Anno II – N
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Anno II – N
ISSN: 2035-9977 Anno VI – N. 4 – Ottobre 2010 COPIA OMAGGIO Periodico di informazione, politica e cultura a cura del Centro studi Umanistici e Scientifici Aramoni A COLPI DI TAMBURELLO WWW.ARAMONI.IT GRAZIE, DIRETTORE! Il digitale avanza e cambia il modo di comunicare. A dispetto di tale processo, sei anni fa è nato il periodico cartaceo Cronache Aramonesi. L’impulso venne dato dal direttore di un’analoga testata che opera a Sant’Onofrio: Raffaele Lopreiato. Uomo sobrio e dotato di una passione civile fuori dal comune, è stato il direttore del periodico zambronese per i primi suoi venti numeri. Gli Aramonesi ringraziano Raffaele Lopreiato, che con tatto e discrezione è stato protagonista di un piccolo pezzo della storia zambronese. La sobrietà, l’equilibrio e la saggezza, sono le sue innate virtù che hanno avuto un ruolo decisivo nell’ accrescimento culturale della testata. ConA questo numero si chiude un ciclo. Non sarà facile aprirne un altro, soprattutto per i cronici problemi di finanziamento. Il tempo dirà se l’iniziativa sarà stata portata avanti e con gli stessi canoni del passato. Sfida affascinante ma quanto mai ardua. Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare Madre Teresa di Calcutta San Giovanni, le ipotesi sul recente ritrovamento archeologico SCOPERTA UNA NECROPOLI ROMANA? Individuati frammenti di anfore risalenti ad oltre duemila anni fa Deceris Zambrone, in spiaggia con pipita e zampogna Sangiovannensis… Zambrone e il laboratorio di danze etniche La ricerca ARAMONI, LA CITTA’ PERDUTA I Dehoniani lasciano la parrocchia di zambrone cla Pensieri ed emozioni in memoria di Aldo Ferraro e Francesco Ferraro VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE E DINTORNI NATALE LANDRO, IL MAESTRO CHE INSEGNO’ A ZAMBRONE Associazionismo Le idee dei rappresentanti della Pro loco Religiosità Esteri In devozione di Santa Marina Vergine Asma e Hina Jilani, le avvocatesse che difendono i diritti delle donne e dell’infanzia FOLLA OCEANICA AL TAMBURELLO FESTIVAL 1 ottobre 2010 STORIA CRONACHE ARAMONESI ARAMONI, LA CITTA’ PERDUTA L‟articolo pubblicato sulla rivista “La Calabria” il 27 settembre 1876 intitolato “San Gennaro in Calafatone” contiene elementi utili a ricostruire la storia locale. Recita in un suo passo: «Allora tutta quella costa, a principiare dal capo vaticano infino alle pendici orientali, ove stanno accantonati tutti quei piccoli villaggi denominati Li Quarteria inclusa Mottafilocastro, era tutta rivestita di boschi, i quali internan-dosi per le “orre” e pei greppi della montagna si stendevano infino alle creste settentrionali, cuoprendo di folta boscaglia il territorio di Mesiano e di Aramoni». Alla fine dell‟articolo, una postilla: «Diremo in altra occasione della distruzione di Aràmoni, villaggio posto nella vallata centrale di monte Poro». Ma per avere altre notizie occorrerà attendere un articolo del 1931, dal titolo: “Tradizioni sulla terra d‟Aramoni”, di Diego Corso, da cui si desume che laPubblico voce danzante Aramoni avrebbe la sua origine da 'Aramada ossia fessura, spccato che descriverebbe la forma della valle omonima. A sua volta, 'Aramada, potrebbe farsi derivare da 'Aragmo,j che significa fragore, strepito, suono legato forse allo scorrere delle acque tra sassi e ciottoli. Nella ricerca di Diego Corso, inoltre, è stata apposta una nota: «ex Reg. Caroli II an. 1303. Lit. A.Capitula Mag. Passuum. Edit. Contra latrones». Questa nota ha una collocazione temporale precisa: Re Carlo II D‟Angiò, anno 1303. Se ne dedurrebbe (ma il condizionale è d‟obbligo) che ad ordinare la distruzione di Aramoni quindi sia stato Carlo II D‟Angiò nel 1303 e non Roberto D‟Angiò salito al trono nel 1307. All‟epoca l‟area del Poro si presentava ricoperta da una foresta con poche aree coltivate intorno ai monasteri o vicino alle cittadine. Questi luoghi erano devastati dagli scontri tra Angioini e Aragonesi, tra gli assegnatari dei terreni (baroni, conti, duchi, marchesi) e gli abitanti locali abituati alla libertà. In questo clima di sopraffazione, molta gente del posto diventò brigante pur di non sottostare ai feudatari e ai signorotti inviati dal re a prendere possesso delle terre. Lo stesso Diego Corso racconta di uno scontro che coinvolse anche i nobili della città di Tropea: «In quel torno di tempo (an. 13031334) fiere discordie si erano accese nella cittadina di Tropea tra le nobili famiglie dei Ferrucci e Numicisi, alle quali altre si erano alleate per aderenze e parentela. Non era trascorso gran tempo che il milite Pietro Ferrucci, caduto in agguato presso Scorcio della terra d’Aramoni Aramoni, venne trucidato da quella fazione spalleggiata e diretta da Bartolomeo Rahone, partigiano dei Numicisi». Da queste parole si comprende che l‟autorità centrale è lontana e che la vita di tutti i giorni è dominata dalle lotte tra nobili per il potere politico. Per quanto riguarda Tropea e della sua situazione che oggi verrebbe definita esplosiva (forse) la Corona si rese conto della necessità di un intervento e cercò ogni mezzo di indurre le parti alla concordia, inviando in Tropea il Giustiziere di Val di Crati e di Terra Giordana con ampi poteri ad persequendum, capiendum et puniendum eos. Sorte diversa toccò ad Aramoni. Nel 1310 infatti, ebbe esecuzione l‟editto degli Angioini, col quale veniva disposto il bando per tutta la gente sanguinaria e di radere al suolo il caseggiato d‟Aramoni. Si dette libera uscita a quanti vollero rifugiarsi presso i loro congiunti nei villaggi limitrofi, con l‟obbligo di mantenere illibata condotta, dando malleverie di persone probe e conosciute. Ai pregiudicati fu data la pena del bando. Di questi, taluni andarono ad alloggiare nei villaggi di Zungri, Zambrone e Zaccanopoli, che, secondo alcuni, furono fondati dagli stessi espatriati, mentre secondo altri erano realtà già esistenti. Poiché tali villaggi recavano, come loro iniziale, la lettera Zeta, offrivano un loro immediato mezzo di riconoscimento. Carlo Grillo Pillole di ricerca storica Dalla terra d’Aramoni all’isola dello Stromboli? “Tradizioni sulla terra d‟Aramoni in Calabria” è il titolo dato dallo studioso Diego Corso ad una ricerca del 1931. Il breve saggio, inoltre, offre un particolare originale che vale la pena riportare integralmente. Molti scrittori accennano alla discendenza calabrese degli abitanti dell'isola di Strongoli, e tra gli scrittori di geografia vi è il Reclus, che dice aver raccolta questa tradizione dagli abitanti di Strongoli. La tradizione costantemente tramandata da padre a figlio, ne attesta la veridicità. Massima prova sono la omonimia dei cognomi delle famiglie dimoranti in Strongoli ed altre isole Eolie con quelle di Carciadi, di Spilinga, di Zungri, di Zambrone e di Zaccanopoli, nonché la ingenita debolezza, oggi del tutto corretta, di appropriarsi la cosa altrui per atavismo. Distrutta Aramoni, devastati i villaggi adiacenti, i beni di quella chiesa passarono a quella di Zungri, come anche la campana sulla quale tuttavia si legge: Aramon! Unico ricordo che sopravvisse al fato di quel paese! 