si scrive pa si legge “provvedimento aberrante
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si scrive pa si legge “provvedimento aberrante
d’Italia SI SCRIVE P.A. SI LEGGE “PROVVEDIMENTO ABERRANTE”: ANCHE RUBBIA NEGA LA FIDUCIA AL DECRETO ANNO LXII N.183 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione Con 160 sì contro 106 no il governo Renzi incassa al Senato la fiducia sul decreto sulla Pubblica amministrazione. Era l’unico modo per far passare il maxi emendamento, ovvero il testo della Camera così come modificato dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, con quattro emendamenti presentati dal governo in materia di pensione, tra cui la cancellazione della soluzione per quota 96, i 4mila pensionamenti nella scuola, e l’abolizione dei pensionamenti d’ufficio già a 68 anni, quindi con due anni di anticipo, per professori universitari e primari. Il testo recepisce anche il parere della commissione Bilancio di palazzo Madama, che fa salve le aspettative in corso per i magistrati con incarichi nella Pubblica amministrazione. «Decreto P.a. = Provvedimento aberrante. Disattesi i pensionamenti, il ricambio generazionale e la meritocrazia. Ancora una volta WWW.SECOLODITALIA.IT sono state adottate formulette di sola facciata». Nella dichiarazione della senatrice Paola Pelino, vicepresidente del Gruppo di Forza Italia al Senato, è sintetizzata tutta l’indignazione del centrodestra. Ai microfoni di Sky Tg24, anche Elena Centemero di Forza Italia commenta negativamente la fiducia incassata dal governo al Senato sul provvedimento: «Si tratta di un decreto Omnibus presentato all’insegna di un presunto ricambio genera- zionale che nei fatti, escludendo i magistrati, riguarda solo 600 persone. Di più: il provvedimento presenta anche dei punti di notevole difficoltà, tra cui un turnover fatto attraverso selezioni pubbliche non meglio specificate. Noi siamo per le riforme – aggiunge la Centemero -, ma se le riforme non ci convincono, come quella della Pubblica amministrazione, allora siamo i primi ad esprimere la nostra contrarietà con fermezza. I cittadini vorrebbero una mercoledì 6/8/2014 pubblica amministrazione efficiente e agile, ma di valutazione e di riorganizzazione dei servizi in favore del cittadino non c’è alcuna traccia nel decreto Madia». Una contrarietà, convidisa dal senatore a vita Carlo Rubbia. Anche il premio Nobel per la fisica ha infatti detto no alla fiducia posta dal governo al decreto. La bocciatura arriva anche dalla Lega: per Sergio Divina, il decreto «nasce senza garanzie» e «a colpi di forzature e passi indietro. Queste riforme sono lontanissime dall’essere coperte». In particolare il senatore del Carroccio parla di aspettative «disattese» per 4mila «pensionati mancati della scuola», per gli «invalidi permanenti a causa di atti terroristici» e ancora per «i giovani, bloccati dai nuovi baroni voluti dal governo». Insomma, conclude, «Renzi ha tradito tutti». Ora il provvedimento passa alla Camera in una lotta contro il tempo: il decreto dovrà essere convertito in legge entro il 23 agosto. L’ultimo discorso di Orbàn: spauracchio per l’Occidente o “modello” di decisionismo temperato? Renato Berio Una voce contro le democrazie liberali e le loro insufficienze che si è leva di recente suscitando critiche e allarmi è stata quella di Viktor Orbàn, il premier ungherese che in un suo recente discorso ha detto che non tutte le democrazie occidentali riescono a tenere il passo con la competitività globale e dunque ”il tema più caldo di oggi è comprendere quei sistemi che sono non-occidentali, non-liberali, che non sono democrazie liberali, forse che non sono nemmeno democrazie, e che pure formano delle nazioni di successo”. I modelli citati da Orbàn sono stati Singapore, Cina, Turchia, India e Russia. Com’è noto Orbàn è at- tenzionato dall’Europa, di cui l’Ungheria fa parte, per la controversa riforma della Costituzione e questo suo ultimo discorso è apparso come un pronunciamento a favore del dispotismo anche se va ricordato che il suo partito, Fidesz, ha ottenuto alle ultime elezioni il 46% dei voti e dunque il potere di Orbàn è pienamente legittimato. Bene fa Il Foglio, allora, a utilizzare le parole del premier ungherese non come campanello d’allarme contro le democrazie (sul cui effettivo tasso di libertà ci sarebbe da discutere, soprattutto dopo che si è avuta certezza dello spionaggio invasivo dei servizi Usa ai danni dei paesi occidentali) ma come “paradigma” per com- prendere meglio le falle dei sistemi liberaldemocratici. E che vi siano disfunzioni è innegabile visto che anche Matteo Renzi, come del resto Silvio Berlusconi prima di lui, si è lamentato dell’impossibilità di prendere decisioni e di portarle a termine nonostante il consenso avuto. Il Foglio riporta anche il pa- rere del politologo Nathan Gardels, per il quale l’alternativa non va posta tra democrazia sì e democrazia no ma occorre fare un investimento sul merito (sottraendolo ai partiti) in modo da tenere insieme il pluralismo e il decisionismo delle élite. È importante, al di là delle analisi politologiche, che il “paradigma Orbàn” venga visto e letto senza pregiudizi non come icona del populismo euroscettico ma come alternativa ormai