Ch-English Deadly Coincidence 8.46 am La prima ora del mattino di
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Ch-English Deadly Coincidence 8.46 am La prima ora del mattino di
Ch-English Deadly Coincidence 8.46 am La prima ora del mattino di Damien di solito se ne va sfogliando i vari quotidiani che distribuiscono gratuitamente all’uscita della metropolitana. Non c’è molto lavoro nella Regione ad Amministrazione Speciale. I criminali sono per lo più trafficanti. La mafia cinese è qualcosa d’intoccabile e invisibile, è difficile venire a sapere se qualcuno è morto ammazzato o meno. Gli articoli più interessanti riguardano di solito il gossip o le promozioni che le compagnie aeree offrono regolarmente per volare a basso costo nei vicinissimi paradisi tropicali come l’Indonesia, la Tailandia, Taiwan ecc.ecc. Ogni tanto il commissario del distretto di Central, dal suo ufficio al ventitreesimo piano del 2 di Chung Kong Road, mette in discussione la sua scelta di vita. Allora gli erano sembrati svariati ed ottimi i motivi per scegliere Hong Kong invece di Napoli. Tra questi non poco aveva inciso la sua scelta professionale. Fin da bambino sapeva che avrebbe voluto fare il Commissario, non il poliziotto. Non era mai stato il tipo da azione diretta. A sette anni quando davano un film di Van Damme in tv lui preferiva ammirare nonna Meggie che ripuliva il pesce prima di lasciare ad essiccare la pelle, quale maestria. All’età di dieci anni però, aveva già letto tutti casi di Sherlock Holmes e i gialli di Agatha Christie. A sedici anni aveva ormai assorbito gran parte della saggistica esistente in materia criminale, senza eccezioni tra oriente e occidente. Quando si è 1 reso conto che il suo modello di anticrimine era molto più teorico che pratico ha rinunciato di buon grado a vivere in una città come Napoli. Scegliendo invece la tanto caotica quanto sicura Hong Kong. Quello era un venerdì, e Damien sfogliava il giornale con interesse differente. Era da non molto, ma il suo fiuto da investigatore sembrava essersi risvegliato. Da due settimane erano morte tre persone per strani incidenti. Inizialmente non aveva dato adito al suo istinto, fino a che non aveva notato che il primo morto risaliva a mercoledì scorso. A Wan Chai un irlandese stava contrattando il prezzo per un po’ di compagnia con una signorina d’uno dei tanti club lungo Lockhart Road, sarà stata l’1.15 am quando un’intera finestra è caduta sulla testa dell’evidentemente eccitato europeo. L’irlandese è morto sul colpo. La finestra era di un appartamento vuoto da sei mesi. Tutti, polizia compresa, hanno pensato all’incidente. Sfortunato il tipo… Il giorno dopo un tale di Atene, padrone di un ristorante a Soho, aveva chiuso più tardi del solito. Un paio di amici l’avevano trattenuto a bere nel suo locale per una chiacchiera e si era avviato verso i Mid-Levels dove abitava non prima delle tre. Sarà stata la stanchezza, sarà stato l’alcool, sarà stata la macchia d’olio vegetale su quello scalino di Robinson Road .. il tipo ci aveva rimesso le penne scivolando all’indietro. L’inerzia dei suoi buoni 90 kg aveva violentemente spinto la sua testa contro l’asfalto. È vero che in una città con otto milioni di abitanti, dichiarati e non, muoiono tutti i giorni persone in maniera banale, ma è altrettanto vero che due occidentali morti per stronzate come quelle in due 2 giorni davano al commissario motivo di pensare che la coincidenza fosse più che strana. Di fatto, neanche nel secondo caso c’erano testimoni né alcun motivo di credere che si trattasse di cosa diversa dall’incidente. Il commissario era anche andato a dare un’occhiata sul luogo della tragedia, di insolito c’era solo qualche cicca di sigaretta di troppo in terra attorno al cadavere, ma nulla più. Ad Hong Kong bisogna avere il porto d’armi per fumare in strada. Se non butti il mozzicone negli appositi posacenere dislocati lungo tutte le arterie della città, puoi essere multato in maniera salata. Molti se ne fregano, fumano e lanciano per strada sigarette semispente, soprattutto fuori dai locali. Ma chi è che fuma sugli escalator in prossimità di Robinson Road? Poi niente, fino al Mercoledì seguente. Stessa sorte per un ragazzo spagnolo. Su a Yau Ma Tei c’è un famoso ristorante chiamato Mr Wong. È sempre pieno di occidentali, il cibo non è malvagio e soprattutto per 50HK$ ti fa bere e mangiare formula All You Can It. Naturalmente è poco più di una bettola, le condizioni igieniche lasciano molto a desiderare e mentre il tipo era in bagno intento a liberarsi dai liquidi superflui, l’intera scatola dello sciacquone gli è crollata sulla testa. Una tragedia, soprattutto per Mr. Wong. Damien prese una decisione, aspettava un’ultima coincidenza per avviare una sua personale indagine. 