per la sua forma, identifica il pizzo della barba, un
cappuccio di panno e il velaccino delle imbarcazioni, cui Beccaficàta “mangiata di beccafichi”, Pappagòrgia
“doppio mento” composto col franc GORGE gola.
Infine gli omologismi Pòpelin o Popèlina attraverso il franc POPELINE già ingl POPLIN “sorta di tessuto”
relativo al toponimo fiammingo Poperinge.
\ Draga Dracula Dragone
Il lat TRAGULA slitta è un derivato da TRAHERE trarre, cui Traglia o Draglia. La variante della consonante t di
TRAHERE in d ha prodotto ancora l’ital Dràga connesso al franc DRAGUE e all’ingl TO DRAG tirare-trascinare, cui
Dràga con Dragàre, Dragàggio il composto Dragamìne, vrs il nautico Dragànte “paratia” (omn di Dragante “mucillagine”),
Dragàta, Dragatòre, Draghìsta. i glb ingl Drag, Dragster “autovettura scoperta” e il fig Drag-queen “artista omosessuale”;
Drago (omn di Drago “rettile”), nel senso di tirare è anche “aquilone” cui il glb ted Drachenballon “pallone frenato”.
Non appare del tutto alieno in questo percorso il leggendario personaggio dal nome Dracula colui che tira (succhia) sangue
per il suo combaciare con TRAGULA; Dracula è assimilato al Vampìro, questo omologismo dal serbocroato VAMPIR “sorta
di pipistrello” della Famiglia dei Desmodòntidi, questo una composizione con DESMOS legamento e ODUS ODONTOS
dente, in riferimento ai due incisivi superiori ben evidenti, giusto come il personaggio.
Il soldato di cavalleria Dragòne dal franc DRAGON, cui Dragòna “cordoncino della sciabola” o “laccio da polso per tiratori
d’arco” dal franc DRAGONNE, pare connesso con DRAGUE di tirare in associazione all’arma (come il drago che tira
lingue di fuoco), dal gr arcaico DRAKON drago “rettile” svoltosi nel lat DRACO con lenizione sett della c in g, cui Dràgo o
Dragòne sia “bestia delle favole” sia “rettile degli Agamidi” cui i fig il dim Draghètto, il fem Dragonèssa, l’araldico
Dragonàto, il botanico Dragontèa, il glb svedese Drakar “sorta d’imbarcazione anfidrome”; eppoi i non leniti Dracònico o
Draconìtico (termine astrologico), Dracùnculo, snm di Dragoncèllo, dal lat DRACUNCULUS con Dracunculòsi (termini
medici) e, vrs non estraneo, il nome del legislatore ateniese Dracone (VII sec aC) cui l’appellativo Draconiàno; il fem del gr
DRAKON è DRAKAINA svoltosi nel lat DRACO drago col fem DRACAENA cui l’ital Dracèna (sorta di pianta delle
Liliacee e di rettile dei Teidi) parasnm di Tràcina “pesce dei Trachìnidi”.
BABBEO
Babbèo, dal lat volg BABBAEUS, ricopiato dal sabino, che aveva tratto il termine dalla serie onomatopeica B B
cui una schiera di discendenti quali Bàbbio e Babbiòne, Bàlbo (lat BALBUS) con Balbettàre e Balbettìo,
Barbugliàre cui Barbugliamènto, Barbugliòne con le variante Barbagliàre (omn di Barbagliare “sfavillare”) e con
Borbogliàre e Borbottàre, eppoi Bàrbaro dal lat BARBARUS già gr BARBAROS e ar BARBARI cui
Barbaramènte, Barbareggiàre o Barbarizzàre, Barbarèsco o Berberèsco con il prefissato Imbarbarescàre (IN
ILLATIVO), Barbàrico, Barbàrie, Barbarìsmo, Barbarità, il prefissato Imbarbarìre con Imbarbarimènto (IN
illativo) cui Sbarbarìre con cambio di pref in S sottrattivo; il percorso continua con Barberìa (Africa nord-ovest)
con Barbaresco o Barberèsco e Bàrbero o Bèrbero (gruppo etnico e cavallo della Barberia) dal gr BARBAROI
già ar AL BARBAR, con l’onomastico Barbara e il glb ingl Barbie (sorta di bambolina), tutti in riferimento al
linguaggio straniero incomprensibile perché associato al balbettìo. In percorso l’ital conta Berberidàcee
(Famiglia in tassonomia vegetale) con Berbèride (Genere di piante).
Santabàrbara vale “deposito di munizioni” dal che Santa Barbara è la patrona degli artiglieri e artificieri. Da
includere infine il toponimo piemontese Barbaresco con il tipico vino Barbarèsco e la regione sarda Barbagia
con Barbariciàno.
Babbèa è una sorta di imbarcazione veneziana, Bàba è l’onomatopeico infantile che sta per “vecchia” in uso nel
XVII sec.
Con l’ebr BABEL, già babilonese BAB ILU porta degli dei, il gr-lat ha trovato agevole sovrapposizione cui il
percorso ital Babèle, lat BABELEM, Babèlico, Babilònia con un desueto Babelònia o Babillòna, Babilonèse e
Babilònico tutti assunti a un irriverente significato di “gran confusione” che, a parte l’episodio biblico della
Torre, non può essere lecitamente considerato con riferimento alla città capitale assira Babele, all’ant civiltà
della Babilonia ed al suo popolo Babilonese.
\ La teoria che una lingua nasce e si attesta omologandovi l’espressività verbale di chi la parla si evincerebbe da questa storiella.
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“Il demonio sedusse Eva in italiano, Eva irretì Adamo in francese, Iddio rimproverò entrambi in tedesco, Adamo se ne lamentò in russo e,
infine, l’Angelo li scacciò in arabo”/
Un’ora di truppe barbariche era chiamata dai romani CATERVA, termine sopravvissuto inv in ital Catèrva,
attestandosi ancora col senso spregiativo di “moltitudine” o “ammasso”.
Il termine Babbeo ha un complanare in Baggèo, questo vrs sovrapposto a Baggiana.
In connessione con BALBUS, il gr ha ottenuto BLAISOS dalle gambe storte, cui il lat BLAESUS svoltosi in un
difetto di pron, l’ital Blesità e Blèso cui l’onomastico Biagio con la locuzione Adagio Biagio e ancora,
sovrapponendolo a un onomatopeico, Biasciàre con il devb Biàscia “saliva” e l’iterativo Biascicàre che sta per
“masticare il cibo passandolo da una parte all’altra della bocca”, insalivando e rumoreggiando, cui Biasciamènto
e Biascicamènto, Biascicatìccio, Biasciatùra e Biascicatùra, Biascichìo, Biascicòtto “cibo biascicato e risputato”,
Biasciòne e Biascicòne, i composti fig Biascicapaternòstri e Biascicarosàri,
Balbettio ha il suo snm in Lallaziòne dal lat LALLATIO da LALLARE tipico del bambino, dalla serie
onomatopeica L L svoltasi nel gr LALEO chiacchero, parlo, cui Lalofobìa che è il panico per il parlare, specie
se si ha un difetto della parola, Lalopatìa, il pref LALIA loquacità cui Alalìa (con A privativo) dal gr ALALOS
muto e Paralalìa (disturbo della parola); non può essere una caso che l’ol LOLLAERD vale pregare
sommessamente, cui l’omologismo Lollàrdi, una setta religiosa in equilibrio tra eresia e pauperismo presente in
Inghilterra già dal ‘300. L’onomastico Eulalia sta quindi per “colei che parla bene” col pref gr EU bene.
Barbaro, d’origine indoeur, diversamente dal credere sia di stampo romano, era già corrente tra i greci, tant’è che
Omero ne fa uso, ma con una semant niente affatto negativa. Cominciò ad evolversi assumendo l’attuale
attestazione quando il mondo ellenico si scontrò con i persiani. Il significato di selvaggio, primitivo… sarebbe
stato ripreso dai romani verso gli stranieri, ovvero popoli che consideravano nemici della civiltà, la loro. Qualche
connessione dovrebbe esserci con il franc BURBANCE ostentazione forse da boriosità di barbaro, cui Burbànza
con Burbanzòso, Bùrbero, Bùrba individuo semplice, recluta… Bùrbera specie di argano. Babbuìno, cui la
variante padana Babbuàsso con suff peggiorativo ASSO al posto di ACCIO, è dal franc BABUIN, lo stesso
deriva dall’identica serie onomatopeica.
Il termine Rabàrbaro o Rabàrbero o ancora Reobàrbaro, è dal lat medv REUBARBARUM già gr
RHABARBARON composto dall’idronimo RHA (il Volga) questo però ad indicare in senso lato Oriente, e da
BARBARON barbaro, quindi “pianta barbara del Rha”. Gli ar contano RIBAS per rabarbaro cui il lat medv
RIBES inv nell’ital Rìbes, che riappare a torto in Ribes cinese quale snm di Kiwi.
\ Pravo Bravo
Pràvo, cui Pravità, è dalla composizione PER NAVUS industrioso sovrapposta al rad PERWO storto, cui PRAVUS
malvagio-deforme in un percorso di semantica negativa Depravàre, Depravàto, Depravatòre e Depravaziòne, con la dantesca
frase di Caronte Guai a voi anime prave!
Incrociando Pravo con Barbaro s’è ottenuto Bràvo. Il termine Bravo, dal significato negativo manzoniano, s’è omologato
nelle mafie, per accezione in quella siciliana, cui Bravacciàre e Bravacciàta o Bravazzàta con Sbravazzàre e Sbravazzàta (pref
S intensivo), Bravàccio, Bravàre, Bravàta, Braveggiàre, Braverìa, con l’aggiunta presumibile del gergo mafioso Sbraceria.
Bràvo, in significato positivo, cui Bravùra, si sarebbe attestato in enantiosemìa nella semantica corrente, in respiro
internazionale specialmente riferito agli artisti, dunque tra i termini ital glb.
C’è chi, tuttavia, farebbe derivare il termine Bravo dalla rad long di Bràdo libero, selvaggio, donde la locuzione Allo stato
brado già Allo stato bravo, da BRAIDA pianura aperta, pertanto, Bravo discenderebbe in via fig dall’individuo che ci
viveva, esperto di caccia nelle distese pianeggianti.
BABBUCCIA
Il persiano PAPU pantofola cui PAPUSH da PA piedi e PUSH coprire, si è mutato in BABU-BABUSH ai piedi
arabi e in Babbùccia a quelli italiani; il volg mer conta un risonante persiano Paposcia o Papuscia con un
Paposcerìa o Papusceria (la rivendita).
Il termine PUSH riappare in area indoeur nel verbo ingl TO PUSH spingere utilizzato dal XX sec in ambito glb:
Push quale termine dell’informatica, Pusher “spacciatore di droga” (che spinge all’acquisto ed al vizio), eppoi, in
locuzione, la pubblicitaria Push strategy “strategia di lancio”, Push up “sorta di reggiseno” (che spinge il seno
verso l’alto).
\ Suffissi ARIO AIO ARO
Dal lat ARIUM, ARIO corrispondente al volg AIO, e con il mer ARO, va a formare aggettivi sovente sostantivati, anche in
funzione collettivizzante, cui Annuario, Macchinario, Granaio e alcuni mestieri come Cartolaio o Cartolaro, Calzolaio o
Calzolaro.
MAMMA MAMMONA MAMMALUCCO
MAMMA
Dal lat MAMMA, il termine Màmma è di natura certamente onomatopeica infantile MA MA, cui la rad MATER
madre. Derivati: il tronco Mammà attraverso il franc MAMAN, l’interiezione Mammamìa! Mammàna (volg per
Levatrice), Mammìsmo con Mammìsta, il prefissato Smammàre (dal significato di “liberarsi della madre” s’è
semantizzato nel generico “togliersi dai piedi”. Il lat conta MAMMA “seno materno” cui Mammèlla o
Mammìlla con Mammàli (Classe di vertebrati), Mammàrio, Mammellòne (termine orografico e botanico) cui
Mammellonàre attraverso il franc MAMELON capezzolo, Mammìferi (Classe di vertebrati) Mammìfero con
Mammologìa e Mammòlogo (zoologia), Mammellàre o Mammillàre, Mammillària (botanica, Genere di piante
Cactacee), Mammografìa con Mammogràfico; vrs in connessione col ger AMME nutrice cui l’onomastico
Emma.
\ Un antica massima diffusa tra gli ebrei recita “Dio non poteva essere dappertutto e pertanto creò le mamme.\
437
Lo specifico lat per mammella è RUMA cui Irrumàre con Irrumaziòne svoltosi fig nel linguaggio medicoforense in “coito orale”.
Il gr conta AMAZONES “prive di mammella” attraverso un lemma iranico, cui Amàzzone, le mitiche
Amàzzoni, Amazzònio dal lat AMAZONIUS, la locuzione Cavalcare all’amazzone ossia non a cavalcioni; il
significato di “senza mammella” è dato dal fatto che le Amazoni si amputavano il seno destro per meglio
distendere l’arco. Dall’idronimo Rio delle Amazzoni, poi, si ha Amazzònico e Amazzonìte “minerale” (suff ITE).
\ Tra le leggente venete, si narra di un San Mammano o Mammante, il quale avrebbe allattato un neonato abbandonato in un cespuglio,
salvandogli così la vita, grazie al latte fornito delle proprie mammelle maschili miracolosamente gonfie di latte.
Mammòne, il cui snm è Mammista, “del tutto dipendente dalla mamma” (omn del Mammone “ricchezza”)
deriva dall’ar MAIMUN scimmia che da cucciolo è sempre appiccicato alla mamma, cui la locuzione Gatto
mammone e la figura spauracchio per bimbi Gattomammòne.
Il fiore Màmmola è pseudoetim, di colore viola con foglie cuoriformi, della Famiglia delle Violàcee, vrs da una
serie onomatopeica variante toscana di Viola fig da Bambola, sintesi della locuzione Viola mammola; Mammolo
è il volg mer per Bambolo, cui Mammoleggiàre “bamboleggiare”. Màmmolo è ancora un vino toscano.
Esiste nel volg mer Mammoccio assimilato a Bamboccio ma con una decisa tendenza a considerarlo “burattino”.
\ Le leggi sulla riforma della famiglia, che permettono la “maternità” ai padri, ha creato il termine Màmmo, che sta per “il papà che si
sostituisce alla madre nella cura del figlio”, comunque, non è per nulla un sintomo semantico di ritrovata “pari dignità uomo-donna”,
piuttosto è dell’aver commesso un grave errore di traboccamento: il padre rimane tale, col suo ant nome, ed anzi va a rafforzare il proprio
doveroso ruolo naturale e sociale, ove si sostituisca con disinvoltura alle cure del figlio e della casa.\
\ Balena Cetaceo
Tra i Mammiferi si conta la Balèna, dal lat volg BALENA, già BALLAENA dal gr PHALLAINA, cui Balenerìa, Balènidi (la
Famiglia), Balenièra, Balenière, Balenièro, Balenòttera con Balenòttero e Balenòtto; il verso della balenottera pare un canto
gregoriano, oltremodo coinvolgente nel silenzio dei mari.