strutturata ai modelli delle democrazie parlamentari dove le riforme vengono bloccate dai veti, dalle infinite discussioni e dai sistema dei bilanciamenti istituzionali previsti nelle Carte fondamentali (come la nostra Costituzione). Meglio tardi che mai: un imam espulso dall’Italia perché in moschea incitava alla violenza 2 Fulvio Carro Espulso. Finalmente – dopo anni in cui nelle moschee, specie in quelle periferiche, c’era di tutto e di più, persino terroristi nascosti – un imam è stato mandato via per le sue frasi in cui si incitava alla violenza. La decisione di Alfano colpisce il marocchino Raoudi Albdelbar della struttura di San Donà di Piave, espulso per «grave turbamento dell’ordine pubblico e pericolo per la sicurezza nazionale e discriminazione per motivi religiosi». L’imam, in un sermone di fine luglio, avrebbe incitato all’odio contro gli ebrei: «Oh Allah – avrebbe detto tra l’altro l’imam le cui parole sono state riprese in un video reso noto dall’ associazione Memri.org – porta su di loro ciò che ci renderà felici. Oh Allah, contali uno a uno e uccidili fino all’ultimo. Non risparmiare uno solo di loro». Il provvedimento di espulsione, sottolinea ancora il Viminale, è stato adottato sulla base di scrupolosi accertamenti condotti dal Servizio centrale An- Secolo d’Italia Toscana infelix: vietata la balneazione a Viareggio. Cade nel ridicolo il “modello rosso” titerrorismo, con il concorso della Digos di Venezia e d’intesa con la procura. «Alfano espelle l’imam di San Donà di Piave perché incitava alla violenza e all’odio religioso. Ben fatto!», commenta il senatore azzurro Maurizio Gasparri. «Alfano chiuda la moschea di San Donà di Piave – incalza a sua volta il leghista Prataviera – e imponga una moratoria sull’apertura di nuove moschee in tutto il Paese. Simili fatti sono allarmanti e gravissimi, siano di monito al governo: basta atteggiamenti lassisti». Prataviera chiede al governo di pretendere «sermoni in italiano e nessuna zona d’ombra, stop a nuovi permessi per la realizzazione di luoghi di culto o affini, censimento di quelli esistenti». Alla luce degli ultimi fatti, conclude, «il governo si svegli: tolleranza zero contro la minaccia islamica, potenziamento dei controlli all’interno dei centri islamici oggi aperti e operativi». rilevante del Campidoglio: di sera la vittima, un 26enne, percorreva da solo la pista ciclabile dell’Aniene ed è stato bloccato dai due balordi che dopo averlo minacciato e aggredito, hanno tentato di impossessarsi del suo cellulare. Il malcapitato è riuscito a fatica a divincolarsi dandosi alla fuga e chiamando il 112. I carabinieri, avuta la descrizione completa dei rapinatori, si sono immediatamente recati presso il luogo dell’evento e, dopo una breve ricerca in zona, li hanno intercettati e arrestati. I due sono stati riconosciuti dalla vittima quali autori della tentata rapina e sono stati trattenuti in caserma in attesa del processo con il rito per direttissima. Per la vittima, fortunatamente, solo tanta paura. L’episodio non meraviglia l’associazione BiciRoma: «Purtroppo lo stato di abbandono che denunciamo da mesi genera anche situazioni di pericolo come queste che fortunatamente per il mal- capitato ciclista si è risolta solo con uno spavento – si legge in un comunicato – ma questo episodio fa tornare subito a mente quanto accaduto il 17 agosto 2007 con l’aggressione che risultò fatale a Luigi Moriccioli. Purtroppo l’atmosfera lungo le piste ciclabili romane sembra esser tornata quella di allora con insediamenti abusivi e mancata manutenzione e vigilanza un po’ ovunque». L’attacco è duro: «Il sindaco Marino e il delegato alla ciclabilità Improta stanno deludendo le aspettative. Piste sporche, malmesse, senza alcuna vigilanza, da mesi chiediamo interventi ma invano – prosegue il comunicato – così come chiediamo una maggiore partecipazione per contribuire allo sviluppo della mobilità ciclistica, ma veniamo convocati per ascoltare provvedimenti presi dall’alto senza alcuna concertazione come le misure per l’intermodalità o come per la pedonalizzazione del tridente che risulterà essere l’ennesima occasione persa per dare un segnale concreto a favore della mobilità ciclistica. BiciRoma chiede al sindaco Marino di intervenire, sia come suo dovere di primo cittadino che come ciclista dichiarato, per ripristinare il giusto decoro delle piste ciclabili oggi abbandonate nella più totale incuria». Un altro urlo nel deserto. Di Marino. Aggredito da due romeni mentre era in bici: alla “Roma di Marino” non crede più nessuno Girolamo Fragalà Sordo a qualsiasi protesta, chiuso nei sorrisetti soddisfatti davanti ai fotografi, qualche slogan distribuito qua e là, il tormentone sulla pedonalizzazione dei Fori. E nient’altro. Ignazio Marino, dopo mesi e mesi, non ha ancora capito che fare il sindaco di Roma significa conoscere il territorio centimetro per centimetro, periferia per periferia, senza infastidirsi se i cittadini scendono in piazza per denunciare la massiccia presenza dei campi nomadi o per lanciare l’allarme delle case occupate dai cosiddetti rifugiati. L’indifferenza produce conseguenze pesanti e le cronache di Roma s’infittiscono di episodi violenti. L’ultimo in ordine cronologico: sono finiti