I russi adombrano Northug

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I russi adombrano Northug
Sport
giovedì 18 febbraio 2010
laRegioneTicino
27
Slittino
I russi adombrano Northug
Kocher
settima
e diploma
Sorride. Ma si capisce che
sotto sotto Petter Northug è deluso. Non potrebbe essere altrimenti: il norvegese, grande
dominatore della Coppa del
mondo, ha mancato l’appuntamento con la vittoria nello
sprint olimpica, relegato addirittura sul terzo gradino del
podio dalla scatenata coppia
russa Panzhinskiy-Kriukov
protagonisti di un arrivo al fotofinish. Ha vinto Nikita
Kriukov, che ha regalato alla
Russia la prima medaglia d’oro di questi Giochi. Ma a caratterizzare la gara dello sprint
maschile è la delusione. Quella
cocente che ha incassato il
norvegese, l’indiscusso protagonista della stagione. Una delusione che si estende a tutto il
clan norvegese, capace di qualificare 3 atleti per l’atto conclusivo ma senza appunto andare oltre il gradino più basso
del podio, con i connazionali
Ola Vigen Hattestad direttamente alle sue spalle e Oeystein Pettersen buon ultimo
della finale a sei, dietro al kazako Alexey Poltaranin, unico
“intruso”, giunto 5o.
Si sono infranti già contro il
primo scoglio i sogni di gloria
del quartetto elvetico: nessuno
dei rossocrociati è infatti riuscito a superare le qualificazioni. Christoph Eigenmann
ha chiuso 34o col tempo di
3’42”17, a 7”61 dal miglior crono fatto segnare dal russo
Panzhinskiy; 38o Valerio Leccardi (3’42”84), 43o Peter von
Allmen (3’46”16) e 49o Eligius
Tambornino (3’48”33).
KEYSTONE
Nelle donne brilla la stella di Marit Bjoergen. Doris Trachsel out nei quarti di finale
Russi al traguardo in volata
Sul fronte femminile Marit
Bjoergen ha messo subito in
chiaro le sue ambizioni, facendo segnare il miglior tempo
delle qualificazioni (3’38”05).
Non paga, la detentrice del titolo norvegese ha continuato
sugli stessi livelli anche nelle
altre due “tappe” che hanno
preceduto la finale: miglior
tempo assoluto nei quarti
(3’35”4), prima nella sua serie
di semifinale. Il meglio l’ha
però tenuto in serbo per la
gara decisiva, dove ha fatto
gara in testa da cima a fondo,
respingendo il tentativo di sorpasso portato nel finale dalla
la polacca Justina Kowalczyck. Bronzo per la slovena
Petra Majdic. Grande gioia per
la 29enne norvegese, protagonista dei Mondiali di Oberstdorf nel 2005 (3 medaglie d’oro) ma mai sul gradino più alto
podio olimpico (a Torino si era
dovuta “accontentare” dell’argento nella 10 km e nella staffetta 4 x 5 km). Stavolta ce l’ha
fatta, questa volta Marit Bjoergen, al suo ultimo appuntamento con i cinque cerchi, s’è
messa alle spalle tutte le rivali,
con autorità: il coronamento
di una carriera costellata di
grandi risultati, ma a cui, fino
a ieri, mancava la perla forse
più preziosa.
Approdata ai quarti di finale
per il rotto della cuffia (30o
tempo nelle qualificazioni, sinonimo di ultimo biglietto per
i quarti di finale), la 25enne
friborghese Doris Trachsel –
unica elvetica al via – s’è arresa nei quarti di finale.
KEYSTONE
Sci nordico/Kriukov cala l’asso e vince uno sprint amarissimo per i norvegesi
Soddisfatta
I Giochi a volte regalano piacevoli sorprese. Ne sa qualcosa la
25enne bernese Martina Kocher.
In base ai risultati stagionali le
Olimpiadi avrebbe dovuto seguirle davanti alla televisione (si
era piazzata nona a Torino 2006).
