La Via Francigena nella Tuscia

Transcript

La Via Francigena nella Tuscia
La Via Francigena nella Tuscia
Guida del pellegrino
Questa guida è stata realizzata con il finanziamento
della Regione Lazio per le aree integrate L.R. 40/99.
Progetto “Promozione Itinerario Via Francigena”
“La Via Francigena nella Tuscia” è un manuale, utile e maneggevole, per i moderni
viaggiatori che intraprendono lo storico cammino medievale il quale, seguendo
l’antica Via Romea o Via Francigena, calca le orme degli antichi pellegrini nella parte
di itinerario che attraversa da nord a sud la Provincia di Viterbo.
L’impegno della Provincia è di recuperare l’intero percorso di 100 km prima di
Roma, ma anche di dotarlo di tutti quei servizi necessari a rendere più accogliente il
territorio.
©progetto grafico e cartografia
GRAPHISPHAERA - Acquapendente
ricerca e supervisione
MASSIMILIANO VINCI
testi
MASSIMILIANO VINCI, VALERIA ZANNONI, LUIGINA ARTEMI, CESARE GORETTI
traduzioni
CATMOND, HANNA SALO, DANIELA PERUGINI, FILIPPO BELISARIO
disegni originali
BEATRICE DAVIS
fotografie (dove non diversamente indicato)
CESARE GORETTI, LUIGINA ARTEMI
stampa
tipografia ambrosini - Acquapendente
coordinamento
SERVIZIO TURISMO PROVINCIA DI VITERBO www.provincia.vt.it/turismo
Finito di stampare marzo 2010
La guida, in quest’ottica, è un ulteriore strumento pensato per svelare le bellezze
naturali, le tradizioni, la storia non meno dei luoghi di culto e della simbologia
ricorrente lungo questo percorso di fede e ricerca personale. L’itinerario viterbese
della Via Francigena scende verso Roma toccando suggestivi borghi della Tuscia,
con i loro ritmi di vita e la loro quiete, cullati in atmosfere di altri tempi: Proceno,
Acquapendente, Bolsena, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, fino ad arrivare a
Viterbo, importante borgo medievale nonché sede temporale del Papato nella prima
metà del Duecento. Da Viterbo la Via Francigena trova due alternative di percorso:
la via di valle che incontra le cittadine di Vetralla, Capranica e Sutri e la via di monte
che incontra Ronciglione e Nepi. Entrambe le varianti si ricongiungono a Monterosi,
ai piedi monti Cimini, per poi proseguire fino alla città eterna.
Il pellegrino che si incammina sulla Via Francigena ha bisogno delle cure e delle
attenzioni che si debbono ad un ospite che visita il nostro territorio, ma gli si deve
anche consentire l’intimità di un’esperienza individuale che nasce dalla volontà di
rinnovare un incontro con se stessi e con la fede.
Confidiamo che le bellezze della Tuscia e l’accoglienza ricevuta inducano questo
viaggiatore a tornare come turista allo scoperta delle ricchezze storiche, artistiche e
culturali che non si trovano direttamente su questo cammino.
Ringrazio, pertanto, quanti hanno contribuito alla realizzazione della guida con la
speranza che sia di aiuto a quelli che si incammineranno nella magica terra di Tuscia.
Alessandro Mazzoli
Presidente della Provincia di Viterbo
La Tuscia, intesa come territorio storico, nasce e si sviluppa intorno ad un asse viario
principale di antichissima origine, ricalcato in età romana dal tracciato della consolare
Cassia, in uso fino ai giorni nostri.
A partire dall’alto Medioevo su questa direttrice comincia a scorrere un traffico nuovo
fatto di uomini, idee e merci che si muovono dal nord verso Roma e viceversa per
visitare la tomba di San Pietro. Alcuni tratti di questa strada assumono allora, in età
carolingia e successivamente, il nome di Via Francigena per il flusso di genti provenienti
per lo più dall’Europa cento-occidentale.
La Via Francigena nasce dunque come “strada europea” e come tale oggi la stiamo
riscoprendo e valorizzando in quanto fattore unificante della Comunità Europea,
aspetto più volte ribadito dal Consiglio d’Europa, dal nostro Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e dalla Regione Lazio.
Con la pubblicazione di questa guida vogliamo dare al viaggiatore moderno, quali
che siano le motivazioni e le modalità del suo viaggiare, la possibilità di attraversare
consapevolmente il nostro territorio, per approfondire gli aspetti di esso più consoni
alla propria sensibilità.
Il pellegrino di oggi potrà trovare in questa guida non solo un orientamento topografico
ma anche uno strumento per muoversi agevolmente all’interno della ampia e variegata
offerta di strutture e servizi turistici di cui oggi la Tuscia dispone.
Angelo Cappelli
Assessore al Turismo della Provincia di Viterbo
La Via Francigena più che un itinerario è un’emozione. Elaborando questa guida ci
siamo resi conto di come questa strada racconti tante storie, tante quante sono le
alternative al suo percorso che si sono andate configurando attraverso i secoli.
Nel 990 Sigerico la percorse per recarsi a Roma dove ricevette dal papa Giovanni
XV il palio, simbolo della dignità arcivescovile e nel viaggio di ritorno a Canterbury,
annotò nel suo famoso diario le 80 tappe del suo viaggio. Nel tempo le circostanze
storiche e naturali hanno portato a delineare percorsi alternativi che oggi riproponiamo
al viandante. Chiunque, per vocazione o per passione, voglia intraprendere il cammino
potrà scegliere la via di Sigerico o uno degli altri tracciati, ognuno dei quali ricco di
storia, emozioni e luoghi di devozione e fede.
Noi abbiamo ripercorso per voi questa strada, nel tratto che corre da nord a sud nella
provincia di Viterbo, abbiamo rubato istanti di vita ed elaborato disegni, raccolto
tradizioni e leggende, ci siamo emozionati di fronte alla maestà della natura, abbiamo
chinato il capo nella casa di Dio.
Questa guida vuole offrire suggerimenti e indicazioni, vuole accompagnare il pellegrino,
passo passo, nel suo cammino e suscitare nel lettore il desiderio di ripercorrere
e conoscere, dal vero, i luoghi da noi raccontati lungo un tratto bellissimo di quel
cammino che collega Cantebury a Roma.
Il percorso indicato è quello ufficiale della Regione Lazio e solo in alcuni punti, a
seguito di segnalazioni di camminatori e minuziosi sopralluoghi, vengono proposte
alcune deviazioni per evitare difficoltà ed ostacoli attualmente ancora non rimossi.
Ogni tappa è accompagnata da una carta di riferimento con indicazioni pratiche per
la percorrenza.
Negli ultimi anni gli interventi promossi dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Viterbo,
lungo questo tratto della Via Francigena, sono stati numerosi e non si fermeranno qui, è
infatti tra i progetti di prossima attuazione anche quello di uniformare la cartellonistica
a quella già presente sul territorio nazionale. Si consigliano i camminatori di dotarsi
anche di un giubbino catarifrangente da utilizzare, per la propria sicurezza, nei tratti di
strada dove il traffico è più intenso.
Questa guida viene accompagnata da un inserto che contiene informazioni pratiche
sui territori percorsi quali le emergenze culturali, le manifestazioni ricorrenti e i servizi
principali.
L’inserto sarà pubblicato anche sul sito www.provincia.vt.it, i dati saranno aggiornati
quotidianamente e il pellegrino potrà scaricarlo prima dell’inizio del suo viaggio.
Dedichiamo questa guida a chi compie il suo viaggio per scoprire
quello che è “fuori” e quello che è “dentro”, a chi non si limita a
sfiorare le apparenze ma vuole penetrare le verità più profonde,
a chi cerca una strada e trova la “via”.
Servizio Turismo - www.
provincia.vt.it/turismo
S.P.20
9
Itinerario su strade statali
Strade Provinciali
S.P.52
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
S.S. 2
1 km
m 425 s.l.m.
La Torraccia
Itinerario su strade secondarie
m 347 s.l.m.
Fattoria
la valle
direzione Abbadia S.S.
Nota
Lungo il percorso è presente questa
simbologia che integra la segnaletica della Via
Francigena dove questa è ancora disponibile.
Questo segnale è stato apposto dagli stessi
camminatori.
S.P.52
S.P.124
m 350 s.l.m.
Proceno
F. Paglia
Centeno
direzione Radicofani
S.S. 2
m 420 s.l.m.
Ponte
Gregoriano
m 255 s.l.m.
Acquapendente
S.P.51
Trevinano
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
Le ultime propaggini delle colline toscane sono ancora davanti
a noi con il loro suggestivo scenario, mentre la strada, che nel primo tratto
si presenta in discesa, sembra invitarmi a proseguire conducendomi verso il Lazio. Proseguo il
cammino portando con me i bei ricordi di questo
territorio, ricco di testimonianze storiche e culturali e di splendidi paesaggi mozzafiato ma ancora emozionato e non sazio di luoghi da visitare e
nuove sensazioni da vivere.
Da Abbadia San Salvatore un susseguirsi di curve e di saliscendi caratterizzano il sentiero per
Piancastagnaio. Percorrendo il comodo marciapiede, di recente realizzazione, il tratto risulta
una piacevole passeggiata.
Sulla sinistra si aprono una serie di scorci panoramici sulla valle sottostante, al di sopra della
quale si innalzano il monte Cetona e la rocca
di Radicofani. Superato il borgo di Piancastagnaio, si comincia a scendere lungo le ultime
propaggini del Monte Amiata e percorrendo un
sentiero, a tratti sconnesso, dopo una serie di
curve in salita, si scorge il borgo di Proceno,
ingresso nella provincia di Viterbo con la sua
rocca. Entro dalla porta nord e mi trovo ai pie-
Il borgo di Proceno con la sua Rocca
Proceno village and its fortress
La cripta dell’abbazia
del SS. Salvatore ad Abbadia
The crypt of SS. Salvatore
abbey in Abbadia
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
di dell’imponente rocca. Il Castello di Proceno è una fortezza medievale del XII sec. sorta
su questa collina, probabilmente allo scopo
di proteggere il borgo e le vallate sottostanti,
luoghi di confine e anche di cruente battaglie.
Le sue strutture architettoniche si presentano
ai nostri occhi ancora nella forma originale.
è piacevole passeggiare per le stradine del
piccolo borgo: qui si respirano calma, silenzio e tranquillità, sembra proprio un angolo di
medioevo traslato ai giorni nostri.
Ora l’obiettivo è quello di arrivare ad Acquapendente nel pomeriggio; avrò così la possibilità di visitare la cripta del Santo Sepolcro
all’interno dell’omonima basilica, un luogo
di grande suggestione sulla lunga strada per
Roma.
Uscendo da Proceno scendo verso la valle del
fiume Paglia finché la strada non comincia a
risalire verso Acquapendente. Passo di fronte ai resti della chiesa di Sant’Egidio, che gli
aquesiani (abitanti di Acquapendente) chiamano San Giglio, avanti ancora qualche centinaio di metri e mi trovo a dover attraversare
la Cassia per poi prendere la carrareccia disegnata su uno dei tracciati medievali della Via di
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
Sigerico; la strada dapprima in leggera discesa
comincia a salire. E il paesaggio si trasforma.
L’immagine che mi si staglia di fronte mi ricorda da vicino una delle acqueforti che ritraggono
i pellegrini lungo la Via Francigena proprio nei
pressi di Acquapendente. Dopo l’ultima svolta
mi si presenta davanti l’imponente struttura della
bancata vulcanica su cui poggia la città, riconoscibile dal profilo del campanile della chiesa di
San Francesco che si staglia sul cielo. Ancora
uno sforzo, una lunga salita tra campi e pollai
per trovarmi finalmente all’ingresso di Acquapendente da Porta Ripa, una delle poche rimaste a seguito del sistemicatico abbattimento che
le porte della città hanno subito dopo l’unificazione d’Italia.
Da questo ingresso i pellegrini e i viandanti medievali entravano ad Acquapendente. Lungo
l’attuale Via Cesare Battisti, sorgevano i luoghi
di conforto per i vandanti: locande ed ospedale. Proseguendo lungo Via Roma si giunge nella
piazza del Duomo dove si erge la basilica del
Santo Sepolcro, che, dietro una facciata barocca, conserva il nucleo medievale della costruzione, meta obbligatoria anche per i pellegrini
del XXI secolo.
Acquapendente, S. Francesco sullo sfondo
Acquapendente, S. Francesco church on the background
10
11
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
Conoscevo le infiorate ma non
avevo mai sentito parlare dei Pugnaloni...splendidi quadri realizzati con fiori e con foglie ma
disposti seguendo una tecnica
particolare, una sorta di intarsio... Devo ricordarmi la data: 3a
domenica di maggio... dovrebbe
essere uno spettacolo passeggiare per il paese e ammirare queste
grandi tavole floreali (2,60x3,60
m) che parlano della libertà che
vince contro ogni forma di oppressione...
La facciata della chiesa è stata interamente ricostruita dopo i bombardamenti
subiti durante la seconda guerra mondiale. All’interno la luce soffusa taglia
il silenzio. Cerco le scale per scendere
a visitare la famosa cripta ma rimango
colpito da grandi quadri disposti lungo
le navate laterali. Mi avvicino e scopro
che sono interamente ricoperti di fiori,
foglie e altri elementi naturali ormai
appassiti. Mi spiega un aquesiano che
si tratta dei Pugnaloni, opere realizzate
per celebrare la Madonna del Fiore. La
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
leggenda narra che nel lontano 1166 fu Maria ad
aiutare gli aquesiani a liberarsi dalla tirrannia del
Barbarossa. Il tema rappresentato è infatti quello della libertà che vince contro ogni forma di
oppressione. Cercherò di ricordare questa data:
terza domenica di maggio. Dovrebbe essere
molto suggestivo vedere esposti questi pannelli
floreali (15 tavole) nei luoghi più caratteristici del
centro storico. Ai pugnaloni è legato un concorso
e la festa si chiude nella piazza centrale dove si
radunano tutti i gruppi che realizzano i mosaici,
sventolando le loro bandiere nell’euforica attesa
della premiazione del “pugnalone più bello”.
Esco dalla chiesa e mi ricordo che, lungo la via
che avevo percorso all’andata, ero rimasto colpito
da una targa: Museo della Città. Torno indietro di
un centinaio di metri ed entro nelle stanze dell’expalazzo vescovile dove ceramiche rinascimentali
e paramenti sacri sono esposti in un contesto architettonico molto suggestivo.
Pareti affrescate, pavimenti finemente lavorati,
dipinti appesi alle pareti. La guida, gentilissima,
mi invita a visitare le altre sedi del Museo,
disclocate lungo l’antico tratto urbano della Via
Francigena: la pinacoteca di San Francesco,
dove si possono ammirare quadri di scuola
senese recentemente restaurati e la
Torre Julia de Jacopo, antica porta di
ingresso alla città che porta il nome di
una coraggiosa fanciulla che serrando
i battenti salvò il borgo dall’esercito
nemico. Qui è stata allestita la sezione
del museo dedicata alla ceramica
arcaica.
Si sta facendo tardi, giusto il tempo per visitare la piazza centrale
con la statua dedicata a Girolamo Fabrizio (1533?-1619),
l’illustre medico aquesiano,
esperto anatomista e abile chirurgo, che numerosi
contributi diede agli studi
di embriologia e chirurgia...mi incammino di
nuovo verso l’ostello...
Cripta del S. Sepolcro
ad Acquapendente
12
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
Cripta del Santo Sepolcro ad Acquapendente.
Crypt of the Holy Sepulchre in Acquapendente
La CRIPTA del SANTO
SEPOLCRO ...entrando
resto colpito dal gioco di colonne
ed archi. 24 colonne sudd
ividono
la pianta in nove piccol
e navate, coperte da volte
a
cro
ciera
costolonate, che formano
una caratteristica “T”. I
capitelli
sono particolari e riprop
ongono forme antropom
orfe come
teste d’ariete e uccelli o an
che motivi vegetali. Le pro
porzioni delle colonne rispetto
alla volta suggeriscono
l’ip
otesi
che la costruzione si sia
protratta nel tempo, fino
alla fine
del secolo XI, visto il con
trasto esistente tra la bar
bara complessità dei capitelli in pie
tra dura e le strutture del
le volte
a crociera in tufo.
Sulla sinistra, al lato del
la scalinata di accesso,
sono visibili resti di affreschi
del XIII-XV secolo: una
Na
tività e
le figure di Santa Cater
ina d’Alessandria e S.
Mi
chele
Arcangelo; al centro del
la cripta, una doppia sca
linata,
scavata nella pietra, per
mette di raggiungere il
sacello che
riproduce il S. Sepolcro
di Gerusalemme con la
presenza,
nel tabernacolo interno,
di pietre incastonate che
, secondo
la tradizione, sarebbero
state bagnate dal sangu
e
di Cristo
durante la Passione, com
e attesta una iscrizion
e latina
posta nel muro davanti
all’apertura del sacello.
13
Da Radicofani ad Acquapendente...
From Radicofani to Acquapendente...
stò proprio in questo piccolo borgo. Dopo un
lungo tratto pianeggiante su strada asfaltata,
supero il piccolo ponte sul torrente Elvella
e mi trovo sulla destra l’ingresso di Centeno... è emozionante il solo pensare a ritroso
nel tempo... chissà quali grandi personaggi
hanno calpestato questo suolo, testimone di
chissà quali avvenimenti.
Oltrepassato Centeno mi rituffo sulla Cassia, mentre ai lati della strada si susseguono
campi coltivati e casolari, una volta case di
mezzadri, oggi trasformati in agriturismo.
Questa è la valle del fiume Paglia, corso
d’acqua che nasce dal Monte Amiata e che
dopo aver attraversato Toscana, Lazio e Umbria si getta nel Tevere nei pressi di Orvieto.
Lo attraverso sull’antico Ponte Gregoriano,
la cui costruzione, come dice chiaramente il
nome, risale ai tempi del papa Gregorio VII
il cui stemma in pietra, una volta collocato
nella campata del ponte, è oggi custodito
nel Museo della Città di Acquapendente.
Da qui posso riprendere il tratto che proviene da Proceno e continuare per Acquapendente.
DEVIAZIONE DAL SENTIERO
Come già indicato nella prefazione, sono previste delle deviazioni al tracciato principale.
Una di queste è quella che porta i pellegrini
da Radicofani fino ad Acquapendente.
Da Radicofani la strada si dispiega attraverso crinali e forre, seguendo la morfologia
del paesaggio fino all’incrocio con la Via
Cassia, dopo aver superato la località La
Novella.
Da questo momento devo stare più attento, la Cassia è una strada veicolare ad alta
percorrenza, ma quasi totalmente pianeggiante e questo fa ben sperare sulla possibilità di mantenere la tabella di marcia.
