Ch-English Deadly Coincidence 8.46 am La prima ora del mattino di

Transcript

Ch-English Deadly Coincidence 8.46 am La prima ora del mattino di
Ch-English
Deadly Coincidence
8.46 am
La prima ora del mattino di Damien di solito se ne va sfogliando i
vari quotidiani che distribuiscono gratuitamente all’uscita della
metropolitana.
Non
c’è
molto
lavoro
nella
Regione
ad
Amministrazione Speciale. I criminali sono per lo più trafficanti.
La mafia cinese è qualcosa d’intoccabile e invisibile, è difficile
venire a sapere se qualcuno è morto ammazzato o meno.
Gli articoli più interessanti riguardano di solito il gossip o le
promozioni che le compagnie aeree offrono regolarmente per
volare a basso costo nei vicinissimi paradisi tropicali come
l’Indonesia, la Tailandia, Taiwan ecc.ecc.
Ogni tanto il commissario del distretto di Central, dal suo ufficio al
ventitreesimo piano del 2 di Chung Kong Road, mette in
discussione la sua scelta di vita. Allora gli erano sembrati svariati
ed ottimi i motivi per scegliere Hong Kong invece di Napoli. Tra
questi non poco aveva inciso la sua scelta professionale. Fin da
bambino sapeva che avrebbe voluto fare il Commissario, non il
poliziotto.
Non era mai stato il tipo da azione diretta. A sette anni quando
davano un film di Van Damme in tv lui preferiva ammirare nonna
Meggie che ripuliva il pesce prima di lasciare ad essiccare la pelle,
quale maestria. All’età di dieci anni però, aveva già letto tutti casi
di Sherlock Holmes e i gialli di Agatha Christie. A sedici anni aveva
ormai assorbito gran parte della saggistica esistente in materia
criminale, senza eccezioni tra oriente e occidente. Quando si è
1 reso conto che il suo modello di anticrimine era molto più teorico
che pratico ha rinunciato di buon grado a vivere in una città come
Napoli. Scegliendo invece la tanto caotica quanto sicura Hong
Kong.
Quello era un venerdì, e Damien sfogliava il giornale con interesse
differente. Era da non molto, ma il suo fiuto da investigatore
sembrava essersi risvegliato. Da due settimane erano morte tre
persone per strani incidenti. Inizialmente non aveva dato adito al
suo istinto, fino a che non aveva notato che il primo morto risaliva
a mercoledì scorso.
A Wan Chai un irlandese stava contrattando il prezzo per un po’ di
compagnia con una signorina d’uno dei tanti club lungo Lockhart
Road, sarà stata l’1.15 am quando un’intera finestra è caduta sulla
testa dell’evidentemente eccitato europeo. L’irlandese è morto sul
colpo. La finestra era di un appartamento vuoto da sei mesi.
Tutti, polizia compresa, hanno pensato all’incidente.
Sfortunato il tipo…
Il giorno dopo un tale di Atene, padrone di un ristorante a Soho,
aveva chiuso più tardi del solito. Un paio di amici l’avevano
trattenuto a bere nel suo locale per una chiacchiera e si era
avviato verso i Mid-Levels dove abitava non prima delle tre. Sarà
stata la stanchezza, sarà stato l’alcool, sarà stata la macchia d’olio
vegetale su quello scalino di Robinson Road .. il tipo ci aveva
rimesso le penne scivolando all’indietro. L’inerzia dei suoi buoni 90
kg aveva violentemente spinto la sua testa contro l’asfalto. È vero
che in una città con otto milioni di abitanti, dichiarati e non,
muoiono tutti i giorni persone in maniera banale, ma è altrettanto
vero che due occidentali morti per stronzate come quelle in due
2 giorni davano al commissario motivo di pensare che la coincidenza
fosse più che strana.
Di fatto, neanche nel secondo caso c’erano testimoni né alcun
motivo di credere che si trattasse di cosa diversa dall’incidente. Il
commissario era anche andato a dare un’occhiata sul luogo della
tragedia, di insolito c’era solo qualche cicca di sigaretta di troppo in
terra attorno al cadavere, ma nulla più.
Ad Hong Kong bisogna avere il porto d’armi per fumare in strada.
Se non butti il mozzicone negli appositi posacenere dislocati lungo
tutte le arterie della città, puoi essere multato in maniera salata.
Molti se ne fregano, fumano e lanciano per strada sigarette
semispente, soprattutto fuori dai locali. Ma chi è che fuma sugli
escalator in prossimità di Robinson Road?
Poi niente, fino al Mercoledì seguente. Stessa sorte per un
ragazzo spagnolo. Su a Yau Ma Tei c’è un famoso ristorante
chiamato Mr Wong. È sempre pieno di occidentali, il cibo non è
malvagio e soprattutto per 50HK$ ti fa bere e mangiare formula All
You Can It. Naturalmente è poco più di una bettola, le condizioni
igieniche lasciano molto a desiderare e mentre il tipo era in bagno
intento a liberarsi dai liquidi superflui, l’intera scatola dello
sciacquone gli è crollata sulla testa. Una tragedia, soprattutto per
Mr. Wong.
Damien prese una decisione, aspettava un’ultima coincidenza per
avviare una sua personale indagine.
3 Défaillance
Sono tante molte e belle le donne che gravitano nelle inserzioni
del quotidiano. Versetti si era bloccato sulla modella di una
pubblicità di intimo. Aveva lunghi capelli castani, labbra sottili,
rosa.
