Numero 1 - Casa della Carità

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Numero 1 - Casa della Carità
Al Parco della Besozza
località Malaspina
Limito (Pioltello)
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Musica dal vivo
Passeggiate a cavallo
Brunch domenicali
Laboratori ricreativi
Cene sotto le stelle
Feste private
UNO SPAZIO PER TUTTI, DI TUTTI,
CON TANTE PROPOSTE
APERTO ALLE IDEE DI CHI VUOLE
STARE INSIEME ED INCONTRARSI
casadellacarita.org
dal Martedì al Giovedì dalle 10.00 alle 20.00
Venerdì e Domenica dalle 10.00 alle 22.00
Sabato dalle 10.00 alla 01.00
e.mail: [email protected] - Cell. 3421472268
anno 1 | numero 1
giugno-luglio 2011
editoriale
mappa
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don Virginio Colmegna
Dalla Casa della
carità, luogo
di emergenza
e ospitalità,
invochiamo una
Milano coesa
La Casa della carità è un luogo dove ospitiamo
donne, bambini, uomini, stranieri, italiani,
anziani, giovani. Entriamo in relazione con
ognuno, cerchiamo di restituire a tutti una vita
di salute, diritti, casa e lavoro. Riteniamo le
nostre attività quotidiane un grande laboratorio culturale, che ci interroga sul nostro senso
dell’accoglienza e sulla nostra capacità di
costruire comunità. È da qui, da questo nostro
particolare osservatorio, che sentiamo la necessità di invocare una Milano più coesa.
Da qui, sul confine, dove prima di altri intercettiamo il disagio, la povertà, l’emarginazione,
chiediamo alla città di ripensarsi. Chiediamo
a Milano di rinnovarsi, di far crescere valori di
condivisione, gratuità delle relazioni, sentimenti solidali, senso di cura.
Questa città ha bisogno di ricostruirsi e di trovare percorsi nuovi anche per quanto riguarda
il modo di essere cittadini. Non vorremmo più
persone rancorose o che si definiscono contro
qualcuno. Ci piacerebbe che tutti vivessero nel
rispetto dei diritti e nella responsabilità dei
doveri. La sfida è essere una città ospitale,
attenta alla domanda di abitare delle fasce più
deboli e a quella del lavoro dei più giovani. Milano deve dialogare con la sofferenza, attraverso la prossimità e la capacità di non lasciare
sole le persone. Pensiamo che la città possa
farcela, se riparte dai luoghi di povertà, se si
mette in ascolto, se si ispira alla solidarietà.
ViaVai
Hanno collaborato: Maurizio Ambrosini,
Emanuela Geromini, Paolo Interlandi,
Silvia Landra, Paolo Riva, Paola Taglietti
House organ della fondazione
Casa della carità “Angelo Abriani”
Registrazione al Tribunale ordinario di Milano
numero 291/06-05-2008
Stampa: Arti Grafiche Decembrio srl
via P. C. Decembrio 23 - 20137 Milano
Direttore responsabile: don Virginio Colmegna
Coordinamento: Umberta Barletti Lerner
ViaVai c/o Casa della carità
via Francesco Brambilla 10 - 20128 Milano
telefono: 02.25.93.53.17
email: [email protected]
web: www.casadellacarita.org
Redazione: Generoso Simeone
Art director: Alessandro Ascrizzi (ascrizzi.it)
Copertina: illustrazione di Daniel Egnéus
Fotografie: Neige De Benedetti, Enrico Mascheroni,
Cecilia Trotto
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Milano si cura: notizie di coesione sociale
Sportello informativo
per gli anziani
di via Padova
Un supporto per le
mamme adolescenti
Un Centro di aggregazione per chi ha una
disabilità lieve
Conoscere le mafie
del lavoro
Concorsi per infermie- Avvicinare i giovani
ri aperti agli stranieri al volontariato
Lunedì 21 febbraio è entrato
in funzione, in via Padova
276, lo sportello “Amici degli
anziani”. Il servizio, disponibile dal lunedì al venerdì,
dalle 10 alle 12.30, offre
gratuitamente aiuti e consigli alla popolazione anziana
residente nel quartiere. Lo
spazio è gestito dai volontari
dell’associazione “Amici
della Casa della carità”.
