Arrivati ormai nello Ionio, abbiamo deciso di
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Arrivati ormai nello Ionio, abbiamo deciso di
DAL MAR DI TRACIA A TRIESTE IN BARCA A VELA: LA TAPPA CONCLUSIVA DEL RIENTRO IN ITALIA DELLA MAJA IIIp. di Sara Bonafini Arrivati ormai nello Ionio, abbiamo deciso di risalire l’Adriatico lungo la sua costa orientale. Così, usciti da Messolongi, abbiamo tirato dritto tra le Isole Ionie e diretto la prua verso Lefkada. Durante questa tappa ne ho combinata una grossa: ho scambiato la manopola della pompa dell’olio del motore – che si trovava momentaneamente nel lavello della cucina – per un osso di pesca e l’ho fatta volare in mare insieme ad alcune scorze di cetriolo. Raramente mi sono sentita così avvilita! Per fortuna Adriano è venuto in mio soccorso reagendo con un sorriso al misfatto e la navigazione è proseguita serena tra quelle splendide isole. Dopo una sosta per acqua e viveri a Plataria, sulla costa di fronte a Corfù, e al vecchio mandracchio sotto le mura dell’isola per il rifornimento di gasolio, la Maja ci ha portati al tramonto all’isola di Erikoussa, da dove saremmo partiti all’alba del giorno dopo per Dubrovnik. Per risalire le circa 180 miglia di mare aperto avevamo aspettato un calo del maestrale, vento estivo qui dominante e a noi contrario, e messo in conto una bella smotorata lungo le coste albanesi e montenegrine, ma non avevamo minimamente immaginato che saremmo incappati nella… nebbia! Sì, proprio nebbia, in pieno giorno, circa quaranta miglia a nord di Corfù, al largo lungo le coste dell’Albania: si è presentata come un muro non molto alto, perfettamente verticale, bianco, stagliato netto all’orizzonte. Arrivava da sudovest, al nostro giardinetto, ed era paurosamente veloce. Non abbiamo potuto evitarla, ovviamente; ci ha raggiunti, catturati, soffocati per più di un’ora e ingabbiati in circa tre lunghezze di visibilità. Era nebbia a banchi e ogni tanto riuscivamo a vedere un breve squarcio di sole, poi si tornava nel cielo invisibile e nel grigio piombo del mare senza luce. Orribile. E infine, silenziosa e veloce come si era avvicinata, se n’è andata. L’abbiamo vista correre verso costa per molto tempo alle nostre spalle, poi è sparita del tutto all’orizzonte e la navigazione notturna in mare aperto è stata accompagnata dalle amiche stelle. Il giorno dopo, in tarda mattinata, siamo arrivati a Cavtat, gradevole paese circa nove miglia a sud di Dubrovnik, da noi scelto quale porto d’entrata: eravamo in Croazia. E avevamo lasciato la nostra Grecia. Durante la risalita della dalmazia, durata una quindicina di giorni, abbiamo avuto prova che tra queste isole si possono ancora incontrare luoghi incantati non ancora aggrediti dal lato più triste del turismo nautico – baie e ormeggi affollati, gavitelli di dubbia concessione demaniale, prezzi spudoratamente elevati… Ricordo con piacere la settimana trascorsa nei pressi di Korčula, la baia solitaria di Zirije, e poi l’acqua azzurra di Zut o un’insenatura selvaggia e stranamente senza cicale a sud di Ossero: che pace! Però il pensiero era sempre rivolto ad acque ormai lontane. Alla fine, in un afoso e terribilmente caldo pomeriggio di fine agosto la Maja ha percorso l’ultima manciata di miglia che separano l’istriana Umago dal Golfo di Trieste, per trovare ormeggio e rimessaggio invernale a Monfalcone. Cinque anni trascorsi in Grecia però non si dimenticano facilmente e mentre scrivo queste righe, seduta ormai a casa mia in una ventosa serata di fine estate, penso che potrei benissimo spegnere il computer, alzarmi dalla sedia, chiudere acqua e gas e…. Lefkada, il passaggio di Santa Maura alle otto del mattino. Il ponte apre ogni ora esatta. Corfù, il porto vecchio. Ho appena comperato quattro litri di olio per il motore e… due gustosissime gyropita! Sono gli ultimi passi in terra greca. Dubrovnik, il porto vecchio. Dalla vicina Cavtat abbiamo raggiunto con un bus locale questa splendida città. Fa male pensare che solo pochi anni fa veniva bombardata dai cannoni nascosti nelle alture alle nostre spalle. Per le vie di Dubrovnik. Korčula e le sue acque azzurre. Vorrei saper descrivere il profumo degli alberi attorno a noi. La Maja nel porto di Korčula. Le mura della venezianissima Trogir. Un gioiello protetto dall’Unesco. …immancabili! Siamo al largo di Capo Ploca, a Sud delle Incoronate. Ossero. In coda nello stretto passaggio tra le isole di Lussino e Cherso. A breve entriamo nel Golfo del Quarnaro. L’Italia si avvicina, e con lei la fine del nostro viaggio. L’arrivo in Italia. La Dama Bianca e il Castello di Duino salutano la Maja e le augurano un meritato riposo nel vicino cantiere nautico. Ecco il nostro rientro, circa 1200 miglia. FINE UN CARO SALUTO A TUTTI I SOCI, CON SIMPATIA. SARA