in manette due cittadini romeni di 19 e 39 anni, senza fissa dimora, per aver tentato di rapinare un giovane sulla pista ciclabile al quartiere “Africano”. Un’altra vicenda che lancia nuove ombre sull’azione ir- MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 Silvano Moffa Toscana infelix. La Regione rossa per antonomasia, intarsio incantevole di natura, ambiente, chianti, arte, cultura, chiese, castelli medievali e palazzi rinascimentali, colline, pianure, ruscelli e clivi incantevoli, elevati a sigillo della Bellaitalia, orgogliosamente cantata da poeti, narratori, viaggiatori, mostra evidenti segni di decadenza. Crea raccapriccio la notizia che le acque antistanti la passeggiata di Viareggio, dove sorge la maggior parte degli stabilimenti balneari, non sono «idonee alla balneazione». E ancor più fa imbestialire, soprattutto i tanti che avevano prenotato alberghi e affittato case per godersi le sospirate ferie dopo un anno di lavoro, che il comunicato dell’Arpa, l’agenzia regionale di protezione ambientale della Toscana, arrivi nel bel mezzo della stagione estiva. Come se – tra Goletta verde, settori ambientali e i tanti uffici regionali e locali che qualche competenza in materia pur dovrebbero avere – non ci fosse stato tempo sufficiente, prima appunto che la stagione entrasse nel pieno, per ispezionare, scandagliare quel tratto di mare. E sottoporre ad analisi scrupolose ed attente quelle acque al fine di adottare misure precauzionali a tempo debito. E dire che finora la giunta regionale , marcatamente di sinistra da tempo immemorabile, si è autoincensata un giorno sì e l’altro pure. Un fiume di comunicati per far sapere urbi et orbi quanto fosse efficiente, organizzato, moderno, innovativo, e chi più ne ha più ne metta , il “modello” toscano. Tanto rumore per poi affogare in quel tratto di mare, tra i più belli delle nostre coste, interdetto alla balneazione nel mese di agosto. Toscana infelix. Università, prende corpo lo “scandalo” dei libri: se non studiate su queste pagine sono dolori... MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 Liliana Giobbi Capita che i professori universitari si cimentino nella stesura di libri di testo che poi, puntualmente, assegnano ai propri studenti per la preparazione dell'esame del proprio corso. Fin qui, niente di male. Sembrerebbe, però, che a volte, questi stessi professori, decidano di dettare legge anche sull'acquisto del libro stesso. Capita, infatti, di leggere sulle bacheche dei docenti messaggi minatori neanche troppo velati, del tipo «all'esame è obbligatorio presentarsi con il libro di testo». A denunciarlo tre studenti su cinque, in un sondaggio di Skuola.net su un campione di circa 1200 studenti universitari. Solo al 25% degli intervistati non è mai capitato di in- Secolo d’Italia contrare professori avvezzi a tale pratica. Uno su tre ammette di conoscere prof particolarmente pignoli a riguardo o di averne sentito parlare tra i corridoi delle università, mentre a uno su quattro, addirittura, è capitato più di una volta di dover abbandonare fotocopie, riassunti e appunti a favore del libro di testo, sotto specifiche direttive del docente. Il 60 per cento degli studenti intervistati ammette tuttavia di aver comunque ottenuto il permesso di sostenere l'esame anche con il solo ausilio di riassunti e fotocopie. Unico ostacolo da superare, l'inevitabile rimprovero del professore. Per due su cinque, invece, la punizione è stata più dura: il 12% di questi è stato direttamente bocciato, mentre uno su tre è stato gentilmente invitato a lasciare l'aula e ripresentarsi al prossimo appello, libro di testo al seguito. Ma questa pratica accademica è lecita? «Nessun docente universitario può pretendere che lo studente compri un libro di testo – spiega il professor Mario Pollo, presidente del corso di scienze e tecniche psicologiche della Lumsa di Roma – quello che conta veramente è che lo studente arrivi preparato all'esame. Non importa se il candidato all'esame abbia studiato su un libro nuovo o usato, sugli appunti, stando attento a lezione o ripassando con qualcuno. L'importante è che sia preparato e che lo dimostri in sede di esame. Anche perché praticamente tutte le università mettono a disposizione degli studenti biblioteche in cui si trovano tutti i libri messi in programma e presenti sul piano di studio. Quindi i ragazzi possono studiare direttamente in biblioteca. L'unico mezzo che non accetto è quello delle fotocopie illegali: quando si va a fotocopiare un libro bisogna infatti assicurarsi che parte del costo delle fotocopie serva a pagare i diritti di autore. Altrimenti si tratta di una pratica illegale». diosi suggeriscono che il singolo esemplare di uomo di Flores, su cui si è basata l'assegnazione di una nuova specie umana, nota come Lb1, non rappresenta una nuova specie. Si tratterebbe invece dello scheletro di una persona disabile, con caratteristiche che si adattano alla sindrome di Down. «I frammenti di ossa rinvenuti nella caverna di Lian Bua – spiega Robert B. Eckhardt della Penn State University – appartengono a diversi individui. L'Lb1 ha solo un cranio e l'ossa di una coscia». L'iniziale descrizione dell'Homo floriensis si era fo- calizzata sulle insolite caratteristiche