auxologia e attivita` sportiva: problematiche generali
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auxologia e attivita` sportiva: problematiche generali
ANDREA BENSO ATTIVITÀ SPORTIVA E FENOMENI ACCRESCITIVI NEL PERIODO DELLO SVILUPPO INDICE Introduzione ……………………………………………………… Pag. 3 Auxologia quale scienza dei fenomeni accrescitivi ……... Pag. 5 Crescita e sport ………………………………………………… Pag. 10 Conclusioni ……………………………………………………… Pag. 16 Alcuni consigli pratici …………………………………………. Pag. 17 Bibliografia essenziale ………………………………………… Pag. 17 2 ATTIVITÀ SPORTIVA E FENOMENI ACCRESCITIVI NEL PERIODO DELLO SVILUPPO. Introduzione. Lo sport è l'insieme delle attività fisiche e mentali che concorrono al miglioramento e al mantenimento di una buona condizione psico-fisica dell'intero organismo. La diffusione della pratica sportiva nel mondo contemporaneo è il segno evidente dell'importanza che lo sport ha assunto da un punto di vista sociale, economico e politico. L’auxologia è un settore della biologia e della medicina che ha per oggetto lo studio dei fenomeni, dei fattori e delle leggi alla base dei processi di crescita e maturazione somatica dell’essere umano. La crescita è ben lontana dall’essere un semplice processo che consiste nel diventare più alti e più grossi, ma comporta, invece, un complesso e articolato cambiamento delle proporzioni del corpo, la maturazione delle funzioni dei diversi apparati e la modificazione della composizione dei vari tessuti. Le attività fisiche e sportive in età infantile-adolescenziale rappresentano generalmente un fattore favorevole per uno sviluppo armonico dell’organismo e per il potenziamento di molte funzioni. L’esercizio fisico incrementa infatti la massa magra e riduce la massa adiposa, è importante per il metabolismo osseo, favorisce la crescita dei muscoli e induce una maggiore ossigenazione dei tessuti. D’altra parte, un’attività sportiva troppo intensa può anche avere ripercussioni negative sul processo accrescitivo e di maturazione (ad esempio può ritardare il menarca, cioè, nelle femmine, la prima mestruazione) e può aumentare il rischio di infortuni. E’ dunque assai importante che il bambino e l’adolescente che vengono avviati allo sport siano sempre valutati nel loro insieme, sotto ogni profilo, tenendo conto, oltre che del modello di crescita, anche dell’attitudine e della predisposizione individuale, nonché del livello di maturazione psicologica e sociale. A tal fine, quindi, è opportuno che tutti gli attori coinvolti nei programmi di allenamento sportivo (allenatori, genitori e la comunità medico-sportiva) abbiano familiarità con i principi di base dei processi accrescitivi e di sviluppo maturativo biologico, al fine di ottimizzare il rapporto rischi/benefici, essendo a conoscenza dei potenziali benefici e dei potenziali rischi, e svolgendo anche un’azione di ponderata supervisione sulle attività sportive di bambini e adolescenti. Al fine di valutare la potenziale influenza dell’allenamento sulla crescita e sul processo maturativo, è inoltre importante considerare la natura di selezione o di esclusione 3 caratteristica di molti sport, nonché le caratteristiche di crescita e maturazione dei giovani atleti nei diversi settori sportivi. Infatti, per esempio, è comune la tendenza a favorire l’accesso a molte pratiche sportive dell’adolescente con alta statura e maturazione precoce e a escludere a priori i ragazzi aventi un ritardo puberale, una bassa statura (salvo alcuni sport come ad esempio la ginnastica artistica) e una adiposità in eccesso. Nel presente articolo verranno considerate in modo sintetico le problematiche generali riguardanti la relazione fra auxologia e sport. 