attualità - Dehoniane
Transcript
attualità - Dehoniane
REGATT 22-2012 cop:REGATT 02-2010 18.39 !!""" !"! cop.qxd 02/01/2013 !"! Pagina 4 ROCCO PANZARINO - MARZIA ANGELINI & SANTI SIMBOLI Storia, miracoli, tradizioni e leggende nell’arte sacra quindicinale di attualità e documenti 2012 22 16 Attualità «STRUMENTI» pp. 288 - € 27,50 # "! "!"! ""!! ""!!""!! "!""" !"! !! ! !!!!!""!! "!! "!! !! "!! !""!!! !"!! "!"!!!"!" !!! !"! "!!"!! !"! "!!!" !!! !!"!"!!!! !!!"" "! EDB #"! !! ! ! 721 723 729 735 769 Monti e il centro-destra La primavera egiziana Asia: il Concilio realizzato Cinesi cattolici in Italia Studio del Mese Uomo-macchina, macchina-uomo Metafora e mito della scienza medica Anno LVII - N. 1135 - 15 dicembre 2012 - IL REGNO - Via Nosadella 6 - 40123 Bologna - Tel. 051/3392611 - ISSN 0034-3498 - Il mittente chiede la restituzione e s’impegna a pagare la tassa dovuta - Tariffa ROC: “Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Bologna” REGATT 22-2012 cop:REGATT 02-2010 cop.qxd 02/01/2013 18.40 Pagina 2 quindicinale di attualità e documenti !! ! ! CHRISTIAN GABRIELI A ttualità Uno scisma moderno 15.12.2012 - n. 22 (1135) Caro lettore, Libri del mese 721 (G. Brunelli) i 50 anni che ci uniscono e ci separano dall’evento conciliare descrivono un tempo lungo per intensità e globalità dei cambiamenti storici intercorsi. Tra tutti basterà citare la caduta del muro di Berlino nel 1989. Per la rivista Il Regno si tratta di una memoria e di una storia che l’hanno vista, proprio a partire dal concilio Vaticano II, diventare sempre più fonte, protagonista, interprete della vita della Chiesa. Dal Concilio Il Regno trae la propria ispirazione, il prisma interpretativo per leggere il presente, lo stile del confronto con il mondo contemporaneo. Siamo oggi sollecitati in questo anche dalle parole di papa Benedetto XVI, che nel documento di indizione dell’Anno della fede ricorda come il concilio Vaticano II dev’essere riletto e riscoperto come «una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa» (Porta fidei, n. 5). In questo spirito desideriamo fare dono a tutti i nostri lettori di qualcosa che crediamo abbia un grande valore storico e documentario: l’intera collezione dei Servizi speciali che Il Regno pubblicò allora con cadenza quindicinale durante le quattro sessioni del Concilio, tra il 1962 e il 1965. A partire da dicembre 2012 e con cadenza mensile troverà su www.ilregno.it in formato digitale le «Note conciliari» di p. E. Balducci, le cronache delle congregazioni, i commenti, i numeri delle votazioni oltre naturalmente ai documenti approvati: rileggere per comprendere nuovamente. Con l’occasione desideriamo augurarle un Natale spiritualmente fecondo e un 2013 di vera pace. R Italia – Politica: Monti a coprire il vuoto { Novità e limiti nel centro-destra } 723 (G. Bernardelli) Egitto – Proteste contro Mursi: quella primavera era vera { Tra rivoluzione liberale e involuzione islamista } 749 (P. Stefani) La comunità lefebvriana 750 (M.E. G.) PREFAZIONE DEL CARD. VELASIO DE PAOLIS Il Vangelo e la storia { Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti } Editoria – Dossetti Testi… critici 726 (S. Levi Della Torre) 753 728 (M.E. Gandolfi) Segnalazioni 762 (M. Castagnaro) F. Strazzari, Fragmentos di America Latina Medio Oriente – Conflitti: la Palestina all’ONU { Le conseguenze politiche del riconoscimento } Nigeria – Violenze Se la cittadinanza non è inclusiva 729 (M. Amaladoss) Asia-Teologia – 50° Vaticano II: Chiesa e missione di Dio { Appello a un dialogo permanente } 734 (M.E. G.) Chiesa cattolica – Donne prete Provvedimenti 734 (M. B.) Santa Sede – Vatileaks Il perdono del papa 735 (D. Sala) Italia – Immigrati cinesi: fede e integrazione { Vecchia e nuova evangelizzazione dei cattolici provenienti dalla Cina } 738 (G. B.) Sardegna – Chiesa e crisi I vescovi con i disoccupati Schede (a cura di M.E. Gandolfi) 762 (L. Spaziani) P. De Benedetti, M. Giuliani, Portare il saluto 763 (M. Paiano) I. Mattioni, Da grande farò la santa 764 (G. Mocellin) R. Stella, Eros, Cybersex, Neoporn 765 Profilo { Pier Cesare Bori } Imago Dei. La ricomposizione possibile di una vita ricca e tumultuosa (P. Stefani) Diario ecumenico 741 (M. Castagnaro) Brasile – Chiesa in Amazzonia: Sâo Gabriel: la più povera { Intervista con il vescovo Edson Tasquetto Damian } 743 (W. Uranga) Argentina – Chiesa e dittatura La verità ancora oscura 744 (C. Molari, P. Casaldáliga) Testimoni – Cristiani nei due mondi: bei vecchi { Arturo Paoli, Pedro Casaldáliga } pp. 312 - € 27,00 768 (L. Accattoli) Agenda vaticana Studio del mese 739 (J. Rubio) Catalogna – Chiesa-indipendenza: la parola ai cittadini { A Tarragona e a Madrid le due linee dei vescovi } «OGGI E DOMANI» 767 (D. Sala) { Metafora e mito della scienza medica } 769 (L. Tesio) Uomo-macchina, macchina-uomo 779 (P. Stefani) Parole delle religioni Natale: una festa di tutti 781 (L. Accattoli) Io non mi vergogno del Vangelo «Benedico nei luoghi affollati». Ancora sulle benedizioni dei cristiani comuni ) ('&%$&#"!% "'(&&$"&)%"&%&&% ('( %!"& !(&$&(&""!(&&"$& ('!( ((!% &%&'& ("%((&%''("'!(&&"!%&"&!"&%% %$&(%" %!"'"&$("&% (!% &$(& %"&$$"& ('%! &('"!"&"&('&" $& ("!(&'$&&"!!"(&$"& ('" "%('&%&"!!(& (%&'"&%$&"'"!( ('!%% %(&%'(&"%& '!%&!'!"!%%&%&($"%"%('& "'('% "&"$&%'&%&%!("& $"&%'"& ('%('& ('&$"&"'!"&&'&!"&"!!"$%%(&%&"'&%'! 783 Indici Attualità 2012 746 (M. Pohlmeyer) Cinema – Prometheus: epica postmoderna { La ricerca dell’immortalità nell’ultimo film della serie di Alien } Colophon a p. 780 EDB "! REGATT 22-2012 cop:REGATT 02-2010 cop.qxd 02/01/2013 18.40 Pagina 2 quindicinale di attualità e documenti !! ! ! CHRISTIAN GABRIELI A ttualità Uno scisma moderno 15.12.2012 - n. 22 (1135) Caro lettore, Libri del mese 721 (G. Brunelli) i 50 anni che ci uniscono e ci separano dall’evento conciliare descrivono un tempo lungo per intensità e globalità dei cambiamenti storici intercorsi. Tra tutti basterà citare la caduta del muro di Berlino nel 1989. Per la rivista Il Regno si tratta di una memoria e di una storia che l’hanno vista, proprio a partire dal concilio Vaticano II, diventare sempre più fonte, protagonista, interprete della vita della Chiesa. Dal Concilio Il Regno trae la propria ispirazione, il prisma interpretativo per leggere il presente, lo stile del confronto con il mondo contemporaneo. Siamo oggi sollecitati in questo anche dalle parole di papa Benedetto XVI, che nel documento di indizione dell’Anno della fede ricorda come il concilio Vaticano II dev’essere riletto e riscoperto come «una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa» (Porta fidei, n. 5). In questo spirito desideriamo fare dono a tutti i nostri lettori di qualcosa che crediamo abbia un grande valore storico e documentario: l’intera collezione dei Servizi speciali che Il Regno pubblicò allora con cadenza quindicinale durante le quattro sessioni del Concilio, tra il 1962 e il 1965. A partire da dicembre 2012 e con cadenza mensile troverà su www.ilregno.it in formato digitale le «Note conciliari» di p. E. Balducci, le cronache delle congregazioni, i commenti, i numeri delle votazioni oltre naturalmente ai documenti approvati: rileggere per comprendere nuovamente. Con l’occasione desideriamo augurarle un Natale spiritualmente fecondo e un 2013 di vera pace. R Italia – Politica: Monti a coprire il vuoto { Novità e limiti nel centro-destra } 723 (G. Bernardelli) Egitto – Proteste contro Mursi: quella primavera era vera { Tra rivoluzione liberale e involuzione islamista } 749 (P. Stefani) La comunità lefebvriana 750 (M.E. G.) PREFAZIONE DEL CARD. VELASIO DE PAOLIS Il Vangelo e la storia { Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti } Editoria – Dossetti Testi… critici 726 (S. Levi Della Torre) 753 728 (M.E. Gandolfi) Segnalazioni 762 (M. Castagnaro) F. Strazzari, Fragmentos di America Latina Medio Oriente – Conflitti: la Palestina all’ONU { Le conseguenze politiche del riconoscimento } Nigeria – Violenze Se la cittadinanza non è inclusiva 729 (M. Amaladoss) Asia-Teologia – 50° Vaticano II: Chiesa e missione di Dio { Appello a un dialogo permanente } 734 (M.E. G.) Chiesa cattolica – Donne prete Provvedimenti 734 (M. B.) Santa Sede – Vatileaks Il perdono del papa 735 (D. Sala) Italia – Immigrati cinesi: fede e integrazione { Vecchia e nuova evangelizzazione dei cattolici provenienti dalla Cina } 738 (G. B.) Sardegna – Chiesa e crisi I vescovi con i disoccupati Schede (a cura di M.E. Gandolfi) 762 (L. Spaziani) P. De Benedetti, M. Giuliani, Portare il saluto 763 (M. Paiano) I. Mattioni, Da grande farò la santa 764 (G. Mocellin) R. Stella, Eros, Cybersex, Neoporn 765 Profilo { Pier Cesare Bori } Imago Dei. La ricomposizione possibile di una vita ricca e tumultuosa (P. Stefani) Diario ecumenico 741 (M. Castagnaro) Brasile – Chiesa in Amazzonia: Sâo Gabriel: la più povera { Intervista con il vescovo Edson Tasquetto Damian } 743 (W. Uranga) Argentina – Chiesa e dittatura La verità ancora oscura 744 (C. Molari, P. Casaldáliga) Testimoni – Cristiani nei due mondi: bei vecchi { Arturo Paoli, Pedro Casaldáliga } pp. 312 - € 27,00 768 (L. Accattoli) Agenda vaticana Studio del mese 739 (J. Rubio) Catalogna – Chiesa-indipendenza: la parola ai cittadini { A Tarragona e a Madrid le due linee dei vescovi } «OGGI E DOMANI» 767 (D. Sala) { Metafora e mito della scienza medica } 769 (L. Tesio) Uomo-macchina, macchina-uomo 779 (P. Stefani) Parole delle religioni Natale: una festa di tutti 781 (L. Accattoli) Io non mi vergogno del Vangelo «Benedico nei luoghi affollati». Ancora sulle benedizioni dei cristiani comuni ) ('&%$&#"!% "'(&&$"&)%"&%&&% ('( %!"& !(&$&(&""!(&&"$& ('!( ((!% &%&'& ("%((&%''("'!(&&"!%&"&!"&%% %$&(%" %!"'"&$("&% (!% &$(& %"&$$"& ('%! &('"!"&"&('&" $& ("!(&'$&&"!!"(&$"& ('" "%('&%&"!!(& (%&'"&%$&"'"!( ('!%% %(&%'(&"%& '!%&!'!"!%%&%&($"%"%('& "'('% "&"$&%'&%&%!("& $"&%'"& ('%('& ('&$"&"'!"&&'&!"&"!!"$%%(&%&"'&%'! 783 Indici Attualità 2012 746 (M. Pohlmeyer) Cinema – Prometheus: epica postmoderna { La ricerca dell’immortalità nell’ultimo film della serie di Alien } Colophon a p. 780 EDB "! 721-722_art_brunelli:Layout 2 3-01-2013 9:12 Pagina 721 Politica I TA L I A m onti a coprire il vuoto Novità e limiti nel centro-destra D icembre ha portato cambiamenti. La costituenda coalizione di Monti è la novità (prima non c’era) della politica italiana. Ma si tratta di una novità in movimento. Ancora esposta all’incertezza: sia nella sua definizione organizzativa (quante liste alla Camera? presenti ovunque?), sia nella sua collocazione politica (neocentrista? oppure a vocazione maggioritaria nel campo del centro-destra? una DC piccola piccola o un Partito popolare europeo sezione italiana?). Sulla definizione organizzativa ne sapremo di più dopo la metà di gennaio. Sull’identità politica dovremo aspettare l’esito delle elezioni del 24 e 25 febbraio. Sarà infatti il successo o l’insuccesso elettorale a determinare davvero l’evoluzione identitaria della nuova formazione. Anche se la linea scelta da Bersani e dal Partito democratico (PD), ribadita dalla dura sconfitta di Renzi, di dare vita a un fronte progressista, chiudendo definitivamente all’ipotesi di un partito democratico di tipo liberal riformista, consegna oggi, di fatto, Monti e i liberal-democratici al campo del centrodestra. sua formazione, nonché per il superamento dell’attuale Unione di centro (UDC). L’odierna coalizione sarebbe solo la prima tappa di una più vasta ridefinizione del centro-destra. La prospettiva di una configurazione del nuovo soggetto sul modello del Partito popolare europeo si avvicinerebbe. In quel caso l’eventuale alleanza di governo con i progressisti di Bersani e Vendola avrebbe un significato politico paritario e temporaneo in attesa di tornare alternativi, secondo una dinamica bipolare di tipo tedesco. Se Monti arriverà terzo con un ri- sultato percentuale significativo tutto si farà più complesso e incerto nel campo del centro-destra e nel paese. Il significato politico di un’eventuale alleanza con la sinistra sarebbe esposto al rischio della subalternità. Una sorta di riedizione del compromesso tra DC e PCI, ma rovesciata per peso ed egemonia. Se, infine, la formazione di Monti risultasse addirittura quarta, cioè sotto il movimento di Grillo, si dovrebbe parlare allora di fallimento dell’esperimento. Un po’ per decisione, un po’ per spinta, Monti si è ritrovato, passo Il risultato e l’identità La linea del successo di Monti è data dal confronto/scontro con il Popolo della libertà (PDL). Se Monti supererà Berlusconi la politica italiana cambierà profondamente, per l’accelerazione della parabola discendente del cavaliere e lo smottamento della IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 721 721-722_art_brunelli:Layout 2 3-01-2013 9:12 dopo passo, in campo come leader politico e non più come presidente del Consiglio di un governo tecnico. Con l’annuncio delle sue dimissioni, l’8 dicembre, dopo l’attacco parlamentare all’operato del suo governo da parte del maggior partito della sua maggioranza, il PDL, Monti ha compiuto il primo vero atto politico. La decisione, motivata dalla volontà di non farsi logorare dall’atteggiamento del PDL dopo il ritorno di Berlusconi, non equivaleva di per sé a un suo diretto coinvolgimento nella campagna elettorale, ma ne è stato il presupposto necessario. È facile immaginare che Monti sia stato dissuaso da più parti dall’entrare direttamente nella competizione elettorale, a cominciare dal Quirinale, che ha visto interrompersi bruscamente il proprio disegno di stabilizzazione del sistema politico italiano. Ma, come è emerso chiaramente dai media, la diffida maggiore l’hanno posta i vertici del PD, fino all’accusa, formulata ripetutamente da D’Alema, di dubbia moralità della scelta. I passi successivi sono stati la presentazione (dopo lo scioglimento delle Camere il 22 dicembre) di un proprio programma («Agenda Monti»), sul quale il premier ha chiesto l’adesione delle diverse forze politiche; infine l’avvio della nuova federazione centrista che si presenta unita in un’unica lista al Senato e distinta alla Camera e che sin qui raccoglie l’UDC e la nuova lista personale del presidente del Consiglio uscente costituita dal movimento «Verso la terza Repubblica» e da «Italia Futura». Nella scelta di Monti di cimentarsi direttamente con l’attività politica c’è inevitabilmente anche una dimensione personale, dettata dalla convinzione di poter proseguire l’azione intrapresa col governo tecnico e di saper fare meglio di altri. Ma credo che sia stata decisiva la scelta di Berlusconi di tornare direttamente a guidare il PDL. Tra le due ipotesi politiche opposte, formulate il 24 e il 27 ottobre, Berlusconi ha infine scelto definitivamente: se con la prima si sarebbe fatto da parte, con la seconda è tornato in campo, annullando ogni sviluppo democratico interno al partito; se con la 722 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 722 prima avrebbe optato per il liberalismo europeo e per il PPE, favorendo un’alleanza di tutto il centro-destra, con la seconda ha preferito una linea populista demagogica contraria alle tasse e ai cosiddetti «poteri forti», sulla quale ritentare un’alleanza con la Lega; se con la prima aveva indicato in Monti e nelle politiche del suo esecutivo un punto di riferimento e una prosecuzione della linea del proprio governo, con la seconda gli ha attribuito la fase recessiva della nostra economia e la sudditanza internazionale ai diktat tedeschi. La sconfitta di Alfano dentro il PDL e il rientro di Berlusconi hanno aperto nel centro-destra quel vuoto che ora Monti cerca di riempire. Apprezzamenti e distinguo ecclesiastici I media hanno attribuito alle gerarchie ecclesiastiche (vaticane e italiane) un convinto e diretto appoggio all’operazione Monti. Sia L’Osservatore romano, sia Avvenire, sia alcuni esponenti dell’episcopato italiano (mons. Bruno Forte) hanno salutato il tentativo Monti come un’opportunità e una speranza. Il presidente della CEI, card. Bagnasco, ha richiamato alla necessità di non sciupare i risultati conseguiti sin qui dai sacrifici degli italiani e ha ribadito la stima e il credito internazionale di cui gode il presidente Monti. Tra i critici verso gli apprezzamenti nei confronti del premier, il neo vescovo di Ferrara, mons. Negri. Altri vescovi, in passato maggiormente legati al centro-destra berlusconiano, hanno sin qui taciuto. Non è una posizione semplice quella delle gerarchie ecclesiastiche. Che richiede misura. Perché se identificare l’istituzione ecclesiastica con un partito è di per sé discutibile, intestarsi il rischio di un fallimento è perlomeno inopportuno. Azzardando un’interpretazione unitaria (ma le diversità permangono sia tra i vescovi, sia tra la CEI come tale e la Santa Sede) credo si possa osservare che in pochi tra i vescovi italiani c’è il desiderio o la nostalgia di un ritorno al passato. Il passato rassicurante della DC viene ritenuto non più riproducibile. Con esso vi è la consapevolezza che il tema dell’unità politica dei cattolici sia di fatto stato archiviato nelle forme storicamente sperimentate. La presenza di cattolici nel centro-sinistra e nel resto del centro-destra, oltre che nell’area montiana, consiglia di non farne una semplice riproposizione. Inoltre, lo schema bipolare sembra sostanzialmente accettato. Ma si tratta di un bipolarismo di tipo tedesco, nel quale più che produrre un’equidistanza dai due schieramenti maggiori i vescovi assumono di fatto una minor distanza dal partito di tradizione o derivazione popolare o democratico-cristiana. Se Monti dovesse risultare utile per conseguire un tale obiettivo di stabilizzazione della crisi sistemica italiana, godrebbe di un favore di fatto, più che dichiarato, delle gerarchie ecclesiastiche. Più difficile per i vescovi sarebbe accettare un discorso di egemonia culturale e politica della sinistra nella forma progressista, entro la quale si percepisce un incipiente tratto di neo-laicismo. Si può supporre che lo schema di relazione con il sistema politico dei partiti impostato dal presidente della CEI card. Bagnasco a Todi, nel 2011, sia di fatto riprodotto nell’imminenza della campagna elettorale: in tal caso i vescovi terranno fermo il discorso sui valori non negoziabili, connotandoli maggiormente su un piano sociale, dopo di che saranno i gruppi politici e i diversi esponenti, cattolici e non, a segnalare la loro maggiore o minore vicinanza, la loro maggiore o minore distanza dai richiami della CEI. In fondo, quella elaborata dai vertici episcopali italiani è una posizione di sicurezza. Più complesso si fa il ragionamento se si dovesse aprire compiutamente il capitolo (e sin qui non è stato ancora fatto) di una ridefinizione della presenza culturale, sociale e politica dei cattolici nel nostro paese. Non potrà passare troppo tempo ancora dal cominciare a farlo, perché sta crescendo la consapevolezza che ci si trova alla fine della fase storica contraddistinta dal cattolicesimo politico e che si è aperta una fase del tutto nuova nella quale il cattolicesimo appare connotato come post-politico. Ma questa è un’altra storia. Gianfranco Brunelli 723-725_art_bernardelli:Layout 2 2-01-2013 15:05 Pagina 723 Proteste contro Mursi EGITTO q uella primavera era vera Tr a r i v o l u z i o n e l i b e r a l e e i n v o l u z i o n e i s l a m i s t a C olti ancora una volta di sorpresa da piazza Tahrir. Anche se – a dire il vero – stavolta le manifestazioni più imponenti si svolgono a Heliopolis, intorno a un palazzo presidenziale trasformato rapidamente in un fortino. Va avanti ormai da settimane al Cairo lo scontro tra Mohammed Mursi – l’esponente dei Fratelli musulmani eletto presidente nel giugno scorso – e l’opposizione liberale, tra le cui file è schierata anche la stragrande maggioranza dei cristiani copti. Nel momento in cui scriviamo non sappiamo ancora i risultati definitivi del referendum sulla bozza di Costituzione approvata dai soli islamisti, tenutosi in due tornate il 15 e il 22 dicembre. Ma dallo spoglio dei voti del primo turno è già emerso chiaro il quadro di un paese spaccato a metà, con gli islamisti che si confermano maggioranza a livello nazionale ma perdono al Cairo e nel Delta del Nilo. Non è difficile prevedere, dunque, che se – come probabile – la Costituzione verrà comunque approvata, questo voto organizzato in fretta e furia, tra manifestazioni di piazza e intimidazioni molto violente e con un’opposizione tentata fino all’ultimo di scegliere la strada del boicottaggio, non segnerà la fine del confronto tra le due anime dell’Egitto. Colti di sorpresa Siamo stati colti di sorpresa da questo braccio di ferro; ma non vuole dire che i segnali non fossero chiari già da tempo. Eravamo tutti troppo impe- gnati nella cantilena sulla «Primavera araba diventata in fretta inverno» e sugli islamisti veri beneficiari della caduta dei regimi, per continuare a seguire sul serio quanto stava accadendo al Cairo. Ad esempio eravamo tutti distratti dalla nuova fiammata di guerra che a metà novembre ha colpito Gaza per accorgerci che i rappresentanti delle minoranze e della società civile egiziana in quei giorni avevano tutti abbandonato per protesta un’Assemblea costituente in cui gli islamisti stavano stendendo una Carta piena di ambiguità sul ruolo della sharia, la legge islamica, nel nuovo Egitto. E forse proprio su questa nostra abitudine a stancarci molto in fretta delle transizioni, contava lo stesso Mohammed Mursi quando il 22 novembre – il giorno dopo la mediazione che ha fermato i combattimenti tra Israele e Hamas, il suo trionfo politico internazionale apertamente lodato al Cairo dal segretario di stato americano Hillary Clinton – ha emanato un decreto costituzionale con cui ha liquidato il sistema giudiziario (ancora dominato dagli uomini dell’era Moubarak) e stabilito l’insindacabilità dei suoi provvedimenti. Credeva di poter puntare sull’alleato di sempre: le divisioni dell’opposizione egiziana, spaccata tra vecchie forze socialiste, movimenti giovanili, partiti personali e persino islamisti dissidenti. In fondo era stata proprio questa Babele a permettergli in giugno di vincere le presidenziali pur avendo raccolto al primo turno appena il 24,8% dei consensi (contro il 37,5% che i Fratelli musulmani avevano messo in tasca nelle prime elezioni politiche, solo sei mesi prima, con l’appendice di un altro 27,8% guadagnato da al Nour, il partito dei salafiti, gli islamisti ancora più oltranzisti). Questa volta, però, Mursi ha fatto male i conti: le opposizioni si sono subito ritrovate unite in piazza per dire no ai suoi poteri eccezionali. E a quel punto è iniziato lo showdown: c’è stata l’accelerazione del presidente che – dopo aver scritto nel decreto che il mandato all’Assemblea costituente veniva prorogato di due mesi – ha fatto approvare in fretta e furia in una sola notte i 236 articoli della nuova Costituzione e convocato il referendum da tenersi appena quindici giorni dopo. Ma anche la protesta dell’opposizione è cresciuta, riuscendo il 4 dicembre a portare diverse centinaia di migliaia di persone sotto il suo palazzo. Così si è arrivati alla giornata drammatica del 5 dicembre, iniziata con il raid dei Fratelli musulmani mandati dai loro leader a smantellare le tende del presidio dei liberali a Heliopolis; e continuata fino a notte fonda con scontri durissimi, costati la vita a dieci persone (con il tentativo abbastanza goffo degli islamisti di annoverare tutte le vittime tra i propri ranghi). L’immagine più cupa di questo Egitto – appunto – spaccato in due, lontano anni luce dallo slogan «una sola mano» pronunciato a piazza Tahrir nei giorni delle proteste contro Moubarak. E che adesso rischia di riproporsi nella nuova marcia verso le urne che l’approvazione della nuova Costituzione presuppone. