FRANÇOIS-JOËL THIOLLIER

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FRANÇOIS-JOËL THIOLLIER
Brescia, Auditorium San Barnaba
Domenica 3 maggio 2015, ore 20.45
PROBRIXIA, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Brescia,
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imprese bresciane presso i mercati internazionali.
“Barocco con variazioni”
FRANÇOIS COUPERIN
(1668-1733)
La bandoline
Le carillon de Cythère
Le rossignol en amour
Le réveil-matin
JEAN-PHILIPPE RAMEAU
(1683-1764)
Gavotta con Variazioni in la minore
BACH/BRAHMS
Ciaccona per la mano sinistra
(dalla Partita per violino in
re minore BWV 1004)
R
 partecipare a missioni esplorative in nuovi mercati internazionali.
ALESSANDRO SCARLATTI
(1660-1725)
MARCELLO/BACH
JOHANN SEBASTIAN BACH
(1685-1750)
BACH/RACHMANINOV
Fantasia in do minore BWV 906
Pastorale in fa maggiore BWV 590
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Variazioni sulla “Follia di Spagna”
SERGEJ RACHMANINOV
(1873-1943)
Adagio in re minore BWV 974
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Variazioni su un tema di Corelli
op. 42
Preludio dalla Partita per violino in
mi maggiore BWV 1006
stiche di settore all’estero;
processo di internazionalizzazione.
x incontrare potenziali partner stranieri interessati ad intrattenere rapporti
Con la collaborazione di
PROBRIXIA
commerciali;
x partecipare a missioni esplorative in nuovi mercati internazionali.
Azienda Speciale della Camera di Commercio di
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Brescia, Auditorium San Barnaba
Domenica 3 maggio 2015, ore 20.45
FRANÇOIS-JOËL THIOLLIER
Franco-americano di nascita, François-Joël
Thiollier ha assimilato il meglio delle due
culture; nato a Parigi, ha dato il suo primo
concerto a New York all’età di 5 anni.
Ha proseguito gli studi musicali in Francia
sotto la guida di Robert Casadesus.
Successivamente si è perfezionato negli Stati
Uniti con Sascha Gorodnitzki alla Juilliard
School of Music, laureandosi con il massimo
dei voti in tutte le materie sia accademiche
che musicali all’età
di 18 anni.
Thiollier ha vinto 8 Grands Prix – risultato
senza precedenti – in concorsi internazionali,
fra cui il Reine Elisabeth del Belgio e il
Čajkovskij di Mosca.
Il suo vastissimo repertorio, la sua
eccezionale cultura musicale e la sua
padronanza della tastiera sono la chiave
del suo successo internazionale. Thiollier
ha suonato in più di 40 paesi con le più
prestigiose orchestre, tra cui le Filarmoniche
di San Pietroburgo e Mosca, Concertgebouw
di Amsterdam, Residentie Orkest dell’Aja,
Orchestra della RAI di Torino, Santa Cecilia,
Orchestre de Paris, Orchestre National
de France, London Symphony Orchestra
e nelle sale più importanti quali Théâtre
des Champs-Élysées e Salle Pleyel a Parigi,
Berliner Philharmonie e Konzerthaus, Bunka
Kaikan e Suntory Hall a Tokyo, Palais des
Beaux Arts di Bruxelles, Auditorium di
Madrid, Victoria Hall di Ginevra, Accademia
di Santa Cecilia a Roma, Teatro alla Scala di
Milano, la Fenice di Venezia, Sydney Opera
House
Concert Hall.
La sua interpretazione del Concerto di Busoni
alla Philharmonie di Berlino è stata così
recensita: “Thiollier, un pianista al di sopra
di ogni paragone, ha stupefatto e affascinato
il pubblico con una tecnica pazzesca, una
raffinata eleganza, un compiuto senso del
suono e, infine, qualità non delle minori, con
una musicalità piena di generosità”.
Oltre i 36 LP con musiche che spaziano
da Mozart a Liszt e Skrjabin, Beethoven,
Brahms, opera omnia di Rachmaninov in
prima incisione mondiale, Thiollier ha inciso
più di 40 CD.
Per il suo eccezionale contributo alla
promozione della musica e in particolare di
quella francese è stato nominato nel 2003
Officier des Arts et des Lettres.