Venerdì 25 febbraio è partito
il progetto “Madri adolescenti: due minori a rischio”
rivolto alle ragazze tra i 15
e i 21 anni, che stanno per
diventare mamme o che lo
sono già. L’iniziativa è attuata dall’ospedale San Paolo
in collaborazione con Fondazione ambrosiana per la vita
e Fondazione Cariplo. Un
team di psicologhe segue le
giovanissime in gravidanza
sia prima che dopo il parto,
monitorando lo sviluppo del
bambino e l’instaurarsi del
suo rapporto con la madre.
Lo scopo è rendere positivo
l’impatto delle ragazze con
la maternità, per prevenire
stati d’ansia, depressione
e altre psicopatologie che
possono nuocere tanto alla
mamma quanto al bambino.
Mercoledì 2 marzo è stato
inaugurato “Tamigisette”,
un nuovo Cad-Centro di
aggregazione per persone
con disabilità. La struttura si
trova in via Tamigi 7 e accoglie quelle persone con una
disabilità troppo leggera per
frequentare Centri diurni e
Centri socio-educativi, ma
troppo grave per lavorare.
Lo spazio è gestito dalla
fondazione Aquilone e dà
la possibilità di socializzare
e mantenere in esercizio
l’autonomia personale. Si
possono inoltre frequentare
laboratori di giornalismo
e musica, svolgere attività
sportive e cimentarsi con
una web-radio.
Lunedì 21 marzo è nato
l’Osservatorio sociale mafie
istituito dalla Camera del
lavoro. Nel mirino quei meccanismi che permettono alla
criminalità di comprimere
in modo consistente il costo
del lavoro, a cominciare dal
capolarato e dalle pseudocooperative. “Non dobbiamo
indagare o scovare elementi
giudiziari”, si legge nel documento che presenta l’Osservatorio, “ma evidenziare i
fenomeni che percepiamo e
incrociamo, tanto nel tessuto
sociale quanto nel lavoro
sindacale, in cui si annidano
i comportamenti malavitosi”.
Martedì 5 aprile il Tribunale di Milano ha stabilito che
anche i cittadini stranieri
possono partecipare ai concorsi per diventare infermieri. La sentenza ha accolto il
ricorso di Cisl e Cisl-Funzione pubblica contro la Fondazione Irccs-Istituto nazionale
dei tumori che, in due bandi
e in un avviso pubblico, aveva inserito tra i requisiti la
cittadinanza italiana. Il giudice Carla Bianchini ordina
alla Fondazione “di cessare
tale comportamento discriminatorio consentendo agli
stranieri privi di cittadinanza italiana o comunitaria, ma
regolarmente soggiornanti
sul territorio nazionale, di
partecipare ai bandi di concorso per assunzioni a tempo
indeterminato”.
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Sabato 16 aprile l’associazione MilanoAltruista ha celebrato in dodici punti della
città la Giornata mondiale
del volontariato giovanile.
Per l’occasione è stata data
la possibilità, a ragazzi fino
a 25 anni, di partecipare
a dodici diverse attività di
volontariato presso altrettante associazioni con sede
a Milano. Le realtà aderenti
sono attive in varie aree di
intervento, dalla disabilità
all’ambiente, dalla povertà
alla malattia.
approfondimento
il nostro punto di vista
Immigrazione e paura sociale
di Maurizio Ambrosini, università degli studi di
T
Milano, direttore della rivista “Mondi migranti”
utte le società sviluppate, e non solo esse, sono attraversate con vari gradi di intensità da una diffusa
paura nei confronti dell’immigrazione. I recenti arrivi dalle coste nordafricane, con i tentativi di dirottarli verso
l’Europa, le chiusure incontrate e le polemiche successive,
hanno rinfocolato la paura dell’invasione. Apparentemente,
nemmeno l’oggettività dei numeri riesce a calmare le ansie:
all’epoca delle guerre balcaniche sono stati accolti in Italia
77.000 rifugiati (contro i 25.000 attuali), con dignità e compostezza, tanto che se ne è persino perso il ricordo.