3 Défaillance Sono tante molte e belle le donne che gravitano nelle inserzioni del quotidiano. Versetti si era bloccato sulla modella di una pubblicità di intimo. Aveva lunghi capelli castani, labbra sottili, rosa. Da un corpo tendenzialmente snello, molto fine a suo modo di vedere, si districavano due gambe che portavano dritte al piano superiore dell’immaginazione che un uomo non dovrebbe avere sul posto di lavoro. Eppure lei era troppo bella, troppo sofisticata, troppo alta per riuscire a scuotere Damien, 1,76m Versetti. Era indiscutibilmente assai sicuro delle sue supposizioni per gettarsi subito alla ricerca della conferma, dell’articolo che avrebbe dato inizio alla sua battaglia privata al destino che non esiste. Preferiva arrivarci con calma al pezzo forte, alla pagina degli articoli di secondo piano, al primo morso di Hamburger una volta finita senza alcuna pausa al trangugio, la porzione di patatine media che fa parte del menu. Non riesce proprio ad evitare di andare in un fast food almeno due volte a settimana, è la sua parte Hong Konghina, il suo ridottissimo amor proprio e la sua golosità meschina che lo rendono tanto labile a tentazioni tanto viscide. Ma non sono riflessioni come queste che potevano davvero sorreggerlo davanti all’improvvisa constatazione della verità: il free press di quel giorno non riportava alcun morto per sbaglio. Non c’era alcuna traccia di vasi di fiori caduti per strada proprio sulla 4 testa del povero ingenuo passante, né consumatori soffocati per un bottone inavvertitamente caduto in una zuppa di pinne di pesce cane. Nulla di tutto questo era su quel dannatissimo giornale, c’era però qualcuno che bussava alla porta del suo ufficio. Le varie serie tv ci hanno spesso mostrato che la porta dell’ufficio del commissario è fornita di una cornice in vetro opaco, tipo fondo di bottiglia. Puoi vedere che qualcuno è davanti alla porta, ma ne riconosci solo la sagoma. A Hong Kong porte del genere non esistono, è difficile che un ufficio sia abbastanza grande da essere diviso in chissà quante stanze e soprattutto, porte e finestre sono rigorosamente in vetro trasparente. Non esiste privacy, non esiste il singolo, esiste la comunità. Figuriamoci se Versetti, tanto preso dal suo giornaletto, poteva mai accorgersi del silenzio che era calato nell’ufficio. “Knock Knock knockin on heavens door…” Se non fosse stato tanto impegnato a mantenere il contegno che la sua posizione richiede, la sua bocca sarebbe rimasta aperta e la sua ugola avrebbe riprodotto, in perfetto accento mandarino napoletanizzato, il motivo tanto amato. Era lei, nonostante due occhiali da sole grandi quanto la maschera di Batman, Versetti non ha avuto dubbi fin dal primo istante in cui era avvenuto il solenne ingresso nel suo ufficio, era la modella della pubblicità sul giornale, il suo nome era scritto molto piccolo in 5 basso a sinistra: Isabelle Van Klaveren, il commissario lo aveva annotato mentalmente senza rendersene conto. - Posso entrare Commissario? – In un moto pieno di vergogna Damien aveva semplicemente accennato un movimento di assenso con il capo mentre cercava di allontanare il più possibile il quotidiano dal campo visivo della donna. - Prego si sieda – E quasi soffocava nel dirlo. Non aveva neanche avuto il tempo di rimproverarsi per la sua goffaggine che lei aveva scoperto due occhi pieni di lacrime. Due Dutch lakes che trasbordavano dal loro immenso letto durante un acquazzone primaverile superando senza problemi gli argini di una di quelle specialità olandesi chiamate dighe. Le più belle dighe che Damien avesse mai visto così da vicino. - È colpa mia Ispettore, è su tutte le prime pagine dei giornali, non è stato un incidente, l’ho ucciso io! – In prima pagina, a caratteri cubitali l’ispettore non aveva notato il suo quarto morto accidentale: “Muore per un tragico incidente Jonathan Di Mambro, il magnate dell’acqua minerale” 6 Cewinggamm - Pronto? – - Portami una cicca Pierì! – - Ma tu non ha mai fumato?! – - Una gomma da masticare, o’cewinggamm! – Attraverso l’inevitabile accumulo di saliva che s’inghiottisce per il continuo masticare, questi piccoli derivati del Caucciù, i Chewing gum, stimolano la produzione di succhi gastrici. In un uomo adulto dallo stomaco sano e ben funzionante questo non provoca chissà quali grandi problemi se non se ne fa un uso smodato. In un gastro sofferente come Damien le gomme da masticare sono autorizzate solo dopo un pasto a tre portate. È una vecchia storia, lui somatizza. Il giovane Pietro Leung, detto Pierino, era il figlio di amici di vecchia data, un mezzo sangue alla Versetti, ma a parti invertite. Damien ancora si chiedeva come ha fatto quella bella femmina di Rossella, la madre di Pietro, a sposare quel coso piccolo e brutto di Jay, il padre. - Damien, ho solo quelle alla fragola – - Pierino! Tu te lo ricordi perché sei in quest’ufficio?! – - Perché tieni bisogno di parlare in italiano con qualcuno almeno una volta al giorno – - Bravo! Dammi del Lei in ufficio, sono sempre un tuo superiore e vammi a comprare quelle alla menta o al limone – - Agli ordini! 