L`uso degli ultrasuoni in Endodonzia
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L`uso degli ultrasuoni in Endodonzia
L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia Dott. Fabio Gorni Figura 1 Sorgente di ultrasuoni P5 Booster della Satelec. 1 Pag. - 16 L’uso delle sorgenti di ultrasuoni ha raggiunto oggi una tale importanza nell’economia della terapia endodontica, che sono personalmente convinto che esso rappresenti una delle più interessanti innovazioni che siano state introdotte nella moderna endodonzia. Negli ultimi anni questa tecnica si è dimostrata particolarmente interessante non solo nell’ambito dell’endodonzia, ma anche in altre branche dell’odontoiatria. Infatti, le punte da ultrasuoni vengono oggi sempre più usate in protesi ed in odontoiatria restaurativa, nella chirurgia ossea per eseguire piccoli prelievi e nella tecnica del rialzo del seno mascellare e ancora di più in endodonzia chirurgica. L’Endodonzia è la specialità in cui gli ultrasuoni hanno permesso i più evidenti progressi e addirittura alcune tecniche endodontiche sono state modificate, particolarmente quelle in cui l’uso degli ultrasuoni è associato all’utilizzo del microscopio operatorio. Per questo motivo, lo “stato dell’arte” in endodonzia oggi non può prescindere da questi due fondamentali strumenti. Armamentario L’importanza della strumentazione in endodonzia oggi ha raggiunto livelli strategici e nel caso specifico il miglioramento qualitativo delle sorgenti di ultrasuoni e l’esistenza di sempre nuove punte va di pari passo con tecniche endodontiche sempre più raffinate ed in continuo miglioramento. Di conseguenza, negli ultimi anni abbiamo assistito all’introduzione di sorgenti di ultrasuoni sempre più evolute, che permettono l’uso ottimale di tutte le punte oggi presenti sul mercato e che, essendo di più diversi tipi, richiedono spesso differenti metodiche di utilizzo. Per questo motivo, le moderne sorgenti di ultrasuoni devono saper combinare la caratteristica della potenza con la precisione del taglio e consentire il controllo non solo della frequenza ma anche dell’ampiezza della vibrazione. Questo tipo di problema è particolarmente sentito in endodonzia, dove viene usata una grande quantità di punte che differiscono tra loro in termini di forma, lunghezza, grandezza e metallo con cui sono costruite e che, per questi motivi, richiedono differenti modalità di utilizzo. Pertanto è molto importante che la sorgente di ultrasuoni sia dedicata specificatamente all’endodonzia o che eventualmente sia una sorgente multiuso con la possibilità di un’applicazione “endo”, alla quale corrisponde un utilizzo in cui l’ampiezza delle vibra- zioni è limitata. Seguendo questo tipo di valutazione, la mia scelta personale cade su di una sorgente molto semplice, ergonomicamente facile da posizionare, date le sue dimensioni ridotte e la sua compattezza, e che al tempo stesso garantisce un’ampia gamma di utilizzo in endodonzia, grazie alla possibilità di variare la sua frequenza operativa in maniera ampia e precisa. Questa sorgente di ultrasuoni è il Suprasson P5 Booster della Satelec (Fig. 1) o il modello più evoluto e più nuovo Suprasson Profy Max II® che usa la nuova tecnologia che consente di regolare automaticamente l’apparecchio e la sua potenza a seconda della punta montata, ottimizzando così l’azione della punta stessa, diminuendo lo stress assorbito e prolungandone la durata (Fig. 2). L’altro aspetto che deve essere preso in considerazione è che la sorgente scelta deve consentire l’utilizzo del maggior numero possibile di punte. Questo perché sul mercato si trovano manipoli con diversi passi: alcuni infatti sono costruiti per il sistema americano in pollici, mentre altri per il sistema europeo in millimetri. Dal momento che la grande maggioranza delle punte è costruita negli Stati Uniti o comunque ha il passo in pollici, la sorgente scelta per l’endodonzia deve essere in grado di risolvere questo problema. Pertanto è necessario evitare l’acquisto di sistemi “chiusi”, sui quali possono essere montate solo le punte disegnate per quella specifica sorgente, o sistemi nei quali l’utilizzo di altre punte è estremamente complicato. Dovremmo invece preferire i sistemi “aperti” nei quali è possibile montare quasi tutti i tipi di punte oggi disponibili. Questo aspetto