Vorrei provare a riflettere in questo articolo sulle radici di
questa paura.
La prima motivazione rimanda alla competizione sulle risorse (lavoro, ma soprattutto welfare: sanità, edilizia sociale, assistenza) e può essere definita come paura apparentemente
“razionale”. E’ la più frequente tra le componenti socialmente più deboli della popolazione nazionale, che manifestano
la percezione di una concorrenza e persino di un’ingiustizia
per l’ammissione di nuovi potenziali postulanti ai benefici
dello Stato sociale, oltre che della partecipazione al mercato
del lavoro. Entra qui in gioco, in realtà, la questione della
contrazione della spesa sociale e della difficoltà a riformarne
la struttura in senso più favorevole alle giovani generazioni. Il saldo positivo tra tasse e contributi versati e benefici
prelevati, da parte di una popolazione giovane come quella immigrata, non è sufficiente a legittimarne l’accesso, in
mancanza del diritto di voto.
In luogo del riformismo che nel passato ha risposto alle attese delle classi popolari, oggi le elite politiche riescono con
successo a ricorrere alla strategia meno costosa di colpevolizzazione degli immigrati per il declino del welfare.
La seconda grande paura riguarda la sicurezza e l’ordine
pubblico. Come ha osservato Bauman, i cittadini delle società mature, incerti sul loro futuro e disorientati sul piano dei
riferimenti etici, chiedono sempre più protezione contro la
criminalità. La TV italiana spicca nel panorama europeo per
il peso che dà alla cronaca nera, accrescendo la domanda di
sicurezza. Poter dare una forma a questa paura in termini di
invasione da parte di stranieri minacciosi è una paradossale
forma di rassicurazione: rinserra i ranghi della società ricevente risvegliando il senso antico e mai sopito di autodifesa
comunitaria contro i predatori che arrivano dall’esterno.
La terza paura chiama in causa la contaminazione e rimanda
agli effetti collaterali della vicinanza. Non sempre conoscersi
e vivere fianco a fianco aiuta a comprendersi meglio. Chi vive
nei quartieri popolari in declino e vede crescere attorno a sé
la componente immigrata della popolazione, tende ad allontanarsi. Oppure, se non riesce ad andarsene, a rinchiudersi
con rancore nel suo spazio privato. Di solito, attribuisce ai
nuovi arrivati la colpa del deterioramento del quartiere. Non
ama la contiguità e la mescolanza con la povertà, a cui teme
di essere assimilato.
La quarta fonte di paura richiama la minaccia nei confronti
dell’ordine simbolico e culturale. Troviamo qui il fenomeno,
apparentemente controintuitivo, del rifiuto del pluralismo
religioso da parte di società largamente secolarizzate, con la
riaffermazione dei simboli religiosi tradizionali: nel nostro
caso, il crocifisso o il presepio, o il richiamo all’identità cristiana del territorio, svincolata da una pratica religiosa effettiva. Molto interessante, sotto questo profilo, il caso del
L
Silvia Landra
referendum svizzero sui minareti: gli elettori hanno votato
non su un impossibile arresto della diversità religiosa, ma
in difesa di un paesaggio sociale e simbolico, minacciato dai
segni architettonici di una nuova presenza religiosa avvertita
come estranea.