anatomiche: un volume cranico di soli 380 millimetri, un cervello inferiore di un terzo di quello dell'uomo moderno e ossa delle gambe corte. Si era calcolato che l'uomo dovesse misurare 1,06 metri di altezza. Altre caratteristiche uniche avevano fatto pensare ad una nuova specie. Ma il riesame delle prove ha suggerito una diversa spiegazione. «Le caratteristiche originali del volume del cranio e della statura sono state sottostimate - rileva Eckhardt, che con i colleghi ha scoperto che il volume del cranio era invece di 430 millimetri - Una differenza significativa che inserisce l'uomo di Flores nella media prevista per gli uomini moderni con la sindrome di Down nella stessa area geografica». L'altezza calcolata inizialmente era basata combinando la lunghezza del femore con una formula derivata dalla popolazione africana dei pigmei. Ma gli uomini con la sindrome di Down hanno generalmente dei femori corti. Ridimensionata la scoperta dell'«uomo di Flores»: non era un hobbit Roberto Mariotti Non era un hobbit, ma una persona con la sindrome di Down lo scheletro dell'uomo di Flores scoperto nel 2004 in Indonesia. Considerato come una diversa specie di essere umano per le dimensioni minuscole del cranio e delle ossa, ora il gruppo di ricercatori coordinati da Maciej Henneberg dell'università di Adelaide, ridimensiona la scoperta che aveva aperto un capitolo inedito dell'evoluzione umana. Nello studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the national academy of sciences), gli stu- 3 Nuovo attacco azzurro a Renzi: ci aspetta il default, la patrimoniale o che altro? Redazione «Cosa ci attende? Un default, la patrimoniale o qualche altra trovata? Renzi risponda al paese». Lo dice il senatore di Fi Lucio Malan a Intelligonews, quotidiano on line. «Nessun patto segreto tra Renzi e Berlusconi – assicura – tantomeno manovre antiprodiane in chiave post-Napolitano. Semmai gli accordi segreti stanno tutti nel Pd basta ricordare la vicenda dei 101 che impallinarono Prodi». Quanto a Forza Italia e le accuse di fare da stampella al governo, osserva: «Noi non sosteniamo il governo Renzi ma abbiamo un accordo al quale stiamo tenendo fede su riforme e legge elettorale. E questo per senso di responsabilità ben sapendo che il governo da solo non avrebbe la forza per fare né l'una né l'altra riforma, come abbiamo visto nelle delicate votazioni sull'impianto del nuovo Senato». Sul ministro Madia tornata al centro delle polemiche sui pensionamenti, Malan è netto: «Purtroppo ormai è una consuetudine: il governo presenta provvedimenti senza copertura, i tecnici lo rilevano, Renzi li attacca anziché sui contenti sul piano personale come ha fatto coi funzionari del Senato, alla fine emerge che avevano ragione i tecnici e dunque l'esecutivo deve correre ai ripari». Secondo Malan, «non si tratta solo di maleducazione, perché tutto ciò crea un grave danno ai conti del paese che, infatti, non sono mai stati in cattivo stato come adesso. Di questo sarà bene che ci si occupi in modo serio e al più presto, perché – conclude Malan – è molto più urgente capire come il governo intende coprire gli almeno 25-30 miliardi di buco, che non il numero dei nuovi senatori o se hanno o meno l'immunità». L'indicatore dei consumi di Confcommercio boccia il bonus di 80 euro: «Effetti irrilevanti, per la crescita serve altro» 4 Secolo d’Italia Redazione «Cercando l'effetto bonus a tutti i costi si può rinvenirlo nella crescita tendenziale dei consumi a giugno pari allo 0,4%, corrispondente a un +0,1% sul mese di maggio». È quanto emerge dall'indicatore del consumi Confcommercio (Icc) relativo al mese di giugno. Troppo poco rispetto alle attese, rileva Confcommercio. «Sono segnali positivi ma straordinariamente deboli e insufficienti per affermare che la domanda delle famiglie sia giunta ad un incoraggiante punto di svolta», osserva il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli commentando i dati di giugno. «Il bonus di 80 euro anche se ha mosso qualcosa non è riuscito a provocare uno shock sui consumi e a stabilizzare la fiducia sconfiggendo l'incertezza. Quella del bonus è una misura che va nella giusta direzione anche se ha ingiustamente escluso i lavoratori indipendenti, ma per ricostituire il reddito delle famiglie ha aggiunto - bisogna fare molto di più». Secondo Sangalli, il bonus è stato percepito come «misura episodica». «Per tornare a crescere e fare del 2015 l'anno della ripartenza - secondo il presidente Confcommercio non ci sono scorciatoie, è urgente abbattere la pressione fiscale utilizzando le risorse derivanti dal taglio della spesa pubblica improduttiva e dal contrasto all'evasione fiscale». Sulla base dei dati sui consumi a giugno, secondo Sangalli, «il 2014 sarà ancora un anno di transizione e se continua così rischia di compromettere le prospettive di crescita del 2015». Secondo Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, «i dati e le analisi eloquenti e condivisibili diffusi da Confcommercio confermano la calma piatta dei consumi e che l'effetto del bonus 80 euro, almeno nel mese di giugno, è invisibile». Per il deputato di Forza Italia «il problema del bonus è duplice. Innanzitutto, si tratta, appunto, di un bonus per il momento