L’obiettivo è di fare una sosta nei pressi di
Centeno. Oggi Centeno è situata ai margini
della strada romana e pochi vi transitano,
ma fino all’unità d’Italia questa località era
nota per la temuta dogana pontificia. Questo luogo era infatti l’ingresso più a nord
dello Stato Pontificio; da qui si entrava nel
regno dei papi, e guai ad avere con sé libri
blasfemi, come per esempio, il trattato di
astronomia di Galileo Galilei che pare so-
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
The splendid sight of the last stretch of the
Tuscan hills lies before us, and the road,
heading downhill, seems to beckon me on
into Lazio. I continue my walk accompanied
by the beautiful memories of that land, rich
in history and cultural heritage, as well as
breathtaking scenery. I am still enthused by
them, but they have not satiated my desire
for new places to visit and new experiences.
medieval paths of Sigeric's Way. The path
first goes steeply downhill, before climbing
again, and the landscape changes.
The image before me is highly reminiscent
of one of the etchings that portray pilgrims
along the Via Francigena, precisely around
Acquapendente:
indeed, around the
final bend appears the imposing volcanic
structure on which the town stands. The
town is easily recognizable from the profile
of the St. Francis Church bell tower that
stands out against the sky. One more effort,
a long walk uphill among fields and chicken
coops, and I finally reach the entrance to
Acquapendente, Porta Ripa, one of the
few gates to have survived the systematic
removal of ancient gateways that took place
following the unification of Italy.
A series of undulating twists and turns are the
main feature of the road for Piancastagnaio.
Traversing a comfortable, recently-made
footpath, this stretch of road offers a pleasant
walk, where to the left one can catch glimpses
of the valley below, over which towers Mount
Cetona and the fortress of Radicofani. After
the medieval village of Piancastagnaio, the
road begins to descend towards the foot of
Mount Amiata. By walking along a road that
at times presents a few potholes and after a
series of climbing bends, it is possible to see
the village of Proceno and its fortress which
marks the entry into Viterbo Province. I enter
through the northern gate, and find myself at
the foot of an imposing monument. Proceno
Castle is a medieval fortress dating from the
12th century which was most probably
erected on this hill in order to protect the
village and the valleys beneath it, which as
border areas were the sites of bloody battles.
Travellers can still admire the castle’s
original architectonic structure. It is pleasant
to wander through the alleys of this small
village and breathe in the peace and quiet: it
really does feel as though some small part of
the Middle Ages has been transferred to the
modern day.
This is the entrance used by Medieval pilgrims
and travellers to enter Acquapendente.
Along what is today Via Cesare Battisti there
used to be places for travellers to rest, inns
and a hospital. At the end of Via Roma one
reaches the Duomo Square, where one finds
the basilica of the Holy Sepulchre. Behind
its baroque facade, the medieval structure
of the building is still preserved. This is
also a required destination for 21st century
pilgrims.
The facade of the church was entirely rebuilt
after it suffered bomb damage in World War
II. Inside, a soft light breaks through the
silence. While looking for the steps that lead
to the famous crypt, I am amazed by the
sight of a number of huge panels along the
side naves. I move closer and discover that
they are covered entirely in flowers, leaves,
and other natural materials, which have now
withered. An Acquapendente local explains
that these are the Pugnaloni, works made
for the Madonna of the Flower. According
to legend, in 1166 Mary helped the people
of Acquapendente to free themselves from
the tyranny of Barbarossa and indeed the
theme in these canvasses is the triumph of
freedom over all forms of oppression. I will
endeavour to remember the date, the third
Sunday in May, since I imagine it must be
delightful to see these flower mosaic panels
(15 in total) on display in the most charming
Now the goal is to reach Acquapendente by
the afternoon in order to visit the Crypt of
the Holy Sepulchre inside the basilica of the
same name, a very evocative place on the
long road for Rome.
Un panorama suggestivo scendendo da Radicofani
A suggestive view from Radicofani
14
Leaving Proceno, I descend towards the
Paglia River Valley, until the road begins
to climb again towards Acquapendente. I
pass the remains of St. Egidius Church,
which the Acquesiani (the inhabitants of
Acquapendente) call San Giglio. After a few
hundred metres, I have to cross the Via Cassia
and then take a dirt track that is one of the
15
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
The
crypt
of
the
Holy
Sepulchre... as soon as I enter I
am amazed at the structure of columns and
arches. The space is divided into nine small
naves by 24 columns. The naves are covered
by groin vaults, which form a "T" shape.
The capitals are very unique and reproduce
shapes such as goats heads, birds, and floral
patterns. The proportions of the columns in
comparison with the vault suggest that the
crypt was built over time up until the end
of the 11th century, given the stark contrast
between the sophisticated complexity of the
capitals and the groin vaults fashioned from
the volcanic rock tuff.
corners of the historic centre. There is a
competition connected to the Pugnaloni and
the festival ends in the main square with
all the groups that have made the mosaics
waving flags and excitedly awaiting the
announcement of the prize for the "most
beautiful Pugnalone".
On leaving the church, I remember that I
had noticed a plaque along the street my
way there: City Museum (Museo della
Città). So, I retrace my steps about 100
metres and enter the rooms of the former
bishop's palace, where renaissance pottery
and holy vestments are on display in a very
charming architectural setting.
On the side of the staircase leading to the
crypt there are the remains of frescoes
dating from the 13th to the 15th centuries:
a Nativity scene and the figures of Saint
Catherine of Alexandria and Saint Michael
Archangel. At the centre of the crypt is a
double staircase dug into the ground that
leads to the sacellum which replicates the
Holy Sepulchre in Jerusalem. Inside is
a tabernacle which contains stones that,
according to tradition, were soaked with the
blood of Christ during the Passion, as stated
in a Latin inscription on the wall facing the
entrance to the sacellum.
There are frescoes, fine floor mosaics, and
paintings hanging on the walls. A very kind
guide suggests that I visit the other parts of
the museum, which are scattered along the
ancient urban stretch of the Via Francigena:
the St. Francis art gallery, where a number
of recently restored paintings of the Siena
school can be admired, and the Julia de
Jacopo Tower, the ancient city gate named
after a brave young girl who, by closing
the gate, saved the town from a hostile
army, where one can find the section of the
museum dedicated to ancient pottery.
It is late now and I only have time to visit
the central square where there is a statue
dedicated to Girolamo Fabrizio (1533?-1619),
an illustrious doctor from Acquapendente,
expert anatomist and skilful surgeon who
made great contributions to the science
of embryology and surgery. Once more, I
head towards a hostel...
Da Abbadia S. Salvatore ad Acquapendente...
From Abbadia S. Salvatore to Acquapendente...
pass through Centeno, which is just off
the Roman road, but until the unification
of Italy this place was notorious due to the
formidable papal customs. In fact, this
was the northernmost entry point for the
Papal States. From here people entered
the kingdom of the popes, and woe betide
anyone who might be carrying blasphemous
books, for example the treaty on astronomy
written by Galileo, who apparently stayed in
this small village.
the sides of which lie cultivated fields
and farmhouses, one after the other: these
were once the homes of peasants, but have
now been turned into farmhouse resorts
(Agriturismi).
This is the valley of the Paglia River which
originates on Mount Amiata and which,
after crossing Tuscany, Lazio and Umbria,
joins the Tiber near Orvieto. I cross the river
at the ancient Gregorian Bridge, which, as
the name suggests, was built in the days of
Pope Gregory VII. His coat of arms etched
in stone, which was once atop the bridge,
is now on display at Acquapendente’s City
Museum.
After a long, flat, tarmac stretch, I cross a
small bridge over the Elvella Torrent and the
entrance to Centeno is on my right. I am
excited at thoughts of the past... who knows
how many great people have trodden this
soil and what events this land has seen.
From here I can rejoin the stretch of road
from Proceno and continue towards
Acquapendente.
After Centeno, I return to the Cassia, along
DEVIATION FROM THE PATH
As mentioned in the introduction, one can
deviate from the main route. One such
detour takes pilgrims from Radicofani to
Acquapendente.
From Radicofani, the road passes along
hilltops and through canyons, following the
topography of the land, until it crosses the
Via Cassia after passing the hamlet of La
Novella. From here onwards I have to be
especially careful because the Cassia carries
heavy traffic. However, it is almost entirely
flat, and this bodes well for me managing
to respect my schedule. My goal is to stop
near Centeno. Nowadays, not many people
I had never heard about the
Pugnaloni
before...
wonderful
pictures made of flowers and leaves using
a special technique, almost like a mosaic... I
must remember the date, the third Sunday
in May... it must be amazing to walk through
the town and be able to admire those huge
flower panels (2.6 by 3.6 metres) that depict
the victory of freedom against all forms of
oppression...
16
I boschi del Monte Amiata
Forests of Mount Amiata
17
18
19
S.P.114
S.P.489
Strade Provinciali
S.P.52
Località - Toponimi
1 km
Strade Provinciali
S.P.52
S.P.489
S. Giovanni Valdilago
S.S. 2
S.P. 48
m 320 s.l.m.
S.S. 2
S.S. 2
Lago di Bolsena
2 km
Confine
m 494
s.l.m. regionale
Località - San
Toponimi
Lorenzo Nuovo
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
S.S. 74
1 km
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
S.S. 2
S.S. 2
m 350 s.l.m.
...from Acquapendente to Bolsena
Strade Statali e Regionali
Deviazioni dell’itinerario su stra
Deviazioni dell’itinerarioPietre L
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
Bolsena
Lago di Bolsena
2 km
Deviazioni dell’itinerario su strade
statali
Confine
regionale
Centri Storici
Itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
San Lorenzo
San LorenzoVecchio
Nuovo
S.P.489S.P.114
S.P.489
S. Giovanni Valdilago
Gradoli
S.P. 48
San Lorenzo
Vecchio
m 320 s.l.m.
m 494 s.l.m.
Strade Statali e Regionali
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
S.S. 2
Torre Alfina
Itinerario su strade secondarie Strade e intersezioni pericolose
Casale Campo Moro
S.S. 74
Grotte di Castro
S.S. 74
Casale Campo Moro
m 444 s.l.m.
S.P. 50
Ponte San Biagio
S.S. 2
S.P. 50
m 444 s.l.m.
...da Acquapendente a Bolsena
S. 74
S.S. 74
Grotte di Castro
S.S. 74
S.P.121
Ponte San Biagio
S.S. 2
S.P. 49
m 420 s.l.m.
Acquapendente
...from Acquapendente to Bolsena
oli
0 s.l.m.
ente
Ponte
124
Gregoriano
m 255 s.l.m.
Torre Alfina
...da Acquapendente a Bolsena
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
Pellegrini lungo la strada per San lorenzo Nuovo...
Pilgrims along the way to San Lorenzo Nuovo...
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
Arrivo a San Lorenzo Nuovo. Da qui mi si
presentano due possibilità: o una via che
scende verso Bolsena passando accanto ai
ruderi di San Lorenzo Vecchio e ai resti di San
Giovanni in Valdilago o un sentiero, con continui saliscendi, che mi porta sulla cresta di
un costone da cui si scorgono splendidi panorami del lago. Scelgo la strada del “paese
vecchio”, imboccando il tracciato della Via
Cassia Antica che scende verso la valle del
lago. Superato il LXXV miglio, sfioro il piccolissimo borgo di San Lorenzo alle Grotte che,
rimasto quasi deserto a causa delle continue
frane e dell’aria malsana, fu abbandonato nella seconda metà del XVIII secolo. Con l’aiuto
di Clemente XIV e di Pio VI il paese venne ricostruito più in alto, dove l’aria era salubre, nei
luoghi che ancora oggi occupa. Il progetto fu
affidato all’architetto Francesco Navone che,
per il nuovo impianto urbanistico, sembra si
sia ispirato al quartiere di Amalienborg a Copenaghen.
Giunto presso le sponde lacustri, scorgo in
lontananza i ruderi della chiesa rinascimentale di San Giovanni in Valdilago, un tempo al
I MISTERI DI SANTA CRISTINA,
patrona della città
Ogni anno il 23 e il 24 di luglio vengono rievocati i martiri subiti dalla giovane santa bolsenese, al tempo
dell’ultima persecuzione di Diocleziano. Le gesta della martire rivivono attraverso i cosiddetti MISTERI, vera “…
reliquia vivente del dramma sacro…”
LA RUOTA, LA CALDAIA, LA FORNACE, IL LAGO, L’INFERNO, LE
VERGHE, I SERPENTI, IL TAGLIO
DELLA LINGUA, LE FRECCE, LA
SEPOLTURA e LA GLORIA: questi sono i supplizi inflitti a Cristina,
dai quali però miracolosamente esce
indenne. La sera del 23 Luglio e il
mattino del 24, nelle piazze del centro
storico, vengono allestiti dei palchi sui
quali sono rappresentati gli episodi,
in forma muta ed immobile, del martirio della santa. Entusiasmo e calore
animano i bolsenesi che, orgogliosi,
fanno rivivere questa tradizione tanto antica.
Questa è la prima tappa interamente laziale...lascio alle
spalle le crete senesi e mi dirigo verso il lago... Riparto da Ac-
quapendente di buon’ora. Il mio obiettivo è
raggiungere Bolsena nel primo pomeriggio,
meglio se ce la faccio per l’ora di pranzo.
Il tratto che mi aspetta inizia in salita e un susseguirsi di lievi saliscendi mi porterà fino all’altopiano di Campomorino. Da qui una leggera
salita fino a San Lorenzo Nuovo. Solo campagna e casali, di cui alcuni abbandonati, mentre altri, già ristrutturati, ospitano dei graziosi
agriturismo. Lungo il sentiero incontro le indicazioni per Grotte di Castro, un caratteristico
centro di origine etrusca situato su un’altura da
cui si scorge uno splendido panorama sul lago
di Bolsena. Sarebbe interessante poterla visitare, soprattutto per i reperti conservati nel Museo
civico archeologico e per la necropoli etrusca di
Pianezze, ricca di tombe del VII e VI secolo a. C.
Ma non posso deviare dal mio cammino, sono in
leggero ritardo sulla tabella di marcia. Rimando
ad altra occasione la visita della cittadina. Mi
limiterò ad attraversarne le campagne.
20
Grotte di Castro, sullo sfondo il lago
Grotte di Castro, the lake on the
background
La chiesa ottagonale di S. Govanni in
Valdilago
The octagonal church of S. Giovanni
in Valdiliago
21
...da Acquapendente a Bolsena
...da Acquapendente a Bolsena
(foto M. Di Sorte)
...from Acquapendente to Bolsena
Le infiorate a Bolsena: preparazione
“Infiorata” festival in Bolsena: preparation
centro di un piccolo borgo.
Mi dirigo alla volta di Bolsena, ma purtroppo il tratto
che costeggia il lago è inaccessibile, quindi, facendo
molta attenzione al traffico,
torno di nuovo a malincuore sulla Via Cassia. Arrivo a
Bolsena percorrendo un breve tratto della via Orvietana
e scorgo la Rocca Monaldeschi della Cervara che domina
l’antico borgo medievale che si
affaccia sul lago. Cerco immediatamente l’ostello dove passerò la notte, poi mi rifugio in una
caratteristica trattoria per gustare
il coregone, delizioso pesce che
vive nelle acque limpide di questo
lago. Mi concedo un riposino sotto
l’ombra verde dei pini nati lungo
la riva. Una variegata fauna alata
allieta piacevolmente il mio riposo.
Una mezz’oretta ed eccomi pronto
per la visita alla basilica di Santa
Cristina.
La collegiata dedicata a Santa Cristina, patrona della città, è senz’altro la
chiesa più rappresentativa. La storia
La collegiata di S. Cristina a Bolsena
The collegiate church of S. Cristina
in Bolsena
L’altare del Miracolo Eucaristico
a Bolsena
22
...from Acquapendente to Bolsena
LA COLLEGIATA di SANTA CRISTINA di Bolsena è conosciuta per il
Miracolo del Corpus Domini, legato al
prodigio eucaristico avvenuto nel 1263,
quando un prete boemo, mentre celebrava la messa presso la tomba di Santa
Cristina, vide sgorgare il sangue di
Cristo dall’Ostia Consacrata. A seguito
del miracolo, Urbano IV istituì la festa
del Corpus Domini e la chiesa di Santa Cristina divenne oggetto di pellegrinaggio. Ecco perché mi trovo qui.
Attraverso un portale romanico, di marmo bianco ornato di bassorilievi, accedo
alla Cappella del Miracolo, di impianto
barocco: nell’altare maggiore sono venerate le Sacre Pietre macchiate, secondo
la tradizione, dal sangue del Miracolo
Eucaristico. Sugli altari minori si ammirano due tele settecentesche raffiguranti l’una San Giovanni Evangelista
con la Trinità e l’altra la Madonna del
Carmine con le anime del Purgatorio,
San Giorgio (compatrono di Bolsena) e
Santa Cristina. Da qui, mi sposto nella
grotta di Santa Cristina, ricavata nelle
gallerie catacombali che circondano il
sepolcro della Santa. A destra si trova
la cappella con al centro l’altare del Miracolo, circondato da una balaustra del
‘500 e sormontato da un ciborio sorretto
da quattro colonne corinzie; il paliotto è costituito da una pietra basaltica
con le orme dei piedi di Santa Cristina
che, secondo la tradizione, sorresse il
corpo della martire quando fu gettato
nel lago. A sinistra dell’altare si apre
un’arcata da cui si accede al sepolcro
della Santa, sul quale poggia un monumento funebre; da qui, si può scendere alle catacombe cristiane.
23
...da Acquapendente a Bolsena
racconta che qui avvenne il Miracolo Eucaristico. Nel 1263 un sacerdote boemo, di
nome Pietro da Praga, passando per Bolsena si fermò a celebrare la Messa sull’altare
di Santa Cristina.
Il sacerdote era afflitto da dubbi teologici:
la trasformazione, durante il rito dell’Eucarestia, dell’ostia e del vino nel corpo e
nel sangue di Cristo. Ma mentre si accingeva alla consacrazione dell’ostia, il sacerdote rimase sbalordito davanti al prodigio
che stava avvenendo: dall’ostia sgorgava
sangue. L’avvenimento fu subito comunicato al Papa, che all’epoca si trovava ad
Orvieto. Questi ordinò che i paramenti
indossati dal sacerdote, bagnati dal sangue dell’ostia, fossero trasferiti ad Orvieto. Durante il trasporto delle “reliquie” gli
abitanti dei paesi in cui passava la “processione” pensarono di rendere omaggio
al Corpus Domini gettando petali di fiori
sulle strade. Nel 1264 Urbano IV istituì
la festa del Corpus Domini. Dal 1264 gli
abitanti di Bolsena hanno mantenuto viva
la tradizione dell’Infiorata.
La visita alla basilica mi impegna per
circa un’ora. Uscito, salgo verso la Rocca Monaldeschi della Cervara, sede del
Museo territoriale del lago di Bolsena.
