Pescina - cogenerazione
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Gli impianti di cogenerazione in cartiera Pescina Massimo (Benedetti) Scuola Interregionale di tecnologia per tecnici Cartari Via Don G. Minzoni, 50 37138 Verona Relazione finale 7° Corso di Tecnologia per tecnici cartari 1999/00 1- Introduzione 2- Generalità 3- Consumi energetici in cartiera 3.1 - Motivi dell’utilizzo in cartiera 3.2 - ENEL: studio dei consumi elettrici in cartiera 3.3 - Studio delle materie prime 3.4 - Studio del processo produttivo 3.4 - Consumi specifici di energia in cartiera 3.6 - Costi energetici 3.7 - Energia ed ambiente: iniziative per la cogenerazione 4- analisi dei principali sistemi di generazione del vapore 4.1 - Il vapore 4.2 - Generalità sui generatori di vapore 4.3 - Classificazione dei generatori di vapore 5- Produzione di energia elettrica 5.1 - Generalità 5.2 - Tipologie di impianti 5.3 - Impianti con turbina a vapore 5.4 - Impianti con turbina a gas 5.5 - Impianti termodiesel 5.6 - Valutazioni comparative tra turbine a gas e motori alternativi 6- Le turbine a gas e la cogenerazione 6.1 - Generalità 6.2 - La cogenerazione e indici di valutazione 6.3 - Turbina a gas con recupero semplice 6.4 - Turbina a gas con iniezione di vapore 6.5 - Mercury 50 Gli impianti di cogenerazione in cartiera - INDICE - 1. INTRODUZIONE L’uso del vapore ed il consumo elettrico nelle cartiere è, ovviamente, di primaria importanza per il funzionamento della macchina continua e di tutti gli altri macchinari e quindi per la produzione della carta: ciò unito ad una maggiore attenzione per la questione ambientale ed un evidente risparmio economico porta, oggi, sempre più cartiere a fornirsi di impianti per la produzione contemporanea di vapore ed energia elettrica detti impianti di cogenerazione. In questa trattazione si cercherà di dare delucidazioni su tali impianti analizzando da prima i consumi di vapore ed energia elettrica in cartiera, parlando poi dei vari sistemi di produzione di vapore ed elettricità ed infine cercando di mettere in risalto i vantaggi ed, inevitabilmente, gli svantaggi dei vari sistemi di cogenerazione; inoltre si cercherà di dare informazioni tecniche e problematiche di conduzione dell’impianto presente nella cartiera “Mauro Benedetti” di Salerno che nel suo piccolo si cerca di attrezzare con impianti sempre più moderni per essere all’avanguardia. 2. DEFINIZIONE Col termine cogenerazione si intende la produzione combinata di elettricità e calore, entrambi intesi come effetti utili, in un processo in cascata partendo da una risorsa primaria qual è il tipo di combustibile usato. La precisazione inerente al calore è d’obbligo in quanto qualsiasi motore termodinamico produce calore, come risultato dell’incompleta conversione in potenza meccanica della potenza termica entrante nel sistema e ciò è dovuto, ovviamente, alle perdite e tale calore non è per tanto utilizzabile. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -1- 3. CONSUMI ENERGETICI IN CARTIERA 3.1 MOTIVI DELL’UTILIZZO IN CARTIERA L’industria cartaria è uno dei settori industriali caratterizzato dai maggiori consumi energetici. Caratteristica principale di questo consumo è il fabbisogno simultaneo di potenza elettrica e di calore sotto forma di vapore. Da ciò scaturisce un’attenzione storica di questo settore verso gli impianti di cogenerazione. Inoltre, poiché la produzione cartaria è basata su macchinari con costi molto elevati, ne segue una produzione a ciclo continuo e la conseguente necessità di fornitura costante nel tempo di energia elettrica e termica, cosa non sempre vera per fornitori quali ENEL e SNAM. I primi impianti di cogenerazione usati in cartiera erano basati su caldaie ad alta pressione e turbine a vapore a contropressione, dove il vapore allo scarico veniva impiegato nella macchina continua. Questa tipologia era dovuta certamente alle tecniche allora disponibili in quanto le più moderni turbine a gas sono utilizzate in cartiera solo da un ventennio ma anche dal rapporto energia termica/energia elettrica, che potremmo chiamare “T/E”, richiesto dall’industria cartaria di quel tempo. Tale rapporto ottenibile con caldaie a vapore surriscaldato e turbina a contropressione oscilla fra 3 e 5. L’industria cartaria ha modificato nel tempo i propri macchinari riuscendo a ridurre fortemente i consumi di vapore, ma ciò a discapito di un leggero incremento dei consumi elettrici. Ne è seguita una sostanziale riduzione del rapporto T/E nell’arco del tempo ed è proprio a causa di questo, e della maturata affidabilità delle turbine a gas, che oggi gli impianti di cogenerazione più efficaci e quindi economicamente più interessanti per soddisfare i fabbisogni delle cartiere sono basati sui turbogas, i quali riescono a garantire rapporti T/E anche inferiori a 2. All’interno di questa tendenza generale vanno distinti i fabbisogni dei vari settori di produzione in cui si divide l’industria cartaria: cartoncino, test liner, tissue ecc., fabbisogni che sono tra loro alquanto differenziati. In tabella 1 sono riportati i fabbisogni attuali, suddivisi per settore, di alcune cartiere italiane, che sono sufficientemente rappresentativi di questa differenziazione. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -2- SETTORE FABBISOGNO VAPORE SATURO FABBIS. EE P portata t/h Press. Bar t H2O Salto ent. P. termica . ELETTRICA KW (E) alim.°C Kcal/Kg KW (T) RAPPORTO T/E Cartoncino 15 10 95 569,67 9.920 3.000 3,31 Test liner 10 12 105 559,95 6.512 3.000 2,17 Tissue 5 16 135 531,38 3.090 5.500 0,56 Tabella n°1: Valutazione del rapporto T/E nei settori della produzione cartaria Per quanto sopra detto le turbine a gas “tradizionali” riescono a centrare perfettamente il fabbisogno termoelettrico di tutti i settori ad eccezione del tissue. Vari sono stati gli schemi ipotizzati per soddisfare il rapporto termoelettrico di questo settore e, fra questi, interessante è l’impiego di una parte dei gas di scarico direttamente nella cappa del monolucido, ma in realtà si è sempre incontrata una certa difficoltà a centrare pienamente questi fabbisogni. Il ettore del tissue ha quindi finito per impiegare il turbogas solo mediante un sotto dimensionamento dello stesso ovvero coprendo il solo fabbisogno termico. Nel settore del tissue sono stati fino ad oggi applicati, a causa di questo sbilanciamento, schemi cogenerativi basati su motori alternativi che presentano però pochi vantaggi a fronte di innumerevoli complicazioni. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -3- 3.2 ENEL: STUDIO DEI CONSUMI ELETTRICI IN CARTIERA Le attività delle industrie cartarie e cartotecniche hanno richiesto nel 1995 energia elettrica per 7014 GWh mentre quelle editoriali e poligrafiche 1263 GWh per un totale di 8277 GWh, come si può vedere dalla tabella n°2. CONSUMO ELETTRICO DESCRIZIONE (GWh) (%) Industria cartaria e cartotecnica 7.014 85 Industria poligrafica ed editoriale 1.263 15 Totale 8.277 100 Tabella n°2: Consumi di energia elettrica nell’industria cartaria ed editoriale nell’anno 1995 Per quanto riguarda il comparto cartario e cartotecnico, 11 regioni italiane fanno registrare nel 1995 consumi superiori a 100 GWh pari al 97% dei consumi di tutto il comparto. Tabella n°3: Regioni dove si consuma più elettricità (anno 1995) 1400 1300 1200 1100 1000 900 700 600 500 400 300 Gli impianti di cogenerazione in cartiera -4- Campania Marche Trentino Abruzzo Emilia Lazio Veneto Piemonte 0 Lombardia 100 Friluli V.G. 200 Toscana GWh 800 Su tutte spicca la Toscana, col distretto industriale di Lucca dove si accentrano il 15% dei consumi elettrici nazionali del comparto. Come è stato già rilevato, l’industria della carta è un settore ad alta intensità energetica e il suo processo produttivo richiede rilevanti quantità di energia elettrica, calore ed acqua. Per questo motivo, molte cartiere sono sorte in prossimità di corsi d’acqua anche per poter utilizzare questa risorsa ai fini della produzione di energia elettrica; si sono comunque dotate di centrali termoelettriche cogenerative in grado di assicurare il fabbisogno di calore e quanto più possibile quello di energia elettrica. Le più recenti installazioni di centrali cogenerative con turbina a gas, a parità di consumo di calore, hanno ottenuto produzioni di energia elettrica in esubero rispetto ai fabbisogni di cartiera con cessioni di eccedenza di energia sulla rete ENEL con grande regolarità. Nel complesso l’autoproduzione nel settore cartario nazionale è basata in misura quasi esclusivamente sull’impiego di fonti rinnovabili, tutte favorevoli dal punto di vista ambientale: sia sulla fonte rinnovabile per eccellenza, quella idrica per circa 390 GWh nel 1996, sia e soprattutto sull’impiego della cogenerazione, che assomma in seguito ai rilevanti investimenti compiuti negli ultimi anni a 2700 GWh. L’autoproduzione elettrica cartaria consente attualmente un minor ricorso ai combustibili fossili per circa 250.000 tonnellate di equivalente petrolio (tep). 