la generazione infinita nella narrativa italiana - UvA-DARE

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la generazione infinita nella narrativa italiana - UvA-DARE
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA
NARRATIVA ITALIANA
ANALISI DI SEI ROMANZI SULLA
CONTESTAZIONE GIOVANILE DEL ’68
Marcella Mul (5769248)
dr. L.N. Pennings (relatore)
dr. R.M. de Rooij (correlatore)
Universiteit van Amsterdam
Facoltà di Scienze Umane
Tesi di laurea specialistica in Lingua e Cultura Italiana
Luglio, 2013
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
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In frontespizio: Gianni Berengo Gardin,
Venezia, contestazione a Giuseppe Ungaretti, 1968.
Indice
Indice .......................................................................................................................................... 3
Premessa ..................................................................................................................................... 5
Introduzione ............................................................................................................................... 7
Capitolo 1 - La percezione contemporanea del Sessantotto ....................................................... 9
1.1 Il Sessantotto nell’arte e nella storiografia ....................................................................... 9
1.2 La narrativa italiana sul Sessantotto e il contesto storico............................................... 13
Capitolo 2 - Il Sessantotto nella narrativa italiana contemporanea: un’analisi di quattro
romanzi ..................................................................................................................................... 17
2.1
L’impegno sociale ..................................................................................................... 17
2.2
L’immaturità .............................................................................................................. 20
2.3
Il rapporto problematico uomo-donna ....................................................................... 22
2.4
Il conflitto generazionale ........................................................................................... 24
2.5
Il movimento studentesco e la violenza ..................................................................... 26
Capitolo 3 - L’immaturità in Due di Due e in Archeologia del presente ................................. 31
3.1
Due di Due di Andrea De Carlo ................................................................................ 32
3.1.1.
Il comportamento irresponsabile ........................................................................ 32
3.1.2.
L’incertezza ........................................................................................................ 34
3.1.3.
La solitudine ....................................................................................................... 36
3.1.4.
Il rapporto con le donne ..................................................................................... 37
3.2 Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli ........................................................... 38
3.2.1.
Il comportamento irresponsabile ........................................................................ 39
3.2.2.
L’incertezza ........................................................................................................ 42
3.2.3.
La solitudine ....................................................................................................... 43
3.2.4.
Il rapporto con le donne ..................................................................................... 44
3.3 Chi è il vero Peter Pan? .................................................................................................. 44
Conclusione .............................................................................................................................. 47
Bibliografia............................................................................................................................... 51
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LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
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Premessa
Il primo ringraziamento va ai docenti del Dipartimento di Lingua e Cultura Italiana
dell’Università di Amsterdam. Ringrazio in particolare Linda Pennings e Ronald de Rooij, per
i loro consigli e per avermi sempre inspirato e incoraggiato. Durante la stesura della tesi ho
avuto il privilegio di trascorrere un mese presso il Reale Istituto Neerlandese a Roma (KNIR).
Grazie al KNIR, ho potuto consultare le collezioni delle biblioteche e librerie romane e
ottimizzare la ricerca delle fonti. Vorrei inoltre ringraziare Carla Mosca della Casa della
Memoria e della Storia, Francesca Socrate dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, Monica
Jansen dell’Università di Utrecht e Umberto Pelosi per i loro suggerimenti e per il loro
entusiastico sostegno. Un grazie va ai miei amici, in particolare Joppe e Matthijs, e ai miei
genitori che mi hanno sempre sopportato e supportato durante la stesura della tesi, anche nei
momenti in cui io sono stata insopportabile.
Marcella Mul
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LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
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Introduzione
La mia generazione ha visto
le strade, le piazze gremite
di gente appassionata
sicura di ridare un senso alla propria vita
ma ormai son tutte cose del secolo scorso
la mia generazione ha perso.
(Da: La razza in estinzione, Giorgio Gaber, 2001)
Il Sessantotto è l’anno del movimento studentesco e della contestazione giovanile. In tutto il
mondo studenti occupano le università, dall’Università di Berkeley in California alla
Maagdenhuis dell’Università di Amsterdam, per opporsi alle istituzioni che dovrebbero
sorvegliare la qualità del sistema educativo. In Italia per esempio, all’Università Cattolica di
Milano, viene raddoppiata la tassa di iscrizione da 18 mila lire a 43 mila lire.1 Contro questi
aumenti e contro il disegno di legge per limitare l’accesso allo studio, migliaia di studenti si
riuniscono ogni giorno in assemblea, organizzano manifestazioni e contestano in piazza.
Ogni dieci anni, ci sono numerose iniziative e pubblicazioni per ricordare il
ventesimo, trentesimo o quarantesimo anniversario del Sessantotto. Accanto all’attenzione per
il soggetto nella storiografia, anche i critici esprimono le loro opinioni su quei ‘formidabili
anni’.2 Molti di loro, tra cui il giornalista Marcello Veneziani, accusano il Sessantotto di aver
causato un’atmosfera molto aggressiva che poco dopo si trasforma nel terrorismo degli anni di
piombo. Ciò potrebbe spiegare l’interesse tardivo per il soggetto. Anche il cantautore Giorgio
Gaber, nato nel 1939, esprime in alcune delle sue canzoni il tema della disillusione per i
movimenti della sua generazione, che non ha mai realizzato il mondo migliore per cui ha
lottato. Il leader del movimento studentesco milanese Mario Capanna invece ritiene che il
Sessantotto ha influenzato positivamente la società fino ad oggi, ponendo ad esempio le
premesse per le leggi sul divorzio e sull’aborto.
La vivacità del dibattito sul significato storiografico del Sessantotto è ancora molto
intensa nella storiografia. Stranamente, le mensole di una Feltrinelli o una IBS sono piene di
romanzi sul terrorismo degli anni di piombo, sulle Brigate Rosse e sulla morte di persone
come Aldo Moro, ma la narrativa sul Sessantotto è ancora scarsa. Colpisce anche che i
1
Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul Sessantotto, Milano, Rizzoli, 1998, p. 20.
Cfr., tra le opere storiche più notevoli: Marco Buscetta, Enciclopedia del ’68, Roma, Manifestolibri, 2008;
Franco Ferrarotti , Il '68 quarant'anni dopo, Roma, Edup, 2008; Diego Giachetti, Anni sessanta comincia la
danza. Giovani, capelloni, studenti ed estremisti negli anni della contrestazione, Pisa, BFS, 2002; Franco
Piperno, ‘68. L’anno che ritorna, Milano, Rizzoli, 2008; Giuseppe Carlo Marino, Biografia del Sessantotto.
Utopia, conquiste, sbandamenti, Milano, Bompiani, 2004; Marica Tolomelli, Il sessantotto: una breve storia,
Roma, Carocci, 2008.
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LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
romanzi che trattano il Sessantotto, sono spesso stati scritti negli ultimi vent’anni. Ma se la
percezione del Sessantotto è così poliedrica nella storiografia, quale è la percezione nella
narrativa italiana? Prendo spunto dagli studi di Hanna Serkowska e Monica Jansen,
rispettivamente professoressa e italianista presso l’Università di Varsavia e professoressa di
letteratura italiana presso l’Università di Utrecht, che hanno analizzato tra l’altro la percezione
del Sessantotto ne La festa è finita di Lidia Ravera.3
Nel primo capitolo, esporrò brevemente il contesto storico del Sessantotto e il modo in
cui questo è percepito nell’arte e nella letteratura italiana in generale. Accanto a ciò,
descriverò brevemente le opinioni di Marcello Veneziani e Mario Capanna sul Sessantotto,
per poter capire il modo in cui il Sessantotto viene percepito oggigiorno dalla critica. Nel
secondo capitolo, discuterò quattro opere che si svolgono negli anni Sessanta o che narrano la
vita dei sessantottini. Studiando molte opere storiche che trattano la contestazione giovanile
italiana, ho dedotto che cinque temi ricorrono spesso. Questi temi sono: l’impegno sociale,
l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, il conflitto generazionale e la violenza
commessa dal movimento studentesco. I quattro romanzi che analizzerò sono Cupo tempo
gentile di Umberto Piersanti, L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto del turco di
Cristina Comencini e Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto.4 Tutti questi
romanzi sono pubblicati negli ultimi sedici anni e insieme danno una buona rappresentazione
della narrativa esistente che tratta il Sessantotto. Nel terzo capitolo, approfondirò il tema
dell’immaturità in altri due romanzi, ovvero Due di Due5 di Andrea de Carlo e Archeologia
del presente6 di Sebastiano Vassalli. Riferendomi all’analisi dello psicologo Dan Kiley, che
ha scritto un libro su questo tema mettendolo in relazione al personaggio fantastico di Peter
Pan, esaminerò se i protagonisti di questi due romanzi soffrano della cosiddetta sindrome di
Peter Pan, con cui Kiley intende una persona che rifiuta di diventare adulto e rimane come un
bambino per tutta la vita.
3
Hanna Serkowska, Rielaborazione del ’68 in Lidia Ravera e Sebastiano Vassalli, in La forma del passato:
questioni di identità in opere letterarie e cinematografiche italiane a partire dagli ultimi anni Ottanta, a.c.d.
Sabina Gola, Bruxelles, Peter Lang Publishing Group, 2007, pp. 249-259; Jansen, Monica, Il Sessantotto
raccontato e letto da chi c’era (Corti e Ravera) e da chi non c’era (ancora), in Lingue e letterature in contatto:
atti del XV Congresso dell’A.I.P.I., Brunico, 24-27 agosto 2002 , a.c.d. Bart van den Bossche, Michel
Bastiaensen e Corinna Salvadori Lonergan, Firenze, Franco Cesati Editore, 2004, pp. 429-440.
4
Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, Milano, Marcos y Marcos, 2012; Romano Luperini, L’uso della vita,
Massa, Casa editrice Massa, 2013; Cristina Comencini, Il cappotto del turco, Milano, Feltrinelli, 1997; Marco
Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. La rocambolesca avventura di un gruppo di amici (cane
incluso) sullo sfondo del Sessantotto, Torino, Edizioni Angelo Manzoni, 2012.
5
Andrea De Carlo, Due di Due, Milano, Mondadori, 1989.
6
Sebastiano Vassalli, Archeologia del presente, Torino, Einaudi, 2001.
8
Capitolo 1 - La percezione contemporanea del Sessantotto
1.1 Il Sessantotto nell’arte e nella storiografia
Il Sessantotto a cui mi riferisco in questa tesi chiaramente non si limita all’anno
millenovecentosessantotto, ma rappresenta soprattutto la rivoluzione giovanile degli anni
Sessanta, spesso riassunta nella cifra ’68. Questo fenomeno è forse uno dei più complessi che
esista nella storiografia. È già problematico indicarne la periodizzazione; vari storici
ritengono che esso duri dal 1964 a 1969, altri sono dell’opinione che finisca nel 1973 con la
crisi petrolifera.7 Perciò si parla spesso nella storiografia degli ‘anni ’68’. Anche se il ’68
sembra aver influenzato l’intero mondo, dobbiamo tener presente che solo un quinto
dell’umanità ha sperimentato quel periodo sulla propria pelle. Il movimento si svolge
nell’Europa occidentale, negli Stati Uniti, in Canada, e in parte in Giappone.8 Sono soprattutto
dei giovani borghesi ad opporsi al governo per raggiungere un miglioramento del sistema
educativo. In Italia, gli studenti scoprono le nuove possibilità create dalla rivoluzione tecnica
del boom economico, e per la prima volta nella storia italiana, possono mettere in dubbio
apertamente e liberamente la società italiana.
A lungo, il Sessantotto è stato eliminato dalla memoria perché viene spesso visto come
il trampolino di lancio del terrorismo degli anni Settanta, i cosiddetti anni di piombo. È solo
negli anni Novanta che si inizia a studiare il periodo più oggettivamente, grazie alla nuova
generazione di studiosi che non ha sperimentato il Sessantotto di persona. Secondo la storica
Marica Tolomelli, il primo ventennio è dominato da protagonisti del movimento che hanno
‘un desiderio di rivendicare e difendere le ragioni del movimento attraverso una vasta
produzione biografica e memorialistica, [...] elevando insomma il movimento a uno dei più
significativi tornanti nella storia del secondo Novecento’.9 Il dibatto pubblico che esiste fino
ad oggi, si concentra sugli effetti che il Sessantotto ha portato avanti, piuttosto che sul
significato intrinseco che ha avuto. La Tolomelli dice:
Da un canto i sessantottini sono accusati di aver tradito i loro valori e aver placato una certa sete di
potere o protagonismo all’interno dell’ordine sociale esistente. Dall’altro il movimento avrebbe
prodotto la caduta dei valori su cui si erano costruite le società occidentali, favorendo la crescita di
individualismo, deresponsabilizzazione sociale, egualitarismo marxista (che rifiutando la meritocrazia
7
Francesca Socrate, Una morte dimenticata e la fine del Sessantotto, in “Dimensioni e problemi della ricerca
storica”, 1 (2007), p. 1.
8
Franco Ferrarotti, Il ’68 quarant’anni dopo, cit., p. 22.
9
Marica Tolomelli, Il Sessantotto: una breve storia, cit., p. 99.
9
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
avrebbe amplificato i processi di massificazione); un concetto di libertà slegato da quello di autorità,
dunque coincidente con licenza e anarchia; carrierismo, violenza, perdita del senso dello Stato e delle
istituzioni, smarrimento politico, radicalismo, relativismo culturale ecc. L’elenco potrebbe continuare,
ma è sufficiente per poter constatare che indipendentemente da come lo si consideri, da destra o da
sinistra, il Sessantotto assolve sempre più alla funzione di capro espiatorio dei diversi mali attuali su cui
si concentra l’attenzione.10
È chiaro che gli studiosi esaminano ancora il Sessantotto, sperando di poterlo capire
completamente. Un metodo che ha preso sempre più campo negli ultimi anni, è l’analisi delle
fonti orali e specialmente della memoria personale. La storica Luisa Passerini è stata una dei
primi ad usare questo metodo. Esamina il modo in cui la memoria personale coincide con o
diverge dalla metanarrativa sociale della loro comunità.11 La Passerini ha integrato la propria
storia autobiografica e la propria autoanalisi con le conclusioni tratte dalle interviste con i
sessantottini, raccogliendo tutto questo nella sua opera Autoritratto di gruppo, pubblicata nel
1988. A lungo, questo metodo è stato al centro delle polemiche. Rispetto a una fonte storica
‘tradizionale’, come per esempio la Stela di Rosetta, la memoria è una fonte molto più
soggettiva. Inoltre le interviste che costituiscono la fonte storica dipendono da molti fattori. Il
sesso dell’intervistatore o dell’intervistatrice, lo stato d’'animo dell'intervistato o la durata
dell’intervista ne possono influenzare la qualità. Oggigiorno alle fonti orali viene conferito
quasi lo stesso valore che a un testo storico ‘tradizionale’. Infatti, si pubblicano moltissimi
studi sulla memoria e, importante per i nostri scopi, sulla memoria di quelli che hanno fatto il
Sessantotto, tra cui si possono citare Un altro Sessantotto di Francesca Socrate e Un anno
durato decenni di Circolo Gianni Bosio.12
Accanto agli storici, ci sono diversi registi italiani che hanno fatto dei film che si
svolgono nel Sessantotto, come Michele Placido (Il grande sogno, 2009), Daniele Luchetti
(Mio fratello è figlio unico, 2007), Bernardo Bertolucci (The Dreamers, 2004) e Marco Tullio
Giordana (La meglio gioventù, 2003). Però in confronto ai numerosi film che si svolgono per
esempio negli anni di piombo, come il bellissimo film Buongiorno, notte (2003) di Marco
Bellocchio, il soggetto del movimento studentesco sembra dover essere ancora scoperto dalla
cinematografia. Per quanto riguarda la letteratura italiana sul Sessantotto, si può dire senza
dubbio che Il PCI ai giovani!! del poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini è la poesia più nota. In
10
Ivi, pp. 224-225.
