si scrive pa si legge “provvedimento aberrante

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si scrive pa si legge “provvedimento aberrante
d’Italia
SI SCRIVE P.A. SI LEGGE “PROVVEDIMENTO ABERRANTE”:
ANCHE RUBBIA NEGA LA FIDUCIA AL DECRETO
ANNO LXII N.183
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Redazione
Con 160 sì contro 106 no il governo Renzi incassa al Senato
la fiducia sul decreto sulla
Pubblica amministrazione. Era
l’unico modo per far passare il
maxi emendamento, ovvero il
testo della Camera così come
modificato dalla commissione
Affari Costituzionali del Senato, con quattro emendamenti presentati dal governo in
materia di pensione, tra cui la
cancellazione della soluzione
per quota 96, i 4mila pensionamenti nella scuola, e l’abolizione dei pensionamenti
d’ufficio già a 68 anni, quindi
con due anni di anticipo, per
professori universitari e primari. Il testo recepisce anche il
parere della commissione Bilancio di palazzo Madama,
che fa salve le aspettative in
corso per i magistrati con incarichi nella Pubblica amministrazione. «Decreto P.a. =
Provvedimento aberrante. Disattesi i pensionamenti, il ricambio generazionale e la
meritocrazia. Ancora una volta
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sono state adottate formulette di
sola facciata». Nella dichiarazione della senatrice Paola Pelino, vicepresidente del Gruppo
di Forza Italia al Senato, è sintetizzata tutta l’indignazione del
centrodestra. Ai microfoni di Sky
Tg24, anche Elena Centemero di
Forza Italia commenta negativamente la fiducia incassata dal
governo al Senato sul provvedimento: «Si tratta di un decreto
Omnibus presentato all’insegna
di un presunto ricambio genera-
zionale che nei fatti, escludendo
i magistrati, riguarda solo 600
persone. Di più: il provvedimento
presenta anche dei punti di notevole difficoltà, tra cui un turnover
fatto attraverso selezioni pubbliche non meglio specificate. Noi
siamo per le riforme – aggiunge
la Centemero -, ma se le riforme
non ci convincono, come quella
della Pubblica amministrazione,
allora siamo i primi ad esprimere
la nostra contrarietà con fermezza. I cittadini vorrebbero una
mercoledì 6/8/2014
pubblica amministrazione efficiente e agile, ma di valutazione
e di riorganizzazione dei servizi
in favore del cittadino non c’è alcuna traccia nel decreto Madia».
Una contrarietà, convidisa dal
senatore a vita Carlo Rubbia.
Anche il premio Nobel per la fisica ha infatti detto no alla fiducia posta dal governo al decreto.
La bocciatura arriva anche dalla
Lega: per Sergio Divina, il decreto «nasce senza garanzie» e
«a colpi di forzature e passi indietro. Queste riforme sono lontanissime dall’essere coperte».
In particolare il senatore del Carroccio parla di aspettative «disattese» per 4mila «pensionati
mancati della scuola», per gli
«invalidi permanenti a causa di
atti terroristici» e ancora per «i
giovani, bloccati dai nuovi baroni
voluti dal governo». Insomma,
conclude, «Renzi ha tradito
tutti». Ora il provvedimento
passa alla Camera in una lotta
contro il tempo: il decreto dovrà
essere convertito in legge entro
il 23 agosto.
L’ultimo discorso di Orbàn: spauracchio per l’Occidente
o “modello” di decisionismo temperato?
Renato Berio
Una voce contro le democrazie liberali e le loro insufficienze che si
è leva di recente suscitando critiche e allarmi è stata quella di Viktor Orbàn, il premier ungherese
che in un suo recente discorso ha
detto che non tutte le democrazie
occidentali riescono a tenere il
passo con la competitività globale
e dunque ”il tema più caldo di oggi
è comprendere quei sistemi che
sono non-occidentali, non-liberali,
che non sono democrazie liberali,
forse che non sono nemmeno democrazie, e che pure formano
delle nazioni di successo”.
I modelli citati da Orbàn sono stati
Singapore, Cina, Turchia, India e
Russia. Com’è noto Orbàn è at-
tenzionato dall’Europa, di cui l’Ungheria fa parte, per la controversa
riforma della Costituzione e questo suo ultimo discorso è apparso
come un pronunciamento a favore
del dispotismo anche se va ricordato che il suo partito, Fidesz, ha
ottenuto alle ultime elezioni il 46%
dei voti e dunque il potere di
Orbàn è pienamente legittimato.
Bene fa Il Foglio, allora, a utilizzare le parole del premier ungherese non come campanello
d’allarme contro le democrazie
(sul cui effettivo tasso di libertà ci
sarebbe da discutere, soprattutto
dopo che si è avuta certezza dello
spionaggio invasivo dei servizi
Usa ai danni dei paesi occidentali)
ma come “paradigma” per com-
prendere meglio le falle dei sistemi
liberaldemocratici. E che vi siano
disfunzioni è innegabile visto che
anche Matteo Renzi, come del
resto Silvio Berlusconi prima di lui,
si è lamentato dell’impossibilità di
prendere decisioni e di portarle a
termine nonostante il consenso
avuto. Il Foglio riporta anche il pa-
rere del politologo Nathan Gardels,
per il quale l’alternativa non va
posta tra democrazia sì e democrazia no ma occorre fare un investimento sul merito (sottraendolo ai
partiti) in modo da tenere insieme il
pluralismo e il decisionismo delle
élite. È importante, al di là delle
analisi politologiche, che il “paradigma Orbàn” venga visto e letto
senza pregiudizi non come icona
del populismo euroscettico ma
come alternativa ormai strutturata
ai modelli delle democrazie parlamentari dove le riforme vengono
bloccate dai veti, dalle infinite discussioni e dai sistema dei bilanciamenti istituzionali previsti nelle
Carte fondamentali (come la nostra
Costituzione).