7 Era di difficile digestione la riflessione del momento. La scelta era ardua, il dado non era tratto e aveva bisogno di masticare. Tempo fa, non ricordava dove, se attraverso una rivista o da un servizio alla tv, aveva ricevuto dalla scienza una desideratissima conferma. Pare sia provato che bellezza e intelligenza vivano un rapporto inversamente proporzionale. Gli uomini e le donne più intelligenti della terra non sono anche i più attraenti. Mamma Versetti è l’eccezione che conferma la regola, lo scarto dell’equazione, la scienza non si discute e Damien è uno statistico convinto. Per la prima volta nella sua vita era però in panne. Anni di esperienza professionale, un buon numero di esperienze amorose e i lungimiranti insegnamenti della nonna andavano in fumo di fronte quell’autostrada G45 Pechino-Ganzhou che erano le gambe di Isabelle. La modella aveva speso 35 ottimi minuti del tempo del commissario a singhiozzare come un’anatra che ha visto le arance sul tagliere del cuoco. La donna aveva augurato la morte al ricco Di Mambro poche ore prima che un cartellone pubblicitario di quelli pesanti assai, tra l’altro raffigurante proprio Isabelle in reggicalze mutandine e reggiseno rossissimi, cadesse sulla sua McLaren arancio trash mentre il magnate era all’interno dell’abitacolo. 8 I due erano intimi, ma da un po’ la relazione non procedeva per il meglio e lei alla fine dell’ennesimo litigio gli aveva urlato sull’uscio di casa il classico: “Puozz passà nu guaio!” Il commissario, con estrema dolcezza, aveva impiegato parecchio tempo a rasserenare la sensibilissima Isabelle su come non dovesse sentirsi affatto colpevole. Eticamente il suo comportamento era stato di sicuro discutibile, ma in termini di legge e soprattutto di realtà, non era il caso di preoccuparsi. Muoveva le mani mentre parlava, ma le ritirava quando si avvicinavano troppo a quelle della modella, le porgeva fazzoletti ma si vergognava che fossero quelli comprati da 7/11, cercava di tranquillizzarla assicurandole che avrebbe trovato il vero colpevole di quella disgrazia, ammettendo davanti ad una civile i suoi sospetti sulla serie di morti delle ultime due settimane. Si è lasciato cingere in un abbraccio bagnato, colorato di mascara e ombretto colanti, davanti le trasparenti porte di tutto l’ufficio che lo guardava. - Ecco qua, però ti devo dire una cosa - Va bene, però veloce! - Qua nessuno ci capisce e io non so parlare buono, fammi usare il tu quando parliamo in italiano – - Ok, grazie, puoi andare – - Mastica! Mastica! Ma a quella non te la levi di capa – - Vai Pierì! – 9 Lost A Kowloon ci si perdeva sempre. Più di vent’anni che lavorava ad Hong Kong, più di trenta che ci viveva, ma niente. Lui viveva sull’isola, si muoveva sull’isola e soprattutto non si allontanava volentieri dall’isola. Del resto persino i tassisti sono divisi in isolani e continentali. Mai servirsi di un cab per raggiungere Causeway Bay da TST. Paghi il ponte, paghi il traffico, paghi l’ignoranza del Driver, paghi l’afa, paghi lo smog, paghi l’incazzatura. Nella zona di Hung Hom, proprio lì all’inizio di quello che per Damien è il Dark Side della città, tra blocchi completamente identici di grattacieli stracolmi di service apartments si celava la maison di Isabelle. Quando si è finalmente reso conto di essersi infilato dentro un giubbotto di pelle che non indossava da dieci anni, di avere dei pantaloni di un beige troppo chiaro per non sporcarsi quando aveva messo la catena all’unica vespa celeste di Hong Kong targata Napoli, la sua, e soprattutto quando ha realizzato di aver pensato maison invece di casa, si stava ormai rimirando nello specchio dell’ascensore del Harbourview Building della modella olandese. L’avventatezza delle sue azioni era paragonabile alla stessa di quell’Alice che mangiava funghi trovati per caso e accettava tè da illustri sconosciuti. 10 - Pronto? – - La signorina Van Klaveren? – - Damien!? Ma non dovevamo darci del tu – - Si, Dovremmo… Ah! Se il commissario si fosse specchiato durante quella conversazione, avrebbe riconosciuto senza problemi l’indefesso sorriso dell’Orso Yoghi. - Volevi dirmi qualcosa – - No! Si! Assolutamente si. Domande .. ho bisogno di farle/farti, delle domande. – - Va bene domani?! Pranzo insieme? La Susy fa un’anatra all’arancia croccantissima.. a casa mia all’1.45 pm, è troppo tardi per te - Perfetto! – Chi era la Susy? Dove abitava Isabelle? Gli effluvi di quella donna erano di gran lunga più potenti di quelli di Poison Ivy. Il suo fiuto correva in direzione inversa all’indagine, mai mischiare il dovere col piacere. Una passeggiata, il mare, un giro in ferry per fare due conti. Prima prendiamo la dichiarazione di Isabelle però, dovrebbe esserci anche il suo indirizzo di casa. Andavano così i pensieri, a zonzo, un labrador senza guinzaglio che ha adocchiato in lontananza qualcosa di molto attraente, un gatto per esempio. 