\ Moby è il nomignolo adottato dal nipote di Herman Melville (1819/1891) autore del noto romanzo “Moby Dick” la balena bianca. \
Da Balena, dal suo improvviso apparire quale animale straordinario, è stato coniato, nel ‘300, il devb Balenàre con
Balenamènto, Balenìo, Balèno questo utilizzato anche in composizioni lemmatiche come Arcobaleno. Fuori percorso,
Balèngo “sciocco”, di voce sett.
La Balena appartiene all’Ordine dei Cetacei; Cetàceo è dal lat CETACEA di CETUS, gr KETOS mostro marino, cui
Cetologìa con Cetòlogo, Cetorìno questo composto con RHINOS muso-naso, eppoi Cetìna “sorta di estere estratto” (pref
chimico INA) cui Cetàno “idrocarburo” (suff chimico ANO), Cetìle “radicale” (suff chimico ILE) con l’aggettivo Cetìlico
cui Acido cetilico; termine alieno Cetirizìna composto ellittico da Cloro con Metile e Piperazìna.
In ant nordico, Balena è HVAL, cui il ricorrente NARHVAL in Danimarca e Norvegia, composto fig con NAR cadavere per
il suo colore, donde l’omologismo Narvàlo attraverso il franc NARVAL.
MAMMONA
Mammòna, o la variante Mammòne (omn di Mammone da Mamma), è il termine cristiano MAMMONA, dal gr
MAMONAS, più in là dall’aramaico MAMONA ricchezza, grande guadagno e per estensione demonio; altro
che da Mamma!
Mammèa è un grosso albero tropicale dai grossi frutti commestibili, etimo derivato dallo sp MAMEY d’origine
vocale indigena.
Màmo, di genesi veneziana, sta per “stupido”.
Mammùt, il grosso animale in linea elefantina vissuto nel paleolitico, deriva dal franc MAMMOUTH, a sua
volta dal russo MAMOT, d’etimo sperduto; in ogni caso, tanto sperduto non appare, poiché c’è da riflettere sul
rad MAM comune a MAMONA, MAMEY, MAMOT dal significato generico di grandezza.
Mammuttòne, la maschera del folclore sardo, termine diffuso nel ‘900, appare d’etimo ignoto.
MAMMALUCCO
Mammalùcco o Mammelùcco è la forma volg di Mamelùcco e indica una persona sciocca o di comportamento
tale. L’origine ar è da MAMLUK posseduto dal nome degli schiavi egiziani tradotti dalla Turchia e dal Caucaso.
In associazione il termine Aidùcco o Aidùco (dal 1559) omologismo dal serbocroato HAJDUK già ungherese
HAJDUK “ribelle” nei Balcani contro i Turchi.
\ Chissà quanti insegnanti ben spiegano agli scolari chi mai fossero i misteriosi Mamelucchi che ingaggiarono battaglia con Napoleone, in
Egitto; un dato certo è che a tale citazione del maestro, la classe parte in una soffocata risatina, fantasticando chissà quale specie di armata
alla brancaleone andò incontro ai francesi. Erano delle dignitose milizie turco-circasse che, riscattatesi dallo stato di schiavitù, acquistarono
grande importanza sotto la dinastia degli Ayyubidi, sino a divenire la casta politico-militare dominante. Soppiantati nel XVI sec dai Turchi,
continuarono ad avere influenza nelle faccende dello stato egiziano. Dopo essere stati eroici combattenti nella resistenza avversa alle truppe
francesi napoleoniche, su mandato di Mohammed Alì furono massacrati in Cairo il 1811. Pertanto, il termine “mammalucco” - dal sapore
razzista - è bene sia semant archiviato, almeno per rispetto alla memoria di quella gente, a parte la dizione abbruttita dalla lingua italiana.
Cala Maluk, che indica nel Mediterraneo un’insenatura storicamente preferita dagli attraccaggi arabi, vrs trae la toponomastica da
MA(M)LUK.\
\ Mastella Tetta Zizza
Il gr conta MASTHOS mammella che, come si vede, mantiene il primitivo gruppo letterale onomatopeico MA MA di
Mamma, cui Mastòide con Mastoidèo e Mastoidite; utilizzato anche in pref-suff MASTO cui Mastalgìa snm di Mastodinìa,
Mastectomìa con Mastectomizzàto, Mastodònte (col gr ODONTOS dente in senso fig “denti molari come capezzoli”),
Mastoflogòsi (col gr PHLOGOSIS combustione), Masteoidectomìa, Mastopatìa, Mastoplàstica (ricostruzione del seno),
Mastoptòsi (col gr PTOSIS caduta).
Il termine Mastèllo con la variante Mastèlla è dal lat MASTOS dal gr MASTHOS e sta fig per “coppa a forma di mammella”,
vrs in connessione rad con l’omologismo Mastàba “sorta di sepoltura egiziana” inv dall’ar MASTABO banco.
In connessione ancora, il ted conta MAST nutrizione, cui MASTZELLE con ZELLE cellula e l’omologismo Mastcèllula snm
di Mastocìto questo attraverso l’ingl MASTOCYTE ricalcando il ted.
Snm di Mammella, Tètta è d’origine onomatopeica, dalla serie T TH succhiare d’area gr, attestatasi foneticamente in area
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long e ted in ZITZE, cui il dim fig Tèttola e l’italianizzato Zìzza con Zèzzolo “capezzolo”.
Dalla rad SREBH sorbire, succhiare, svoltosi nel lat SORBERE e successivamente nel volg SORBIRE; in ital si ha Sorbètto
snm di Sgroppino, Sorbìre cui Sorbètto attraverso il franc SORBET con Sorbettàre, Sorbettièra e Sorbettière eppoi Sòrso
questo un inc tra il Pp SORPTUM di SORBERE e MORSUM morso; col pref AB “da”, si conta Assorbìre da ABSORBERE
cui Assorbènte, Assorbènza, Assorbimènto, Assorbitòre, Assòrto da ABSORPTUS, il composto Assorbìmetro. Infine,
aggiungendo il pref AD allativo al lat SORBERE, l’ital conta Adsorbìre con Adsorbènte e Adsorbimènto.
\ Aramaico
L’Aramàico, da ARAM, il nome biblico della Siria, cui Aramèi, era la lingua di Gesù e degli apostoli, parlata dal gruppo
etnicolinguistico della stirpe semitica degli Aramei stanziatosi nella Mesopotamia sett nel sec.XII aC, quindi in Siria, in
Palestina, in Assiria e Babilonia. Lingua morfologicamente semplificata dell’Oriente antico, accanto al Persiano, fino
all’avvento dei musulmani. Oggi sopravvive in Siria e Mesopotamia, in piccoli gruppi di popolazione. La Mesopotamia è la
storica regione compresa tra i due fiumi Tigri ed Eufrate. In tempi attuali esiste una regione argentina così denominata,
geograficamente posta appunto tra due fiumi.
Il toponimo Mesopotamia è composto con il gr MESOS medio e POTAMOS fiume cui Mesopotàmico. MESOS è svolto
nell’ital Mèso, cui la particella Mesòne (suff scientifico ONE) con Mesònico, Mesotòrio questo composto con Tòrio
elemento chimico, simbolo Th, termine ispirato al dio scandinavo Thor, cui Torìte, l’isotopo derivato Tòron (Tn); Mesone
avrebbe un improprio snm nella particella Muòne, cui Muònico, composto con la lettera gr MI erroneamente pronunciata MU
e il suffisso ONE di Mesone. La particella Mesone P è indicata con Piòne.
Il pref MESO partecipa ad una serie di composizioni cui Mesocàrpio o Mesocàrpo (col gr KARPOS frutto), Mesocefalìa con
Mesocèfalo, Mesocòlon, Mesodèrma con Mesodèrmico, Mesofàse, Mesòfita, Mesòfrio (col gr OPHRYS ciglia), Mesoglèa
(col gr GLOIA che vale gelatina), Mesolecìtico, Mesolìte (col gr LITHOS pietra) con Mesolìtico, Mesologìa, Mesomòrfico e
Mesofòrmo, Mesopàusa, Mesopitèco, Mesosàuro, Mesosfèra “regione atmosferica”, il cardiaco Mesosìstole con
Mesosistòlico, il poetico Mesòstico (col gr STIKHOS verso), Mesosùchi (Sottordine di rettili, col gr SUKHOS coccodrillo),
Mesotèlio, in correlazione con Epitelio, e con Mesoteliòma, Mesoterapìa, Mesotèrmo, Mesotoràce, Mesotròne (con
Elettrone) e il geologico Mesozòna.
Da POTAMOS fiume, l’ital conta il pref-suff POTAMO cui Potamòbidi (Famiglia di crostacei, col gr BIOS vita),
Potamochèro (mammifero, col gr KHOIROS porco), Potamogetonàcee (Famiglia di piante, col suff dal gr GEITON vicino,
quindi “che vive vicino ai fiumi”, rintracciabile quale pref in Geitonogamìa “impollinazione da fiori uguali”),
Potamologìa“studio dei fiumi”, Potamònidi (Famiglia di crostacei), eppoi Potamòtoco relativo ai pesci, con TOKOS che
genera, utilizzato nell’ital TOCO “parto” in composizioni quaòli Tocografìa e Tocologìa.
Eppoi, oltre al suffissato Ippopotamo, l’ital conta Miopòtamo (col gr MYS MYOS topo, snm di Nùtria),
POTAMOS è connesso con la rad del lat POTARE bere cui l’ital Potàre “bere” da non equivocare con PUTARE “recidere”
dal lat PUERE tagliare cui l’omn Potàre.
EDILE EDITORE EDIBILE
EDILE
Edìle, dal lat AEDILIS, è il sostantivo derivato da AEDES casa-abitazione già tempio, da rad indoeur AIDH
ardere cui l’ant AIDHENA oggi Etna-ètna “il vulcano” con il relatvo Etnèo, eppoi il gr AITHEIN ardere con
AITHO io ardo, il lat ARDERE e il percorso ital Ardere-àrdere, Ardènte, Arditòre, Ardòre (fig “entusiasmo”)
quale astratto di ARDERE, il Pp Arso-àrso con Arsìccio e Arsicciàre, Arsiòne Arsùra, Arzènte 1, il composto
Arsonfobìa “paura del fuoco”, il glb messicano fig Aguardiente “acquavite”; nel tempio, infatti, ardevano le are
sacrificali e votive. È la rad di Estàte, con la variante Stàte (aferesi) cui Stateràccio e Statìno (relativo agli uccelli
che ritornano in estate), dal lat AESTAS connesso con AESTUS calore e quindi fig “la stagione che arde” con
Estìvo, cui Estivàre, Estivamènto, Estivànte, Estivaziòne.
Dal gr AITHEIN ardere, composto con OPSIS aspetto-vista, è stato adottato l’etnonimo Etìope o Etìopo “dall’aspetto
bruciato”, con Etiòpico e Etiòpide.
\ L’anno 1816 è ricordato come L’anno senza estate, poiché ci fu una straordinaria eruzione vulcanica tale da influire sull’atmosfera del
pianeta\
Derivati e composti Edicola (dim lat “piccolo edificio”) Edificàre con Edifìcio o Edifìzio, Edilìzia, Edìtuo
“guardiano del tempio” composto con il lat TUERE proteggere-difendere. Arzènte è un adattamento di Ardente,
quale Ppres del lat volg ARDJO dal class ARDEO. Connesso fig con Arzente, è pervenuto Arzìllo questo inc
con Assillo.
Da Edile, l’ital conta Edilìzia, Edilìzio, il composto Edificàre con Edificàbile, Edificabilità, Edificamènto,
Edificatìvo, Edificatòre, Edificatòrio, Edificaziòne, Edifìcio o Edifìzio; Edificànte, da un risvolto metaf, va ad
indicare “che dà buon esempio”, probabilmente originato dalla motivazione di elogio a chi riusciva a costruirsiedificarsi un’abitazione per la propria famiglia. Edilità, cui Edilìzio, era relativo a Edìle il magistrato romano
insediato nell’ AEDES; oggi è il non comune termine per indicare il reparto dell’amministrazione comunale
addetto ai lavori pubblici. Edilizia Pubblica è il complesso nazionale di abitazioni direttamente finanziato da enti
pubblici, per affitto o vendita a prezzi agevolati; storicamente, i lavoratori, potenziali utenti, contribuiscono con
delle simboliche trattenute.
Da EDILE, l’ital conta semant in percorso, via via, Ardere, Tempio, Casa, ed il cerchio si chiude con Fuoco e
Focolare nel senso di Famiglia, che più di un risvolto metaf è un vero e proprio itinerario semant.
Connesso col significato di abitazione, si ha il gr ETHNOS popolo, cui Etnìa, Etnicità, Etnico-ètnico col
prefissato Multiètnico, Etnìsmo ed il pref ETNO nel percorso di Etnocentrìsmo con Entocèntrico, Etnocìdio
(snm di Genicidio), Etnografìa con Etnogràfico ed Etnògrafo, Etnolinguìstica con Etnolinguìstico, Etnologìa con
Etnològico ed Etnòlogo, Etnomedicìna, Etnomusicàle con Etnomusicologìa, Etnonazionalìsmo (dal XXI sec),
Etnopoètica, Etnopsichiatrìa, Etnostòria.
\ Negli Usa, relativa al 2008, la statistica indica che il matrimonio multietnico più diffuso è tra Bianchi e Ispanici, circa 116mila.\
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Un percorso vrs connesso, in ambito di disseminazione indoeur, col ger THUDA gente-popolo cui gli onomastici
Teodolinda “benefica verso il popolo” con l’ipocosristico Linda, Teodorico “signore del popolo” con RICK
signore-padrone; quest’ultimo si ritrova in Ulderico e nel suo ipocoristico Ulrico dal ger ULRICH potente
signore in composizione con AUD potere-patrimonio.
Connesso col gr ETHNOS nel significato di abitazione il basco conta ETXE casa che in composizione con
SERRI nuovo va a formare l’omologismo in onomastica Saverio “casa nuova” da EIXEBENI con JABERRI e
CHABARRI, cui lo sp XAVIER di nobile lignaggio; la straordinarietà di questa connessione greco-latino-basca
è che la lingua basca non appartiene all’area indoeuropea, pertanto potrebbe essere un esempio che conforta
coloro che non hanno mai accettato per dogma l’indoeuropeità o indodeuropeismo che si voglia, volgendo le
ricerche verso altre fonti di connessione linguistica.
