Anno II – N

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Anno II – N
ISSN: 2035-9977
Anno VI – N. 4 – Ottobre 2010
COPIA OMAGGIO
Periodico di informazione, politica e cultura a cura del Centro studi Umanistici e Scientifici Aramoni
A COLPI DI TAMBURELLO
WWW.ARAMONI.IT
GRAZIE, DIRETTORE!
Il digitale avanza e
cambia il modo di
comunicare. A dispetto di
tale processo, sei anni fa
è nato il periodico
cartaceo
Cronache
Aramonesi.
L’impulso
venne dato dal direttore
di un’analoga testata che
opera a Sant’Onofrio:
Raffaele
Lopreiato.
Uomo sobrio e dotato di
una passione civile fuori
dal comune, è stato il
direttore del periodico
zambronese per i primi
suoi venti numeri. Gli
Aramonesi ringraziano
Raffaele Lopreiato, che
con tatto e discrezione è
stato protagonista di un
piccolo pezzo della storia
zambronese. La sobrietà,
l’equilibrio
e
la
saggezza, sono le sue
innate virtù che hanno
avuto un ruolo decisivo
nell’
accrescimento
culturale della testata.
ConA questo numero si
chiude un ciclo. Non sarà
facile aprirne un altro,
soprattutto per i cronici
problemi
di
finanziamento. Il tempo
dirà se l’iniziativa sarà
stata portata avanti e con
gli stessi canoni del
passato.
Sfida
affascinante ma quanto
mai ardua.
Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare
Madre Teresa di Calcutta
San Giovanni, le ipotesi sul recente ritrovamento archeologico
SCOPERTA UNA NECROPOLI ROMANA?
Individuati frammenti di anfore risalenti ad oltre duemila anni fa
Deceris
Zambrone, in spiaggia con
pipita e zampogna
Sangiovannensis…
Zambrone e il laboratorio
di danze etniche
La ricerca
ARAMONI, LA CITTA’ PERDUTA
I Dehoniani lasciano la
parrocchia di zambrone
cla
Pensieri ed emozioni in memoria di
Aldo Ferraro e Francesco Ferraro
VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE E DINTORNI
NATALE LANDRO, IL MAESTRO CHE INSEGNO’ A ZAMBRONE
Associazionismo
Le idee dei
rappresentanti della
Pro loco
Religiosità
Esteri
In devozione di
Santa Marina
Vergine
Asma e Hina Jilani, le
avvocatesse che
difendono i diritti delle
donne e dell’infanzia
FOLLA OCEANICA AL TAMBURELLO FESTIVAL
1
ottobre 2010
STORIA
CRONACHE ARAMONESI
ARAMONI, LA CITTA’ PERDUTA
L‟articolo pubblicato sulla rivista “La
Calabria” il 27 settembre 1876 intitolato
“San Gennaro in Calafatone” contiene
elementi utili a ricostruire la storia locale.
Recita in un suo passo: «Allora tutta quella
costa, a principiare dal capo vaticano
infino alle pendici orientali, ove stanno
accantonati tutti quei piccoli villaggi
denominati
Li
Quarteria
inclusa
Mottafilocastro, era tutta rivestita di
boschi, i quali internan-dosi per le “orre” e
pei greppi della montagna si stendevano
infino alle creste settentrionali, cuoprendo
di folta boscaglia il territorio di Mesiano e
di Aramoni». Alla fine dell‟articolo, una
postilla: «Diremo in altra occasione della
distruzione di Aràmoni, villaggio posto
nella vallata centrale di monte Poro». Ma
per avere altre notizie occorrerà attendere
un articolo del 1931, dal titolo: “Tradizioni
sulla terra d‟Aramoni”, di Diego Corso, da
cui si desume che laPubblico
voce danzante
Aramoni
avrebbe la sua origine da 'Aramada ossia
fessura, spccato che descriverebbe la
forma della valle omonima. A sua volta,
'Aramada, potrebbe farsi derivare da
'Aragmo,j che significa fragore, strepito,
suono legato forse allo scorrere delle
acque tra sassi e ciottoli. Nella ricerca di
Diego Corso, inoltre, è stata apposta una
nota: «ex Reg. Caroli II an. 1303. Lit. A.Capitula Mag. Passuum. Edit. Contra
latrones». Questa nota ha una collocazione
temporale precisa: Re Carlo II D‟Angiò,
anno 1303. Se ne dedurrebbe (ma il
condizionale è d‟obbligo) che ad ordinare
la distruzione di Aramoni quindi sia stato
Carlo II D‟Angiò nel 1303 e non Roberto
D‟Angiò salito al trono nel 1307.
All‟epoca l‟area del Poro si presentava
ricoperta da una foresta con poche aree
coltivate intorno ai monasteri o vicino alle
cittadine. Questi luoghi erano devastati
dagli scontri tra Angioini e Aragonesi, tra
gli assegnatari dei terreni (baroni, conti,
duchi, marchesi) e gli abitanti locali
abituati alla libertà. In questo clima di
sopraffazione, molta gente del posto
diventò brigante pur di non sottostare ai
feudatari e ai signorotti inviati dal re a
prendere possesso delle terre. Lo stesso
Diego Corso racconta di uno scontro che
coinvolse anche i nobili della città di
Tropea: «In quel torno di tempo (an. 13031334) fiere discordie si erano accese nella
cittadina di Tropea tra le nobili famiglie
dei Ferrucci e Numicisi, alle quali altre si
erano alleate per aderenze e parentela.
Non era trascorso gran tempo che il milite
Pietro Ferrucci, caduto in agguato presso
Scorcio della terra d’Aramoni
Aramoni, venne trucidato da quella
fazione spalleggiata e diretta da
Bartolomeo Rahone, partigiano dei
Numicisi». Da queste parole si
comprende che l‟autorità centrale è
lontana e che la vita di tutti i giorni è
dominata dalle lotte tra nobili per il
potere politico. Per quanto riguarda
Tropea e della sua situazione che
oggi verrebbe definita esplosiva
(forse) la Corona si rese conto della
necessità di un intervento e cercò
ogni mezzo di indurre le parti alla
concordia, inviando in Tropea il
Giustiziere di Val di Crati e di Terra
Giordana con ampi poteri ad
persequendum,
capiendum
et
puniendum eos. Sorte diversa toccò
ad Aramoni. Nel 1310 infatti, ebbe
esecuzione l‟editto degli Angioini,
col quale veniva disposto il bando
per tutta la gente sanguinaria e di
radere al suolo il caseggiato
d‟Aramoni. Si dette libera uscita a
quanti vollero rifugiarsi presso i loro
congiunti nei villaggi limitrofi, con
l‟obbligo di mantenere illibata
condotta, dando malleverie di
persone probe e conosciute. Ai
pregiudicati fu data la pena del
bando. Di questi, taluni andarono ad
alloggiare nei villaggi di Zungri,
Zambrone e Zaccanopoli, che,
secondo alcuni, furono fondati dagli
stessi espatriati, mentre secondo altri
erano realtà già esistenti. Poiché tali
villaggi recavano, come loro iniziale,
la lettera Zeta, offrivano un loro
immediato mezzo di riconoscimento.
Carlo Grillo
Pillole di ricerca storica
Dalla terra d’Aramoni
all’isola dello Stromboli?
“Tradizioni sulla terra d‟Aramoni
in Calabria” è il titolo dato dallo
studioso Diego Corso ad una
ricerca del 1931. Il breve saggio,
inoltre, offre un particolare
originale che vale la pena
riportare integralmente.
