Scarica Grillo Bramante n.3 Giugno 2015

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Scarica Grillo Bramante n.3 Giugno 2015
Periodico del Liceo Bramante di Magenta
Anno XXIV
Questionario di Proust,
Le foto d’Arianna,
a pagina 23!
a pagina 26!
N. 3 Giugno 2015
Editoriale
Alice Gambaro, Bianca Stan
Buongiorno cari bramantini! L'anno scolastico si avvia al termine e scommettiamo che la maggior parte
fra voi stia già tirando un sospiro di sollievo e pensando alle prossime vacanze. Come di consueto, il
Grillo è stato una presenza costante fin proprio alla
fine (qualche fan di Harry Potter fra i nostri lettori?),
tra stress, gioie, successi e ricadute.
Tuttavia, prima di lasciarci distrarre da pensieri di
solecuoreamore, ricapitoliamo gli avvenimenti più
importanti degli ultimi mesi. Partiamo da un progetto
che ha coinvolto persone di tutte le età: il corso di
alfabetizzazione digitale promosso da Assolombarda
e tenuto da una trentina di studenti di terza e quarta.
È stata un'attività davvero divertente: andate subito a
leggere l'articolo nella sezione "La nostra scuola"!
Già che siete lì, date un occhio anche alle iniziative
per la promozione delle aree scientifiche e dilettatevi
con l'intervista a Luca Rondena e con l'articolo sulla
nuova Associazione Italiana del Dibattito. Infine, oltre al canonico "Addio al Bramante" dei nostri poveri
maturandi (l'anno prossimo tocca a noi...), godetevi
la descrizione di una giornata-tipo da bramantino.
Allargando gli orizzonti, discuteremo del racconto di
"La Chimera" del 10 aprile e della conferenza che il
nostro prof. Chiodini ha tenuto su Manzoni. Per quelli dalla mente più scientifica, abbiamo preparato arti-
coli che spaziano dal centenario della relatività di
Einstein alle indagini sull'età (e su come essa cambia
nello spazio) e sui meccanismi della sofferenza amorosa. Oltre alle nostre rubriche, che oramai conoscete
tutti, presentiamo un interessante articolo su l'evoluzione del modello femminile e una piccola immersione nel mondo degli haiku (non sono starnuti, beninteso...). Per concludere, vi presentiamo un affascinante
racconto scritto in lingua inglese da una nostra studentessa. Ci raccomandiamo, non perdetevi le Top
10 di fine anno!
Dopo questa rassegna, è arrivato il momento dei saluti. Purtroppo alcune persone ci hanno lasciato quest'anno: a loro, alle loro famiglie e amici rivolgiamo
un caro abbraccio.
Non dimentichiamoci dei nostri maturandi: un ultimo
sforzo, ragazzi, vi siamo tutti vicini... ma speriamo
che voi non lo siate a noi […]
Infine un saluto alla nostra nuova Dirigente, che
ha concluso il suo primo anno qui con noi, e un
saluto ai docenti referenti, i prof. Marcogiuseppe e
Bianchi, che permettono al nostro Grillo di andare
avanti.
Per noi altri, alunni e prof, buone vacanze a tutti e…
alla prossima! [segue]
Pagina 2
Il Grillo Bramante
[segue dalla pag. 1] Mentre andiamo in stampa, ci giunge notizia che la classe IV D si è classificata nona
nella competizione degli High School Games... Complimenti a tutti voi!
La redazione
1^B: Luca Donato, Alessandro Machniz
1^C: Amanda D'Angelo, Marta De Chiara, Daniel Lacidogna, Alessia Nolli,
Marco Ottaiano
1^G: Davide Forgiarini
1^I: Alessia Ariti
3^A: Alice Fortunati
3^B: Matilda Guizzardi
4^A: Martina Albano, Luigi Casella, Alice Gambaro, Sonia Garavaglia, Sara
Gussoni, Eletta Nava, Cristina Pelizzari
4^D: Camilla Alberti, Chiara Paleni, Bianca Stan
4^G: Andrea Tenconi, Giorgia Cacioppo
5^A: Francesco Colombo, Francesco Marcolli
5^B: Luca Bonasegale, Giorgia Colombo, Francesca Gambini, Alessandra
Guaglio, Andrea Lo Sardo, Camilla Oldani, Martina Pedroli, Arianna Segaloni
5^E: Marco Cozzi
5^F: Lorenzo Motta, Valeria Pastori, Amedeo Pellegrini, Blerina Suka, Maria
Grazia Tavera
Impaginatori: Luigi Casella, Luca Donato, Alice Gambaro, Chiara Paleni,
Bianca Stan
Immagine di copertina: Marta De Chiara
Docenti referenti: Luigina Marcogiuseppe, Roberto Bianchi
Pagina 3
Il Grillo Bramante
In questo numero
La nostra scuola:
ABCdigital
Rubriche
4
Grillobox Musica - Musica e sentimento
20
Le iniziative pro-auree scientifiche 5
Grillobox Film - Flatlandia
21
Luca Rondena,ex redattore
6
Fast and Furious & Paul Walker
22
Civis Nascitur, orator fit
7
Questionario di Proust
23
La giornata tipo di un bramantino
8
Bramante ai fornelli
24
Addio Bramante, addio
9
Pensieri in libertà
25
Dal territorio:
Foto d’Arianna:
I paesaggi dei Promessi Sposi
10
Eros e mito
Il racconto di Chimera
11
Rubriche .pt2
Scienza/Scienze:
Top Ten
100 anni di relatività
12
L’età è uno stato mentale
13
Paginone Centrale
Perspective
14
Opinioni:
L’amore è una droga
16
Le donne
17
Haiku
18
Break!:
Break!
19
26
27
Pagina 4
La nostra scuola
ABCDigital
Gli studenti insegnano il web agli over 60
Camilla Alberti, Sonia Garavaglia
Il 20 aprile di quest’ anno, all’interno del nostro liceo, è stato avviato un progetto innovativo
chiamato “ABCDigital” che si è
protratto per circa due settimane.
Si tratta di una modalità di divulgazione della cultura digitale a
persone che non sono mai venute
a contatto con questo mondo, ovvero gli over 60. Alcuni studenti
si sono offerti di partecipare a
questa iniziativa nelle vesti di
tutors, proponendosi con un approccio semplice e un linguaggio
non tecnico. Tutto ciò è nato con
l’intento di avvicinare i non nativi digitali alle tecnologie moderne, in particolare quella del tablet, per trovare vie alternative
nella soddisfazione delle loro esigenze e nella coltivazione dei
loro interessi. Abbiamo intervistato due corsisti per sapere le
loro impressioni e valutare la
qualità del progetto.
1) Cosa vi aspettavate da questo
corso?
M: di imparare ad usare il
tablet proprio come voi
V: di riuscire a capire come si usano questi strumenti tecnologici
2)E ci siete riusciti?
M: sì, ora che ci avete dato le basi posiamo esercitarci a
casa e diventare professionisti
V: sì, adesso ho capito
cosa vuol dire scrivere ed inviare
una mail. Quando arrivo a casa
ve ne invio subito una!
3) Sinceramente, c’è qualcosa
che non vi è piaciuto?
M: no, l’unica difficoltà è
stata cercare di ricordare tutto,
ma questo è un nostro limite. Noi
partiamo da zero, pensate che da
giovani non avevamo neanche il
cellulare..
V: no, mi è piaciuto tutto.
Non si smette mai di imparare,
neanche alla mia età: ora il tablet
non è più un oggetto misterioso
4) Cosa ne pensate dei vostri tutors?
M:bravissimi.
Sinceramente se fossi stata affiancata da
un adulto non avrei imparato così
bene e così velocemente: i ragazzi mettono meno soggezione
V: sono soddisfatto del
loro lavoro: hanno saputo unire
impegno e divertimento
5) Qual è la cosa che hai apprezzato di più?
M: la chiarezza e la pazienza dei ragazzi con noi, erano
tutti davvero simpatici!
V:la semplicità dei nostri
insegnanti. In realtà la cosa che
mi ha divertito di più è stato fare
le foto ai miei compagni e i selfie con loro
6) Lo consigliereste ad altri vostri amici?
M: si eccome! Io prima
di venire qui ho fatto un po’ di
propaganda, ma molti non si
sentivano di venire. Alla fine
sono riuscita a convincere una
mia amica e fortunatamente si è
divertita come me
V: assolutamente sì, perché imparare ad utilizzare questi
strumenti moderni, secondo me,
rende più piacevole la vita ed è
giusto cercare di essere sempre
al passo con i tempi
7) Lasciateci un vostro pensiero
e un saluto finale
M: auguri per la conclusione di questo anno scolastico.
Mi raccomando organizzate di
nuovo questo corso così porto
anche gli altri miei amici
V: mi sento fortunato ad
aver partecipato a queste lezioni
e ad aver conosciuto questi ragazzi. Il diplomino me lo sono
meritato!
Pagina 5
La nostra scuola
Le inziative pro-laure scientifiche
Unistem Day 2015 e “Il Ricercatore in classe”
Chiara Paleni, Bianca Stan
Sono in aumento le iniziative con l’obiettivo di avvicinare i
ragazzi alla scienza e lo sono anche quelle che il Bramante
propone ai suoi studenti: questo giornalino ha spesso riportato le cronache di uscite d’istruzione che avevano come
meta laboratori scientifici e aziende all’avanguardia, concorsi a livello nazionale e internazionale, conferenze e incontri con personalità importanti nell’ambiente scientifico.
In questi ultimi mesi, studenti particolarmente motivati
hanno potuto approfondire il tema della ricerca biomedica a
Milano, durante l’Unistem Day 2015, e in seguito nel nostro liceo, con la conferenza promossa da Telethon e tenuta
da Angelo Poletti, ricercatore.
Unistem Day è una giornata internazionale di divulgazione
dedicata alle cellule staminali, organizzata dal Centro di
ricerca sulle cellule staminali Unistem, ospitata da università ed enti di ricerca e rivolta agli studenti delle scuole superiori. L’edizione 2015 – la settima – si è tenuta il 13 marzo
in più di quaranta istituti fra Italia, Spagna, Gran Bretagna e
Svezia. Nel corso della mattinata gli studenti di quarta superiore radunati a Milano hanno potuto assistere a conferenze che avevano come scopo quello di fare chiarezza su
un campo tanto affascinante e delicato quanto quello delle
cellule staminali: le loro caratteristiche, il loro utilizzo oggi,
le prospettive per il futuro nelle malattie degenerative, come avviene lo sviluppo di un farmaco, i dibattiti etici, nonché il rapporto fra scienza e diritto e fra scienza e mass media. Il tutto coordinato da Elena Cattaneo, ricercatrice, senatrice a vita e direttore di Unistem, e con la partecipazione
di ospiti di grande rilievo come Vania Broccoli, a capo
dell’unità Cellule staminali e neurogenesi dell’Ospedale
San Raffaele, Paolo Rama, primario dell’unità di Cornea e
superficie oculare, Luca Pani, direttore dell’AIFA, e molti
altri.