4 Auxologia quale scienza dei fenomeni accrescitivi. L’auxologia, dal greco άυχειν (crescere), è la scienza che studia la crescita e lo sviluppo dell’organismo, dalla fecondazione alla maturità. In particolare, rappresenta quel settore, fortemente interdisciplinare, che coinvolge biologia e medicina che ha per oggetto lo studio dei fenomeni, dei fattori e delle leggi dell’accrescimento del bambino nel suo processo evolutivo. Esso rappresenta un fenomeno straordinariamente affascinante, ma estremamente complesso. Nel neonato, per esempio, la testa rappresenta circa 1/4 della lunghezza totale; nell’adulto circa 1/7. Nel neonato buona parte del tessuto muscolare è ancora costituito da acqua, nel bambino di 3 anni le cellule muscolari sono stipate di proteine contrattili. Tessuti diversi (muscoli, nervi, fegato) maturano con velocità differenti e la crescita del bambino è il risultato di una serie estremamente complessa di cambiamenti. La rilevanza, anche sociale, dell’auxologia è andata crescendo a partire dal ‘700, affermandosi sempre più il concetto che una migliore crescita infantile rappresenta un indice importante delle condizioni generali di salute di una popolazione. Parallelamente, l’interesse per le modalità con cui il bambino cresce, fisicamente e psichicamente, è andato diffondendosi progressivamente nelle comunità dei medici e degli psicologi e da essi agli insegnanti e agli istruttori sportivi. Da un punto di vista della popolazione generale la crescita e lo sviluppo sono orientati verso maggiori dimensioni corporee e un anticipo maturativo è correlato al miglioramento delle condizioni socio-economiche e, in particolare, nutrizionali, all’urbanizzazione e all’aumento del livello culturale. E’ assai importante ricordare, tuttavia, che non è corretto applicare al singolo individuo le informazioni raccolte sulla popolazione generale, poiché quello che può valere a livello di popolazione e che, a livello generale, dà un’idea precisa dell’andamento di un fenomeno, può non valere a livello individuale. Il fatto, per esempio, che di solito i primogeniti siano più alti dei figli successivi non dice molto su quella che può essere la situazione di una singola famiglia, in cui il secondogenito può benissimo essere più alto del fratello maggiore. La via principale attraverso la quale, e a vari livelli della quale, eredità e ambiente interagiscono nel determinare la crescita e lo sviluppo è un asse neuro-ormonale che per 5 agire presuppone una sufficiente disponibilità di nutrienti e un sufficiente stato di salute e armonia biologica. Non tutto l’organismo, però, cresce con lo stesso andamento; esistono infatti quattro “pattern” accrescitivi principali. La maggior parte delle misure corporee, tuttavia, segue approssimativamente la curva di crescita tipica della statura, caratterizzata da un progressivo e costante incremento, pur con alcune differenze in termini di velocità del fenomeno, principalmente a seconda dell’epoca della vita (infanzia, fanciullezza, adolescenza) e in relazione allo stato di salute (pieno benessere, malattie prolungate, convalescenza). La valutazione auxologica. Per un qualsiasi valore biologico, e nello specifico per le variabili auxologiche (cioè statura, peso, velocità di crescita, etc), grazie ad ampi studi su un elevato numero di soggetti in buona salute, si sono stabiliti, per ciascuna fascia di età, gli standard di riferimento della popolazione normale. Non si tratta quindi di riferimenti rigidi e limitativi, dal momento che esiste un’elevata variabilità inter-individuale, ma l’elaborazione statistica dei dati fornisce un ampio intervallo, all'interno del quale vi è un’elevata probabilità di riscontrare un valore “normale” di quella variabile. Al contrario, un valore al di sopra o al di sotto dei limiti del range di normalità avrà un’elevata probabilità di essere patologico, in eccesso o in difetto. In termini statistici, questo tipo di interpretazione dei dati, ottenuti dagli studi su popolazioni, si esprime con i “percentili”, relativi a ciascuna variabile, che ne riportano la distribuzione all'interno della popolazione. Così l'intervallo dei valori compresi tra il 3° ed il 97° percentile fornisce, sempre in termini probabilistici, il range di normalità; tra questi due estremi il 50° rappresenta il valore mediano che separa il 50% dei soggetti con valore più alto dal 50% dei soggetti con valore più basso. Se pensiamo alla crescita come a una forma di movimento, analoga per esempio al viaggio di un treno, la statura raggiunta a età successive equivale alla distanza percorsa dal treno e in tal caso si adottano come riferimento le cosiddette carte staturali di distanza. La velocità con cui il treno si muove equivale invece alla velocità di crescita, che esprime gli incrementi della statura