Meglio tardi che mai: un imam espulso dall’Italia
perché in moschea incitava alla violenza
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Fulvio Carro
Espulso. Finalmente – dopo anni
in cui nelle moschee, specie in
quelle periferiche, c’era di tutto e
di più, persino terroristi nascosti
– un imam è stato mandato via
per le sue frasi in cui si incitava
alla violenza. La decisione di Alfano colpisce il marocchino Raoudi Albdelbar della struttura di
San Donà di Piave, espulso per
«grave turbamento dell’ordine
pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi».
L’imam, in un sermone di fine luglio, avrebbe incitato all’odio contro gli ebrei: «Oh Allah – avrebbe
detto tra l’altro l’imam le cui parole sono state riprese in un
video reso noto dall’ associazione Memri.org – porta su di loro
ciò che ci renderà felici. Oh Allah,
contali uno a uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo
di loro». Il provvedimento di
espulsione, sottolinea ancora il
Viminale, è stato adottato sulla
base di scrupolosi accertamenti
condotti dal Servizio centrale An-
Secolo
d’Italia
Toscana infelix: vietata
la balneazione a Viareggio.
Cade nel ridicolo il “modello rosso”
titerrorismo, con il concorso della
Digos di Venezia e d’intesa con
la procura.
«Alfano espelle l’imam di San
Donà di Piave perché incitava
alla violenza e all’odio religioso.
Ben fatto!», commenta il senatore azzurro Maurizio Gasparri.
«Alfano chiuda la moschea di
San Donà di Piave – incalza a
sua volta il leghista Prataviera – e
imponga una moratoria sull’apertura di nuove moschee in tutto il
Paese. Simili fatti sono allarmanti
e gravissimi, siano di monito al
governo: basta atteggiamenti lassisti». Prataviera chiede al governo di pretendere «sermoni in
italiano e nessuna zona d’ombra,
stop a nuovi permessi per la realizzazione di luoghi di culto o affini, censimento di quelli
esistenti». Alla luce degli ultimi
fatti, conclude, «il governo si svegli: tolleranza zero contro la minaccia islamica, potenziamento
dei controlli all’interno dei centri
islamici oggi aperti e operativi».
rilevante del Campidoglio: di sera la
vittima, un 26enne, percorreva da solo
la pista ciclabile dell’Aniene ed è stato
bloccato dai due balordi che dopo
averlo minacciato e aggredito, hanno
tentato di impossessarsi del suo cellulare. Il malcapitato è riuscito a fatica a
divincolarsi dandosi alla fuga e chiamando il 112. I carabinieri, avuta la descrizione completa dei rapinatori, si
sono immediatamente recati presso il
luogo dell’evento e, dopo una breve ricerca in zona, li hanno intercettati e arrestati. I due sono stati riconosciuti
dalla vittima quali autori della tentata
rapina e sono stati trattenuti in caserma in attesa del processo con il rito
per direttissima. Per la vittima, fortunatamente, solo tanta paura. L’episodio non meraviglia l’associazione
BiciRoma: «Purtroppo lo stato di abbandono che denunciamo da mesi genera anche situazioni di pericolo come
queste che fortunatamente per il mal-
capitato ciclista si è risolta solo con
uno spavento – si legge in un comunicato – ma questo episodio fa tornare
subito a mente quanto accaduto il 17
agosto 2007 con l’aggressione che risultò fatale a Luigi Moriccioli. Purtroppo l’atmosfera lungo le piste
ciclabili romane sembra esser tornata
quella di allora con insediamenti abusivi e mancata manutenzione e vigilanza un po’ ovunque». L’attacco è
duro: «Il sindaco Marino e il delegato
alla ciclabilità Improta stanno deludendo le aspettative. Piste sporche,
malmesse, senza alcuna vigilanza, da
mesi chiediamo interventi ma invano –
prosegue il comunicato – così come
chiediamo una maggiore partecipazione per contribuire allo sviluppo della
mobilità ciclistica, ma veniamo convocati per ascoltare provvedimenti presi
dall’alto senza alcuna concertazione
come le misure per l’intermodalità o
come per la pedonalizzazione del tridente che risulterà essere l’ennesima
occasione persa per dare un segnale
concreto a favore della mobilità ciclistica. BiciRoma chiede al sindaco Marino di intervenire, sia come suo
dovere di primo cittadino che come ciclista dichiarato, per ripristinare il giusto decoro delle piste ciclabili oggi
abbandonate nella più totale incuria».
Un altro urlo nel deserto. Di Marino.
