allevamento e funzione: dalle malattie ereditarie agli effetti delle

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allevamento e funzione: dalle malattie ereditarie agli effetti delle
IL POINTER IN CITTADELLA
Alessandria 2 – 3 maggio 2009
ALLEVAMENTO E FUNZIONE:
DALLE MALATTIE EREDITARIE
AGLI EFFETTI DELLE SOSTANZE DOPANTI
MASSIMO BARONI
Nel quotidiano confronto con la propria razza l’allevatore deve confrontarsi con
innumerevoli problematiche il cui brillante superamento costituisce presupposto essenziale
per una corretta selezione. Uno dei compiti fondamentali è quello di produrre soggetti sani,
esenti da tare ereditarie. Il concetto di anomalia ereditaria è strettamente connesso a
quello di razza, essendo la fissazione genotipica di determinate caratteristiche razziali più
o meno intimamente legata all’espressione di anomalie ereditarie. Compito di una società
specializzata è quello di vigilare costantemente sullo stato di salute della razza e di
intervenire energicamente qualora una qualsiasi anomalia ereditaria si presenti con
prevalenze significative tali da evidenziare una potenziale evoluzione negativa della razza
stessa. Il punto sulla reale diffusione delle patologie ereditarie è quindi sempre di assoluta
attualità.
L’evoluzione delle prestazioni dei cani nelle prove di lavoro per cani da ferma inglesi è
evidenza condivisa. Oggi, a fianco di doti venatorie e stilistiche, sono richieste prestazioni
atletiche forse impensabili fino a qualche decennio fa. Ricchissimi calendari
contraddistinguono le competizioni nazionali ed internazionali e richiedono preparazioni
atletiche che devono tener conto di un impegno costante per quasi tutto l’anno. La cinofilia
agonistica ha avuto un’evoluzione parallela alle maggiori competizioni sportive umane, in
cui la prestazione fisica tende a rivestire un ruolo preminente ai fini del successo. In
questo panorama è ragionevole pensare che il “doping” possa essere o diventare
fenomeno di rilievo anche in cinofilia venatoria dando luogo a potenziali problematiche
zootecniche, sanitarie e morali.
Considerando le suddette premesse, la seguente relazione verterà sulla trattazione dei
due temi, anomalie ereditarie e doping, applicate alla nostra razza pointer, con particolare
riferimento all’incidenza di tali problematiche sulle caratteristiche funzionali.
MALATTIE EREDITARIE
Prima di addentrarci nella trattazione delle singole patologie, sono doverose alcune
precisazioni:
1) I dati obiettivi e statisticamente rilevanti relativi alla reale incidenza delle malattie
ereditarie nella razza pointer inglese sono molto scarsi se non totalmente
mancanti. Non esistono studi scientifici specie-specifici relativi alla prevalenza e
quindi alla rilevanza delle singole malattie nella nostra razza. In letteratura sono
riportati elenchi di malattie congenite e/o ereditarie riguardanti la razza La tabella 1
ne è un esempio. . Molte delle malattie in essa contenute sono state descritte
sporadicamente e quindi non hanno una reale incidenza nella selezione L’utilizzo
di tali tabelle può essere quindi fuorviante per fare il punto sullo stato della razza.
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POINTER- malattie congenite e/o ereditarie
Cataratta bilaterale
Dotto arterioso pervio
Ernia Ombelicale
Ipoplasia del dente
Ectromelia toracica
Lussazione rotulea
Atrofia retinica progressiva
Sublussazione della spalla
Entropion
Collasso tracheale
Calcinosis circumscripta
Epifora
Panosteite eosinofilica
Atresia dei punti lacrimali
Neuropatia sensoriale
Fontanelle aperte
Sordità congenita
Criptorchidismo
atrofia neuromuscolare spinale
Glicogenosi
Displasia d’anca
Epilessia
nanismo
Tabella 1.