Joseph Maslen, Autobiographies of a generation? Carolyn Steedman, Luisa Passerini and the memory of
1968, in “'Memory studies”, 6 (2013), pp. 23-36.
12
Socrate, Francesca (a.c.d.), Un altro Sessantotto: la protesta nella memoria dei docenti dell’Università di
Roma ‘La Sapienza’, Roma, Biblink, 2008; Circolo Gianni Bosio, Un anno durato decenni: vite di
11
persone comuni prima, durante e dopo il ’68, Roma, Odradek, 2006.
10
CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO
essa il poeta reagisce negativamente alla battaglia di Valle Giulia, svoltasi il primo marzo
1968 a Roma. Delineando il suo atteggiamento antiborghese, Pasolini si schiera dalla parte dei
poliziotti, dichiarando che i giovani studenti siano dei figli di papà che attaccano i poveri,
ovvero i poliziotti. Un altro poeta invece, Giuseppe Ungaretti, in fotografia sul frontespizio di
questa tesi, frequenta personalmente una manifestazione studentesca a Venezia per
incoraggiare i giovani a fare la rivoluzione. Oltre agli atteggiamenti di questi due poeti, sono
da menzionare opere notevoli come Vogliamo tutto di Nanni Balestrini e A colpi di cuore di
Anna Bravo.13
Come detto nell’introduzione, dagli studi emergono con insistenza cinque temi
caratteristici del Sessantotto, ovvero l’impegno sociale dei sessantottini, la loro immaturità, il
conflitto generazionale che esiste tra i sessantottini e i loro genitori, il rapporto problematico
uomo-donna di quegli anni e la violenza commessa dal movimento studentesco. Prima di
analizzare il modo in cui questi cinque temi vengono rispecchiati nella narrativa italiana sul
Sessantotto, descriverò le percezioni dei critici Mario Capanna (ex leader del movimento
studentesco a Milano, scrittore e politico) e Marcello Veneziani (giornalista e scrittore).
Lo scrittore e grande sostenitore del ’68 Mario Capanna ha pubblicato vari libri sul
Sessantotto: nel 1988 pubblica Formidabili quegli anni, nel 1998 Lettera a mio figlio sul
14
Sessantotto e nel 2008 Il Sessantotto al futuro.
Capanna si oppone sempre aspramente a
quelli che ritengono che il Sessantotto sia stato una rivoluzione ‘fallita’ perché è sempre
rimasto sul piano culturale e non è mai riuscito a combinare qualcosa politicamente. Secondo
lui, ‘cancellare l’efficacia dei suoi insegnamenti è essenziale per chi vuole prolungare nel
futuro i misfatti del passato e del presente’.15 Marco Grispigni, autore di Giovani prima della
rivolta, è dell’opinione che Capanna sia ingenuo e che decontestualizzi il Sessantotto su tutti i
livelli possibili, da quello economico a quello sociale.16 Capanna tenta ancora di disconnettere
la violenza dal movimento studentesco, ritenendo che non gli studenti ma i poliziotti abbiano
iniziato gli scontri, e che il Sessantotto non abbia scatenato il terrorismo degli anni Settanta.
Dunque, ritornando ai cinque temi, Capanna pensa che il movimento studentesco sia stato
pacifico, impegnato socialmente e che si sia comportato responsabilmente, avendo fatto di
tutto per migliorare la situazione educativa alle università.
13
Anna Bravo, A colpi di cuore. Storie del sessantotto, Roma-Bari, Laterza, 2008; Nanni Balestrini, Vogliamo
tutto, Milano, Feltrinelli, 1971.
14
Mario Capanna, Formidabili quegli anni, Milano, Rizzoli, 1998; Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul
Sessantotto, Milano, Rizzoli, 1998; Mario Capanna, Il Sessantotto al futuro, Milano, Garzanti, 2010.
15
Mario Capanna, Il Sessantotto al futuro, cit., p. 29.
16
http://tinyurl.com/oms9ubk
11
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
Marcello Veneziani, appartenendo alla destra colta, ha pubblicato nel 2008 Rovesciare
il ’68. Veneziani sostiene che il Sessantotto sia nato da un’avversione verso la borghesia e le
autorità, e che lo spirito della contestazione giovanile influenzi la società italiana fino ad oggi
come un virus. Veneziani ritiene anche che i sessantottini non abbiano mai voluto diventare
adulti, e che si siano scaricati ‘di ogni limite e responsabilità’.17 volendo sentirsi ‘figli del
proprio tempo anziché dei propri padri’18. È per questa stessa ragione che non vogliono
procrearsi, e se si sono procreati, non sanno assumersi un ruolo paterno verso i loro figli
perché non sanno essere autoritari. Inoltre, Veneziani sostiene che il Sessantotto non sia nato
da un forte impegno sociale, ma che i giovani abbiano agito nel proprio interesse. L’unico
sessantottino ad aver combattuto personalmente per la rivoluzione sarebbe stato il
cecoslovacco Jan Palach, bruciatosi vivo in piazza San Venceslao di Praga.
La maggior parte degli studenti sarebbe dunque stata spinta, secondo Veneziani,
dall’egoismo. Però egli dice anche che ‘Il 68 nasce collettivo e finisce egocentrico’ 19, da cui
possiamo dedurre che non sempre l’intenzione di tutti gli studenti sia stata di migliorare solo
la propria situazione, ma che il movimento finisca così. 20 Per quanto riguarda la violenza
commessa dai giovani, Veneziani è dell’opinione che il ’68 abbia creato una forma di
‘pacifismo bellicoso’21. Non nega che il ’68 sia stato all’inizio pacifico, né che esso abbia
potuto dare origine agli anni di piombo. Considera però devastante l’idealismo del
movimento. Riassumendo, Veneziani sostiene soprattutto che il Sessantotto sia nato dall’idea
di opporsi ai padroni, ma finisce come una rivoluzione contro i padri.
Veneziani disprezza Capanna per il suo contributo al movimento studentesco, anche se
avrebbe avuto ‘meno responsabilità di altri nella nascita della lotta armata negli anni
Settanta’22. Quasi l’unica cosa su cui i due sembrano essere d’accordo è sull’idea che, prima
della contestazione, la qualità di vita fosse più alta. Mentre per Veneziani il Sessantotto è un
insieme di ‘pie intenzioni e disastrosi effetti’23, Capanna trova che il periodo della
contestazione abbia migliorato la società e che i sessantottini non siano stati né immaturi, né
violenti.
17
Ivi, p. 87.
Marcello Veneziani, Rovesciare il ’68, cit., p. 12.
19
Ivi, p. 26
20
Ibid.
21
Ivi, p. 25.
22
Ivi, p. 17.
23
Ivi, p. 41.
18
12
CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO
1.2 La narrativa italiana sul Sessantotto e il contesto storico
In questo paragrafo descriverò le trame dei sei romanzi che verranno analizzati. Collocando le
trame in un contesto storico, possiamo capire meglio le situazioni in cui le storie si svolgono.
Già nel 1967 vengono occupate le prime università italiane, come per esempio quelle di Pisa,
Torino e Milano, ma è solo nel marzo del 1968 che gli studenti si scontrano per la prima volta
con le forze armate. Questo scontro avviene nella Valle Giulia a Roma, dinanzi alla Facoltà di
Architettura dell’Università di Roma, e porta al ferimento di 148 poliziotti, 478 studenti e
all’arresto di 232 studenti.
Uno dei sei romanzi che analizzerò nei capitoli seguenti è L’uso della vita di Romano
Luperini, in cui lo scrittore combina le sue esperienze autobiografiche con gli eventi accaduti
durante la contestazione. Il romanzo è situato all’Università di Pisa, dove Adriano Sofri e
Massimo d’Alema sono i grandi leader del movimento. Dopo la strage di My Lay del 16
marzo 1968, gli studenti si sentono costretti a dimostrare il loro dissenso al governo
americano e lanciano delle bombe molotov alla base americana di Tirrenia. Due studenti
vengono arrestati per questo crimine. In reazione al loro incarceramento, l’intero movimento
studentesco occupa la stazione ferroviaria di Pisa il 15 marzo 1968. La polizia sgombera i
manifestanti bruscamente e il protagonista Marcello perde coscienza quando viene attaccato.
Anche lui finisce in carcere ma appena uscito, ritorna subito al movimento per continuare a
militare per esso. La storia si conclude il 31 dicembre 1968 dinanzi al locale La Bussola a
Viareggio, dove si terrà un concerto di Fred Bongusto e Shirley Bassey. Migliaia di
contestatori si riuniscono lì, e si scoppia uno scontro enorme in cui quattordici studenti
restano feriti. È qui che il famoso Soriano Ceccanti, che nella storia di Luperini è un allievo
del protagonista Marcello, viene attaccato dalla polizia. A causa di un colpo alla schiena,
Soriano resta paralizzato per il resto della sua vita, il che spinge il protagonista ad
abbandonare il movimento studentesco.
Un altro romanzo che analizzerò è Cupo tempo gentile, scritto dal poeta Umberto
Piersanti. Andrea Benci, il protagonista ventenne di questa storia, partecipa attivamente alle
assemblee e occupa frequentemente l’Università di Urbino. Nonostante che le sue idee non
concordino sempre con quelle del movimento studentesco, continua a sostenerlo. Ciò risulta
chiaro dalla citazione seguente, in cui un professore chiede a Andrea cosa pensa del
movimento:
Quando finisce l’occupazione, quando si torna alla normalità? Non lo so professore. E i tuoi compagni
cosa dicono? Molti sono per continuare l’occupazione a tempo indeterminato. Fino al duemila e anche
13
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
oltre? Spero che si stanchino prima. Benci, lei non è per l’occupazione perenne? No. E cosa pensa degli
esami di gruppo? Fa bene lei a non farli. E pensa che la rivoluzione è alle porte? No. E vorrebbe che
l’Italia diventasse come la Russia, o magari la Cina? No. E allora cosa ci sta a fare con quegli altri?
Bisogna cambiare un po’ le cose. Sì, ma bisogna sapere come cambiarle. [...] Non sono un marxistaleninista. E cosa sei? Magari un revisionista. Molti tuoi compagni disprezzano i revisionisti più dei
fascisti.24
Il 7 dicembre 1968, gli studenti dell’Università di Urbino viaggiano a Milano per partecipare
a una manifestazione. Questa manifestazione in Piazza Scala a Milano è una delle più famose
nella storia della contestazione giovanile. Gli studenti bersagliano con uova e ortaggi i
visitatori del Teatro della Scala, dove sarà eseguita l’opera Don Carlo di Giuseppe Verdi.
Anche se Mario Capanna provoca i poliziotti a intervenire, la manifestazione finisce senza
incidenti. Questa parte di Cupo tempo gentile è basata su fatti realmente accaduti.
Probabilmente fittizia però è la parte in cui gli studenti dell’Università di Urbino bruciano vivi
quattro studenti fascisti. Fortunatamente i quattro vengono salvati dai vigili del fuoco ma il
movimento è diventato decisamente aggressivo.
Da un’intervista con lo scrittore risulta che la sua opinione personale concorda con
quella del protagonista, rendendo l’opera parzialmente autobiografica. Piersanti sostiene che
gli studenti riconoscessero l’urgente necessità di vari cambiamenti nella società, ma
sbagliassero a scegliere l’ideologia maoista. Si è saputo che i regimi fondati su questa
ideologia hanno ammazzato migliaia di persone e hanno causato catastrofi sul piano
economico e politico. Che Piersanti non neghi che il movimento sia stato anche pacifico,
risulta da questa citazione:
Se al ’68 dobbiamo la scuola di massa, una libertà di gran lunga superiore nei costumi e negli
atteggiamenti, la fine di molti pregiudizi, dall’altra parte rappresenta l’incubazione di una violenza che
sarebbe sfociata negli anni di piombo. Ma il periodo tra il ’67 e il ’69 che racconto è comunque diverso
dagli anni di piombo: è un cupo tempo gentile. 25
Nel romanzo Il cappotto del turco di Cristina Comencini, due sorelle crescono nella ricca città
di Roma degli anni Cinquanta e frequentano un liceo romano. Il romanzo narra la storia
privata della giovane Maria, che cresce in un mondo in cui il privato non esiste più. Al liceo le
sorelle incontrano due ragazzi che militano per il movimento studentesco, e così anche loro
assistono alle assemblee. Quando una ragazza prende un lacrimogeno in petto, Maria, sempre
24
25
Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., pp. 113-114.
http://tinyurl.com/p8zmj3h
14
CAPITOLO 1 – LA PERCEZIONE CONTEMPORANEA DEL SESSANTOTTO
impaurita e prudente, si ritira dal movimento, continuando la sua vita borghese e formando
una propria famiglia. Lo spirito del Sessantotto viene però incarnato in questo romanzo da suo
marito Marco, che dedica la sua vita all’assegnazione di alloggio ai bisognosi.
Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. La rocambolesca avventura di un gruppo di
amici cane incluso sullo sfondo del Sessantotto di Marco Volpatto, uscito nel 2012, narra del
ragazzo Giovanni. Egli ribattezza se stesso John Wayne, come il grande attore americano, ma
non sapendo l’inglese scrive il suo nome come ‘Giòn Uèin’, simile a ‘Bobodailàn’ 26 per Bob
Dylan. Durante una manifestazione di operai a Torino, un suo amico chiamato Meco muore
all’improvviso. L’atmosfera della manifestazione è già molto tesa, e perciò gli amici sono
costretti a portarlo via di nascosto. Desiderando di esaudire l’ultimo desiderio di Meco,
ovvero di spargere le sue ceneri dal Ponte del Diavolo a Lanzo, gli amici camminano per
quaranta chilometri. Il ponte, come descritto sul retro di copertina, non è semplicemente un
ponte ma un ‘destino. È un luogo denso di misteri e timori. È l’emblema della rivincita
dell’umile sul prepotente, proprio come il Sessantotto.’27
Ad eccezione della manifestazione a Torino, lo scrittore non si dilunga a descrivere il
Sessantotto esplicitamente, ma è soprattutto il protagonista stesso che incarna gli ideali
sessantottini. Trascorre tutto il paese per poter arrivare fino a Lanzo – portandosi dietro tutte
le api che Meco possedeva, un altro suo desiderio – e fa di tutto per raggiungere il suo scopo.