diventa di importanza 2 strategica quando si analizza la grande varietà di terminali disponibili e ci si rende conto che è impossibile far fronte a tutte le diverse situazioni cliniche con una sola famiglia di punte. Negli ultimi anni, a seguito delle continue crescenti richieste cliniche, le punte da ultrasuoni si sono evolute parallelamente alle tecniche endodontiche e pertanto sono inevitabilmente aumentate di numero. Oggi sono disponibili sul mercato intere dozzine di punte, diverse tra loro per forma, lunghezza e per il materiale con cui sono costruite. Per anni l’unico materiale utilizzato è stato l’acciaio, con il quale sono state prodotte molte punte eccellenti che vengono ancor oggi usate con successo, anche se la moderna tecnologia consente di costruire strumenti di maggiori prestazioni. Questo, ad esempio, è il caso delle Figura 2 Sorgente di ultrasuoni Prophy Max II della Satelec. Pag. - 17 Profilo dell’Autore. Il Dr. Fabio Gorni si è laureato in Odontoiatria presso l’Università di Milano nel 1984. Attualmente è Professore a Contratto nel reparto di Endodonzia dell’Ospedale S. Paolo di Milano. E’ Socio Attivo della Società Italiana di Endodonzia SIE, dell’Accademia Italiana di Odontoiatria Microscopica AIOM, Socio Specialista della European Society of Endodontology ESE e socio dell’American Association of Endodontists AAE. Dal 1994 al 1998 è stato Membro della Commissione Accettazione Soci della SIE, dal 1998 al 2001 ne è stato Segretario Culturale e dal 2003 al 2005 ne è stato il Presidente. Attualmente è Past-President della medesima società. Ha tenuto conferenze su vari argomenti di Endodonzia in Congressi Nazionali ed Internazionali, ha pubblicato su molte riviste nazionali ed internazionali del settore ed ha prodotto numerosi video scientifici. Con Cliff Ruddle ha pubblicato una serie di video intitolati “The Endodontic Game”, distribuiti in Europa, Stati Uniti, Canada, Australia ed Asia. Ha lo studio privato in Milano dove esercita la professione limitatamente all’Endodonzia clinica e chirurgica, e in particolare alla micro-odontoiatria. Può essere contattato all’indirizzo [email protected]. L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 Figura 3 Punte da ultrasuoni ProUltra (serie in nitrato di zirconio) della Dentsply Maillefer. Figura 4 Punte da ultrasuoni ProUltra (serie in titanio) della Dentsply Maillefer. 3 4 nuove punte ProUltra rivestite di nitrato di zirconio e delle ProUltra in titanio, le quali, grazie alle loro notevoli differenze in lunghezza, conicità e flessibilità, coprono un’ampia gamma di utilizzo e sono estremamente utili in numerose applicazioni endodontiche (Fig. 3, 4). Ciononostante, le nuove punte non devono necessariamente rimpiazzare le vecchie: spesso, infatti, esse hanno differenti caratteristiche in termini di prestazioni e aprono nuove possibilità di lavoro. Nella pratica clinica può, infatti, essere utile utilizzare le punte in acciaio le cui caratteristiche sono diverse e con le quali possiamo affrontare e risolvere le restanti situazioni cliniche. Questo, ad esempio, è il caso delle punte SP1, SP2 e SP3 prodotte dalla Excellence in Endodontics (EIE), che sono le punte più lunghe esistenti sul mercato, delle punte ET 20, ET 20D, ET 40 ed ET 40D della Satelec e infine delle K File prodotte sempre dalla Satelec che, usate in situazioni cliniche delicate ben precise, sono strumenti insostituibili. Pag. - 18 Infine, le enormi differenze esistenti tra tutte queste punte in termini di lunghezza e dimensioni, rende obbligatoria da parte dell’operatore la necessità di controllare in maniera molto accurata la potenza erogata dalla sorgente di ultrasuoni, cosa che d’altra parte conferma la necessità di averne una di buona qualità, non solo per poter utilizzare al meglio le singole punte ottimizzando le loro prestazioni, ma anche per ridurre al minimo la frattura delle punte stesse. Prendiamo ora le varie situazioni cliniche nelle quali l’utilizzo delle tecniche ultrasoniche migliora le nostre prestazioni endodontiche, tenendo presente che in alcune di queste situazioni l’uso di tali tecniche rappresenta l’unico trattamento possibile. Casi clinici La prima situazione clinica nella quale si traggono enormi vantaggi dall’uso delle punte da ultrasuoni è rappresentata dalla preparazione della cavità