Aggredito da due romeni mentre
era in bici: alla “Roma di Marino”
non crede più nessuno
Girolamo Fragalà
Sordo a qualsiasi protesta, chiuso nei
sorrisetti soddisfatti davanti ai fotografi,
qualche slogan distribuito qua e là, il
tormentone sulla pedonalizzazione dei
Fori. E nient’altro. Ignazio Marino,
dopo mesi e mesi, non ha ancora capito che fare il sindaco di Roma significa conoscere il territorio centimetro
per centimetro, periferia per periferia,
senza infastidirsi se i cittadini scendono in piazza per denunciare la massiccia presenza dei campi nomadi o
per lanciare l’allarme delle case occupate dai cosiddetti rifugiati. L’indifferenza produce conseguenze pesanti e
le cronache di Roma s’infittiscono di
episodi violenti. L’ultimo in ordine cronologico: sono finiti in manette due cittadini romeni di 19 e 39 anni, senza
fissa dimora, per aver tentato di rapinare un giovane sulla pista ciclabile al
quartiere “Africano”. Un’altra vicenda
che lancia nuove ombre sull’azione ir-
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
Silvano Moffa
Toscana infelix. La Regione
rossa per antonomasia, intarsio incantevole di natura, ambiente, chianti, arte, cultura,
chiese, castelli medievali e palazzi rinascimentali, colline,
pianure, ruscelli e clivi incantevoli, elevati a sigillo della Bellaitalia,
orgogliosamente
cantata da poeti, narratori,
viaggiatori, mostra evidenti
segni di decadenza. Crea raccapriccio la notizia che le
acque antistanti la passeggiata
di Viareggio, dove sorge la
maggior parte degli stabilimenti balneari, non sono «idonee alla balneazione». E ancor
più fa imbestialire, soprattutto i
tanti che avevano prenotato alberghi e affittato case per godersi le sospirate ferie dopo un
anno di lavoro, che il comunicato dell’Arpa, l’agenzia regionale di protezione ambientale
della Toscana, arrivi nel bel
mezzo della stagione estiva.
Come se – tra Goletta verde,
settori ambientali e i tanti uffici
regionali e locali che qualche
competenza in materia pur dovrebbero avere – non ci fosse
stato tempo sufficiente, prima
appunto che la stagione entrasse nel pieno, per ispezionare, scandagliare quel tratto
di mare. E sottoporre ad analisi scrupolose ed attente
quelle acque al fine di adottare
misure precauzionali a tempo
debito. E dire che finora la
giunta regionale , marcatamente di sinistra da tempo immemorabile,
si
è
autoincensata un giorno sì e
l’altro pure. Un fiume di comunicati per far sapere urbi et orbi
quanto fosse efficiente, organizzato, moderno, innovativo,
e chi più ne ha più ne metta , il
“modello” toscano. Tanto rumore per poi affogare in quel
tratto di mare, tra i più belli
delle nostre coste, interdetto
alla balneazione nel mese di
agosto. Toscana infelix.
Università, prende corpo lo “scandalo” dei libri:
se non studiate su queste pagine sono dolori...
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
Liliana Giobbi
Capita che i professori universitari si
cimentino nella stesura di libri di testo
che poi, puntualmente, assegnano ai
propri studenti per la preparazione
dell'esame del proprio corso. Fin qui,
niente di male. Sembrerebbe, però,
che a volte, questi stessi professori,
decidano di dettare legge anche sull'acquisto del libro stesso. Capita, infatti, di leggere sulle bacheche dei
docenti messaggi minatori neanche
troppo velati, del tipo «all'esame è
obbligatorio presentarsi con il libro di
testo». A denunciarlo tre studenti su
cinque, in un sondaggio di Skuola.net
su un campione di circa 1200 studenti universitari. Solo al 25% degli
intervistati non è mai capitato di in-
Secolo
d’Italia
contrare professori avvezzi a tale
pratica. Uno su tre ammette di conoscere prof particolarmente pignoli a
riguardo o di averne sentito parlare
tra i corridoi delle università, mentre
a uno su quattro, addirittura, è capitato più di una volta di dover abbandonare fotocopie, riassunti e appunti
a favore del libro di testo, sotto specifiche direttive del docente. Il 60 per
cento degli studenti intervistati ammette tuttavia di aver comunque ottenuto il permesso di sostenere
l'esame anche con il solo ausilio di
riassunti e fotocopie. Unico ostacolo
da superare, l'inevitabile rimprovero
del professore. Per due su cinque, invece, la punizione è stata più dura: il
12% di questi è stato direttamente
bocciato, mentre uno su tre è stato
gentilmente invitato a lasciare l'aula
e ripresentarsi al prossimo appello,
libro di testo al seguito. Ma questa
pratica accademica è lecita? «Nessun docente universitario può pretendere che lo studente compri un
libro di testo – spiega il professor
Mario Pollo, presidente del corso di
scienze e tecniche psicologiche della
Lumsa di Roma – quello che conta
veramente è che lo studente arrivi
preparato all'esame. Non importa se
il candidato all'esame abbia studiato
su un libro nuovo o usato, sugli appunti, stando attento a lezione o ripassando
con
qualcuno.
L'importante è che sia preparato e
che lo dimostri in sede di esame.
Anche perché praticamente tutte le
università mettono a disposizione
degli studenti biblioteche in cui si trovano tutti i libri messi in programma
e presenti sul piano di studio. Quindi
i ragazzi possono studiare direttamente in biblioteca. L'unico mezzo
che non accetto è quello delle fotocopie illegali: quando si va a fotocopiare un libro bisogna infatti
assicurarsi che parte del costo delle
fotocopie serva a pagare i diritti di autore. Altrimenti si tratta di una pratica
illegale».
diosi suggeriscono che il singolo esemplare di uomo di
Flores, su cui si è basata l'assegnazione di una nuova specie umana, nota come Lb1,
non rappresenta una nuova
specie. Si tratterebbe invece
dello scheletro di una persona
disabile, con caratteristiche
che si adattano alla sindrome
di Down. «I frammenti di ossa
rinvenuti nella caverna di Lian
Bua – spiega Robert B. Eckhardt della Penn State University – appartengono a
diversi individui. L'Lb1 ha solo
un cranio e l'ossa di una coscia». L'iniziale descrizione
dell'Homo floriensis si era fo-
calizzata sulle insolite caratteristiche anatomiche: un volume
cranico di soli 380 millimetri, un
cervello inferiore di un terzo di
quello dell'uomo moderno e
ossa delle gambe corte. Si era
calcolato che l'uomo dovesse
misurare 1,06 metri di altezza.