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 723 723-725_art_bernardelli:Layout 2 2-01-2013 La svolta islamista di Mursi Perché si è arrivati a questo punto? La spaccatura non nasce oggi: è la stessa che già il ballottaggio di giugno, con la vittoria di misura di Mohammed Mursi su Ahmed Shafiq – il candidato legato al passato dell’Egitto – aveva fotografato. Ma il punto vero è che l’esponente dei Fratelli musulmani non ha mantenuto la promessa di essere il presidente di tutti. E il testo della bozza di Costituzione sottoposta a referendum sta lì a dimostrarlo. Dire che sia stata introdotta la sharia è sbagliato: in Egitto già la Carta precedente, approvata nel 1971, all’articolo 2 diceva espressamente che «i principi della sharia» sono la fonte prioritaria della legislazione. Il punto è che – di fronte ai salafiti che contestavano la genericità di questo riferimento – i copti, le altre minoranze e i liberali hanno premuto perché fosse mantenuta questa formulazione. Ottenendo una vittoria solo apparente: nella nuova Costituzione l’articolo 2 è effettivamente rimasto immutato. Ma alla fine è comparso un articolo nuovo – il 219 – che va a definire che cosa siano i «principi della sharia», elencando come criteri «l’evidenza generale, le regole fondative, il ruolo della giurisprudenza e le fonti credibili accettate nelle dottrine sunnite e dalle comunità più ampie». Non è difficile leggere in controluce il riferimento alle scuole interpretative dei primi secoli dell’islam, che se applicate alla lettera trasformerebbero quello che era un riferimento molto generale alle radici islamiche del paese in qualcosa di molto diverso. A destare sospetti in questo senso è anche l’art. 4 della nuova Costituzione, in cui si dice espressamente che «i maggiori docenti di al-Ahzar» – la grande istituzione sunnita che ha sede al Cairo – «devono essere consultati dallo stato per tutti i giudizi che hanno a che fare con l’islam». Una condizione che mina in maniera abbastanza evidente l’autonomia del potere giudiziario. Va poi aggiunto l’art. 44 che vieta «l’insulto nei confronti dei profeti»; anche in questo caso va specificato che la legge antiblasfemia esisteva già nel codice penale egiziano. Ma il fatto di elevarla al rango di norma costituzionale fa pensare chiaramente a una sua applicazione molto più rigida, con tutti i rischi in questo senso che il caso pakistano ha mostrato. E che non si tratti solo di 724 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 15:05 Pagina 724 preoccupazioni teoriche lo mostra il fatto che – proprio nei giorni dello scontro sul referendum – un tribunale al Cairo ha condannato a tre anni di carcere Alber Saber Ayad, un giovane blogger di 27 anni (ateo ma cresciuto in una famiglia copta) arrestato per aver semplicemente postato sul suo profilo Facebook le immagini del contestatissimo film anti-musulmano The Innocence of Islam. Lo stesso film per cui un’altra corte del Cairo, poche settimane prima, aveva emesso addirittura una condanna capitale per gli autori – un gruppo di copti che vivono negli Stati Uniti. Un processo e una sentenza evidentemente simbolici, dal momento che sono riferiti a imputati in contumacia, ma che danno l’idea del clima generale che si respira oggi nell’Egitto di Mursi. A questo vanno poi aggiunti tutti gli altri capitoli contestati di questa Costituzione: ad esempio l’art. 3, che riconosce sì a cristiani ed ebrei la possibilità di utilizzare la propria giurisdizione nelle materie attinenti lo status personale, gli affari religiosi e la selezione delle proprie guide spirituali. Ma sono concessioni fatte alle «religioni del Libro» nel solco della tradizione islamica, non un’accettazione del principio della libertà religiosa: per esempio restano completamente tagliati fuori i fedeli della religione Ba’hai, che pure in Egitto ci sono. Altro nodo è la questione dei diritti delle donne: se infatti all’articolo 31 si afferma che la dignità è un diritto di ogni essere umano (il che dovrebbe presupporre l’uguaglianza), all’art.10 si dice che lo stato deve promuovere la riconciliazione tra «i doveri della donna verso la sua famiglia» e il suo lavoro. Sono parole sul cui significato si tratta ovviamente di intendersi; però il problema è che arrivano in un paese in cui – tanto per fare qualche esempio – nei manifesti elettorali dei salafiti vengono raffigurati solo i volti dei candidati uomini. E si preme per abbassare l’età in cui è possibile dare in spose le figlie. Tensioni anche in Tunisia In gioco non c’è, quindi, solo la formulazione migliore di una serie di articoli di una nuova Carta costituzionale. Il vero nodo è che tipo di società i partiti islamisti intendono promuovere nell’Egitto di oggi. E va detto che il braccio di ferro in corso al Cairo su questo tema non è per nulla un fatto isolato: anche se non «bucano» altrettanto lo schermo, le tensioni tra laici e islamisti sono fortissime anche in Tunisia. Dove Ennahda – il principale partito islamista locale che ha raccolto la maggioranza dei consensi nelle elezioni per l’Assemblea costituente dell’ottobre 2011 – si barcamena tra le garanzie nei confronti della tradizione liberale del paese e la voglia di non farsi scavalcare dai salafiti, anche lì sempre più scatenati in piazza. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli attacchi ai teatri, ai cinema, ai bar al grido di «Allah è grande» e «Bere è vietato»; persino i sindacati sono finiti nel mirino. Anche in Tunisia si sta discutendo della nuova Costituzione: nel marzo 2012 i liberali avevano ottenuto una vittoria importante, convincendo Ennahda a non inserire nella Carta il riferimento alla sharia; cosa che ha ovviamente mandato su tutte le furie i salafiti. Che si sono, però, rifatti facendo inserire un articolo in cui si dice che la donna è «complementare» all’uomo. La partita sul ruolo dell’islam all’interno dello spazio pubblico a Tunisi, dunque, è tutt’altro che chiusa. E la tensione sale. Sono, quindi, due frontiere decisive oggi il Cairo e Tunisi. Epicentri di un confronto dall’esito del quale dipenderanno probabilmente gli equilibri anche in tanti altri angoli del Medio Oriente. In Palestina, ad esempio, dove l’ultima guerra a Gaza ha contribuito a rafforzare ulteriormente le posizioni degli islamisti, nonostante la vetrina guadagnata da Abu Mazen all’ONU (cf. in questo numero a p. 726). Ma fermenti di piazza nelle scorse settimane vi sono stati anche in Giordania, dove per la prima volta l’ala locale dei Fratelli musulmani ha messo sul serio in discussione il ruolo del re Abdallah. Quale idea di società – e ancora di più quali rapporti tra la maggioranza sunnita e le altre minoranze – sono poi i grandi punti interrogativi sulla Siria del dopo Assad, che le notizie degli ultimi giorni sembrerebbero mostrare ormai abbastanza vicina. Il fatto che al Cairo e a Tunisi la generazione scesa in piazza due anni fa contro Ben Ali e Moubarak oggi stia continuando a dare battaglia, è un segnale chiaro che esiste ancora quella carica di cambiamento autentico che 723-725_art_bernardelli:Layout 2 2-01-2013 in molti avevano intravisto nelle rivolte. Chi cercava giustizia e libertà non si accontenta del ritornello secondo cui «l’islam è la soluzione». E con questa piazza oggi anche i Fratelli musulmani al Cairo devono fare i conti. Certo quella dell’Egitto liberale – che oggi ha i volti soprattutto dell’ex direttore generale dell’Agenzia atomica internazonale (AIEA) Mohamed El Baradei e del socialista Hamdeen Sabbahi – è una battaglia dura, combattuta in solitaria contro un avversario che ha alleati potenti. Alla viglia del referendum al Cairo Yusuf al Qaradawi – il predicatore islamista divenuto una star grazie ai suoi sermoni trasmessi da al Jazeera – ha arringato le proprie folle dicendo che se avesse vinto il «no» alla Costituzione l’Egitto si sarebbe dovuto scordare i 20 miliardi di dollari di finanziamenti promessi dall’emiro del Qatar. Una carta non indifferente in un paese che – mentre discute di sharia e dintorni – è sull’orlo del baratro economico. Ma i liberali egiziani hanno dovuto constatare che dalla parte dei Fratelli musulmani non c’è solo il nuovo uomo forte del Golfo Persico. Perché in tutta questa vicenda Mursi ha potuto contare anche su un atteggiamento a dir poco morbido da parte dell’amministrazione americana, che, anche finita l’era Moubarak, sembra incapace di modulare sull’Egitto una politica che vada oltre il mantra della stabilità di governo. Il tutto con esiti imbarazzanti: proprio mentre al Cairo le milizie dei Fratelli musulmani arrestavano e interrogavano «in proprio» gli oppositori, Hillary Clinton a Dublino rivolgeva «alle parti in Egitto» generici inviti al «dialogo» e preferiva parlare dell’accesso a Internet come la frontiera dei diritti umani del XXI secolo. La verità è che mentre Washington guarda altrove, al Cairo il gioco si è fatto duro e anche pericoloso. Perché nel braccio di ferro con la piazza anti Mursi gli islamisti hanno scelto di puntare sulla carta delle divisioni settarie. Hanno cominciato col dire che i manifestanti dell’opposizione non pregavano al venerdì (cose smentita da numerose immagini). Subito dopo il loro raid a Heliopolis del 5 dicembre, poi, hanno mostrato una bottiglia di una bevanda alcolica ritrovata in una delle tende dei liberali. Ma l’asticella l’hanno alzata ulteriormente nei 15:05 Pagina 725 giorni successivi, quando alcuni esponenti dei Fratelli musulmani hanno cominciato a dire che la protesta era «un complotto delle Chiese». E su Misr 25, l’emittente tv legata al movimento islamista, si è arrivati persino a sparare la cifra del tutto inverosimile secondo cui i copti sarebbero stati «il 60% dei manifestanti» anti Mursi. Un modo evidente per trasformare in una guerra di religione uno scontro che ha motivazioni più complesse. La prudenza delle Chiese In questo contesto così difficile le tre principali Chiese cristiane egiziane (quella copta ortodossa, quella copta cattolica e quella evangelica) mantengono un profilo di grande prudenza. A dettare la linea sono state in qualche modo le scelte del nuovo papa dei copti Tawadros II, che fin dalla sua elezione ha annunciato di voler mantenere la Chiesa fuori dalle contese politiche, per lasciare l’iniziativa ai laici (cf. Regnoatt. 20,2012,697ss). Un atteggiamento diverso rispetto a quello del suo predecessore Shenouda III e che è in qualche modo anch’esso un frutto della nuova stagione che l’Egitto sta vivendo. Pur sapendo bene da che parte vadano le simpatie dei copti e pur condividendo evidentemente le preoccupazioni per il crescente tasso di islamizzazione della società, Tawadros ha mantenuto ferma questa posizione anche nelle ore più difficili. Arrivando a dire un «no» (molto apprezzato dai suoi fedeli) al presidente Mursi che aveva espressamente chiesto alla Chiesa copta di prendere parte al «dialogo nazionale» da lui lanciato all’indomani delle violenze di Heliopolis e boicottato dai partiti dell’opposizione. Anche in quell’occasione il papa copto ha ribadito che compito della Chiesa è pregare per l’Egitto; agli accordi devono pensarci i politici. In occasione del referendum, infine, da nessuna delle Chiese sono venute indicazioni ufficiali su come votare, anche se Tawadros ha comunque insistito sul dovere civico di recarsi ai seggi, dando lui stesso l’esempio di buon mattino. Questa grande prudenza non deve comunque trarre in inganno: al di là delle indicazioni ufficiali, parlano le chiese aperte a Heliopolis per offrire soccorso ai manifestanti attaccati dagli islamisti. Nella tragica notte del 5 di- cembre la parrocchia evangelica è stata addirittura trasformata in un ospedale da campo. Il portavoce della Chiesa copta cattolica, padre Rafic Greiche, poi, pur non fornendo nemmeno lui indicazioni di voto, ha più volte ripetuto in questi giorni che «la protesta non può essere ignorata». Ma è stato lo stesso Tawadros, alla fine, a trovare il modo più singolare per mostrare concretamente che il suo richiamo alla preghiera non è affatto una scelta per chiamarsi fuori dalla contesa. Alla fine di novembre – anticipando di pochi giorni Benedetto XVI – anche il 118° patriarca della Sede di san Marco ha infatti aperto un profilo su Twitter. E ogni mattina nel mese di dicembre ha proposto attraverso il social network ai suoi follower un versetto tratto dal libro dei Proverbi, affiancandolo con poche parole facilmente ricollegabili alla situazione del paese: «Miei cari figli, preghiamo per il nostro amato Egitto e per coloro che lo governano, che Dio garantisca loro sapienza e luce in ogni passo»; «Abbiamo bisogno di onestà, in ogni parola, slogan o preghiera»; «La guerra comincia sempre dalle parole, dalle espressioni e dalle reazioni»… Nelle giornate di due anni fa a piazza Tahrir si era parlato molto della «Primavera araba nata su Twitter», probabilmente favoleggiando un po’ troppo. Poi però – come spesso accade – il pendolo aveva oscillato dall’altra parte e quindi tutti hanno cominciato a dire che quello dei social network era un Egitto un po’ naive e abbastanza insignificante. Ora il Cairo è di nuovo in piazza e ancora una volta in questa protesta Twitter conta: il citizen journalism – ad esempio – è stato fondamentale in questi giorni per capire che cosa stava realmente succedendo a Heliopolis. In questo scenario una delle novità è che al Cairo anche il patriarca di una delle Chiese cristiane più antiche e più ieratiche d’Oriente ogni mattina manda il suo tweet. Provando a coltivare con la generazione di piazza Tahrir il sogno di un Egitto capace di uscire dal tunnel. Sarebbe illusorio pensare che in un quadro tanto cupo possa bastare così poco. Però è anche attraverso segni come questo che oggi si nutre la speranza di un futuro vero per i cristiani in Medio Oriente. Giorgio Bernardelli IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 725 726-727_art_levi:Layout 2 2-01-2013 15:06 Pagina 726 Conflitti MEDIO ORIENTE l a Palestina all’ONU Le conseguenze politiche del riconoscimento N el riconoscere la Palestina come stato non membro, osservatore all’ONU (con 138 sì, 9 no, 49 astenuti), il 29 novembre 2012 le Nazioni Unite hanno ribadito implicitamente, e a stragrande maggioranza, il riconoscimento dello Stato d’Israele. Che il governo israeliano e la destra ebraica abbiano reagito con rabbia sembra un paradosso. Il lapsus di Netanyahu Ufficialmente la destra si è offesa per il riconoscimento della Palestina, ma io penso si sia offesa anche del fatto che, contestualmente, venisse ribadito il riconoscimento di Israele. È che la destra israeliana non ama che lo stato venga «troppo» riconosciuto, perché la sua politica punta su due cose: in primo luogo, che i confini rimangano incerti in modo da favorire l’espansione coloniale su territorio palestinese; in secondo luogo, che il vittimismo, carta essenziale della sua demagogia, sia alimentato, per poter indefinitamente lamentare un’ostilità altrui (peraltro persistente, ora anche nella forma minacciosa del nucleare iraniano), che faccia vivere Israele in un permanente stato d’eccezione. Uno stato d’eccezione che rafforzi la coesione e le pulsioni nazionalistiche all’interno, rivendichi la solidarietà incondizionata dall’esterno, e giustifichi ogni atto unilaterale di Israele come dettato da «legittima difesa». Come in un lapsus che rivela la sua 726 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 ostilità a che Israele venga universalmente riconosciuto, il governo Netanyahu ha infatti risposto alla votazione dell’ONU lanciando nuovi insediamenti (illegali secondo il diritto internazionale), per negare ogni determinazione dei confini di Israele. Che la destra israeliana abbia guardato con sospetto alla possibilità di riconoscimento dello Stato d’Israele lo si era già visto nel 2002, quando da Beirut la Lega Araba aveva lanciato la proposta: «pace in cambio di territori»; una novità da parte araba che Israele aveva lasciato senza risposta, senza lo sforzo di metterla alla prova. I palestinesi pagano gli errori dei paesi arabi È un bene che i palestinesi si accorgano dopo 65 anni di essere stati vittime dell’errore compiuto dagli stati arabi, nell’aver rifiutato la risoluzione 181 dell’ONU (novembre 1947) che sanciva la divisione della Palestina mandataria in due stati, l’uno ebraico e l’altro arabo. Meglio tardi che mai, anche se quell’errore è costato decenni di sofferenze e di sangue, soprattutto ai palestinesi. Sorprende invece che la destra israeliana voglia ora incorrere in un errore analogo e simmetrico a quello compiuto allora dalla controparte, e giunga a rifiutare irosamente la logica di quella risoluzione 181 che legittimava la nascita dello Stato d’Israele. Come se la destra israeliana sputasse oggi sui criteri che hanno sancito la legittimità di Israele fin dalla sua origine, tanto si è abituata a non far conto della legalità internazionale. Un errore e un paradosso che segna un ulteriore sconfitta di Netanyahu, che voleva evitare quel voto e che insiste su una politica fatta di decisioni unilaterali in un mondo diventato multipolare e perciò insofferente all’unilateralismo. Anche gli USA hanno dovuto prenderne atto, dopo i disastri dell’attardato unilateralismo di Bush. La politica, o meglio la non politica del governo di destra israeliano è venuta via via perdendo alleati strategici come la Turchia, e consenso presso stati tradizionalmente amici nell’Unione Europea, e questo progressivo isolamento politico e diplomatico è male per la sicurezza stessa di Israele, minacciata dall’Iran e dalle sue propaggini. Ora il governo Netanyahu ha trascinato il maggiore alleato, gli USA, in una posizione imbarazzante: quella di trovarsi relegato in un’umiliante minoranza nell’assemblea dell’ONU, uno dei 9 stati (tra cui Micronesia, Nauru e Isole Marshall) che hanno votato «no» a fronte di 138 stati che hanno votato «sì» al riconoscimento di due stati sulla terra contesa. Fino a quando gli USA, già affetti da declino di egemonia politica, sopporteranno di essere trascinati da Israele in simili situazioni di isolamento? Logico che il grande alleato abbia dato vistosi segnali di impazienza. La recente crisi di Gaza aveva finito per favorire Hamas: in cambio del lancio di missili su Israele, Neta- 726-727_art_levi:Layout 2 2-01-2013 15:06 nyahu è stato costretto a regalare ad Hamas la titolarità di partner negoziale, negato invece all’Autorità nazionale palestinese presieduta da Abu Mazen. Perché questo favore di fatto per Hamas ai danni invece di Abu Mazen in Cisgiordania? Perché in primo luogo è in Cisgiordania che punta l’espansione degli insediamenti coloniali israeliani (mentre a Gaza le colonie sono state ritirate da Sharon nel 2005); in secondo luogo perché sembra alla destra una strategia geniale quella di dividere i palestinesi per esautorare ogni possibile partner di trattativa; in terzo luogo perché Hamas e governo di destra israeliano, irriducibili nemici, hanno un obiettivo comune: quello di rifiutare il compromesso. Ora, l’iniziativa di Abu Mazen e il suo successo all’ONU hanno rivoltato le cose, hanno ridimensionato il prestigio guadagnato da Hamas agli occhi dei palestinesi, hanno rotto la situazione stagnante riproponendo la possibilità di negoziato. Mentre Netanyahu e Lieberman strepitavano per la loro sconfitta all’ONU, il presidente di Israele Peres dichiarava più saggiamente la sua fiducia in Abu Mazen come valido partner di trattativa. Vit torie militari, umiliazioni politiche Da troppo tempo l’inerzia diplomatica e la fissazione sulla colonizzazione delle terre palestinesi porta Israele di sconfitta in sconfitta; da troppo tempo le vittorie militari di Israele si risolvono in umiliazioni politiche e morali: in Libano nel 2006, a Gaza nel 2008 e nel 2012. C’è effettivamente da preoccuparsi per la sicurezza e il futuro di Israele. Di una tale preoccupazione, viva in Israele, sono espressione Jcall in Europa, Jstreet negli USA, organizzazioni ebraiche che intendono contrastare quelle tendenze secondo cui l’essere solidali con Israele coinciderebbe con l’assecondare acriticamente qualunque posizione del governo israeliano, incoraggiandolo su una via che sembra rovinosa, perché ne va producendo un isolamento progressivo, e muove verso il vicolo cieco a cui Pagina 727 in ultimo lo stesso Sharon aveva cercato di sfuggire ritirando nel 2005 gli insediamenti dalla Striscia di Gaza. Quale vicolo cieco? Questo: senza puntare, nel proprio stesso interesse, all’indipendenza palestinese, Israele renderebbe consolidata e istituzionale una situazione coloniale di apartheid, cessando così di essere una democrazia; oppure, con l’includere i palestinesi nella sua cittadinanza, cesserebbe per dinamica demografica di essere l’unico stato al mondo a maggioranza ebraica, abbandonando la sua originaria ragion d’essere. Entrambe queste soluzioni sono forme di suicidio per Israele, e sono quelle che la destra israeliana sta perseguendo ciecamente nei fatti. E a forza di «fatti compiuti»: la sottrazione di terre ai palestinesi e il disconoscimento sistematico di qualunque interlocutore disposto a un confronto negoziale. Un contributo a questa deriva autodistruttiva su cui la destra sta conducendo Israele è venuto dalle dichiarazioni del capo di Hamas, Khaled Meshaal: non cederemo – ha detto – un centimetro della nostra terra, dal mare Mediterraneo al Giordano. Contro l’idea della spartizione della terra, ha ribadito quella della sparizione di Israele. Un oltranzismo che porta acqua al mulino dell’oltranzismo della destra israeliana, anche in vista della prossima scadenza elettorale in Israele. Khaled Meshaal era arrivato a Gaza il 7 dicembre 2012, 8 giorni dopo il voto dell’ONU. Aveva appena avuto un ruolo centrale nei negoziati per la tregua tra lancio di missili da Gaza e bombardamenti israeliani su Gaza. Egiziani e israeliani l’hanno lasciato passare da Rafah: il blocco di Gaza non è così ermetico, se già prima erano arrivati dall’Iran nella Striscia i missili che erano stati capaci di raggiungere Tel Aviv e Gerusalemme. Eppure, nel maggio del 2010, Meshaal affermava che Hamas avrebbe accettato una tregua indefinita con Israele se questa si fosse ritirata dai territori occupati della Cisgiordania. Contestualmente rimaneva in vigore la Carta di fondazione di Hamas del 1988, che preconizzava la distruzione di Israele. Così oggi, mentre lancia le sue dichiarazioni oltranziste, dice che l’azione di Abu Mazen e di Al-Fatah all’Assemblea generale dell’ONU rappresenta tutti i palestinesi. Cerca di tenere insieme tutte le anime politiche dei palestinesi attraverso un’ambiguità minacciosa. Ambiguità ai fini del negoziato o contro il negoziato? Una posizione più netta aveva espresso Marwan Barghuthi, dirigente di Al-Fatah, quando sosteneva che la spartizione in due stati è necessaria. Barghuthi è stato ispiratore, dal carcere, dell’iniziativa all’ONU, perché fino ad ora è rimasto sostenitore della prospettiva dei due stati. Israele lo tiene in carcere dal 2002, dopo un processo, diciamo, discutibile, sotto il peso di cinque ergastoli per assassinio e terrorismo. Quando ci fu la trattativa con Hamas per la liberazione del rapito Shalit, Barghuthi era in cima alla lista dei mille prigionieri palestinesi da liberare nel cambio. Perché il governo israeliano depennò il suo nome? Perché invece accreditò proprio Hamas come partner negoziale e conferì ad Hamas il prestigio della liberazione di mille prigionieri, in cambio del giovane israeliano? La mia interpretazione di questo perché è nella tesi generale del presente scritto. A ragione lo scrittore israeliano Yehoshua sostiene oggi che è fuorviante qualificare «terroristi» i movimenti palestinesi. Si tratta piuttosto di «nemici», e coi nemici alla fine si tratta la pace. Se Israele liberasse non il «terrorista» Marwan Barghuthi, ma la controparte Barghuthi, forse il confronto tra lui, il più prestigioso leader di Al-Fatah, e Meshaal, leader di Hamas, entrambi molto influenti tra i palestinesi, aiuterebbe a chiarire le possibilità o meno di un processo di pace che non sia parola vuota o un raggiro, qual è ora. Perché quando si voglia davvero porre fine al conflitto il rapporto col «nemico» non è più tanto militare o giuridico-carcerario, è soprattutto politico. Stefano Levi Della Torre* * Questo articolo esce su Il Regno per gentile concessione del bimestrale ebraico torinese Ha Keillah. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 727 728_info_nigeria:Layout 2 2-01-2013 15:07 Pagina 728 Nigeria Violenze Se la cittadinanza non è inclusiva P roseguono a episodi sempre più ravvicinati e in diverse zone del centro-Nord della Nigeria le violenze che per semplificazione giornalistica vengono definite «contro i cristiani» (cf. Regno-att. 12,2012,366). Tuttavia il dato religioso, pur presente, è solo l’ultimo di una complessa catena di cause scatenanti. Come ha affermato il vescovo di Sokoto (nel Nord del paese), mons. M.H. Kukah, presidente della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale nigeriana, in una recente conferenza presso l’Università statunitense di Notre Dame, vi sono «serie riserve sul fatto che si possa classificare quello che sta accedendo in Nigeria come persecuzione contro i cristiani. (…) Non bisogna confondere le manifestazioni visibili delle gravi mancanze di uno stato in via di fallimento, compresa la sua incapacità di fermare e punire i criminali, con l’andamento delle relazioni tra cristiani e musulmani, come spesso accade nel caso della Nigeria». Sulla necessità che venga rafforzato innanzitutto lo stato di diritto del più popoloso paese africano è tornato anche un recente rapporto dell’International crisis group con sede a Bruxelles, intitolato Curbing violence in Nigeria: the Jos crisis (Contenere la violenza in Nigeria: la crisi di Jos), reso noto il 17 dicembre, che si focalizza in particolare sulla regione che è teatro delle violenze più recenti. Nel sommario del rapporto, il gruppo constata che «sin dal 2001, la violenza è esplosa nella città di Jos, la capitale dello stato del Plateau, nella regione della Middle belt della Nigeria» come un conflitto «sulla terra, il potere e le risorse tra il gruppo autoctono dei berom – anaguta – afizere e le pretese opposte degli immigrati hausa fulani. I conflitti autoctoni-immigrati non sono cosa nuova per la Nigeria, ma attualmente il paese sta sperimentando una diffusa conflittualità tra le comunità che colpisce in modo particolare la Middle belt». La crisi di Jos è la conseguenza diretta di un’idea di cittadinanza presente nella Costituzione che viene riconosciuta a chi possiede lo status di «autoctono» piuttosto che quello 728 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 più ampio di residente. Essa era stata pensata dopo l’indipendenza, «nel 1960, per proteggere le minoranze etniche ed evitare che fossero sopravanzate dai gruppi più numerosi hausa fulani, igbo, yoruba». Oggi tuttavia si rende necessaria «una modifica costituzionale – afferma il rapporto – (…) un passo importante per allentare le rivalità tra autoctoni e immigrati». Inoltre occorre immediatamente «identificare e perseguire i perpetratori di violenze (…). Le élite a livello locale, nazionale e federale devono inoltre assicurare politiche coerenti volte a ridurre il pericoloso legame tra appartenenza etnica e accesso alle risorse (…) se si vuole porre termine alla violenza a livello comunitario». Il fattore religioso – sostiene il gruppo di Bruxelles – «rafforza la tensione sottostante e negli anni ha assunto un’importanza crescente, specialmente a partire dal ritorno della democrazia nel maggio 1999. Un’aspra e caotica competizione politica caratterizzata dalla mobilitazione etnica e dalla violenza, combinata con un sistema di governo fragile, con una deregulation economica e con una corruzione crescente, hanno fortemente aggravato le linee di frattura di tipo etnico, religioso e regionale. (…) Il persistere del conflitto immigrati-autoctoni nello stato del Plateau riflette un risentimento di lunga data del gruppo berom – anaguta – afizere (che comprende al proprio interno anche una piccola comunità musulmana), che esso continua a nutrire per il fatto di sentirsi trattato da cittadini di seconda classe dagli hausa fulani. Risposte inadeguate La Middle belt a predominanza cristiana, famosa per la sua storia d’aspra lotta contro i tentativi del profondo Nord a predominanza musulmana di soggiogarla, recepisce meglio di ogni altra regione il malessere in tema di cittadinanza. Reclamare i propri diritti in quanto popolazioni autoctone dello stato del Plateau, è il discorso ricorrente dei tentativi politici del gruppo berom – anaguta – afizere di ribaltare la discriminazione contro quelli che