Da un corpo tendenzialmente snello, molto fine a suo modo di
vedere, si districavano due gambe che portavano dritte al piano
superiore dell’immaginazione che un uomo non dovrebbe avere
sul posto di lavoro. Eppure lei era troppo bella, troppo sofisticata,
troppo alta per riuscire a scuotere Damien, 1,76m Versetti.
Era indiscutibilmente assai sicuro delle sue supposizioni per
gettarsi subito alla ricerca della conferma, dell’articolo che avrebbe
dato inizio alla sua battaglia privata al destino che non esiste.
Preferiva arrivarci con calma al pezzo forte, alla pagina degli
articoli di secondo piano, al primo morso di Hamburger una volta
finita senza alcuna pausa al trangugio, la porzione di patatine
media che fa parte del menu.
Non riesce proprio ad evitare di andare in un fast food almeno due
volte a settimana, è la sua parte Hong Konghina, il suo ridottissimo
amor proprio e la sua golosità meschina che lo rendono tanto
labile a tentazioni tanto viscide.
Ma non sono riflessioni come queste che potevano davvero
sorreggerlo davanti all’improvvisa constatazione della verità: il free
press di quel giorno non riportava alcun morto per sbaglio. Non
c’era alcuna traccia di vasi di fiori caduti per strada proprio sulla
4 testa del povero ingenuo passante, né consumatori soffocati per
un bottone inavvertitamente caduto in una zuppa di pinne di pesce
cane. Nulla di tutto questo era su quel dannatissimo giornale, c’era
però qualcuno che bussava alla porta del suo ufficio.
Le varie serie tv ci hanno spesso mostrato che la porta dell’ufficio
del commissario è fornita di una cornice in vetro opaco, tipo fondo
di bottiglia.
Puoi vedere che qualcuno è davanti alla porta, ma ne riconosci
solo la sagoma.
A Hong Kong porte del genere non esistono, è difficile che un
ufficio sia abbastanza grande da essere diviso in chissà quante
stanze e soprattutto, porte e finestre sono rigorosamente in vetro
trasparente. Non esiste privacy, non esiste il singolo, esiste la
comunità. Figuriamoci se Versetti, tanto preso dal suo giornaletto,
poteva mai accorgersi del silenzio che era calato nell’ufficio.
“Knock Knock knockin on heavens door…”
Se non fosse stato tanto impegnato a mantenere il contegno che
la sua posizione richiede, la sua bocca sarebbe rimasta aperta e la
sua ugola avrebbe riprodotto, in perfetto accento mandarino
napoletanizzato, il motivo tanto amato.
Era lei, nonostante due occhiali da sole grandi quanto la maschera
di Batman, Versetti non ha avuto dubbi fin dal primo istante in cui
era avvenuto il solenne ingresso nel suo ufficio, era la modella
della pubblicità sul giornale, il suo nome era scritto molto piccolo in
5 basso a sinistra: Isabelle Van Klaveren, il commissario lo aveva
annotato mentalmente senza rendersene conto.
- Posso entrare Commissario? –
In un moto pieno di vergogna Damien aveva semplicemente
accennato un movimento di assenso con il capo mentre cercava di
allontanare il più possibile il quotidiano dal campo visivo della
donna.
- Prego si sieda –
E quasi soffocava nel dirlo. Non aveva neanche avuto il tempo di
rimproverarsi per la sua goffaggine che lei aveva scoperto due
occhi pieni di lacrime. Due Dutch lakes che trasbordavano dal loro
immenso letto durante un acquazzone primaverile superando
senza problemi gli argini di una di quelle specialità olandesi
chiamate dighe. Le più belle dighe che Damien avesse mai visto
così da vicino.
- È colpa mia Ispettore, è su tutte le prime pagine dei giornali, non
è stato un incidente, l’ho ucciso io! –
In prima pagina, a caratteri cubitali l’ispettore non aveva notato il
suo quarto morto accidentale:
“Muore per un tragico incidente Jonathan Di Mambro, il magnate
dell’acqua minerale”
6 Cewinggamm
- Pronto? –
- Portami una cicca Pierì! –
- Ma tu non ha mai fumato?! –
- Una gomma da masticare, o’cewinggamm! –
Attraverso l’inevitabile accumulo di saliva che s’inghiottisce per il
continuo masticare, questi piccoli derivati del Caucciù, i Chewing
gum, stimolano la produzione di succhi gastrici.
In un uomo adulto dallo stomaco sano e ben funzionante questo
non provoca chissà quali grandi problemi se non se ne fa un uso
smodato. In un gastro sofferente come Damien le gomme da
masticare sono autorizzate solo dopo un pasto a tre portate. È una
vecchia storia, lui somatizza.
Il giovane Pietro Leung, detto Pierino, era il figlio di amici di
vecchia data, un mezzo sangue alla Versetti, ma a parti invertite.
Damien ancora si chiedeva come ha fatto quella bella femmina di
Rossella, la madre di Pietro, a sposare quel coso piccolo e brutto
di Jay, il padre.
- Damien, ho solo quelle alla fragola –
- Pierino! Tu te lo ricordi perché sei in quest’ufficio?! –
- Perché tieni bisogno di parlare in italiano con qualcuno almeno
una volta al giorno –
- Bravo! Dammi del Lei in ufficio, sono sempre un tuo superiore e
vammi a comprare quelle alla menta o al limone –
- Agli ordini! 7 Era di difficile digestione la riflessione del momento. La scelta era
ardua, il dado non era tratto e aveva bisogno di masticare.