11 Il tablet di Damien non è gigantesco ed è meno firmato degli altri. Odia che la tecnologia dominante sia nera, grigia o bianca. Per lui il mondo è a colori pastello e il suo tablet è blu mare con gagliardetto dell’asinello appiccicato al centro sul retro. La sua App per gli appunti si presenta in un format del tutto identico a quello di un taccuino di carta, ha anche i buchi con gli anelli lateralmente. È solo finto. Scrive senza penna, per lo più utilizzando i pollici per digitare la classica tastiera digitale, rigorosamente in italiano scorretto. Mentre il traghetto procedeva lento in direzione Lamma Island, il ritmo elettronico correva sulle note di Shakedown di Nicolas Jaar. 1 – Le vitime sonno tutti Western. 2 – Incensuradi. È bravo Versetti! Tu si che con le indagini ci sai fare. Adesso basta aggiungere il terzo punto: 3) Apparentemente defunti accidentalmente, e il caso è rissolto. “L’automortificazione e i giochi di parole sono tra i passatempi preferiti delle persone con un quoziente intellettivo sopra la media” disse una volta il saggio Bruno Ling Pugliese, maestro di snooker e compagno di bevute di Damien. Sulla base di quest’unica sentenza Versetti basa la sua modestia. C’era un motivo per il quale aveva richiamato Isabelle attinente all’indagine o voleva solo rivederla? 12 Il mare era leggermente agitato, una signora sarebbe scivolata e caduta se l’uomo di fianco non l’avesse aiutata. Nel sorreggerla si erano inevitabilmente abbracciati. A Damien quell’abbraccio era servito da spunto, l’effetto Poison Ivy era stato assorbito dall’aria di mare, la domanda da porsi era solo frutto di una sensazione, ma al momento era l’unica pista da seguire. Lui si era fatto sfuggire i suoi sospetti e la volontà di indagare di più su quei morti. L’abbraccio di Isabelle era stato troppo spontaneo, lei aveva realmente paura, un timore troppo genuino per essere scambiato per un senso di colpa. La ninfa dei paesi bassi nascondeva qualcosa. Una seconda soda, una pelle ambrata, linda, liscia, priva d’imperfezione alcuna. Una schiena lunga e dritta, ribelle alla fisica. Fossette di venere a ridosso di due giustamente pronunciati torniti glutei. Queste erano cose che la vestaglia di Isabelle non nascondeva affatto agli occhi di un Damien gelatina di pesce Versetti sull’uscio d’ingresso di casa Van Klaveren. 13 Scusate il ritardo Non è una questione d’insicurezza, né tanto meno una deformazione professionale, Damien è fatto così, si pone domande. Non sempre quelle giuste, ma tende ad interrogarsi spesso. Quella volta la domanda era piuttosto semplice: Perché mai una donna così bella, una modella, più giovane di quasi dieci anni di lui, di dieci buoni centimetri più alta di lui, abituata a frequentare uomini dieci volte più ricchi di lui, gli chiedeva apertamente di possederla prima ancora di azzannare un pezzettino di quella croccante anatra sul tavolo? Per quanto semplice e piuttosto logica, Versetti questa domanda non se l’era posta, non stavolta. Aveva giocato d’istinto, si era lasciato trasportare dall’eccitazione. Quando lei gli aveva dato le spalle, Damien non aveva retto. Le geometrie perfette di quel corpo si racchiudevano tutte nel perimetro visivo del commissario. Lei dava le spalle a lui. Lui dava le spalle alla porta d’ingresso. E quando gli ricapitava un’occasione del genere, deve aver legittimamente pensato prima di stramazzare al suolo privo di sensi. 14 - Non fermarti! – Power! (Power to da Lord) - Non ora, non ora! – Bring Down! (Power to da Lord) - Oh Yeah! Oh Yeah! Mal di testa. Lì, dietro la nuca, alla base del cervelletto. Scavando un po’ trai boccoli e aveva trovato la base del dolore. Poi ha ripensato a quanto piacere gli dava essere l’unico muso giallo di Hong Kong con i capelli ricci e il dolore si è lenito. L’ultima volta che aveva scelto la suoneria del suo cellulare era indeciso tra la voce di Nina Simone e i beat piuttosto accelerati dei Chemical Brothers. Fortunatamente l’aveva spuntata la cantante soul, solo lei poteva risvegliare Versetti. Un sogno intenso, di quelli reali. Damien aveva puntato il braccio sinistro per rialzarsi. Mentre cercava di recuperare il cellulare dalla tasca destra dei pantaloni aveva realizzato di essere in mutande. Le brache si poggiavano lì in fondo sulle scarpe. Aveva preso posto sedendosi per terra dando le spalle al letto. - Pronto – - Buongiorno Commissario – 15 Una voce cavernosa certamente modificata elettronicamente, aveva lasciato credere al commissario di stare ancora sognando. Poi però, alzato lo sguardo aveva visto la tavola ancora imbandita. Chi è? Dove è Isabelle? L’originale o la copia? L’idea di essere l’unico testimone delle farneticazioni di non si sa bene Chi, eccitava il sempre meno tramortito Versetti. Dopo anni di ladri di appartamento, contrabbandieri e truffatori avere a che fare con una sorta di Psyco gli dava finalmente un senso di realizzazione. - Entrambe – I pazzi si assecondano. - Finalmente al sicuro da occhi indiscreti, la prima. La