2) Ai fini di un giudizio sull’incidenza di una determinata malattia ereditaria e sulle sue
modalità di trasmissione genetica occorrerebbe avere a disposizione un ampio
database frutto di una raccolta di dati effettuata su un vasto campione. In mancanza
di ciò, il dibattito sulla prevalenza delle malattie ereditarie nella nostra razza può
essere portato avanti solo sulla base della cosiddetta “opinione di esperti di
settore”, livello di evidenza considerato molto basso in ambito scientifico.
3) L’analisi della letteratura evidenza l’assenza di report relativi a malattie ereditarie
particolarmente presenti nella razza pointer. Tale dato, se analizzato unitamente
all’opinione di un pool di esperti di settore, fa ritenere l’incidenza attuale delle
malattie ereditarie nell’ambito della nostra razza sostanzialmente bassa.
4) In un progetto di selezione è conveniente focalizzare l’attenzione sulle malattie
ereditarie ritenute più frequenti o a più grosso impatto sulla salute e sulla funzione
della razza. Per questo motivo verrano di seguito prese in considerazione le
patologie ritenute più significative per la nostra razza.
MALATTIE EREDITARIE SCHELETRICHE
DISPLASIA D’ANCA
La displasia d’anca è la patologia ereditaria più studiata e più sottoposta a controllo ai fini
selettivi (disciplinare Enci D.M. n°20688 del 12.3.2002). E’ una malattia a eredità
poligenica che riguarda l’articolazione coxofemorale, caratterizzata da incongruenza ed
instabilità articolare con secondaria degenerazione artrosica. E’ accertato che
l’espressione fenotipica della malattia è frutto di fattori genetici ed amibientali (rapida
crescita, iperalimentazione etc). Lo studio della prevalenza di tale patologia nella razza
riveste importanza fondamentale anche considerando la cruciale importanza
dell’articolazione nella normale funziona locomotoria.
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Sicuramente il pointer è meno affetto da questa patologia rispetto a razze di grossa taglia
ed anche alle altre razze da ferma inglesi. E’ addirittura opinione comune che l’incidenza
sia talmente bassa da non costituire problema per la razza. Tale convincimento deriva dal
ridotto numero di soggetti con segni clinici manifesti ma anche dalla scarsità di
accertamenti radiografici effettuati sui pointer. Di seguito (tabella 2) si riportano le
percentuali elaborate dall’ OFA ( Orthopedic foundation for animal) in uno studio effettuato
dal 1974 al 2008 su 1303 pointer. I dati vengono raffrontati con quelli relativi ad altre 4
razze.
Pointer
Setter inglese
Pastore tedesco
Mastino Napoletano
Greyhound
Soggetti esaminati
1303
9238
95437
143
328
Anca eccellente %
12.7
9.5
3.7
0.7
35.4
Anca displasia %
8.1
16.6
19.1
48.3
2.1
Dai suddetti dati emerge la presenza di un significativo numero di pointer displasici, pur
nella conferma di una bassa incidenza rispetto ad altre razze. Su questo fronte è
interessante notare come la percentuale di animali affetti cresca in maniera esponenziale
nelle razze molossoidi e decresca in maniera altrettanto significativa spostandosi verso un
fenotipo levrieroide.
La presenza bassa ma significativa della malattia nella nostra razza dovrebbe consigliare
un programma di controllo più efficace, prevedendo la necessità dell’esame radiografico
almeno nei soggetti destinati alla riproduzione.
La ormai pluri-decennale esperienza del controllo per altre razze, la presenza sul territorio
di Centrali di lettura attrezzate e ben funzionanti e l’attualità di un disciplinare ENCI in
merito costituiscono una ottima base per la messa in atto di un eventuale programma di
controllo.
TECNICA DI ESAME e CLASSIFICAZIONE DEL GRADO DI DISPLASIA
La tecnica di esame e la classificazione del grado di displasia attualmente adottata in Italia
è quella proposta dalla FCI. Essa prevede l’esecuzione dell’esame in sedazione profonda
o anestesia del soggetto con proiezione ventro dorsale con arti paralleli alla linea sagittale
e al piano del tavolo, ruotati internamente per posizionare le rotule al centro dei condili
femorali. La valutazione radiografica prevede di prendere in considerazione alcuni
parametri standard ( congruenza tra testa del femore e acetabolo, bordo acetabolare
craniolaterale, angolo di Norberg, segni di osteoartrosi) per arrivare ad una classificazione
in 5 diversi gradi: dal grado A (nessun segno di displasia) al grado E (grave displasia).