da un’età alla successiva e la cui normalità è valutata sulle carte staturali di velocità. Pertanto, la velocità di crescita sovente riflette meglio la 6 situazione del bambino in un particolare momento rispetto alla distanza percorsa, che dipende in larga misura da quanto il bambino è cresciuto nel corso degli anni precedenti. Come già accennato, la crescita è di solito un processo molto regolare, ma i ritmi di crescita nelle diverse fasi della vita non sono sempre uguali: nei primi due anni si registra un primo rapido incremento (basti pensare che il bambino a 12 mesi ha un peso di ben tre volte superiore a quello che aveva alla nascita), a cui segue un periodo di crescita più lenta fino alla pubertà, quando si assiste poi ad una forte ripresa detta "scatto puberale". In seguito, la velocità di crescita nuovamente rallenta fino ad arrestarsi nella femmina intorno ai 16-17 anni e nel maschio intorno ai 19-20 anni. Soprattutto dopo il 2° anno, la crescita del bambino può assumere un andamento non costante, ma a "singhiozzo", "a gradino", per cui pause si alternano a rapidi aumenti. Molti fattori possono ridurre l'appetito e rallentare temporaneamente la crescita, ad esempio le comuni malattie dei bambini, il caldo, un inserimento difficile alla scuola materna o l’eventuale stress psicologico ed emotivo derivante da una pratica sportiva agonistica; in questi casi, appena il problema si risolve, segue una fase di "recupero". Questa è la ragione per la quale, oltre una certa età, il bambino va misurato, di norma, solo una volta all'anno, perché misurazioni troppo ravvicinate possono dare l'impressione che non cresca regolarmente. Variabili dimensionali e maturative. La misura delle diverse variabili deve essere rilevata con strumenti precisi, la cui taratura va di tanto in tanto controllata, e con tecnica standard accettata in sede internazionale. Anche quando si tratta di misure facilmente rilevabili, non sono rari gli errori; in antropometria si devono tenere presenti tre fonti di errori: lo strumento, l’osservatore e il soggetto. La statura indica la misura che intercorre in senso verticale tra la sommità del capo e la pianta dei piedi di una persona. Per quanto riguarda lo sport praticato da soggetti adulti, determinante nella pratica di alcune discipline come: la statura assume un ruolo pallacanestro e pallavolo. I giocatori più bassi di una squadra misurano raramente meno di 185 cm, mentre diversi atleti superano i 210 cm o anche oltre. Esistono inoltre un certo numero di sport di squadra nei quali un'alta statura è considerata un vantaggio notevole o è richiesta in alcuni ruoli 7 specifici, per esempio, pallamano, rugby, football americano, hockey su ghiaccio. Anche nel calcio, negli ultimi decenni, si è assistito ad un aumento consistente della statura media dei giocatori, superiore all'aumento della statura media della popolazione. D’altra parte, vi sono numerosi sport nei quali è considerato un vantaggio notevole una statura inferiore alla media, ad esempio nella ginnastica artistica, nei tuffi, nell’ippica e negli sport motoristici. Il peso corporeo è principalmente determinato dalla massa adiposa e da quella muscolare e ossea (massa magra). La sua valutazione permette di quantificare in termini generali lo stato nutrizionale di un bambino. Per la valutazione di un eventuale sovrappeso, si utilizza, nella pratica clinica, il peso ideale, cioè il peso corrispondente al 50° centile per l'età staturale. In pratica, si rileva l'età per cui la statura attuale del bambino corrisponde al 50° percentile, si rileva il valore del peso corrispondente al 50° percentile per quell'età e si ottiene così il peso ideale. Sia l'eccesso che il difetto ponderale vengono calcolati come variazioni percentuali rispetto al peso ideale. L’indice di massa corporea (IMC o body mass index – BMI – in inglese) è un indice biometrico, espresso come rapporto tra massa e statura di un individuo [peso in kg/statura (m)2], utilizzato come indicatore dello stato di peso forma. Tuttavia, benché l’IMC sia uno dei metodi più accettati a livello scientifico e dia un’informazione più completa del solo peso corporeo, rappresenta solo una stima assai grossolana della reale composizione corporea di un