Brochure concerto - Eventi

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Brochure concerto - Eventi
7 Gennaio 1797 - 2017
Celebrazioni del 220° anniversario
della nascita del Tricolore
Concerto della
Banda Musicale
dell’Arma dei Carabinieri
Teatro Municipale Valli - Reggio Emilia
sabato 7 gennaio 2017
Si ringrazia per
il sostegno all’iniziativa
7 gennaio 1797 - 2017
Nascita del Tricolore
Celebrazioni del 220° anniversario
Concerto della
Banda Musicale
dell’Arma dei Carabinieri
“Reggio ancor non oblia che dal suo seno
La favilla scoppiò, d’onde primiero
Di nostra libertà corse il baleno”.
Da “La Mascheroniana” di Vincenzo Monti, Canto Secondo
Il Tricolore che compie 220 anni è una data storica, da festeggiare assieme, a Reggio
Emilia e in tutta Italia.
Quanto accadde nella nostra città il 7 gennaio 1797 fu un passaggio storico, cruciale per
la formazione di quello spirito nazionale che nel 1860 vide nascere la Patria, ma che
già molti anni prima trovò nel verde, bianco e rosso i colori attorno ai quali un popolo
cominciò ad unirsi.
C’era, racchiuso in quell’appuntamento che si svolse verso la fine del XVIII secolo nella
Sala del Tricolore a Reggio, un vento europeo che spirava: i principi di uguaglianza, fratellanza e libertà che cominciavano ad essere reclamati da sempre più persone.
Valori, questi, ribaditi e rinnovati una volta che l’Italia optò con un grande pronunciamento di popolo per la Repubblica, sposando i doveri della convivenza civile, il no alla
guerra, la solidarietà, i diritti inviolabili dell’uomo. Solo pochi anni prima, alla base del
riscatto dal nazifascismo, della nascita dell’Italia così come oggi la conosciamo, la Resistenza: tantissime famiglie, madri, padri e molti giovani versarono il loro sangue perché
tutti noi potessimo vivere in pace.
Nel corso dei decenni più recenti tanto il Tricolore quanto il senso profondo dell’Italia stessa sono stati messi in discussione e criticati da taluni, ma mi piace ricordare la
grandissima risposta giunta nel 150esimo dell’Unità, quando le piazze e le strade della
nostra nazione si sono riempite di cittadini, uniti proprio attorno al vessillo nato a Reggio
Emilia.
Anche quest’anno la città di ritroverà attorno al proprio simbolo, alla bandiera italiana,
e lo farà anche grazie al prestigioso concerto della Banda dell’Arma dei Carabinieri,
organizzato dal Rotary Club assieme al Comune di Reggio Emilia nel Teatro Municipale
Romolo Valli.
Trovo che sia molto bello e altamente significativo che proprio attraverso la musica, che
sa far dialogare generazioni diverse, che riesce a parlare ai giovani, si possa dunque celebrare quanto di più prezioso rappresenta il Tricolore: lo spirito italiano originario e più
ricco di significati e valori attorno ai quali tornare a riconoscersi tutti, ancora una volta.
Luca Vecchi
Sindaco di Reggio Emilia
Il Tricolore, che celebriamo in questa giornata insieme alla Banda dell’Arma dei Carabinieri, non è solo la nostra bandiera, la bandiera di tutto il popolo italiano, ma è parte significativa della nostra identità. Per noi reggiani, festeggiare il Tricolore significa festeggiare
anche la nostra storia: una storia importante, che affonda le proprie radici in quel periodo
di orgoglio nazionale e di desiderio di libertà che portò alla nascita del vessillo nazionale,
e poi ancora alla Resistenza e alla Costituzione.
Da questi passaggi è nata una comunità operosa, civile e solidale, che conosce bene il valore del lavorare insieme, dell’aiutarsi a vicenda, del condividere fatiche e soddisfazioni.
E che oggi cerca di non smarrirsi dinnanzi alla crisi – crisi anche di valori – che ha colpito
il nostro e tanti altri Paesi.
Possiamo riuscirci proprio ripartendo dal Tricolore, emblema delle libertà civili e delle
speranze di indipendenza di un popolo, recuperando il senso della cittadinanza e la forte
consapevolezza del patrimonio di valori che sta alla base della nostra democrazia repubblicana.