d’accesso e dal reperimento degli orifizi canalari. La prima tappa della terapia endodontica è spesso complicata dalla presenza di camere pulpari che negli anni si sono calcificate per neo-apposizione di dentina secondaria che ha parzialmente o completamente obliterato l’anatomia radicolare. Sappiamo come sia difficile in tali casi eseguire una corretta cavità d’accesso, nel rispetto dell’anatomia originale del dente, senza alterare il pavimento della camera e soprattutto come sia complesso reperire tutti gli imbocchi canalari. I vantaggi offerti dall’utilizzo delle punte da ultrasuoni in questi casi derivano dalla grande precisione di taglio e dall’insuperabile visibilità del campo operatorio. Il controllo che le punte da ultrasuoni consentono di avere non è paragonabile a quello dato da qualsiasi strumento rotante, e ciò non solo per la facilità di guidare uno strumento che non sta ruotando, ma anche per la dimensione della punta, decisamente più piccola e che pertanto garantisce sia un taglio molto preciso che una migliore visibilità. Questa, infatti, è l’altra grande differenza rispetto ai manipoli: il campo visivo è fortemente migliorato e libero da tutti gli impedimenti. Tipicamente, in queste situazioni si ritrovano cavità d’accesso nelle quali l’anatomia è stata sostanzialmente modificata ad esempio con perforazioni del pavimento camerale, o casi in cui gli orifizi canalari non sono stati reperiti. Tali vantaggi sono immediatamente evidenti, anche a piccolo ingrandimento. Se inoltre consideriamo che al giorno d’oggi queste fasi operative sono spesso eseguite sotto microscopio, i vantaggi risultano ancora maggiori. Coloro che utilizzano questo potente mezzo ingrandente conoscono l’enorme difficoltà che deriva dall’utilizzo in queste fasi degli strumenti rotanti, quando cioè la testina del manipolo copre praticamente tutto il campo visivo, impe- 5 2006 dendo il giusto controllo del lavoro. Le punte più adatte a compiere questa fase operativa sono senza dubbio quelle con maggiore conicità e non eccessivamente lunghe. Queste sono punte con buone capacità di taglio che possono essere utilizzate al massimo della potenza per velocizzare il nostro lavoro. Lavorando al microscopio operatorio è un piacere seguire la precisione e l’efficacia del taglio della punta, che in breve tempo ci consente di eseguire un’eccellente preparazione del pavimento della camera pulpare, eliminando i pulpoliti e tutte le calcificazioni e rifinendo le pareti assiali della cavità stessa. Per questi motivi, le punte da utilizzare in queste fasi devono essere diamantate (ET 20D della Satelec) o rivestite di zirconio (ProUltra Endo 2-3), così che esse possano tagliare sia in punta che di lato. La rimanente preparazione viene quindi eseguita con pareti lisce e divergenti, secondo le regole della cavità d’accesso ideale (Figg. 5, 6). Quando si trattano casi ancora più complessi, nei quali la deposizione di dentina ha obliterato non solo la camera pulpare ma anche parte del canale radicolare, preferisco punte più sottili 6 Figura 5, 6 Calcificazioni nella camera pulpare di un molare, prima e dopo il trattamento. Pag. - 19 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 a b c d CASO n° 1 Figura a Radiografia preoperatoria Figura b Il pavimento della camera pulpare è completamente calcificato e la cavità d’accesso errata ha alterato l’anatomia originale. Figura c-e Sequenza della corretta preparazione della cavità d’accesso utilizzando le punte da ultrasuoni. Figura f Cavità d’accesso finale con gli imbocchi canalari nella loro posizione originale. Figura g Radiografia postoperatoria. Figura 7, 8 L’azione degli ultrasuoni può essere sufficiente a rimuovere il perno. Figura 9, 10 Ritrattamento endodontico di un caso con vite endocanalare e un’anatomia endodontica particolare. e f che al tempo stesso garantiscono anche un’adeguata capacità di taglio, come le Endo 4-5 della serie ProUltra o la ET 40D della Satelec (caso n°1). Con queste punte usate sotto microscopio non esistono limiti operativi. Si può localizzare il lume canalare anche nei casi in cui il canale è quasi completamente obliterato dalla dentina secondaria, o preparare in maniera precisa e conservativa l’istmo che connette i canali della stessa radice, come nel caso della radice mesiale dei molari inferio- g