Anche questa versione secolarizzata della religione può servire come cemento comunitario e come cava di materiali per
la costruzione dei confini tra “noi” e “loro”. Una certa politica
se n’è accorta e usa disinvoltamente questa risorsa a fini di
raccolta del consenso.
Per concludere, ansie e paure non mancheranno nel nostro
futuro. Fanno parte della vita, personale e sociale, e aumentano in società senescenti, ripiegate, incapaci di crescere e di
coltivare nuovi ideali. Fare degli immigrati il capro espiatorio
delle nostre paure può apparentemente rassicurarci, ma prepara un mondo più conflittuale e ingovernabile.
L’Accademia della carità: dove accoglienza
e ospitalità diventano studio, ricerca e formazione
L’
Accademia della carità è l’area
di studio, ricerca e formazione,
che opera all’interno della fondazione Casa della carità, con l’obiettivo
di promuovere la riflessione culturale
sui temi del disagio sociale, dell’emarginazione e della povertà. Nata contestualmente all’apertura della Casa della carità, l’Accademia è stata un’intuizione del
cardinale Carlo Maria Martini, che l’ha
voluta perché convinto di dover mante-
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nere strettamente integrate azione sociale e ricerca culturale. Le esperienze
di accoglienza e ospitalità vissute nella
Casa della carità, infatti, avrebbero dovuto sempre costituire il punto di partenza da cui elaborare le riflessioni e le
iniziative. In sei anni di attività l’Accademia ha organizzato percorsi formativi,
seminari, convegni e attività scientifiche avvalendosi della collaborazione di
docenti universitari, ricercatori e ope-
ratori del sociale. Gli appuntamenti più
prestigiosi e significativi dell’Accademia sono stati i convegni internazionali
cui hanno preso parte alcuni prestigiosi
studiosi internazionali come Zygmunt
Bauman, Richard Sennet, Marc Augè,
Michel Wieviorka e Bronislaw Geremek.
Nel 2009 l’Accademia ha collaborato
alla ricerca “Costruire cittadinanza” di
Maurizio Ambrosini, pubblicata in un
volume edito da Il Saggiatore. All’inter-
no dell’Accademia opera
la Biblioteca del confine,
un qualificato centro di documentazione
che raccoglie volumi sulla marginalità
sociale, organizza eventi culturali legati
alla presentazione di libri ed è a disposizione di ospiti, volontari e operatori
della Casa per la consultazione e il prestito dei testi. L’Accademia ha realizzato
le proprie attività grazie al contributo di
UniCredit Foundation.
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È giusto
legare
i matti?
Come affrontare la questione?
Innanzitutto non banalizziamo né creiamo steccati ideologici perché, a risentirne,
sono sempre i pazienti, cioè le persone più
fragili. Poi, diciamo che possiamo fare moltissimo per eliminare gli abusi e le leggerezze, con la formazione e l’addestramento
degli staff curanti. Inoltre, per ridurre o eliminare la contenzione bisogna avere personale anche numericamente adeguato. Un
altro elemento è conoscere e valorizzare
quei reparti dove non si ricorre mai all’immobilizzazione. Infine, dato che non basta
abolire il metodo contenitivo, occorre fornire qualche alternativa. Se con i pazienti si
investono tante ore per costruire una relazione sarà poi forse più agevole affrontare
una crisi acuta senza ricorrere ai mezzi di
contenimento. Personalmente ritengo che
la chiave relazionale sia sempre vincente.
a contenzione è una pratica utilizzata negli ospedali psichiatrici per
impedire, con appositi strumenti,
il movimento dei pazienti. La questione
è sempre stata molto dibattuta in psichiatria, ci si chiede se la contenzione non
leda i diritti e la dignità delle persone.
Colloquio con Silvia Landra, responsabile area salute mentale della fondazione
Casa della carità.
Quando si pone la questione se contenere o no un soggetto?
Nella teoria, quando una persona attraversa una crisi acuta di aggressività e distruttività, non risponde ai tentativi di essere
calmato, non accetta di prendere medicine
che lo tranquillizzino.