Dobbiamo riscoprire, col pragmatico ottimismo che contraddistingue questa terra, quel
senso di appartenenza di una collettività che 220 anni fa, da una molteplicità di tradizioni
e di storie distinte, fu capace di far nascere sotto una sola bandiera uno stato unitario e
condiviso. Solo così potremo interpretare al meglio e scorgere le opportunità della stagione di grandi cambiamenti e di grandi prove che siamo chiamati a vivere, superando le
difficoltà e le paure con lo slancio della speranza condivisa, dell’unità e della solidarietà.
Giammaria Manghi
Presidente Provincia di Reggio Emilia
“Connettere le menti e i cuori verso il Bene comune”
“L’atto audace della proclamazione dell’indipendenza stupì tutti, amici e nemici, ché niuno
pensava in cuori italiani albergasse ancora tanto coraggio e fosse sì vivo il ricordo dell’antica grandezza. Noi stessi, a distanza di più di un secolo, guardando alla microscopica repubblica sorta in mezzo a tanto tumultuare de’ tempi non sappiamo se ammirare o sorridere. La
Repubblica era però fondata!”
(Storia di Reggio nell’Emilia, pag. 554)
Così Andrea Balletti, uno dei più raffinati intellettuali cui Reggio Emilia ha dato i natali, termina il capitolo dedicato alla nascita della Repubblica Reggiana nella sua Storia di Reggio
nell’Emilia. Quelle pagine, dedicate ai gloriosi e convulsi mesi finali del 1796 che precedettero la nascita del Tricolore, terminano con un vero scatto di orgoglio e di sorpresa ammirazione, per questa piccola città che in sè soltanto e senza alcun aiuto esterno ha trovato
il coraggio di insorgere e scacciare il governo estense, aprendo i cuori e le porte al vento di
novità che veniva dalla Francia rivoluzionaria. Egli stesso sembra sinceramente stupito che
ancora “albergasse” un poco di coraggio negli italiani, un coraggio erede di una grandezza
che dall’antica Roma portava dritto all’età comunale fino allo splendore del Rinascimento
e che sembrava completamente scomparso nei pesanti secoli della dominazione straniera.
Celebrare il Tricolore non vuol dire soltanto celebrare la Patria: significa ribadire ancora
una volta “l’idea che abbiamo di Patria”, quella libera e democratica nata dal coraggio dei
suoi cittadini, che non coincide affatto con una vuota retorica patriottica, ma vive nelle
Istituzioni e nel cuore della gente.
Noi oggi assistiamo ad una pericolosa disgregazione della società che sembra divenuta,
a volte, priva di qualunque orientamento sul suo futuro e con troppo poco rispetto verso
le Istituzioni democratiche, viste spesso quasi come un male necessario senza capire che
senza di esse non può esistere uno Stato e non vive una Democrazia.
Festeggiare il Tricolore significa dunque credere nelle Istituzioni e chiamare a festeggiarlo
la Banda dei Carabinieri per il Rotary di Reggio Emilia significa chiamare e onorare chi ha
dato e continua a dare un pesante tributo di sangue per il nostro Paese e per i suoi cittadini.
Orgoglio e coraggio: un binomio spesso dimenticato, ma senza il quale quella piccola Repubblica reggiana non sarebbe mai nata e senza il quale noi, forse, grazie anche alle tante
battaglie militari e civili delle generazioni che seguirono, oggi non godremmo dei diritti civili che la nostra Costituzione ci garantisce; quel coraggio che dobbiamo in ogni momento
insegnare alle giovani generazioni perché nessuna conquista è per sempre.
Il Rotary apre sempre le sue sedute con l’inno di Mameli e quella piccola e sorprendente
Repubblica, nata 221 anni fa dal moto spontaneo di tanti cittadini coraggiosi, ci rende ancora di più orgogliosi di essere italiani e reggiani.
Daniela Spallanzani
Presidente Rotary Club Reggio Emilia
Da sinistra: Bandiera della 21a demi-brigade légère (1798), infografia contemporanea.
Bandiera della legione lombarda (1796), Museo del Risorgimento di Milano 10.
In Ricordo di un Amico, un Reggiano, un Rotariano: GINO BADINI
La nascita del Tricolore e l’Europa
Tricolore ed Europa: un binomio che andrebbe forse approfondito sotto il profilo storico anche per gli
effetti che si proiettano sul presente e sul futuro del
nostro Continente.
Tricolore come simbolo storico di una nuova temperie politico istituzionale e come espressione democratica della volontà popolare che prende l’abbrivio
dagli eventi d’Oltralpe e si irradia nelle terre della
nostra Penisola per prepararne l’unità, l’indipendenza e il regime costituzionale, quali presupposti indispensabili per ulteriori e più vaste aggregazioni: aggregazioni possibili e durature solamente fra popoli
liberi e fra governi liberali.