2 ottobre 2010 la scoperta CRONACHE ARAMONESI SAN GIOVANNI, RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO DI ECCEZIONALE RILEVANZA STORICA Elias Norbert introduce il suo “Saggio sul tempo” con una storia significativa. Nel passato, racconta l‟illustre sociologo, un gruppo di uomini salì su una torre sconosciuta. La prima generazione approdò al quarto piano. La seconda al settimo. I discendenti fino al centesimo. Poi la scala sprofondò e lì sistemarono fissa dimora. Essi costruirono la loro vita dimenticandosi di come vi fossero arrivati. Il sociologo, quindi, giunse alla seguente conclusione: «Gli inutili sforzi fatti sinora per risolvere un problema in fondo così semplice come è quello del tempo sono un ottimo esempio di quanto avviene allorché ci si dimentica del passato della società. Quando lo si ricorda, si scopre se stessi». Ci sono momenti, tuttavia, in cui è il passato stesso a riappropriarsi della sua funzione con prepotente caparbietà. E ciò è successo anche alla fine di agosto, nella frazione San Giovanni. Durante un ordinario scavo finalizzato allo spostamento del terreno, il signor Antonio Tripodi si accorge della presenza di uno scheletro. L‟appezzamento è posizionato alla via Salvatore Quasimodo, nel pieno centro abitato, pertanto, il proprietario allerta i carabinieri della locale stazione di Zungri. Si reca sul posto il comandante Dario Randazzo, il quale dopo una rapida indagine ravvisa la presenza di dieci scheletri disposti, per la maggior parte, l‟uno sull‟altro. Nessun dubbio che trattasi di resti umani risalenti a qualche secolo fa. Katiuscia Bisogni, medico legale nominato dalla Procura della repubblica di Vibo Valentia, in persona del dottor Santi Cutroneo, conferma tale impressione. Dieci i corpi recuperati, di cui quattro appartenenti a bambini e ragazzi. Rinvenuta, altresì qualche traccia di una delimitazione in pietra tufacea. Le prime ipotesi vengono formulate sulla base degli studi storici legati al territorio. Il terreno fino a pochi lustri addietro era stato di proprietà della diocesi di Mileto-Vibo Valentia-Tropea. Pertanto si pensa a Puntale d’anfora ritrovato in loco un ossario collegato a una chiesa presente in loco tra il Seicento e il Settecento (consacrate, rispettivamente, a Santa Marina, Sant‟Anna o San Gennaro). Oppure, a una fossa comune realizzata per motivi urgenti (epidemia o calamità naturale). Della vicenda viene interessata la Sovrintendenza per i beni archeologici di competenza e la sua responsabile, Maria Teresa Iannelli, fissa apposito sopralluogo. A distanza di una settimana, il colpo di scena. Sul sito vengono rinvenuti due reperti che non lasciano molti dubbi sulla loro epoca: un‟ansa e un piede d‟anfora, due componenti riconducibili a uno o più manufatti dell‟epoca romana. La dottoressa Maria Teresa Iannelli, pur con tutte le cautele del caso, ravvisa, in loco, la possibile sussistenza di una necropoli greco-romana. A tale riguardo, la studiosa, responsabile della Sovrintendenza per i beni archeologici della provincia di Vibo Valentia, ha affermato: «Il sito, effettivamente, potrebbe racchiudere una necropoli greco-romana. I pochi elementi raccolti e l‟ordine con cui sono stati rinvenuti gli scheletri, potrebbero indurre ad affermare una simile eventualità. La prova definitiva potrebbe però aversi solo in conseguenza di un‟indagine approfondita». Presente, al momento del sopralluogo, anche il sindaco Pasquale Landro, il quale ha dichiarato: «L‟amministrazione farà quanto di sua competenza per riportare alla luce un frammento di storia locale particolarmente importante e significativo». Sul posto anche la guida spirituale dei sangiovannesi, don Pasquale Sposaro, il quale ha affermato: «Prima di esprimere qualsiasi tipo di valutazione occorre approfondire la ricerca che, spero, sia rapida ed esaustiva». Auspicabile, un approfondimento e uno studio accurato di tutti i dati scoperti. Unico strumento disponibile per restituire alla storia della comunità un tassello mancante. Paolo Orsi, archeologo di fama internazionale vissuto a cavallo tra l‟Ottocento e il Novecento, fu il primo ricercatore ad occuparsi della materia. Con specifico riferimento a Zambrone, ravvisò presenze umane sin dal Paleolitico medio (80-35 mila anni a.C.) in un‟area distribuita tra Zambrone marina e la frazione Daffinà. Tracce di vita umana sono poi state rilevate, in epoche più recenti a ridosso del mare. Se i primi rilievi acquisiti sull‟area, confermassero l‟ipotesi dell‟esistenza di una necropoli romana, la circostanza avrebbe un‟importanza cruciale per la storia locale. La frazione San Giovanni, infatti, dista dal mare circa sei chilometri. Dieci, invece, i chilometri che la separano da Torre Galli, altro centro abitato da epoche antichissime. Non è difficile ipotizzare, poi, che oltre duemila anni fa, la vasta area inclusa, appunto, tra la marina e San Giovanni, fosse ricoperta da una fitta boscaglia. Ergo: difficile immaginare forme di vita umana presenti su quest‟ultima realtà. E invece, i primi reperti rinvenuti sull‟area, piede e ansa di anfora (oltre a una possibile necropoli) smentirebbero tale assunto. Elias Norbert ha scritto: «La civilizzazione non è ancora compiuta: é in divenire». Corrado L’Andolina 3 ottobre 2010 L’EVENTO CRONACHE ARAMONESI Tamburello festival L’INVASIONE DEI TARANTOLATI * “18 agosto 2010. Tamburello festival. Vi diremo prima cosa non é. Non è una sagra paesana. Non è un momento di relax. Non è una parentesi nell‟esistenza degli sfaccendati. Non è una serie di orchestrine e cantantini che si esibiscono. Non è un posto dove soddisfare la pancia con “prodotti tipici locali” che di locale non hanno assolutamente nulla. Non è un ghiribizzo venuto in mente ad un gruppo di sfaccendati senza fissa dimora. Non è qualcosa che invita a passeggiare sotto le stelle. Non è un evento che celebra il mare (di questi tempi, poi…). Adesso vi diciamo cos‟é. Il Tamburello festival è la fantasia che diventa divertimento. E‟ il richiamo irresistibile del ballo come traino del pensiero positivo. E‟ gioia di stare con gli altri. E‟ cultura che diverte e sollecita la memoria. E‟ sentimento esuberante e passione che trascina. E‟ il luogo che riproduce e attualizza storia (coreutica, gastronomica, antropologica, umana, musicale) insomma, è una buona cosa”. Così recita un messaggio, quanto mai pertinente, lasciato nel guestbook del sito www.aramoni.it, curato dall‟associazione Aramoni, pochi giorni prima della kermesse, a proposito dell‟evento clou dell‟estate Vibonese. Un festival musicale dedicato al recupero della tradizione musicale calabrese. E‟ questa la principale peculiarità del Tamburello festival, giunto quest‟anno alla sua settima edizione. Una vera e propria festa della musica popolare