Altre caratteristiche uniche
avevano fatto pensare ad una
nuova specie. Ma il riesame
delle prove ha suggerito una diversa spiegazione. «Le caratteristiche originali del volume
del cranio e della statura sono
state sottostimate - rileva Eckhardt, che con i colleghi ha
scoperto che il volume del cranio era invece di 430 millimetri
- Una differenza significativa
che inserisce l'uomo di Flores
nella media prevista per gli uomini moderni con la sindrome
di Down nella stessa area geografica». L'altezza calcolata inizialmente
era
basata
combinando la lunghezza del
femore con una formula derivata dalla popolazione africana
dei pigmei. Ma gli uomini con la
sindrome di Down hanno generalmente dei femori corti.
Ridimensionata la scoperta
dell'«uomo di Flores»:
non era un hobbit
Roberto Mariotti
Non era un hobbit, ma una
persona con la sindrome di
Down lo scheletro dell'uomo di
Flores scoperto nel 2004 in Indonesia. Considerato come
una diversa specie di essere
umano per le dimensioni minuscole del cranio e delle
ossa, ora il gruppo di ricercatori coordinati da Maciej Henneberg
dell'università
di
Adelaide, ridimensiona la scoperta che aveva aperto un capitolo inedito dell'evoluzione
umana. Nello studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the national
academy of sciences), gli stu-
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Nuovo attacco azzurro
a Renzi: ci aspetta il default,
la patrimoniale o che altro?
Redazione
«Cosa ci attende? Un default,
la patrimoniale o qualche altra
trovata? Renzi risponda al
paese». Lo dice il senatore di
Fi Lucio Malan a Intelligonews, quotidiano on line.
«Nessun patto segreto tra
Renzi e Berlusconi – assicura
– tantomeno manovre antiprodiane in chiave post-Napolitano. Semmai gli accordi
segreti stanno tutti nel Pd
basta ricordare la vicenda dei
101 che impallinarono Prodi».
Quanto a Forza Italia e le accuse di fare da stampella al
governo, osserva: «Noi non
sosteniamo il governo Renzi
ma abbiamo un accordo al
quale stiamo tenendo fede su
riforme e legge elettorale. E
questo per senso di responsabilità ben sapendo che il governo da solo non avrebbe la
forza per fare né l'una né l'altra riforma, come abbiamo
visto nelle delicate votazioni
sull'impianto del nuovo Senato». Sul ministro Madia tornata al centro delle polemiche
sui pensionamenti, Malan è
netto: «Purtroppo ormai è una
consuetudine: il governo presenta provvedimenti senza
copertura, i tecnici lo rilevano,
Renzi li attacca anziché sui
contenti sul piano personale
come ha fatto coi funzionari
del Senato, alla fine emerge
che avevano ragione i tecnici
e dunque l'esecutivo deve
correre ai ripari». Secondo
Malan, «non si tratta solo di
maleducazione, perché tutto
ciò crea un grave danno ai
conti del paese che, infatti,
non sono mai stati in cattivo
stato come adesso. Di questo
sarà bene che ci si occupi in
modo serio e al più presto,
perché – conclude Malan – è
molto più urgente capire come
il governo intende coprire gli
almeno 25-30 miliardi di buco,
che non il numero dei nuovi
senatori o se hanno o meno
l'immunità».
L'indicatore dei consumi di Confcommercio boccia il bonus
di 80 euro: «Effetti irrilevanti, per la crescita serve altro»
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Secolo
d’Italia
Redazione
«Cercando l'effetto bonus a tutti i
costi si può rinvenirlo nella crescita tendenziale dei consumi a
giugno pari allo 0,4%, corrispondente a un +0,1% sul mese di
maggio». È quanto emerge dall'indicatore del consumi Confcommercio (Icc) relativo al mese
di giugno. Troppo poco rispetto
alle attese, rileva Confcommercio. «Sono segnali positivi ma
straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la
domanda delle famiglie sia
giunta ad un incoraggiante punto
di svolta», osserva il presidente
di Confcommercio Carlo Sangalli
commentando i dati di giugno. «Il
bonus di 80 euro anche se ha
mosso qualcosa non è riuscito a
provocare uno shock sui consumi e a stabilizzare la fiducia
sconfiggendo l'incertezza. Quella
del bonus è una misura che va
nella giusta direzione anche se
ha ingiustamente escluso i lavoratori indipendenti, ma per ricostituire il reddito delle famiglie ha aggiunto - bisogna fare molto
di più». Secondo Sangalli, il
bonus è stato percepito come
«misura episodica». «Per tornare a crescere e fare del 2015
l'anno della ripartenza - secondo
il presidente Confcommercio non ci sono scorciatoie, è urgente abbattere la pressione fiscale utilizzando le risorse
derivanti dal taglio della spesa
pubblica improduttiva e dal contrasto all'evasione fiscale». Sulla
base dei dati sui consumi a giugno, secondo Sangalli, «il 2014
sarà ancora un anno di transizione e se continua così rischia
di compromettere le prospettive
di crescita del 2015». Secondo
Daniele Capezzone, presidente
della Commissione Finanze della
Camera, «i dati e le analisi eloquenti e condivisibili diffusi da
Confcommercio confermano la
calma piatta dei consumi e che
l'effetto del bonus 80 euro, almeno nel mese di giugno, è invisibile». Per il deputato di Forza
Italia «il problema del bonus è
duplice. Innanzitutto, si tratta, appunto, di un bonus per il momento temporaneo: ancora non
è certo che possa diventare una
riduzione strutturale di imposte.