ri, dove frequentemente troviamo un terzo canale, un orifizio “extra”, che può essere reperito in questa complessa anatomia endodontica più spesso di quanto si possa pensare (casi n° 2 e 3). Pertanto, oggi si ha la possibilità di trattare casi che solo pochi anni fa avrebbero richiesto la chirurgia e che oggi possono essere brillantemente risolti con un ritrattamento ortogrado. Un altro importante capitolo in cui le tecniche ultrasoniche trovano la loro applicazione ideale è rappresentato dalla rimozione di perni fusi o preformati, sia avvitati che cementati. I perni possono essere rimossi usando le punte da ultrasuoni da sole (Figg. 7, 8) o congiuntamente ad a altri appositi strumenti, come il Ruddle Post Removal System (caso n° 4). E’ ben noto il fatto che l’azione degli ultrasuoni può contribuire alla disintegrazione del cemento grazie alla conduzione delle vibrazioni attraverso il metallo del perno. In molti casi, soprattutto nel caso di perni prefabbricati avvitati, ciò può essere sufficiente a rimuovere il perno (Figg. 9, 10). Per questo scopo esiste una punta specifica, la ProUltra Endo 1, che può essere vibrata ad alta potenza sulla superficie del perno, ottenendo così la sua rimozione. Sempre a proposito della rimozione di vecchi restauri, un’altra importante applicazione deri- 2006 b va dalla capacità di taglio delle punte più robuste, utilizzate per rimuovere precedenti build-up in denti trattati endodonticamente. La ricostruzione spesso coinvolge il pavimento camerale e, per varie profondità, anche gli imbocchi canalari, rendendo l’eliminazione dell’intero build-up un’operazione tutt’altro che facile. Il contributo dato dalle punte da ultrasuoni nella rimozione delle ricostruzioni senza alterare l’anatomia originale ma salvando tessuto dentale, è di grande aiuto (Fig. 11). Questo è particolarmente vero soprattutto quando il materiale del vecchio restauro era resina composita che, per le sue capacità adesive e per il suo colore, è particolarmente difficile distinguere dalla dentina e staccare dalla superficie dentale: in questi casi gli ultrasuoni possono essere utilizzati con potenza e frequenza elevate (Figg. 12, 13). Un altro aspetto importante da sotto- c CASO n° 2 Figura a-c Incisivo centrale in cui la dentina secondaria ha obliterato completamente il sistema dei canali radicolari.i. Figura 11 Rimozione del moncone in amalgama. 7 8 Pag. - 20 9 10 11 12 13 Figura 12, 13 Rimozione del moncone in composito. Pag. - 21 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 CASO n° 3 Figura a La camera pulpare mostra la presenza di una perforazione, uno strumento fratturato nel canale mesiovestibolare ed un’anatomia particolare. Figura b Due canali nella radice distale, tre canali nella radice mesiale e la perforazione riparata. CASO n° 4 a b a lineare è che anche quando le punte sono usate a potenza elevata, la pressione da noi esercitata sul manipolo deve essere leggera, con movimenti tipo pennello, per conservare l’integrità delle punte stesse e per evitare un inutile surriscaldamento del manipolo e del dente. Queste punte, infatti, sono state disegnate per lavorare senza irrigazione, per lasciare all’operatore il massimo della visibilità. Infine, prendiamo ora in considerazione l’ultimo importante capitolo in cui si utilizzano gli ultrasuoni: i ritrattamento ortogradi. Durante il ritrattamento, la rimozione dal canale radicolare del cemento, della guttaperca o degli altri materiali è sempre stata lunga e faticosa. Oggi tutto ciò è estremamente semplificato perché le sottili punte oggi disponibili entrano facilmente all’interno del vecchio materiale, consentendo la sua rimozione. Figura 14-16 Le punte da ultrasuoni ed il solvente consentono al clinico di svuotare rapidamente l’anatomia canalare dal cemento e dalla guttaperca. Pag. - 22 14 15 Per questo scopo è disponibile un’ampia gamma di punte e a mano a mano che si entra più in profondità nel canale, possiamo utilizzare punte sempre più sottili e flessibili (ProUltra 6-8 in Titanio, K File Satelec), che ci consentono di seguire più da vicino l’anatomia radicolare. Quando i canali sono pieni di guttaperca, le punte più potenti entrano facilmente all’interno del materiale, grazie alle vibrazioni e al calore che esse producono. Tuttavia, gli ultrasuoni possono anche essere utilizzati