che ha creato un momento d‟incontro creativo ed artistico dando spazio ad artisti emergenti, il festival ha ospitato infatti alcuni dei gruppi più rappresentativi della scena musicale calabrese: Totarella, Marasà e Associazione zampognari di Cardeto, questi ultimi guidati dalla travolgente energia di Sebastiano Battaglia. L‟iniziativa si era aperta col ricordo commosso del presidente del sodalizio Aramonese Totarella in concerto Corrado L‟Andolina, verso Eros Zuccalà, figlio di emigrati e scomparso prematuramente in Lombardia pochi mesi fa. La manifestazione, poi, era stata dedicata, dallo stesso L‟Andolina, ad Aldo Ferraro, persona amata e stimata dall‟intera comunità zambronese, deceduta lo scorso otto febbraio a causa di un tragico incidente sul lavoro a soli trentadue anni. Lo spettacolo musicale, promosso e organizzato dal Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, si è concluso con grande successo. Anche quest‟anno è stata confermata la splendida location di piazza Otto Marzo che ha riunito la Calabria musicale per festeggiare la festa della musica, ospitando un pubblico che si è scatenato grazie all‟esibizione dei vari gruppi musicali. Una serata, protrattasi fino a tarda notte, che ha ormai assunto un sapore particolare a Zambrone, dove, grazie al lavoro degli organizzatori, ha preso la sua forma diventando una sorta di richiamo regionale per tutti gli amanti della musica tradizionale. In piazza sono stati allestiti anche stand gastronomici e messi a disposizione posti a sedere per tutti coloro che hanno voluto godersi lo spettacolo musicale in una comoda postazione. Palesata soddisfazione dagli aderenti del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, che hanno profuso impegno ed energie, organizzando una festa diventata ormai un consueto appuntamento nel calendario degli eventi estivi della provincia di Vibo Valentia. Una festa da annoverare nel catalogo delle attrattive turistiche in Calabria. Un oceano di persone ha apprezzato e gustato ogni momento di un festival etnico che, senza esagerazioni di sorta, non ha eguali su scala provinciale e che compete, senza problemi con le migliori kermesse del settore su quella regionale. Il segreto della passata edizione del Tamburello festival, evidentemente, non va ricercato soltanto nell‟altissimo livello qualitativo dei gruppi. E nemmeno nella doppia sagra (dolce e salato) organizzata in termini assai differenti da tutte le altre: poche pietanze ma tutte genuine e autenticamente legate al territorio. E nemmeno nella ricca esposizione di arte, artigianato e prodotti enogastronomici: ben 34 gli stand presenti. E nemmeno negli spettacoli dal sapore strettamente etnico: tre coppie di Giganti e “Cameiuzza i focu”. Piuttosto, il segreto del successo va individuato nella sapiente miscela di tutti questi elementi, amalgamati da una sostanza sempre più rara in Calabria: la passione disinteressata verso il territorio e la pervicace volontà di contribuire al suo riscatto. Maria Stella Ferrazzo Pubblicato su Il Quotidiano della Calabria il 24 agosto 2010, p. 26 4 ottobre 2010 INIZIATIVE CRONACHE ARAMONESI ZAMBRONE E IL LABORATORIO ETNICO Il 31 luglio si è svolto, grazie alla collaborazione del dirigente pro tempore dell‟Istituto comprensivo di Briatico, Rocco Cantafio, presso la palestra scolastica di Zambrone il primo appuntamento del Tamburello festival 2010, evento di punta fra quelli organizzati dall‟associazione Aramoni, ovvero il Laboratorio di danze tradizionali calabresi. Molti i partecipanti provenienti da Capistrano, Maierato, Motta Filocastro, Parghelia, Pizzo, Sant‟Onofrio, Soriano e Vibo Valentia. Fra loro anche Graziano Ciancio, presidente dell‟associazione “Il Tocco” di Motta Filocastro accomunata con quella di Aramoni da similari passioni e sensibilità. Quest‟anno, per la seconda edizione del Laboratorio, l‟associazione di Zambrone ha predisposto l‟insegnamento di una forma di danza molto particolare, tipica della Valle di Sant‟Agata, ubicata nel reggino, e in particolare di Cataforìo: il ballo “U fora u primu”. Si tratta di una danza per coppie disposte in una “rota”, un cerchio “rituale” nel quale si intrecciano relazioni coreutiche e sociali e che è guidato dalla carismatica figura del “Mastru da ballu”. La tradizione coreutica della Valle di Sant‟Agata si fa forte di un rapporto strettissimo con la musica, in particolare con il suono della zampogna, protagonista indiscussa di questa settima edizione del Tamburello festival. I musicisti, sempre in coppia (organetto e zampogna o tamburello e zampogna) suonano insieme cercando un‟alchimia complessa e instaurano con i danzatori un rapporto quasi confidenziale che consente a questi ultimi di «mettere in gesti il linguaggio della musica». “U fora u primu” è una danza composta, dignitosa ed essenziale: in pochi passi contenuti si giocano le relazioni fra individui, ci si scambiano cortesie e occhiate e in gesti misurati il “Mastru” gestisce il Docenti che ballano e allievi intorno Duo Istmo d’Italia, sulla spiaggia complesso reticolo di relazioni, con maestria, alternando le coppie, cercando di non alterare gli equilibri preesistenti. Dal meccanismo di scambio delle coppie, per cui il primo ad iniziare è anche il primo a lasciare il centro della “rota” ad altri danzatori al grido di “Fora un primu!”, viene il nome della danza. In occasione di questo secondo appuntamento del Laboratorio, dedicato quindi alle “Danze della Calabria Greca”, i partecipati hanno potuto apprezzare e imparare i passi base di questo ballo in un appuntamento che è durato diverse ore, il che ha consentito di sperimentare una nuova forma di apprendimento, seguendo il metodo dell‟osservazione e dell‟imitazione, condensato in un solo intenso incontro che ha anche fornito l‟occasione per condividere un‟esperienza esaltante e intrecciare e rafforzare relazioni vecchie e nuove. Il che è proprio, del resto, il compito della danza e del “Fora u primu” in particolare: stabilire fra i danzatori e i musici un rapporto intimo, di complicità, in un interscambio linguistico fatto di suoni e gesti e mantenere e ricreare equilibri sociali molto delicati. A guidare le danze è stata un‟ottima maestra, Agata Scopelliti, che con pazienza e abilità ha non solo insegnato i passi, ma introdotto i volenterosi “allievi” ad un mondo fatto di tradizioni, consuetudini, ma anche vitalismo e rinnovamento. ZAMBRONE, IN SPIAGGIA CON PIPITA E ZAMPOGNA Eleonora Lorenzo Si è svolto il 16 agosto per le spiagge di Zambrone, il concerto itinerante di musiche e repertori tradizionali. Anche quest‟anno, per il terzo anno di seguito, si è esibito il duo di pipita e zampogna “Suonatori dell‟Istmo d‟Italia” composto da Andrea Bressi e Daniele Mazza. Entrambi sono giovanissimi, ma compiono attività concertistica da molti anni e in occasione del concerto sulla spiaggia hanno eseguito brani della tradizione musicale calabrese. Il concerto ha introdotto al tema del Tamburello