La sedazione profonda ( argomento dibattuto visto che alcuni paesi consentono
l’esecuzione dell’esame su animali svegli) è ritenuta necessaria per una corretta
valutazione di tutti i parametri che concorrono alla classificazioni ed esistono evidenze
scientifiche sulla significativa differenza di valutazione quando l’esame è effettuato su
animale non sedato.
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RISULTATI DEL CONTROLLO
Alcuni studi dimostrano che l’esecuzione di un rigido programma di controllo associato a
strategie di allevamento adeguate, ha portato a una significativa riduzione dell’incidenza
della malattia in razze particolarmente affette (nel pastore tedesco si è passati dal 55% al
24% dopo 5 generazioni di selezione, nel Labrador dal 30% al 10%).
Razze, come il pointer, poco affette dalla malattia o, in altre parole, con alta percentuale
di soggetti con anche ben conformate, dovrebbero adottare strategie di allevamento molto
severe in cui solo soggetti classificati esenti da displasia (grado A) dovrebbero accedere
alla riproduzione.
DISPLASIA DI GOMITO – INCOMPLETA OSSIFICAZIONE DEL CONDILO OMERALE
La displasia di gomito classicamente intesa ( mancata unione del processo anconeo,
frammentazione del processo coronoideo dell’ulna, osteocondrosi del condilo omerale) ha
scarsa incidenza nella razza pointer.
Si vuole qui segnalare una relativamente nuova patologia a carico del gomito
rappresentata dalla mancata unione dei due condili omerali ( Incomplete ossification of the
Humeral Condyle- IOCH). Normalmente l’unione tra i due centri di ossificazione dei condili
omerali inizia a 70 giorni per concludersi intorno alle 32 settimane di età. Nei soggetti
affetti i condili rimangono separati e tale condizione predispone a zoppie e fratture
articolari. La malattia è molto rappresentata nel cocker Spaniel in cui è stata proposto un
tipo di ereditabilità di tipo autosomico recessivo, tuttavia non mancano le segnalazioni nel
pointer.
Le conseguenze gravi della malattia fanno ritenere auspicabile un controllo. In primis
risulta ragionevole effettuare, in tutte le fratture articolari di gomito, un controllo
radiografico dell’arto controlaterale per mettere in evidenza un’eventuale mancata
ossificazione, causa predisponente della frattura.
DEVIAZIONE PATOLOGICA CONGENITA DELLA CODA
Può avere una base ossea essendo determinata da malformazione- malarticolazione a
carico delle vertebre coccigee, quasi sempre quelle più distali. Può comportare un
portamento scorretto della coda stessa. E’ esperienza comune il riscontro sporadico e la
familiarità associata ne fa intuire la potenziale base genetica. Non esistono studi al
riguardo.
MALATTIE EREDITARIE NEUROLOGICHE- EPILESSIA
L’epilessia primaria o idiopatica ha una base genetica ed una ereditabilità ben dimostrata
in molte razze canine. Il tipo di ereditabilità non è ben documentato, tuttavia sembrerebbe
a natura poligenica recessiva. Sebbene non esistano studi scientifici specifici, è ben
documentata la presenza del problema all’interno della razza pointer ed è esperienza
comune il riscontro di più soggetti epilettici in determinate linee di sangue. La reale
incidenza non è conosciuta, è ritenuta tuttavia bassa.
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E’ da notare che l’espressione clinica della malattia può essere varia: tra i soggetti
epilettici annoveriamo non solo quelli affetti dal cosiddetto “grande male” , caratterizzato
da attacchi tonico-clonici classici, ma anche manifestazioni parziali ( contrazione
parossitica di alcuni gruppi muscolari) o anomalie parossistiche del comportamento
(epilessia psicomotoria).
Di fronte ad un soggetto che presenta attacchi simil convulsivi occorre adottare un
percorso diagnostico che preveda: 1) Classificazione clinica del tipo di crisi 2) Diagnosi
differenziale tra forme primarie e forme secondarie a patologie organiche.