copia la può continuare a vedere ovunque Commissario. – Si rivela semplice comprendere quale equazione aveva portato ad esplodere di rabbia il solitamente placito Versetti: Copia = Foto = Cartellone Pubblicitario = Omicidio = Colpa dello stronzo psicolabile al telefono se sono morte quattro persone e soprattutto se il Commissario ha perso l’occasione della scopata della vita. 16 - Ora mi dici cosa vuoi e lo fai in fretta. Lo so che a voi mitomani del cazzo piace giocare. Attento però che se continui ad ammazzare gente quando ti becco mi trovi ancora più incazzato di adesso! – Damien si era quasi sentito in colpa per essere stato troppo duro, dopo la sua sfuriata era seguito un lungo silenzio, quasi troppo lungo. - Rimetti i pantaloni e riscalda l’anatra Commissario. Hai nuova posta in arrivo sulla tua mail. Il gioco è cominciato e le regole le faccio io. – 17 Western Fever From: [email protected] Subject: Gobble up Date: 18th March, 2013 To: [email protected] I cani non hanno il senso della misura. Gli animali in generale non conoscono la sazietà. Parlo di quegli altri animali che non sono l’uomo. La differenza sta tutta tra l’animale domestico e quello selvatico. Un maiale può mangiare fino a morire se il contadino riempie la sua mangiatoia ad infinitum. Ma del resto, chi mangerebbe un maiale magro? Questo in ogni caso accadrebbe con qualsiasi altra specie. Data la lentezza con cui metabolizza, probabilmente il coccodrillo del giardino botanico e zoologico di Hong Kong morirebbe d’indigestione se gli venisse offerto cibo senza soluzione di continuità. Prima ancora di possedere delle opinioni personali, prima di essere capace propriamente di intendere o di volere, ero abbastanza convinto che fossero parecchie e parecchio valide le differenze tra uomo e animale. Tra queste la parola, i pollici opponibili, la capacità di sorridere, una sorta di percezione di se stessi che la maggioranza degli animali non ha e quindi il senso della misura. 18 Bisogna sempre alzarsi da tavola con un filo di appetito. Quella dote del nostro intelletto che ci rende più o meno capaci di sentire la sazietà e smettere di mangiare. Spesso succede, o meglio, mi auguro che a tutti succeda di sviluppare pensieri diversi, cogliere sfaccettature, interpretare le notizie e gli avvenimenti recepiti in maniera sempre più personale. Talvolta incontrando le riflessioni altrui, talvolta essendo in disaccordo, ma quantomeno analizzando attraverso il proprio intercambiabile filtro. Io ho scoperto che l’uomo si distingue dagli altri animali anche in negativo, ho scoperto quella che è l’evoluzione del difetto, il vizio. Io non ho ambizioni di emulatore, non voglio essere la reale versione di un riuscitissimo thriller americano. Io ho solo una grande avversione verso quello che oggettivamente è il vizio che opprime il mio popolo e che rischia di contagiarlo irrimediabilmente presto. Io lo so Commissario, non è troppo tardi per evitare che l’avidità s’insinui all’interno della mia gente. Il loro colonialismo moderno è peggiore di quello di pochi secoli fa. La loro imposizione di sovranità è ancor più estesa e violenta. La volontà di acquisire sempre più ricchezza, sempre più potere, non dà scampo al debole, al disinteressato, all’umile. Io i western voglio prenderli per mano uno ad uno, traghettarne la maggioranza verso la fine ed investire della paura della morte tutti gli altri. Voglio vederli scappare senza che ci sia più un ritorno. 19 Ma trovo anche giusto che qualcuno possa difendere una posizione diversa dalla mia. Io sono dotato di quel filtro intercambiabile che mi permette di cambiare idea, appunto! Caro Versetti, sei tu il mio interlocutore. Rifletti bene, sei l’unico a conoscere la verità dei fatti, il mondo continua a pensare alle coincidenze. Forniscimi una prova tangibile di aver compreso. Lasciami agire e rivedrai la tua bella sana e salva. Altrimenti dai un’occhiata all’allegato… ricorda che il cinese è metodico. Arrivederci Commissario. L’allegato riportava una lunga serie di foto. Damien andava avanti a sfogliarle avvilito dalla propria incapacità di formare una prima idea su quale connessione potesse esistere tra quelli che alla fine risultavano essere 1979 scatti. Sembrava un album scolastico, ogni foto mostrava un viso del tutto occidentale ma riportava un nome tipicamente cinese e un codice alfanumerico: A1; A2; A3 e via via crescendo. Versetti non aveva alcuna intenzione di lasciare agire quel pazzo senza provare a fermarlo con tutte le sue forze ma come? 20 Suddenly Per le camere di quell’appartamento di TST, tanti, troppi i vani per essere ad Hong Kong, un profumo misto di frutti di bosco e papaya non lasciava scampo alle ipersensibili narici del segugio. Sentiva puzze fin da bambino Damien. Inutile dire cosa è successo la prima volta che l’odore del tofu grigliato ha raggiunto le delicate condutture olfattive dell’allora non ancora commissario, poco c’è mancato allo