Poi, rischia di essere divorato
dagli aumenti delle tasse sulla
casa e sul risparmio. E gli italiani
i loro conti sanno farli». Da Palazzo Madama, gli fa eco il compagno di partito Andrea Mandelli.
I dati della Confcommercio «confermano che il potere d'acquisto
non si risolleva con misure spotuna tantum: meglio sarebbe
stato iniziare a ridurre le tasse, a
cominciare da quelle che gravano sulle imprese e che sono
un freno alle assunzioni. Peccato
– conclude il senatore di Forza
Italia – che di interventi di questo
tipo non si sia vista nemmeno
l'ombra e che, sull'economia, il
governo sia sempre più nel pallone».
Redazione
Il primo salvataggio che anticipa le
norme della prossima Unione bancaria europea avviene non a caso
in Portogallo, il Paese capofila dei
Pigs, i Paesi più sotto osservazione
in questa crisi: con il via libera dell'Unione europea Lisbona inietterà
fino a 4,9 miliardi nel Banco Espirito Santo, al centro di una tempesta finanziaria da diversi mesi. Il
tracollo del gruppo fondato a fine
'800 da Josè Maria do Espirito
Santo e Silva - che quindi non ha
alcun legame con gruppi cristiani o
con la Chiesa cattolica, mentre
vede tra gli azionisti maggiori la famiglia d'origine e il Credit Agricole si è manifestato definitivamente a
inizio luglio, quando ha ritardato i
pagamenti di obbligazioni in Svizzera. Da quel momento le Borse
europee e i gruppi del credito
hanno cominciato a mostrare un
certo nervosismo, che questo intervento ha in parte calmato. Secondo
quanto spiegato dal governatore
del Banco de Portugal, Carlos
Costa, le attività tossiche dell'Espirito Santo saranno isolate all'interno
di una struttura di dismissione (cioè
una bad bank), incaricata della liquidazione. Le attività sane saranno raggruppate nel Novo
Banco, controllato dal Fondo per la
risoluzione delle banche portoghesi, creato nel 2012 su richiesta
della troika Ue-Fmi-Bce. Da notare
il tentativo di non far pagare ai risparmiatori e ai piccoli azionisti il
piano di salvataggio: saranno soprattutto i grandi soci ad assumersi
le perdite derivanti «da un'attività
bancaria che non hanno controllato», afferma il governo portoghese. Saranno infatti loro che
dovranno gestire le attività tossiche
della banca, inclusi i titoli di debito
ad alto rischio del gruppo familiare
Espirito Santo. Il tentativo si può
fare grazie alle regole transitorie in
attesa della creazione nel 2016 dell'Unione bancaria. Se tutto andrà a
buon fine, il destino del Novo banco
sarà quello di essere messo in vendita. La crisi della banca portoghese Espirito Santo è costata oltre
700 milioni di euro al gruppo Credit
Agricole, che ne è azionista al
14,6%, trascinando quasi a zero
l'utile netto del gruppo francese per
il primo semestre 214 (17 milioni di
euro, contro 696 nello stesso periodo dell'anno scorso). Credit Agricole, per bocca dell'amministratore
delegato Jean-Paul Chifflet, si dice
«ingannata da una famiglia con cui
aveva cercato di costituire una vera
partnership», e preannuncia azioni
legali contro il management dimissionario dell'istituto portoghese.
Lisbona vara un piano da 4,9 miliardi per salvare il Banco
Espirito Santo: le borse europee tirano un sospiro di sollievo
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
Alitalia, a Fiumicino
è ancora
caos bagagli
Redazione
Mentre all'aeroporto di Fiumicino si discute con i sindacati
di categoria sulla procedura di
mobilità per i 2171 esuberi,
sono ancora numerose centinaia i bagagli in transito della
compagnia bloccati. I colli, stipati sui carrellini portabagagli,
si trovano nella apposita struttura dalla quale normalmente
poi vengono caricati a bordo
degli aeromobili. E' la conseguenza dell'assemblea spontanea dei lavoratori Alitalia
che si è svolta nei giorni scorsi
e della applicazione letterale,
a partire a quanto si appreso
dalla scorsa domenica, delle
procedure da parte degli addetti al carico e scarico bagagli della compagnia, una sorta
di 'sciopero bianco'. "I lavoratori fanno il loro dovere, applicando il contratto come
previsto dalla normativa spiega Paolo Pagnotta, segretario territoriale della Cgil Stanno garantendo l'indice di
produttività e tutto il contributo
umano che può essere dato,
ma non di certo come i ritmi
che vengono sostenuti in altri
momenti". Giunto a Roma intanto il Presidente e ad della
compagnia Etihad, James
Hogan, per discutere gli ultimi
dettagli dell'accordo Alitalia.
Dall'8 agosto in Calabria l'ottava edizione
di LegalItalia: un'iniziativa speciale per i due marò
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
Secolo
d’Italia
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ALecce mancano
i braccialetti elettronici:
detenuto rimane in carcere
Valter Delle Donne
«La Calabria è la terra del bimbo
ammazzato Cocò, dell'omicidio
Fortugno, degli inchini ai boss
mafiosi ma è anche la terra della
scomunica di papa Francesco ai
n'dranghetisti. Da qui nasce la
volontà di fare memoria e di
schierarsi tutti, giovani ma anche
istituzioni, politica, corpi dello
stato, inequivocabilmente e trasversalmente contro le mafie».