Molti scrittori accennano alla
discendenza calabrese degli
abitanti dell'isola di Strongoli, e
tra gli scrittori di geografia vi è
il Reclus, che dice aver raccolta
questa tradizione dagli abitanti
di Strongoli. La tradizione
costantemente tramandata da
padre a figlio, ne attesta la
veridicità. Massima prova sono
la omonimia dei cognomi delle
famiglie dimoranti in Strongoli
ed altre isole Eolie con quelle di
Carciadi, di Spilinga, di Zungri,
di Zambrone e di Zaccanopoli,
nonché la ingenita debolezza,
oggi del tutto corretta, di
appropriarsi la cosa altrui per
atavismo. Distrutta
Aramoni,
devastati i villaggi adiacenti, i
beni di quella chiesa passarono a
quella di Zungri, come anche la
campana sulla quale tuttavia si
legge: Aramon! Unico ricordo
che sopravvisse al fato di quel
paese!
2
ottobre 2010
la scoperta
CRONACHE ARAMONESI
SAN GIOVANNI, RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO DI ECCEZIONALE RILEVANZA STORICA
Elias Norbert introduce il suo
“Saggio sul tempo” con una storia
significativa. Nel passato, racconta
l‟illustre sociologo, un gruppo di
uomini salì su una torre sconosciuta.
La prima generazione approdò al
quarto piano. La seconda al settimo.
I discendenti fino al centesimo. Poi
la scala sprofondò e lì sistemarono
fissa dimora. Essi costruirono la loro
vita dimenticandosi di come vi
fossero arrivati. Il sociologo, quindi,
giunse alla seguente conclusione:
«Gli inutili sforzi fatti sinora per
risolvere un problema in fondo così
semplice come è quello del tempo
sono un ottimo esempio di quanto
avviene allorché ci si dimentica del
passato della società. Quando lo si
ricorda, si scopre se stessi». Ci sono
momenti, tuttavia, in cui è il passato
stesso a riappropriarsi della sua
funzione con prepotente caparbietà.
E ciò è successo anche alla fine di
agosto, nella frazione San Giovanni.
Durante
un
ordinario
scavo
finalizzato allo spostamento del
terreno, il signor Antonio Tripodi si
accorge della presenza di uno
scheletro.
L‟appezzamento
è
posizionato alla via Salvatore
Quasimodo, nel pieno centro
abitato, pertanto, il proprietario
allerta i carabinieri della locale
stazione di Zungri. Si reca sul posto
il comandante Dario Randazzo, il
quale dopo una rapida indagine
ravvisa la presenza di dieci scheletri
disposti, per la maggior parte, l‟uno
sull‟altro. Nessun dubbio che trattasi
di resti umani risalenti a qualche
secolo fa. Katiuscia Bisogni, medico
legale nominato dalla Procura della
repubblica di Vibo Valentia, in
persona del dottor Santi Cutroneo,
conferma tale impressione. Dieci i
corpi recuperati, di cui quattro
appartenenti a bambini e ragazzi.
Rinvenuta, altresì qualche traccia di
una delimitazione in pietra tufacea.
Le prime ipotesi vengono formulate
sulla base degli studi storici legati al
territorio. Il terreno fino a pochi
lustri addietro era stato di proprietà
della diocesi di Mileto-Vibo
Valentia-Tropea. Pertanto si pensa a
Puntale d’anfora ritrovato in loco
un ossario collegato a una chiesa
presente in loco tra il Seicento e il
Settecento
(consacrate,
rispettivamente, a Santa Marina,
Sant‟Anna o San Gennaro). Oppure,
a una fossa comune realizzata per
motivi urgenti (epidemia o calamità
naturale). Della vicenda viene
interessata la Sovrintendenza per i
beni archeologici di competenza e la
sua responsabile, Maria Teresa
Iannelli, fissa apposito sopralluogo.
A distanza di una settimana, il colpo
di scena. Sul sito vengono rinvenuti
due reperti che non lasciano molti
dubbi sulla loro epoca: un‟ansa e un
piede d‟anfora, due componenti
riconducibili a uno o più manufatti
dell‟epoca romana. La dottoressa
Maria Teresa Iannelli, pur con tutte
le cautele del caso, ravvisa, in loco,
la possibile sussistenza di una
necropoli greco-romana. A tale
riguardo, la studiosa, responsabile
della Sovrintendenza per i beni
archeologici della provincia di Vibo
Valentia, ha affermato: «Il sito,
effettivamente, potrebbe racchiudere
una necropoli greco-romana. I pochi
elementi raccolti e l‟ordine con cui
sono stati rinvenuti gli scheletri,
potrebbero indurre ad affermare una
simile eventualità. La prova
definitiva potrebbe però aversi solo
in conseguenza di un‟indagine
approfondita». Presente, al momento
del sopralluogo, anche il sindaco
Pasquale Landro, il quale ha
dichiarato: «L‟amministrazione farà
quanto di sua competenza per
riportare alla luce un frammento di
storia
locale
particolarmente
importante e significativo». Sul posto
anche la guida spirituale dei
sangiovannesi, don Pasquale Sposaro,
il quale ha affermato: «Prima di
esprimere
qualsiasi
tipo
di
valutazione occorre approfondire la
ricerca che, spero, sia rapida ed
esaustiva».
Auspicabile,
un
approfondimento e uno studio
accurato di tutti i dati scoperti. Unico
strumento disponibile per restituire
alla storia della comunità un tassello
mancante. Paolo Orsi, archeologo di
fama internazionale vissuto a cavallo
tra l‟Ottocento e il Novecento, fu il
primo ricercatore ad occuparsi della
materia. Con specifico riferimento a
Zambrone, ravvisò presenze umane
sin dal Paleolitico medio (80-35 mila
anni a.C.) in un‟area distribuita tra
Zambrone marina e la frazione
Daffinà. Tracce di vita umana sono
poi state rilevate, in epoche più
recenti a ridosso del mare. Se i primi
rilievi
acquisiti
sull‟area,
confermassero l‟ipotesi dell‟esistenza
di una necropoli romana, la
circostanza avrebbe un‟importanza
cruciale per la storia locale. La
frazione San Giovanni, infatti, dista
dal mare circa sei chilometri. Dieci,
invece, i chilometri che la separano
da Torre Galli, altro centro abitato da
epoche antichissime. Non è difficile
ipotizzare, poi, che oltre duemila anni
fa, la vasta area inclusa, appunto, tra
la marina e San Giovanni, fosse
ricoperta da una fitta boscaglia. Ergo:
difficile immaginare forme di vita
umana presenti su quest‟ultima realtà.
E invece, i primi reperti rinvenuti
sull‟area, piede e ansa di anfora (oltre
a
una
possibile
necropoli)
smentirebbero tale assunto. Elias
Norbert ha scritto: «La civilizzazione
non è ancora compiuta: é in
divenire».