svenimento. La mail ricevuta era l’unica prova di tutto, però non un indizio di facile interpretazione, non una prova concreta dell’esistenza di un assassino e nemmeno l’evidenza di un sequestro, pecatto si fosse dimenticato di attivare la funzione di registrazione della chiamate sul suo cellulare. D’istinto avrebbe inoltrato la mail ai tecnici, ma per un motivo o per un altro aveva solo telefonato in centrale e chiesto di Pierino. Naturalmente non c’era, sul cell non rispondeva, come sempre avrebbe dovuto contare fino a 23 (o’scemo) per non infierire fisicamente sul ragazzo qualora se lo fosse trovato davanti. La porta dell’appartamento non aveva alcun segno di effrazione, l’assassino non poteva essere entrato che con le chiavi. Doveva richiedere le registrazioni delle telecamere dell’edificio, ma dubitava che avrebbero portato a qualcosa. Il tizio era pazzo ma tutt’altro che stupido. 21 Quindi tra Isabelle e la ben più pericolosa copia di Kevin Spacey doveva esserci una connessione. Poteva essere il suo amante, poteva essere un suo amico, poteva essere il suo portiere di casa, uno sconosciuto che le aveva fatto il calco delle chiavi, un dipendente dell’ex, poteva essere chiunque anche ammesso che ci fosse una connessione. I dati a disposizione erano insufficienti ma le congetture fluivano come la resina lungo la corteccia nervosa del Commissario. Qualcuno era entrato nell’appartamento mentre Damien rovistava in camera di Isabelle e aveva avuto tutto il tempo di puntargli una pistola alla tempia. - Voltati lentamente, molto lentamente – E no! Stavolta no, mi so rotto i coglioni… Un tacco preciso, rapido e ben calibrato. Damien aveva ben calcolato la distanza sentendo la presenza dell’individuo alle spalle. I coglioni li aveva rotti, ma a qualcun altro. Sarà anche stato un diplomatico, un teorico, ma il commissario rimaneva pur sempre un poliziotto, peccato che quando si è voltato, ha presto realizzato che non aveva contato fino a 23, quello a terra non era altri che Pierino. - Ora mi dici che cazzo ci fai tu qui?! – - Mmmmmmmh – - Come hai fatto a non riconoscermi?! – - Mmmmmmmh – 22 - È inutile che fai la mossa, non mi sento in colpa per averti colpito – - Mmmmmmmh – - Su, su, alzati e saltella sui talloni – Il commissario ha allungato entrambe le braccia, le ha tese verso il piccolo corpo dolorante e rannicchiato, l’ha aiutato a rialzarsi, gli ha tenuto le mani, e insieme hanno cominciato il salto di una corda invisibile. Hop!Hop!Hop! Pierino ha pian piano ripreso colore, ha recuperato la pistola dalle mani del Commissario che l’aveva raccolta subito dopo il calcio di difesa e l’ha rimessa nella fondina prima di dire: - Ho intercettato la tua posizione dal cellulare dopo aver trovato la chiamata persa, ho controllato l’indirizzo di Isabelle e sono venuto qui, quando ho visto la porta dell’appartamento aperta, ho pensato che dovevo salvarti – - E hai pensato bene di farlo puntandomi una pistola alla nuca?!?! – - Se ti avessi riconosciuto non l'avrei fatto - Quanti musi gialli con i ricci conosci a Hong Kong? - Ma non sono proprio ricci i tuoi capelli, direi piuttosto ondulati, quasi lisci sul cuzzetto - Hai 23 secondi per eclissarti prima che io raggiunga la vespa posteggiata qui sotto - Mi daresti un passaggio in centrale, sono venuto con la metro, non avevo i soldi per il Cross Harbour tunnel - Ma costa 10 dannatissimi dollari?! 23 - Si ma c'è sempre traffico e non avevo voglia - 23; 22; 21; 20; 19... – 24 The evil in the drawer Agente A: Commissario! Dove era finito? Damien: A fare due chiacchiere con un collega sella stradale, il più ligio al dovere che abbia mai incontrato nella mia vita… Agente B: E mi spiace Commissario, ma Lei lo sa bene come si comportano i vigili urbani con gli occidentali qui ad Hong Kong. Damien: Ma prego agente, mi illumini, io non ne so niente, non sapevo neanche di essere così occidentale. Parlo cantonese, mangio noodle, tendo al giallo e lavoro qui da più di vent’anni. Agente A: Lo scusi Commissario, il collega intendeva che i vigili in città spesso preferiscono fermare i benestanti, magari le auto di grossa cilindrata, così da essere sicuri che in caso di contravvenzione i multati possano pagare. Damien: Dei benefattori insomma, dei Robin Hood!?!? Io ho una vespa più vecchia di me e un distintivo dimenticato in ufficio che non avrei comunque esibito al collega della stradale che semplicemente ha fatto il suo dovere. Il vero colpevole è uno solo… DOVE CAZZO È PIERINO??? Agente C: Commissario, l’agente Leung ha chiamato dicendo di avere avuto un contrattempo, ha detto di riferirle che ritarderà un po’. 