la generazione infinita nella narrativa italiana - UvA-DARE
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LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA ANALISI DI SEI ROMANZI SULLA CONTESTAZIONE GIOVANILE DEL ’68 Marcella Mul (5769248) dr. L.N. Pennings (relatore) dr. R.M. de Rooij (correlatore) Universiteit van Amsterdam Facoltà di Scienze Umane Tesi di laurea specialistica in Lingua e Cultura Italiana Luglio, 2013 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA 2 In frontespizio: Gianni Berengo Gardin, Venezia, contestazione a Giuseppe Ungaretti, 1968. Indice Indice .......................................................................................................................................... 3 Premessa ..................................................................................................................................... 5 Introduzione ............................................................................................................................... 7 Capitolo 1 - La percezione contemporanea del Sessantotto ....................................................... 9 1.1 Il Sessantotto nell’arte e nella storiografia ....................................................................... 9 1.2 La narrativa italiana sul Sessantotto e il contesto storico............................................... 13 Capitolo 2 - Il Sessantotto nella narrativa italiana contemporanea: un’analisi di quattro romanzi ..................................................................................................................................... 17 2.1 L’impegno sociale ..................................................................................................... 17 2.2 L’immaturità .............................................................................................................. 20 2.3 Il rapporto problematico uomo-donna ....................................................................... 22 2.4 Il conflitto generazionale ........................................................................................... 24 2.5 Il movimento studentesco e la violenza ..................................................................... 26 Capitolo 3 - L’immaturità in Due di Due e in Archeologia del presente ................................. 31 3.1 Due di Due di Andrea De Carlo ................................................................................ 32 3.1.1. Il comportamento irresponsabile ........................................................................ 32 3.1.2. L’incertezza ........................................................................................................ 34 3.1.3. La solitudine ....................................................................................................... 36 3.1.4. Il rapporto con le donne ..................................................................................... 37 3.2 Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli ........................................................... 38 3.2.1. Il comportamento irresponsabile ........................................................................ 39 3.2.2. L’incertezza ........................................................................................................ 42 3.2.3. La solitudine ....................................................................................................... 43 3.2.4. Il rapporto con le donne ..................................................................................... 44 3.3 Chi è il vero Peter Pan? .................................................................................................. 44 Conclusione .............................................................................................................................. 47 Bibliografia............................................................................................................................... 51 3 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA 4 Premessa Il primo ringraziamento va ai docenti del Dipartimento di Lingua e Cultura Italiana dell’Università di Amsterdam. Ringrazio in particolare Linda Pennings e Ronald de Rooij, per i loro consigli e per avermi sempre inspirato e incoraggiato. Durante la stesura della tesi ho avuto il privilegio di trascorrere un mese presso il Reale Istituto Neerlandese a Roma (KNIR). Grazie al KNIR, ho potuto consultare le collezioni delle biblioteche e librerie romane e ottimizzare la ricerca delle fonti. Vorrei inoltre ringraziare Carla Mosca della Casa della Memoria e della Storia, Francesca Socrate dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, Monica Jansen dell’Università di Utrecht e Umberto Pelosi per i loro suggerimenti e per il loro entusiastico sostegno. Un grazie va ai miei amici, in particolare Joppe e Matthijs, e ai miei genitori che mi hanno sempre sopportato e supportato durante la stesura della tesi, anche nei momenti in cui io sono stata insopportabile. Marcella Mul 5 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA 6 Introduzione La mia generazione ha visto le strade, le piazze gremite di gente appassionata sicura di ridare un senso alla propria vita ma ormai son tutte cose del secolo scorso la mia generazione ha perso. (Da: La razza in estinzione, Giorgio Gaber, 2001) Il Sessantotto è l’anno del movimento studentesco e della contestazione giovanile. In tutto il mondo studenti occupano le università, dall’Università di Berkeley in California alla Maagdenhuis dell’Università di Amsterdam, per opporsi alle istituzioni che dovrebbero sorvegliare la qualità del sistema educativo. In Italia per esempio, all’Università Cattolica di Milano, viene raddoppiata la tassa di iscrizione da 18 mila lire a 43 mila lire.1 Contro questi aumenti e contro il disegno di legge per limitare l’accesso allo studio, migliaia di studenti si riuniscono ogni giorno in assemblea, organizzano manifestazioni e contestano in piazza. Ogni dieci anni, ci sono numerose iniziative e pubblicazioni per ricordare il ventesimo, trentesimo o quarantesimo anniversario del Sessantotto. Accanto all’attenzione per il soggetto nella storiografia, anche i critici esprimono le loro opinioni su quei ‘formidabili anni’.2 Molti di loro, tra cui il giornalista Marcello Veneziani, accusano il Sessantotto di aver causato un’atmosfera molto aggressiva che poco dopo si trasforma nel terrorismo degli anni di piombo. Ciò potrebbe spiegare l’interesse tardivo per il soggetto. Anche il cantautore Giorgio Gaber, nato nel 1939, esprime in alcune delle sue canzoni il tema della disillusione per i movimenti della sua generazione, che non ha mai realizzato il mondo migliore per cui ha lottato. Il leader del movimento studentesco milanese Mario Capanna invece ritiene che il Sessantotto ha influenzato positivamente la società fino ad oggi, ponendo ad esempio le premesse per le leggi sul divorzio e sull’aborto. La vivacità del dibattito sul significato storiografico del Sessantotto è ancora molto intensa nella storiografia. Stranamente, le mensole di una Feltrinelli o una IBS sono piene di romanzi sul terrorismo degli anni di piombo, sulle Brigate Rosse e sulla morte di persone come Aldo Moro, ma la narrativa sul Sessantotto è ancora scarsa. Colpisce anche che i 1 Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul Sessantotto, Milano, Rizzoli, 1998, p. 20. Cfr., tra le opere storiche più notevoli: Marco Buscetta, Enciclopedia del ’68, Roma, Manifestolibri, 2008; Franco Ferrarotti , Il '68 quarant'anni dopo, Roma, Edup, 2008; Diego Giachetti, Anni sessanta comincia la danza. Giovani, capelloni, studenti ed estremisti negli anni della contrestazione, Pisa, BFS, 2002; Franco Piperno, ‘68. L’anno che ritorna, Milano, Rizzoli, 2008; Giuseppe Carlo Marino, Biografia del Sessantotto. Utopia, conquiste, sbandamenti, Milano, Bompiani, 2004; Marica Tolomelli, Il sessantotto: una breve storia, Roma, Carocci, 2008. 2 7 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA romanzi che trattano il Sessantotto, sono spesso stati scritti negli ultimi vent’anni. Ma se la percezione del Sessantotto è così poliedrica nella storiografia, quale è la percezione nella narrativa italiana? Prendo spunto dagli studi di Hanna Serkowska e Monica Jansen, rispettivamente professoressa e italianista presso l’Università di Varsavia e professoressa di letteratura italiana presso l’Università di Utrecht, che hanno analizzato tra l’altro la percezione del Sessantotto ne La festa è finita di Lidia Ravera.3 Nel primo capitolo, esporrò brevemente il contesto storico del Sessantotto e il modo in cui questo è percepito nell’arte e nella letteratura italiana in generale. Accanto a ciò, descriverò brevemente le opinioni di Marcello Veneziani e Mario Capanna sul Sessantotto, per poter capire il modo in cui il Sessantotto viene percepito oggigiorno dalla critica. Nel secondo capitolo, discuterò quattro opere che si svolgono negli anni Sessanta o che narrano la vita dei sessantottini. Studiando molte opere storiche che trattano la contestazione giovanile italiana, ho dedotto che cinque temi ricorrono spesso. Questi temi sono: l’impegno sociale, l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, il conflitto generazionale e la violenza commessa dal movimento studentesco. I quattro romanzi che analizzerò sono Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti, L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto del turco di Cristina Comencini e Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto.4 Tutti questi romanzi sono pubblicati negli ultimi sedici anni e insieme danno una buona rappresentazione della narrativa esistente che tratta il Sessantotto. Nel terzo capitolo, approfondirò il tema dell’immaturità in altri due romanzi, ovvero Due di Due5 di Andrea de Carlo e Archeologia del presente6 di Sebastiano Vassalli. Riferendomi all’analisi dello psicologo Dan Kiley, che ha scritto un libro su questo tema mettendolo in relazione al personaggio fantastico di Peter Pan, esaminerò se i protagonisti di questi due romanzi soffrano della cosiddetta sindrome di Peter Pan, con cui Kiley intende una persona che rifiuta di diventare adulto e rimane come un bambino per tutta la vita. 3 Hanna Serkowska, Rielaborazione del ’68 in Lidia Ravera e Sebastiano Vassalli, in La forma del passato: questioni di identità in opere letterarie e cinematografiche italiane a partire dagli ultimi anni Ottanta, a.c.d. Sabina Gola, Bruxelles, Peter Lang Publishing Group, 2007, pp. 249-259; Jansen, Monica, Il Sessantotto raccontato e letto da chi c’era (Corti e Ravera) e da chi non c’era (ancora), in Lingue e letterature in contatto: atti del XV Congresso dell’A.I.P.I., Brunico, 24-27 agosto 2002 , a.c.d. Bart van den Bossche, Michel Bastiaensen e Corinna Salvadori Lonergan, Firenze, Franco Cesati Editore, 2004, pp. 429-440. 4 Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, Milano, Marcos y Marcos, 2012; Romano Luperini, L’uso della vita, Massa, Casa editrice Massa, 2013; Cristina Comencini, Il cappotto del turco, Milano, Feltrinelli, 1997; Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. La rocambolesca avventura di un gruppo di amici (cane incluso) sullo sfondo del Sessantotto, Torino, Edizioni Angelo Manzoni, 2012. 5 Andrea De Carlo, Due di Due, Milano, Mondadori, 1989. 6 Sebastiano Vassalli, Archeologia del presente, Torino, Einaudi, 2001. 8 Capitolo 1 - La percezione contemporanea del Sessantotto 1.1 Il Sessantotto nell’arte e nella storiografia Il Sessantotto a cui mi riferisco in questa tesi chiaramente non si limita all’anno millenovecentosessantotto, ma rappresenta soprattutto la rivoluzione giovanile degli anni Sessanta, spesso riassunta nella cifra ’68. Questo fenomeno è forse uno dei più complessi che esista nella storiografia. È già problematico indicarne la periodizzazione; vari storici ritengono che esso duri dal 1964 a 1969, altri sono dell’opinione che finisca nel 1973 con la crisi petrolifera.7 Perciò si parla spesso nella storiografia degli ‘anni ’68’. Anche se il ’68 sembra aver influenzato l’intero mondo, dobbiamo tener presente che solo un quinto dell’umanità ha sperimentato quel periodo sulla propria pelle. Il movimento si svolge nell’Europa occidentale, negli Stati Uniti, in Canada, e in parte in Giappone.8 Sono soprattutto dei giovani borghesi ad opporsi al governo per raggiungere un miglioramento del sistema educativo. In Italia, gli studenti scoprono le nuove possibilità create dalla rivoluzione tecnica del boom economico, e per la prima volta nella storia italiana, possono mettere in dubbio apertamente e liberamente la società italiana. A lungo, il Sessantotto è stato eliminato dalla memoria perché viene spesso visto come il trampolino di lancio del terrorismo degli anni Settanta, i cosiddetti anni di piombo. È solo negli anni Novanta che si inizia a studiare il periodo più oggettivamente, grazie alla nuova generazione di studiosi che non ha sperimentato il Sessantotto di persona. Secondo la storica Marica Tolomelli, il primo ventennio è dominato da protagonisti del movimento che hanno ‘un desiderio di rivendicare e difendere le ragioni del movimento attraverso una vasta produzione biografica e memorialistica, [...] elevando insomma il movimento a uno dei più significativi tornanti nella storia del secondo Novecento’.9 Il dibatto pubblico che esiste fino ad oggi, si concentra sugli effetti che il Sessantotto ha portato avanti, piuttosto che sul significato intrinseco che ha avuto. La Tolomelli dice: Da un canto i sessantottini sono accusati di aver tradito i loro valori e aver placato una certa sete di potere o protagonismo all’interno dell’ordine sociale esistente. Dall’altro il movimento avrebbe prodotto la caduta dei valori su cui si erano costruite le società occidentali, favorendo la crescita di individualismo, deresponsabilizzazione sociale, egualitarismo marxista (che rifiutando la meritocrazia 7 Francesca Socrate, Una morte dimenticata e la fine del Sessantotto, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 1 (2007), p. 1. 8 Franco Ferrarotti, Il ’68 quarant’anni dopo, cit., p. 22. 9 Marica Tolomelli, Il Sessantotto: una breve storia, cit., p. 99. 