individuo, non distinguendo fra massa magra (metabolicamente favorevole) e massa grassa (metabolicamente sfavorevole). Pertanto, in particolare in ambito sportivo, tale equazione matematica non è affidabile indicatore dello stato di peso forma, soprattutto per gli atleti più “muscolosi”, come i bodybuilder, i giocatori di football americano e molti atleti degli sport orientati alla potenza. E’ pur vero comunque che, quantomeno nella popolazione generale, con il crescere dell’IMC, cresce anche il rischio di malattie cardiometaboliche. Il peso e, soprattutto, la statura di un bambino sano dipendono fondamentalmente dalle caratteristiche genetiche ereditate dai genitori e dalle condizioni di vita (ambientali, igieniche, affettive). Un bambino raggiunge il massimo valore di altezza previsto dal suo patrimonio genetico solo se viene alimentato in modo equilibrato e corretto e se ha la 8 possibilità di vivere una vita sufficientemente sana e ricca di affetti ed attenzioni; situazioni esterne sfavorevoli (un'alimentazione particolarmente povera, una condizione di trascuratezza o di abbandono) possono invece impedire che raggiunga la statura a cui geneticamente è destinato. Al fine di valutare il grado di maturazione biologica di un individuo, tuttavia, la statura non è una misura adeguata poiché diversi soggetti raggiungono stature definitive differenti. Vi è dunque bisogno di una misura dell’epoca dello sviluppo che sia in grado di indicare più fedelmente dell’età anagrafica il cammino percorso da un certo individuo lungo la strada verso la sua completa maturità. La misura generalmente più utilizzata deriva dall’osservazione mediante radiografia dei successivi stadi di ossificazione dello scheletro (per convenzione si usano quelli di mano e polso sinistri). Questa misura, chiamata età ossea, indica appunto il grado di maturazione scheletrica e rappresenta un importante indicatore di maturazione biologica a tutte le età. Quindi se un bambino ha un'età ossea corrispondente a quella anagrafica la sua maturazione scheletrica risulta nella norma; se invece l'età ossea è inferiore o superiore a quella anagrafica il grado di maturazione scheletrica sarà, rispettivamente, in ritardo o in anticipo. Un altro indicatore del grado di maturazione biologica è costituito dall’epoca di inizio della pubertà, fase della vita in cui si verifica una rapida accelerazione della crescita e una modificazione dei caratteri sessuali secondari, con il passaggio da assetto prepubere alla piena maturità nell’arco di pochi anni. Tuttavia, tali eventi hanno esordio e durata incostanti, con relativa indipendenza l’uno dall’altro, in funzione principalmente di fattori ereditari e di numerose influenze ambientali (stato nutrizionale e di salute generale, condizioni geografiche e climatiche, etc). Pertanto, maschi di 14 anni o femmine di 12 anni perfettamente “normali” possono essere, a prescindere dall’età, in fase prepuberale, a metà della pubertà oppure averla già completata. Queste differenze nella velocità di maturazione, presenti in realtà a tutte le età, diventano più evidenti durante l’adolescenza. 9 Crescita e sport. Nonostante da quando è stato scritto il trattato classico della Thompson “On Growth and Form”, settanta anni fa, il quale enuncia: “ Una condizione di affaticamento, il risultato di stress, è uno stimolo diretto per la crescita stessa. Questo è nientemeno che uno dei punti cardinali della biologia teoretica. Le suole dei nostri scarponi si rovinano, mentre le suole dei nostri piedi crescono più forti più noi ci camminiamo sopra: quindi, sembrerebbe dire che le cellule vitali sono stimolate dalla “pressione”, o da ciò che chiamiamo esercizio, per crescere e moltiplicarsi”, le conoscenze relative agli effetti dell’esercizio fisico sulla crescita del bambino siano aumentate rapidamente negli anni recenti, esistono ancora molti punti oscuri. Coloro che si occupano di auxologia e di medicina dello sport manifestano, talora, la loro perplessità quando esaminano i risultati di studi che mirano a valutare gli effetti esercitati da un’attività fisica regolare sull’accrescimento somatico e sulla maturazione biologica, particolarmente nel periodo adolescenziale. Le conclusioni che si possono trarre