festival di quest‟anno, intitolato “Su le zampogne!” e che è stato dedicato proprio ai tradizionali strumenti musicali calabresi, le zampogne, restituite al loro originario impiego, simboli di aggregazione e creatori di atmosfere festose e vive. Il concerto in spiaggia ha avuto proprio lo scopo di creare un momento di particolare allegria, cogliendo gli spettatori nel momento di massimo relax quando, a due passi da un mare cristallino, hanno potuto godere di musiche liete e magnificamente eseguite, entrando nel mondo magico e nell‟atmosfera festosa del Tamburello festival. e.l. 5 oTTOBRE 2010 VIAGGIO NELLA STORIA DI ZAMBRONE E DINTORNI NATALE LANDRO, IL SINDACO DI PARGHELIA CHE INSEGNO’ A ZAMBRONE Quando avevo 15 o 16 anni (allora la mia famiglia abitava a Parghelia dove mio padre lavorava alle dipendenze del ministero del Lavoro come collocatore) mi capitò un giorno di andare a casa di Natale Landro. Era una casetta popolare, di quelle costruite durante il fascismo, che cercò in tal modo di riparare al disastro del terremoto del 1905. Poco spazio su un piano terra, servizi essenziali su scala ridottissima ma, tutto sommato, abbastanza comoda per quei tempi. C‟era un ottimo rapporto di amicizia tra le nostre famiglie, in particolare con il fratello Totò, che mi insegnava a guidare la moto (a volte lo sostituiva Mucci che ho rivisto quest‟estate, dopo più di trenta anni) e con la giovanissima sorella, Antonietta, amica di mia madre e di mia sorella. Qui vidi, perfettamente ordinati, in una piccola libreria senza vetri, la serie dei volumetti del Capitale di Carlo Marx pubblicati dalla Einaudi, in edizione economica. Sapevo già che Natale era socialista e che in quel tempo i socialisti passavano per contestatori del placido sistema creato nel dopoguerra dalla Dc, nemici dell‟America, amici dell‟Unione Sovietica, portatori di un‟ideologia avversa alla Chiesa. Mi chiesi come fosse possibile che persone miti e gentili come la sua mamma, allegri e disponibili come Totò, graziose e socievoli come Antonietta potessero esser associate a qualcosa che non fosse positiva, non esaltasse l‟amicizia e i rapporti umani, non rafforzasse i valori della cultura. Quei volumetti in bell‟ordine, acquistati probabilmente con notevoli sacrifici (non diversamente da come facevamo io e Mimmo Caparra, compagno di scuola e amico di vita, che risparmiavamo il centesimo per acquistare direttamente dalla Casa Editrice i volumetti in copertina grigia della Bur, spalleggiati dal povero Micuccio Grimaldi, che fingeva di richiederli come libraio per farci ottenere il 30 % di sconto) mi Natale Landro, insegnante a Zambrone raccontavano una storia di ricerca e di passione, un impegno che si sprigionava dal cuore e coinvolgeva la mente. Sapevo già chi fosse Marx, e, sebbene fossi abituato, dai discorsi che avevo sentito, ad associarlo a Lenin e a Stalin, figure misteriose e lontane, percepite emotivamente con un sostrato di negatività, non potei fare a meno di pensare che il socialismo contenesse qualcosa che scaldava il cuore dell‟uomo e lo faceva vibrare di speranze nuove. Molti anni dopo ripensai a quel primo, effimero contatto con Marx. Lo classificai come prodromico di una curiosità intellettuale, difficilmente applicabile alla realtà che conoscevo. E quando lo lessi nelle edizioni degli Editori Riuniti, la casa editrice del Pci, ne avvertivo lo spirito critico, l‟asprezza dell‟analisi e il determinismo che mi appariva più messianico che scientifico, come pretendevano di insegnarmi i suoi dotti interpreti mediante i testi (allora noi giovani del „68 li consideravamo quasi testi religiosi) editi dalla Feltrinelli. Viceversa mi sembrava tutto più chiaro e più comprensibile e soprattutto vero ascoltando i discorsi di Natale Landro, nelle varie campagne elettorali. Sarà stata la logica dei suoi ragionamenti unita alla passione ed alla convinzione, insieme alla suggestione della voce, chiara, profonda, decisa, mai inceppata, mai incerta, o le esemplificazioni che - mi sembrava- dimostrassero, al contrario CRONACHE ARAMONESI di quanto succedeva a me, la conciliabilità degli insegnamenti marxiani e della cultura socialista con la nostra realtà. Come avviene per i grandi oratori che riescono convincenti con l‟inoppugnabilità del ragionamento, Natale non alzava la voce, non strepitava, non citava alcun autore, manteneva tonalità appassionate ma mai disgiunte dalla logica, non invocava vendette contro i ricchi, non esaltava il mondo dei poveri, non si rifugiava nella facile retorica della rivoluzione alle porte o dell‟imminente resa dei conti. Indicava strade da percorrere per conseguire obiettivi, formulava strategie di miglioramento del reale, cercava di convincere chiamando alla partecipazione, sosteneva concetti che esaltavano la vitalità del lavoro o proclamavano il superamento delle differenze culturali, economiche, umane. Solo contro il trasformismo si accaniva tirando fuori un sarcasmo aspro che irritava oltre misura i destinatari. La conoscenza dell‟ambiente insieme all‟incessante capacità formativa esercitata gli permisero di svolgere per circa vent‟anni le funzioni di sindaco di Parghelia. Caratterizzò un‟epoca per la sua cittadina come avvenne per Michele La Torre, comunista, a Spilinga, per Peppino Cichello, democristiano, a Zungri e Mico Contartese, anch‟egli comunista a Rombiolo. Figure carismatiche non perché eccezionali rispetto all‟ambiente che li esprimeva ma perché interpreti eccezionali dell‟ambiente che li esprimeva, di cui non ignoravano le sensibilità, le richieste, le paure e le ansie. Da insegnante trasferì nel lavoro le sue convinzioni umanitarie. Dialogò con i bambini. Insegnò, oltre che a Parghelia, a Daffinacello, a San Giovanni e a Zambrone. Andava a recuperare in campagna o a casa gli alunni che si assentavano e li riportava a scuola. Ho parlato di recente con alcuni dei suoi allievi di allora. Uno mi ha detto: «Se non fosse per il maestro Natale adesso non avrei neppure la licenza elementare!». Salvatore L’Andolina 6 ottobre 2010 COMMEMORAZIONE ZAMBRONE E IL SUO CAMPANILE Francesco Ferraro IN MEMORIA DI FRANCESCO FERRARO Il 4 febbraio 1980 un‟altra “morte bianca” colpiva il cuore dell‟intera comunità zambronese. A causa di un terribile incidente stradale, verificatosi mentre era alla guida dell‟automezzo lavorativo, a soli trentacinque anni perdeva la vita Francesco Ferraro, professionista dell‟autotrasporto. L‟associazione Aramoni e la redazione di CA ne omaggiano la memoria pubblicando la poesia scritta, tre giorni dopo il tragico evento, da un suo amico. PER LA MORTE DI UN AMICO (Francesco Ferraro) Si scioglie una vita nei rivoli rossi che macchiano un selciato, grigio e sconosciuto, un angolo di mondo insperato, accoglie le tue giovani cellule morte, sole e lontane. I rivoli, le macchie e tu riverso in un bianco lenzuolo. Hai pianto, hai riso, hai amato, hai costruito, sei caduto, ti sei rialzato, hai lasciato! Un istante, un