9 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA avrebbe amplificato i processi di massificazione); un concetto di libertà slegato da quello di autorità, dunque coincidente con licenza e anarchia; carrierismo, violenza, perdita del senso dello Stato e delle istituzioni, smarrimento politico, radicalismo, relativismo culturale ecc. L’elenco potrebbe continuare, ma è sufficiente per poter constatare che indipendentemente da come lo si consideri, da destra o da sinistra, il Sessantotto assolve sempre più alla funzione di capro espiatorio dei diversi mali attuali su cui si concentra l’attenzione.10 È chiaro che gli studiosi esaminano ancora il Sessantotto, sperando di poterlo capire completamente. Un metodo che ha preso sempre più campo negli ultimi anni, è l’analisi delle fonti orali e specialmente della memoria personale. La storica Luisa Passerini è stata una dei primi ad usare questo metodo. Esamina il modo in cui la memoria personale coincide con o diverge dalla metanarrativa sociale della loro comunità.11 La Passerini ha integrato la propria storia autobiografica e la propria autoanalisi con le conclusioni tratte dalle interviste con i sessantottini, raccogliendo tutto questo nella sua opera Autoritratto di gruppo, pubblicata nel 1988. A lungo, questo metodo è stato al centro delle polemiche. Rispetto a una fonte storica ‘tradizionale’, come per esempio la Stela di Rosetta, la memoria è una fonte molto più soggettiva. Inoltre le interviste che costituiscono la fonte storica dipendono da molti fattori. Il sesso dell’intervistatore o dell’intervistatrice, lo stato d’'animo dell'intervistato o la durata dell’intervista ne possono influenzare la qualità. Oggigiorno alle fonti orali viene conferito quasi lo stesso valore che a un testo storico ‘tradizionale’. Infatti, si pubblicano moltissimi studi sulla memoria e, importante per i nostri scopi, sulla memoria di quelli che hanno fatto il Sessantotto, tra cui si possono citare Un altro Sessantotto di Francesca Socrate e Un anno durato decenni di Circolo Gianni Bosio.12 Accanto agli storici, ci sono diversi registi italiani che hanno fatto dei film che si svolgono nel Sessantotto, come Michele Placido (Il grande sogno, 2009), Daniele Luchetti (Mio fratello è figlio unico, 2007), Bernardo Bertolucci (The Dreamers, 2004) e Marco Tullio Giordana (La meglio gioventù, 2003). Però in confronto ai numerosi film che si svolgono per esempio negli anni di piombo, come il bellissimo film Buongiorno, notte (2003) di Marco Bellocchio, il soggetto del movimento studentesco sembra dover essere ancora scoperto dalla cinematografia. Per quanto riguarda la letteratura italiana sul Sessantotto, si può dire senza dubbio che Il PCI ai giovani!! del poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini è la poesia più nota. In 10 Ivi, pp. 224-225. Joseph Maslen, Autobiographies of a generation? Carolyn Steedman, Luisa Passerini and the memory of 1968, in “'Memory studies”, 6 (2013), pp. 23-36. 12 Socrate, Francesca (a.c.d.), Un altro Sessantotto: la protesta nella memoria dei docenti dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, Roma, Biblink, 2008; Circolo Gianni Bosio, Un anno durato decenni: vite di 11 persone comuni prima, durante e dopo il ’68, Roma, Odradek, 2006. 10 CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO essa il poeta reagisce negativamente alla battaglia di Valle Giulia, svoltasi il primo marzo 1968 a Roma. Delineando il suo atteggiamento antiborghese, Pasolini si schiera dalla parte dei poliziotti, dichiarando che i giovani studenti siano dei figli di papà che attaccano i poveri, ovvero i poliziotti. Un altro poeta invece, Giuseppe Ungaretti, in fotografia sul frontespizio di questa tesi, frequenta personalmente una manifestazione studentesca a Venezia per incoraggiare i giovani a fare la rivoluzione. Oltre agli atteggiamenti di questi due poeti, sono da menzionare opere notevoli come Vogliamo tutto di Nanni Balestrini e A colpi di cuore di Anna Bravo.13 Come detto nell’introduzione, dagli studi emergono con insistenza cinque temi caratteristici del Sessantotto, ovvero l’impegno sociale dei sessantottini, la loro immaturità, il conflitto generazionale che esiste tra i sessantottini e i loro genitori, il rapporto problematico uomo-donna di quegli anni e la violenza commessa dal movimento studentesco. Prima di analizzare il modo in cui questi cinque temi vengono rispecchiati nella narrativa italiana sul Sessantotto, descriverò le percezioni dei critici Mario Capanna (ex leader del movimento studentesco a Milano, scrittore e politico) e Marcello Veneziani (giornalista e scrittore). Lo scrittore e grande sostenitore del ’68 Mario Capanna ha pubblicato vari libri sul Sessantotto: nel 1988 pubblica Formidabili quegli anni, nel 1998 Lettera a mio figlio sul 14 Sessantotto e nel 2008 Il Sessantotto al futuro. Capanna si oppone sempre aspramente a quelli che ritengono che il Sessantotto sia stato una rivoluzione ‘fallita’ perché è sempre rimasto sul piano culturale e non è mai riuscito a combinare qualcosa politicamente. Secondo lui, ‘cancellare l’efficacia dei suoi insegnamenti è essenziale per chi vuole prolungare nel futuro i misfatti del passato e del presente’.15 Marco Grispigni, autore di Giovani prima della rivolta, è dell’opinione che Capanna sia ingenuo e che decontestualizzi il Sessantotto su tutti i livelli possibili, da quello economico a quello sociale.16 Capanna tenta ancora di disconnettere la violenza dal movimento studentesco, ritenendo che non gli studenti ma i poliziotti abbiano iniziato gli scontri, e che il Sessantotto non abbia scatenato il terrorismo degli anni Settanta. Dunque, ritornando ai cinque temi, Capanna pensa che il movimento studentesco sia stato pacifico, impegnato socialmente e che si sia comportato responsabilmente, avendo fatto di tutto per migliorare la situazione educativa alle università. 13 Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Roma-Bari, Laterza, 2008; Nanni Balestrini, Vogliamo tutto, Milano, Feltrinelli, 1971. 14 Mario Capanna, Formidabili quegli anni, Milano, Rizzoli, 1998; Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul Sessantotto, Milano, Rizzoli, 1998; Mario Capanna, Il Sessantotto al futuro, Milano, Garzanti, 2010. 15 Mario Capanna, Il Sessantotto al futuro, cit., p. 29. 16 http://tinyurl.com/oms9ubk 11 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA Marcello Veneziani, appartenendo alla destra colta, ha pubblicato nel 2008 Rovesciare il ’68. Veneziani sostiene che il Sessantotto sia nato da un’avversione verso la borghesia e le autorità, e che lo spirito della contestazione giovanile influenzi la società italiana fino ad oggi come un virus. Veneziani ritiene anche che i sessantottini non abbiano mai voluto diventare adulti, e che si siano scaricati ‘di ogni limite e responsabilità’.17 volendo sentirsi ‘figli del proprio tempo anziché dei propri padri’18. È per questa stessa ragione che non vogliono procrearsi, e se si sono procreati, non sanno assumersi un ruolo paterno verso i loro figli perché non sanno essere autoritari. Inoltre, Veneziani sostiene che il Sessantotto non sia nato da un forte impegno sociale, ma che i giovani abbiano agito nel proprio interesse. L’unico sessantottino ad aver combattuto personalmente per la rivoluzione sarebbe stato il cecoslovacco Jan Palach, bruciatosi vivo in piazza San Venceslao di Praga. La maggior parte degli studenti sarebbe dunque stata spinta, secondo Veneziani, dall’egoismo. Però egli dice anche che ‘Il 68 nasce collettivo e finisce egocentrico’ 19, da cui possiamo dedurre che non sempre l’intenzione di tutti gli studenti sia stata di migliorare solo la propria situazione, ma che il movimento finisca così. 20 Per quanto riguarda la violenza commessa dai giovani, Veneziani è dell’opinione che il ’68 abbia creato una forma di ‘pacifismo bellicoso’21. Non nega che il ’68 sia stato all’inizio pacifico, né che esso abbia potuto dare origine agli anni di piombo. Considera però devastante l’idealismo del movimento. Riassumendo, Veneziani sostiene soprattutto che il Sessantotto sia nato dall’idea di opporsi ai padroni, ma finisce come una rivoluzione contro i padri. Veneziani disprezza Capanna per il suo contributo al movimento studentesco, anche se avrebbe avuto ‘meno responsabilità di altri nella nascita della lotta armata negli anni Settanta’22. Quasi l’unica cosa su cui i due sembrano essere d’accordo è sull’idea che, prima della contestazione, la qualità di vita fosse più alta. Mentre per Veneziani il Sessantotto è un insieme di ‘pie intenzioni e disastrosi effetti’23, Capanna trova che il periodo della contestazione abbia migliorato la società e che i sessantottini non siano stati né immaturi, né violenti. 17 Ivi, p. 87. Marcello Veneziani, Rovesciare il ’68, cit., p. 12. 19 Ivi, p. 26 20 Ibid. 21 Ivi, p. 25. 22 Ivi, p. 17. 23 Ivi, p. 41. 18 12 CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO 1.2 La narrativa italiana sul Sessantotto e il contesto storico In questo paragrafo descriverò le trame dei sei romanzi che verranno analizzati. Collocando le trame in un contesto storico, possiamo capire meglio le situazioni in cui le storie si svolgono. Già nel 1967 vengono occupate le prime università italiane, come per esempio quelle di Pisa, Torino e Milano, ma è solo nel marzo del 1968 che gli studenti si scontrano per la prima volta con le forze armate. Questo scontro avviene nella Valle Giulia a Roma, dinanzi alla Facoltà di Architettura dell’Università di Roma, e porta al ferimento di 148 poliziotti, 478 studenti e all’arresto di 232 studenti. Uno dei sei romanzi che analizzerò nei capitoli seguenti è L’uso della vita di Romano Luperini, in cui lo scrittore combina le sue esperienze autobiografiche con gli eventi accaduti durante la contestazione. Il romanzo è situato all’Università di Pisa, dove Adriano Sofri e Massimo d’Alema sono i grandi leader del movimento. Dopo la strage di My Lay del 16 marzo 1968, gli studenti si sentono costretti a dimostrare il loro dissenso al governo americano e lanciano delle bombe molotov alla base americana di Tirrenia. Due studenti vengono arrestati per questo crimine. In reazione al loro incarceramento, l’intero movimento studentesco occupa la stazione ferroviaria di Pisa il 15 marzo 1968. La polizia sgombera i manifestanti bruscamente e il protagonista Marcello perde coscienza quando viene attaccato. Anche lui finisce in carcere ma appena uscito, ritorna subito al movimento per continuare a militare per esso. La storia si conclude il 31 dicembre 1968 dinanzi al locale La Bussola a Viareggio, dove si terrà un concerto di Fred Bongusto e Shirley Bassey. Migliaia di contestatori si riuniscono lì, e si scoppia uno scontro enorme in cui quattordici studenti restano feriti. È qui che il famoso Soriano Ceccanti, che nella storia di Luperini è un allievo del protagonista Marcello, viene attaccato dalla polizia. A causa di un colpo alla schiena, Soriano resta paralizzato per il resto della sua vita, il che spinge il protagonista ad abbandonare il movimento studentesco. Un altro romanzo che analizzerò è Cupo tempo gentile, scritto dal poeta Umberto Piersanti. Andrea Benci, il protagonista ventenne di questa storia, partecipa attivamente alle assemblee e occupa frequentemente l’Università di Urbino. Nonostante che le sue idee non concordino sempre con quelle del movimento studentesco, continua a sostenerlo. Ciò risulta chiaro dalla citazione seguente, in cui un professore chiede a Andrea cosa pensa del movimento: Quando finisce l’occupazione, quando si torna alla normalità? Non lo so professore. E i tuoi compagni cosa dicono? Molti sono per continuare l’occupazione a tempo indeterminato. Fino al duemila e anche 13 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA oltre? Spero che si stanchino prima. Benci, lei non è per l’occupazione perenne? No. E cosa pensa degli esami di gruppo? Fa bene lei a non farli. E pensa che la rivoluzione è alle porte? No. E vorrebbe che l’Italia diventasse come la Russia, o magari la Cina? No. E allora cosa ci sta a fare con quegli altri? Bisogna cambiare un po’ le cose. Sì, ma bisogna sapere come cambiarle. [...] Non sono un marxistaleninista. E cosa sei? Magari un revisionista. Molti tuoi compagni disprezzano i revisionisti più dei fascisti.24 Il 7 dicembre 1968, gli studenti dell’Università di Urbino viaggiano a Milano per partecipare a una manifestazione. Questa manifestazione in Piazza Scala a Milano è una delle più famose nella storia della contestazione giovanile. Gli studenti bersagliano con uova e ortaggi i visitatori del Teatro della Scala, dove sarà eseguita l’opera Don Carlo di Giuseppe Verdi. Anche se Mario Capanna provoca i poliziotti a intervenire, la manifestazione finisce senza incidenti. Questa parte di Cupo tempo gentile è basata su fatti realmente accaduti. Probabilmente fittizia però è la parte in cui gli studenti dell’Università di Urbino bruciano vivi quattro studenti fascisti. Fortunatamente i quattro vengono salvati dai vigili del fuoco ma il movimento è diventato decisamente aggressivo. Da un’intervista con lo scrittore risulta che la sua opinione personale concorda con quella del protagonista, rendendo l’opera parzialmente autobiografica. Piersanti sostiene che gli studenti riconoscessero l’urgente necessità di vari cambiamenti nella società, ma sbagliassero a scegliere l’ideologia maoista. Si è saputo che i regimi fondati su questa ideologia hanno ammazzato migliaia di persone e hanno causato catastrofi sul piano economico e politico. Che Piersanti non neghi che il movimento sia stato anche pacifico, risulta da questa citazione: Se al ’68 dobbiamo la scuola di massa, una libertà di gran lunga superiore nei costumi e negli atteggiamenti, la fine di molti pregiudizi, dall’altra parte rappresenta l’incubazione di una violenza che sarebbe sfociata negli anni di piombo. Ma il periodo tra il ’67 e il ’69 che racconto è comunque diverso dagli anni di piombo: è un cupo tempo gentile. 25 Nel romanzo Il cappotto del turco di Cristina Comencini, due sorelle crescono nella ricca città di Roma degli anni Cinquanta e frequentano un liceo romano. Il romanzo narra la storia privata della giovane Maria, che cresce in un mondo in cui il privato non esiste più. Al liceo le sorelle incontrano due ragazzi che militano per il movimento studentesco, e così anche loro assistono alle assemblee. Quando una ragazza prende un lacrimogeno in petto, Maria, sempre 24 25 Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., pp. 113-114. http://tinyurl.com/p8zmj3h 14 CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO impaurita e prudente, si ritira dal movimento, continuando la sua vita borghese e formando una propria famiglia. Lo spirito del Sessantotto viene però incarnato in questo romanzo da suo marito Marco, che dedica la sua vita all’assegnazione di alloggio ai bisognosi. Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. La rocambolesca avventura di un gruppo di amici cane incluso sullo sfondo del Sessantotto di Marco Volpatto, uscito nel 2012, narra del ragazzo Giovanni. Egli ribattezza se stesso John Wayne, come il grande attore americano, ma non sapendo l’inglese scrive il suo nome come ‘Giòn Uèin’, simile a ‘Bobodailàn’ 26 per Bob Dylan. Durante una manifestazione di operai a Torino, un suo amico chiamato Meco muore all’improvviso. L’atmosfera della manifestazione è già molto tesa, e perciò gli amici sono costretti a portarlo via di nascosto. Desiderando di esaudire l’ultimo desiderio di Meco, ovvero di spargere le sue ceneri dal Ponte del Diavolo a Lanzo, gli amici camminano per quaranta chilometri. Il ponte, come descritto sul retro di copertina, non è semplicemente un ponte ma un ‘destino. È un luogo denso di misteri e timori. È l’emblema della rivincita dell’umile sul prepotente, proprio come il Sessantotto.’27 Ad eccezione della manifestazione a Torino, lo scrittore non si dilunga a descrivere il Sessantotto esplicitamente, ma è soprattutto il protagonista stesso che incarna gli ideali sessantottini. Trascorre tutto il paese per poter arrivare fino a Lanzo – portandosi dietro tutte le api che Meco possedeva, un altro suo desiderio – e fa di tutto per raggiungere il suo scopo. Nel terzo capitolo esaminerò in quale modo l’immaturità appare in Due di Due di Andrea De Carlo e in Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli. Al liceo milanese Berchet, Guido e Mario si incontrano e man mano fanno amicizia. Insieme elaborano una visione perfetta del mondo, e discutono lungamente su come possano realizzare la loro società utopica. A causa della natura disordinata di Guido, non si riuniscono mai per strutturare le loro idee in modo professionale, per cui al contrario di quelli di altri movimenti studenteschi, i loro ideali rimangono sempre irrealizzabili. A un certo punto Guido abbandona il liceo. È scioccato da un attacco a una banca, con cui lo scrittore si riferisce probabilmente alla strage di Piazza Fontana, compiuta il 12 dicembre 1969. Dopo questa strage, Guido non vuole più far parte del movimento, e quasi neanche della propria generazione. De Carlo descrive le conseguenze dell’esplosione: Il giorno dopo a scuola abbiamo visto i giornali: le grandi fotografie spaventose di resti umani e sangue e legni frammentati e calcinacci nell’interno devastato della banca; e piccole fototessere incolonnate dei 26 27 Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., p. 43. Ivi, p. 297. 15 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA morti, gli elenchi dei feriti. E al fondo di tutti gli articoli, come nella voce dello speaker televisivo la sera prima, c’era un’accusa sorda verso chi negli ultimi anni si era azzardato a mettere in discussione l’ordine delle cose. Subito la polizia ha arrestato un anarchico che non c’entrava niente, tirato fuori testimoni prefabbricati che giuravano di averlo visto portare la bomba in banca. Di colpo è sembrato che chiunque aveva opinioni sovversive fosse corresponsabile di questa storia orribile, almeno sul piano morale. L’accusa sorda si è trasformata in una vera ondata di ritorno, ce la televisione e i giornali hanno propagato con furia liberatoria, contagiando tutti quelli che avevano a lungo covato risentimento senza il coraggio di mostrarlo.28 Si nota che i sessantottini vengono accusati di aver commesso una strage, anche se ancora nessuno è stato arrestato ufficialmente. Pure Mario sembra essere allo sbando dopo aver abbandonato l’università, ma riesce a riprendersi e ad organizzare la sua vita. Guido invece continua a soffrire del tempo in cui è cresciuto. Il sesto romanzo, Archeologia del Presente, racconta la storia di Leonardo e Michela Ferrari. I Ferrari incarnano quasi letteralmente il pensiero sessantottino. Tentano di migliorare il mondo in tutti i modi pensabili: si curano di animali senzatetto, si trasferiscono in Iugoslavia per aiutare le persone che vivono nella zona di guerra e danno alloggio ai excrimini o ai rifugiati. Anche dopo varie vicissitudini, i due non perdono mai la fiducia e continuano a credere al riscatto dell’uomo. La storia finisce tragicamente quando il loro figlio adottivo Marlon decide di ammazzare i suoi genitori e sua sorella Aria. Se questa fine sia da attribuire ad una certa immaturità di Leonardo o Michela Ferrari, sarà oggetto di analisi nel terzo capitolo. Prima di approfondire il tema dell’immaturità, analizzerò la percezione del Sessantotto nei quattro romanzi passati in rassegna, ovvero Cupo tempo gentile, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, L’uso della vita e Il cappotto del turco. 28 Andrea De Carlo, Due di Due, cit., pp. 103-104. 16 Capitolo 2 - Il Sessantotto nella narrativa italiana contemporanea: un’analisi di quattro romanzi Diversamente dalla cinematografia, dalla musica e dalla storiografia, la narrativa italiana ha lungamente tenuto in ombra il Sessantotto. Sono dunque scarse le opere che trattano il movimento studentesco degli anni Sessanta o la vita dei sessantottini. In questo capitolo analizzerò quattro romanzi, pubblicati negli ultimi vent’anni, che trattano questo soggetto: Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti, L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto del turco di Cristina Comencini e Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto. Per indagare la visione sul Sessantotto nella narrativa italiana, analizzerò il modo in cui i cinque temi caratteristici del Sessantotto, già menzionati, vengono affrontati in questi romanzi: l’impegno sociale, l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, ovvero i conflitti tra uomo e donna causati tra l’altro dalla nuova libertà sessuale della donna, il conflitto generazionale e il rapporto tra violenza e movimento studentesco. Esiste una visione omogenea del Sessantotto? Sono soprattutto positive o negative le descrizioni del movimento studentesco? I protagonisti sono tutti politicamente o socialmente impegnati? C’è un movimento politico specifico preferito dagli studenti? Le descrizioni delle manifestazioni e delle occupazioni danno un’immagine di tipo violento o pacifico? 2.1 L’impegno sociale In questo paragrafo analizzerò il modo in cui i sessantottini dei quattro romanzi sono socialmente e politicamente coinvolti nella rivoluzione giovanile degli anni Sessanta. Sta di fatto che molti sessantottini erano politicamente impegnati, nel senso che si interessavano alla situazione in Vietnam, facevano opera di volontariato o desideravano cambiare la società e il mondo, unendosi ai loro compagni comunisti in altri paesi. È chiaro che tutti i protagonisti dei romanzi sono impegnati socialmente, ognuno nel suo modo. È interessante notare che tutti vogliono cambiare e perfezionare il mondo, ma la maggior parte dei protagonisti non sa esattamente come realizzare la loro utopia. La storia de Il cappotto del turco29 si svolge nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, dove la contestazione giovanile si sta sviluppando rapidamente. Il protagonista maschile di questo romanzo, Marco, nel periodo degli studi frequenta le assemblee e quando ha lasciato la scuola, inizia un’organizzazione che provvede all’assegnazione di alloggio. Durante le assemblee incontra la protagonista femminile Maria con cui avrà un figlio, Emiliano. Di fatto, anche Maria è molto attiva per il movimento studentesco, ma si dedica soprattutto 29 Cristina Comencini, Il cappotto del turco, cit., pp. 85-86. 17 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA all’educazione del bambino, affinché Marco possa impegnarsi per la buona causa. Intanto sua sorella Isabella si trasferisce a Torino per distribuire volantini presso la Fiat Mirafiori e per unirsi agli operai. Bisogna notare che l’impegno sociale di Isabella non è veramente ispirato agli ideali sessantottini. Avendo problemi con la sua personalità, è sempre in cerca di se stessa. Perciò, il suo attivismo non è motivato da una specie di altruismo, ma piuttosto dal proprio interesse perché spera di poter trovare la sua identità sostenendo la contestazione giovanile. Appena scopre che il movimento non le darà una soluzione, decide di lasciare il movimento. Al contrario di quello di Isabella, l’impegno di Marco è più onesto e puro, ma si trasforma in delusione quando la sua organizzazione fallisce. Costretto a riconoscere la sua sconfitta, si realizza che l’unica cosa che gli è rimasta dopo tutti questi anni di attivismo e beneficenza, è una enorme solitudine. Come Marco, il protagonista Andrea Benci di Cupo tempo gentile è in cerca del modo giusto in cui può elaborare il suo impegno sociale. Assiste alle assemblee studentesche dell’Università di Urbino, e inizia a scoprire le idee politiche dei suoi compagni di classe che adorano Ho Chi Minh, Che Guevara, Stalin e Mao. Andrea, il quale non è affatto ispirato dalla filosofia del marxismo-leninismo, sottolinea che questi grandi pensatori hanno commesso stragi e atrocità di tutti i tipi; da Stalin, che ha mandato migliaia di persone nei gulag, al regime cubano dove gli omosessuali vengono ancora imprigionati per il loro orientamento sessuale. Opponendosi a queste ideologie marxiste, Andrea viene accusato di revisionismo, un’ideologia che sostiene che il socialismo non debba essere raggiunto tramite la lotte di classe e la rivoluzione proletaria ma tramite la trasformazione della borghesia. Andrea si fa invece soprattutto guidare dal proprio senso di giustizia. Un anno dopo l’invasione russa in Cecoslovacchia vuole per esempio organizzare una manifestazione per opporsi alla dittatura della Russia. Gli altri studenti rifiutano di assistere, evitando di ribellarsi al dominio dell’URSS e di sostenere i revisionisti. Nel caso di Andrea, è semplice stabilire che lui, più che al revisionismo o al maoismo, crede ai diritti umani. Ciò non toglie però che il modo in cui Umberto Piersanti descrive i compagni di Andrea è abbastanza negativo; si fidano ciecamente del comunismo che viene praticato in Cina e in Russia – che secondo Andrea sono i più grandi regimi dittatoriali del mondo – e difendono il loro movimento a oltranza. Se avessero avuto una visione meno limitata del mondo, forse avrebbero potuto fare una vera rivoluzione giovanile politica. Analizzando vari temi in questo paragrafo, vedremo che il personaggio di Andrea assomiglia molto a quello del protagonista de L’uso della vita, Marcello. Come Andrea, Marcello frequenta le assemblee dell’Università di Pisa, si occupa del Black Power negli Stati 18 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA Uniti e s’interessa per i partiti comunisti in Francia, Germania e Cina. All’inizio del romanzo, egli viene chiamato dal preside dell’università perché ha scritto un saggio provocatorio in cui promuove la legge sul divorzio in Italia. Accanto a ciò, Marcello visita pure una grande manifestazione in Francia, dove studenti di ogni parte del mondo si riuniscono per discutere il futuro del movimento studentesco. L’impegno sociale di Marcello si esprime a vari livelli. Assiste al movimento per partecipare alla tendenza che considera a quel momento la più importante del mondo, e anche per poter ottimizzare la sua vita. Marcello è un sessantottino ‘classico’, nel senso che è impegnato socialmente e lotta per una società migliore, sia sul piano mondiale, che su quello nazionale. La storia di Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro si svolge nella comune di Settimo Torinese. Mentre Marco avvia un’organizzazione per risolvere i problemi dei senzatetto, Giòn Uèin aiuta sempre qualcuno nella sua immediata cerchia di conoscenza; adotta un cagnolino, salva un ragazzino che minaccia di affogare e viaggia quattro notti intere per poter esaudire l’ultimo desiderio di un suo amico defunto. Giòn Uèin non è lo studente tipico che frequenta le assemblee e si oppone alla guerra in Vietnam – anche se frequenta una manifestazione a Torino all’inizio del romanzo – ma realizza gli ideali del Sessantotto nella propria cerchia sociale. Egli combatte a livello micro il male, in questa storia rappresentata dai fascisti Belocchio e Leccamoffo, cerca sempre di proteggere la sua famiglia e, seguendo il proprio senso di giustizia e rimanendo coerente con i propri ideali, di creare un mondo migliore. Quasi tutti i protagonisti tentano di mettere in pratica le loro convinzioni sessantottine per creare una società ideale. Possiamo però distinguere due forme diverso di impegno sociale nei quattro romanzi. La prima forma di impegno sociale è spinta da un senso di altruismo. Marco fonda una propria organizzazione per l’assegnazione di alloggi, Maria aiuta Marco con le faccende domestiche e l’educazione del loro bambino affinché suo marito possa lavorare, Giòn Uèin protegge la sua famiglia, salva dei bambini e prende cura dei suoi amici, e Marcello aiuta il movimento pisano. Anche se la gran parte dei loro tentativi fallisce, è il tentativo in sé che conta. Agli occhi del protagonista di Cupo tempo gentile, gli studenti dell’Università di Urbino adorano degli assassini, ma vogliono soprattutto migliorare il mondo. Secondo Andrea però, hanno solo scelto il movimento sbagliato per raggiungere questo scopo. La seconda forma invece si dimostra nel caso di Isabella, la quale assiste al movimento studentesco solo per trovare la propria identità. Il suo impegno sociale dunque è motivato dalla propria problematica individuale. Lo stesso vale per Marcello, che sembra voler solo aderire al movimento studentesco per sentirsi parte della rivoluzione. 19 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA 2.2 L’immaturità Procediamo al secondo tema, cioè quello dell’immaturità. Molti sessantottini nella letteratura si sono ribellati ai genitori, al governo e agli istituti e non si sono mai assunti la responsabilità per i propri atti. Sempre addossando la colpa a qualcun altro, non crescono mai e in qualche modo rimangono eterni bambini. Se un sessantottino rifiuta di comportarsi in modo adulto, si impone il confronto con un puer aeternus o la cosiddetta sindrome di Peter Pan.30 Questi Peter Pan si caratterizzano per un atteggiamento passivo e irresponsabile e non sanno come devono affrontare certi problemi. Affrontiamo dunque la domanda com’è descritta l’immaturità del sessantottino in queste quattro opere. Anche se molti protagonisti sembrano sicuri di sé, la gran parte di essi si comporta in modo immaturo. È vero che Andrea frequenta le assemblee e partecipa alle occupazioni dell’università, ma quando questa viene attaccata dagli studenti fascisti, Andrea si nasconde in un bagno e, per distrarsi, cita continuamente Dante finché gli aggressori si ritirino. Evita di fare delle scelte, e dice di aver ‘scelto di non scegliere, come il seduttore-artista Kierkegaard.’31 Se una situazione non gli piace, fugge nella natura o nella letteratura, per scappare alla realtà. Nonostante abbia lasciato la casa dei suoi e affittato una stanza per sé, Andrea è sempre indeciso, insicuro, pauroso e immaturo. Maria de Il cappotto del turco deve sempre assumersi la responsabilità per sua sorella minore, Isabella. Da giovane, Isabella ritiene di essere adottata dai genitori. Si è trovata sempre in difficoltà. Come Andrea, anche lei fugge letteralmente quando le cose diventano troppo complicate; non consegue mai un diploma e ha molti problemi di coppia. Quando sembra essere finalmente ben sistemata dopo la nascita di sua figlia, decide di andare in vacanza lasciando la figlia da sua sorella Maria. Maria rimane sempre in certo senso dipendente da sua sorella, essendo sempre angosciata che Isabella dopo essere partita non ritorni più. Alla fine della storia, la nave con cui Isabella viaggia affonda a causa di una tremenda tempesta. È interessante notare che l’immaturità e l’escapismo di Isabella impediscono a Maria di diventare adulta lei stessa. Abbandona gli studi per poter prendere cura di suo marito, suo figlio e sua sorella e così, spostando la sua attenzione, lei non raggiunge mai la propria indipendenza. Marco, pur essendo lui indipendente, come risulta per esempio dal modo in cui organizza l’assegnazione di alloggio, non prende cura di suo figlio. Rimprovera a Maria di aver paura di tutto e di non gettarsi alla vita, il che potrebbe spiegare perché non raggiunga mai completamente la 30 31 Dan Kiley, The Peter Pan Syndrome, London, Corgi Books, 1983. Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 155. 20 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA maturità. Si vede che tutte e due le sorelle, e specialmente Isabella, nella vita non riescono mai a diventare adulte. È difficile dire se Marcello, de L’uso della vita, dimostri dei tratti caratteristici per l’immaturità. Quando viene espulso dal PCI per le sue idee culturali, gli viene offerta la possibilità di dimettersi, grazie a cui non perderebbe il suo onore. Rimane però fedele alle sue idee e sceglie di essere espulso lo stesso. In quel momento Marcello si assume dunque la responsabilità per i suoi atti, ma al contempo è molto passivo e in parte anche ingenuo. Sebbene suo padre gli abbia avvisato che la contestazione studentesca pisana sta diventando più aggressiva e violenta, Marcello preferisce di ‘non affrontare la questione e vivere momento per momento.’32 Come visto nel primo capitolo, gli studenti pisani occupano la stazione ferroviaria di Pisa. Mentre gli altri studenti si difendono quando la polizia li attacca bruscamente, Marcello rifiuta di mettersi un casco da minatore e prende un colpo in testa, dopodiché perde coscienza e viene imprigionato. Anche se quest’azione può essere interpretata come un atto passivo e ingenuo, può anche essere considerato un atto spinto dalla vergogna e dal suo senso di responsabilità. Potrebbe essere, in effetti, che Marcello, come Andrea di Cupo tempo gentile, abbia sostenuto il movimento studentesco non condividendo più le loro opinioni e che perciò si vergogna per aver occupato la stazione. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, Marcello ritorna al movimento subito dopo essere liberato dalla prigione. Segue uno scontro dinanzi al locale La Bussola a Viareggio, dove gli studenti dimostrano violentemente contro il consumismo e la classe dirigente, e dove un allievo di Marcello, Soriano – inspirato allo studente realmente esistito Soriano Ceccanti – rimane paralizzato a causa di un colpo di pistola alla schiena. In confronto a tutti i protagonisti qui discussi, colpisce la naturalezza con cui Giòn Uèin vuole cambiare e perfezionare la società. Difende la sua famiglia quando due cittadini fascisti l’attaccano, e non scappa mai dalla realtà come Andrea Benci. I cittadini di Settimo Torinese invece tradiscono gli ideali del Sessantotto guardando una partita di calcio, cioè la semifinale in Messico nel 1970 durante la quale la squadra italiana sopraffà i tedeschi. Il popolo, che un paio di mesi prima stava ancora in piazza per opporsi al governo e per raggiungere una società migliore, ora sta sventolando la bandiera dei padroni per festeggiare la vittoria sui tedeschi. Per Giòn Uèin, deluso per questa ipocrisia, i nuovi valori ottenuti durante il Sessantotto sono di grande importanza e non devono essere rinnegati. Per lui, il 32 Romano Luperini, L’uso della vita, cit., pp. 60-61. 21 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA calcio è ‘l’oppio del popolo’ che indottrina la gente e la rende ignorante e irresponsabile.33 Dice: Tra il vincere e il resistere all'assalto c’è una differenza che sta nella storia, nella cultura di un popolo. I problemi premevano, nazioni intere soffrivano la fame e l’emarginazione, i movimenti di liberazione ancora riempivano le piazze e immolavano i loro eroi alla lotta per l’indipendenza e milioni di persone facevano i conti con lo sfruttamento sul lavoro; ma la gente, la stessa gente delle piazze in protesta, era lì, stava fumando l’oppio dei popoli, stava spasimando per un pallone. 34 In base a quanto è stato discusso, possiamo dedurre che l’immaturità predomina nella narrativa sul Sessantotto. Marcello è ingenuo e immaturo, per cui tende a negare la violenza incombente del movimento studentesco. Andrea e Isabella scappano di continuo, sia nel senso letterale della parola (cioè, nel bagno dell’università) che nel senso figurato (nella natura o nella letteratura). A causa del comportamento irresponsabile di sua sorella, Maria non diventa mai adulta e rimane dipendente da altri. Marco invece è maturo ma, non essendo quasi mai a casa, trascura suo figlio Emiliano. Uno dei pochi protagonisti che si sente responsabile per i suoi atti, è Giòn Uèin. Egli rimprovera però ai cittadini del suo paese Settimo Torinese di essere immaturi, per aver abbandonato le loro convinzioni sessantottini. 2.3 Il rapporto problematico uomo-donna La parità tra uomo e donna è importante per il movimento studentesco. L’avvento del femminismo e della nuova libertà sessuale cambiano la morale italiana. Ma è visibile questo cambiamento nella narrativa? O viene ancora rispettato il rapporto tradizionale tra uomo e donna? In Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, predominano gli uomini. Carola, la futura amante di Giòn – e quasi l’unica donna menzionata in tutto il romanzo – viene violentemente protetta da suo cugino e fascista Ulisse Belocchio, il quale la picchia se lei non gli ubbidisce. Giòn Uèin ha completamente accettato la nuova morale ma non sa come comportarsi con le donne. Per conquistare il cuore di Carola, le scrive, come un vero stilnovista, una poesia. Anche se gli usi di Giòn sono molto tradizionali, egli rispetta il nuovo status della donna. Marcello e Andrea devono ancora abituarsi al nuovo rapporto (sessuale) con le donne. È interessante il modo in cui le protagoniste si godono le nuove possibilità create dal 33 34 Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., pp. 237-238. Ibid. 22 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA Sessantotto; Andrea per esempio incontra Giulia, una trentenne che ha deciso di riprendere gli studi e perciò ha lasciato il marito e il figlio. Secondo Giulia è stata sola lei responsabile delle condizioni che hanno portato alla sua libertà, e ritiene di non aver mai avuto bisogno di una rivoluzione perché la libertà è ‘una questione personale, di carattere e volontà.’35 Commette adulterio con Andrea varie volte. All’improvviso, rifiuta il privilegio di poter studiare e ritorna dalla sua famiglia. Secondo Andrea la rivoluzione sessuale ha fatto sì che le ragazze possano fare l’amore prima di essere sposate, ma il problema sta nel fatto che nessun ragazzo vuole più sposare una ragazza che ha perso la verginità. Quindi, secondo Andrea la società italiana non ha ancora potuto accettare questo rinnovamento della morale sessuale. Paradossalmente sembra che le donne abbiano tutto il potere, ma risulta anche che sono ancora le donne a perdere. Andrea ha rapporti con varie donne, fra cui una sposata chiamata Luisa, che secondo Andrea è ‘peggio di una dell’Azione cattolica’36. Egli riesce a far seguire i fatti alle parole quando incontra la vergine Marta. Vorrebbe amarla, ma decide di respingerla per evitare di rovinare la vita di lei. Anche le donne di Marcello hanno scoperto la libertà sessuale. La sua prima ragazza Sandra non riesce però a godersi l’amore e prende terapia per sbloccarsi. In questo rapporto, è l’uomo che cerca di accontentare la donna; Marcello s’inietta persino il testosterone per renderla felice. La seconda amante di Marcello, Ilaria, da lui spesso paragonata al quadro Marcella di Ernst Ludwig Kirchner, è anche lei molto indipendente e una vera sessantottina. Indossa la minigonna, frequenta l’università ed è molta attiva per il movimento. Quando Marcello dimentica di mettersi il preservativo e ingravida Ilaria, lei decide di abortire. Ilaria è molto progressista, visto che in quegli anni l’aborto è ancora illegale in Italia, e vuole vivere la sua vita al massimo e il più liberamente possibile. Non chiede neanche l’opinione di Marcello e quando lui viene a riprenderla dalla clinica, lei è già partita. Il rapporto extraconiugale del padre causa molta tensione nella famiglia di Maria e Isabella, e perciò non hanno mai avuto un buon esempio per la propria famiglia. Isabella non si lega mai definitivamente a un uomo, Maria rimane a lungo fedele a suo marito Marco ma anche lei commette adulterio. Anche se sono indipendenti sul piano relazionale, Isabella è sempre presa da un’ansia di legarsi. Maria stessa rappresenta la famiglia tradizionale in cui l’uomo lavora e la donna prende cura dei bambini, ma quando sospetta che Marco ha un’amante decide di abbandonarlo. La nuova libertà non migliora la qualità di vita delle due sorelle, che si sentono sempre infelici. Anche gli uomini non trovano la felicità: Marco viene 35 36 Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 36. Ivi, p. 155. 23 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA preso dalla solitudine dopo aver perso la sua ditta, e scopre che senza la sua famiglia la vita non ha senso. Per concludere, possiamo dire che nella maggior parte dei romanzi, il rapporto tra uomo e donna diventa più mediato. Ne L’uso della vita sono le donne che decidono sulla loro vita e sulla vita dei loro bambini, il parere dell’uomo non è più prevalente com’era vent’anni prima. Inoltre, Andrea scopre che questa libertà è limitata, nel senso che l’Italia non è pronta per la nuova morale sessuale. Maria e Isabella stanno ancora scoprendo la nuova libertà, ma non sapendo come usarla, non diventano felici. Le donne de Il cappotto del turco non sono dunque completamente emancipate ma godono almeno la stessa libertà degli uomini. Anche in Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro è chiaro che il rapporto uomo-donna sta cambiando. Nonostante che il cugino di Carola la controlli di continuo, il che rende evidente che la comunità di Settimo Torinese in quegli anni è ancora molto tradizionale, Giòn Uèin tratta Carola, da lui corteggiata, con rispetto e come suo pari. 2.4 Il conflitto generazionale A causa del boom economico, della seconda guerra mondiale e di molte altre circostanze, si manifesta un gap generazionale negli anni Sessanta. La generazione che ha ancora vissuto la guerra pensa che la nuova generazione sia apatica, indifferente e non interessata alla politica.37 Nonostante le aspettative, i giovani si riuniscono politicamente, convocano assemblee e vogliono cambiare drasticamente il mondo. Questa nuova mentalità fa nascere incomprensioni fra genitori e figli. I figli, a loro volta rimproverano i loro genitori che hanno aderito al fascismo. Si rispecchia questo conflitto generazionale anche nei romanzi? Come si configura in essi il rapporto tra padri e figli? La gran parte dei sessantottini descritta nelle opere analizzate hanno problemi con i loro genitori. Il padre di Marcello per esempio ha combattuto in Iugoslavia durante la seconda guerra mondiale e perciò, avendo sperimentato una guerra vera e propria, non capisce perché Marcello si rischierebbe la vita in tempo di pace. A ciò si aggiunge che egli è un membro del PCI, per cui è molto doloroso per lui quando Marcello viene espulso dal partito all’inizio della storia. Il padre di Andrea è un uomo all’antica e un laico. Anche lui avverte suo figlio della violenza che il movimento potrà usare. Sia Marcello che Andrea continuano a militare per il movimento, e Marcello viene poco dopo imprigionato. Anche se sembra che i suoi genitori, e in particolare suo padre, si distanzino dal figlio, prendono sempre cura di lui se è veramente 37 Diego Giachetti, Anni Sessanta comincia la danza, cit., p. 9. 24 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA necessario. Le madri dei due ragazzi si comportano in modo simile: non si distanziano dai figli come i padri, ma li assistono con affetto materno. Evitano però la discussione politica. Quando i protagonisti si accorgono finalmente che il movimento diventa troppo violento, abbandonano il movimento e ritornano a casa. Andrea ammette che suo padre aveva sempre avuto ragione. Il padre di Marcello nel frattempo è morto, ma leggendo le memorie di guerra di suo padre, si avvicina e si immedesima lo stesso al suo genitore. Il rapporto che le due sorelle de Il cappotto del turco hanno col loro padre è, come detto nel paragrafo precedente, piuttosto disastroso. Paradossalmente, il loro padre ritiene che la nuova generazione, ovvero la generazione di Maria e Isabella, voglia distruggere la famiglia, il pilastro della società, senza sostituirla con qualcos’altro. La riconciliazione delle sorelle con i loro genitori non accade. I problemi sul piano relazionale non si risolvono mai per Isabella e Maria, che soffrono davvero della nuova libertà creata dalla generazione sessantottina. Maria accusa la propria generazione di aver causato delle degenerazioni della società e si preoccupa del destino di suo figlio. Dice: Questa specie di nostalgia decadente in cui affoghiamo! Non facciamo che tirarci fuori da tutto, lavoriamo senza entusiasmo, come fossero questioni che non ci riguardano! Cresciamo i nostri bambini senza dare loro nessuna forza, anzi gli insegniamo che la forza, l’orgoglio, avere delle ambizioni è male. Non mi stupirei che Emiliano diventasse un fascista o un terrorista, il che è la stessa cosa! Non c’è niente di peggio che avere l’idea di una perfezione tradita in testa! 38 Il discorso fatto fin qui dimostra che il protagonista di Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro è molto diverso dagli altri protagonisti dei romanzi qui discussi. Mentre Andrea, Maria, Isabella e Marcello si ribellano ai genitori, Giòn Uèin ha un ottimo rapporto con suo padre. Come tanti altri, il padre di Giòn Uèin ha sostenuto il fascismo, ma quando le leggi razziali venivano applicate nel 1938, si era unito ai partigiani. Questo gesto eroico è la ragione per cui Giòn Uèin non si oppone a suo padre e desidera diventare come lui. Quindi, ad eccezione di Giòn Uèin, nei romanzi il gap generazionale è esistente e, in certi casi, abbastanza grande. Anche se i genitori di Marcello e Andrea li hanno avvisati che il movimento studentesco agirà con violenza, i due protagonisti continuano a ribellarsi. Quando hanno perso la fiducia nel movimento, rimanendo in solitudine, sono costretti a dare ragione ai loro genitori. Ne Il cappotto del turco, si manifestano due problemi generazionali: da una parte la generazione dei genitori di Maria e Isabella ha creato una società debole e degenerata, 38 Cristina Comencini, Il cappotto del turco, cit., p. 133. 25 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA dall’altro la generazione di Maria stessa non ha potuto realizzare i loro ideali sessantottini per migliorare il mondo. A causa di ciò, i loro figli, in questo caso Emiliano, soffrono. In questo romanzo dunque la colpa non è solo dei sessantottini, ma pure della generazione nata prima della seconda guerra mondiale. 