Corrado L’Andolina
3
ottobre 2010
L’EVENTO
CRONACHE ARAMONESI
Tamburello festival
L’INVASIONE DEI
TARANTOLATI *
“18 agosto 2010. Tamburello
festival. Vi diremo prima cosa non
é. Non è una sagra paesana. Non è
un momento di relax. Non è una
parentesi
nell‟esistenza
degli
sfaccendati. Non è una serie di
orchestrine e cantantini che si
esibiscono. Non è un posto dove
soddisfare la pancia con “prodotti
tipici locali” che di locale non
hanno assolutamente nulla. Non è
un ghiribizzo venuto in mente ad un
gruppo di sfaccendati senza fissa
dimora. Non è qualcosa che invita a
passeggiare sotto le stelle. Non è un
evento che celebra il mare (di
questi tempi, poi…). Adesso vi
diciamo cos‟é. Il Tamburello
festival è la fantasia che diventa
divertimento. E‟ il richiamo
irresistibile del ballo come traino
del pensiero positivo. E‟ gioia di
stare con gli altri. E‟ cultura che
diverte e sollecita la memoria. E‟
sentimento esuberante e passione
che trascina. E‟ il luogo che
riproduce e attualizza storia
(coreutica,
gastronomica,
antropologica, umana, musicale)
insomma, è una buona cosa”. Così
recita un messaggio, quanto mai
pertinente, lasciato nel guestbook
del sito www.aramoni.it, curato
dall‟associazione Aramoni, pochi
giorni prima della kermesse, a
proposito
dell‟evento
clou
dell‟estate Vibonese. Un festival
musicale dedicato al recupero della
tradizione musicale calabrese. E‟
questa la principale peculiarità del
Tamburello
festival,
giunto
quest‟anno alla sua settima
edizione. Una vera e propria festa
della musica popolare che ha creato
un momento d‟incontro creativo ed
artistico dando spazio ad artisti
emergenti, il festival ha ospitato
infatti alcuni dei gruppi più
rappresentativi della scena musicale
calabrese: Totarella, Marasà e
Associazione
zampognari
di
Cardeto, questi ultimi guidati dalla
travolgente energia di Sebastiano
Battaglia. L‟iniziativa si era aperta
col
ricordo
commosso
del
presidente del sodalizio Aramonese
Totarella in concerto
Corrado L‟Andolina, verso Eros
Zuccalà, figlio di emigrati e
scomparso
prematuramente
in
Lombardia pochi mesi fa. La
manifestazione, poi, era stata
dedicata, dallo stesso L‟Andolina, ad
Aldo Ferraro, persona amata e
stimata
dall‟intera
comunità
zambronese, deceduta lo scorso otto
febbraio a causa di un tragico
incidente sul lavoro a soli trentadue
anni. Lo spettacolo musicale,
promosso e organizzato dal Centro
studi
umanistici
e
scientifici
Aramoni, si è concluso con grande
successo. Anche quest‟anno è stata
confermata la splendida location di
piazza Otto Marzo che ha riunito la
Calabria musicale per festeggiare la
festa della musica, ospitando un
pubblico che si è scatenato grazie
all‟esibizione dei vari gruppi
musicali. Una serata, protrattasi fino
a tarda notte, che ha ormai assunto un
sapore particolare a Zambrone, dove,
grazie al lavoro degli organizzatori,
ha preso la sua forma diventando una
sorta di richiamo regionale per tutti
gli amanti della musica tradizionale.
In piazza sono stati allestiti anche
stand gastronomici e messi a
disposizione posti a sedere per tutti
coloro che hanno voluto godersi lo
spettacolo musicale in una comoda
postazione. Palesata soddisfazione
dagli aderenti del Centro studi
umanistici e scientifici Aramoni, che
hanno profuso impegno ed energie,
organizzando una festa diventata
ormai un consueto appuntamento nel
calendario degli eventi estivi della
provincia di Vibo Valentia. Una festa
da annoverare nel catalogo delle
attrattive turistiche in Calabria. Un
oceano di persone ha apprezzato e
gustato ogni momento di un festival
etnico che, senza esagerazioni di sorta,
non ha eguali su scala provinciale e che
compete, senza problemi con le
migliori kermesse del settore su quella
regionale. Il segreto della passata
edizione del Tamburello festival,
evidentemente, non va ricercato
soltanto
nell‟altissimo
livello
qualitativo dei gruppi. E nemmeno
nella doppia sagra (dolce e salato)
organizzata in termini assai differenti
da tutte le altre: poche pietanze ma
tutte genuine e autenticamente legate al
territorio. E nemmeno nella ricca
esposizione di arte, artigianato e
prodotti enogastronomici: ben 34 gli
stand presenti. E nemmeno negli
spettacoli dal sapore strettamente
etnico: tre coppie di Giganti e
“Cameiuzza i focu”. Piuttosto, il
segreto del successo va individuato
nella sapiente miscela di tutti questi
elementi, amalgamati da una sostanza
sempre più rara in Calabria: la passione
disinteressata verso il territorio e la
pervicace volontà di contribuire al suo
riscatto.
Maria Stella Ferrazzo
Pubblicato su Il Quotidiano della
Calabria il 24 agosto 2010, p. 26
4
ottobre 2010
INIZIATIVE
CRONACHE ARAMONESI
ZAMBRONE E IL
LABORATORIO ETNICO
Il 31 luglio si è svolto, grazie alla
collaborazione del dirigente pro
tempore dell‟Istituto comprensivo di
Briatico, Rocco Cantafio, presso la
palestra scolastica di Zambrone il
primo appuntamento del Tamburello
festival 2010, evento di punta fra
quelli organizzati dall‟associazione
Aramoni, ovvero il Laboratorio di
danze tradizionali calabresi. Molti i
partecipanti
provenienti
da
Capistrano,
Maierato,
Motta
Filocastro,
Parghelia,
Pizzo,
Sant‟Onofrio, Soriano e Vibo
Valentia. Fra loro anche Graziano
Ciancio,
presidente
dell‟associazione “Il Tocco” di
Motta Filocastro accomunata con
quella di Aramoni da similari
passioni e sensibilità. Quest‟anno,
per la seconda edizione del
Laboratorio,
l‟associazione
di
Zambrone
ha
predisposto
l‟insegnamento di una forma di
danza molto particolare, tipica della
Valle di Sant‟Agata, ubicata nel
reggino, e in particolare di
Cataforìo: il ballo “U fora u primu”.
Si tratta di una danza per coppie
disposte in una “rota”, un cerchio
“rituale” nel quale si intrecciano
relazioni coreutiche e sociali e che è
guidato dalla carismatica figura del
“Mastru da ballu”. La tradizione
coreutica della Valle di Sant‟Agata
si fa forte di un rapporto strettissimo
con la musica, in particolare con il
suono della zampogna, protagonista
indiscussa di questa settima
edizione del Tamburello festival. I
musicisti, sempre in coppia
(organetto e zampogna o tamburello
e zampogna) suonano insieme
cercando un‟alchimia complessa e
instaurano con i danzatori un
rapporto quasi confidenziale che
consente a questi ultimi di «mettere
in gesti il linguaggio della musica».
“U fora u primu” è una danza
composta, dignitosa ed essenziale:
in pochi passi contenuti si giocano
le relazioni fra individui, ci si
scambiano cortesie e occhiate e in
gesti misurati il “Mastru” gestisce il
Docenti che ballano e allievi intorno
Duo Istmo d’Italia, sulla spiaggia
complesso reticolo di relazioni, con
maestria,
alternando le coppie,
cercando di non alterare gli equilibri
preesistenti. Dal meccanismo di
scambio delle coppie, per cui il
primo ad iniziare è anche il primo a
lasciare il centro della “rota” ad altri
danzatori al grido di “Fora un
primu!”, viene il nome della danza.
In occasione di questo secondo
appuntamento
del
Laboratorio,
dedicato quindi alle “Danze della
Calabria Greca”, i partecipati hanno
potuto apprezzare e imparare i passi
base di questo ballo in un
appuntamento che è durato diverse
ore, il che ha consentito di
sperimentare una nuova forma di
apprendimento, seguendo il metodo
dell‟osservazione e dell‟imitazione,
condensato in un solo intenso
incontro che ha anche fornito
l‟occasione
per
condividere
un‟esperienza esaltante e intrecciare
e rafforzare relazioni vecchie e
nuove. Il che è proprio, del resto, il
compito della danza e del “Fora u
primu” in particolare: stabilire fra i
danzatori e i musici un rapporto
intimo, di complicità, in un
interscambio linguistico fatto di
suoni e gesti e mantenere e ricreare
equilibri sociali molto delicati. A
guidare le danze è stata un‟ottima
maestra, Agata Scopelliti, che con
pazienza e abilità ha non solo
insegnato i passi, ma introdotto i
volenterosi “allievi” ad un mondo
fatto di tradizioni, consuetudini, ma
anche vitalismo e rinnovamento.
