Numero 1 - Casa della Carità
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Numero 1 - Casa della Carità
Al Parco della Besozza località Malaspina Limito (Pioltello) • • • • • • Musica dal vivo Passeggiate a cavallo Brunch domenicali Laboratori ricreativi Cene sotto le stelle Feste private UNO SPAZIO PER TUTTI, DI TUTTI, CON TANTE PROPOSTE APERTO ALLE IDEE DI CHI VUOLE STARE INSIEME ED INCONTRARSI casadellacarita.org dal Martedì al Giovedì dalle 10.00 alle 20.00 Venerdì e Domenica dalle 10.00 alle 22.00 Sabato dalle 10.00 alla 01.00 e.mail: [email protected] - Cell. 3421472268 anno 1 | numero 1 giugno-luglio 2011 editoriale mappa mappa don Virginio Colmegna Dalla Casa della carità, luogo di emergenza e ospitalità, invochiamo una Milano coesa La Casa della carità è un luogo dove ospitiamo donne, bambini, uomini, stranieri, italiani, anziani, giovani. Entriamo in relazione con ognuno, cerchiamo di restituire a tutti una vita di salute, diritti, casa e lavoro. Riteniamo le nostre attività quotidiane un grande laboratorio culturale, che ci interroga sul nostro senso dell’accoglienza e sulla nostra capacità di costruire comunità. È da qui, da questo nostro particolare osservatorio, che sentiamo la necessità di invocare una Milano più coesa. Da qui, sul confine, dove prima di altri intercettiamo il disagio, la povertà, l’emarginazione, chiediamo alla città di ripensarsi. Chiediamo a Milano di rinnovarsi, di far crescere valori di condivisione, gratuità delle relazioni, sentimenti solidali, senso di cura. Questa città ha bisogno di ricostruirsi e di trovare percorsi nuovi anche per quanto riguarda il modo di essere cittadini. Non vorremmo più persone rancorose o che si definiscono contro qualcuno. Ci piacerebbe che tutti vivessero nel rispetto dei diritti e nella responsabilità dei doveri. La sfida è essere una città ospitale, attenta alla domanda di abitare delle fasce più deboli e a quella del lavoro dei più giovani. Milano deve dialogare con la sofferenza, attraverso la prossimità e la capacità di non lasciare sole le persone. Pensiamo che la città possa farcela, se riparte dai luoghi di povertà, se si mette in ascolto, se si ispira alla solidarietà. ViaVai Hanno collaborato: Maurizio Ambrosini, Emanuela Geromini, Paolo Interlandi, Silvia Landra, Paolo Riva, Paola Taglietti House organ della fondazione Casa della carità “Angelo Abriani” Registrazione al Tribunale ordinario di Milano numero 291/06-05-2008 Stampa: Arti Grafiche Decembrio srl via P. C. Decembrio 23 - 20137 Milano Direttore responsabile: don Virginio Colmegna Coordinamento: Umberta Barletti Lerner ViaVai c/o Casa della carità via Francesco Brambilla 10 - 20128 Milano telefono: 02.25.93.53.17 email: [email protected] web: www.casadellacarita.org Redazione: Generoso Simeone Art director: Alessandro Ascrizzi (ascrizzi.it) Copertina: illustrazione di Daniel Egnéus Fotografie: Neige De Benedetti, Enrico Mascheroni, Cecilia Trotto 2 Milano si cura: notizie di coesione sociale Sportello informativo per gli anziani di via Padova Un supporto per le mamme adolescenti Un Centro di aggregazione per chi ha una disabilità lieve Conoscere le mafie del lavoro Concorsi per infermie- Avvicinare i giovani ri aperti agli stranieri al volontariato Lunedì 21 febbraio è entrato in funzione, in via Padova 276, lo sportello “Amici degli anziani”. Il servizio, disponibile dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12.30, offre gratuitamente aiuti e consigli alla popolazione anziana residente nel quartiere. Lo spazio è gestito dai volontari dell’associazione “Amici della Casa della carità”. Venerdì 25 febbraio è partito il progetto “Madri adolescenti: due minori a rischio” rivolto alle ragazze tra i 15 e i 21 anni, che stanno per diventare mamme o che lo sono già. L’iniziativa è attuata dall’ospedale San Paolo in collaborazione con Fondazione ambrosiana per la vita e Fondazione Cariplo. Un team di psicologhe segue le giovanissime in gravidanza sia prima che dopo il parto, monitorando lo sviluppo del bambino e l’instaurarsi del suo rapporto con la madre. Lo scopo è rendere positivo l’impatto