temporaneo: ancora non è certo che possa diventare una riduzione strutturale di imposte. Poi, rischia di essere divorato dagli aumenti delle tasse sulla casa e sul risparmio. E gli italiani i loro conti sanno farli». Da Palazzo Madama, gli fa eco il compagno di partito Andrea Mandelli. I dati della Confcommercio «confermano che il potere d'acquisto non si risolleva con misure spotuna tantum: meglio sarebbe stato iniziare a ridurre le tasse, a cominciare da quelle che gravano sulle imprese e che sono un freno alle assunzioni. Peccato – conclude il senatore di Forza Italia – che di interventi di questo tipo non si sia vista nemmeno l'ombra e che, sull'economia, il governo sia sempre più nel pallone». Redazione Il primo salvataggio che anticipa le norme della prossima Unione bancaria europea avviene non a caso in Portogallo, il Paese capofila dei Pigs, i Paesi più sotto osservazione in questa crisi: con il via libera dell'Unione europea Lisbona inietterà fino a 4,9 miliardi nel Banco Espirito Santo, al centro di una tempesta finanziaria da diversi mesi. Il tracollo del gruppo fondato a fine '800 da Josè Maria do Espirito Santo e Silva - che quindi non ha alcun legame con gruppi cristiani o con la Chiesa cattolica, mentre vede tra gli azionisti maggiori la famiglia d'origine e il Credit Agricole si è manifestato definitivamente a inizio luglio, quando ha ritardato i pagamenti di obbligazioni in Svizzera. Da quel momento le Borse europee e i gruppi del credito hanno cominciato a mostrare un certo nervosismo, che questo intervento ha in parte calmato. Secondo quanto spiegato dal governatore del Banco de Portugal, Carlos Costa, le attività tossiche dell'Espirito Santo saranno isolate all'interno di una struttura di dismissione (cioè una bad bank), incaricata della liquidazione. Le attività sane saranno raggruppate nel Novo Banco, controllato dal Fondo per la risoluzione delle banche portoghesi, creato nel 2012 su richiesta della troika Ue-Fmi-Bce. Da notare il tentativo di non far pagare ai risparmiatori e ai piccoli azionisti il piano di salvataggio: saranno soprattutto i grandi soci ad assumersi le perdite derivanti «da un'attività bancaria che non hanno controllato», afferma il governo portoghese. Saranno infatti loro che dovranno gestire le attività tossiche della banca, inclusi i titoli di debito ad alto rischio del gruppo familiare Espirito Santo. Il tentativo si può fare grazie alle regole transitorie in attesa della creazione nel 2016 dell'Unione bancaria. Se tutto andrà a buon fine, il destino del Novo banco sarà quello di essere messo in vendita. La crisi della banca portoghese Espirito Santo è costata oltre 700 milioni di euro al gruppo Credit Agricole, che ne è azionista al 14,6%, trascinando quasi a zero l'utile netto del gruppo francese per il primo semestre 214 (17 milioni di euro, contro 696 nello stesso periodo dell'anno scorso). Credit Agricole, per bocca dell'amministratore delegato Jean-Paul Chifflet, si dice «ingannata da una famiglia con cui aveva cercato di costituire una vera partnership», e preannuncia azioni legali contro il management dimissionario dell'istituto portoghese. Lisbona vara un piano da 4,9 miliardi per salvare il Banco Espirito Santo: le borse europee tirano un sospiro di sollievo MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 Alitalia, a Fiumicino è ancora caos bagagli Redazione Mentre all'aeroporto di Fiumicino si discute con i sindacati di categoria sulla procedura di mobilità per i 2171 esuberi, sono ancora numerose centinaia i bagagli in transito della compagnia bloccati. I colli, stipati sui carrellini portabagagli, si trovano nella apposita struttura dalla quale normalmente poi vengono caricati a bordo degli aeromobili. E' la conseguenza dell'assemblea spontanea dei lavoratori Alitalia che si è svolta nei giorni scorsi e della applicazione letterale, a partire a quanto si appreso dalla scorsa domenica, delle procedure da parte degli addetti al carico e scarico bagagli della compagnia, una sorta di 'sciopero bianco'. "I lavoratori fanno il loro dovere, applicando il contratto come previsto dalla normativa spiega Paolo Pagnotta, segretario territoriale della Cgil Stanno garantendo l'indice di produttività e tutto il contributo umano che può essere dato, ma non di certo come i ritmi che vengono sostenuti in altri momenti". Giunto a Roma intanto il Presidente e ad della compagnia Etihad, James Hogan, per discutere gli ultimi dettagli dell'accordo Alitalia. Dall'8 agosto in Calabria l'ottava edizione di LegalItalia: un'iniziativa speciale per i due marò MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 Secolo d’Italia 5 ALecce mancano i braccialetti elettronici: detenuto rimane in carcere Valter Delle Donne «La Calabria è la terra del bimbo ammazzato Cocò, dell'omicidio Fortugno, degli inchini ai boss mafiosi ma è anche la terra della scomunica di papa Francesco ai n'dranghetisti. Da qui nasce la volontà di fare memoria e di schierarsi tutti, giovani ma anche istituzioni, politica, corpi dello stato, inequivocabilmente e trasversalmente contro le mafie». Con queste parole, la deputata Rosanna Scopelliti, figlia del magistrato ucciso, Antonino Scopelliti, ha presentato alla Camera LegalItalia, il