I criteri classici applicabili al soggetto “epilettico primario” sono i seguenti: a) Ripetitività
degli attacchi b) insorgenza del primo attacco entro i primi 5 anni di vita. c) visita
neurologica negativa nel periodo interictale, d) negatività di eventuali esami collaterali
(esami ematologici, studi di diagnostica per immagini cerebrale).
I soggetti classificati come epilettici primari dovrebbero essere esclusi dalla riproduzione,
cosi come gli ascendenti diretti.
OCULOPATIE EREDITARIE
Oculopatie di impatto minore sulla salute del cane come l’entropion e il prolasso della
ghiandola della terza palpebra sono riscontrate sporadicamente nel pointer e possono
avere una base ereditaria.
Nella nostra razza, seppur con incidenza molto bassa, sono riscontrabili anche oculopatie
più importanti come la cataratta congenita e l’Atrofia Retinica Progressiva (PRA). Per la
bassa frequenza con cui si riscontrano queste patologie, Il pointer non è inserito, a
differenza di altre razze, in programmi di controllo ufficiali.
CONCLUSIONE
Come abbiamo visto non esiste, allo stato attuale, nel pointer una singola malattia
ereditaria con un’incidenza tale da compromettere una sana selezione della razza. Tale
situazione positiva non deve comunque indurre la società specializzata a sottovalutare
programmi di controllo, soprattutto per quanto riguarda le malattie scheletriche e anzi
dovrebbe spingere ad applicare criteri di allevamento molto rigidi atti ad escludere in
maniera rigorosa e completa i soggetti affetti dalla riproduzione.
Il primo passo importante su questa strada è costituito dalla raccolta ufficiale di dati, ad
oggi totalmente mancante nel nostro paese. La costruzione di un solido database e’
indispensabile per avere una chiara idea della situazione fenotipica della razza e
costituisce il presupposto per considerazioni genotipiche, oggi più che mai oggetto di
ricerca e di applicazione clinica nel cane
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DOPING
La parola “doping” deriva probabilmente dal termine “ dop “ riferito ad una bevanda
stimolante utilizzata in cerimonie tribali in Sudafrica nel XVIII secolo. Lo stesso termine
comparve alla fine del 1800 nel vocabolario inglese per indicare una pozione narcotica
utilizzata per ridurre le prestazioni dei cavalli da corsa. Ben presto il termine doping venne
indissolubilmente associato a “miglioramento delle prestazioni atletiche”. Le definizioni di
doping si sono succedute nel tempo rispecchiando l’evoluzione delle tecniche ideate per
ottenere prestazioni sportive più esaltanti. Il codice Antidoping del Movimento Olimpico
definisce il doping come segue:
1) L’uso di un espediente (sostanza o metodo) che è potenzialmente dannoso per la
salute degli atleti e/o in grado di migliorare le loro prestazioni o
2) La presenza di una sostanza proibita nell’organismo dell’atleta o la prova del suo
uso o la prova dell’uso di un metodo proibito.
Nell’uomo l’utilizzo del doping per migliorare le prestazioni atletiche si perde nella notte dei
tempi. Gli antichi egiziani, al fine di migliorare le loro prestazioni atletiche utilizzavano una
bevanda a base di “ zoccolo di asino” , i velocisti greci pare usassero fichi secchi per
aumentare la loro velocità. Fin dal 1800 apparvero anche gli effetti collaterali legati al
doping : La morte del ciclista Artur Linton nel 1896 in seguito a doping a base di stricnina
fu forse il primo caso di vittima accertata dovuta ad assunzione di droghe a fini sportivi.
In campo animale, il doping nei cavalli era conosciuto fin dal 1800 , venne proibito
ufficialmente nel 1903 ed è attualmente regolamentato anche in Italia dalla Federazione
Italiana Sport Equestri
Fin dagli anni quaranta vennero istituiti negli Stati Uniti controlli sui Greyhound da corsa e
più recentemente il controllo antidoping e’ stato applicato ai cani da slitta nelle grandi
competizioni di resistenza. Nonostante il notevole impulso qualitativo, quantitativo ed
economico avuto dalla cinofilia venatoria negli ultimi decenni, ad oggi, nessuna
regolamentazione è stata adottata per un controllo dei cani da prove. La diffusione del
doping in questo ambito è stata per il momento relegata ai soliti discorsi da “bar dello
sport”, la cui serietà e fondatezza è totalmente opinabile.