da tali studi sono rese spesso incerte da vizi di metodo che riguardano, sia la pianificazione della ricerca, sia l’analisi e l’interpretazioni dei risultati. Tuttavia, l’ostacolo maggiore ad una corretta pianificazione è costituito da fattori di confondimento propri di questo genere di studi. Infatti, come osserva Malina, uno dei più esperti conoscitori del settore, in una rassegna sull’argomento, proprio quelle caratteristiche fisiologiche e antropometriche, che si suppongono modificabili o migliorabili dall’attività fisica, influenzano a loro volta l’attitudine dell’adolescente allo sport e determinano in parte la prosecuzione dell’attività atletica. Questo implica che le diversità che emergono dal confronto tra atleti e non atleti o tra atleti che praticano differenti discipline, possono essere piuttosto effetto di una selezione a priori, anziché il risultato di differenze di allenamento. E’ comunque generalmente condiviso che, in ogni tipo di attività, l’esercizio fisico favorisca la crescita della massa muscolare (massa magra) e riduca la massa adiposa, e che sia importante per la composizione ossea e induca una maggiore ossigenazione dei tessuti. Nell'avviare i soggetti in età evolutiva alla pratica di una qualsiasi attività motoria, è indispensabile che i programmi di allenamento rispettino le caratteristiche morfologiche e funzionali dei piccoli sportivi interessati. In generale, tali programmi dovranno, in maniera preponderante, essere dedicati al miglioramento di tutte le qualità fisiche del soggetto, dando però maggior spazio all'apprendimento delle tecniche sportive ed al 10 perfezionamento delle qualità fisiche piuttosto che ad elevati carichi di lavoro. Si tratta pertanto di migliorare in particolare la destrezza, la rapidità di esecuzione, la mobilità articolare e, in dose giusta, le doti di resistenza organica; le qualità relative alla forza muscolare (forza massimale, forza resistente ed esplosiva) possono invece essere potenziate più in là nel tempo, a sviluppo puberale avvenuto. Requisito fondamentale in età giovanile è la "multilateralità" del programma di allenamento, il cui scopo principale deve essere sempre quello di ottenere un miglioramento globale di tutte le qualità fisiche così da consentire al ragazzo una maggiore duttilità e la possibilità, nel tempo, di margini di miglioramento più ampi. L'esercizio fisico deve essere organizzato e strutturato come "allenamento sportivo" attraverso il quale i ragazzi possano apprendere una elevata quantità di movimenti. Qualunque sport pratichi, è dunque preferibile che il ragazzo sportivo non svolga un'attività di allenamento "unilaterale" intesa a incrementare una sola qualità fisica. Infatti, un programma di attività fisica "unilaterale e standardizzato" ha come obbiettivo quello di allenare e sviluppare prevalentemente la qualità fisica principale della disciplina sportiva praticata. A tale fine vengono adottati programmi di allenamento che utilizzano pochi e ripetitivi gesti, col rischio quasi inevitabile, di rallentare o ancor peggio, di bloccare i processi di apprendimento motorio del bambino. Al contrario, un allenamento "multilaterale" favorisce nel ragazzo lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle qualità psicofisiche allenabili in quanto utilizza esercitazioni varie, alternate e polivalenti. Pertanto la multilateralità del processo di allenamento deve essere il principio guida dell'allenamento in età giovanile. Nel giovane sportivo anche i carichi di allenamento andranno distribuiti in maniera equa tra le numerose qualità fisiche, valorizzando sempre più, nel tempo, quelle specifiche per la disciplina praticata. La risposta adattativa a questi stimoli consentirà un miglioramento dell'efficienza fisica globale, e quindi una più idonea capacità a compiere lavori muscolari sia generali che specifici. In un corretto programma di allenamento il bambino, qualunque sia lo sport prescelto, passa attraverso una lunga fase di allenamento generale e solo in seguito viene avviato all'apprendimento dei gesti sportivi specifici della disciplina prescelta. I metodi di lavoro non devono mai tralasciare la caratteristica di risultare interessanti e piacevoli; solo così l'allenamento sportivo