Riprendo fiato ed entro nel castello attra-
...from Acquapendente to Bolsena
verso un ponte levatoio: il “contenitore”
già di per sé è degno di essere visitato. Il
museo si articola in varie sezioni che raccontano di questi luoghi e della loro storia,
partendo dalla formazione del territorio
alle varie fasi dello sviluppo umano, dalla protostoria ai periodi etrusco e romano,
dal Medioevo al Rinascimento, e affronta
anche il tema delle tradizioni popolari e del
dialetto locale. Un’intera sezione è dedicata alla descrizione del lago di Bolsena, che
scopro essere il più grande lago di origine
vulcanica d’Europa. La mia passione per
l’archeologia mi spinge ad approfondire la
visita agli scavi della città etrusco-romana
di Volsinii, che si trovano a breve distanza dal museo. Leggo che fu fondata dopo
la distruzione di Velzna, l’attuale Orvieto,
ad opera dei Romani i quali, dopo averla
rasa al suolo, ne deportarono i superstiti sui
monti Volsini (così si chiamano questi colli
intorno al lago). Mi concedo una visita veloce ma tale da permettermi di vedere i resti
di un vasto impianto termale e la Casa delle
Pitture, le cui stanze sono ancora oggi pregevolmente affrescate.
Si è fatto tardi, devo tornare verso l’ostello ma, prima di scendere, mi lascio un po’
scaldare dal sole che a quest’ora colora di
rosso le acque del lago.
Il lago di Bolsena dall’alto
Lake Bolsena from above
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
DEVIAZIONE DAL SENTIERO
Da San Lorenzo Nuovo, posso
scegliere di raggiungere Bolsena,
percorrendo un sentiero, con continui saliscendi, che mi porta sulla
cresta di un costone da cui si scorgono splendidi panorami del lago.
Il primo tratto di strada coincide,
per circa un chilometro, con la
Via Cassia e bisogna fare molta
attenzione alle numerose macchine che transitano. Ma dopo poco
si imbocca a sinistra una sterrata
ed è un altro mondo! Tra boschi e
campi coltivati si prosegue verso
Bolsena, camminando sul crinale,
mentre l’azzurro del cielo e del
lago mi riempiono gli occhi e le
stradine bianche segnano i confini
tra i campi, in una alternanza di
colori.
Il crocefisso ligneo nella chiesa di S. Lorenzo
Wooden crucifix in the church of S. Lorenzo
Lago di Bolsena: pescatori al lavoro
Lake Bolsena: fishermen at work
24
25
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
This is the first section entirely within
Lazio… I am leaving behind the brown
hills of the Siena area (Crete Senesi) and
am now walking towards the lake. I leave
Acquapendente early in the morning,
because I want to reach Bolsena by early
afternoon, even better if I can make it by
lunchtime.
traffic, I reluctantly return to the Via Cassia.
I arrive in Bolsena after walking along a
brief stretch of the Via Orvietana. In Bolsena
I notice the Monaldeschi della Cervara
Fortress, which towers over this small
ancient town on the lake. I immediately look
for the hostel where I can spend the night,
and then seek shelter in a typical "trattoria"
(small family-run restaurant) to eat some of
the tasty white fish that lives in this clear
waters of the lake.
The road I need to take begins to climb, then
after walking along an undulating section
I reach the plateau of Campomorino. From
here, a gentle hike takes me to San Lorenzo
Nuovo. This area is open countryside, and I
can see many farmhouses. Some have been
abandoned, while others have been restored
and turned into pleasant "agriturismi."
I then treat myself to a nap in the shade of
pine trees along the lake shore, where a
variety of plant life can be found.
After half an hour, I am ready to visit the
Basilica of Saint Christina. The collegiate
church dedicated to Saint Christina, the
town's patron saint, is without doubt the
town's main church. According to tradition,
a Eucharistic Miracle took place here.
I arrive in San Lorenzo Nuovo. I have two
options here: either a road that descends
towards Bolsena passing by the ruins of
San Lorenzo Vecchio and the remains of San
Giovanni in Valdilago, or I can take a road,
full of ups and downs, that will take me to
the edge of a hilltop from where I can admire
amazing views of the lake.
In 1263, a Bohemian priest known as Peter
of Prague was passing through Bolsena and
stopped to say Mass at Saint Christina's altar.
The priest was tormented by theological
doubts relating to the transformation of the
bread and wine into the body and blood
of Christ during the Eucharist. As he was
blessing the bread, the priest was stunned
by a miracle that happened before his eyes:
blood came seeping out of the bread. The
Pope, who was living in Orvieto at the time,
was immediately told what had happened
and he ordered that the vestments worn by
the priest, which were soaked with blood
from the bread, be transferred to Orvieto
without delay.
I choose to reach Bolsena by way of the “old
town” road, taking the stretch of the Ancient
Via Cassia that goes down to the lake. After
Milestone LXXV, I pass by the tiny hamlet of
San Lorenzo alle Grotte, which is deserted
after having being abandoned in the latter
half of the 18th century because of unhealthy
air and constant landslides.
With the help of Popes Clement XIV and Pius
VI, the village was rebuilt further up, where
the air was healthier, on the spot where it still
stands today. This plan was entrusted to the
architect Francesco Navone, who apparently
took his inspiration from the Amalienborg
area of Copenhagen in planning the new
town.
As the "relics" were being transported, the
inhabitants of the towns through which the
"procession" travelled decided to pay tribute
to the Corpus Domini by throwing flower
petals onto the streets. In 1264, Pope Urban
IV instituted the Corpus Domini festival, and
from that year onwards the inhabitants of
Bolsena have preserved the tradition of the
"Infiorata" festival, which consists in making
large flower carpets on the ground.
Upon nearing the lakeshore I see in the
distance the remains of the San Giovanni
in Valdilago church, which was once at the
centre of a small village, but today is just a
ruin.
I continue walking towards Bolsena, but
sadly the lakeshore is inaccessible by foot,
so, with extreme caution due to the heavy
It takes me about an hour to visit the basilica.
Afterwards, I climb to the Monaldeschi della
26
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
Cervara Fortress, which houses the Lake
Bolsena Museum (Museo Territoriale del Lago
di Bolsena). I catch my breath for a moment,
and then enter the castle via a drawbridge:
the building deserves a visit in its own right.
The museum is divided into various sections
dedicated to the history of this area, from
the geological phases when the area was
formed, to the various phases of human
development, from early history to Etruscan
and Roman times, and from the Middle Ages
to the Renaissance. It also delves into folk
traditions and the local dialect.
ARROWS, THE BURIAL AND THE GLORY.
These were the tortures suffered by Christina,
which she miraculously survived. On the
eve of 23 July and the morning of the 24th,
podiums are erected in the squares of the
historic centre. On these podiums, tableaux
of the saint’s martyrdom are enacted with
warm enthusiasm by the people of Bolsena,
who continue to keep this ancient tradition
alive.
An entire section is dedicated to Lake
Bolsena, and I discover that it is Europe's
largest volcanic lake.
My passion for
archaeology encourages me to visit the
remains of the Etruscan-Roman town of
Volsinii, which are close to the museum.
Here I learn that the town was founded
after the Romans destroyed Velzna, modernday Orvieto. After destroying that city, the
Romans deported the survivors to the Volsini
Mountains (as the hills around the lake are
called).
The
collegiate
church
dedicated to Saint Christina
in Bolsena is famous for the Corpus Domini
Eucharistic miracle which took place in 1263
when a Bohemian priest saw Christ’s blood
seeping out of the holy bread as he was saying
Mass at Saint Christina’s tomb. Following
the miracle, Urban IV established the Corpus
Domini festival, and Saint Christina’s church
became a destination for pilgrimage, and this
is why I am here. Going through a Romanic
white marble entrance decorated with basreliefs I reach the Chapel of the Miracle, which
presents a Baroque structure. On the main
altar, the Holy Stones – which, according to
tradition, are stained with the blood of the
Eucharistic Miracle – are venerated. On
the minor altars one can admire two 18th
century paintings, one depicting St. John
the Evangelist with the Trinity, while the
other depicts the Madonna of Mount Carmel
with the souls from Purgatory, as well as
St. George and St. Christina (the latter are
Bolsena’s co-patron saint and patron saint
respectively). On the right is a chapel at the
centre of which stands the altar of the miracle
which is surrounded by a 16th century
parapet and is surmounted by a ciborium
supported by four Corinthian columns. The
front of the altar is a basalt stone bearing the
footprints left by Saint Christina. According
to tradition, the martyr was tied to this stone
and thrown into the lake, but the stone
miraculously kept her afloat. To the left of
the altar there is an archway which leads
to the saint’s sepulchre – which is covered
by a burial monument– and to the Christian
catacombs.
I only pay a quick visit, but long enough to
see the (not very well preserved) remains of
a huge spa, the area where the forum used
to be, and the Paintings House (Casa delle
Pitture), the rooms of which still contain
impressive frescoes.
It is late now and I must return to the hostel,
but before descending I spend some time
enjoying the evening sun, which at this time
of day turns the waters of the lake red.
The mysteries of Saint Christina,
the city’s patron saint. Every year on 2324 July, the town commemorates the tortures
suffered by the young Bolsena saint at the time
of the last persecutions by Emperor Diocletian.
The martyr’s actions are relived through the
so-called MYSTERIES “…real living relic of
sacred plays. . . “ THE CATHERINE WHEEL,
THE GRILLING BY FIRE, THE FURNACE,
THE LAKE, THE INFERNO, THE WHIPS, THE
SNAKES, THE CHOPPED-OFF TONGUE, THE
27
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
DETOUR
...da Acquapendente a Bolsena
...from Acquapendente to Bolsena
this road. Eventually, I turn left onto a
dirt track and a different world opens up
before me! Walking among woods and
cultivated fields, I head towards Bolsena,
as my eyes feast on the blue of the sky
and of the lake. White dirt tracks mark the
borders between fields, adding to a vast
array of colours.
From San Lorenzo Nuovo I can choose to
reach Bolsena by a road full of ups and
downs, even though the first part of this
road, around 1 Km, is on the Via Cassia,
where one must be extremely careful and
watch out for the heavy traffic that uses
Bolsena: il borgo medievale
Bolsena: medieval quarter
Lago di Bolsena: l’isola Bisentina
Lake Bolsena: Bisentina island
28
29
S.P. 8
Civita d’Arlena
31
Deviazioni dell’itinerario
Cassia Antica
m 590 s.l.m.
S.S. 2
Montefiascone
S.S. 2
S.P.127
S.P. 17
S.P.127
Montefiascone
S.S.71
S.S.71
S.S.71
m 590 s.l.m.
Cassia Antica
Madonna
del Riposo
Itinerario su strade secondarie
Madonna
Itinerario su strade statali del Riposo
S.S. 2
Quercia
del Pellegrino
m 467 s.l.m.
Quercia
del Pellegrino
m 467 s.l.m.
Civita d’Arlena
S.S. 2
S.S.71
S.P. 54
Da Bolsena a Montefiascone...
S.P. 8
Isola Martana
m 410 s.l.m.
Ponte
della Regina
m 410 s.l.m.
S.P. 54
Bosco Turona
Bosco Turona
Ponte
della Regina
S.S. 2
Fontanile Tascionara
m 450 s.l.m.
Pietre Lanciate
S.S. 2
m 450 s.l.m.
Fontanile Tascionara
S.P. 55
Pietre Lanciate
S.P. 55
From Bolsena to Montefiascone...
Isola Martana
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
2 km
1 km Provinciali
Strade
S.P.52
Deviazioni
dell’itinerario
su strade statali
Località
- Toponimi
Deviazioni
dell’itinerario
Centri
Storici
Strade
e intersezioni
Itinerario
su strade
statali pericolose
Strade Provinciali
Itinerario su strade secondarie
Strade Statali e Regionali
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Strade Statali
e Regionali
Confine
regionale
1 km
m 350 s.l.m.
m 350 s.l.m.
Bolsena
Bolsena
Itinerario su strade secondarie
S.S. 2
30
S.P.52
S.S. 2
Lago di Bolsena
S.S. 2
Lago di Bolsena
S.S. 2
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
Campo di girasoli nei pressi del lago di Bolsena
Sunflowers close to lake Bolsena
Da Bolsena a Montefiascone...
da asfaltata che mi porta ad incrociare la
Cassia, che attraverso per andare a visitare
l’antico ponte, forse medievale, che si trova a breve distanza. Poco dopo mi immetto di nuovo sull’antica consolare, prima di
svoltare a sinistra per una strada tranquilla,
ancora tra i campi. Di qui in salita fino a
Montefiascone. Passo di fronte alla basilica
di San Flaviano una delle più belle costruzioni romaniche della Tuscia Viterbese e
non posso non entrare. Lascio scorrere lo
sguardo sugli affreschi, sulla pietra antica
finemente scolpita... è un luogo che ispira
devozione.
Finalmente una pausa. Forse, dopo tanta
fatica potrò gustarmi un salutare bicchiere
di Est! Est!! Est!!!, vino bianco, dal gusto
secco, sapido, pieno e con un aroma di frutta morbido e piacevole. Il nome, piuttosto
originale, ha origine da un celebre evento
storico di cui parlerò più avanti.
Rifocillato e trovato posto all’ostello, seguendo con lo sguardo la grande cupola,
la terza d’Italia per dimensioni, giungo alla
cattedrale di Santa Margherita (fine XV
From Bolsena to Montefiascone...
secolo). Al suo interno la cripta accoglie le
spoglie di Santa Margherita di Antiochia,
martirizzata al tempo di Diocleziano. La chiesa, a pianta ottagonale con sette cappelle,
custodisce tra l’altro una statua marmorea
della Santa (attribuita alla scuola di Arnolfo
di Cambio), un pregevole crocifisso ligneo,
una terracotta di scuola robbiana con Madonna e Bambino e una pala seicentesca.
Montefiascone è stata città di papi e la curiosità mi spinge a salire fino alla Rocca dei
Papi (fine XII secolo), che, durante la crisi di
Avignone, costituì il centro degli affari politici
dell’intero Patrimonio di S. Pietro. Papa Urbano V la scelse come residenza estiva. Verso
la fine del XV secolo, Cesare Borgia la fece
trasformare in una rocca inespugnabile, seguendo un progetto di Antonio da Sangallo il
Vecchio poi realizzato da Antonio da Sangallo
il Giovane. Verso il 1500 iniziò il lento declino di questa struttura così fortificata, oramai
pressoché inutile in un territorio quasi completamente assoggettato al potere papale.
Oggi è sede del Museo dell’architettura di
Antonio da Sangallo il Giovane.
Uliveti e campi stanno a guardia
di quel che resta del basolato romano. Un senso di rispetto per
tanta storia mi prende mentre,
calcando l’antica strada, mi incammino verso Montefiascone.
Lungo l’antico tracciato
nei pressi di Montefiascone
Along the ancient path close
to Montefiascone
Parto come sempre di buon’ora. La prima tappa
è il parco di Turona con il sito archeologico della Civita d’Arlena. Sono visibili ancora i resti di
un tempietto etrusco presso una meraviglia della natura: un’enorme frattura vulcanica che ha
diviso il colle e che, nell’immaginario degli Etruschi del luogo, venne interpretata come una porta aperta verso il mondo infero, dove si riteneva
vivessero le divinità più venerate del territorio
volsiniese. All’interno del parco si trova un mulino ad acqua risalente al 1305 e dei ritrovamenti
di orgine villanoviana fanno presupporre che il
luogo fosse abitato sin dall’età del ferro. Continuo con un saliscendi lungo il crinale, un muretto
di confine accompagna per un po’ quell’antico
basolato che a tratti riaffiora tra i campi e tra gli
uliveti. Alla fine dello sterrato incontro una stra32
Montefiascone: panorama dalla rocc
a
Montefiascone: a view from the fort
ress
33
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
Basilica di San Flaviano
Robusta e austera mi appare
la Basilica con le sue tre arcate sopra le quali è una loggia
sulla cui balaustra campeggia il sigillo del Cardinal Aldovrandi che, nel XVIII secolo,
la completò. Da qui i pontefici
impartivano al popolo le benedizioni. In origine, quando fu
iniziata nel IX secolo, la chiesa era dedicata alla Madonna, successivamente prese il
nome dalle reliquie del martire Flaviano, in essa custodite.
Montefiascone: capitelli romanici nella
All’interno si trova una serie
basilica di S. Flaviano
di affreschi realizzati tra il
Montefiascone: Romanesque capitals in
XIV il XVI secolo... l’adoraziothe basilica of S. Flaviano
ne dei Magi; Cristo in trono
tra San Pietro e San Paolo;
Santa Margherita d’Alessan- Basilica di San Flaviano
a Montefiascone
dria con un drago...
Entro nella Cappella degli
Innocenti dove affreschi cinquecenteschi narrano “La
strage degli Innocenti” in un
paesaggio che ricorda quello del lago di Bolsena, con
uno scorcio della cittadina di
Montefiascone e la chiesa di
San Flaviano. Salgo per una
delle due scalinate che conducono al piano superiore. Poggiata alla parete dell’ingresso
è quella che, dalla letteratura
locale, viene indicata come la
cattedra di Urbano IV. In una
nicchia una piccola lapide ricorda la cononsacrazione della chiesa, da parte di papa Urbano IV, nel 1262.
34
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
a Montefiascone
basilica di S. Flaviano
Alcuni affreschi nella
Montefiascone
silica of S. Flaviano in
Some frescoes in the ba
Il Corteo storico, con numerosi personaggi tra i quali dame, arcieri,
maestri d’ascia e alabardieri, si svolge nel mese di agosto, nell’ambito della
Fiera del Vino. Si tratta della rievocazione leggendaria del viaggio di Giovanni Defuk. la leggenda narra che nel 1111 tra gli scudieri, i nobili , i
pellegrini e i prelati, diretti a Roma per l’incoronazione di Enrico V, c’era
anche un abate, Giovanni Defuk, amante della buona tavola e del buon bere,
accompagnato dal suo fedele servitore Martino. Quest’ultimo aveva il compito di indicare, lungo il tragitto, i luoghi in cui era disponibile del buon vino.
Dove lo trovava, doveva scrivere sulla porta “Est!” , cioè “c’è” in latino, e doveva
ripetere l’esclamazione dove il vino fosse stato ottimo. Arrivato a Montefiascone, Martino rimase particolarmente colpito dall’assaggio del vino locale
tanto che si convinse a sottolineare l’affermazione con la triplice esclamazione “Est! Est!! Est!!!”. La cosa non potè sfuggire al suo signore, il quale,
al ritorno da Roma, decise di stabilirsi a Montefiascone dove morì, si narra,
per il troppo bere. Il suo corpo fu tumulato nella chiesa di San Flaviano e sulla sua tomba si legge: “Per il troppo Est qui morì il mio signore”, scritto dal
servitore Martino.
35
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
Fields and olive groves seem almost to stand
guard over what remains of the Roman road.
I feel humbled by such a wealth of history
as, walking along the ancient road, I set off
for Montefiascone.
seven chapels, also contains a marble statue
of the saint (which is attributed to pupils of
Arnolfo di Cambio), a remarkable wooden
crucifix, a ceramic depicting the Madonna
with child, and a 17th century altarpiece.
