La famiglia Giorgi - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano

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La famiglia Giorgi - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano
La famiglia Giorgi
Stemma della Famiglia
Giorgi di Fano
(P.C. Borgogelli, Libro
d’oro della Nobiltà Fanese,
BFF, Sala manoscritti,
Fondo Federici)
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Le prime notizie storiche relative alla nobile famiglia fanese dei Giorgi risalgono agli inizi della seconda metà del
XVI secolo, quando il notaio fanese Cornelio Zagarelli,
nel suo Protocollo datato 1557, 1558 e 1559, in data 27
luglio 1557, cita la figura del capitano Pietro Giorgio de
Giorgeii, figlio naturale di Bernardino, definendolo “vir
ser Petrum Georgius quondam viri Bernardini Barberii de
Georgiis da Fano”.
Pietro Giorgio, per mezzo del breve spedito da papa Pio
V, venne ammesso nel numero dei Consiglieri fanesi il 20
ottobre 1571, esercitando, nell’anno 1572, a tre anni dalla
sua morte, anche l’officio di magistrato. Convolò a nozze
con la signora Costanza di Girolamo Gambetelli e da quel
connubio vennero Bernardino, Giovanni, Ottavio, Cesare, Girolamo, Lodovico e Margherita; quest’ultima andò
in sposa al signor Marcello Gherardi che ricopriva la prestigiosa carica di “Magistrum Postarum Sancti
Officis”.
Degli altri figli maschi Ottavio, valente dottore di teologia, fu prima canonico della Cattedrale di Fano,
poi canonico della chiesa dei Santi Pietro e Marcello di Roma ed infine priore della basilica di Santa
Croce di Novara; su Girolamo, Cesare e Ludovico le fonti storiche ed archivistiche tacciono, facendo
presumere che andassero presto a “godere la Gloria Celeste”.
Giovanni fu colonnello della Provincia di Romagna sotto il pontificato di Clemente VIII, ricoprendo
per lo stesso pontefice anche la carica di colonnello in Ungheria, da quanto si evince da una patente
rilasciata nell’anno 1595 e conservata nell’archivio di Casa Giorgi. Per i suoi meriti venne aggregato
al Consiglio fanese l’11 aprile 1584 esercitando anche le magistrature di priore, nell’anno 1585 e di
confaloniere nell’anno 1595, pochi mesi prima di perdere la vita nella campagna militare ungherese al
servizio delle soldatesche ecclesiastiche. Questi prese per moglie la signora Isabella Torleoni di Ancona,
ma da quell’unione non venne alcun figlio maschio ad eccezione della sola figlia femmina Cleopatra, la
quale a sua volta morì senza figli, facendo di fatto cassare questo ramo familiare.
Fratello di Giovanni ed ultimo figlio del capitano Pietro Giorgio fu Bernardino, il quale, nell’anno
1579, venne onorato dal Senato romano, della cittadinanza di questa città, a lui ed alla sua discendenza
futura, permettendogli di intervenire durante le sedute senatorie e di prendere liberamente la parola,
alla stregua di tutti gli altri senatori. Nell’anno 1581 esercitò sempre in Roma il magistrato di Conservatore come da pergamena, con bolla dorata pendente, conservata in Casa Giorgi. Tramite l’intercessione
dell’amico ambasciatore del Re di Portogallo, in Roma, don Bartolomeo Cornaudo, venne nominato
Cavaliere di Portogallo nell’anno 1588. Rientrato a Fano, venne onorato della guida della Zecca fanese
da papa Gregorio IV. Prese in sposa la signora Isabella Ravani di Roma, dalla quale ebbe per figli Ludovico, Roberta e Costanza. Quest’ultima si monacò assumendo il nome di Maria Ottavia; Roberta si
accasò con il nobile romano Latanzio Boncioni, famiglia oriunda di Pisa.