Oltre a quest'iniziativa, in Aula magna, il 15 aprile, il professore Angelo Poletti ha tenuto, in vista del progetto "Il
Ricercatore in classe", una conferenza sulle malattie neurodegenerative rare, esponendo, oltre al metodo della ricerca,
anche il percorso scolastico tipico di un ricercatore. Il lunedì seguente, sei alunni tra i più interessati hanno avuto l'occasione di passare un pomeriggio all'interno di un laboratorio di ricerca. Ecco le impressioni di Luca Taranto, Alessandra Guaglio e Giorgia Colombo, alunni della 5B che
hanno partecipato alla seconda fase del progetto:
1) Cosa ha suscitato l'interesse per questa iniziativa?
Abbiamo deciso di prendere parte a questo progetto principalmente per l’interesse verso le materie scientifiche, per la
curiosità di provare a indossare il camice da scienziato e
fare degli esperimenti in un laboratorio sperimentale. Ci ha
molto interessato la conferenza con Angelo Poletti che ha
fatto nascere in noi il desiderio di conoscere questa realtà.
2) Cosa avete fatto di preciso?
Appena siamo arrivati ci hanno fatto fare il giro del laboratorio: oltre ai tipici laboratori, la cosa interessante è stata
poter entrare in una cella frigorifera alla temperatura di 4' e
in un'altra stanza in cui, invece, si raggiungeva una temperatura di 37' , entrambe adibite alla conservazione di particolari agenti chimici, colture di cellule,...
Successivamente abbiamo assistito e preso parte all'esperimento dell'elettroforesi, attraverso il quale abbiamo separato un filamento di DNA: per tale esperimento, prima di
tutto, abbiamo preparato un gel fatto di Agarosio, nel quale,
grazie ad uno stampo, abbiamo creato delle piccole cellette.
Abbiamo messo,poi, il gel all'interno di un contenitore
avente un elettrodo positivo ad un'estremità e uno negativo
all'altra e l'abbiamo coperto con una soluzione salina (il gel
è stato posizionato in modo che le cellette si trovassero in
prossimità dell'elettrodo negativo) Dopo, attraverso delle
pipette, abbiamo inserito la miscela contenete il filamento
del DNA all'interno delle cellette, facendo attenzione a non
rompere il gel. Poi abbiamo dato corrente in modo tale che
le molecole "corressero" all'interno del gel, il quale ha permesso ad esse di separarsi in base alla massa, alla taglia o
alla carica.
Abbiamo poi analizzato l'attività metabolica mediante il
test MTT ed infine abbiamo osservato al microscopio diverse cellule sia tumorali che degenerate a causa di altre
malattie, fissate e colorate o in fluorescenza.
3) Secondo voi, quale parte è stata la più interessante?
La parte più interessante è stata l'osservazione al microscopio di diverse cellule, anche tumorali o degenerate a causa
di malattie. L'osservazione al microscopio l'abbiamo fatta
in una stanza al buio perché molte di queste cellule le abbiamo viste in fluorescenza.
4) Ha influenzato in qualche modo i vostri pensieri verso il
futuro?
Ha confermato e aumentato il nostro interesse verso le materie scientifiche ed in particolare verso le attività di sperimentazione di laboratorio.
5) Pensate che vi servirà per il periodo a venire (maturità)?
Sì, sicuramente ci servirà per l'esame di maturità perché
proprio in scienze stiamo affrontando il percorso di studio
relativo alle Biotecnologie, al termine del quale è prevista
un'attività di laboratorio e questa esperienza ha aumentato
le nostre conoscenze relativamente a questo "mondo".
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La nostra scuola
Luca Rondena, ex redattore del Grillo Bramante
Neo-Youth ambassador della ONLUS ONE fondata da Bono
Arianna Segaloni, Giorgia Colombo
Ciao ragazzi, abbiamo intervistato
per voi un ex studente del bramante;
Luca Rondena neo Youth ambassador della onlus ONE, fondata da
Bono (si é quello degli U2!). Pensiamo che sia una nobile causa e che
meriti la vostra attenzione, chiediamo solo pochi minuti per leggere di
che si tratta e riflettere su temi importanti che a volte dimentichiamo,
perchè troppo lontani dalla nostra
realtà.
Che cos’è ONE?
È un'organizzazione che svolge attività di sensibilizzazione e di lobby,
costituita da oltre 6 milioni di persone che lottano per porre fine alla
povertà estrema e alle malattie prevenibili, in particolare in Africa. Fondata da Bono, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e a lavorare con i responsabili politici per
combattere l’AIDS e le malattie prevenibili, aumentare gli investimenti
per l’agricoltura e la nutrizione e
chiedere ai governi maggiore trasparenza nei confronti dei loro cittadini.
ONE svolge un’attività di sensibilizzazione e pressione affinché i fondi
governativi continuino a essere convogliati verso programmi che possono cambiare profondamente la vita
delle persone. ONE si finanzia quasi
esclusivamente grazie alle donazioni
di fondazioni, benefattori privati e
grandi imprese. ONE ha attivisti a
Washington, New York, Londra,
Johannesburg, Bruxelles, Berlino e
Parigi che informano e fanno pressione sui governi affinché questi
ultimi propongano soluzioni politiche che consentano di salvare e migliorare le condizioni di vita di milioni di persone.
Com’è nata questa organizzazione?
La storia di ONE ha inizio nel 2002,
quando un gruppo di persone tra cui
Bono, Bob Geldof e Jamie Drummond creò un’organizzazione di
advocay (dare voce a chi non ne ha)
chiamata DATA. Nel 2004 DATA e
altre 10 importanti organizzazioni di
lotta contro la povertà si sono unite
per creare ONE e nel 2008 si sono
ufficialmente fuse insieme.
Come ti sei interessato?
Tutto è partito un giorno di novembre mentre curiosavo sulla pagina
internet di SVE (servizio volontariato europeo) che offre la possibilità
di fare volontariato negli altri paesi
europei.
Come sei entrato a far parte
di one?
Ho mandato il mio curriculum con
l’aggiunta di una lettera di motivazione; passata la prima selezione ho
sostenuto un colloquio telefonico e
successivamente mi hanno confermato l’ingresso come Youth Ambassador in One.
In cosa consiste il ruolo di ambasciatore?
Lo Youth Ambassador è un giovane
rappresentante di One che si occupa
di far conoscere e diffondere le problematiche legate al continente africano, in particolare la regione subsahariana, problematiche legate
all’agricoltura e alle malattie. Il suo
compito è quello aiutare la sensibilizzazione di queste problematiche
attraverso i social network, eventi e
congressi in cui i membri di
ONE incontrano i ministri e con i
quali discutono dei possibili investimenti da mandare al continente per
cercare di risolvere la situazione. L’incarico dura un anno, in Italia
ci sono 30 ambasciatori e 250 in
tutta Europa.
Come hai iniziato?
il primo incontro si è tenuto dal 19
al 20 Gennaio a Roma, per un corso
di formazione; abbiamo fatto visita
al palazzo di Montecitorio e incontrato il ministro della commissione
esteri Paolo Gentiloni, l’ambasciatore americano della FAO e il direttore di ANSA. Inoltre abbiamo incontrato i direttori di GAVI che è un
associazione che si occupa di procurare vaccini.
Quali sono stati gli eventi di
ONE da quando ne fai parte?
Abbiamo organizzato una campagna di sensibilizzazione, ’La povertà è sessista’ per la giornata della
donna, l’evento consisteva in un
aperitivo seguito da discorsi e dibattiti tenuti da gente competente in
materia, si sono organizzati a Milano, Roma e Trieste. Abbiamo fatto
interventi anche nelle scuole, ci
siamo proposti con una breve presentazione per introdurre la nostra
associazione e abbiamo lasciato un
‘impegno’ per il 2015 da compilare; poiché –come ci spiega il nostro
ambasciatore- nel 2015 vengono
discussi gli obiettivi del millennio,
l’ ONU definisce i punti chiave e le
possibili soluzioni contro gravi problematiche che affliggono il mondo; ad esempio la povertà estrema,
ovvero vivere con meno di 1 dollaro e 84 cent. al giorno, dal 2000 è
già stata dimezzata e si spera di
poterla eliminare definitivamente
entro il 2030. Agli inizi di Giugno
c’è un incontro a Monaco Di Baviera per le lobby e la prevenzione.
Inoltre faremo incontri durante EXPO con politici e ambasciatori sul
tema della fame nel mondo.
In particolare: 14-15-16 maggio ci
saranno degli incontri con Lapo
Pistelli, vice ministro degli affari
esteri; conferenze tecniche e scientifiche con Piercarlo Padoan, con il
ministro dell’agricoltura, con Galletti e i ministri dello sviluppo e
della cooperazione di Germania
Olanda e Spagna (2 luglio). A settembre avremo poi un’assemblea
generale delle Nazioni Unite.
Un’ultima frase prima di salutarci?
Noi di ONE non cerchiamo i vostri
soldi, chiediamo la vostra voce.
Pagina 7
La nostra scuola
Civis nascitur, orator fit
Nasce da un’iniziativa di dieci giovani l’Accademia Italiana del Dibattito
Maria Grazia Tavera
“Civis nascitur, orator fit”: da questa premessa
(quasi) tutta ciceroniana nasce il progetto lanciato
nei primi mesi del 2015 da studenti ed ex studenti
del liceo statale Donato Bramante e non solo.
L'Accademia Italiana di Dibattito, questo il nome
dell'associazione culturale fondata dai 10 giovani,
è la prima associazione che, in Italia, vuole promuovere la diffusione del dibattito e dell'arte oratoria. Lo scopo è appunto quello di sensibilizzare in
merito alla tematica dell'ars dicendi e dell'ascolto:
la forma scelta è quella del dibattito competitivo a
squadre.