2.5 Il movimento studentesco e la violenza Quest’ultimo tema si concentra sul movimento studentesco e sulla violenza da esso commessa. Come abbiamo visto nel primo capitolo, ci sono due visioni diverse sul movimento studentesco. Il critico Mario Capanna per esempio ritiene che il movimento sia stato soprattutto pacifico e abbia voluto solo migliorare il mondo. Il critico Marcello Veneziani è però dell’opinione che è il Sessantotto sia stato l’inizio degli anni di piombo, in cui la violenza e il terrorismo predominano. È la violenza che prevale nei romanzi? O vediamo un movimento pacifico? Quale visione emerge di più dalle opere? Come detto gli studenti in Urbino di Cupo tempo gentile adorano persone come Stalin e come Che Guevara, il quale secondo Andrea ‘è al di sopra della lotta di classe, è come un santo o un apostolo, ma un santo e un apostolo armato, che armato è vissuto e da armato è morto.’39 Colpisce il fatto che Andrea, pur essendo stato avvisato da suo padre che il movimento sta diventando più aggressivo e non essendo completamente d'accordo con le idee degli altri studenti, continui a frequentare le assemblee. Dopo il 19 novembre 1969 è innegabile che gli studenti fanno uso della forza e della violenza per poter raggiungere il loro scopo. Quel giorno scoppia lo scontro con la polizia armata dinanzi all’Università Statale di Milano. Il poliziotto Antonio Annarumma viene colpito con un tubo d’acciaio, a causa di cui muore poco dopo diventando una delle prime vittime della contestazione giovanile. Come detto nei paragrafi 1.2, gli studenti dell’Università di Urbino continuano a occupare l’università, e in un certo momento bruciano vivi quattro studenti d’estrema destra, che vogliono entrare nell’università per dare gli esami. All’ultimo momento questi vengono salvati dai vigili del fuoco, ma Andrea è così scioccato che decide di lasciare il movimento. Ammette che suo padre – che fin dall’inizio aveva avvertito Andrea che la rivoluzione giovanile potesse diventare violento – aveva avuto ragione. Colpisce soprattutto il fatto che Andrea afferma che il movimento non è democratico: Tutto il Movimento è antifascista.” “Sì, ma è anche antistalinista? Crede al voto e alla democrazia? È disposto a rinunciare alla violenza nel confronto politico? Andrea è in difficoltà: Sì, è vero, molti 39 Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 60. 26 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA credono nella violenza.” “E sulla democrazia non hai niente da dire?” “È vero anche questo, molti non credono nella democrazia.” “E ce ne sono tanti pronti a usare le spranghe, le mazze e i sampietrini come a Milano?” “A Urbino no, penso proprio di no.” [...] “credo che la violenza verrà fuori sempre più grande, che alcuni tuoi ‘compagni’ cominceranno a sparare. […] E non solo: c’è una destra ancora forte in questo Paese, il fascismo ha radici solide, molto più solide di quanto appaia.. e la destra reagirà o magari prenderà l’iniziativa, non so in che modo, ma certo con la violenza.” [Andrea] “Puoi anche avere ragione.. babbo tu le cose le comprendi e hai esperienza. 40 Già all’inizio de Il cappotto del turco è chiaro che le assemblee romane sono abbastanza intense; intervengono dei tipi aggressivi che sparano in aria durante le assemblee, Marco viene colpito alla testa, e poco dopo una studentessa prende un lacrimogeno in petto e muore. Maria abbandona il movimento, Isabella continua ad essere impegnata per un paio di mesi. Quando Marco ha dovuto chiudere la sua organizzazione, lui e Maria si realizzano che l’unica cosa che il Sessantotto gli ha portato è la sfortuna. Invece di migliorare il mondo, il Sessantotto ha reso la società italiana più aggressiva. Marco vede davanti a sé un futuro grigio e inizia perfino a rivalutare il capitalismo, non crede più ciecamente nella superiorità del marxismo. Il movimento pisano, che viene diretto da persone come Adriano Sofri e Luciano della Mea, è molto democratico. Romano Luperini descrive dettagliatamente le assemblee e le manifestazioni; gli studenti discutono per esempio come devono occupare l’università e, più importante, se devono entrare nella politica. Marcello tenta di strutturare il movimento affinché continui per anni. Quindi, sembra che il movimento a Pisa sia molto costruttivo, ma presto risulta che anche gli studenti pisani ricorrono alla violenza; dopo la strage a My Lay, gli studenti tirano delle bottiglie molotov alla base americana per dimostrare il loro dissenso. Due studenti vengono incarcerati per questo crimine, e ciò spinge il movimento a unirsi di nuovo. Tirano uova marce e pomodori ai poliziotti, e occupano una stazione ferroviaria. Scoppia un grande scontro e decine di studenti, tra cui Marcello stesso, vengono imprigionati. Il 31 dicembre 1968 gli studenti si riuniscono di nuovo davanti al locale la Bussola a Viareggio. Quando gli studenti iniziano una sassaiola, la polizia si difende; molti studenti rimangono feriti, fra cui Soriano, come già detto ispirato a Soriano Ceccanti, che rimane paralizzato. Finalmente Marcello capisce che non deve più militare per il movimento. Prevede anche che il movimento diventerà ancora più aggressiva perché i contratti di lavoro devono essere rinnovati e perciò gli operai si opporranno al governo. Il governo però ha già dimostrato a Viareggio di agire severamente se necessario e di non arrendersi. 40 Ivi, cit., pp. 207-208. 27 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA Romano Luperini sottolinea che l’organizzazione studentesca pisana è stata piuttosto di origine pacifista e costruttiva. Però, ha suscitato un’enorme energia collettiva e ci sono sempre delle persone che vogliono ribellarsi in modo aggressivo facendo scoppiare degli scontri. Comunque Luperini tenta di descrivere tutte le vicende in modo oggettivo e realistico. Non nega che gli studenti siano diventati violenti e aggressivi durante il corso del Sessantotto, ma non dice neanche che siano degli incoscienti, come viene sostenuto da Umberto Piersanti nella sua opera. Giòn Uèin non è un esempio del sessantottino tipico, ma pure lui si rende conto delle conseguenze del Sessantotto – che secondo Marcello Veneziano è dunque l’incremento dell’aggressività nella società italiana – e sperimenta la violenza sulla propria pelle. La storia inizia con una descrizione della manifestazione che si svolge a Torino nel 1970. L’atmosfera è molto tesa e la gente diventa aggressiva; sembra che la paura per il terrorismo si sia impadronita del popolo.41 Come detto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro pone l’enfasi sul modo in cui il semplice cittadino ha sperimentato il Sessantotto. Anche se la storia si svolge nel 1970, i protagonisti del romanzo ripetono varie volte che ‘il millenovecentosettanta è il Sessantotto che continua, si allunga come un’alba radiosa sul futuro dell’umanità. È un grande movimento popolare e noi [Giòn Uèin e i suoi amici] non possiamo mancare!’ 42 In altre parole, questo romanzo non si dilunga a circoscrivere dettagliatamente le assemblee e le manifestazioni degli anni Sessanta, ma il lettore può interpretare Giòn Uèin quasi allegoricamente come l’incarnazione dello spirito del Sessantotto. Giòn Uèin lotterà sempre per un mondo migliore, ma non diventerà mai aggressivo per realizzare i suoi ideali. Malgrado il suo atteggiamento pacifico, i due fascisti Leccamoffo e Belocchio e la loro banda Oliodiricino tentano continuamente di ostacolare Giòn Uèin, lo seguono e di frequente attaccano la sua casa. Il protagonista cerca di proteggersi ma non attaccherà mai lui stesso. Concludendo possiamo dire che la violenza è presente in tutti i romanzi. Andrea non partecipa attivamente al movimento studentesco ma tollera a lungo la violenza da esso commessa. Gli studenti dell’Università di Urbino si ribellano molto aggressivamente e frequentano anche la manifestazione a Milano, dove muore il poliziotto Antonio Annarumma. Romano Luperini dedica ne L’uso della vita più attenzione alle buone intenzioni del movimento pisano. Sottolinea che la maggior parte degli studenti non ha voluto usare la forza. Maria de Il cappotto del turco sceglie, dopo la morte di una studentessa, di non militare più per il movimento. Per il resto della sua vita, lei sperimenta le conseguenze del 41 42 Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., p. 43. Ivi, p. 4. 28 CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA Sessantotto e nota che la società sta degenerando. Specialmente si preoccupa per il destino di suo figlio. In questo romanzo viene sottolineato che i sessantottini, anche se sono rimasti fedeli ai loro ideali come Marco, perdono sempre, in ogni modo possibile. Nella sfera personale di Giòn Uèin la violenza è pure molto presente, perché viene continuamente attaccato dai fascisti ma lui stesso rimane sempre pacifico e fedele ai suoi ideali. Anche il popolo di Settimo Torinese si sta assumendo un atteggiamento più aggressivo. Bisogna notare però che quest’ultimo romanzo si svolge nel 1970, quando si presenta già il terrorismo degli anni di piombo. 29 Capitolo 3 - L’immaturità in Due di Due e in Archeologia del presente Come visto nel secondo capitolo, il Sessantotto si rispecchia in vari modi in una serie di temi. È chiaro però che specificamente il tema dell’immaturità ricorre con insistenza in tutti i romanzi analizzati. Per questa ragione, è utile approfondire questo tema. Analizzerò due romanzi, cioè Due di Due di Andrea de Carlo e Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli. L’ultima opera è stata brevemente analizzata da Hanna Serkowska, nel suo articolo Non potevano dire di no… Sull’immaturità e il Sessantotto in Italia.43 Come detto nel primo capitolo, fino a tempi recenti poca attenzione è stata dedicata al tema del Sessantotto nella narrativa italiana. Secondo Serkowska, l’interesse tardivo è da attribuire al blocco mentaleemotivo sentito da molti sessantottini nei confronti del passato, e anche al fatto che il Sessantotto avrebbe scatenato la violenza degli anni di piombo. Più interessante di questi motivi ‘classici’ per la mancata elaborazione del tema, è quello che la Serkowska chiama l’immaturità dei contestatori.44 Secondo la studiosa l’immaturità dei sessantottini è spesso caratterizzata da massimalismo, entusiasmo, ingenua fiducia nella propria onnipotenza e infallibilità. Per trattare l’aspetto dell’immaturità mi riferisco allo psicologo Dan Kiley, il quale ha elaborato il concetto nel suo noto studio The Peter Pan Syndrome: Men Who Have Never Grown Up. Kiley descrive la sindrome di Peter Pan, basata sul concetto di puer aeternus come già usato da Ovidio ne Le metamorfosi, e che si riferisce a una persona che non conclude mai l’adolescenza. I pueri aeterni rifiutano di accettare la realtà com’è, vivono nel proprio mondo, sono spesso dei narcisti e proiettano le proprie incertezze su altre persone. Sono dei sognatori, il loro atteggiamento viene determinato dalla propria fantasia e non fanno alcun progresso nella vita. Secondo Kiley, ci sono quattro sintomi di base: il comportamento irresponsabile, l’incertezza, la solitudine e i conflitti che trovano origine nel rapporto problematico uomodonna.45 Nella narrativa italiana, i sessantottini si presentano come eterni bambini? O vengono rappresentati in modo meno negativo? I romanzi suggeriscono forse che il Sessantotto non sia mai diventato una ‘vera’ rivoluzione a causa dell’immaturità dei protagonisti? O sono stati il Sessantotto e la società degli anni Sessanta a rendere i sessantottini immaturi? Se soffrono di 43 Hanna Serkowska, Non potevano dire di no… Sull’immaturità e il Sessantotto in Italia, in “ACTA philologica”, 35 (2009), pp. 109-114. 44 Ivi, p. 110. 45 Dan Kiley, The Peter Pan Syndrome, pp. 43-45. 31 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA qualcosa come la sindrome di Peter Pan, i protagonisti riescono a riprendersi nel loro corso di vita? Siccome l’immaturità emerge da vari studi come una caratteristica decisiva del Sessantotto, approfondirò in questo capitolo la rappresentazione di questo tema nella narrativa italiana. Riferendomi ai quattro sintomi distinti da Kiley, analizzerò il mondo in cui l’immaturità si presenta in Due di Due e in Archeologia del Presente, pubblicati rispettivamente nel 1989 e nel 2001. Esaminerò se i protagonisti dei romanzi, ovvero Guido Laremi, Mario e Leonardo e Michela Ferrari assomiglino alla figura dell’immaturo analizzato da Kiley. 3.1 Due di Due di Andrea De Carlo 3.1.1. Il comportamento irresponsabile Il protagonista di questa storia, Guido Laremi, inizia a ribellarsi quando frequenta il liceo. Sprona i suoi compagni ad opporsi all’insegnante, e si esprime negativamente sull’insegnamento e sul governo italiano degli anni Sessanta. Come Andrea Benci e Marcello dei romanzi Cupo tempo gentile e L’uso della vita, Guido vuole cambiare il mondo ma non sa esattamente come. Assieme a Mario riflette su tutte le forme ideali della società, e, alla fine unendosi agli anarchisti, conclude che tutti i padroni devono essere aboliti. Gli ideali e le idee di Guido sono sempre molto irreali, e, al contrario degli studenti che vogliono semplicemente sostituire i padroni, Guido li vuole abolire pur non avendo nessuna alternativa concreta per una nuova società. L’ideologia di Guido si avvicina a quella dell’anarchia. Parla alle assemblee per esporre le sue idee politiche, e Mario lo accompagna sempre e ovunque. Guido non riesce però ad esprimere le sue idee in maniera concreta. Perciò, i suoi compagni di classe lo accusano di ‘irrazionalismo, e spontaneismo e qualunquismo’.46 Non essendo capace di esprimere le sue idee in modo strutturato, usa toni provocatori. Su un manifesto in cui è mostrato Mao che regge il libretto rosso, incolla una foto di un cono gelato al posto del libretto. Questo provoca la rabbia degli studenti maoisti che cominciano a picchiare Guido e Mario. Guido distrugge pure un cartello su cui è scritto ‘Stalinisti bastardi vigliacchi’47, ottenendo anche questa volta una reazione aggressiva. Così i due amici trascorrono il periodo della contestazione: sempre opponendosi agli altri movimenti ma mai concretizzando i propri ideali di libertà. 46 47 Andrea De Carlo, Due di Due, cit., p. 97. Ivi, p. 102. 32 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE Guido, essendo ancora un minorenne, pensa di non avere la ‘minima possibilità di incidere sulla nostra vita’48 e, scoraggiato da questo fatto, si sottrae alle proprie responsabilità. Infatti, i suoi grandi esempi sono i Rolling Stones, perché fanno tutto ‘senza nessun riguardo e nessuno obbligo e nessuna spiegazione o simulazione di ragionevolezza per nessuno.’ 