ZAMBRONE, IN SPIAGGIA
CON PIPITA E ZAMPOGNA
Eleonora Lorenzo
Si è svolto il 16 agosto per le
spiagge di Zambrone, il concerto
itinerante di musiche e repertori
tradizionali. Anche quest‟anno, per
il terzo anno di seguito, si è esibito
il duo di pipita e zampogna
“Suonatori dell‟Istmo d‟Italia”
composto da Andrea Bressi e
Daniele Mazza. Entrambi sono
giovanissimi, ma compiono attività
concertistica da molti anni e in
occasione del concerto sulla
spiaggia hanno eseguito brani della
tradizione musicale calabrese. Il
concerto ha introdotto al tema del
Tamburello festival di quest‟anno,
intitolato “Su le zampogne!” e che è
stato dedicato proprio ai tradizionali
strumenti musicali calabresi, le
zampogne,
restituite al
loro
originario impiego, simboli di
aggregazione e creatori di atmosfere
festose e vive. Il concerto in
spiaggia ha avuto proprio lo scopo
di creare un momento di particolare
allegria, cogliendo gli spettatori nel
momento di massimo relax quando,
a due passi da un mare cristallino,
hanno potuto godere di musiche
liete e magnificamente eseguite,
entrando nel mondo magico e
nell‟atmosfera
festosa
del
Tamburello festival.
e.l.
5
oTTOBRE 2010
VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE E DINTORNI
NATALE LANDRO, IL
SINDACO DI PARGHELIA CHE
INSEGNO’ A ZAMBRONE
Quando avevo 15 o 16 anni (allora
la mia famiglia abitava a Parghelia
dove mio padre lavorava alle
dipendenze del ministero del Lavoro
come collocatore) mi capitò un
giorno di andare a casa di Natale
Landro. Era una casetta popolare, di
quelle costruite durante il fascismo,
che cercò in tal modo di riparare al
disastro del terremoto del 1905.
Poco spazio su un piano terra,
servizi
essenziali
su
scala
ridottissima ma, tutto sommato,
abbastanza comoda per quei tempi.
C‟era un ottimo rapporto di amicizia
tra le nostre famiglie, in particolare
con il fratello Totò, che mi
insegnava a guidare la moto (a volte
lo sostituiva Mucci che ho rivisto
quest‟estate, dopo più di trenta anni)
e con la giovanissima sorella,
Antonietta, amica di mia madre e di
mia sorella. Qui vidi, perfettamente
ordinati, in una piccola libreria
senza vetri, la serie dei volumetti
del Capitale di Carlo Marx
pubblicati dalla Einaudi, in edizione
economica. Sapevo già che Natale
era socialista e che in quel tempo i
socialisti passavano per contestatori
del placido sistema creato nel
dopoguerra dalla Dc, nemici
dell‟America, amici dell‟Unione
Sovietica, portatori di un‟ideologia
avversa alla Chiesa. Mi chiesi come
fosse possibile che persone miti e
gentili come la sua mamma, allegri
e disponibili come Totò, graziose e
socievoli come Antonietta potessero
esser associate a qualcosa che non
fosse positiva, non esaltasse
l‟amicizia e i rapporti umani, non
rafforzasse i valori della cultura.
Quei volumetti in bell‟ordine,
acquistati
probabilmente
con
notevoli sacrifici (non diversamente
da come facevamo io e Mimmo
Caparra, compagno di scuola e
amico di vita, che risparmiavamo il
centesimo
per
acquistare
direttamente dalla Casa Editrice i
volumetti in copertina grigia della
Bur, spalleggiati dal povero
Micuccio Grimaldi, che fingeva di
richiederli come libraio per farci
ottenere il 30 % di sconto) mi
Natale Landro, insegnante a Zambrone
raccontavano una storia di ricerca e di
passione, un impegno che si
sprigionava dal cuore e coinvolgeva la
mente. Sapevo già chi fosse Marx, e,
sebbene fossi abituato, dai discorsi
che avevo sentito, ad associarlo a
Lenin e a Stalin, figure misteriose e
lontane, percepite emotivamente con
un sostrato di negatività, non potei
fare a meno di pensare che il
socialismo contenesse qualcosa che
scaldava il cuore dell‟uomo e lo
faceva vibrare di speranze nuove.
Molti anni dopo ripensai a quel primo,
effimero contatto con Marx. Lo
classificai come prodromico di una
curiosità intellettuale, difficilmente
applicabile alla realtà che conoscevo.
E quando lo lessi nelle edizioni degli
Editori Riuniti, la casa editrice del
Pci, ne avvertivo lo spirito critico,
l‟asprezza
dell‟analisi
e
il
determinismo che mi appariva più
messianico che scientifico, come
pretendevano di insegnarmi i suoi
dotti interpreti mediante i testi (allora
noi giovani del „68 li consideravamo
quasi testi religiosi) editi dalla
Feltrinelli. Viceversa mi sembrava
tutto più chiaro e più comprensibile e
soprattutto vero ascoltando i discorsi
di Natale Landro, nelle varie
campagne elettorali. Sarà stata la
logica dei suoi ragionamenti unita alla
passione ed alla convinzione, insieme
alla suggestione della voce, chiara,
profonda, decisa, mai inceppata, mai
incerta, o le esemplificazioni che - mi
sembrava- dimostrassero, al contrario
CRONACHE ARAMONESI
di quanto succedeva a me, la
conciliabilità degli insegnamenti
marxiani e della cultura socialista
con la nostra realtà. Come avviene
per i grandi oratori che riescono
convincenti con l‟inoppugnabilità del
ragionamento, Natale non alzava la
voce, non strepitava, non citava
alcun autore, manteneva tonalità
appassionate ma mai disgiunte dalla
logica, non invocava vendette contro
i ricchi, non esaltava il mondo dei
poveri, non si rifugiava nella facile
retorica della rivoluzione alle porte o
dell‟imminente resa dei conti.
Indicava strade da percorrere per
conseguire
obiettivi, formulava
strategie di miglioramento del reale,
cercava di convincere chiamando alla
partecipazione, sosteneva concetti
che esaltavano la vitalità del lavoro o
proclamavano il superamento delle
differenze culturali, economiche,
umane. Solo contro il trasformismo
si accaniva tirando fuori un sarcasmo
aspro che irritava oltre misura i
destinatari.
La
conoscenza
dell‟ambiente insieme all‟incessante
capacità formativa esercitata gli
permisero di svolgere per circa
vent‟anni le funzioni di sindaco di
Parghelia. Caratterizzò un‟epoca per
la sua cittadina come avvenne per
Michele La Torre, comunista, a
Spilinga, per Peppino Cichello,
democristiano, a Zungri e Mico
Contartese, anch‟egli comunista a
Rombiolo. Figure carismatiche non
perché
eccezionali
rispetto
all‟ambiente che li esprimeva ma
perché
interpreti
eccezionali
dell‟ambiente che li esprimeva, di cui
non ignoravano le sensibilità, le
richieste, le paure e le ansie. Da
insegnante trasferì nel lavoro le sue
convinzioni umanitarie. Dialogò con
i bambini. Insegnò, oltre che a
Parghelia, a Daffinacello, a San
Giovanni e a Zambrone. Andava a
recuperare in campagna o a casa gli
alunni che si assentavano e li
riportava a scuola. Ho parlato di
recente con alcuni dei suoi allievi di
allora. Uno mi ha detto: «Se non
fosse per il maestro Natale adesso
non avrei neppure la licenza
elementare!».
Salvatore L’Andolina
6
ottobre 2010
COMMEMORAZIONE
ZAMBRONE E IL SUO
CAMPANILE
Francesco Ferraro
IN MEMORIA DI
FRANCESCO FERRARO
Il 4 febbraio 1980 un‟altra “morte bianca”
colpiva il cuore dell‟intera comunità
zambronese. A causa di un terribile incidente
stradale, verificatosi mentre era alla guida
dell‟automezzo lavorativo, a soli trentacinque
anni perdeva la vita Francesco Ferraro,
professionista
dell‟autotrasporto.
L‟associazione Aramoni e la redazione di CA
ne omaggiano la memoria pubblicando la
poesia scritta, tre giorni dopo il tragico evento,
da un suo amico.
PER LA MORTE DI UN AMICO
(Francesco Ferraro)
Si scioglie una vita nei rivoli rossi che
macchiano un selciato, grigio e sconosciuto,
un angolo di mondo insperato, accoglie le tue
giovani cellule morte, sole e lontane. I rivoli,
le macchie e tu riverso in un bianco lenzuolo.