Sulla falsa riga di quanto avviene nel mondo anglosassone e nelle università di punta del continente europeo, due squadre sono chiamate a fronteggiarsi in orazioni e contro-argomentazioni sui più
diversi temi etici e di attualità: timer alla mano, il
compito di ogni oratore sarà quello di convincere i
giudici circa le idee della propria squadra e smontare le argomentazioni portate dagli avversari. L'operato delle squadre, divise per sorteggio in pro e
contro, sarà giudicato da un pannello di 3 o più
giudici: accanto al presidente di giuria, ovvero colui che valuta le capacità espositive e oratorie dei
partecipanti, ci sono infatti due o più giudici che
devono prendere nota degli argomenti utilizzati e
assegnare i relativi punteggi. Al termine, la media
aritmetica e una griglia di valutazione su capacità
di sintesi, approfondimento e risolutezza, decreterà
la squadra vincitrice.
È questo, in sintesi, il metodo scelto dall'Accademia per diffondere la cultura del dibattito tra i giovani, gli studenti e le scuole del territorio. Una prima dimostrazione pratica, dopo mesi di
“esperimenti” privati, è andata in scena sabato 18
aprile nella sala consiliare del comune di Magenta:
qui, dopo un primo dibattito dei “veterani”, circa
20 ragazzi si sono potuti cimentare nel primo Open
Debate promosso dall'associazione culturale. I temi
su cui le squadre si sono fronteggiate, rigorosamente a colpi di parole e pensiero, sono due: il diritto di obiezione di coscienza dei medici nei confronti della pratica dell'aborto e la sperimentazione
animale. Quello che però tengono a precisare gli
ideatori del progetto, non occorre conoscere nel dettaglio i temi di cui si andrà a parlare, tanto è vero
che si scoprono solo al momento: quello che conta,
ai fini della valutazione e dell'apporto educativo, è
ragionare e saper costruire un impianto logicoformale costituito da premesse e conclusioni che si
sostenga.
Proprio per questo valore educativo, l'Accademia
punta ad entrare negli istituti superiori, portando tra
gli studenti il dibattito competitivo e cercando di
sviluppare una capacità all'ascolto e alla sintesi che
troppo spesso risulta mancante all'appello. I progetti
futuri sono tanti (e noi del Grillo non mancheremo
di tenervi aggiornati): il secondo Open Debate si è
tenuto sabato 16 maggio, sempre a Magenta, e ha
visto una grande partecipazione.
Per chi volesse saperne di più o entrare a far parte
dell'Accademia, il consiglio è quello di consultare la
pagina facebook “Accademia Italiana Dibattito” e il
sito accademiaitalianadibattito.wordpress.com.
Pagina 8
La nostra scuola
La giornata tipo di un Bramantino
Un racconto surreale
Andrea Tenconi
Questa potrebbe essere la giornata
tipo di uno studente del Bramante
in un racconto demenziale e ai limiti della realtà. Ma neanche troppo.
Ore 1.00: questo è l’or ar io in cui
(in questi mesi finali) mediamente
riesci a prendere sonno, tra formule di matematica e zanzare più affamate di una tigre a digiuno da un
mese.
Ore 7.00: suona la sveglia.
Ore 7.10: al quinto posponi, la
sveglia imbraccia un AK-47, intimandoti di alzarti e dicendoti:
“mani in alto!”. Trascinandoti sulle ginocchia come un reduce del
Vietnam, raggiungi il bagno.
Ore 7.15: dai il buongior no a
tutti i Santi di Giugno: hai sbattuto
il mignolo contro il mobile.
Ore 7.30: colazione alla Rocky
Balboa: uova fredde e Red Bull
per iniziare.
Ore 8.30: è l’or a di Ginnastica.
Giro di riscaldamento.
Ore 8.35: tr e infar ti, due mancamenti e decine di muscoli dei polpacci che implorano pietà. Poi, il
dramma: percorso ad ostacoli.
Ore 8.36: notizia ANSA: a Magenta gli studenti dei licei scientifici hanno perso la capacità di saltare.
Ore 10.58: in stato comatoso hai
seguito la lezione di Latino, ascoltando il professore con sguardo
inebetito. Realizzi che hai la verifica la settimana dopo. Contempli il
calendario appeso in classe e ti
appelli a tutti i santi presenti.
Ore 11.01: passando davanti
all’ingresso della scuola, noti una
massa indistinta di corpi umani
aggrovigliati. Al confronto una
qualsiasi bolgia infernale dantesca
sembrerebbe una pacifica partita a
briscola tra novantenni. È il banco
del “paninaro”, un classico.
Ore 11.10: inter r ogazione a sor presa di Filosofia. Sei più spaventato di Berlusconi quando sente
parlare di comunisti, ma non viene
pronunciato il tuo nome.
Ore 11.11: il Car nevale di Rio de
Janeiro è niente in confronto ai
tuoi festeggiamenti.
Ore 12.10: ultima or a, il tr aguardo è vicino. Ti ricordi che hai
una verifica di Fisica da fare. Piangi.
Ore 13.05: “È finita! È finita! È
finita!” No, non è Caressa la sera
di Italia-Francia. È solo il tuo urlo
straziante al suono della campanella.
Ore 13.45: stai fissando il piatto
di pennette al sugo che hai davanti.
Stai pensando a quanto possa equivalere il flusso di campo vettoriale
passante al loro interno. C'è evidentemente qualcosa che non funziona.
Ore 14.00: tua madr e ti sta gr idando contro da dieci minuti. Ti
sei addormentato nel piatto in preda ad una crisi di sonno.
Ore 16.00: ti r endi conto che il
giorno dopo potresti essere interrogato in Inglese. Prendi in mano il
libro ed inizi a fissarlo sperando in
un attacco alieno contro la tua
scuola.
Ore 17.30: con uno sfor zo disumano, hai studiato la bellezza di…
cinque pagine. L’unica cosa che
vorresti fare adesso sarebbe quella
di essere sdraiato in riva al mare a
prendere il sole.
Ore 17.31: dopo aver guar dato
il calendario, ti rendi conto che
hai una dozzina di verifiche nelle
tre settimane rimanenti. Speri che
per osmosi tu possa imparare
qualcosa solo toccando i libri.
Ore 19.00: sei sotto la doccia da
venti minuti a fissare il doccione.
Ti senti più spaesato di Gerry
Scotti ad un ritrovo di vegani.
Ore 21.30: hai appena finito di
fare i compiti, di ripassare le ultime cose e stai preparando lo zaino, quando…
Ore 21.31: con la coda dell’occhio hai notato la cartelletta di
Arte e ti ricordi che c’era una tavola da fare. Panico. Poi realizzi
che c’è una sola soluzione: sedersi
alla scrivania e farla.
Ore 24.00: “Ora quell’antica
tavola andava portata a scuola.
Sembrava impossibile, ma ce l’ho
fatta!” No, non è una rivisitazione
della pubblicità dell’Amaro Montenegro. Sei tu che urli per casa
con in mano compasso e squadra
da 45.
Ore 00.01: tuo padr e ti sta fissando con in mano una granata
della Grande Guerra.
Ore 00.30: sei finalmente
sdraiato sul letto e ripensi a quello
che è successo e a quello che succederà. Pensi che, alla fin fine,
nonostante tutta la fatica che fai,
poi avrai la tua ricompensa dalla
vita. Forse...
Pagina 9
La nostra scuola
Addio Bramante, addio!
Che la scuola se ne va...
Marco Alberto Cozzi
Ormai siamo a Maggio e tra meno di un mese si
sentiranno le campanelle scolastiche annunciare
l’inizio delle vacanze estive, ma non per tutti. Per
gli studenti di quinta segneranno l’avviso che gli
esami stanno per iniziare e che il tempo da trascorrere al liceo sta per finire (si spera); ahhhh quel
suono…La prima volta l’ho sentito più di cinque
anni fa: ero venuto insieme ad un mio amico ad un
open-day per vedere un po’ come funzionava la
vita all’interno dell’istituto. Il primo impatto è stato piuttosto “devastante”. Le mura della scuola accoglievano e ancora accolgono una moltitudine di
studenti (e poi, quando si è giovani tutto sembra
più grande). Quanta acqua è passata sotto i ponti! E
adesso siamo qui, ad uno snodo fondamentale delle
nostre vite. Quante volte ho sentito dire che la nostra generazione dovrà saper rimettere la testa sulle
spalle a un mondo che molto spesso se la dimentica da qualche parte. L’importanza del Bramante
non va cercata solamente nell’imponente cultura
che fornisce a ciascuno studente, ma anche nell’educazione fornita che porta alla riflessione personale di ciascuno studente sui problemi che ci riguarderanno tra qualche anno, quando saremo nel
pieno della nostra vita. Per questo io mi ritengo, da
una parte, felice di terminare il percorso di studi in
questa scuola, potrò fare un percorso universitario
che mi porterà ad esaudire le mie aspirazioni ed i
miei sogni. Dall’altra parte mi ritengo anche soddisfatto di aver fatto la scelta giusta nel venire qui,
perché ho frequentato una scuola di vita. I
“famigerati” professori io non li ho visti solamente
pronti ad intristire la vita di uno studente, ma ho
scavato più in fondo dentro di loro e ho potuto scoprire delle persone dietro ai professionisti. Posso
garantire che i docenti sono tutte delle persone meravigliose (captatio benevolentiae). Nelle varie gite
d’istruzione, nella pause durante le ore di lezioni,
negli intervalli, nei giri per i corridoi, in tutti quegli
istanti ho imparato l’importanza vera e propria del
Bramante. È stato durante quegli attimi che ho potuto approfondire i diversi problemi sociali che attanagliano la nostra società. Sono stati momenti fondamentali per la crescita del mio pensiero e li custodisco gelosamente tra ciò che ho di più caro. Tra qualche anno mi piacerebbe ricordare il Bramante come
la “Scuola di Atene” di Raffaello: quanta sapienza
in quell’immagine… tanta quasi come quella che si
trova nei corridoi del Bramante!
Pagina 10
Dal territorio
I paesaggi dei Promessi Sposi
Presentazione del libro di Empio Malara con l’intervento del prof. S. Chiodini
Sara Gualandi
Mercoledì 22 aprile si è tenuto
un incontro presso il Centro
studi Kennedy di Magenta, organizzato dalla libreria “il Segnalibro” e dall’associazione
“Naviglio, storia, acqua e vita”.
La serata ha avuto come tema
la presentazione del libro di
Empio Malara “I paesaggi dei
Promessi Sposi” e ha visto gli
interventi dell’architetto Arturo Beltrami e del professor
Sergio
Chiodini.
L’autore ha illustrato al pubblico alcune delle analisi, approfondite nel libro, riguardo i
luoghi dell’ambientazione de
“I promessi sposi”, effettuando
un confronto tra il paesaggio
seicentesco e ottocentesco e
facendo riferimento alle descrizioni
del
Manzoni.