Accadrebbe così anche per l’etimologia dell’oronimo Andorra, stato indipendente nei Pirenei, cui l’etnonimo
Andorràno, che in lingua basca, navarrese, suona ANDURRIAL terra di arbusti evidenziando una risonanza
dell’incipit AND con ila voce indoeur LAND terra. Navarrese è il demotico del toponimo basco Navarra che in
lingua originale suona Nafarrua.
1
Il fenomeno della mutazione d in z è accaduto anche per Orzo-òrzo, dal lat volg HORDIUM dal class HORDEUM, questo discendente
dall’indoeur GHRZDHO cui il gr KRITHE, cui il fig Orzaiòlo, eppoi Orzàta e Orzàto.
Attraverso il lat HOLCUS già gr HOLKOS orzo selvatico, l’ital conta ancora Olco-òlco “sorta di erba” delle Graminacee.
L’area med aveva il proprio tema SKANDA orzo, sopravvissuto nell’ital Scandèlla dal lat SCANDALA spelta. Dallo sp CEBADA orzo, dal
suo dim CEBADILLA l’ital conta l’omologismo Sabadìglia “pianta erbacea”.
Termine pseudoetim Orza-òrza dal lat medv ORTIA già gr-bz ORTHIAS “parte dell’albero di una nave” cui Orzàre, l’omn Orzàta e Orzièro,
un corrotto Orcia-òrcia cui la desueta composizione nautica Orcipòggia. Orza si è ancora esteso in “parte della nave sopravvento” in
opposizione a Poggia, cui la locuzione marinaresca A orza e a poggia attestatasi in Orzipòggia. Pòggia o Pùggia “paranco” estesosi in “parte
sottovento”, cui Poggiàta (omn-snm di Poggiata “poggio”), Poggiastrèlla, Poggièro o Puggièro, è un derivato dal gr tardo PODIA già class
PEDES piede, che in terminologia della marineria sta ancora per “angoli inferiori della vela, in connessione con il percorsi di Poggiare e
Appoggiare..
\ Stromboli
Con Vesuvio (Campania), Etna (Sicilia) e Vulcano (Lipari), altro nome di un vulcano ital è Stromboli con i derivati
Stromboliàno, Stromboliòtta o Stromboliòtto; il termine è vrs connesso fig con la rad di Stròmbo (omn di Strombo da
Tromba) dal lat STROMBUM già gr STROMBOS conchiglia.
Lo Stromboli è storicamente indicato dai naviganti in versione figurata quale Faro del Tirreno.
EDITORE
Editòre, è dal lat EDITOR produttore e organizzatore Pp di EX DARE svoltosi in EDERE, cui Ediziòne da
EDITIO EDITIONIS. La versione integrale latina EDITOR, transitata dagli Stati Uniti, sta per scopritore di
talenti al servizio dell’editoria.
Il percorso ricalca il prefissato gr EKDOSIS edizione cui Ecdòtica e Ecdòtico.
EDIBILE
Edìbile, nell’accezione di Commestibile, è tutto ciò che può essere utilizzato in famiglia, e non può essere solo
una coincidenza la sua vicinanza con Edile di AEDES casa; vrs è accaduta una sovrapposizione, se non una vera
connessaione. Edìbile, a ogni modo, è il discendente dello scomparso EDERE mangiare, già gr EDUSI
mangiare, cui un Esurìre “aver voglia” dal lat desiderativo ESURIRE, che nelle lingue romanze era stato
sostituito dal snm MAN-(E)DERE, cui Manducàre da MANDUCARE già MANDERE, Mangiàre questo
rientrato dal franc MANGER cui Mangerèccio o Mangiatìvo, Mangerìa col snm Mangiatorìa, il sostantivo d’uso
toscano Màngia snm di Gradasso, Mangiaebèvi dalla locuzione Mangia e bevi, la locuzione Mangia mangia,
Mangiamènto, Mangiarìno “pasto gustoso”, Mangiàta col desueto snm Mangèa, Mangiàto, Mangiatòia,
Mangiatòre o un obsoleto Mangiadòre, Mangiatùra, Mangìme (suff collettivo IME variante di AME) cui
Mangimifìcio, Mangimìsta, Mangimìstica e Mangimìsticvo, Mangiòne, Mangiucchiàre (suff ICCHIARE di
attenuazione) o Smangiucchiàre (pref S intensivo), Manucàre e, in derivazione, Mandìbola “mascella inferiore”
da MANDIBULA cui Mandibolàre, Manicàre o Manucàre questo inc con Masticare, e il dim Manicarètto; il
prefissato Smangiàre (S intensivo) con Smàngio “termine tipografico”.
Il pref MANGIA per composizioni da Mangiabambìni a Mangiavènto passando da Mangiafèrro “soldato
bravaccio”, Mangiapòpolo “tiranno”, Mangiasègo questo epiteto dei soldati austriaci nel 15/18, Mangiaùfo dalla
locuzione Mangiare a ufo.
Il termine alieno Màngo, albero dai frutti pregiati, è l’omologismo di una voce del Malabar, attraverso il ptg;
Mangòsta o Mangùsta, invece, è l’omologsmo dall’ind MANGUS attraverso lo sp MANGOSTA transitato dal
franc MANGOUSTE.
Ancora alieno è Mangostàno “sorta di pianta delle Guttiferacee”, attraverso l’ingl MANGOSTEEN ma di genesi
malese MANGUSTAN
Tornando nel percorso AEDES, Obèso, con Obesità, è dal lat OBESUS, Pp attivo di EDERE prefissato OB, che
nella sua forma arcaica indicava in senso passivo mangiato, eroso, cui Obesofobìa “paura d’ingrassare”. La rad
è l’indoeur ED masticare di Dente, cui Dièta vitto (omn di Dieta da DIES giorno) con Dietètico e il composto
Cronodièta; eppoi Edàce (suff ACE) con Edacità da EDAX vorace e Edùle da EDULIS che si può mangiare
entrambi dal lat EDERE mangiare, eppoi Inèdia, questo con pref IN negativo vale denutrizione. Da EDERE
mangiare, macchinosamente, ci viene Commestìbile (COM EDERE, il cui suff ne intensifica la proprietà) e
Prànzo, cui Pranzàre, questo un lemma composto che parte da lontano, dalle rad PRMO-ED primo pasto svoltosi
in PRANDIUM, sovente associato, scherzosamente o meno, nella locuzione Pranzo luculliàno, termine questo
Luculliàno, ispirato a Licio Licinio Lucullo (107-57 aC), famoso buongustaio romano immortalato per i suoi
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banchetti, così come il snm Trimalciònico dal personaggio Trimalcione del Satyricon di Petronio.
Dal rad indoeur ED masticare è vrs la derivazione di Edem, termine glb per un formaggio olandese,
deonomastico dall’omn toponimo.
\ Pare che la Dieta storica, nel senso della cura nel mangiare, sia da assegnare all’atleta olimpionico Charmis del 668 aC, il quale si nutrì
essenzialmente di energetici fichi secchi per prepararsi alle gare.\
I soldati romani in zona di guerra, durante il pasto diurno recitavano, a mo’ di esorcismo, PRANDEAMUS
TAMQUAM AD INFERI COENATURI Pranziamo poiché ceneremo agli Inferi.
Da Edace che divora, dal lat EDAX (ted ESSEN), l’ital conta ancora Esca-èsca, questo inv dal lat ESCA cui
Escàtico “tassa medv”, i prefissati Innescàre con Innescamènto, Innescànte e il devb Innèsco col suff IN illativo,
Adescàre con Adescàbile, Adescamènto e Adescatòre dal lat ADESCO col pref AD allativo.
Da ESCA discendono ESCARIUS cui Scariòla o Scaròla, una lattuga, e EXCULENTUS cui Esculènto
“commestibile”. Esca è in relazione ad un alimento solido (da EDERE) ed il corrispondente liquido è Pòsca
(acqua e aceto, col quale furono inumidite le arse labbra del Cristo in croce), termine questo creato con l’inc di
Esca con il lat POTUS bevanda cui Potàbile da un POTARE bere con Potabilità, Potabilizzàre, Potabilizzatòre e
Potabilizzaziòne, Potòrio da POTORIUS, Poziòne da POTIUS POTIONIS; la rad è l’indoeur PO (vrs la genesi
dell’idronimo padano, il Po), dalla cui forma raddoppiata e sonorizzata BIBERE sono pervenute Beòne (da
BIBO con lenizione totale della seconda b) con un snm in Bombòne (omn di Bombone “bugiardo”), il desueto
Bèvere riaffiorante nel volg, Bìbulo “che assorbe” (Ved Suffissi ACE OCE in Vano…) e Bìrra, termine adottato
dal 1521 transitando dal ted BIER, cui Birràio, Birràrio, Birrerìa, Birrifìci; la Birra però pare sia nata tra i sumeri
assieme al pane, in Mesopotamia erea chiamata BI-KAL. Ottenuta con la fermentazione dell’orzo e, quale
bevanda alcolica, va a comporre la locuzione fig A tutta birra in complanare con A tutto gas.
\ La birra era già conosciuta nell’antico Egitto quale bevanda di pregio, tant’è che il faraone pagava gli operai con boccali di birra.\
\ Bicchiere Calice
Per bere s’usa abitualmente il Bicchière, questo dal franc volg BICHIER da un più ant BIKARI; vrs connessi con
la sonorizzata rad BI di BIBERE e BIER, cui il glb Becher “recipiente per laboratorio chimico”.
Ant forma di bicchiere è il Càlice, dal lat CALICEM, cui Calcèse, Calicifòrme, in connessione con Càlice (parte
del fiore) cui Calicànto, dal lat CALYX CALYCIS già gr KALYKS KALYKOS; vrs il primo è ispirato fig al
secondo. Dal connesso gr KYLIKS tazza, l’ital ha ricalcato esplicitamente Kylix (archeologico) attraverso la
forma lat. Da una sperduta rad indoeur, il lat conta POCULUM calice, cui Pòculo o Pòcolo.
\ Dente
Dalla rad ED-D masticare il gr ha coniato ODUS dente col genitivo ODONTOS, cui il lat DENS col genitivo DENTIS e
l’ital Dènte con l’aggettivo Dentàle e il sostantivo fig Dentàle “parte dell’aratro”, Dentàlio “Genere di molluschi” e la
locuzione Denti di cane “poiccoli crostacei marini che s’attaccono sotto le chiglia, Dentàme, Dentàre col prefissato
Addentàre (AD allativo) con Addentatùra, il dim fig Dentèllo “piccolo rilievo-motivo architettonico” cui Dentellàre,
Dentellàto e Dentellatùra con il prefissato Addentellàre cui Addentellàto; il percorso continua con il glb franc Dentèlle
“pizzo”, il fig Dentària “sorta di pianta” e Dentàrio, Dentaròlo o Dentaruòlo, Dentàta con Dentàto, e il prefissato Sdentàre (S
privativo) con Sdentàti (Ordine di Mammiferi) e Sdentàto, i fig Dentatòre con Dentatrìce “macchine utensili”, Dentatùra,
Dentecchiàre o Denticchiàre, Dèntice, Denticolàto, Dentièra, Dentifrìcio (con il lat FRICARE strofinare), Dentìna (suff
chimico INA) “tessuto dentale”, Dentìsta con Dentìstico, Dentìte (suff ITE infiammazione), Dentiziòne, i
composti Dentellòmetro (filatelica) e Dentofobìa “paura dei dentisti”, l’accr Dentòne, Dentòsi (pref medico OSI), il
prefissato Interdentàle con Interdentàrio.
Dal percorso gr ODUS, l’ital ha coniato Odonàti (Ordine d’insetti), eppoi, utilizzandolo in qualità di pref, le composizioni
quali Odontalgìa con Odontàlgico (col gr ALGOS dolore), Odontoblàsto (gr BLASTOS germe), Odontocèti (tassonomia
animale), Odontogènesi, Odontoglòsso, Odontognàti (Ordine di uccelli, col gr GNATHOS mascella), Odontoclàsta (con il gr
KLASTES che rompe), Odontoiàtra, Odontòlito (col gr LITHOS pietra, tartaro), Odontologìa, Odontòma (suff med OMA
rigonfiamento), Odontòmetro, Odontopatìa, Odontostomatologìa (gr STOMA bocca), Odontotècnica con Odontotècnico; e in
qualità di suff ODONTE le composizioni quali Diodòntidi (Famiglia di pesci, col pref che vale “due”), Tecodònte (col gr
THEKE teca). Il termine Odobènidi (Famiglia di mammiferi, con BAINO vado) snm di Trichechi, diversamente dalle
precedenti composizioni formate con il genitivo ODONTOS, è col nominativo ODUS dente, fonte di equivoci data
l’esistenza di termini composti con HODOS strada cui Odologia.
Il termine giapponese OHAGURO indica la tradizione femminile di tingersi di nero la dentatura, allo scopo di far risaltare il
biancore della pelle sul viso.
Il Dente d’animale è Zànna, dal long ZANN dente, cui il denm Zannàre, Zannàta, Zannùto, il prefissato Azzannàre
attestazione sett in Sànna cui Assannàre e la sovrapposizione Scàna (cane e sanna). Esiste ancora in omn il termine Zannàta
che vale Buffonata, ispirato ad un personaggio teatrale bergamasco Zani divenuto snm di Servo, Pagliaccio… cui Zannerìa e
Zannèsco. Il bergamasco Zani o il veneziano Zanni sono ipocoristici dell’onomastico Giovanni, omologhi di Gianni da
Giovanni. Zannichèllia, invece, è relativo allo studioso G. G. Zannichelli (XIX sec) ed indica una sorta di pianta della
Famiglia delle Potamogetonacee.
In associazione a Dente l’ital conta Gengìva dal lat GINGIVA, con Gengivàle, Gengivàrio, Gengivìte, i composti
Gengivectomìa e Gengivoplàstica, da un rad GENU mascella e Genièno dal lat GENIAM in estensione a guancia; dal gr
ULON gengiva l’ital conta Epùlide da EPULIS EPULIDOS col pref EPI “tumore gengivale”; termine alieno Epulòne dal lat
EPULAE banchetto, cui la locuzione della parabola cristiana Il ricco epulone.
In associazione a Dente, l’ital conta anche Càrie dal lat CARIES corrosione di rad KERE rompere (omonima di KERE
crescere), cui Cariàre, Cariàto da CARIOSUS, Caròlo questo dal lat CARJOLUS “malattia equina” dim di CARIUS
connesso con CARIES, da non equivocare con l’omologismo franc Carola.
Altro problema dei denti è il Tàrtaro, con Tartàrico e Tartràto, dal lat TARTARUM cui Detartràggio o Detartràsi dal
passaggio nel franc DETARTRAGE da TARTRE col pref sottrattivo DE e sta per “eliminazione del tartaro”; d’etim
sperduta, l’ital conta Grùma “tartaro o incrostazione”, Grùmo “piccolo cumulo”, con Grumèllo e vrs Grumerèccio, eppoi
441
Grùmolo, Grumolòso, Grumòso, e la variante Gròmmo con Grommàre, Grommòso e il collettivo Gròmma “tanti grumi” cui
Aggrommàrsi.
