Uso, consumo e autoproduzione di cannabis. Repressione e

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Uso, consumo e autoproduzione di cannabis. Repressione e
Uso, consumo e autoproduzione di cannabis. Repressione e
proibizionismo continuano a far danni.
a cura di Steshh
A breve il Parlamento italiano riprenderà in esame il disegno di legge sulla legalizzazione della
Cannabis, pertanto riteniamo di dover prendere parola su un tema – l’uso di sostanze – che, volenti
o nolenti, tocca la vita di tutti noi e fa parte della storia dell’uomo da quando questi ha iniziato a
vivere sul pianeta. Oggi cercheremo di dare un quadro generale della situazione attuale per poi
approfondire aspetti specifici (come quello riguardante l’uso medico e le possibilità di reperire la
Cannabis legalmente) nelle prossime settimane.
Recentemente la decennale politica di “war on drugs”, portata avanti in particolare dai governi
Berlusconi, ha subito duri colpi. Nel 2014 la legge sulle tossicodipendenze Fini-Giovanardi è stata
bocciata dalla Corte Costituzionale dopo che per otto anni aveva equiparato droghe leggere (come
la cannabis) a droghe pesanti (come cocaina ed eroina) provocando disastrosi risultati in termini
educativi e nessun risultato nella lotta al narcotraffico e alle mafie. Più recentemente, a Maggio di
quest’anno, il capo del Dipartimento anti-droga, il dottor. Giovanni Serpelloni, dopo
averci raccontato per anni che la Cannabis è il male assoluto, che provocherebbe “buchi al
cervello”, e averci anche fatto divertire e sorridere parlando di Cannabis geneticamente modificata
per raggiungere percentuali di thc del 50% (la conosce solo lui quella genetica!!) è stato indagato
per concussione dalla procura di Verona e definito un pericoloso “potere assoluto”
pretendendo, secondo il GIP che lo ha posto agli arresti, 100.000 euro per l’utilizzo di
un software prodotto e sviluppato con soldi pubblici. Nonostante la rimozione di un così
importante protagonista delle politiche repressive, e il ritorno alla legge Craxi-Jervolino-Vassalli (non
l’originale ma quella modificata dal referendum del 1993), non c’è, al momento, nessuno spiraglio
per politiche più tolleranti nei confronti di chi fa uso di cannabis e derivati. Non è bastato infatti
l’arresto del Dott. Serpelloni per rimuovere dagli uffici del Ministero della Salute e del Dipartimento
delle politiche Antidroga quella voglia di caccia alle streghe che da troppi decenni condiziona
negativamente la vita degli assuntori di sostanze, lo stato delle casse pubbliche e della salute
generale.
Se le politiche repressive verso i movimenti sociali si sono intensificate durante il governo Renzi,
così non è cambiata l’impronta proibizionista e poliziesca quando si tratta di affrontare la questione
del consumo di sostanze. Ancora oggi, quasi ogni settimana, si leggono notizie di decine di
uomini di Polizia Giudiziaria intenti a fare interventi repressivi nelle scuole con le unità
cinofile, come se il problema numero uno di una scuola in dissesto da anni fosse qualche
grammo di marijuana, e non invece le scriteriate contro-riforme che da 30 anni si abbattono
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sull’istruzione pubblica come una mannaia. Queste operazioni di Polizia, oltre ad essere
assolutamente inutili per debellare il narco-traffico, peggiorano la qualità della vita di migliaia di
giovanissimi studenti, criminalizzandone comportamenti e seminando un clima di terrore.
Ma di questo c’è purtroppo poco di cui stupirsi, basti pensare che oggi è sufficiente una sola
segnalazione in Prefettura come consumatore per avere difficoltà nel poter prendere la patente di
guida ed essere così costretti a far analizzare le proprie urine diverse volte prima di essere di nuovo
ritenuto idoneo alla guida. Un po’ come se possedere una bottiglia di vodka in casa o in macchina
equivalesse, per legge, ad essere un alcolista incapace di condurre per anni una macchina o un
motorino.