Con queste parole, la deputata
Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato ucciso, Antonino Scopelliti, ha presentato alla
Camera LegalItalia, il meeting
nazionale antimafia promosso
dall'associazione "Ammazzateci
tutti" e dalla Fondazione Antonino Scopelliti, che quest'anno,
alla sua ottava edizione, dedicherà una menzione speciale
anche ai due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India. «Il
meeting nasce per ricordare
l'omicidio di mio padre – ha spiegato la Scopelliti – un omicidio
d'agosto, dimenticato mentre
proprio i giovani non lo hanno
voluto dimenticare per 21 anni:
la manifestazione si rivolge so-
prattutto a loro affinché vengano
da ogni parte d'Italia». «L'antimafia - ha anche sottolineato
Scopelliti - non è né di destra né
di sinistra, è un abito che tutti
dobbiamo indossare». Per questo, lo stesso programma del
meeting è bipartisan. L'ottava
edizione si terrà a Cannitello di
Villa San Giovanni, dall'8 al 10
agosto, a poche decine di chilometri dal luogo dove il 9 agosto
1991 fu assassinato il sostituto
procuratore generale della Corte
di cassazione, Antonino Scopelliti. Il primo ospite della manifestazione sarà il capo della
Polizia Alessandro Pansa. Ci saranno poi dibattiti con, tra gli altri,
Ernesto Carbone del Pd, Flavio
Tosi, sindaco di Verona, Rosy
Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, il
viceministro della Giustizia Enrico Costa. Ospite della serata
conclusiva sarà il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Gli inchini ai boss mafiosi di alcune
ultime processioni «vogliono dimostrare che la mafia ha il consenso sociale - ha affermato
Aldo Pecora, fondatore di "Ammazzateci tutti" -. Noi dobbiamo
dimostrare che è lo stato ad
avere il consenso sociale con il
lavoro, lo sviluppo e la legalità e
certamente associarci oltre che
alle parole del Papa alla condanna di questi inchini emessa
dal vescovo di Oppido Palmi,
mons. Francesco Milito che ha
vietato tutte le processioni».
Redazione
È di un sacerdote di Genova
il corpo ripescato martedì
mattina nella darsena di Livorno. Si tratta di un prete di
42 anni, non più visto nel capoluogo ligure dal 3 agosto e
la cui denuncia di scomparsa
è stata presentata lunedì. Il
sacerdote, don Giacomo
Vigo, è stato identificato grazie all'iban che gli è stato trovato indosso e che era
riferito ad una persona che
lo conosceva e ne ha consentito l'identificazione. Tra
le ipotesi che vengono seguite dagli investigatori della
questura di Livorno anche
quella della caduta accidentale, mentre viene valutata
improbabile quella di una rapina finita male: il sacerdote
aveva infatti del denaro nel
portafogli. Restano aperte
tutte le altre piste. Dall'oratorio escludono il gesto intenzionale. Forse si è trattato di
una caduta, ma il medico legale, a un primo esame
esterno non ha riscontrato
segni di violenza. Il corpo è
stato portato al cimitero per
l'autopsia. Don Giacomo
Marcello Vigo svolgeva la
sua missione all'Oratorio di
San Filippo Neri del capoluogo ligure. A denunciare la
scomparsa è stato un suo
superiore presentandosi ai
carabinieri della Maddalena.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il religioso
da tempo avrebbe manifestato dei disagi psichici. Il
padre superiore aveva reso
noto alla polizia che l’uomo
era da tempo affetto da una
forma di depressione per la
quale era in cura. Da qual-
che giorno, don Giacomo
Vigo aveva sospeso volontariamente la terapia farmacologica
prescritta
e
manifestava,
secondo
quanto dichiarato da Mauro
De Gioia, chiari segni di peggioramento delle sue condizioni psicofisiche. Prima di
allontanarsi dalla comunità
don Vigo aveva abbandonato i propri effetti personali
compreso il telefono cellulare. Ma questo contrasta
con il ritratto che viene fatto
da confratelli e frequentatori
dell'Oratorio, rimasti stupiti e
increduli alla notizia della
morte. «Era l'immagine della
serenità». Il religioso viene
descritto come persona timida e riservata, molto disponibile
all'ascolto:
si
occupava in particolare delle
confessioni.
È giallo sulla morte di un sacerdote genovese,
ripescato nel porto di Livorno
Redazione
Sono stati arrestati insieme
per procurata evasione e condannati a pene similari (due
anni l'uno, due anni e quattro
mesi l'altro), hanno ottenuto
entrambi il beneficio degli arresti domiciliari, ma solo uno
dei due è a casa: il complice è
ancora rinchiuso nel carcere
di Lecce perché sono finiti i
braccialetti elettronici. La notizia è pubblicata dal Nuovo
Quotidiano di Puglia nell'edizione leccese. Protagonista
della vicenda sono Ivan Spedicati e Antonio Vitale, di 23 e
31 anni, entrambi di Surbo
(Lecce), condannati per aver
favorito l'evasione dal carcere
di Padova di un moldavo, Sergei Vitali, di 30 anni, che stava
scontando una condanna a 15
anni per aver ucciso con colpi
di accetta un connazionale. A
Spedicati i domiciliari sono
stati concessi 20 giorni fa,
quando c'era ancora disponibilità di braccialetti elettronici.
A Vitale il beneficio è stato
concesso alcuni giorni dopo
ma non essendoci braccialetti
elettronici è ancora in cella. Il
suo legale, l'avvocato Mario
Ciardo, ha scritto alla direzione del carcere di Lecce facendo
presente
questa
disparità di trattamento e la
mancata ottemperanza della
disposizione del giudice.