L’architetto Arturo Beltrami
ha qui esposto brevemente l’evoluzione del concetto di paesaggio e della sua tutela: per
molto tempo la protezione del
paesaggio è stata intesa come
la salvaguardia delle bellezze
naturali, privilegiando l’aspetto estetico e il valore culturale
del territorio. Questa concezione ha portato ad un’idea statica
del paesaggio, ma recentemente si è sviluppata una teoria più
moderna, che identifica il pae-
saggio con l’ambiente, concepito come luogo caratterizzato
da elementi della natura e da
elementi storici connessi tra
loro, e a cui si attribuisce una
visione
dinamica.
La particolarità del paesaggio
manzoniano, come spiega il
professor Chiodini, sta nell’attualità che lo contraddistingue,
in quanto ha una sua dinamicità che lo discosta dalla semplice funzione decorativa, e possiede una funzione organica
nella trama. Uno dei momenti
dove il paesaggio manzoniano
partecipa alla vicenda si colloca durante il viaggio di Renzo,
precisamente quando sta per
varcare il confine della Repubblica di Venezia: il bosco che
attraversa è ostile e minaccioso, e si intreccia con la sua
paura e i suoi pensieri confusi.
Quando Renzo sentirà la
“voce” dell’Adda ritroverà
conforto e vi si affiderà come
ad un amico devoto; il paesaggio viene qui personificato e
prende parte agli avvenimenti
per indicare a Renzo la strada.
Il castello dell’innominato, invece, si erge su una valle arida
e inospitale, come a preannunciare la personalità del suo padrone, malevolo e avverso.
Nel romanzo “I promessi spo-
si” il paesaggio accompagna
la narrazione, influisce sui fatti o li anticipa, asseconda o
contrasta gli stati d’animo dei
personaggi: insomma, non si
limita alla banalità di uno
sfondo passivo ma assume il
valore di un autentico personaggio, riflettendo in maniera
inquieta, l’irreversibile cambiamento della Storia italiana
ed europea, che Manzoni avverte mentre scrive il suo capolavoro, determinato dagli
effetti della Rivoluzione francese con la fine dell’ “Ancien
Regime” e della Rivoluzione
industriale con la formazione
di un protoproletariato urbano.
Pagina 11
Dal territorio
Il racconto di Chimera
Lucilla Giagnoni straordinaria interprete dell’opera di Sebastiano Vassalli
Alessandra Guaglio, Camilla Oldani, Francesca Gambini
“Nella notte tra il 16 e il 17 Gennaio 1590 mani ignote deposero sul torno sulla grande ruota
di legno posta di fronte alla chiesa di San Michele, fuori le mura di Novara, un neonato di
sesso femminile, scuro d’occhi di pelle e di capelli, per i gusti dell’epoca quasi un mostro. Il
mostro visse, venne battezzato due giorni dopo
il suo ritrovamento nella chiesetta di San Michele e si chiamò…. Antonia Renata Giuditta
Spagnolini…”
Così inizia “Il racconto di Chimera”, adattamento dall’omonima opera di Sebastiano Vassalli, interpretato da Lucilla Giagnoni e messo
in scena venerdì 10 Aprile al Teatro Lirico di
Magenta.
Questa è la storia di Antonia che, abbandonata,
venne educata come esposta dalle suore e crebbe nella pia casa insieme ad altre fanciulle.
All’età di dieci anni venne “acquistata” da Bartolo e Francesca che la portano nella loro casa
nel paesino di Zardino e l’allevarono come se
fosse loro figlia. Dopo alcuni anni trascorsi in
serenità, il paesino venne turbato duramente
dall’arrivo del nuovo prete Don Teresio, che
impose una rigida e severa partecipazione alla
vita religiosa della comunità. Le cose cambiarono soprattutto per Antonia, vista in malo modo dai compaesani e dal nuovo prete: “Che diritto aveva una ragazza del popolo, e per giunta un’esposta di essere così bella? Non era forse implicito in tale bellezza eccessiva e fuori
luogo un elemento scandaloso e diabolico?
Tutto ciò che piace troppo ai nostri occhi ci
induce a peccati di empietà.”
Lei stessa aggravò la sua posizione: accettò di
ballare con uno dei lanzichenecchi e per questo
venne espulsa dalla chiesa, si incontrava di nascosto, durante la notte, con il suo moroso facendo sospettare una sua partecipazione ai sabba. Una serie di circostanze sfavorevoli fecero
sì che divenisse il capro espiatorio e così venne
accusata di stregoneria. Durante il processo,
così come la memoria storica testimonia, venne
sottoposta ad una accurata ispezione e al conseguente annientamento fisico e morale della
tortura che la obbligarono a confessare.
Questo avvenimento funge da denuncia della
condizione tragica delle donne accusate di stregoneria e di quei falsi miti che offuscavano le
menti e che guidavano il Tribunale dell’Inquisizione.
È con trasporto e passione che la Giagnoni
mette in scena questa vicenda impersonando
una pluralità di personaggi, sia maschili sia
femminili, riuscendo a calarsi perfettamente in
ognuno di essi, mostrando una grande versatilità. Nonostante ci fosse solo lei sulla scena, la
mancanza degli altri personaggi della storia
non si avvertiva e non si percepiva nemmeno
l’assenza di una scenografia che facesse da
sfondo, perché bastava solo la sua grande abilità interpretativa per ricreare l’atmosfera.
Il tutto è stato condito da un efficace gioco di
musiche e luci, scelte con cura che hanno garantito una partecipazione emotiva degli spettatori… ma non vi vogliamo svelare di più su
eventuali colpi di scena.
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Scienza/Scienze
100 anni di relatività
Quei tre “particolari articoli” di uno studente “particolare”...
Alice Gambaro
Corre l’anno 1905. I lettori della famosa
rivista
scientifica
“AnnalenderPhysik” rimangono sconvolti da tre particolari articoli, pubblicati da uno studente dell’università di
Zurigo. Quello studente è Albert Einstein e i suoi tre articoli sono destinati
a rivoluzionare la fisica per tutto il
secolo successivo e oltre.
La storia della famosa Teoria della
Relatività inizia, infatti, proprio qui:
per la prima volta Einstein la descrive, anche se con connotati diversi da
quelli a cui siamo abituati. Si tratta
infatti di una versione della teoria
ancora primitiva – detta, non a caso,
relatività ristretta – a cui Einstein
lavorerà per altri dieci anni: finalmente, nel 1915, abbiamo la pubblicazione della teoria nella sua forma definitiva, della quale quest’anno si festeggia il centesimo anniversario.
La nuova concezione dell’universo
prevista dal fisico tedesco è insieme
rivoluzionaria e semplicissima: Einstein ipotizza di poter considerare lo
spazio e il tempo come un’entità unica, per l’appunto detta spazio-tempo,
la quale forma una sorta di rete fra i
corpi. La materia e lo spazio non sono
separati: i corpi sono immersi nello
spazio-tempo come in una sostanza
fluida e la loro massa riesce a curvarlo, creando così effetti come la forza
di gravità. Questa intuizione modifica
il modo di vedere appartenuto al genere umano per secoli: non esistono
uno spazio e un tempo assoluti, ma
soltanto uno spazio-tempo relativo, in
continua variazione rispetto all’osservatore. Le equazioni di Einstein si
accordano alla perfezione con le verifiche sperimentali e, nel giro di poco
tempo, la relatività generale si fa strada in tutti gli ambienti scientifici, fino
ad essere quasi universalmente accettata.
A cent’anni da questa incredibile teoria, dove siamo arrivati? Nell’ultimo
secolo la fisica ha fatto passi da gigante, arrivando a risultati forse inim-
maginabili per lo stesso Einstein. Parallelamente alla teoria della relatività
si è sviluppata un’altra teoria, detta
quantistica: punto fondamentale di
questa teoria è la visione dell’energia
come un insieme di “pacchetti”, chiamati per l’appunto quanti. Einstein
stesso – sì, sempre lui – contribuì alla
sua formulazione: insieme al padre
della visione quantistica, Max Planck,
ad Albert si deve il riconoscimento
dei quanti nell’universo della fisica.
Anzi, fu proprio per il suo lavoro in
questo campo – in particolare, per i
suoi studi sui fotoni – che il fisico
tedesco vinse il premio Nobel.
spiegano alla perfezione i due campi
in
cui
meglio
agiscono
(microscopico e macroscopico, rispettivamente) ma quando si cerca di
metterle insieme, i risultati sono deludenti. Le due teorie generano visioni del mondo completamente diverse: lo spazio-tempo della relatività generale è curvo, in perenne cambiamento, mentre lo spazio quantistico è quasi sempre piatto. Sembra che
un’opzione escluda l’altra: eppure,
entrambe le teorie sono corrette, o
quanto meno entrambe spiegano ottimamente l’universo in cui viviamo.
Che fare, quindi?
La teoria della relatività generale è
perfetta per spiegare fenomeni cosmici: ragiona in termini di anni luce,
considera masse gigantesche, si occupa di forze a lungo raggio come la
gravità. La teoria quantistica, invece,
calza a pennello per le situazioni subatomiche: ha ottenuto riscontri incredibili nella sperimentazione ed è il
modo migliore – finora, almeno – per
lavorare con quark, elettroni e forze
importanti a distanze piccole (ad
esempio, le interazioni nucleari deboli
e forti). Unificare queste due teorie
porterebbe al risultato più importante
nella storia della fisica: la formulazione di una teoria capace di descrivere
tutto l’universo conosciuto. Questa
Teoria del Tutto, come viene chiamata, è inseguita da anni da molti noti
studiosi ed è tuttora considerata come
l’obiettivo primario della fisica moderna. L’idea è incredibilmente affascinante: trovare una manciata di
equazioni che, da sole, possano descrivere tutta la nostra realtà. Non è
certo un’impresa da poco ma, con lo
sviluppo della relatività e della meccanica quantistica, questo risultato
sembra sempre più vicino.
Negli ultimi anni sono state proposte
varie soluzioni per questo apparente
paradosso, alcune più accettate di
altre. Uno dei tentativi più recenti è
quello della cosiddetta gravità a
loop. Questa teoria prevede che lo
spazio non sia continuo ed unitario,
ma sia formato da “atomi, o quanti,
di spazio”, ciascuno in relazione con
i suoi vicini in modo simile agli anelli di una catena (da cui il nome loop,
anello, per indicare la teoria). Lo
spazio da noi percepito sarebbe dato
proprio dall’interazione di questi
anelli. Come tutte le teorie nuove,
tuttavia, anche questa è in via di sperimentazione, insieme a molte altre:
pare quindi che dovremo attendere
un po’, prima di sapere se, in effetti,
questa sia la risposta al problema.