vede come gli antichi oppressori. Dall’altro lato, gli hausa fulani pretendono d’essere loro», non gli altri, «gli autentici autoctoni di Jos», e sentono come un’offesa il «non aver avuto accesso al potere e alle risorse nonostante siano la maggioranza». Tuttavia, «poiché gli immigrati sono quasi tutti musulmani e gli autoctoni in maggioranza sono cristiani, la lotta per la proprietà della terra, per le risorse economiche e per il controllo politico tende a essere espressa non tanto in termini etnici quanto in termini religiosi». A tutto questo si aggiunge il fatto che «sin dalla fine del 2010 la sicurezza è ulteriormente deteriorata a Jos a motivo degli attentati terroristici e degli attacchi suicidi contro chiese e contro obiettivi militari da parte dei militanti di Boko Haram, il gruppo islamista responsabile di un’inedita ondata di azioni terroristiche nel Nord. Migliaia di persone sono state uccise, centinaia di migliaia di persone sono sfollate e miliardi di dollari di beni sono andati distrutti. Sinora le risposte delle autorità sia a livello locale sia nazionale si sono rivelate per lo più inadeguate. Esse si sono palesate secondo tre modalità. Innanzitutto sono state nominate numerose commissioni giudiziarie (…). Tuttavia le autorità sono state lente nel pubblicare i rapporti e ad agire secondo le raccomandazioni di questi ultimi»; nessun sospettato è stato perseguito e l’impunità continua a nutrire la violenza. Il secondo tipo di risposta è stato l’azione di polizia o militare, che ha avuto scarso successo. Le forze di sicurezza (…) sono anche sospettate di parteggiare nel conflitto e i soldati sono accusati di vendere i fucili per denaro. Infine, l’Operazione Rainbow (arcobaleno), un’iniziativa congiunta a partire dal giugno 2010 tra il governo federale e il governo dello stato del Plateau con il sostegno del Programma per lo sviluppo dell’ONU (UNDP) è considerata una risposta olistica alla crisi. Sin dal suo sorgere l’operazione è sembrata utile ma essa sarà efficace se saprà, come minimo, guadagnarsi la fiducia di entrambe le parti». In definitiva – conclude il rapporto – la crisi del Plateau richiede soluzioni sia nazionali sia locali. Le disposizioni costituzionali, in virtù della loro ambiguità» quanto al criterio di accesso «ai diritti di cittadinanza, hanno fatto poco per chiarire la situazione». E «senza aspettare una riforma costituzionale che abolisca le discriminazioni in campo educativo e lavorativo tra autoctoni e immigrati», il governo del Plateau deve prendere provvedimenti. «Altrimenti le differenze politiche si aggraveranno ulteriormente, altro dolore sarà inflitto a una popolazione sventurata e, inevitabilmente, lo sviluppo dello stato e del paese verrà ulteriormente danneggiato». M.E. G. 729-733_art_amaladoss:Layout 2 2-01-2013 15:07 Pagina 729 50° Vaticano II A S I A-T E O LO G I A c hiesa e missione di Dio Appello a un dialogo permanente D i tanto in tanto qualcuno invoca un concilio Vaticano III. Probabilmente è un’ipotesi prematura. Non abbiamo ancora pienamente assorbito e attuato il concilio Vaticano II. A cinquant’anni dall’inizio del Concilio è venuto il tempo di valutare i progressi che abbiamo fatto e di guardare avanti. Anche se il Concilio ha emanato 16 documenti, io credo che le sue principali innovazioni abbiano riguardato tre aree: la Chiesa universale come comunione di Chiese locali; la Chiesa anzitutto e soprattutto come popolo di Dio, del quale i ministri sono a servizio; la Chiesa in dialogo con il mondo, con le altre religioni e con le altre Chiese. Una comunione di Chiese Il primo documento del Concilio – la costituzione Sacrosanctum concilium sulla sacra liturgia – ha posto le basi per una visione della Chiesa universale come comunione di Chiese locali. Ha parlato della necessità di inculturare la liturgia e ha affidato questa responsabilità alle conferenze episcopali locali (cf. Sacrosanctum concilium, nn. 37-40). L’uso delle lingue e della musica del luogo manifesta la varietà delle Chiese locali. Le conferenze episcopali nazionali e regionali s’incontrano regolarmente. Anche il Sinodo dei vescovi viene celebrato regolarmente (cf. decr. Christus Dominus sull’ufficio pastorale dei vescovi, nn. 36-38). Anche se ci si può chiedere quanto effettiva e reale sia l’autonomia delle Chiese locali, la struttura per una tale autonomia esiste (cf. cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 13). In India, ad esempio, mentre la liturgia ufficiale è stata, ed è, un punto sensibile, si nota un certo movimento nel campo della religiosità popolare, della spiritualità e della teologia. I cristiani intrattengono un dialogo anche con la società civile, come dimostrano le teologie dalit, tribale, femminista ed ecologista. Il forte centralismo dell’organizzazione della Chiesa è certo innegabile. Ma in epoca postcoloniale non si possono dominare totalmente le persone. Coloro che detengono posizioni di potere sono probabilmente più sensibili al centralismo degli altri. Suonarono per noi come una sfida le parole di Giovanni Paolo II, il quale, nella sua enciclica Fides et ratio, ha scritto: «Un grande slancio spirituale porta il pensiero indiano alla ricerca di un’esperienza che, liberando lo spirito dai condizionamenti del tempo e dello spazio, abbia valore di assoluto. (…) Spetta ai cristiani di oggi, innanzitutto a quelli dell’India, il compito di estrarre da questo ricco patrimonio gli elementi compatibili con la loro fede» (n. 72; EV 17/1323s). Quando la brigata Hindutva definisce il cristianesimo una religione straniera, noi siamo in condizione di replicare che siamo pienamente indiani, ci autofinanziamo, ci autopropaghiamo, ci autogoverniamo. Abbiamo ancora molta strada da fare per diventare una Chiesa indiana, non solo la Chiesa in India. Questo è il nostro compito e nessuno ci farà il favore di svolgerlo al nostro posto. La Chiesa come popolo di Dio Il secondo orientamento principale del Concilio è l’auto-comprensione della Chiesa come popolo di Dio (cf. Lumen gentium, nn. 9-17). Il concilio Vaticano I aveva incentrato l’attenzione sull’autorità del papa. Il concilio Vaticano II l’ha riequilibrata con la collegialità episcopale. Le varie conferenze episcopali e il Sinodo dei vescovi offrono la cornice entro cui esercitare la collegialità. Ma oggi la struttura e le tensioni verso il centralismo nella Chiesa sembrano forti, riducendo il collegio a un ruolo meramente consultivo. In nessun modo la Chiesa latina si avvicina al sistema sinodale delle Chiese orientali. Giovanni Paolo II ha chiesto ai teologi di approfondire la natura e la funzione del primato nella Chiesa. Pur essendovi stati alcuni studi e alcune dichiarazioni, come quella sull’autorità nella Chiesa da parte della Commissione anglicana-cattolica romana, in questo campo si è rimasti praticamente fermi. Comunque le Chiese siro-malabaresi e siro-malankaresi in India sono riuscite a ottenere una qualche autonomia, che la Chiesa latina non ha. Ma lo sviluppo che nella pratica è stato ampiamente ignorato è quello relativo alla realizzazione della Chiesa come popolo di Dio. Il Concilio, prima di parlare della struttura gerarchica della Chiesa, la presenta come il popolo di Dio. La Chiesa è il popolo della nuova alleanza, che ha la legge di Dio scritta nel cuore dei fedeli (cf. Ger 31,31-34). San Pietro la chiama «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa (…). Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio» (1Pt 2,9-10). Coloro che appartengono a questo popolo sono sa- IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 729 729-733_art_amaladoss:Layout 2 2-01-2013 15:08 cerdoti che partecipano al sacerdozio di Cristo, che offrono non solo il sacrificio di Cristo come il suo corpo, ma anche sé stessi. I presbiteri hanno unicamente un ruolo ministeriale o di servizio. Il popolo di Dio partecipa anche all’ufficio profetico di Cristo. Il Concilio afferma: «La totalità dei fedeli (…) non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa proprietà che gli è particolare mediante il senso soprannaturale della fede (sensus fidei) in tutto il popolo, quando “dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici” esprime l’universale suo consenso in materia di fede e di costumi» (Lumen gentium, n. 12; EV 1/316). Qui c’è un bell’equilibrio fra il «senso dei fedeli» e il magistero ufficiale del papa e dei vescovi. Lo Spirito Santo concede doni speciali anche alle persone, non a loro vantaggio, ma per il servizio del popolo (cf. 1Cor 12,7-11). Purtroppo la Chiesa continua ad avere un’ampia e forte impronta clericale. Invece di essere una democrazia consensuale (non maggioritaria), la Chiesa viene vista come un’entità essenzialmente gerarchica e autocratica, con i capi cui si riconosce un’autorità assoluta. Una Chiesa in dialogo Mentre questi due orientamenti possono essere considerati piuttosto interni alla Chiesa, il terzo invita la Chiesa a guardare all’esterno. Al Concilio, la Chiesa entra in dialogo con il mondo. Nella sua costituzione pastorale Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, non esprime un giudizio puramente negativo sul mondo moderno, secolarizzato e persino ateo, ma cerca di dialogare con esso, incentrando l’attenzione soprattutto su famiglia, cultura, sviluppo socio-economico, vita politica, pace. Infatti il documento è rivolto non solo ai cattolici, ma a tutta l’umanità. Contiene un capitolo sul dialogo fra la Chiesa e il mondo (nn. 40-44). In modo veramente dialogico, essa è pronta non solo a offrire, ma anche a ricevere dal mondo (cf. Gaudium et spes, n. 44). Nella sua dichiarazione Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, il Concilio dialoga con le strutture politiche, chiedendo libertà non solo per la Chiesa, ma per tutte le religioni. Possiamo dire che indirettamente dialoga anche con le religioni, riconoscendole come legittime detentrici di diritti. Il desiderio di dialogo 730 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 730 è più esplicito nella dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, dove l’attenzione è puntata soprattutto su islam ed ebraismo. Infine, il Concilio si apre alle altre comunità ecclesiali nel decreto Unitatis redintegratio sull’ecumenismo. Un certo fondamento teologico per questo dialogo, specialmente riguardo alle altre religioni, è offerto da altri documenti più dogmatici del Concilio, come le costituzioni Lumen gentium e Dei Verbum (sulla divina rivelazione) e il decreto Ad gentes (sull’attività missionaria della Chiesa). A mio avviso, si tratta di uno sviluppo importante che determinerà sempre più l’identità e la missione della Chiesa nel mondo nel corso del XXI secolo. Perciò dedicherò a questo aspetto il resto di questo articolo. Partirò dalle formulazioni dogmatiche, passando poi alle direttive pastorali e riflettendo, infine, sulla visione teologica e sulle implicazioni per la missione. Al termine mostrerò il collegamento con gli altri due orientamenti che ho ricordato all’inizio. La missione di Dio Penso che nei documenti conciliari abbiamo due modalità, correlate fra loro, di presenza e azione di Dio nel mondo. Ma la loro relazione può essere interpretata in modi diversi. Il Concilio parla di entrambe, ma non mostra sempre chiaramente la relazione fra di esse. Forse l’esperienza e la riflessione dell’India può aiutare a chiarire questo punto. Cercherò di mostrarlo. Il decreto Ad Gentes parla di quella che oggi viene comunemente chiamata la «missione di Dio»: «La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria, in quanto essa trae origine dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo. Questo disegno scaturisce dall’“amore fontale”, cioè dalla carità di Dio Padre (…) che, per la sua immensa e misericordiosa benignità liberamente creandoci e inoltre gratuitamente chiamandoci a partecipare nella vita e nella gloria, ha effuso con liberalità e non cessa di effondere la divina bontà, sicché lui che di tutti è il creatore possa anche essere “tutto in tutti” (1Cor 15,28)» (n. 2; EV 1/1090-1091). Questa presenza e questa azione del Verbo e dello Spirito, che cominciano con la creazione, si trovano ovviamente ovunque e sempre. Ma la missione di Dio assume una nuova forma con Gesù Cristo: «Dio, al fine di stabilire la pace e la comunione con sé e di realizzare fra gli uomini un’unione fraterna (…), decise di entrare in modo nuovo e definitivo nella storia degli uomini, inviando il Figlio suo con un corpo simile al nostro (…) per rendere gli uomini partecipi della natura divina» (n. 3; EV 1/10921093). «Per realizzare questo, Cristo inviò da parte del Padre lo Spirito Santo, perché compisse dal di dentro la sua opera di salvezza e stimolasse la Chiesa a estendersi. Indubbiamente lo Spirito Santo operava nel mondo già prima che Cristo fosse glorificato. Ma nel giorno della Pentecoste si effuse sui discepoli, per rimanere con loro in eterno (cf. Gv 14,16)» (n. 4; EV 1/1095). Ci possiamo chiedere se la missione del Verbo e dello Spirito fin dalla creazione sia terminata quando il Verbo si è fatto carne e lo Spirito è stato effuso sulla Chiesa, o sia continuata in un modo correlato, non parallelo ma più profondo. Nella Gaudium et spes leggiamo: «Il cristiano (…), associato al mistero pasquale e assimilato alla morte di Cristo, andrà incontro alla risurrezione confortato dalla speranza. E ciò non vale solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (n. 22; EV 1/1388-1389). Sembra chiaro che per tutti gli uomini è possibile venire in contatto con il mistero pasquale, ma per alcuni questo avviene attraverso la Chiesa, mentre per altri avviene per altre vie, note a Dio. L’unità fondamentale che sottende il pluralismo delle religioni è affermata dal Concilio nella dichiarazione Nostra aetate: «Tutti i popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra (cf. At 17,26); essi hanno anche un solo fine ultimo, Dio, del quale la provvidenza, la testimonianza di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti (cf. Sap 8,1; At 14,17; Rm 2,6-7; 1Tm 2,4)» (n. 1; EV 1/854). Allora si tratta di definire la rela- 729-733_art_amaladoss:Layout 2 2-01-2013 zione fra questi diversi modi in cui Dio sembra raggiungere l’umanità. Consideriamo alcuni altri testi prima di ritornare su tale questione. Poiché conosciamo bene e riconosciamo l’azione salvifica di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa, consideriamo piuttosto la «missione di Dio». La Dei Verbum afferma: «Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cf. Gv 1,3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé (cf. Rm 1,19-20). Inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta, con la promessa della redenzione, li risollevò nella speranza della salvezza (cf. Gen 3,15), ed ebbe costante cura del genere umano, per dare la vita eterna a tutti coloro, i quali cercano la salvezza con la perseveranza nella pratica del bene (cf. Rm 2,6-7)» (n. 3; EV 1/874). Qui si descrive la «missione di Dio». Poi si continua, parlando di Abramo, Mosè e Gesù Cristo. La Lumen gentium fa un’affermazione simile: «Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e tuttavia cercano sinceramente Dio (…), e attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna» (n. 16; EV 1/326). La Gaudium et spes afferma: «Col dono, poi, dello Spirito Santo, l’uomo può arrivare nella fede a contemplare e a gustare il mistero del piano divino. Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa’ questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato» (nn. 15-16; EV 1/13681369). Qui si ricorda la coscienza come il luogo in cui Dio fa sentire la sua presenza e la sua volontà. Nella dichiarazione Dignitatis humanae si conferisce alla coscienza una dimensione collettiva: «L’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza che egli è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività, per arrivare a Dio, suo fine. Non lo si deve costringere ad agire con- 15:08 Pagina 731 tro la sua coscienza. Ma non si deve neppure impedirgli di operare in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso. Infatti l’esercizio della religione, per sua stessa natura, consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l’uomo si mette in relazione direttamente con Dio (…). Però la stessa natura sociale dell’uomo esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa, professi la propria religione in modo comunitario» (n. 3; EV 1/1049). Qui vediamo che si assicura libertà e protezione non solo alla coscienza individuale dell’uomo, ma anche alla sua coscienza collettiva e religiosa. Dio raggiunge gli uomini non solo sul piano individuale, ma anche nelle loro strutture socio-religiose (cf. anche Ad gentes, n. 3). Questo naturalmente bilanciato con affermazioni come queste: «Il Signore Gesù (…) fondò la sua Chiesa come sacramento di salvezza e inviò gli apostoli nel mondo, come egli era stato inviato dal Padre (cf. Gv 20,21) (…). Di qui deriva alla Chiesa il dovere di diffondere la fede e la salvezza di Cristo» (n. 5; EV 1/1096). La missione della Chiesa al servizio della missione di Dio Da tutti questi testi risulta chiaramente che, in molti suoi documenti, il Concilio considera Dio, il Verbo e lo Spirito Santo presenti e attivi ovunque e sempre. E sembra indicare che questo accade non solo nel cuore delle singole persone, ma anche nelle loro religioni, anche se saranno i teologi asiatici a sviluppare ulteriormente tale insegnamento. Questa presenza e azione di Dio è salvifica. Ma ogni salvezza è partecipazione al mistero pasquale di Cristo, sia esso conosciuto e riconosciuto o sconosciuto. Al tempo stesso, Gesù Cristo, il Verbo incarnato di Dio, ha proclamato, e sta realizzando, il regno di Dio nella storia e ha comandato alla Chiesa di proclamarlo a tutti i popoli e farne discepoli (cf. Mt 28,19-20). Ma noi sappiamo che la maggior parte dell’umanità non fa ancora parte della Chiesa e può raggiungere la salvezza attraverso vie note solo a Dio. Come comprendiamo questa complessa esperienza della missione di Dio attraverso il Verbo e lo Spirito Santo operanti sempre e ovunque e della missione dello stesso Dio in e attraverso Gesù Cristo e la Chiesa? Sembra che nello stesso Concilio vi siano due paradigmi. Un paradigma è quello della preparazione e del compimento. Si parte dall’alleanza di Dio nella natura e si continua con Abramo, Mosè e Gesù. Gesù è il compimento di tutto ciò che lo ha preceduto. Dopo la venuta di Gesù, tutti gli altri non sono più importanti, se non come promesse che rinviano al compimento già avvenuto (cf. Ad gentes, n. 3). Le manifestazioni precedenti di Dio sono al servizio dell’auto-rivelazione di Dio in Gesù e nella Chiesa; la preparano e vi conducono. Il dialogo con esse serve solo a prepararle al loro compimento nella Chiesa. La missione di Dio è al servizio della missione di Cristo e della Chiesa. È questo il paradigma generalmente accettato nella Chiesa oggi (cf. Giovanni Paolo II, lett. enc. Redemptoris missio, nn. 28-29). Il problema è che la maggior parte dell’umanità, passata, presente e molto probabilmente futura, non sembra seguire questa strada. Non raggiunge mai questo compimento nella Chiesa in questa vita. È al di fuori della portata della Chiesa. Il secondo paradigma non è così unilineare, ma è pluralista senza essere relativista. Dio si manifesta alle persone in vari modi nella storia. Tutte queste manifestazioni, essendo divine, sono salvifiche. Una di queste manifestazioni è quella incarnata in Gesù Cristo, continuata nella Chiesa. Questa manifestazione particolare può essere più perfetta, ma non abolisce o elimina altre manifestazioni. È piuttosto al loro servizio, raggiungendo e portando alla comunione tutte le manifestazioni di Dio. Questo è un obiettivo escatologico. Nel frattempo, la Chiesa le aiuta ad avanzare verso questo obiettivo attraverso il dialogo. La missione della Chiesa è al servizio della missione di Dio, che è più ampia e più inclusiva. La missione di Dio, diversamente dalla Chiesa, raggiunge realmente ogni persona che vive in un determinato tempo, in modi solo a lui noti. Questo secondo paradigma è comune a tutta la teologia asiatica, oggi. Un modo per comprenderlo è quello di mettere a confronto Chiesa e regno di Dio. L’obiettivo della missione di Dio è il suo Regno. La Chiesa non è il Regno, ma è solo in cammino verso il Regno, IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 731 729-733_art_amaladoss:Layout 2 2-01-2013 15:08 come afferma la costituzione Lumen gentium: «La Chiesa, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, di umiltà e di abnegazione, riceve la missione di annunciare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al Regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria» (n. 5; EV 1/290). Tutto il capitolo VII della Lumen gentium parla della Chiesa come pellegrina che «non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo» (n. 48; EV 1/415). Non è quindi corretto considerare la Chiesa il compimento delle altre religioni. La Chiesa, come le altre religioni, è pellegrina sulla propria strada. La sua pienezza si trova nel futuro. La Chiesa non può essere presentata come il compimento delle altre religioni. Tutte le religioni, compresa la Chiesa, non sono solo iniziativa di Dio, ma anche risposta umana e, perciò, possono essere attraversate dal limite e anche dal peccato, che possono essere affrontati e corretti nel dialogo reciproco. La Chiesa non sfugge a questa condizione. Una consultazione teologica sull’«Evangelizzazione in Asia», organizzata dall’Ufficio per l’evangelizzazione della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia (FABC), afferma: «Il regno di Dio è perciò universalmente presente e operante. Ovunque uomini e donne aprono sé stessi al mistero della divina trascendenza che incombe su di essi ed escono da sé stessi per amare e servire gli uomini, lì il regno di Dio è operante. (…) “Dove Dio è accolto, dove i valori del Vangelo sono vissuti, dove la dignità umana è rispettata… lì il regno di Dio è presente”. In tutti questi casi gli uomini rispondono all’offerta di Dio della sua grazia in Gesù Cristo nello Spirito ed entrano nel regno di Dio per un atto di fede. (…) Ciò dimostra che il regno di Dio è una realtà universale, estesa oltre i confini della Chiesa. È la realtà della salvezza in Gesù Cristo, a cui partecipano insieme cristiani e non cristiani. È il fondamentale “mistero dell’unità” che ci unisce più profondamente delle differenze religiose che ci dividono».1 Nella loro risposta ai Lineamenta in preparazione al Sinodo per l’Asia (celebrato a Roma nell’aprile-maggio 1998; 732 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 732 ndt) i vescovi dell’India affermano: «Poiché lo Spirito di Dio ha chiamato le Chiese dell’Oriente alla conversione e alla testimonianza missionaria (cf. Ap 23), anche noi udiamo questo stesso Spirito che ci invita a essere veramente cattolici, aperti e pronti a collaborare con il Verbo, che è attivamente presente nelle grandi tradizioni religiose dell’Asia, oggi. La fiducia e il discernimento, non l’ansia e l’eccessiva prudenza devono regolare le nostre relazioni con questi numerosi nostri fratelli e sorelle. Infatti, insieme a loro noi formiamo un’unica comunità, derivante dall’unico ceppo che Dio ha creato per popolare tutta la terra. Abbiamo in comune con loro lo stesso destino e la stessa provvidenza. Camminando insieme, siamo chiamati a compiere lo stesso pellegrinaggio pasquale con Cristo verso l’unico Padre di tutti noi (cf. Lc 24,13ss; Nostra aetate, n. 1; Gaudium et spes, n. 22)».2 E aggiungono: «Alla luce della volontà di Dio e del suo disegno di salvezza universale, così chiaramente attestati nella testimonianza del Nuovo Testamento, l’approccio cristologico indiano cerca di evitare espressioni negative ed esclusivistiche. Cristo è il sacramento, il simbolo definitivo della salvezza di Dio per tutta l’umanità. Ecco cosa significa, nel contesto indiano, l’unicità e l’universalità salvifica di Cristo. Ma non significa che non possano esservi altri simboli, validi nelle loro proprie forme, che il cristiano vede collegati con il simbolo definitivo, Gesù Cristo. L’implicazione di tutto questo è che per centinaia di milioni di nostri fratelli uomini e donne la salvezza passa attraverso le loro varie tradizioni socioculturali e religiose e avviene in esse e non nonostante esse. Non possiamo quindi negare a priori un ruolo salvifico a queste religioni non cristiane».3 Dialogo e sfide A mio avviso, il Concilio ha posto le basi di questa visione, affermando chiaramente che la missione di Dio continua nel mondo e non s’identifica con la missione della Chiesa. Il Concilio ci dice anche, sia direttamente sia indirettamente, che la via della missione (per la Chiesa) è il dialogo con la missione di Dio manifestatasi in vari modi nella storia. Lo fa nella Gaudium et spes, nella Nostra aetate, nella Dignitatis humanae e nell’Unitatis redintegratio. Come si col- lega questo con gli altri due orientamenti che abbiamo ricordato all’inizio? Anzitutto, poiché Dio parla a un determinato popolo in un determinato tempo, luogo e cultura, il messaggio deve essere necessariamente «inculturato». La comunità cristiana può dialogare con la missione di Dio in quella cultura solo se anch’essa è inculturata. Ciò significa che deve diventare un’autentica Chiesa locale, più locale di quanto sia in realtà. Infatti, i vescovi dell’Asia nella loro prima assemblea come FABC affermarono che la Chiesa diventa una Chiesa locale attraverso il dialogo con la cultura. Se non è locale non sarà né credibile né rilevante. Perciò la Chiesa deve diventare locale per impegnarsi in modo credibile nella missione, per realizzare la trasformazione dall’interno. Nell’era della globalizzazione, le Chiese locali devono dialogare fra loro per poter offrire una proposta collettiva al mondo. Nel corso di questo dialogo le Chiese locali possono anche confrontarsi reciprocamente in modo profetico. In secondo luogo, il dialogo con la missione di Dio deve essere principalmente il dialogo della vita. Bisogna porre l’accento sulla collaborazione dei fedeli per la trasformazione della vita e della società. La costituzione Gaudium et spes, dopo aver parlato del dialogo in generale, elenca aree concrete in cui esercitare il dialogo: la famiglia, le culture, la vita sociale ed economica, la comunità politica, la coesistenza pacifica fra le nazioni. Per il dialogo in questi campi abbiamo bisogno non tanto di ministri ordinati, che hanno una funzione speciale nella Chiesa, quanto piuttosto di persone che vivono nel mondo (laico). A questo livello dobbiamo de-clericalizzare e secolarizzare la Chiesa. Dobbiamo incoraggiare il popolo di Dio a impegnarsi nella trasformazione del mondo collaborando con tutte le persone di buona volontà. Parlando agli esponenti delle religioni non cristiane a Madras nel febbraio del 1986, Giovanni Paolo II disse: «Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi; poiché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. (…) Come seguaci di diverse religioni dovremmo unirci insieme nella promozione e nella difesa degli ideali comuni nei campi della libertà religiosa, della fraternità umana, dell’educazione, della 729-733_art_amaladoss:Layout 2 2-01-2013 cultura, del benessere sociale e dell’ordine civile» (n. 4).4 Considerando che il concilio Vaticano II ci ha mostrato che il dialogo è la via della missione, che cosa abbiamo fatto negli ultimi cinquant’anni? Una risposta sincera sarebbe: quasi nulla, a parte occasionali gesti simbolici. La sfiducia, le dispute e la violenza fra le religioni sono aumentate. I movimenti ecumenici sono quasi morti. Il mondo laico si è ulteriormente allontanato dalla Chiesa, rendendo necessario un Sinodo speciale sulla nuova evangelizzazione. Non sarebbe giusto addossare tutta la colpa alla Chiesa. Il consumismo, l’individualismo, il secolarismo, il fondamentalismo e il confessionalismo, il capitalismo monopolistico, le ingiuste pratiche commerciali, il militarismo, la corsa agli armamenti e altro ancora sono i maggiori responsabili dell’ingiustizia, della violenza e della guerra nel mondo. Ma anche una Chiesa che non è stata profetica ha la sua parte di responsabilità. A questo proposito mi limiterò a tre brevi considerazioni. Nonostante l’ispirazione della Gaudium et spes, la Chiesa si considera la depositaria di un messaggio spirituale. Una qualche attività caritativa va bene, ma la Chiesa non è nel mondo per trasformarlo dall’interno, seguendo l’esempio dell’incarnazione. Le teologie della liberazione nel Terzo mondo, specialmente in America Latina, sono state soppresse (più o meno efficacemente), accusate di promuovere un cosiddetto regno terreno di stampo marxista. La Chiesa si accontenta di proclamare, nelle sue encicliche sociali, principi spirituali e morali generali. Essa sembra porre l’accento sulla salvezza ultraterrena. Non ama sporcarsi le mani con le faccende materiali. In questo senso, c’è la proclamazione di un messaggio di giustizia, ma non c’è alcun coinvolgimento attivo. Ad esempio, nel campo della promozione della pace, la Chiesa prega per la pace, ma non anima alcun movimento attivo per la pace. Lascia la cosa ad altri. Non c’è dialogo con il mondo. La Chiesa sembra limitarsi a offrire un messaggio spirituale e ad aspettarsi che altri lo ascoltino. Il fatto di collocarsi su un alto piedistallo può non incoraggiare gli ascoltatori. I leader dell’Europa e dell’America post-cristiane sembrano anticlericali. Il mondo islamico non è interessato. Altri, in India e in Cina, nutrono dei sospetti, ragionando all’interno di un contesto postcoloniale. 