As usual, I leave early. The first stop is at
the Turona Park and the Civita d'Arlena
archaeological site. Here the remains of a
small Etruscan temple are still evident next
to a natural portent: a huge volcanic rift
that has divided the hill in two and which
the Etruscans of this area believed to be the
gateway to the underworld - where it was
thought the most venerated gods of the
Volsinii area lived. Inside the park there is a
watermill dating from 1305 and a number of
Villanovan archaeological remains suggest
that this area has been inhabited since
the Iron Age. I continue along the hilltop,
following its undulating contours, and for
a time a small border wall runs along the
ancient road, which occasionally resurfaces
amid the fields and olive groves. At the end
of this dirt track a tarmac road appears and
I turn right and am finally going downhill.
I cross the Via Cassia, in an area near an
ancient bridge that probably dates from the
Middle Ages, then I must return to the Cassia
state road before I can finally turn left on to a
peaceful road through the fields. From here
onwards I must climb towards Montefiascone.
I pass in front of the Basilica of Saint Flavian,
one of Tuscia's most beautiful Romanic
buildings, and I just have to go inside. I gaze
upon the frescoes and finely carved ancient
stones... this place inspires devotion.
Montefiascone used to be a papal city, so
my curiosity compels me to climb up to the
Papal Fortress (Rocca dei Papi, dating from
the end of the 12th century), which during
the Avignon crisis became the centre for the
political affairs of the entire papal state, and
Pope Urban V also chose it as his summer
residence. Towards the end of the 15th
century it was turned into an impregnable
fortress at the behest of Cesare Borgia. The
project was prepared by Antonio da Sangallo
the Elder, and implemented by Antonio
da Sangallo the Younger. During the 16th
century, this heavily fortified building began
to fall into decline since it was redundant in
an area almost entirely dominated by the
popes.
Da Bolsena a Montefiascone...
From Bolsena to Montefiascone...
the two flights of stairs leading to a higher
storey. Against the wall by the entrance
is, according to local folklore, Urban IV's
desk. Inside a niche, a small memorial
tablet commemorates the consecration of
the church by Pope Urban IV in 1262.
travelled with his loyal servant Martino,
who had the task of highlighting the places
along the route where good wine could be
found. Wherever he did so he was to write
"Est!," Latin for "there is", on the door. In
cases where the wine was especially good,
he was to repeat this exclamation. When
Martino arrived in Montefiascone, he was
particularly struck by the local wine, so
much so that he highlighted this with a
triple exclamation: "Est!Est!!Est!!!" This
matter could not be ignored by his master
who, upon his return from Rome, decided
to settle in Montefiascone, where, it is said,
he died after drinking too much. His body
was buried in the church of Saint Flavian
and his gravestone reads: "My lord died
here for too much Est," an epitaph that
was written by his servant Martino.
The historical procession,
involving several characters – noble
women, archers, halberdiers – takes place
in August during the Wine Festival. This
is a re-enactment of the legendary journey
and wine-related death of Giovanni Defuk.
According to legend, in 1111 among
the knights, nobles, pilgrims and clerics
travelling to Rome for the coronation of
Henry V, was an abbot called Giovanni
Defuk, who loved good food and wine. He
Basilica of Saint Flavian The
Basilica looks robust and austere with
its arcade over which is a loggia, on the
balustrade of which the seal of Cardinal
Aldovrandi, who completed it in the 18th
century, figures prominently. From this
loggia the pontiffs used to bless the people.
Originally, when the building of the church
began in the 9th century, it was dedicated
to the Madonna, but it was later named
after the relics of the martyr Flavian, which
are kept here.
Finally I can take a break and perhaps after
such toil I can finally enjoy a healthy glass of
Est!Est!!Est!!!, a tasty dry white wine, which
has a soft, rounded, fruity taste. This rather
bizarre name is the outcome of a famous
event that I will discuss later.
Within are a series of frescoes dating from
the 14th to the 16th century. . . the adoration
of the Magi; an enthroned Christ between
Saints Peter and Paul; Saint Marguerite
with a dragon...
Feeling revived, and having found a place
at the hostel, I reach the Cathedral of Saint
Marguerite (15th century), finding it by
heading for its dome, the third largest in Italy.
The crypt inside contains the remains of
Saint Marguerite of Antakya, who became a
martyr in the days of Diocletian. The church,
which has an octagonal plan and includes
I enter the Chapel of the Innocents (Cappella
degli Innocenti), where 16th century
frescoes depict the Massacre of the Innocents
against a backdrop that is reminiscent of
Lake Bolsena, and which offer a glimpse
of the small town of Montefiascone and of
Saint Flavian's church. I climb up one of
36
Panorama del lago di Bolsena dalla Civita d’Arlena
A View of lake Bolsena from Civita d’Arlena
37
S.S. 2
38
S.P. 17
S.P. 7
39
Strade Statali e Regionali
Strade Provinciali
S.P.52
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
2
Itinerario S.P.
su strade
statali
Bullicame
Deviazioni dell’itinerario
Bagnaccio
Viterbo
S.P. 2
Bullicame
S.S.675
S.S.675m 326 s.l.m.
S.P. 5
S.S. 2
S.R. 2
S.P.22
S.S. 2
S.S
Vi
S.P. 5
From Montefiascone to Viterbo...
Itinerario su strade statali
S.R. 2
Itinerario su strade secondarie
S.S. 2
S.P. 7
S.P. 5
Da Montefiascone a Viterbo...
S.S. 2
Bagnaccio
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
S.P. 17
From Montefiascone to Viterbo...
Itinerario su strade secondarie
i pericolose
ionali
1 km
Strade Provinciali
S.P.52
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
rario su strade statali
erario
statali
secondarie
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
S.S. 2
Montefiascone
m 590 s.l.m.
Cassia Antica
Madonna
del Riposo
S.P.127
Cassia AnticaDeviazioni dell’itinerario
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Madonna
del Riposo
S.S. 2
Montefiascone
m 590 s.l.m.
S.S.71
S.P.127
Da Montefiascone a Viterbo...
Da Montefiascone a Viterbo...
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
Viterbo è famosa per le sue fontan
e...
Viterbo is famous for its fountains
...
Da Montefiascone, uno sguardo verso Viterbo...
From Montefiascone, looking towards Viterbo...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
Testimone dell’antica strada,
riaffiora di nuovo il basolato romano della Via Cassia e ancora
sono vinto da una grande emozione... mi sento veramente un
“romipete” d’altri tempi...Disceso
dalla collina di Montefiascone, seguendo il filo
della vecchia Cassia, affronto la pianura che
mi divide dalla città di Viterbo camminando
tra i campi coltivati, stando attendo ad evitare le enormi pozzanghere, eredità dell’ultimo acquazzone. La strada di campagna è
molto rovinata dalle ruote dei trattori, ma qui
l’economia è agricola e sopporto i disagi del
viaggio lasciando che lo sguardo spazi lontano, all’orizzonte, sulle dolci curve dei Monti
Cimini.
Prima della vista è l’olfatto che mi avverte
di essere vicino alla meta: il caratteristico
odore di acqua solfurea mi conferma di es-
Pozze del “Bagnaccio” lungo la
strada per Viterbo
Pools of “Bagnaccio” on the way
to Viterbo
40
sere giunto nei pressi delle sorgenti termali
del Bagnaccio. Che fortuna per i viterbesi
avere a disposizioni queste vasche naturali
di acqua caldissima e benefica, ad ingresso
libero, curate e protette amorevolmente da
cittadini volonterosi. Tolgo le scarpe e i miei
piedi ringraziano per questa meraviglia della
natura! Sono moltissime le sorgenti di questo tipo presenti nella zona. Qui vi facevano
tappa le legioni romane che effettuavano la
“quarantena” per purificarsi prima di entrare
in Roma.
Riprendo il cammino e a mezzogiorno arrivo a Viterbo. Mi dirigo verso l’ostello dove
passerò la notte. Dopo la timbratura delle
Credenziali mi tuffo alla scoperta delle meraviglie medievali di Viterbium.
Per dovere di cronaca, devo ricordare che
in origine il percorso dei pellegrini non transitava per la città ma seguiva la direttrice
della antica Cassia Consolare, situata a
circa 1 miglio ad ovest; questa condizione
privilegiava altri centri che i viterbesi, per
ragioni economiche e di potere, fra il 1137
ed il 1187 rasero al suolo (San Flaviano,
Ferento e San Valentino), obbligando i vian-
From Montefiascone to Viterbo...
danti a fermarsi nella città, condizioni che
le portarono fama e ricchezza.
Piazza del Plebiscito, il cui nucleo nacque
verso la metà del ‘200 per ospitare la nuova sede del Comune, è dominata dalla Torre
dell’Orologio. è chiusa sui tre lati da palazzi
maestosi che probabilmente appartennero
nei secoli passati a Priori, Podestà e Capitani del Popolo. Tra questi il palazzo dei Priori,
edificato tra il XIII e il XVII secolo, è sede del
Comune. Entro nel cortile e scopro che un
bel colonnato sorregge un bellissimo piano
nobile affrescato con scene che raccontano
le origini mitologiche viterbesi. Dal giardino
volgo un primo sguardo al Palazzo Papale
verso il quale mi dirigo percorrendo via San
Lorenzo e attraversando Piazza della Morte,
che prende il nome da una comunità religiosa detta “dell’orazione e della morte”, che lì
aveva sede. Al centro della piazza vi è una
delle più antiche fontane a fuso tipiche di Viterbo, che hanno tutte teste di leone e grosse
foglie che decorano la parte alta del fuso.
Quella in questione fu costruita nel 1206 ma
venne distrutta poco dopo, a causa di una
ribellione, per essere poi ricostruita verso la
metà del 1200.
Attraverso il Ponte del Duomo e giungo al
luogo più antico di Viterbo, il longobardo Castrum Viterbii, e mi si apre davanti piazza San
Lorenzo con la cattedrale dedicata all’omonimo martire, il campanile trecentesco a fasce
bianche e brune e il celebre Palazzo dei Papi,
la cui loggia ad archi gotici è divenuta il simbolo della città.
Il duomo fu costruito nel XII secolo in stile romanico mentre la facciata risale al ‘500. L’interno ha conservato le sue forme originarie,
seppur ingentilite da alcune aggiunte successive.
Mi fermo sul sagrato per qualche fotografia,
prima di proseguire la mia visita verso il quartiere di San Pellegrino, uno degli esempi di
urbanistica medievale meglio conservati in Italia. Tutto il quartiere ruota intorno alla pittoresca Piazza di San Pellegrino, nel cuore storico
della città.
Proseguo la conoscenza di Viterbo con una visita al Museo della Ceramica della Tuscia, a
Palazzo Brugiotti, in Via Cavour, dove è conservata una collezione di circa 200 reperti ceramici (dal XII al tardo XVII secolo) compresi i
41
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
vasi da farmacia dell’Ospedale Grande degli Infermi. Il museo Brugiotti mi conferma
l’importante ruolo svolto dall’arte ceramica
nella zona, dal Medioevo al Rinascimento,
così come riconosciuto da numerosi statuti
cittadini e testimoniato da Federico II che,
nel 1240, scelse Viterbo per la Settima Fiera Universale dell’Impero.
Finita la visita, raggiungo il vicino Corso
Italia, via di passeggio e di shopping cittadino e decido di chiudere qui la mia giornata. Domani proseguirò con la scoperta
delle altre bellezze viterbesi.
Inizio di buon mattino con la visita al Santuario di Santa Rosa, dove si conserva il
corpo della Santa Patrona (1233-1251),
raro caso di mummificazione naturale. Utilizzando uno dei bus urbani mi reco a visitare il Santuario mariano della Madonna
della Quercia (a circa 2 Km. di distanza)
eretto tra ‘400 e ‘500 come voto a un’immagine miracolosa. Sulla facciata spiccano
i portali finemente decorati e le lunette di
Andrea della Robbia (1503).
Decido di tornare in città a piedi e di fermarmi lungo le mura, per ammirare questo
spettacolare esempio di cinta muraria per-
Viterbo: uno scorcio della facciata del
duomo e del campanile
Viterbo: a view of the Duomo façade
and the bell tower
PALAZZO PAPALE
Entrando nella piazza resto colpito dalla bellissima Loggia delle Benedizioni che si staglia contro il cielo come un autentico merletto di pietra. Il Palazzo Papale fu costruito tra il 1255 e il 1267 ed è uno dei simboli della città.
Sede fissa di cinque pontefici tra il 1266 e 1281, è qui che si coniò il termine
“conclave” in seguito ai fatti accaduti nel 1271, nel corso di una tormentata
elezione pontificia, la più lunga della storia: 33 mesi e un giorno. Nel 1268
doveva eleggersi il successore di Urbano IV e i cardinali, divisi in due fazioni contrapposte, non riuscivano ad accordarsi. Si decise allora di chiudere a
chiave i cardinali all’interno del Palazzo (da qui l’etimologia della parola
conclave, dal latino cum clave). Ma l’elezione tardava ad arrivare e i viterbesi
reagirono con un’azione drastica: scoperchiarono il tetto del palazzo, espondendo così i religiosi alle intemperie. A quel punto, dopo breve tempo, il nuovo
papa fu eletto con il nome di Gregorio X e fu proprio lui - durante il II Concilio
di Lione - a sancire la chiusura dei cardinali come condizione necessaria per
l’elezione papale, così da evitare ritardi e tentativi di corruzione esterna come
molte volte si era verificato.
42
Palazzo dei Papi a Viterbo: un particolare della Loggia delle Benedizioni
Popes’ palace in Viterbo: “Blessing
Loggia” (detail)
Il pittoresco quartiere di San Pellegrino
The picturesque San Pellegrino quarter
Palazzo dei Papi
a Viterbo
43
QUARTIERE DI SAN
PELLEGRINO Appena ci si
addentra tra i vicoli e le
piazzette, una serie di
scorci
suggestivi ci avverton
o che
stiamo entrando in un
o dei
quartieri medievali me
glio
conservati in italia.
Mi soffermo nella piazz
etta
centrale e scatto qualche
foto
al palazzo della nobile
famiglia guelfa degli Aless
andri
(XIII sec.), con i suoi arc
hi, le
sue colonne... Nelle vie
attorno, eleganti profferli (sc
alate esterne che si appog
giabo
sopra un arco), torri, arc
hi e
ballatoi completano il qu
adro
medievale.
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
Santuario di S. Rosa, patrona della città
Sanctuary of S. Rosa, the town’s patron
saint
Viterbo: le mura nei pressi di Porta Faul
Viterbo: City walls near Porta Faul
44
(foto M. Mattioli)
L’alba di un nuovo giorno mi riporta alla
realtà dei nostri tempi...sì perché questa
notte il mio sonno è stato popolato da quei
personaggi antichi che hanno reso famosa,
anche per fatti cruenti, questa città: nomi
di santi, papi, imperatori, letti sulle tante
epigrafi che ho trovato in questi due giorni trascorsi a Viterbo... Da moderno pellegrino, che può far ricorso ad altri mezzi
di locomozione oltre ai piedi o al cavallo,
mi ripropongo di tornare a visitare questa
città, magari proprio in occasione della
festa di Santa Rosa, per scoprire i borghi
che la circondano e che, troppo lontani dal
tracciato della Francigena, non posso raggiungere in questa occasione.
(foto archivio Provincia di Viterbo)
fettamente conservata. Quindici porte, di
cui alcune ancora a forme medioevali, altre
ampliate in forme monumentali dal ‘600
in poi, diverse torri di guardia, pittoreschi
tratti merlati caratterizzano una delle cinte
murarie meglio conservate in Italia e conferiscono alla città la tipica forma a “fegato”.
La Macchina di Santa Rosa
Ogni anno, la sera del 3 settembre, la Macchina di S. Rosa, una torre luminosa alta
28 metri sulla quale è collocata la statua
della santa protettrice, attraversa Viterbo
trasportata a spalla da cento facchini. Tutte
le luci della città vengono spente così da rendere l’atmosfera ancora più suggestiva.
Le origini della macchina sono legate alla
traslazione del corpo di S. Rosa dalla Chiesa di S. Maria in Poggio al Santuario a
lei dedicato, voluta dal papa Alessandro IV
intorno al 1260. I viterbesi vollero ripetere
questa processione avvenuta il 4 settembre,
trasportando su un baldacchino un’immagine illuminta della concittadina patrona.
Il baldacchino assunse nel tempo dimensioni sempre maggiori fino a trasformarsi nelle attuali “macchine”.
45
Santuario della Madonna della
Quercia: stemma
Sanctuary of Madonna della
Quercia: coat of arms
Porta del Carmine: quartiere
di Pianoscarano a Viterbo
Porta del Carmine, Pianoscarano
quarter in Viterbo
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
I find again the Roman pavement of the via
Cassia which witnesses the former road
and I’m caught by an intense emotion,
really feeling myself as an ancient pilgrim
bound for Rome.
three sides by majestic buildings which
in the past centuries belonged to Priors,
Podestà and Governors. Among these, the
Prior building, built between the XIII and
the XVII century, is nowadays the seat
of the Municipality. I enter the courtyard
and discover a beautiful colonnade and a
wonderful main floor frescoed with scenes
depicting the mythological origins of
Viterbo.
At the bottom of the Montefiascone hill I
keep following the via Cassia track and
walk through a vast plain towards the city
of Viterbo, passing by cultivated fields and
avoiding large puddles produced by the
last rainfall. I can easily bear some little
disease such as country roads spoiled by
the wheels of the tractors because I realize
agriculture is the main activity in the area,
so I allow my eyes to look far away, on the
horizon, towards the friendly shapes of the
Cimini Mountains.
From the garden I take a glance at the
Papal Palace which is my next destination.
I walk along via San Lorenzo and cross
Piazza della Morte which has a worrisome
name because in ancient times there
stood a religious community called “of
the oration and of death”. At the centre of
the square stands one of the most ancient
spindle-shaped fountains in Viterbo. All
of these fountains are decorated with
lion heads and big leaves on the upper
part of the spindle. The one in Piazza
della Morte was built in 1206 but was
soon destroyed because of a riot and was
then reconstructed around half of the XIII
century.
It’s not the sight but the sense of smell that
tells me I’m near to a very peculiar place,
the Bagnaccio hot springs with a typical
odour of sulphuric water all around. The
citizens of Viterbo are really lucky to have
free access to these healthy hot water
natural pools, which are lovingly managed
and protected by a group of volunteers. I
take my shoes off and my feet are thankful
to this wonder of nature! There are many
other similar springs in the area. Roman
legions used to stop here for a purification
time, the “quarantine”, before continuing
their march for the final stretch towards
Rome.
I cross the Ponte del Duomo to reach the
ancient heart of Viterbo, the longobard
Castrum Viterbii. The first thing I see is
piazza San Lorenzo with the Cathedral
dedicated to the homonymous martyr. The
XIV century bell tower is decorated with
white and dark bands while the famous
Papal Palace shows a loggia with gothic
arches which has become the symbol of
the city.
At noon I arrive in Viterbo and go straight
to the hostel where I’ll stay for the night.
After the stamping I would like to discover
the mediaeval marvels of “Viterbium”.
The Romanesque cathedral was built in the
XII century but has a XVI century façade.
The inside has kept its original shapes
even though several other elements have
been added throughout the time.