delle ragazze con la maternità, per prevenire stati d’ansia, depressione e altre psicopatologie che possono nuocere tanto alla mamma quanto al bambino. Mercoledì 2 marzo è stato inaugurato “Tamigisette”, un nuovo Cad-Centro di aggregazione per persone con disabilità. La struttura si trova in via Tamigi 7 e accoglie quelle persone con una disabilità troppo leggera per frequentare Centri diurni e Centri socio-educativi, ma troppo grave per lavorare. Lo spazio è gestito dalla fondazione Aquilone e dà la possibilità di socializzare e mantenere in esercizio l’autonomia personale. Si possono inoltre frequentare laboratori di giornalismo e musica, svolgere attività sportive e cimentarsi con una web-radio. Lunedì 21 marzo è nato l’Osservatorio sociale mafie istituito dalla Camera del lavoro. Nel mirino quei meccanismi che permettono alla criminalità di comprimere in modo consistente il costo del lavoro, a cominciare dal capolarato e dalle pseudocooperative. “Non dobbiamo indagare o scovare elementi giudiziari”, si legge nel documento che presenta l’Osservatorio, “ma evidenziare i fenomeni che percepiamo e incrociamo, tanto nel tessuto sociale quanto nel lavoro sindacale, in cui si annidano i comportamenti malavitosi”. Martedì 5 aprile il Tribunale di Milano ha stabilito che anche i cittadini stranieri possono partecipare ai concorsi per diventare infermieri. La sentenza ha accolto il ricorso di Cisl e Cisl-Funzione pubblica contro la Fondazione Irccs-Istituto nazionale dei tumori che, in due bandi e in un avviso pubblico, aveva inserito tra i requisiti la cittadinanza italiana. Il giudice Carla Bianchini ordina alla Fondazione “di cessare tale comportamento discriminatorio consentendo agli stranieri privi di cittadinanza italiana o comunitaria, ma regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale, di partecipare ai bandi di concorso per assunzioni a tempo indeterminato”. 3 4 Sabato 16 aprile l’associazione MilanoAltruista ha celebrato in dodici punti della città la Giornata mondiale del volontariato giovanile. Per l’occasione è stata data la possibilità, a ragazzi fino a 25 anni, di partecipare a dodici diverse attività di volontariato presso altrettante associazioni con sede a Milano. Le realtà aderenti sono attive in varie aree di intervento, dalla disabilità all’ambiente, dalla povertà alla malattia. approfondimento il nostro punto di vista Immigrazione e paura sociale di Maurizio Ambrosini, università degli studi di T Milano, direttore della rivista “Mondi migranti” utte le società sviluppate, e non solo esse, sono attraversate con vari gradi di intensità da una diffusa paura nei confronti dell’immigrazione. I recenti arrivi dalle coste nordafricane, con i tentativi di dirottarli verso l’Europa, le chiusure incontrate e le polemiche successive, hanno rinfocolato la paura dell’invasione. Apparentemente, nemmeno l’oggettività dei numeri riesce a calmare le ansie: all’epoca delle guerre balcaniche sono stati accolti in Italia 77.000 rifugiati (contro i 25.000 attuali), con dignità e compostezza, tanto che se ne è persino perso il ricordo. Vorrei provare a riflettere in questo articolo sulle radici di questa paura. La prima motivazione rimanda alla competizione sulle risorse (lavoro, ma soprattutto welfare: sanità, edilizia sociale, assistenza) e può essere definita come paura apparentemente “razionale”. E’ la più frequente tra le componenti socialmente più deboli della popolazione nazionale, che manifestano la percezione di una concorrenza e persino di un’ingiustizia per l’ammissione di nuovi potenziali postulanti ai benefici dello Stato sociale, oltre che della partecipazione al mercato del lavoro. Entra qui in gioco, in realtà, la questione della contrazione della spesa sociale e della difficoltà a riformarne la struttura in senso più favorevole alle giovani generazioni. Il saldo positivo tra tasse e contributi versati e benefici prelevati, da parte di una popolazione giovane come quella immigrata, non è sufficiente a legittimarne l’accesso, in mancanza del diritto di voto. In luogo del riformismo che nel passato ha risposto alle attese