Hai pianto, hai riso, hai amato, hai costruito,
sei caduto, ti sei rialzato, hai lasciato! Un
istante, un miserabile istante e la tua carne si
macina ai vetri e alle lamiere contorte. Un
istante e un addio alla luce, misera e debole,
attaccata ad un filo, alla circostanza
dell’attimo fatale, si è conclusa la tua breve
parabola di un uomo che amava una bimba e i
suoi occhi, le sue mani. Adesso un mare di
fiori che non danno ragioni di una vita giocata
al giro di una ruota. Esistenza, esistenza,
esistenza di rabbia, esistenza d’impotenza!
Esistenza perché? Esistenza per chi?
Lasciamo tutto e sfrondiamo la vita di
emozioni già perse al suono di un pianto come
primo soffocare. Le ultime disperazioni di una
madre senza più lacrime, di una donna senza
più vita, di un vecchio stanco! Domani sarà un
ricordo quasi per tutti.
Massimo L’Andolina
Paese che vai, campanile che
trovi. Storicamente, tra i
segni più tangibili per
individuare i sacri edifici ci
sono proprio le campane e i
campanili. Il campanile, in
qualche modo, non solo
rappresenta un elemento
della struttura ecclesiastica,
ma disegna il paesaggio
architettonico, sia urbano che
rurale.
Soprattutto,
tale
componente, costituisce un
fattore culturale di assoluta
importanza,
parametro
linguistico e comunicativo
strettamente connesso alla
gente del posto. Esiste,
d‟altronde,
uno
stretto
legame tra le campane e la
vita religiosa di ogni
comunità cristiana. Negli
ultimi tempi, però, la chiesa
del capoluogo tirrenico era
stata costretta a rinunciare al
tocco delle campane. Un
silenzio
assordante
che
durante la domenica e le
festività religiose è diventato
sempre più “corposo”. A
causa di una fisiologica
usura dettata dal normale
decorso
temporale,
il
campanile
era
stato
sottoposto a un rilevante
processo
di
degrado.
Cosicché, per ragioni di
pubblica
sicurezza,
le
campane, per un lungo
periodo, non sono state
utilizzate.
Nell‟immediatezza, inoltre,
sono stati anche eseguiti
alcuni interventi-tampone,
utili ad evitare qualsiasi
pregiudizio. L‟unica chiesa
del paese, consacrata a San
Carlo Borromeo, era stata
privata
di
una
sua
componente essenziale. Si
era poi aperto un dibattito
sulle sorti del campanile. In
un primo momento, il
progetto pensato era quello
di ampliare le dimensioni del
campanile stesso. L‟idea,
CRONACHE ARAMONESI
però, non raccolse consensi
unanimi. Per una ragione semplice:
l‟ampliamento del campanile non
avrebbe potuto essere disgiunto
dall‟intero rifacimento della chiesa.
L‟edificio di culto zambronese,
infatti, risulta suscettivo di radicali
ristrutturazioni o, molto più
probabilmente, di una demolizione e
ricostruzione. Alla fin fine, la
soluzione adottata risulta la più
equilibrata. E in effetti, l‟eseguita
ristrutturazione
dello
esistente
campanile ha un duplice vantaggio:
se da un lato elimina ogni potenziale
pericolo, dall‟altro non pregiudica
quelle che possono essere le sorti
complessive
della
chiesa
zambronese in una prospettiva
comunque di breve o medio
termine. L‟intera comunità, intanto,
può nuovamente udire il suono
inconfondibile e unico delle
campane della propria chiesetta,
proprio come un tempo, quando
regolava la vita degli zambronesi.
Di mattina, svegliava i cittadini
come a volere dare loro il
buongiorno. A mezzogiorno, il loro
suono accompagnava la pausa
pranzo. Di sera, riuniva la famiglia
nella preghiera. L‟ultimo rintocco,
dava ai fedeli la buonanotte.
Abitudini e prassi inscindibilmente
legate al divenire quotidiano, capaci
di alimentare sentimenti religiosi (e
non solo) autentici e profondi.
Tanti auguri
Un caloroso benvenuto ai neonati
Letizia Carla Barbieri
Thomas Bonifacio
Annalisa Grillo
Antonio Langella
Martina Maria Loiacono
Maria Lo Tartaro
Maria Stella Lo Tartaro
Valentina Muggeri
Desiree Nadile
Vincenzo Russo
Christian Francesco Scordamaglia
Giuseppe Scrugli
Nicolò Varrà
Nicola Visicchio
7
il ricordo
ottobre 2010
UN PICCOLO PENSIERO PER ALDO
Sono passati alcuni mesi da quando quel
terribile 8 febbraio ti ha portato via da noi.
Eri un uomo fantastico, con te anche i
problemi più gravi diventavano piccoli e
risolvibili. Sei stato sempre presente, bastava
una telefonata e tu lasciavi tutto indietro per
correre da noi. Sai, ci manchi tanto e penso:
perché proprio a te? Il tuo posto è qua,
avremmo dovuto fare tante cose, tu avresti
dovuto crescere il tuo piccolo Lorenzo e
continuare ad amare Gabry. Poi penso: forse
devi fare qualcosa d’importante dove sei
adesso. Rifletto e dico: ma noi avevamo
ancora tanto bisogno di te. Quando mi alzo
da letto, ogni mattina ti saluto. Vedo la tua
immagine in una piccola foto e chiedo di
risentire la tua voce per ascoltare i tuoi
discorsi e chiederti consigli, come sempre. Ci
manchi tanto, specie ci manca: il tuo sorriso,
i tuoi discorsi e perché no, le tue piccole
arrabbiature. Eri speciale e ora non c’è più
nessuno uguale a te; eri unico, affettuoso,
rispettoso, sempre pronto ad aiutare gli altri.
Anche le ricorrenze non sono più uguali a
prima, manca il tuo tocco di allegria. Nel mio
cuore si è spenta una luce e si è accesa la
tristezza. Ci manchi tanto, è ripetitivo ma è la
verità. Mio piccolo cognato, stacci sempre
vicino e aiutaci come hai sempre fatto.
Fortunata Giannini
Di seguito viene trascritta la canzone a
firma di Francesco Carrozzo dedicata ad
Aldo.
DIMMI ALMENO DOVE SEI
Dimmi almeno dove sei/ cosa fai cosa
pensi/ perché sei partito/ perché te ne sei
andato/ senza avvisare senza parole./ Ma
dimmi come si può/ e perché mai/ partire
senza tornare/ ma tu non ci sei più/ e non
me lo so spiegare/ perché il vuoto che hai
lasciato tu/ nessuno mai può colmare/
nessuno mai può capire/ nessuno può
lenire/ ci hai lasciati qui/ tra sogno e
realtà/ nella crudele verità!/ Cos’è la vita?/
Dov’è la fine?/ Dov’è l’inizio?/ Dov’è la
pace?/ Chi lo sa?/ Chi lo sa?/ Voglio
ancora parlare con te/ così come abbiamo
sempre fatto/ perché era bello parlare con
te/ mi faceva stare bene/ mi faceva sentire
importante/ con quel tuo modo di fare/
allegro e pulito/ facevi sentire tutti
importanti/ adesso che non ci sei/ non so e
non posso fare niente per te./ Dimmi
almeno dove sei/ cosa fai cosa pensi/ quanti
nuovi amici hai/ ma dimmi come si può e
perché mai/ partire senza tornare/ ma tu
non ci sei più/ e non me lo so spiegare.//
CRONACHE ARAMONESI
E ZAMBRONE RICORDA
ALDO FERRARO
Ci sono momenti che non si
vorrebbero vivere mai. Momenti di
dolore e di tristezza. Momenti di
angoscia
e
di
disperazione.
Momenti di sofferenza indicibile.