Nel terzo capitolo esaminerò in quale modo l’immaturità appare in Due di Due di
Andrea De Carlo e in Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli. Al liceo milanese
Berchet, Guido e Mario si incontrano e man mano fanno amicizia. Insieme elaborano una
visione perfetta del mondo, e discutono lungamente su come possano realizzare la loro società
utopica. A causa della natura disordinata di Guido, non si riuniscono mai per strutturare le
loro idee in modo professionale, per cui al contrario di quelli di altri movimenti studenteschi, i
loro ideali rimangono sempre irrealizzabili. A un certo punto Guido abbandona il liceo. È
scioccato da un attacco a una banca, con cui lo scrittore si riferisce probabilmente alla strage
di Piazza Fontana, compiuta il 12 dicembre 1969. Dopo questa strage, Guido non vuole più
far parte del movimento, e quasi neanche della propria generazione. De Carlo descrive le
conseguenze dell’esplosione:
Il giorno dopo a scuola abbiamo visto i giornali: le grandi fotografie spaventose di resti umani e sangue
e legni frammentati e calcinacci nell’interno devastato della banca; e piccole fototessere incolonnate dei
26
27
Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., p. 43.
Ivi, p. 297.
15
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
morti, gli elenchi dei feriti. E al fondo di tutti gli articoli, come nella voce dello speaker televisivo la
sera prima, c’era un’accusa sorda verso chi negli ultimi anni si era azzardato a mettere in discussione
l’ordine delle cose. Subito la polizia ha arrestato un anarchico che non c’entrava niente, tirato fuori
testimoni prefabbricati che giuravano di averlo visto portare la bomba in banca. Di colpo è sembrato che
chiunque aveva opinioni sovversive fosse corresponsabile di questa storia orribile, almeno sul piano
morale. L’accusa sorda si è trasformata in una vera ondata di ritorno, ce la televisione e i giornali hanno
propagato con furia liberatoria, contagiando tutti quelli che avevano a lungo covato risentimento senza il
coraggio di mostrarlo.28
Si nota che i sessantottini vengono accusati di aver commesso una strage, anche se ancora
nessuno è stato arrestato ufficialmente. Pure Mario sembra essere allo sbando dopo aver
abbandonato l’università, ma riesce a riprendersi e ad organizzare la sua vita. Guido invece
continua a soffrire del tempo in cui è cresciuto.
Il sesto romanzo, Archeologia del Presente, racconta la storia di Leonardo e Michela
Ferrari. I Ferrari incarnano quasi letteralmente il pensiero sessantottino. Tentano di migliorare
il mondo in tutti i modi pensabili: si curano di animali senzatetto, si trasferiscono in
Iugoslavia per aiutare le persone che vivono nella zona di guerra e danno alloggio ai excrimini o ai rifugiati. Anche dopo varie vicissitudini, i due non perdono mai la fiducia e
continuano a credere al riscatto dell’uomo. La storia finisce tragicamente quando il loro figlio
adottivo Marlon decide di ammazzare i suoi genitori e sua sorella Aria. Se questa fine sia da
attribuire ad una certa immaturità di Leonardo o Michela Ferrari, sarà oggetto di analisi nel
terzo capitolo. Prima di approfondire il tema dell’immaturità, analizzerò la percezione del
Sessantotto nei quattro romanzi passati in rassegna, ovvero Cupo tempo gentile, Giòn Uèin e
Barolodelsessantaquattro, L’uso della vita e Il cappotto del turco.
28
Andrea De Carlo, Due di Due, cit., pp. 103-104.
16
Capitolo 2 - Il Sessantotto nella narrativa italiana contemporanea:
un’analisi di quattro romanzi
Diversamente dalla cinematografia, dalla musica e dalla storiografia, la narrativa italiana ha
lungamente tenuto in ombra il Sessantotto. Sono dunque scarse le opere che trattano il
movimento studentesco degli anni Sessanta o la vita dei sessantottini. In questo capitolo
analizzerò quattro romanzi, pubblicati negli ultimi vent’anni, che trattano questo soggetto:
Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti, L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto
del turco di Cristina Comencini e Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto.
Per indagare la visione sul Sessantotto nella narrativa italiana, analizzerò il modo in cui i
cinque temi caratteristici del Sessantotto, già menzionati, vengono affrontati in questi
romanzi: l’impegno sociale, l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, ovvero i
conflitti tra uomo e donna causati tra l’altro dalla nuova libertà sessuale della donna, il
conflitto generazionale e il rapporto tra violenza e movimento studentesco. Esiste una visione
omogenea del Sessantotto? Sono soprattutto positive o negative le descrizioni del movimento
studentesco? I protagonisti sono tutti politicamente o socialmente impegnati? C’è un
movimento politico specifico preferito dagli studenti? Le descrizioni delle manifestazioni e
delle occupazioni danno un’immagine di tipo violento o pacifico?
2.1 L’impegno sociale
In questo paragrafo analizzerò il modo in cui i sessantottini dei quattro romanzi sono
socialmente e politicamente coinvolti nella rivoluzione giovanile degli anni Sessanta. Sta di
fatto che molti sessantottini erano politicamente impegnati, nel senso che si interessavano alla
situazione in Vietnam, facevano opera di volontariato o desideravano cambiare la società e il
mondo, unendosi ai loro compagni comunisti in altri paesi.
È chiaro che tutti i protagonisti dei romanzi sono impegnati socialmente, ognuno nel
suo modo. È interessante notare che tutti vogliono cambiare e perfezionare il mondo, ma la
maggior parte dei protagonisti non sa esattamente come realizzare la loro utopia. La storia de
Il cappotto del turco29 si svolge nella Roma degli anni Cinquanta e Sessanta, dove la
contestazione giovanile si sta sviluppando rapidamente. Il protagonista maschile di questo
romanzo, Marco, nel periodo degli studi frequenta le assemblee e quando ha lasciato la
scuola, inizia un’organizzazione che provvede all’assegnazione di alloggio. Durante le
assemblee incontra la protagonista femminile Maria con cui avrà un figlio, Emiliano. Di fatto,
anche Maria è molto attiva per il movimento studentesco, ma si dedica soprattutto
29
Cristina Comencini, Il cappotto del turco, cit., pp. 85-86.
17
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
all’educazione del bambino, affinché Marco possa impegnarsi per la buona causa.
Intanto sua sorella Isabella si trasferisce a Torino per distribuire volantini presso la
Fiat Mirafiori e per unirsi agli operai. Bisogna notare che l’impegno sociale di Isabella non è
veramente ispirato agli ideali sessantottini. Avendo problemi con la sua personalità, è sempre
in cerca di se stessa. Perciò, il suo attivismo non è motivato da una specie di altruismo, ma
piuttosto dal proprio interesse perché spera di poter trovare la sua identità sostenendo la
contestazione giovanile. Appena scopre che il movimento non le darà una soluzione, decide di
lasciare il movimento. Al contrario di quello di Isabella, l’impegno di Marco è più onesto e
puro, ma si trasforma in delusione quando la sua organizzazione fallisce. Costretto a
riconoscere la sua sconfitta, si realizza che l’unica cosa che gli è rimasta dopo tutti questi anni
di attivismo e beneficenza, è una enorme solitudine.
Come Marco, il protagonista Andrea Benci di Cupo tempo gentile è in cerca del modo
giusto in cui può elaborare il suo impegno sociale. Assiste alle assemblee studentesche
dell’Università di Urbino, e inizia a scoprire le idee politiche dei suoi compagni di classe che
adorano Ho Chi Minh, Che Guevara, Stalin e Mao. Andrea, il quale non è affatto ispirato
dalla filosofia del marxismo-leninismo, sottolinea che questi grandi pensatori hanno
commesso stragi e atrocità di tutti i tipi; da Stalin, che ha mandato migliaia di persone nei
gulag, al regime cubano dove gli omosessuali vengono ancora imprigionati per il loro
orientamento sessuale. Opponendosi a queste ideologie marxiste, Andrea viene accusato di
revisionismo, un’ideologia che sostiene che il socialismo non debba essere raggiunto tramite
la lotte di classe e la rivoluzione proletaria ma tramite la trasformazione della borghesia.
Andrea si fa invece soprattutto guidare dal proprio senso di giustizia. Un anno dopo
l’invasione russa in Cecoslovacchia vuole per esempio organizzare una manifestazione per
opporsi alla dittatura della Russia. Gli altri studenti rifiutano di assistere, evitando di ribellarsi
al dominio dell’URSS e di sostenere i revisionisti. Nel caso di Andrea, è semplice stabilire
che lui, più che al revisionismo o al maoismo, crede ai diritti umani. Ciò non toglie però che il
modo in cui Umberto Piersanti descrive i compagni di Andrea è abbastanza negativo; si
fidano ciecamente del comunismo che viene praticato in Cina e in Russia – che secondo
Andrea sono i più grandi regimi dittatoriali del mondo – e difendono il loro movimento a
oltranza. Se avessero avuto una visione meno limitata del mondo, forse avrebbero potuto fare
una vera rivoluzione giovanile politica.
Analizzando vari temi in questo paragrafo, vedremo che il personaggio di Andrea
assomiglia molto a quello del protagonista de L’uso della vita, Marcello. Come Andrea,
Marcello frequenta le assemblee dell’Università di Pisa, si occupa del Black Power negli Stati
18
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
Uniti e s’interessa per i partiti comunisti in Francia, Germania e Cina. All’inizio del romanzo,
egli viene chiamato dal preside dell’università perché ha scritto un saggio provocatorio in cui
promuove la legge sul divorzio in Italia. Accanto a ciò, Marcello visita pure una grande
manifestazione in Francia, dove studenti di ogni parte del mondo si riuniscono per discutere il
futuro del movimento studentesco. L’impegno sociale di Marcello si esprime a vari livelli.
Assiste al movimento per partecipare alla tendenza che considera a quel momento la più
importante del mondo, e anche per poter ottimizzare la sua vita. Marcello è un sessantottino
‘classico’, nel senso che è impegnato socialmente e lotta per una società migliore, sia sul
piano mondiale, che su quello nazionale.
La storia di Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro si svolge nella comune di Settimo
Torinese. Mentre Marco avvia un’organizzazione per risolvere i problemi dei senzatetto, Giòn
Uèin aiuta sempre qualcuno nella sua immediata cerchia di conoscenza; adotta un cagnolino,
salva un ragazzino che minaccia di affogare e viaggia quattro notti intere per poter esaudire
l’ultimo desiderio di un suo amico defunto. Giòn Uèin non è lo studente tipico che frequenta
le assemblee e si oppone alla guerra in Vietnam – anche se frequenta una manifestazione a
Torino all’inizio del romanzo – ma realizza gli ideali del Sessantotto nella propria cerchia
sociale. Egli combatte a livello micro il male, in questa storia rappresentata dai fascisti
Belocchio e Leccamoffo, cerca sempre di proteggere la sua famiglia e, seguendo il proprio
senso di giustizia e rimanendo coerente con i propri ideali, di creare un mondo migliore.
Quasi tutti i protagonisti tentano di mettere in pratica le loro convinzioni sessantottine
per creare una società ideale. Possiamo però distinguere due forme diverso di impegno sociale
nei quattro romanzi. La prima forma di impegno sociale è spinta da un senso di altruismo.
Marco fonda una propria organizzazione per l’assegnazione di alloggi, Maria aiuta Marco con
le faccende domestiche e l’educazione del loro bambino affinché suo marito possa lavorare,
Giòn Uèin protegge la sua famiglia, salva dei bambini e prende cura dei suoi amici, e
Marcello aiuta il movimento pisano. Anche se la gran parte dei loro tentativi fallisce, è il
tentativo in sé che conta. Agli occhi del protagonista di Cupo tempo gentile, gli studenti
dell’Università di Urbino adorano degli assassini, ma vogliono soprattutto migliorare il
mondo. Secondo Andrea però, hanno solo scelto il movimento sbagliato per raggiungere
questo scopo. La seconda forma invece si dimostra nel caso di Isabella, la quale assiste al
movimento studentesco solo per trovare la propria identità. Il suo impegno sociale dunque è
motivato dalla propria problematica individuale. Lo stesso vale per Marcello, che sembra
voler solo aderire al movimento studentesco per sentirsi parte della rivoluzione.
19
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
2.2 L’immaturità
Procediamo al secondo tema, cioè quello dell’immaturità. Molti sessantottini nella letteratura
si sono ribellati ai genitori, al governo e agli istituti e non si sono mai assunti la responsabilità
per i propri atti. Sempre addossando la colpa a qualcun altro, non crescono mai e in qualche
modo rimangono eterni bambini. Se un sessantottino rifiuta di comportarsi in modo adulto, si
impone il confronto con un puer aeternus o la cosiddetta sindrome di Peter Pan.30 Questi
Peter Pan si caratterizzano per un atteggiamento passivo e irresponsabile e non sanno come
devono affrontare certi problemi. Affrontiamo dunque la domanda com’è descritta
l’immaturità del sessantottino in queste quattro opere.
Anche se molti protagonisti sembrano sicuri di sé, la gran parte di essi si comporta in
modo immaturo. È vero che Andrea frequenta le assemblee e partecipa alle occupazioni
dell’università, ma quando questa viene attaccata dagli studenti fascisti, Andrea si nasconde in
un bagno e, per distrarsi, cita continuamente Dante finché gli aggressori si ritirino. Evita di
fare delle scelte, e dice di aver ‘scelto di non scegliere, come il seduttore-artista
Kierkegaard.’31 Se una situazione non gli piace, fugge nella natura o nella letteratura, per
scappare alla realtà. Nonostante abbia lasciato la casa dei suoi e affittato una stanza per sé,
Andrea è sempre indeciso, insicuro, pauroso e immaturo.
Maria de Il cappotto del turco deve sempre assumersi la responsabilità per sua sorella
minore, Isabella. Da giovane, Isabella ritiene di essere adottata dai genitori. Si è trovata
sempre in difficoltà. Come Andrea, anche lei fugge letteralmente quando le cose diventano
troppo complicate; non consegue mai un diploma e ha molti problemi di coppia. Quando
sembra essere finalmente ben sistemata dopo la nascita di sua figlia, decide di andare in
vacanza lasciando la figlia da sua sorella Maria.
Maria rimane sempre in certo senso dipendente da sua sorella, essendo sempre
angosciata che Isabella dopo essere partita non ritorni più. Alla fine della storia, la nave con
cui Isabella viaggia affonda a causa di una tremenda tempesta. È interessante notare che
l’immaturità e l’escapismo di Isabella impediscono a Maria di diventare adulta lei stessa.
Abbandona gli studi per poter prendere cura di suo marito, suo figlio e sua sorella e così,
spostando la sua attenzione, lei non raggiunge mai la propria indipendenza. Marco, pur
essendo lui indipendente, come risulta per esempio dal modo in cui organizza l’assegnazione
di alloggio, non prende cura di suo figlio. Rimprovera a Maria di aver paura di tutto e di non
gettarsi alla vita, il che potrebbe spiegare perché non raggiunga mai completamente la
30
31
Dan Kiley, The Peter Pan Syndrome, London, Corgi Books, 1983.
Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 155.
20
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
maturità. Si vede che tutte e due le sorelle, e specialmente Isabella, nella vita non riescono
mai a diventare adulte.
È difficile dire se Marcello, de L’uso della vita, dimostri dei tratti caratteristici per
l’immaturità. Quando viene espulso dal PCI per le sue idee culturali, gli viene offerta la
possibilità di dimettersi, grazie a cui non perderebbe il suo onore. Rimane però fedele alle sue
idee e sceglie di essere espulso lo stesso. In quel momento Marcello si assume dunque la
responsabilità per i suoi atti, ma al contempo è molto passivo e in parte anche ingenuo.