Tàrtaro, cui ancora Tartàrico con Tartarèsco, relativo al popolo dei Tartari, quale variante di Tàtaro dal russo TATARY cui la
locuzione Lingua Tatara e Lingua Turco Tatara, nasce dall’inc col primo dal fatto che si temeva che il tartaro dentale fosse
provocato da queste popolazioni di cui erano affette. Quale snm si ha il mitologico Tàrtaro “regno dei morti” cui Tartàreo.
\ Cibo
Cìbo è dal lat CIBUS, non rintracciabile in connessioni fuori dell’ital, cui Cibàccola “cibo miserabile” attestatosi fig quale
snm di Bazzecola, Cibamènto, Cibàre, Cibària già Cibàia dal lat CIBARIA, meglio Cibàrie, e Cibàrio, Cibatùra (esca),
Cibaziòne, il composto Cibofobìa snm di Sitofobia (con SITOS cibo) “avversione psicologica per il cibo”; fuori
percorso Cibòrio, dal gr KIBORION fava egiziana, che sta, appunto, per coppa a forma di fava. Dal lat CIBARIA il volg
mer conta Civare “mangiare”, il franc aveva tratto CIVIERE cui l’ital Sivièra “recipiente a secchio”. Il gr conta il proprio
OPSON cibo cui Opsonìna “anticorpo” (suff chimico INA) con Opsònico.
Mangiàre vale Nutrìre cui le varianti Nodrìre e Nudrìre, dal lat inv NUTRIRE quale denm da NUTRIX balia poi NUTRICIA
cui Nutrìce o Nudrìce, con Nutricàre o Notricàre, Nutricamènto o Notricamènto, Nutricatòre o Notricatòre e Nutricaziòne;
termine svoltosi nell’ingl NORICE eppoi NURSE cui il glb Nùrse con Nursey “nido di maternità” e Nursing “aver cura dei
bambini”.
Il percorso prosegue con Nutrìbile o Notrìbile, Nutriènte, Nutrimènto, Nutritìvo, Nutritìzio, Nutrìto, Nutritòre o Nudritòre,
Nutritùra, Nutriziòne con Nutrizionàle, Nutrizionìsta e Nutrizionìstica, un composto Nutricìglia “cosmetico”.
\ Il nutrizionista Horace Fletcher, aveva già suggerito nei primi del Novecento di “masticare a lungo” il cibo, a beneficio di una corretta
alimnentazione.\
Il percorso prefissato conta Denutriziòne (DE sottrattivo), Ipernutriziòne, Iponutriziòne, Malnutriziòne e Supernutriziòne.
In associazione troviamo Ristorànte, questo attraverso il Pp franc RESTAURANT, con Ristoràre, Ristoratìvo, Ristoratòre,
Ristoraziòne e Ristòro dal lat RESTAURARE e questo dal gr STAUROS piolo-frammento attestatosi in croce cui Staurolìte
(col gr LITHOS pietra) e Staurotèca (custodia dei frammenti della Croce di Cristo), eppoi Restauràre, variante Ristauràre,
Restauratòre, Restauraziòne e Restàuro; il percorso che avrebbe portato da STAUROS piolo a Restauro “rifacimento” ed
infine a Ristoro “conforto” appare assurdo ma non lo è. Adottando l’immagine del piolo quale paletto momentaneo per
reggere un manufatto a pro dei lavori di ripristino, sorge il termine Restaurare e, in senso fig, Ristorare rimettere in sesto.
Il percorso conta ipocoristici quali Risto-bar, Risto-disco, Risto-pizza.
Dall’ar AL GABR restaurazione, in connessione con l’iranico GABR colui che dà, attestatosi nel significato di “spostamento
di un elemento matematico” l’ital conta l’omologismo Algebra-àlgebra cui Algebricamènte, Algebricità, Algèbrico,
Algebrìsta, Algebròide (suff OIDE “simile”) nella locuzione Curva algebroide.
\ Suffissi TROFIA TROFO
Prefisso TROFO
L’aggetrtivo Tròfico e il sostantivo Trofìsmo sono tutti d’origine gr da TROPHIA e TROPHEION nutrimento, cui il suff
TROFIA e TROFO; il percorso conta Atrofìa con Atròfico, Atrofizzàre, Atrofizzàto e Atrofizzaziòne (A privativo),
Autotrofìa con Autòtrofo (col gr AUTOS se stesso), Estrofìa (EK fuori), Politrofìa con Polìtrofo (POLYS molto), Distrofìa
con Distròfico e Distrofìna “proteina” (DIS dal gr DYS male) con i composti Miodistrofìa cui Miodistròfico (col gr MYS
muscolo) e Algodistrofìa, Eutrofizzaziòne questo termine biologico che indica quel processo spontaneo d’arricchimento in
sostanze nutritive di un ecosistema che ne è povero. Ipertrofìa con Ipertròfico e Ipertrofizzàre (col pref IPER “sopraeccessivo”). L’ital conta altresì termini composti quali Trofallàssi (dal rad LE-I lasciare “rilascio di cibo per scambio”
caratteristica di alcuni insetti come le formiche), Trofoblàsto (col gr BLASTOS germe), Trofologìa, Trofomachìa,
Trofoneuròsi, Trofotàssi o Trofotassìa o ancora Trofotattìsmo, Tofozoìte (col gr ZOION animale e suff scientifico ITE).
Eppoi, in onomastica, Trofimena dal gr TROPHIME e lat TROPHIMA, che vale “nutrita-cresciuta-allevata in casa” con un
valore interpretativo di “mantenuta, amante”.
Infine, il termine Brefotròfio, con BREPHOS bambino, sta per “luogo dove si nutrono i bambini (abbandonati)” snm di
Orfanatròfio, questo però alieno nel percorso, composto dal gr ORPHANOS orfano (della stessa rad di Orbo) cui il lat
ORPHANUS e l’ital Orfano-òrfano. Orbo-òrbo, infatti, è dal lat ORBUS che sta per orfano, così rimasto in area armena. Il
gr lo avrebbe ampliato in ORPHANOS. La semantica l’ha mutato in “orfano di padrone” per attestarlo metaf in “orfano di
occhi” cui Orbàre e fig Orbettìno questo con un snm Lucìa ispirato all’omomastica, che è ancora il snm di Coccinella e fig
“sorta di mantello da donna” e “frenetica danza mer”.
\ Piergiorgio Welby s’è spento alle 23.40 del 20 dicembre 2006, dopo che la distrofia muscolare l’aveva reso subordinato alle macchine in
maniera assoluta. Un medico gliele aveva staccate, in ossequio alla sua martellante volontà resa pubblica, confortata da famigliari ed amici.
Già prima della morte, s’era aperto, colpa di una latenza legale, un profondo dibattito etico tra la politica, la sanità e la chiesa, in cui le
definzioni, quali Accanimento terapeutico, Eutanasia, Diritto del malato, Sacralità della vita, si scontrano senza un minimo d’intesa.\
\ Foraggio
Dal long FODR nutrimento l’ital ha assunto il calco Fòdro “diritto medievale di esigere foraggio per re e funzionari in
viaggio” cui Foràggio con Foraggiàre e Foraggèo o Foraggièro, Foraggiamènto, Foraggiàta, imitando il franc FOURRAGE
questo da un ant FEURRE strame. La particolarità del termine Foraggio è che pare sia stato inc con l’avv lat FORIS fuori,
che ritroviamo in Forestiero, quindi dovrebbe intendersi ciò (il nutrimento) che viene da fuori, insomma importato.
\ Dare
Dàre, cui il prefissato fig Addàrsi “accorgersi, avvedersi (intransitivo pronominale) o dedicarsi (riflessivo)” con AD allativo,
la locuzione giuridica Dante causa, viene dalla rad DO passaggio di possesso, e che in area itt è fissato in prendere e che
avrebbe portato, attraverso il lat DARE, il termine Dòno dal lat DONUM, già gr DORON, con il tronco Dòn quale attributo
di riguardo attraverso il costume spagnolo, gli onomastici Dora con Dorina eppoi Dorotea con Teodoro cui l’ipocoristico Teo
e la versione fem russa Fedora (tutti con THEOS Dio valgono “dono di Dio”), e i derivati Donàbile, Donànte, Donàre,
Donàrio, Donatàrio, Donatìsmo con Donatìsta, Donatìvo, Donatòre, Donàto, Donaziòne, il composto Limodòro dal gr
LEIMODORON dono del prato (col gr LEIMON prato) questo Genere delle Orchidacee, il prefissato Condonàre inv dal lat
CONDONARE (col pref CUM associativo assume il valore di “scusare, perdonare, rimettere…”) con Condonàbile,
Condonaziòne e Condòno, eppoi l’onomastico Donato cui Donatìsmo e Donatista relativi allo scisma di Donato di Cartagine
(335); ancora, Dòte dal lat DOTEM cui la variante Dòta e con Dotàle, Dotalìzio questo attraverso il medv DOTALITIUM, il
verbo Dotàre con Dotalìzio dal lat DOTALITIUM (pron dotalizium), Dotàto, Dotatòre, Dotaziòne, un prefissato Sopraddòte
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con Sopraddotàre, oltre ai prefissati quali Addàre (AD DARE-ADDERE aggiungere con normale passaggio della a in i),
Addènda con Addèndo e Addendum, Additamènto (omn di Additamento da “additare”), Additìvo dal Pp ADDITUS con
Additivàre, Additivàto e Additività, eppoi Addiziòne con Addizionàle e Addizionàre, Dèdito (DE DATUS-DEDITUS Pp di
DEDERE con apofonia della a in e) cui Deditìcio o Deditìzio e Dediziòne, Rèndere da REDDERE col pref col RED di
movimento inverso cui Rèndita, Rèsa, il prefissato Arrèndere. In percorso dal Pp REDDITUM di REDDERE, Rèddita o
Rèdita “ritorno” questo da un prefissato REDIRE che vale ritornare cui il composto Redivìvo “tornato a vivere”, Rèddito con
Redditière, Redditìvo con Redditività, Redditìzio, Reddituàle, il composto Redditòmetro, il glb ingl RENTIER redditiere da
RENTE rendita cui RENTING contratto d’affitto dal verbo TO RENT affittare e la locuzione Rent a car “affitta auto”.
Il volg mer conta un Donàrsene nel senso di “accorgersene” vrs nel senso fig di “prendere con la vista” ricordando la rad DO
passaggio di possesso.
Dàzio è il nome d’azione, coniato nel Medioevo, del lat DARE, cui Daziòne e il prefissato Addaziàre (AD allativo). In
percorso a DARE, l’ital conta ancora Dàta dalla locuzione lat LITTERA DATA lettera data, consegnata, Datàre, Datària,
Datàrio, Datìvo dal lat DATIVUS che da’ sia aggettivo sia sostantivo e nella declinazione è dalla locuzione lat
DATIVUS CASUS, Dàto con Datòre e Datoriàle eppoi, in composizione, Antìdoto dal lat ANTIDOTUM dal gr
ANTIDOTON questo aggettivo dal verbo DIDOMI do, snm di Vincitossico.
Il termine Dàdo è dal lat DATUM cosa data, gettata con lenizione veneta della t in d, cui la locuzione culinaria Dado da
brodo d’invenzione tedesca; rimane famoso il pronunciamento dello scienziato Einstein “Dio non gioca a dadi” intendendo
che nel creato nulla è mai dato al caso.
In lat, la scatoletta per la custodia dei dadi è detta FRITILLUS cui fig l’ital Fritillària “pianta erbacea” delle Liliacee, la
Famiglia del Giglio. Il lat conta lo specifico ALEA dado cui il termine zoologico Aliòsso “osso del tallone” dalla locuzione
lat ALEAE OSSUM osso del dado; la locuzione lat ALEA IACTA EST si traduce in “Il dato è stato gettato” ossia “il dado è
tratto”, pronunciata, secondo lo storico latino Svetonio, da Cesare al momento di guadare il Rubicone (10/11 gennaio 49 a.C.)
quale atto di conflitto con Roma. Il Rubicone, infatti, segnava la linea di confine tra la Gallia cisalpina e Roma. Altro osso
del piede è Astràgalo dal lat ASTRAGALUM già gr ASTRAGALOS, che vale anche Dado poiché questo era ricavato
dall’astragalo della capra o del montone, donde Astragalomanzìa con Astragalomànte e Astragalomàntico.
Il gr conta invece PESSOS dado che, attraverso il lat PESSUM, in ital si è svolto in Pessàrio quale snm medico di Diaframma
(protesi, contraccettivo…) cui Pessarizzàre.
Dal lat DOSIS, l’azione del dare, l’ital conta Dòse con Dosàggio questo attraverso il franc DOSAGE, Dosàre, Dosatòre,
Dosatùra e i composti quali Dosaspaghètti, Dosazùcchero e Dosimetrìa cui Dosìmetro..
Fuori percorso, Donàcidi (Famiglia di molluschi) dal lat DONACIDAE dal gr DONAKS canna, Datìsmo dal gr DATISMOS,
questo dal nome del generale persiano Dati, e vale ripetizione di snm, di errori linguistici in cui incorre uno straniero.
Tra gli antichi greci 1 esisteva la tradizione degli HEDNA, i doni che il pretendente porgeva al padre della sposa, ma che
poteva anche offrire ad un rivale perché si facesse da parte; insomma una sorta di tangente o bustarella, specie quando la
posta in gioco - il matrimonio - era di grande interesse sociale. In seguito si attestò la PROIX, questo dal gr OIKOS casa, una
sorta di dote che il padre della sposa accasata passava al futuro genero, ma, come tra gli ateniesi, costui n’era solo
l’usufruttuario, infatti, essa restava di proprietà dei figli maschi; in mancanza di questi o nell’eventualità del ripudio, tutto il
patrimonio tornava nella famiglia d’origine.
Tra il popolo, a ogni modo, che aveva appena di che sopravvivere, era giocoforza sposare donne ANAEDNON e
APROIKOS, ovvero senza HEDNA doni e senza OIKOS casa.
In area persiana, la rad DO ha assunto la semantica di mantenere cui il gr DAREIOS e l’onomastico DARIO che mantiene(il
bene).
1
Omero chiamava Achei gli antichi greci, gli attori della guerra contro Troia, cui il poetico Achèvo; da non equivocare con il termine
Acheuleàno, questo relativo ad una stazione preistorica scoperta nei pressi di Saint Acheul in Francia contraddistinta da amìgdale.
\ Lingue romanze
All’indomani del crollo dell’egemonia romana nel mondo allora conosciuto, allorché il lat cessò d’essere la lingua comune,
sorse l’esigenza di creare aree d’autonomia non solo politica, ma anche linguistica.