Dall’Alto Medio Evo Carolingio a Napoleone assistiamo a continui tentativi di riunire sotto un’unica guida il vasto territorio che si estende dal Baltico al Mediterraneo e
dall’Atlantico ai confini Orientali.
Ma se per l’Ancien Regime il processo di unificazione viene visto come una reiterazione
dell’esperienza romana ed imperiale, per Napoleone assume una diversa connotazione: si
tratta di diffondere il verbo rivoluzionario che comporta un processo socio-politico sotto
l’egida del trinomio di libertà, fraternità ed uguaglianza, un trinomio che è alla base di
una nuova e progredita struttura statuale.
Sotto questa ottica va approfondito il discorso sulla nascita del Tricolore a Reggio Emilia
in prospettiva europea: il Congresso Cispadano e la bandiera che ne rappresenta il successo, costituiscono uno dei primi passi, senz’altro il primo in Italia, compiuto dal Grande
Corso sulla via della propagazione continentale del messaggio francese.
L’Europa da quel momento in poi deve fare i conti con una nuova visione della Società.
Napoleone, anche se non riesce nel proprio intento, tuttavia imprime una spinta epocale
ed irreversibile al cambiamento radicale che verrà realizzandosi e si sta ancora realizzando in Europa, malgrado colpi e contraccolpi che a volte tragicamente ne hanno connotato
il suo secolare cammino nella storia.
Chiederci se il Tricolore ha rappresentato qualcosa in chiave non solo nazionale allorchè
venne istituito, potrebbe forse aiutarci a cogliere meglio la realtà attuale ed il progredire
della grande Patria Europea.
Gino Badini
Presidente Istituto Storia del Risorgimento
Cronaca della nascita del TRICOLORE
“Nei giorni convulsi che precedettero l’arrivo di
Napoleone Bonaparte in Italia la storia del nostro
Paese subì una decisa accelerazione e Reggio Emilia
in quel grande movimento che cambiò per sempre il
volto politico e sociale della nostra Penisola ebbe, nella
fase iniziale, un ruolo di primo piano. Vediamo come
andarono le cose.
Il 7 Maggio del 1796 Ercole III d’Este, Duca di Modena,
Reggio Emilia e Massa Carrara, alla notizia che la
Lombardia era ormai nelle mani dell’armata francese,
nominò in tutta fretta un Consiglio di Reggenza e fuggì
a Venezia portando con sé ingenti ricchezze e la Cassa ducale avvertendo i sudditi che
“per dovere del suo grado era costretto a portare la sua persona in luogo sicuro onde
potrebbe vigilare per il loro bene”; passati due giorni, il 9 maggio, i reggiani, dopo
aver saputo che il loro “signore e padrone” aveva messo al sicuro la propria persona e
i propri beni lasciando invece senza alcuna forma di protezione i suoi sudditi, decisero
autonomamente di istituire una Guardia Civica con il compito di agire soltanto all’interno
delle mura cittadine a maggior sicurezza delle proprietà. La rivolta però era già nell’aria.
E così, verso le 5 di pomeriggio del 20 agosto, in piazza del Duomo, un’ortolana si mise
a bisticciare con un granatiere per il prezzo di un cespo d’insalata: ne nasce un parapiglia
che degenera in rissa fino a diventare un vero e proprio tumulto che culmina quando
Rosa Manganelli, nota patriota reggiana, si mette a distribuire armi alla popolazione che
incalza le ultime truppe estensi ancora a Reggio Emilia fino a costringerle, all’alba del
22 successivo, ad abbandonare definitivamente la città. Poi, nella notte tra il 25 e 26
agosto, comincia il nuovo corso della storia quando, come scrive il Balletti nella sua
storia di Reggio Emilia, “una banda di barcaioli corsi che doveva cooperare all’assedio
di Mantova, uscita di quartiere sull’imbrunire, girò per la città vociando i soliti inni
patriottici poi, cacciatasi in una bettola, vi trovò altri non meno accesi dal vino, dal canto
e dall’idea di libertà”. Fatta comunella questo eterogeneo gruppo sradica un gelso –
c’è chi scrive dal fossato della Cittadella e chi dal bastione di San Cosma - che, quale
Albero della Libertà, viene trionfalmente collocato in piazza del Duomo e le cronache
dicono che un fulmine fortissimo abbia salutato l’impresa. Sulla sommità della pianta
- poi sostituita da un più dignitoso pioppo prelevato con un certo qual senso di spregio
dallo stradone ducale (attuale viale Umberto I) perché quel gelso era considerato troppo
“meschino” - vennero collocate due bandiere tricolori francesi e, ai suoi piedi, si pose
un cartello ammonitore con la scritta: “Tremate, o Perfidi, tremate Tiranni alla vista
della Sacra Immagine della Libertà”. Con quel gesto, probabilmente ben preparato, o
forse voluto dal caso, dall’euforia, dall’ incoscienza ma certo dal coraggio, nacque la
Repubblica reggiana!