delle classi popolari, oggi le elite politiche riescono con successo a ricorrere alla strategia meno costosa di colpevolizzazione degli immigrati per il declino del welfare. La seconda grande paura riguarda la sicurezza e l’ordine pubblico. Come ha osservato Bauman, i cittadini delle società mature, incerti sul loro futuro e disorientati sul piano dei riferimenti etici, chiedono sempre più protezione contro la criminalità. La TV italiana spicca nel panorama europeo per il peso che dà alla cronaca nera, accrescendo la domanda di sicurezza. Poter dare una forma a questa paura in termini di invasione da parte di stranieri minacciosi è una paradossale forma di rassicurazione: rinserra i ranghi della società ricevente risvegliando il senso antico e mai sopito di autodifesa comunitaria contro i predatori che arrivano dall’esterno. La terza paura chiama in causa la contaminazione e rimanda agli effetti collaterali della vicinanza. Non sempre conoscersi e vivere fianco a fianco aiuta a comprendersi meglio. Chi vive nei quartieri popolari in declino e vede crescere attorno a sé la componente immigrata della popolazione, tende ad allontanarsi. Oppure, se non riesce ad andarsene, a rinchiudersi con rancore nel suo spazio privato. Di solito, attribuisce ai nuovi arrivati la colpa del deterioramento del quartiere. Non ama la contiguità e la mescolanza con la povertà, a cui teme di essere assimilato. La quarta fonte di paura richiama la minaccia nei confronti dell’ordine simbolico e culturale. Troviamo qui il fenomeno, apparentemente controintuitivo, del rifiuto del pluralismo religioso da parte di società largamente secolarizzate, con la riaffermazione dei simboli religiosi tradizionali: nel nostro caso, il crocifisso o il presepio, o il richiamo all’identità cristiana del territorio, svincolata da una pratica religiosa effettiva. Molto interessante, sotto questo profilo, il caso del L Silvia Landra referendum svizzero sui minareti: gli elettori hanno votato non su un impossibile arresto della diversità religiosa, ma in difesa di un paesaggio sociale e simbolico, minacciato dai segni architettonici di una nuova presenza religiosa avvertita come estranea. Anche questa versione secolarizzata della religione può servire come cemento comunitario e come cava di materiali per la costruzione dei confini tra “noi” e “loro”. Una certa politica se n’è accorta e usa disinvoltamente questa risorsa a fini di raccolta del consenso. Per concludere, ansie e paure non mancheranno nel nostro futuro. Fanno parte della vita, personale e sociale, e aumentano in società senescenti, ripiegate, incapaci di crescere e di coltivare nuovi ideali. Fare degli immigrati il capro espiatorio delle nostre paure può apparentemente rassicurarci, ma prepara un mondo più conflittuale e ingovernabile. L’Accademia della carità: dove accoglienza e ospitalità diventano studio, ricerca e formazione L’ Accademia della carità è l’area di studio, ricerca e formazione, che opera all’interno della fondazione Casa della carità, con l’obiettivo di promuovere la riflessione culturale sui temi del disagio sociale, dell’emarginazione e della povertà. Nata contestualmente all’apertura della Casa della carità, l’Accademia è stata un’intuizione del cardinale Carlo Maria Martini, che l’ha voluta perché convinto di dover mante- 5 nere strettamente integrate azione sociale e ricerca culturale. Le esperienze di accoglienza e ospitalità vissute nella Casa della carità, infatti, avrebbero dovuto sempre costituire il punto di partenza da cui elaborare le riflessioni e le iniziative. In sei anni di attività l’Accademia ha organizzato percorsi formativi, seminari, convegni e attività scientifiche avvalendosi della collaborazione di docenti universitari, ricercatori e ope- ratori del sociale. Gli appuntamenti più prestigiosi e significativi dell’Accademia sono stati i convegni internazionali cui hanno preso parte alcuni prestigiosi studiosi internazionali come Zygmunt Bauman, Richard Sennet, Marc Augè, Michel Wieviorka e Bronislaw Geremek. Nel 2009 l’Accademia ha collaborato alla ricerca “Costruire cittadinanza” di Maurizio Ambrosini, pubblicata in un volume edito da Il Saggiatore. All’inter- no dell’Accademia opera la Biblioteca del confine, un qualificato centro di documentazione che raccoglie volumi sulla marginalità sociale, organizza eventi culturali legati alla presentazione di libri ed è a disposizione di ospiti, volontari e operatori della Casa per la consultazione e il prestito dei testi. L’Accademia ha realizzato le proprie attività grazie al contributo di UniCredit Foundation. 