Luigi Scrosati (Milano, 1815 – 1869) Natura morta Olio su tela, 40 x
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Luigi Scrosati (Milano, 1815 – 1869) Natura morta Olio su tela, 40 x
Luigi Scrosati (Milano, 1815 – 1869) Natura morta Olio su tela, 40 x 54 cm Donazione Cerchiari Necchi, 2001 (n. inv. 4738) Il dipinto, inedito, rappresenta un soggetto molto frequente nella produzione da cavalletto di Luigi Scrosati. L’attribuzione a questo pittore, avanzata anche da Giorgio Nicodemi, studioso dell’opera di Scrosati, in un documento datato 12 luglio 1958 e conservato presso gli ultimi proprietari dell’opera, risulta avvalorata dalla stessa analisi delle caratteristiche stilistiche e compositive del dipinto: la resa pittorica è infatti caratterizzata da un impasto fluido nella definizione del frutto, più magro invece nell’illustrazione degli oggetti in secondo piano, il cesto con il canovaccio e la bottiglia. La materia pittorica si arricchisce nella parte destra dell’immagine dove il melone, solo parzialmente aperto, è descritto mediante un amalgama denso e pastoso. La scelta di queste differenti rese pittoriche, sapientemente alternate tra loro quasi a voler differenziare i diversi piani della rappresentazione, costituisce uno dei tratti salienti della fase più matura della vicenda dell’artista, un periodo breve ma estremamente fecondo, in cui la sua tecnica si affinò fino a raggiungere esiti inconfondibili che gli assicurarono un ruolo di primo piano nella pittura di nature morte. Il riferimento all’artista sembra plausibile anche in considerazione delle scelte più strettamente cromatiche che associano una gamma di colori vivaci e brillanti ad uno sfondo neutro, giocato sulle sole tonalità dei bruni ma vivacizzato da alcuni timidi ma riusciti accenni quasi cangianti nell’illustrazione di alcuni particolari, come l’intreccio del vimini, il panno grigio, il contorno acerbo del cocomero. L’opera di riferimento più nota è il Cocomero aperto della collezione Malinverni di Lugo Vicentino, probabilmente riferibile all’ultima fase dell’attività pittorica dell’artista, quindi agli anni tra il 1865 e il 1969, quando Scrosati, affermato decoratore, abbandonò questa attività per dedicarsi esclusivamente alla pittura da cavalletto e in particolare alla natura morta. Di questo circoscritto soggetto si conoscono numerose versioni: Cocomero, uova e pesche, datato 1867 e conservato in collezione privata, stilisticamente analogo a un altro dipinto, noto solo fotograficamente, appartenuto alla collezione del Duca di San Donato, dispersa in un’asta della Galleria Pesaro di Milano nel 1930 (cfr. La Raccolta del Duca di San Donato, catalogo della vendita, Galleria Pesaro, Milano, 1930, n. 103, tav. LXXXIX). Giorgio Nicodemi ricordava inoltre, nel documento citato, un dipinto analogo, datato 1863, conservato nella raccolta Resnati di Monza, non rinvenuto. Il valore di questo tipo di immagini rimane legato al fatto che esse costituirono, nel tardo Ottocento, una sorta di palestra per gli artisti lombardi della generazione immediatamente successiva a quella di Scrosati, che si cimentarono nella rappresentazione di questo genere crescentemente richiesto dalla committenza di fine secolo. La sua produzione, accolta con entusiasmo dalla committenza privata e nota agli artisti lombardi, risulta infatti frequentemente citata. Il caso forse più significativo rimane quello di Giovanni Segantini: è proprio nelle sue nature morte degli anni Settanta-Ottanta che ricorrono con maggiore intensità espliciti e precisi richiami a Scrosati. Il legame con Scrosati si esprime con grande evidenza proprio in una natura morta di soggetto analogo a questo, Natura morta con fetta di anguria, datato 1881 (ubicazione ignota), dove le strette analogie, pittoriche e compositive, tra i due artisti hanno addirittura posto dei dubbi attributivi. Ciò attesta la longeva fortuna della lezione scrosatiana, ricordata a lungo dagli artisti lombardi, fino alle soglie del nuovo secolo, quando, dal saldo verismo che caratterizzò anche la natura morta in Lombardia, questo genere andò evolvendo verso una pittura sempre più libera e essenziale. Paola Zatti Bibliografia aggiornata al 2004 Inedito