15:08 Pagina 733 In secondo luogo, la Chiesa ha un complesso di superiorità che è molto dannoso per il dialogo. È vero che Gesù Cristo, in quanto Verbo di Dio incarnato, è la pienezza della Verità. Ma la Chiesa non possiede Cristo. E non lo comprende neppure pienamente. È solo una Chiesa in pellegrinaggio, che approfondisce sempre più il mistero che ha ricevuto. Perciò non può considerarsi la pienezza alla quale tutti gli altri devono giungere. Penso che la Chiesa sia condotta fuori strada dal paradigma Antico Testamento – Nuovo Testamento. Nel disegno di Dio essi sono collegati e i fatti raccontati nel Nuovo Testamento sono considerati come compimento delle profezie dell’Antico Testamento. Ma la Chiesa non può proiettare questo paradigma sul mistero della missione di Dio nell’universo. Le altre religioni e Chiese possono testimoniare aspetti del mistero divino che la Chiesa non ha sperimentato. In ogni caso, la Chiesa è chiamata a essere al servizio della missione di Dio, non a dominarla. Se la Chiesa è consapevole dei suoi limiti in quanto Chiesa in pellegrinaggio, sarà certamente aperta al dialogo, a dare e a ricevere. Altrimenti farà solo un monologo e gli altri non saranno interessati. Benché il concilio Vaticano II parli molto della missione di Dio nell’universo, penso che la Chiesa non abbia veramente interiorizzato questo mistero e non si sia aperta al dialogo con le altre manifestazioni dell’unica Verità di Gesù Cristo. Per ragioni storiche, oggi il suo status politico e la sua forza organizzativa nel mondo le permettono anche di condurre da una posizione dominante ogni dialogo formale o informale con altre culture, religioni e ideologie. Di conseguenza, non c’è alcuna vera reciprocità nel dialogo, né gli altri partecipanti sono interessati a essere semplicemente subalterni. In realtà, con la crescita del fondamentalismo religioso, ogni religione pensa di essere l’unica vera religione. Se si incontrano sul piano religioso si avrà uno scontro di assoluti, piuttosto che un dialogo. In terzo luogo, la Chiesa sembra strumentalizzare il dialogo, considerandolo una preparazione dell’annuncio e un primo passo verso di esso. La missione viene vista principalmente come l’annuncio del regno di Dio, rivelato e realizzato da Gesù Cristo. Di conseguenza, il dialogo viene considerato solo un passo verso l’annuncio. A volte viene considerato addirittura un pericolo per l’annuncio. Non viene considerato significativo in sé stesso. Così le altre religioni vedono in esso un secondo fine e non sono interessati. Per sant’Ireneo Cristo e lo Spirito sono le due braccia con le quali il Padre regge l’universo. Forse noi possiamo considerare l’annuncio e il dialogo le due braccia della missione, con pari dignità. In conclusione, a mio avviso, il concilio Vaticano II ha aperto la strada a una nuova era di dialogo nella Chiesa e nel mondo. Il beato Giovanni XXIII lo definì un concilio pastorale. Il dialogo con il mondo è l’orientamento pastorale offerto dal Concilio alla Chiesa. Questo dialogo opera a ogni livello: profano e sacro, socioeconomico, politico, culturale e religioso. Questo orientamento viene espresso chiaramente nella Gaudium et spes e sostenuto da altri documenti pastorali e dogmatici, come ho cercato di mostrare qui. A distanza di cinquant’anni non lo abbiamo ancora compreso pienamente e non ci siamo ancora impegnati in esso, tranne qualche sporadico tentativo a livello ufficiale e non ufficiale. Siamo consapevoli della missione della Chiesa, ma dobbiamo diventare più consapevoli della missione di Dio. Queste due missioni devono dialogare fra loro. Se prendiamo coscienza della missione di Dio nell’universo, mirante a costruire una comunità umana migliore, fatta di libertà, fratellanza e giustizia, anche se si tratta di un processo che non finirà mai, questa consapevolezza ci spronerà a passare dal dialogo alla collaborazione, per riunire tutte le cose così che Dio sia tutto in tutti (cf. Ef 1,3-10; Col 1,15-20; 1Cor 15,28). Michael Amaladoss 1 Cf. J. ELIERS (a cura), For All the Peoples of Asia, II, Claretian, Manila 1997, 200; trad. it delle Conclusioni della citata Consultazione teologica della FABC, svoltasi a Hua Bin (Bangkok, Thailandia) dal 3 al 10 novembre 1991, in Regno-doc. 9,1992,315ss (i brani qui ripresi si trovano ai nn. 29 e 30). 2 Cf. P.C. PHAN (a cura), The Asian Synod: Texts and Commentaries, Orbis Book, Maryknoll 2002, 21. 3 Cf. PHAN, The Asian Synod, 22. 4 Origins 15(1986), 598; Regno-doc. 5,1986,137. Per affermazioni simili, cf. il discorso di Giovanni Paolo II ai rappresentanti di altre religioni a New Delhi dopo la pubblicazione dell’es. ap. postsinodale Ecclesia in Asia (novembre 1999), in Vidyajyoti Journal of Theological Reflection 63(1999), 884-886; Regno-doc. 21,1999,682. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 733 734_info_provvedimenti:Layout 2 2-01-2013 15:08 Pagina 734 Chiesa cattolica Donne prete Provvedimenti U na serie di provvedimenti disciplinari sono stati assunti recentemente dalle autorità ecclesiastiche nei confronti di chierici che hanno preso posizione in favore del sacerdozio femminile nella Chiesa cattolica. Infatti, la «Congregazione per la dottrina della fede ha dimesso canonicamente il 4 ottobre Roy Bourgeois dalla Società per le missioni estere degli Stati Uniti d’America, nota anche come padri e fratelli Maryknoll. La decisione dispensa il sacerdote dai vincoli sacri»: così recita il comunicato, pubblicato solo il 19 novembre, della congregazione cui apparteneva il religioso statunitense. È noto il suo appoggio al sacerdozio femminile, per il quale aveva partecipato nell’agosto 2008 a una «non valida ordinazione di una donna» – Janice Sevre-Duszynska – e si batteva attivamente anche «in contesti laici e non cattolici», afferma il documento (cf. Regno-doc. 15,2008,469). E poiché i tentativi di far recedere p. Bourgeois dalle sue posizioni si sono rivelati vani egli è «incorso nella scomunica, nella dimissione dallo stato clericale e nella laicizzazione», chiude il comunicato che per altro ringrazia il religioso per «il servizio svolto come missionario» nei 45 anni di appartenenza alla congregazione. Tre le principali reazioni al provvedimento. La prima, il 28 novembre da parte della presidenza delle Suore della misericordia delle Americhe: essa esprime «tristezza e contrarietà» e afferma che «l’impegno di p. Roy per il ruolo delle donne nella Chiesa rispecchia quello delle Suore della misericordia» per la «ricerca di una pienezza di vita e di uguaglianza [delle donne] nella Chiesa e nella società». Poi vi è stata la reazione del settimanale statunitense National Catholic Reporter, che in un editoriale del 3 dicembre, dopo aver ripercorso le tappe della risposta «di Roma alla richiesta dei fedeli di ordinare le donne» (dall’ormai dimenticata conclusione della Pontificia commissione biblica del 1976 fino all’Ordinatio sacerdotalis del 1994), così conclude: «Riteniamo che secondo il sensus fidelium l’esclusione delle donne dal sacerdozio non abbia solide basi scritturistiche né altre stringenti motivazioni razionali; pertanto le donne devono essere ordinate». 734 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 «Ingiusto e controproducente» è stato infine definito il 7 dicembre il provvedimento vaticano dall’Association of catholic priests irlandese. Nata due anni fa nel pieno della crisi per i casi di pedofilia all’interno della Chiesa per promuovere la realizzazione della «visione e dell’insegnamento del concilio Vaticano II» e la «ristrutturazione della forma di governo della Chiesa», sostiene che la dimissione di p. Bourgeois «non porrà fine al dibattito su questi temi» (cf. Regno-att. 8,2012,242). Un secondo provvedimento ha riguardato il novantaduenne gesuita p. Bill Brennan, della diocesi di Milwaukee. Il 29 novembre, infatti, il superiore della sua comunità gli ha comunicato per conto dell’arcivescovo mons. Jerome Listecki che è sospeso dalle funzioni clericali in forma pubblica; che non può parlare con i giornalisti; che non può partecipare a manifestazioni in quanto gesuita e che non si può allontanare dalla diocesi senza il permesso del superiore. Brennan, missionario ormai in pensione, aveva preso parte il 17 novembre a una liturgia con Janice Sevre-Duszynska, la donna «ordinata» da Bourgeois. Lo stesso giorno si è poi diffusa la notizia che il sacerdote austriaco Helmut Schüller, leader della Pfarrer Initiative, avrebbe perso ti- tolo di monsignore, anche se non vi è stata alcuna comunicazione ufficiale sul perché di questa azione formale del Vaticano. A Vienna, infatti, il portavoce del card. Schönborn ha detto che «questa è una decisione presa da Roma che non ha nulla a che vedere con noi» e che il cardinale continua a «credere nella possibilità del dialogo personale» (cf. Regnoatt. 16,2011,518). Il titolo, che era stato concesso a Schüller nel 1991 quando divenne presidente di Caritas Austria, si riferiva al grado di «cappellano di sua santità», che segue quelli, più elevati, di «prelato onorario di sua santità» e di «protonotario apostolico». L’annuncio è avvenuto a quattro giorni esatti da quando egli ha reso noto che nel 2013 organizzerà un incontro internazionale in Germania per mettere in rete i diversi gruppi, come quello austriaco, che stanno discutendo di temi come il celibato sacerdotale e l’ordinazione delle donne. Queste «non sono questioni esclusive dell’Europa» – ha detto Schüller – e il movimento desidera stringere i contatti con le iniziative omologhe presenti in Germania, Irlanda, Francia, Stati Uniti e Australia. M.E. G. Santa Sede Vatileaks Il perdono del papa L a mattina del 22 dicembre scorso «il santo padre Benedetto XVI ha fatto visita in carcere al sig. Paolo Gabriele, per confermargli il proprio perdono e per comunicargli di persona di avere accolto la sua domanda di grazia, condonando la pena a lui inflitta». Così un breve comunicato delle Segreteria di stato chiude ufficialmente quanto emerso della questione relativa alla pubblicazione non autorizzata di documenti riservati della Santa Sede e personali del papa (cf. Regno-att. 10,2012,304). Una «buona notizia» a conclusione di una «vicenda triste», ha commentato il portavoce vaticano p. Lombardi annunciando che anche per Claudio Sciarpelletti, il secondo condannato nel processo per i cosiddetti Vatileaks, «è previsto un provvedimento in seguito alla domanda di grazia che egli pure ha avanzato». La vicenda, esplosa a gennaio dopo una trasmissione televisiva del giornalista Gianluigi Nuzzi e aggravatasi a maggio con la pubblicazione del suo libro Sua santità, ha avuto l’onore delle cronache per l’intero anno, nel corso del quale si sono succeduti, in una serie di colpi di scena, prima la carcerazione di Paolo Gabriele (23 maggio) – assistente di camera di Benedetto XVI fin dall’inizio del pontificato – e l’arresto del tecnico informatico della Segreteria di stato Claudio Sciarpelletti (25 maggio, rilasciato il giorno seguente); poi la celebrazione dei processi al tribunale dello Stato della Città del Vaticano; infine le sentenze di condanna: 3 anni (ridotta a 18 mesi) allo stesso Gabriele il 6 ottobre; 4 mesi (ridotta a 2 e sospesa con la «condizionale») a Sciarpelletti il 10 novembre. Coi provvedimenti di grazia la Santa Sede non ha chiuso la questione. Conferma autorevole è venuta dall’udienza concessa il 17 dicembre dal papa ai tre cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi, cui è affidata un’inchiesta parallela ma più ampia di quella della magistratura vaticana. Del resto, pronunciandosi sull’indagine lo scorso 1° dicembre, lo stesso Lombardi aveva dichiarato: «Nessuno mi ha detto che fosse stata archiviata o formalmente conclusa per altri motivi, quindi è un’istruttoria che è aperta». M. B. 735-737_art_sala:Layout 2 2-01-2013 15:09 Pagina 735 Immigrati cinesi I TA L I A f ede e integrazione L a presenza silenziosa ma evidente degli immigrati cinesi in Italia – pur sostanzialmente stabilizzatasi da qualche decennio – continua a suscitare diffidenze se non ostilità. È un dato che provoca la Chiesa italiana a confrontarsi con una profonda diversità culturale e con la necessità e opportunità di evangelizzare e promuovere umanamente un Estremo Oriente che vive nelle sue strade. Universo parallelo La migrazione cinese in Italia è iniziata nel 1918 con il primo gruppo di cinesi dello Zhejiang; a mano a mano che questi primi immigrati facevano fortuna iniziarono a chiamare i loro familiari dalla Cina, innescando il tipico effetto a catena a carattere familiare. La forte coesione tra i componenti ha portato alla costituzione di una comunità che accoglie i nuovi arrivati e facilita il loro inserimento sociale e lavorativo. Negli ultimi anni è anche iniziato un controesodo: molti hanno preso a tornare nella madrepatria, attirati dallo sviluppo vertiginoso del loro paese, che offre ora nuove opportunità economiche e di lavoro, o semplicemente dopo aver fatto fortuna in Italia (è il caso dei primi immigrati). Ne reca traccia l’aumento impressionante delle rimesse verso la Cina. Dopo la prima ondata di inizio secolo ce n’è stata una seconda, proveniente dal Fujian, alla fine degli anni Ottanta. Questi nuovi immigrati sono stati spinti dalla fortuna dei primi, Ve c c h i a e n u o v a e v a n g e l i z z a z i o n e dei cattolici provenienti dalla Cina dei turisti. Esse dunque si preoccupano di rimandare in Cina i passaporti, una volta che i turisti siano arrivati in Italia, e di conseguenza questi nuovi clandestini rimangono nel nostro paese senza documenti, mentre per Pechino risultano regolarmente rientrati. Questo universo parallelo invisibile conta molti abitanti, che sfuggono alle stime ufficiali. L’immigrazione più recente è dunque molto diversa da quella delle prime due ondate, molto meno dotata di mezzi e più prossima alla marginalità sociale. hanno attinto alle loro reti d’aiuto e ne hanno fatto proprio il modello lavorativo. Il terzo flusso migratorio è stato innescato dalla chiusura delle grandi industrie e miniere di stato, che ha lasciato senza lavoro 14 milioni di persone nel Nord della Cina. Si tratta prevalentemente di operai non più giovanissimi, che arrivano soli e che spesso giungono in Italia utilizzando l’accordo turistico Approved destination status, che prevede che le agenzie di viaggio segnalino alle autorità cinesi il mancato ritorno in patria IMMIGRATI CINESI IN ITALIA Popolazione residente 2011 Italia Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino – Alto Adige Umbria Valle d’Aosta 60.820.764 1.344.933 586.313 2.010.224 5.834.845 4.459.148 1.236.103 5.775.033 1.614.841 9.992.548 1.569.042 319.101 4.464.889 4.088.868 1.674.927 5.048.509 3.761.616 1.037.114 908.926 4.957.082 Stranieri regolari stimati Valore %* assoluto 5.011.000 85.000 15.000 78.000 194.000 555.000 120.000 615.000 136.000 1.178.000 161.000 9.000 422.000 100.000 39.000 142.000 398.000 100.000 101.000 554.000 8,2 1,7 0,3 1,6 3,9 11,1 2,4 12,3 2,7 23,5 3,2 0,2 8,4 2,0 0,8 2,8 7,9 1,9 2,0 11,1 Soggiornanti Occupati cinesi nati Titolari d’impresa cinesi all’estero (2011) cinesi Valore Valore Valore %** %*** %*** assoluto assoluto assoluto 277.570 5.493 899 2.457 10.584 32.791 3.654 21.021 4.211 61.140 13.738 243 17.747 4.357 2.968 6.010 46.054 2.299 2.407 250 7,6 10,5 11,8 5,9 7,5 7,2 4,0 6,0 3,9 6,3 11,0 5,3 6,8 6,7 13,3 7,0 16,2 3,1 3,7 3,8 155.187 4,3 3.654 5,0 545 3,2 694 1,1 4.687 3,7 17.844 5,0 1.574 1,9 8.309 2,4 1.798 2,2 31.560 4,6 7.266 7,9 108 1,0 7.600 3,3 1.664 1,6 1.003 3,8 1.723 1,6 36.809 14,6 583 1,1 1.155 2,1 136 1,7 36.483 881 69 481 1.426 3.588 487 2.689 398 7.607 1.090 35 1.866 590 407 1.696 8.684 105 134 21 14,6 19,0 22,5 9,4 16,0 13,2 9,9 9,5 5,6 13,5 16,6 12,8 7,2 17,0 12,0 19,6 29,0 3,3 8,2 5,8 Fonte: Caritas italiana, Fondazione CEI Migrantes, Dossier statistico immigrazione 2012. * Rispetto al totale nazionale degli stranieri. ** Rispetto ai soggiornanti extra-comunitari. *** Rispetto ai nati all’estero. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 735 735-737_art_sala:Layout 2 2-01-2013 15:09 Poi c’è un certo numero di giovani laureati che viene in Italia per gli studi post-laurea, e poi torna in Cina. Tra questi numerosi preti. Quella cinese è oggi la quarta comunità straniera in Italia (277.570, 7,6% sugli stranieri regolari), dopo la romena (14,2%), la marocchina (13,9%) e l’albanese (13,5%), con un aumento del 320% dal 2003 al 2011, sempre stando ai dati ufficiali. Ma per volume delle rimesse è il primo paese, con 2,5 miliardi l’anno (+582% nello stesso periodo). I comuni con la maggior presenza sono Milano, Prato, Roma, Firenze e Torino. La popolazione cinese in Italia tende a ricostituire l’intero nucleo familiare. È un’immigrazione finalizzata al lavoro, per cui moltissimi bambini piccoli, che nascono in Italia, vengono mandati in Cina dai nonni per lasciare liberi i genitori di lavorare, e rientrano poi dopo i 10 anni inserendosi nel percorso scolastico. Vi è la tendenza a ritornare in patria verso i 50 anni, per cui i cinesi anziani in Italia sono molto pochi. La comunità cinese manifesta una forte propensione all’imprenditorialità, soprattutto nel settore tessile-abbigliamento-calzature, nel commercio e nella ristorazione, con una presenza ormai capillare in tutto il territorio italiano. La forte disponibilità di contanti, che è tra i suoi caratteri peculiari, è legata principalmente alla cultura della guanxi, «amicizia», che fa sì che per un cinese la rete amicale sia così forte e fedele da configurare quasi una famiglia allargata, dentro la quale la dedizione alla «causa comune» è totale, così come la condivisione dei beni, materiali e non. Restare nella guanxi coinvolge l’onore, valore di rilievo nella cultura cinese. Chi ne viene escluso, lo è per sempre, e dunque cade in una doppia emarginazione. La rete amicale offre aiuto nel momento del bisogno, e ciascuno vi partecipa con una parte dei propri introiti, anche fino al 50% (non sempre del tutto liberamente), alimentando così il patrimonio, che dopo qualche anno gli consentirà di avere un prestito anche molto ingente per avviare un’attività, o per comprarsi la casa quando si sposa. In generale la permanenza dei cinesi in Italia è strettamente legata a una vita lavorativa molto intensa, caratterizzata da una forte mobilità sul territorio. Si segue il lavoro, con un pro- 736 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 736 getto molto spesso «a tempo determinato», e questo è uno dei fattori che non favoriscono una vera integrazione. Un altro fattore è la lingua: molti cinesi non trovano utile impegnarsi a imparare una lingua tanto diversa dalla loro, per pochi anni di permanenza in Italia. La scarsa conoscenza dell’italiano diventa a sua volta un ostacolo all’interazione e quindi all’integrazione. Negli ultimi anni, poi, è aumentato il livello d’insofferenza nei confronti dei cinesi per l’accusa di concorrenza sleale in ambito lavorativo, poiché per il basso costo del lavoro che offrono come manodopera molte aziende italiane sono state delocalizzate in Cina, mentre le aziende cinesi in Italia sfruttano i dipendenti e non reinvestono nell’economia locale, ma in patria. Anche sui media non è raro imbattersi in atteggiamenti diffamatori (si pensi per esempio alle pagine iniziali di Gomorra di Roberto Saviano: dati alla mano è difficile credere che ogni giorno centinaia di salme congelate vengano rimandate in Cina). Due esperienze: Prato e Rimini Prato è la città che ha vissuto più direttamente e anche drammaticamente la presenza cinese in Italia: ospita la terza comunità cinese in Europa dopo Londra e Parigi. Su circa 250.000 abitanti, conta ufficialmente 20-23.000 cinesi, ma secondo le stime sono almeno 30-35.000, e possono arrivare sino a 40.000 nei picchi d’attività. «Quando arrivai, nel 1992 – ci dice mons. Gastone Simoni, vescovo di Prato fino a poche settimane fa –, non ne vidi tanti, perché erano tutti chiusi nei loro laboratori a lavorare moltissime ore al giorno. Li ho visti nell’estate successiva, ed erano veramente numerosi. L’impatto destò in me meraviglia e preoccupazione. I primi contatti con la comunità cinese sono avvenuti grazie a delle suore cinesi arrivate da Roma. C’era anche un piccolo numero di preti cinesi che studiavano teologia nella capitale, e che nei momenti liberi venivano a dare una mano nella pastorale». Dopo i primi contatti, l’approccio che la Chiesa locale ha tenuto è stato improntato alla disponibilità ad ascoltare e aiutare, soprattutto attraverso la Caritas diocesana. «La Caritas è stata ed è preziosa – dice il vescovo –, perché in generale i cinesi chiedono aiuto solo in casi estremi e se non hanno altre possibilità. Oggi alla Caritas lavora anche una ragazza cinese, la cui presenza facilita i contatti con la sua comunità». Dopo alcuni anni, nel 2006, si è stabilita a Prato anche una piccola comunità di francescani, che non sono andati a stare in un convento ma hanno aperto una fraternità proprio nel mezzo della Chinatown pratese, il quartiere San Paolo. Vanno per le strade, visitano i cinesi detenuti in carcere, quelli ricoverati in ospedale. E svolgono un’attività molto riconosciuta e apprezzata dalle famiglie, impegnate anche per 20 ore al giorno nei laboratori: un doposcuola per i ragazzi, soprattutto per quelli che si ricongiungono ai loro genitori in età già adolescenziale, senza conoscere una parola d’italiano e con l’elevatissima probabilità di rimanere emarginati per tutto il periodo della loro permanenza in Italia. «Un’altra presenza che molto ha aiutato la convivenza – dice mons. Simoni – è stata quella di un sacerdote cinese, che siamo sempre riusciti ad avere in diocesi. La sua intermediazione è stata molto utile per superare la diffidenza culturale e ha contribuito ad abbattere alcuni muri. Alcuni cinesi dopo qualche tempo hanno chiesto il battesimo, magari in ospedale. Non si tratta di grandi numeri, ma sono significativi. Mi pare che attraverso micro-relazioni positive improntate al rispetto, alla disponibilità, all’accoglienza e all’amicizia si possa aprire uno spazio per il Vangelo». La parrocchia dell’Ascensione ha fatto da punto di riferimento, con la celebrazione della messa e il catechismo in cinese mandarino. Con l’aiuto della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana si sono costruiti dei locali nuovi per un Centro pastorale italo-cinese, dove in maggio si è tenuta la quinta convocazione nazionale dei cattolici cinesi. Attraverso queste forme di collaborazione la diocesi è riuscita a stabilire un rapporto discreto con tutta la comunità cinese, al punto che anche quelli che sono buddhisti partecipano ad alcune celebrazioni in cattedrale e hanno invitato mons. Simoni all’inaugurazione del loro tempio. «Forse – annota il vescovo – un po’ la fede aiuta nell’integrazione, che comunque rimane davvero