La rivoluzione di Reggio Emilia , come scrive il Bellocchi in un suo saggio contenuto nel
catalogo della mostra “Napoleone e il Tricolore”, rappresentò il primo rilevante esempio
di ribellione popolare in Italia e la notizia della sua nascita si sparse con straordinaria
velocità attraverso la Penisola e, in quel frangente, giunsero messaggi di plauso ed
appoggio da molte città italiane e si propose addirittura di convocare a Reggio Emilia una
Convenzione Nazionale per scatenare la rivoluzione generale in Italia e dar finalmente
vita ad una Repubblica Nazionale. Nel frattempo, dopo questi avvenimenti Napoleone
Bonaparte avvertì l’opportunità di dar vita ad uno Stato autonomo cispadano che potesse
coagulare intorno a sé il consenso dei patrioti dell’Italia del nord ed evitasse quei pericolosi
vuoti di potere che si stavano profilando e che andavano sicuramente colmati con un
governo favorevole al nuovo corso. Pertanto promosse la convocazione di un Congresso
cui avrebbero partecipato le prime popolazioni che lo avevano appoggiato e così, tra
il 16 e il 18 ottobre 1796, si riunirono a Modena i delegati di Reggio Emilia, Modena,
Bologna e Ferrara, i quali diedero vita alla Federazione Cispadana. L’avvenimento, pur
molto limitato nelle sue dimensioni territoriali, fu però di straordinaria rilevanza perché
fece nascere una comunità statale su basi federative che superò per la prima volta i confini
municipali e signorili nei quali per secoli è vissuta la popolazione italiana. In quella
sede, il 18 ottobre 1796, la Giunta di Difesa della Federazione Cispadana deliberò la
costituzione della prima Legione Italiana, articolata in 5 Coorti di 700 uomini ciascuna,
ognuna delle quali, come riportano i verbali, “avrà la sua bandiera a tre colori nazionali
italiani”, inserendo il verde al posto del blu per ribadire la differenza con i colori
francesi. Il Tricolore bianco, rosso e verde diventa così per la prima volta una realtà
“nazionale italiana” e, in quell’autunno del 1796, avrà il suo battesimo del fuoco nella
battaglia di Arcole alla testa del reparto di volontari italiani che, il 16 novembre del 1796,
combatterono inquadrati nell’Armata d’Italia. In quel momento il Tricolore è ancora una
bandiera militare e non quella di uno Stato: lo diventerà però di lì a poco nel Congresso
Cispadano svoltosi a Reggio Emilia fra il 27 dicembre 1796 e il 9 gennaio 1797, un
‘ Assemblea che segnerà un punto decisivo nella storia del nostro Paese. In quella
sede, infatti, al termine della lunghissima seduta inaugurale, i 102 deputati cispadani
(36 bolognesi, 24 ferraresi, 22 modenesi e 20 reggiani) decretarono all’unanimità di
costituire “una Repubblica una e indivisibile”, creando così la Repubblica Cispadana,
il primo Stato democratico unitario nato in Italia. Nei giorni successivi il Congresso
Cispadano approvò una serie di provvedimenti fondamentali per la vita della neonata
Repubblica fra i quali anche la Bandiera che lo avrebbe rappresentato; e sarà nella seduta
del 7 gennaio 1797 che il deputato di Lugo di Romagna Giuseppe Compagnoni proporrà
e il Congresso Cispadano approverà “che si renda universale lo
Stendardo, o Bandiera Cispadana di tre Colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre
Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”.
Era nata dunque non soltanto una bandiera, ma soprattutto un simbolo di libertà e
democrazia, che ancora oggi ha conservato intatto il suo valore e il cui messaggio, da
quel lontano 7 gennaio del 1797, deve giungere intatto alle nuove generazioni affinché lo
facciano proprio, lo conservino e lo difendano.”