in combinazione con i solventi: la loro azione potenzia quella degli irriganti, facilitando la rimozione dei vecchi materiali da otturazione canalare (Figg. 14-16). Tutto ciò è molto efficace con alcuni materiali come la guttaperca e tutti i cementi endodontici tradizionali, ma la situazione è diversa se all’interno del canale era stato usato un cemento 16 b d definitivo, cosa che sfortunatamente capita di trovare spesso non solo quando si rimuovono restauri intracanalari come viti e perni, ma anche in corso dei cosiddetti ritrattamento “standard”. In questi casi, le punte da utilizzare devono essere sottili, ma al tempo stesso sufficientemente potenti da distruggere i grossi frammenti di cemento che occludono il sistema dei canali radicolari. Se nella porzione più coronale del canale questo è possibile farlo anche ad occhio nudo o a piccolo ingrandimento, a mano a mano che si scende più in profondità nel canale è assolutamente necessario avere il controllo dell’azione di taglio di queste punte, in modo che esse lavorino solo sul cemento e non contro le pareti canalari. Il controllo che possiamo avere lavorando con il microscopio operato- c Figura a, e Sequenza e tecnica della rimozione dello strumento fratturato. e rio è così preciso, che ci consente di svuotare completamente il canale fino all’apice anche nei casi in cui un cemento durissimo riempiva l’intero canale radicolare. Una volta che il canale è stato completamente svuotato del materiale da otturazione, o anche durante questa fase, è estremamente utile associare l’azione detergente degli ultrasuoni a quella dell’ipoclorito di sodio (caso n° 5). La detersione ottenuta grazie alle onde ultrasoniche e al riscaldamento dell’ipoclorito di sodio ci consente di eliminare tutti i detriti dal canale, lasciando pareti lisce e libere anche dei più microscopici residui. Utilizzando questa procedura, ci avvaliamo anche della nota azione antibatterica delle onde ultrasoniche, fenomeno noto come “onde acustiche”. Il contributo che oggi possiamo ottenere da questo tipo di tecnologia è Pag. - 23 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 a b e f CASO n° 5 Figura a Radiografia preoperatoria del secondo premolare superiore. Figura b Un cemento estremamente duro occlude completamente il lume canalare. Figura c Il cemento è stato parzialmente rimosso utilizzando le punte da ultrasuoni (ProUltra Endo 2). Figura d Detriti nel terzo apicale. Figura e Azione detergente della punta da ultrasuoni associata all’ipoclorito di sodio. Figura f Il terzo apicale è ora completamente deterso e mostra due forami, di cui il linguale parzialmente riassorbito. Figura g Una barriera di collagene è stata posizionata a livello del forame affinché funzioni da matrice per avere un migliore controllo dell’otturazione tridimensionale. Figura h Radiografia postoperatoria. Pag. - 24 c g molto alto e ci permette di avere successo anche in situazioni di particolare difficoltà, come quelle in cui si hanno gradini, intasamenti, strumenti fratturati, che meritano un capitolo a parte nell’ambito dei ritrattamenti ortogradi. In questi casi, il nostro scopo è quello di creare spazio al di sopra dello strumento fratturato, in modo da consentire al microscopio di fornirci una visione ottimale del canale e del frammento. Si deve rimuovere la dentina con grande cautela, usando punte da ultrasuoni di varia grandezza. Nella mia esperienza l’uso delle punte da ultrasuoni deve essere differenziato: la punta più tagliente va usata per creare lo spazio necessario al di sopra del frammento, mentre una punta più delicata si utilizza per un lavoro più preciso attorno allo strumento fratturato, dove è preferibile minore potenza e maggiore con- d h trollo, difficile da ottenere con una punta più aggressiva. Pertanto, in questa fase preferisco associare numerose punte, scegliendo tra acciaio e titanio quando il lavoro diventa più delicato. Queste ultime hanno anche il vantaggio di poter modificare la loro forma dal momento che sono meno rigide, per cui ci consentono di dare loro diverse angolazioni che ci facilitano enormemente l’accesso. A questo scopo possono essere di grande utilità le punte K File premontate da ultrasuoni. Esse erano state disegnate per scopi specifici, ma grazie alla loro elasticità possono trovare anche altre