Tempo fa, non ricordava dove, se attraverso una rivista o da un
servizio alla tv, aveva ricevuto dalla scienza una desideratissima
conferma.
Pare sia provato che bellezza e intelligenza vivano un rapporto
inversamente proporzionale. Gli uomini e le donne più intelligenti
della terra non sono anche i più attraenti.
Mamma Versetti è l’eccezione che conferma la regola, lo scarto
dell’equazione, la scienza non si discute e Damien è uno statistico
convinto.
Per la prima volta nella sua vita era però in panne. Anni di
esperienza professionale, un buon numero di esperienze amorose
e i lungimiranti insegnamenti della nonna andavano in fumo di
fronte quell’autostrada G45 Pechino-Ganzhou che erano le gambe
di Isabelle.
La modella aveva speso 35 ottimi minuti del tempo del
commissario a singhiozzare come un’anatra che ha visto le arance
sul tagliere del cuoco.
La donna aveva augurato la morte al ricco Di Mambro poche ore
prima che un cartellone pubblicitario di quelli pesanti assai, tra
l’altro raffigurante proprio Isabelle in reggicalze mutandine e
reggiseno rossissimi, cadesse sulla sua McLaren arancio trash
mentre il magnate era all’interno dell’abitacolo.
8 I due erano intimi, ma da un po’ la relazione non procedeva per il
meglio e lei alla fine dell’ennesimo litigio gli aveva urlato sull’uscio
di casa il classico: “Puozz passà nu guaio!”
Il commissario, con estrema dolcezza, aveva impiegato parecchio
tempo a rasserenare la sensibilissima Isabelle su come non
dovesse
sentirsi
affatto
colpevole.
Eticamente
il
suo
comportamento era stato di sicuro discutibile, ma in termini di
legge e soprattutto di realtà, non era il caso di preoccuparsi.
Muoveva le mani mentre parlava, ma le ritirava quando si
avvicinavano troppo a quelle della modella, le porgeva fazzoletti
ma si vergognava che fossero quelli comprati da 7/11, cercava di
tranquillizzarla assicurandole che avrebbe trovato il vero colpevole
di quella disgrazia, ammettendo davanti ad una civile i suoi
sospetti sulla serie di morti delle ultime due settimane.
Si è lasciato cingere in un abbraccio bagnato, colorato di mascara
e ombretto colanti, davanti le trasparenti porte di tutto l’ufficio che
lo guardava.
- Ecco qua, però ti devo dire una cosa - Va bene, però veloce! - Qua nessuno ci capisce e io non so parlare buono, fammi usare il
tu quando parliamo in italiano –
- Ok, grazie, puoi andare –
- Mastica! Mastica! Ma a quella non te la levi di capa –
- Vai Pierì! –
9 Lost
A Kowloon ci si perdeva sempre. Più di vent’anni che lavorava ad
Hong Kong, più di trenta che ci viveva, ma niente.
Lui viveva sull’isola, si muoveva sull’isola e soprattutto non si
allontanava volentieri dall’isola.
Del resto persino i tassisti sono divisi in isolani e continentali. Mai
servirsi di un cab per raggiungere Causeway Bay da TST. Paghi il
ponte, paghi il traffico, paghi l’ignoranza del Driver, paghi l’afa,
paghi lo smog, paghi l’incazzatura.
Nella zona di Hung Hom, proprio lì all’inizio di quello che per
Damien è il Dark Side della città, tra blocchi completamente
identici di grattacieli stracolmi di service apartments si celava la
maison di Isabelle.
Quando si è finalmente reso conto di essersi infilato dentro un
giubbotto di pelle che non indossava da dieci anni, di avere dei
pantaloni di un beige troppo chiaro per non sporcarsi quando
aveva messo la catena all’unica vespa celeste di Hong Kong
targata Napoli, la sua, e soprattutto quando ha realizzato di aver
pensato maison invece di casa, si stava ormai rimirando nello
specchio dell’ascensore del Harbourview Building della modella
olandese.
L’avventatezza delle sue azioni era paragonabile alla stessa di
quell’Alice che mangiava funghi trovati per caso e accettava tè da
illustri sconosciuti.
10 - Pronto? –
- La signorina Van Klaveren? –
- Damien!? Ma non dovevamo darci del tu –
- Si, Dovremmo… Ah! Se il commissario si fosse specchiato durante quella
conversazione, avrebbe riconosciuto senza problemi l’indefesso
sorriso dell’Orso Yoghi.
- Volevi dirmi qualcosa –
- No! Si! Assolutamente si.
Domande .. ho bisogno di farle/farti, delle domande. –
- Va bene domani?! Pranzo insieme?
La Susy fa un’anatra all’arancia croccantissima.. a casa mia
all’1.45 pm, è troppo tardi per te - Perfetto! –
Chi era la Susy? Dove abitava Isabelle?
Gli effluvi di quella donna erano di gran lunga più potenti di quelli
di Poison Ivy.
Il suo fiuto correva in direzione inversa all’indagine, mai mischiare
il dovere col piacere.
Una passeggiata, il mare, un giro in ferry per fare due conti.
Prima prendiamo la dichiarazione di Isabelle però, dovrebbe
esserci anche il suo indirizzo di casa.
Andavano così i pensieri, a zonzo, un labrador senza guinzaglio
che ha adocchiato in lontananza qualcosa di molto attraente, un
gatto per esempio.
11 Il tablet di Damien non è gigantesco ed è meno firmato degli altri.
Odia che la tecnologia dominante sia nera, grigia o bianca. Per lui
il mondo è a colori pastello e il suo tablet è blu mare con
gagliardetto dell’asinello appiccicato al centro sul retro.