Danilo Morini
Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri
Maestro Direttore: Ten. Col. Massimo Martinelli
Programma
G. Verdi
LA BATTAGLIA DI LEGNANO
Sinfonia
V. Bellini NORMA
Fantasia
G. Marinuzzi
VALZER CAMPESTRE
dalla Suite Siciliana
G. Puccini
MANON LESCAUT
Intermezzo
G. VerdiNABUCCO
Va pensiero…
A. Ponchielli A. I. Khachaturian
E. Morricone
L. Anderson G. Verdi
L. Cirenei
M. Novaro
LA GIOCONDA
Recitativo e Danza delle Ore
LEZGINKA
dall’opera Gayaneh
GABRIEL’S OBOE
Dalla colonna sonora originale del Film Mission
A LEROY ANDERSON POTRAIT
AIDA
Finale 2° - Parte 1^
LA FEDELISSIMA
Marcia d’Ordinanza dell’Arma dei Carabinieri
IL CANTO DEGLI ITALIANI
Inno Nazionale Italiano
Descrizione brani
G. Verdi
LA BATTAGLIA DI LEGNANO
Sinfonia
La Battaglia di Legnano è un’opera realizzata nel 1849 dall’abile mano di un Verdi che si avvale
oramai di un “mestiere” da operista consolidato. Questa sinfonia si fa apprezzare, oltre che per
il costrutto formale che si riallaccia in maniera evidente alla sinfonia introduttiva di Giovanna
D’Arco, anche per la natura energica, virile e commossa che la musica di Verdi è in grado
di trasfondere in queste pagine fortemente ispirate. Ambientata nel 1176 rievoca la battaglia
combattuta contro il Barbarossa dai Comuni dell’Italia settentrionale, nell’omonima città
lombarda, l’unica città oltre a Roma, che viene citata nel Canto degli Italiani (l’Inno Nazionale
italiano).
V. Bellini NORMA
Fantasia
Questa Grande Fantasia per Banda di Giovanni Pennacchio è un tipico esempio delle “Fantasie”
per banda, che a partire dalla metà dell’ ‘800 per arrivare fino al periodo del verismo e anche
oltre, hanno avuto il grande merito di compiere un vero e proprio servizio sociale rivolto al
grande pubblico, che per i più svariati motivi non aveva la possibilità di frequentare i Teatri
d’Opera, portando nelle piazze italiane la musica dei grandi operisti dell’epoca. Anche questa
composizione si inserisce in questo contesto di divulgazione della musica operistica assolto da
tutte le Bande musicali fino ai giorni nostri con grande soddisfazione del pubblico raccolto in
religioso silenzio nelle piazze che ha tributato loro un successo senza precedenti. Tragedia lirica
in due atti, “Norma” rappresenta sia nel soave lirismo vocale che nella potenza drammatica
un modello che eserciterà una grande influenza su compositori successivi quali Verdi. Anche
Wagner che certamente non manifestava un grande apprezzamento per le forme chiuse dell’opera
tradizionale, ebbe una sconfinata ammirazione per quest’opera di Bellini.
G. Marinuzzi
VALZER CAMPESTRE
dalla Suite Siciliana
Direttore d’Orchestra e compositore italiano, Gino Marinuzzi (1882-1945), diresse nei maggiori
teatri europei e sudamericani; riesumò opere di Bellini e Donizetti e fu molto apprezzato quale
interprete di Wagner e Strauss. Fra le sue composizioni ricordiamo la celeberrima “Suite
Siciliana” per Orchestra della quale viene presentato il terzo tempo. Brano con particolare
carattere descrittivo. E’ impegno dell’autore ricreare atmosfere di timbri orchestrali valendosi
di armonie al contempo suadenti e vivaci. Nel suo complesso, la composizione rivela evidenti
influssi di canti e danze popolari della tradizione folcloristica siciliana.
G. Puccini
MANON LESCAUT
Intermezzo
Manon Lescaut forse è l’opera nella quale Puccini elaborò musicalmente la sua idea del rapporto
amoroso; un’idea che non prevede salvezza, ma si sostanzia di un intrigo di rinvii, da momenti
che dissolvono tra loro, non trovando altro punto di soluzione se non la morte. A questo proposito
l’ “Intermezzo” della Manon Lescaut è altamente significativo.