La minaccia jihadista sul Libano: scontri
al confine per arginare l'arrivo di Al Qaeda
6
Secolo
d’Italia
Redazione
Dopo la Siria e l'Iraq, il pericolo jihadista sembra affacciarsi alle
porte del Libano. Negli ultimi
giorni, l'esercito di Beirut è stato
impegnato in combattimenti nel
nord-est del Paese, intorno alla
cittadina di Arsal, contro molte
centinaia di miliziani fondamentalisti sunniti penetrati dal vicino
confine con la Siria. Il bilancio,
solo nei primi tre giorni di scontri,
è stato di 14 soldati morti e 86 feriti, oltre a un numero imprecisato
di civili uccisi. Tra questi, ha riferito un corrispondente sul posto
dell'agenzia libanese Nna, vi sa-
rebbero anche tre bambini della
stessa famiglia. Secondo la radio
Voce del Libano, i morti tra i jihadisti sarebbero una cinquantina.
L'esercito conta anche 22 dispersi, che si pensa siano stati
fatti prigionieri dai miliziani insieme a un numero imprecisato di
poliziotti. «Il Libano sta affrontando una aggressione contro la
sua sovranità e sicurezza per
mano di gruppi oscurantisti e terroristi», ha affermato il primo ministro libanese, Tammam Salam.
«L'esecutivo - ha aggiunto - ha
deciso di mobilitare tutte le istituzioni e le agenzie di sicurezza
dello Stato per difendere il
Paese». Il premier ha anche detto
di aver chiesto alla Francia di accelerare i tempi della consegna di
armamenti per rafforzare l'esercito
libanese, che devono essere finanziati dall'Arabia Saudita. Gli
scontri ad Arsal sono cominciati
sabato, quando le forze jihadiste
sono penetrate in Libano reagendo all'arresto di un cittadino siriano, Imad Ahmed Juma,
accusato di appartenere al Fronte
al Nusra. Si tratta della branca siriana di Al Qaeda che, pur divisa
da forti rivalità con lo Stato islamico (Isis) nelle regioni siriane
sfuggite al controllo lealista, ha
unito le sue forze con questa organizzazione nella regione del
Qalamun, lungo il confine con il Libano. In un'intervista al quotidiano
L'Orient le Jour il ministro della Difesa, Samir Mokbel, ha detto che
sono circa 2.500 i miliziani penetrati in Libano. Con l'intenzione di
non fomentare gli odi interconfessionali, Mokbel ha anche sottolineato che l'esercito non è
affiancato dai miliziani sciiti di Hezbollah, alleati di Damasco. Arsal è
popolata in maggioranza da sunniti, che condividono la stessa religione delle forze jihadiste che
combattono contro il regime siriano e che si servono di questa
regione come di una retrovia.
Redazione
Le operazioni militari israeliane a
Gaza sono possibili grazie «all'indispensabile, diretto coinvolgimento del governo Usa e dei suoi
principali alleati». Lo ha scritto
Glenn Greenwald in un articolo sul
suo The Intercept, in cui pubblica
nuovi documenti provenienti dall'archivio di Edward Snowden, che
«fanno luce - sostiene - su come
americani e alleati abbiano direttamente contribuito agli attacchi di
Israele». «Nell'ultimo decennio la
National security agency (Nsa) ha
significativamente aumentato l'assistenza nella sorveglianza a
Israele, attraverso l'unità 8200,
quella dedicata a Sigint (il grande
"occhio" dell'intelligence occidentale)», scrive Greenwald, aggiun-
gendo che «sono stati forniti dati
per monitorare e prendere di mira i
palestinesi, e in molti casi la Nsa e
gli israeliani hanno cooperato
anche con le agenzie canadesi e
britanniche (Gchq e Csec)». In
questo quadro, la Nsa, «assieme
ai governi arabi amici, inclusa la
monarchia giordana e forse la
stessa Anp, ha fornito servizi vitali
di spionaggio su obiettivi palestinesi». Secondo Greenwald, questo sostegno coperto contrasta con
la linea ufficiale dell'amministrazione Obama, perché senza »il costante sostegno e protezione del
governo americano sarebbe impossibile l'aggressione israeliana»
a Gaza. Nel testo si pubblicano in
particolare due documenti: in uno
viene dettagliato il rapporto tra Nsa
e agenzie israeliane, compresa
una linea diretta e dedicata tra i
due gruppi Sigint destinati alla raccolta dati. In un altro spunta il programma "Gladiator", risalente
all'inizio degli anni 2000, che non
si sa se sia entrato in vigore «a
causa dei costi che Israele voleva
ricadessero interamente sugli
Usa», ma dal quale spunta almeno
una ricevuta di versamento a responsabili israeliani per 500mila
dollari. Altri documenti, risalenti al
2009, poi, «mostrano gli stretti rapporti di intelligence nel corso dell'operazione Piombo fuso (Cast
lead)», anche delle agenzie britanniche che monitoravano «mail e telefonate«. «Ogni azione d'Israele a
Gaza ha l'impronta degli Stati
Uniti», conclude Greenwald.
Gaza, dalle carte di Snowden accuse agli Stati Uniti:
«Le aggressioni di Israele possibili solo grazie a loro»
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
Scintille e accuse
reciproche tra Obama
e i big di Wall Street
Redazione
Dura reprimenda di Barack
Obama verso i supermanager
di Wall Street. «Non avete il
diritto di lamentarvi», ha avvertito il presidente Usa, parlando delle regole con cui si
cerca di evitare gli errori del
passato, quelli che hanno portato alla più grave crisi del dopoguerra. Obama, dunque, è
tornato ad accusare chi frena
la riforma del sistema finanziario americano, ancora incompiuta. Ma la risposta di
alcuni dei leader più in vista
della finanza statunitense non
si è fatta attendere: Obama
pensi alle riforme che non è
riuscito ancora a fare, da
quella dell'immigrazione a
quella fiscale, che avrebbero
portato alla creazione di milioni di posti di lavoro e rafforzato una ripresa definita
ancora anemica. Insomma,
anche se non è la prima volta
che Obama denuncia con toni
forti le resistenze che impediscono di portare a termine la
riforma di Wall Street (come
quando in un'intervista definì i
banchieri «fat cats», gatti
grassi) lo scontro è dei più
duri. Del resto il presidente
americano in questa fase ne
ha per tutti, a cominciare dal
Congresso accusato di bloccare tutte le riforme proposte
dalla Casa Bianca. Un atteggiamento che risente della necessità di recuperare un
minimo di popolarità, da
tempo scivolata ai minimi nei
sondaggi.