Dove si trova, quindi, il problema?
Il problema è che la meccanica quantistica e la relatività generale non
combaciano.
Sì, avete capito bene: le due teorie
Chissà se, cento anni fa, il giovane
studente Albert Einstein si sarebbe
aspettato di scatenare una tale rivoluzione nel mondo della fisica, con i
suoi tre articoli. Di certo, la sua storia ci insegna che basta cambiare
prospettiva per modificare radicalmente la nostra visione del mondo.
Basta rimanere sempre curiosi, attenti e fiduciosi nelle proprie idee e forse proprio fra voi che leggete si nasconde la geniale intuizione per formulare una Teoria del Tutto!
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Scienza/Scienze
L’età è uno stato mentale?
Nolli, Lacidogna
“La giovinezza non è un periodo della vita, è uno
stato dello spirito; un prodotto della volontà, una
qualità dell’immaginazione, un’intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza, del gusto
dell’avventura sull’amore per la comodità”.
(Douglas McArthur, famoso generale statunitense)
Basandoci proprio su questa frase potremo rispondere al titolo di questo articolo. Secondo molti, l’avanzare dell’età porta unicamente alla chiusura in
se stessi ma ciò, forse, è dovuto a noi uomini che
non riusciamo a trovare un senso alla nostra vita,
questo senso è andato perso durante gli anni. Ciò,
però, non vale per tutti ed alcune persone si sentono comunque giovani e cercano sempre di scoprire
cose nuove e fare nuove esperienze divertendosi
ma anche soffrendo.
I bambini ad esempio si pongono sempre molte
domande davanti a cose nuove, sono curiosi ed è
proprio questa loro caratteristica che li rende
“giovani”, ma non solo loro sono così! Anche tutti
gli adulti che non pongono limiti al loro conoscere
e alla loro voglia di sapere posso essere definiti
giovani perché la gioventù non si dimostra fisica-
mente ma mentalmente. È certo anche vero che fa
molta tristezza vedere che persone non proprio nel
fiore dell'età si mettano con testardaggine (o ottusità) a fare ciò che non possono o non devono. Scalare l'Everest a 80 anni è, crediamo, fuori luogo,
tanto quanto voler usare la pressa di Gutemberg
per stampare questo giornalino.
Pagina 14
Paginone Centrale
Perspective
Lara Jaber
This is an extract from a love story
I’ve
been
writing,
called
‘Perspective’. It talks about the life
of a girl who’s called Hanna Michealson. It’s her first day of sophomore year, the day where she meets
the love of her life.
I woke up on Lydias voice.
"Come on come on wake up! It's a school
day!" She yelled happily.
I've never seen her so happy before.
"I'm thinking of skipping school anyway,
see you later"
"What?! No way! You can't leave me alone
today! You’d better wake up or I'll get a
bucket full of water and I'll pour it all over
you, I'm not joking by the way!"
"Okay okay calm down!"
"By the way, Hanna, you're going to wear
this" She said showing me a green crop
top with a white skirt.
"No."
"Yes! And I bought you those" and she
handed me neon green converse.
"Oh my god! I love you! Thank you so
much!" I wanted to take them but she
pulled
them away.
"Oh no, you're wearing them with those, or
no taking them. Your choice!"
"Anything for those shoes," I said smiling.
The school was full of freshmen students,
of course Lydia needs to comment on
everything.
"Freshmen, freshmen, freshmen!"
"You mean fresh boys?" I laughed, "Lydia
they're 14!" I laughed again.
"Hanna, I hate how you think, I didn't mean
that anyway" she blew a laugh then
said, "See you later, got a class to go to.."
She winked and walked away.
I had a Chemistry class as a first lesson, a
perfect start. I headed to the lab trying
not to be late to class on a first day. The
worst thing is being late on the first day of
school, I've tried it and I know exactly what
might happen.
I have the same teacher of last year, Mr. Simon.
"This year I'll be choosing your lab partners" He said.
As soon as he said that sentence everyone
started huffing, including me.
"Lea with Toby, Prim with Travis, Hanna
with Tyler"
Oh no, Out of all the students in my class,
he put me with the one I dislike most,
Tyler. He was the kind of guy that all girls
liked and admired. They say he has abs
and six packs. However, he wasn't my type.
"Hey there" he said.
"Hi"
"Are you good at this?"
"What?"
"Chemistry. Are you good at it?"
"Yeah, kind of. Why?"
"Great" he said winking.
I really didn't like the way he talked, it was
so gangy and inappropriate for someone
he has just met. I'm not shocked though, all
boys are like that, except the gay ones,
obviously.
"So your first task is to see if those are pure
gold or not." said Mr. Simon showing
us different shaped.. stuff let's say.
"Oh great" Tyler murmured.
I took the piece the teacher gave us and put
Pagina 15
Paginone Centrale
it in the container. I didn't know if what
I was doing was correct but that didn't matter anyway.
"So what's your name blondie?" He asked.
"Hanna"
"I'm Ty.."
"I know!" I interrupted him.
"Woah calm down girl." I looked at him
"wow, your eyes are so beautiful" I
immediately turned my head and let my
hair be as if it was a curtain between us,
"Thank you" I said half-smiling.
Finally, after an hour the bell rang and I
rushed outside looking for Lydia. I looked
for her everywhere but I didn't find her.
When I arrived to my maths class, I found
Lydia, I rushed so I could take the seat next
to her.
"Where were you?! I was looking for you
everywhere!"
"I came here immediately, I didn't want to
be late"
"Seriously?" I asked annoyed, she laughed.
I looked to my other side and found Tyler
next to me, again.
"Hey blondie"
"Do you attend maths class with me or did
you follow me?"
"Follow you? I've known you for 5
minutes, don't worry, we have this class together
too."
I ignored him and focused on taking notes.
He nudged me and said, "I like your notes,
can you send them to me via email or I
don't know, print them?"
"Uhh no? Focus and do your own notes."
"Why do you hate me without even knowing me, blondie?"
"First, I have a name which is Hanna, Second, I don't hate you."
Honestly I wanted to laugh because he
made a face that was too innocent for a guy
like him.
When we finished the first day of school or
better to say ‘hell’, I was putting on my
helmet when suddenly Tyler was next to
me.
"Motorcycle huh? I like it" he winked then.
"Thank you" I said politely.
He kept staring into my eyes until I said,
"Now I need to go home, Goodbye."
"See you tomorrow blon.. Hanna!" He
winked at me, laughed then went away.
I smiled, while I was putting on my helmet,
Lydia was coming towards me. She was
angry and I knew that wasn't a good thing
for the first day of school.
"I'm coming home with you.'' she said,
grabbing the other helmet. ''What about
your
car?'' ''It broke down, come on, let's go! and
please, don't go full speed.'' I laughed,
she was too annoyed to even talk about the
broken car, I turned on the motorcycle
and headed home.
Special thanks to; prof. Spagnolo Angela
Do you like reading and writing? Go to
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Pagina 16
Opinioni
L’amore è una droga
Tanto da creare dipendenza
Giorgia Cacioppo , Martina Pedroli
Secondo uno studio americano
pubblicato sul prestigioso
“Journal of Neurophysiology”,
quando un amore finisce, in
genere, chi viene lasciato soffre e sente forte la mancanza
della persona che aveva accanto fino a poco prima. La rottura traumatica lascia delle vere
e proprie ferite e innesca meccanismi simili a quelli della
tossicodipendenza. Il cuore
non c’entra, tutto parte dal cervello.
Tutto finisce, spesso anche
quegli amori che all’inizio
promettevano eterna felicità.
Quando ciò accade c’è sempre
uno dei due ex amanti che vive
continuamente di ricordi.
Spesso il desiderio di chi ha
lasciato o di chi è stato lasciato
consiste nel voler dimenticare
tutto ciò che si è vissuto, la
volontà di voler dimenticare
però non basta, la colpa infatti
è del cervello che crea uno stato di sofferenza in chi si dichiarava innamorato, rendendolo ansioso e desideroso
dell’altro al punto da renderlo
capace di comportamenti insensati, tipici dei tossicodipendenti.
Un gruppo di ricercatori
dell’università di New York ha
cercato di dare una spiegazione scientifica a tale fenomeno,
affermando che, quando una
persona innamorata guarda
semplicemente una foto ritraente l’oggetto del desiderio,
il suo cervello attiva aree legate appunto al desiderio e, attenzione attenzione, questa è
l’area legata anche alla dipendenza da droghe. I ricercatori,
guidati dalla dottoressa Helen
E. Fisher, hanno analizzato
con una risonanza magnetica il
cervello di 15 studenti universitari, abbandonati due mesi
prima dal proprio partner, dopo un rapporto di almeno 2
anni. Bastava solo guardare
una foto dell'ex, o quella di
persone che gli assomigliassero, perché i volontari subissero
delle "ferite" nel cervello, corrispondenti ad alterazioni legate alle aree del piacere e della
ricompensa, le stesse implicate
nella dipendenza da sostanze
stupefacenti come la cocaina.
In altre parole, si attivavano
diverse aree neurali: l'area
"ventrale tegmentale", che
controlla motivazione o incentivo a fare qualcosa da cui trarre appagamento; il "nucleo accumbens"; la corteccia orbitofrontale e quella prefrontale.
Sono tutte zone associate al
desiderio e alla dipendenza; il
sistema dopaminergico (che
viene attivato) è per intenderci
quello della dipendenza dalla
cocaina; la corteccia insulare e
quella cingolata anteriore sono
invece associate a dolore fisico
e allo stress (i tipici segnali
dell'astinenza).
Gli scienziati hanno motivato
questo comportamento affermando che il vero e proprio
dolore fisico consiste nel desiderio del volontario che si è
sottoposto all'esperimento di
ricostruire l’accaduto rivivendo certi momenti, ecco perché
tale meccanismo può innescarsi anche molto tempo dopo, infatti, la scansione con la
risonanza magnetica funzionale ha rivelato che gli individui continuavano a tenere attive certe zone cerebrali per
molto tempo. Ecco il motivo
per cui l'innamorato resta tale
anche dopo la rottura.
L'amore diventa, quindi, la
droga che appaga e la rottura
di una relazione diventa difficile da superare come è complessa la disintossicazione
dalla cocaina e da altre droghe. Questa è la ragione per
cui alcuni innamorati compiono gesti insensati come il suicidio o l’omicidio e lo stalking, frutti di una vera e propria crisi di astinenza.
Pagina 17
Opinioni
Le donne
Cambia il tempo ma non la loro forza
Guizzardi
“E dio mi fece donna […]
Per cui mi alzo orgogliosa
Al mattino
E benedico ilmio sesso.”