Momenti segnati dalla morte nel
cuore. E‟ successo lo scorso 13
agosto di vivere questi momenti, in
occasione del primo raduno
organizzato dagli amici di Aldo
Ferraro, scomparso lo scorso otto
febbraio a soli trentadue anni a
causa di un incidente sul lavoro. La
cerimonia ha preso le mosse dal
campetto sportivo ubicato nel centro
del paese. Nel primo pomeriggio si
sono svolti alcuni incontri di
calcetto. Il calcio e lo sport in
generale, rappresentavano, infatti,
un punto fermo nella sua vita, un
riferimento vissuto con genuina
passione. A seguire il ricordo del
giovane lavoratore, affidato a un
amico di famiglia, Mario Ambrosi.
Fra gli astanti anche il medico di
base del capoluogo tirrenico, Lidio
Vallone, che ha voluto rendere
omaggio alla memoria di Aldo
Ferraro, con un breve ma toccante
intervento.
Padre
Trifone
Labellarte, a lungo guida spirituale
degli zambronesi, ha poi ripercorso
alcune delle tappe esistenziali del
giovane defunto, tratteggiandone
con dovizia di particolari, le
innumerevoli virtù. E‟ stata poi
consegnata ai familiari una targa
commemorativa dello sfortunato
congiunto. Confermata da tutti la
volontà di istituire un premio “Alla
bontà e all‟amicizia” dedicato al
compianto amico. Successivamente,
il corteo degli amici si è diretto al
cimitero, dove è stato sepolto il
giovane del posto. Presenti alla
cerimonia almeno trecento persone,
molte delle quali provenienti dalle
realtà limitrofe. Tutti indossavano la
maglietta rossa e nera, i colori
ufficiali della sua squadra del cuore,
il Milan, recanti la scritta: “Aldo è
con noi!”. Al completo la famiglia,
gli amici di sempre e il sindaco
Pasquale Landro. Immenso l‟affetto
che gli astanti hanno loro rivolto.
Un affetto che si è tradotto in un
silenzio assordante. Un affetto che
si è materializzato nei volti tristi e
profondamente segnati dal dolore.
Aldo Ferraro
Un affetto che si è manifestato
in lunghi abbracci. Un affetto
che si è reso tangibile grazie agli
occhi lucidi della quasi totalità
degli astanti. La serata si è poi
conclusa con l‟esibizione di tre
band: Bricosta, Nuju e Fint
Floyd che al loro interno
registrano la presenza di molti
amici del lavoratore scomparso
prematuramente.
Francesco
Carrozzo, legato alla vittima da
un rapporto parentale ha poi
intonato una canzone dedicata
ad Aldo. I gruppi hanno quindi
regalato al
figlioletto di
quest‟ultimo, Lorenzo, alcuni
doni: un microfono i Bricosta,
un tamburello i Nuju, una
chitarra i Fint Floyd. A ritirarli
la moglie, Gabriella, che ha
ringraziato gli amici per il calore
e la testimonianza d‟affetto
dimostrata. Da registrare che i
gruppi hanno suonato molte
delle canzoni amate da Aldo, ma
forse quella che può esprimere
al meglio i sentimenti di chi,
rimasto in questa terra, è
chiamato a ricordarne la
memoria é “Il profumo del
mare”, cantata dai Nomadi. I
versi sono i seguenti: “Nelle sere
d‟ottobre
ci
ritroveremo./
Avvolti nel profumo del mare,/ a
parlare ancora di questa vita,/
alle
sue
promesse
mai
mantenute,/ e ad asciugare
queste lacrime,/ e forse amico,
capirai/ che ho ancora bisogno
di te,/ ancora bisogno di te//”.
8
ottobre 2010
associazionismo
PRO LOCO, IDEE PROGETTI E
SPERANZE PER LA
COMUNITA’ ZAMBRONESE
Poco tempo fa è stata ricostituita la
Pro loco. CA ha ricevuto da alcuni suoi
rappresentanti un contributo di idee
che
volentieri
pubblica.
Con
l’occasione, la redazione rinnova la più
ampia disponibilità a pubblicare
eventuali
ulteriori
interventi
provenienti dall’associazionismo e
dalla cittadinanza zambronese.
Fabio
Cotroneo
(presidente):
«Ringrazio tutti i soci per la fiducia che
mi hanno dimostrato nel conferirmi
l‟incarico di presidente. Rappresentare
la Pro loco per me è motivo di grande
orgoglio, anche se, sono consapevole,
l‟attività che ne conseguirà sarà
alquanto
impegnativa.
Discutere,
accettare le critiche e anche qualche
fallimento
fa
parte
integrante
dell‟ordinaria dinamica umana; ma chi
crede in quello che fa deve ricordare
sempre che è necessaria una sana dose
di ottimismo per la buona riuscita di
ogni progetto. L‟intento è quello di far
conoscere a tutti il nostro interessante
paese, nonché riuscire a concretizzare
un percorso basato sul fare rete. Il tutto,
in piena collaborazione sia con gli enti
locali, in primis col Comune, sia con
l‟assessorato provinciale al Turismo,
che con l‟associazione culturale
Aramoni».
Mariella Epifanio (segretaria): «Sono
briaticese di nascita e zambronese di
adozione, visto che ci vivo ormai da 8
anni. Non avrei mai pensato che un
giorno sarei stata parte attiva, con altri
giovani, di un gruppo, spinto da un
comune denominatore: dare valore al
nostro paese! Nostro sì. Ritengo che
l‟appartenenza a un luogo, che sia un
paese o una nazione, non si misura
dagli
anni
ivi
trascorsi
ma,
semplicemente, da quanto è presente
nel cuore e nella mente di ognuno. Per
me, Zambrone ha lasciato più
immagini, ricordi ed emozioni, di
quanto non ne abbia lasciato Briatico
(paese a cui sono comunque molto
legata). Uno dei motivi che mi ha
spinto ad aderire alla Pro loco, è il
cercare di dare un indirizzo di vita ai
miei figli. Voglio che loro imparino
Logo della Pro loco di Zambrone
che nella vita bisogna darsi da fare
per raccogliere frutti positivi. Non ci
si può lamentare delle cose che non
vanno per il verso giusto, se, quanto
meno, non si sia tentato di
migliorarle. E‟ per questo che ho
deciso di stare in prima linea!
Zambrone ha tanto da dare. Ha le
carte in regola per essere uno dei
paesi
trainanti
dell‟economia
turistica della Costa degli dei. Ha la
storia, ha una struttura geografica
invidiabile e incantevole. Ho tante
idee, ho tanta voglia di mettermi al
lavoro per il mio paese e per far
capire ai suoi abitanti che, ogni tanto
i sogni possono diventare realtà.
Abbiamo però bisogno dell‟aiuto di
tutti per realizzare una Zambrone
nuova e orgogliosa della sua storia,
del suo presente e che sappia volgere
lo sguardo con ottimismo verso il
futuro».
Giuseppe Barbieri (tesoriere):
«Zambrone è un piccolo comune del
Vibonese un tempo conosciuto
perché c‟era l‟Aquapark, poi perché
vicino Tropea.. Ciò non vorrei
sentirlo mai più. Ho voglia di sentire
parlare di Zambrone in termini
entusiastici per la sua: posizione,
organizzazione, pulizia, gentilezza,
accoglienza e compattezza. Un
sogno che non costa nulla. Ho preso
la palla al balzo appena ho saputo
della ricostituzione della Pro loco,
spinto da amici e da avvenimenti
personali che mi hanno cambiato la
vita. Io ho accettato la sfida. Credo
nella necessità di avviare processi
aggregativi e culturali in sinergia col
Comune, con altre associazioni
presenti sul territorio e con gli
emigrati. Insomma, credo che sia
giunto per Zambrone il momento
della svolta. Ho deciso di mettermi a
CRONACHE ARAMONESI
disposizione della collettività per
valorizzare le tradizioni locali e per
l‟avvio di nuove iniziative sul
versante
turistico,
culturale,
ricreativo e sportivo. Penso che il
paese abbia molte potenzialità
inespresse. Ad esse occorre credere
fino in fondo. Zambrone è al centro
della Costa degli dei, la più bella o
tra le più belle del Mediterraneo.