Whatsapp? Entro l'anno lo useremo sugli orologi:
pronta laApp per smartwatch
Secolo
MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014
d’Italia
Annamaria Gravino
Facebook entra nel mercato degli smartwatch. La compagnia di Mark Zuckerberg
ha reso Whatsapp, il servizio di chat con
500 milioni di utenti attivi, acquistato dal
social network lo scorso febbraio per 19
miliardi di dollari, compatibile con il sistema operativo Android Wear, pensato
per gli orologi smart e altri dispositivi indossabili. La app, disponibile in versione
beta, consente di leggere i messaggi ricevuti sul polso e di rispondere tramite il
riconoscimento vocale, dettando il testo.
Nei giorni scorsi Facebook aveva rilasciato una versione beta per smartwatch
della sua app di messaggistica, Messenger. Al momento Android Wear è presente
su pochi smartwatch, ad esempio su alcuni modelli di Samsung ed Lg, ma il mercato sembra pronto a decollare e nei
prossimi mesi gli orologi "intelligenti" dovrebbero arrivare copiosi sugli scaffali.
Tra questi, anche l'iWatch di Apple, atteso
sul mercato entro la fine dell'anno. Ed è
probabile che l'affare possa diventare subito un successo, soprattutto in Italia. Secondo la recente ricerca "State of Media
Democracy" di Deloitte il 44% degli italiani
è un "onnivoro digitale", vale a dire che
possiede uno smartphone, un pc portatile
e un tablet. Il dato, inoltre, è in crescita rispetto al 31% registrato nel 2013. Stando
all'indagine, condotta su un campione di
oltre duemila italiani, a incidere sull'incremento è stata la rapida adozione dei tablet, che nel 2014 risultano in mano al
58% degli intervistati contro il 38% di un
anno fa. In aumento anche i possessori di
smartphone, dal 72 all'85%, mentre ad
avere un pc portatile è il 77%, in calo rispetto all'85% del 2013. Il picco degli "onnivori" è tra i 31 e i 47 anni, fascia d'età
dove il 54% ha tutti e tre i dispositivi. Seguono con il 52% i 14-24enni e al 47% i
giovani adulti tra i 25 e i 30 anni. Sempre
secondo lo studio, internet si conferma
prima fonte di intrattenimento per gli italiani, con il 77% delle preferenze. La tv
Da “Sogno di una notte di mezza estate”
allo “Shakespeare Fest”:
la lunga estate del Globe Theatre
Redazione
È Sogno di una notte di mezza
estate lo spettacolo con cui,
dopo il grande successo di
Romeo e Giulietta, per la regia
di Gigi Proietti, prosegue la stagione 2014 del Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, a Roma. Amatissima dal
pubblico, la rappresentazione
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Ugo Lisi (Vicepresidente)
Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
mantiene il secondo posto con il 74%, seguita dalla lettura di libri cartacei ed elettronici che si piazza al 34%, dall'ascolto
di musica su qualsiasi dispositivo a quota
30%, dalla lettura dei quotidiani ferma al
25% e dal cinema, che chiude la classifica con il 21%.
torna in scena per l’ottava stagione consecutiva e sarà in cartellone dal 6 al 17 agosto.
L’opera è stata scritta in occasione di un matrimonio e rappresenta, come una scatola
cinese, un mondo stregato in cui
dominano il capriccio e il dispotismo. Linguaggi diversi che si
intrecciano: quello delle fate che
alterna al verso sciolto, canzoni
e filastrocche; quello degli
amanti dominato dalle liriche
d’amore; quello degli artigiani, in
cui la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del
verso raffinato. La stagione del
Globe Theatre, proseguirà dal
22 agosto al 7 settembre con
Molto rumore per nulla, per la
regia di Loredana Scaramella, e
dall’11 al 18 settembre con
Pene d’amor perdute, diretto da
Alvaro Piccardi. A settembre,
poi, novità in arrivo: dal 2 al 17 il
Teatro aprirà alle 19 per l’aperitivo in giardino mentre, a partire
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
7
dalle 20.30 (prima dell’inizio
dello spettacolo in programma),
verranno proiettati i cortometraggi che hanno partecipato al
bando “Ancora Shakespeare:
perché?” e che rappresentano il
punto di vista degli autori sul più
grande drammaturgo di tutti i
tempi, riflettendo sull’importanza
che oggi si può attribuire all’opera shakespeariana. Inoltre,
il 19, il 20 e il 21 settembre il
Teatro aprirà alle 19.00 per
l’aperitivo con l’accompagnamento di musica dal vivo. Alle
20.45 salirà sul palco Gigi Proietti che, con improvvisazioni e
pillole teatrali, presenterà lo
"Shakespeare Fest", durante il
quale i protagonisti saranno ancora i cortometraggi realizzati
attraverso il bando. L'evento
vuole essere una grande festa
di chiusura della stagione, durante la quale alle proiezioni
verranno affiancate performance teatrali e musicali.
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7 agosto 1990 n. 250