meeting nazionale antimafia promosso dall'associazione "Ammazzateci tutti" e dalla Fondazione Antonino Scopelliti, che quest'anno, alla sua ottava edizione, dedicherà una menzione speciale anche ai due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, trattenuti in India. «Il meeting nasce per ricordare l'omicidio di mio padre – ha spiegato la Scopelliti – un omicidio d'agosto, dimenticato mentre proprio i giovani non lo hanno voluto dimenticare per 21 anni: la manifestazione si rivolge so- prattutto a loro affinché vengano da ogni parte d'Italia». «L'antimafia - ha anche sottolineato Scopelliti - non è né di destra né di sinistra, è un abito che tutti dobbiamo indossare». Per questo, lo stesso programma del meeting è bipartisan. L'ottava edizione si terrà a Cannitello di Villa San Giovanni, dall'8 al 10 agosto, a poche decine di chilometri dal luogo dove il 9 agosto 1991 fu assassinato il sostituto procuratore generale della Corte di cassazione, Antonino Scopelliti. Il primo ospite della manifestazione sarà il capo della Polizia Alessandro Pansa. Ci saranno poi dibattiti con, tra gli altri, Ernesto Carbone del Pd, Flavio Tosi, sindaco di Verona, Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, il viceministro della Giustizia Enrico Costa. Ospite della serata conclusiva sarà il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Gli inchini ai boss mafiosi di alcune ultime processioni «vogliono dimostrare che la mafia ha il consenso sociale - ha affermato Aldo Pecora, fondatore di "Ammazzateci tutti" -. Noi dobbiamo dimostrare che è lo stato ad avere il consenso sociale con il lavoro, lo sviluppo e la legalità e certamente associarci oltre che alle parole del Papa alla condanna di questi inchini emessa dal vescovo di Oppido Palmi, mons. Francesco Milito che ha vietato tutte le processioni». Redazione È di un sacerdote di Genova il corpo ripescato martedì mattina nella darsena di Livorno. Si tratta di un prete di 42 anni, non più visto nel capoluogo ligure dal 3 agosto e la cui denuncia di scomparsa è stata presentata lunedì. Il sacerdote, don Giacomo Vigo, è stato identificato grazie all'iban che gli è stato trovato indosso e che era riferito ad una persona che lo conosceva e ne ha consentito l'identificazione. Tra le ipotesi che vengono seguite dagli investigatori della questura di Livorno anche quella della caduta accidentale, mentre viene valutata improbabile quella di una rapina finita male: il sacerdote aveva infatti del denaro nel portafogli. Restano aperte tutte le altre piste. Dall'oratorio escludono il gesto intenzionale. Forse si è trattato di una caduta, ma il medico legale, a un primo esame esterno non ha riscontrato segni di violenza. Il corpo è stato portato al cimitero per l'autopsia. Don Giacomo Marcello Vigo svolgeva la sua missione all'Oratorio di San Filippo Neri del capoluogo ligure. A denunciare la scomparsa è stato un suo superiore presentandosi ai carabinieri della Maddalena. Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il religioso da tempo avrebbe manifestato dei disagi psichici. Il padre superiore aveva reso noto alla polizia che l’uomo era da tempo affetto da una forma di depressione per la quale era in cura. Da qual- che giorno, don Giacomo Vigo aveva sospeso volontariamente la terapia farmacologica prescritta e manifestava, secondo quanto dichiarato da Mauro De Gioia, chiari segni di peggioramento delle sue condizioni psicofisiche. Prima di allontanarsi dalla comunità don Vigo aveva abbandonato i propri effetti personali compreso il telefono cellulare. Ma questo contrasta con il ritratto che viene fatto da confratelli e frequentatori dell'Oratorio, rimasti stupiti e increduli alla notizia della morte. «Era l'immagine della serenità». Il religioso viene descritto come persona timida e riservata, molto disponibile all'ascolto: si occupava in particolare delle confessioni. È giallo sulla morte di un sacerdote genovese, ripescato nel porto di Livorno Redazione Sono stati arrestati insieme per procurata evasione e condannati a pene similari (due anni l'uno, due anni e quattro mesi l'altro), hanno ottenuto entrambi il beneficio degli arresti domiciliari, ma solo uno dei due è a casa: il complice è ancora rinchiuso nel carcere di Lecce perché sono finiti i braccialetti elettronici. La notizia è pubblicata dal Nuovo Quotidiano di Puglia nell'edizione leccese. Protagonista della vicenda sono Ivan Spedicati e Antonio Vitale, di 23 e 31 anni, entrambi di Surbo (Lecce), condannati per aver favorito l'evasione dal carcere di Padova di un moldavo, Sergei Vitali, di 30 anni, che stava scontando una condanna a 15 anni per aver ucciso con colpi di accetta un connazionale. A Spedicati i domiciliari sono stati concessi 20 giorni fa, quando c'era ancora disponibilità di braccialetti elettronici. A Vitale il beneficio è stato concesso alcuni giorni dopo ma non essendoci braccialetti elettronici è ancora in cella. Il suo legale, l'avvocato Mario Ciardo, ha scritto alla direzione del carcere di Lecce facendo presente questa disparità di trattamento e la mancata ottemperanza della disposizione del giudice. La minaccia jihadista sul Libano: scontri al confine per arginare l'arrivo di Al Qaeda 6 Secolo d’Italia Redazione