La sua App per gli appunti si presenta in un format del tutto
identico a quello di un taccuino di carta, ha anche i buchi con gli
anelli lateralmente. È solo finto. Scrive senza penna, per lo più
utilizzando i pollici per digitare la classica tastiera digitale,
rigorosamente in italiano scorretto.
Mentre il traghetto procedeva lento in direzione Lamma Island, il
ritmo elettronico correva sulle note di Shakedown di Nicolas Jaar.
1 – Le vitime sonno tutti Western.
2 – Incensuradi.
È bravo Versetti! Tu si che con le indagini ci sai fare. Adesso basta
aggiungere
il
terzo
punto:
3)
Apparentemente
defunti
accidentalmente, e il caso è rissolto. “L’automortificazione e i giochi di parole sono tra i passatempi
preferiti delle persone con un quoziente intellettivo sopra la media”
disse una volta il saggio Bruno Ling Pugliese, maestro di snooker
e compagno di bevute di Damien. Sulla base di quest’unica
sentenza Versetti basa la sua modestia.
C’era un motivo per il quale aveva richiamato Isabelle attinente
all’indagine o voleva solo rivederla?
12 Il mare era leggermente agitato, una signora sarebbe scivolata e
caduta se l’uomo di fianco non l’avesse aiutata. Nel sorreggerla si
erano inevitabilmente abbracciati.
A Damien quell’abbraccio era servito da spunto, l’effetto Poison Ivy
era stato assorbito dall’aria di mare, la domanda da porsi era solo
frutto di una sensazione, ma al momento era l’unica pista da
seguire.
Lui si era fatto sfuggire i suoi sospetti e la volontà di indagare di
più su quei morti.
L’abbraccio di Isabelle era stato troppo spontaneo, lei aveva
realmente paura, un timore troppo genuino per essere scambiato
per un senso di colpa.
La ninfa dei paesi bassi nascondeva qualcosa.
Una seconda soda, una pelle ambrata, linda, liscia, priva
d’imperfezione alcuna. Una schiena lunga e dritta, ribelle alla
fisica. Fossette di venere a ridosso di due giustamente pronunciati
torniti glutei. Queste erano cose che la vestaglia di Isabelle non
nascondeva affatto agli occhi di un Damien gelatina di pesce
Versetti sull’uscio d’ingresso di casa Van Klaveren.
13 Scusate il ritardo
Non è una questione d’insicurezza, né tanto meno una
deformazione professionale, Damien è fatto così, si pone
domande. Non sempre quelle giuste, ma tende ad interrogarsi
spesso.
Quella volta la domanda era piuttosto semplice: Perché mai una
donna così bella, una modella, più giovane di quasi dieci anni di
lui, di dieci buoni centimetri più alta di lui, abituata a frequentare
uomini dieci volte più ricchi di lui, gli chiedeva apertamente di
possederla prima ancora di azzannare un pezzettino di quella
croccante anatra sul tavolo?
Per quanto semplice e piuttosto logica, Versetti questa domanda
non se l’era posta, non stavolta. Aveva giocato d’istinto, si era
lasciato trasportare dall’eccitazione.
Quando lei gli aveva dato le spalle, Damien non aveva retto.
Le geometrie perfette di quel corpo si racchiudevano tutte nel
perimetro visivo del commissario. Lei dava le spalle a lui. Lui dava
le spalle alla porta d’ingresso.
E quando gli ricapitava un’occasione del genere, deve aver
legittimamente pensato prima di stramazzare al suolo privo di
sensi.
14 - Non fermarti! –
Power!
(Power to da Lord)
- Non ora, non ora! –
Bring Down!
(Power to da Lord)
- Oh Yeah! Oh Yeah!
Mal di testa. Lì, dietro la nuca, alla base del cervelletto.
Scavando un po’ trai boccoli e aveva trovato la base del dolore.
Poi ha ripensato a quanto piacere gli dava essere l’unico muso
giallo di Hong Kong con i capelli ricci e il dolore si è lenito.
L’ultima volta che aveva scelto la suoneria del suo cellulare era
indeciso tra la voce di Nina Simone e i beat piuttosto accelerati dei
Chemical Brothers.
Fortunatamente l’aveva spuntata la cantante soul, solo lei poteva
risvegliare Versetti.
Un sogno intenso, di quelli reali.
Damien aveva puntato il braccio sinistro per rialzarsi. Mentre
cercava di recuperare il cellulare dalla tasca destra dei pantaloni
aveva realizzato di essere in mutande. Le brache si poggiavano lì
in fondo sulle scarpe. Aveva preso posto sedendosi per terra
dando le spalle al letto.
- Pronto –
- Buongiorno Commissario –
15 Una voce cavernosa certamente modificata elettronicamente,
aveva lasciato credere al commissario di stare ancora sognando.
Poi però, alzato lo sguardo aveva visto la tavola ancora imbandita.
Chi è? Dove è Isabelle?
L’originale o la copia?
L’idea di essere l’unico testimone delle farneticazioni di non si sa
bene Chi, eccitava il sempre meno tramortito Versetti. Dopo anni
di ladri di appartamento, contrabbandieri e truffatori avere a che
fare con una sorta di Psyco gli dava finalmente un senso di
realizzazione.
- Entrambe –
I pazzi si assecondano.