6 È giusto legare i matti? Come affrontare la questione? Innanzitutto non banalizziamo né creiamo steccati ideologici perché, a risentirne, sono sempre i pazienti, cioè le persone più fragili. Poi, diciamo che possiamo fare moltissimo per eliminare gli abusi e le leggerezze, con la formazione e l’addestramento degli staff curanti. Inoltre, per ridurre o eliminare la contenzione bisogna avere personale anche numericamente adeguato. Un altro elemento è conoscere e valorizzare quei reparti dove non si ricorre mai all’immobilizzazione. Infine, dato che non basta abolire il metodo contenitivo, occorre fornire qualche alternativa. Se con i pazienti si investono tante ore per costruire una relazione sarà poi forse più agevole affrontare una crisi acuta senza ricorrere ai mezzi di contenimento. Personalmente ritengo che la chiave relazionale sia sempre vincente. a contenzione è una pratica utilizzata negli ospedali psichiatrici per impedire, con appositi strumenti, il movimento dei pazienti. La questione è sempre stata molto dibattuta in psichiatria, ci si chiede se la contenzione non leda i diritti e la dignità delle persone. Colloquio con Silvia Landra, responsabile area salute mentale della fondazione Casa della carità. Quando si pone la questione se contenere o no un soggetto? Nella teoria, quando una persona attraversa una crisi acuta di aggressività e distruttività, non risponde ai tentativi di essere calmato, non accetta di prendere medicine che lo tranquillizzino. Perché la contenzione fa discutere e non c’è accordo tra i vari punti di vista? Perché il tema si presta a essere cavalcato ideologicamente. Il problema è che c’è un atto di forza in gioco ed è comprensibile che non si debba compiere a cuor leggero. Pone un principio etico di fondo, cioè quando ha senso “normare” l’uso della forza nel campo della cura. Si registrano abusi nel ricorso alla contenzione? Alcuni reparti ospedalieri o case di cura utilizzano regolarmente la contenzione, per lungo tempo e senza controlli. La procedura prevede di ricorrere all’immobilizzazione per un tempo minimo e sotto lo stretto controllo del personale. Il rischio maggiore è utilizzare la contenzione per gestire ogni situazione difficile, per placare l’ansia degli operatori più che quella del malato. Qualche volta diventa anche forma di ritorsione verso un soggetto particolarmente problematico e ritroso alle cure. La normativa cosa dice? La legge Basaglia, nella sua intenzione di chiudere i manicomi, non riserva cenni particolari al problema della contenzione, come se fosse una pratica non più necessaria. Venerdì 27 maggio, la Campagna per la salute mentale organizza il seminario “Contenzione: perché, per chi, fino a quando?”, dalla 9 alle 13, alla Camera del lavoro di Milano. 7 la storia segnalazioni Il mondo ci è entrato in Casa (e abbiamo scoperto che non voleva venire) Da martedì 3 a sabato 7 maggio, la Casa della carità ha accolto in emergenza 40 profughi africani partiti dalla Libia e sbarcati a Lampedusa “A lcuni amici mi avevano detto che Gheddafi, dopo l’inizio della guerra, permetteva agli stranieri di partire gratis per lasciare la Libia. Sono andato al porto di Tripoli e lì ho visto che era addirittura l’esercito a mettere le persone sui barconi. Anch’io ho dovuto salpare e così sono arrivato in Italia”. A raccontare questa storia è Frank, un nigeriano di venticinque anni. Lavorava in Libia dal 2005 e, dopo essere sbarcato a Lampedusa il 23 aprile ed essere passato per il centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari, la mattina del 3 maggio è giunto a Milano in pullman dal capoluogo pugliese. Lo