Sebbene suo padre gli abbia avvisato che la contestazione studentesca pisana sta diventando
più aggressiva e violenta, Marcello preferisce di ‘non affrontare la questione e vivere
momento per momento.’32
Come visto nel primo capitolo, gli studenti pisani occupano la stazione ferroviaria di
Pisa. Mentre gli altri studenti si difendono quando la polizia li attacca bruscamente, Marcello
rifiuta di mettersi un casco da minatore e prende un colpo in testa, dopodiché perde coscienza
e viene imprigionato. Anche se quest’azione può essere interpretata come un atto passivo e
ingenuo, può anche essere considerato un atto spinto dalla vergogna e dal suo senso di
responsabilità. Potrebbe essere, in effetti, che Marcello, come Andrea di Cupo tempo gentile,
abbia sostenuto il movimento studentesco non condividendo più le loro opinioni e che perciò
si vergogna per aver occupato la stazione. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe,
Marcello ritorna al movimento subito dopo essere liberato dalla prigione. Segue uno scontro
dinanzi al locale La Bussola a Viareggio, dove gli studenti dimostrano violentemente contro il
consumismo e la classe dirigente, e dove un allievo di Marcello, Soriano – inspirato allo
studente realmente esistito Soriano Ceccanti – rimane paralizzato a causa di un colpo di
pistola alla schiena.
In confronto a tutti i protagonisti qui discussi, colpisce la naturalezza con cui Giòn
Uèin vuole cambiare e perfezionare la società. Difende la sua famiglia quando due cittadini
fascisti l’attaccano, e non scappa mai dalla realtà come Andrea Benci. I cittadini di Settimo
Torinese invece tradiscono gli ideali del Sessantotto guardando una partita di calcio, cioè la
semifinale in Messico nel 1970 durante la quale la squadra italiana sopraffà i tedeschi. Il
popolo, che un paio di mesi prima stava ancora in piazza per opporsi al governo e per
raggiungere una società migliore, ora sta sventolando la bandiera dei padroni per festeggiare
la vittoria sui tedeschi. Per Giòn Uèin, deluso per questa ipocrisia, i nuovi valori ottenuti
durante il Sessantotto sono di grande importanza e non devono essere rinnegati. Per lui, il
32
Romano Luperini, L’uso della vita, cit., pp. 60-61.
21
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
calcio è ‘l’oppio del popolo’ che indottrina la gente e la rende ignorante e irresponsabile.33
Dice:
Tra il vincere e il resistere all'assalto c’è una differenza che sta nella storia, nella cultura di un popolo. I
problemi premevano, nazioni intere soffrivano la fame e l’emarginazione, i movimenti di liberazione
ancora riempivano le piazze e immolavano i loro eroi alla lotta per l’indipendenza e milioni di persone
facevano i conti con lo sfruttamento sul lavoro; ma la gente, la stessa gente delle piazze in protesta, era
lì, stava fumando l’oppio dei popoli, stava spasimando per un pallone. 34
In base a quanto è stato discusso, possiamo dedurre che l’immaturità predomina nella
narrativa sul Sessantotto. Marcello è ingenuo e immaturo, per cui tende a negare la violenza
incombente del movimento studentesco. Andrea e Isabella scappano di continuo, sia nel senso
letterale della parola (cioè, nel bagno dell’università) che nel senso figurato (nella natura o
nella letteratura). A causa del comportamento irresponsabile di sua sorella, Maria non diventa
mai adulta e rimane dipendente da altri. Marco invece è maturo ma, non essendo quasi mai a
casa, trascura suo figlio Emiliano. Uno dei pochi protagonisti che si sente responsabile per i
suoi atti, è Giòn Uèin. Egli rimprovera però ai cittadini del suo paese Settimo Torinese di
essere immaturi, per aver abbandonato le loro convinzioni sessantottini.
2.3 Il rapporto problematico uomo-donna
La parità tra uomo e donna è importante per il movimento studentesco. L’avvento del
femminismo e della nuova libertà sessuale cambiano la morale italiana. Ma è visibile questo
cambiamento nella narrativa? O viene ancora rispettato il rapporto tradizionale tra uomo e
donna?
In Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, predominano gli uomini. Carola, la futura
amante di Giòn – e quasi l’unica donna menzionata in tutto il romanzo – viene violentemente
protetta da suo cugino e fascista Ulisse Belocchio, il quale la picchia se lei non gli ubbidisce.
Giòn Uèin ha completamente accettato la nuova morale ma non sa come comportarsi con le
donne. Per conquistare il cuore di Carola, le scrive, come un vero stilnovista, una poesia.
Anche se gli usi di Giòn sono molto tradizionali, egli rispetta il nuovo status della donna.
Marcello e Andrea devono ancora abituarsi al nuovo rapporto (sessuale) con le donne.
È interessante il modo in cui le protagoniste si godono le nuove possibilità create dal
33
34
Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., pp. 237-238.
Ibid.
22
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
Sessantotto; Andrea per esempio incontra Giulia, una trentenne che ha deciso di riprendere gli
studi e perciò ha lasciato il marito e il figlio. Secondo Giulia è stata sola lei responsabile delle
condizioni che hanno portato alla sua libertà, e ritiene di non aver mai avuto bisogno di una
rivoluzione perché la libertà è ‘una questione personale, di carattere e volontà.’35 Commette
adulterio con Andrea varie volte. All’improvviso, rifiuta il privilegio di poter studiare e
ritorna dalla sua famiglia.
Secondo Andrea la rivoluzione sessuale ha fatto sì che le ragazze possano fare l’amore
prima di essere sposate, ma il problema sta nel fatto che nessun ragazzo vuole più sposare una
ragazza che ha perso la verginità. Quindi, secondo Andrea la società italiana non ha ancora
potuto accettare questo rinnovamento della morale sessuale. Paradossalmente sembra che le
donne abbiano tutto il potere, ma risulta anche che sono ancora le donne a perdere. Andrea ha
rapporti con varie donne, fra cui una sposata chiamata Luisa, che secondo Andrea è ‘peggio di
una dell’Azione cattolica’36. Egli riesce a far seguire i fatti alle parole quando incontra la
vergine Marta. Vorrebbe amarla, ma decide di respingerla per evitare di rovinare la vita di lei.
Anche le donne di Marcello hanno scoperto la libertà sessuale. La sua prima ragazza
Sandra non riesce però a godersi l’amore e prende terapia per sbloccarsi. In questo rapporto, è
l’uomo che cerca di accontentare la donna; Marcello s’inietta persino il testosterone per
renderla felice. La seconda amante di Marcello, Ilaria, da lui spesso paragonata al quadro
Marcella di Ernst Ludwig Kirchner, è anche lei molto indipendente e una vera sessantottina.
Indossa la minigonna, frequenta l’università ed è molta attiva per il movimento. Quando
Marcello dimentica di mettersi il preservativo e ingravida Ilaria, lei decide di abortire. Ilaria è
molto progressista, visto che in quegli anni l’aborto è ancora illegale in Italia, e vuole vivere
la sua vita al massimo e il più liberamente possibile. Non chiede neanche l’opinione di
Marcello e quando lui viene a riprenderla dalla clinica, lei è già partita.
Il rapporto extraconiugale del padre causa molta tensione nella famiglia di Maria e
Isabella, e perciò non hanno mai avuto un buon esempio per la propria famiglia. Isabella non
si lega mai definitivamente a un uomo, Maria rimane a lungo fedele a suo marito Marco ma
anche lei commette adulterio. Anche se sono indipendenti sul piano relazionale, Isabella è
sempre presa da un’ansia di legarsi. Maria stessa rappresenta la famiglia tradizionale in cui
l’uomo lavora e la donna prende cura dei bambini, ma quando sospetta che Marco ha
un’amante decide di abbandonarlo. La nuova libertà non migliora la qualità di vita delle due
sorelle, che si sentono sempre infelici. Anche gli uomini non trovano la felicità: Marco viene
35
36
Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 36.
Ivi, p. 155.
23
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
preso dalla solitudine dopo aver perso la sua ditta, e scopre che senza la sua famiglia la vita
non ha senso.
Per concludere, possiamo dire che nella maggior parte dei romanzi, il rapporto tra
uomo e donna diventa più mediato. Ne L’uso della vita sono le donne che decidono sulla loro
vita e sulla vita dei loro bambini, il parere dell’uomo non è più prevalente com’era vent’anni
prima. Inoltre, Andrea scopre che questa libertà è limitata, nel senso che l’Italia non è pronta
per la nuova morale sessuale. Maria e Isabella stanno ancora scoprendo la nuova libertà, ma
non sapendo come usarla, non diventano felici. Le donne de Il cappotto del turco non sono
dunque completamente emancipate ma godono almeno la stessa libertà degli uomini. Anche
in Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro è chiaro che il rapporto uomo-donna sta cambiando.
Nonostante che il cugino di Carola la controlli di continuo, il che rende evidente che la
comunità di Settimo Torinese in quegli anni è ancora molto tradizionale, Giòn Uèin tratta
Carola, da lui corteggiata, con rispetto e come suo pari.
2.4 Il conflitto generazionale
A causa del boom economico, della seconda guerra mondiale e di molte altre circostanze, si
manifesta un gap generazionale negli anni Sessanta. La generazione che ha ancora vissuto la
guerra pensa che la nuova generazione sia apatica, indifferente e non interessata alla
politica.37 Nonostante le aspettative, i giovani si riuniscono politicamente, convocano
assemblee e vogliono cambiare drasticamente il mondo. Questa nuova mentalità fa nascere
incomprensioni fra genitori e figli. I figli, a loro volta rimproverano i loro genitori che hanno
aderito al fascismo. Si rispecchia questo conflitto generazionale anche nei romanzi? Come si
configura in essi il rapporto tra padri e figli?
La gran parte dei sessantottini descritta nelle opere analizzate hanno problemi con i
loro genitori. Il padre di Marcello per esempio ha combattuto in Iugoslavia durante la seconda
guerra mondiale e perciò, avendo sperimentato una guerra vera e propria, non capisce perché
Marcello si rischierebbe la vita in tempo di pace. A ciò si aggiunge che egli è un membro del
PCI, per cui è molto doloroso per lui quando Marcello viene espulso dal partito all’inizio della
storia. Il padre di Andrea è un uomo all’antica e un laico. Anche lui avverte suo figlio della
violenza che il movimento potrà usare. Sia Marcello che Andrea continuano a militare per il
movimento, e Marcello viene poco dopo imprigionato. Anche se sembra che i suoi genitori, e
in particolare suo padre, si distanzino dal figlio, prendono sempre cura di lui se è veramente
37
Diego Giachetti, Anni Sessanta comincia la danza, cit., p. 9.
24
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
necessario. Le madri dei due ragazzi si comportano in modo simile: non si distanziano dai
figli come i padri, ma li assistono con affetto materno. Evitano però la discussione politica.
Quando i protagonisti si accorgono finalmente che il movimento diventa troppo violento,
abbandonano il movimento e ritornano a casa. Andrea ammette che suo padre aveva sempre
avuto ragione. Il padre di Marcello nel frattempo è morto, ma leggendo le memorie di guerra
di suo padre, si avvicina e si immedesima lo stesso al suo genitore.
Il rapporto che le due sorelle de Il cappotto del turco hanno col loro padre è, come
detto nel paragrafo precedente, piuttosto disastroso. Paradossalmente, il loro padre ritiene che
la nuova generazione, ovvero la generazione di Maria e Isabella, voglia distruggere la
famiglia, il pilastro della società, senza sostituirla con qualcos’altro. La riconciliazione delle
sorelle con i loro genitori non accade. I problemi sul piano relazionale non si risolvono mai
per Isabella e Maria, che soffrono davvero della nuova libertà creata dalla generazione
sessantottina. Maria accusa la propria generazione di aver causato delle degenerazioni della
società e si preoccupa del destino di suo figlio. Dice:
Questa specie di nostalgia decadente in cui affoghiamo! Non facciamo che tirarci fuori da tutto,
lavoriamo senza entusiasmo, come fossero questioni che non ci riguardano! Cresciamo i nostri bambini
senza dare loro nessuna forza, anzi gli insegniamo che la forza, l’orgoglio, avere delle ambizioni è male.
Non mi stupirei che Emiliano diventasse un fascista o un terrorista, il che è la stessa cosa! Non c’è
niente di peggio che avere l’idea di una perfezione tradita in testa! 38
Il discorso fatto fin qui dimostra che il protagonista di Giòn Uèin e
Barolodelsessantaquattro è molto diverso dagli altri protagonisti dei romanzi qui discussi.
Mentre Andrea, Maria, Isabella e Marcello si ribellano ai genitori, Giòn Uèin ha un ottimo
rapporto con suo padre. Come tanti altri, il padre di Giòn Uèin ha sostenuto il fascismo, ma
quando le leggi razziali venivano applicate nel 1938, si era unito ai partigiani. Questo gesto
eroico è la ragione per cui Giòn Uèin non si oppone a suo padre e desidera diventare come lui.
Quindi, ad eccezione di Giòn Uèin, nei romanzi il gap generazionale è esistente e, in
certi casi, abbastanza grande. Anche se i genitori di Marcello e Andrea li hanno avvisati che il
movimento studentesco agirà con violenza, i due protagonisti continuano a ribellarsi. Quando
hanno perso la fiducia nel movimento, rimanendo in solitudine, sono costretti a dare ragione
ai loro genitori. Ne Il cappotto del turco, si manifestano due problemi generazionali: da una
parte la generazione dei genitori di Maria e Isabella ha creato una società debole e degenerata,
38
Cristina Comencini, Il cappotto del turco, cit., p. 133.
25
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
dall’altro la generazione di Maria stessa non ha potuto realizzare i loro ideali sessantottini per
migliorare il mondo. A causa di ciò, i loro figli, in questo caso Emiliano, soffrono. In questo
romanzo dunque la colpa non è solo dei sessantottini, ma pure della generazione nata prima
della seconda guerra mondiale.
2.5 Il movimento studentesco e la violenza
Quest’ultimo tema si concentra sul movimento studentesco e sulla violenza da esso
commessa. Come abbiamo visto nel primo capitolo, ci sono due visioni diverse sul
movimento studentesco. Il critico Mario Capanna per esempio ritiene che il movimento sia
stato soprattutto pacifico e abbia voluto solo migliorare il mondo. Il critico Marcello
Veneziani è però dell’opinione che è il Sessantotto sia stato l’inizio degli anni di piombo, in
cui la violenza e il terrorismo predominano. È la violenza che prevale nei romanzi? O
vediamo un movimento pacifico? Quale visione emerge di più dalle opere?
Come detto gli studenti in Urbino di Cupo tempo gentile adorano persone come Stalin
e come Che Guevara, il quale secondo Andrea ‘è al di sopra della lotta di classe, è come un
santo o un apostolo, ma un santo e un apostolo armato, che armato è vissuto e da armato è
morto.’39 Colpisce il fatto che Andrea, pur essendo stato avvisato da suo padre che il
movimento sta diventando più aggressivo e non essendo completamente d'accordo con le idee
degli altri studenti, continui a frequentare le assemblee. Dopo il 19 novembre 1969 è
innegabile che gli studenti fanno uso della forza e della violenza per poter raggiungere il loro
scopo. Quel giorno scoppia lo scontro con la polizia armata dinanzi all’Università Statale di
Milano. Il poliziotto Antonio Annarumma viene colpito con un tubo d’acciaio, a causa di cui
muore poco dopo diventando una delle prime vittime della contestazione giovanile.