Perché la contenzione fa discutere e non
c’è accordo tra i vari punti di vista?
Perché il tema si presta a essere cavalcato
ideologicamente. Il problema è che c’è un
atto di forza in gioco ed è comprensibile
che non si debba compiere a cuor leggero.
Pone un principio etico di fondo, cioè quando ha senso “normare” l’uso della forza nel
campo della cura.
Si registrano abusi nel ricorso alla contenzione?
Alcuni reparti ospedalieri o case di cura
utilizzano regolarmente la contenzione,
per lungo tempo e senza controlli. La procedura prevede di ricorrere all’immobilizzazione per un tempo minimo e sotto lo
stretto controllo del personale. Il rischio
maggiore è utilizzare la contenzione per
gestire ogni situazione difficile, per placare l’ansia degli operatori più che quella del
malato. Qualche volta diventa anche forma
di ritorsione verso un soggetto particolarmente problematico e ritroso alle cure.
La normativa cosa dice?
La legge Basaglia, nella sua intenzione di
chiudere i manicomi, non riserva cenni
particolari al problema della contenzione,
come se fosse una pratica non più necessaria.
Venerdì 27 maggio, la Campagna
per la salute mentale organizza il
seminario “Contenzione: perché, per
chi, fino a quando?”, dalla 9 alle 13,
alla Camera del lavoro di Milano.
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la storia
segnalazioni
Il mondo ci è entrato in Casa
(e abbiamo scoperto
che non voleva venire)
Da martedì 3 a sabato 7 maggio, la Casa
della carità ha accolto in emergenza
40 profughi africani partiti dalla Libia
e sbarcati a Lampedusa
“A
lcuni amici mi avevano detto che Gheddafi, dopo l’inizio
della guerra, permetteva agli
stranieri di partire gratis per lasciare la Libia. Sono andato al porto di Tripoli e lì ho
visto che era addirittura l’esercito a mettere
le persone sui barconi. Anch’io ho dovuto
salpare e così sono arrivato in Italia”. A raccontare questa storia è Frank, un nigeriano
di venticinque anni. Lavorava in Libia dal
2005 e, dopo essere sbarcato a Lampedusa
il 23 aprile ed essere passato per il centro di
accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari,
la mattina del 3 maggio è giunto a Milano in
pullman dal capoluogo pugliese.
Lo abbiamo ospitato in emergenza per qualche giorno alla Casa della carità in attesa
che venisse trasferito in un’altra struttura.
Con lui altre 39 persone (nella foto, nel nostro auditorium), tra i diciotto e i trentacinque anni, originari di Nigeria, Niger, Burkina Faso, Guinea Conakry, Mali e Costa
d’Avorio. Tutti, dopo un periodo più o meno
lungo di lavoro in Libia, hanno dovuto lasciare il paese a causa della guerra e, tra
loro, molti hanno affermato che non avevano alcuna intenzione di venire in Italia.
“Nella testa di questi ragazzi”, spiega Emanuela Geromini, operatrice dell’area acco-
La curt de l’America
Film documentario di Francesco Cannito e Lemnaouer
Ahmine, prodotto da Villa Pallavicini, in collaborazione
con Diwan Film, nell’ambito del progetto Rane Volanti,
finanziato da Fondazione Cariplo. La Curt de l’America è
una delle corti storiche di Crescenzago, punto di accoglienza per quegli italiani che qui arrivavano per partire verso
l’America. Oggi la Curt de l’America è abitata da giovani
immigrati. Il documentario raccoglie le storie di tutte
queste persone, le memorie degli anziani si fondono nelle
testimonianze degli attuali residenti.
video
glienza che ha coordinato i colloqui con i
nuovi arrivati, “non c’è la voglia di venire
in Europa alla ricerca di condizioni migliore. Vogliono semplicemente un lavoro che
consenta loro di sopravvivere e mandare i
soldi a casa per mantenere la famiglia. É per
questo che, nonostante condizioni di vita
cattive, spesso pessime, la maggior parte ci
ha raccontato di trovarsi bene in Libia, fino
allo scoppio del conflitto, ovviamente”.