E’ notizia invece di un mese fa la scandalosa perquisizione con relativo sequestro delle
piante al CSOA Gabrio di Torino. Il Gabrio è uno dei principali esponenti delle pratiche di
riduzione del danno e da più di 20 anni celebra la festa della semina in Aprile e del
Raccolto ad Ottobre dove viene regalata tutta la produzione ai partecipanti alla festa come forma
di disobbedienza civile e di militanza antiproibizionista. Queste pratiche vengono da sempre
rivendicate e sono sempre state attuate alla luce del sole senza che mai siano sorti problemi nella
condivisione. Quest’anno, per la prima volta, un magistrato solerte ha pensato bene di togliere di
giro quelle piante gratuite e controllate, che verranno così sostituite da altrettante piante di dubbia
provenienza che le persone continueranno a consumare rivolgendosi a pusher e alle mafie,
un’operazione, in sostanza, che aiuta criminali e spacciatori e punisce chi fa lotta politica senza
scopo di lucro. La smettessero almeno di parlarci di “sicurezza” come tema principale di
ogni campagna elettorale!!!
Mentre compivano queste coraggiose gesta, i poliziotti inviati dalla procura, come loro solito, non
sono riusciti a trattenersi dal distruggere muri, sporcare pareti, rompere porte. Sono ‘fatti’ così, di
certo non di innocua Cannabis.
Da mesi invece si sono intensificati controlli e posti di blocco sulle strade toscane e non
solo, principalmente Livorno e Firenze, una specie di pesca a strascico su strada dell’utilizzatore di
sostanze alla guida. In teoria nessuno ha nulla da eccepire sul fatto che non si debba guidare in
stato di alterazione psicofisica dovuto all’assunzione di sostanze, ma gli inaffidabili sistemi di
rilevazione, sollevano parecchi dubbi. Da quando hanno sperimentato questo sistema chiamato
drug test (italianizzato in “drogometro”) , le cosiddette forze dell’ordine denunciano splendidi
risultati, che per loro equivalgono a varie centinaia di patenti ritirate nei diversi maxi posti di blocco
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che hanno effettuato per procedere con la sperimentazione di questo strumento. Sorvolando
sull’assurdità di tali controlli a tappeto per rilevare cannabis quando la stessa pianta è
assolutamente molto meno pericolosa di alcol, psicofarmaci e alcuni antistaminici (che neppure
vengono cercati); lasciamo la parola all’Avvocato Carlo Alberto Zaina che fuga ogni nostro dubbio
(le citazioni sono tratte dalla sua pagina facebook):
“Credo che si possa affermare che se lo scopo dell’attivazione dello strumento è quello di accertare
l’assunzione pregressa di sostanze psicoattive o stupefacenti, siamo dinanzi ad un’attività
totalmente inutile. Mi permetto di rammentare che la legge punisce solo chi guida sotto l’effetto di
stupefacenti, cioè chi si trovi in stato di alterazione effettiva e non chi risulti avere assunto droghe,
non potendo stabilirsi mai esattamente il momento assuntivo. Dunque si tratta di un accertamento
che può avere solamente una valenza mediatica e che a mio parere non può produrre effetti
giuridici. Ricordo che svariate sentenze assolutorie di merito e della Cassazione impongono una
diagnosi medica che accerti tassativamente le effettive condizioni della persona da abbinare agli
esami tossicologici. Dunque il cerchio si chiude nel senso gia’ prospettato. Le eventuali deduzioni e
le conclusioni che incidessero sulle patenti di guida vanno Impugnate dinanzi al Magistrato.”
L’Avvocato Zaina conclude dicendo che “si tratta di un accertamento che, per il suo carattere di
irripetibilità, impone che l’interessato sia avvertito della facoltà di essere assistito da un difensore
e, comunque, imponga la presenza di un avvocato di ufficio all’atto. Infine è inaccettabile che
venga immediatamente e provvisoriamente ritirata la patente, quando la verifica sul posto in realtà
non prova nulla e risulta comunque necessaria un’ulteriore fase in laboratorio”.
Con il cambiamento legislativo e il ritorno alle legge del 1990 (con modifica del 1993) si ottiene un
risultato assolutamente paradossale: in pratica si punisce severamente, anche con la detenzione in
carcere, l’autoproduzione anche per fini evidentemente personali o terapeutici, mentre l’acquistare
sostanze stupefacenti da organizzazioni mafiose è un reato amministrativo e la quantità
“consentita” è sensibilmente aumentata nella prassi giurisprudenziale. La legge in vigore,
nonostante sia meno dura della Fini-Giovanardi, è comunque liberticida ed è ha un’impostazione
proibizionista che richiede un superamento a quasi 30 anni dalla sua approvazione. Ad oggi anche
chi vuole coltivare e consumare cannabis senza finanziare traffici illeciti è soggetto a una dura
repressione. La situazione diventa grottesca e intollerabile quando addirittura si vanno ad
arrestare pazienti che vogliono auto prodursi la propria medicina.