applicazioni, in cui è necessaria un’azione efficace ma al tempo stesso molto delicata, non ottenibile con nessuna delle altre punte disponibili sul mercato. Con la punta che abbiamo scelto, si crea lentamente dello spazio laterale 17 18 allo strumento fratturato, riuscendo così a dislocarlo e poi a rimuoverlo vibrandolo gentilmente con l’azione degli ultrasuoni fino a farlo uscire dal canale (Figg. 17-21). Più il frammento è posizionato apicalmente, tanto più è difficile usare questo tipo di approccio, anche se con qualche esperienza si riesce talvolta a rimuovere anche gli strumenti fratturati nel terzo apicale, magari al di là di una curva (caso n° 6). Secondo la mia opinione, la curva del canale non rappresenta un limite assoluto, perché grazie all’utilizzo di K file precurvabili possiamo lavorare anche al di là delle curve canalari, mantenendo sempre un buon controllo della punta; inoltre, quando uno strumento si rompe in una curva del canale, di solito almeno una sua piccola porzione resta visibile e questo ci consente di applicare la tecnica ora descritta. Nei casi in cui questo non sia sufficien- 19 20 te per l’eccessiva lunghezza dello strumento fratturato, si può, come per i perni, abbinare gli ultrasuoni con l’uso di appositi kit disegnati per rimuovere questi frammenti. Il Kit di Cancellier o il nuovo strumento Instrument Removal System (IRS) disegnato da Cliff Ruddle rappresentano un’ottima alternativa e offrono alcuni vantaggi senza alcun rischio reale. Essi consistono in una serie di tubicini vuoti di diverse misure che, inseriti nel canale, possono incarcerare la porzio- 2006 21 Figura 17-21 Sequenza e tecnica della rimozione dello strumento fratturato. a CASO n° 6 b c Figura a, c Strumento fratturato al di là di una curva nella radice mesiale di un molare inferiore. Pag. - 25 L’uso degli ultrasuoni in Endodonzia L’Informatore Endodontico Vol. 9, Nr. 2 2006 CASO n° 8 Figura a, b Dens in dente. Figura c-h Sequenza del trattamento. Con gli ultrasuoni ed il microscopio è possibile rimuovere tutto il tessuto dentale senza minimamente danneggiare le pareti dentinali originali. a b d e g Figura a La radiografia preoperatoria mostra una lesione della biforcazione. Figura b-e Largo riassorbimento della zona della biforcazione nella radice mesiale. Figura f, g Il cemento MTA ripara il difetto. Figura h Ritrattamento endodontico e ricostruzione del moncone. Figura i Il controllo dopo 18 mesi mostra la guarigione del caso. Pag. - 26 22 ne libera dello strumento fratturato e quindi estrarlo. Con questo sistema si può esercitare una considerevole forza assiale sullo strumento, superando così la resistenza delle pareti dentinali (Figg. 22, 23). L’ultima applicazione degli ultrasuoni in endodonzia è quella connessa con la preparazione del canale stesso. La sagomatura con lime ultrasoniche, tecnica comunemente usata all’inizio degli anni ’80, è stata da lungo tempo abbandonata ed oggi possiamo usare l’azione 23 Oggi gli ultrasuoni possono anche essere utilizzati in casi particolari per veicolare il materiale da otturazione, come quello che è più comunemente usato per riempire il difetto e che è rappresentato dall’MTA (ProRoot, Dentsply Maillefer): sotto la pressione delle vibrazioni si adatta bene alla cavità preparata, lasciando una superficie liscia e ben compatta che garantisce un ottimo sigillo al grave difetto anatomico (caso n° 7). f h CASO n° 7 c Figura i Radiografia postoperatoria. Figura 22-23 Sistema IRS disegnato da Cliff Ruddle. Per terminare, vediamo un caso di “dens in dente” che è stato brillantemente risolto grazie all’uso combinato degli ultrasuoni e del microscopio operatorio, ovverosia, grazie a tutte le tecnologie che il mercato ci rende disponibili per eseguire un’endodonzia sempre più all’insegna dell’eccellenza (caso n° 8). a i tagliente di queste punte in situazioni cliniche specifiche che richiedono una particolare preparazione del difetto anatomico, lasciando da parte la sagomatura canalare come tale. Un tipico esempio di tale condizione è rappresentata dalla perforazione. In questo caso, è indicato usare l’azione controllata di taglio delle punte da ultrasuoni per pulire il difetto dal tessuto di granulazione e per regolarizzare i bordi in modo da preparare la cavità per una corretta sua otturazione. b c d e f g h i Pag. - 27