miserabile istante e la tua carne si macina ai vetri e alle lamiere contorte. Un istante e un addio alla luce, misera e debole, attaccata ad un filo, alla circostanza dell’attimo fatale, si è conclusa la tua breve parabola di un uomo che amava una bimba e i suoi occhi, le sue mani. Adesso un mare di fiori che non danno ragioni di una vita giocata al giro di una ruota. Esistenza, esistenza, esistenza di rabbia, esistenza d’impotenza! Esistenza perché? Esistenza per chi? Lasciamo tutto e sfrondiamo la vita di emozioni già perse al suono di un pianto come primo soffocare. Le ultime disperazioni di una madre senza più lacrime, di una donna senza più vita, di un vecchio stanco! Domani sarà un ricordo quasi per tutti. Massimo L’Andolina Paese che vai, campanile che trovi. Storicamente, tra i segni più tangibili per individuare i sacri edifici ci sono proprio le campane e i campanili. Il campanile, in qualche modo, non solo rappresenta un elemento della struttura ecclesiastica, ma disegna il paesaggio architettonico, sia urbano che rurale. Soprattutto, tale componente, costituisce un fattore culturale di assoluta importanza, parametro linguistico e comunicativo strettamente connesso alla gente del posto. Esiste, d‟altronde, uno stretto legame tra le campane e la vita religiosa di ogni comunità cristiana. Negli ultimi tempi, però, la chiesa del capoluogo tirrenico era stata costretta a rinunciare al tocco delle campane. Un silenzio assordante che durante la domenica e le festività religiose è diventato sempre più “corposo”. A causa di una fisiologica usura dettata dal normale decorso temporale, il campanile era stato sottoposto a un rilevante processo di degrado. Cosicché, per ragioni di pubblica sicurezza, le campane, per un lungo periodo, non sono state utilizzate. Nell‟immediatezza, inoltre, sono stati anche eseguiti alcuni interventi-tampone, utili ad evitare qualsiasi pregiudizio. L‟unica chiesa del paese, consacrata a San Carlo Borromeo, era stata privata di una sua componente essenziale. Si era poi aperto un dibattito sulle sorti del campanile. In un primo momento, il progetto pensato era quello di ampliare le dimensioni del campanile stesso. L‟idea, CRONACHE ARAMONESI però, non raccolse consensi unanimi. Per una ragione semplice: l‟ampliamento del campanile non avrebbe potuto essere disgiunto dall‟intero rifacimento della chiesa. L‟edificio di culto zambronese, infatti, risulta suscettivo di radicali ristrutturazioni o, molto più probabilmente, di una demolizione e ricostruzione. Alla fin fine, la soluzione adottata risulta la più equilibrata. E in effetti, l‟eseguita ristrutturazione dello esistente campanile ha un duplice vantaggio: se da un lato elimina ogni potenziale pericolo, dall‟altro non pregiudica quelle che possono essere le sorti complessive della chiesa zambronese in una prospettiva comunque di breve o medio termine. L‟intera comunità, intanto, può nuovamente udire il suono inconfondibile e unico delle campane della propria chiesetta, proprio come un tempo, quando regolava la vita degli zambronesi. Di mattina, svegliava i cittadini come a volere dare loro il buongiorno. A mezzogiorno, il loro suono accompagnava la pausa pranzo. Di sera, riuniva la famiglia nella preghiera. L‟ultimo rintocco, dava ai fedeli la buonanotte. Abitudini e prassi inscindibilmente legate al divenire quotidiano, capaci di alimentare sentimenti religiosi (e non solo) autentici e profondi. Tanti auguri Un caloroso benvenuto ai neonati Letizia Carla Barbieri Thomas Bonifacio Annalisa Grillo Antonio Langella Martina Maria Loiacono Maria Lo Tartaro Maria Stella Lo Tartaro Valentina Muggeri Desiree Nadile Vincenzo Russo Christian Francesco Scordamaglia Giuseppe Scrugli Nicolò Varrà Nicola Visicchio 7 il ricordo ottobre 2010 UN PICCOLO PENSIERO PER ALDO Sono passati alcuni mesi da quando quel terribile 8 febbraio ti ha portato via da noi. Eri un uomo fantastico, con te anche i problemi più gravi diventavano piccoli e risolvibili. Sei stato sempre presente, bastava una telefonata e tu lasciavi tutto indietro per correre da noi. Sai, ci manchi tanto e penso: perché proprio a te? Il tuo posto è qua, avremmo dovuto fare tante cose, tu avresti dovuto crescere il tuo piccolo Lorenzo e continuare ad amare Gabry. Poi penso: forse devi fare qualcosa d’importante dove sei adesso. Rifletto e dico: ma noi avevamo ancora tanto bisogno di te. Quando mi alzo da letto, ogni mattina ti saluto. Vedo la tua immagine in una piccola foto e chiedo di risentire la tua voce per ascoltare i tuoi discorsi e chiederti consigli, come sempre. Ci manchi tanto, specie ci manca: il tuo sorriso, i tuoi discorsi e perché no, le tue piccole arrabbiature. Eri speciale e ora non c’è più nessuno uguale a te; eri unico, affettuoso, rispettoso, sempre pronto ad aiutare gli altri. Anche le ricorrenze non sono più uguali a prima, manca il tuo tocco di allegria. Nel mio cuore si è spenta una luce e si è accesa la tristezza. Ci manchi tanto, è ripetitivo ma è la verità. Mio piccolo cognato, stacci sempre vicino e aiutaci come hai sempre fatto. Fortunata Giannini Di seguito viene trascritta la canzone a firma di Francesco Carrozzo dedicata ad Aldo. DIMMI ALMENO DOVE SEI Dimmi almeno dove sei/ cosa fai cosa pensi/ perché sei partito/ perché te ne sei andato/ senza avvisare senza parole./ Ma dimmi come si può/ e perché mai/ partire senza tornare/ ma tu non ci sei più/ e non me lo so spiegare/ perché il vuoto che hai lasciato tu/ nessuno mai può colmare/ nessuno mai può capire/ nessuno può lenire/ ci hai lasciati qui/ tra sogno e realtà/ nella crudele verità!/ Cos’è la vita?/ Dov’è la fine?/ Dov’è l’inizio?/ Dov’è la pace?/ Chi lo sa?/ Chi lo sa?/ Voglio ancora parlare con te/ così come abbiamo sempre fatto/ perché era bello parlare con te/ mi faceva stare bene/ mi faceva sentire importante/ con quel tuo modo di fare/ allegro e pulito/ facevi sentire tutti importanti/ adesso che non ci sei/ non so e non posso fare niente per te./ Dimmi almeno dove sei/ cosa fai cosa pensi/ quanti nuovi amici hai/ ma dimmi come si può e perché mai/ partire senza tornare/ ma tu non ci sei più/ e non me lo so spiegare.