Si potrebbe tentare all’inizio del terzo millennio una riclassificazione principale in cinque aree, esaustiva di tutte le
controversie nate nel merito. Una classificazione che includa, oltre alla lingua ufficiale di stato erede del latino, dunque
romanza, ogni aspetto derivativo volg, lessicale e dialettale a pari dignità.
In realtà, il volgare, i particolarismi lessicali, i dialetti locali sono il patrimonio linguistico di popolo, sovente custode di
lessemi oramai fossilizzati dalla lingua nazionale.
a) Iberica (portoghese, spagnolo, catalano)
b) Gallica ( provenzale, franc )
c) Italica (italiano, ladino, sardo); il Ladìno, svoltosi dal lat LATINUM, è la lingua neolatina della Ladinia, la regione che
include Val di Fassa, Val Badia, Val Gardena, Marebbe e Livinallongo, discriminata dal confinante tedesco.
d) IIllirica (rumeno, dalmatico)
e) Area di traslazione (Iberica, Gallica...)
Occorre infatti precisare, per l’ultima in elenco, che con la scoperta di nuovi continenti (Americhe), con le colonializzazioni
(Africa) e le sopravvissute nazionalità extraterritoriali, alcune aree geografiche hanno assimilato lingue romanze. In Svizzera,
ad esempio sopravvivovo il Romando (dialetto franc-prvz) ed il Romancio (ladino).
Ma, in compenso, a distanza di secoli, la lingua latina, diffusa nell’allora mondo conosciuto, è sostituita dall’ingl, grazie al
veicolo dell’egemonia commerciale, militare, tecnologica e di costume statunitense che percorre tutto il pianeta... ed oltre.
L’idea di una lingua universale - veicolo questa di una glb socioculturale - ha sempre affascinato gli uomini a capo
d’orgogliose entità politiche, fin dalle antichità, sino a Napoleone e al Reich hitleriano.
Prima della prorompenza romano-latina c’era stata quella macedone, attivata da Alessandro Magno. Questo davvero magno
condottiero sconfisse la potenza persiana - il primo grande conflitto Occidente-Oriente della storia - sottomise i Balcani, la
Tessaglia, Tebe, Tiro, Gaza, l’Afghanistan, il Turkestan e guadò il fiume Indo.
A sua memoria, l’Albania, quale unità monetaria, ha coniato il Lek, questo sda LEKE ipocoristico di Alessandro.
Fu accolto da liberatore in Egitto, dove s’inginocchiò innanzi al dio Amon-Ra assimilandolo a Zeus, così, oltre alla cultura e
alla lingua greca, già ideava una religione universale.
La morte lo colse a trentatré anni, interrompendo un processo che avrebbe certamente condotto il mondo intero verso un
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diverso percorso storico. I nostri avi gr-lat asserivano che più degli uomini è il Fato a decidere la storia.
CREMA CREMISI CREMAGLIERA
CREMA
Crèma, dal lat tardo CRAMA, d’origine celto-gallico-franc CREME inc col lat CHRISMA unguento, dal gr
KHRIO ungo. Derivati: Cremàre col prefissato Scremàre cui Scremàto, con la locuzione Latte scremato,
Scrematrìce e Scrematùra, Crematòio (sostantivo) e Crematòrio (aggettivo), Cremaziòne, Crème, questo è un
esot franc per panna, Cremerìa, Cremificàre, Cremìno, Cremolàto “granita cremosa”, Cremòso... metaf Crema è
alta società. Cremòre, dal lat CREMOR sugo denso derivato di CREMARE bruciare, sta per parte densa estratta
da alcune sostanze.
Termini pseudoetim Cremàsco dal toponimo Crema, che andò a rimpiazzare il toponimo di un insediamento
estrusco, e Cremonèse dal toponimo Cremona, entrambi dal long CREM altura altura, questo dal termine
prelatino CARM corruzione di precedente CARRA altura, roccia.
\ Il Latte scremato esiste anche in via naturale; lo producono alcune mucche in Nuova Zelanda, per eredità genetica. \
\ Suono primordiale
Cresima *Cristo
Il simbolo perfetto è AUM, il suono primordiale, cui A la divinità, U il tramite tra la propria coscienza e la conoscenza, M la
persona che dice; nelle cerimonie indiane è intonato il monosillabo sacro OM, di derivazione sct che vale “Assoluto”, anche
quale chiave per le meditazioni. Entrambi i simboli (o il simbolo, giacché il secondo dovrebbe essere una pron del primo)
sarebbero gli ascendenti di AMEN (àmenne o àmene) che, inv dall’ar, vale “Certo”.
Crèsima è il Sacramento, detto anche Confermaziòne (del Battesimo), che infonde lo Spirito Santo nel cristiano, termine
derivato da lat eccl CHRISMA, dal gr KHRISMA unzione cui l’ital Crìsma. Per il conferimento del Sacramento, il Vescovo
qui definito Ministro della Confermazione, utilizza un unguento composto d’olio d’oliva e balsamo, benedetto dal vescovo,
lo stesso che per il Battesimo, l’Ordinazione e l’Estrema Unzione. Crìsto, infatti, dal lat CHRISTUS e dal gr CHRISTOS,
traduce l’ebr MASHIAH Unto italianizzato Messia, richiamandoci al suono primordiale AUM, cui il termine sct MANUSH
“creatura nata (unta) da Dio”. L’ebr MASHIAH dovrebbe essere tradotto in “Persona-Dio”. La doppia vocale A “divinità”
associata alla consonante M “persona”, darebbe addirittura “Persona-Dio di Dio”, ovvero Gesù il figlio di Dio. Quale
corruzione di Cristo, per evitare di pronunciarlo nelle imprecazioni, è stato coniato il termine Crìbbio o Crìbbi.
Nel percorso in derivazione da Cristo, l’ital conta Cristianeggiàre, Cristianèsimo, Cristianìsmo, Cristianìssimo, Cristianità,
Cristianizzàre, Cristianizzaziòne, Cristianamènte, Cristiàno, gli onomastici Cristiano con Cristina e Cristoforo (col suff gr
PHOROS portatore vale “portatore del Cristo”) in concorrenza con Nazareno o Nazzareno dal lat NAZARENUS (Gesù) di
Nazareth; eppoi le composizioni Cristianosociàle, Cristocèntrico con Cristocentrìsmo (forma di Teocentrismo nella figura del
Cristo), Cristolatrìa, Cristologìa con Cristològico, il volg Cristonàre “impreecare nominando Cristo”.
Pare che il termine Cristiano sia stato storicamente adottato ad Antiochia in Turchia per indicare i discepoli che qui
predicavano e diffondevano la loro fede.
Straordinaria l’assonanza con Krishna il salvatore dal sct KRSNA.
Cristiània è un termine sciistico coniato dal fatto d’essere stato introdotto dagli atleti di Oslo il cui toponimo storico è
Christiania.
\ Il Cristianesimo ha assunto molteplici aspetti quali l’Ortodossia “opinione ufficiale relativa alla dottrina riconosciuta” assunta dalla chiesa
greca scissasi dalla romana nel 1054, cui gli Ortodossi.
Eppoi i Caldei della storica regione Caldea, i Copti dell’Egitto e dell’Etiopia (Ved Komma… in Inciso… ), i Maronìti, cattolici del Libano
nel Patriarcato di Antiochia, in devozione all’anacoreta Marone e, in Europa, gli Anglicani (Ved Inglesismo… in Macchia…) cui i Puritani
(Ved Spirito…) in origine epiteto da celia, i Calvinisti (Ved Pelago…), gli Evangelisti, i Luteràni, cui Luteranèsimo o Luteranìsmo, seguaci
di M. Lutero (1483/1545), nati dalla Riforma.
Nel marzo del 2008, è stato trovato assassinato l’arcivescovo caldeo Rahho di Mosul, che era stato rapito da guerriglieri islamici nella bolgia
della guerra in Iraq. \
CREMISI
Crèmisi è l’omologismo dall’ar QIRMIZ “cocciniglia” italianizzato ancora Chèrmisi o Chermisì “colore rosso
acceso” ricavato dalle cocciniglie con una teoria di Chèrmesi, Chermisìno, Chèrmes, Kèrmes (insetto),
Chèrmosi, tutti transitati dallo sp QUERMES. Cremisìno n’è l’aggettivo; da non equivocare con il glb franc
Kermesse ricalcato dall’ol KERKMISSE messa di chiesa svoltosi in “festa del patrono”. Carmìnio o Carmìno
vale “rosso scarlatto” altro omologismo attraverso l’ar QIRMIZI sovrapposto al lat MINIUM minio.
CREMAGLIERA
Altro lemma composto con un alieno CREMA, Cremaglièra, dal franc CREMAILLERE catena del camino, dal
tardo lat CRAMAIL, CRAMACULUS, dal gr d’agente KREMASTER che tiene sospeso.
Catèna deriva direttamente dal lat CATENA privo di connessioni, cui Catenàccio con i prefissati Incatenacciàre
e Scatenacciàre (S intensivo) cui Scatenàccio, Catenària e, con i pref, Concatenàre e Concatenàto (CUM
associativo), Incatenàre con Incatenamènto, Incatenàto e Incatenatùra (IN illativo), Scatenàre con Scatenamènto,
Scatenàto e Scatenìo (S sottrattivo).
Il lat conta ancora SERA per catenaccio, cui SERARE chiudere con catenaccio, il quale sovrapposto fig ad un
SERRARE segare da SERRA sega, s’è attestato nell’ital Serràre con Sèrra cui la nota locuzione Effetto serra,
Serràggio, Serràme, Serramènto, Serrànda, Serràta e Serràto, Serratùra, Serrètta e Serrettàme, i pref Disserràre o
Diserràre (DIS d’opposizione vale “togliere dalla serra”, ovvero “mettere in luce”), Rinserràre con
Rinserramènto (doppio pref RI reiterativo e IN illativo) e Riserràre (RI iterativo), i composti Serrabòzze,
Seradàdi, Serramànico, Serrafìla e Serrafìlo, Serrafòrme, Serranòdo, Serrapennòne, Serrapiède, Serraschière.
Il percorso ital conta ancora Serràglia, Serràglio “raccolta di animali-riparo”, con Asserragliàre, attraverso il prvz
SERRALH già lat SERRACULUM; il turco SARAY, poi, appare vrs in connessione con una rad comune o in
sovrapposizione, cui il snm-omn Serràglio “padiglione-harem” 1 e Caravanserràglio composto con il persiano
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KARWAN carovana (di cammelli”) attraverso l’ingl CARAVAN snm del fran ROULOTTE.
Sciarràno “specie di pesce”, infine, è dal lat volg SERRANUS da SERRA sega, pertanto ha il snm in Serràno.
Serràtula dal lat SERRATULUM seghettato è una sorta di pianta delle Composite.
Snm di (buco della) Serratura è l’omologismo Tòppa, svoltosi fig nel senso di buco degli indumenti cui Tòppa
nel senso di “pezza per coprire il buco”, Tòppa estesosi in “figuraccia”, cui Toppàre con Toppàta, Toppàto,
Toppòne e Topponifìcio.
Termine derivato da un precedente Tòppo “pedale di un tronco mozzato” (fig buco tra la vegetazione) attraverso
un ant franc TOP, got TUPS, cui fig Intoppàre col devb Intòppo e la variante Intruppàre questo sovrapposto a
Truppa. Eppoi il prefissato Rattoppàre (snm di Rappezzare) con Rattoppamènto, Rattoppàto, Rattoppatùra e
Rattòppo.
L’ingl conta il glb Top “sommità” anche in senso fig.
1
Harem con la variante Haram, è il glb dal turco HAREM già ar HARIM luogo inviolabile.
SOLDO DENARO MONETA
SOLDO
Dal lat tardo SOLDUM moneta, già class SOLIDUS integro ellittico dalla locuzione SOLIDUS NUMMUS
moneta di valore solido, il Sòldo era la moneta d’oro in età costantinea. Impoveritosi, Soldo era anche il
centesimo in Italia al tempo dei Savoia. La rad è l’indoeur SEL-SOL solido, cui il derivato accr Soldòne
esclusivamente nella locuzione A soldoni, il fig Soldanèlla che è la pianta erbacea che produce foglie simili nella
rotondità alle monetine.
Dal termine lat SOLDUM, già per sé importante, è derivato addirittura Soldàto “merecenario, al soldo di...”, oggi
democraticamente pagato o stipendiato dalla nazione, con i propri derivati ormai in estinzione, forse più in fretta
del primo: Soldàre con Assoldàre, Soldatàglia, Soldatèsca, Soldatèsco, il fem Soldatèssa e il dim SoldatìnoIn ar,
SULTAN sta per “potestà”, ampliatosi semant in “principe” e in “regnante”, cui l’omologismo Sultàno con
Sultàna, Sultanàle e Sultanàto; termine che ha subito il metaplasmo in Soldàno con Soldanàto, per
sovrapposizione lemmatica alle sue ricchezze, ovvero ai suoi soldi. Il moderno Soldato è il Militàre dal lat
MILITARIS da MILES “colui che cammina in gruppo” di rad MLO gruppo, cui il gr HOMILOS assemblea e il
percorso ital Militàre (verbo) con Militànte, Militantìsmo e Militànza, Militarèsco, Militarìsmo con Militarìsta e
Militarìstico, Militarizzàre e Militarizzaziòne, il composto Militassòlto, eppoi Mìlite direttamente da MILES con
il complanare Militesènte e il derivato Militesènza; infine, Milìzia da MILITIA con Miliziàno. In contesto
sessantottesco, il Soldato o Militare ha meritato l’eufemismo di Cittadino in uniforme o “Cittadino alle armi
questo in odore di richiamo rivoluzionario.
Direttamente da SOLIDUS integro l’ital conta Sòlido anche con valore di “robusto”, cui Solidamènte, Solidàle
con Solidalmènte, Solidàrio con Solidarietà, Solidarìsmo, Solidarìsta e Solidarìstico questo opposto a
Individualista, Solidarizzàre, Solidèzza, Solidificàre (composto con FICARE fare-rendere) con Solidificaziòne,
Solidità, il composto Solidùngo o Solidùngolo (col lat UNGUIS unghia) snm di Solìpede. L’abusata locuzione
glb ingl Sold out sta per la locuzione ital Tutto esaurito, dal Pp SOLD del verbo TO SELL vendere con OUT 1
fuori-finito. SOLIDUS, transitando dal ligure, ha la variante in Sòdo (sincope del gruppo li) cui Sodàglia
“terreno compatto, non dissodàto” (modellato come Boscaglia) con un raro snm in Salda, Sodamènto, Sodàre,
Sodàto, Sodatòre, Sodatùra, Sodèzza e, inc con VALIDUS, è diventato Sàldo “compatto” cui Sàlda “soluzione
d’amido”, Sàlda snm di Sodaglia, eppoi Saldèzza, Saldàre “congiungere” cui Saldàbile e Saldabilità,
Saldamènte, Saldamènto, Saldatòio o Saldatòre, Saldatùra e Saldatrìce.