François Couperin, detto Il Grande per distinguerlo da un parente omonimo, apparteneva
a una dinastia di musicisti. Fu clavicembalista e organista di corte e fu popolarissimo fra gli
aristocratici. Le sue ventisette suite, denominate Ordres (Ordini), che vennero pubblicate in
quattro libri fra il 1713 e il 1730, contengono anche, talvolta, le danze canoniche, ma sono
soprattutto notevoli per l’inclusione di pezzi di carattere, ispirati alla vita - aristocratica - di
tutti i giorni. Il significato del titolo La Bandoline è incerto: si tratta forse di un profumo, o di
un cosmetico. Il carillon di Citera prende lo spunto da una uccelliera, L’usignolo in amore...
si spiega da sé, e così pure Il risveglio mattutino. Rameau fu soprattutto un grande operista
ma praticò anche lui il clavicembalo e pubblicò fra il 1708 e il 1728 le sue composizioni in
due Libri e in una appendice al Metodo. La Gavotta con Variazioni in la minore fa parte del
Secondo Libro. Si tratta in realtà di un pezzo da studio, da esercitazione. La breve Gavotta
è aggraziata ma non particolarmente inventiva. Le sei Variazioni sono organizzate secondo
uno schema geometrico: agilità in posizione stretta delle dita alla mano destra, idem alla
mano sinistra, agilità in posizione stretta con due voci alla mano destra, agilità a mani
alternate, agilità in posizione lata alla mano destra, idem alla mano sinistra. La tonalità di la
minore secondo la scala naturale non impiega di norma i tasti neri. Rameau sviluppa quindi
l’agilità anche nella posizione lata, che è più rara nella musica clavicembalistica, cercando
di non provocare movimenti in avanti della mano perché i pochi tasti neri che vengono
impiegati possono essere raggiunti distendendo semplicemente le dita, che sui tasti bianchi
vengono tenute arcuate. Per colmo di prudenza Rameau non ripete alla mano sinistra,
un po’ impacciata per sua natura, la variazione con due voci alla mano destra. Più che il
compositore è qui dunque da ammirare il didatta esperto e sagace.
Il Concerto in re minore di Benedetto Marcello fu trascritto per clavicembalo solo negli anni
nei quali Bach si trovava al servizio del duca di Weimar. Era d’uso che nei concerti, specie
nei movimenti lenti, i solisti improvvisassero fioriture. Nelle trascrizioni sono dunque di
particolare interesse gli adagi, nei quali Bach scrive le fioriture aggiunte. Nell’Adagio del
Concerto di Marcello il canto del solista, affidato alla mano destra, è però fiorito da Bach con
molta moderazione. Sembra probabile che un grande clavicembalista come Bach, eseguendo
queste trascrizioni per il suo datore di lavoro, improvvisasse fioriture molto più ricche e
“frondose” di quelle scritte. Ma noi dobbiamo accontentarci di ciò che è rimasto sulla carta,
e questa è una delle ragioni che ci impediscono di farci un’idea precisa della interpretazione
della musica nel periodo barocco.
La Fantasia in do minore, assai virtuosistica, segue la tipica forma in due parti con ritornello
che troviamo nelle Sonate di Scarlatti, ed è così singolare nella produzione bachiana da far
nascere qualche dubbio sulla sua autenticità, tanto che alcuni studiosi tendono ad attribuirla
al figlio maggiore di Bach, Wilhelm Friedemann.
La Pastorale, o Pastorella in fa maggiore per organo è in realtà una suite di quattro pezzi. La
vera propria pastorale è il primo dei quattro, mentre il secondo è una allemanda, il terzo un
adagio del tipo degli adagi dei concerti grossi, e il quarto una giga.
La celeberrima Ciaccona per violino solo fu trascritta per pianoforte da Joachim Raff, da
Brahms, da Geza Zichy, da Busoni. La trascrizione di Brahms è quella che si mantiene più
vicina all’originale, che viene riprodotto praticamente senza aggiunte, come studio per la sola
mano sinistra. Anche la trascrizione di Zichy è per la sola mano sinistra, ma con lui diventa
un pezzo da concerto con varie aggiunte e una cadenza. Tutto il tessuto dell’originale
violinistico viene trasferito da Brahms, ed è l’unico suo intervento da segnalare, un’ottava più
in basso, sia per recuperare un suono più corposo sia, soprattutto, per evitare la scomodità a
cui andrebbe incontro il braccio sinistro se dovesse suonare sempre nella metà di destra della
tastiera.
Il basso della Follia di Spagna, danza di origine portoghese, fu ripreso innumerevoli volte
dal Quattrocento al Settecento. Alessandro Scarlatti compose una serie di Variazioni sul
tema, esplorando ampiamente la tecnica clavicembalistica. Ma la scrittura spoglia richiede,
secondo l’uso dell’epoca, che vengano aggiunte delle varianti ornamentali, e ciò fa sì che
pochi esecutori la affrontino in sede concertistica. Le Variazioni sulla Follia concludono
la Sonata op. 5 n. 2 di Corelli. Rachmaninov, senza curarsi di fare qualche verifica, attribuì
a Corelli il tema e lo variò nella sua op. 42, creando un grandioso affresco privo di ogni
carattere di arcaismo ed evocativo semmai dell’antica Russia cupa e tragica, la Russia di Ivan
IV Il Terribile. A conclusione del recital il Preludio della Partita n. 3 di Bach per violino solo,
impiegato anche in una cantata, chiude in modo brillantissimo la serata nella spettacolare
trascrizione di Rachmaninov.
Piero Rattalino