(Gioconda Belli, “E dio mi fece donna”)
È tempo di riflessione mentre l’ultimo mese di scuola volge al termine. Anche quest’anno il tempo è
passato inesorabilmente, ma ci si dovrebbe chiedere
quanto siamo cambiati in questi ultimi mesi e molti
di noi si ritroveranno diversi, però in tutti rimarrà
vivo e visibile qualcosa che ci distingue e ci dà sicurezza: per noi donne questo “qualcosa” è la nostra
incredibile forza d’animo. Dalle statistiche risulta
che nel 2015 le violenze sulle donne sono diminuite
rispetto allo scorso anno, in cui veniva uccisa una
donna ogni due giorni. Spesso, queste notizie passano in secondo piano con tutti gli orrori che avvengono nel mondo, ma i tempi cambiano e così deve essere modificato anche il nostro atteggiamento indifferente. Nel corso dei secoli anche se siamo state
oppresse o poco considerate ci sono state donne di
notevole importanza. All’inizio del V secolo d. C
visse ad Alessandria d’Egitto una filosofa e astronoma di nome Ipazia; il suo ingegno era riconosciuto
nella cerchia dei colti del tempo e anche da tutti i
cittadini della città, purtroppo la sua grandissima influenza non venne vista di buon occhio dal vescovo
di Alessandria Cirillo, perciò venne assassinata in
modo terribile. La sua luce però non si spense: molte
opere sono state scritte a proposito della sua vita ed
ella è diventata simbolo della libertà di parola e di
pensiero di ogni donna. Simile alla sua è una storia
molto recente, quella di Malala, la giovane pakistana
che si è battuta per i diritti delle donne all’istruzione;
per tale motivo i Talebani hanno tentato di eliminarla, ma con incredibile forza questa ragazza è sopravvissuta e continua ancora oggi a lottare con coraggio
inesauribile per la sua causa. Capita di dimenticarci
di quante battaglie siano in corso per la libertà delle
donne, perché le nuove generazioni del gentil sesso
danno ormai perscontata l’indipendenza acquisita
grazie all’impegno di coloro che ci hanno precedute.
Ci si guarda intorno e si incontrano ragazze diversissime tra loro, ciascuna con il proprio punto di vista
sul mondo. Viviamo in un mondo in cui gli uomini
dicono spesso di essere i nostri protettori, ma in passato come adesso possiamo benissimo dimostrare di
essere padrone del nostro destino. Pensiamo a grandissime donne del secolo scorso, come Rita Levi
Montalcini che incitava a “sapere aude” e non ha
mai avuto bisogno di un uomo accanto a sé dal momento che la sua intelligenza e il suo amore per la
conoscenza le riempivano la vita più che a sufficienza; anche Oriana Fallaci non si è mai piegata ai luoghi comuni: una vita di passione, non solo amorosa,
ma soprattutto per il giornalismo e la scrittura, che la
condusse sempre al fronte in prima linea; è doveroso
menzionare Elisabetta I, la regina che condusse all’età d’oro il suo regno con la sua astuzia e audacia. Vi
sarebbero tantissime altre meravigliose figure da citare, del presente e del passato, per ricordare a tutte
noi di essere sempre orgogliose di chi siamo, ma è
abbastanza ricordarci di fare come Ipazia, della quale
ogni atto “era rivolto verso il cielo”, lassù dove
un’altra di noi, oggi: Samantha Cristoforetti, realizza
il suo sogno.
Pagina 18
Dotte curiosità
Haiku
Alessia Nolli, Davide Forgiarini
Scarni ma forti, essenziali ma comunicativi, brevi ma con immensi spunti di riflessione.
Questi sono gli haiku. Molte sono le scuole di pensiero sulla modalità di composizione degli stessi. I componimenti qui presentati sono una sorta di tentativo di rendere l'idea di ciò
che un haiku debba essere. I risultati li giudicheranno i lettori. Si noti però come gli studenti siano ormai proiettati verso le vacanze.
Un sole nuovo
Inebria di speranza,
la fine dell’anno.
Riso del sole
Caldo penetrante
Voglia d’estate.
Sulla spiaggia
Vedo un non so che di grazioso
Una conchiglia.
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Break!
Break!
Alessandro Macchniz
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Grillobox - Musica
Musica e sentimento
La musica e i suoi effetti sulla psiche umana
Eletta Nava
È ormai certo che la musica produca effetti positivi sul
cervello umano. Negli ultimi decenni infatti, le neuroscienze hanno provato che durante l’ascolto non solo
vengono attivate parti specifiche del cervello primo fra
tutti il sistema deputato all’analisi delle emozioni ed alle
gratificazioni ma vengono messe in relazione tutte le
aeree del cervello coinvolgendo quindi tutte le parti del
corpo.
Così, mentre provoca emozioni nel musicista che suona,
l’ascoltatore proverà emozioni in relazione alla musica
stessa e all’esecuzione del musicista.
Nessun altro mezzo di comunicazione è in grado di provocare reazioni emotive altrettanto forti.
tra Lucile, interpretata da Michelle Williams e Bruno
Von Frank, interpretato da Matthias Schoenaerts. Lei,
bella e dolce, vive a casa della suocera in attesa che il
marito, che non ha mai amato, torni dalla guerra, lui è un
ufficiale tedesco accasato nella loro abitazione. Quando
sente suonare Lucille al pianoforte, Bruno, che è compositore, viene attratto dalla ragazza scoprendo di essere
accomunato a lei dalla musica. I due, legati da questa
passione, si innamorano; non importa che lui sia l’invasore ed il nemico. Lucille in realtà vede Bruno solo come un uomo gentile, ben curato e raffinato. Un’affinità
elettiva li lega, anche se poi gli eventi faranno terminare
tristemente la loro storia d’amore.
Questi risultati scientifici confermano quanto però era
già evidente nella realtà, tanto che, nel campo letterario e
cinematografico, sono molte le opere che trattano il rapporto tra la musica e le persone. In particolare la produzione cinematografica ha affrontato molte volte temi
relativi all’innamoramento derivante dal comune sentire
tra musicisti o tra musicisti e ascoltatori. In altri casi la
musica salva dai propri incubi.
La musica, non è soltanto l’elemento che suscita il sentimento d’amore nella storia del film; in questo caso, infatti, è la stessa scrittrice del romanzo a cui il film si
ispira, a progettare una specie di poema sinfonico denominandolo Suite Francese, strutturato però non in quattro parti, come i movimenti di una sinfonia di Beethoven
ma in cinque, ultimandone però solo le prime due:
“Temporale di giugno” e “Dolce”.
Per finire, propongo ai lettori il bellissimo film di Roman Polanski del 2002, “Il pianista”, vincitore della Palma d’oro a Cannes, interpretato da Adrien Brody nelle
vesti del protagonista. Ambientato a Varsavia tra il 1939
e il 1942, quando le truppe tedesche occuparono la Polonia, racconta la storia vera di Wladyslaw Szpilman, famoso pianista ebreo che scamperà, alle deportazioni nei
campi di concentramento. Vive per diversi anni con la
sua famiglia nel ghetto di Varsavia ove erano stati costretti tutti gli ebrei, cercando di guadagnare qualche
soldo suonando nei ristoranti. Dopo essere rimasto solounico sopravvissuto della sua famiglia- nascondendosi
per molto tempo da un posto all’altro nella Varsavia distrutta dai nazisti, all’estremo delle forze, viene soccorso, aiutato e protetto per mesi da un ufficiale tedesco
colpito dal suo talento musicale. Grazie a lui riuscirà a
sopravvivere ed a salvarsi fino a quando Varsavia non
verrà liberata dai nazisti. Saprà soltanto dopo molto tempo chi era l’ufficiale che lo aveva aiutato e che era morto
in Russia.
Certe volte la musica, quando è passione forte, in un
soggetto portato, diventa uno strumento di salvezza, come testimonianze di storie vere raccontate nel cinema ci
hanno fatto scoprire.
Un esempio è il film “Quattro minuti” di grande presa
emotiva, diretto e sceneggiato del tedesco Chris Kraus
nel 2006, che vede come protagoniste le attrici Hannah
Herzsprung e Monica Bleibtreu che interpretano due
personaggi estremamente diversi ma con il comune denominatore della musica. Traude, un’anziana insegnante
di pianoforte del carcere femminile di Berlino, riscopre
il talento di Jenny, bambina prodigio che si esibiva in
grandi teatri che divenuta adolescente era stata oggetto
di gravi violenze e abusi. Nel carcere Jenny è considerata un soggetto pericoloso e violento ma l’anziana insegnante riesce a capire come si fondamentale per Jenny il
contatto con la musica e con il pianoforte. Alla fine del
film, durante i quattro minuti che le sono concessi dal
direttore del carcere per esibirsi ad un concorso pianistico, la protagonista si libera da tutti i suoi incubi con una
performance incredibile ed applauditissima, durante la
quale mostra una personale interpretazione del Concerto
per pianoforte e orchestra di Schumann, suonando non
solo sui tasti, ma anche con le corde del pianoforte.
E’ di altro genere la storia raccontata in “ Suite francese”, film del 2014 tratto dal romanzo incompleto di Irène
Nèmirovsky e diretto dal regista britannico Saul Dibb.
Ambientato tra il 1940 e il 1941 nella campagna francese, ha come punto centrale la storia d’amore che nasce
In questo film la musica non è solo passione, lavoro,
fatica del protagonista, ma è per il regista anche lo strumento con cui riesce a suscitare nello spettatore le emozioni di dolore e della sofferenza delle persone che hanno vissuto la terribile esperienza dell’olocausto. A quale
autore meglio avrebbe potuto ricorrere se non a Chopin,
anch’egli polacco, la cui musica, per le tonalità minori e
la grande espressività, suscita emozioni forti e struggenti? Con il Notturno in do diesis minore,infatti, esordisce
il film.