L’analisi storica del fenomeno e la considerazione sulla ripetitività di certi comportamenti
umani, fanno comunque pensare che una certa diffusione del doping sia presente anche
nell’ambito della cinofilia venatoria e sia giunto il momento per una regolamentazione della
materia.
La recente ordinanza sulla “tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani” del 3
Marzo 2009, all’articolo 2 vieta il doping rimandando alla legge 376 del dicembre 2000.
Viene quindi sancito legalmente il divieto di doping senza che siano, di fatto, predisposti
strumenti di controllo. Da qui scaturisce un’ulteriore impulso ad uno introduzione di norme
antidoping anche nelle prove di cinofila venatoria.
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EFFETTI NEGATIVI DEL DOPING
1) Aspetti Morali: L’incremento delle prestazioni sportive tramite l’utilizzo di farmaci o
metodi non consentiti costituisce frode e competizione sleale. Nate come verifiche
zootecniche, le prove assumono attualmente anche valore di vere e proprie
competizioni nelle quali è d’obbligo un comportamento leale.
2) Aspetti zootecnici: Il doping può provocare sia miglioramento delle prestazioni
atletiche sia di quelle psichiche modificando di fatto l’espressione fenotipica delle
caratteristiche funzionali geneticamente determinate del soggetto, in altre parole
può alterare la manifestazione delle cosiddette “qualità naturali”, influenzando
negativamente le scelte di allevamento e, più in generale, la selezione della razza.
3) Influenza sull’allevamento: Alcune classi di sostanze hanno ben noti effetti sulla
capacità riproduttiva, diminuendo la fertilità in maniera significativa. Ciò può
precludere l’utilizzo di riproduttori importanti, impedendo un’evoluzione positiva
della razza.
4) Aspetti sanitari e di benessere animale: L’uso di sostanze dopanti può essere
associato ad effetti collaterali anche gravi incluse morti improvvise. L’elenco delle
vittime da doping nell’uomo è tristemente lungo e noto.
LIVELLI QUALITATIVI DI DOPING
Livello “artigianale” : è il livello di doping tipico delle fase senza controllo. Vengono
utilizzati farmaci classici, spesso reperibili facilmente sul mercato e il loro utilizzo è per
lo più empirico, non supportato da protocolli scientifici. E’ una fase molto pericolosa in
cui l’incremento delle prestazioni atletiche è supposto ma non sempre reale e gli
“incidenti di percorso” caratterizzati da inefficacia o gravi effetti collaterali sono molto
comuni. E’ probabilmente lo stadio in cui si colloca la cinofilia venatoria, ambito nel
quale le credenze aneddotiche sulle virtù di farmaci ritenuti miracolosi si mescolano
con effetti dopanti veri e propri.
Livello “avanzato”: è tipico delle fasi di controllo, in cui inizia uno sforzo scientifico nel
trovare sempre nuove molecole che tradizionalmente non vengono controllate.
Presuppone conoscenze di fisiologia e farmacologia di ottimo livello e la loro
applicazione alla medicina sportiva
Livello “sofisticato”. È il livello dell’epoca attuale delle competizioni sportive di alto
livello nell’uomo. Presuppone sforzi economici e di ricerca per trovare farmaci e metodi
poco rilevabili o sostanze che ne mascherino altre.
In un sistema di grandi competizioni e controlli sofisticati la lotta tra ricerca di nuove
sostanze dopanti e nuovi metodi per metterle in evidenza è continua .
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DISTINZIONE TRA INTEGRATORI ALIMENTARI E DOPING.
Gli integratori alimentari sono molto usati sia negli sport dell’uomo a livello
dilettantistico, sia nel cane da competizione per migliorare le prestazioni atletiche. Gli
integratori non sono considerati doping e il loro effetto positivo sulle performance non
ha trovato ( a parte la creatina) nel tempo validi supporti scientifici.