può diventare "gioco organizzato". Tuttavia, è sempre difficile generalizzare concetti relativi all'età di avviamento alla pratica 11 dello sport, alla specializzazione sportiva e soprattutto alla partecipazione alle competizioni. Spesso, infatti, all'età anagrafica non corrisponde un'età biologica-maturativa concordante e proporzionata. Infatti, come constatato comunemente nel calcio, spesso si preferisce scegliere giocatori con maturazione precoce, rispetto a giocatori in ritardo maturativo rischiando di escludere giocatori con un futuro magari promettente. All'esperienza e alla sensibilità dell'istruttore è affidato il criterio di scelta per l'attuazione di programmi di allenamento gradualmente più impegnativi, sempre nel rispetto delle caratteristiche psicofisiche individuali e del grado di maturazione biologica del soggetto. Discipline sportive per l’età evolutiva. Per tutto quanto è stato sin qui detto a proposito delle caratteristiche antropometriche e fisiologiche dei soggetti in età evolutiva, delle particolarità delle varie qualità fisiche e della loro evoluzione nel tempo, nonché delle peculiarità dei gesti tecnici e dei regolamenti delle varie discipline sportive, può essere preferibile che i ragazzi in età tra i 6 e i 14 anni, senza differenza di sesso, siano indirizzati, in particolare, agli sport di destrezza e di squadra. Tra gli sport di destrezza, la ginnastica ricopre certamente un ruolo fondamentale, sia come attività motoria di base e propedeutica per tutte le discipline sportive, sia come attività sportiva specifica tra le più complete e armoniche. Infatti, la ginnastica impegna qualità fisiche spontaneamente ben sviluppate nei giovanissimi e, inoltre, è in grado di favorire un’educazione motoria che rappresenterà, nel tempo, un insostituibile e prezioso patrimonio di esperienze destinate a durare nel tempo. Per lungo tempo si è dibattuta, in ambito medico, l'opportunità di avviare i giovanissimi verso la pratica di discipline sportive cosiddette ad impegno monolaterale, scherma e tennis in particolare. In realtà questa controversia non trova obiettive giustificazioni, in quanto, se i programmi di allenamento, anche per queste discipline, vengono realizzati nei tempi opportuni e nei modi corretti, essi non possono arrecare alcun danno alle strutture del bambino, ma al contrario ne favoriscono lo sviluppo armonico, consentendone la più completa espressione dei requisiti eredo-costituzionali. Un particolare tipo di destrezza motoria è quello che si realizza in acqua, legato all'acquisizione delle tecniche di galleggiamento e di avanzamento dei vari stili di nuoto. Il nuoto quindi può essere indicato come sport di iniziazione in quanto consentirà al bambino di imparare a muoversi in un ambiente naturale e a lui potenzialmente congeniale. La muscolatura generale sarà impegnata senza il carico del proprio peso corporeo, ma al contempo consentirà un adeguato e buon sviluppo delle funzioni cardio-respiratorie. 12 Relativamente agli sport di squadra, questi hanno il vantaggio di essere fondamentalmente dei giochi, praticati sportivamente e quindi con necessità di sviluppare tutte le doti atletiche, ma in grado di conservare l'aspetto più affascinante della pratica sportiva, l'aspetto "ludico", cioè il piacere di correre e di interagire con i coetanei, divertendosi, fino all'esaltazione che si raggiunge nel momento di segnare una rete o un canestro o una meta. In tutti i giochi sportivi si corre, si salta, si nuota, insomma si sollecitano non solo le strutture muscolo-scheletriche, ma anche e soprattutto i grandi apparati, cioè l'apparato cardiocircolatorio e quello respiratorio, che devono garantire il rifornimento energetico richiesto dallo specifico lavoro muscolare. La possibilità che i contrasti dei giocatori, per impossessarsi della palla o comunque dell'attrezzo, possano generare traumi, rappresenta un evento non frequente e in ogni caso non tale da rappresentare una controindicazione reale alla pratica di questi sport. Crescita, stato maturativo e sviluppo puberale dei giovani atleti. Il numero dei partecipanti a sport organizzati aumenta durante l’infanzia ma, successivamente, diminuisce durante il passaggio all’adolescenza, vale a dire all’incirca