Come detto nei paragrafi 1.2, gli studenti dell’Università di Urbino continuano a
occupare l’università, e in un certo momento bruciano vivi quattro studenti d’estrema destra,
che vogliono entrare nell’università per dare gli esami. All’ultimo momento questi vengono
salvati dai vigili del fuoco, ma Andrea è così scioccato che decide di lasciare il movimento.
Ammette che suo padre – che fin dall’inizio aveva avvertito Andrea che la rivoluzione
giovanile potesse diventare violento – aveva avuto ragione. Colpisce soprattutto il fatto che
Andrea afferma che il movimento non è democratico:
Tutto il Movimento è antifascista.” “Sì, ma è anche antistalinista? Crede al voto e alla democrazia? È
disposto a rinunciare alla violenza nel confronto politico? Andrea è in difficoltà: Sì, è vero, molti
39
Umberto Piersanti, Cupo tempo gentile, cit., p. 60.
26
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
credono nella violenza.” “E sulla democrazia non hai niente da dire?” “È vero anche questo, molti non
credono nella democrazia.” “E ce ne sono tanti pronti a usare le spranghe, le mazze e i sampietrini come
a Milano?” “A Urbino no, penso proprio di no.” [...] “credo che la violenza verrà fuori sempre più
grande, che alcuni tuoi ‘compagni’ cominceranno a sparare. […] E non solo: c’è una destra ancora forte
in questo Paese, il fascismo ha radici solide, molto più solide di quanto appaia.. e la destra reagirà o
magari prenderà l’iniziativa, non so in che modo, ma certo con la violenza.” [Andrea] “Puoi anche avere
ragione.. babbo tu le cose le comprendi e hai esperienza. 40
Già all’inizio de Il cappotto del turco è chiaro che le assemblee romane sono
abbastanza intense; intervengono dei tipi aggressivi che sparano in aria durante le assemblee,
Marco viene colpito alla testa, e poco dopo una studentessa prende un lacrimogeno in petto e
muore. Maria abbandona il movimento, Isabella continua ad essere impegnata per un paio di
mesi. Quando Marco ha dovuto chiudere la sua organizzazione, lui e Maria si realizzano che
l’unica cosa che il Sessantotto gli ha portato è la sfortuna. Invece di migliorare il mondo, il
Sessantotto ha reso la società italiana più aggressiva. Marco vede davanti a sé un futuro grigio
e inizia perfino a rivalutare il capitalismo, non crede più ciecamente nella superiorità del
marxismo.
Il movimento pisano, che viene diretto da persone come Adriano Sofri e Luciano della
Mea, è molto democratico. Romano Luperini descrive dettagliatamente le assemblee e le
manifestazioni; gli studenti discutono per esempio come devono occupare l’università e, più
importante, se devono entrare nella politica. Marcello tenta di strutturare il movimento
affinché continui per anni. Quindi, sembra che il movimento a Pisa sia molto costruttivo, ma
presto risulta che anche gli studenti pisani ricorrono alla violenza; dopo la strage a My Lay,
gli studenti tirano delle bottiglie molotov alla base americana per dimostrare il loro dissenso.
Due studenti vengono incarcerati per questo crimine, e ciò spinge il movimento a unirsi di
nuovo. Tirano uova marce e pomodori ai poliziotti, e occupano una stazione ferroviaria.
Scoppia un grande scontro e decine di studenti, tra cui Marcello stesso, vengono imprigionati.
Il 31 dicembre 1968 gli studenti si riuniscono di nuovo davanti al locale la Bussola a
Viareggio. Quando gli studenti iniziano una sassaiola, la polizia si difende; molti studenti
rimangono feriti, fra cui Soriano, come già detto ispirato a Soriano Ceccanti, che rimane
paralizzato. Finalmente Marcello capisce che non deve più militare per il movimento. Prevede
anche che il movimento diventerà ancora più aggressiva perché i contratti di lavoro devono
essere rinnovati e perciò gli operai si opporranno al governo. Il governo però ha già
dimostrato a Viareggio di agire severamente se necessario e di non arrendersi.
40
Ivi, cit., pp. 207-208.
27
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
Romano Luperini sottolinea che l’organizzazione studentesca pisana è stata piuttosto
di origine pacifista e costruttiva. Però, ha suscitato un’enorme energia collettiva e ci sono
sempre delle persone che vogliono ribellarsi in modo aggressivo facendo scoppiare degli
scontri. Comunque Luperini tenta di descrivere tutte le vicende in modo oggettivo e realistico.
Non nega che gli studenti siano diventati violenti e aggressivi durante il corso del Sessantotto,
ma non dice neanche che siano degli incoscienti, come viene sostenuto da Umberto Piersanti
nella sua opera.
Giòn Uèin non è un esempio del sessantottino tipico, ma pure lui si rende conto delle
conseguenze del Sessantotto – che secondo Marcello Veneziano è dunque l’incremento
dell’aggressività nella società italiana – e sperimenta la violenza sulla propria pelle. La storia
inizia con una descrizione della manifestazione che si svolge a Torino nel 1970. L’atmosfera è
molto tesa e la gente diventa aggressiva; sembra che la paura per il terrorismo si sia
impadronita del popolo.41 Come detto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro pone l’enfasi
sul modo in cui il semplice cittadino ha sperimentato il Sessantotto. Anche se la storia si
svolge nel 1970, i protagonisti del romanzo ripetono varie volte che ‘il millenovecentosettanta
è il Sessantotto che continua, si allunga come un’alba radiosa sul futuro dell’umanità. È un
grande movimento popolare e noi [Giòn Uèin e i suoi amici] non possiamo mancare!’ 42 In
altre parole, questo romanzo non si dilunga a circoscrivere dettagliatamente le assemblee e le
manifestazioni degli anni Sessanta, ma il lettore può interpretare Giòn Uèin quasi
allegoricamente come l’incarnazione dello spirito del Sessantotto. Giòn Uèin lotterà sempre
per un mondo migliore, ma non diventerà mai aggressivo per realizzare i suoi ideali.
Malgrado il suo atteggiamento pacifico, i due fascisti Leccamoffo e Belocchio e la loro banda
Oliodiricino tentano continuamente di ostacolare Giòn Uèin, lo seguono e di frequente
attaccano la sua casa. Il protagonista cerca di proteggersi ma non attaccherà mai lui stesso.
Concludendo possiamo dire che la violenza è presente in tutti i romanzi. Andrea non
partecipa attivamente al movimento studentesco ma tollera a lungo la violenza da esso
commessa. Gli studenti dell’Università di Urbino si ribellano molto aggressivamente e
frequentano anche la manifestazione a Milano, dove muore il poliziotto Antonio Annarumma.
Romano Luperini dedica ne L’uso della vita più attenzione alle buone intenzioni del
movimento pisano. Sottolinea che la maggior parte degli studenti non ha voluto usare la forza.
Maria de Il cappotto del turco sceglie, dopo la morte di una studentessa, di non
militare più per il movimento. Per il resto della sua vita, lei sperimenta le conseguenze del
41
42
Marco Volpatto, Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro, cit., p. 43.
Ivi, p. 4.
28
CAPITOLO 2 - IL SESSANTOTTO NELLA NARRATIVA ITALIANA CONTEMPORANEA
Sessantotto e nota che la società sta degenerando. Specialmente si preoccupa per il destino di
suo figlio. In questo romanzo viene sottolineato che i sessantottini, anche se sono rimasti
fedeli ai loro ideali come Marco, perdono sempre, in ogni modo possibile. Nella sfera
personale di Giòn Uèin la violenza è pure molto presente, perché viene continuamente
attaccato dai fascisti ma lui stesso rimane sempre pacifico e fedele ai suoi ideali. Anche il
popolo di Settimo Torinese si sta assumendo un atteggiamento più aggressivo. Bisogna notare
però che quest’ultimo romanzo si svolge nel 1970, quando si presenta già il terrorismo degli
anni di piombo.
29
Capitolo 3 - L’immaturità in Due di Due e in Archeologia del presente
Come visto nel secondo capitolo, il Sessantotto si rispecchia in vari modi in una serie di temi.
È chiaro però che specificamente il tema dell’immaturità ricorre con insistenza in tutti i
romanzi analizzati. Per questa ragione, è utile approfondire questo tema. Analizzerò due
romanzi, cioè Due di Due di Andrea de Carlo e Archeologia del presente di Sebastiano
Vassalli. L’ultima opera è stata brevemente analizzata da Hanna Serkowska, nel suo articolo
Non potevano dire di no… Sull’immaturità e il Sessantotto in Italia.43 Come detto nel primo
capitolo, fino a tempi recenti poca attenzione è stata dedicata al tema del Sessantotto nella
narrativa italiana. Secondo Serkowska, l’interesse tardivo è da attribuire al blocco mentaleemotivo sentito da molti sessantottini nei confronti del passato, e anche al fatto che il
Sessantotto avrebbe scatenato la violenza degli anni di piombo. Più interessante di questi
motivi ‘classici’ per la mancata elaborazione del tema, è quello che la Serkowska chiama
l’immaturità dei contestatori.44 Secondo la studiosa l’immaturità dei sessantottini è spesso
caratterizzata da massimalismo, entusiasmo, ingenua fiducia nella propria onnipotenza e
infallibilità.
Per trattare l’aspetto dell’immaturità mi riferisco allo psicologo Dan Kiley, il quale ha
elaborato il concetto nel suo noto studio The Peter Pan Syndrome: Men Who Have Never
Grown Up. Kiley descrive la sindrome di Peter Pan, basata sul concetto di puer aeternus come
già usato da Ovidio ne Le metamorfosi, e che si riferisce a una persona che non conclude mai
l’adolescenza. I pueri aeterni rifiutano di accettare la realtà com’è, vivono nel proprio mondo,
sono spesso dei narcisti e proiettano le proprie incertezze su altre persone. Sono dei sognatori,
il loro atteggiamento viene determinato dalla propria fantasia e non fanno alcun progresso
nella vita. Secondo Kiley, ci sono quattro sintomi di base: il comportamento irresponsabile,
l’incertezza, la solitudine e i conflitti che trovano origine nel rapporto problematico uomodonna.45
Nella narrativa italiana, i sessantottini si presentano come eterni bambini? O vengono
rappresentati in modo meno negativo? I romanzi suggeriscono forse che il Sessantotto non sia
mai diventato una ‘vera’ rivoluzione a causa dell’immaturità dei protagonisti? O sono stati il
Sessantotto e la società degli anni Sessanta a rendere i sessantottini immaturi? Se soffrono di
43
Hanna Serkowska, Non potevano dire di no… Sull’immaturità e il Sessantotto in Italia, in “ACTA
philologica”, 35 (2009), pp. 109-114.
44
Ivi, p. 110.
45
Dan Kiley, The Peter Pan Syndrome, pp. 43-45.
31
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
qualcosa come la sindrome di Peter Pan, i protagonisti riescono a riprendersi nel loro corso di
vita?
Siccome l’immaturità emerge da vari studi come una caratteristica decisiva del
Sessantotto, approfondirò in questo capitolo la rappresentazione di questo tema nella narrativa
italiana. Riferendomi ai quattro sintomi distinti da Kiley, analizzerò il mondo in cui
l’immaturità si presenta in Due di Due e in Archeologia del Presente, pubblicati
rispettivamente nel 1989 e nel 2001. Esaminerò se i protagonisti dei romanzi, ovvero Guido
Laremi, Mario e Leonardo e Michela Ferrari assomiglino alla figura dell’immaturo analizzato
da Kiley.
3.1 Due di Due di Andrea De Carlo
3.1.1. Il comportamento irresponsabile
Il protagonista di questa storia, Guido Laremi, inizia a ribellarsi quando frequenta il liceo.
Sprona i suoi compagni ad opporsi all’insegnante, e si esprime negativamente
sull’insegnamento e sul governo italiano degli anni Sessanta. Come Andrea Benci e Marcello
dei romanzi Cupo tempo gentile e L’uso della vita, Guido vuole cambiare il mondo ma non sa
esattamente come. Assieme a Mario riflette su tutte le forme ideali della società, e, alla fine
unendosi agli anarchisti, conclude che tutti i padroni devono essere aboliti. Gli ideali e le idee
di Guido sono sempre molto irreali, e, al contrario degli studenti che vogliono semplicemente
sostituire i padroni, Guido li vuole abolire pur non avendo nessuna alternativa concreta per
una nuova società. L’ideologia di Guido si avvicina a quella dell’anarchia. Parla alle
assemblee per esporre le sue idee politiche, e Mario lo accompagna sempre e ovunque. Guido
non riesce però ad esprimere le sue idee in maniera concreta. Perciò, i suoi compagni di classe
lo accusano di ‘irrazionalismo, e spontaneismo e qualunquismo’.46 Non essendo capace di
esprimere le sue idee in modo strutturato, usa toni provocatori. Su un manifesto in cui è
mostrato Mao che regge il libretto rosso, incolla una foto di un cono gelato al posto del
libretto. Questo provoca la rabbia degli studenti maoisti che cominciano a picchiare Guido e
Mario. Guido distrugge pure un cartello su cui è scritto ‘Stalinisti bastardi vigliacchi’47,
ottenendo anche questa volta una reazione aggressiva. Così i due amici trascorrono il periodo
della contestazione: sempre opponendosi agli altri movimenti ma mai concretizzando i propri
ideali di libertà.
46
47
Andrea De Carlo, Due di Due, cit., p. 97.
Ivi, p. 102.
32
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
Guido, essendo ancora un minorenne, pensa di non avere la ‘minima possibilità di
incidere sulla nostra vita’48 e, scoraggiato da questo fatto, si sottrae alle proprie responsabilità.
Infatti, i suoi grandi esempi sono i Rolling Stones, perché fanno tutto ‘senza nessun riguardo e
nessuno obbligo e nessuna spiegazione o simulazione di ragionevolezza per nessuno.’ 49 Non
essendo capace di andare oltre l’idealismo e pensando di non avere presa sul mondo, Guido
abbandona gli studi, parte per l’Australia e sfugge dalla realtà. Per sottrarsi al servizio
militare, si fa chiudere in un manicomio. Raggiunge l’obiettivo di essere dichiarato inabile al
servizio, ma diventa quasi pazzo dentro quell’istituto. Non rimane mai a lungo in Italia, gira il
mondo e non comunica quasi mai con Mario o con sua madre. Inoltre ha varie amanti, di cui
parlerò nell’ultimo paragrafo. Il suo atteggiamento irresponsabile lo rende così infelice che
alla fine della sua vita diventa un alcolista e un tossicodipendente.