VITAMINE, PROTEINE ED AMINOACIDI
Soprattutto i complessi polivitaminici sono molto usati nel cane. In particolare le
vitamine del complesso B sono spesso utilizzate in quanto coenzimi in importanti
processi metabolici e nella formazione dei globuli rossi. Non esistono evidenze che
giustifichino il loro utilizzo in quanto miglioratori di prestazioni atletiche. E’ inoltre
importante sottolineare che, se assunte in eccesso, le vitamine (soprattutto quelle
liposolubili) possono avere effetti tossici.
In generale una dieta bilanciata garantisce un apporto vitaminico e proteico più che
sufficiente e non necessita di ulteriori integrazioni.
L-CARNITINA
E’ sostanza essenziale per il trasporto e l’ossidazione degli acidi grassi a catena lunga
nei mitocondri al fine della produzione di energia. Si fa un largo uso di tale integratore
nel tentativo di aumentare le capacità aerobiche ed anaerobiche.
Più studi hanno fallito nel mettere in evidenza un ruolo positivo della sostanza per il
miglioramento delle prestazioni atletiche.
CREATINA
E’ un aminoacido presente nel muscolo scheletrico. Viene trasformata in fosfocreatina
e come tale è essenziale nella produzione di ATP. La creatina non aumenta la forza
muscolare ma contribuisce a mantenere la potenza massima più a lungo. Pur essendo
un integratore alimentare, vivo è il dibattito se considerare la sua assunzione doping o
meno. Al momento attuale non è comunque inserita nelle liste delle sostanze proibite
nell’uomo.
SOSTANZE O METODI DOPANTI
FARMACI USATI DURANTE LA COMPETIZIONE
Appartengono a questa categoria gli STIMOLANTI, farmaci che consentono di
migliorare la prestazione agendo sul sistema nervoso centrale od autonomo.
Amfetamine, caffeina, efedrina e cocaina ne costituiscono esempi. Le amfetamine
sono forse i farmaci più noti ed utilizzati nel campo del doping classico. Sono
attualmente sostanze fuorilegge in Italia. Esaltano i riflessi, riducono la stanchezza e
hanno effetti euforizzanti. Possono avere importanti effetti collaterali incluse morti
improvvise. Provocando ipertensione e vasocostrizione periferica rendono più difficile il
raffreddamento del corpo e possono contribuire all’instaurarsi di colpi di calore.
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Un metodo dopante impiegato a brevissima distanza da una competizione è costituito
dalle trasfusioni di sangue, dall’autoemotrasfusione ( re-immissione nell’organismo di
sangue precedentemente prelevato dallo stesso individuo) o dall’utilizzo di derivati del
sangue. L’aumento dei globuli rossi provoca un incremento del trasposto di ossigeno
con un notevole miglioramento del metabolismo aerobio. L’incremento delle prestazioni
può durare fino a due settimane dal momento della trasfusione.
FARMACI USATI
COMPETIZIONE
DURANTE
GLI
ALLENAMENTI
IN
PREVISIONE
DELLA
La classe di farmaci più utilizzata allo scopo di accrescere la struttura e la forza
muscolare
è costituita dagli STEROIDI ANABOLIZZANTI . Gli steroidi utilizzati a
scopo anabolizzante sono attualmente analoghi sintetici del testosterone. Mantengono
effetto androgeno ma soprattutto modificano il metabolismo in senso anabolico
promuovendo la sintesi proteica e la crescita muscolare. Accanto al potenziamento
muscolare gli steroidi anabolizzanti determinano anche effetti collaterali importanti. Se
usati durante la crescita possono indurre arresto della stessa promuovendo
l’accelerazione della chiusura delle cartilagini di accrescimento delle ossa lunghe. Nella
femmina inducono
mascolinizzazione, nel maschio inducono una riduzione
significativa della spermatogenesi che perdura per molti mesi dopo la sospensione del
farmaco. Possono inoltre causare ritenzione idrica e aumento del volume plasmatico
per aumento dell’eritropoiesi associata a ritenzione di liquidi.