25 Damien: Bene, dica alla guardia giurata all’ingresso di ammanettare l’agente Leung appena varca la soglia della centrale e di portarlo dritto nel mio ufficio. Appena avete notizie del codice venite da me. Agente B: Commissario abbiamo buone notizie già adesso. Damien: Bene, allora seguitemi! Agente A: Commissario, noi siamo quasi del tutto certi che ogni codice alfanumerico corrisponde ad un’uscita della metropolitana. Agente B: Difatti abbiamo confrontato tra loro le foto, i luoghi dove sono avvenute le strane morti e le uscite della metro nei dintorni. Damien: Shhh! Abbassate la voce, chiudi la porta! Questa non è ancora un’indagine ufficiale. Agente B: Combaciano, c’è una Exit A4 a Wanchai, così come c’è una D2 a Central , vicino Soho, dove è avvenuto il secondo omicidio. Dunque la connessione può essere questa, però le foto sono in ordine alfabetico rispetto al nome riportato al di sotto dello scatto. Agente A: Abbiamo trovato la foto di Di Mambro, del ragazzo spagnolo di Tin Hau, ma con nomi tipicamente Hong Konghini sotto. 26 Damien: Io credo di aver capito che tipo di ragionamento c’è alle spalle, ma non credo che lui sia bravo a fare lo psicopatico, perché non seguendo l’ordine che ci ha dato, non ha nemmeno fornito una pista per farsi fermare. Presto se ne renderà conto, ma nel frattempo domani è mercoledì. Agente A: Commissario ma non la sente sta musichetta in crescendo? Agente B: Sono sicuro che sia nell’antro del Re della Montagna. Agente A: Ma chissenefrega che opera è!? Viene dal cassetto Commissario. Damien: Non ho mai visto questo cellulare in vita mia. Pronto!? X: B2 Damien: Pronto!??!?! Dam nit! Cercate tutte le foto con scritto B2 sotto in quel cazzo di elenco! Subito! Agente B: Agli ordini! Guardai Giurata: Permesso?! Damien: Che c’è ancora?! Guardia Giurata: L’agente Leung in manette signore! Come aveva richiesto. 27 Pierino: Ciao Commissà… 28 Sonnentanz Normalmente non si lascia corrompere dal richiamo di certi vizi quando è in servizio. Però la bottiglia di Zacapa X0 si trova nel suo ufficio e non a casa, non a caso. L’attesa di sapere quante foto corrispondono, quante uscite B2 della metro esistono, quindi la vastità e il numero delle zone da controllare, da tenere d’occhio al massimo visto il numero di uomini che servirebbero, le richieste da inviare agli altri dipartimenti. Richieste basate sul nulla, un’indagine ufficiale ancora non esiste. Un bicchierino di Sud America può solo aiutarlo a ragionare, a rallentare quanto basta l’attuale iperattività del suo cervello. La bottiglia gliel’ha portata la madre di Pierino quando è tornata dall’Italia l’ultima volta. Al duty free di Doha non costava poi tanto. Pierino è rimasto in manette alla scrivania di Damien finché non c'è stato il giuramento dell'agente. Sarebbe stato lui a saldare il debito del Commissario con la madre, il prezzo della bottiglia, in cambio della multa che Damien aveva appena pagato. - Commissario c’è una telefonata per lei – - Non mi interessa, sono impegnato non vedi?! – - Commissario, è una donna, chiama da Doha – - Parli del diavolo… 29 - Come? – - Passami la telefonata – Vuoi vedere che Rossella aveva fatto un’altra capatina in Italia… Pierino molto probabilmente è talmente addormentato che non se lo ricorda nemmeno. - Damien, sono Isabelle – Un attimo, una sbandata, il rhum su tutta la scrivania. - Damien?! Ci sei? Ti senti bene? – - Come stai? Che ci fai a Doha? Cosa ti ha fatto? – - Damien, sto bene! Mi sono svegliata direttamente in aereo con solo la mia borsetta tra i piedi, immagina il mio stupore. Non ho un ricordo nitido da quando ero con te a casa mia. Credo di essere stata drogata per quasi una settimana. Ho cercato di mantenere la calma, ho aperto la borsa e dentro ho trovato un biglietto aereo Doha – Amsterdam e un uno del treno Amsterdam – Utrecht. C'è anche il mio portafogli e infine un foglio con su scritto un link, credo sia un video. C’è anche il codice per poterlo visualizzare. Ora te lo detto. Videonet.com/Sonnentanz/hgjit; la password è BTR435H. Tutto chiaro? – - Chiarissimo, ma tu che farai? – - Torno a casa volentieri Damien, Hong Kong non sentirà la mia mancanza per un po’ e soprattutto non la sentirò io. Mi faccio 30 sentire, non preoccuparti, sto bene, molto meglio di quello che potevo immaginare io stessa. – - A presto allora – - A presto, ah! Damien, Sonnentanz è tede.., - ...sco. Significa danza del sole ed è anche un gran pezzo di elettronica dei Klang Karussell, bisogna dire che l’amico se ne intende di musica, un bacio. – - Intenso, ciao. – Sono evidenti, salate e abbondanti. Sono lacrime quelle che seguono la linea delle gote del commissario. Due rivi di quelli di montagna, quando a sciogliersi sono i primi ghiacciai. Isabelle è viva e sta bene, forse il video è la soluzione del caso, ma soprattutto, quanto rhum sprecato… Damien decide per una prima visione del tutto privata, la canzone è quella, è proprio quella, un pezzo di pregevole fattura, uno dei preferiti da Damien. Il video parte dal nero e si sfoca piano al rosso. L'immagine diventa più nitida dopo almeno 40 secondi. Un uomo di spalle indossa una t-shirt bianca, che al centro delle spalle porta disegnato il fiore rosso di Hong Kong. La sagoma comincia a muovere le spalle a ritmo di musica, poi le braccia, poi tutto il corpo aumentando di ritmo in maniera progressiva, sempre più compulsivamente. 