Invece grazie alla comprensione
di Swiss Olympic ha staccato il
biglietto per Vancouver (lei che
in Canada per alcuni anni ha vissuto a Calgary con i genitori). In
gara ha dimostrato di avere meritato la selezione. Ha chiuso con
un brillante 7° posto e a casa tornerà con il prezioso diploma
olimpico. Soltanto 13ª dopo la prima manche, dalla seconda in poi
ha occupato il 7° rango, che ha difeso fino alla quarta ed ultima discesa. Titolo-bis per per la tedesca Tatiana Hüfner.
Freestyle
Freestyle/La leventinese è tornata a casa, ad inizio marzo andrà in Giappone per la CdM
Evelyne Leu
cade in prova
Debby Scanzio un po’ soddisfatta, un po’ delusa
di Mariano Botta
Con un decimo posto sulle gobbe e tante immagini da mettere
nell’album dei ricordi più belli,
Debby Scanzio martedì sera è
tornata a casa. Il lungo volo dal
Canada a Milano è servito anche
per riandare con la mente ai giorni olimpici, alla gara, al bilancio.
«Le sensazioni sono mitigate, da
un lato c’è la soddisfazione di avere chiuso, nonostante tutto, fra le
migliori (e i complimenti che ricevo da tanta gente che mi ha seguita alla TV me lo fanno capire), ma
c’è anche una certa delusione per
come sono andate le cose. Avevo focalizzato tutta l’attenzione sull’appuntamento di Vancouver.
Anni di lavoro e poi al momento
di essere al massimo non sono riuscita... a sbloccarmi. Volevo far
bene, mi sono impegnata, ma sapevo anche che forse non tutto era
stato fatto come speravo proprio
nella preparazione».
La gara? «Come al solito in qualifica non ho saputo lasciarmi andare. Fino a 5 minuti dalla partenza ero serena, ero riuscita a
fare due ricognizioni soddisfacenti dopo i giorni di vigilia poco incoraggianti dove non ero a mio
agio sul tracciato. Poi ho avuto un
piccolo inghippo con gli occhiali.
TI-PRESS/GOLAY
Momenti di paura martedì
per l’elvetica Evelyne Leu. La
campionessa olimpica in carica di sci acrobatico (salto) è infatti caduta durante un allenamento a Cypress Mountain. In
un primo momento l’entourage della basilese ha temuto che
l’atleta soffrisse di una commozione cerebrale, ciò che
avrebbe messo la parola fine
alla sua avventura olimpica,
ma una più attenta valutazione ha permesso di scongiurare
conseguenze di rilievo, per cui
la Leu dovrebbe essere regolarmente al via delle qualificazioni del salto, in programma
sabato, gara nella quale difenderà il titolo vinto a Torino
2006 (Salice d’Ulzio). Dopo la
caduta la campionessa olimpica ha avuto una sorta di
blackout, ma, come ha precisato l’allenatore Michel Roth
«per fortuna non ha mai perso
conoscenza».
Dopo un atterraggio difficile, l’elvetica si era lasciata cadere volontariamente, facendo
affidamento sulla neve molle
ed umida per attutire il colpo,
ma era rimasta sorpresa dalla
consistenza del manto nevoso
ed aveva dovuto incassare un
duro colpo.
‘Le aspettative erano alte e in gara non ho avuto il rendimento ideale...’
Li ho cambiati in fretta e furia cercando i più puliti per vederci meglio, invece le lenti erano un po’
sporche. Sono scesa troppo lenta
ed ho perso terreno concludendo14ª. Potevo fare molto meglio.
In finale sono stata più veloce, ma
purtroppo non sono stata perfetta
sul primo salto (l’elicottero) e nel
finale non ho preso bene una gobba. Fatto che mi ha penalizzata a
livello di punteggi. Senza quell’errore al termine, avrei potuto arrivare anche al 6° posto...».