Ludovico, uomo di grande coraggio e perizia nelle armi, fu valente colonnello, tanto da venire celebrato
nelle carte di Francesco Gasparoli dedicata alle persone illustri e qualificate della città di Fano. Ricoprì,
dall’anno 1622 fino all’anno 1649, sotto i pontificati di Gregorio XV, Urbano VIII e Innocenzo X un
nutrito numero di cariche militari, alcune delle quali di grande responsabilità e prestigio, il cui lungo
catalogo viene dettagliatamente riportato nelle carte dei manoscritti del Bertozzi e del Gasparoli. Que-
ste solamente le principali: capitano dei fanti e della cavalleria della città di Fano, capitano della Compagnia di
leva di fanteria al servizio della Sede Apostolica, capitano
delle bande di Fabriano in occasione della campagna militare in Valtellina, castellaro della Rocca di Fano, custode e governatore delle armi e munizioni della stessa città,
colonnello della Provincia della Marca, tenente generale
della milizia a piedi e a cavallo dello Stato Ecclesiastico
nella guerra di Castro, collaterale generale delle soldatesche a presidio nello Stato di Urbino e Montefeltro,
nel cui Stato ricoprì anche la mansione di provveditore
delle Rocche e Fortezze lì ubicate, castellaro di Pesaro,
maggiordomo dell’artiglieria degli eserciti dello Stato
Pontificio e delle città di Bologna e Ferrara ed infine tenente generale dell’artiglieria dell’esercito pontificio in
Lombardia.
Al suo ingegno si deve la redazione dell’opera intitolata
Istruttione per Soldati Novelli di Fanteria data alle stampe
ad Urbino, in quarto, per Luigi Ghironi; in questo trattato l’autore dispensa un consistente numero di istruzioni,
insegnamenti e regole atte a forgiare un novello soldato
ammaestrandolo nel servizio di sentinella, nell’andare in
combattimento, tanto in squadra, quanto in ordinanza
e soprattutto nel parare e maneggiare le armi quali la
spada, la pica, il moschetto e l’archibugio.
A lui è stato pure attribuito l’opera intitolata Ragguaglio
della marciata e comparsa a’ uso di guerra con l’artiglieria
rappresentata nella città di Fano, uscita sempre dai torchi
urbinati del Ghironi nell’anno 1640. Sempre del Giorgi sarebbe la Descrizione degli accampamenti delle armi
Pontificie e di quelle dei nemici nella guerra di papa Urbano VIII a Pontelagoscuro, corredata da due
incisioni raffiguranti non solo le armate, ma anche il paesaggio circonvicino (Bologna, Monti, 1643).
Lo stesso disegnò e intagliò l’immagine della città di Castro con l’esercito e le batterie che vi avevano
posto l’assedio. Alla sua penna si attribuisce la stesura anche di un altro, voluminoso, trattato intitolato
Brevi documenti di scherma diviso in ben 75 capitoli, chiamati appunto documenti, nei quali l’autore
fornisce al lettore le “giuste” regole per riportare la vittoria nel “gioco delle armi”. Di Ludovico, oltre
all’arte militare, il Gasparoli, evidenzia la sua perizia nell’arte del disegno, pienamente evidenziata dalle
redazione delle su citate tavole, la sua buona conoscenza della matematica e della meccanica e soprattutto la sua maestria nell’architettura civile e militare.
Della sua abilità di architetto ne è prova l’interno della chiesa di Sant’Agostino a Fano, dove la famiglia
Giorgi ebbe un altare dedicato a Santa Barbara con tanto di stemma ed iscrizione. Tale chiesa fu infatti
rinnovata interamente su disegno del Giorgi intorno al 1643, dopo che la stessa, a partire dal 1563,
ebbe rifatto interamente il presbiterio a seguito dell’inversione dell’orientamento medievale originario.
Precedentemente, nell’anno 1636, è documentata anche la partecipazione di Ludovico all’esecuzione
A. Albrizzi, Quadro
storico-topografico della
città di Fano, Venezia
1763, medaglioni dedicati
a Ludovico e Giovanni
Giorgi
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Genealogia della famiglia
Giorgi
(F. Bertozzi, Genealogia
delle Famiglie Nobili Fanesi,
BFF, Sala manoscritti,
Fondo Bertozzi)
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dei lavori nel presbiterio della Basilica di San Paterniano di Fano e nell’adiacente cappella (quella contenente l’urna con le reliquie del Santo) quale addetto alla custodia armata del Sacro Corpo e prefetto
dell’opera.