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“Flatlandia, racconto fantastico a più dimensioni”
Di Edwin A. Abbott, prima ed. 1884
Alice Fortunati
Avete mai immaginato un mondo popolato da
triangoli soldati, pentagoni laboriosi, cerchi spocchiosi e linee letali, ma allo stesso tempo dolci? È
la descrizione di Flatlandia, un regno ideato da Edwin Abbott nel 1882. I suoi abitanti sono le figure
piane: triangoli, linee, poligoni e cerchi. Come ogni
società, anche quella di flatlandia è suddivisa in
classi sociali ed è dominata da pregiudizi e da una
rigida gerararchia. La classe dei sacerdoti è formata
dai cerchi, mentre tra i poligoni regolari sono considerati più importanti e nobili quelli con un numero di lati molto alto, ovvero quelli simili ai cerchi,
secondo le regole geometriche. I quadrati o i pentagoni appartengono alla classe sociale più bassa. Le
donne infine sono comunemente chiamate linee a
flatlandia e non godono di grande stima; da un lato
sono temute, perché possiedono la capacità di rendersi invisibili (se viste da dietro) e per questo sono
costrette dalla società ad emettere continuamente
versi e ad oscillare lievemente per segnalare la loro
posizione. La problematica maggiore delle linee è
che, a causa della loro conformazione, rischiano di
infilzare chiunque vada loro incontro. Le donne/
linee vengono considerate inferiori perché più emotive degli uomini, si commuovono, ma si arrabbiano anche molto. Come ogni mondo che si rispetti,
Flatlandia ha leggi, istituzioni e superstizioni. Tutti
gli abitanti di Flatlandia credono di essere gli unici
abitanti dell’universo e vivono seguendo ciecamente la ragione, fino a quando un poligono non intraprenderà un viaggio per le altre dimensioni, scoprendo Linelandia e altri mondi. La storia è narrata
da un quadrato, abitante di Flatlandia, di ritorno da
un viaggio a Spacelandia. Prima di raccontare il
viaggio che ha sconvolto la sua esistenza, il quadrato descrive come viveva, prima che la sua esistenza venisse sconvolta, e spiega le regole del suo
mondo; parla degli abitanti di Flatlandia, delle sue
abitazioni e delle sue istituzioni. Su Flatlandia aleggia un mistero, alcuni cittadini dicono di aver visitato mondi fantastici, in cui ci sono leggi fisiche
diverse da quelle di Flatlandia; il governo non crede a questi viaggi e decide di insabbiare tutto, imprigionando i viaggiatori e a volte anche uccidendoli.
Questo libro evidenzia la possibilità d’esistenza di
moltissimi altri mondi oltre al nostro, con leggi fisiche o
geometriche completamente diverse dalle nostre. Flatlandia, per esempio, è abitata da figure geometriche piane, mentre Linelandia da linee ed entrambi i mondi hanno un’organizzazione sociale che tiene conto delle proprie esigenze. Perché limitare la nostra immaginazione a
un unico mondo o a un unico universo? Perché invece
non ammettere la possibilità che esistano altri universi,
come per esempio la quarta dimensione? La società
“flatlandiana” può essere considerata come una metafora del mondo e della società del XIX secolo, in cui l’autore viveva. La presenza di classi sociali e di una gerarchia molto rigida è un elemento riscontrabile nella società inglese della fine dell’Ottocento. Se si legge però
con attenzione “Flatlandia”, si possono riscontrare alcuni similitudini anche con la nostra società attuale la quale, per quanto lo neghi, è ancora dominata da una divisione sociale, anche se non netta come ai tempi di Abbott. Esiste ancora la divisione economica tra ricchi e
poveri, quella culturale tra colti e ignoranti, ma anche
esise divisione tra coloro che possono permettersi di
studiare e imparare e coloro che, per varie circostanze,
sono chiamati a lavorare in giovane età. L’intenzione
dell’autore probabilmente non era di denuncia verso la
società dei suoi tempi, ma Abbott è riuscito a cogliere
aspetti molto significativi della nostra organizzazione
sociale.
Il testo è scritto in chiave umoristica, alternata a parti
più serie in cui si tratta di geometria. Le parti più comiche, a mio avviso, sono proprio le descrizioni degli abitanti di Flatlandia perché ogni figura geometrica viene
giudicata in base alla sua “spigolosità”. Oltre alle parti
più umoristiche, si possono trovare anche elementi discriminatori, per esempio nei confronti delle donne, ritenute rappresentanti della classe più vile di Flatlandia.
Molti hanno mosso accusa di misogenia verso questo
testo, ma, senza l’intenzione di volerlo giustificare, penso sia necessario anche tenere in considerazione l’epoca
in cui Abbott scriveva.
Questo libro era stato scritto dall’autore per i suoi alunni
(Abbott infatti fu anche insegnante), per rendere più
agevole lo studio della geometria. Flatlandia rappresenta
una lettura divertente che ci permette, tra le altre cose,
di vedere la geometria sotto punti di vista nuovi.
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Fast and Furious & Paul Walker
“Correre o Morire”
Alessia Ariti
Una delle saghe automobilistiche di maggior successo è
sicuramente Fast and Furious.
Con un cast, sin dal primo film del 2001, a dir poco eccellente la serie ha conquistato il pubblico e la critica con
incassi che attualmente superano i 3 miliardi di dollari.
La saga è composta da una serie di film, tutti questi raccontano la storia di Dominic Toretto (interpretato da Vin
Diesel) e della sua squadra composta, tra gli altri, anche da
Leticia Ortiz (interpretata da Michelle Rodriguez) fidanzata con Dominic e Brian O’Conner (interpretato da Paul
Walker), ex agente dell’FBI sotto copertura. Quest’ultimo
sarà anche fidanzato di Mia (interpretata da Jordana
Brewster), la sorella di Dominic, con la quale, nel corso
della saga, avrà due figli.
Nei primi tre film ( “Fast and Furious”, “2 Fast 2 Furious”
e “The Fast and the Furious: Tokyo Drift”) essenzialmente
vengono presentati i personaggi e raccontate le loro storie.
Dominic, Mia, Letty (Leticia Ortiz) e Brian si incontrano
sin dal primo film; insieme agli altri della banda di appassionati di corse e di auto compiono numerose rapine e corse clandestine.
In “2 Fast 2 Furious”, Brian ha abbandonato la squadra e
insieme a Roman Pearce (interpretato da Tyrese Gibson),
suo vecchio amico d’infanzia, ha a che fare con un pericoloso ricercato.
In questo film si incontra anche C Tej Parker (interpretato
da Ludacris, al secolo Christopher Brian Bridges), organizzatore di corse e genio dell’informatica.
Han Lue (interpretato da Sung Kang) compare per la prima volta in “Tokyo Drift”.
Nel quarto film (“Solo parti originali”), Brian e Dominic
si incontrano di nuovo e insieme dovranno trovare Braga,
importante trafficante di droga, per due motivi diversi:
Brian perchè è nuovamente un agente FBI sotto copertura,
Dominic perchè uno degli scagnozzi di Braga ha ucciso
Leticia e vuole vendicarsi.
Qui conosciamo per la prima volta il personaggio di Gisele Harabo (interpretata da Gal Gadot), la ragazza che
gestisce gli affari del trafficante di droga.
È alla fine di questo film che Dominic Toretto viene arrestato ma, durante il trasporto dal tribunale al carcere, delle
auto da corsa raggiungono l’autobus che trasporta il prigioniero, lo spettatore ha una certezza: Dominic Toretto
non arriverà nemmeno alla prigione.
“Fast & Furious 5” inizia con la scena che ci si aspettava
dalla fine del film precedente.
Mia e Brian, infatti, riescono a far fuggire Dominic, il
quale scompare per un po’. Mia e Brian, invece, raggiungono il Brasile, dove incontrano Vince (interpretato da
Matt Schulze), un amico di Dominic, presente anche nel
primo film. Questi propone ai due ragazzi un colpo, per
rubare delle auto sportive da un treno, a questa rapina parteciperà anche Dominic.
Le auto rubate appartengono a uno degli uomini più potenti di Rio de Janeiro: Hernan Reyes.
Nell’auto che ha rubato Mia, i ladri trovano un chip contenete informazioni su alcuni depositi segreti di ingenti somme di denaro. Anche questo film è un cocktail ben riuscito
di inseguimenti, sgommate, colpi di scena e sparatorie.
Il sesto Fast and Furious porta per la prima volta sulla scena Owen Shaw (interpretato da Luke Evans) terribile criminale che progetta di rubare un'arma letale.
L’agente Hobbs chiede aiuto a Dominic e alla sua squadra,
Dominic non vuole accettare, ma quando l’agente gli mostra una foto di Letty (Leticia) scattata qualche giorno prima a Londra, egli accetta. Letty infatti è ancora viva ma
ha perso la memoria, durante l’incidente e l’esplosione
della sua auto. Ecco i colpi di scena che il pubblico si
aspetta.
Ma come sempre la realtà supera la fantasia, anche purtroppo in negativo, e per una protagonista creduta morta e
tornata alla ribalta, succede qualcosa di non recuperabile.
Durante le riprese del settimo Fast and furious succede
l'irreparabile: Paul Walker muore in un incidente stradale.
È alla fine di questo film che si fa omaggio a Paul, gli ultimi minuti infatti sono occupati da una canzone e da un
video che riassume tutti i momenti più belli con Brian
O'Conner (interpretato appunto da Paul Walker) (il brano
di sottofondo si intitola “See you again”, di Wiz Khalifa e
Charlie Puth, e questo è il link https://youtu.be/
RgKAFK5djSk ).
Purtroppo l’attore è deceduto a 40 anni in un incidente
stradale quando le riprese del film erano ancora in corso, il
30 novembre 2013, lasciando soli una figlia e tantissimi
amici, tra i quali proprio Vin Diesel, con cui vinse l'MTV
Movie Awards 2014 come miglior coppia dello schermo.
Vin Diesel, infatti, ha rilasciato un’intervista in cui definiva Paul fratello sia dentro sia fuori dallo schermo.
Le riprese sono continuate con l’aiuto dei fratelli di Paul,
che già in altri film della saga avevano contribuito recitando come controfigure.
Il motto del gruppo è sempre stato “Correre o morire” e,
purtroppo, questo è successo.
La saga, però, continuerà e, come già detto da Vin Diesel,
il settimo film corrisponde all’inizio di una trilogia e, per
l’ottavo capitolo della saga, bisognerà aspettare fino al
2017.
La domanda che sorge spontanea è: “Riusciranno i nuovi
film a comparare il successo di quelli vecchi?”
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Rubriche
Questionario di Proust
Rispondono due prof. di matematica e fisica, i più giovani della nostra scuola!