Chinedu, un altro ragazzo nigeriano che viveva a Zawaya, prima della guerra non aveva alcuna intenzione di attraversare il Mediterraneo. “La vita non era male”, spiega,
Esecutivo 125 x 192
“sentivo di altre
persone che volevano andare in Europa, ma io non volevo affrontare
ZITA DAZZI
un viaggio così pericoloso
e giocare in quel
modo con la mia vita”. Poi, i combattimenti,
le bombe e le violenze l’hanno spinto a cambiare idea. “Ho provato a raggiungere la Tunisia, ma non era possibile e così il viaggio
sui barconi è rimasta l’unica possibilità. È il
rischio più grande che abbia mai corso nella
mia vita, ma ho dovuto farlo e, grazie a Dio,
mi è andata bene. Ora spero di trovare un lavoro qui in Italia, così come l’avevo in Libia.
In Nigeria non voglio tornare: là ci sono i
miei fratelli minori che contano su di me. Se
tornassi non saprei come mantenerli”. (pr)
Non per me solo.
Vita di un uomo al servizio degli altri
In una fase ormai matura della vita, don Virginio Colmegna
traccia un bilancio della propria esperienza e delinea i principi che lo hanno ispirato come uomo e come sacerdote. In
questa “Autobiografia a più voci” si lascia interrogare dalle
esistenze difficili e coraggiose di italiani e di stranieri, ospiti
e operatori della Casa della carità, la casa di accoglienza
voluta da Carlo Maria Martini e presto diventata faro nella
nebbia per le persone in difficoltà nella metropoli milanese.
(il Saggiatore 2011). I diritti d’autore del libro saranno devoluti interamente alla fondazione Casa della carità ONLUS.
libri
IL VOLO DI ALICE
I nostri pomeriggi erano
un confronto per niente alla pari.
Io con le mie malinconie legate
a disagi impalpabili.
Lui con gli spiccioli contati in tasca.
ZITA D A ZZI
è giornalista de la
Repubblica e autrice di libri per bambini. Vive
e lavora a Milano. È madre di quattro figli;
questo racconto è ispirato a una storia vera.
Il volo di Alice
IL VOLO
DI ALICE
Quando l’amore viene
da lontano
www.rizzoli.eu
Rizzoli
€ 11,50
Il racconto della giornalista de la Repubblica, Zita Dazzi,
è ispirato a una storia vera e descrive la vita di due quindicenni, Alice e Jaime, iscritti a un liceo classico milanese.
Lei vive in centro, in una bella casa, con una madre intellettuale e poco presente. Anche a lui è mancato l’amore della
madre per tanti anni, ma dopo che la mamma ha ottenuto il
permesso di soggiorno la famiglia si è potuta ricongiungere.
I due ragazzi si innamorano, nessuno sembra disposto ad
accettarlo, ma la storia è più forte di ostacoli e pregiudizi.
(Rizzoli 2011).
quindicenni iscritti a un liceo classico milanese,
non potrebbero essere più diverse. Alice vive
in centro, in una bella casa con una madre
intellettuale e troppo concentrata su se stessa per
costruire un rapporto d’amore con la figlia.
A Jaime l’amore di sua madre è mancato per tanti
anni, ma ora che lei ha un permesso di soggiorno
e un lavoro, ha potuto raggiungerla nel quartiere
di periferia dove condividono un minuscolo
appartamento.
Quando Alice e Jaime si innamorano, nessuno
sembra disposto ad accettarlo. Ma la loro storia è
più forte degli ostacoli, più tenace dei pregiudizi.