A Fano Ludovico ricoprì anche la mansione di consigliere nell’anno 1618, assolvendo pure le cariche di
priore e confaloniere nell’anno 1622. Si sposò in primo voto con la nobil donna Livia Leonardi di Fano
dalla quale ebbe per figli Giovanni, Giulio ed Ottavio. In secondo voto si accasò con la nobil donna
Giroloma de Leonelli di Fossombrone, dalla cui unione vennero Bernardino, Giulio, Maria Virginia ed
Isabella. Morì a Pesaro il 28 agosto 1656.
Della prole nata nel primo matrimonio pare che Giulio passasse presto a miglior vita. Ottavio ricoprì
l’officio di Abate di San Paterniano e si trasferì a Napoli. Giovanni continuò la prestigiosa carriera militare del padre, diventando anche questi un valente capitano le cui gesta vengono ancora menzionate
dal Gasparoli. Al servizio dei pontefici Urbano VIII ed Innocenzo X ricoprì, tra il 1641 ed il 1645 i
seguenti incarichi: collaterare generale delle soldatesche a presidio dello Stato di Urbino e del Montefeltro, tenente dei bombandieri ed artiglieri delle milizie pontificie, provveditore della Rocca di Fano e
delle rocche e fortezze del Montefeltro, colonnello del marchese Innocenzo Facchinetti al servizio della
Serenissima Repubblica di Venezia impegnata nella lotta contro i Turchi. Nel 1670 lo troviamo castellaro della fortezza di Ragusa in Dalmazia, avendo la direzione delle fortificazioni di detta città, delle
quali eseguì un bellissimo disegno. Come il di lui padre, anche Giovanni viene ricordato dal Gasparoli
come valente disegnatore a penna ed esperto di architettura militare, tanto che fece dono al Pubblico
della sua Patria di una Pianta della città di Fano ove delineò le fortificazioni civiche rivisitate in diver-
se maniere, secondo le più moderne regole di
architettura ed ingegneria militare; pianta (cm
53x51, disegno n. 50) realizzata nel 1658 per
la Recueil de plans d’edifices de la Compagnie de
Jesus, oggi conservata presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Sempre alla sua mano si deve la
redazione di 25 volumi, probabilmente rimasti
inediti, dedicati ancora all’arte della fortificazione antica e moderna con l’aggiunta delle piante delle fortezze più celebri di tutta Europa. Il
Cinelli (Biblioteca Volante, tomo III, p. 46) lo
dice anche autore dell’Applauso nell’Assunzione
del Principe D. Camillo Panfilio al Generalato di
S. Chiesa rappresentato in Fano il 25 ottobre 1644
(Pesaro, Ghironi e Cantorini, 1644).
Di Giovanni Giorgi, salvo non si tratti di un
caso di omonimia, sono anche le belle tavole che
riproducono le scene di Giacomo Torelli nella
nota edizione del Bellerofonte di Vincenzo Nolfi
pubblicata in Venezia nel 1642.
Nel 1646 lo si trova eletto tra i consiglieri del
Pubblico fanese. Per quanto la sua vita fosse stata
costellata di molte onorificenze, Giovanni morì
senza figli, facendo quindi, di fatto, cessare il
ramo della prima discendenza di Ludovico, che
non ebbe sorte migliore dalla figliolanza avuta in
seconde nozze, con la nobil donna fossompronese Girolama. Di Giulio non si ritrovano più
notizie e forse morì giovane; le due figlie femmine abbracciarono la vita ecclesiastica, entrando
una nell’ordine delle Carmelitane Scalze e l’altra
nelle monache di Sant’Arcangelo. Bernardino,
in origine, continuò la tradizione di famiglia,
intraprendendo la carriera militare col grado di
capitano, ma poi finì i suoi giorni in abito talare
ed in povertà, come canonico della Cattedrale di
Fano, da quanto si evince dal suo testamento rogato dal notaio fanese Giovan Battista Morganti
il 25 luglio 1701. E con questa generazione “finì
questa famiglia miseramente”.1
(FB - MB)
Frontespizi dei trattati
dedicati all’arte della
guerra a firma del
colonnello Ludovico
Giorgi (Biblioteca
Federiciana di Fano)
1. F. Bertozzi, Genealogia delle Famiglie Nobili Fanesi, BFF, Sala
manoscritti, Fondo Bertozzi
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