G. Verdi
NABUCCO
Va pensiero…
“Con quest’opera si può dire veramente che ebbe principio la mia carriera artistica…”: così
dettò Giuseppe Verdi all’editore Giulio Ricordi rievocando nel 1879, le circostanze che avevano
portato trentasette anni prima alla nascita di Nabucco. Terza opera del compositore bussetano
dopo l’insuccesso di “Un giorno di Regno” nel 1840, che aveva fortemente minato la fiducia in
se stesso del giovane Verdi, già provato da un periodo di lutti in famiglia, Nabucco segna l’inizio
di una nuova fase della sua carriera. L’Opera “Nabucodonosor”, o più semplicemente Nabucco,
fu rappresentata al Teatro alla Scala il 9 marzo 1942 dove conobbe un immediato successo. In
essa Verdi affronta tematiche patriottiche che suggeriscono l’esigenza dell’unità d’Italia. In tutta
l’opera, piuttosto che i singoli personaggi, riveste particolare importanza la massa corale che si
identifica con la voce di ogni popolo, attraverso il celebre coro del Va’ Pensiero…, che anela a
liberarsi dalla tirannia e dalla schiavitù.
A. Ponchielli LA GIOCONDA
Recitativo e Danza delle Ore
“La Gioconda” costituisce una delle composizioni più conosciute di Amilcare Ponchielli.
L’opera, su libretto di Arrigo Boito (firmato con lo pseudonimo Tobia Gorrio), debuttò al teatro
“La Scala” di Milano nel 1876. Da subito ebbe un grande successo soprattutto dopo una serie di
rifacimenti, anche grazie al celeberrimo pezzo da ballo la “Danza delle ore” nel quale la musica
segue, con geniali intuizioni, le raffigurazioni gestuali dei vari momenti del giorno e della notte.
Nel 1885, mentre si trovava a Piacenza per un allestimento della Gioconda con protagonista la
moglie Teresina, Ponchielli fu colto da un attacco di broncopolmonite; immediato fu il ritorno a
Milano, ma il viaggio in treno in carrozze non riscaldate aggravò la malattia. Morì il 16 gennaio
del 1886 a 51 anni.
A. I. Khachaturian
LEZGINKA
dall’opera Gayaneh
Gayaneh è una giovane fanciulla di umili origini, contadina coraggiosa animata da genuini
sentimenti patriottici. Il suo nome da il titolo al balletto messo in musica dal compositore armeno
Khacaturian, di cui questa sera la Banda eseguirà la danza dal titolo “Lezginka”. Questo genere di
ballo è ampiamente diffuso presso le popolazioni caucasiche, assumendo connotazioni differenti
a seconda delle varie etnie e nazionalità: esclusivamente maschile nelle regioni caucasiche
settentrionali, diventa più variegato in Georgia, regione in cui coppie di uomini e donne si
esibiscono in spettacolari coreografie.
E.Morricone
GABRIEL’S OBOE
Dalla colonna sonora originale del Film Mission
Il Maestro Ennio Morricone ha scritto per il film Mission, candidato all’Oscar come miglior
colonna sonora, del 1986. Una versione con le parole, intitolata Nella Fantasia, il cui testo è stato
scritto da Chiara Ferraù, ha ottenuto un cospicuo successo internazionale ed è stata eseguita da
numerosi artisti.
Caratteristica della composizione è la capacità di trasmettere, con pochi strumenti tra i quali in
primo piano un oboe, un senso celestiale che pochi altri brani musicali riescono a trasmettere.
L. Anderson A LEROY ANDERSON POTRAIT
Leroy Anderson (Cambridge, 29 luglio 1908 – Woodbury, 18 maggio 1975) è stato un brillante
compositore statunitense di musica leggera e da film. Anderson diventò famoso grazie ai suoi
pezzi brevi ed originali da concerto che compose dietro un suggerimento di Arthur Fiedler
per la Boston Pops Orchestra. Anderson studiò all’Harvard University (pianoforte, trombone,
composizione, organo, contrabbasso) e dirigeva l’orchestra dell’università. Durante la seconda
guerra mondiale lavorò al Pentagono come interprete. Le registrazioni delle sue opere furono
grandi successi commerciali. Blue Tango fu la prima registrazione strumentale che è stata
venduta un milione di volte.
G. Verdi
AIDA
Finale 2° - Parte 1^
Aida è un’opera grandiosa rappresentata per la prima volta al Cairo per celebrare l’apertura del
Canale di Suez. Descrive un vero e proprio trionfo della fantasia impetuosa di Verdi, miracoloso
equilibrio tra due tradizioni, quella romantica del Grand-Operà e quella verista. Il Finale
dell’Atto II è il momento più significativo dell’intera opera per la grandiosità scenografica, a cui
corrisponde la carica espressiva, solenne e trascinante delle musiche.