- Finalmente al sicuro da occhi indiscreti, la prima. La copia la può
continuare a vedere ovunque Commissario. –
Si rivela semplice comprendere quale equazione aveva portato ad
esplodere di rabbia il solitamente placito Versetti:
Copia = Foto = Cartellone Pubblicitario = Omicidio = Colpa dello
stronzo psicolabile al telefono se sono morte quattro persone e
soprattutto se il Commissario ha perso l’occasione della scopata
della vita.
16 - Ora mi dici cosa vuoi e lo fai in fretta. Lo so che a voi mitomani
del cazzo piace giocare. Attento però che se continui ad
ammazzare gente quando ti becco mi trovi ancora più incazzato di
adesso! –
Damien si era quasi sentito in colpa per essere stato troppo duro,
dopo la sua sfuriata era seguito un lungo silenzio, quasi troppo
lungo.
- Rimetti i pantaloni e riscalda l’anatra Commissario. Hai nuova
posta in arrivo sulla tua mail. Il gioco è cominciato e le regole le
faccio io. –
17 Western Fever
From: [email protected]
Subject: Gobble up
Date: 18th March, 2013
To: [email protected]
I cani non hanno il senso della misura. Gli animali in generale non
conoscono la sazietà.
Parlo di quegli altri animali che non sono l’uomo.
La differenza sta tutta tra l’animale domestico e quello selvatico.
Un maiale può mangiare fino a morire se il contadino riempie la
sua mangiatoia ad infinitum.
Ma del resto, chi mangerebbe un maiale magro?
Questo in ogni caso accadrebbe con qualsiasi altra specie.
Data la lentezza con cui metabolizza, probabilmente il coccodrillo
del giardino botanico e zoologico di Hong Kong morirebbe
d’indigestione se gli venisse offerto cibo senza soluzione di
continuità.
Prima ancora di possedere delle opinioni personali, prima di
essere capace propriamente di intendere o di volere, ero
abbastanza convinto che fossero parecchie e parecchio valide le
differenze tra uomo e animale.
Tra queste la parola, i pollici opponibili, la capacità di sorridere,
una sorta di percezione di se stessi che la maggioranza degli
animali non ha e quindi il senso della misura.
18 Bisogna sempre alzarsi da tavola con un filo di appetito.
Quella dote del nostro intelletto che ci rende più o meno capaci di
sentire la sazietà e smettere di mangiare.
Spesso succede, o meglio, mi auguro che a tutti succeda di
sviluppare pensieri diversi, cogliere sfaccettature, interpretare le
notizie e gli avvenimenti recepiti in maniera sempre più personale.
Talvolta incontrando le riflessioni altrui, talvolta essendo in
disaccordo, ma quantomeno analizzando attraverso il proprio
intercambiabile filtro.
Io ho scoperto che l’uomo si distingue dagli altri animali anche in
negativo, ho scoperto quella che è l’evoluzione del difetto, il vizio.
Io non ho ambizioni di emulatore, non voglio essere la reale
versione di un riuscitissimo thriller americano.
Io ho solo una grande avversione verso quello che oggettivamente
è il vizio che opprime il mio popolo e che rischia di contagiarlo
irrimediabilmente presto.
Io lo so Commissario, non è troppo tardi per evitare che l’avidità
s’insinui all’interno della mia gente.
Il loro colonialismo moderno è peggiore di quello di pochi secoli fa.
La loro imposizione di sovranità è ancor più estesa e violenta. La
volontà di acquisire sempre più ricchezza, sempre più potere, non
dà scampo al debole, al disinteressato, all’umile.
Io i western voglio prenderli per mano uno ad uno, traghettarne la
maggioranza verso la fine ed investire della paura della morte tutti
gli altri. Voglio vederli scappare senza che ci sia più un ritorno.
19 Ma trovo anche giusto che qualcuno possa difendere una
posizione diversa dalla mia. Io sono dotato di quel filtro
intercambiabile che mi permette di cambiare idea, appunto!
Caro Versetti, sei tu il mio interlocutore. Rifletti bene, sei l’unico a
conoscere la verità dei fatti, il mondo continua a pensare alle
coincidenze. Forniscimi una prova tangibile di aver compreso.
Lasciami agire e rivedrai la tua bella sana e salva.
Altrimenti dai un’occhiata all’allegato… ricorda che il cinese è
metodico.
Arrivederci Commissario.
L’allegato riportava una lunga serie di foto. Damien andava avanti
a sfogliarle avvilito dalla propria incapacità di formare una prima
idea su quale connessione potesse esistere tra quelli che alla fine
risultavano essere 1979 scatti.
Sembrava un album scolastico, ogni foto mostrava un viso del
tutto occidentale ma riportava un nome tipicamente cinese e un
codice alfanumerico: A1; A2; A3 e via via crescendo.
Versetti non aveva alcuna intenzione di lasciare agire quel pazzo
senza provare a fermarlo con tutte le sue forze ma come?
20 Suddenly
Per le camere di quell’appartamento di TST, tanti, troppi i vani per
essere ad Hong Kong, un profumo misto di frutti di bosco e papaya
non lasciava scampo alle ipersensibili narici del segugio.
Sentiva puzze fin da bambino Damien. Inutile dire cosa è
successo la prima volta che l’odore del tofu grigliato ha raggiunto
le delicate condutture olfattive dell’allora non ancora commissario,
poco c’è mancato allo svenimento.
La mail ricevuta era l’unica prova di tutto, però non un indizio di
facile interpretazione, non una prova concreta dell’esistenza di un
assassino e nemmeno l’evidenza di un sequestro, pecatto si fosse
dimenticato di attivare la funzione di registrazione della chiamate
sul suo cellulare.