La Saldatura, come metodo, era già nota dall’Età del Bronzo per la lavorazione dell’oggettistica in oro sino ai
fabbri medievali, ricorrendo al fuoco.
La Saldatrice (macchina) ha una propria storia moderna che parte dal 1836 con la scoperta dell’Acetilene da E.
Davy. Ci furono, poi, N. N. Berdardos e S. Olszewski che nel 1885 ottennero il brevetto per una saldatrice
elettrica, E. Thompson nel 1886 per una saldatrice ad arco elettrici, C. L. Coffin nel 1890 per una saldatrice a
elettrodo revestito, infine la saldatrice a laser sperimentata nei Laboratori Bell.
Il fig Saldàre “chiudere un conto” attraverso il franc SOLDE cui Sàldo, Saldacònto e Saldacontìsta, con Sàldo
“liquidazione di merce” cui Saldìsta. Nel percorso di Sodo, con i pref, si ha Assodàre con Assodamènto (AD
allativo), attraverso una variante Sàudo di Saldo, Dissodàre con Dissodamènto (pref DIS), Rassodàre con
Rassodamènto, Rassodànte e Rassodatòre (pref composto RAD).
Sollecitàre, Sollecitaziòne, Sollecitùdine e Sollècito con un desueto Sollìcito (ma fedele al lat) provengono dal
lat SOLLICITUS completamente agitato-tolto dalla stabilità composto con un suff CITUS agitato da CITARE e
la variante osca di SOLIDO, SOLLUS intiero, cui Solèrte e Solèrzia che composto col lat ARS arte sta per
“capace d’ogni arte”, Solènne da SOLLEMNIS, Solennemènte, Solennità e Solennizzàre che con il lat ANNUS
anno vale “ricorre ogni anno”; dalla locuzione lat SOLEMNIS SOLLEMNIS solenne solenne l’ital ha coniato
l’ellittico Lemme lemme quale locuzione avverbiale. Fuori percorso il glb norvegese Lemming “sorta di topo”.
Da una variante metatetica di Sollecitare, è sorto Solleticàre, con Sollètico, vrs sovrapposto al volg toscano
Leticare litigare. Il lat conta ancora CICARE con valore di solleticare, cui il lat CICATRIX svoltosi nell’ital
Cicatrìce (in realtà le cicatrici, prudono) con Cicatrìcola, questo dal dim lat CICATRICULA, Cicatriziàle, questo
dal lat scientifico CICATRICIALIS, con la variante della c in z come è accaduto in Artificiale ed Artifiziale,
Ufficiale ed Uffiziale, eppoi Cicatrizzàre con Cicatrizzànte e Cicatrizzaziòne.
Tornando alla locuzione SOLIDUS NUMMUS moneta solida, quali diretti discendenti di NUMMUS moneta445
denaro l’ital conta Nùmmo “moneta” con l’aggettivo Nummulàre dal dim NUMMULUS, i fig Nummulària
“sorta di pianta” snm di Quattrinella, Nummulìti “protozoi” con Nummulìtico, infine da includere Conquìbus o
Cumquìbus che vale “moneta” dalla locuzione CUM QUIBUS NUMMIS? Con quali monete?; eppoi Nùmero
dalla connessione lat NUMERUS cui Numeràre con Numeràbile, Numerabilità, Numeràle 2, Numeràrio questo
aggettivo e sostantivo, Numeratìvo, Numeràto, Numeratòre, Numeratrìce, Numeraziòne, Numèrico, Numeròso
con Numerosità, i composti Numerofobia “avversione per i numeri”, Numerologia e, in locuzione, la matematica
Numeri fidanzati, Numero uno e Numero due (riferiti alla persona, in base all’importanza) e direttamente dal lat
il corrente Numerus clausus “numero chiuso”, Numismàtica con Numismàtico, e Noveràre con Nòvero dal lat
NUMERUM mutatosi in NUBERUS con successiva lenizione della b in v cui Annoveràre da ADNUMERARE
con Annoveràbile; fuori percorso Annoveriàno relativo al toponimo Hannover.
1
L’avverbio e preposizione ingl OUT si ritrova nei glb Outing “svelare la propria omosessualità” dal verbo TO OUT “porre fuorimanifestare ” snm di Coming out, Outlet è il punto-vendita di capi marchiati (griffati) posti fuori serie e pertanto economici, Outplacement
“sorta di affidamento aziendale-ricollocamento” con PLACE luogo col verbo TO PLACE allocare-collocare, il termine tecnico-scientifico
Output “quantità prodotta-messa fuori” in opposizione a Input col verbo TO PUT mettere cui ancora il termine sportivo glb Putt “pallina
messa in lancio” (nel Golf), Outrigger “supporto sporgente” col verbo TO RIG allestire, Outsider “che non è entrato nella rosa dei probabili
vincitori-chi è a lato” da Outside “esterno” da SIDE lato, Outsourcing “appalto esterno” da TO OUTSOURCE appaltare fig da SOURCE
fonte termine questo connesso, in area indoeur, con l’ital Sorgente, cui ancora la locuzione glb Open source “programma libero-non
protetto” utilizzata in Informatrica e dove si intende fig SOURCE PROGRAM programma sorgente con OPEN aperto-libero.
2
Con Numerale, quale aggettivo, ( esempio Due, Tre…), sono associati Collettivo (esempio, Dozzina, Paio…), Distributivo (esempio, In fila
per due, A tre a tre…), Frazionario (esempio, Un quinto, Tre quarti…), Moltiplicativo (esempio, Doppio, Triplo…), Ordinàle (esempio,
Secondo, Terzo…).
\ Salvatore Salubre
Termine, Sàlvo, dal lat SALVUS, di rad indoiran e osco-umbra SELWO che pare sovrapposta alla rad gr SOLWO, estese da
SEL-SOL solido, cui Sàlva o Sàlve attestatosi nella locuzione Sparare a salva – svoltosi volg in Sparare a salve attraverso lo sp SALVA quale saluto dal romano SALVE stai bene da SALVERE, ricorrente nell’ital Sàlve (saluto o
augurio), Salvàre (dal lat inv SALVARE denm da SALVUS e che si sostituisce a SERVARE) con Salvàbile, Salvàtico,
Salvatòre da SALVATOR con l’onomastico Salvatore cui il ricorrente dim Rino o il mer Turi da Salvaturi, Sàlvia (erba
benefica, il cui infuso è anche utilizzato per ridurre una eccessiva sudorazione) cui la variante Sàlve da evitare; una varietà di
Salvia è indicata nel toscano Sclarèa o Scarlèa già lat SCLAREAM, d’etm sconosciuto. Eppoi Salviètta (sovrapposizione di
Servire con Salvare, calco sul franc SERVIETTE da SERVIR servire), Sàlvo quale sostantivo, aggettivo, preposizione con
valore di “eccetto” e, in locuzione, Salvo che, Salvo se; eppoi, in ordine cronologico, Salvaziòne (già dal XIII sec) da
SALVATIO SALVATIONIS, Salvamènto da SALVAMENTUM e Salvèzza dal tardo SALVO (già adottati dal XIV sec),
Salvatàggio attraverso il franc SAUVETAGE (dal 1847), e i composti quali Salvacondòtto, Salvadenàro o Salvadanàio (da
una forma toscana Denaio per Denaro), Salvagènte, Salvagòcce, Salvaguàrdia cui Salvaguardàre, Salvamotòre, Salvamùro,
Salvapùnte, Salvaschèrmo, Salvatàcco, il neologismo Salvatelecomàndo, l’elettronico Salvavìta, l’orazione Salveregìna (dal
XIV sec) dalla locuzione lat SALVE REGINA, Salvìfico da SALVIFICUS quale denm di SALVUS FICERE fare (rendere)
salvo ossia Salvificàre.
Termini peseudoetim Salvìnia Sorta di felce” con Salviniàcee (la Famiglia) in onore dello studioso A. M. Salvini (1653/1729)
coautore del Vocabolario della Crusca.
Dall’ebr OSIA-NNA salvaci, l’ital conta l’omologismo Osànna con Osannàre di sapore biblico.
Il termine lat SALVUS aveva il suo arcaismo in SALUS, del quale sopravvivono Salutàre, Salutaziòne, Salùte, Salutìfero,
Salùto.
Salùbre con un Sàlubre, questo da evitare, l’opposto Insalùbre, il superlativo Salubèrrimo e Salubrità, dall’aggettivo lat
SALUBER da un arcaico SALUBILIS con lenizione totale della prima i e dissimilazione della seconda l in r , si considerano
derivati da un presunto SALVERE variante questa attestatasi da SALVARE.
Il gr conta la locuzione HYGIEINE TEKHNE arte salutare, da HYGIEIA salute, cui il percorso ital Igiène, Igienicità,
Igiènico, la composizione Igiènico-sanitàrio, Igienìsta, Igienizzàre.
Dal gr PAIONIOS che sana il gr conta il fem PAIONIA cui il lat PAEONIA e l’ital Peònia “dalle sue radici benefiche” con
Peonìna e Peònio meglio Peònia nella locuzione Arte peonia “la Medicina”: in percorso, Peàna che vale fig “discorso di lode,
d’esaltazione, di vittoria” ovvero “liberatorio, risanatore”, dal lat PAEAN già gr PAIAN quale epiteto del dio Apollo “il
guaritore”.
\ Citazione Ormone
CITARE è il derivato di un precedente CIERE venire, da rad indoeur KEI-KI insediarsi inc con KYE-W muovere, cui Citàre
con Citàbile, Citànte, Citàto, Citatòrio, Citaziòne, Citazionìsmo e, con i pref, Concitàre (CUM associativo nel senso
rafforzativo) con Concitamènto, Concitatamènte, Concitatìvo, Concitàto, Concitatòre e Concitaziòne. Eccitàre (EX fuori nel
senso di “spingere fuori” ossia “esternare”) con Eccitàbile ed Eccitabilità, Eccitamènto, Eccitànte, Eccitatìvo, Eccitàto,
Eccitatòre, Eccitatrìce, Eccitaziòne cui Diseccitàre e Diseccitaziòne col doppio pref DIS sottrattivo: da includere il termine
fisico Eccitòne col suff ONE di Elettrone, eppoi, Controeccitàre, Sopraeccitàre con Sopreccitàre e Sovreccotàre. Incitàre (IN
illativo nel senso di “dare dentro-spronare”) con Incitàbile, Incitamènto, Incitànte, Incitàto, Incitatòre ed Incitaziòne. Recitàre
(pref RE reiterativo) con Rècita, Recitànte, Recitatòre e Recitaziòne; ancora, l’aggettivo Succitàto composto con Su
(preposizione ed avverbio) con valore di “sopra”.
Attraverso il gr HORMON nel significato di eccitante, l’ital conta Ormòne già transitato dall’ingl HORMONE, cui
Ormonàle, Ormònico, il prefissato Antiormòne, i composti Ferormòne (col gr PHERO io porto) Fitormòne (col gr PHYTON
pianta), Neurormòne (col gr NEURON nervo), Paratormòne attraverso l’ingl PARAHORMONE ellittico della composizione
di PARATHYROID paratiroide con HORMONE, infine Hormefobìa “paura degli shock” e Ormonoterapìa.
Terminen alieno Mormòne dal nome del presunto profeta Mormon (IV sec dC), cui Mormònico.
DENARO
Denàro ci viene dalla composizione lemmatica NUMMUS DENARIUS, la moneta romana di 10 assi, con rad
indoeur DEKM dieci. È pervenuto anche nella forma assimilata Danàroin insistente apparizione (Denaro) per
detronizzare il gemello (Denaro), quindi l’ital conta in complanare gli aggettivi Denaròso e Danaròso. Altre
446
varianti, Danàio o Denàio, Denàrio, Dinàro.
In long GELD è denaro e in got LAUN è compenso, da qui l’omologismo Launegìldo “pagamento in denaro”
nel diritto long.
L’omologo gr dell’Obolo lat, pur questo attinto al gr OBOLOS moneta ateniese, è il DANAKE derivato da
un’antica moneta persiana, connesso con il percorso di DEKM-Danaro, cui l’omologismo Dànace.
Tanti denari (o tanti preziosi) fanno un Tesòro, questo dal lat THESAURUS già gr THASAUROS, cui
Tesoreggiàre con Tesoreggiamènto, Tesorerìa, Tesorière, Tesorizzàre, Tesorizzaziòne o, più fedele al lat,
Tesàuro con Tesaurizzàre, Tesaurizzaziòne, il composto Tesaurismòsi (suff medico OSI) dal gr TESAURISMA
riserva cui le locuzioni Tesaurismosi glucidica e Tesaurismosi lipidica.
Il lemma Tesoro spazia tra il mito, la concretezza e l’astratto cui, in locuzione, Il tesoro di re Mida, Il tesoro di
Stato, Un tesoro di bambino.
MONETA
Diversamente da Atene, che la coniavano nell’ARGYROCOPEION Casa della moneta, a Roma, il termine
Monèta era il toponomastico del tempio di Giunone, dove era situata anche la zecca; da qui l’associazione
semant al denaro.
\ Giunone è sorprendentemente la metaf delle monete, del denaro, nel loro peggiore risvolto capitalistico e plutocratico. Da dea positiva qual
era - protettiva delle donne, del matrimonio e del parto - irritata dall’ennesimo tradimento del consorte Giove, si fa inseminare artificialmente
e partorisce Marte, il dio della guerra...\
Dal termine, sono discesi Monetàggio (spesa per l'emissione della moneta), Monetàle, Monetàre, Monetàrio,
Monetàto (che ha il valore di moneta), Monetière (chi conia), Monetizzàre (tradurre in termini monetari).
Moneta può essere definita potere liquido d’acquisto o comunque ogni mezzo di pagamento accettato a vista. Da
quest’accezione, è derivato il termine Quasi Moneta per indicare i conti in deposito diversi dal conto corrente.
\ Subito dopo il secondo conflitto mondiale, il nostro paese, a brandelli, si ritrovò senza nemmeno una moneta in corso. Ci pensarono gli
americani a stamparla, chiamandola AM-Lira. Naturalmente, AM - anche se eravamo ormai fraterni alleati - non stava per amicizia, ma per
l’ipocoristico di (Am)ericano. Il termine si estese anche per identificare quei docenti universitari nominati d’ufficio, senza concorsi, a
ricoprire le cattedre siciliane, gli AM-Professori.\
\ Le monete
Baiòcco era la moneta dello stato pontificio in corso sino al 1866, inizialmente in argento, poi finita in rame. Pare sia d’etim
che ricorda l’età merovingica, dalla moneta BAIOCAS coniata nella città dei galli Bodiocasses oggi Bayeux.
Carlìno, moneta aurea ed argentea del Regno di Sicilia fatta coniare storicamente da Carlo D’Angiò.