Luigi Ciren
LA FEDELISSIMA
Marcia d’Ordinanza dell’Arma dei Carabinieri
Composta nel 1929, divenne subito la Marcia d’ Ordinanza dell’Arma dei Carabinieri. Di essa
il Maestro Umberto Giordano scriverà: “Non conosco una composizione, nel suo genere, più
bella della Marcia dei Carabinieri”. Di profonda intensità espressiva, questa marcia assume una
imponente grandiosità accomunata ad un trascinante entusiasmo.
Michele Novaro
IL CANTO DEGLI ITALIANI
Inno Nazionale Italiano
“Fratelli d’Italia” o “Canto degli Italiani”, venne scritto da Goffredo Mameli nel settembre
1847 e messo in musica due mesi dopo da Michele Novaro. Fin dai primi moti popolari, che
precedettero l’esplosione rivoluzionaria del 1848, l’Inno fu associato alla Bandiera Tricolore
come segno della volontà di indipendenza nazionale. E attorno alla Bandiera tricolore e al Canto
degli Italiani si strinsero i milanesi nelle Cinque Giornate del marzo ‘48. Già Inno Nazionale
dovette considerarlo Giuseppe Verdi che lo inserì, accanto alla Marsigliese e all’Inno Nazionale
Inglese, nell’Inno delle Nazioni, da lui composto nel 1864. Divenuto Inno Nazionale Italiano
dall’immediato dopoguerra, il Canto riesce ad esprimere un forte sentimento di unità nazionale,
che lo ha condotto nel corso degli anni ad essere unanimemente considerato, attraverso un vero e
proprio plebiscito di consensi, in grado di esprimere e far sentire la voce del popolo italiano . . .
che spinge verso l’unione e l’amore in vista del conseguimento di un fine comune . . .
Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri
La Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri è nota in ogni parte del mondo per la varietà del
suo repertorio, per la perfezione formale delle sue esecuzioni e per il fascino che suscitano i suoi
orchestrali, con le loro splendide uniformi, la magnifica compostezza, la profonda vocazione
musicale. La partecipazione del pubblico ai concerti della Banda dell’Arma rimane uno dei tanti
aspetti di quella naturale simpatia che spinge le nostre popolazioni verso i Carabinieri. Le origini
del complesso musicale risalgono al 1820, quando, per la prima volta, il Corpo dei Carabinieri
Reali comprese nel suo organico un nucleo di Trombettieri. Tale formazione fu trasformata, nel
1862, in Fanfara, e attraverso successive modifiche assunse nel 1920 una fisionomia più ampia e
la denominazione di Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri. Sotto la direzione del M° Luigi
Cajoli, valente personaggio dotato di notevole esperienza e grande sensibilità musicale, la Banda
si affermò rapidamente come complesso musicale d’alta qualità professionale, divenendo degna
espressione artistica di quella famiglia più grande che è l’Arma dei Carabinieri. Nel 1916, dopo
un gran numero di concerti tenuti in Italia, il Complesso Musicale ebbe il battesimo internazionale
con la sua prima tournée all’estero, per onorare i soldati alleati feriti. La meta fu Parigi, dove si
esibì al “Trocadero”, “Les Invalides” ed ai “Jardins des Tuilleries”, suonando accanto alle celebri
Bande della Guardia Repubblicana francese e della Guardia Reale inglese. Il successo fu enorme
e la stampa parigina dell’epoca ne dette ampio risalto. Da tale avvenimento la “Domenica del
Corriere” colse lo spunto per dedicare alla Banda dell’Arma una copertina a colori di Beltrame.
A questo primo viaggio seguirono, nel 1917, le esibizioni a Lione ed a St. Etienne e, nel 1918, la
prima tournee in Gran Bretagna toccando città quali Londra, Birmingham, Sheffield, Liverpool,
Newcastle e Southampton. Nel 1925 il M° Cajoli, dopo 38 anni d’attività, durante i quali fece
raggiungere al complesso vertici d’indiscusso valore tecnico, lasciò la direzione della Banda che
aveva raggiunto i 70 elementi. A lui successe il M° Luigi Cirenei, allievo di Pietro Mascagni e
musicista di rara sensibilità, che ponendosi nel solco della tradizione elevò ulteriormente il livello
artistico del complesso. I successi si susseguirono in patria e all’estero: a Liegi nel 1928, a Parigi
nel 1934, a Bruxelles, e in seguito Stoccarda, Montecarlo, Madrid, Berlino e Siviglia. Dopo le
vicende della Seconda Guerra Mondiale fu lo stesso M° Cirenei, al quale si deve la composizione
de “La Fedelissima”, Marcia d’Ordinanza dell’Arma dei Carabinieri, dalle note limpide e solenni.