3.3 STUDIO DELLE MATERIE PRIME La carta, come ben si sa, è un materiale costituito in gran parte da fibre vegetali che, variamente estratte dalle piante e portate in sospensione acquosa, vengono successivamente compattate in fogli ed essiccate. Generalmente fino ad un peso di 225 g/m2 si ha la carta, al disopra si ha il cartone. Le materie prime per la produzione della carta possono essere il legno, la pasta per carta e la carta da macero. In Italia è la carta da macero la principale materia prima dell’industria cartaria con un utilizzo del 50% mentre in altri paesi, quali gli U.S.A. che ne utilizzano il 20%, il suo impiego è minore. Nel nostro paese nel 1995 sono state utilizzate oltre 3,4 milioni di tonnellate di macero di cui un milione provenienti dall’estero. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -5- 3.4 STUDIO DEL PROCESSO PRODUTTIVO Rientra nel processo produttivo dell’industria cartaria la fabbricazione della pasta per carta, la preparazione dell’impasto ed il passaggio di quest’ultimo nella macchina continua. Un primo modo di ottenere la pasta per carta è partire dalla carta da macero, per trattamento meccanico di spappolamento e con successive ed eventuali fasi di disinchiostrazione ed eliminazione di altre impurezze. I consumi energetici tipici di questo processo di riciclo sono molto contenuti rispetto a quelli di estrazione dalla fibra vergine. L’estrazione delle fibre vegetali dal legno mediante trattamento puramente meccanico da viceversa luogo alla così detta pasta meccanica; si tratta della parte di processo dove l’impiego di energia elettrica è maggiore e va da 1500 kWh/t a 2500 kWh/t. Il trattamento di estrazione della lignina con prodotti chimici, solfati o solfiti, consente di ottenere la pasta chimica. La distinzione netta tra i due processi viene riducendosi con l’evoluzione tecnologica: si vanno, infatti, affermando processi di estrazione termo-meccanici e chimici-meccanici. Ad esempio nei processi chimici possono sostituirsi i prodotti chimici (solfati, solfiti e cloro) con l’ossigeno, mentre nei processi termo-meccanici si può trattare il legno, per ammorbidirlo, con vapore recuperato dai circuiti di raffreddamento delle macchine di lavorazione del legno. Al successivo passo del processo avviene il mescolamento delle paste sia “autoprodotte” che acquistate nelle proporzioni desiderate in funzione della qualità di carta desiderata. Il prodotto in soluzione acquosa viene quindi spappolato meccanicamente, raffinato ed addizionato con cariche, additivi, colori, idrorepellenti, sbiancanti ottici, ecc., secondo la qualità e il tipo di carta da produrre. Nel passaggio alla macchina continua la carta viene formata, essiccata e quindi assume il suo aspetto definitivo. L’eliminazione di circa il 48%-50% dell’umidità dal foglio viene ottenuta per via meccanica tramite presse; per eliminare la restante acqua viene somministrato calore e questa fase è energeticamente molto onerosa. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -6- Immagine n°1: Flusso e bilancio materiali per l’industria cartaria e cartotecnica Gli impianti di cogenerazione in cartiera -7- 3.5 CONSUMI SPECIFICI DI ENERGIA ELETTRICA In tabella n°4 vengono disaggregati, con riferimento all’anno 1995, i consumi specifici elettrici dell’industria cartaria nelle principali fasi del processo e a completamento del quadro vengo inoltre esposti i consumi relativi all’industria cartotecnica italiana. Le stime sono state possibili grazie ad analisi relative al settore cartario statunitense, del quale si riportano alcuni indicatori nella prossima tabella n°5, basata su una ricerca dello statunitense Department of Energy (DOE). Tabella n°4: Fabbisogno tipico di elettricità per produzione di carta (anno 1995) USA ITALIA Quota Consumo Quantità Quota Consumo impiegata specifico processate impiegata specifico (%) elettrico (Mt) (%) elettrico (kWh/t) (kWh/t) Energia elettrica (GWh) PROCESSO PASTA DI CARTA Carta macero Pasta chimica Pasta meccanica 20 70 10 700 950 1.950 3,38 0,05 0,41 88 1 11 700 950 1.950 2.363 44 796 Totale 100 3.600 3,83 100 836 3.203 Additivi import-export pasta di carta 0,13 - 2,80 - Totale 6,8 - 362 2.450 Totale industria cartaria 6,8 - 836 5.652 Totale industria cartotecnica 6,8 201 1.362 TOTALE CARTARIA E CARTOTECNICA 6,8 1.038 7.014 PROCESSO CARTA E CARTONE Gli impianti di cogenerazione in cartiera -8- Tabella n°5: Utilizzi dell’energia elettrica nell’industria cartaria (% degli utilizzi U.S.A.; 1991) POLPA CARTA CARTONE riscaldamento processo raffreddamento processo motori processi elettrochimici altri usi di processo 3 3 72 3 3 1 1 89 2 0 2 0 87 1 2 TOTALE PROCESSO 86 93 93 quadri di controllo illuminazione accessori movimentazioni altri usi non di processo 3 3 3 3 0 3 3 1 0 0 2 3 1 0 0 TOT. SERVIZI GENERALI 14 7 7 TOTALE 100 100 100 UTILIZZI 3.6 COSTI ENERGETICI I costi energetici costituiscono una componente fondamentale per la competitività delle imprese del settore cartario rappresentando tra il 15% e il 20% dei costi totali di produzione. Una comparazione della situazione dei costi energetici in vari Paesi europei, svolta sulla base di dati forniti dalla federazione cartaria del Regno Unito, ha evidenziato le rilevanti penalizzazioni esistenti sul piano competitivo per le imprese italiane. In particolare, i costi del gas naturale in Italia sono risultati i più elevati tra i paesi oggetto della rilevazione per la maggior parte delle categorie di consumo, come si può ben notare dalla tabella n°6. Gli impianti di cogenerazione in cartiera -9- Tabella n°6 VARIAZIONE DEI PREZZI DELL’ENERGIA ELETTRICA PER GRANDI UTILIZZATORI DAL 1987 AL 1997 (1987=100) (valute locali e valori medi) 10 MW 80 MW MEDIA UTILIZZAZIONE ALTA UTILIZZAZIONE Belgio 100 96 Germania 84 83 Francia 112 109 ITALIA 176 216 Olanda 110 108 Spagna 110 106 Regno Unito 131 123 NAZIONI L’elevato livello di imposizione fiscale che grava su tali costi spiega solo in parte il differenziale esistente a danno delle nostre imprese, che può essere conseguenza della struttura monopolistica del mercato italiano. Anche per l’energia elettrica i prezzi italiani si collocano tra i più alti d’Europa, con la sola Germania che presenta livelli più elevati, mentre gli altri paesi in oggetto (tra cui Francia, Olanda e Gran Bretagna) mostrano prezzi considerevolmente più bassi, come si può notare dalla tabella n°7 Si deve inoltre rilevare che i prezzi italiani per l’energia elettrica pagati dai grandi utilizzatori sono cresciuti negli ultimi 10 anni in misura notevolmente superiore a quelli dei principali concorrenti europei, come evidenziato dalla tabella n°8. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 10 - Tabella n°7 prezzi Metano Continuo (tasse incluse) Germania Italia Belgio Francia Olanda Gran Bretagna 120 110 100 90 80 70 60 50 10 Mm3 50 Mm3 >110 Mm3 Tabella n°8 prezzi Metano Continuo (tasse incluse) Belgio Francia Olanda Germania 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50 10 Mm3 50 Mm3 Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 11 - >110 Mm3 Gran Bretagna Gli indici dei prezzi riportati sono calcolati da valori correnti della valuta locale e, pertanto, l’aumento italiano riflette in parte anche i più alti tassi d’inflazione registrati nel periodo. Tuttavia, l’entità di tale aumento rispetto a quelli degli altri paesi segnala la forte presenza di incrementali reali di costo che, per un settore ad alta intensità energetica, determinano conseguenti penalizzazioni sul piano competitivo. La rilevanza dei costi energetici sulla competitività aziendale ha portato le imprese del settore a compiere negli ultimi anni consistenti investimenti in impianti di cogenerazione di energia e di calore, che trovano proprio nel ciclo di produzione della carta il loro impiego ottimale. Nel complesso l’efficienza energetica raggiunta con la cogenerazione dalle industrie cartarie assicura un consumo di fonti primarie (combustibili) che si può stimare di circa un terzo inferiore a quello che risulterebbe se la stessa quantità di energia elettrica dovesse essere prodotta dalle centrali convenzionali della rete nazionale. Per quanto riguarda le caratteristiche del bilancio energetico, la composizione dei fabbisogni energetici dell’industria cartaria nazionale evidenzia una considerevole prevalenza del gas naturale, con circa il 65% del totale, rispetto alle altre fonti energetiche, in particolare dell’energia elettrica che segue con il 28%. Tale prevalenza è dovuta ai già citati investimenti effettuati nello sviluppo della cogenerazione che porta l’incidenza del gas naturale sul totale dei consumi del settore cartario in Italia ad essere superiore a quella degli altri paesi europei. Per fornire un termine di paragone, il dato dei fabbisogni energetici del settore nel Regno Unito, come indicativo di una situazione media europea, è di sostanziale bilanciamento tra le due principali fonti d’energia con il 41,8% per l’energia elettrica e 40% per il gas naturale. In valori, i consumi di energia elettrica dell’industria cartaria per il 1997 sono di 6.140 GWh con un incremento di circa il 7% rispetto ai 5720 GWh utilizzati nel 1996. L’autoproduzione nel 1996 è stata di 3.039 GWh ed ha quindi coperto il 50% del totale del fabbisogno elettrico; è interessante notare che, nonostante il costante sviluppo della cogenerazione, nel periodo 1993-1996 sono aumentati anche i prelievi dalla rete da 2.873 GWh a 3.191 GWh. Per il gas naturale il fabbisogno nel 1997 è stato di 2.173 milioni di metri cubi con un incremento del 7,4%; al loro aumento ha corrisposto una costante diminuzione degli utilizzi dell’olio combustibile. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 12 - 3.7 ENERGIA ED AMBIENTE: INIZIATIVE PER LA COGENERAZIONE Per il contenimento delle emissioni dei così detti “gas serra” nel settore cartario si è indirizzati a ridurre e diversificare i fabbisogni specifici di energia e a fornire una diffusione sempre più accentuata degli impianti di cogenerazione; in particolare, la cogenerazione nel settore cartario, è pressoché raddoppiata tra il 1990 e il 1997 ammontando a circa 3 miliardi di kWh annui con la tendenza ad un ulteriore aumento fino ad un totale stimato nel 2010 di oltre 7 milioni di kWh se ricorreranno le necessarie condizioni normative. Si deve notare che tale sviluppo in Italia sarebbe in linea con gli obbiettivi della CEE con l’adozione di una strategia comunitaria per promuovere la cogenerazione che viene considerata come uno strumento fondamentale per contribuire in modo sostanziale alla riduzione alle emissioni di anidride carbonica. In questo contesto l’introduzione di provvedimenti a favore della cogenerazione appare come un obbligo per il Governo italiano per il contenimento delle emissioni. Le linee di intervento per favorire la cogenerazione nel settore cartario possono essere riassunte nei seguenti punti: - definire un quadro normativo certo e stabile che è sostanzialmente mancato per la cogenerazione negli ultimi anni; - fissare dei costi di “trasporto” e delle condizioni di scambio dell’energia elettrica prodotta con la cogenerazione che siano in linea con i livelli di costo per tali servizi sulla base dei quali sono stati fondati gli investimenti realizzati o in fase di realizzazione che consentano lo sviluppo di ulteriori iniziative di cogenerazione nell’ambito cartario. L’interesse collettivo collegato alla sostenibilità economica degli investimenti in cogenerazione derivanti della politica ambientale deve far presupporre l’introduzione di opportuni sconti sui costi del combustibile primo usato (gas naturale principalmente); - tenere conto che la liberazione del mercato elettrico potrà comportare delle difficoltà sul piano della competitività per gli impianti di cogenerazione; - ricordare, come già accennato, che la principale voce di costo per la cogenerazione nelle cartiere italiane è costituita dal prezzo del gas metano i cui costi in Italia sono i più alti tra gli altri paesi europei. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 13 - 4. ANALISI DEI PRINCIPALI SISTEMI DI GENERAZIONE DEL VAPORE 4.1 IL VAPORE Per ottenere vapore è necessario sottoporre l’acqua al fenomeno dell’evaporazione; se essa avviene per somministrazione diretta del calore si può parlare di ebollizione. Vi sono due tipi di vapore: vapore saturo e vapore surriscaldato. Per vapore saturo si intende quel vapore che si trova ancora in presenza del liquido acquoso che lo ha generato; il vapore saturo è a sua volta suddiviso in vapore saturo secco e vapore saturo umido, termini che indicano rispettivamente se sono riscontrabili in sospensione particelle d’acqua o meno. Si parla di vapore surriscaldato quando il liquido si è trasformato tutto in vapore e si continua a fornire calore facendolo di conseguenza aumentare di temperatura, in tal caso il vapore è simile ad un gas, per tanto segue in parte le leggi fisiche proprie degli stessi. Quest’ultimo tipo di vapore possiede a parità di pressione un volume superiore di quello saturo ed a una temperatura superiore a quella d’ebollizione; il vapore saturo è maggiormente vantaggioso in quanto il calore che esso cede lo usa per condensarsi e di conseguenza cede una grande quantità di vapore nel cilindro essiccatore e produce una condensa che, occupando minor volume, consente un risparmio di dimensioni per le tubature. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 14 - 4.2 GENERALITÀ SUI GENERATORI DI VAPORE Il generatore di vapore è un insieme di apparecchiature atte a realizzare il passaggio di stato da liquido a vapore dell’acqua, sfruttando la quantità di calore prodotta da una sorgente termica: la sorgente può essere di diversa natura come un combustibile bruciato, gas naturale, gas provenienti da altre lavorazioni o processi industriali, da trasformazioni di energia elettrica o di energia nucleare in calore. Le apparecchiature che costituiscono un generatore di vapore sono: - la caldaia vera e propria, o corpo bollitore, nella quale avviene la trasformazione dell’acqua in vapore; - il surriscaldatore in cui il vapore della caldaia si trasforma in vapore surriscaldato; - l’economizzatore in cui l’acqua proveniente dall’alimentazione viene preriscaldata; - il preriscaldatore in cui avviene il preriscaldamento dell’aria comburente; - il focolare nel quale avviene la combustione; - le apparecchiature di alimentazione del combustibile, dell’aria comburente e dell’acqua, quindi varie pompe e ventilatori; - gli organi di sicurezza quali valvole; - gli apparecchi di misura e controllo come manometri, termometri ed indicatori di livello. - - Le caratteristiche di un generatore di vapore sono: la sua pressione di bollo o di timbro che è la pressione effettiva di esercizio della caldaia misurata in bar; la potenzialità che misura la quantità di vapore prodotto nell’unità di tempo e si misura in t/h (tonnellate/ora); la superficie riscaldata che indica in mq la superficie di scambio fumi-acqua; la potenzialità specifica che è il rapporto fra la produzione di vapore (kg) e la superficie riscaldata, rapporto valutato in un ora la cui unità di misura è kg/(mq.h); Il volante termico (l/mq) o la capacità specifica che rappresenta il rapporto fra il volume d’acqua alla temperatura d’ebollizione (litri) e la superficie riscaldata misurata (mq). Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 15 - Il rendimento di un generatore di vapore è il rapporto fra la quantità di calore utilizzata in caldaia Qu e la quantità di calore prodotta dalla combustione completa di 1 kg di combustibile Qe: Rendimento= Qu/Qe. Il rendimenti di un generatore di vapore può variare tra il 70% per piccoli generatori fino al 90%-92% per grandi generatori che sfruttino combustibili liquidi o gassosi. 4.3 CLASSIFICAZIONE DEI GENERATORI DI VAPORE Molti sono i parametri che concorrono a classificare i generatori di vapore ma è consuetudine suddividerli in due classi che sono “caldaie a tubi di fumo” e “caldaie a tubi d’acqua”. Le caldaie a tubi di fumo hanno uno o più tubi riscaldatori, percorsi interamente dai fumi e circondati esternamente dall’acqua: sono generalmente anche caldaie a grande e a medio volume d’acqua, da 70 a 300 lxm2. Sono caldaie pesanti, ingombranti, lente alla messa in regime ma per contro sono robuste e poco sensibili alla variazione di richiesta del vapore e di facile conduzione perché mantengono la pressione di regime al variare del carico. Di questo tipo di caldaia fanno parte ad esempio le caldaie Cornovaglia e le caldaie marine a ritorno di fiamma. Le caldaie a tubi d’acqua hanno fasci di tubi detti vaporizzatori percorsi internamente da acqua inibiti esternamente dai fumi: sono caldaie a piccolo volume d’acqua tra i 20 e i 70 lxm2, sono più leggere e meno ingombranti di quelle a tubi di fumo a parità di potenzialità specifica, sono di più rapida messa in regime e per contro sono molto sensibili alle variazioni di carico. Appartengono a tale categoria le caldaie Babcock e Wilcox; le caldaie a tubi d’acqua hanno avuto rapida e larga diffusione in quanto sono caldaie che hanno una trasmissione molto efficace in quanto i fumi lambiscono la superficie esterna dei tubi con il risultato di migliorare il coefficiente di trasmissione; sono costituite da fasci tubieri e corpi bollitori di piccolo diametro che permettono pressioni elevate senza giungere a grossi spessori. Gli svantaggi delle caldaie a tubi d’acqua rispetto a quelle a tubi di fumo sono soprattutto rappresentati dalla maggiore dispersione di calore e dalla impossibilità di utilizzare acque torbide infatti si richiede l’uso d’acqua addolcita per limitare le incrostazioni all’interno dei tubi. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 16 - 5. PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA 5.1 GENERALITÀ Le fonti energetiche utilizzabili per la produzione di energia elettrica possono essere classificate nel seguente modo: - che si rinnovano periodicamente (energia idraulica di corsi d’acqua, delle maree, energia eolica e raggiante del sole); - fonti non rinnovabili (energia da combustibili sia solidi, liquidi che gassosi, geotermica e nucleare). Gli impianti di produzione dell’energia elettrica si possono suddividere in impianti idroelettrici, termoelettrici, elettronucleari, solari, fotovoltaici ed eolici a seconda del tipo d’energia usata. Nel nostro studio andremo a parlare specificamente degli impianti termoelettrici, impianti capaci di trasformare il calore prodotto dai combustibili in energia meccanica e quindi in energia elettrica. L’energia prodotta dal combustibile sotto forma di calore viene trasferita ad un fluido adatto (acqua e quindi vapore) che la cede successivamente ad una turbina a vapore in grado di trasformarla in energia elettrica; in altri impianti il combustibile viene inviato ad un motore capace di trasformare direttamente l’energia termica in meccanica (motori a combustione interna). Si deve tenere presente che il rendimento energetico di un impianto termoelettrico è molto basso in quanto non più del 40% dell’energia potenziale del combustibile può essere trasformata in energia elettrica ed il rimanente 60% viene dissipato in calore, per cui si tende a recuperare, il calore utilizzandolo per riscaldamento o per altri scopi, come in cartiera per la produzione del vapore. 5.2 TIPOLOGIE DI IMPIANTI La produzione combinata delle due forme d’energia, calore ed energia elettrica, può realizzarsi secondo due modalità: - Schema “Topping”, nel quale la produzione di elettricità è effettuata con un ciclo termodinamico ad alta temperatura, tutto o parte del calore scaricato dal ciclo a temperatura medio-bassa, poi, alimenta l’utenza termica. - Schema “Bottoming” nel quale è il ciclo termodinamico per la produzione di elettricità ad essere alimentato dal calore scaricato dall’utenza termica. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 17 - Poiché la maggior parte delle utenze termiche richiede calore ad una temperatura di 150-200° C, la prima delle due soluzioni è la più frequente. Il secondo schema viene adottato solo nei processi industriali, come l’industria metallurgica, che necessitano di elevate temperature. I motori primi per i quali esiste oggi una consolidata esperienza operativa in impianti di cogenerazione sono quattro: - Motori alternativi a ciclo Otto o Diesel - Turbine a gas - Turbine a vapore - Impianto a ciclo combinato turbina a gas/turbina a vapore Oltre al rapporto energia termica/energia elettrica, che noi abbiamo definito col simbolo “T/E” che abbiamo già esaminato, i vari impianti sono caratterizzati dalla taglia cioè dalla potenza elettrica che possono produrre, espressa in MegaWatt (MW); l’analisi di questi due parametri permette di individuare i campi di applicazione economicamente e tecnicamente interessanti indicati in fig.n°2. Figura n°2 Figura n°2: Rapporto elettrico/calore in funzione della taglia Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 18 - In particolare le turbine a gas coprono una vastissima gamma di potenze (da 1 a 300 MW) con rendimenti e prestazioni concorrenziali, grazie a recenti sviluppi tecnologici che ne hanno fatto la tipologia di motore oggi più venduta al mondo. Le prestazioni degli impianti dipendono anche dalla temperatura alla quale è richiesto il calore, inteso come temperatura di mandata. Figura n° 3 Fig. n°3 Dipendenza del rendimento elettrico dalla temperatura ambiente Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 19 - La figura n°3 mostra che la produzione di elettricità dei motori e delle turbine a gas è insensibile alla temperatura di produzione del calore, mentre i cicli combinati e ancora di più i cicli a vapore pagano le temperature elevate con pesanti riduzioni della generazione di elettricità. Questo perché per aumentare la temperatura di produzione del calore è necessario innalzare la pressione cui si effettua lo spillamento della turbina a vapore; conseguentemente, diminuisce il salto entalpico disponibile per l’espansione del vapore tra la pressione di ammissione e la pressione di spillamento. Nella turbina a gas e nel motore alternativo la produzione di calore è attuata senza alterare il ciclo termodinamico, da cui l’indipendenza tra la produzione di elettricità e quantità e condizioni del calore utile. Ne conseguono due diverse modalità di regolazione dell’impianto: - Sistemi a un grado di libertà, per i quali la definizione della potenza elettrica fissa necessariamente anche la potenza termica (motori, turbogas, turbine a vapore a contropressione autonome o in cicli combinati). - Sistemi a due gradi di libertà, con ampie possibilità di variazione del rapporto elettricità-calore (turbine a vapore a condensazione e spillamento indipendenti o in cicli combinati, turbina a gas a iniezione di vapore). 