Mario cerca di capire il modo in cui Guido vive la sua vita, e pensa che il suo
comportamento trovi origine nella sua giovinezza. Guido è il figlio di una custode, e non
conosce suo padre. Secondo Mario vive così perché non ha mai ‘posseduto niente’50, e perché
è ‘cresciuto senza il peso di aspettative sociali e strutture familiari’51, grazie a cui può essere
‘così libero di fronte al mondo’.52 I suoi atti non sarebbero spinti dall’incoscienza, ma da una
‘specie di forma autodistruttiva provocata dalla rabbia per il mondo com’era.’53 Alla fine della
storia, Guido subisce le conseguenze dei suoi atti. Quando per esempio rivede suo figlio
Giuliano che aveva abbandonato molti anni prima, si arrabbia perché suo figlio non lo
accoglie nel modo affettuoso atteso. Però, invece di accusare se stesso di negligenza, si
arrabbia con il figlio, dato che non è in grado di riconoscere le proprie debolezze. Dice di
sentirsi ‘un imbecille a vedere tutto che scivola via’54 e che ogni idea che ha è ‘sommersa e
resa inutilizzabile dall’ottusità implacabile dei fatti.’55
La situazione di Mario è simile a quella di Guido. Durante gli anni di scuola, copia per
gran parte il comportamento di Guido, frequenta le assemblee, pensa a come raggiungere una
società migliore e si ribella agli insegnanti. Però, non abbandona mai gli studi come Guido o
come la sua ragazza, Roberta, che preferisce lavorare invece che studiare. L’idea di dover
trovare lavoro spaventa Mario, e la voglia di continuare gli studi non viene perciò spinta da un
senso di responsabilità, ma dalla paura dell’ignoto. Inoltre rimprovera ai suoi lo sviluppo della
48
Ivi, p. 98.
Ivi, p. 22.
50
Ivi, p. 156.
51
Ibid.
52
Ibid.
53
Ivi, p. 102.
54
Ivi, p. 375.
55
Ibid.
49
33
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
propria vita, ragionando che se suo padre non si fosse alcolizzato e poi ammazzato, lui
sarebbe cresciuto in un altro luogo e sarebbe stato un’altra persona. Dunque, il suo senso di
responsabilità non è molto profondo, cerca la causa della propria situazione al fuori di se
stesso.
Dopo una vacanza in Turchia – dove è quasi morto per esaurimento – muore il marito
della madre di Mario. Questa è una svolta cruciale per Mario. È proprio in quel momento che
capisce di dover affrontare la vita in prima persona. Ha finalmente voglia di ‘reagire,
occupare una parte di spazio senza più esitazioni, diventare adulto.’56 Anche se ha grandi idee
sui cambiamenti che devono essere fatti nella società, sceglie di centrare la sua attenzione
sulla propria vita. Si trasferisce in campagna, si compra una casa e impara a coltivare la terra.
Vuole diventare completamente autonomo e autosufficiente. Questo desiderio di autonomia si
esprime per esempio nella voglia di avere un proprio mulino e un proprio generatore di
corrente. Quando Martina, la sua promessa sposa, viene a convivere con lui, si sente, per la
prima volta in vita sua, veramente responsabile per qualcosa. È chiaro che Mario si assume
delle responsabilità pur restando irresponsabile e, in certo senso, immaturo. Invece di
collaborare con altre persone, si sottrae totalmente al mondo esterno e ne costruisce uno
privato per la sua famiglia. Non vuole che i suoi bambini vadano a scuola, perché secondo lui
devono ‘crescere liberi e felici senza certificati né doveri di sudditanza’.57 Sembra dunque che
sia diventato responsabile della sua vita, ma ricorre piuttosto in realtà a una specie di
escapismo. In questo senso, il suo comportamento coincide con quello di Guido, essendo
entrambi irresponsabili, sia pure ognuno a suo modo. La differenza sta però nel fatto che
Mario, dopo la grande svolta nella sua vita, decide consapevolmente sulla sua vita e si assume
delle responsabilità per portarla a buon fine. Per Guido la vita viene come viene, non riesce
mai ad organizzarla e si comporta sempre in modo irresponsabile.
3.1.2. L’incertezza
Secondo Dan Kiley, il rapporto dei genitori è formativo per il carattere dei figli. La mancanza
di armonia crea un forte senso d’insicurezza nei bambini, che di conseguenza non riescono ad
amare se stessi. Come detto, Guido è il figlio di una custode e non conosce suo padre. Litiga
spesso con sua madre, la quale non riesce mai a capire gli stati d’animo e le azioni di suo
figlio. Anche se, frequentando ancora il liceo, sembra molto sicuro di se stesso – per esempio,
56
Ivi, p. 189 e 193. “Non avevo più voglia di lamentarmi delle cose come se fossero inevitabili. Non avevo più
voglia di dire che Milano era una città orrenda e continuare ad abitarci, dire che l’università era un parcheggio
per disoccupati e continuare a frequentarla, dire che vivere dai miei era morboso e continuare a farlo.”
57
Ivi, p. 227.
34
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
incontrando la madre di Mario, le fa il baciamano come fosse un vero casanova – si sente
sempre un minorenne, inabile a fare la rivoluzione.
Dopo di aver smesso gli studi, la sua vita è dominata da un’incertezza continua. Guido
si lascia guidare dai suoi dubbi e dalla sua fantasia. È sempre in cerca di qualcuno che gli
possa offrire sicurezza e sostegno. Sono spesso delle donne che lo rassicurano; l’autonomia di
Laurie, una sua fidanzata australiana, lo rende più sicuro di sé ma senza di lei questa certezza
sparisce. Guido ha un complesso d’inferiorità che gli fa pensare di non essere degno di avere
una fidanzata. A ventiquattro anni compiuti, avendo deciso di scrivere un libro e diventare
scrittore, chiede sempre l’aiuto della sua amica, e la sua promessa sposa, Chiara, per la stesura
del libro Canemacchina. La sua insicurezza lo porto sempre a cercare conferme. Allo stesso
tempo però non riesce ad accettare opinioni diverse dalle sue. Quando le case editrici non
vogliono pubblicare l’opera senza che sia aggiustata su vari punti, Guido si arrabbia e rifiuta
di cambiarlo; è ovvio che è incerto ma rifiuta anche di migliorare se stesso, mostrando rigidità
e debolezza.
A Mario, Guido prima pare un ottimista, la cui vita è segnata dal godimento e dal
piacere, ma dopo un paio d’anni vede che invece è pieno di ansia. Dice che quando Guido
prendeva una decisione, ‘la sua fermezza serviva solo a nascondere tracce lunghe di nostalgia
per le altre possibilità che aveva appena escluso.’58 Similmente al tema precedente, Mario
attraversa una fase di sviluppo totalmente contraria a quella di Guido. Già al liceo, Mario si
sentiva ‘un diciannovenne con la testa piena di parole in un paese rigido e vecchio.’ 59 Anche
se ha preso la maturità, ha l’idea di non aver raggiunto niente e di non essersi meritato la
maturità. Si vergogna per i suoi che sono riempiti di orgoglio per questa prestazione. Aspira a
raggiungere una stabilità interiore come quella di Guido, che, secondo Mario, è ‘un baricentro
non suscettibile al minimo ondeggiamento di umori.’60 Nonostante questa sua calma sia
apparente, Mario continua a credere che Guido viva nel modo più giusto possibile. Quando
finalmente scopre la vera natura di Guido, si riempie di ‘sgomento’61.
Si può concludere che entrambi i protagonisti sono incerti, ma cercano di coprire
questa mancanza di certezza con la loro amicizia. Anche se Guido cerca appoggio nelle sue
amanti, è solo Mario che significa qualcosa per lui. Mario a sua volta, pur avendo stabilito la
sua casa e la sua famiglia, si sente totalmente perso quando Guido, dopo un lungo soggiorno
presso le Due Case, se ne va. Malgrado che abbia Martina e i gemelli, si sente insicuro senza
58
Ivi, p. 301.
Ivi, p. 122.
60
Ivi, p. 156.
61
Ivi, p. 260.
59
35
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
Guido. Irregolari sono anche i rapporti con Guido; periodi intensi si alternano con periodi in
cui non si sentono per mesi. Secondo Kiley, è tipico della sindrome di Peter Pan di scaricare
le proprie incertezze su un altro. Gli amici trovano la loro stabilità nelle insicurezze condivise.
L’uno completa l’altro, l’uno non può vivere senza l’altro e in due formano un insieme
armonioso.
3.1.3. La solitudine
Dan Kiley afferma che la solitudine risale alla giovinezza del puer aeternus; se non si sente
più a casa, come Guido, si separa dal mondo. Come detto, Guido non conosce suo padre, e
litiga spesso con sua madre. Ciò potrebbe spiegare perché si sente escluso dal mondo e perché
non abbia mai imparato ad amare se stesso e altre persone. Per questa ragione, Guido si
sottrae continuamente al contatto con gli altri. Mentre altri compagni al liceo si organizzano
in assemblea per discutere una nuova occupazione o manifestazione, Guido si tiene in disparte
dal resto del gruppo. Similmente accade durante la vacanza in Grecia, dove i due incontrano
un gruppo di amici. Anche se Guido si pone al centro dell’attenzione tiene allo stesso tempo
le distanze da chi cerca di avvicinarsi troppo. Secondo Dan Kiley, questo comportamento è
anche dovuto al narcismo, un’altra caratteristica della sindrome. Già al liceo è chiaro che
Guido e Mario non hanno tanto contatto con i compagni. Mario è troppo timido per avere
contatti, Guido è chiuso in se stesso per una forma di narcismo, che viene rafforzato dalla sua
incertezza. Dopo la vacanza in Grecia Guido continua a fuggire dagli altri e a trasferirsi in vari
paesi, ma non riesce mai a rompere con la sua solitudine e legarsi, veramente a una persona,
Mario a parte.
Simbolo della solitudine è la citta in questo romanzo. Sia per Mario che per Guido la
città è l’emblema dell’industrializzazione che ha condotto all’alienazione dell’umanità. Per
Mario, la soluzione è di trasferirsi in campagna. Lì trova la felicità e la pace, e ogni volta che
ritorna alla città gli sale ‘una specie di nausea universale che [gli toglie] il fiato.’62 Guido non
trova mai una forma di pace, gli opprime vivere in campagna dove gli viene sempre voglia di
farla finita con la vita. Per lui, il mondo intero è un posto orribile. Dice: ‘È questo mondo
anonimo, dove ognuno si può nascondere dietro il suo ruolo e considerarsi solo un
ingranaggio nella macchina.’63 Guido è dunque preso da una enorme solitudine, e anche se
trova appoggio in altre persone come Mario e Chiara, rimane sempre solo. Ne vuole parlare
tramite il suo libro Canemacchina, in cui esprime le sue idee sulla civiltà industriale, sulla
62
63
Ivi, p. 176.
Ivi, p. 338.
36
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
degenerazione della città e dei rapporti umani nelle città, ma il vero significato dell’opera non
viene mai completamente compreso dal pubblico e dai critici, il che rende Guido ancora più
solitario.
La solitudine per Mario è soprattutto una fase che sperimenta durante i suoi anni di
scuola, quando si sente ‘a una distanza terribile dalla vita; di riuscire a sentirne solo echi e
riverberi lontani: filtrati e adattati, doppiati e interpretati da altri prima di arrivare fino a me. A
volte mi sembrava di essere in esilio, anche se non sapeva da dove, o da quando.’ 64 Dopo il
trasferimento a Due Case, si sottrae consapevolmente al mondo e sceglie per la solitudine,
l’autonomia e l’autosufficienza. Come già detto a proposito degli altri temi, le vite degli amici
sono molto simili ma allo stesso tempo molto diverse, in quanto al contrario di Mario, Guido
rifiuta di scegliersi una vita.
3.1.4. Il rapporto con le donne
Nei rapporti che Guido ha con le donne, ritornano tutti e tre gli aspetti qui sopra discussi.
Quando il contatto con la sua prima ragazza, Paola, è raffreddato, Guido conclude di non
essere abbastanza rassicurante per lei. Invece di parlarle, conclude da solo che questa è l'unica
ragione possibile. Questa incertezza di sé, in combinazione con la sua eterna solitudine,
impedisce a Guido di condurre una relazione sana con una ragazza. Durante la vacanza in
Grecia, ha un rapporto con una ragazza ma, quando Guido si sente ‘stretto dalla sua
assiduità’65, rapisce l’amante di Mario senza avvisarlo. Mario si arrabbia, ma Guido non è
convinto di aver sbagliato, è dell’opinione che non si possa possedere una ragazza. Si
mostrano evidenti l’atteggiamento irresponsabile, l’escapismo e la morale elastica di Guido;
non capisce che ha tormentato il suo amico e non rispetta le relazioni altrui, una caratteristica
ricorrente del puer aeternus.
Secondo Kiley, il Peter Pan è sempre in cerca di una figura materna, la quale trova –
nella storia di J.M. Barrie – in Wendy. Per Guido, questa figura è Chiara; lei si prende sempre
cura di lui e vuole fare di tutto per renderlo felice. L’incertezza esistenziale impedisce a
Guido di riconoscere l’importanza del rapporto con Chiara, per cui trascura il matrimonio e
suo figlio. Non diventerà mai un partner degno, si assumerà sempre il ruolo del figlio in ogni
rapporto che ha, come per esempio con l’autonoma Laurie e la bellissima Blanca. Non è mai
stato difficile per Guido trovarsi una morosa, grazie alla naturalezza che ha con le donne, ma i
64
65
Ivi, p. 48.
Ivi, p. 160.
37
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
rapporti spesso non sono molto serii e lui non riesce mai a legarsi veramente e completamente
a una donna.
Per Mario, all’inizio le ragazze non sono nient’altro che un ostacolo. La sua incertezza
gli fa pensare che molte ragazze siano irraggiungibili, e perciò non tenta di sedurle. Grazie a
Guido, inizia a parlare con varie ragazze e poco dopo avrà il suo primo rapporto serio, con
Roberta. È interessante notare che in questo primo rapporto la certezza e l´autonomia di
Roberta impauriscono Mario e lo fanno riflettere sulla propria maturità. Sul piano sessuale è
interessante che per Mario il sesso funziona come una specie di escapismo dal mondo. Inoltre
egli può finalmente dimenticare la sua mancanza di autonomia. Per lui, il sesso è come
‘scivolare in una dimensione tiepida e torbida dell’esistenza’.66 Esso gli permette finalmente
di scoprire delle cose che gli piacciono, considerato che fino a questo punto nella sua vita ha
solamente fatto delle cose obbligatorie.
Mentre Mario scopre se stesso, Roberta ha già deciso di lasciare l’università e di
iniziare a lavorare. Lei ha una certa autonomia e una risolutezza che Mario raggiungerà solo
anni dopo, e che Guido non raggiungerà mai. Mario conclude che Roberta è ‘diventata una
persona adulta, senza nessuna voglia di farsi trattenere nel territorio nebuloso’67 dove Mario si
trova ancora. A causa di questa grande differenza tra le due fasi della vita in cui i due si
trovano, il rapporto finisce e Mario, dopo un’avventura con Jeannette, incontra la sua futura
moglie Martina. Anche lei ha abbandonato gli studi per poter lavorare, ma questa volta la
maturità delle donne non è più agghiacciante per Mario. La certezza di Martina lo rassicura e
gli consente finalmente di diventare adulto.
3.2 Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli
In questo paragrafo, analizzerò il romanzo Archeologia del presente di Sebastiano Vassalli.