To be more precise, I must point out that
originally the course of pilgrims did not
pass through the city but followed the track
of ancient via Cassia, which was located
about one mile westwards. This was a
rare privilege for the other villages along
the pilgrims walk: San Flaviano, Ferento
and San Valentino. These places were
destroyed for economic purposes by the
inhabitants of Viterbo between the years
1137 and 1187. In this way the city gained
fame and prosperity because passers were
forced to stop for their needs.
I stop on the churchyard to take some
pictures and then I continue my visit
towards the San Pellegrino quarter which
is one of the best examples in Italy of
mediaeval town planning. The whole
quarter was built around the picturesque
Piazza di San Pellegrino in the historical
heart of the town. I continue with a visit
to the Museo della Ceramica della Tuscia,
hosted by the Brugiotti Palace in Via
Cavour. This museum owns a rich collection
of some 200 ceramic finds (ranging from
the XII century to the late XVII century),
Piazza del Plebiscito is dominated by
the clock tower. The square was built in
the first half of the XIII century to host a
new seat for the Commune. It’s closed on
46
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
PAPAL PALACE The first thing I see in
the square is the beautiful Loggia delle
Benedizioni (blessing loggia), with gothic
embattled mullions, which stands out
against the sky as a pure stone lace. The
Papal Palace is one if the symbols of the
city. It was built between 1255 and 1267
and was the official seat for five popes
between 1266 and 1281. It is here that the
word “conclave” was first coined in 1271,
at the end of a troubled papal election, the
longest ever in history, which lasted for 33
months and one day. In 1268 the successor
of pope Urban IV was meant to be elected
but the cardinals were divided into two
opposite factions and didn’t manage to
reach an agreement whether to choose a
French or an Italian pope. It was so decided
to lock the cardinals into the palace (so
this explains the etymology of the word
conclave, from the Latin “cum clave”). But
still the election was continuously delayed
so that the Viterbo citizens planned a
drastic action. They took the roof off the
building thus exposing the religious men
to weather conditions. The agreement was
soon found and a new pope was elected
with the name of Gregory X. It was exactly
the pope that, during the second Lyon
Council, officially ratified the locking of
the cardinals as a necessary condition for
the papal election in order to avoid delays
and possible corruptions.
including some pharmacy pots coming
from the Ospedale Grande degli Infermi.
The Brugiotti museum tells about the
very important role played by ceramics in
this area during the Middle Ages and the
Renaissance. Many ancient city statutes
recognize this fact and in 1240 emperor
Fredrick II chose Viterbo as the seat for the
7 th Universal Fair of the Empire.
At the end of the visit I reach Corso Italia
which is the most important road in
town for shopping and social activities. I
decide to stop for today. Tomorrow I will
continue discovering other beautiful sites
in Viterbo.
I begin early in the morning by visiting
the Santuario di Santa Rosa. Santa Rosa
(1232 – 1251) is Viterbo’s patron saint and
her body, which is a rare case of natural
mummification, is kept in the sanctuary. I
then take a bus to the Santuario mariano
della Madonna della Quercia, some 2
kilometres out of town. This holy site was
built between the XV and the XVI century
as a vow to a miraculous picture. The
façade is enriched by three finely decorated
portals and by ceramic lunettes created by
Andrea della Robbia in 1503.
I decide to get back in town on foot and
to stop along the city walls to admire this
astonishing example of perfectly well
kept surrounding walls. Fifteen gates of
mediaeval or monumental shapes, several
watch towers and many picturesque
battlements characterise one of the most
well kept city walls in Italy and give to the
map of the ancient city a typical “liver”
shape.
SAN PELLEGRINO QUARTER As
soon as I walk through the alleys and
little squares a series of impressive glimpses
warns me that I’m entering in one of the
best preserved mediaeval quarters in Italy.
A new day’s dawn brings me back to
everyday life. Last night my dreams were
filled with the various ancient characters
that gave fame and glory to this town.
Names of saints, popes emperors which
are engraved in so many epigraphs I was
able to read during these two days in
Viterbo… As a modern pilgrim that can
rely on other means of transport besides
feet and horse I intend to come back
again to visit this town, maybe on the
occasion of Santa Rosa, the patron saint’s
day. Also with the aim of discovering the
surrounding villages, which are too far
away from the layout of the Francigena
road and cannot be reached at present.
I stop in the central square and take some
pictures of the Guelph Alessandri family
palace (XIII century) with its arches
and columns… In the alleys around the
mediaeval setting is completed by elegant
staircases, towers, arches and balconies.
THE SANTA ROSA ‘MACHINE’
Every year, in the evening of
September 3rd, the Santa Rosa machine runs
across Viterbo brought on the shoulders by
one hundred “porters”. The machine is a 28
metres high luminous tower surmounted
by the statue of the patron saint Santa Rosa.
47
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
Da Montefiascone a Viterbo...
From Montefiascone to Viterbo...
Sanctuary which was specifically devoted
to her. The inhabitants of Viterbo wanted
to recall this procession, which took place
on Semptember 4 th, by carrying every year
on a canopy a luminous image of the fellow
citizen patron saint. As time went by the
canopy grew more and more till it reached
the shape of the present “machine”.
When it runs, all the lights of the city
are turned off to make a more impressive
atmosphere.
The origins of the machine are connected
to the transfer of the saints body, ordered
by pope Alexander IV in 1260, from the
Santa Maria in Poggio church to the
Viterbo di notte
Viterbo by night
Il leone, simbolo araldico di Viterbo
The lion, heraldic symbol of Viterbo
Il pittoresco quartiere di San Pellegrino
The picturesque San Pellegrino quarter
48
Viterbo: Palazzo Papale
Viterbo: Papal Palace
49
50
1 km
Strade Provinciali
S.P.52
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
51
From Viterbo, as announced in the introduction,
you can choose to go along the valley route or the
mountain route. The first one crosses the territories of
Vetralla, Capranica, Sutri and Monterosi; the second
one goes up to Ronciglione and then slopes to Nepi to
meet the valley route after Monterosi...
S.P.52
S.S.1bis
S.S. 2
Vetralla
m 300 s.l.m.
S.P.41
Strade Provinciali
Strade Statali e Regionali
Cura
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
m 300 s.l.m
.
Itinerario su strade
statali
S.S. 2
S.P.80
m 458 s.l.m.
Botte
S.P. 9
S.P.80
S.P.80
San Martino al Cimino
Chiesa
Madonna di Loreto
S.P.80
Cura
S. Maria dei Forcassi
S.S. 2
S.P. 1
m 326 s.l.m.
S.P. 9
S.P. 1
Viterbo
S.S.675
San Martino al Cimino
S.P.10
S.P.10
S.S. 2
m 326 s.l.m.
Viterbo
S.P. 5
S.P.86
Cartie
m 480 s.
Cartiera
m 480 s.l.m
S.P.22
Da Viterbo a Vetralla...
Itinerario su strade secondarie
Da Viterbo, come già indicato nell’introduzione, è
possibile scegliere di percorrere la via di valle o la
via di montagna. La prima attraversa i comuni di
Vetralla, Capranica, Sutri e Monterosi, la seconda
sale fino a Ronciglione per poi scendere a Nepi e
ritrovare la via di valle dopo Monterosi...
S.S.1bis
Bullicame
S.P. 2
S. Maria dei Forcassi
S.S.675
S.S.675
S.R. 2
From Viterbo to Vetralla...
Vetralla
S.S. 2
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
2 km
Itinerario su strade statali
Confine
regionale
Itinerario
su strade secondarie
Località - Toponimi
Centri Storici
S.S. 2
1 km
Strade Provinciali
S.P.52
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
S.P. 2
Bullicame
Da Viterbo a Vetralla...
From Viterbo to Vetralla...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
From Viterbo to Vetralla...
Il Ponte Camillario, appena fuori Viterbo
Ponte Camillario, just outside Viterbo
Alle spalle Palazzo Papale e lo
sguardo verso Porta di Valle...
riprendo il cammino per vie
di campagna... ad ogni passo trovo
memorie etrusche. Le necropoli, come
quella di Poggio Giudio che incontro sul
mio cammino, sono state spesso riutilizzate
come fornaci, magazzini...Tante attività
artigiane hanno trovato posto in quelle
che furono l’ultima dimora degli uomini
di questa terra generosa, creando così un
ponte che, attraverso la memoria, collega il
passato al futuro.
Ancora il caratteristico odore mi ricorda
che mi sto avvinando al Bullicame che sfioro soltanto passando vicino alle Terme dei
Papi e mi immetto sull’Itinerario della Fede
contrassegnato dalle 14 stazioni della Via
Crucis.
Alcuni basoli sono dispersi sul terreno, ultime tracce dell’antica Cassia Consolare che
mi conduce al Ponte Camillario costruito
dai Romani e di cui rimane un’unica imponente arcata che occhieggia tra i canneti.
Sul ponte furono decapitati San Valentino e
Sant’Ilario, primi santi protettori di Viterbo.
Porta di Valle, ingresso pedonale
alla città di Viterbo
Porta di Valle, pedestrian gate to
Viterbo
52
Da Viterbo a Vetralla...
Con il ponte alle spalle mi dirigo a sud fino ad
arrivare ad un cancello che mi sbarra la strada. Un breve momento di smarrimento...cosa
fare? Ma ecco, mi raggiunge il proprietario del
terreno, un uomo dal cuore gentile, che con
molta cortesia si presta a farmi da guida lungo
questo Itinerario della Fede. Mi spiega che il
cancelletto pedonale è sempre aperto, chiuso
solo da un paletto senza lucchetto.
È doveroso, una volta entrati, richiudere (siamo in proprietà privata).
All’interno dell’area una “piramide” di ferro e
vetro protegge una tomba etrusca che la tradizione vuole sia il luogo dove una pia donna
nascose i corpi martirizzati dei Santi Valentino
e Ilario.
Quando esco all’aria aperta il sole mi abbaglia. Saluto il generoso amico e riparto.
Poco dopo cammino sulla sterrata che sottopassa la superstrada TERNI-ORTE-CIVITAVECCHIA e che, per un lungo tratto, le corre parallela. Da un lato il silenzio dei campi,
dall’altro il rombo dei motori, e io nel mezzo,
metafora del mio cammino, tra passato e presente, tra ricerca interiore e materialità delle
cose.
Mi trovo ora su una sterrata che si srotola tra
gli uliveti e giungo nei pressi di un’antica cisterna romana; al mio sguardo si apre il limite
occidentale della caldera del lago di Vico con
il suo punto più alto, il Monte Fogliano. Supero il sovrappasso della Cassia e proseguo.
…i toponimi e altri riferimenti mi raccontano
dell’umanità penitente che in passato ha calcato, anzitutto a piedi, queste contrade…e mi
accingo per l’appunto a percorrere la strada
Sasso San Pellegrino.
Dopo aver costeggiato il Fosso della Doganella, praticamente sempre in secca, sulla
destra scorgo un accenno di sentiero che
in breve mi porta nell’alveo del fosso ma ne
esco poco dopo. Una breve ma irta salita e
mi trovo davanti ad un recinto, con tanto di
rete elettrificata, forse un allevamento di animali… lì intorno sono due o tre case rurali ed
alcuni magazzini. Sono in proprietà privata,
debbo il massimo rispetto sia della natura
che dei beni altrui!…e se incontrassi proprietari o garzoni?...spero che il mio sudore, la
mia fatica ed il mio sorriso siano un buon
“passaporto”.
Dopo poco ricomincia l’asfalto, di lato è
From Viterbo to Vetralla...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
Da Viterbo a Vetralla...
S. Maria in Forcassi vicino Vetralla: affeschi
S. Maria in Forcassi near Vetralla:
frescoes
un’antica cisterna romana appena visibile fra
i rovi. Mi dirigo verso il Foro Cassio, luogo
scelto dai romani quale stazione di posta sulla
Consolare. L’Arcivescovo Sigerico, nel viaggio di rientro a Canterbury nel 994, parlò nel
“suo” diario di questo luogo identificando la
tappa con la numerazione V (quinta) e nominandola “Furcari”. Ma dell’antica chiesa di
Santa Maria e delle strutture di accoglienza
non restano che rovine e incuria.
Mestamente torno indietro sui miei passi in
direzione di Vetralla. Attraverso un incrocio
regolato da semaforo, salgo per Via della Pietà
e raggiungo Via Roma. Mi dirigo verso la Chiesa di San Francesco, nei pressi della quale si
trova l’ostello dove passerò la notte. Solita
ricerca di una locanda per il pranzo, quattro
chiacchiere per conoscere meglio i vetrallesi e
con grande stupore scopro che questo centro
del viterbese (unica città in Italia e forse nel
mondo) può vantare la protezione della corona inglese da quasi 500 anni. Fra le prove
lo stemma del re Enrico VIII sullo scalone del
Comune e la corrispondenza con la comunità
cittadina conservata nel castello di Windsor.
Dopo un breve riposo inizio la scoperta della cittadina. Prima tappa è la chiesa di San
Francesco con i suoi pregevoli pavimenti, gli
splendidi affreschi e l’antica cripta. Poi torno
53
Da Viterbo a Vetralla...
Da Viterbo a Vetralla...
From Viterbo to Vetralla...
Chiesa di San Francesco
Monumento di stile romanico, costruito sui resti di un
edificio precedente, conserva
al suo interno una pregevole cripta databile intorno al
VII-VIII sec., che vale proprio la
pena visitare.
La chiesa, già S. Maria di
Valle Caiano, fu dedicata a S.
Francesco agli inzi del 1400,
quando papa Innocenzo VII
trasferì il complesso ai Frati
Minori.
Da notare sulla facciata, costruita con blocchi squadrati
di peperino e di tufo, un blocco marmoreo con un’epigrafe
romana proveniente probabilmente da Foro Cassio.
All’interno, ciò che colpisce
maggiormente è il bellissimo
pavimento marmoreo in stile
cosmatesco. A San Francesco
è dedicata una serie di affreschi raffiguranti episodi della vita del Santo (XVII-XVIII
sec.).
Scendo la scalata che mi porta
nella cripta ad oratorio scavata nel tufo, con soffitto a volte
a crociera costolonate, su cui si
conservano importanti tracce
di una decorazione pittorica
(prima metà del XII sec.). Le
rare tracce di colore sulle pareti
mi lasciano pensare che originariamente fossero affrescate.
(foto P.A. Canepa)
From Viterbo to Vetralla...
Lo sposalizio dell’albero
Nell’area di fronte all’Eremo di Sant’Angelo, sul Monte Foglian
o, si svolge
“lo sposalizio dell’albero”, una singolare festa di primavera che ha
origine nel
Medioevo. La storia racconta che nel 1432 papa Eugenio IV donò i possedi
menti
del monte Fogliano, a lungo contesi dalle comunità vicine, ai vetralle
si. Dal
1470, si stabilì la pratica di riconfermare questo possesso con un atto
pubblico.
In tale occasione è il sindaco di Vetralla, in rappresentanza dell’intera
comunità, a rogare l’atto di possesso che conferma l’appartenenza dei boschi
dell’intero
monte alla popolazione vetrallese. Il rito si svolge al cospetto di un cerro
secolare,
inghirlandato per l’occasione con fiori, ginestre, narcisi e un velo da
sposa. La
ricorrenza cade l’8 maggio, giorno in cui si festeggia l’apparizione
di San
Michele Arcangelo.
A circa 4 Km. dal paese si trova la necropoli di Grotta Porcina che deve il suo nome
all’uso, fatto nei secoli, come ricovero di
animali ma che, in realtà, rappresenta uno
dei più importanti documenti dell’architettura funeraria etrusca riportato alla luce nel
1965. è costituita da numerose tombe a
fossa, da un imponente tumulo, da un’immensa tomba a camera con soffitto a cassettoni e da numerose altre tombe, testimonianze dell’origine etrusca di Vetralla. è un
sito che porta un pellegrino come me lontano dal percorso ma varrà la pena, se torno da queste parti, di andarlo a visitare. La
giornata volge al termine. Mi dirigo all’ostello e mi preparo per la tappa di domani.
verso il Duomo dedicato a Sant’Andrea Apostolo, edificato nella prima metà del 1700.
Non riuscendo a scorgere nessun riferimento al
santo a cui è dedicata la chiesa, chiedo ad un
fedele. Scopro che un tempo, secondo la leggenda, qui sarebbero state conservate alcune
sue reliquie.
Curiosità soddisfatta, mi dirigo al Museo della
Città e del Territorio istituito nel 1993. Vi sono
esposti strumenti di lavoro e prodotti dell’artigianato tradizionale, ceramiche di Vetralla e
ceramiche popolari del Lazio, oltre a utensili
e manufatti di altro materiale. Ancora ricorre il tema della ceramica, che fu una risorsa
economica molto importante per tutta questa zona.
54
Vetralla: chiesa di S. Francesco
Vetralla, S. Francesco church
drea
Vetralla: Duomo, dedicato a Sant’An
55
Da Viterbo a Vetralla...
From Viterbo to Vetralla...
Turning my back to the Papal Palace and
looking towards Porta di Valle…
lake Vico with the highest peak of Mount
Fogliano. I get on the passage over the Cassia
road and keep going.
I start walking again along country roads…
at each step finding Etruscan memories.
Necropolis, like the one at Poggio Giudio,
have often been used for different purposes:
furnaces, deposits and handicraft activities
found place in those which were the last
home of the men living on this generous land,
like a bridge which, through memory, links
past to future.
... toponyms and other references tell me
about a repentant humanity that in the past
has walked, mainly by foot, through these
districts... and I am just going to hike over the
road Sasso San Pellegrino.
After walking along the Fosso della Doganella,
almost ever dry, I notice the trace of a path on
the right that in short time leads me to the bed
of the ditch from which I get out a little later.
Once again the typical smell reminds me I am
approaching the Bullicame which I just pass
by as I get close to the Papal Terms and reach
the Faith Itinerary marked by the 14 stations
of Via Crucis.
After a short but steep ascent I find a paddock
in front of me, provided with an electrified
wire netting, possibly an animal farm... it
looks almost like a concentration camp...
round it there are two or three rural houses
and some deposits. They must be a private
property, so I give maximum respect both to
nature and to other people’s belongings!...
what if I meet owners or helpers?... I hope my
sweat, my tiredness and my smile can be a
good enough passport.
Some trachyte flagstones lay spread on the
ground, last traces of the ancient Cassia
Consolare that leads me to Ponte Camillario
built by the Romans, of which is left a single
impressive arcade gazing among reeds. Over
this bridge San Valentino and Sant’Ilario, first
saint protectors of Viterbo, were decapitated.
After a while the asphalt starts again, on
one side there is an old Roman cistern
hardly visible among the brambles. I direct
myself towards Foro Cassio, site chosen by
Romans as a post station on road Consolare.
Archbishop Sigerico, during his trip back to
Canterbury in 994, spoke in “his” diary about
this place identifying the stop with number
V (fifth) and naming it “Furcari”. But all
is left of the ancient Church of Santa Maria
and the receptive structures are ruins and
carelessness.