// CRONACHE ARAMONESI E ZAMBRONE RICORDA ALDO FERRARO Ci sono momenti che non si vorrebbero vivere mai. Momenti di dolore e di tristezza. Momenti di angoscia e di disperazione. Momenti di sofferenza indicibile. Momenti segnati dalla morte nel cuore. E‟ successo lo scorso 13 agosto di vivere questi momenti, in occasione del primo raduno organizzato dagli amici di Aldo Ferraro, scomparso lo scorso otto febbraio a soli trentadue anni a causa di un incidente sul lavoro. La cerimonia ha preso le mosse dal campetto sportivo ubicato nel centro del paese. Nel primo pomeriggio si sono svolti alcuni incontri di calcetto. Il calcio e lo sport in generale, rappresentavano, infatti, un punto fermo nella sua vita, un riferimento vissuto con genuina passione. A seguire il ricordo del giovane lavoratore, affidato a un amico di famiglia, Mario Ambrosi. Fra gli astanti anche il medico di base del capoluogo tirrenico, Lidio Vallone, che ha voluto rendere omaggio alla memoria di Aldo Ferraro, con un breve ma toccante intervento. Padre Trifone Labellarte, a lungo guida spirituale degli zambronesi, ha poi ripercorso alcune delle tappe esistenziali del giovane defunto, tratteggiandone con dovizia di particolari, le innumerevoli virtù. E‟ stata poi consegnata ai familiari una targa commemorativa dello sfortunato congiunto. Confermata da tutti la volontà di istituire un premio “Alla bontà e all‟amicizia” dedicato al compianto amico. Successivamente, il corteo degli amici si è diretto al cimitero, dove è stato sepolto il giovane del posto. Presenti alla cerimonia almeno trecento persone, molte delle quali provenienti dalle realtà limitrofe. Tutti indossavano la maglietta rossa e nera, i colori ufficiali della sua squadra del cuore, il Milan, recanti la scritta: “Aldo è con noi!”. Al completo la famiglia, gli amici di sempre e il sindaco Pasquale Landro. Immenso l‟affetto che gli astanti hanno loro rivolto. Un affetto che si è tradotto in un silenzio assordante. Un affetto che si è materializzato nei volti tristi e profondamente segnati dal dolore. Aldo Ferraro Un affetto che si è manifestato in lunghi abbracci. Un affetto che si è reso tangibile grazie agli occhi lucidi della quasi totalità degli astanti. La serata si è poi conclusa con l‟esibizione di tre band: Bricosta, Nuju e Fint Floyd che al loro interno registrano la presenza di molti amici del lavoratore scomparso prematuramente. Francesco Carrozzo, legato alla vittima da un rapporto parentale ha poi intonato una canzone dedicata ad Aldo. I gruppi hanno quindi regalato al figlioletto di quest‟ultimo, Lorenzo, alcuni doni: un microfono i Bricosta, un tamburello i Nuju, una chitarra i Fint Floyd. A ritirarli la moglie, Gabriella, che ha ringraziato gli amici per il calore e la testimonianza d‟affetto dimostrata. Da registrare che i gruppi hanno suonato molte delle canzoni amate da Aldo, ma forse quella che può esprimere al meglio i sentimenti di chi, rimasto in questa terra, è chiamato a ricordarne la memoria é “Il profumo del mare”, cantata dai Nomadi. I versi sono i seguenti: “Nelle sere d‟ottobre ci ritroveremo./ Avvolti nel profumo del mare,/ a parlare ancora di questa vita,/ alle sue promesse mai mantenute,/ e ad asciugare queste lacrime,/ e forse amico, capirai/ che ho ancora bisogno di te,/ ancora bisogno di te//”. 8 ottobre 2010 associazionismo PRO LOCO, IDEE PROGETTI E SPERANZE PER LA COMUNITA’ ZAMBRONESE Poco tempo fa è stata ricostituita la Pro loco. CA ha ricevuto da alcuni suoi rappresentanti un contributo di idee che volentieri pubblica. Con l’occasione, la redazione rinnova la più ampia disponibilità a pubblicare eventuali ulteriori interventi provenienti dall’associazionismo e dalla cittadinanza zambronese. Fabio Cotroneo (presidente): «Ringrazio tutti i soci per la fiducia che mi hanno dimostrato nel conferirmi l‟incarico di presidente. Rappresentare la Pro loco per me è motivo di grande orgoglio, anche se, sono consapevole, l‟attività che ne conseguirà sarà alquanto impegnativa. Discutere, accettare le critiche e anche qualche fallimento fa parte integrante dell‟ordinaria dinamica umana; ma chi crede in quello che fa deve ricordare sempre che è necessaria una sana dose di ottimismo per la buona riuscita di ogni progetto. L‟intento è quello di far conoscere a tutti il nostro interessante paese, nonché riuscire a concretizzare un percorso basato sul fare rete. Il tutto, in piena collaborazione sia con gli enti locali, in primis col Comune, sia con l‟assessorato provinciale al Turismo, che con l‟associazione culturale Aramoni». Mariella Epifanio (segretaria): «Sono briaticese di nascita e zambronese di adozione, visto che ci vivo ormai da 8 anni. Non avrei mai pensato che un giorno sarei stata parte attiva, con altri giovani, di un gruppo, spinto da un comune denominatore: dare valore al nostro paese! Nostro sì. Ritengo che l‟appartenenza a un luogo, che sia un paese o una nazione, non si misura dagli anni ivi trascorsi ma, semplicemente, da quanto è presente nel cuore e nella mente di ognuno. Per me, Zambrone ha lasciato più immagini, ricordi ed emozioni, di quanto non ne abbia lasciato Briatico (paese a cui sono comunque molto legata). Uno dei motivi che mi ha spinto ad aderire alla Pro loco, è il cercare di dare un indirizzo di vita ai miei figli. Voglio che loro imparino Logo della Pro loco di Zambrone che nella vita bisogna darsi da fare per raccogliere frutti positivi. Non ci si può lamentare delle cose che non vanno per il verso giusto, se, quanto meno, non si sia tentato di migliorarle. E‟ per questo che ho deciso di stare in prima linea! Zambrone ha tanto da dare. Ha le carte in regola per essere uno dei paesi trainanti dell‟economia turistica della Costa degli dei. Ha la storia, ha una struttura geografica invidiabile e incantevole. Ho tante idee, ho tanta voglia di mettermi al lavoro per il mio paese e per far capire ai suoi abitanti che, ogni tanto i sogni possono diventare realtà. Abbiamo però bisogno dell‟aiuto di tutti per realizzare una Zambrone nuova e orgogliosa della sua storia, del suo presente e che sappia volgere lo sguardo con ottimismo verso il futuro». Giuseppe Barbieri (tesoriere): «Zambrone è un piccolo comune del Vibonese un tempo conosciuto perché c‟era l‟Aquapark, poi perché vicino Tropea.. Ciò non vorrei sentirlo mai più. Ho voglia di sentire parlare di Zambrone in termini entusiastici per la sua: posizione, organizzazione, pulizia, gentilezza, accoglienza e compattezza. Un sogno che non costa nulla. Ho preso la palla al balzo appena ho saputo della ricostituzione della Pro loco, spinto da amici e da avvenimenti personali che mi hanno cambiato la vita. Io ho accettato la sfida. Credo nella necessità di avviare processi aggregativi e culturali in sinergia col Comune, con altre associazioni presenti sul territorio e con gli emigrati. Insomma, credo che sia giunto per Zambrone il momento della svolta. Ho deciso di mettermi a CRONACHE ARAMONESI disposizione della collettività per valorizzare le tradizioni locali e per l‟avvio di nuove iniziative sul versante turistico, culturale, ricreativo e sportivo. Penso che il paese abbia molte potenzialità inespresse. Ad esse occorre credere fino in fondo. Zambrone è al centro della Costa degli dei, la più bella o tra le più belle del Mediterraneo. Bisogna organizzarsi per accogliere la gente come solo noi sappiamo fare, all‟insegna dell‟organizzazione e della cordialità». Amelia Conca (consigliere): «Quale neo consigliere della Pro loco auspico che l‟associazione, ricostituitasi dopo un lungo periodo di inattività, costituisca il “biglietto da visita” della nostra bella realtà. Per il futuro, si dovrà presentare ai turisti un‟informazione esaustiva sui principali avvenimenti culturali, enogastronomici, sportivi che si svolgeranno in loco. Zambrone è conosciuta come meta turistica e per le sue bianche spiagge. Anche la storia di Zambrone, 1a cui origine risale a molti secoli fa, è poco conosciuta. Farla conoscere ai Calabresi e non solo, anche attraverso il contributo della Pro loco, sarebbe un‟operazione di fondamentale importanza». Antonio Iannello (consigliere): «Attualmente lavoro presso Radio azzurra come responsabile commerciale, speaker ed organizzatore di eventi. Ho un pensiero su Zambrone che è lo stesso che riguarda la Calabria intera e sul quale penso concordino molte persone. Il territorio vanta un‟infinita ricchezza naturale da coltivare e valorizzare. La prima scintilla per avviare un nuovo processo deve ripartire dal cuore di ognuno di noi. In ogni piccolo gesto quotidiano e con amore disinteressato per la nostra terra! La Pro loco può essere un punto di partenza, soprattutto nel momento in cui sono i giovani ad occuparsene, poiché loro dispongono di maggiori energie ed entusiasmo». 