intorno ai 12-13 anni di età, sebbene l’età in cui si osserva una riduzione della partecipazione vari in base allo sport specifico. La distribuzione dei partecipanti ha la forma di una piramide ad ampia base, che diminuisce con l’adolescenza, quando la richiesta di molti sport diviene più specializzata, gli sport diventano più selettivi e gli interessi dei giovani cambiano. Gli atleti di entrambi i sessi nella maggior parte delle discipline sportive presentano, in media, una statura e un peso che sono uguali o al di sopra del limite di riferimento medio per la popolazione generale di bambini e adolescenti. I ginnasti e i pattinatori di entrambi i sessi presentano, in media, una statura più bassa, ma un peso appropriato per la statura. Le ragazze corritrici che si dedicano alla corsa di fondo tendono a presentare un basso peso per la statura. L’allenamento sportivo intenso non sembra avere effetti negativi sui processi accrescitivi e maturativi. Infatti, in bambini e adolescenti adeguatamente nutriti, la crescita staturale e la maturazione biologica risultano sostanzialmente nella norma e dunque fondamentalmente condizionate dalla componente genetica. Il regolare allenamento sportivo ha altresì la 13 potenzialità di influenzare positivamente la composizione corporea, migliorando il grado di mineralizzazione ossea e la muscolatura scheletrica e riducendo la massa grassa. Le risposte funzionali a specifici programmi di allenamento (abilità, forza, capacità aerobica e anaerobica) sovente si accompagnano a modificazioni legate al normale processo accrescitivo e di maturazione. Pertanto, risulta assai difficile distinguere gli effetti dell’allenamento rispetto a quelli che fisiologicamente accompagnano la crescita e la maturazione biologica. Nei giovani atleti che presentano problemi relativi alla crescita o allo sviluppo, il cui numero è peraltro generalmente esiguo, altri fattori rispetto all’allenamento fisico devono essere presi attentamente in considerazione. La causa della bassa statura, nella maggior parte dei casi, è di origine familiare. La bassa statura può inoltre essere correlata a un ritardo maturativo, che parimenti può essere una caratteristica familiare. In alcune discipline sportive, la crescita dei giovani atleti può essere compromessa da un inadeguato stato nutrizionale e, talvolta, da un disturbo del comportamento alimentare. Come già accennato, l’attività fisica può anche interferire sulla crescita e sullo sviluppo puberale in modo negativo. Dal confronto delle esperienze presenti in letteratura, emerge chiaramente che una grande importanza va attribuita all’intensità dell’esercizio fisico, dal momento che è stato chiaramente dimostrato come un esercizio fisico strenuo, prolungato e ripetuto nel tempo provochi più conseguenze sul piano auxologico di un esercizio meno impegnativo e di minore durata. Oltre all’intensità, alle caratteristiche e all’epoca d’inizio dell’esercizio fisico, anche uno stato nutrizionale insoddisfacente, spesso riscontrato nei giovani atleti, può influire sullo sviluppo puberale; infine non è da sottovalutare il ruolo giocato dallo stress psicologico ed emotivo legato alla lunga durata, alla pratica sportiva agonistica, alla competizione, al mantenimento di un basso peso corporeo, alla scarsità delle relazioni interpersonali e alle continue pressioni degli allenatori. Generalmente, la maturazione biologica degli atleti maschi tende a essere nella media oppure precoce (in anticipo). Unica eccezione è rappresentata dai ginnasti che mostrano una maturazione scheletrica ritardata. In alcuni sport, uno stato maturativo precoce è più evidente nell’adolescenza, come per esempio si osserva fra i giovani calciatori di età compresa fra 13 e 16 anni, i quali assai 14 raramente presentano uno stato maturativo ritardato (età scheletrica in ritardo rispetto all’età anagrafica). Pertanto, con l’avanzare dell’età anagrafica e presumibilmente dell’esperienza, i ragazzi con uno stato maturativo avanzato sono più comunemente presenti fra i giocatori di calcio adolescenti . Tale fatto potrebbe riflettere diversi criteri di selezione o di esclusione (personali, legati all’allenatore o al sistema sportivo o una combinazione di essi), un diverso