Ducàto, in origine, moneta veneziana del XIII sec che raffigurava appunto il doge. Nel 1600, il Vicereame di Napoli coniava
il ducato del valore odierno di circa 13 Euro e corrispondeva alla metà della paga di un bracciante. Il Comune - allora
denominato Università - di una piccola collettività poteva contare di un'entrata fiscale di circa 5.000 Duc.
Ghinèa viene dall’ingl GUINEA, omn della regione africana donde gli inglesi esportavano l’oro necessario al conio.
Il Maravedì, con Maravedìno, era la moneta degli stati iberici, omologismo dall’ar MURABITI relativo agli Almoravidi, una
dinastia berbera durante i sec XI e XII.
Il Quattrìno era una moneta di rame del valore di quattro denari, coniata in Italia nel periodo che andava dal XII al XIX sec,
cui Quattrinàio, il fig botanico Quattrinèlla (per la forma delle foglie) snm di Nummularia, il dim Quattrinèllo. Il termine
ricorre, l’unico rispetto ai snm, col pref S cui Squattrinàre e Squattrinàto per indicare una difficile situazione economica,
individuale.
Talènto era una antica moneta e misura, dal gr TALANTON riversatosi nel lat TALENTUM. Il termine si è poi semant nel
valore di dono ricevuto da Dio-capacità ben oltre la media, cui Talènto “capacità” con Talentàccio, Talentàre e il prefissato
Attalentàre, Talentòso o Talentuòso, la locuzione glb ingl Talent scout “esploratore (scopritore) di talenti”. Tàllero deriva da
un’antica moneta ted THALER, originariamente coniata in Boemia, termine vrs connesso al rad di Talento. C’è da
aggiungere che la rad indoeur TA vale fondersi, cui il rarissimo lemma Tàbe con Tabètico, Tàbico e Tàbido dal lat TABES
disfacimento con TABERE liquefarsi, corrompersi donde Tabefàtto, Tabèscere. Talento e Tallero, infatti, discenderebbero
dal primitivo significato di “ciò che ottenuto con metallo fuso”. Il ted THALER s’è svolto in DALER (Nord Europa),
TOLAR (Slovenia), DOALDER (Paesi Bassi) e DOLLAR (anglosassone) cui l’omologismo Dòllaro.
Il Tornèse circolò dalla metà del Cinquecento e per tutto il regno borbonico; era una moneta di rame copiata dal franc
TOURNOIS, d’argento, coniata appunto a Tours, l’antica città dei galli (celt) TURONES.
Zecchìno, in origine era il nome del ducato d’oro veneto (XVI sec), poi esteso ad indicare altre monete d’oro; l’etimo è
relativo a Zècca, dove erano coniati. In percorso, Zecchinètta o Zecchinètto, un gioco d’azzardo con le carte, importato dai
Lanzichenecchi; pertanto pare sia un inc di Zecchino con Lanzichenecchi, infatgti in franc è LANSQUENET già ted
LANDSKENECHT
Nella locuzione Oro zecchino, il termine sta per “purissimo”.
Il Sìclo o Scìclo, l’ant unità di peso (15g) in uso tra i babilonesi e gli ebrei, SEGEL in ebr, tradotta SIKLOS in gr e SICLUS
in lat, sopravvive quale unità monetaria nello Stato d’Israele
La moneta moderna europea è Euro-èuro. Al 17 ottobre del 2001, 1 Euro vale 1936.27 delle disusate Lit (Lire italiane). Il
termine Euro ha il suo plurale? Qualcuno, anche da autorevoli cattedre, vedi la TV, ne sembra convinto. Riflettiamo. Euro,
essendo l’ipocoristico (ellissi) di Euromonèta \\ Moneta europea \\ non può essere svolto al plurale… a parte la bruttura
linguistica di Euri. Il suo unico plur, correttamente linguistico, dovrebbe essere Euromonete o l’invariabile Euro.
La Moneta viene coniata. Cònio è dal lat CUNEUM cui Coniàre con Coniatòre e Coniatùra o Coniaziòne, Cùneo con il
composto Cuneifòrme come la scrittura storica dei Sumeri, il prefissato Incuneàre dal denm CUNEARE con IN illativo, vrs il
toponimo piemontese Cuneo cui Cuneèse o Cuneènse, eppoi Cùgna già Cùgno (incisione per inserire un cuneo, un blocco).
Il toponimo Cuneo indica fig la città incuneata in un territorio angolare compreso tra due fiumi.
La rad dovrebbe essere KU che nel sct stava per spiedo; vrs relativo all’arte di fondere e battere i metalli per farne moneta.
Dal prefissato lat EXCUNEARE (Ex estrattivo), il volg mer conta Scugnare “scalfire” dall’attestazione di Cugno cui il
napoletano Scugnìzzo, vrs in relazione agli atti vandalici dei ragazzi abbandonati nelle strade.
Il gr conta lo specifico SPHEN SPHENOS cuneo cui l’anatomico Sfenòide “osso a forma di cuneo” e sorta di minerale
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cuneiforme, con Sfenoidàle, eppoi i compoisti Sfeniscifòrmi “Ordine di uccelli marini” col gr SPHENISKOS “dim di
SPHEN”, Sfenodònte col suff ODONTE dal gr Dente “sorta di grossa lucertola” dei Rincocefali.
Il Tarì era a moneta adottata in Sicilia durante gli arabi e i normanni ed è direttamente dall’ar TARI ”fresco” (di conio) con
un omologismo in Tarèno attraverso il lat TARENUM.
Il lemma Cònia (già ricorrente nel 1865) è considerato d’etimo ignoto, ma altre fonti lo fanno derivare da un fig Coniàre
“escogitare un raggiro” cui Coniatòre “raggiratore”, oramai desueti; pertanto è stato un snm di Truffa (già in uso nel XIV
sec).
Termini allitterati, dal lat CONUM, già gr KONOS, ci viene Còno cui Cònica con Cònico e Cònicità, Conòide con
Conoidàle, il chirurgico Conizzaziòne, il prefissato Obcònico, i composti Conìfera “sorta di piante” a forma conica e
Conìfere (la Classe), Conioscòpio; da CUNAM Cùna e Cunètta, la locuzione Cono gelato la cui invenzione risale ai primi
del Novecento grazie a Italo Marchioni emigrato in USA.
Infine, è pervenuto, attraverso il fig CUNICULUS, Conìglio (con la mutazione sett del suff dim colo in glio), la cui vita
media è di 12 anni, con Conigliàia, Coniglièra, il fig Coniglierìa “vigliaccheria”, Coniglièsco, il dim Conigliètto col fem fig
Conigliètta “ragazza cameriera nei locali notturni”, l’aggettivo il composto Coniglicoltùra (termine autarchico) e
Coniglicultòre in complanare con Cunicoltùra e Cunicoltòre e Cunìcolo o Cunicultùra e Cunicultòre, da tema med KUNI, che
ampliato in KUNIKLO galleria ha dato Cunìcolo con Cunicolàre.
Termine alieno Conìglia “banco da rematori” dal franc CONILLE del verbo CONILLER remare, cui Coniglière.
\ La conìglia incinta prepara il ricovero rendendolo soffice con il proprio pelame che si strappa dal ventrre e dai fianchi.\
\ Zeppa
Snm di Cuneo si ha Zèppa, dal long inv ZEPPA o ZIPPA punta cui Zeppàre, Zeppatùra e Inzeppatùra con il fig Zèppo
“riempito-stracarico” e il dim Zèppola cui vrs il fig Zèppola quale dolce mer a ciambella, per accezione Zeppole di S.
Giuseppe; nel volg esiste Zèppola per indicare il difetto nel pronunciare le lettere sibilanti detto Sigmatismo, eppoi Zippo per
indicare un rametto utile per diversi lavoretti artigianali.
L’ital conta ancora il snm Biètta, col denm prefissato (IN illativo) Imbiettàre, dal got BLIHTA, vrs connessione con il gr
BLETOS gettato avanti.
Occorre soffermmarci sui due percorsi complanari, l’uno da Zeppa con Inzeppamènto e Inzeppàre, l’altro da Zeppo ancora
con Inzeppamènto ed Inzeppàre.
Il termine Zèppola “ciambella-frittella” pare d’etimo incerto, pur se fig può essere connesso con Zeppo “riempito”
immaginandola ben farcita di crema, come le tradizionali Zeppole di S. Giuseppe.
\ Numeri romani
I numeri romani, d’estrazione etrusca e che avevano accompagnato la civiltà latina, indicati con sette lettere dell'alfabeto,
scomparvero sostituiti universalmente dalla più comoda struttura decimale del cifrario arabo.
A memoria della numerazione romana, si continua a riportarla in ordinale, ma allo scoccare del secondo millennio pare che
provochi non poche diatribe tra i suoi cultori. La regola base è che il numero posto a sinistra di un altro maggiore sta per
sottrazione di quello a questo, per addizione se posto a destra. Ove in ripetizione, sta per moltiplicazione di se stesso per le
volte ripetute.Per omologarsi dal numero arabo 1999 (ultimo anno del secolo), la struttura romana s’è impelagata,
proponendosi in MDCCCCLXXXXVIIII, MCMLXXXXVIIII, MDCCCCXCIX, MCMXCVIIII, MCMXCIX o
semplicemente in MIM.
Le prime sequenze sono le meno attendibili, poiché i romani classici avevano finalmente stabilito a tre lettere il massimo di
una ripetizione, in aggiunta alla logica delle somme e delle sottrazioni, una regola che non può essere dimenticata, a meno
che non si vogliano rielaborare composizioni del lat ant.
CINE CINESI CINEREO
CINE
Cìne e Cìnema sono gli ipocoristici di Cinematògrafo cui Cinematografìa e Cinematogràfico, dal franc
CINEMATOGRAPHE, termine costruito a cavallo tra il XIX ed il XX sec (invenzione dei Fratelli Lumière)
attingendo al gr KINEMS-ATOS movimento e GRAPHO che scrive, usati sia per comodità di lingua sia in
composizione, quali Cineamatòri, Cineàsta attraverso il franc CINEASTE, Cinebòx, Cinecàmera, Cinefilìa,
Cinelàndia, Cinemòbile, Cinemòlogo, il neologismo Cinepanettòne “film girato per essere distribuito nelle sale
per le feste di Natale”, Cineprèsa, Cineràma, Cinetèca, Cinescòpio, Cinetoscòpio, gli acronimi LUCE per
L’Unione Cinematografica Educativa in attività dagli anni Trenta agli anni Cinquanta del XX sec cui Film
LUCE e Giornale LUCE eppoi CSC per Centro Sperimentale per la Cinematografia. Istituito nel 1942 oggi
Scuola Nazionale del Cinema (dal 1997).
In ambito cinematografico, tra tanti altri, si contano Il Festival di Cannes in Francia, Festival di Venezia,
Festival Giffoni Valle Piana questo fondato nel 1971 indirizzato ai ragazzi, Premio David di Donatello con
l’omologo spagnolo Premio Goya e poi la mitica Notte degli Oscar negli USA.
La Macchina da presa (cinematografica) è il prodotto finale di esperimenti avviati da E. Muybridge dopo il
1880; antesignano sarebbe stato un Zoopraxinoscopio le cui immagini riprodotte su un disco che girava
velocemente pareva per effetto ottico che si animassero. In seguito ci furono Thomas Alva Edison e W.K.
Laurie Dickson che nel 1891 brevettarono tutta l’apparecchiatura cinematografica occorrente, ovvero la
Cinepresa, il Cinetògrafo ipocoristico di Cine/ma/tografo (fotocamera e pellicola) e il Cinetoscòpio ipocoristico
di Cine/ma/toscopio (sistema di proiezione).
Termini, poi, come Cineclubìsmo (con l’ingl CLUB), Cinedilettantìsmo, Cinefòrum, Cinegiornàle,
Cinemateàtro, Cineparchèggio (l’americano Drive-in 1) ed ancora Cinecassetta, Cinefantascienza, Cinema
d’Essai (attinto al franc, vale “d’assaggio”), Cinemascòpe (suff SCOPIO), Cinema verità, Cineromanzo, sono
utili più che altro a comprendere le preferenze degli spettatori.
Un prodotto cinematografico fumettistico ispirato alla mitologia è detto Pèplo o Peplum dal gr PEPLON o
PEPLON “sorta d’abito femminile”.
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Termini alieni nel percorso CIINE, Cinèdo, giovane effeminato dal lal CINAEDUS già gr KINAIDOS, cui
Cinèdico e Cinèdo una poesia scurrile gr-lat. Il lat conta l’omn PHATICUS per Cinedo attinto al gr PHATICOS
deviato, cui l’ital Pàggio sovrapposto al gr PAIDON bambino, attravcerso il franc PAGE, svoltosi nel meno
umiliante significato di “sottomesso”, con Paggètto e Paggerìa. La locuzione Acconciatura a paggetto indica il
taglio dei capelli alla maniera dei paggi, a caschetto.
1
In inglese, il verbo TO DRIVE vale guidare, donde DRIVE che nel Tennis vale “battuta d’inizio (battuta-guida)”, in elettronica vale
“dispositivo di trasmissione o conduzione” e DRIVER “guidatore nelle competizioni ippiche” e “sorta di mazza da golf”.
CINESI
Cinèsi o Chinèsi, utilizzato in pref e in composizione, dal gr KINESIS, è di rad KINEMS movimento, cui
derivati e composti quali Kinetofobìa o Kinesofobìa”paura del movimento”, Cinemàtica, Cinesiterapìa, Cinètico
(aggettivo) e Cinètica (lo studio), Chinetòsi o Cinetòsi (suff patologico OSI) che racchiude i vari disturbi da
movimento quali Mal d’aereo, Mal d’auto, Mal di mare, Mal di treno altrimenti indicati col snm Cinesìa, i
prefissati Acinesìa, con Acinèti e Acinètico (pref A privativo) che sta per “immobile”, Discinesìa con
Discinètico (pref DIS peggiorativo), Sincinesìa (gr SYN insieme), eppoi Cariocinèsi (col gr KARYON nucleo)
snm di Mitosi, Citocinèsi, Diacinèsi, Fotocinèsi, Intercinèsi snm biologico di Interfase, Ipercinèsi con
Ipercinesìa, Ipocinèsi con Ipocinesìa, Psicocinèsi con Psicocinesìa, Telecinèsi cui Telecinètico, con i vari
Acinesìa (pref A privativo), Bradicinesìa (pref gr BRADYS lento), Paracinesìa e Sincinesìa (pref gr SYN
insieme).
Da non equivocare con i termini nel percorso di Cina-Cinese.
Chincaglierìa, un snm, è invece dal franc QUINCAIELLERIE, questo da QUINCAILLE cui l’ital Chincàglia,
tutti originati da CLINCAILLE derivato da CLINQUER far rumore.
