Londra, i dieci anni di Tony Blair imminente l`annuncio delle dimissioni
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Londra, i dieci anni di Tony Blair imminente l`annuncio delle dimissioni
Il 1 maggio 1997 il leader laburista vinceva le prime elezioni lascia una Gran Bretagna cambiata ma la sua popolarità è ai minimi Londra, i dieci anni di Tony Blair imminente l'annuncio delle dimissioni "La settimana prossima dirò qualcosa sul mio futuro, serve una nuova squadra" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI Tony Blair con la moglie Cherie LONDRA - Dieci anni di Blair. Il primo maggio 1997 Tony Blair vinceva le elezioni, riportando al potere il partito laburista britannico dopo un lunghissimo esilio all'opposizione, diciotto anni passati fuori dal governo tra l'era Thatcher e quella di John Major. Dieci anni dopo, Blair celebra l'anniversario preparando le valige: tra una decina di giorni - i media scommettono sul 10 maggio - il primo ministro annuncerà le dimissioni, mettendo in moto un meccanismo che lo porterà a uscire da Downing street verso la fine di giugno, quando al suo posto vi entrerà Gordon Brown, l'attuale cancelliere dello Scacchiere, ovvero ministro delle Finanze e responsabile massimo dell'economia. "Dirò qualcosa sul mio futuro la settimana prossima", ha dichiarato oggi il premier. "Dieci anni al potere sono tanti e la Gran Bretagna ha bisogno di una nuova squadra. Ho sempre detto che Gordon Brown sarebbe un ottimo primo ministro e continuo a crederlo". Il conto alla rovescia per la sua uscita di scena, insomma, volge al termine. E' un anniversario un po' malinconico per Blair, che si dimette a metà del suo terzo mandato, costretto ad andarsene in anticipo per le polemiche sulla guerra in Iraq che hanno avvelenato i suoi ultimi anni di governo, a cui si sono aggiunti sospetti di corruzione e critiche per un eccesso di "spin", di persuasione occulta e strategia mediatica, che lo hanno fatto talvolta apparire più immagine che sostanza. Alla destra, Blair non piace, perché da lui è stata sconfitta tre volte di seguito alle urne. Ma oggi anche molti britannici di sinistra non lo amano più, e perlomeno hanno perso la fiducia e l'entusiasmo che nutrivano nei suoi confronti. Blair se ne andrà con l'approvazione popolare più bassa, intorno al 34 per cento, dei suoi dieci anni al governo; e un sondaggio pubblicato oggi in prima pagina sull'Independent indica che per il 69 per cento degli interpellati il suo lascito più significativo sarà il sanguinoso conflitto iracheno. L'opinione dei commentatori, tuttavia, è diversa. "La storia sarà più generosa nei suoi confronti", scrive oggi il suo biografo Philip Stephens sul Financial Times. "Tony, puoi essere orgoglioso di quello che hai fatto", comincia l'editoriale del Sun, il più diffuso quotidiano del Regno Unito. "Viviamo oggi in un paese più prospero, più dinamico, più ottimista di dieci anni fa", afferma sul Daily Mirror Alastair Campbell, che è stato a lungo il suo consigliere più stretto. Le cifre lo confermano: l'economia è in ripresa da dieci anni, disoccupazione e tassi d'interesse sono ai livelli più bassi d'Europa, gli investimenti dall'estero ai livelli più alti. Non tutto luccica, il gap tra ricchi e poveri aumenta, i mille uomini e donne più ricchi del regno hanno triplicato le loro ricchezze nei dieci anni di blairismo: ma la Gran Bretagna appare oggi come una terra di opportunità per tutti, aperta all'immigrazione, rafforzata da nuove tecnologie e ricerca scientifica d'eccellenza, all'avanguardia nella ricerca sulle cellule staminali, con la City di Londra che ha superato Wall Street come primo centro finanziario mondiale. Il bilancio di Blair non è fatto solo di soldi: ha ottenuto le Olimpiadi del 2012 per Londra, ha sofferto un attacco terroristico (il 7 luglio 2005) ma ha continuato a creare la società multietnica meglio integrata d'Europa, ha guidato la campagna internazionali per gli aiuti all'Africa e per la lotta al cambiamento climatico. Appena entrato a Downing street, dieci anni fa, fece un party con invitati insoliti: cantanti rock, scrittori, produttori cinematografici. Quella festa fu battezzata "Cool Britannia", Britannia alla moda: ebbene, dieci anni dopo la Gran Bretagna di Tony Blair è ancora alla moda, fa ancora e forse sempre più tendenza. "Sono onorato di avere lavorato con te", gli manda a dire, in un articolo pubblicato dal Sun, il cancelliere Brown, ovvero colui che si appresta a rimpiazzarlo, sotterrando le rivalità e i bisticci della loro relazione, comunque la più lunga alleanza della storia tra un premier e un ministro delle Finanze. Come uomo politico, basterebbe il fatto che ha vinto tre elezioni consecutive e governato dieci lunghi anni per stabilire che ha avuto successo: un'impresa senza precedenti per un laburista in Gran Bretagna. Blair ci è riuscito rinnovando il Labour, cambiandogli nome ("New" Labour) e politica, conquistando voti al centro, tra le classi medie diventate dominanti: e dando, in questo modo, un esempio e un'ispirazione a tutta la sinistra europea. In più ha dimostrato strada facendo eccezionali doti di comunicatore: "Non c'è bisogno di essere d'accordo con tutto quello che ha fatto per ammettere che è stato un 'performer' straordinario, il più abile politico della sua generazione", conclude il suo biografo Stephens. Come segnalò fin dai primi giorni, con il discorso ai funerali di lady Di in cui definì Diana "la principessa del popolo", commuovendo e unificando la nazione. E adesso, ad appena 52 anni, cosa farà questo giovane pensionato? Farà un sacco di soldi. Scriverà uno strapagato libro di memorie, prenderà stipendi colossali per sedere in qualche consiglio d'amministrazione, riceverà 100 mila euro a discorso portando in giro per il mondo la sua capacità di oratore. Abbastanza per pagare il mutuo della casa di cinque piani da cinque milioni di euro in cui andrà a trasferirsi con la moglie Cherie e i loro quattro figli, tra un paio di mesi, a Connaught Square, vicino ad Hyde Park e all'abitazione londinese di Madonna.