grado di successo fra i ragazzi che maturano precocemente , la modificazione della natura del gioco (è infatti permesso un maggior contatto fisico in gruppi di età più avanzata con un vantaggio per i ragazzi più grossi, più forti e più maturi) o una qualche combinazione di questi fattori. La gran parte del dibattito scientifico relativo alla maturazione biologica delle atlete di sesso femminile è focalizzato sull’età al menarca, che rappresenta un evento tardivo durante lo scatto di crescita adolescenziale e la pubertà. L’età media al menarca varia fra i 12.5 e i 13.5 anni di età, a seconda delle popolazioni di ragazze considerate, ma il range di età in cui il menarca può fisiologicamente presentarsi è compreso fra i 9 e i 17 anni di età. La gran parte delle atlete adolescenti presenta un’età media al menarca compresa nel range di normalità. Solo alcuni campioni di ginnaste e di ballerine classiche presenta un’età al menarca oltre i 15 anni di età; infatti, entrambe queste discipline hanno criteri di selezione assai rigorosi, che tendono a favorire le ragazze che maturano tardivamente. 15 Conclusioni. Si suppone generalmente che l’attività fisica regolare, incluso l’allenamento per uno sport specifico, rappresenti un importante contributo ai normali processi di crescita e maturazione. Tuttavia, quanta attività fisica sia necessaria per ottenere questo obiettivo non è noto. Inoltre, alcuni hanno suggerito che l’allenamento sportivo abbia un’influenza positiva su tali processi, altri, invece, ne hanno ipotizzato un potenziale effetto negativo. Al fine di valutare la potenziale influenza dell’allenamento sulla crescita e sul processo maturativo, è importante anche considerare il potenziale di selezione o di esclusione di molti sport, nonché le caratteristiche di crescita e maturazione dei giovani atleti impegnati nei diversi sport. Infatti, alcuni sport selezionano o escludono i giovani sulla base delle dimensioni corporee durante l’infanzia. In altri sport, invece, il ruolo delle dimensioni corporee ricopre maggiore importanza più tardi, nel periodo infantile e durante il passaggio nella fase adolescenziale. In tale periodo, le dimensioni corporee sono strettamente correlate allo stato di maturità biologica. Pertanto, il coinvolgimento nella pratica sportiva di bambini e di adolescenti ha la potenzialità di fornire esperienze e risultati sia positivi sia negativi. Il confine fra benefici e rischi può essere alquanto sottile ed è quindi importante che il rapporto rischi/benefici per il bambino e l’adolescente che pratica sport sia ottimizzato. In tale ottica è quantomai opportuno che gli allenatori, i genitori e gli specialisti in medicina dello sport siano a conoscenza dei potenziali benefici e dei potenziali rischi, svolgendo anche un’azione di ponderata supervisione sulle esperienze sportive di bambini e adolescenti. 16 Alcuni consigli pratici. - Avviare i bambini alle pratiche sportive fin dalla fanciullezza. Enfatizzare sempre gli aspetti ludici dello sport, soprattutto negli atleti più giovani.- Adattare tipo e intensità della pratica sportiva al grado di maturazione e di sviluppo del bambino / adolescente.Nel contesto dell’identificazione e nello sviluppo di soggetti “capaci”, gli allenatori, in particolare, devono essere avvertiti delle caratteristiche fisiologiche del periodo puberale e sapere che cambiamenti nella crescita e nella performance fisica in questa fase della vita sono marcatamente individualizzate. - Attenzione pertanto, in particolare in alcune discipline sportive come il calcio, a non escludere sistematicamente a priori i ragazzi che tendono a maturare tardivamente, ma pur sempre nell’ambito dei criteri di normalità. Bibliografia essenziale. Tanner JM. Dal feto all’uomo. Auxologia: la crescita fisica dal concepimento alla maturità, AS Macor editori, Udine, 1991 Malina RM, Bouchard C, Bar-Or O. Growth, Maturation and Physical Activity, 2nd ed., Human Kinetics, Champaign, IL, 2004. Malina RM, Growth and maturity status of children and adolescents in organized sports, In: Physiological and Pathological Auxology, Eds. Nicoletti I, Benso L, Gilli G, Edizioni Centro Studi Auxologici, Firenze, 2004. Thompson D. W. On growth and form, Dover edition, 1996 17