abbiamo ospitato in emergenza per qualche giorno alla Casa della carità in attesa che venisse trasferito in un’altra struttura. Con lui altre 39 persone (nella foto, nel nostro auditorium), tra i diciotto e i trentacinque anni, originari di Nigeria, Niger, Burkina Faso, Guinea Conakry, Mali e Costa d’Avorio. Tutti, dopo un periodo più o meno lungo di lavoro in Libia, hanno dovuto lasciare il paese a causa della guerra e, tra loro, molti hanno affermato che non avevano alcuna intenzione di venire in Italia. “Nella testa di questi ragazzi”, spiega Emanuela Geromini, operatrice dell’area acco- La curt de l’America Film documentario di Francesco Cannito e Lemnaouer Ahmine, prodotto da Villa Pallavicini, in collaborazione con Diwan Film, nell’ambito del progetto Rane Volanti, finanziato da Fondazione Cariplo. La Curt de l’America è una delle corti storiche di Crescenzago, punto di accoglienza per quegli italiani che qui arrivavano per partire verso l’America. Oggi la Curt de l’America è abitata da giovani immigrati. Il documentario raccoglie le storie di tutte queste persone, le memorie degli anziani si fondono nelle testimonianze degli attuali residenti. video glienza che ha coordinato i colloqui con i nuovi arrivati, “non c’è la voglia di venire in Europa alla ricerca di condizioni migliore. Vogliono semplicemente un lavoro che consenta loro di sopravvivere e mandare i soldi a casa per mantenere la famiglia. É per questo che, nonostante condizioni di vita cattive, spesso pessime, la maggior parte ci ha raccontato di trovarsi bene in Libia, fino allo scoppio del conflitto, ovviamente”. Chinedu, un altro ragazzo nigeriano che viveva a Zawaya, prima della guerra non aveva alcuna intenzione di attraversare il Mediterraneo. “La vita non era male”, spiega, Esecutivo 125 x 192 “sentivo di altre persone che volevano andare in Europa, ma io non volevo affrontare ZITA DAZZI un viaggio così pericoloso e giocare in quel modo con la mia vita”. Poi, i combattimenti, le bombe e le violenze l’hanno spinto a cambiare idea. “Ho provato a raggiungere la Tunisia, ma non era possibile e così il viaggio sui barconi è rimasta l’unica possibilità. È il rischio più grande che abbia mai corso nella mia vita, ma ho dovuto farlo e, grazie a Dio, mi è andata bene. Ora spero di trovare un lavoro qui in Italia, così come l’avevo in Libia. In Nigeria non voglio tornare: là ci sono i miei fratelli minori che contano su di me. Se tornassi non saprei come mantenerli”. (pr) Non per me solo. Vita di un uomo al servizio degli altri In una fase ormai matura della vita, don Virginio Colmegna traccia un bilancio della propria esperienza e delinea i principi che lo hanno ispirato come uomo e come sacerdote. In questa “Autobiografia a più voci” si lascia interrogare dalle esistenze difficili e coraggiose di italiani e di stranieri, ospiti e operatori della Casa della carità, la casa di accoglienza voluta da Carlo Maria Martini e presto diventata faro nella nebbia per le persone in difficoltà nella metropoli milanese. (il Saggiatore 2011). I diritti d’autore del libro saranno devoluti interamente alla fondazione Casa della carità ONLUS. libri IL VOLO DI ALICE I nostri pomeriggi erano un confronto per niente alla pari. Io con le mie malinconie legate a disagi impalpabili. Lui con gli spiccioli contati in tasca. ZITA D A ZZI è giornalista de la Repubblica e autrice di libri per bambini. Vive e lavora a Milano. È madre di quattro figli; questo racconto è ispirato a una storia vera. Il volo di Alice IL VOLO DI ALICE Quando l’amore viene da lontano www.rizzoli.eu Rizzoli € 11,50 Il racconto della giornalista de la Repubblica, Zita Dazzi, è ispirato a una storia vera e descrive la vita di due quindicenni, Alice e Jaime, iscritti a un liceo classico milanese. Lei vive in centro, in una bella casa, con una madre intellettuale e poco presente. Anche a lui è mancato l’amore della madre per tanti anni, ma dopo che la mamma ha ottenuto il permesso di soggiorno la famiglia si è potuta ricongiungere. I due ragazzi si innamorano, nessuno sembra disposto ad accettarlo, ma la storia è più forte di ostacoli