49 Non essendo capace di andare oltre l’idealismo e pensando di non avere presa sul mondo, Guido abbandona gli studi, parte per l’Australia e sfugge dalla realtà. Per sottrarsi al servizio militare, si fa chiudere in un manicomio. Raggiunge l’obiettivo di essere dichiarato inabile al servizio, ma diventa quasi pazzo dentro quell’istituto. Non rimane mai a lungo in Italia, gira il mondo e non comunica quasi mai con Mario o con sua madre. Inoltre ha varie amanti, di cui parlerò nell’ultimo paragrafo. Il suo atteggiamento irresponsabile lo rende così infelice che alla fine della sua vita diventa un alcolista e un tossicodipendente. Mario cerca di capire il modo in cui Guido vive la sua vita, e pensa che il suo comportamento trovi origine nella sua giovinezza. Guido è il figlio di una custode, e non conosce suo padre. Secondo Mario vive così perché non ha mai ‘posseduto niente’50, e perché è ‘cresciuto senza il peso di aspettative sociali e strutture familiari’51, grazie a cui può essere ‘così libero di fronte al mondo’.52 I suoi atti non sarebbero spinti dall’incoscienza, ma da una ‘specie di forma autodistruttiva provocata dalla rabbia per il mondo com’era.’53 Alla fine della storia, Guido subisce le conseguenze dei suoi atti. Quando per esempio rivede suo figlio Giuliano che aveva abbandonato molti anni prima, si arrabbia perché suo figlio non lo accoglie nel modo affettuoso atteso. Però, invece di accusare se stesso di negligenza, si arrabbia con il figlio, dato che non è in grado di riconoscere le proprie debolezze. Dice di sentirsi ‘un imbecille a vedere tutto che scivola via’54 e che ogni idea che ha è ‘sommersa e resa inutilizzabile dall’ottusità implacabile dei fatti.’55 La situazione di Mario è simile a quella di Guido. Durante gli anni di scuola, copia per gran parte il comportamento di Guido, frequenta le assemblee, pensa a come raggiungere una società migliore e si ribella agli insegnanti. Però, non abbandona mai gli studi come Guido o come la sua ragazza, Roberta, che preferisce lavorare invece che studiare. L’idea di dover trovare lavoro spaventa Mario, e la voglia di continuare gli studi non viene perciò spinta da un senso di responsabilità, ma dalla paura dell’ignoto. Inoltre rimprovera ai suoi lo sviluppo della 48 Ivi, p. 98. Ivi, p. 22. 50 Ivi, p. 156. 51 Ibid. 52 Ibid. 53 Ivi, p. 102. 54 Ivi, p. 375. 55 Ibid. 49 33 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA propria vita, ragionando che se suo padre non si fosse alcolizzato e poi ammazzato, lui sarebbe cresciuto in un altro luogo e sarebbe stato un’altra persona. Dunque, il suo senso di responsabilità non è molto profondo, cerca la causa della propria situazione al fuori di se stesso. Dopo una vacanza in Turchia – dove è quasi morto per esaurimento – muore il marito della madre di Mario. Questa è una svolta cruciale per Mario. È proprio in quel momento che capisce di dover affrontare la vita in prima persona. Ha finalmente voglia di ‘reagire, occupare una parte di spazio senza più esitazioni, diventare adulto.’56 Anche se ha grandi idee sui cambiamenti che devono essere fatti nella società, sceglie di centrare la sua attenzione sulla propria vita. Si trasferisce in campagna, si compra una casa e impara a coltivare la terra. Vuole diventare completamente autonomo e autosufficiente. Questo desiderio di autonomia si esprime per esempio nella voglia di avere un proprio mulino e un proprio generatore di corrente. Quando Martina, la sua promessa sposa, viene a convivere con lui, si sente, per la prima volta in vita sua, veramente responsabile per qualcosa. È chiaro che Mario si assume delle responsabilità pur restando irresponsabile e, in certo senso, immaturo. Invece di collaborare con altre persone, si sottrae totalmente al mondo esterno e ne costruisce uno privato per la sua famiglia. Non vuole che i suoi bambini vadano a scuola, perché secondo lui devono ‘crescere liberi e felici senza certificati né doveri di sudditanza’.57 Sembra dunque che sia diventato responsabile della sua vita, ma ricorre piuttosto in realtà a una specie di escapismo. In questo senso, il suo comportamento coincide con quello di Guido, essendo entrambi irresponsabili, sia pure ognuno a suo modo. La differenza sta però nel fatto che Mario, dopo la grande svolta nella sua vita, decide consapevolmente sulla sua vita e si assume delle responsabilità per portarla a buon fine. Per Guido la vita viene come viene, non riesce mai ad organizzarla e si comporta sempre in modo irresponsabile. 3.1.2. L’incertezza Secondo Dan Kiley, il rapporto dei genitori è formativo per il carattere dei figli. La mancanza di armonia crea un forte senso d’insicurezza nei bambini, che di conseguenza non riescono ad amare se stessi. Come detto, Guido è il figlio di una custode e non conosce suo padre. Litiga spesso con sua madre, la quale non riesce mai a capire gli stati d’animo e le azioni di suo figlio. Anche se, frequentando ancora il liceo, sembra molto sicuro di se stesso – per esempio, 56 Ivi, p. 189 e 193. “Non avevo più voglia di lamentarmi delle cose come se fossero inevitabili. Non avevo più voglia di dire che Milano era una città orrenda e continuare ad abitarci, dire che l’università era un parcheggio per disoccupati e continuare a frequentarla, dire che vivere dai miei era morboso e continuare a farlo.” 57 Ivi, p. 227. 34 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE incontrando la madre di Mario, le fa il baciamano come fosse un vero casanova – si sente sempre un minorenne, inabile a fare la rivoluzione. Dopo di aver smesso gli studi, la sua vita è dominata da un’incertezza continua. Guido si lascia guidare dai suoi dubbi e dalla sua fantasia. È sempre in cerca di qualcuno che gli possa offrire sicurezza e sostegno. Sono spesso delle donne che lo rassicurano; l’autonomia di Laurie, una sua fidanzata australiana, lo rende più sicuro di sé ma senza di lei questa certezza sparisce. Guido ha un complesso d’inferiorità che gli fa pensare di non essere degno di avere una fidanzata. A ventiquattro anni compiuti, avendo deciso di scrivere un libro e diventare scrittore, chiede sempre l’aiuto della sua amica, e la sua promessa sposa, Chiara, per la stesura del libro Canemacchina. La sua insicurezza lo porto sempre a cercare conferme. Allo stesso tempo però non riesce ad accettare opinioni diverse dalle sue. Quando le case editrici non vogliono pubblicare l’opera senza che sia aggiustata su vari punti, Guido si arrabbia e rifiuta di cambiarlo; è ovvio che è incerto ma rifiuta anche di migliorare se stesso, mostrando rigidità e debolezza. A Mario, Guido prima pare un ottimista, la cui vita è segnata dal godimento e dal piacere, ma dopo un paio d’anni vede che invece è pieno di ansia. Dice che quando Guido prendeva una decisione, ‘la sua fermezza serviva solo a nascondere tracce lunghe di nostalgia per le altre possibilità che aveva appena escluso.’58 Similmente al tema precedente, Mario attraversa una fase di sviluppo totalmente contraria a quella di Guido. Già al liceo, Mario si sentiva ‘un diciannovenne con la testa piena di parole in un paese rigido e vecchio.’ 59 Anche se ha preso la maturità, ha l’idea di non aver raggiunto niente e di non essersi meritato la maturità. Si vergogna per i suoi che sono riempiti di orgoglio per questa prestazione. Aspira a raggiungere una stabilità interiore come quella di Guido, che, secondo Mario, è ‘un baricentro non suscettibile al minimo ondeggiamento di umori.’60 Nonostante questa sua calma sia apparente, Mario continua a credere che Guido viva nel modo più giusto possibile. Quando finalmente scopre la vera natura di Guido, si riempie di ‘sgomento’61. Si può concludere che entrambi i protagonisti sono incerti, ma cercano di coprire questa mancanza di certezza con la loro amicizia. Anche se Guido cerca appoggio nelle sue amanti, è solo Mario che significa qualcosa per lui. Mario a sua volta, pur avendo stabilito la sua casa e la sua famiglia, si sente totalmente perso quando Guido, dopo un lungo soggiorno presso le Due Case, se ne va. Malgrado che abbia Martina e i gemelli, si sente insicuro senza 58 Ivi, p. 301. Ivi, p. 122. 60 Ivi, p. 156. 61 Ivi, p. 260. 59 35 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA Guido. Irregolari sono anche i rapporti con Guido; periodi intensi si alternano con periodi in cui non si sentono per mesi. Secondo Kiley, è tipico della sindrome di Peter Pan di scaricare le proprie incertezze su un altro. Gli amici trovano la loro stabilità nelle insicurezze condivise. L’uno completa l’altro, l’uno non può vivere senza l’altro e in due formano un insieme armonioso. 3.1.3. La solitudine Dan Kiley afferma che la solitudine risale alla giovinezza del puer aeternus; se non si sente più a casa, come Guido, si separa dal mondo. Come detto, Guido non conosce suo padre, e litiga spesso con sua madre. Ciò potrebbe spiegare perché si sente escluso dal mondo e perché non abbia mai imparato ad amare se stesso e altre persone. Per questa ragione, Guido si sottrae continuamente al contatto con gli altri. Mentre altri compagni al liceo si organizzano in assemblea per discutere una nuova occupazione o manifestazione, Guido si tiene in disparte dal resto del gruppo. Similmente accade durante la vacanza in Grecia, dove i due incontrano un gruppo di amici. Anche se Guido si pone al centro dell’attenzione tiene allo stesso tempo le distanze da chi cerca di avvicinarsi troppo. Secondo Dan Kiley, questo comportamento è anche dovuto al narcismo, un’altra caratteristica della sindrome. Già al liceo è chiaro che Guido e Mario non hanno tanto contatto con i compagni. Mario è troppo timido per avere contatti, Guido è chiuso in se stesso per una forma di narcismo, che viene rafforzato dalla sua incertezza. Dopo la vacanza in Grecia Guido continua a fuggire dagli altri e a trasferirsi in vari paesi, ma non riesce mai a rompere con la sua solitudine e legarsi, veramente a una persona, Mario a parte. Simbolo della solitudine è la citta in questo romanzo. Sia per Mario che per Guido la città è l’emblema dell’industrializzazione che ha condotto all’alienazione dell’umanità. Per Mario, la soluzione è di trasferirsi in campagna. Lì trova la felicità e la pace, e ogni volta che ritorna alla città gli sale ‘una specie di nausea universale che [gli toglie] il fiato.’62 Guido non trova mai una forma di pace, gli opprime vivere in campagna dove gli viene sempre voglia di farla finita con la vita. Per lui, il mondo intero è un posto orribile. Dice: ‘È questo mondo anonimo, dove ognuno si può nascondere dietro il suo ruolo e considerarsi solo un ingranaggio nella macchina.’63 Guido è dunque preso da una enorme solitudine, e anche se trova appoggio in altre persone come Mario e Chiara, rimane sempre solo. Ne vuole parlare tramite il suo libro Canemacchina, in cui esprime le sue idee sulla civiltà industriale, sulla 62 63 Ivi, p. 176. Ivi, p. 338. 36 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE degenerazione della città e dei rapporti umani nelle città, ma il vero significato dell’opera non viene mai completamente compreso dal pubblico e dai critici, il che rende Guido ancora più solitario. La solitudine per Mario è soprattutto una fase che sperimenta durante i suoi anni di scuola, quando si sente ‘a una distanza terribile dalla vita; di riuscire a sentirne solo echi e riverberi lontani: filtrati e adattati, doppiati e interpretati da altri prima di arrivare fino a me. A volte mi sembrava di essere in esilio, anche se non sapeva da dove, o da quando.’ 64 Dopo il trasferimento a Due Case, si sottrae consapevolmente al mondo e sceglie per la solitudine, l’autonomia e l’autosufficienza. Come già detto a proposito degli altri temi, le vite degli amici sono molto simili ma allo stesso tempo molto diverse, in quanto al contrario di Mario, Guido rifiuta di scegliersi una vita. 3.1.4. Il rapporto con le donne Nei rapporti che Guido ha con le donne, ritornano tutti e tre gli aspetti qui sopra discussi. Quando il contatto con la sua prima ragazza, Paola, è raffreddato, Guido conclude di non essere abbastanza rassicurante per lei. Invece di parlarle, conclude da solo che questa è l'unica ragione possibile. Questa incertezza di sé, in combinazione con la sua eterna solitudine, impedisce a Guido di condurre una relazione sana con una ragazza. Durante la vacanza in Grecia, ha un rapporto con una ragazza ma, quando Guido si sente ‘stretto dalla sua assiduità’65, rapisce l’amante di Mario senza avvisarlo. Mario si arrabbia, ma Guido non è convinto di aver sbagliato, è dell’opinione che non si possa possedere una ragazza. Si mostrano evidenti l’atteggiamento irresponsabile, l’escapismo e la morale elastica di Guido; non capisce che ha tormentato il suo amico e non rispetta le relazioni altrui, una caratteristica ricorrente del puer aeternus. Secondo Kiley, il Peter Pan è sempre in cerca di una figura materna, la quale trova – nella storia di J.M. Barrie – in Wendy. Per Guido, questa figura è Chiara; lei si prende sempre cura di lui e vuole fare di tutto per renderlo felice. L’incertezza esistenziale impedisce a Guido di riconoscere l’importanza del rapporto con Chiara, per cui trascura il matrimonio e suo figlio. Non diventerà mai un partner degno, si assumerà sempre il ruolo del figlio in ogni rapporto che ha, come per esempio con l’autonoma Laurie e la bellissima Blanca. Non è mai stato difficile per Guido trovarsi una morosa, grazie alla naturalezza che ha con le donne, ma i 64 65 Ivi, p. 48. Ivi, p. 160. 37 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA rapporti spesso non sono molto serii e lui non riesce mai a legarsi veramente e completamente a una donna. Per Mario, all’inizio le ragazze non sono nient’altro che un ostacolo. La sua incertezza gli fa pensare che molte ragazze siano irraggiungibili, e perciò non tenta di sedurle. Grazie a Guido, inizia a parlare con varie ragazze e poco dopo avrà il suo primo rapporto serio, con Roberta. È interessante notare che in questo primo rapporto la certezza e l´autonomia di Roberta impauriscono Mario e lo fanno riflettere sulla propria maturità. Sul piano sessuale è interessante che per Mario il sesso funziona come una specie di escapismo dal mondo. Inoltre egli può finalmente dimenticare la sua mancanza di autonomia. Per lui, il sesso è come ‘scivolare in una dimensione tiepida e torbida dell’esistenza’.66 Esso gli permette finalmente di scoprire delle cose che gli piacciono, considerato che fino a questo punto nella sua vita ha solamente fatto delle cose obbligatorie. Mentre Mario scopre se stesso, Roberta ha già deciso di lasciare l’università e di iniziare a lavorare. Lei ha una certa autonomia e una risolutezza che Mario raggiungerà solo anni dopo, e che Guido non raggiungerà mai. Mario conclude che Roberta è ‘diventata una persona adulta, senza nessuna voglia di farsi trattenere nel territorio nebuloso’67 dove Mario si trova ancora. A causa di questa grande differenza tra le due fasi della vita in cui i due si trovano, il rapporto finisce e Mario, dopo un’avventura con Jeannette, incontra la sua futura moglie Martina. Anche lei ha abbandonato gli studi per poter lavorare, ma questa volta la maturità delle donne non è più agghiacciante per Mario. La certezza di Martina lo rassicura e gli consente finalmente di diventare adulto. 