D’istinto avrebbe inoltrato la mail ai tecnici, ma per un motivo o per
un altro aveva solo telefonato in centrale e chiesto di Pierino.
Naturalmente non c’era, sul cell non rispondeva, come sempre
avrebbe dovuto contare fino a 23 (o’scemo) per non infierire
fisicamente sul ragazzo qualora se lo fosse trovato davanti.
La porta dell’appartamento non aveva alcun segno di effrazione,
l’assassino non poteva essere entrato che con le chiavi. Doveva
richiedere le registrazioni delle telecamere dell’edificio, ma
dubitava che avrebbero portato a qualcosa.
Il tizio era pazzo ma tutt’altro che stupido.
21 Quindi tra Isabelle e la ben più pericolosa copia di Kevin Spacey
doveva esserci una connessione.
Poteva essere il suo amante, poteva essere un suo amico, poteva
essere il suo portiere di casa, uno sconosciuto che le aveva fatto il
calco delle chiavi, un dipendente dell’ex, poteva essere chiunque
anche ammesso che ci fosse una connessione. I dati a
disposizione erano insufficienti ma le congetture fluivano come la
resina lungo la corteccia nervosa del Commissario.
Qualcuno era entrato nell’appartamento mentre Damien rovistava
in camera di Isabelle e aveva avuto tutto il tempo di puntargli una
pistola alla tempia.
- Voltati lentamente, molto lentamente –
E no! Stavolta no, mi so rotto i coglioni…
Un tacco preciso, rapido e ben calibrato. Damien aveva ben
calcolato la distanza sentendo la presenza dell’individuo alle
spalle. I coglioni li aveva rotti, ma a qualcun altro.
Sarà anche stato un diplomatico, un teorico, ma il commissario
rimaneva pur sempre un poliziotto, peccato che quando si è
voltato, ha presto realizzato che non aveva contato fino a 23,
quello a terra non era altri che Pierino.
- Ora mi dici che cazzo ci fai tu qui?! –
- Mmmmmmmh –
- Come hai fatto a non riconoscermi?! –
- Mmmmmmmh –
22 - È inutile che fai la mossa, non mi sento in colpa per averti colpito
–
- Mmmmmmmh –
- Su, su, alzati e saltella sui talloni –
Il commissario ha allungato entrambe le braccia, le ha tese verso il
piccolo corpo dolorante e rannicchiato, l’ha aiutato a rialzarsi, gli
ha tenuto le mani, e insieme hanno cominciato il salto di una corda
invisibile.
Hop!Hop!Hop!
Pierino ha pian piano ripreso colore, ha recuperato la pistola dalle
mani del Commissario che l’aveva raccolta subito dopo il calcio di
difesa e l’ha rimessa nella fondina prima di dire:
- Ho intercettato la tua posizione dal cellulare dopo aver trovato la
chiamata persa, ho controllato l’indirizzo di Isabelle e sono venuto
qui, quando ho visto la porta dell’appartamento aperta, ho pensato
che dovevo salvarti –
- E hai pensato bene di farlo puntandomi una pistola alla nuca?!?!
–
- Se ti avessi riconosciuto non l'avrei fatto - Quanti musi gialli con i ricci conosci a Hong Kong? - Ma non sono proprio ricci i tuoi capelli, direi piuttosto ondulati,
quasi lisci sul cuzzetto - Hai 23 secondi per eclissarti prima che io raggiunga la vespa
posteggiata qui sotto - Mi daresti un passaggio in centrale, sono venuto con la metro,
non avevo i soldi per il Cross Harbour tunnel - Ma costa 10 dannatissimi dollari?! 23 - Si ma c'è sempre traffico e non avevo voglia - 23; 22; 21; 20; 19... –
24 The evil in the drawer
Agente A: Commissario! Dove era finito?
Damien: A fare due chiacchiere con un collega sella stradale, il più
ligio al dovere che abbia mai incontrato nella mia vita…
Agente B: E mi spiace Commissario, ma Lei lo sa bene come si
comportano i vigili urbani con gli occidentali qui ad Hong Kong.
Damien: Ma prego agente, mi illumini, io non ne so niente, non
sapevo neanche di essere così occidentale. Parlo cantonese,
mangio noodle, tendo al giallo e lavoro qui da più di vent’anni.
Agente A: Lo scusi Commissario, il collega intendeva che i vigili in
città spesso preferiscono fermare i benestanti, magari le auto di
grossa cilindrata, così da essere sicuri che in caso di
contravvenzione i multati possano pagare.
Damien: Dei benefattori insomma, dei Robin Hood!?!?
Io ho una vespa più vecchia di me e un distintivo dimenticato in
ufficio che non avrei comunque esibito al collega della stradale che
semplicemente ha fatto il suo dovere. Il vero colpevole è uno
solo…
DOVE CAZZO È PIERINO???
Agente C: Commissario, l’agente Leung ha chiamato dicendo di
avere avuto un contrattempo, ha detto di riferirle che ritarderà un
po’.
25 Damien:
Bene,
dica
alla
guardia
giurata
all’ingresso
di
ammanettare l’agente Leung appena varca la soglia della centrale
e di portarlo dritto nel mio ufficio. Appena avete notizie del codice
venite da me.
Agente B: Commissario abbiamo buone notizie già adesso.
Damien: Bene, allora seguitemi!
Agente A: Commissario, noi siamo quasi del tutto certi che ogni
codice alfanumerico corrisponde ad un’uscita della metropolitana.
Agente B: Difatti abbiamo confrontato tra loro le foto, i luoghi dove
sono avvenute le strane morti e le uscite della metro nei dintorni.