complicata. Gli immigrati cinesi devono far fronte a profondi malumori da parte della popo- 735-737_art_sala:Layout 2 2-01-2013 15:09 lazione pratese, che si sente defraudata del lavoro – anche se la decadenza di questo distretto non può essere attribuita semplicemente alla loro presenza, vi sono molte concause –; e dall’altra parte la maggioranza di loro si trova in una situazione di sfruttamento lavorativo, a cui come comunità cristiana non possiamo essere indifferenti. E abbiamo cercato di dire una parola anche in questo senso. Per il momento i progressi maggiori li abbiamo ottenuti sul versante dell’integrazione scolastica dei ragazzi: proprio attraverso la scuola, il lavoro, le vie civili credo sia possibile arrivare a una convivenza ispirata sempre di più all’integrazione». Un’altra realtà che – sia pur con numeri differenti – ha subito l’impatto della presenza cinese è Rimini, dove da una decina d’anni opera la Piccola famiglia dell’Assunta con un’esperienza pastorale per molti tratti simile a quella di Prato. Anche qui si è riscontrato che il principale ostacolo all’integrazione è la lingua, e dunque si è concepita l’idea di pubblicare il Nuovo Testamento e i Salmi in cinese, con l’intento di avvicinare i cristiani italiani e cinesi sul testo sacro, e aiutare così l’integrazione dei cinesi e anche quella dei cristiani (cf. Regno-att. 20,2012,693). A Savignano sul Rubicone ha dato vita al Centro Italia-Cina, un luogo di socializzazione dove i ragazzi e i bambini hanno la possibilità di studiare la lingua italiana, ricevendo un aiuto anche nello svolgimento dei compiti, e dove, viceversa, se nati e cresciuti in Italia possono apprendere anche la loro lingua madre, fondamentale per la loro formazione e integrazione all’interno della comunità cinese. Presso la Piccola famiglia, che è costituita da una quarantina di religiosi e religiose, alcuni dei quali parlano il cinese, si tengono corsi per catecumeni (in questi 10 anni ci sono stati 40 battesimi), con cinesi che traducono o che fanno da catechisti; e due liturgie domenicali in cinese, più altre infrasettimanali (spesso a causa degli orari di lavoro la partecipazione alla messa della domenica mattina non è possibile). L’aiuto si concretizza anche nella ricerca di posti di lavoro non soggetti a sfruttamento e di appartamenti dignitosi, e nella prestazione di garanzie per acquistarli. Pagina 737 Secondo il coordinatore della pastorale per i cattolici cinesi in Italia, don Pietro Cui Xingang, sono circa 3.000 in Italia gli immigrati cinesi di confessione cattolica (la stessa percentuale della madrepatria, l’1%), e poi vi sono numerosi cristiani di varie denominazioni protestanti. L’attività pastorale può tuttavia contare solo su 12 preti di lingua cinese, e questo fa sì che molte comunità non possano ancora celebrare nella loro lingua. Molta messe, pochi operai Ogni anno la comunità cattolica cinese s’incontra il 24 maggio (o la domenica vicina), che è il giorno nel quale cinque anni fa Benedetto XVI ha indetto una giornata di preghiera per i cattolici in Cina. Questo incontro è necessario, secondo don Cui, «perché gli immigrati che nutrono qualche interesse per la Chiesa cattolica possano approfondirne la conoscenza, per far sì che i cattolici italiani comprendano più profondamente l’importanza del servizio pastorale e di evangelizzazione verso i cinesi e, con la nostra collaborazione, si possano organizzare sempre meglio le comunità cattoliche cinesi in Italia e, attraverso la piattaforma che esse rappresentano, aiutare tanti immigrati cinesi a integrarsi nella società italiana». Oggi la comunità cattolica cinese in Italia è strutturata in piccole unità in tutte le maggiori città italiane. Il numero dei nuovi cristiani aumenta costantemente: ogni anno più di 50 catecumeni ricevono il battesimo, e in alcune comunità oltre una decina di persone si aggiunge annualmente. Le stesse comunità cinesi stanno diventando sempre più protagoniste dell’attività di evangelizzazione verso i non cristiani e nell’aiuto verso i connazionali in difficoltà. Permangono tuttavia alcune carenze che don Cui evidenzia. Per esempio, non c’è facilità di contatto tra le strutture pastorali dedicate alla cura degli immigrati cinesi in Italia e la Chiesa di provenienza, poiché non vi è per ora nella Cina continentale un organismo ecclesiale dedicato al servizio dei migranti. Inoltre è drammaticamente sottodimensionato rispetto alle necessità il numero dei sacerdoti di lingua cinese incaricati del servizio pastorale alle comunità di immigrati loro connazionali, e degli studenti delle facoltà ecclesiastiche solo un numero estremamente esiguo rimane in Italia dopo la fine degli studi. Inoltre le comunità non sono ancora in grado di sostenersi economicamente, né riescono a farlo le diocesi. D’altra parte a livello globale la Chiesa non sembra aver ancora colto appieno la portata del fenomeno migratorio. Per quello che riguarda la Cina, secondo le statistiche ufficiali dell’Ufficio emigrazione del Consiglio di stato essa conta 45 milioni di emigranti, senza quindi tener conto degli irregolari. Una parte delle risorse che le Chiese locali e gli istituti missionari dedicano alle missioni in Cina potrebbe essere impiegata nei paesi d’immigrazione. «In realtà, fare missione in Italia con gli immigrati è come fare missione direttamente in Cina». Negli ultimi anni è sorprendente la diffusione di altre confessioni e religioni tra gli immigrati cinesi. Con il sostegno economico delle nuove comunità protestanti degli Stati Uniti, in meno di un decennio si sono formate nuove comunità evangeliche in tutte le principali città italiane. Hanno costituito un «Istituto cinese di teologia in Europa» e pubblicano un mensile, Il corno, che viene distribuito gratuitamente. Anche i buddhisti sono numerosi e vivaci, hanno un tempio a Prato e uno a Roma. E sono in rapida espansione anche i Testimoni di Geova. A livello nazionale, per migliorare il coordinamento tra le diverse comunità sta per nascere un’Associazione per l’evangelizzazione dei cinesi in Italia, che potrà raccogliere fondi e agevolare la formazione di nuove comunità, e inoltre costituire una rete tra le comunità nel nostro paese e quelle presenti nel resto d’Europa. Data la scarsità dei sacerdoti, è fondamentale l’apporto dei religiosi/religiose e dei laici impegnati, che appunto necessitano di formazione e di risorse economiche. «Molti degli immigrati che giungono in Italia – dice don Cui –, quando erano in Cina hanno ricevuto un’educazione negativa nei confronti della religione; attraverso il nostro annuncio e le nostre opere di carità, con più facilità potranno accogliere la nostra fede e aggiungersi a questa nostra “cerchia di amici” che si amano, si aiutano, s’incoraggiano scambievolmente e insieme affrontano le difficoltà della vita: questa è la nostra Chiesa». Daniela Sala IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 737 738_info_brunelli:Layout 2 2-01-2013 15:10 Pagina 738 Sardegna Chiesa e crisi I vescovi con i disoccupati L o avevano promesso a settembre, nel periodo di maggiore criticità e di maggiore attenzione dei media, quando molta parte dell’isola (dal Sulcis alla Media Valle del Tirso fino a Portotorres) sembrava chiudesse, e le lotte dei lavoratori apparivano prive di speranza. Ora, alla vigilia di Natale, in concomitanza con la visita del segretario di stato card. Tarcisio Bertone, i vescovi della Sardegna hanno reso noto (12 dicembre) il loro messaggio sulla pesante situazione sociale della Sardegna. Il tono è assai severo. «La società sarda attraversa un periodo di grave disoccupazione, con risvolti talvolta drammatici. Questo interpella fortemente, per i suoi effetti umani devastanti, anche la Chiesa». A CURA DEL COMITATO SCIENTIFICO E ORGANIZZATORE DELLE SETTIMANE SOCIALI DEI CATTOLICI ITALIANI Cattolici nell’Italia di oggi Un’Agenda di speranza per il futuro del Paese ATTI DELLA 46a SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI l volume consegna i contributi scaturiti dalla 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Reggio Calabria, 14-17.10.2010). Un percorso di partecipazione e un metodo per il discernimento tesi a costruire un’agenda di problemi su cui sperimentare la fede vissuta nella storia concreta, con rinnovato impegno nella costruzione del “bene comune” per l’Italia. I «OGGI E DOMANI» www.dehoniane.it pp. 664 - € 26,50 Via Nosadella, 6 40123 Bologna Tel. 051 4290011 Fax 051 4290099 Un elenco disperante Nell’incipit del documento, i vescovi richiamano quanto detto undici anni fa nella Carta di Zuri, al termine del Concilio plenario regionale. L’elenco dei molti appelli restati inascoltati e inattuati è lungo e davvero disperante. Come se alla fine, in certe situazioni, le parole non potessero nulla. Neppure quelle della comunità cristiana. Di fronte a quella che i vescovi non esitano a definire una «tragedia», la comunità cristiana, che chiama tutti alla solidarietà per dare un po’ di pane agli affamati, non può rimanere nel silenzio. La visita del card. Bertone (il 15 dicembre), fortemente voluta dal nuovo arcivescovo di Cagliari, mons. Miglio, ha fornito l’occasione per parlare non solo all’isola. Il segretario di stato ha infatti celebrato una messa di fronte a delegazioni di lavoratori provenienti da tutte le fabbriche della crisi: Alcoa, Eurallumina, ex Ila, Rockwool, Carbosulcis. Bertone ha poi inaugurato l’impianto del piombo della Portovesme. Conviene riprendere integralmente il messaggio dei vescovi per la sua incisività. «La disoccupazione coinvolge soprattutto i giovani, che in questa situazione senza sbocco vengono esposti alla tentazione dello scoraggiamento e del disimpegno. È il “grido di dolore” che la Chiesa della Sardegna fece risuonare dal santuario di Bonaria il 1° luglio 2001 nel Concilio plenario sardo. Sono trascorsi undici anni e il dramma è divenuto “tragedia”. E non solo per la Sardegna. L’Europa nel 2010 proclamò l’Anno europeo della lotta alla povertà. E la povertà è andata crescendo. La Caritas italiana ha lanciato il suo allarme nel suo annuale Rapporto su povertà ed esculsione sociale in Italia, mostrando che la voce delle famiglie risuona ogni giorno con i toni della disperazione. La comunità cristiana, che chiama tutti alla solidarietà per dare un po’ di pane agli affamati, non può rimanere nel silenzio. I suoi pastori desiderano gridare ancora ad alta voce, auspicando che venga accesa qualche luce di speranza». «La festa del Natale – proseguono i vescovi –, cara ai bambini e al nostro popolo, ci invita ad accogliere il bambino di Betlemme, che vuol donare agli uomini pane, pace e giu- 738 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 stizia. E ad accogliere i bambini e gli uomini che soffrono la fame per costruire sulla terra un mondo più giusto. La Costituzione italiana dice che la Repubblica è “fondata sul lavoro” e “tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni” (articoli 1 e 35). Ma il lavoro non c’è e si sta perdendo ogni giorno anche quello che c’è». È la disoccupazione che sta al centro delle preoccupazioni dell’episcopato: «Il concilio Vaticano II ha affermato che il lavoro umano “è di valore superiore a tutti gli altri elementi della vita economica” ed è compito della comunità politica “garantire i mezzi sufficienti per permettere alla persona e alla famiglia una vita dignitosa sul piano materiale, sociale, culturale e spirituale” (Gaudium et spes, n. 67; EV 1/1545s). E invece la mancanza del lavoro, la sua crescente precarietà e la sua insufficiente sicurezza, stanno generando la perdita della dignità, la fame, lo scoraggiamento». I cristiani solidali Una preoccupazione solidale: «“La disperazione ha sprigionato la fantasia anche nella scelta delle modalità di manifestare la protesta e il disagio: sopra i tralicci, sopra le torri, nei pozzi del carbone…”, dice la Delegazione regionale per i problemi sociali e del lavoro, istituita nel 2001 dal Concilio plenario sardo. La CEI ha evidenziato le gravissime conseguenze della mancanza del lavoro: fragilità sociale, futuro spezzato, sperpero antropologico. Vogliamo ricordare anche la Carta di Zuri, interessante proposta per una nuova “Rinascita della Sardegna”, con la collaborazione degli amministratori, dei cittadini, degli emigrati, dei sindacati, delle comunità». «I cristiani – concludono i vescovi dell’isola – debbono combattere insieme a tutti gli uomini di buona volontà perché si affermi l’equità nella solidarietà. La comunità politica deve essere più attenta al mondo dei poveri e costruire per tutti il “bene comune”. Il papa Benedetto XVI, nella sua visita in Sardegna, ci ha affidato il compito di far nascere “una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. E noi gli siamo grati perché più volte ha richiamato l’attenzione di tutti sulle nostre situazioni di povertà e in questi giorni si è fatto ancora una volta vicino attraverso la visita a Portovesme del suo segretario di stato il cardinale Tarcisio Bertone, confermando la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro. Sia per tutti il prossimo Natale un tempo di speranza, nella preghiera davanti al presepe e nell’impegno comune di solidarietà». G. B. 739-740_art_rubio:Layout 2 2-01-2013 15:11 Pagina 739 Chiesa e indipendenza C ATA LO G N A l a parola ai cittadini A Ta r r a g o n a e a M a d r i d l e d u e l i n e e d e i v e s c o v i L o scorso 11 settembre si è riaperto il dibattito sull’indipendenza della Catalogna. Un dibattito che era rimasto latente, ma che si è nuovamente imposto all’attenzione, e con la massima urgenza, a causa della gravità della crisi economica. Infatti la recessione colpisce tutto il territorio spagnolo, ma è particolarmente forte nella Catalogna, che negli ultimi decenni era divenuta una delle regioni autonome più ricche. Barcellona, la capitale della Catalogna, è stata colta di sorpresa da una marea umana che reclamava l’indipendenza. Un milione di persone per le strade che, come confermano i dati di tutti i sondaggi, ha significato che la maggioranza dei catalani è a favore di un referendum di autodeterminazione (il quale, sia detto per inciso, non è previsto dall’attuale dettato costituzionale spagnolo). Malessere a Madrid In quel momento, prima delle elezioni, il partito principale della Catalogna, Convergència i Unió (CIU), aveva una maggioranza larga, anche se non assoluta, nel Parlamento autonomo e, visto l’esito della manifestazione, chiedeva la maggioranza assoluta per condurre questa regione spagnola verso l’indipendenza, dal momento che lo stato spagnolo non intendeva riconoscerle alcune specifiche concessioni a livello economico. Per sapere che cosa pensavano i catalani si è dovuto aspettare fino al 25 novembre, data delle elezioni regionali Barcellona, 11 settembre 2012. anticipate. Ma il loro risultato è stato un duro colpo per il CIU, che ha perso molti seggi a favore di un partito realmente indipendentista, l’Esquerra Republicana de Catalunya (ERC). Con una sorta di ultimatum, il presidente regionale, Artur Mas, era riuscito a mobilitare l’elettorato più indipendentista ma senza ottenere un maggior sostegno alla sua candidatura. Quello che è certo è che, tutto sommato, la maggioranza del Parlamento catalano è favorevole alla convocazione di un referendum, ed è su questa premessa che sembra basarsi un possibile accordo tra CIU ed ERC, che in un’altra situazione sarebbe stato impensabile: si tratta della destra e della sinistra, e i loro pro- grammi sono contrapposti su tante questioni, come ad esempio l’uscita dalla crisi economica. Le trattative sono in corso. I vescovi catalani In questo contesto, così problematico, si collocano le dichiarazioni e le azioni della Chiesa in Spagna, e segnatamente in Catalogna. I vescovi catalani hanno una posizione precisa, sulla quale si sono espressi attraverso l’organo collegiale che li riunisce, la Conferenza episcopale tarrragonese. Ecco come, in un testo di «orientamenti» a fronte delle elezioni regionali, hanno difeso la legittimità di tutte le opzioni e si sono schierati dalla parte delle deci- IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 739 739-740_art_rubio:Layout 2 2-01-2013 15:11 sioni dei catalani: «Difendiamo la legittimità morale di tutte le opzioni politiche che si fondano sul rispetto inalienabile delle persone e dei popoli e che cercano con pazienza la pace e la giustizia». Certamente non si tratta di una posizione nuova; si è manifestata, in forma attiva e in forma passiva, sin dal 1985, con la pubblicazione del documento Raíces cristianas de Cataluña, inserito tra le risoluzioni del Concilio provinciale tarragonese e approvato dalla Santa Sede. In quel testo si può leggere: «In quanto vescovi della Chiesa in Catalogna, incarnata in questo paese, siamo testimoni della realtà nazionale della Catalogna, che ha preso forma lungo l’arco storico di un millennio, e dunque esigiamo per essa l’applicazione della dottrina del magistero ecclesiale: i diritti e i valori culturali delle minoranze etniche all’interno di uno stato, dei popoli e delle nazioni o delle nazionalità, devono essere assolutamente rispettati nonché promossi dagli stati, i quali in nessuna maniera, secondo il diritto e secondo la giustizia, possono perseguitarli, distruggerli o assimilarli alla cultura maggioritaria». «L’esistenza della nazione catalana – prosegue il documento del 1985 sulle radici cristiane della Catalogna – esige un’adeguata struttura giuridico-politica che renda possibile l’esercizio dei succitati diritti. La forma concreta più adatta al riconoscimento della nazionalità, dei suoi valori e delle sue prerogative, corrisponde direttamente all’ordinamento civile». Si è celebrato da poco il 25° anniversario della pubblicazione di questo documento, e i vescovi catalani hanno deciso di pubblicarne un altro, nel quale hanno riconosciuto, in continuità con i loro predecessori, «il profilo e i tratti nazionali propri della Catalogna, nel vero senso della parola», e hanno difeso «il diritto di rivendicare e promuovere tutto quello che esso comporta, secondo la dottrina sociale della Chiesa». I vescovi spagnoli Tutto ciò, a livello ecclesiale, si scontra con la posizione, non unanime, della Conferenza episcopale spagnola (CEE), che nel 2006, nell’istruzione pastorale Orientamenti morali sulla situazione at- 740 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 740 tuale della Spagna ha parlato dell’unità del paese come di un bene morale (nn. 70-76; Regno-doc. 3,2007,91). Questo documento è tornato di attualità poiché in una nota del Consiglio permanente della CEE in tema di crisi economica è presente un passaggio sull’«unità culturale e politica di questa antica nazione che si chiama Spagna», che comprende diversi riferimenti. Ad esempio: «Nessuno dei popoli e delle regioni che fanno parte dello stato spagnolo potrebbe essere compreso così come è oggi se non avesse fatto parte della più ampia storia dell’unità culturale e politica della Spagna. Le proposte che vanno verso una disintegrazione unilaterale di questa unità ci procurano una grande inquietudine». Parole che hanno provocato l’astensione di quattro dei vescovi membri dell’organo della Conferenza che ne è firmatario – le votazioni sono segrete, però i vescovi catalani presenti erano proprio quattro… − e un certo malessere nella Chiesa della Catalogna. Ad esempio, in un’intervista al settimanale Vida nueva l’arcivescovo di Tarragona e presidente della Conferenza episcopale tarragonese, mons. Jaume Pujol, ha dichiarato, a proposito dell’indipendenza: «Ci troviamo di fronte a una questione opinabile, e una questione opinabile non deve essere elevata a imperativo morale. Spetta alla cittadinanza esprimersi su come dev’essere la forma politica attraverso la quale la Catalogna deve rapportarsi con gli altri popoli fratelli della Spagna». Nella stessa intervista mons. Pujol ha parlato del dialogo e della comprensione come vie «per ottenere soluzioni giuste e stabili». Centralità del dialogo Anche se il discorso dei vescovi catalani non trova eco in altre parti della Spagna, nessuno deve stupirsene, perché la loro missione è stare vicini ai propri fedeli, accompagnarli e illuminarli. Ed è ciò che hanno fatto: stare insieme al popolo e partecipare alle sue gioie e alle sue speranze, ai momenti positivi e a quelli negativi. Di fatto, la posizione che hanno assunto favorisce la riconciliazione; ed è una posizione che, senza dubbio, è presente nel magistero e nella dottrina sociale della Chiesa. Lo ha affermato il monaco di Montserrat e direttore della rivista di testi del magistero Documents d’Església Bernabé Dalmau: «La dottrina sociale della Chiesa non è una formulazione dogmatica né un simbolo di fede. È assai vasta; tanto che ci si può sempre trovare ciò che interessa. L’autodeterminazione è un diritto collettivo comunemente ammesso dalla dottrina sociale, anche se accade che normalmente, rispetto alla sua applicazione pratica, la Cheisa non prende posizione finché la situazione politica non si chiarisce». Nello stesso senso si è espresso il presidente della Catalogna, cattolico praticante: «Difendere il diritto dei cittadini della Catalogna a esprimersi sull’indipendenza rientra perfettamente nella dottrina della Chiesa». Che pertanto ritiene che la Chiesa, «così come deve lasciare alla gente tutta la libertà di esprimersi su questa o quella forma, deve anche pretendere che tutto avvenga in un contesto di pace e di rispetto, e nel quale tutti devono essere disposti ad accettare il risultato». Dunque, come si presenta il futuro? Le posizioni descritte potranno essere superate? La chiave, a mio parere, sta nell’incoraggiare il dialogo costruttivo, un dialogo che parta dal riconoscimento dell’identità dell’altro come soggetto e non come suddito. Quel che ne verrà avrà più o meno successo a seconda di come lo imposteranno i diversi responsabili politici. La soluzione passa dall’abbandonare le trincee e sedersi al tavolo del dialogo. Il dibattito oggi verte su una consultazione deliberativa e sulla domanda intorno alla sua costituzionalità – alcuni dicono che avrebbe questo carattere, altri no. Io credo che la Costituzione riconosca il diritto alla consultazione popolare, ma anche quello della difesa dell’unità del territorio nazionale. Ed ecco la centralità del dialogo. È attraverso di esso che, lo ripeto, si costringe la classe politica, economica, culturale, sociale e giornalistica a confrontarsi. Occorre porre le basi per un accordo. E ora che le tensioni elettorali, con i relativi condizionamenti, si sono placate, è il momento di essere sereni e di costruire insieme quel futuro che la crisi rischia di compromettere. Juan Rubio 741-742_art_castagnaro:Layout 2 2-01-2013 15:11 Pagina 741 Chiesa cattolica in Amazzonia BRASILE s ão Gabriel: la più povera I n t e r v i s t a c o n i l v e s c o v o E d s o n Ta s q u e t t o D a m i a n D om Edson Tasquetto Damian è dal 2009 vescovo di São Gabriel da Cachoeira, nello stato di Amazonas, una delle diocesi più povere e isolate del Brasile, grande poco meno dell’Italia (295.000 chilometri quadrati), con una popolazione di 60.000 abitanti, per il 95% indigeni di 23 etnie, che parlano 18 lingue diverse. Ordinato prete nel 1975, ha lavorato come educatore di strada a São Salvador da Bahia e poi coi quechua in Bolivia, quindi nello stato di Roraima ha partecipato alla lotta degli indigeni per l’omologazione delle terre di Raposa Serra do Sol. È membro della Fraternità sacerdotale Jesus Caritas di Charles de Foucauld, di cui è stato responsabile nazionale dal 1986 al 1996. Il Regno lo ha incontrato durante il Congresso continentale di teologia, svoltosi a São Leopoldo, nello stato brasiliano del Rio Grande do Sul, dal 7 all’11 ottobre 2012 (cf. Regnoatt. 