3.2 Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli In questo paragrafo, analizzerò il romanzo Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli. Quest’opera, uscita presso la casa editrice Einaudi nel 2001, narra la storia di due sessantottini chiamati Leonardo e Michela Ferrari. Il narratore della storia, un amico di Leonardo e Michela, incontra i Ferrari nel 1970. In questo romanzo, non viene descritto perciò dettagliatamente come la coppia ha sperimentato il Sessantotto, ma racconta soprattutto la loro vita nel periodo successivo, alla luce del Sessantotto. Leonardo e Michela, laureati rispettivamente in filosofia e in lingue, tentano tutta la loro vita di cambiare e perfezionare il mondo; adottano figli, aiutano i senzatetto e lottano per la 66 67 Ivi, pp. 111-112. Ivi, p. 121. 38 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE conservazione della natura. Anche se fanno una vita all’insegna del desiderio di migliorare il mondo, la loro storia finisce tragicamente quando la coppia viene ammazzata dal proprio figlio Marlon. Qui però esaminerò come i protagonisti, e specificamente Leonardo – per gli amici Leo – presentano i sintomi di immaturità. Secondo la già citata Hanna Serkowksa, Leo e Michela sono buoni esempi del ‘giovanilismo’, un genere di immaturità che si manifesta specificamente nei sessantottini e che viene caratterizzato dal ‘massimalismo, entusiasmo, ingenua fiducia nella propria onnipotenza e infallibilità.’68 Qui vorrei invece indagare se i protagonisti soffrano della sindrome di Peter Pan, seguendo ancora una volta l’analisi di Dan Kiley. 3.2.1. Il comportamento irresponsabile Al contrario di Guido Laremi di Due di Due, Leo e Michela perseverano nelle loro convinzioni, alla luce delle idee sessantottine, e anche se altri hanno già perso la fede in quest’ideologia, loro tentano di tutto per rendere il mondo perfetto. Tramite il loro modo d’insegnare, ovvero quello dell’antipedagogia, tentano di trasmettere le proprie idee alla gioventù. Sostengono pure l’antipsichiatria, secondo cui i malati di mente, anche se sono ancora pericolosi, devono essere riaccolti nella società. Non essendo capaci di procreare, adottano i figli Marlon e Aria e aprono la loro casa a molti senzatetto per dar loro un futuro. Fino a questo punto, sembra che il comportamento di Leo e Michela sia molto responsabile. Gli ideali dei Ferrari non vengono però apprezzati da tutti. Leo viene licenziato dall’istituto tecnico per aver esercitato una pedagogia non autorizzata, cioè l’antipedagogia. Si concentra solo sugli allievi che vogliono veramente raggiungere qualcosa, e non sugli altri che ‘oppongono una specie di resistenza passiva, e approfittano di ogni occasione per assentarsi o per fare casino. C’è un forte conservatorismo anche tra i giovani, che nasce dall’ignoranza e dalla pigrizia e che a volte può manifestarsi in forme aggressive.’69 Leo vuole occuparsi della gioventù ma non vuole investire energia in quelle persone che non seguono la sua ideologia. Inoltre, avendo tentato a lungo di conservare un parco naturale, non riesce a superare le avversità e decide di lasciare la politica. Nel primo caso, Leo viene obbligato ad andarsene, mentre nel secondo, è lui che non crede più alla politica. Dice: 68 69 Hanna Serkowska, Non potevano non dire di no, p. 111. Sebastiano Vassalli, Archeologia del presente, cit., p. 40. 39 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA è il governo della maggioranza, e se la maggioranza degli abitanti di Lys [la comune in cui il parco si trova] voleva che al posto dei prati e dei frutteti ci fossero i parcheggi, bisognava fare i parcheggi: non c’erano alternative!70 Come Guido Laremi, la vita di Leo e Michela è diretta da sfizi, giacché ogni volta che si appassionano per una cosa, si impegnano a fondo per quella faccenda. Al contrario del protagonista di Due di Due invece, Leo non si arrende alla minima contrarietà, ma persiste fino al raggiungimento dello scopo. La coppia tenta di mantenere lo stesso atteggiamento nei riguardi dei loro figli, ma non ci riesce completamente. È noto che molti sessantottini non sanno comportarsi in modo adeguato verso i loro figli – anche perché molti sessantottini non hanno mai avuto un buon rapporto con i loro genitori – è ciò viene pure mostrato da Leo e Michela. Così il loro figlio Marlon ha difficoltà a maturare; non vuole studiare, comincia presto a rubare e a drogarsi. I genitori pagano per la sua educazione, affinché possa prendere un diploma anche se non è stato promosso per tutti gli esami, e fanno di tutto per renderlo contento. Invece di insegnare a Marlon come raggiungere la felicità, gliela comprano. Marlon a sua volta dice: ‘Continuerò a stare con papà e mamma e non avrò bisogno di niente, perché penseranno loro a tutto!’71 Invece di migliorare la sua vita, Marlon è totalmente allo sbando e si ribella ripetutamente alla propria famiglia, spingendo suo padre all’esasperazione. Non sapendo come deve comportarsi nei suoi confronti, Leo si distanzia da suo figlio e dà più attenzione a sua figlia Aria. Anche lei trascorre una gioventù complicata, si taglie le vene per via di una delusione d’amore. Però, Aria si riprende e vive una vita abbastanza normale. Marlon invece non si riprende mai, non si sente completamente accettato dai suoi. Secondo lui, la sua adozione è stata solo una forma di beneficenza per i suoi genitori; non si sono mai occupati davvero del loro figlio. Potrebbe anche essere per il fatto che la coppia non è abile di procreare, e esaudiscono il semplice desiderio di avere un figlio che però non riescono ad amare come fosse un figlio proprio. A causa di ciò, Marlon pensa che la sua identità sia negata e rifiutata dai suoi. Dice: ‘Dovevo essere infelice, per farli felici.’72 Paradossalmente, anche se i Ferrari non hanno sotto controllo la propria famiglia, accolgono dei senzatetto in casa loro e installano un campeggio nel proprio giardino dove tutti i bisognosi possono accamparsi in tenda. Inoltre, danno alloggio a (ex-)matti come Camillo e Domenica e molti altri. Sembra dunque che la coppia si senta responsabile per la sorte 70 Ivi, p. 150. Ivi, p. 98. 72 Ivi, p. 166. 71 40 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE dell’umanità, e, come Giòn Uèin discusso nel capitolo precedente, tenti di migliorare la sua situazione a livello micro. La coppia accoglie pure due albanesi – provenienti dal paese in cui è appena caduta la dittatura e dove sono scappati molti delinquenti dalle prigioni non più sorvegliate – senza verificare le loro intenzioni. Gli albanesi rovinano l’intera casa e minacciano di violentare Aria e di ammazzare la domestica Domenica. Questa storia finisce bene, ma Leo e Michela continuano ad accogliere delle persone, fra cui una donna cinese che viene accusata di aver ammazzato un’intera famiglia. Michela insiste ad accogliere la donna perché altrimenti sarebbe uccisa in Cina, dove la pena di morte è ancora in vigore. Michela dice: ‘la accusano di avere ucciso con il veleno un’intera famiglia [...] Forse è davvero un’assassina: chi può dirlo! Ma, finché nel suo Paese non verrà abolita la pena di morte, bisogna aiutarla.’73 Per questa eterna fiducia nell’umanità, e la sua visione ingenua della realtà di Leonardo, il narratore chiama Guido un ‘moderno Don Chisciotte’74. A causa di tutti questi stranieri che vengono accolte in casa loro, Marlon inizia a comportarsi in modo meno tollerante nei loro confronti. Dice: che la “sua” casa, da sempre, era piena di vagabondi e di meticci, venuti a viverci a sbafo da ogni parte del mondo; che i “suoi” genitori, invece di aiutare i figli a risolvere i loro problemi, preferivano occuparsi di ogni parassita che bussava alla loro porta.75 Quando Marlon una sera si è drogato, decide di ammazzare i suoi e sua sorella Aria. Se Marlon si dimostra dunque totalmente irresponsabile, anche il comportamento di Leo e Michela è irresponsabile in quanto non danno abbastanza attenzione al loro figlio e accolgono degli assassini e delinquenti in casa loro. Si perdono nella voglia di perfezionare il mondo, e colgono ogni opportunità per poter effettuare questo loro scopo. Ritorna qui anche la questione del problema delle generazioni, discussa nel secondo capitolo. La domanda che si impone in questo caso è: a chi tocca la colpa del comportamento di Marlon? Da un lato, è ovvio che Marlon è un puer aeternus, che forse in qualche modo soffre della sindrome di Peter Pan. Dall’altro, il suo atteggiamento potrebbe essere un’imitazione di quello dei suoi genitori, che non sono mai riusciti a offrirgli un modello da seguire. A ciò si aggiunge che Leo, sia nel suo lavoro d’insegnante che sul piano politico, non si è mai assunto responsabilità quando le cose non andavano come voleva, comportandosi in modo piuttosto immaturo. 73 Ivi, p. 136. Ivi, pp. 37-38. 75 Ivi, p. 148. 74 41 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA Prima di concludere questo paragrafo, è interessante vedere come il problema della gap generazionale viene definito in questo romanzo. A un certo punto l’architetto Colombin dice che la generazione dei ventenni gli sembra una generazione inesistente, senza un sogno né un progetto che la tenga insieme. Ognuno fa per sé. Ci sono degli opportunisti e gli arrampicatori, come ne sono sempre stati in ogni epoca; ma la vera novità secondo me sono gli eterni bambini, che non si rassegnano a diventare adulti.76 Colpisce il modo in cui ogni generazione scarica la responsabilità sulla prossima generazione. Anche se è evidente che l’atteggiamento di Marlon in qualche sembra essere determinato dai genitori, la generazione sessantottina – che negli anni cinquanta è stata rimproverata la stessa irresponsabilità – sostiene lo stesso della generazione seguente. Non negando il fatto che Leo e Michela hanno veramente tentato di far crescere i loro figli giustamente, possiamo però concludere che la storia si ripete continuamente e che così, palleggiando le responsabilità, la colpa non tocca a nessuna generazione. 3.2.2. L’incertezza Quanto al suo compito pedagogico, è chiaro che soprattutto Leo non sa come comportarsi verso suo figlio Marlon. È incerto sul modo in cui deve educarlo, e guardando indietro negli anni dubita fortemente di averlo fatto nel modo giusto. Il narratore dice che Leo è ‘sempre divorato dall’ansia: di partire, di arrivare in tempo, di riuscire a fare le cose per cui si era impegnato, e che dovevano assolutamente essere portate a termine!’ 77 Inoltre si preoccupa continuamente per la fine del mondo. Leo e Michela cercano la loro sicurezza e certezza nell’omeopatia e nella macrobiotica, e abbracciano la religione. Soprattutto Michela crede alla magia. Quando un suo cugino si far passare per mago, lo accoglie subito in casa loro, dopo di che egli risulta essere un semplice spacciatore. Michela si fida pure del professore Mastrolidolo, che pratica la macrobiotica, e con lui inizia un’erboristeria. Quando Mastrolidolo si rivela un impostore e Michela viene denunciata per ‘vendita non autorizzata di sostanze farmaceutiche’78, il professore la accusa di aver fatto la prima mossa. In altre parole, benché i Ferrari facciano tutto per migliorare il mondo, rimangono sempre delusi. Al contrario dei Ferrari, il narratore della storia – un amico di Leonardo che rimane nell’anonimato in questo romanzo – è più sicuro di sé. Questa voce narrante, che è pure lui un personaggio, crede alla scienza e alla medicina ufficiale, alla matematica e alla ragione. Trova 76 Ivi, pp. 144-145. Ivi, p. 82. 78 Ivi, p. 126. 77 42 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE la sua certezza nell’aspirina, che secondo lui è ‘un punto di riferimento incrollabile [e una delle] poche certezze che ci ha dato questo nostro secolo.’79 I suoi tavoli di disegno rappresentano per lui ‘la ragione, la misura, l’ordine’80 e gli rincuorano nei momenti difficili della sua vita. Inoltre, è dell’opinione che l’unico mezzo con cui si possono effettuare veri cambiamenti, sia l’architettura. Leo invece si oppone a queste idee; secondo lui l’omeopatia e l’insegnamento sono superiori. Però, quando soffre di impotenza, soccombe alla pressione e prende un’iniezione di medicina ‘vera’, che lo guarisce immediatamente. Il narratore, diversamente da Leo e i suoi amici che credono che ogni soluzione dovrebbe essere trovata nella natura, sostiene: se il perfetto equilibrio si trovava nel riso integrale e in quegli altri cibi che avevano fatto le rivoluzioni moderne, [preferiva] vivere in un mondo meno sano e con qualche ingiustizia, dove però si mangiassero anche il prosciutto, le ostriche e i tartufi. 81 3.2.3. La solitudine Come Guido Laremi, pure Leo e Michela si circondano di molte persone. Al contrario di Guido invece, Leo ha molta fiducia nell’umanità ma pure lui si amareggia nel corso degli anni e si distanzia dalle persone che hanno ideali diversi dai suoi. Diventa insofferente e persino aggressivo. Nel senso letterale della parola, Leo e Michela non sono mai soli perché si circondano di tante persone, ma nel senso figurato la vita di Leo è dominata da una solitudine intellettuale, paragonabile a quello di Guido, che gli rende la vita difficile. Viene licenziato dalla scuola per le sue idee troppo diverse e particolari; abbandona la politica perché sembra essere l’unico che vuole conservare il parco naturale. Questo senso di solitudine viene forse rafforzato dalla sua incertezza e ansia per la fine del mondo. La solitudine raggiunge un culmine simbolico durante i funerali di Leo, Michela e Aria. Tante persone, scioccate dalla strage, non sono venute per onorare la famiglia ma vengono spinte da una specie di sensazionalismo. Quando qualcuno inizia a suonare L’Internazionale, la canzone comunista che certamente sarebbe piaciuta a Leo, egli viene interrotto e mandato via. Il narratore a sua volta si arrabbia e viene accusato di essere un buffone. In altre parole, forse nessuno, tranne il narratore, ha conosciuto il ‘vero’ Leo o la ‘vera’ Michela. Anche se tutta la loro vita si è svolta all’insegna della beneficenza e del desiderio di prendere cura degli altri, non vengono mai apprezzati completamente per come sono. Mentre il mondo si dimenticherà presto della vita dei Ferrari, nella vita del narratore 79 Ivi, p. 106. Ivi, p. 153. 81 Ivi, p. 61. 