Torino e Vancouver. «Per me
sono stati due eventi molto diversi. Quattro anni fa ero al debutto e
a Salice ottenni il nono posto, il
migliore in assoluto fino ad allora. Ero a “casa” e c’erano famigliari ed amici a sostenermi. In
Canada tutto era differente, anche
le mie aspettative. Alla fine mi
sono comportata in linea con i risultati stagionali, come le altre
protagoniste del resto».
L’esperienza al Villaggio? «Bella e interessante. E che emozione
partecipare alla cerimonia inaugurale. Cose che nel 2006 non avevo potuto vivere».
E adesso? «Un po’ di riposo e
poi ad inizio marzo in Giappone
per la ripresa della Coppa del
Mondo. Motivatissima, con la voglia di togliermi soddisfazioni».
di Cristina Manzocchi
Vancouver – La gente si chiederà: come
stanno vivendo i canadesi quest’esperienza
speciale? Sono appassionati e soddisfatti
per quello che sta succedendo in città o preferirebbero vivere un febbraio tranquillo,
tra partite di NHL, serate nei pub e passeggiate domenicali ad English Bay? Certamente non è giusto fare di tutta l’erba un fascio, ma quello che salta subito all’occhio
girando per le strade di Vancouver è l’orgoglio del popolo canadese, che fa capire come
i Giochi olimpici siano un evento ben visto
dalla popolazione. Si trovano però anche le
voci fuori dal coro, quelle delle persone che
avrebbero preferito che i (tanti) soldi pubblici venissero spesi in altro modo, soprattutto per l’annoso problema dei senzatetto.
Malgrado tutto, queste opinioni negative
a proposito dell’evento non mettono certo in
secondo piano il sentimento fiero degli altri. C’è l’orgoglio di essere parte della na-
zione che ospita i Giochi. L’orgoglio di un
popolo che più diverso non si può, multietnico e pronto a dare il meglio di sé per far
sentire a casa loro i turisti arrivati da tutto
il mondo. L’orgoglio che si traduce in foglie
d’acero e “Canada” scritto a caratteri cubitali su magliette, felpe, giacche, cappellini,
sciarpe e borse di gran parte delle persone,
che siano appassionati di sport a passeggio
in città o businessman al lavoro. L’orgoglio
che si manifesta nella miriade di bandiere
esposte in ogni negozio, in ogni bar e in
ogni ristorante e che fanno bella mostra di
sé alle finestre di tanti, tantissimi appartamenti e case.
Un mare bianco-bordeaux che noi svizzeri non abbiamo avuto modo di sperimentare con la stessa intensità durante gli Europei di calcio di due anni fa, anche perché i
due eventi non sono minimamente paragonabili per interesse popolare, portata economica e importanza sportiva. Di quell’Europeo giocato in parte in Svizzera e in par-
te in Austria ci si ricorda il “mare arancione” di Berna, ma tutto finisce lì o quasi.
Qui, per adesso, sono i canadesi, com’è facilmente immaginabile, a farla da padrone. Nelle strade del centro città sono poche
le nazioni rappresentate: si possono incontrare svedesi, americani, russi e pochi, pochissimi altri.
Anche alla “Casa Svizzera” di Vancouver, malgrado le tre medaglie d’oro e il
bronzo conquistati dai nostri atleti, sono i
canadesi ad essere i più numerosi. Pochi invece gli elvetici presenti a festeggiare la prodezza del saltatore sangallese, la perfetta
discesa dello sciatore vallesano, la prova di
potenza del fondista grigionese o quella di
abilità della neocastellana. Ma quei pochi
si sono fatti sentire, e grazie anche alla
sportività dei canadesi, e alla birra che
scorreva a fiumi, si è creato un vero ambiente di festa tra le mura dell’House of
Switzerland, situata in uno dei punti più
suggestivi della città.
KEYSTONE
QuiVancouver/L’orgoglio di un intero Paese
Padroni di casa...