Quest’opera, uscita presso la casa editrice Einaudi nel 2001, narra la storia di due sessantottini
chiamati Leonardo e Michela Ferrari. Il narratore della storia, un amico di Leonardo e
Michela, incontra i Ferrari nel 1970. In questo romanzo, non viene descritto perciò
dettagliatamente come la coppia ha sperimentato il Sessantotto, ma racconta soprattutto la
loro vita nel periodo successivo, alla luce del Sessantotto.
Leonardo e Michela, laureati rispettivamente in filosofia e in lingue, tentano tutta la loro
vita di cambiare e perfezionare il mondo; adottano figli, aiutano i senzatetto e lottano per la
66
67
Ivi, pp. 111-112.
Ivi, p. 121.
38
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
conservazione della natura. Anche se fanno una vita all’insegna del desiderio di migliorare il
mondo, la loro storia finisce tragicamente quando la coppia viene ammazzata dal proprio
figlio Marlon. Qui però esaminerò come i protagonisti, e specificamente Leonardo – per gli
amici Leo – presentano i sintomi di immaturità. Secondo la già citata Hanna Serkowksa, Leo
e Michela sono buoni esempi del ‘giovanilismo’, un genere di immaturità che si manifesta
specificamente nei sessantottini e che viene caratterizzato dal ‘massimalismo, entusiasmo,
ingenua fiducia nella propria onnipotenza e infallibilità.’68 Qui vorrei invece indagare se i
protagonisti soffrano della sindrome di Peter Pan, seguendo ancora una volta l’analisi di Dan
Kiley.
3.2.1. Il comportamento irresponsabile
Al contrario di Guido Laremi di Due di Due, Leo e Michela perseverano nelle loro
convinzioni, alla luce delle idee sessantottine, e anche se altri hanno già perso la fede in
quest’ideologia, loro tentano di tutto per rendere il mondo perfetto. Tramite il loro modo
d’insegnare, ovvero quello dell’antipedagogia, tentano di trasmettere le proprie idee alla
gioventù. Sostengono pure l’antipsichiatria, secondo cui i malati di mente, anche se sono
ancora pericolosi, devono essere riaccolti nella società. Non essendo capaci di procreare,
adottano i figli Marlon e Aria e aprono la loro casa a molti senzatetto per dar loro un futuro.
Fino a questo punto, sembra che il comportamento di Leo e Michela sia molto
responsabile. Gli ideali dei Ferrari non vengono però apprezzati da tutti. Leo viene licenziato
dall’istituto tecnico per aver esercitato una pedagogia non autorizzata, cioè l’antipedagogia. Si
concentra solo sugli allievi che vogliono veramente raggiungere qualcosa, e non sugli altri che
‘oppongono una specie di resistenza passiva, e approfittano di ogni occasione per assentarsi o
per fare casino. C’è un forte conservatorismo anche tra i giovani, che nasce dall’ignoranza e
dalla pigrizia e che a volte può manifestarsi in forme aggressive.’69 Leo vuole occuparsi della
gioventù ma non vuole investire energia in quelle persone che non seguono la sua ideologia.
Inoltre, avendo tentato a lungo di conservare un parco naturale, non riesce a superare le
avversità e decide di lasciare la politica. Nel primo caso, Leo viene obbligato ad andarsene,
mentre nel secondo, è lui che non crede più alla politica. Dice:
68
69
Hanna Serkowska, Non potevano non dire di no, p. 111.
Sebastiano Vassalli, Archeologia del presente, cit., p. 40.
39
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
è il governo della maggioranza, e se la maggioranza degli abitanti di Lys [la comune in cui il parco si
trova] voleva che al posto dei prati e dei frutteti ci fossero i parcheggi, bisognava fare i parcheggi: non
c’erano alternative!70
Come Guido Laremi, la vita di Leo e Michela è diretta da sfizi, giacché ogni volta che si
appassionano per una cosa, si impegnano a fondo per quella faccenda. Al contrario del
protagonista di Due di Due invece, Leo non si arrende alla minima contrarietà, ma persiste
fino al raggiungimento dello scopo.
La coppia tenta di mantenere lo stesso atteggiamento nei riguardi dei loro figli, ma non
ci riesce completamente. È noto che molti sessantottini non sanno comportarsi in modo
adeguato verso i loro figli – anche perché molti sessantottini non hanno mai avuto un buon
rapporto con i loro genitori – è ciò viene pure mostrato da Leo e Michela. Così il loro figlio
Marlon ha difficoltà a maturare; non vuole studiare, comincia presto a rubare e a drogarsi. I
genitori pagano per la sua educazione, affinché possa prendere un diploma anche se non è
stato promosso per tutti gli esami, e fanno di tutto per renderlo contento. Invece di insegnare a
Marlon come raggiungere la felicità, gliela comprano. Marlon a sua volta dice: ‘Continuerò a
stare con papà e mamma e non avrò bisogno di niente, perché penseranno loro a tutto!’71
Invece di migliorare la sua vita, Marlon è totalmente allo sbando e si ribella ripetutamente alla
propria famiglia, spingendo suo padre all’esasperazione. Non sapendo come deve comportarsi
nei suoi confronti, Leo si distanzia da suo figlio e dà più attenzione a sua figlia Aria. Anche
lei trascorre una gioventù complicata, si taglie le vene per via di una delusione d’amore. Però,
Aria si riprende e vive una vita abbastanza normale. Marlon invece non si riprende mai, non si
sente completamente accettato dai suoi. Secondo lui, la sua adozione è stata solo una forma di
beneficenza per i suoi genitori; non si sono mai occupati davvero del loro figlio. Potrebbe
anche essere per il fatto che la coppia non è abile di procreare, e esaudiscono il semplice
desiderio di avere un figlio che però non riescono ad amare come fosse un figlio proprio. A
causa di ciò, Marlon pensa che la sua identità sia negata e rifiutata dai suoi. Dice: ‘Dovevo
essere infelice, per farli felici.’72
Paradossalmente, anche se i Ferrari non hanno sotto controllo la propria famiglia,
accolgono dei senzatetto in casa loro e installano un campeggio nel proprio giardino dove tutti
i bisognosi possono accamparsi in tenda. Inoltre, danno alloggio a (ex-)matti come Camillo e
Domenica e molti altri. Sembra dunque che la coppia si senta responsabile per la sorte
70
Ivi, p. 150.
Ivi, p. 98.
72
Ivi, p. 166.
71
40
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
dell’umanità, e, come Giòn Uèin discusso nel capitolo precedente, tenti di migliorare la sua
situazione a livello micro. La coppia accoglie pure due albanesi – provenienti dal paese in cui
è appena caduta la dittatura e dove sono scappati molti delinquenti dalle prigioni non più
sorvegliate – senza verificare le loro intenzioni. Gli albanesi rovinano l’intera casa e
minacciano di violentare Aria e di ammazzare la domestica Domenica. Questa storia finisce
bene, ma Leo e Michela continuano ad accogliere delle persone, fra cui una donna cinese che
viene accusata di aver ammazzato un’intera famiglia. Michela insiste ad accogliere la donna
perché altrimenti sarebbe uccisa in Cina, dove la pena di morte è ancora in vigore. Michela
dice: ‘la accusano di avere ucciso con il veleno un’intera famiglia [...] Forse è davvero
un’assassina: chi può dirlo! Ma, finché nel suo Paese non verrà abolita la pena di morte,
bisogna aiutarla.’73
Per questa eterna fiducia nell’umanità, e la sua visione ingenua della realtà di
Leonardo, il narratore chiama Guido un ‘moderno Don Chisciotte’74. A causa di tutti questi
stranieri che vengono accolte in casa loro, Marlon inizia a comportarsi in modo meno
tollerante nei loro confronti. Dice:
che la “sua” casa, da sempre, era piena di vagabondi e di meticci, venuti a viverci a sbafo da ogni parte
del mondo; che i “suoi” genitori, invece di aiutare i figli a risolvere i loro problemi, preferivano
occuparsi di ogni parassita che bussava alla loro porta.75
Quando Marlon una sera si è drogato, decide di ammazzare i suoi e sua sorella Aria. Se
Marlon si dimostra dunque totalmente irresponsabile, anche il comportamento di Leo e
Michela è irresponsabile in quanto non danno abbastanza attenzione al loro figlio e accolgono
degli assassini e delinquenti in casa loro. Si perdono nella voglia di perfezionare il mondo, e
colgono ogni opportunità per poter effettuare questo loro scopo. Ritorna qui anche la
questione del problema delle generazioni, discussa nel secondo capitolo. La domanda che si
impone in questo caso è: a chi tocca la colpa del comportamento di Marlon? Da un lato, è
ovvio che Marlon è un puer aeternus, che forse in qualche modo soffre della sindrome di
Peter Pan. Dall’altro, il suo atteggiamento potrebbe essere un’imitazione di quello dei suoi
genitori, che non sono mai riusciti a offrirgli un modello da seguire. A ciò si aggiunge che
Leo, sia nel suo lavoro d’insegnante che sul piano politico, non si è mai assunto responsabilità
quando le cose non andavano come voleva, comportandosi in modo piuttosto immaturo.
73
Ivi, p. 136.
Ivi, pp. 37-38.
75
Ivi, p. 148.
74
41
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
Prima di concludere questo paragrafo, è interessante vedere come il problema della
gap generazionale viene definito in questo romanzo. A un certo punto l’architetto Colombin
dice che la generazione dei ventenni gli sembra
una generazione inesistente, senza un sogno né un progetto che la tenga insieme. Ognuno fa per sé. Ci
sono degli opportunisti e gli arrampicatori, come ne sono sempre stati in ogni epoca; ma la vera novità
secondo me sono gli eterni bambini, che non si rassegnano a diventare adulti.76
Colpisce il modo in cui ogni generazione scarica la responsabilità sulla prossima generazione.
Anche se è evidente che l’atteggiamento di Marlon in qualche sembra essere determinato dai
genitori, la generazione sessantottina – che negli anni cinquanta è stata rimproverata la stessa
irresponsabilità – sostiene lo stesso della generazione seguente. Non negando il fatto che Leo
e Michela hanno veramente tentato di far crescere i loro figli giustamente, possiamo però
concludere che la storia si ripete continuamente e che così, palleggiando le responsabilità, la
colpa non tocca a nessuna generazione.
3.2.2. L’incertezza
Quanto al suo compito pedagogico, è chiaro che soprattutto Leo non sa come comportarsi
verso suo figlio Marlon. È incerto sul modo in cui deve educarlo, e guardando indietro negli
anni dubita fortemente di averlo fatto nel modo giusto. Il narratore dice che Leo è ‘sempre
divorato dall’ansia: di partire, di arrivare in tempo, di riuscire a fare le cose per cui si era
impegnato, e che dovevano assolutamente essere portate a termine!’ 77 Inoltre si preoccupa
continuamente per la fine del mondo. Leo e Michela cercano la loro sicurezza e certezza
nell’omeopatia e nella macrobiotica, e abbracciano la religione. Soprattutto Michela crede alla
magia. Quando un suo cugino si far passare per mago, lo accoglie subito in casa loro, dopo di
che egli risulta essere un semplice spacciatore. Michela si fida pure del professore
Mastrolidolo, che pratica la macrobiotica, e con lui inizia un’erboristeria. Quando
Mastrolidolo si rivela un impostore e Michela viene denunciata per ‘vendita non autorizzata
di sostanze farmaceutiche’78, il professore la accusa di aver fatto la prima mossa. In altre
parole, benché i Ferrari facciano tutto per migliorare il mondo, rimangono sempre delusi.
Al contrario dei Ferrari, il narratore della storia – un amico di Leonardo che rimane
nell’anonimato in questo romanzo – è più sicuro di sé. Questa voce narrante, che è pure lui un
personaggio, crede alla scienza e alla medicina ufficiale, alla matematica e alla ragione. Trova
76
Ivi, pp. 144-145.
Ivi, p. 82.
78
Ivi, p. 126.
77
42
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
la sua certezza nell’aspirina, che secondo lui è ‘un punto di riferimento incrollabile [e una
delle] poche certezze che ci ha dato questo nostro secolo.’79 I suoi tavoli di disegno
rappresentano per lui ‘la ragione, la misura, l’ordine’80 e gli rincuorano nei momenti difficili
della sua vita. Inoltre, è dell’opinione che l’unico mezzo con cui si possono effettuare veri
cambiamenti, sia l’architettura. Leo invece si oppone a queste idee; secondo lui l’omeopatia e
l’insegnamento sono superiori. Però, quando soffre di impotenza, soccombe alla pressione e
prende un’iniezione di medicina ‘vera’, che lo guarisce immediatamente. Il narratore,
diversamente da Leo e i suoi amici che credono che ogni soluzione dovrebbe essere trovata
nella natura, sostiene:
se il perfetto equilibrio si trovava nel riso integrale e in quegli altri cibi che avevano fatto le rivoluzioni
moderne, [preferiva] vivere in un mondo meno sano e con qualche ingiustizia, dove però si mangiassero
anche il prosciutto, le ostriche e i tartufi. 81
3.2.3. La solitudine
Come Guido Laremi, pure Leo e Michela si circondano di molte persone. Al contrario di
Guido invece, Leo ha molta fiducia nell’umanità ma pure lui si amareggia nel corso degli anni
e si distanzia dalle persone che hanno ideali diversi dai suoi. Diventa insofferente e persino
aggressivo. Nel senso letterale della parola, Leo e Michela non sono mai soli perché si
circondano di tante persone, ma nel senso figurato la vita di Leo è dominata da una solitudine
intellettuale, paragonabile a quello di Guido, che gli rende la vita difficile. Viene licenziato
dalla scuola per le sue idee troppo diverse e particolari; abbandona la politica perché sembra
essere l’unico che vuole conservare il parco naturale. Questo senso di solitudine viene forse
rafforzato dalla sua incertezza e ansia per la fine del mondo.
La solitudine raggiunge un culmine simbolico durante i funerali di Leo, Michela e
Aria. Tante persone, scioccate dalla strage, non sono venute per onorare la famiglia ma
vengono spinte da una specie di sensazionalismo. Quando qualcuno inizia a suonare
L’Internazionale, la canzone comunista che certamente sarebbe piaciuta a Leo, egli viene
interrotto e mandato via. Il narratore a sua volta si arrabbia e viene accusato di essere un
buffone. In altre parole, forse nessuno, tranne il narratore, ha conosciuto il ‘vero’ Leo o la
‘vera’ Michela. Anche se tutta la loro vita si è svolta all’insegna della beneficenza e del
desiderio di prendere cura degli altri, non vengono mai apprezzati completamente per come
sono. Mentre il mondo si dimenticherà presto della vita dei Ferrari, nella vita del narratore
79
Ivi, p. 106.
Ivi, p. 153.
81
Ivi, p. 61.
80
43
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
‘rimarrà il vuoto della loro assenza; un vuoto così grande, che nemmeno la memoria potrà
colmarlo del tutto’.82
3.2.4. Il rapporto con le donne
Concludo quest’analisi trattando il rapporto con le donne. Il rapporto di Leo e Michela è
abbastanza tradizionale; mentre i loro coetanei propagano la libertà sessuale, i Ferrari
preferiscono stare insieme e non sono favorevoli alla coppia aperta. Michela è abbastanza
emancipata, inizia la propria erboristeria, ma rimane comunque dipendente da Leo. Lui, a sua
volta, viaggia sempre e spesso è via da casa per mesi o per anni, perché deve aiutare gli
abitanti della Iugoslavia o impedire la costruzione di un reattore nucleare. Quando Leo è
all’estero, Michela si occupa dell’educazione dei bambini. Questo allontanamento spinge
Michela a commettere adulterio, per esempio con Mastrolidolo, e Leo fa l’amore con una
prostituta. Ciononostante i due rimangono insieme fino alla morte.