Dopo la Siria e l'Iraq, il pericolo jihadista sembra affacciarsi alle porte del Libano. Negli ultimi giorni, l'esercito di Beirut è stato impegnato in combattimenti nel nord-est del Paese, intorno alla cittadina di Arsal, contro molte centinaia di miliziani fondamentalisti sunniti penetrati dal vicino confine con la Siria. Il bilancio, solo nei primi tre giorni di scontri, è stato di 14 soldati morti e 86 feriti, oltre a un numero imprecisato di civili uccisi. Tra questi, ha riferito un corrispondente sul posto dell'agenzia libanese Nna, vi sa- rebbero anche tre bambini della stessa famiglia. Secondo la radio Voce del Libano, i morti tra i jihadisti sarebbero una cinquantina. L'esercito conta anche 22 dispersi, che si pensa siano stati fatti prigionieri dai miliziani insieme a un numero imprecisato di poliziotti. «Il Libano sta affrontando una aggressione contro la sua sovranità e sicurezza per mano di gruppi oscurantisti e terroristi», ha affermato il primo ministro libanese, Tammam Salam. «L'esecutivo - ha aggiunto - ha deciso di mobilitare tutte le istituzioni e le agenzie di sicurezza dello Stato per difendere il Paese». Il premier ha anche detto di aver chiesto alla Francia di accelerare i tempi della consegna di armamenti per rafforzare l'esercito libanese, che devono essere finanziati dall'Arabia Saudita. Gli scontri ad Arsal sono cominciati sabato, quando le forze jihadiste sono penetrate in Libano reagendo all'arresto di un cittadino siriano, Imad Ahmed Juma, accusato di appartenere al Fronte al Nusra. Si tratta della branca siriana di Al Qaeda che, pur divisa da forti rivalità con lo Stato islamico (Isis) nelle regioni siriane sfuggite al controllo lealista, ha unito le sue forze con questa organizzazione nella regione del Qalamun, lungo il confine con il Libano. In un'intervista al quotidiano L'Orient le Jour il ministro della Difesa, Samir Mokbel, ha detto che sono circa 2.500 i miliziani penetrati in Libano. Con l'intenzione di non fomentare gli odi interconfessionali, Mokbel ha anche sottolineato che l'esercito non è affiancato dai miliziani sciiti di Hezbollah, alleati di Damasco. Arsal è popolata in maggioranza da sunniti, che condividono la stessa religione delle forze jihadiste che combattono contro il regime siriano e che si servono di questa regione come di una retrovia. Redazione Le operazioni militari israeliane a Gaza sono possibili grazie «all'indispensabile, diretto coinvolgimento del governo Usa e dei suoi principali alleati». Lo ha scritto Glenn Greenwald in un articolo sul suo The Intercept, in cui pubblica nuovi documenti provenienti dall'archivio di Edward Snowden, che «fanno luce - sostiene - su come americani e alleati abbiano direttamente contribuito agli attacchi di Israele». «Nell'ultimo decennio la National security agency (Nsa) ha significativamente aumentato l'assistenza nella sorveglianza a Israele, attraverso l'unità 8200, quella dedicata a Sigint (il grande "occhio" dell'intelligence occidentale)», scrive Greenwald, aggiun- gendo che «sono stati forniti dati per monitorare e prendere di mira i palestinesi, e in molti casi la Nsa e gli israeliani hanno cooperato anche con le agenzie canadesi e britanniche (Gchq e Csec)». In questo quadro, la Nsa, «assieme ai governi arabi amici, inclusa la monarchia giordana e forse la stessa Anp, ha fornito servizi vitali di spionaggio su obiettivi palestinesi». Secondo Greenwald, questo sostegno coperto contrasta con la linea ufficiale dell'amministrazione Obama, perché senza »il costante sostegno e protezione del governo americano sarebbe impossibile l'aggressione israeliana» a Gaza. Nel testo si pubblicano in particolare due documenti: in uno viene dettagliato il rapporto tra Nsa e agenzie israeliane, compresa una linea diretta e dedicata tra i due gruppi Sigint destinati alla raccolta dati. In un altro spunta il programma "Gladiator", risalente all'inizio degli anni 2000, che non si sa se sia entrato in vigore «a causa dei costi che Israele voleva ricadessero interamente sugli Usa», ma dal quale spunta almeno una ricevuta di versamento a responsabili israeliani per 500mila dollari. Altri documenti, risalenti al 2009, poi, «mostrano gli stretti rapporti di intelligence nel corso dell'operazione Piombo fuso (Cast lead)», anche delle agenzie britanniche che monitoravano «mail e telefonate«. «Ogni azione d'Israele a Gaza ha l'impronta degli Stati Uniti», conclude Greenwald. Gaza, dalle carte di Snowden accuse agli Stati Uniti: «Le aggressioni di Israele possibili solo grazie a loro» MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 Scintille e accuse reciproche tra Obama e i big di Wall Street Redazione Dura reprimenda di Barack Obama verso i supermanager di Wall Street. «Non avete il diritto di lamentarvi», ha avvertito il presidente Usa, parlando delle regole con cui si cerca di evitare gli errori del passato, quelli che hanno portato alla più grave crisi del dopoguerra. Obama, dunque, è tornato ad accusare chi frena la riforma del sistema finanziario americano, ancora incompiuta. Ma la risposta di alcuni dei leader più in vista della finanza statunitense non si è fatta attendere: Obama pensi alle riforme che non è riuscito ancora a fare, da quella dell'immigrazione