20,2012,705ss). Amazzonia: fragile e deser tificata – Negli ultimi anni il governo ha varato il Piano di accelerazione della crescita, il quale prevede molti progetti infrastrutturali ed estrattivi in Amazzonia, che stanno generando conflitti soprattutto con le comunità indigene. Come si pone la Chiesa amazzonica in questo contesto? «Lo Stato di Amazonas e tutta l’Amazzonia sono vittime dei megaprogetti, disegnati a Brasilia o a São Paulo senza tener conto delle popolazioni locali. Dai centri del potere economico e politico, l’Amazzonia viene vista come una grande riserva di legname, da ottenere tagliando la foresta per poi creare grandi piantagioni di soia o enormi pascoli per l’allevamento di bovini, a tutto vantaggio dell’agrobusiness e ignorando chi ci vive da millenni. In questo contesto la Chiesa scopre la propria missione profetica di difendere i diritti dei popoli indigeni, delle comunità tradizionali, delle popolazioni che abitano le rive dei fiumi e dei caboclos (meticci; ndr). Essi devono essere ascoltati, non solo perché sono i primi abitanti di queste terre, ma perché ne conoscono più di chiunque l’ecosistema. Gli indigeni, che vivono qui da migliaia di anni, hanno imparato a convivere con una natura molto fragile. Si pensa che l’Amazzonia sia un ecosistema indistruttibile, ma è vero il contrario: se si distrugge la foresta, il suolo è molto povero, produce per pochi anni e poi diventa deserto. La saggezza degli indios va tenuta in considerazione per non proseguire una distruzione dell’Amazzonia già andata troppo avanti, tanto che in alcuni stati, come il Mato Grosso e Rondonia, la foresta è stata praticamente cancellata in circa 30 anni! E non si può non citare la lotta titanica di dom Erwin Kreutler, vescovo-prelato dello Xingu, contro la megadiga idroelettrica di Belo Monte e molti altri progetti simili che distruggeranno quelle aree». – Com’è la situazione della sua diocesi? «Io vivo nel bacino del Rio Negro, che è una regione immensa, ma dove non sono ancora arrivati né le industrie del legname né l’agrobusiness perché l’accesso è difficile, in quanto dista 1.200 chilometri da Manaus e resta per un terzo allagata quando il fiume è in piena. Quando il Rio Negro esonda, l’acqua diventa acida come la terra, i pesci non si riproducono e la popolazione, pur così poco numerosa, non può cibarsi che di manioca e frutta, per la qualità dei terreni, e non riesce a combattere la denutrizione neppure con la pesca. Per questo il maggiore affluente del Rio delle Amazzoni è chiamato “Fiume della fame”. Questa è la regione meglio preservata dell’Amazzonia, perché è stato abbattuto meno del 3% della foresta e gli indios garantiscono tale conservazione, tagliando solo quel poco che serve loro per costruirsi le abitazioni. Inoltre, le terre indigene sono già state demarcate, per cui non possono essere oggetto di progetti di colonizzazione. São Gabriel da Cachoeira è uno straordinario laboratorio linguistico, culturale, antropologico, per cui l’Istituto socioambientale (ISA), un’ong che riceve molto denaro dal governo, porta nella zona i migliori antropologi, linguisti, agronomi delle università di São Paulo e Campinas. Quando arrivai, nel 2009, la “madre dell’antropologia indigena del Brasile”, Manuela Carneiro da Cunha (che ha aiutato molto i vescovi nella battaglia per inserire i diritti degli indigeni nella Costituzione del 1988), mi spiegò, tra l’altro, che gli indios conoscono oltre 300 varietà di manioca, ciascuna delle quali ha un uso specifico (per fare farina, per distillare una bevanda, ecc.), e le incrociano per ottenere specie più produttive e resistenti. Infatti, la parte più importante della dote che una donna porta quando di sposa sono le piantine dei diversi tipi di manioca, perché coltivarla è compito femminile, mentre l’uomo abbatte gli alberi e li brucia». Evangelizzare: 23 etnie, 18 idiomi – In che cosa consiste il lavoro pastorale con le popolazioni indigene? «Quando arrivarono, nel 1914, i primi missionari salesiani si resero conto che IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 741 741-742_art_castagnaro:Layout 2 2-01-2013 l’evangelizzazione avrebbe dovuto essere preceduta dall’alfabetizzazione, per cui di fianco a chiese e cappelle costruirono sempre un piccolo ospedale e la scuola. Trovandosi di fronte 23 etnie e 18 lingue usarono il metodo che all’epoca sembrava il migliore, cioè portarono a scuola gli adolescenti, vietando loro di parlare la lingua indigena e obbligandoli a imparare il portoghese, insegnato loro insieme alla catechesi. In seguito la Chiesa si è resa conto che si devono rispettare le culture, dialogare con esse, scoprire i semina Verbi che contengono, per cui dagli anni Ottanta si è cominciato a chiudere gli internati. Comunque le lingue indigene sono sopravvissute, anche perché tutti i matrimoni sono interetnici, per cui il bambino impara prima la lingua della madre, poi quella del padre con cui va a pescare e a cacciare, quindi a scuola studia il portoghese, e ci sono indios che parlano 5 o 6 idiomi. Oggi a orientare tutta l’evangelizzazione è il principio per cui “la buona notizia delle culture indigene accoglie la buona notizia di Gesù”. Partiamo sempre dalla ricchezza e dalla bellezza di ogni cultura, dove è già presente lo Spirito Santo, che arriva prima dei missionari. E vogliamo riscoprire e valorizzare con loro questi doni, mostrando che tutto quanto è umano e promuove la vita trova eco nel Vangelo. La buona notizia di Gesù non si impone dall’esterno, distruggendo le culture indigene, ma, al contrario, scopre che molti loro valori sono evangelici, per esempio la condivisione che si manifesta nel mangiare tutti insieme, almeno una volta al giorno, il cibo preparato dalle donne delle diverse famiglie». – A partire da questa esperienza si comincia a elaborare quella che si potrebbe chiamare una teologia india? «Sì. Abbiamo già molte vocazioni native, per esempio 6 padri e 12 suore salesiane appartenenti a diverse etnie, la maggioranza delle quali lavora in diocesi, e nel 2012 ho ordinato un prete diocesano, cui si aggiungono sette studenti nel seminario maggiore di Manaus. Adesso vogliamo sviluppare maggiormente la teologia india, con l’aiuto del teologo messicano p. Eleazar López Hernández, perché questa è la diocesi più indigena del Brasile e i vescovi dell’Amazzonia sono interessati a promuovere le specificità della Chiesa locale affinché, come dice il Vaticano II, acquisisca un volto proprio. Per dare il senso della successione apo- 742 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 15:11 Pagina 742 stolica nella Chiesa locale ho voluto essere consacrato vescovo a São Gabriel dal mio predecessore, dom José Song Sui-Wan, dimessosi per ragioni di salute (è morto il 15 novembre scorso, a 71 anni; ndr), e alla presenza di quello cui egli era succeduto, dom Walter Ivan de Azevedo. Inoltre la cerimonia è stata inculturata: all’inizio c’è stata la danza di ingresso al suono dei flauti, quando è stata letta la bolla papale di nomina sono stato accolto prima di tutto dal payé (sciamano, ndr), che mi ha benedetto, mi ha dato il bastone e mi ha cosparso d’incenso, e dopo aver ricevuto le insegne romane, i rappresentanti delle comunità mi hanno messo il copricapo di piume, la collana, la croce di pau-brasil (albero nativo dell’Amazzonia; ndr)». I diaconi e la maternità della Chiesa – Che significa creare una Chiesa locale, con un proprio volto, in Amazzonia? «Prima di tutto valorizzare molto i leader indigeni. Per esempio, ci sono quasi 500 comunità sparse lungo i fiumi, che i preti riescono a visitare 3 o 4 volte l’anno, ma a presiedere la liturgia domenicale e a guidare la catechesi sono leader comunitari, che quando arriva il presbitero presentano i bambini preparati per i sacramenti dell’iniziazione cristiana o gli sposi per il matrimonio. Io vorrei poter dare a questi catechisti e ministri della comunità una formazione maggiore e ordinare dei diaconi permanenti, nella speranza che la nostra Chiesa non aspetti troppo ad aprire il presbiterato a uomini sposati, perché abbiamo già diaconi che esercitano il ministero, sono riconosciuti dalle comunità e potrebbero essere ordinati preti. D’altro canto, qui la cultura indigena non concepisce il celibato. Inoltre cerchiamo di realizzare liturgie comprensibili dalle culture indigene. Così se celebro una cresima i presenti dipingono la loro e la mia faccia, mi pongono in testa il copricapo di piume». – Passiamo a considerazioni più di carattere generale. Com’è oggi, dal suo punto di vista, la situazione dell’episcopato brasiliano? «C’è un gruppo di vescovi che resta fedele alla profezia del concilio Vaticano II e dell’opzione per i poveri. E all’estremo opposto ce n’è un altro fortemente conservatore, cui piacerebbe che la Chiesa tornasse indietro. La maggioranza dei vescovi, che è moderata, sta in mezzo, ma quando si discutono progetti e decisioni rilevanti, votano con i vescovi conciliari più che con gli ul- traconservatori, anche se poi non sempre danno seguito concreto a queste scelte. A rendere convincenti le posizioni dei vescovi più impegnati sono gli argomenti evangelici con cui difendono le proprie proposte e la testimonianza di servizio alle persone, e che li porta spesso a essere minacciati di morte e a dover addirittura essere protetti dalla polizia, come dom Erwin Krautler (Xingu), dom Flávio Giovenale (Santarém) e dom José Luiz Azcona (Marajó). Ricordo che nell’assemblea della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB) del 2011, alcuni presuli accusarono il Consiglio indigenista missionario (CIMI) di trascurare l’evangelizzazione e la catechesi degli indios, ma dom Tomás Balduino, che è stato uno dei suoi fondatori, ne fece una veemente difesa, ottenendo applausi scroscianti». – Quali sono gli impegni pastorali cui la CNBB fatica a dare seguito? «Le comunità ecclesiali di base devono essere promosse con più decisione e l’importanza della parola di Dio come fonte della vita della Chiesa va molto sottolineata, valorizzando la lettura orante della Scrittura. Negli orientamenti pastorali della CNBB queste indicazioni ci sono, ma i preti e i vescovi giovani non si impegnano molto in questo senso, dimostrandosi più interessati, per esempio, all’estetica del culto, anche perché la formazione biblica del popolo nonché l’organizzazione e l’accompagnamento di una comunità esigono un più alto sacrificio. Credo che nel 2013, affrontando come CNBB il tema della parrocchia come comunità di comunità, si potranno fare passi avanti». – Sulla base della sua esperienza personale e dal suo osservatorio di vescovo di una Chiesa locale, quale pensa sia la principale sfida per la Chiesa universale oggi? «La Chiesa cattolica deve diventare una Chiesa samaritana, accogliente come una famiglia, profetica e missionaria, andando incontro alle persone. Queste caratteristiche dell’ecclesiologia latinoamericana dovrebbero essere guardate con maggiore attenzione dalle Chiese di tutto il mondo. Credo che così la nostra Chiesa, difendendo e promuovendo la vita al di sopra di tutto, potrebbe essere come una madre misericordiosa, e le persone sarebbero a proprio agio al suo interno perché si sentirebbero riconosciute e promosse nella loro diversa identità». a cura di Mauro Castagnaro 743_box_uranga:Layout 2 A RGENTINA N 2-01-2013 15:12 Pagina 743 - Chiesa e dittatura L a verità ancora oscura Buenos Aires), aveva rivelato qualche mese fa l’esistenza di docuell’aprile 2012 il giornalista argentino Ceferino Reato ha pubmenti segreti della Conferenza episcopale, come appunti di colloblicato il libro Disposición final, frutto di un’intervista di qui tra le autorità ecclesiastiche e i militari, dove si trovano venti ore, presso il carcere in cui è detenuto, al dittatore informazioni che potrebbero gettare luce sulle sparizioni e sulle Jorge Rafael Videla, condannato dalla giustizia argentina all’ergasmorti (cf. Regno-att. 10,2012,342). La Conferenza episcopale non ha tolo dopo aver accertato la sua responsabilità diretta in crimini connegato né confermato l’esistenza di questi archivi, tantomeno è tro l’umanità. Nel libro l’ex tenente generale, che guidò il colpo di sembrata disponibile a mettere a disposizione della giustizia questa stato del 1976, ammette che le forze armate argentine uccisero tra documentazione, qualora esistesse. le settemila e le ottomila persone, giustificando questi atti come parte della «lotta contro la sovversione», e sottolinea che i golpisti ebbero la collaborazione delle autorità della Chiesa cattolica di Nessuna comunione allora. senza pentimento A fronte delle dichiarazioni del dittatore Videla un gruppo di In risposta al documento dei vescovi, considerato «insuffilaici cattolici, che a partire da questa occasione si è definito «Crisciente», i Cristiani per il terzo millennio hanno continuato a fare tiani per il terzo millennio», ha indirizzato lo scorso 20 settembre al pressione sui vescovi, chiedendo risposte più chiare. Hanno chiesto presidente della Conferenza episcopale, José María Arancedo (arinoltre che «si ponga fine al pubblico scandalo che si configura oggi covescovo di Santa Fe), una lettera, in cui si chiedono chiarimenti nel momento in cui un criminale, reo confesso di crimini contro l’uin riferimento alle parole dell’ex-genemanità (Videla), senza essersene pentito rale, e soprattutto una presa di posiné tantomeno aver manifestato alcuna Jorge Rafael Videla (a sinistra nella foto). zione dei vescovi. Il testo ha raccolto volontà di riparazione per le atrocità all’incirca 350 firme. Alcuni rappresencommesse, ha accesso al sacramento tanti di questo gruppo, tra i quali perdell’eucaristia». Hanno anche insistito sonalità del calibro di Hernán Patiño per l’apertura degli archivi finora segreti Mayer (già ambasciatore argentino in della Conferenza episcopale, e perché Uruguay) e di Felipe Solá (oggi depula gerarchia ordini ai cappellani delle tato, ieri governatore del più imporforze armate e della polizia di mettere tante stato dell’Argentina, la provincia a disposizione della giustizia e degli ordi Buenos Aires), hanno anche inconganismi attivi sul fronte dei diritti umani trato mons. Arancedo, che ha promesso tutte le informazioni in loro possesso al che la questione sarebbe stata sottofine di stabilire la verità di quanto accaposta all’assemblea dell’episcopato, ciò duto. Il gruppo sottolinea che i vescovi che è accaduto meno di due mesi incappano in «ambiguità e omissioni» e dopo. in tal modo generano «una dolorosa inIl 9 novembre la Conferenza epissoddisfazione». copale, riunita in plenaria, ha infatti apNello stesso senso va la sollecitaprovato e diffuso un documento nel zione rivolta dai Cristiani per il terzo miquale nega qualsiasi forma di «complillennio a mons. Agustín Radrizzani, cità» della gerarchia cattolica con la ditvescovo di Luján-Mercedes, nel cui tetatura militare argentina degli anni rritorio si trova il carcere in cui è dete1976-1983, e aggiunge che i vescovi di allora «cercarono di fare nuto Videla, affinché si documenti sui fatti e disponga che non si quanto era nelle loro possibilità per il bene di tutti, secondo la loro consenta al dittatore di accedere all’eucaristia. Poiché nello stesso iscoscienza e sulla base di un giudizio prudenziale». Il testo ricorda tituto di pena è detenuto, condannato all’ergastolo per crimini conche nel 2000 i vescovi chiesero «perdono» per le loro «azioni e tro l’umanità, don Christian von Wernich, hanno anche chiesto a omissioni» (cf. Regno-doc. 17,2000,569ss) e ammette che «non tutti mons. Radrizzani che proibisca al sacerdote di celebrare la messa e di i membri della Chiesa pensarono e agirono secondo uguali criteri». amministrare i sacramenti. A tutt’oggi il vescovo non ha dato risposta. Ciononostante, i vescovi sottolineano (facendo propria una Il confronto tra i vescovi e i Cristiani per il terzo millennio ha precedente dichiarazione di mons. Arancedo) che «una sorta di avuto ampia eco sui media argentini, mentre le richieste del gruppo connivenza [con la dittatura militare] è qualcosa di completamente hanno avuto il sostegno dei Preti dell’opzione per i poveri, un’ordistante dalla verità dei comportamenti dei vescovi che vissero ganizzazione di sacerdoti cattolici che esercitano il loro ministero quella fase storica». Nello stesso documento i vescovi si dichiarano pastorale nei quartieri popolari dell’intero paese. Anche altri gruppi impegnati nella «ricerca della verità» e disposti a collaborare alle indi laici cattolici si sono schierati a fianco dei Cristiani per il terzo dagini che permettano di fare chiarezza sulle persone morte e su millennio, reclamando dalla gerarchia episcopale una posizione più quelle scomparse, in particolare sui bambini nati mentre le loro chiara e trasparente. madri erano prigioniere, durante la dittatura militare. Il giornalista Horacio Vertbisky, del quotidiano Pagina 21 (di Washington Uranga IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 743 744-745_art_molari:Layout 2 2-01-2013 15:13 Pagina 744 Cristiani nei due mondi TESTIMONI b ei vecchi A r t u ro Pa o l i , Pe d ro C a s a l d á l i g a Sollecitudine e sequela ` E molto difficile se non impossibile ridurre l’esistenza di una persona, soprattutto se intensa e varia come quella di fratel Arturo Paoli, a un’unica sigla. Eppure quando l’esistenza giunge a pienezza è possibile coglierne una trama unitaria. La persona fra i tanti percorsi praticabili di fatto ne realizza uno solo, fra le molte possibilità iniziali ne attua una sola, fra le numerose identità personali offerte dalla vita ne assume una sola. Non è una scelta sempre libera perché le molte componenti casuali, come le svolte imposte da eventi esterni, impongono esperienze contrastanti, ma le dinamiche che intrecciano i fili profondi della struttura spirituale possono essere sempre decise liberamente. Sono queste alla fine a costituire l’identità eterna, a delineare la fisionomia del Figlio di Dio il cui «nome è scritto nei cieli» (cf. Lc 10,20). Credo che per fratel Arturo questo nome possa essere descritto con la cifra: sollecito dei poveri alla sequela di Gesù, l’Amico. In Italia, con gli ebrei Era stato educato dalla madre ad amare cominciando dagli ultimi. Arturo ricorda con chiarezza alcuni episodi della sua fanciullezza che hanno avviato il suo cammino. Come quando nel giorno della prima comunione la madre lo condusse con sé nell’ospizio di Lucca, la loro città, dove si recava a prestare servizio volontario per lavare i corpi e riassettare le stanze degli anziani abbandonati. La ragione della scelta era esplicita: «restituire la visita 744 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 all’Amico» che al mattino aveva bussato alla porta ed era entrato come amico. O come quando, durante il comizio di un socialista, le camicie nere di Mussolini provocarono un tumulto e vide con i propri occhi due persone rimaste sul terreno colpite da armi da fuoco. Il giorno dopo la madre, prendendolo in disparte, gli disse: «Quello che è accaduto ieri è molto grave. Delle persone hanno ucciso altre persone e sai perché questo accade? Perché gli uomini non si vogliono bene. Noi dobbiamo impegnarci perché nel mondo ci sia più amore, perché le persone imparino a volersi bene». Parole, ora può dire Arturo, «che mi hanno accompagnato per tutta la vita». Egli sostiene di essere diventato grande all’improvviso, «nelle brevi ore di quel pomeriggio d’inverno». Era il 14 dicembre 1920 e aveva compiuto 8 anni da due settimane. Quel sangue rimase l’immagine attorno alla quale lungo gli anni si sviluppò quella che egli definisce la «responsabilità di scegliere come abitare il mondo». Senza che allora se ne avvedesse, la sua vita stava acquistando il suo stile. A ventidue anni sopravvenne, improvvisa, la morte della madre, e poco dopo un’infezione incurabile portò alla tomba anche la ragazza che, nei progetti, sarebbe potuta diventare la sua compagna di vita. Egli scorse in questi eventi lo stimolo di una decisione per cui a 25 anni, già insegnante di lettere nel liceo classico della città, chiese di entrare nel seminario dio- Morirò in piedi M Arturo Paoli. ons. Pedro Casaldáliga, nativo di Balsareny (Catalogna), 84 anni, vescovo emerito di São Félix (Brasile), ha dovuto lasciare la sua casa a São Félix di Araguaia, per essere portato dalla polizia federale brasiliana a più di 1.000 km di distanza, per l’intensificarsi delle minacce di morte nei suoi confronti. Da più di quarant’anni, mons. Casaldáliga si batte in difesa dei diritti degli indios Xavante. Appreso della concreta possibilità della sua uccisione, mons. Casaldáliga ha composto questi versi (nostra traduzione dallo spagnolo). 744-745_art_molari:Layout 2 2-01-2013 cesano. Dopo 3 anni, il 24 giugno 1940, nella temperie della Seconda guerra mondiale, fu ordinato sacerdote e inviato dall’arcivescovo Antonio Torrini a far parte di una piccola comunità di sacerdoti con il compito di «assistere i perseguitati della terra». Fra questi i più bisognosi allora erano gli ebrei, colpiti dalle leggi razziali. Don Arturo si dedicò senza riserve alla loro difesa. Era un’azione rischiosa. Un giorno fu arrestato e per alcune ore trattenuto dai tedeschi in caserma, poi in modo inopinato liberato. Ancora oggi, come ogni 6 agosto, anniversario di quella esperienza, fratel Arturo prega per l’ufficiale dell’esercito tedesco che decise di lasciarlo tornare a casa. Con alcuni degli ebrei assistiti egli ha conservato rapporto epistolare fino alla loro morte. Come con Ludwig Greve (1924-1991), divenuto in Germania noto scrittore, che ha lasciato memorie di quei giorni di paura, pubblicate postume nel 2006. «Mi accogliesti con quella ospitalità e cortesia con cui da sempre l’Italia ha disarmato i barbari…» (L. Greve, Un amico a Lucca. Ricordi d’infanzia e d’esilio, Carocci, Roma 2006 – a cura di Klaus Voigt, che ha accompagnato gli inediti di Greve con una sua intervista a fratel Arturo svolta a Fox di Iguaçu in Brasile). Per queste attività, nel 1999 l’ambasciatore di Israele in Brasile ha conferito ad Arturo il riconoscimento di «Giusto fra le nazioni». L’iniziativa per il riconoscimento è stata presa da un altro ebreo assistito, Yacov Gersel, allora diciannovenne, diven- 15:13 Pagina 745 tato poi rabbino e noto studioso del Talmud. Anche l’Italia ha ricordato la preziosa attività dei quattro sacerdoti lucchesi quando il 25 dicembre 2006 il presidente Carlo Azeglio Ciampi, ha conferito loro la medaglia d’oro al merito civile: solo fratel Arturo ha potuto riceverla ancora vivo. In America Latina, con i poveri Situazioni rischiose per la vita non sono mancate anche negli anni successivi, in America Latina, sempre per «assistere i perseguitati della terra». Si trattava di dissidenti politici, di condannati a morte, dei senza terra, di emarginati senza difesa. Ma prima della lunga attività in America Latina Arturo fu chiamato da Lucca a Roma come vice-assistente nazionale dei giovani dell’Azione cattolica italiana. Un periodo di frenetica attività, di successi apostolici e di amicizie durature, iniziato nel 1949 e terminato bruscamente nel gennaio 1954. Il suo influsso sui giovani fu considerato deleterio soprattutto per l’orientamento politico, contrario alle derive autoritarie di quegli anni. Egli era convinto che occorreva portare a maturità il laicato cattolico e che i giovani non volevano essere di destra, come scrisse, «dopo molta preghiera e molta insonnia», a mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di stato. Più tardi, divenuto Paolo VI, in riparazione di quelle decisioni, che non poté contrastare, lo scelse come uno dei destinatari delle quat- Io morirò in piedi, come gli alberi: mi ammazzeranno in piedi. Il sole, supremo testimone, porrà il suo sigillo sul mio corpo due volte unto, e i fiumi e il mare saranno strada ai miei desideri, mentre la selva amata scuoterà le sue cime di gioia. Io dirò alle mie parole: non mentivo gridandovi. Dio dirà ai miei amici: ha vissuto con voi, lo attesto, aspettando questo giorno. Di colpo, con la morte, la mia vita sarà verità. Alla fine avrò amato! (9 dicembre 2012) tro parti del mondo a cui, concludendo il Concilio (dicembre 1965), destinò una somma per le loro opere in favore degli ultimi. Nel gennaio 1954 il card. Adeodato Piazza gli comunicò che era stato scelto come cappellano delle navi. Veniva così estromesso dall’Azione cattolica «con quei metodi soavemente crudeli che talvolta gli uomini di Chiesa utilizzano per sospendere dalle loro funzioni le persone sgradite, senza dare spiegazioni». Fu un periodo oscuro e difficile. Conosciuti per caso alcuni piccoli fratelli del Vangelo capì che quella spiritualità, ispirata all’esperienza e alla spiritualità di Charles de Foucauld (1858-1916), corrispondeva bene alla sua trama interiore. Si rivolse al loro fondatore p. René Voillaume (1905-2003), che lo accolse. Dopo il noviziato nel deserto algerino e le prime esperienze tra gli ultimi della terra nel porto di Algeri e tra i minatori di Bindua in Sardegna (ancora allontanato d’autorità per il timore di deleterie influenze sui giovani che lo frequentavano), si aprirono per lui gli orizzonti ampi dell’America Latina (Argentina, Venezuela, Brasile e conferenze ovunque venisse chiamato). In quei paesi, annunciando il Vangelo di Cristo, liberatore, ha potuto scorgere le forze di amore che attraversano la storia umana, ha percepito gli aneliti di libertà delle persone oppresse ed emarginate e soprattutto ha potuto operare intensamente per la loro liberazione. Significativo il fatto che le sue opere più impegnate di quel periodo siano sorte come dialogo con persone giovani ed emarginate. Dialoghi della liberazione (Morcelliana, Brescia 1969; Aragno, Torino 2012) è scritto in colloqui con il giovane argentino Miguel Angel Sevilla, «Miquicho», in cerca di un orientamento di vita. Camminando s’apre cammino (Gribaudi, Torino 1977; Cittadella, Assisi 2006) è una raccolta di riflessioni proposte a una giovane madre, intenta a preparare tortillas da vendere per sopravvivere con i propri figli. Fratel Arturo, tornato nella sua diocesi di origine, nel centro Charles de Foucauld, aperto nella canonica di San Martino in Vignale, centenario (è nato a Lucca il 30 novembre 1912), continua ancora a programmare incontri con giovani per annunciare loro che Cristo è un amico di cui ci si può fidare senza riserve. Carlo Molari Pedro Casaldáliga. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 745 746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 2-01-2013 15:13 Pagina 746 Prometheus CINEMA e pica postmoderna La ricerca dell’origine e dell’immortalità nell’ultimo film della serie di Alien P rometheus, il recente film (2012) della serie di Alien, comincia con questa scena: un umanoide – in un paesaggio magnifico, primordiale, accanto a cascate, in cielo un’astronave – apre una capsula, ne ingoia il contenuto e si trasforma in un essere orrendo: il suo corpo bianco diventa nero, si liquefa e cade nella cascata. Ripresa sott’acqua: si vedono girare vorticosamente frammenti di DNA. Sono nell’astronave, che lascerà rapidamente la scena, gli dèi che hanno creato quell’umanoide e ora vorrebbero distruggerlo? È Epimeteo, il fratello di Prometeo, che apre la scatola di Pandora – forse nella speranza dell’immortalità – liberando così uno spaventoso programma genetico, con cui in seguito i suoi discendenti faranno esperimenti? Un programma al termine del quale c’è Alien? È così che ho interpretato il preludio del film. Ma nel volume Prometheus. The art of the film,1 che ho acquistato successivamente, gli autori del film sembrano preferire un’interpretazione diversa. Le scene iniziali mostrano una sorta di auto-immolazione nel tempo primordiale, con la quale è cominciato in un pianeta ostile alla vita (la Terra?) il processo dell’evoluzione e quindi, alla fine, della comparsa dell’uomo: «Gli ingegneri che seminano nella Terra il loro DNA alieno e causano la nascita dell’umanità».2 Lì il regista Ridley Scott, spiegando la genesi di questo progetto-Alien, rinvia all’influenza di Erich von Däniken. Sottolinea, inoltre, che il progetto ha mandato in pensione il «buon, vecchio Alien»: «Non fa più paura. In uno dei film è stato imprigionato in un’urna di vetro. Prima era indistruttibile 746 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 e inafferrabile».3 Alien come animale domestico? Prologo Il primo ingresso di un extraterrestre nella storia cinematografica (1979) fu una pietra miliare della science fiction – al di là del mondo fiabesco delle guerre stellari (Star Wars, 1977) –, e molto distante dall’imperialismo pionieristico statunitense del genere western in formato pop-trash della serie Star Trek. Per l’insolita progettazione del film, l’artista H.R. Giger ricevette addirittura un premio Oscar.4 Alien si svolge in un’enorme costruzione spaziale; gli eroi sono tipi comuni; il pianeta sul quale sbarcano è una ricostruzione estetica dell’Ade; l’extraterrestre non parla inglese, anzi non parla affatto. Una chiamata d’emergenza; l’astronave Nostromo atterra. Una squadra cerca la stazione trasmittente e scopre il relitto di un’astronave di origine sconosciuta. L’esplorazione da parte degli astronauti è una discesa in un mondo sotterraneo dantesco. Attraverso aperture simili a vagine entrano nel ventre dell’astronave, che ha l’aspetto di una coscia aperta, e lì trovano lo scheletro (?) di un extraterrestre, seduto al posto di comando, con il petto trafitto.5 Attraverso un’altra apertura Kane, un membro della spedizione di ricognizione, viene fatto scendere in una caverna/sala. Si tratta di un grande locale che sembra continuare in una parte ricurva, piena di figure a forma di uovo. Lo spettatore adotta esplicitamente un punto di vista assoluto, la cui semantica demoniaca apparirà nel seguito del film. Kane scivola, urta un uovo e un organismo a forma di piovra penetra nel suo elmo e aderisce al suo volto. L’organismo non può essere staccato, perché il suo sangue è costituito da acido, che si spande per vari piani dell’astronave. In seguito nell’infermeria l’organismo si stacca in qualche modo da Kane in stato di coma; e l’astronave Nostromo può riprendere il suo percorso originario (vorrei aggiungere: nel cuore delle tenebre). In un primo momento tutto sembra andare per il meglio. L’equipaggio si riunisce per mangiare. Non si vede la cosa orribile. Essa è all’interno. Ma ben presto appare chiaramente che l’organismo a forma di piovra (facehugger) ha inserito in Kane un embrione, perché un essere simile a un serpente gli attraversa improvvisamente il petto durante il pasto e si dilegua a grande velocità nell’astronave. L’equipaggio è traumatizzato. Come anche gli spettatori. Si decide di catturare quella cosa piccola, schifosa (un’allusione al capolavoro ironico Dark Star di John Carpenter, del 1974, nel quale un extraterrestre evaso, grazioso, allegro, simile a un melone gonfiato, si burla in un’astronave completamente distrutta di un equipaggio ugualmente distrutto). L’equipaggio non vede ancora ciò che accade. Trovato dal gatto, l’extraterrestre si erge alle spalle di un altro membro dell’equipaggio, Brett, facendo movimenti bizzarri con estrema lentezza. Solo il gatto lo vede, e noi vediamo solo il gatto e la sua reazione, mentre non vediamo ancora ciò che esso vede. Poi lo shock: l’extraterrestre è diventato grande, una mescolanza di rettile, uomo e macchina, e ha una testa a forma di banana con denti sulla lingua (allusione fallica?),6 con i quali uccide Brett 746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 2-01-2013 e solleva in alto con incredibile velocità il suo corpo. Questa magistrale mescolanza di lentezza (del cacciatore che si avvicina strisciando) e incredibile rapidità della reazione sottolineano ancor più l’estraneità dell’extraterrestre. È del tutto inatteso dunque che alla fine, grazie a uno stratagemma, il personaggio secondario interpretato da Sigourney Weaver sopravviva: la principessa ha vinto il drago e si adagia come una moderna bella addormentata nel bosco in un sarcofago frigorifero. Ma l’azione che appare sullo schermo è sottesa da una struttura profonda. Infatti l’equipaggio è stato manipolato dalla ditta che ha fabbricato la Nostromo, l’impresa di Weyland, che sin dalla chiamata d’emergenza è stata informata sul relitto e vorrebbe a ogni costo entrare in possesso di quell’organismo come arma biologica. Ash, un androide programmato allo scopo e mimetizzato come un normale membro dell’equipaggio, deve proteggere a ogni costo quell’organismo (e non la vita dell’equipaggio). Nella rilettura del film si possono comprendere le azioni di Ash su questo sfondo: egli fa di tutto per prendere a bordo e proteggere l’extraterrestre; si stupisce della sua perfezione; in realtà questa forma di vita esiste solo in metamorfosi (per questo ho scelto paragoni dal mondo animale per illustrare la sua evoluzione) ed esiste solo per riprodursi (di qui le metafore sessuali). Nella versione ampliata una scena mostra che l’extraterrestre trasformerà il suo bottino (l’occupazione effettuata dell’astronave Nostromo) in un contenitore delle uova che si trovavano nel relitto naufragato. Il cerchio si chiude.7 Nel prosieguo risulta chiaramente che la visione nel grande locale delle centinaia o migliaia di uova, collegata con la successiva metamorfosi, rivela il potenziale apocalittico di Alien. Vari elementi del film mi ricordano la rappresentazione del giudizio universale della cattedrale (romanica) di SaintLazare.8 L’extraterrestre non è cattivo. E non è neppure buono. È al di là di tutto questo. È un biomeccanoide (i confini fra organismo e macchina si dissolvono, come dimostra in modo impressionante l’arte di Giger), guidato solo dagli istinti di sopravvivenza e procreazione, che rappresenta una forma di evoluzione perfezionata o pervertita (a seconda), assolutamente spaventosa dal punto di vista umano. E tuttavia familiare. Non conosciamo forse le ve- 15:13 Pagina 747 spe, che anestetizzano con il loro pungiglione i ragni, in modo che poi questi servano come cibo alle loro larve? L’orrore consiste nel cambiamento di prospettiva: l’uomo, che si è autoproclamato re del creato, viene ridotto a incubatrice, a nutrimento, a risorsa. È il timore che affiora alla coscienza davanti a una procreazione senza sesso e senza erotismo (e quindi anche senza cultura, amore e spirito) e senza tu; davanti alla riduzione a oggetto. L’extraterrestre fa a meno di qualsiasi etica. L’abisso morale si spalanca anche su un altro versante: assetata di profitto, la ditta operante nell’anonimato tratta i suoi uomini come merce di cui si può liberamente disporre, come campo di sperimentazione, un comportamento che ritornerà anche in Prometheus: una coppia di sposi viene spedita nell’inferno genetico, solo perché un «re», il capo della ditta P. Weyland, non vuole morire. La bestia è l’uomo: e l’uomo è cattivo, perché può decidere consciamente di essere cattivo, di voler essere cattivo.9 Prometheus Ho visto Prometheus, che sul piano temporale precede Alien, alla luce delle mie conoscenze sul mito di Prometeo, così come è stato raccontato da Esiodo, con varianti, in Teogonia e in Le opere e i giorni.10 Chi è Zeus? Quale offerta ingannevole è stata fatta? Quale fuoco è stato rubato e da chi? Del resto la scatola di Pandora, cercata dal nuovo extraterrestre, è un errore di traduzione di Erasmo da Rotterdam.11 Esiodo parla di un vaso. Inoltre Prometheus prende le distanze dalle affermazioni misogine di Esiodo, perché ancora una volta una donna (Shaw, interpretata da Noomi Rapace) assurge al ruolo di eroina del film, e alla fine andrà verso i suoi creatori. In Prometheus gli umanoidi di natura divina, nella rappresentazione ispirati al «Davide» di Michelangelo,12 hanno creato l’uomo, ma poi hanno voluto distruggerlo (la ragione non è chiara, bisogna attendere la seconda parte). A quanto sembra l’arma biologica, che hanno sperimentato in aree militari isolate – sulla loro piramide spicca un teschio13 –, si è rivoltata contro di loro. C’è una scena spettrale con una montagna di cadaveri14 e disegni con costruttori volanti. Sono quindi creatori fallibili. Questi costruttori – così nella fiction – sono i nostri creatori; noi siamo geneticamente imparentati con loro (in questo modo si chiude il cerchio della scena iniziale): «Hier sitz’ich, forme Menschen / Nach meinem Bilde, / Ein Geschlecht, das mir gleich sei» (Qui io siedo, formo uomini / a mia immagine, / una stirpe che sia simile a me).15 Ma anche nel film si pone la domanda su chi abbia creato i creatori. Sul piano filosofico questo dà luogo a un regressus ad infinitum. E anche l’androide David (Michael Fassbender) è solo un altro prodotto in una catena di creazioni artificiali. Ancora una volta, perché i creatori dovrebbero punire la loro creazione, così come Zeus nella mitologia greca? Perché hanno generato Alien, la loro nuova creatura, affinché s’incarni in così tante figure? Il vaso di Pandora, che essi volevano portare sulla terra, non sono più riusciti a chiuderlo. Personalmente avrei intitolato il film «Metamorfosi»: da ampolle, allineate in un enorme salone, esce un liquido nero, materiale genetico che può assumere varie forme mortali.16 Contaminati da esso, gli uomini mutano. Oppure il materiale produce un hammerpede17 simile a un cobra, che aggredisce un uomo e attraverso la tuta spaziale penetra in lui in modo inarrestabile (come il facehugger). L’androide David, un appassionato ammiratore del film Lawrence d’Arabia, infetta volutamente l’ignaro scienziato Holloway con il materiale DNA estraneo; quest’ultimo ha un rapporto sessuale con la moglie Shaw che, pur essendo sterile, rimane subito incinta18 e in una scena altamente drammatica (nel frattempo il marito gravemente malato si era lasciato volontariamente sopprimere) espelle dal suo corpo, con l’aiuto di un robot medico, la realtà estranea, un organismo simile a un octopode, chiamato dagli autori del film «trilobite»,19 ispirandosi ad animali del periodo cambriano. Esso resta chiuso in un locale e solo alla fine del film piomba sull’ultimo costruttore, avendo raggiunto nel frattempo una grandezza spaventosa, per impiantare in lui un embrione extraterrestre. Anche Shaw è Pandora: da lei viene il male, ma viene anche una speranza: impedirà all’ultimo costruttore di giungere sulla terra con la sua nave, nei cui locali sono stipate innumerevoli ampolle con l’arma biologica. Ed è anche un’anti-Maria: non partorisce alcun messia, ma in definitiva il prodotto di una complessa ricombinazione del DNA, un nuovo extraterrestre con due file di denti e caratteristiche androgine: «Il diacono – disse IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 747 746-748_art_ Pohlmeyer:Layout 2 748 2-01-2013 15:13 Pagina 748 Ridley –. Somiglia alla mitra del vescovo, il cappello a punta del diacono cattivo».20 Si presentano spontaneamente interpretazioni religiose del film, parallele al background mitologico, anche se il film non è esplicitamente religioso – e tuttavia in qualche modo lo è, ad esempio perché ciò che accade in Prometheus ha luogo a Natale. Il capitano adorna addirittura la nave, in modo assolutamente non appariscente, con un albero di Natale. Inoltre viene indicata una data in base alla quale la distruzione dei costruttori sarebbe avvenuta 2.000 anni prima. In modo assolutamente non appariscente. Naturalmente qui si allude alla nascita di Gesù. La costruzione del complesso delle piramidi, il sistema operativo e l’ultima scena suggeriscono addirittura l’esistenza di una flotta di astronavi, un parallelo al salone in Alien e all’implicito terrore apocalittico. Quando l’ultimo costruttore sopravvissuto vuole partire per la Terra, gli viene impedito di farlo da una collisione con l’astronave Prometheus; in un certo senso l’equipaggio si sacrifica per l’umanità – anche la morte di Gesù viene interpretata come un atto salvifico negli scritti del Nuovo Testamento –. C’è persino una scena di crocifissione! In una sala (delle cerimonie) l’equipaggio scopre un quadro (di altare), che ha l’aspetto di un extraterrestre crocifisso ed è stato così interpretato anche dai realizzatori del film.21 In modo assolutamente non appariscente. E Weyland, lo sponsor del viaggio, che ormai avanti negli anni e prossimo alla morte è nascosto – pochi lo sanno – a bordo dell’astronave Prometheus, vorrebbe rubare agli dèi il fuoco, che è la vita eterna, ma così causa solo la catastrofe. Sarà sem- plicemente ucciso dall’ultimo costruttore, che è sopravvissuto in un sarcofago frigorifero ed è stato rianimato da David: un atto che priva il re della ditta Weyland di ogni significato e di ogni importanza. A me l’intero equipaggio sembra come Epimeteo, che nonostante l’avvertimento del fratello Prometeo ha accettato Pandora, il dono della vendetta di Zeus. Shaw riconoscerà il suo grave errore. * Docente di teologia e filosofia della religione all’Università di Flensburg (Germania). L’articolo, qui in una nostra traduzione dal tedesco, è apparso sulla rivista on-line www.cult-mag.de (18.8.2012). Cf. anche, sull’argomento, M. POHLMEYER, «Mit Odysseus durch den Weltraum. Mythopoetik in der Science fiction», in M. BAUER, M. JÄGER (a cura di), Mythopoetik in Film und Literatur, edition text + kritik, München 2011, 164-183. 1 M. SALISBURY, Prometheus. The art of the film, Prefazione di R. Scott, Titan Books, London 2012. 2 Ivi, 28. 3 R. SCOTT, ivi, 15. 4 Cf. al riguardo Giger’s Alien. Film design 20th Century Fox, 1989. 5 In Prometheus il mistero dello scheletro viene svelato: si tratta solo di una tuta spaziale. 6 Cf. la chiara presentazione di H.R. GIGER, «Necronom II (1976)», in ID., Necronomicom I & II, Area, Erftstadt 2005, 37. 7 Alien II presenterà una regina ovipara; Alien IV metterà in scena addirittura una combinazione del DNA di Ripley e di una regina. 8 Cf. R. TOMAN (a cura di), Die Kunst der Romanik. Architektur – Skulptur – Malerei, Könnemann, Köln 1996, 331-333. 9 Cf. più ampiamente su Alien M. FRITSCH, M. LINDWEDEL, T. SCHÄRTL, Wo nie zuvor ein Mensch gewesen ist. Science-Fiction-Filme: Angewandte Philosophie und Theologie, Pustet, Regensburg 2003; M. ROWLANDS, Sci-Phi. Philosophy from Socrates to Schwarzenegger, Griffin Press, New York 2005; G. LOUGHLIN, Alien Sex. The Body and Desire in Cinema and Theology, TJ International, Padstow 2004. 10 Cf. le varianti del mito di Prometeo in ESIODO, Teogonia e Le opere e i giorni. 11 Cf. I. MUSÄUS, Der Pandoramythos bei Hesiod und seine Rezeption bei Erasmus von Rotterdam, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 2004, 179-182. 12 Cf. SALISBURY, Prometheus, 139. 13 Questo ricorda da vicino gli abbozzi di Giger per il suo film Dune. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Epilogo Per tornare alla critica del progetto da parte di Scott: con Prometheus, egli vorrebbe cancellare la controllabilità e l’addomesticamento di Alien, ma al prezzo di una sdemonizzazione dello stesso, poiché la sua genesi viene smitizzata come risultato della produzione di un’arma biologica. La forza del primo film consisteva nel fatto che la realtà inquietante proveniente da un altro mondo era semplicemente presente, senza retroscena e senza chiarificazioni. In Prometheus la colpa è chiaramente dei creatori, dei costruttori; sono loro a portare il peso della teodicea; ma, in definitiva, risultano solo apprendisti stregoni, ispirandosi alla celebre poesia di Goethe: «Die ich rief, die Geister, / Werd’ ich nun nicht los» (Gli spiriti che ho chiamato, ora non riesco a liberarmene).22 Inoltre i costruttori giocano ruoli strani e molteplici: sono al tempo stesso creatori, distruttori e vittime delle loro creazioni. Perché ci hanno creati? «Ein Geschlecht, das mir gleich sei, / Zu leiden, weinen, / Genießen und zu freuen sich, / Und dein nicht zu achten, / Wie ich»? (Una stirpe che sia simile a me / per soffrire, piangere / gioire e rallegrarsi / e non tenere conto di te / come me). E tuttavia l’ultimo costruttore non ha alcuna compassione, perché uccide gli uomini che ha attorno; senza rispondere al loro tentativo di comunicazione, vuole raggiungere con l’astronave la terra e insegue Shaw fino alla fine. Dietro il desiderio di Weyland di prolungare la vita c’è anche la rivolta accusatoria della creatura contro il suo dio: essa si chiede perché debba morire. Forse la risposta in questo film è molto semplice e toglie anche ogni illusione: anche i creatori muoiono. E forse hanno creato una realtà così spaventosa come Alien, perché avevano paura: paura dell’uomo. Il film è un patchwork postmoderno. Purtroppo una maggiore crudeltà non eleva affatto la tensione. La forza di Alien erano gli ambienti vuoti, la lentezza e il terrore improvviso. In Prometheus si giunge sul pianeta, s’individuano, dopo una breve ricerca, le piramidi, si atterra immediatamente, se ne ispeziona una. E si parte. E poi ancora una prevedibile tempesta; un prevedibile smarrimento di due membri dell’equipaggio; una prevedibile scoperta di una realtà che non è affatto bella, ecc. (No, non si vuole solo giocare!). Purtroppo il film si confronta solo superficialmente con il mito di Prometeo e con i frammenti della tradizione cristiana; purtroppo rimane un intreccio di citazioni e riferimenti senza collegamento fra loro;23 purtroppo resta solo – nonostante le grandiose inquadrature – un barlume di epica. Prometheus è una variante barocca in 3D di Alien, di cui presuppone naturalmente la conoscenza. E la morale della storia: non giocare con le armi biologiche! Markus Pohlmeyer* 14 Cf. SALISBURY, Prometheus, 142s. J. W. V. GOETHE, Prometheus, in ID., Werke, Vol. 1: Gedichte und Epen I, a cura di E. Trunz, München 1988, 44-46; qui 46. 16 Questo compare in qualche modo già anche in The X-Files. 17 SALISBURY, Prometheus, 126-133. 18 Un motivo che si trova sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. 19 Cf. SALISBURY, Prometheus, 174. Dubito fortemente che un trilobite avesse un tale aspetto. 20 SALISBURY, Prometheus, 186. 21 Ivi, 116. 22 J.W. V. GOETHE, Der Zauberlehrling, in ID., Werke, Vol. 1: Gedichte und Epen I, a cura di E. Trunz, München 1988, 276-279; qui 279. 23 Noi ascoltiamo fra l’altro anche Chopin; vediamo di sfuggita un ritratto di Beethoven; uno dei costruttori suona il flauto; si allude brevemente alla Favola indoeuropea di Schleicher come esercizio linguistico per David; si allude qua alla pittura rupestre, là all’archelogia, ecc. 15 L 749-752_R201-204_libri_apertura:Layout 2 2-01-2013 15:14 Pagina CCI L ibri del mese Il Vangelo e la storia Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti grande frequenza, non vi è nulla di paragonabile al destino editoriale di figure come quella di Carlo Maria Martini, Gianfranco Ravasi o Enzo Bianchi. Queste tre personalità, per quanto diverse tra loro, sono, infatti, accomunate da una presenza formidabile di loro opere sui banchi delle librerie tanto cattoliche quanto laiche. Nulla del genere avviene per gli scritti di e su Dossetti. Su questa «differenza intracristiana» pesano vari fattori: l’anagrafe e la volontà degli autori, la qualità della loro scrittura e il modo d’articolare il pensiero, i rispettivi stili di vita e, probabilmente, ancora molti altri aspetti. Tra essi, non ultimo, la difficoltà di presentare, attraverso gli schemi interpretativi più consueti, una personalità a un tempo poliedrica e fortemente unitaria come quella di Giuseppe Dossetti. L’ approssimarsi del centenario della nascita di Giuseppe Dossetti (nato il 13 febbraio 1913) favorisce l’uscita di pubblicazioni dedicate alla sua figura e al suo pensiero. Tra quelle edite di recente ve ne sono due di rilievo, opera entrambe di giovani studiosi. Si tratta rispettivamente della sintesi proposta da Fabrizio Man- CCI dreoli1 e dell’analisi redatta da Giambattista Zampieri.2 Tutte e due sono stampate da piccole case editrici. Peraltro le stesse opere di Dossetti, oltre a non essere state, per massima parte, pensate per la pubblicazione (non per nulla sono uscite in buona misura postume), sono anch’esse marginali rispetto al cerchio della grande editoria.3 Per Dossetti, nome noto e citato con Ritrovare la radice profonda del cristianesimo Facendo un giro d’orizzonte sembra d’assistere a una diaspora delle memorie dossettiane, polarizzate, non di rado, su centri d’interesse settoriali: la Costituzione, la politica, il Concilio e la sua ermeneutica, la Chiesa bolognese, il monachesimo, la Scrittura, la relazione tra Chiesa e popolo d’Israele, la riflessione su alcuni aspetti abissali della storia del Novecento e così via. Le due opere di Mandreoli e Zampieri, lette da questo punto di vista, sono complementari: la prima, infatti, fornisce un quadro complessivo, necessariamente articolato per fasi, della vita di Dossetti, mentre la seconda s’impegna a collocare in un contesto biografico generale, il proprio interesse focalizzato su alcuni punti specifici: la riflessione sul totalitarismo nazista, il nodo Chiesa-Israele e la teologia della kenosi. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 749 749-752_R201-204_libri_apertura:Layout 2 L 2-01-2013 15:14 Pagina CCII ibri del mese EDITORIA – DOSSETTI Testi... critici A ccanto ai libri di bilancio complessivo sulla figura di Dossetti citati in queste pagine da Piero Stefani, è presente in libreria dal 2004 una collana di volumi delle edizioni Paoline che costituisce una raccolta organica dei tanti testi – scritti e pronunciati – da don Giuseppe, curati dalla comunità monastica della Piccola famiglia dell’Annunziata da lui fondata. Divisa in 4 sezioni – «I. “Archivio della famiglia” e lettere alla comunità», «II. Omelie»; «III. Discorsi ed esercizi spirituali»; «IV. Pensieri e consigli spirituali»; cf. Regno-att. 10,2005,332s –, la collana ha da poco presentato il volume Il Vangelo nella storia. Conversazioni 1993-1995 (III.2; 136 pp., € 19) nel quale si ripercorre, anche con tratti fortemente biografici l’ultimo periodo di vita di Dossetti. Nell’approssimarsi del centenario della nascita, anche il card. Gia- Trovare formule per etichettare un pensiero, a un tempo complesso e unitario, è operazione sempre rischiosa e non di rado arbitraria. A volte però è quasi inevitabile cedere a questa tentazione. Parlare a proposito di Dossetti di «radicalismo cristiano» (espressione assente in entrambi i libri) è, per esempio, formulazione per alcuni versi banale, ma per altri sicuramente calzante. L’istanza di giungere a un nucleo profondo sottratto a mediazioni e compromessi appare, infatti, una cifra ricorrente da applicarsi sia al costituente,4 sia al politico, sia al perito conciliare, sia al monaco, sia al meditatore dell’intera Scrittura. Tutto ciò trova il proprio baricentro all’interno della precoce e costante intuizione di Dossetti di vivere in un’epoca contrassegnata dalla fine della cristianità. Elman Salmann – in modo del tutto autonomo dalla riflessione dossettiana – ha avanzato l’idea stando alla quale il movimento giansenista ha rappresentato la prima grande esperienza volta a formare un cattolicesimo colto, capace di presentarsi come una minoranza non settaria in grado di confrontarsi con la cultura moderna. Riferendosi alle ripetute accuse di semipelagianesimo mosse da Dossetti a molti atteggiamenti assunti dai cristiani che operano nel mondo contemporaneo, risulta quasi inevitabile avanzare un’analogia. In effetti, occorre riflettere se l’appello al ruolo della «grazia» – verità teologica, ma, di riflesso, anche antropologica – non sia una condicio sine qua non per collocare la testimonianza evangelica nell’ambito che le è oggi peculiare. La sfida sta nel- 750 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 como Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, non ha voluto mancare l’occasione – come dichiara egli stesso nell’introduzione – per «riproporre integralmente» nel volumetto Don Giuseppe Dossetti. Nell’occasione di un centenario (Cantagalli, Siena, 56 pp., € 7,5), «tutte le pagine su Dossetti che si trovano nelle Memorie e digressioni di un italiano cardinale (edizione 2010)», dove aveva espresso senza giri di parole le proprie «riserve teologiche ed ecclesiali circa le posizioni» del monaco del quale, durante il proprio ministero bolognese, aveva eretto canonicamente la Piccola Famiglia in associazione pubblica di fedeli (8.5.1986), dopo averle dato mandato «di restare a Monte Sole in suo nome e in sua rappresentanza» (16.9.1984; cf. qui a p. 751). l’individuare proprio nel richiamo alla grazia la possibilità di emanciparsi da ogni atteggiamento settario. Nel 1994, nel corso di un’omelia pronunciata per la professione di un fratello che entrava nella Piccola famiglia dell’Annunziata, don Giuseppe affermò: «Ogni tentativo di ricostruire o di “dare da bere” che si può ricostruire una sintesi culturale o una organicità sociale che presidi e che difenda la fede sarà sempre più un tentativo illusorio. E io prego perché noi sacerdoti e noi pastori della Chiesa non diamo a nessuno questa illusione, anche se una certa tentazione è sempre rinascente (…). Ma i cristiani si ricompattano solo sulla parola di Dio e sull’Evangelo! E sempre più dovremo, in questa nuova stagione che si apre per il nuovo nel nostro paese, contare esclusivamente sulla parola del Signore, sull’Evangelo riflettuto, meditato, assimilato».5 Se l’attenzione si focalizzasse solo sull’ultima riga, forte sarebbe l’impressione, avuta da molti, di trovarsi di fronte a una specie d’«integrismo mite» che impone al credente di adottare il Vangelo anche come guida totale pure per il proprio impegno nella civitas. Si tratta di un’interpretazione sbagliata, ma per comprendere perché lo sia occorre uscire dagli schemi interpretativi correnti. Una prima precisazione fondamentale da avanzare è che, rispetto all’azione dei credenti nella società, l’Evangelo si presenta comunque come una guida indiretta: «Un fatto veramente nuovo ed emergente – e perciò influente sulla storia che si sta svolgendo – sarebbe invece se da M.E. G. molti, anche non moltissimi cristiani di oggi e del prossimo domani, si riscoprisse e si attuasse nella propria vita l’autentico nucleo esplosivo dell’essere discepoli di Cristo».6 Al riguardo Mandreoli opportunamente annota che l’efficacia storica del cristianesimo appare qui come un effetto indiretto, quasi non voluto in quanto «per don Giuseppe non si possono mai invertire i termini, cioè prima l’efficacia nella storia e poi il discepolato, prima la presenza pubblica ecclesiale e solo dopo le virtù battesimali ed evangeliche».7 In un testo pubblicato nel 1967 sulla rivista diocesana bolognese Chiesa e quartiere (cf. Regno-att. 20,2005,675), Dossetti affermava con assoluta chiarezza l’impossibilità di derivare dalla Scrittura temi e problemi oggi di spettanza del sociologo o del pianificatore. La Bibbia non è un trattato di sociologia o di estetica; essa «non contiene neppure il germe di una soluzione concreta per nessuno dei problemi della nostra