Rezension über: Maria Framke, Delhi - Rom - Berlin

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Rezension über: Maria Framke, Delhi - Rom - Berlin
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Fioravanzo, Monica: Rezension über: Maria Framke, Delhi - Rom Berlin. Die indische Wahrnehmung von Faschismus und
Nationalsozialismus 1922-1939, Darmstadt: WBG, 2013, in: Il
Mestiere di Storico, 2014, 2, S. 245,
http://recensio.net/r/7e0b43485ee34b2fa9d320f07a480017
First published: Il Mestiere di Storico, 2014, 2
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i libri del 2013 / 2 - monografie
245
Maria Framke, Dehli – Rom – Berlin. Die indische Wahrnehmung von Faschismus und
Nationalsozialismus 1922-1939, Darmstadt, WBG, 360 pp., € 79,90
Framke affronta il tema della recezione del fascismo e del nazionalsocialismo nella
società e nella cultura indiana nel periodo compreso fra l’ascesa di Mussolini e l’inizio
della seconda guerra mondiale. Una periodizzazione che, secondo l’a., non è definita
solamente dai due termini a quo e ad quem di evidente matrice europea, ma definisce una
fase conchiusa e in sé significativa della storia stessa dell’India contemporanea. Il periodo
fra le due guerre fu infatti contrassegnato da un dibattito pubblico più vivace, poiché
meno serrati furono la censura e il controllo dell’opinione pubblica, rispetto agli anni,
precedenti e successivi, dei due conflitti mondiali.
Il tema centrale del libro è stato poco indagato dalla storiografia e trascurato dalla riflessione politica restia ad ammettere un interesse verso i fascismi da parte dell’Indian National Congress innanzitutto, ma in fondo neppure da parte del nazionalismo indiano nel
suo complesso. Nondimeno, il tema appare di notevole interesse, poiché incrocia istanze
fra loro almeno apparentemente antitetiche: un fattore di lungo periodo quale la lotta per
l’indipendenza contro la Gran Bretagna, la lotta condotta in nome di valori democratici
e l’attenzione verso i due nuovi regimi, programmaticamente illiberali e antidemocratici.
Un’attenzione che la ricerca, condotta principalmente sulla stampa e sulla pubblicistica
indiana in lingua inglese, ha rilevato essere stata di segno non univoco, ma diffusa e trasversale, e solo in parte riconducibile ad una volontà di deliberata contrapposizione alla
«comune nemica», l’Inghilterra. Indubbiamente influenzati dagli scambi culturali promossi sia dalla Germania nazista sia dall’Italia fascista, in particolare attraverso la Deutsche
Akademie e l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, il giudizio sulle politiche
dei due regimi, soprattutto nel campo della formazione della gioventù, delle scelte economiche e dell’educazione politica (il culto del capo, in particolare) era pure funzionale
a una riflessione interna, volta a definire possibili strategie di crescita politica, sociale ed
economica per una futura India indipendente.
Il metodo di analisi adottato, che incrocia una prospettiva di storia transnazionale
e di analisi delle percezioni, bene si presta a cogliere il flusso delle reazioni ai fenomeni fascista e nazista: interessanti in particolare il giudizio sull’antisemitismo, influenzato
dalle ripercussioni sul piano nazionale, e la diversa posizione rispetto alla politica estera
aggressiva italiana e tedesca, almeno rispetto alla guerra d’Etiopia e alla questione dei Sudeti. Attraverso un’analisi incentrata principalmente su quattro nodi – Bildung, politica
economica, razzismo/antisemitismo e politica estera – l’opera ci restituisce un quadro
abbastanza convincente dell’immagine del fascismo e del nazismo nella politica e nella
cultura indiana e bengalica, mentre più sfumata rimane la valutazione dell’influsso che i
due fenomeni ebbero sull’India, anche rispetto ad altri percorsi nazionali analogamente
presi in considerazione, come quello sovietico. Ma è il solo rilievo che mi sembra di poter
fare a un lavoro serio e rigoroso.
Monica Fioravanzo
Il mestiere di storico, VI / 2, 2014