Leaving the bridge at my back I walk
southward till I reach a gate that blocks my
way. A short moment of confusion... what
shall I do? But here comes the owner of the
land, a gentle hearted man, who very kindly
leads me along this Faith Itinerary. He explains
that the small pedestrian gate is always open,
only closed with a wooden strip with no lock.
After passing by, we are due to close it (we
are on private property).
Within the area an iron and glass “pyramid“
protects an Etruscan tomb where, according
to tradition, a woman hid the martyred corps
of Saints Valentino and Ilario.
Sadly I return on my steps towards Vetralla. I
pass a crossing regulated by traffic lights, go
up Via della Pietà and reach Via Roma.
As I go back to the open air the sun dazzles
me. I greet my generous friend and leave.
I walk towards the Church of San Francesco,
close to the hostel where I am going to stay
overnight. Usual search for an inn where
to have lunch, a chat to better know the
inhabitants of Vetralla and at my astonishment
I find out that this town of the Viterbo province
(the only city in Italy and maybe in the whole
world) can praise the protection of the British
Crown since 500 years. Among evidences, the
coat of arms of King Henry VIII on the stairs of
the Municipality and the mail with the Town
community kept in the Castle of Windsor.
After a while I walk on a dirt road passing
underneath the highway TERNI-ORTECIVITAVECCHIA and running parallel for a
long stretch. On one side the silence of fields,
on the other the roaring of engines, I in the
middle, metaphor of my wandering between
past and present, between inner research and
materiality of things.
Now I am on a dirt track which unwinds
among olive groves and I arrive close to an
ancient Roman cistern, under my glance
opens up the western limit of the caldera of
After a short rest I start the discovery of
the town. My first stop is the church of San
56
Da Viterbo a Vetralla...
From Viterbo to Vetralla...
SAN FRANCESCO CHURCH Romanic
style monument, built on the remains
of a previous construction, retains in the
inside a valuable crypt datable on the VII-VIII
century, which is worth to be seen.
Francesco with remarkable floors, beautiful
frescos and an ancient crypt. Then I go to the
Cathedral dedicated to Sant’Andrea Apostolo,
built in the first half of 1700.
Not finding any reference to the Saint the
Church was dedicated to, I ask a faithful. I
find out that, according to the legend, some of
his relics were kept here.
The Church, previously named S. Maria di
Valle Caiano, was dedicated to S. Francesco at
the beginning of 1400, when Pope Innocenzo
VII granted the complex to the Minor Friars.
Having satisfied my curiosity, I go to the City
and Territory Museum instituted in 1993. Here
are exhibited working tools and products of
the traditional handicraft, ceramics of Vetralla
and popular ceramics of Lazio, together with
utensils and handiworks of different material.
Here again we have the theme of ceramic,
very important economic resource for all this
area at the time
Noticeable the façade, built in square blocks
of peperino stone and tuff, a marble block
with a Roman epigraph possibly coming from
Foro Cassio.
Inside, a marvelous impressive marble floor
in cosmatesco style. A sequence of frescoes
representing the life of San Francesco is
dedicated to the Saint (XVII-XVIII century).
Some 4 kilometers from the city, is located
the Necropolis of Grotta Porcina so named
for having been used as animals’ shelter
for centuries. It represents one of the most
important documents of the Etruscan funerary
architecture brought into light in 1965. It
counts several pit graves, an imposing cairn,
a huge room grave with a paneled ceiling
and several more tombs, testimonies of the
Etruscan origin of Vetralla. This site takes a
pilgrim like me away from his itinerary but
it’s worthwhile, when coming back to this
area, to go and see it. I go back to the hostel
and get ready for tomorrow’s stage.
I step down the stairs leading to the Oratory
Crypt carved in tuff, with a ribbed dome
with cross arcades still keeping traces of a
paint decoration (first half of the XII century).
The few traces of color on the walls make
me assume that in origin they were fresco
painted.
THE TREE WEDDING In the area in front
of Sant’Angelo Hermitage on Mount
Fogliano, takes place the “tree wedding”, a
peculiar springtime festival which originates
from the Middle Ages. The story tells that in
1432 Pope Eugenio IV granted the possessions
of Mount Fogliano, for a long time contested
by the nearby communities, to the citizens
of Vetralla. Since 1470, they established the
practice to confirm every year this possession
with a public deed. On such occasion the
Mayor of Vetralla, as representative of the
whole city, records the deed of possession
confirming the belonging of the woods
of the entire mount to the population of
Vetralla. The rite is celebrated in front of a
secular turkey oak garlanded with flowers,
brooms, narcissuses and a wedding veil. The
recurrence falls on May 8, the day which
celebrates the apparition of San Michele
Archangel.
Cripta di S. Francesco a Vetralla
Crypt of S. Francesco church In Vetralla
57
S.P.86
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
S.P.92
Strade e intersezioni pericolose
Strade Provinciali
S.P.52
S.S.493
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Strade Statali e Regionali
1 km
S.P.41
Cura
m 370 s.l.m.
59
m 350 s.l.m.
Valle Mazzano
S.S. 2
Acque minerali
S.P.83
S.P.82
S.P.40
Area
archeologica
S.P.92
S.P.90
m 291 s.l.m.
Sutri
S.P. 1
S.P.35
m 332 s
Chiesa di
Da Vetralla a Sutri...
Capranica
S.P.35
S.P.35
m 441 s.l.m.
Ronciglione
S.S.493
S.P.86
m 520 s.l.m.
Caprarola
S.P.69
S.P.67
Casale Procoio
m 545 s.l.m.
Chiesa di S. Lucia
S.P. 1
Lago di Vico
Querce d’Orlando
m 458 s.l.m.
S.P. 1
m 576 s.l.m.
Chiesa
Madonna di Loreto
Botte
Riserva Naturale Lago di VicoS.P.80
Itinerario su strade secondarie
m 300 s.l.m.
Vetralla
S.P.39
S.P. 1
From Vetralla to Sutri...
e d’Orlando
58
S.S. 2
S.S.1bis
S.P.80
Casale della montagna
S. Maria dei Forcassi
m 846 s.l.m.
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
(foto P. A. Canepa)
Giungo nei pressi della chiesa della
Madonna di Loreto da qui il sentiero attraversa terreni privati...inoltre passare
per questa via durante la raccolta delle nocciole è una vera impresa: troppi
trattori, troppa confusione per noi pellegrini solitari e troppo fastidio per chi
deve lavorare...
Come già accaduto molte volte mi
trovo ad attraversare la Cassia. Poi
imbocco una campestre, anche questa privata, che mi conduce nei pressi
della località “Querce d’Orlando”. Fra
le chiome dei noccioli fanno capolino,
insieme ai resti della torre campanaria
della chiesa di Santa Maria in Campis
e dell’abbazia-convento, anche tracce
di mausolei, riutilizzati nel medioevo
come torri di avvistamento i cui ruderi sono sempre più stretti fra le radici
degli alberi.
Tutt’intorno coltivazioni di nocciole,
molto pregiate, che costituiscono un
prodotto importante per questa eco-
Le Torri d’Orlando nei pressi di Vetralla
“Torri d’Orlando” near Vetralla
Boschi di noccioli e di querce, antichi testimoni della
storia, compagni silenziosi
lungo questo tratto... Salgo per
via dei Cappuccini fino al Convento “Regina Pacis” delle Suore Benedettine, poi più
su, in direzione del convento di Sant’Angelo,
sotto di me occhieggia il Lago di Vico.
Attraversando i boschi supero la frazione La
Botte che prende il nome da un’antica cisterna romana, ma d’altra parte tracce dell’antico
passato riaffiorano insieme a ruderi di incerto
uso, tracce di basolato, residui di mausolei.
60
Portale dell’ospedale di S. Sebastiano
sorto come Opera pia,
verso la fine del XIX a Capranica
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
nomia prettamente agricola e che contribuiscono a mantenere integro il territorio. Lungo
la Valle dei Santi, per una via piacevolmente alberata, giungo alla periferia di Capranica che appare come un angolo di Medioevo,
con il castello degli Anguillara, il borgo con
gli stretti vicoli a scalinata, i nobili palazzi dei
cardinali che vi risiedettero; passo di fronte
alla chiesa di San Francesco e alla collegiata
di San Giovanni. Poi proseguo diritto fino ad
uscire dal borgo attraverso Porta San Pietro e
alcune rampe di scale, in discesa, mi portano
nella zona delle Acque Minerali presso l’antica
chiesetta di San Rocco, un tempo sosta obbligata per i pellegrini di cui il santo era uno dei
protettori. Risalgo a destra sul ciglio dell’altopiano seguendo una sterrata prima di imboccare la Cassia medievale, ora completamente
asfaltata. Alcuni chilometri e, deviando a sinistra, arrivo alla periferia di Sutri, arroccata sul
tufo, come a guardia dei suoi “tesori”. Cerco il
solito ostello per la notte, sistemo le Credenziali e mangio in una graziosa trattoria. Eccomi pronto a lasciarmi stupire ancora. La città,
importantissima sin da epoca romana e che
Sigerico nel suo “diario” identifica come “submansio IIII (quarta)” con il nome di “Suteria”,
è ricca di monumenti e luoghi da scoprire.
Comincio la mia visita da quello che, con solo
sette ettari di superficie, si presenta come il
più piccolo parco regionale d’Italia. Leggendo
su una guida, scopro che conserva al suo interno importanti testimonianze storico-archeologiche come Villa Savorelli, la chiesa di S.
Maria del Parto, l’Anfiteatro, la Necropoli...
adesso comprendo perché tutelare un’area
così esigua...
Mi incammino lungo un viale alberato. Sulla
sinistra, si apre uno slargo dove scorgo l’ingresso della chiesa rupestre dedicata alla
Madonna del Parto, originariamente tomba
etrusca scavata nel tufo, luogo di adorazione
del dio Mitra in epoca romana, infine chiesa
dedicata al culto cristiano. Non posso non
rimanere affascinato dai numerosi affreschi
sulle pareti (databili tra XIV-XV secolo), tra
cui i famosi “pellegrinetti” di cui avevo tanto
sentito parlare...
Ritorno sul viale e salgo verso l’ingresso di Villa Savorelli. II complesso, oltre alla villa settecentesca, comprende la Chiesa di S. Maria
del Monte, i ruderi del Castello detto di Car61
Incisore di acqueforti a Capranica...non solo monumenti e chiese
lungo la Via Francigena
Etched engraver in Capranica... not
only monuments and churches
along Via Francigena
Centro storico di Capranica
Historic centre in Capranica
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
lo Magno e uno splendido
parco di lecci che sovrasta
l’anfiteatro. Una curiosità:
secondo la leggenda, i resti
del castello appartennero a
Carlo Magno che la tradizione vuole a Sutri prima della
sua incoronazione a Roma,
nel Natale dell’800. Ma ciò
che resta fa pensare ad una
struttura architettonica molto successiva, risalente al
XIII secolo.
Esco dalla villa e ritorno
verso la chiesa rupestre di
Santa Maria. Prendo a destra
costeggiando il colle lungo
il quale ammiro da vicino
le interessanti grotte in tufo
della necropoli rupestre. Al
termine del sentiero, entro
nell’anfiteatro interamente
scavato nel tufo, il monu- Necropoli nel parc
o dell’antichis
sima città di
mento più importante di
Sutri
Sutri.
Visitato l’anfiteatro, ritorno
verso il paese e, passando
nel punto dove un tempo
sorgeva Porta Romana,
mi dirigo verso la piazza
del Duomo. Qui si trova
la Cattedrale di S. Maria
Assunta, un luogo importante per il pellegrino che
può ottenere, visitandola,
l’indulgenza plenaria.
Sorta come tempio etruSutri: S. Maria del Parto, Pellegrini in cammino
sco-romano dedicato a
(particolare)
Norzia, la grande madre
degli dei, la cattedrale si
Sutri: S. Maria del Parto, Pilgrims on the road
trasformò in seguito in
(detail)
chiesa cristiana dedicata
alla Madre di Dio.
cripta con colonne realizzate in varie epoche e capitelli diffeLa primitiva struttura
renti l’uno dall’altro. Nel XVII secolo, subì un rimaneggiamenè stata più volte rimato barocco: venne ampliata e modificata con l’edificazione del
neggiata.
Dell’epoca
portico.
romanica restano oggi
Il borgo di Sutri richiederebbe più tempo: cappelle, chiese, pail maestoso campanile,
lazzi e porte ma, come sempre, si è fatto tardi e devo conclulo splendido pavimento
dere qui la mia giornata. Rimando alla prossima visita il resto
cosmatesco, la tavola in
delle bellezze sutrine. Il parco mi ha sottratto tanto tempo ma ne
stile bizantino del Salè proprio valsa la pena...
vatore benedicente e la
62
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
L’anfiteatro: il monumento più famoso
di Sutri
The amphitheatre: the most famous
monument in Sutri
L’ANFITEATRO
Risalente al periodo compreso tra
il I sec. a.C e il I sec. d.C., l’Anfiteatro è il monumento più famoso
di Sutri. Non si può non visitarlo, soprattutto vista la sua posizione, prospiciente la Via Cassia.
Completamente scavato nel tufo,
senza una struttura architettonica chiara all’esterno, sembra,
a primo avviso, confondersi con
il resto dello sperone tufaceo. Solo
all’interno la struttura prende
una forma definita.
L’arena, a pianta ellittica, poteva contenere oltre 9000 persone.
è circondata da un alto podio in
cui si aprono dieci porte. Le gradinate, conservate discretamente solo nel versante nord-ovest,
appaiono gravemente danneggiate nella parte opposta. Come il
Colosseo, anche l’Anfiteatro era
arricchito da un coronamento finale di colonne, statue e nicchie,
ancora oggi in parte riconoscibili lungo il perimetro della parete
circostante.
IL MITREO Dapprima tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al dio Mitra, fu
infine chiesa cristiana consacrata a S. Michele Arcangelo e in seguito alla Madonna con il Bambino (S. Maria del Parto). Conserva oltre duemila e seicento anni di
storia e cultura che rivivono nelle architetture, nei dipinti e nell’aria di mistero che
la pervade.
Chi entra per la prima volta resta colpito dall’atmosfera che si respira: una chiesa interamente scavata nel tufo con pareti e colonne affrescate. In uno degli affreschi sulla parete d’ingresso sono ancora visibili dei pellegrini in cammino, a testimonianza
dell’importanza che la Via Francigena ha svolto per questa città.
63
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
Hazelnut and oak woods, ancient witnesses of
history, silent companions along the road… I
ascent Via dei Cappuccini to the Regina Pacis
Coventry of Benedectine Nuns, then further
on, in the direction of Sant’Angelo Coventry,
below me ogles the lake of Vico.
nice restaurant. Here I am, ready to be amazed
once again. The town, very important during
the Roman period and identified by Sigerico in
his “diary” as “submasia IIII (fourth)” with the
name of “Suteria”, is rich in monuments and
places to discover.
Walking through the woods I pass by the
hamlet La Botte so called from an ancient
Roman cistern; actually, traces of the ancient
past keep emerging together with remains of
uncertain origin, traces of trachyte flagstones,
ruins of mausoleums.
My visit starts from the smallest Regional Park
in Italy, only seven hectares wide. From my
guide I learn that there are some important
historical and archaeological sites like Villa
Savorelli, the Church of S. Maria del Parto,
the Amphitheatre, the Necropolis... and so
I understand the need of preserving such a
small area...
I reach the Church of Madonna di Loreto,
from here on the trail unties through private
lands… besides passing on this road during
the harvesting of hazelnuts is a real venture:
too many tractors, too much confusion for us
lonely pilgrims and too much trouble for the
workers.
I proceed along a tree alley. On my left the
alley opens on to a minor clearing where
I see the entrance to a rock-cut Church
dedicated to the Madonna del Parto. In origin
it was an Etruscan tomb, which became a
place of adoration of God Mithras during the
Roman age and later a church dedicated to
the Christian cult. The many frescoes on the
walls (dated between the XIV and XV century)
fascinate me and include the “pilgrims” I’ve
heard so much about ...
As already happened many times, I have to
cross Via Cassia. Then I take another private
country road which leads me to the ”Oaks
of Orlando”. Among the foliage of hazelnut
trees, together with the remains of the bell
tower of the Church of Santa Maria in Campis
and of the Abbey-convent, peep up traces
of mausoleums, used in the Middle Ages as
sighting towers whose ruins are more and
more tightened by trees’ roots.
Back to the alley and up the trail, I get closer
to the entrance of Villa Savorelli. This complex
includes, besides the XVIII century Villa, the
Church of S. Maria del Monte, the remains of the
so called Charlemagne Castle and a beautiful
park of oaks rising above the amphitheatre.
Not much to be seen, indeed. An interesting
curio: according to a legend, the remains of the
Castle belonged to Charlemagne who stopped
in Sutri on his way to Rome before being
crowned, around Christmas in the year 800.
Despite of this, what remains of the building
is more likely to belong to a later architectural
structure, possibly dating to the XIII century.
All around cultivations of hazelnut trees,
very valuable, which represent an important
product of this mainly agricultural economy
and contribute to keep the territory
undamaged. Along the Valle dei Santi, on a
pleasant line with trees, I reach the suburbs
of Capranica which looks like an angle
of the Middle Ages, with the Castle of the
Anguillaras, the hamlet with tight stair-alleys,
the noble palaces of the cardinals who lived
there; I pass in front of the church of San
Francesco and of the Collegiate Church of San
Giovanni. I proceed straight down till I get out
of the hamlet through Porta S. Pietro. and some
descendant flight of stairs take me to the area
of Mineral Waters by the small, ancient church
of San Rocco, patron of the pilgrims who used
to stop there. I walk upward on the right along
the brow of a plateau following a dirt road
before reaching the medieval Cassia, now
completely asphalted. Some kilometers and,
turning left, I arrive to the suburbs of Sutri,
standing on a fortified tuff hill, as a guard of
its “treasures”. I look for the usual hostel for
the night, settle my credentials and eat in a
Da Vetralla a Sutri...
From Vetralla to Sutri...
Originally built as a Roman-Etruscan temple
dedicated to Nortia, the Great Mother of Gods,
the cathedral was later transformed into a
Christian Church dedicated to the Mother of
God.
architecture, the pictures and the air of mistery
which permeate this place.
The first time you enter the Church you can feel
its atmosphere: totally dug in tuff stone, with
frescoed walls and columns. On the entrance
wall you may still see frescoed pilgrims on
their way to Rome, testifying the role that Via
Francigena has played in the history of this
village.
Its former structure has been changed
several times. The magnificent bell-tower, the
beautiful cosmatesque floor, a byzantine-style
board representing the Blessing Saviour and
a crypt with columns from different periods
and capitals differing from each other are all
from the Romanic period. In the XVII century
the temple was enlarged but unfortunately
worsened by the construction of the arcade.
The village of Sutri, with its chapels, churches,
palaces and doors would certainly deserve
more attention and a deeper visit, but we’re
running out of time and the one-day trip has
to come to an end. The remaining beauties
of this hamlet will be the purpose of my next
trip in this territory. I spent most of my time
visiting the park, but it was certainly worth
it...