a quella fiscale, che avrebbero portato alla creazione di milioni di posti di lavoro e rafforzato una ripresa definita ancora anemica. Insomma, anche se non è la prima volta che Obama denuncia con toni forti le resistenze che impediscono di portare a termine la riforma di Wall Street (come quando in un'intervista definì i banchieri «fat cats», gatti grassi) lo scontro è dei più duri. Del resto il presidente americano in questa fase ne ha per tutti, a cominciare dal Congresso accusato di bloccare tutte le riforme proposte dalla Casa Bianca. Un atteggiamento che risente della necessità di recuperare un minimo di popolarità, da tempo scivolata ai minimi nei sondaggi. Whatsapp? Entro l'anno lo useremo sugli orologi: pronta laApp per smartwatch Secolo MERCOLEDì 6 AGOSTO 2014 d’Italia Annamaria Gravino Facebook entra nel mercato degli smartwatch. La compagnia di Mark Zuckerberg ha reso Whatsapp, il servizio di chat con 500 milioni di utenti attivi, acquistato dal social network lo scorso febbraio per 19 miliardi di dollari, compatibile con il sistema operativo Android Wear, pensato per gli orologi smart e altri dispositivi indossabili. La app, disponibile in versione beta, consente di leggere i messaggi ricevuti sul polso e di rispondere tramite il riconoscimento vocale, dettando il testo. Nei giorni scorsi Facebook aveva rilasciato una versione beta per smartwatch della sua app di messaggistica, Messenger. Al momento Android Wear è presente su pochi smartwatch, ad esempio su alcuni modelli di Samsung ed Lg, ma il mercato sembra pronto a decollare e nei prossimi mesi gli orologi "intelligenti" dovrebbero arrivare copiosi sugli scaffali. Tra questi, anche l'iWatch di Apple, atteso sul mercato entro la fine dell'anno. Ed è probabile che l'affare possa diventare subito un successo, soprattutto in Italia. Secondo la recente ricerca "State of Media Democracy" di Deloitte il 44% degli italiani è un "onnivoro digitale", vale a dire che possiede uno smartphone, un pc portatile e un tablet. Il dato, inoltre, è in crescita rispetto al 31% registrato nel 2013. Stando all'indagine, condotta su un campione di oltre duemila italiani, a incidere sull'incremento è stata la rapida adozione dei tablet, che nel 2014 risultano in mano al 58% degli intervistati contro il 38% di un anno fa. In aumento anche i possessori di smartphone, dal 72 all'85%, mentre ad avere un pc portatile è il 77%, in calo rispetto all'85% del 2013. Il picco degli "onnivori" è tra i 31 e i 47 anni, fascia d'età dove il 54% ha tutti e tre i dispositivi. Seguono con il 52% i 14-24enni e al 47% i giovani adulti tra i 25 e i 30 anni. Sempre secondo lo studio, internet si conferma prima fonte di intrattenimento per gli italiani, con il 77% delle preferenze. La tv Da “Sogno di una notte di mezza estate” allo “Shakespeare Fest”: la lunga estate del Globe Theatre Redazione È Sogno di una notte di mezza estate lo spettacolo con cui, dopo il grande successo di Romeo e Giulietta, per la regia di Gigi Proietti, prosegue la stagione 2014 del Silvano Toti Globe Theatre di Villa Borghese, a Roma. Amatissima dal pubblico, la rappresentazione Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci mantiene il secondo posto con il 74%, seguita dalla lettura di libri cartacei ed elettronici che si piazza al 34%, dall'ascolto di musica su qualsiasi dispositivo a quota 30%, dalla lettura dei quotidiani ferma al 25% e dal cinema, che chiude la classifica con il 21%. torna in scena per l’ottava stagione consecutiva e sarà in cartellone dal 6 al 17 agosto. L’opera è stata scritta in occasione di un matrimonio e rappresenta, come una scatola cinese, un mondo stregato in cui dominano il capriccio e il dispotismo. Linguaggi diversi che si intrecciano: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche; quello degli amanti dominato dalle liriche d’amore; quello degli artigiani, in cui la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso raffinato. La stagione del Globe Theatre, proseguirà dal 22 agosto al 7 settembre con Molto rumore per nulla, per la regia di Loredana Scaramella, e dall’11 al 18 settembre con Pene d’amor perdute, diretto da Alvaro Piccardi. A settembre, poi, novità in arrivo: dal 2 al 17 il Teatro aprirà alle 19 per l’aperitivo in giardino mentre, a partire Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale 7 dalle 20.30 (prima dell’inizio dello spettacolo in programma), verranno proiettati i cortometraggi che hanno partecipato al bando “Ancora Shakespeare: perché?” e che rappresentano il punto di vista degli autori sul più grande drammaturgo di tutti i tempi, riflettendo sull’importanza che oggi si può attribuire all’opera shakespeariana. Inoltre, il 19, il 20 e il 21 settembre il Teatro aprirà alle 19.00 per l’aperitivo con l’accompagnamento di musica dal vivo. Alle 20.45 salirà sul palco Gigi Proietti che, con improvvisazioni e pillole teatrali, presenterà lo "Shakespeare Fest", durante il quale i protagonisti saranno ancora i cortometraggi realizzati attraverso il bando. L'evento vuole essere una grande festa di chiusura della stagione, durante la quale alle proiezioni verranno affiancate performance teatrali e musicali. Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250