Bisogna organizzarsi per accogliere
la gente come solo noi sappiamo
fare, all‟insegna dell‟organizzazione
e della cordialità».
Amelia
Conca
(consigliere):
«Quale neo consigliere della Pro
loco auspico che l‟associazione,
ricostituitasi dopo un lungo periodo
di inattività, costituisca il “biglietto
da visita” della nostra bella realtà.
Per il futuro, si dovrà presentare ai
turisti un‟informazione esaustiva sui
principali avvenimenti culturali,
enogastronomici, sportivi che si
svolgeranno in loco. Zambrone è
conosciuta come meta turistica e per
le sue bianche spiagge. Anche la
storia di Zambrone, 1a cui origine
risale a molti secoli fa, è poco
conosciuta. Farla conoscere ai
Calabresi e non solo, anche
attraverso il contributo della Pro
loco, sarebbe un‟operazione di
fondamentale importanza».
Antonio Iannello (consigliere):
«Attualmente lavoro presso Radio
azzurra
come
responsabile
commerciale,
speaker
ed
organizzatore di eventi. Ho un
pensiero su Zambrone che è lo
stesso che riguarda la Calabria
intera e sul quale penso concordino
molte persone. Il territorio vanta
un‟infinita ricchezza naturale da
coltivare e valorizzare. La prima
scintilla per avviare un nuovo
processo deve ripartire dal cuore di
ognuno di noi. In ogni piccolo gesto
quotidiano
e
con
amore
disinteressato per la nostra terra! La
Pro loco può essere un punto di
partenza, soprattutto nel momento
in cui sono i giovani ad
occuparsene,
poiché
loro
dispongono di maggiori energie ed
entusiasmo».
9
PARROCCHIALE
ottobre 2010
Mimmo Cavallaro e i Taranproject in concerto
IN DEVOZIONE DI
SANTA MARINA
Il programma per i solenni
festeggiamenti in onore di Santa
Marina Vergine, patrona della
piccola frazione di San Giovanni, si
è contraddistinto per l‟originalità di
una programmazione ricca e sobria
allo stesso tempo. Fede, cultura e
spettacolo, hanno così trovato una
felice sintesi. Il tutto, nel rispetto
delle recenti nuove direttive
vescovili. Don Pasquale Sposaro,
nell‟introduzione ai riti religiosi ha
sottolineato la necessità di orientare
il percorso umano verso una
direzione spirituale: «Aristotele -ha
scritto il parroco- definisce la
felicità come l‟identificazione tra “il
vivere bene” e “il riuscire”; la
Madonna e i Santi sono coloro che
non solo sono riusciti nel cammino
esistenziale ma dal cielo continuano
a patrocinare le nostre vite protese
al Sommo Bene, a Dio». Alla
drastica riduzione delle spese,
inoltre, ha supplito una buona dose
di fantasia. L‟inizio dei solenni
festeggiamenti è avvenuto il sette
luglio. Alla santa messa è seguita
una sagra a base di prodotti tipici
locali; i dolci, offerti dai fedeli,
sono stati distribuiti gratuitamente.
L‟intrattenimento, affidato all‟
“Everest jazz band”; a seguire i
fuochi
d‟artificio.
Scopo
dell‟appuntamento, favorire la
comunicazione tra i fedeli e
riscoprire il piacere di stare insieme.
CRONACHE ARAMONESI
Un momento della processione devozionale
Giorno
11,
poi,
spazio
all‟Estemporanea di pittura dedicata
al tema: “Il culto di Santa Marina
Vergine a San Giovanni di
Zambrone”. La manifestazione
artistica è nata con l‟intento di
coniugare fede e cultura, fantasia e
ritualità. Don Pasquale Sposaro ha
spiegato
il
senso
della
manifestazione sostenendo che «le
rappresentazioni artistiche delle
varie tappe esistenziali di Santa
Marina Vergine sono un ulteriore
stimolo alla preghiera e alla
riflessione». L‟evento ha registrato
un buon successo. La curiosità degli
astanti è durata per l‟intera giornata
Dieci gli artisti che hanno
partecipato all‟iniziativa. Di elevata
qualità lo spessore dei partecipanti
all‟estemporanea che hanno usato
tecniche differenti per rappresentare
la vita della santa orientale. La
“competizione” se l‟è aggiudicata
l‟esperto pittore vibonese Antonio
Fortebraccio che ha rappresentato
“L‟apparizione”. Un vicolo di San
Giovanni
e,
sullo
sfondo,
l‟apparizione di Santa Marina sono
stati i due elementi presenti nel
quadro. La serata del 15, è stata
dedicata ai bambini. L‟agenzia
Eventur
ha
organizzato
uno
spettacolo di piazza con: gonfiabili,
mascotte di Minnie e Topolino,
marionette, sputa fuoco e giocoliere.
Il sedici, Madonna del Carmelo,
l‟appuntamento
clou.
Mimmo
Cavallaro e Cosimo Papandrea,
accompagnati dai Taranproject si
sono esibiti in un concerto di musica
popolare, altamente spettacolare e
coinvolgente.
L‟artista
di
Caulonia annovera in loco e in
tutta la provincia molti fans, che si
sono scatenati con “Tarantelle
riggitane” suonate con la sua
inconfondibile chitarra battente.
Ritmi travolgenti, che hanno
calamitato
l‟attenzione
ed
entusiasmato gli astanti. Infine,
giorno 17 festa patronale di Santa
Marina Vergine, è stata la volta
delle “Strade” ufficiale cover band
dei Nomadi che di recente si è
arricchita della presenza del
giovane vocalist Marco Nardella.
Mata e Grifone hanno rinnovato,
prima del concerto, il loro infinito
ballo d‟amore. In conclusione lo
spettacolo pirotecnico. Durante le
celebrazioni religiose, i canti
liturgici sono stati eseguiti dal
coro parrocchiale. Originale anche
il programma della novena. Sera
dell‟8, una preghiera speciale è
stata rivolta alle gestanti; il 10,
invece, ai malati; il 15 ai bambini
fino ai due anni. Giorno 16 la
processione della Beata Vergine
Maria è stata accompagnata dal
complesso bandistico di Zungri
“Giuseppe Verdi”; per il 17,
invece, ha provveduto a tale
ritualità la prestigiosa Banda
Storica “Città di Stilo”. I
componenti del comitato festa
patronale sono stati: Francesco
Gentile,
Vincenzo
Giannini,
Nazzareno
Grillo,
Corrado
L‟Andolina e Pasquale Tripodi.
10
Ottobre 2010
PARROCCHIALE
CRONACHE ARAMONESI
ZAMBRONE, IL SALUTO DEI
DEHONIANI E IL
BENVENUTO A
DON LUIGI SCORDAMAGLIA
Nel 1878 a Sant Quintino (Francia)
padre Leone Giovanni Dehon fondava
la Congregazione del Sacro Cuore di
Gesù. Missione dell‟Istituto: la
diffusione dell‟amore riparatore al
Cristo nell‟icona del suo costato aperto
e del suo Cuore trafitto. Un‟immagine
ben nota nelle realtà rurali del Sud
Italia, amata e venerata come poche
altre. Don Giuseppe Purita aveva
svolto il sacerdozio nella chiesa
parrocchiale consacrata a San Carlo
Borromeo dal 1935 al 1985. La cura
della Iparrocchia venne così assegnata
ai padri dehoniani, che avevano
istituito la loro sede a Sant‟Irene di
Briatico. Toccò, per primo, a padre
Rocco Nigro. Un giovanotto alto,
rossiccio, con un accento nord
calabrese. La sua realtà di provenienza,
infatti, era Roseto Capo Spulico,
ridente cittadina costiera dell‟alto
Tirreno, provincia di Cosenza. Padre
Rocco Nigro avviò un‟opera di
aggregazione sociale senza precedenti.
In un contesto sociale e culturale di
profondi cambiamenti, il religioso
riuscì a mantenere compatta la
comunità. La fede nel Risorto trovò
con lui nuovi canali di comunicazione.