CINEREO
Cinèreo, dal lat CINEREUS, derivato da CINIS CINERIS cui Cènere, pare ripreso dal gr KONIS polvere, dalle
rad KEN (lat), KON (gr) con Cenerègnolo o Cinerègnolo (su calco Azzurrognolo) eppoi Cinerègnola “prima
dormita dei bachi quando cominciano a diventare color cenere”. In questo percorso si conta Koniofobìa che
indica avversione per la polvere.
Esiste una serie di derivati da KEN-CINIS cui Conìdio da KONIDIUM con Conidiàle e Conìdico, Coniòsi (suff
patogico OSI) con Pneumoconiòsi, i composti Conidiòbolo “sorta di fungo” (col gr BOLOS lancio), Conidiòforo
(col gr PHERO portare), Conidiospòra, eppoi Cinerària, Cineràrio, Cineràstro (suff ASTRO), Cinerìccio,
Cinerìno o Cinerìgno, Cinerìte, Cinerògnolo (vedi Azzurrognolo), Cinìce o Cinìgia questo dal vol CINISIA
cenere calda, Cinerìzio. In connessione all’ital Cenere si ha Ceneràccio o Ceneròne, Ceneràio, Ceneràta,
Ceneratòio, Ceneratòio, Cenerèntola, Cenerìccio, Cenerièra, Cenerìgia, Cenerìno (o Cinerino), Cenerògnola e
Cenerìna (fig anche relativo ai bachi per il colore che assumono durante la prima e seconda dormita), i colori
Cenerìno e Cenerògnolo (vedi Azzurrognolo), Ceneròso, Cenerùme, il prefissato Incenerìre con Incenerimènto e
Inceneritòre, Incineràre con Incineratòre e Incineraziòne. Dal long ASKA cenere l’ital conta l’omologismo fig
Làsca (sorta di pesce color cenere) con saldatura dell’articolo, termine rintracciabile nel composto ingl
ASHTRAY portacenere.
Pseudoetim il lemma Cinìra, strumento musicale dal lat CYNIRA già gr KYNIRA. Esiste un raro pref CENO
che sta per Cenere cui Cenosfèra 1 ovvero “grani di carbonio” più comunemente “fuliggine; da non equivocare
con quei termini composti con il primo elemento CENO.
1
Pare sia stata una pioggia di Cenosfere a causare l’estinzione dei dinosauri 65milioni d’anni fa, prodotta dall’impatto di un meteorite, o
asteroide, con il nostro pianeta, che, trafitto, avrebbe così sprigionato particelle di carbonio contenute dalla crosta.
\ Prefissi CINO CENO Suffisso CENE
CINO
Dal gr KYON KYNOS cane, cui Càne attraverso il lat CANEM con una locuzione ancora in voga CAVE CANEM Attenti al
cane, il fem Càgna dal lat CANIA con, derivati e fig, Càgna “utensile” (dalla tradizione di indicare fig un pezzo meccanico
adottando la tassonomia fem animale), l’aggettivo Cagnèsco, l’accr Cagnàccio o Cagnàzzo, Cagnèsca (sorta di squalo) snm
di Verdesca, Cagnàia, Cagnàra o Canìzza, il dim Cagnìna “sorta di vino”, Cagnètta, Cagnòla “sgabuzzino”, l’aggettivo e
sostantivo Cagnòlo o Cagnuòlo, Cagnòne “riso bollito” attraverso il lombardo Cagnon “baco” fig per la grossezza, l’esot
franc Cagnotte “vassoio” in senso fig da CAGNE cagna, il fig Cagnòtto “sgherro-bravo” donde uno spregiativo Scagnòzzo
(prefr intensivo S - suff alterativo OZZO) che in origine indicava un “povero prete elemosinante” insomma snm della
locuzione Povero cane, il prefissato fig Incagnìre con Incagnìto (IN illativo) e Rincagnàrsi con Rincagnàto (doppio pref RI
iterativo) dal lat volg INCANIARE, Scagnàre con Scagnìo (S intensivo), eppoi Canàglia (adottato dal XIV sec) con
Canagliàta, Canaglierìa, Canagliàsco e Canagliùme (suff collettivizzante-peggiorativo UME) con i prefissati Incanagliàrsi,
cui Incanagliàto, Incanaglìre e Incanaglìto, e Scanagliàre; eppoi Canàio o Canàro, Canaiòlo o Canaiuòlo “vitigno”, Canìcola
dal dim lat CANICULAM cagnolino (caldo afoso, in riferimento stagionale al passaggio del sole dalla costellazione del Cane
– ant indicava la stella Sirio, della stessa costellazione) con Canicolàre o Caniculàre questo fedele al lat, Canìde meglio
Canìdi (la Famiglia zoologica), Canìle, l’aggettivo Canìno con Caninamènte, le locuzioni Dente canino e Muscolo canino
(posto all’altezza del primo, fa muovere la bocca), i prefissati Accanàre con Accaneggiàre, Accanìre con Accanimènto e
Accanìto, Incanìre, il pref CINO attraverso il gr KYNOS, adattato foneticamente e che vale cane, in termini quali Cinocèfalo
“testa canina”, Cinòfilo, Cinofobìa o Cynofobìa e Kynofobìa “avversione per i cani e paura di contrarre la rabbia”, Cinologìa,
Cinoglòssa, Cinegèta (chi caccia con i cani, dal gr KYNEGETES) con Cinegètico, che può far nascere equivoci col pref
CINE di Cinema. Il lemma Cinìglia è dal franc CHENILLE, ma ispirato al dim lat CANICULA cagnolina. Canìcola, cui
Canicolàre o Caniculàre, è l’eredità dell’ant nome della stella Sirio (CANICULA cagnetta) nella costellazione del Cane
minore. La locuzione Cane nudo messicano indica una sorta di cane che era comune tra gli Aztechi i quali, nella loro lingua,
lo chiamavano XOLOITZCUINTLE.
Il termine Prociòne (l’orsetto detto lavatore) è connesso fig con Cane poiché sta per la composizione gr PRO KYON “quasi
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un cane” semantizzatosi infatti in cane latrante; il suo verso ricorda un martello pneumatico in azione, cui Prociònidi (la
Famiglia).
In senso fig, Càne vale “dente di blocco di un meccanismo”, cui la locuzione Cane del fucile.
Il gbz conta ancora lo specifico SKYLION cane marino cui Sciliorìnidi “Famiglia di squali” composto col gr RHIS RHINOS
muso-naso.
\ In età medievale, il popolo, plagiato di magica persuasione occulta, cultore di infinite formule, per guarire dal morso di un cane rabbioso
recitava “bestera, bestie, nay, brigonay, dictera, sagragan, es, demina, fiat, fiat, fiat” segnandosi dopo ogni parola. \
Il verso del cane, Abbaiàre, con Abbaiàta, prefissato da un precedente Baiàre e Baiàta, è dalla serie onomatopeica BAI cui
Bàia, che sta per burla, omn di Baia marina o nel senso di “tinozza”, cui Baiùcola o Baiùca “schiocchezza”. Vèltro “cane da
inseguimento” è dal prvz VELTRE svoltosi dal lat VERTRAGUS d’origine celt.
Tra i Canidi c’è lo Sciacàllo, questo un omologismo dal franc CHACAL già turco CAKAL; in azteco è chiamato COYOTI il
glb Coyote o, meglio, l’omologismo Coiòte, dato che l’ital non prevede la lettera Y. Indicato quale Lupo della prateria, il suo
verso, pur essendo un canide, vedi la natura, si richiama ai gatti in calore.
Dal ted BRAK cane da caccia, il lat ha ricalcato BRACCUS cui Bràcco e Braccàre con l’iterativo Braccheggiàre e
Bracchèggio, il dim Bracchètto e Bracchière; eppoi Bracconàggio attraverso il franc BRACONNAGE caccia col bracco con
Bracconière. Il termine fig Bracònidi (Famiglia d’insetti) è dal lat BRACONIDAE attraverso il franc BRACON bracco.
Il Cane possiede una Cùccia, questo dal franc COUCHER coricare attestatosi attraverso il lat COLLOCARE cui Cucciàre,
Cuccètta e il prefissato Accucciàre (AD allativo) meglio Accucciàrsi con un ipocoristico Cùccio (omn di Cuccio “cucciolo”)
del valore di Accucciàto; Cùccia sta anche per “cagnolina”. Cùcciolo, invece, con un ipocoristico Cùccio (omn di Cuccio
“accucciato”), Cucciolàta e il prefissato Accucciolàrsi, è da una serie fonosimbolica del cane CU CIU 1, simile alla serie CO
CO della gallina che ha condotto a Còcca (gallina) cui Accoccolàre; Còcca, oltre ad avere l’omn Cocca “angolo del
fazzoletto-tacca della freccia- ingrossamento o nodo di filo-cima montana-bottoncino” conta un Còcca “imbarcazione”
ipocoristico della locuzione lat NAVIS CAUDICA dove CAUDICA è da CAUDEX variante di CODEX che sta per CaudiceCodice (Ved Prefissi GLIA-GLIE ARDO… in Camino…).
Il percorso prosegue con Còcco (uovo) cui un snm di Ovolo, Coccodè, Coccovèggia o Cuccovèggia civetta, questo dal gr
KUKUBAGIA cocca veggente, cui il volg mer Cuccuàcia.
In franc COCOTTE è gallina cui il glb Cocotte con valore fig di ”prostituta”; l’omn franc COCOTTE vale ancora “recipiente
da cottura in terracotta o simile” cui l’omologismo dim Cocottìna. Dall’ingl si conta il glb Cocktail che vale letteralmente
“coda di gallo” ma pare che sia un’ispirazione ancora dal franc COQUITER portauovo per la forma del bicchiere. In franc
Gallo è COQ cui COQUARD venitoso e l’omologismo Coccàrda.
Fuori percorso Còcco cellula di batterio, cui Coccòsi (suff patologico OSI), rintracciabile nei composti scientifici quale
Stafilococco, dal gr KOKKOS chicco, cui il lat COCCUM granello e l’ital fig Chìcco con Chìcca “confetto-caramella” e il
vezzeggiativo Chicchìno; Chìcchera
Cìca, Cìcca Ciccàre, Cicchètto e Còcco con Cocchìno fig “piccola cosa” e “bacca”, anche riferito teneramente ad un
bambino” cui la locuzione Cocco di mamma in complanare con la meno diffusa Cucco di mamma, Còccola “atto di
tenerezza”, Còccolo, Coccolìno, Coccolòne questo anche “colpo apoplettico” erede di un remoto Coccola “percossa”,
Coccolòni (avverbio), rintracciabili nel franc CHIQUER. Coccinèlla, nome scientifico lat SEPTEMPUNCTATA dai sette
punti (neri), insetto della Famiglia dei Coccinèllidi (cui i Coleotteri) con un snm Lucìa ispirato all’onomastica, è inv dal lat
COCCINELLA dim di COCCINUS già gr KOKKINOS rosso scarlatto sovrapposto a COCCUM granello cui l’omn fig
Coccinèlla “tufo calcareo” della Puglia, per il suo colore; Coccinèllo, invece, sta per Cavicchio, d’etimo non accertato e
Coccinìglia “insetto” cui “colore rosso estratto dalle sua polvere” detto anche Carmìnio, è l’omologismo dallo sp
COCHINILLA d’etimo ignoto, cui ancora Coccìdi (Famiglia d’isetti e Protozoi) con Coccidiòsi, Còcco “colore rosso”. Dallo
sp ALQUERMES già ar ALKIRMIZ la cocciniglia, l’ital conta l’omologismo Alchèrmes “bevanda alcolica dolce di colore
rosso”.
Coccodrìllo non appartiene a questa serie fonosimbolica, poiché è in metatesi dal lat CROCODILUM già gr
KROKODEILOS, d’etimo sconosciuto, cui Crocodìlidi (Famiglia di rettili) e le locuzioni Coccodrillo gaviale e Coccodrillo
Iarino, questo capace di nuotare nelle acque dell’oceano alla maniera del surf. Il verso del coccodrillo è simile al rumore
dello sciacquone, adatto al suo habitat. Il Coccodrillo è nel gergo giornalistico il necrologico.
Il gr conta ancora SUKHOS coccodrillo cui Eosùchi, l’Ordine di Rettili Lepidosàuri.
Alligatòre, snm di Coccodrillo, la cui vita media è di 55 anni, è l’omologismo dallo sp EL LAGARTO grossa lucertola,
ramarro attraverso l’ingl ALLIGATOR che pare ne abbia saldato l’articolo. Altro grosso rettile è l’Iguàna questo
omologismo ancora dallo sp IGUANA di genesi delle Antille qui IWANA, cui Iguànidi “la Famiglia”, il composto
Iguanodònte (col gr ODUS ODONTOS dente) “fossile”.
Còcco, il frutto tropicale, attraverso il ptg COCO è di voce hindi COPRA polpa (nell’accezione, essiccata al sole), cui
l’omologismo Còpra, le locuzioni Noce di cocco con Acqua di cocco e Latte di cocco (questo dalla spremitura del suo bianco
frutto), Olio di cocco e Fibra di cocco.
CENO CENE
Ne esistono tre: dal gr KAINOS, sta per recente cui Kainolofobìa o Cainofobìa e Cainotofobìa “avversione per le novità”,
il pref CENO in composizioni quale Cenozoico con ZOION animale (periodo della vita sulla Terra), con il suff CENE in
Miocène con MEION minore, Pliocène con PLEION più, Pleistocène con PLEISTOS moltissimo. Dal gr KENOS vuoto,
l’omn CENO vale vacante come in Cenotàfio, il monumento funebre privo delle ossa, con il secondo elemento TAPHOS che
vale, appunto, tomba; in percorso il linguistico Cenèma che indica unità esterna del sistema, capace di esprimere un
contenuto. In questo percorso Kenofobìa che indica la paura del vuoto e degli spazi vuoti.
Infine, l’omn CENO dal gr KOINOS sta per comune, cui Cenòbio vita comune dal gr KOINOBION con il secondo elemento
BIOS vita donde Cenobiàle, Cenobiàrca “capo del cenobio” col gr ARKHO sono a capo, Cenobìta con Cenobìtico e
Cenobitìsmo in riferimento ad una maniera monastica in comune contrapposto a Idiorritmico “individuale”; eppoi Cenocìta
(col gr KYTOS cellula), snm di Plasmodio, con Cenocìtico, Cenosàrco col gr SARKS SARKOS carne snm di Cenosòma col
gr SOMA corpo, Cenòsi “comunanza” snm di Biocenòsi (pref gr BIOS vita), cui Cenòtico.
In percorso Cenofobìa “avversione di cose nuove o di idee” (quindi della vita in comune poiché qui partecipano
diverse idee), snm di Centofobìa (connesso con Centone).
Il sostantivo Cèno, invece, derivante dal lat COENUM, di rad che si smarrisce nei tempi, vale fango o melma, cui il lat
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