e pregiudizi. (Rizzoli 2011). quindicenni iscritti a un liceo classico milanese, non potrebbero essere più diverse. Alice vive in centro, in una bella casa con una madre intellettuale e troppo concentrata su se stessa per costruire un rapporto d’amore con la figlia. A Jaime l’amore di sua madre è mancato per tanti anni, ma ora che lei ha un permesso di soggiorno e un lavoro, ha potuto raggiungerla nel quartiere di periferia dove condividono un minuscolo appartamento. Quando Alice e Jaime si innamorano, nessuno sembra disposto ad accettarlo. Ma la loro storia è più forte degli ostacoli, più tenace dei pregiudizi. Una storia di sentimenti e di integrazione, una coraggiosa battaglia quotidiana fondata sul valore del dialogo e del confronto. libri Sofferenze urbana, diritti e buongoverno incontri 15/04/2011 Due giorni di seminario all’università Bicocca con il servizio “diritti e rovesci” della Casa della carità e l’associazione Avvocati per niente per costituire un laboratorio di ricerca interdisciplinare, che calcoli i costi economici e sociali delle politiche securitarie. La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato e la fondazione Casa della carità hanno presentato il Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia. Sono intervenuti il senatore Pietro Marcenaro e il giornalista Gad Lerner. I costi della paura e della sicurezza Rapporto del Senato sulla condizione dei rom 05/04/2011 Poesia è rifare il mondo Le Cinque giornate del sociale Era dedicata all’universo giovanile, in particolare al disagio minorile nelle periferie, la prima delle Cinque giornate del sociale, organizzate dalla Triennale in collaborazione con Identità Plurali e Una casa anche per te. Tra gli altri è intervenuto il filosofo e psicanalista di fama internazionale Miguel Benasayag. Rassegna su padre David Maria Turoldo e il suo rapporto con Milano attraverso poesie, testimonianze, video, musica e teatro proposta dalla Casa della carità e dall’associazione Corsia dei servi. 03/03/2011 On line il portale Bibliorete LE VITE DI ALICE E JAIME, ZITA D A ZZI In copertina: fotografia di © Getty Images progetto grafico di Erica Heitman-Ford per Mucca Design ISBN 978-88-17-04710-4 13-14/05/2011 4-10-17-31/05/2011 CYAN MAGENTA GIALLO NERO 8 notizie Casa della carità Il primo Forum scientifico internazionale del Souq-Centro studi sofferenza urbana della Casa della carità, si tiene al Conservatorio di Milano, dal 23 al 25 maggio. Numerosi e prestigiosi i relatori che intervengono, a cominciare da Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. Sono presenti anche numerosi docenti e studiosi provenienti da vari paesi, tra cui India, Sud Africa, Brasilie, Marocco e Giapppone. Nei tre giorni del Forum vengono affrontati vari temi, dalla marginalità giovanile a quella psicosociale fino ai problemi legati all’immigrazione. Il programma su: www.souqonline.it 9 20/04/2011 Firmato accordo internazionale sulla salute mentale La Casa della carità, attraverso il Centro studi-Souq, ha siglato un accordo con la Conferenza permanente per la salute mentale nel mondo “Franco Basaglia”. I due enti si impegnano a promuovere azioni comuni, tra cui una rete di servizi di tipo comunitario a favore dell’inclusione sociale dei sofferenti di disagio psichico. La Biblioteca del confine della Casa della carità è tra i fondatori di Bibliorete (www.bibliorete.org), un nuovo punto di raccolta testi e documentazione sul sociale, con un catalogo online gratuito di 160mila titoli e 500 periodici. 14/02/2011 Romano Prodi e le parole nuove per la politica 17/04/2011 Ecco SpaZzi aperti SpaZzi aperti è un luogo di incontri che ospiterà, da aprile a ottobre, decine di eventi, spettacoli, concerti, rassegne culturali. Si trova a Pioltello, nel suggestivo scenario del parco della Besozza, in località Malaspina, ed è gestito da Identità Plurali, in collaborazione con Mr Katering. Romano Prodi ha presentato all’Umanitaria di Milano, con Giovanni Bianchi e Massimo Toschi, il volume “Parole nuove per la politica” (Il Saggiatore 2011), testo a cura di don Virginio Colmegna e Maria Grazia Guida. 10