80 43 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA ‘rimarrà il vuoto della loro assenza; un vuoto così grande, che nemmeno la memoria potrà colmarlo del tutto’.82 3.2.4. Il rapporto con le donne Concludo quest’analisi trattando il rapporto con le donne. Il rapporto di Leo e Michela è abbastanza tradizionale; mentre i loro coetanei propagano la libertà sessuale, i Ferrari preferiscono stare insieme e non sono favorevoli alla coppia aperta. Michela è abbastanza emancipata, inizia la propria erboristeria, ma rimane comunque dipendente da Leo. Lui, a sua volta, viaggia sempre e spesso è via da casa per mesi o per anni, perché deve aiutare gli abitanti della Iugoslavia o impedire la costruzione di un reattore nucleare. Quando Leo è all’estero, Michela si occupa dell’educazione dei bambini. Questo allontanamento spinge Michela a commettere adulterio, per esempio con Mastrolidolo, e Leo fa l’amore con una prostituta. Ciononostante i due rimangono insieme fino alla morte. Il narratore, poi, che ha avuto relazioni con tre donne, affronta il divorzio. Si trova a pagare l’alimentazione per i figli del primo matrimonio e il mantenimento della seconda famiglia. Il narratore si lamenta di questo fatto, ma si assume la responsabilità per i suoi atti. 3.3 Chi è il vero Peter Pan? A questo punto sembra lecito concludere che Guido Laremi ha tutti i sintomi della sindrome di Peter Pan o di un puer aeternus. Si comporta in modo irresponsabile per gran parte della sua vita, è insicuro di sé, anche se questa insicurezza non è sempre visibile, si sottrae al mondo e alle proprie responsabilità, si sente solo anche se è circondato da un gruppo di amici e non riesce mai a stabilire un rapporto sano con una donna. La sindrome di Guido peggiora con gli anni, e l’attacco alla banca in particolare, ovvero la strage in piazza Fontana, gli fa comprendere che i suoi ideali non potranno essere mai realizzati. Mario invece riesce a trovare la sua stabilità interiore; capisce di doversi riprendere quando il marito di sua madre muore e questo evento, e specialmente dopo aver ricevuto l’eredità, lo spinge a diventare adulto. Come evidenziato da Kiley, è soprattutto importante quali amici e quali donne vengono scelti dal Peter Pan. Se Guido avesse incontrato una donna come Roberta o Martina, forse avrebbe cambiato la sua vita, come aveva fatto Mario. Non dobbiamo però dimenticare che neppure il comportamento di Mario è completamente responsabile, in quanto si sottrae al 82 Ivi, p. 164. 44 CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE mondo anche lui. Tenta di essere indipendente e autonomo ma non vuole cooperare con altre persone, rifiutando dopotutto di diventare veramente adulto. Ambedue i protagonisti di Due di Due si potrebbero dunque considerare come pueri aeterni. La domanda che mi sono posta all’inizio di questo capitolo era la seguente: il Sessantotto non è mai diventato una vera rivoluzione (è sempre rimasta più una rivoluzione culturale che una politica) a causa del carattere immaturo dei sessantottini? O è forse così che i sessantottini sono rimasti immaturi a causa del Sessantotto? La gioventù di Guido è stata decisiva per la formazione del suo carattere; non ha mai avuto un buon rapporto con sua madre e l’assenza di suo padre gli ha permesso di evitare ogni responsabilità. Ha lasciato il liceo, non ha mai organizzato in proprio un movimento studentesco, e non si è mai veramente legato a una donna. Al contrario di Guido, Mario a un certo punto si sveglia, compra una casa e diventa, in qualche modo, adulto. Ma nonostante le apparenze, il comportamento di Mario resta ancora immaturo, in quanto diventa autonomo e indipendente ma si distanzia dagli altri per raggiungere il suo scopo individuale. Si ritira dalla società italiana in cui gli ideali del Sessantotto non sono mai penetrati – non porta neanche i suoi figli a scuola, impaurito dall’insegnamento che riceveranno lì – e continua a vivere nel piccolo mondo costruito da lui, in gli ideali vengono rispettati. Nell’opera di Andrea De Carlo troviamo dunque un Sessantotto fatto da pueri aeterni che non sono mai riusciti a crescere e a diventare adulti. Da un lato, è stata la società a generare gli eterni bambini, con il boom economico che crea una nuova libertà e una nuova vita e con il lusso che vizia la nuova generazione. Dall’altro, sono stati i sessantottini stessi a non assumersi le responsabilità per le realizzazioni dei loro ideali. Allo stesso tempo però, questi sognatori hanno contribuito al clima culturale che ha reso possibili le leggi sul divorzio e sull’aborto, l’emancipazione della donna e il femminismo. anche se tutto ciò venne realizzato un decennio più tardi. Nel caso di Guido si potrebbe asserire che è stato il Sessantotto a causare la sua immaturità, perché non è mai costretto ad assumersi la responsabilità per i suoi atti. E così forse il Sessantotto non ha mai raggiunto il livello politico perché persone come Guido non hanno concretizzato i loro ideali per poterli effettivamente realizzare. Leonardo Ferrari non è l’esempio classico di un Peter Pan. In confronto a Guido, che piega ogni giorno di nuovo sotto il peso delle avversità, Leonardo continua a credere nell’umanità. A ciò si aggiunga che anche Leonardo evita di tanto in tanto certe persone – fra cui un paio dei suoi allievi e il proprio figlio Marlon – ma la sua responsabilità va oltre, è come se sentisse addosso tutta la tristezza del mondo. Questo non toglie che il protagonista di 45 LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA Archeologia del presente sia piuttosto ingenuo. Sa che suo figlio Marlon è allo sbando, ma non tenta veramente di aiutarlo. Lavorando per beneficenza per gran parte del suo tempo si dimentica del proprio figlio, anche per il semplice fatto che non sa come educarlo, né come capirlo. Un’altra cosa da tener presente è il suo impegno politico e sociale. Constatando la propria incapacità di realizzare i suoi ideali – quando per esempio viene licenziato dalla scuola o quando il governo sceglie di distruggere il parco naturale – si sente un fallito. Tornando alla domanda centrale di questo capitolo, si nota che Leonardo Ferrari non risponde completamente a tutti i sintomi della sindrome di Peter Pan. Non sembra trattarsi qui di un vero puer aeternus, ma non dobbiamo dimenticare che Leonardo può comunque essere considerato ingenuo, immaturo e, nei confronti dei suoi figli, irresponsabile. La sua ingenuità sembra essere direttamente legata ai suoi ideali sessantottini e alla sua eterna fiducia all’umanità. Anche se rimane deluso varie volte, ricomincia continuamente come da zero. Perciò, il narratore lo compara a un moderno Don Chisciotte, e, per ritornare alla sindrome descritta da Kiley, Leonardo Ferrari assomiglia forse più a un Robin Hood che a un Peter Pan. A causa della mancanza di realismo, Leonardo non riesce mai ad ottenere qualcosa di concreto, ragion per cui, come dice il narratore ai funerali dei Ferrari, la coppia sarà presto dimenticata. In conclusione, Leonardo è molto simile a Guido: anche se i Ferrari tentano di migliorare in modo concreto di migliorare il mondo, tramite l’adozione dei figli o l’accoglienza dei senzatetto, non riescono mai a cambiare effettivamente qualcosa. Leonardo sembra rappresentare il donchisciottismo che avrebbe impedito al Sessantotto di svilupparsi oltre la rivoluzione culturale. 46 Conclusione Diversamente dalla cinematografia e dalla storiografia, la narrativa italiana ha affrontato relativamente tardi il tema della contestazione giovanile del Sessantotto. La critica ha parlato di un blocco emotivo che si sarebbe impadronito dei sessantottini, rimproverati spesso di aver creato un’atmosfera così aggressiva da far scatenare il terrorismo degli anni Settanta. Oggigiorno il dibattito sul ‘vero’ significato del Sessantotto è più che mai aperto. L’avvento di una nuova generazione, che non ha sperimentato la contestazione giovanile in prima persona, ha creato la possibilità di analizzare il significato degli ‘anni ’68’ in modo più oggettivo. Per avere un’idea della percezione contemporanea del movimento, mi sono riferita ai critici Marcello Veneziani e Mario Capanna. Veneziani pensa che il Sessantotto abbia degenerato la società italiana, ponendo le basi del terrorismo degli anni di piombo. Afferma inoltre che il movimento studentesco è cominciato come un’organizzazione pacifica, che poco dopo ha preso la forma di un pacifismo bellicoso. Capanna invece ritiene che gli studenti non abbiano mai avuto l’intenzione di usare la violenza, perché desideravano solo migliorare la società italiana e il mondo intero. Secondo Capanna i sessantottini ci sono anche parzialmente riusciti, avendo reso possibili per esempio le leggi sull’aborto e sul divorzio. Considerata questa problematica, di cui ho parlato nel primo capitolo, è interessante vedere come Sessantotto viene rappresentato nella narrativa italiana. A tale scopo ho scelto di discutere sei romanzi che trattano questo tema, cioè Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti, L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto del turco di Cristina Comencini, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto, Due di Due di Andrea de Carlo e Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli. Nel secondo capitolo ho analizzato in che modo i primi quattro romanzi rappresentano cinque temi importanti per il Sessantotto, ovvero l’impegno sociale, l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, il conflitto generazionale e la violenza commessa dal movimento studentesco. Da questa analisi è emersa che tutti i personaggi sono socialmente e politicamente impegnati. Desiderano cambiare il mondo e si occupano della situazione in altri paesi, come per esempio la guerra in Vietnam. Per opporsi alle istituzioni, che secondo gli studenti non sorvegliano abbastanza la qualità del sistema educativo, si riuniscono spesso in assemblea per organizzare delle manifestazioni. Il problema sta però nel fatto che molti protagonisti non sanno come devono organizzarsi per realizzare i loro ideali, e ciò potrebbe spiegare perché il Sessantotto non è diventato mai una rivoluzione politica. Esistono molte forme di impegno sociale. Vari protagonisti militano nel movimento studentesco perché vogliono migliorare il mondo e aiutare gli altri, essendo dunque mossi da un impegno sociale ispirato all’altruismo, mentre altri agiscono soprattutto nel proprio interesse e frequentano le assemblee per trovare la propria identità. Un’altra differenza riguarda l’ideologia politica scelta dagli studenti. Mentre la maggioranza sostiene il marxismo-leninismo, una minoranza non si fida completamente dei grandi dittatori che praticano questa ideologia e pensa che Mao Tse-tung o Iosif Stalin siano degli assassini che fanno solo soffrire il loro popolo. Dai romanzi discussi emerge spesso l’impressione che la visione del mondo dei sessantottini sia limitata e che aderiscano a un’ideologia sbagliata. Inoltre, molta attenzione è prestata alla violenza commessa dal movimento studentesco: offrono ricche descrizioni degli scontri tra la polizia e gli studenti. Vari studenti si oppongono aggressivamente alle istituzioni e al governo, tirando uova marce e bombe molotov ai poliziotti. Non prevale però l’immagine di un movimento studentesco che desiderasse solo ribellarsi, giacché si delinea anche un quadro del pacifismo vissuto dagli studenti. Tutti i romanzi descrivono però l’atmosfera tesa che si rivela alla fine degli anni Sessanta. Per quanto riguarda il rapporto problematico tra uomo e donna, si vede nei romanzi che la nuova libertà sessuale influenza il modo in cui gli uomini e le donne si comportano. Si commette adulterio, alcune coppie si separano e molte ragazze fanno l’amore prima di essere sposate. Le donne diventano indipendenti e l’uomo inizia a vedere una donna come suo pari. Che la rivoluzione sessuale non concorda con la morale tradizionale, risulta dal fatto che queste ragazze spesso non trovano un coniuge perché hanno perso la loro verginità. Perciò molti sessantottini, che non sanno ancora come devono maneggiare la nuova libertà sessuale, rimangono infelici. Il quarto tema è quello del conflitto generazionale. I genitori che hanno vissuto la seconda guerra mondiale non capiscono perché i loro figli vogliono lottare in tempo di pace. Disprezzano dunque l’impegno sociale dei loro figli e rimproverano agli studenti che la loro nuova morale (sessuale) avrebbe distrutto l’istituzione più fondamentale della società, ovvero la famiglia. Di particolare rilevanza per il Sessantotto risulta uno dei temi trattati, cioè quello dell’immaturità. Abbiamo constatato che la maggior parte dei protagonisti resta immaturo in un senso o nell’altro; protagonisti si nascondono nel bagno o si ritirano nella natura quando l’università viene attaccata, oppure non si prendono la responsabilità per i figli o che abbandonano la loro ideologia quando si rivela meno conveniente. I protagonisti sono spesso in qualche senso ingenui e irresponsabili e non sanno prevedere la violenza commessa dal movimento studentesco. Nel terzo capitolo ho confrontato il comportamento dei protagonisti 48 di Due di Due di De Carlo e di Archeologia del presente di Vassalli, con i sintomi della cosiddetta sindrome di Peter Pan, descritta dallo psicologo Dan Kiley. Secondo Kiley questa sindrome, presente in uomini-bambini che non vogliono diventare adulti, conosce quattro sintomi di basi, cioè un comportamento irresponsabile, l'incertezza, la solitudine e un rapporto conflittuale con le donne. Abbiamo visto che in ambedue i protagonisti si trovano alcuni di questi sintomi, in quanto sono sempre rimasti degli uomini-bambini che non si sono mai assunti la responsabilità per le loro vite. Ne consegue che sono anche incapaci di organizzare il movimento studentesco affinché la rivoluzione possa diventare politica. Anche se questi personaggi tentano continuamente di realizzare dei miglioramenti della società, le loro vite personali finiscono in tragedia. Sembra dunque, per tornare ai critici sopra citati, che l’immagine presentata nei romanzi indagati corrisponda per gran parte con la percezione del Sessantotto di Marcello Veneziani. Gli studenti descritti nei sei romanzi si caratterizzano prevalentemente come immaturi, irresponsabili, ingenui, violenti e aggressivi. Malgrado che i giovani sessantottini, di cui la maggioranza sostiene il marxismo-leninismo, abbiano avuto buone intenzioni, non sono riusciti ad organizzarsi e realizzare i loro ideali. Bisogna notare però che anche la visione di Mario Capanna, trova un riscontro nella narrativa italiana qui analizzata. Infatti, ci sono anche dei protagonisti che sono spinti da un sincero altruismo e disposti a sacrificare la propria vita per contribuire a un mondo migliore. Se da un lato si presenta il Sessantotto come l’inizio degli anni di piombo, dall’altro vediamo i sessantottini come quelli che hanno denunciato la decadenza del sistema educativo e dato origine al femminismo e all’emancipazione. Dalla maggioranza dei romanzi risulta che i protagonisti hanno onestamente tentato di migliorare il mondo e che lo spirito del Sessantotto li ha spinti a riconsiderare criticamente la loro università, la loro vita e la loro società. 50 Bibliografia Fonti primarie Balestrini, Nanni, Vogliamo tutto, Milano, Feltrinelli, 1971. Bravo, Anna, A colpi di cuore. Storie del Sessantotto, Roma-Bari, Laterza, 2008. Comencini, Cristina, Il cappotto del turco, Milano, Feltrinelli, 1997. De Carlo, Andrea, Due di Due, Milano, Mondadori, 1989. Luperini, Romano, L’uso della vita, Massa, Casa editrice Massa, 2013. Piersanti, Umberto, Cupo tempo gentile, Milano, Marcos y Marcos, 2012. Vassalli, Sebastiano, Archeologia del presente, Torino, Einaudi, 2001. Volpatto, Marco, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. La rocambolesca avventura di un gruppo di amici (cane incluso) sullo sfondo del Sessantotto, Torino, Edizioni Angelo Manzoni, 2012. 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