Sono i Bianchi e i Rossi, ma non sono come i Guelfi, che
però erano bianchi e neri, ma non erano juventini (non è
casuale, poi vedrete). Non sono squadre di calcio, non
sono fazioni politiche, non sono i colori dello stendardo
del liceo Bramante ma, in parte sono anch'essi una bandiera del Bramante. Allora chi sono? Sono i nostri docenti di
matematica e fisica più colorati (perdonateci la battuta ma
era inevitabile) e anche più giovani. Con ciò non si vuole
dire che gli altri insegnanti non lo siano, d'altra parte proprio in questo numero del giornalino si dice che l'età è
qualcosa di soggettivo e ciascuno insomma si può dare gli
anni che vuole. Sono docenti di materie importantissime e
fondamentali nel liceo e ci è piaciuto sottoporli al questionario di Proust. Sembra proprio che anche i nostri carissimi professori si siano divertiti a rispondere alle domande e
ci pare che sia emerso un lato meno “matematico” del loro
essere. In questo questionario di Proust, modello intervista
doppia, li possiamo conoscere meglio.
Cosa apprezza di più in un essere umano?
Prof. Bianchi Ruggero: la creatività
Prof. ssa Rossi Danila: la sincer ità
Rossi: tir amisù
Dove vorrebbe vivere?
Bianchi: a contatto con la natur a, in una località silenziosa e
dal clima mite
Rossi: ovunque,con i miei car i
Scrittori preferiti?
Bianchi: Nietzsche, Kafka, Dick, Wilde
Rossi: Rowling, Hosseini
Poeti preferiti?
Bianchi: Cavalcanti, Baudelair e, Majakovskij
Rossi: Baudelair e, Ner uda, Montale
Pittori e musicisti preferiti?
Bianchi: Klimt, Raffaello, Bosch / Bach, Chopin, Skrjabin, Ligeti
Rossi: Dalì, Einaudi
Eroi nella vita reale?
Qual è la qualità che preferisce in un uomo?
Bianchi: chi è disposto a sacr ificar e se stesso adoper andosi
per ciò che è giusto
Bianchi: la pr ofondità
Rossi: i miei genitor i
Rossi: la cor dialità
Eroine nella vita reale?
E in una donna?
Bianchi: idem
Bianchi: la delicatezza
Rossi: vedi sopr a
Rossi: la semplicità
E nella finzione?
Occupazione preferita?
Bianchi: suonare il pianoforte
Bianchi: Ettor e (Iliade), il vagabondo (Luci della città), J ames Cole (L'esercito delle 12 scimmie), Leon (Leon)
Rossi: dor mir e
Rossi: Giulietta
Qual è il tratto principale del suo carattere?
Cibo e bevanda preferiti?
Bianchi: l'ostinazione (vox media)
Bianchi: spaghetti alle vongole e Ver dicchio
Rossi: in positivo: l’esser e ser ena. In negativo: l’esser e
permalosa
Rossi: pizza e bir r a
Qual è la sua idea di felicità?
Bianchi: Elettr a, Altea, Cinzia
Bianchi: cr ear e bellezza, contemplar la, condivider la
Rossi: Antonio, Martina, Matteo
Rossi: gior nata al mar e
Se non fosse lei, chi non vorrebbe mai essere?
E di infelicità?
Bianchi: qualcun altro
Bianchi: l'annullamento dell'impulso cr eativo
Rossi: una juventina?!
Rossi: solitudine pr olungata
Come vorrebbe morire?
Colore preferito?
Bianchi: contemplando l'alba
Bianchi: ner o
Rossi: amata
Rossi: blu
Per finire, qual è il suo motto?
Cibo preferito?
Bianchi: ognuno vale quanto ciò che ricerca
Bianchi: tir amisù
Rossi: sur sum cor da
I nomi che preferisce?
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Rubriche
Bramante ai fornelli
Miriam Corradini, Cristina Pelizzari
La rubrica che quest'anno è comparsa sul giornalino, per la
gioia dei bramantini più golosi, ha presentato le ricette della
nostra tradizione, come per esempio la mitica cassoeula. È però
arrivato il momento di presentare qualche novità!
Tempo di preparazione: 30 minuti + 2 ore di cottura 5 di riposo
Il mezzo di comunicazione sicuramente più rapido ai giorni
nostri è il web: proprio da qui arrivano le ultime novità anche
in campo culinario. Realtà attualmente molto diffusa è quella
dei blog, i "diari di rete" dove uno o più blogger pubblicano
post di vario genere e possono riguardare in numerosissimi
settori: fotografia, moda e make up, politica ma anche la cucina. Nasce così la figura del "food-blogger", persona sempre
indaffarata a immaginare, degustare, cucinare, sperimentare
sempre nuove creazioni, ma anche a scrivere, fotografare e
condividere! Insomma la persona perfetta per farci conoscere
qualche novità e darci qualche consiglio. Abbiamo deciso per
questo di intervistare Elena, una ex-bramantina "food blogger",
o come si definisce più correttamente lei stessa "food-writer"
essendo il suo blog un diario di bordo delle sue creazioni, e
perché tra le sue innumerevoli attività, scrive per un giornale e
collabora con "la Cucina" del Corriere della Sera. Tra le sue
fantastiche creazioni che potrete ammirare sul suo sito web
(http://www.emvi.me/index.php/it/) abbiamo deciso di presentare più nello specifico quattro curiose novità semplici, alla
portata di chiunque si voglia cimentare!
20 pomodorini perinibio
"Insalata in Barattolo"
Un modo di rivisitare la classica insalata si da un punto di vista
di estetica e presentazione ma anche di ingredienti, gusto e
sapori. Nasce dall'originale incontro di feta, semi di lino, pomodori pachino, mais e riso venere. Dopo aver cotto il riso, si
uniscono tutti gli altri ingredienti in un piccolo contenitore
andando a creare una ricetta originale, colorata e soprattutto
sana!
"Pomodori in lavastoviglie"
La lavastoviglie lava tra i 60 e i 75 gradi per una durata di
un'ora e mezza/due, almeno 4 volte la settimana. Perché dunque non sfruttare questo calore in qualche modo? Quanta energia e tempo potremmo risparmiare se solo si potesse cucinare...
In lavastoviglie! Ecco che Elena ci svela come sia semplice
cucinare i pomodori pachino in questo modo, perfetti per condire la pasta o da accompagnare a mozzarella, caprino o carpaccio.
Non bisogna far altro che lavare i pomodorini pachino e incidere una X su ognuno di essi, metterli in un barattolo ermetico
capiente, aggiungere del basilico fresco, un pizzico di sale e
poco pepe, aggiungere dell'olio extravergine d'oliva fino a metà
barattolo, e un dito di acqua, (non bisogna ricoprirli totalmente), chiudere il barattolo e trovare lo spazio in lavastoviglie.
Una volta terminato il ciclo di lavaggio, sono pronti per l'uso e
vanno consumati in una settimana.
"Panna cotta salata profumata al basilico con pomodorini confit"
Siamo sempre abituati a collegarmi all'idea di panna cotta un
tipico dolce fresco. Ecco la novità di Elena, rivisitare la panna
cotta e renderla uno squisito antipasto! Ecco la ricetta:
Porzioni: 10 persone
INGREDIENTI
500 ml di panna fresca intera
5 foglie di basilico
15 g di colla di pesce
olio, zucchero, sale, pepe,
timo
scorza di limone
mezzo scalogno
PREPARAZIONE
1. Mettere in ammollo e rinvenire la gelatina per 10 minuti in
acqua fredda.
2. Versare la panna in una casseruola, aggiungere le foglie di
basilico lavate e riscaldare senza portarla a ebollizione, pepare
e salare.
3. Quando la panna è calda aggiungere la gelatina e girare, per
evitare che si formino grumi e che la gelatina si depositi sul
fondo della padella. Filtrare il composto e porzionare in 10
monoporzioni. Lasciare raffreddare per 10 minuti e poi riporre
in frigo per almeno 5 ore.
4. Lavare i perini, dividerli a metà e adagiarli su una teglia
coperta con della carta da forno.
5. Spruzzare di olio e spolverare con una manciata di sale bilanciato (50% zucchero e 50 sale), tagliare lo scalogno in due e
posizionarlo sulla teglia. Grattugiare sui pomodorini la scorza
di 1/4 di limone con lo zester e aggiungere le foglioline di 1
rametto di timo.
6. Informare e cuocere a 90° C in forno ventilato per 2 ore.
Aprire il forno ogni mezz’ora per lasciare uscire l’umidità. Se
possibile mantenere la temperatura controllata con un termometro da forno.
7. Rimuovere dal forno i pomodorini “appassiti” e lasciare
raffreddare prima di guarnire le vostre panne cotte.
"Cookies in ajar"
Non potevamo però non concludere con un dolce, una delle
"sweetcreations" di Elena. Se dopo aver letto i consigli precedenti avete pensato che la cucina non fa per voi, non datevi per
vinti. Idea che arriva dall'America, rivisitata dalla food-writer
sono i "cookies in a jar". Basta rovesciare in una ciotola l'intero
contenuto del barattolo e aggiungere pochi semplici ingredienti! (Per rendere ancora più semplice l'operazione potrete seguire un video passo passo che vi accompagnerà nella preparazione dei biscotti). Così anche i meno portati potranno realizzare
così interamente con le loro mani fantastici biscotti!
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Rubriche
Pensieri in libertà: 2013-2015
Marco Alberto Cozzi
La filosofia è che questo momento non lo rivivrai più…
Per quanto riguarda il futuro puoi essere quello che vuoi tu…
Non è mai troppo un bene vivere nel passato…
Nel gioco della felicità vince sempre chi sa donarsi
agli altri…
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Foto d’Arianna
Eros e mito
Arianna Segaloni
Sopra: Amore e Psiche (Canova)
A sinistra: Apollo e Dafne (Bernini)
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Rubriche
Top Ten
1- L'escherichia coli è il nostro cagnolino; appena vediamo qualcuno di antipatico gli diciamo: “vai, attacca!”
2- Il DNA trascrittore è un fancazzista.
3- Prof. : “Ragazzi, chi sa trovare due eponimi di dente?”
Stud. : “Canino e anulare!”
4- “Prof, perché non facciamo la differenziata anche per il
cestino del computer?”
5- “Ragazzi, prendete due rette parallele tra di voi!”
6- “La città di Troia è il centro neurologico per lo smistamento dei traffici commerciali tra l’Egeo e il Mar Nero”
7- “La protasi, ragazzi, non protesi del periodo ipotetico!”
8- “Ragazzi, si chiama Isaac Asimov, non Isaac Asinov!”
9- “Carissimi, la piramide è piramidale!”
10-“Alla prossima interrogazione fatevi prendere impreparati eh….”
Se ci chiedi chi noi siamo
che seduti ora stiamo,
rispondiamo per le rime:
"Non siam tutti delle cime".
Siamo tanti ma son uno
son l'unione di ciascuno.
Non "Il resto del Carlino",
del Bramante il giornalino.
Della scuola son coscienza,
del giornal non puoi star senza.
Del Bramante il giornalino