5.3 IMPIANTI CON TURBINA A VAPORE Negli impianti con turbina a vapore, il combustibile viene bruciato in una caldaia dove si ottiene vapore d’acqua ad alta temperatura e pressione. Il vapore viene inviato in una turbina a vapore che rende disponibile all’albero energia meccanica. Si tratta di impianti di notevoli dimensioni e molto complessi la cui costruzione richiede scelte tecnico-economiche particolarmente ardue. Il generatore di vapore è il più complesso tra i principali componenti di un impianto con turbina a vapore: le moderne caldaie per tali tipi di impianti sono basate essenzialmente sullo sfruttamento del calore per radiazione, hanno quindi camere di combustione molto grandi le cui pareti sono completamente occupate da tubi entro i quali si verifica la vaporizzazione dell’acqua; le camere di combustione delle caldaie hanno forma diversa a seconda del combustibile usato. Le turbine a vapore sono macchine che trasformano l’energia posseduta dal vapore in energia meccanica e la rendono disponibile sotto forma di rotazione Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 20 - dell’asse su cui e calettato anche un generatore di elettricità: tali turbine sono composte da alcuni stadi di pale. Il vapore che viene utilizzato in cartiera è ottenuto con spillamenti, cioè piccole aperture sulle pareti della turbina, e quindi trasportato nei luoghi di utilizzo. 5.4 IMPIANTI CON TURBINE A GAS Negli impianti a gas il combustibile viene compresso e bruciato in presenza di ossigeno ed i fumi ottenuti vengono direttamente inviati in una turbina a gas che rende disponibile all’albero energia meccanica; i fumi che, hanno ancora potenzialità calorifiche notevoli, vengo mandati ad una caldaia, detta a recupero in quanto recupera fumi già utilizzati per un altro scopo, la quale sviluppa vapore da utilizzare in macchina. Tra i fattori che ne hanno favorito lo sviluppo negli ultimi anni si possono ricordare: - impianti semplicissimi e costi relativamente modesti; - buoni rendimenti anche a bassa carichi; - rendimenti relativamente elevati anche per unità di piccola potenza; - si possono costruire turbine a gas per potenze che vanno da 1 a 30 MW. Gli organi componenti un impianto a turbo gas sono essenzialmente tre: il compressore, la camera di combustione e la turbina vera e propria a cui deve essere aggiunti il motore di lancio per l’avviamento del gruppo. L’aria prelevata dall’ambiente alla pressione atmosferica viene compressa ed inviata al bruciatore per la combustione. I prodotti della combustione che hanno raggiunto la temperatura di 700-800 °C passano in turbina e subiscono la fase di espansione; dalla turbina i fumi vengono o scaricati in atmosfera o usati come detto sopra. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 21 - 5.5 IMPIANTI TERMODIESEL Negli impianti termodiesel la trasformazione in energia meccanica dell’energia calorifica sviluppata dal gasolio è ottenuta con un motore a combustione interna. Il motore Diesel viene utilizzato solo in siti dove sono necessarie piccole o medie potenze elettriche (500-10.000 kW). Con i gruppi elettrodiesel è possibile ottenere una elevata elasticità di esercizio ed un consumo di combustibile più basso di qualsiasi altro motore termico con circa 230-250 g di gasolio per kW. Per potenze sino a 500 kW si ricorre a motori a 4 tempi mentre per potenze maggiori si adotta il ciclo a 2 tempi. La velocità di rotazione è relativamente bassa, da 150 a 200 giri/minuto anche se esistono alcuni motori che raggiungono i 750 giri/minuti, e il rendimento è del ordine del 36-40%. I motori diesel necessitano di un elevato numero di cilindri, da 6 a 9, e di volani smorzatori per rendere il blocco motore-basamento esente da vibrazioni e per assorbire le irregolarità di rotazione per effetto delle quali si potrebbero avere oscillazioni periodiche. Tra gli svantaggi di questi impianti si può ricordare l’impossibilità di far fronte a improvvisi sovraccarichi e la necessità di contenere le pendolazioni; trattandosi di motori alternativi i diesel necessitano di un motore di avviamento e di un sistema di convogliamento d’aria. I progressi realizzati nella costruzione dei motori diesel, l’uso della turbocompressione ed altri perfezionamenti tecnici sono tali da rendere concorrenziale la produzione d’energia elettrica con questo mezzo in quanto si può recuperare calore per applicazioni come la cogenerazione. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 22 - 5.6 VALUTAZIONE COMPARATIVA TRA TURBINE A GAS E MOTORI ALTERNATIVI I generatori elettrici trascinati da turbine a gas presentano diversi vantaggi rispetto a quelli trascinati da motore alternativo, di seguito verranno elencati alcuni in modo da capire le differenze sostanziali tra i due tipi d’applicazione. - Vibrazioni molto contenute Le turbine a gas lavorano virtualmente senza vibrazioni grazie all’assenza di organi in movimento alternativo, al ciclo di combustione continuo, sono estremamente leggere e di dimensioni contenute, per cui non sono richieste fondazioni di tipo speciale; la trasmissione della rumorosità tramite le fondazioni è pressoché inesistente grazie ai bassi livelli di vibrazioni. - Peso e dimensioni contenuti Con un rapporto peso/potenza di circa 0.6 kg/kW le installazioni con turbo gas, come detto, non richiedono fondazioni particolarmente pesanti per la posa in opera. Inoltre le installazioni con turbo gas richiedono spazi molto più contenuti, come si può facilmente vedere dall’esempio di fig. n°4 della pagina seguente, con conseguente contenimento nelle spese di copertura. Figura n°4 Figura n°4 Comparazione dimensionale tra una turbina a gas, in tratteggio, e un motore diesel di pari potenza Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 23 - - Facile insonorizzazione La relativa bassa richiesta d’aria e le alte frequenze generate dalla turbina rendono praticabile l’installazione dei gruppi, anche in servizio continuo, in zone residenziali. - Basse emissioni inquinanti Specialmente se alimentate a gas metano le turbine a gas presentano concentrazioni di inquinanti, i famosi NOx e CO, compatibili con la quasi totalità delle regolamentazioni locali, soprattutto grazie ai moderni sistemi a secco di abbattimento delle emissioni ed inoltre è totalmente assente qualsiasi particolare tipo di incombusti. - Bassa richiesta d’aria Una turbina a gas utilizza complessivamente meno aria, intesa come somma di aria di raffreddamento e aria comburente, rispetto a un motore diesel alternativo come si nota dalla fig. n°5 della pagina successiva. Figura n°5 Figura n°5 Comparazione tra motore diesel e turbogas di pari potenza in base al consumo d’aria comburente e di raffreddamento Ciò consente di installare i silenziatori di aspirazione dell’aria comburente e di espulsione dei gas di dimensioni molto contenute. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 24 - - Affidabilità di avviamento e sicurezza d’esercizio Una turbina a gas presenta una notevole affidabilità di avviamento e di esercizio, anche dopo eventuali periodi di fermata. Non esistono circuiti di raffreddamento da preriscaldare, né cuscinetti o altri manicotti che possono impedire l’avviamento, o pregiudicare il funzionamento della macchina da come si vede in fig. n°6, che mostra lo spaccato di una turbina a gas. Figura n°6 Figura n°6 Spaccato di una turbina a gas monoalbero (SOLAR CENTAUR-3MW) L’operazione d’avviamento avviene in un periodo che può variare tra i 20 ed i 50 secondi e grazie anche alla bassissima inerzia termica della turbina si può raggiungere il 100% del carico impostato, immediatamente dopo avare raggiunto la velocità d’esercizio. È inoltre possibile lanciarla e portarla a pieno carico in condizioni ambientali molto rigide, anche di molto sotto gli 0 °C, senza particolari accorgimenti quali il preriscaldamento. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 25 - - Versatilità di alimentazione Il processo di combustione di tipo continuo delle turbine a gas facilita l’utilizzo di pluricombustibili: è infatti possibile alimentare una stessa macchina con combustibile gassoso (gas naturale, GPL, metano, ecc.) o combustibile liquido (generalmente gasolio) e la commutazione da un tipo di combustibile all’altro deve essere fatto con la turbina in servizio. - Bassi costi d’esercizio e di manutenzione Grazie al suo semplice principio di funzionamento di un impianto con turbina a gas offre un alto livello di affidabilità e bassi costi di manutenzione: spesso il costo di manutenzione della turbina a gas non arriva al 50% rispetto a quello di un motore alternativo. Dal momento che l’olio non entra in contatto con la combustione, la sua sostituzione, escludendo gli inevitabili rabbocchi, non è quasi mai necessaria prima dell’esaurimento della vita della turbina. Diversamente in un motore alternativo oltre alle frequenti sostituzioni dell’olio occorre provvedere anche alla sostituzione delle candele o candelette. I vantaggi di un motore alternativo rispetto a un turbina a gas sono: - Economicità d’investimento Si ha un vantaggio d’investimento con i motori alternativi specialmente, a parità di potenza, nelle applicazioni di potenza inferiore a 2-3 MW. - Elevato rendimento elettrico Con installazioni di piccola-media taglia si raggiungono spesso rendimenti nell’ordine del 33-40 % contro il 25-30 % di efficienza delle turbine a gas. Inoltre tali prestazioni sono molto meno sensibili alle variazioni di carico e alle condizioni ambientali (temperatura e altitudine) rispetto ai turbo gas. - Disponibilità di più vettori termici Il calore recuperabile da un motore alternativo, è disponibile non solo dalla potenzialità dei fumi di scarico, ma anche dall’acqua di raffreddamento delle camicie e nell’olio lubrificante. Nella maggior parte delle applicazioni ciò si traduce, rispetto ai turbo gas, in una minore efficienza termica complessiva, in una maggiore complessità e diversità dei sistemi di recupero. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 26 - 6. LE TURBINE A GAS E LA COGENERAZIONE 6.1 GENERALITÀ Le applicazioni delle turbine a gas come motore primo per generatori elettrici, pompe o compressori di potenze relativamente contenute sono abbastanza recenti e le richieste per impianti di questo tipo è in continua crescita. Per turbine di piccola taglia si intendono macchine a combustione interna la cui potenza varia da 100 kW fino a qualche MW tipicamente 20 MW. Tutte le turbine possono essere alimentate a combustibili liquidi o gassosi ed il loro principio di funzionamento è molto semplice: - l’aria comburente viene aspirata, compressa ed inviata alla camera di combustione dove viene iniettato il combustibile andando ad ottenere una combustione di tipo continuo; - l’energia contenuta nei gas caldi così ottenuti viene trasformata in potenza meccanica tramite espansione nella turbina di potenza; - la turbina di potenza è così in grado di trascinare i vari macchinari che le possono essere accoppiati quali pompe, generatori elettrici, compressori. Le caratteristiche principali di questa macchina sono il processo di combustione, di tipo continuo, ed il fatto che l’aria secondaria di raffreddamento, estranea alla combustione, forma con i gas esausti una miscela pulita a favore del contenimento delle emissioni inquinanti. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 27 - Fumi di uscita Potenza Dispersioni Lubrificante di raffreddamento 2% 2% 32% 64% Figura n°7 Bilancio termico per una turbina a gas di piccola taglia Poiché oltre il 60% della potenza termica è disponibile nei fumi di scarico (vedi fig. n°7) risulta molto semplice recuperare calore mediante scambiatori: date le temperature in gioco, circa 500 °C con cui escono i fumi dalla turbina, è addirittura possibile produrre vapore ad alta pressione senza il bisogno della postcombustione. Le principali applicazioni per una turbina a gas di piccola taglia sono classificabili come: - Gruppi elettrogeni - da 20 a 2.000 ore/anno di funzionamento; - Cogenerazione - oltre 2.000 ore/anno di funzionamento; - Unità di picco - circa 500 ore/anno di funzionamento. In questo capitolo, si parlerà in dettaglio della turbina a gas che, come abbiamo visto, è il motore primo più utilizzato per la cogenerazione grazie ai vantaggi ed ai pregi che possiede. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 28 - 6.2 LA COGENERAZIONE E INDICI DI VALUTAZIONE Come detto la cogenerazione si può definire come produzione combinata di elettricità e di calore, entrambi intesi come effetti utili, con un processo in cascata: tale processo comprende, come detto anche questo, due casistiche, vedi fig. n°8 che sono quella “Topping”, in cui la produzione elettrica è effettuata con un ciclo termodinamico ad alta temperatura e quella termica è conseguente al rilascio di calore del ciclo, e quella “Bottoming” in cui il calore entrante nel ciclo termico è il cascame di un utilizzatore di calore ad alta temperatura. Figura n°8 Figura n°8 Concetto di cogenerazione “topping” e “bottoming” Si può ben intuire che i sistemi che utilizzano le turbine a gas appartengono esclusivamente al primo sistema: nel metodo Topping la fonte primaria d’energia è essenzialmente costituita da un combustibile e per tanto in tale sistema cogenerativo esistono schematicamente quattro flussi energetici rilevanti, ben visibili in fig.n°9. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 29 - Figura n°9 Principali flussi energetici in un sistema di cogenerazione topping - I parametri in gioco sono: la potenza termica sviluppata dalla combustione completa del combustibile immesso nell’impianto, che chiameremo F; la potenza elettrica netta W, primo effetto utile; la potenza termica utile netta Qu, secondo effetto utile; la potenza termica dispersa Qdiss, somma di varie dispersioni che possono essere allocati in diversi processi presenti nel sistema, che chiude il bilancio energetico essendo F=W+Qu+Qdiss. La definizione di rendimento di un sistema cogenerativo non è operazione univoca, poiché a fronte di una spesa energetica F, vi sono due effetti utili W e Qu, che hanno diverso valore termodinamico ed economico e possono essere pesati diversamente mentre, ad esempio, il problema non si pone in una centrale elettrica dove si ha un unico effetto utile, ovvero W. Bisogna dire che indici che tengono conto di solo due dei tre flussi energetici W, Qu e F non possono essere considerati rendimenti ma solo indici utili per stabilire certe caratteristiche dell’impianto ma non in grado di attribuirgli un merito. Questi indici sono il rendimento elettrico nel=W/F, il rendimento termico nth=Qu/F e l’indice elettrico Ie=W/Qu. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 30 - Per tenere presente entrambi gli effetti utili si può introdurre un rendimento di primo principio, come nI=(W+Qu)/F; questo rendimento ha il difetto di attribuire lo stesso valore ad elettricità e calore per cui è possibile riferirsi ad un rendimento di secondo principio definito come nII=W+[Qu(1To/Tx)]/F, in cui il calore è pesato con il suo equivalente meccanico, intendendo Tx come la temperatura media a cui è reso il calore. Tuttavia nII ha il difetto di attribuire un valore troppo basso al calore utile, soprattutto con valori mediobassi di Tx, che spesso non rende l’idea della opportunità energetica offerta dalla cogenerazione: possiamo giustificare ciò se prendiamo ad esempio un processo non cogenerativo in cui il calore utile sarebbe prodotto in una caldaia convenzionale; si avrebbe un rendimento di primo principio elevato, ma con grandissima dissipazione di energia. Quest’ultima risulta largamente superiore a quanto si verifica per la produzione termica in un impianto cogenerativo, essendo in esso interposto tra il combustibile e la generazione di calore, il ciclo di potenza. Per esprimere con un unico indice la qualità termodinamica cogenerativa conviene effettuare un confronto tra un impianto di cogenerazione ed uno senza con uguali effetti utili: i flussi di combustibile chiamati in causa sarebbero quelli mostrati in fig.10. Figura n°10 Figura n°10 Confronto dei flussi energetici Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 31 - Si parla di FWC, necessario a produrre W in una normale centrale elettrica con rendimento nelC e di FQC, necessario a produrre Qu in una caldaia convenzionale con rendimento nthC (il pedice C sta ad indicare che si tratta di un processo “convenzionale”, ovvero della generazione separata). Chiamando FC la loro somma FC=FWC+FQC è allora possibile definire un “indice di risparmio energetico” IRE come: IRE=(FC-F)/FC, che risulta uguale a IRE=1-F/(FWC+FQC), a cui sostituendo le definizioni date per FWC e FQC risulta uguale a IRE=1F/(W/nelC+Qu/nthC). Questo indice esprime il risparmio del combustibile con la cogenerazione rispetto alla produzione separata ed è il riferimento più opportuno per valutare la convenienza energetica di un impianto autoproducentre di elettricità e calore. 6.3 TURBINA A GAS CON RECUPERO SEMPLICE La turbina a gas in ciclo semplice è un motore costituzionalmente molto adatto per la cogenerazione: dai suoi gas combusti è tecnicamente agevole recuperare calore mediante una caldaia a recupero per produrre vapore o, in certi casi, mediante un uso diretto dei gas come ad esempio in forni industriali ad alta temperatura. Il recupero termico non altera in nessun caso le prestazioni elettriche della turbina a gas e ciò è un aspetto importantissimo se si confronta con un turbina a vapore per la quale invece lo spillamento porta ad una riduzione di potenza elettrica che aumenta con la crescita della pressione a cui si effettua il prelievo. La turbina a gas non risente minimamente, dal punto di vista elettrico, della pressione nella caldaia a recupero; la quantità di vapore prodotto sarà invece decrescente all’aumentare della pressione e quindi della temperatura di evaporazione perché ad essa corrisponde una temperatura dei gas al camino più elevata e quindi maggior perdita di calore verso l’ambiente. La fig.n°11 illustra quantitativamente questi effetti, con riferimento una turbina a gas e un impianto con turbina a vapore che producono la stessa potenza termica con vapore a 5 bar. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 32 - Figura n°11 Figura n°11 Potenze utili ed indici di valutazioni al variare della pressione I risultati della figura sono significativi per un paragone tra turbo gas e turbine a vapore usate per la cogenerazione; si può infatti notare che: - aumentando la pressione, la produzione di elettricità nelle turbine a vapore diminuisce sensibilmente mentre quella termica aumenta; per una turbo gas si verifica solo una piccola diminuzione di potenza termica; - la produzione elettrica della turbina a gas è comunque superiore anche per basse pressioni di prelievo, inoltre offre un indice elettrico superiore; - il rendimento di primo principio è sempre maggiore per la turbina a vapore infatti le uniche perdite sono quelle relative al rendimento della caldaia, le perdite elettromeccaniche e per gli ausiliari; per il turbo gas l’nI decresce al crescere della pressione perché aumenta la perdita al camino aumentando la temperatura dei gas di scarico dalla caldaia a recupero; - in ultimo si nota che sia l’indice elettrico Ien che l’indice di risparmio energetico IRE sono a favore della turbo gas in virtù della maggiore produzione di elettricità. I valori riportati sono rappresentativi di una condizione nominale d’esercizio in cui le macchine lavorano a piena potenza e a pieno recupero termico. Sarà importante capire come si può gestire un impianto cogenerativo con turbina a gas in modo da soddisfare generiche richieste d’elettricità e calore, individuabili in un piano cartesiano W-Qu, considerando lo schema tipico di un impianto a recupero semplice. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 33 - Figura n°12 Figura n°12 Schema di un impianto di cogenerazione con recupero semplice Si deve stabilire un punto nominale con il turbo gas a massima potenza in cui si produce W-des e Qu-des si può individuare una curva che rappresenta i punti di funzionamento regolando la potenza della turbina, rappresentata in fig.n°13, per semplicità, dalla retta des-min. Figura n°13 Figura n°13 Campo operativo nel piano elettricità-calore Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 34 - Tuttavia l’impianto deve essere in grado di soddisfare richieste diverse e, per offrire flessibilità, occorre dotare l’impianto di due dispositivi che sono: - uno in grado di dissipare calore, per operare al disotto della linea di regolazione: il modo più conveniente è quello di dotare la caldaia di un bypass in grado di deviare i gas uscenti dalla turbina o all’esterno; - uno in grado di produrre una quota di calore addizionale rispetto a quello recuperato, come un sistema di post-combustione che permette maggiori rendimenti termici e minori costi di investimenti. Questi due sistemi sono generalmente sempre usati negli impianti di cogenerazione: nella figura precedente si può individuare la zona di by-pass al di sotto della linea di regolazione e al di sopra di essa la zona di post-combustione. Questa zona è limitata superiormente dalla linea di massima postcombustione, che rappresenta i limiti tecnici del sistema dovuti al raggiungimento della combustione completa dell’ossigeno presente nei gas di scarico della turbina, e dal raggiungimento di temperature dei gas troppo elevate per la struttura. Date le caratteristiche di funzionamento nel piano W-Qu di un impianto è necessario chiedersi come far funzionare la macchina per una generica coppia di valori chiesta dall’utenza. Nella figura seguente, si possono individuare cinque possibili funzionamenti, nell’ipotesi che si possa cedere elettricità all’ENEL. Figura n°14 Figura n°14 Possibili punti operativi di un impianto di cogenerazione Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 35 - Analizziamoli uno alla volta: - turbo gas a massima potenza: l’elettricità prodotta è superiore alla richiesta per cui l’eccedenza verrà ceduta; anche la produzione termica è in eccesso per cui verrà esclusa tramite il by-pass in atmosfera; - turbo gas a potenza tale da soddisfare la richiesta termica (“termico segue”) e produzione elettrica in eccedenza; - turbo gas a potenza tale da soddisfare la potenza elettrica (“elettrico segue”), di fatti non ci sarà alcuno scambio di energia ma occorrerà ricorrere alla postcombustione per soddisfare l’utenza termica; - turbina a minima potenza per cui bisogna acquistare elettricità e ricorrere alla post-combustione; - impianto fermo per cui bisogna acquistare elettricità e produrre calore con una caldaia ausiliaria. La scelta di queste modalità operative dipende essenzialmente dal costo dell’energia elettrica sia che venga acquistata sia che venga venduta, infatti è noto che il prezzo può variare considerevolmente nelle ore piene o vuote in dipendenza del contesto tariffario. In particolare il primo e il secondo contesto saranno convenienti se è possibile cedere elettricità a un prezzo sostenuto, la terza modalità sarà tipica di una situazione in non è conveniente vendere energia ma il costo di produzione dell’elettricità è minore del prezzo d’acquisto dall’ENEL, in fine il quarto e il quinto caso, possono risultare convenienti quando l’elettricità è a basso costo come ad esempio nelle ore vuote. Per cui la scelta del punto d’esercizio di un impianto di cogenerazione deriva da una valutazione dei costi e degli eventuali ricavi in ogni significativo punto di lavoro: per cui si sceglierà il punto di lavoro che permetterà di soddisfare le utenze con il minino costo marginale d’esercizio. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 36 - 6.4 TURBINA A GAS CON INIEZIONE DI VAPORE Una turbina a gas con iniezione di vapore non è niente altro una turbina in cui il vapore prodotto nella caldaia a recupero può essere inviato all’utenza termica o all’iniezione in camera di combustione, a seconda se si voglia privilegiare la produzione termica o quella elettrica. Ciò consente una grande flessibilità di funzionamento dell’impianto. Figura n°15 Figura n°15 Campo operativo nel piano elettricità-calore di un impianto di cogenerazione a iniezione di vapore Si può notare, rispetto allo schema della turbina a recupero semplice, che è presente una nuova linea operativa (des-max) che rappresenta il funzionamento della turbina a gas mantenuta a massima potenza mentre si varia l’iniezione di vapore da zero al massimo. Il punto “max” riguarda il funzionamento in sola produzione elettrica, cioè dove tutto il vapore viene iniettato nel combustore e per tanto non vi è produzione termica, mentre il punto “des” tutto il vapore è inviato all’utenza e la turbina funziona a ciclo semplice: la linea che unisce i due punti rappresenta, ovviamente, i punti intermedi di funzionamento mentre la linea “min-des” rappresenta la regolazione della turbina in assenza di iniezione di vapore. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 37 - Figura n°16 Figura n°16 Impianto di cogenerazione con turbina a gas a iniezione di vapore Si può notare che la zona sottostante la linea “min-des-max” non è più caratterizzata da una brutale dissipazione termica, infatti un impianto ad iniezione di vapore non comprende il camino di by-pass, ed i suoi punti sono ottenibili con un adeguata regolazione della macchina sia in termini di portata di combustibile che di vapore iniettato: il sistema diviene per tanto notevolmente più efficiente a carichi ridotti. Inoltre nella fig.n°15 viene riportata la zona che può essere coperta con la post-combustione aumentando così la produzione termica senza alterare quella elettrica. La scelta del punto operativo più economico diviene ancora più ampia che nel caso della turbo gas a recupero semplice, poiché si ha un ulteriore grado di libertà consentito dalla quantità di vapore da iniettare in turbina. 6.5 MERCURY 50 La Mercury 50 nasce da un programma di ricerca iniziato nel 1991 negli U.S.A., denominato ATS “Advantaced Turbine Sistem”, orientato verso lo sviluppo di una serie di nuovi prodotti ad elevato contenuto tecnologico. La SOLAR, società americana con sede a San Diego in California, ha sviluppato tra il 1991 ed il 1998 una serie di studi ed il lancio, nel 1998 appunto, di un prodotto in grado di sposare affidabilità e prestazioni elevate con costi Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 38 - iniziali di investimento contenuti, ovvero di una turbina a gas di tipo mono albero a ciclo rigenerativo. La Mercury 50 usa un metodo di lavoro molto noto per incrementare il rendimento e prevede l’inserimento di uno scambiatore di calore, che viene detto “recuperatore” in quanto recupera una parte del calore contenuto nei fumi di scarico per elevare la temperatura dell’aria, già compressa, prima di entrare in camera di combustione. Le particolari caratteristiche dello scambiatore utilizzato per la Mercury 50 danno risultati molto buoni dal punto di vista energetico: si tratta di un recuperatore la cui flessibilità alle variazioni di temperatura è dovuta alla sua forma costruttiva. Figura n°17 Figura n°17 Particolare di un recuperatore di una Mercury 50 L’area della superficie primaria, in contatto diretto con i fumi di scarico della turbina e dall’altra con l’aria compressa è formata da accoppiamento di più moduli in modo da formare celle d’aria: le caratteristiche che lo hanno preferito ad altri tipi di recuperatori sono le dimensioni ridotte, l’elevata efficienza di scambio (maggiore del 90%), la flessibilità d’installazione e di manutenzione, la forte capacità d’adattamento agli stress termici e l’abbattimento di emissioni sonore. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 39 - Figura n°18 Figura n°18 Particolare di una Mercury 50 La turbina porta con se le caratteristiche della gamma SOLAR per quanto riguarda gli aspetti legati all’impatto ambientale: in generale per ridurre il contenuto d’ossidi d’azoto dalla combustione del metano nelle turbine si può intervenire nella camera di combustione prevenendo la formazione degli ossidi o intervenire prima della camera di combustione mediante catalizzatori o reagenti chimici. Nella Mercury 50 per contenere gli inquinanti (NOx) e stata adottato il sistema di combustione brevettato dalla stessa casa americana chiamato “SoLoNOx”: tale sistema realizza una ottimizzazione della combustione. Poiché il tasso di formazione di Nox dipende in modo esponenziale dalla temperatura, la riduzione della temperatura di fiamma all’interno della camera di combustione diventa fortemente efficace nel ridurre le emissioni; fino ad oggi tale riduzione veniva ottenuta tramite iniezione nella camera stessa di acqua demineralizzata o vapore ma entrambi questi sistemi comportavano costi non irrilevanti e riducevano la vita del turbogeneratore. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 40 - Il sistema SoLoNOx consiste in una ottimizzazione a secco della combustione mediante quella che in gergo viene detta “combustione premiscelata magra” che riduce la conversione di azoto atmosferico ad NOx all’interno di un combustore di una turbina perché riduce la temperatura di fiamma. Figura n°19 Figura n°19 Schema del sistema di combustione SoLoNOx La riduzione della temperatura di fiamma è ottenuta in due modi: in primo luogo, la zona di combustione primaria viene fatta lavorare ad una temperatura più bassa di quella abituale e tale condizione è ottenuta aumentando il flusso di aria nella zona primaria e conseguentemente riducendo il flusso nella zona di diluizione; il flusso di aria totale e la temperatura con cui lo stesso abbandona il combustore rimangono inalterati e quindi non hanno variazioni nelle altre caratteristiche della turbina quali la potenza o il consumo. In secondo luogo, nella combustione premiscelata magra, i processi di miscelazione e combustione sono disaccoppiati; infatti il combustibile e l’aria della zona primaria sono miscelati prima della zona in cui avviene la combustione; la premiscelazione produce una temperatura di fiamma molto più uniforme e ciò previene la formazione di NOx all’interno del combustore assicurando il raggiungimento dei più severi limiti sulle emissioni. Gli impianti di cogenerazione in cartiera - 41 - BIBLIOGRAFIA “INDUSTRIA DELLA CARTA” ANNO 35 N°4 ......................................................................... LUGLIO-AGOSTO 1997 ANNO 35 N°5 ................................................................ SETTEMBRE-OTTOBRE 1997 ANNO 36 N°1 ................................................................... GENNAIO-FEBBRAIO 1998 ANNO 36 N°2 ........................................................................... MARZO-APRILE 1998 ANNO 37 N°1 ................................................................... GENNAIO-FEBBRAIO 1999 ANNO 37 N°6 ................................................................................... DICEMBRE 1999 ANNO 38 N°1 ................................................................................... FEBBRAIO 2000 Ing. FABBRI .................................... DISPENSE DELLA “STC COLENCO S.p.A.” Ing. Cosmo DI FEO........... DOCUMENTAZIONE CARTIERA “MAURO BENEDETTI” Sig. Cipriano PIDATELLA ...................... “CORSO DI MACCHINE” - ZANICHELLI Gli impianti di cogenerazione in cartiera - BIBLIOGRAFIA -