L’opera di ricostruzione fu proseguita poi dal M° Domenico Fantini che, subentrato alla guida
della banda nel 1947, con un lavoro profondo ed analitico, ne arricchì il repertorio con notevoli
lavori di trascrizione. Sotto la sua guida la Banda conobbe un periodo particolarmente denso di
impegni internazionali: 25 tournée in Europa, 1 viaggio in Brasile, 1 in Giappone, 42 concerti in
35 città fra le più importanti degli Stati Uniti d’America, memorabili quelli alla Carneige Hall
di New York ed all’Accademia di Musica di Philadelphia. Al M° Fantini, nel 1972 successe il
M° Vincenzo Borgia; e fu proprio in questo periodo che il complesso musicale ha conosciuto
nuovi ed importanti successi internazionali: Toronto, Montreal, Montecarlo, Edimburgo, New
York, Philadelphia, Providence, Washington, Parigi, Dortmund, La Valletta, Israele e Palestina,
partecipando anche alle celebrazioni del Columbus Day del Millennio a New York. Dal luglio del
2000 dirige il complesso musicale dell’Arma il M° Massimo Martinelli.
Nel 2001 la Banda si è esibita alla presenza del Papa Karol Woytila durante la prima visita
ufficiale di un pontefice alla Camera dei Deputati. Per due volte di seguito a distanza di pochi
anni (nel 2001 e nel 2005) il complesso si esibisce in Giappone al Festival Mondiale delle Bande
dei Corpi di Polizia in occasione dell’esposizione universale di Aichi. Più di recente la Banda
dell’Arma è stata ancora protagonista in estremo oriente esibendosi a Canton, alla presenza dei
Presidenti del Consiglio italiano e cinese, nella splendida cornice del Sun Yat-sen Memorial
Hall il 14 settembre del 2006 in occasione delle manifestazioni per l’”Anno dell’Italia in Cina”.
Nel gennaio 2010 la troviamo al Musikschau der Nationen di Brema e successivamente è stata
ospite alla serata finale del 61° Festival della canzone di Sanremo. Sempre nello stesso anno ha
effettuato una tournée negli Stati Uniti esibendosi a Baltimora e Washington, e ha partecipato alle
celebrazioni del Columbus Day a New York. Nel settembre 2012 il complesso ha rappresentato
l’Italia al Festival di Mosca ‘’Spasskaya Tower Tattoo” esibendosi nella Piazza Rossa con grandi
apprezzamenti di critica e di pubblico. Oggi, con un vice direttore, un archivista-bibliotecario
e gli orchestrali selezionati attraverso concorsi pubblici, la Banda Musicale dell’Arma dei
Carabinieri costituisce una complessa struttura in grado d’interpretare composizioni celebri e più
rare che vanno dalle tradizionali trascrizioni del repertorio orchestrale a brani originali per banda.
Il suo ricchissimo repertorio va dalle tradizionali marce militari ai brani classici e moderni. Nelle
sale da concerto, nei teatri, alla radio ed alla televisione, in qualsiasi luogo si esibisca, la Banda
raccoglie consensi ed ottiene il plauso dei critici più severi.
Maestro Direttore
Ten. Col. Massimo Martinelli
Massimo Martinelli è nato a Roma
nel ‘65. Ha compiuto gli studi musicali al Conservatorio di S. Cecilia
di Roma, diplomandosi in Composizione, Direzione d’Orchestra,
Musica Corale e Direzione di Coro,
Pianoforte e Strumentazione per
Banda. Dopo la laurea in Etnomusicologia ha conseguito la laurea
specialistica in Musicologia e Beni
Musicali presso la Facoltà di Lettere
e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma.Si è perfezionato
in Direzione d’Orchestra a Vienna
partecipando ai Wiener Meisterkurse nella classe di Salvador Mas Conde. Ha frequentato il Corso di Specializzazione in Direzione e Strumentazione per Banda organizzato in collaborazione
tra il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e l’Accademia Nazionale di S. Cecilia. Nel
1993-94 ha insegnato Direzione di Coro al Conservatorio “L. Canepa” di Sassari e, precedentemente è stato pianista accompagnatore presso l’Accademia Nazionale di Danza in Roma.
Dal 1° luglio 2000 è stato nominato Maestro Direttore della Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri, dopo aver ricoperto prestigiosi incarichi presso Bande di altri corpi militari.
Con la Banda dell’Arma ha diretto concerti presso i più importanti teatri d’Italia e all’estero. E’
autore inoltre di musica corale e per banda.
Si ringrazia per
il sostegno all’iniziativa
Club Reggio Emilia