Damien: Shhh! Abbassate la voce, chiudi la porta! Questa non è
ancora un’indagine ufficiale.
Agente B: Combaciano, c’è una Exit A4 a Wanchai, così come c’è
una D2 a Central , vicino Soho, dove è avvenuto il secondo
omicidio.
Dunque la connessione può essere questa, però le foto sono in
ordine alfabetico rispetto al nome riportato al di sotto dello scatto.
Agente A: Abbiamo trovato la foto di Di Mambro, del ragazzo
spagnolo di Tin Hau, ma con nomi tipicamente Hong Konghini
sotto.
26 Damien: Io credo di aver capito che tipo di ragionamento c’è alle
spalle, ma non credo che lui sia bravo a fare lo psicopatico, perché
non seguendo l’ordine che ci ha dato, non ha nemmeno fornito
una pista per farsi fermare. Presto se ne renderà conto, ma nel
frattempo domani è mercoledì.
Agente A: Commissario ma non la sente sta musichetta in
crescendo?
Agente B: Sono sicuro che sia nell’antro del Re della Montagna.
Agente A: Ma chissenefrega che opera è!? Viene dal cassetto
Commissario.
Damien: Non ho mai visto questo cellulare in vita mia. Pronto!?
X: B2
Damien: Pronto!??!?! Dam nit! Cercate tutte le foto con scritto B2
sotto in quel cazzo di elenco! Subito!
Agente B: Agli ordini!
Guardai Giurata: Permesso?!
Damien: Che c’è ancora?!
Guardia Giurata: L’agente Leung in manette signore! Come aveva
richiesto.
27 Pierino: Ciao Commissà…
28 Sonnentanz
Normalmente non si lascia corrompere dal richiamo di certi vizi
quando è in servizio. Però la bottiglia di Zacapa X0 si trova nel suo
ufficio e non a casa, non a caso.
L’attesa di sapere quante foto corrispondono, quante uscite B2
della metro esistono, quindi la vastità e il numero delle zone da
controllare,
da tenere d’occhio al massimo visto il numero di
uomini che servirebbero, le richieste da inviare agli altri
dipartimenti.
Richieste basate sul nulla, un’indagine ufficiale ancora non esiste.
Un bicchierino di Sud America può solo aiutarlo a ragionare, a
rallentare quanto basta l’attuale iperattività del suo cervello. La
bottiglia gliel’ha portata la madre di Pierino quando è tornata
dall’Italia l’ultima volta.
Al duty free di Doha non costava poi tanto.
Pierino è rimasto in manette alla scrivania di Damien finché non
c'è stato il giuramento dell'agente. Sarebbe stato lui a saldare il
debito del Commissario con la madre, il prezzo della bottiglia, in
cambio della multa che Damien aveva appena pagato.
- Commissario c’è una telefonata per lei –
- Non mi interessa, sono impegnato non vedi?! –
- Commissario, è una donna, chiama da Doha –
- Parli del diavolo… 29 - Come? –
- Passami la telefonata –
Vuoi vedere che Rossella aveva fatto un’altra capatina in Italia…
Pierino molto probabilmente è talmente addormentato che non se
lo ricorda nemmeno.
- Damien, sono Isabelle –
Un attimo, una sbandata, il rhum su tutta la scrivania.
- Damien?! Ci sei? Ti senti bene? –
- Come stai? Che ci fai a Doha? Cosa ti ha fatto? –
- Damien, sto bene!
Mi sono svegliata direttamente in aereo con solo la mia borsetta
tra i piedi, immagina il mio stupore.
Non ho un ricordo nitido da quando ero con te a casa mia. Credo
di essere stata drogata per quasi una settimana.
Ho cercato di mantenere la calma, ho aperto la borsa e dentro ho
trovato un biglietto aereo Doha – Amsterdam e un uno del treno
Amsterdam – Utrecht.
C'è anche il mio portafogli e infine un foglio con su scritto un link,
credo sia un video.
C’è anche il codice per poterlo visualizzare. Ora te lo detto.
Videonet.com/Sonnentanz/hgjit; la password è BTR435H. Tutto
chiaro? –
- Chiarissimo, ma tu che farai? –
- Torno a casa volentieri Damien, Hong Kong non sentirà la mia
mancanza per un po’ e soprattutto non la sentirò io. Mi faccio
30 sentire, non preoccuparti, sto bene, molto meglio di quello che
potevo immaginare io stessa. –
- A presto allora –
- A presto, ah! Damien, Sonnentanz è tede.., - ...sco. Significa danza del sole ed è anche un gran pezzo di
elettronica dei Klang Karussell, bisogna dire che l’amico se ne
intende di musica, un bacio. –
- Intenso, ciao. –
Sono evidenti, salate e abbondanti. Sono lacrime quelle che
seguono la linea delle gote del commissario. Due rivi di quelli di
montagna, quando a sciogliersi sono i primi ghiacciai.
Isabelle è viva e sta bene, forse il video è la soluzione del caso,
ma soprattutto, quanto rhum sprecato…
Damien decide per una prima visione del tutto privata, la canzone
è quella, è proprio quella, un pezzo di pregevole fattura, uno dei
preferiti da Damien.
Il video parte dal nero e si sfoca piano al rosso. L'immagine
diventa più nitida dopo almeno 40 secondi. Un uomo di spalle
indossa una t-shirt bianca, che al centro delle spalle porta
disegnato il fiore rosso di Hong Kong.