9 PARROCCHIALE ottobre 2010 Mimmo Cavallaro e i Taranproject in concerto IN DEVOZIONE DI SANTA MARINA Il programma per i solenni festeggiamenti in onore di Santa Marina Vergine, patrona della piccola frazione di San Giovanni, si è contraddistinto per l‟originalità di una programmazione ricca e sobria allo stesso tempo. Fede, cultura e spettacolo, hanno così trovato una felice sintesi. Il tutto, nel rispetto delle recenti nuove direttive vescovili. Don Pasquale Sposaro, nell‟introduzione ai riti religiosi ha sottolineato la necessità di orientare il percorso umano verso una direzione spirituale: «Aristotele -ha scritto il parroco- definisce la felicità come l‟identificazione tra “il vivere bene” e “il riuscire”; la Madonna e i Santi sono coloro che non solo sono riusciti nel cammino esistenziale ma dal cielo continuano a patrocinare le nostre vite protese al Sommo Bene, a Dio». Alla drastica riduzione delle spese, inoltre, ha supplito una buona dose di fantasia. L‟inizio dei solenni festeggiamenti è avvenuto il sette luglio. Alla santa messa è seguita una sagra a base di prodotti tipici locali; i dolci, offerti dai fedeli, sono stati distribuiti gratuitamente. L‟intrattenimento, affidato all‟ “Everest jazz band”; a seguire i fuochi d‟artificio. Scopo dell‟appuntamento, favorire la comunicazione tra i fedeli e riscoprire il piacere di stare insieme. CRONACHE ARAMONESI Un momento della processione devozionale Giorno 11, poi, spazio all‟Estemporanea di pittura dedicata al tema: “Il culto di Santa Marina Vergine a San Giovanni di Zambrone”. La manifestazione artistica è nata con l‟intento di coniugare fede e cultura, fantasia e ritualità. Don Pasquale Sposaro ha spiegato il senso della manifestazione sostenendo che «le rappresentazioni artistiche delle varie tappe esistenziali di Santa Marina Vergine sono un ulteriore stimolo alla preghiera e alla riflessione». L‟evento ha registrato un buon successo. La curiosità degli astanti è durata per l‟intera giornata Dieci gli artisti che hanno partecipato all‟iniziativa. Di elevata qualità lo spessore dei partecipanti all‟estemporanea che hanno usato tecniche differenti per rappresentare la vita della santa orientale. La “competizione” se l‟è aggiudicata l‟esperto pittore vibonese Antonio Fortebraccio che ha rappresentato “L‟apparizione”. Un vicolo di San Giovanni e, sullo sfondo, l‟apparizione di Santa Marina sono stati i due elementi presenti nel quadro. La serata del 15, è stata dedicata ai bambini. L‟agenzia Eventur ha organizzato uno spettacolo di piazza con: gonfiabili, mascotte di Minnie e Topolino, marionette, sputa fuoco e giocoliere. Il sedici, Madonna del Carmelo, l‟appuntamento clou. Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea, accompagnati dai Taranproject si sono esibiti in un concerto di musica popolare, altamente spettacolare e coinvolgente. L‟artista di Caulonia annovera in loco e in tutta la provincia molti fans, che si sono scatenati con “Tarantelle riggitane” suonate con la sua inconfondibile chitarra battente. Ritmi travolgenti, che hanno calamitato l‟attenzione ed entusiasmato gli astanti. Infine, giorno 17 festa patronale di Santa Marina Vergine, è stata la volta delle “Strade” ufficiale cover band dei Nomadi che di recente si è arricchita della presenza del giovane vocalist Marco Nardella. Mata e Grifone hanno rinnovato, prima del concerto, il loro infinito ballo d‟amore. In conclusione lo spettacolo pirotecnico. Durante le celebrazioni religiose, i canti liturgici sono stati eseguiti dal coro parrocchiale. Originale anche il programma della novena. Sera dell‟8, una preghiera speciale è stata rivolta alle gestanti; il 10, invece, ai malati; il 15 ai bambini fino ai due anni. Giorno 16 la processione della Beata Vergine Maria è stata accompagnata dal complesso bandistico di Zungri “Giuseppe Verdi”; per il 17, invece, ha provveduto a tale ritualità la prestigiosa Banda Storica “Città di Stilo”. I componenti del comitato festa patronale sono stati: Francesco Gentile, Vincenzo Giannini, Nazzareno Grillo, Corrado L‟Andolina e Pasquale Tripodi. 10 Ottobre 2010 PARROCCHIALE CRONACHE ARAMONESI ZAMBRONE, IL SALUTO DEI DEHONIANI E IL BENVENUTO A DON LUIGI SCORDAMAGLIA Nel 1878 a Sant Quintino (Francia) padre Leone Giovanni Dehon fondava la Congregazione del Sacro Cuore di Gesù. Missione dell‟Istituto: la diffusione dell‟amore riparatore al Cristo nell‟icona del suo costato aperto e del suo Cuore trafitto. Un‟immagine ben nota nelle realtà rurali del Sud Italia, amata e venerata come poche altre. Don Giuseppe Purita aveva svolto il sacerdozio nella chiesa parrocchiale consacrata a San Carlo Borromeo dal 1935 al 1985. La cura della Iparrocchia venne così assegnata ai padri dehoniani, che avevano istituito la loro sede a Sant‟Irene di Briatico. Toccò, per primo, a padre Rocco Nigro. Un giovanotto alto, rossiccio, con un accento nord calabrese. La sua realtà di provenienza, infatti, era Roseto Capo Spulico, ridente cittadina costiera dell‟alto Tirreno, provincia di Cosenza. Padre Rocco Nigro avviò un‟opera di aggregazione sociale senza precedenti. In un contesto sociale e culturale di profondi cambiamenti, il religioso riuscì a mantenere compatta la comunità. La fede nel Risorto trovò con lui nuovi canali di comunicazione. La guida spirituale degli zambronesi riuscì a colloquiare con tutte le fasce d‟età. Incitò i giovani a scoprire la bellezza della Verità. Predicò la pace fra gli adulti. Diede conforto agli anziani e agli ammalati. Proprio per questa ragione, la sua figura ha lasciato nel cuore degli abitanti di Zambrone un segno profondo e positivo. L‟amore che seppe donare a tutti, indistintamente, fu davvero immenso. E questo, gli zambronesi, lo percepirono fino in fondo. Insomma, quando padre Rocco si congedò (1990), l‟elemento spirituale risultò essere uno dei pilastri fondanti la comunità stessa. Padre Rocco Nigro ha poi dedicato tutta la sua vita (e lo fa