L’uso di steroidi anabolizzanti costituisce forse uno dei problemi maggiore nell’ambito
della cinofilia agonistica: sono farmaci di facile reperimento, di facile somministrazione
( anche per via orale), di maggior efficacia quando utilizzati in fase di allenamento.
Possono costituire un problema zootecnico serio per vari motivi, ovvi e meno ovvi:
falsano la prestazione funzionale, possono determinare cambiamenti del fenotipo
(riduzione dell’altezza, aumento delle masse muscolari) non supportati da idoneo
genotipo, determinando false valutazioni morfologiche, possono diminuire la capacità
riproduttiva.
Per aumentare la massa muscolare e in generale la massa magra corporea può
essere utilizzato anche l’ORMONE DELLA CRESCITA ( GH). E’ un farmaco poco
maneggevole e può indurre gravi effetti collaterali tra cui acromegalia, cardiomegalia e
diabete. Se usato in età giovanile può aumentare la crescita e quindi, come gli
anabolizzanti, pruò falsare l’espressione fenotipica del soggetto.
In tutte le competizioni sportive di durata superiore al minuto il metabolismo muscolare
è prettamente aerobio. Ciò significa che la qualità della prestazione è legata alla
gittata cardiaca e alla capacità di trasporto di ossigeno da parte del sangue. Il trasporto
di ossigeno può essere artificiosamente aumentato
somministrando
ERITROPOIETINA, sostanza normalmente sintetizzata dal rene e responsabile
dell’aumento della velocità di produzione dei globuli rossi. Il “doping ematico” è
estremamente efficace e diffuso soprattutto negli sport di resistenza. E’ un doping
sofisticato che necessita conoscenze scientifiche adeguate per la sua corretta messa
in pratica: per questo motivo è probabilmente poco o per nulla conosciuto o applicato
negli ambienti cinofili. I farmaci sono comunque disponibili ed applicabili al cane e
quindi potrebbe divenire realtà in un prossimo futuro.
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FARMACI LEGALI IL CUI USO E’ PROIBITO DURANTE LE COMPETIZIONI
Includono antibiotici, antinfiammatori non steroidei, cortisonici etc. Sono farmaci legali
che possono essere somministrati al cane a scopi terapeutici lontano dalle
competizioni ma che non possono essere somministrati durante la competizione. Il
problema si pone soprattutto per gli antinfiammatori che potrebbero essere utilizzati per
alzare la soglia del dolore o mascherare stati di sofferenza muscolo-scheletrica, con
evidenti implicazioni sul benessere animale.
DISCIPLINARE PER UN EFFICACE CONTROLLO ANTIDOPING
Un’ eventuale proposta di istituzione di un controllo antidoping deve prevedere un
disciplinare che tenga in considerazione, alla stregua di quanto avviene nell’uomo, di
una serie di aspetti fondamentali:
1) Deve essere elaborata una lista di sostanze la cui somministrazione è totalmente
proibita. Tale lista deve essere integrata da un secondo elenco di farmaci il cui uso
sia consentito solo lontano dalle competizioni
2) Devono essere codificate le procedure della raccolta di urine (o sangue) e di invio ai
laboratori di riferimento
3) Devono essere approvati i requisiti dei laboratori di analisi ed identificati sul
territorio
4) Devono essere stabiliti i livelli massimi tollerati per quei farmaci il cui uso è
consentito al di fuori delle competizioni
5) Devono essere stabiliti i criteri di scelta dei soggetti da controllare ( prelievo
random, dopo prestazione al di fuori della norma, prelievo per il vincitore, prelievo
improvviso al di fuori dei tempi di competizione etc)
6) L’elenco delle sostanze non ammesse deve essere a disposizione dei potenziali
partecipanti alle competizioni con largo anticipo .
Esempi di schemi di controllo del doping sono a disposizione in altri paesi ( Es. Kennel
Club Finlandese). I tempi della cinofilia venatoria sono maturi per una regolamentazione
adeguata anche in Italia.
Bibliografia disponibile presso l’autore:
Massimo Baroni ( [email protected])