Il narratore, poi, che ha avuto relazioni con tre donne, affronta il divorzio. Si trova a
pagare l’alimentazione per i figli del primo matrimonio e il mantenimento della seconda
famiglia. Il narratore si lamenta di questo fatto, ma si assume la responsabilità per i suoi atti.
3.3 Chi è il vero Peter Pan?
A questo punto sembra lecito concludere che Guido Laremi ha tutti i sintomi della sindrome
di Peter Pan o di un puer aeternus. Si comporta in modo irresponsabile per gran parte della
sua vita, è insicuro di sé, anche se questa insicurezza non è sempre visibile, si sottrae al
mondo e alle proprie responsabilità, si sente solo anche se è circondato da un gruppo di amici
e non riesce mai a stabilire un rapporto sano con una donna. La sindrome di Guido peggiora
con gli anni, e l’attacco alla banca in particolare, ovvero la strage in piazza Fontana, gli fa
comprendere che i suoi ideali non potranno essere mai realizzati. Mario invece riesce a
trovare la sua stabilità interiore; capisce di doversi riprendere quando il marito di sua madre
muore e questo evento, e specialmente dopo aver ricevuto l’eredità, lo spinge a diventare
adulto. Come evidenziato da Kiley, è soprattutto importante quali amici e quali donne
vengono scelti dal Peter Pan. Se Guido avesse incontrato una donna come Roberta o Martina,
forse avrebbe cambiato la sua vita, come aveva fatto Mario. Non dobbiamo però dimenticare
che neppure il comportamento di Mario è completamente responsabile, in quanto si sottrae al
82
Ivi, p. 164.
44
CAPITOLO 3 – L’IMMATURITÀ IN DUE DI DUE E IN ARCHEOLOGIA DEL PRESENTE
mondo anche lui. Tenta di essere indipendente e autonomo ma non vuole cooperare con altre
persone, rifiutando dopotutto di diventare veramente adulto.
Ambedue i protagonisti di Due di Due si potrebbero dunque considerare come pueri
aeterni. La domanda che mi sono posta all’inizio di questo capitolo era la seguente: il
Sessantotto non è mai diventato una vera rivoluzione (è sempre rimasta più una rivoluzione
culturale che una politica) a causa del carattere immaturo dei sessantottini? O è forse così che
i sessantottini sono rimasti immaturi a causa del Sessantotto?
La gioventù di Guido è stata decisiva per la formazione del suo carattere; non ha mai
avuto un buon rapporto con sua madre e l’assenza di suo padre gli ha permesso di evitare ogni
responsabilità. Ha lasciato il liceo, non ha mai organizzato in proprio un movimento
studentesco, e non si è mai veramente legato a una donna. Al contrario di Guido, Mario a un
certo punto si sveglia, compra una casa e diventa, in qualche modo, adulto. Ma nonostante le
apparenze, il comportamento di Mario resta ancora immaturo, in quanto diventa autonomo e
indipendente ma si distanzia dagli altri per raggiungere il suo scopo individuale. Si ritira dalla
società italiana in cui gli ideali del Sessantotto non sono mai penetrati – non porta neanche i
suoi figli a scuola, impaurito dall’insegnamento che riceveranno lì – e continua a vivere nel
piccolo mondo costruito da lui, in gli ideali vengono rispettati.
Nell’opera di Andrea De Carlo troviamo dunque un Sessantotto fatto da pueri aeterni
che non sono mai riusciti a crescere e a diventare adulti. Da un lato, è stata la società a
generare gli eterni bambini, con il boom economico che crea una nuova libertà e una nuova
vita e con il lusso che vizia la nuova generazione. Dall’altro, sono stati i sessantottini stessi a
non assumersi le responsabilità per le realizzazioni dei loro ideali. Allo stesso tempo però,
questi sognatori hanno contribuito al clima culturale che ha reso possibili le leggi sul divorzio
e sull’aborto, l’emancipazione della donna e il femminismo. anche se tutto ciò venne
realizzato un decennio più tardi. Nel caso di Guido si potrebbe asserire che è stato il
Sessantotto a causare la sua immaturità, perché non è mai costretto ad assumersi la
responsabilità per i suoi atti. E così forse il Sessantotto non ha mai raggiunto il livello politico
perché persone come Guido non hanno concretizzato i loro ideali per poterli effettivamente
realizzare.
Leonardo Ferrari non è l’esempio classico di un Peter Pan. In confronto a Guido, che
piega ogni giorno di nuovo sotto il peso delle avversità, Leonardo continua a credere
nell’umanità. A ciò si aggiunga che anche Leonardo evita di tanto in tanto certe persone – fra
cui un paio dei suoi allievi e il proprio figlio Marlon – ma la sua responsabilità va oltre, è
come se sentisse addosso tutta la tristezza del mondo. Questo non toglie che il protagonista di
45
LA GENERAZIONE INFINITA NELLA NARRATIVA ITALIANA
Archeologia del presente sia piuttosto ingenuo. Sa che suo figlio Marlon è allo sbando, ma
non tenta veramente di aiutarlo. Lavorando per beneficenza per gran parte del suo tempo si
dimentica del proprio figlio, anche per il semplice fatto che non sa come educarlo, né come
capirlo. Un’altra cosa da tener presente è il suo impegno politico e sociale. Constatando la
propria incapacità di realizzare i suoi ideali – quando per esempio viene licenziato dalla
scuola o quando il governo sceglie di distruggere il parco naturale – si sente un fallito.
Tornando alla domanda centrale di questo capitolo, si nota che Leonardo Ferrari non
risponde completamente a tutti i sintomi della sindrome di Peter Pan. Non sembra trattarsi qui
di un vero puer aeternus, ma non dobbiamo dimenticare che Leonardo può comunque essere
considerato ingenuo, immaturo e, nei confronti dei suoi figli, irresponsabile. La sua ingenuità
sembra essere direttamente legata ai suoi ideali sessantottini e alla sua eterna fiducia
all’umanità. Anche se rimane deluso varie volte, ricomincia continuamente come da zero.
Perciò, il narratore lo compara a un moderno Don Chisciotte, e, per ritornare alla sindrome
descritta da Kiley, Leonardo Ferrari assomiglia forse più a un Robin Hood che a un Peter Pan.
A causa della mancanza di realismo, Leonardo non riesce mai ad ottenere qualcosa di
concreto, ragion per cui, come dice il narratore ai funerali dei Ferrari, la coppia sarà presto
dimenticata.
In conclusione, Leonardo è molto simile a Guido: anche se i Ferrari tentano di
migliorare in modo concreto di migliorare il mondo, tramite l’adozione dei figli o
l’accoglienza dei senzatetto, non riescono mai a cambiare effettivamente qualcosa. Leonardo
sembra rappresentare il donchisciottismo che avrebbe impedito al Sessantotto di svilupparsi
oltre la rivoluzione culturale.
46
Conclusione
Diversamente dalla cinematografia e dalla storiografia, la narrativa italiana ha affrontato
relativamente tardi il tema della contestazione giovanile del Sessantotto. La critica ha parlato
di un blocco emotivo che si sarebbe impadronito dei sessantottini, rimproverati spesso di aver
creato un’atmosfera così aggressiva da far scatenare il terrorismo degli anni Settanta.
Oggigiorno il dibattito sul ‘vero’ significato del Sessantotto è più che mai aperto. L’avvento
di una nuova generazione, che non ha sperimentato la contestazione giovanile in prima
persona, ha creato la possibilità di analizzare il significato degli ‘anni ’68’ in modo più
oggettivo.
Per avere un’idea della percezione contemporanea del movimento, mi sono riferita ai
critici Marcello Veneziani e Mario Capanna. Veneziani pensa che il Sessantotto abbia
degenerato la società italiana, ponendo le basi del terrorismo degli anni di piombo. Afferma
inoltre che il movimento studentesco è cominciato come un’organizzazione pacifica, che poco
dopo ha preso la forma di un pacifismo bellicoso. Capanna invece ritiene che gli studenti non
abbiano mai avuto l’intenzione di usare la violenza, perché desideravano solo migliorare la
società italiana e il mondo intero. Secondo Capanna i sessantottini ci sono anche parzialmente
riusciti, avendo reso possibili per esempio le leggi sull’aborto e sul divorzio.
Considerata questa problematica, di cui ho parlato nel primo capitolo, è interessante
vedere come Sessantotto viene rappresentato nella narrativa italiana. A tale scopo ho scelto di
discutere sei romanzi che trattano questo tema, cioè Cupo tempo gentile di Umberto Piersanti,
L’uso della vita di Romano Luperini, Il cappotto del turco di Cristina Comencini, Giòn Uèin
e Barolodelsessantaquattro di Marco Volpatto, Due di Due di Andrea de Carlo e Archeologia
del presente di Sebastiano Vassalli. Nel secondo capitolo ho analizzato in che modo i primi
quattro romanzi rappresentano cinque temi importanti per il Sessantotto, ovvero l’impegno
sociale, l’immaturità, il rapporto problematico uomo-donna, il conflitto generazionale e la
violenza commessa dal movimento studentesco. Da questa analisi è emersa che tutti i
personaggi sono socialmente e politicamente impegnati. Desiderano cambiare il mondo e si
occupano della situazione in altri paesi, come per esempio la guerra in Vietnam. Per opporsi
alle istituzioni, che secondo gli studenti non sorvegliano abbastanza la qualità del sistema
educativo, si riuniscono spesso in assemblea per organizzare delle manifestazioni. Il problema
sta però nel fatto che molti protagonisti non sanno come devono organizzarsi per realizzare i
loro ideali, e ciò potrebbe spiegare perché il Sessantotto non è diventato mai una rivoluzione
politica.
Esistono molte forme di impegno sociale. Vari protagonisti militano nel movimento
studentesco perché vogliono migliorare il mondo e aiutare gli altri, essendo dunque mossi da
un impegno sociale ispirato all’altruismo, mentre altri agiscono soprattutto nel proprio
interesse e frequentano le assemblee per trovare la propria identità. Un’altra differenza
riguarda l’ideologia politica scelta dagli studenti. Mentre la maggioranza sostiene il
marxismo-leninismo, una minoranza non si fida completamente dei grandi dittatori che
praticano questa ideologia e pensa che Mao Tse-tung o Iosif Stalin siano degli assassini che
fanno solo soffrire il loro popolo. Dai romanzi discussi emerge spesso l’impressione che la
visione del mondo dei sessantottini sia limitata e che aderiscano a un’ideologia sbagliata.
Inoltre, molta attenzione è prestata alla violenza commessa dal movimento studentesco:
offrono ricche descrizioni degli scontri tra la polizia e gli studenti. Vari studenti si oppongono
aggressivamente alle istituzioni e al governo, tirando uova marce e bombe molotov ai
poliziotti. Non prevale però l’immagine di un movimento studentesco che desiderasse solo
ribellarsi, giacché si delinea anche un quadro del pacifismo vissuto dagli studenti. Tutti i
romanzi descrivono però l’atmosfera tesa che si rivela alla fine degli anni Sessanta.
Per quanto riguarda il rapporto problematico tra uomo e donna, si vede nei romanzi
che la nuova libertà sessuale influenza il modo in cui gli uomini e le donne si comportano. Si
commette adulterio, alcune coppie si separano e molte ragazze fanno l’amore prima di essere
sposate. Le donne diventano indipendenti e l’uomo inizia a vedere una donna come suo pari.
Che la rivoluzione sessuale non concorda con la morale tradizionale, risulta dal fatto che
queste ragazze spesso non trovano un coniuge perché hanno perso la loro verginità. Perciò
molti sessantottini, che non sanno ancora come devono maneggiare la nuova libertà sessuale,
rimangono infelici. Il quarto tema è quello del conflitto generazionale. I genitori che hanno
vissuto la seconda guerra mondiale non capiscono perché i loro figli vogliono lottare in tempo
di pace. Disprezzano dunque l’impegno sociale dei loro figli e rimproverano agli studenti che
la loro nuova morale (sessuale) avrebbe distrutto l’istituzione più fondamentale della società,
ovvero la famiglia.
Di particolare rilevanza per il Sessantotto risulta uno dei temi trattati, cioè quello
dell’immaturità. Abbiamo constatato che la maggior parte dei protagonisti resta immaturo in
un senso o nell’altro; protagonisti si nascondono nel bagno o si ritirano nella natura quando
l’università viene attaccata, oppure non si prendono la responsabilità per i figli o che
abbandonano la loro ideologia quando si rivela meno conveniente. I protagonisti sono spesso
in qualche senso ingenui e irresponsabili e non sanno prevedere la violenza commessa dal
movimento studentesco. Nel terzo capitolo ho confrontato il comportamento dei protagonisti
48
di Due di Due di De Carlo e di Archeologia del presente di Vassalli, con i sintomi della
cosiddetta sindrome di Peter Pan, descritta dallo psicologo Dan Kiley. Secondo Kiley questa
sindrome, presente in uomini-bambini che non vogliono diventare adulti, conosce quattro
sintomi di basi, cioè un comportamento irresponsabile, l'incertezza, la solitudine e un rapporto
conflittuale con le donne. Abbiamo visto che in ambedue i protagonisti si trovano alcuni di
questi sintomi, in quanto sono sempre rimasti degli uomini-bambini che non si sono mai
assunti la responsabilità per le loro vite. Ne consegue che sono anche incapaci di organizzare
il movimento studentesco affinché la rivoluzione possa diventare politica. Anche se questi
personaggi tentano continuamente di realizzare dei miglioramenti della società, le loro vite
personali finiscono in tragedia.
Sembra dunque, per tornare ai critici sopra citati, che l’immagine presentata nei
romanzi indagati corrisponda per gran parte con la percezione del Sessantotto di Marcello
Veneziani. Gli studenti descritti nei sei romanzi si caratterizzano prevalentemente come
immaturi, irresponsabili, ingenui, violenti e aggressivi. Malgrado che i giovani sessantottini,
di cui la maggioranza sostiene il marxismo-leninismo, abbiano avuto buone intenzioni, non
sono riusciti ad organizzarsi e realizzare i loro ideali. Bisogna notare però che anche la
visione di Mario Capanna, trova un riscontro nella narrativa italiana qui analizzata. Infatti, ci
sono anche dei protagonisti che sono spinti da un sincero altruismo e disposti a sacrificare la
propria vita per contribuire a un mondo migliore. Se da un lato si presenta il Sessantotto come
l’inizio degli anni di piombo, dall’altro vediamo i sessantottini come quelli che hanno
denunciato la decadenza del sistema educativo e dato origine al femminismo e
all’emancipazione. Dalla maggioranza dei romanzi risulta che i protagonisti hanno
onestamente tentato di migliorare il mondo e che lo spirito del Sessantotto li ha spinti a
riconsiderare criticamente la loro università, la loro vita e la loro società.
50
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