31 L'inquadratura si amplia, mostra che l'uomo sta danzando attorno ad un tavolo, di quelli da laboratorio, la sagoma di un corpo disteso su esso è facilmente riconoscibile. È tutto un gioco di ombre, la fisionomia dei corpi c'è ma nessun viso sullo schermo. Dopo 3 minuti cambia la luce, l'inquadratura va sul corpo disteso. Parte dai piedi e molto velocemente si sposta in alto. Damien riconosce subito se stesso, vede il suo viso e qualcuno interrompe il suo sogno. Commissario! Abbiamo preso il killer, è sul peak! La bottiglia semivuota... 32 Cloudly Non ricordava di aver mai visto il Peak così povero di turisti finché non si è reso conto che era completamente deserto. Era arrivato con l’auto di pattuglia, ma non ricordava nemmeno chi fosse l’agente alla guida. Durante il tragitto aveva continuato a domandarsi se poi non fosse meglio così, era molto più giovane, troppo bella, assai lontana. Di sicuro non l’avrebbe mai più rivista. Inolte che futuro poteva esserci, Damien avrebbe provocato in lei la continua riesumazione di un rapimento… Non di certo il migliore degli inizi per una potenziale storia d’amore. Il tizio doveva essere ormai immobilizzato da parecchio. Uno psyco ammanettato e impachettato per l’arrivo del Commissario. Damien però, come non capitava di rado ultimamente, aveva perso contatto con la realtà per un attimo. Non esisteva memoria di quando era uscito dalla volante, quando aveva salito le scale. Davanti a se niente altro che crema. Nuvole di quel pallore che solo l’umidità hongkonghina o la panna montata hanno. - Ispettore?! - Non sono Ispettore! Sono commissario! Chi è che mi chiama? – Non si distingueva nulla attorno, in un boing che attraversa un temporale avrebbe avuto una migliore visibilità. 33 - Sono io Damien, sono Jay – La schiena del padre di Pierino gli si materializzò pian piano mentre procedeva in direzione della sua voce. La ringhiera che divideva quel balcone dal profondo strapiombo che si affacciava su quella città fatta di cemento e contraddizioni aiutava Jay Leung a sorreggere il suo peso prestandosi come appoggio per i suoi gomiti. Damien gli si accostò di fianco. -‘zzo ci fai qua Jay?! Un rumore metallico attirò l’attenzione del Commissario. I gomiti del suo interlocutore erano ancorati alla ringhiera da manette dipinte con tutti i colori dell’Iride. Ma Damien non volle farci più caso di tanto. - Sei tu? – - Non esattamente Per anni, per decenni, Jay era stato una delle domande prive di risposta per il commissario. Un colletto bianco come tanti, nato ad Hong Kong, uno di quelli che non riconosceresti tra la folla, aveva rubato il cuore ad una delle persone più allegre che Damien avesse mai conosciuto. Conosceva sicuramente meglio il figlio e la moglie di un padre e marito che non aveva mai realmente frequentato, forse era arrivato il momento per Jay di presentare se stesso. 34 - In realtà non mi sarebbe dispiaciuto fare fuori un po’ di gente, un po’ di Westerns, ma io sono l’autore solo dei messaggi che hai ricevuto, delle telefonate e del video – - Del rapimento.. - No, di quello no, mi spiace deluderti mio caro, ma credo che la tua tipa avesse un altro tipo. Io le ho solo infilato il foglio con la password nella borsetta. – Una pugnalata in pieno petto sarebbe stata meno dolorosa per Damien. - Ma se mi hai telefonato subito dopo? Come hai fatto ad avere accesso alla sua borsetta? – - Lì ho avuto un colpo di fortuna, diciamo che mio figlio mi è stato complice più di una volta. Ma mi spiace deluderti, io l’olandese volante non l’ho mai nemmeno incontrata. Ho giocato d’intuito che non si sarebbe più fatta vedere almeno per un giorno dopo che qualche suo amico aveva atterrato un ispettore di polizia Commissario! – - Quello che è… Sono passato dall’appartamento sicuramente vuoto e ho lasciato il foglio nella borsa che mi sembrava la più consunta – Insieme cominciarono a calare la nebbia e la notte. Ma in lontananza non si vedeva alcuna luce. Damien era stracolmo di domande ma sereno, sentiva come se la fine di quella breve vicenda fosse arrivata. 35 - Da dove escono queste manette tutte colorate, toglile dai, di sicuro non te le ha messe uno dei miei agenti? – - Non dovresti chiedermi perché ho creato questa commedia invece? Dove sono i tuoi colleghi? Chi ha ammazzato quelle persone? – - Potrei… ma credo che non ci sia un reale motivo su cui indagare, che non ci siano delle risposte. Non c’è uno scopo se non siamo noi a crearlo, tutti i personaggi di questa vicenda eccetto il sottoscritto, sono entrati ed usciti dalla scena più o meno nello stesso tempo in cui riesco a mantenere viva nel gioco una pallina di un flipper, passatempo che non ho mai apprezzato. Tu non esisti e, molto probabilmente, io non ho più motivo di esistere. Che cali la notte, si spengano le luci, che ritorni a regnare il caos. 36