THE AMPHITHEATRE Dating back
to the period between the I century
B.C. and the I century A.C. the
Amphitheatre is without any doubt the main
monument of Sutri. A visit is a must, at least for
its location along the Via Cassia. Completely
excavated in tuff, the amphitheatre seems to
have no particular architectural design from
the outside, in fact it looks like being concealed
in the rest of the tuff spur. It’s only when you
enter that you experience its defined and
beautiful shape.
The arena has an elliptic plan and used to host
more than 9000 people. Ten doors open along
the surrounding podium. The tiers, preserved
only on the North-East side, are seriously
damaged on the opposite one. As well as the
Colosseum, the Amphitheatre was enriched
with a final crown of columns, statues and
niches, which are partly recognizable along
the surrounding wall.
THE MITHRAEUM Etruscan tomb at first,
then pagan temple dedicated to the God
Mithras, later Christian Church dedicated to
the S. Michael Archangel and subsequently to
the Madonna with Child (S. Maria del Parto).
More than two thousand and six hundred
years of history and culture relive in the
Leaving the Villa, I return towards the ancient
Church of Santa Maria. Turning right, I coast a
hill where I take a closer look at the tuff caves
of the necropolis. At the end of the path, I find
myself inside the most important monument
of Sutri, the Amphitheatre, completely dug in
tuff stone.
After a visit to the amphitheatre I go back to
town passing through the area which once
hosted Porta Romana, heading towards the
Cathedral square. I reach the Cathedral of
S. Maria Assunta, an important place for
pilgrims who may, by visiting it, get a plenary
indulgence.
64
Sutri: l’anfiteatro
Sutri: the amphitheatre
65
m 350 s.l.m.
le Mazzano
esa di S. Eusebio
332 s.l.m.
.2
inerali
S.P.82
66
67
Strade Provinciali
S.P.52
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
m 276 s.l.m.
Monterosi
1 km
S.P.52
m 276 s.l.m.
S.S. 2
Pian dello
Stramazzo
m 220 s.l.m.
S.P.38
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
S.P.37
Via Amerina
Strade e intersezioni pericolose
Strade Provinciali
Strade Statali e Regionali
Chiesa
dell’Umiltà
Deviazioni dell’itinerario su
strade
statali
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
S.S. 2
1 km
S.P.52
Lago di Monterosi
m 227 s.l.m.
Monterosi
Itinerario su strade secondarie
S.P.38
S.P. 311
Nepi
S.P. 311
S.P. 3
S.S. 2
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni
Strade Provinciali
Strade Statali e Regio
Deviazioni dell’itinera
Deviazioni dell’itinera
Itinerario su strade st
Itinerario su strade se
S.P.
S.P. 311
m 22
Pian
Stra
S.P.38
2 km
Da Sutri a Campagnano di Roma...
1 km
S.P. 311
S.S. 2
Lago di Monterosi
S.P. 1
S.S. 2
S.P.84
S.P. 311
S.P. 1
From Sutri to Campagnano di Roma...
S.P.84
S.P.40
S.P.90
m 291 s.l.m.
Sutri
Area
archeologica
S.S. 2
S.P.83
Da Sutri a Campagnano di Roma...
From Sutri to Campagnano di Roma...
Da Sutri a Campagnano di Roma...
(foto archivio Provincia di Viterbo)
From Sutri to Campagnano di Roma...
Da Sutri a Campagnano di Roma...
From Sutri to Campagnano di Roma...
And so my adventure is coming to an end...
Leaving Sutri I go towards Campagnano
di Roma. Just outside the town, I see a
number of tombs dug right into tuff, all
sensibly altered and transformed into
stables or storehouses for gardening tools.
Passing through an area called “Orlando’s
cradle” some dirt roads, asphalt roads and
dangerous crossings of via Cassia, I finally
reach the Fountain of San Martino, where
I stop and rest for a while. Strengthened by
the fresh spring water I walk on towards
the Northern suburbs of Monterosi, paying
great attention to traffic. Located along the
Via Cassia, this small village has always
benefited of its position along this main road.
Easy economic and cultural exchanges
with the rest of Etruria made it grow both
economically and culturally. Undoubtedly
its strategic position made Monterosi a
privileged victim of many sieges and
plunders, first by the Romans, then by the
Goths and finally by the Longobards. The
name of Monterosi is remembered because of
the historical meeting between Pope Adriano
IV and Federico Barbarossa in 1155: on that
occasion the Emperor refused to hold the
stirrup for the Pope descending from his
horse. History is also made through such
irrelevant facts...
A rapid glimpse at the town: the Church of S.
Croce, in baroque style; the Cardinal’s Palace
along the main road, formerly a monastery,
and… nearby, the lake of volcanic origin
whose low waters host a varied flora.
After this short visit, I continue my trip
walking through wide plains, and arrive
at the end of the Valley Route. Here I stop
at the crossing with the Mountain Route,
descending from the Cimini Mountains.
Il lago di Monterosi
Monterosi lake
Si comincia a respirare aria
di fine avventura...Lascio Su-
tri e parto alla volta di Campagnano di
Roma. Rivolgo dapprima la mia attenzione ad una serie di tombe rupestri,
tutte ampiamente rimaneggiate ad uso
ricovero bestiame o attrezzatura agricola, che incontro appena fuori la città.
Attraverso una zona denominata “Culla
d’Orlando” e fra tratti di sterrate, asfaltate e attraversamenti pericolosi sulla via
Cassia, giungo presso il Fontanile San
Martino, dove faccio una breve sosta.
Riposato e rigenerato dalla fresca acqua
lì disponibile mi incammino, sempre facendo molta attenzione al traffico, verso
la periferia nord di Monterosi. Situato sulla
via Cassia, questo piccolo borgo ha sempre beneficiato della sua posizione lungo
l’importante asse viario. I facilitati scambi
economici e culturali con il resto dell’Etruria gli consentirono infatti di crescere sia
culturalmente sia economicamente. Naturalmente, la posizione strategica, lo rese anche
vittima privilegiata di assedi e saccheggi, prima ad opera dei Romani, poi dei Goti, infine
dei Longobardi. Il nome di Monterosi è ricordato per lo storico incontro avvenuto nel 1155
tra papa Adriano IV e Federico Barbarossa:
in quella occasione l’Imperatore si rifiutò di
reggere la staffa al pontefice che scendeva da
cavallo. La storia è fatta anche di questi piccoli episodi...
Un veloce sguardo alla cittadina: la chiesa di
S. Croce, in stile barocco; il Palazzo Cardinalizio lungo la via principale, già monastero e...
nelle vicinanze il lago, di origine vulcanica, le
cui acque poco profonde ospitano una flora
variegata.
Terminata la mia breve visita, proseguo il
cammino attraversando vasti e pianeggianti
campi e, giungendo alla fine di via di valle,
mi fermo all’incrocio con la via di montagna,
che scende dai Cimini.
68
Roma: la nostra meta
Roma: our destination
69
.2
70
ra
71
S.P.86
Querce d’Orlando
m 458 s.l.m.
S.P.86
S.P.35
m 441 s.l.m.
Ronciglione
Chiesa di S. Lucia
S.P. 1
Casale Procoio
m 545 s.l.m.
S.P.35
S.P. 1
S.P.35
m 441 s.l.m.
Ronciglione
S.P
S.P.
Casale Procoio
m 545 s.l.m.
Chiesa di S. Lucia
S.P. 1
m 576 s.l.m.
Caprarola
m 520 s.l.m.
Lago
di Vico
S.P.69
S.P.67
Riserva Naturale Lago di Vico
m 576 s.l.m.
Lago di Vico
Riserva Naturale Lago di Vico
S.P.39
S.P. 1
2 km
Confine regionale
Casale della montagna
m 846 s.l.m.
S.P. 1
m 639 s.l.m.
1 km
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Strade Provinciali
Strade Statali e Regionali
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Da Viterbo a Ronciglione...
Chiesa
Madonna di Loreto
Botte
S.P.80
S.P.39
S.P. 1
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Casale della montagna
m 846 s.l.m.
S.P.80
San Martino al Cimino
m 639 s.l.m.
Strade Provinciali
S.P.52
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
S.P.29
S.S.
1 km
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario
S.P.52
Cartiera
480 s.l.m.
Deviazionimdell’itinerario
su strade statali
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
Deviazioni dell’itinerario
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
From Viterbo to Ronciglione...
ssi
S.P.10
m 480 s.l.m.
Cartiera
S.S. 2
S.P. 1
m 326 s.l.m.
Viterbo
Da Viterbo a Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
Da Viterbo a Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
Da Viterbo a Ronciglione...
l’asfalto e appena di fronte supero un cancello di una recinzione in legno.
Salgo ancora, il sentiero è delimitato da
una folta vegetazione finchè non si apre uno
spiazzo alberato da cui si diramano alcuni
sentieri; volto sul primo a destra e, in mezzo ai castagneti, finalmente scendo per 500
metri… mera illusione! La strada torna a
salire. Incrocio un sentiero dal fondo molto
rovinato. Bisogna fare attenzione in tempo
di caccia perché è una zona di battute al
cinghiale.
E ancora salgo fino alla Strada Provinciale
Valle di Vico. L’attraverso con attenzione ed
appena di fronte mi immetto su un sentiero che si addentra nel bosco della Riserva
Naturale del Lago di Vico. Una serie di saliscendi mi potano ai ruderi della stazione di
posta conosciuta come Osteria della Montagna o della Rosa dove forse si è fermato
Leonardo da Vinci nel suo viaggio a Roma.
Scendo tagliando in diagonale la caldera del
lago. Solo io, i miei passi e le voci del bosco, mentre l’azzurro dell’acqua e del cielo
fanno capolino, a tratti, tra le fronde.
From Viterbo to Ronciglione...
Proseguo finché il bosco termina al bordo di
campi coltivati a noccioleti. Dopo poco mi ritrovo di nuovo nel bosco, su un sentiero che
sale verso una piccola altura. Costeggio ciò
che rimane del tracciato dell’antica strada
romana, attraverso un fosso su un ponticello,
supero un maneggio e giungo ad incrociare
l’asfalto della Strada Provinciale Valle di Vico
Bassa. Di qui posso raggiungere il borgo di
Caprarola con il suo maestoso palazzo. Ma per
ragioni di tempo debbo proseguire.
Superato quel che rimane del piccolo borgo di
Vico, giungo alla Chiesa di Santa Lucia, di fronte alla quale imbocco un sentiero che mi conduce sulla riva del lago fino alla chiusa che, sin
da epoca romana serviva, per regolare il livello
delle acque del lago. Sono di nuovo sula provinciale, che attraverso con prudenza . Mi immetto
su un sentiero che passa di fronte alle vecchie
strutture delle “cartiere” e di una ferriera, tutte in
disuso. Sono alla periferia di Ronciglione. Entro
nella cittadina da Via Campana, fino a raggiungere il borgo antico dove esistevano, in epoca
medievale, diversi “spedali” che accoglievano i
pellegrini: quello di Santa Maria del Castello, dei
San Martino al Cimino: abbazia cistercense
San Martino al Cimino: the cistercian abbey
Da qui, al semaforo, prendo a destra, percorro
su marciapiede alberato tutta Via Santa Maria
della Grotticella sino ad un bivio al Fontanile
dell’Ontaneto, che sembra fare da spartitrafScegliendo la via di montagna, mi ritrovo
fico.
subito ad affrontare vie in salita...
Lascio a destra Strada Sammartinese, che
Il tratto inizia da Via Santa Maria in Gradi,
sale a San Martino al Cimino, su cui sovraove è il complesso che ospitava il carcere
stano l’Abbazia ed il Palazzo Doria Pamphili,
cittadino e che oggi oggi accoglie la sede
e mi avvio su Strada Roncone priva di bandel rettorato dell’Università degli Studi della
chine o marciapiede. Superata la vecchia
Tuscia.
cartiera imbocco un sentiero quasi del tutto
Di fronte passa inosservata e dimenticata la
sterrato, identificato da una vecchio cartelfacciata della Domus Dei, ampio fabbricato
lo “antica strada romana”, che sale impeedificato nel Medioevo, forse il primo imporgnativamente sino ad un cancello in legno
tante ospedale di accoglienza dei pellegrini
che mi conduce nel bosco. Salgo ancora,
di questa città; il termine “ospedale” o “spisupero a sinistra una pozza d’acqua e poi
tale” non aveva in origine l’attuale significaproseguo sino a giungere ad un largo piato di “casa di soccorso e cura degli infermi”,
no, ove viene accatastato il legname. Proidentificava un luogo, normalmente annesso
seguo ancora fino ad incrociare la Strada
ad un convento, ove erano ospitati i viandanProvinciale Montagna che da San Martino
ti spesso anche curati a causa delle frequenti
porta al Fontanile di Fiescoli.
malattie o ferite.
Ponendo molta attenzione, attraverso
72
Caprarola: lo splendido Palazzo Farnese
Caprarola: the beautiful Farnese Palace
73
(foto archivio Provincia di Viterbo)
Da monte o da valle, la via
per Roma svela panorami e
scorci di egual bellezza...
Da Viterbo a Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
IL CARNEVALE
DI RONCIGLIONE
Anche se esula un po’ dal genere di eventi descritti fin qui, mi
piace raccontarvi del Carnevale
di Ronciglione, perché non si
tratta del solito appuntamento
goliardico ma affonda le sue
radici nella storia e nella tradizione locali. Così è per la Cavalcata degli Ussari (cavalieri
vestiti con costumi del XIX secolo) che apre ogni giornata del
carnevale. Secondo la tradizione, un capitano degli Ussari di stanza nella
cittadina a difesa dello Stato Pontificio, cavalcò più volte alla testa dei suoi
per pavoneggiarsi di fronte alla donna della quale era innamorato. Anche le
Corse a Vuoto (i cavalli corrono “scossi” cioè senza fantino) hanno un’origine
antichissima. Risalgono addirittura al XV secolo, al tempo di Papa Paolo III
Farnese. Fin qui la storia...adesso entra in scena la tradizione... come quella dei “Nasi Rossi”, la maschera prettamente ronciglionese che dà vita alla
cosiddetta “pitalata”. In quasi trecento, in camicia da notte e intonando un
proprio inno, sfilano lungo le strade offrendo agli spettatori fumanti rigatoni dal loro vaso da notte, secondo una tradizione iniziata 110 anni fa. Da ultimo, la Compagnia della Penitenza che da sempre accompagna, in una sorta
di corteo funebre, il fantoccio di Re Carnevale che, dopo un accorato saluto,
viene lasciato volare in cielo appeso ad un pallone aerostatico.
(foto di S. Ioncoli)
Pellegrini, dei Disciplinati ed altri. Nel borgo
mi aspetta un affittacamere dove potrò riposare. Ostelli non ce ne sono. Il borgo antico di Ronciglione è affascinante. Lo sguardo è attratto dal campanile della Chiesa di
Sant’Andrea e dalla sagoma arroccata della
Chiesa di Santa Maria della Provvidenza. Ad
una fontanella riempio la borraccia. Volgo lo
sguardo alla stretta valle chiusa da alte pareti tufacee, nella quale scorre il Rio Vicano,
un gatto sonnecchia su un vetusto scalino di
pietra scaldato dal sole.
Cerco la trattoria per il pranzo. Un breve riposo e poi via, alla scoperta di questa cittadina,
delle sue chiese e dei suoi monumenti.
La Fontana grande o dei cavalli marini (costruita in pietra macigno proveniente dalla
cava delle macine presso il Lago di Vico)
si trova di fronte al Palazzo Comunale. Attribuita popolarmente al Vignola, l’architetto
del palazzo Farnese di Caprarola, in realtà fu
progettata da Antonio Gentili da Faenza ed
eretta nel 1566. La fantasia popolare vuole
che i cavalli della fontana fossero bardati con
briglie d’oro, rubate al tempo dell’incendio
appiccato dai francesi (1799).
Il Duomo si innalza maestoso con la sua
grandiosa cupola sul lato est della piazza.
Di stile barocco, edificato a partire dal 1630
sulle fondamenta del vecchio Duomo, di cui
è visibile il campanile, venne ultimato verso
la fine del 1600, come attestano le iscrizioni
all’interno. La chiesa presenta una facciata
a due ordini architettonici: ionico in basso,
Da Viterbo a Ronciglione...
Lago di Vico
Lake Vico
CHIESA DI S.ANDREA Situata nel
Borgo di Sopra, la sua costruzione risale al XII°- XIII° secolo. In stile gotico, probabilmente realizzata sui basamenti di
un’antica chiesa chiamata San Leonardo, si nota per l’elegante campanile. Fu
fatto costruire nel 1436 dal Conte Everso
degli Anguillara (il cui stemma di famiglia è visibile sulla parete esterna); si
compone di piani che hanno in successione monofore, bifore e trifore mentre l’ultimo piano si caratterizza per la sua forma
ottagonale.
74
Ronciglione: il campanile
della chiesa di Sant’Andrea
composito in alto. L’interno a tre navate custodisce da pochi anni le ossa della Venerabile Suor Mariangela Virgili (Ronciglione 16611734) morta in concetto di santità e da tutto
il popolo ronciglionese ritenuta santa, la cui
memoria è ancora viva.
Di qui proseguo per il borgo vecchio. Passo
nelle vicinanze della Rocca, chiamata popolarmente i Torrioni per via delle quattro
torri d’angolo che la caratterizzano e arrivo
nei pressi della chiesa di Sant’Andrea con il
suo particolarissimo campanile.
Giungo, camminando tra gli stretti vicoli alla chiesa di Santa Maria della Provvidenza, costruita sul ciglio di un burrone e
originariamente dedicata a Sant’Andrea.
Deve il suo attuale nome ad un evento sin-
golare, risalente alla metà del 1700. A causa
del cedimento della rupe sottostante, fu necessario intraprendere degli ingenti lavori di
restauro, durante i quali venne ritrovato un
importante affresco raffigurante la Madonna
con bambino. Malgrado i soldi per gli ingenti
lavori fossero terminati, il “provvidenziale” ritrovamento di questo affresco permise al parroco di ricevere finanziamenti per continuare i
lavori. Da allora il nome della chiesa divenne
Santa Maria della Provvidenza.
Scendo e risalgo per la scalinata che fiancheggia la chiesa. Mi fermo a guardare il borgo vecchio con i gomiti piantati al parapetto
che si affaccia sulla valle: un ultimo sguardo
a questo paese ricco di storia prima del meritato riposo.
75
Da Viterbo a Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
Through mountains or through valleys, all
roads leading to Rome reveal panoramas and
views of unexpected beauty...
uphill again. The road surface is in a bad
state. When it’s hunting time you really
need to be careful and watch out for wild
boar hunters.
Choosing the route trough the mountains, I
immediately encounter uphill roads...
Still uphill, to the Provincial Road Valle di
Vico. I cross the road and take the small trail
which enters the woods of the Lake of Vico
Nature Reserve.
The trail starts from Via Santa Maria in
Gradi, which until ten years ago hosted the
Town’s prison in a building that today has
become the administrative seat of the Tuscia
University.