Una storia di sentimenti e di integrazione, una
coraggiosa battaglia quotidiana fondata sul valore
del dialogo e del confronto.
libri
Sofferenze urbana, diritti e buongoverno
incontri
15/04/2011
Due giorni di seminario all’università
Bicocca con il servizio “diritti e rovesci”
della Casa della carità e l’associazione
Avvocati per niente per costituire un laboratorio di ricerca interdisciplinare, che
calcoli i costi economici e sociali delle
politiche securitarie.
La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del
Senato e la fondazione Casa della carità
hanno presentato il Rapporto conclusivo
dell’indagine sulla condizione di Rom,
Sinti e Caminanti in Italia. Sono intervenuti il senatore Pietro Marcenaro e il
giornalista Gad Lerner.
I costi della paura
e della sicurezza
Rapporto del Senato sulla
condizione dei rom
05/04/2011
Poesia è rifare il mondo
Le Cinque giornate
del sociale
Era dedicata all’universo giovanile, in
particolare al disagio minorile nelle
periferie, la prima delle Cinque giornate
del sociale, organizzate dalla Triennale in
collaborazione con Identità Plurali e Una
casa anche per te. Tra gli altri è intervenuto il filosofo e psicanalista di fama
internazionale Miguel Benasayag.
Rassegna su padre David Maria Turoldo
e il suo rapporto con Milano attraverso
poesie, testimonianze, video, musica e
teatro proposta dalla Casa della carità e
dall’associazione Corsia dei servi.
03/03/2011
On line il portale Bibliorete
LE VITE DI ALICE E JAIME,
ZITA D A ZZI
In copertina:
fotografia di © Getty Images
progetto grafico di Erica Heitman-Ford per Mucca Design
ISBN 978-88-17-04710-4
13-14/05/2011
4-10-17-31/05/2011
CYAN MAGENTA GIALLO NERO
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notizie Casa della carità
Il primo Forum scientifico internazionale del Souq-Centro
studi sofferenza urbana della Casa della carità, si tiene al
Conservatorio di Milano, dal 23 al 25 maggio. Numerosi e
prestigiosi i relatori che intervengono, a cominciare da Laura
Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni
unite per i rifugiati. Sono presenti anche numerosi docenti e
studiosi provenienti da vari paesi, tra cui India, Sud Africa,
Brasilie, Marocco e Giapppone. Nei tre giorni del Forum
vengono affrontati vari temi, dalla marginalità giovanile a
quella psicosociale fino ai problemi legati all’immigrazione. Il
programma su: www.souqonline.it
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20/04/2011
Firmato accordo internazionale sulla salute mentale
La Casa della carità, attraverso il Centro
studi-Souq, ha siglato un accordo con
la Conferenza permanente per la salute
mentale nel mondo “Franco Basaglia”. I
due enti si impegnano a promuovere azioni comuni, tra cui una rete di servizi di
tipo comunitario a favore dell’inclusione
sociale dei sofferenti di disagio psichico.
La Biblioteca del confine della Casa della
carità è tra i fondatori di Bibliorete
(www.bibliorete.org), un nuovo punto
di raccolta testi e documentazione sul
sociale, con un catalogo online gratuito di
160mila titoli e 500 periodici.
14/02/2011
Romano Prodi e le parole
nuove per la politica
17/04/2011
Ecco SpaZzi aperti
SpaZzi aperti è un luogo di incontri che
ospiterà, da aprile a ottobre, decine di
eventi, spettacoli, concerti, rassegne
culturali. Si trova a Pioltello, nel suggestivo scenario del parco della Besozza,
in località Malaspina, ed è gestito da
Identità Plurali, in collaborazione con Mr
Katering.
Romano Prodi ha presentato all’Umanitaria di Milano, con Giovanni Bianchi e
Massimo Toschi, il volume “Parole nuove
per la politica” (Il Saggiatore 2011), testo
a cura di don Virginio Colmegna e Maria
Grazia Guida.
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