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mostra fotografica IL PATRIMONIO PERDUTO NELLE FOTOGRAFIE DI FEDERICO ZERI a cura di Francesca Mambelli Fondazione Federico Zeri 17 settembre - 28 novembre 2014 La mostra fa parte della rassegna LE BIBLIOTECHE DI ATENEO SI MOSTRANO promossa dall'Area Sistemi Dipartimentali e Documentali dell'Università di Bologna e dal Sistema Bibliotecario di Ateneo, in occasione di Artelibro 2014. Orari: dal lunedì al venerdì, ore 10-18 Ingresso libero Fondazione Federico Zeri Santa Cristina Piazzetta Giorgio Morandi 2 40125 Bologna Comunicazione e ufficio stampa Marta Forlai [email protected] www.fondazionezeri.unibo.it Presentazione Le fototeche di storia dell’arte conservano e tramandano, attraverso le fotografie, la memoria visiva del patrimonio storico artistico. Non solo documentano dipinti, sculture e monumenti esistenti, perduti o distrutti, ma fissano per sempre un momento preciso della loro storia. Questo vale per i gabinetti fotografici delle Soprintendenze, per gli archivi di Musei e Università, ma anche per le fototeche di storici dell’arte come quella di Federico Zeri (1921-1998). Convinto assertore dell’importanza della fotografia per il censimento e lo studio delle opere, e della catalogazione come fondamento conoscitivo propedeutico ad ogni azione di tutela, Zeri ha dedicato gran parte del proprio impegno professionale alla costituzione della propria collezione fotografica. Una raccolta che rispondesse alle sue esigenze di ricerca ma che fosse anche in grado di documentare, in maniera più completa possibile, la storia della produzione artistica italiana e quindi l’identità culturale del paese. Il capillare ordinamento delle fotografie per epoche, scuole pittoriche regionali, artisti, nonché l’interesse di Zeri per le aree “minori” o periferiche restituiscono, a chi consulta la sua fototeca, una geografia artistica del nostro territorio particolarmente articolata e complessa. La diversa provenienza delle fotografie e i contatti dello studioso con il mondo del collezionismo privato e del mercato dell’arte fanno sì che nella sua collezione si ritrovino materiali antichi e rari, spesso non reperibili altrove. Le note presenti sui versi delle fotografie, nelle quali Zeri ha riportato le collocazioni, i passaggi sul mercato, la vicenda attribuzionistica e conservativa, consentono di ricostruire la storia delle singole opere d’arte e, in molti casi, di seguire la dispersione del patrimonio italiano nei musei o nelle collezioni di tutto il mondo. Zeri e la tutela del patrimonio L’impegno per la tutela del patrimonio e del territorio italiano, la passione civile che Zeri ha riversato nei suoi innumerevoli interventi sulla stampa e in televisione costituiscono un capitolo importantissimo della vicenda esistenziale dello studioso, sempre pronto a segnalare scandali antichi e recenti e a indicare l’urgenza di interventi di restauro, fino a imporsi quasi come coscienza critica del nostro paese. La sua lotta quotidiana e tenace rimane ancora oggi un monito vivo a difesa del patrimonio nazionale – spesso esposto alle ruberie, all’abbandono e all’incuria – parte essenziale e sempre più ferita della nostra identità culturale. Ricollegandosi all’illustre tradizione legislativa italiana in materia di beni culturali e profondamente convinto del valore della conoscenza ai fini della tutela, in due occasioni Zeri ha messo la propria competenza e sensibilità al servizio della pubblica amministrazione: appena laureato come Ispettore presso la Soprintendenza alle Gallerie del Lazio (1948-1955) e al termine della carriera come vicepresidente del Consiglio Nazionale per i Beni Culturali (1994). Federico Zeri a Orvieto nel 1996. Nell’impossibilità di incidere realmente sulle politiche di gestione e salvaguardia, Zeri ha continuato la sua attività di studioso indipendente, convogliando gran parte delle proprie energie nella costituzione della sua straordinaria fototeca. Un archivio in cui fosse documentato in maniera più estesa e completa possibile un patrimonio costantemente esposto a rischio di dispersione. Un archivio in cui, oltre alla memoria delle opere esistenti o perdute, immortalate negli scatti dei fotografi, fosse custodita anche una quantità di informazioni capaci, in molti casi, di “far parlare” le immagini. L’eredità più feconda di Zeri nel campo della tutela è costituita proprio dal patrimonio documentario tramandato dalla sua fototeca. Pala d’altare di Marco Palmezzano, ora a Monaco, in una stampa all’albumina di fine Ottocento. Affreschi di Pietro da Rimini, distrutti, già in Santa Maria in Porto Fuori a