A series of up-/ and downhill slopes take me
to the ruins of a post station better known as
Osteria della Montagna /Osteria della Rosa,
a place where Leonardo Da Vinci possibly
stopped on his way to Rome.
On the opposite side of the road, unnoticed
and forgotten is the facade of the “Domus
Dei”, huge building from the Middle Age,
presumably Viterbo’s first hospital to give
shelter to pilgrims; the term “ospedale”
(hospital) or “spitale” had in the past a
different meaning from today’s definition:
“place where sick or injured people are given
medical care”; in fact it used to indicate
a place normally annexed to a Convent,
where travellers could rest and sometimes
be treated in case of illness or injuries.
I walk downhill and cross the caldera of the
lake. Just me, the sound of my steps on the
ground and the voices of the woods: between
the leafy branches, sudden glimpses of the
blue of sky and water surprise and delight
my eyes. The woods end at the border of
hazelnut groves. In a short time I’m in the
woods again, on a trail leading to a high
ground. Coasting what’s left of the ancient
Roman road, I cross a ditch passing over a
small bridge, pass by a riding school and
arrive to the asphalted Provincial road Valle
di Vico Bassa.
At the traffic lights I turn right and walk on a
sidewalk all the way down Via Santa Maria
della Grotticella, until I reach a crossroad by
a fountain (Fontanile dell’Ontaneto) used as
“traffic island”.
After having passed what’s left of the small
village of Vico, I finally reach the Church of
Santa Lucia, in front of which there is a small
trail leading to the lake shore and to the
sluice gate which has been used to adjust
the water level of the lake since the Roman
period. Back on the Provincial road, I’m very
careful when crossing it. I take now a small
trail passing in front of old Paper-mills and
Ironworks, completely abandoned. I find
myself in the suburbs of Ronciglione and
enter the small town from Via Campana,
to reach the old village which during the
Middle Age hosted several “hospices” which
gave shelter to pilgrims. Among them, the
Hospice of Santa Maria del Castello, of the
Pilgrims, of the Disciplinated. In the hamlet
I look for a guest house to rest. No hostels
available in Ronciglione. The old hamlet of
Ronciglione is fascinating. The bell tower of
the Church of Sant’Andrea and the fortified
profile of Church of Santa Maria della
Provvidenza catch the eye. At a fountain I
fill my water bottle. I am fascinated by the
view over a narrow valley with steep tuff
walls in which runs a small stream called
Rio Vicano, a cat sleeps on the ancient stairs
in the heat of the sun. I look for a restaurant
I leave on my right the Strada Sammartinese,
which leads to San Martino al Cimino,
with its dominating Abbey and the Doria
Pamphili Palace and set out for Strada
Roncone, a road without sidewalks or paths.
After the old paper mill I take a trail which
is almost completely a dirt road, marked by
a sign with the text “antica strada romana”
(ancient roman road) which slopes uphill
to a wooden gate leading into the woods.
I keep on walking upward and pass by a
water paddle on my left, then I reach a wide
plain, where people use to heap up their
wood. Further on I cross the Provincial Road
Montagna which goes from San Martino to
the Fontanile di Fiescoli.
Paying great attention to traffic, I walk across
the asphalt road and pass through the gate
of a wooden fence.
Uphill again, the path is delimited by a rich
vegetation and after a while opens up into
a clearing where several trails start from. I
take the first to the right and walk easily
downhill among chestnut trees. But it is just
an illusion, after 500 metres the path goes
76
Da Viterbo a Ronciglione...
From Viterbo to Ronciglione...
for lunch. A short rest and then up I go to
discover this small town, its churches and
monuments.
such beautiful view over the valley; a last
glance to this town full of history before
my earned rest.
The main Fountain, or Fountain of Sea-Horses
(built in stone rock from a stone quarry near
Lake Vico) is located in front of the Municipal
Palace. Usually ascribed to the Vignola, the
architect of the Farnese Palace of Caprarola,
this fountain was actually built by Antonio
Gentili da Faenza in 1566. According to popular
imagination the horses of the fountain were
originally dressed with golden bridles, stolen at
the time of the fire set by the French (1799).
CHURCH OF S.ANDREA Located
in the Upper Town Centre (Borgo di
Sopra), its building dates back to XII- XIII
century. The style is Gothic, presumably
the Church was built on the foundations
of an ancient Church called San Leonardo
(see the elegant belfry). Count Everso degli
Anguillara built the Church in 1436 (see
coat of arms of the family on the outside);
it is made up of three different plans
with sequences of monofores, bifores and
trifores: the last plan has a characteristic
octagonal shape.
The Cathedral (Duomo) stands with its
magnificent dome on the East side of the square.
In Baroque style, the building of the Church
started in 1630 on the foundations of the old
Cathedral (the bell tower is an evidence of the
old building) and was finished at the end of XVII
century, as testified by the inscriptions inside.
The façade of the Church is characterized by
two different architectural orders: the ionic on
the lower part and the composite on the upper.
Its interior is divided into three naves and here
are kept since a few years back the bones of
Suor Mariangela Virgili (Ronciglione 16611734), a nun who died in odour of sanctity and
whose memory is still alive as she is considered
a Saint by the people of Ronciglione .
THE CARNIVAL OF RONCIGLIONE
Although this goes beyond the scope
of the events till now described, I like
to tell you about the Carnival of Ronciglione,
which doesn’t concern the usual ironic
student appointment but it deepens its root
in the local history and traditions. This is
true also for the Hussars’ Ride (knights
dressed up with costumes of the XIX
century) which opens up each day of the
Carnival. According to tradition, a captain of
the Hussars allocated in town in defense of
the Papal State, rode his horse a few times
in the vanguard of his troop to strut in
front of a woman he had fallen in love with.
Also the Bareback Horse Races (horses run
“scossi” which means without a jockey)
have a very ancient tradition: they date
back to the XV century, at the time of Pope
Paolo III Farnese. Up to here the history…
now the tradition comes on the scene…
like the one of “Red Noses”, the typical
mask of Ronciglione that gives life to the
so-called “pitalata”. Almost three hundred
persons, wearing a nightdress and singing a
hymn, parade along the streets and offer the
spectators steaming rigatoni (ridged pasta
tubes) out of their chamberpot, according to
a tradition begun 110 years ago.
From here I keep on visiting the old hamlet. I
pass near the Rocca, popularly called i Torrioni
because of its four characteristic angle towers
and reach the Church of Sant’Andrea with its
notable belfry.
Walking through the narrow streets I reach
the Church of Santa Maria della Provvidenza,
built on a steep edge and in origin dedicated
to Sant’Andrea. Its name derives from a quite
strange event, occurred in the middle of XVIII
century. Because of the subsidence of the
cliff underneath, the Church needed some
significant restoration works; on that occasion,
the workers found an important fresco
depicting a Madonna with Child. Having the
parish run out of money without completing
the restoration, the “providential” finding of
this ancient fresco made it possible to get funds
and carry on the restoration works. Hence, the
name of the Church was changed in Santa
Maria della Provvidenza.
Last, the “Compagnia della penitenza”:
in a kind of funeral cortège it always
accompanies the puppet of King Carnival
which, after a grieving goodbye, is sent to
fly in the sky hanging from an aerostatic
balloon.
Down and up the stairs of the Church, I stop
and take a look at the old hamlet, my elbows
resting on the parapet and my eyes enjoying
77
79
m 276 s.l.m.
i e Regionali
ll’itinerario su strade statali
ll’itinerario
trade statali
S.P.40
Area
archeologica
S.P. 311
Monterosi
trade secondarie
S.P.82
S.P.90
m 291 s.l.m.
Sutri
S.P.38
1 km
S.P.52
S.S. 2
Strade Provinciali
S.P.52
1 kmAmerina
Via
2 km
Confine regionale
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
2 km
276 s.l.m.
Confinemregionale
Monterosi
Località - Toponimi
Centri Storici
Strade e intersezioni pericolose
Lago di Monterosi
Strade Provinciali
Strade Statali e Regionali
S.S. 2
Deviazioni dell’itinerario su strade statali
Deviazioni dell’itinerario
S.P. 311
Itinerario su strade statali
Itinerario su strade secondarie
S.P. 1
Itinerario su strade secondarie
m 227 s.l.m.
Nepi
S.S. 2
S.P.84
Itinerario su strade statali
Chiesa dell’Umiltà
Deviazioni dell’itinerario
S.P.38
S.P. 311
S.P. 311
Chiesa di S. Eusebio
m 332 s.l.m.
S
S.P. 31
P
S
S.P.38
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
Lago di Monterosi
S.P. 1
S.P.83
S.P. 1
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
S.P.84
m 350 s.l.m.
Valle Mazzano
S.S. 2
e minerali
78
.
S.P.35
m 441 s.l.m.
Ronciglione
S.P.35
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
Nepi: la rocca dei Borgia
Nepi: the Borgia fortress
Farnese figlio del Papa Paolo III (Alessandro
Parto di buon mattino. Lascio RonciglioFarnese).
ne uscendo da Porta Romana e mi dirigo,
Mi rimane ormai solo il tempo di andare a visiattraversando noccioleti e campi, verso la
tare la cattedrale, dedicata all’Assunta.
chiesa di Sant’Eusebio. Imbocco la Cassia
Interessante e maestosa costruzione già esiCimina fino ad incontrare una strada vicinastente in epoca romana, è stata edificata
le che taglia campi pianeggianti; continuo
sulle fondamenta di un tempio pagano, nel
ad incrociare la strada asfaltata e a doverla
punto più alto della città raggiunto dalla via
attraversare per potere seguire sentieri di
consolare Amerina. In un papiro conservato
campagna. Giungo a Nepi camminando per
nell’archivio Vescovile di Ravenna, redatto
circa 200 metri nella stretta tagliata etrusca
forse a Nepi il 3 giugno del 557, si attesta di
che mostra, sui fianchi, i resti di modeste
un donum ecclesiae sanctae mariae in nepe.
tombe rupestri e che mi porta fino di fronte
Gli studiosi non hanno dubbi che si riferisca
agli imponenti archi dell’acquedotto costrualla Cattedrale di Nepi.
ito nel 1727 con il sistema delle grandi arcaPurtroppo questo primo edificio sacro vente. Proseguo fino al castello o forte dei Borne distrutto nel 568 durante la guerra tra
gia (XV-XVI sec.), legato storicamente alla
Longobardi e Bizantini per poi essere rinobile famiglia di origine catalana. Furono
costruito intorno all’825 come risulta da
i Borgia a trasformarlo da piccola fortezza a
una lapide che si conserva sotto il portico
imponente e maestosa rocca, come testimodel Duomo. Succesivamente la chiesa fu
niano ancora gli stemmi di famiglia sulla torampliata e abbellita, secondo i gusti e le
re circolare e su quella quadrangolare. Di qui
possibilità delle varie epoche ma purtropseguo le fortificazioni, imponente e mirabile
po quasi tutto ciò è andato perso a causa
opera di architettura militare del cinquecento
dell’incendio appiccato dai francesi nel
fatte costruire su progetto di Antonio da San1798.
gallo il Giovane nel 1537 dal Duca Pierluigi
80
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
Riedificata intorno al 1830, ha assunto le
forme attuali mentre la splendida cripta
sottostante ha mantenuto molti dei caratteri originari.
Torno a seguire il tracciato delle mura che
continuano a colpire la mia immaginazione con la loro massiccia imponenza fino
a giungere a Porta Nica che ancora oggi
presenta un piccolo tratto di lastricato della Via Amerina e l’attraverso trattenendo il
respiro. Dall’altra parte ancora la civiltà e
le macchine. Camminando sul marciapiede, seguo la provinciale ma prima del Villino Formica, a sinistra, imbocco una sterrata che scende rapidamente fino al ponte
sul Fosso della Massa e ad una tagliata
etrusca che sale fra alte pareti per circa
100 metri. Un posto incantato… Dopo
poco sono ancora su strada asfaltata, ancora macchine, ancora molta prudenza.
Giungo a Ponte Nepesino e scorgo l’imponente struttura del ponte romano che
permetteva alla Via Amerina di superare
il Fosso Cerreto. Poco lontano ci sono le
antiche Terme dei Gracchi dove sorgenti
di acque minerali ancora oggi offrono refrigerio al viandante.
Seguendo il mio cammino supero a destra
i resti del Castello di Ponte Nepesino (per
visitarli è necessario inoltrarsi in una strada secondaria) e, immettendomi a sinistra
su una traccia di sentiero, appena oltre il
cancello di un fondo privato, torno a camminare per brevissimi tratti sul basolato
affiorante della Via Amerina sino al rudere
pericolante del Casale dell’Umiltà e della
Chiesa di Santa Maria dell’Umiltà.
Poco dopo sono ancora sulla strada asfaltata di Settevene sulla quale volto a sinistra sino a ritrovare i primi radi basoli della
Via Amerina.
Man mano che proseguo il mio cammino il basolato diventa una vera e propria
strada romana completa di crepidines, dei
marciapiedi, accompagnata sui due lati da
una meravigliosa alberata che giunge fino
a Località Cascinone, dove si incontrano i
due tratti, quello di via valle e quello di via
di monte.
Da qui il basolato prosegue dapprima parallelo alla provinciale Settevene poi se ne
discosta brevemente sulla sinistra sino a
raggiungere il ponte romano ad unica arcata sul Fosso Pasci Bovi…è splendido!... su
buona parte del ponte sono ancora in situ i
basoli che pavimentavano la Via Amerina.
Scendo nella piccola valle, supero una antica cava di basoli poi torno a salire mentre, a tratti, riaffiora il lastricato di questa
strada, filo ideale che collega lo spazio e il
tempo di questo mio cammino.
Ora la strada, stretta fra due file di alberi,
sale sino ad aprirsi in un ampio piazzale
tutto ombreggiato da più di quaranta piante
d’alto fusto…una meraviglia! Quale posto
migliore per riposarsi? Ma presto devo riprendere il cammino...
Scendendo per la sterrata, giungo all’asfalto della Strada Provinciale Mazzano Romano. La attraverso e, appena di fronte, prendo un sentiero che mi conduce al Fosso del
Pavone e da qui, seguendolo, raggiungo il
piccolo nucleo di case in Località Monte
Sarleo... siamo già in Provincia di Roma.
Nepi: la cattedrale di S. Maria Assunta
Nepi: the cathedral of S. Maria Assunta
81
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
I leave Ronciglione early in the morning,
walking through Porta Romana to reach,
through hazelnut groves and cultivated
fields the Church of Sant’Eusebio. I enter
the Cassia Cimina road till I find a minor
road passing between level fields; I keep on
crossing several asphalted roads to be able
to follow the country lanes. Finally, I arrive
to Nepi walking for about 200 metres inside
the narrow Tagliata etrusca
(Etruscan
channel) which shows the remains of
modest rock-cut tombs on the sidewalls
and leads me in front of the imposing
arches of the aqueduct built in 1727 with
a system using big arcades. I walk to the
Castle or Fortress of Borgia (XV-XVI sec.),
which has strong historical ties to the
noble Family of Catalan origin. The Borgia
family transformed the small fort into an
imposing and grand fortress, as testified
by the family’s coats of arms on both the
round and the square towers. I now follow
the fortifications, grand and admirable
masterpiece of military architecture of
the XVI century planned by Antonio da
Sangallo the Younger and built in 1537 by
order of the Duke Pierluigi Farnese, son of
Pope Paolo III (Alessandro Farnese).
around 1830, while the splendid crypt has
kept intact many of its original features.
I keep following the outline of the huge
and impressive walls: I reach Porta Nica
which still shows some parts of the ancient
pavement of Via Amerina and I walk
through holding my breath. On the other
side, civilization and cars. Walking on the
sidewalk, I follow the Provincial road but
just before Villino Formica, I turn left on a
dirt downhill road that leads me to Fosso
della Massa and to the Tagliata etrusca
(Etruscan channel) that rises between high
walls for about 100 metres. An enchanted
place … After a while I’m back on the
asphalt road, with cars, traffic, and a lot of
prudence.
Da Ronciglione a Campagnano di Roma...
ancient flagstones quarry and take an upward
slope. Parts of the ancient pavement emerge
from the road: an ideal thread connecting
space and time in this travel of mine.
Now the road, almost tightened between two
lines of trees, goes upwards and opens finally
into a large square with more than fourty
century old trees …what a wonder! I couldn’t
From Ronciglione to Campagnano di Roma...
find a better place to rest, but soon I have to
start walking again...
Down on the dirt road, I reach the Provincial
Road Mazzano Romano. I cross It and take a trail
to reach Fosso del Pavone and here, following
the trail I finally get to a small group of houses,
Località Monte Sarleo... we are already in the
Province of Rome.
I reach Ponte Nepesino and notice the
imposing bridge that permitted Via Amerina
to pass over Fosso Cerreto. Not far from
here, the ancient Terme dei Gracchi with
their natural springs of mineral water grant
travellers some refreshment.
On the right I pass by the remains of the
Castle of Ponte Nepesino (a visit requires
to advance more in a secondary road) and
taking to the left on a minor track, after the
gate of a private property I once again walk
on some stretches of the trachyte flagstone
pavement of old Via Amerina and reach
the shaky remains of Casale dell’Umiltà
(House of Humility) and of the Church of
Santa Maria dell’Umiltà.
I only have time left to visit the Cathedral of
S. Maria Assunta.
Interesting and imposing building, this
church already existed in the Roman period,
and was constructed on the foundations of a
pagan temple on the highest part of the city
reached by the Via Consolare Amerina.
Back on the asphalt road of Settevene,
I turn left till I find the first trachyteflagstones of Via Amerina.
An ancient document preserved in the
Archivio Vescovile (Bishops’ Archive) of
Ravenna, possibly drawn up in Nepi and
dated June 3, 557 certifies a “DONUM
ECCLESIAE SANCTAE MARIAE IN NEPE”.
Researchers have no doubts it refers to the
Cathedral of Nepi.
As I proceed, the trachyte-flagstones
pavement becomes a real Roman road
with crepidines (i.e. a kind of sidewalks),
accompanied on both sides by marvellous
lines of trees that reaches
Località
Cascinone, where the Valley Route and the
Mountain Route meet.
Unfortunately, this first sacred building
was destroyed in 568 during the war
between Longobards and Byzantines, but
was rebuilt, according to a gravestone
under the arcade of the Cathedral, around
825. The Church was later enlarged and
embellished according to the taste and
financial possibilities of different periods,
but almost everything got lost during the
fire set by the French in 1798.
From here the trachyte-flagstones pavement
goes parallel to the Provincial Road of
Settevene for a while, later diverting on the
left to reach the single arch bridge of Roman
period passing over Fosso Pasci Bovi… it’s
wonderful!... on the major part of the bridge,
the trachyte flagstones of Via Amerina are
perfectly placed.
I walk down into the small valley, I pass by an
The Church was rebuilt to its present shape
82
Roma: la nostra meta
Roma: our destination
83
Appunti di viaggio...
Appunti di viaggio...
84
85
Appunti di viaggio...
Appunti di viaggio...
86
87