Oggi quindi poco è cambiato, la cannabis è ancora vista come un male da debellare, anche se nel
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proibizionismo continuano a far danni.
frattempo ne è stata provata l’utilità medica (la legge Turco del 2007 ne evidenzia le finalità
terapeutiche, anche se di fatto essa risulta inaccessibile e inapplicata per i prezzi esagerati richiesti
dalle farmacie private e, tema altrettanto importante, a causa dell’ignoranza di moltissimi medici).
E soprattutto è chiaro a tutti da anni che il teorema Giovanardi/San Patrignano, per cui la cannabis
è un ponte verso le droghe pesanti, è pura assurdità, semmai è vero il contrario: il ponte è il
proibizionismo stesso e l’assenza di programmi di informazione, vera prevenzione e riduzione del
danno nelle scuole, nei luoghi di alto consumo (discoteche, feste, concerti, ecc ecc) e sui media; il
vero ponte tra Cannabis e droghe pesanti è lo spacciatore che vende entrambe le sostanze perché
inaccessibili sul mercato legale, traendo maggior profitto e minor rischio dalle droghe pesanti,
piuttosto che dall’ingombrante e odorosa Cannabis.
Visto che il numero di persone che usano Cannabis è in continua crescita, sia per motivi ludici che
per motivi medici, ci pare chiaro che la repressione non possa essere lo strumento idoneo per
combattere la giusta lotta contro il narcotraffico e le mafie. Ci dispiace dover affermare che anche i
proponenti dell’attuale legge in discussione, non abbiano minimamente compreso il tema su cui
stanno legiferando, infatti il testo si limita a garantire una situazione di legalizzazione basata sul
Monopolio Statale e alla concessione di autorizzazioni per la produzione ad alcuni (non si dice
quanti, non si dice in base a quali regole dovrebbero essere concesse le licenze), relegando tutti gli
utilizzatori di Cannabis nella posizione di passivi consumatori delle loro infiorescenze, garantendo
milioni a chi le licenze le otterrà e schedature di massa a tutti i consumatori che ne
vorranno fare un uso legale; ricordiamo che non è previsto un cambiamento del codice
della strada e neanche di quello del lavoro…..per molti lavoratori dichiararsi
consumatori equivarrebbe a diventare anche disoccupati (su questo punto consigliamo di
leggere l’intervista al giurista Giovanni Russo Spena).
L’unica via, rispetto al proibizionismo che aiuta le mafie, e al Monopolio che ci può convivere
tranquillamente, è la totale liberalizzazione di consumo e produzione, la sola soluzione in
grado di abbattere i costi e distruggere l’interesse delle mafie per lo spaccio. L’esatto
contrario del disegno di legge su cui le camere, quando avranno finito di rimandare i testi in aula,
per rimandarli in commissione e viceversa, discuteranno (forse) nel breve periodo.
Chiudiamo questo articolo, invitando coloro che hanno subito repressioni a causa della legge
attualmente in vigore, a scriverci se ritengono di poter aver bisogno di informazioni e contatti o
hanno storie che vogliono rendere pubbliche. L’invito è ovviamente rivolto anche ai pazienti e a
tutti coloro che ne fanno un uso terapeutico e hanno difficoltà o impossibilità a reperire questo
Uso, consumo e autoproduzione di cannabis. Repressione e
proibizionismo continuano a far danni.
farmaco. Nei limiti del possibile e della legge vi assicuriamo delle risposte nel merito. Nei prossimi
giorni torneremo a parlare di Cannabis e continueremo a seguire il teatrino romano che continua il
suo balletto di rinvii del testo dell’intergruppo parlamentare auto-denominatosi #Cannabislegale.
Come già detto non ci aspettiamo nulla di buono da un Parlamento illegittimo e da un Governo di
pubblicitari degli anni ’80, quindi continueremo la battaglia antiproibizionista nelle strade, in rete,
attraverso convegni e fiere e ovunque sia possibile coinvolgere le persone e cambiare, nei fatti, la
prassi giuridica. Se qualcosa cambierà in futuro è perché ce lo saremo guadagnati con le lotte e il
sacrificio di tanti.
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