La guida spirituale degli zambronesi
riuscì a colloquiare con tutte le fasce
d‟età. Incitò i giovani a scoprire la
bellezza della Verità. Predicò la pace
fra gli adulti. Diede conforto agli
anziani e agli ammalati. Proprio per
questa ragione, la sua figura ha lasciato
nel cuore degli abitanti di Zambrone
un segno profondo e positivo. L‟amore
che
seppe
donare
a
tutti,
indistintamente, fu davvero immenso.
E questo, gli zambronesi, lo
percepirono fino in fondo. Insomma,
quando padre Rocco si congedò
(1990), l‟elemento spirituale risultò
essere uno dei pilastri fondanti la
comunità stessa. Padre Rocco Nigro ha
poi dedicato tutta la sua vita (e lo fa
tuttora) ad alleviare le sofferenze e
all‟evangelizzazione dei Malgasci. Di
tanto in tanto ritorna nella “sua”
Zambrone. Ed è sempre festa, per tutti!
Dopo di lui, la parrocchia venne
Don Luigi Scordamaglia con padre Trifone Labellarte
affidata
a
padre
Antonio
Carpellese dal 1991 al 1992;
guida spirituale autorevole e
rigorosa. Al dehoniano subentrò
don Saverio Di Bella, figura
apprezzata dagli zambronesi che
rimase a fino al 1994. Dal 1994
al 1999 toccò di nuovo ai
dehoniani con padre Trifone
Labellarte. Un religioso che
dialogò con la comunità di
Zambrone come pochi altri.
Spontaneo e riflessivo allo stesso
tempo,
seppe
penetrare
nell‟humus culturale della gente
del posto in profondità. Dialogo,
dolcezza, disponibilità, sono state
le sue più importanti virtù. In una
società
composta
prevalentemente da anziani, non
ha mai smesso di spronare i
giovani verso la conquista di
un‟autentica
dimensione
cristiana. Tra le sue più frequenti
citazioni, quella di padre Leone
Dehon: «Il giovane è la più bella
creatura di Dio, la speranza
dell‟avvenire». Dal 2000 al 2001
la
guida
spirituale
degli
zambronesi fu padre Ciro
Moschetta, religioso sensibile e
dotato di un bagaglio teologico di
altissimo spessore. Padre Ciro fu
amatissimo
dai
ragazzi,
ammaliati dalla sua affabilità e da
un‟oratoria, ricca e diretta,
fondata su contenuti di nobile
lignaggio culturale. In tutti quelli
che lo hanno frequentato ha
lasciato un ricordo particolare, un
insegnamento
importante,
un
arricchimento della sfera religiosa. Dal
2001 al 2002 toccò a padre Stefano
Sardine che puntò il suo breve
sacerdozio su una fede vissuta con
semplicità. Dal 2002 al 2009, la
parrocchia venne retta da padre
Giuseppe Massara. Originario di
Zungri, mise al servizio della comunità
la sua esperienza. Nel 2009 padre
Trifone Labellarte riprese le redini
della parrocchia. Lo scorso 5 settembre
la parrocchia è stata affidata a don
Luigi Scordamaglia, proveniente dalla
limitrofa Potenzoni di Briatico. In tale
occasione il cuore di don Luigi
Scordamaglia si è aperto ai fedeli di
Zambrone. e viceversa. Gremita, nella
circostanza, la chiesetta del capoluogo
tirrenico. Molti i fedeli giunti anche
dalle realtà limitrofe e varie le autorità
civili e religiose presenti. La messa
solenne si è svolta alla presenza di
monsignor Luigi Renzo, il quale nella
sua omelia ha sottolineato quello che
deve essere il ruolo del sacerdote in
una
comunità:
«Se
volessimo
incamminarci verso Dio, come
dovremmo fare? Per capire quale
percorso intraprendere occorre seguire
le parole di Gesù. Noi preti -ha
aggiunto- dobbiamo essere, pertanto,
delle sentinelle vigili. E il vero
credente deve accettare il richiamo del
pastore. Bisogna cercare Gesù senza
mezze misure e Gesù riempirà il nostro
cuore».
11
RUBRICA
Ottobre 2010
Poesia
CRONACHE
ARAMONESI
LA TIMIDEZZA
Se mi fanno un complimento/ divento
rossa/ se gli altri non parlano per primi/
rimango in silenzio/ se cammino per la
strada/ e qualcuno mi guarda/ mi tocco i
capelli./ Quando mi parlano/ e non so
cosa rispondere/ mi sforzo di sorridere./
Mi hanno detto: «Sei timida!»/ Gli
insegnanti, la gente mi dice: «Devi
vincere
la
timidezza,
devi
combatterla!»/ Oggi penso che se
potessi/ combattere non mi priverei/ mai
di quel rossore sulle gote/ di quel sudore
delle mani/ di quella voce molte volte
traballante/ perché tutto ciò è
manifestazione/ di quello che sono e
anche di/ un‟ingenuità buona./ Se
potessi da timida/ che sono lotterei
contro l‟odio/ che ci distrugge e si
manifesta/ in modo poco bello da
descrivere.//
Romana Grillo
Daffinacello, alcuni protagonisti della sagra
Daffinacello, risultati positivi per la
sagra dei prodotti tipici
La sagra dei prodotti tipici svoltasi lo
scorso sei agosto ha registrato, come di
consueto, un eccezionale livello di
coinvolgimento
della
comunità.
Nonostante la calura estiva e i molteplici
impegni di lavoro, i daffinacellesi si sono
ritrovati per celebrare, con un meritato
successo, la quinta edizione della
manifestazione. Merito della parrocchia,
soggetto organizzatore dell‟evento e del
suo sacerdote, don Nicola Berardi. Ma
soprattutto merito della passione civile
che anima la kermesse, incanalata,
prevalentemente, verso un obiettivo
nobile e importante: reperire i fondi per il
recupero dell‟antica chiesetta sita nel
vecchio centro abitato.
CRONACHE ARAMONESI
Periodico indipendente
d'informazione, politica e
cultura
Editore
Centro studi umanistici e
scientifici Aramoni
Registrazione presso il
Tribunale di Vibo Valentia
al numero 2 del
18 luglio 2005
Le sorelle Asma ed Hina Jilani
ESTERI
AVVOCATESSE CHE DIFENDONO I
DIRITTI DELLE DONNE
Asma e sua sorella Hina Jilani
nell‟ultimo ventennio sono state due
figure di spicco dei movimenti per le
donne e per i diritti umani. Entrambe,
dal 1996, sono oggetto di sorveglianza
da parte dello Stato ventiquattro ore su
ventiquattro.
Nel
1980
hanno
partecipato alla creazione del Women's
Action Forum per aiutare le donne a
ottenere il divorzio da mariti violenti.
Nel 1981 hanno fondato il primo studio
legale femminile del Pakistan e nel
1986 hanno dato vita alla Pakistan
Human Rights Commission di cui Hina
Jilani è presidente. Hina è stata
minacciata di morte dalle stesse aule
del parlamento quando ha chiesto
l‟abolizione delle norme repressive
della shar'ia che contrastano con le
norme costituzionali a tutela della
donna. Hina Jilani dirige il più grande
centro di assistenza legale del Pakistan
ed è conosciuta per il suo impegno
nella difesa dei diritti delle donne e
dell‟infanzia e per lo sforzo nel
promuovere la tolleranza religiosa. Nel
1988 in Pakistan sono state uccise per
“delitto d'onore” cinquecento donne e
le Jilani è conosciuta in tutto il mondo
per le loro aperte critiche a questa
pratica. In una recente intervista, Hina
Jilani ha dichiarato l‟importanza di
piccoli ma significativi successi sia
politici che giudiziari, conquistati negli
ultimi anni: «Sentiamo che c‟è
qualcosa, una luce alla fine del tunnel.
E abbiamo visto quella luce tante
volte».
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i1 9 ottobre 2010
CRONACHE
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