La sagoma comincia a muovere le spalle a ritmo di musica, poi le
braccia, poi tutto il corpo aumentando di ritmo in maniera
progressiva, sempre più compulsivamente.
31 L'inquadratura si amplia, mostra che l'uomo sta danzando attorno
ad un tavolo, di quelli da laboratorio, la sagoma di un corpo disteso
su esso è facilmente riconoscibile.
È tutto un gioco di ombre, la fisionomia dei corpi c'è ma nessun
viso sullo schermo.
Dopo 3 minuti cambia la luce, l'inquadratura va sul corpo disteso.
Parte dai piedi e molto velocemente si sposta in alto. Damien
riconosce subito se stesso, vede il suo viso e qualcuno interrompe
il suo sogno.
Commissario!
Abbiamo preso il killer, è sul peak!
La bottiglia semivuota...
32 Cloudly
Non ricordava di aver mai visto il Peak così povero di turisti finché
non si è reso conto che era completamente deserto.
Era arrivato con l’auto di pattuglia, ma non ricordava nemmeno chi
fosse l’agente alla guida.
Durante il tragitto aveva continuato a domandarsi se poi non fosse
meglio così, era molto più giovane, troppo bella, assai lontana. Di
sicuro non l’avrebbe mai più rivista.
Inolte che futuro poteva esserci, Damien avrebbe provocato in lei
la continua riesumazione di un rapimento…
Non di certo il migliore degli inizi per una potenziale storia
d’amore.
Il tizio doveva essere ormai immobilizzato da parecchio. Uno
psyco ammanettato e impachettato per l’arrivo del Commissario.
Damien però, come non capitava di rado ultimamente, aveva
perso contatto con la realtà per un attimo. Non esisteva memoria
di quando era uscito dalla volante, quando aveva salito le scale.
Davanti a se niente altro che crema. Nuvole di quel pallore che
solo l’umidità hongkonghina o la panna montata hanno.
- Ispettore?! - Non sono Ispettore! Sono commissario! Chi è che mi chiama? –
Non si distingueva nulla attorno, in un boing che attraversa un
temporale avrebbe avuto una migliore visibilità.
33 - Sono io Damien, sono Jay –
La schiena del padre di Pierino gli si materializzò pian piano
mentre procedeva in direzione della sua voce.
La ringhiera che divideva quel balcone dal profondo strapiombo
che si affacciava su quella città fatta di cemento e contraddizioni
aiutava Jay Leung a sorreggere il suo peso prestandosi come
appoggio per i suoi gomiti.
Damien gli si accostò di fianco.
-‘zzo ci fai qua Jay?! Un rumore metallico attirò l’attenzione del Commissario. I gomiti
del suo interlocutore erano ancorati alla ringhiera da manette
dipinte con tutti i colori dell’Iride. Ma Damien non volle farci più
caso di tanto.
- Sei tu? –
- Non esattamente Per anni, per decenni, Jay era stato una delle domande prive di
risposta per il commissario. Un colletto bianco come tanti, nato ad
Hong Kong, uno di quelli che non riconosceresti tra la folla, aveva
rubato il cuore ad una delle persone più allegre che Damien
avesse mai conosciuto.
Conosceva sicuramente meglio il figlio e la moglie di un padre e
marito che non aveva mai realmente frequentato, forse era arrivato
il momento per Jay di presentare se stesso.
34 - In realtà non mi sarebbe dispiaciuto fare fuori un po’ di gente, un
po’ di Westerns, ma io sono l’autore solo dei messaggi che hai
ricevuto, delle telefonate e del video –
- Del rapimento.. - No, di quello no, mi spiace deluderti mio caro, ma credo che la
tua tipa avesse un altro tipo. Io le ho solo infilato il foglio con la
password nella borsetta. –
Una pugnalata in pieno petto sarebbe stata meno dolorosa per
Damien.
- Ma se mi hai telefonato subito dopo? Come hai fatto ad avere
accesso alla sua borsetta? –
- Lì ho avuto un colpo di fortuna, diciamo che mio figlio mi è stato
complice più di una volta. Ma mi spiace deluderti, io l’olandese
volante non l’ho mai nemmeno incontrata. Ho giocato d’intuito che
non si sarebbe più fatta vedere almeno per un giorno dopo che
qualche suo amico aveva atterrato un ispettore di polizia Commissario! –
- Quello che è… Sono passato dall’appartamento sicuramente
vuoto e ho lasciato il foglio nella borsa che mi sembrava la più
consunta –
Insieme cominciarono a calare la nebbia e la notte. Ma in
lontananza non si vedeva alcuna luce. Damien era stracolmo di
domande ma sereno, sentiva come se la fine di quella breve
vicenda fosse arrivata.
35 - Da dove escono queste manette tutte colorate, toglile dai, di
sicuro non te le ha messe uno dei miei agenti? –
- Non dovresti chiedermi perché ho creato questa commedia
invece? Dove sono i tuoi colleghi? Chi ha ammazzato quelle
persone? –
- Potrei… ma credo che non ci sia un reale motivo su cui indagare,
che non ci siano delle risposte.
Non c’è uno scopo se non siamo noi a crearlo, tutti i personaggi di
questa vicenda eccetto il sottoscritto, sono entrati ed usciti dalla
scena più o meno nello stesso tempo in cui riesco a mantenere
viva nel gioco una pallina di un flipper, passatempo che non ho
mai apprezzato.
Tu non esisti e, molto probabilmente, io non ho più motivo di
esistere. Che cali la notte, si spengano le luci, che ritorni a regnare
il caos.
36