Ravenna. Pala d’altare di Ercole de’ Roberti, distrutta a Berlino nel 1945. Il patrimonio perduto nelle fotografie di Federico Zeri: uno sguardo sull’Emilia-Romagna Per la sua esaustività e per la varietà dei materiali da cui è costituita, la Fototeca Zeri è in grado di gettare una luce particolare anche su quella porzione del patrimonio storico artistico italiano che possiamo definire “perduta”. Il termine è usato in questa mostra con un’accezione ampia e indica non solo i dipinti, le statue e i monumenti distrutti o dispersi in occasione di eventi bellici e di altre calamità, ma anche quelle opere che hanno perduto il legame con il loro territorio e con il contesto geografico e culturale che le ha prodotte: oggetti rubati, tavole da tempo in ubicazione sconosciuta, pale d’altare conservate a migliaia di chilometri dai luoghi e dalle comunità alle quali erano destinate. Ancora, il concetto di “perduto” include anche oggetti complessi come le collezioni storiche, frutto di una paziente opera di selezione e raccolta, che riflette la mentalità e il gusto di chi le ha costituite o conservate. Le collezioni possono infatti essere considerate nel loro insieme beni culturali, e la loro alienazione annoverata tra le dispersioni subite dal patrimonio. Il potenziale documentario conservato nella Fototeca Zeri è esteso anche a regioni che non sono state costantemente al centro degli interessi dello studioso. È questo il caso dell’Emilia-Romagna, territorio a cui Zeri ha dedicato pochi ma incisivi contributi, se si esclude l’interesse prolungato per la pittura riminese del Trecento. Ricordiamo, tra gli altri, i testi su Lorenzo Costa e Lelio Orsi, gli approfondimenti attributivi su Ercole de Roberti, i saggi su Guido Reni o su pittori meno conosciuti come Innocenzo da Imola, Antonio da Crevalcore, il Maestro dei Baldraccani. Il nucleo di fotografie sulla pittura emiliano-romagnola – se pur quantitativamente più ridotto rispetto a quelli relativi ad altre aree geografiche – conserva molte immagini di dipinti “perduti” che sono presentate in questa mostra: affreschi collocati in chiese bombardate o dismesse, documentati dalle campagne Alinari e Villani; opere disperse nelle aste di collezioni storiche, identificabili grazie alle illustrazioni dei cataloghi di vendita; quadri conservati nei musei di Berlino e Dresda e lì immortalati in splendide fotografie all’albumina e al carbone da Brockmann o Hanfstaengl, prima della loro distruzione. La mostra, oltre a sottolineare l’interesse documentario delle fotografie, intende valorizzare anche la loro materialità: i fototipi, specialmente quelli ottocenteschi, sono il frutto di una raffinata pratica artigianale che prevede l’intervento – nelle fasi di scatto, di ritocco e di stampa – di differenti professionalità. La perizia dei fotografi nel tradurre nel bianco e nero delle foto analogiche i rapporti tonali dei dipinti, consente oggi di apprezzare e “immaginare” con un alto grado di verosimiglianza composizioni non più esistenti, di cui talvolta mancano riproduzioni a colori. Ricostruzione del Polittico Roverella di Cosmè Tura. Per una lettura adeguata di questi documenti visivi occorre sempre tenere presente che essi sono traduzioni delle opere d’arte ottenute con un linguaggio, quello fotografico, che ha un suo codice e una sua specificità. Video A corredo della mostra è stato realizzato un video che propone una suggestiva selezione di fotografie di opere “perdute” documentate nella Fototeca Zeri, non limitate all’Emilia-Romagna ma prodotte anche da altre scuole pittoriche. L’alta qualità delle immagini permette di apprezzare non solo i dettagli delle composizioni ma anche le caratteristiche tecniche delle fotografie. Questa presentazione vuole essere un invito a consultare il database della Fototeca Zeri, in cui sono catalogate 150.000 foto di pittura e scultura italiana e il database Cataloghi d’asta che raccoglie i dati di oltre 14.000 vendite. Dalle postazioni intranet, a disposizione in biblioteca, i visitatori possono consultare le schede, complete di dati storico artistici e fotografici, e le immagini delle fotografie (recti e versi) ad alta risoluzione. Il database della Fototeca Zeri, con immagini a bassa risoluzione, è consultabile gratuitamente anche dal sito della Fondazione Federico Zeri: www.fondazionezeri.unibo.it Francesca Mambelli, storica dell’arte, si occupa di storia del collezionismo e fotografia di riproduzione. È responsabile della progettazione della banca dati della Fototeca Zeri e coordinatrice del progetto di catalogazione della sezione Natura Morta. Con la collaborazione di Eleonora Zonno.