tuttora) ad alleviare le sofferenze e all‟evangelizzazione dei Malgasci. Di tanto in tanto ritorna nella “sua” Zambrone. Ed è sempre festa, per tutti! Dopo di lui, la parrocchia venne Don Luigi Scordamaglia con padre Trifone Labellarte affidata a padre Antonio Carpellese dal 1991 al 1992; guida spirituale autorevole e rigorosa. Al dehoniano subentrò don Saverio Di Bella, figura apprezzata dagli zambronesi che rimase a fino al 1994. Dal 1994 al 1999 toccò di nuovo ai dehoniani con padre Trifone Labellarte. Un religioso che dialogò con la comunità di Zambrone come pochi altri. Spontaneo e riflessivo allo stesso tempo, seppe penetrare nell‟humus culturale della gente del posto in profondità. Dialogo, dolcezza, disponibilità, sono state le sue più importanti virtù. In una società composta prevalentemente da anziani, non ha mai smesso di spronare i giovani verso la conquista di un‟autentica dimensione cristiana. Tra le sue più frequenti citazioni, quella di padre Leone Dehon: «Il giovane è la più bella creatura di Dio, la speranza dell‟avvenire». Dal 2000 al 2001 la guida spirituale degli zambronesi fu padre Ciro Moschetta, religioso sensibile e dotato di un bagaglio teologico di altissimo spessore. Padre Ciro fu amatissimo dai ragazzi, ammaliati dalla sua affabilità e da un‟oratoria, ricca e diretta, fondata su contenuti di nobile lignaggio culturale. In tutti quelli che lo hanno frequentato ha lasciato un ricordo particolare, un insegnamento importante, un arricchimento della sfera religiosa. Dal 2001 al 2002 toccò a padre Stefano Sardine che puntò il suo breve sacerdozio su una fede vissuta con semplicità. Dal 2002 al 2009, la parrocchia venne retta da padre Giuseppe Massara. Originario di Zungri, mise al servizio della comunità la sua esperienza. Nel 2009 padre Trifone Labellarte riprese le redini della parrocchia. Lo scorso 5 settembre la parrocchia è stata affidata a don Luigi Scordamaglia, proveniente dalla limitrofa Potenzoni di Briatico. In tale occasione il cuore di don Luigi Scordamaglia si è aperto ai fedeli di Zambrone. e viceversa. Gremita, nella circostanza, la chiesetta del capoluogo tirrenico. Molti i fedeli giunti anche dalle realtà limitrofe e varie le autorità civili e religiose presenti. La messa solenne si è svolta alla presenza di monsignor Luigi Renzo, il quale nella sua omelia ha sottolineato quello che deve essere il ruolo del sacerdote in una comunità: «Se volessimo incamminarci verso Dio, come dovremmo fare? Per capire quale percorso intraprendere occorre seguire le parole di Gesù. Noi preti -ha aggiunto- dobbiamo essere, pertanto, delle sentinelle vigili. E il vero credente deve accettare il richiamo del pastore. Bisogna cercare Gesù senza mezze misure e Gesù riempirà il nostro cuore». 11 RUBRICA Ottobre 2010 Poesia CRONACHE ARAMONESI LA TIMIDEZZA Se mi fanno un complimento/ divento rossa/ se gli altri non parlano per primi/ rimango in silenzio/ se cammino per la strada/ e qualcuno mi guarda/ mi tocco i capelli./ Quando mi parlano/ e non so cosa rispondere/ mi sforzo di sorridere./ Mi hanno detto: «Sei timida!»/ Gli insegnanti, la gente mi dice: «Devi vincere la timidezza, devi combatterla!»/ Oggi penso che se potessi/ combattere non mi priverei/ mai di quel rossore sulle gote/ di quel sudore delle mani/ di quella voce molte volte traballante/ perché tutto ciò è manifestazione/ di quello che sono e anche di/ un‟ingenuità buona./ Se potessi da timida/ che sono lotterei contro l‟odio/ che ci distrugge e si manifesta/ in modo poco bello da descrivere.// Romana Grillo Daffinacello, alcuni protagonisti della sagra Daffinacello, risultati positivi per la sagra dei prodotti tipici La sagra dei prodotti tipici svoltasi lo scorso sei agosto ha registrato, come di consueto, un eccezionale livello di coinvolgimento della comunità. Nonostante la calura estiva e i molteplici impegni di lavoro, i daffinacellesi si sono ritrovati per celebrare, con un meritato successo, la quinta edizione della manifestazione. Merito della parrocchia, soggetto organizzatore dell‟evento e del suo sacerdote, don Nicola Berardi. Ma soprattutto merito della passione civile che anima la kermesse, incanalata, prevalentemente, verso un obiettivo nobile e importante: reperire i fondi per il recupero dell‟antica chiesetta sita nel vecchio centro abitato. CRONACHE ARAMONESI Periodico indipendente d'informazione, politica e cultura Editore Centro studi umanistici e scientifici Aramoni Registrazione presso il Tribunale di Vibo Valentia al numero 2 del 18 luglio 2005 Le sorelle Asma ed Hina Jilani ESTERI AVVOCATESSE CHE DIFENDONO I DIRITTI DELLE DONNE Asma e sua sorella Hina Jilani nell‟ultimo ventennio sono state due figure di spicco dei movimenti per le donne e per i diritti umani. Entrambe, dal 1996, sono oggetto di sorveglianza da parte dello Stato ventiquattro ore su ventiquattro. Nel 1980 hanno partecipato alla creazione del Women's Action Forum per aiutare le donne a ottenere il divorzio da mariti violenti. Nel 1981 hanno fondato il primo studio legale femminile del Pakistan e nel 1986 hanno dato vita alla Pakistan Human Rights Commission di cui Hina Jilani è presidente. Hina è stata minacciata di morte dalle stesse aule del parlamento quando ha chiesto l‟abolizione delle norme repressive della shar'ia che contrastano con le norme costituzionali a tutela della donna. Hina Jilani dirige il più grande centro di assistenza legale del Pakistan ed è conosciuta per il suo impegno nella difesa dei diritti delle donne e dell‟infanzia e per lo sforzo nel promuovere la tolleranza religiosa. Nel 1988 in Pakistan sono state uccise per “delitto d'onore” cinquecento donne e le Jilani è conosciuta in tutto il mondo per le loro aperte critiche a questa pratica. In una recente intervista, Hina Jilani ha dichiarato l‟importanza di piccoli ma significativi successi sia politici che giudiziari, conquistati negli ultimi anni: «Sentiamo che c‟è qualcosa, una luce alla fine del tunnel. E abbiamo visto quella luce tante volte». Direttore responsabile Corrado Antonio L’Andolina Progetto grafico di Stefano Simoncini Studio fotografico Franco Alleva Hanno collaborato in redazione Paolo Caia, Salvatore L’Andolina ed Eleonora Lorenzo Redazione Viale A. Gramsci n. 7 89867 San Giovanni di Zambrone (VV) Tel. e fax 0963-392483 [email protected] Responsabile trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003) Raffaele Lopreiato Stampa Tipolitografia Grafica Cosentina di Caputo & C. Snc Via Bottego, 7; tel. 0984-21383 Cosenza (Cs) Chiuso in redazione i1 9 ottobre 2010 CRONACHE ARAMONESI TARIFFE DI ABBONAMENTO Il giornale verrà pubblicato con cadenza periodica. Le tariffe di abbonamento sono le seguenti: -Abbonamento ordinario € 15,00 -Abbonamento socio sostenitore € 100,00 Il versamento potrà essere effettuato direttamente alla redazione o sul conto corrente postale Naz IT Cech 78 Cin B Abi 07601 Cab 04400 N° conto 86358801 Iban IT78 B076 0104 4000 0008 6358 801 12