società». Questo compito non spetta alla Bibbia e neppure al suo interprete, ma alle persone impegnate nella ricerca e nello sforzo creatore delle specifiche discipline.8 L’urgenza dell’ora e il mistero della continuità La griglia interpretativa vale anche per l’impegno politico personale dello stesso Dossetti. Al riguardo Zampieri riporta una lunga citazione di Guido Formigoni che ribadisce la radicale estraneità del «Dossetti politico» a ogni concezione del cristianesimo di tipo «costantiniano». CCII 749-752_R201-204_libri_apertura:Layout 2 2-01-2013 15:14 Pagina CCIII SILVANO FAUSTI La politica perciò fu da lui intesa non come una forma di «cristianizzazione» della società, ma «come estrinsecazione di un appello a cogliere tutte le conseguenze comunitarie, sociali, civili, dell’azione di Dio nella storia, nella logica di una “volontà di perfezione” spiritualmente orientata, al servizio del bene comune della persona umana inteso in senso completo, ma non era affatto concepita secondo categorie di un cristianesimo ideologico».9 Si parla in nome del Vangelo non solo senza alcun automatismo applicativo, ma anche senza alcun appello a una diretta vocazione profetica da parte di Dio. Dossetti avvertì in modo sempre molto acuto l’idea dell’«ora». Vi sono momenti in cui la discesa in campo non è dilazionabile. L’impegnarsi attivamente nella Resistenza fu la prima, drammatica applicazione di un simile discernimento. La scelta non scaturisce però da alcuna chiamata specifica. Alle sue spalle vi è soltanto una valutazione sorta in virtù del proprio pensiero e della propria coscienza. Come nel caso del «sapiente», non vi è alcuna immediata percezione di una voce che viene da Dio. In questo senso in Dossetti non vi è nulla di carismatico. Anche quando, nella parte finale della sua vita, decise di ritornare sul proscenio pubblico per favorire una mobilitazione in difesa della Costituzione, lo fece in nome di un’«ora» autonomamente colta attraverso un discernimento personale. La vicenda ebbe un’eco assai vasta e fu da molti ritenuta di portata epocale, giudizio che, a distanza di tempo, appare in qualche modo frutto di sopravvalutazione. Tuttavia non v’è dubbio che anche in quella occasione si parlò in maniera indiretta, esito «involontario» di un indiscusso primato attribuito al Vangelo e all’eucaristia. Sostenere la natura non diretta delle ricadute pratiche dei «misteri della fede», comporta, sull’altro versante, affermare che Scrittura ed eucaristia appaiono in loro stesse non storicamente determinate. In una sua omelia tenuta per un Giovedì santo don Giuseppe affermò: «Non abbiamo altra scelta! O ci sentiamo inseriti in questo mistero di continuità, in questa volontà divina che si produce di anno in anno, di generazione in generazione, o ci sentiamo figli dei nostri padri (senza pensare di superarli, perché quello che facciamo noi e quello che hanno fatto loro CCIII non è altro che l’unica cosa, quella compiuta dall’Agnello del Signore), o noi riusciamo a capire che in questo non ci può essere nessun progresso, ma soltanto una continuità che scaturisce da un intervento divino decisivo e si continua senza nessuna variazione fino alle soglie dell’eternità, o riusciamo a capire questo o altrimenti tutto quello che stiamo facendo non è altro che un assurdo, una specie di suicidio intellettuale, morale, religioso».10 Quanto si afferma per l’eucaristia, vale anche per la Scrittura a cui è dato d’accedere in senso proprio solo in maniera globale, meditativa, orante. Infatti è sempre la Scrittura a giudicare la storia e mai viceversa. Proprio su questo fronte vanno ad addensarsi i rilievi critici mossi da Dossetti nei confronti di alcune parti della costituzione conciliare Gaudium et spes. La let tura teologica della Shoah Il Vangelo non va mai né sottaciuto, né diluito. Ciò vale tanto per la presenza dei cristiani nella civitas, quanto per la lettura teologica della Shoah che trova risposta solo nell’abbandono assoluto del Figlio sulla croce. La prefazione al libro di Luciano Gherardi Le querce di Monte Sole11 è una delle poche opere di Dossetti scritte appositamente per la pubblicazione. Per avviarsi a comprendere quelle dense pagine occorre concentrarsi sulla riflessione dedicata rispettivamente al totalitarismo nazista e al popolo d’Israele. In essa si rispecchia in maniera inequivocabile lo sforzo profondo di confronto con l’accadere storico. Il tentativo è condotto innanzitutto in modo «laico», come risulta evidente dal ricorso a modalità storico-giuridiche al fine di comprendere sia il modo di operare del regime nazista sia lo stabilire quanto rese un unicum la «soluzione finale». Tuttavia per trovare la parola definitiva occorre, anche qui, rivolgersi a un giudizio sulla storia basato sulla Scrittura. La chiave ultima per comprendere il nazismo è l’idolatria. Il termine va inteso non già come pura espressione della volontà di sostituzione dell’uomo a Dio, ma come esplicita scelta di asservirsi a potenze negative sovraumane. Sono molte le denominazioni usate dal Nuovo Testamento per indicare le forze demoniache: spiriti, potenze, principati, potestà, elementi ecc. IL REGNO - AT T UA L I T À 20/2012 751 Ermeneutica teologica Fenomenologia del linguaggio per una ermeneutica teologica L o studio propone una riflessione fondamentale del linguaggio in vista di una ermeneutica teologica. Il problema della possibilità di un linguaggio religioso-teologico diviene il problema della possibilità e della realtà dell’oggetto stesso della teologia, che è Dio. L’opera è un caposaldo della materia. «NUOVI SAGGI TEOLOGICI» www.dehoniane.it pp. 280 - € 21,00 Via Nosadella, 6 40123 Bologna Tel. 051 4290011 Fax 051 4290099 GIOVANNI BUZZONI La sapienza del giusto Omelie di ispirazione patristica INTRODUZIONE DI P. BENEDETTO CALATI A vent’anni dalla morte, vengono riproposte le omelie che don Giovanni Buzzoni ha tenuto nel corso degli anni come canonico teologo del duomo di Ravenna. Sono riflessioni rivolte all’uomo di oggi, che testimoniano in ogni pagina il respiro sapienziale ed evangelico del loro autore. «PREDICARE LA PAROLA» www.dehoniane.it pp. 376 - € 24,00 Via Nosadella, 6 40123 Bologna Tel. 051 4290011 Fax 051 4290099 749-752_R201-204_libri_apertura:Layout 2 L 752 2-01-2013 15:14 Pagina CCIV ibri del mese della cristianità, anche in quella riservata al popolo ebraico non trova spazio la categoria della secolarizzazione. Si tratta di un punto nevralgico. La visione in base alla quale si dà un trasferimento in ambiti profani di categorie di origine sacrale appare estranea al pensiero dossettiano. Le metamorfosi mimetiche dal piano sacro a quello secolare indicano in effetti una strada diversa da quella della maniera in cui Dossetti intende l’idolatria. Un’eloquente esemplificazione di ciò la si trova nelle sue considerazioni relative al sionismo. Se si abbandona l’idea di secolarizzazione, l’interpretazione dello Stato d’Israele come espressione laica del nazionalismo ebraico risulta marginalizzata. Anche per comprendere vicende storico-politiche ci si appellerà, allora, all’idea di popolo eletto. Inevitabile, dunque, imbattersi in difficili problemi legati all’idea di tradimento di un compito di origine divina.14 Per Dossetti (come per Paolo) queste potenze sono reali. Chi vi si sottomette volontariamente dopo che è avvenuta l’opera di salvezza compiuta da Gesù Cristo finisce per essere guidato da esse. Perciò, collocandosi sull’altro versante, la risposta all’idolatria non può che essere quella antica e perenne: la croce di Gesù Cristo che, sub contraria specie, ha conseguito la vittoria definitiva su quelle potenze: «la risposta di fede alle catastrofi provocate dalla libertà lasciata da Dio all’uomo, soprattutto quando si asserve agli idoli, è questa e solo questa. La risposta del Dio che è muto è il grido stesso della derelezione di Dio nel suo Eletto. È Gesù Dio agonizzante che in Dio grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Sal 21,2)».12 Nella frase appena riportata vi è una parola che va diluita in una dimensione generica. Si tratta del termine «Eletto». Esso indica la connessione unica e indissolubile tra Gesù e il popolo d’Israele, l’elezione di quest’ultimo culmina infatti in quella del Figlio. Una simile concentrazione cristologica non comporta affatto una sostituzione dell’elezione di Israele. Il popolo ebraico resta eletto fino alla fine dei tempi. Lo è in quanto santo Qahal d’Israele, ma lo è anche nella sua concreta esistenza storica. Un duro riscontro di questa dinamica lo si ha anche nella derelezione dell’Eletto. In riferimento ai canti del Servo di Isaia, Dossetti sostiene che tanto in Israele quanto in Cristo il sacerdote e la vittima s’identificano. La congiunzione è affermata fino a giungere al punto di dichiarare che l’uccisione di sei milioni di ebrei va compresa anch’essa in questa prospettiva: «È un segno tremendo, ma ancora un segno della particolare dilezione di Dio».13 Al pari dell’analisi dedicata alla fine Chiesa e Israele Il nodo appena evocato va al di là della dimensione specifica legata al sionismo. Esso s’incunea, infatti, dentro lo stesso pensare teologico complessivo legato al rapporto Chiesa-Israele. È un punto saldo del pensare dossettiano dichiarare che questa relazione riguardi il definirsi stesso della Chiesa. L’espressione più alta di ciò si trova nell’incipit di Nostra aetate n. 4. Il testo, dovuto al card. Lercaro (e quindi a Dossetti), afferma che, scrutando il mistero della Chiesa, l’assemblea conciliare fa memoria (meminit) del vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è legato spiritualmente alla stirpe di Abramo. Come si è già avuto modo di vedere, la dimensione della memoria indica una permanenza: non si tratta solo di realtà passate. Il vincolo è duraturo. 1 F. MANDREOLI, Giuseppe Dossetti, Il Margine, Trento 2012, pp. 157, € 15,00. 2 G. ZAMPIERI, Giuseppe Dossetti. La Storia, la Croce e la Shoah. Prefazione di don Athos Righi, Aliberti, Roma 2012, pp. 347, € 18,00. 3 Al riguardo nel libro di Zampieri si trova un’ampia bibliografia; precise indicazioni bibliografiche corredano anche l’opera di Mandreoli. 4 Il 21 novembre del 1946 Dossetti propose d’introdurre nella Costituzione il seguente articolo: «La resistenza individuale e collettiva agli atti dei pubblici poteri, che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino»; cf. G. DOSSETTI, La ricerca costituente 1945-1952, a cura di A. Melloni, Il Mulino, Bologna 1994, 209. 05 In MANDREOLI, Giuseppe Dossetti, 137-138. 06 G. DOSSETTI, La parola e il silenzio. Discorsi e scritti 1986-1995, Il Mulino, Bologna 1997, 252 (altra edizione Paoline, Milano 2005). 07 MANDREOLI, Giuseppe Dossetti, 124. 08 In MANDREOLI, Giuseppe Dossetti, 67. 09 In ZAMPIERI, La Storia, la Croce e la Shoah, 291. 10 In ZAMPIERI, La Storia, la Croce e la Shoah, 146. 11 G. DOSSETTI, Introduzione a L. GHERARDI, Le querce di Monte Sole, Il Mulino, Bologna 1986, I-LXVII. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Eppure ci si può chiedere se, come risulta dalle righe successive in cui si parla di una Chiesa misticamente prefigurata nell’esodo del popolo ebraico dall’Egitto, nel testo conciliare vi sia una tendenza a diluire l’irriducibile differenza qualitativa che sussiste tra il popolo d’Israele e la comunità dei credenti in Cristo formata da ebrei e da gentili. La diversità, infatti, va più che mai affermata proprio quando si dichiara l’indissolubilità del legame. Lercaro, in un suo intervento conciliare (steso sicuramente da Dossetti, il fatto è comprovato da una certa attestazione documentaria), dopo aver ribadito, sulla scorta della Lettera ai Romani (cf. 11,28), la permanenza dell’elezione di Israele, parla di un amore di Dio per Israele che si rivelerà anche nel futuro per vie «non identificabili nei modi umani della propaganda esteriore e della persuasione o comunque delle evoluzioni storiche, ma solo in una tensione escatologica degli animi verso la comune eterna pasqua messianica».15 Nulla sarebbe più errato che leggere questo passaggio alla luce della cosiddetta «teologia delle due vie» secondo la quale la salvezza d’Israele è conseguita indipendentemente da quella compiutasi in Gesù Cristo. Al contrario, va infatti pienamente sottoscritta l’interpretazione del passo avanzata da Zampieri secondo la quale: «Cristo è il punto in cui l’elezione d’Israele ha raggiunto il massimo della concentrazione e Cristo è il punto in cui i due popoli si ricongiungeranno nella comune pasqua messianica».16 Anche qui il rigore interno del pensiero dossettiano porta a esiti che possono sconcertare chi li legge con griglie interpretative inadeguate. Piero Stefani 12 DOSSETTI, Introduzione a Le querce di Monte Sole, XXX. 13 G. DOSSETTI, L’identità del cristiano. Esercizi spirituali, EDB, Bologna 2001, 92. 14 Cf. MANDREOLI, Giuseppe Dossetti, 110113; ZAMPIERI, La Storia, la Croce e la Shoah, 177-186. Importante al riguardo anche la lettera, finora inedita, del 2 maggio 1991 scritta alla comunità di Main in Giordania. Ampi stralci in ZAMPIERI, La Storia, la Croce e la Shoah, 196ss. 15 Per la forza dello Spirito. Discorsi conciliari del card. Giacomo Lercaro, EDB, Bologna 1984, 108-109. 16 ZAMPIERI, La Storia, la Croce e la Shoah, 206-207. CCIV L 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCV L ibri del mese / schede I Libri del mese si possono ordinare indicando il numero ISBN a 13 cifre: per telefono, chiamando lo 049.8805313; per fax, scrivendo allo 049.686168; per e-mail, all’indirizzo [email protected] per posta, scrivendo a Centro Editoriale Dehoniano, via Nosadella 6, 40123 Bologna. Sacra Scrittura, Teologia AUTIERO A., PERRONI M., La Bibbia nella storia d’Europa. Dalle divisioni all’incontro, EDB, Bologna 2012, pp. 240, € 17,00. 9788810415269 Servizio a cura di Maria Elisabetta Gandolfi permane. Conoscerne la morfologia significa comprendere il proprio «sì» a Dio. Questo straordinario vol. nella sua semplice complessità aiuta il lettore a individuare la gnosi immanente che tanta parte ha avuto nella storia del pensiero. Da leggere. ELLUL J., Il fondamento teologico del diritto, Il Segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (VR) 2012, pp. 172, € 14,00. 9788860991508 l vol. presenta in Italia la «prima opera teologica» del filosofo francese Imente Jacques Ellul, pubblicata in Francia nel 1946. In una prospettiva tipicaprotestante, l’a. nega che l’uomo possa arrivare con la sola ragione a conoscere la giustizia che «guarda dal cielo». Pertanto, il rapporto tra «diritto umano» e «diritto divino» deve essere analizzato in una prospettiva «laica» e «teocentrica»: si tratta cioè di capire in che rapporto sta la giustizia umana di fronte a Dio e che posto occupa nella sua opera di redenzione. «Il diritto fa parte del mondo laico», ma di un mondo che è già posto sotto la signoria di Gesù Cristo. HELWYS T., Il mistero dell’iniquità. Traduzione e cura M. Ibarra Pérez. Postfazione M. Rubboli, Edizioni GBU, Chieti - Roma 2012, pp. 222, € 18,00. 9788896441343 tracciato del vol. da una parte guarda al processo storico in cui la Bibrosegue, con la pubblicazione di questa opera la lodevole iniziativa delIin lbiaEuropa. è stata assunta come elemento dapprima di divisione, poi d’incontro P le edizioni GBU di far conoscere le «tracce» che hanno maggiormenNe ha tratto giovamento l’espressione linguistica, la prassi d’al- te influito sulla storia dell’evangelismo dal XVI secolo a oggi rendendo il fabetizzazione, così come la definizione d’appartenenza religiosa e civile e, non ultimo, lo sviluppo della mentalità scientifica e critica, tipica della maturazione culturale di un popolo. Agli albori della modernità e nella temperie specifica del concilio di Trento, tutto ciò assume un significato particolare, di cui il testo, con esplicita sensibilità ecumenica, vuole rendere ragione. D’altro lato si apre anche la domanda sul se e come la Bibbia possa essere ancora oggi fonte d’ispirazione per comprendere la vita individuale e collettiva. cristianesimo realtà culturale poliedrica e spiritualmente affascinante. Con questo vol., pubblicato in Inghilterra nel 1612, un avvocato e teologo inglese, Thomas Helwys, appartenente alla piccola nobiltà terriera del Nothinghamshire scrisse la carta d’identità dei battisti la cui nascente Chiesa sarà destinata ad avere uno straordinario sviluppo nei secoli successivi, soprattutto negli Stati Uniti. Il mistero dell’iniquità è una richiesta di tolleranza religiosa, lanciata in un periodo particolarmente convulso della storia d’Inghilterra: un grido di libertà per «tutti» che giunge sino a noi. BALOCCO D., Dal cristocentrismo al cristomorfismo. In dialogo con David Tracy. Prefazione E. Salmann, Glossa, Milano 2012, pp. 501, € 25,00. 9788871053035 NERI M., La dimora ospitale. Riflessione teologica sull’incarnazione, EDB, Bologna 2012, pp. 92, € 6,90. 9788810808795 l vol., tesi di dottorato dell’a. in teologia, approfondisce uno degli aspetti più originali e fecondi del pensiero del teologo americano David Tracy: il «cristomorfismo». Il «paradigma cristomorfico» – secondo l’a. – è «un principio ermeneutico capace di mostrare le analogie presenti tra i diversi campi del sapere teologico e i differenti ambiti del reale». Tale principio si rivela efficace sia per l’interpretazione del «vissuto ecclesiale» ed «esistenziale», sia nel rispondere alle domande critiche della modernità, che «con la sua peculiare flessibilità e il suo marcato policentrismo» interpella la vita cristiana e il sapere teologico. I BENEDETTO XVI - RATZINGER J., L’infanzia di Gesù, Rizzoli, Milano 2012, pp. 180, € 17,00. 9788817064224 n quella che il papa definisce una «piccola «sala d’ingresso» ai due precedenti voll. su Gesù, «ho cercato d’interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù». Due sono i punti irrinunciabili per il pontefice: da un lato «la componente storica dell’esegesi»; e dall’altro la doppia domanda: «È vero ciò che è stato detto? Riguarda me?». Infatti «la domanda circa il rapporto del passato col presente fa immancabilmente parte della stessa interpretazione» che è al cuore del «cammino verso e con Gesù» di ogni uomo. I COTTIER G., Ateismi di ieri e di oggi. A cura di G. Mari, La scuola, Brescia 2012, pp. 105, € 9,00. 9788835030546 «inutile negarlo, il cristianesimo si trova in affanno nel contemporaÈ neo. (…) Viviamo in una stagione non facile, dove nessuno sembra avere le abilità per tenere la barra del timone. Non la politica, non la religione e neanche il potere economico che le ha soppiantate nel governo del mondo. (…) È come se tutti fossimo in attesa di una parola» (dall’Introduzione). Il vol. vuole essere una semplice introduzione a un itinerario di riappropriazione di una gioia possibile, in quanto l’uomo è destinatario di una parola che non guarda ai tempi passati, solo apparentemente più facili e più lineari, ma che vuole costruire nell’oggi un mondo abitabile da tutti. È la parola che si è fatta carne, dimora ospitale dell’amore di Dio nella storia dell’uomo. ODELAIN O., SÉGUINEAU R., Concordanza tematica del Nuovo Testamento. Nuova edizione, EDB, Bologna 2012, pp. 1505, € 85,00. 9788810231135 vol. offre al lettore tutto il testo del Nuovo Testamento in 115 voci, che Ili silcostituiscono i cc. del libro, con le loro suddivisioni, all’interno dei quaripartisce tutto il vocabolario italiano del Nuovo Testamento secondo la nuova traduzione della CEI. La «voce» è una costellazione di nomi, verbi, aggettivi, espressioni: negazioni, attributi, paralleli, contrari. La concordanza tematica offre il vantaggio di raggruppare concettualmente parole ed espressioni rendendole facilmente reperibili. SEQUERI P., L’amore della ragione. Variazioni sinfoniche su un tema di Benedetto XVI, EDB, Bologna 2012, pp. 146, € 9,00. 9788810208069 in da giovane domenicano, Georges Cottier s’interessò a un tema che rendendo spunto da alcune suggestioni di Benedetto XVI, il libro riS si dipana in tutta la filosofia moderna e contemporanea: l’ateismo. Te- P flette sulle condizioni in base alle quali il cristianesimo potrebbe torma che viene affrontato in questo vol., breve ma notevole per profondità nare a essere forza trainante della cultura europea. Si tratta di riprendere e conoscenza, in ogni sua sfumatura e snodo. Con la forma colloquiale dell’intervista curata da Giuseppe Mari, si chiariscono le traiettorie del pensiero ateo dalla sinistra hegeliana che in Feuerbach trova il liquidatore della religione vista solamente come «religione antropologica». La sfida degli ateismi affonda le proprie radici nel pensiero greco, ma tutt’ora CCV quel gesto del pensiero mediante il quale il cristianesimo fu capace di riscattare dall’oblio la tradizione filosofica greca e aprire quegli spazi in cui sono state possibili le ideazioni più alte dell’Europa: dall’idea di libertà, con la sua autonomia, alla forma democratica della convivenza civile. Il vol. dà avvio a una collana di scritti di aa. europei (teologi, filosofi, storici) IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 753 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 www.edizionimessaggero.it Pagina CCVI L ibri del mese / schede che indichino da diverse prospettive il contributo che un pensiero cristiano competente può portare alla configurazione di un rilancio umanistico della cultura europea. Pastorale, Catechesi, Liturgia ANTHONY F.-V., CIMOSA M., Pastorale giovanile interculturale. 1. Prospettive fondanti, LAS, Roma 2012, pp. 189, € 13,00. 9788821308369 e profonde modificazioni della società italiana portate dall’immiL grazione sollecitano la Congregazione salesiana, il cui carisma consiste in particolare nell’opera educativa verso le nuove generazioni, a Luciano Manicardi Raccontami una storia Pag. 200 - € 12,00 Riflessioni per comprendere come la vita cristiana nasca da un racconto e si faccia racconto di fede. un ripensamento della pastorale giovanile nei nuovi contesti multiculturali, come indicato dal XXVI Capitolo generale della Congregazione nel 2008. Il percorso qui compiuto si colloca tra pedagogia interculturale e teologia interculturale, sottolineando la rilevanza dell’intercultura diacronica e sincronica nella vita intra-ecclesiale per una crescita nella comunione e nell’esperienza di fede, e nella vita extra-ecclesiale in vista dell’integrazione socio-culturle e dello sviluppo del patrimonio culturale. Bibbia. Per la formazione cristiana. Nuova edizione, EDB, Bologna 2012, pp. 1990, € 33,00. 9788810820872 l vol. è uno strumento d’iniziazione alla sacra Scrittura, particolarmenIferenze te adatto a non esperti. A tal fine è corredata di introduzioni, note, rea margine e riquadri esplicativi e d’approfondimento. Dell’Antico Testamento sono omesse le parti di testo meno indispensabili. Il Nuovo Testamento è presentato integralmente e accanto al testo corre una vera e propria spiegazione che esplicita anche gli aspetti storici e religiosi legati al tempo in cui l’autore sacro scrive. Un best seller esaurito da tempo, ora aggiornato con la nuova traduzione della Bibbia CEI. BLANCHARD Y.-M., BOESPFLUG F., DE CLERCK P., Ars liturgica. L’arte a servizio della liturgia, Qiqajon, Magnano (BI) 2012, pp. 270, € 22,00. 9788882273620 uando l’arte diventa ars liturgica? Su questo interrogativo si è svolto Q nel 2011 a Bose il IX Convegno liturgico internazionale, organizzato dal monastero e dall’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della CEI, dopo che l’VIII aveva inaugurato la riflessione sul tema «Liturgia e arte. La sfida della contemporaneità». Contributi di Y.-M. Blanchard, U.M. Lang, T. Sternberg, R.F. Taft, G. Gresleri, J. Goodall, M. Di Capua, G. Schlimbach, P. Cerri, F. Tedeschi, N. Valli, C. Yannaras, F. Boespflug e sintesi conclusiva di P. De Clerk. FERRARIO G., PIRRONE C., SCANZIANI F., Le radici del futuro. Percorso per coppie in cammino verso il sacramento del matrimonio. Guida per gli operatori, EDB, Bologna 2012, pp. 80, € 6,80. 9788810511350 Augusto Barbi - Stefano Romanello (a cura) La narrazione nella e della Bibbia Pag. 368 - € 28,00 Alla scoperta del racconto biblico capace, ancora oggi, di suscitare nuove narrazioni nella comunità cristiana. FERRARIO G., PIRRONE C., SCANZIANI F., Le radici del futuro. Percorso per coppie in cammino verso il sacramento del matrimonio. Quaderno per le coppie, EDB, Bologna 2012, pp. 47, € 3,90. 9788810511367 enza sostituirsi al classico corso per fidanzati, l’itinerario si propone S d’accompagnare le coppie che desiderano un cammino più approfondito e personalizzato verso il matrimonio cristiano. Il lavoro prevede tre voll., che possono essere utilizzati anche singolarmente, componendo un percorso proprio. Lo stile previsto degli incontri non è di tipo frontale o classicamente catechistico, ma ha al centro la vita della coppia e intende stimolarne il dialogo e il confronto. POLITO V., TRIGGIANI R.L., Pregáme a la barése. Preghiamo in dialetto barese, Levante, Bari 2012, pp. 100, € 10,00. 9788879496056 «questo libretto abbiamo raccolto le più comuni preghiere del cristiano, Ito nproponendo, accanto alla versione italiana, la libera traduzione in dialetbarese, con una scrittura semplice, al fine di agevolarne la lettura. Abbiamo riportato, inoltre, alcune preghiere dedicate alla madonna e ai santi più spesso invocati dai devoti baresi: san Nicola, san Pio, sant’Antonio». A ri- 754 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 CCVI 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCVII ROBERTO REZZAGHI Il sapere della fede prova che la liturgia «inculturata» prende forma in una lingua dialettale tuttora molto diffusa, il libretto riporta un’orazione alla vergine Odegitria, composta dall’arcivescovo di Bari – Bitonto mons. Francesco Cacucci. ROCCHETTA C., Abbracciami. Per una terapia della tenerezza. Saggio di antropologia teologica, EDB, Bologna 2012, pp. 256, € 18,00. 9788810513231 esto semplicissimo, ma di straordinaria forza espressiva, l’abbraccio comunica con immediatezza la disponibilità a entrare in relazione con l’altro e a creare le condizioni che consentono di superare la naturale inclinazione a difendere il proprio spazio personale. Esiste una vasta tipologia di abbracci: protettivi, riconcilianti, di benvenuto, di commiato, di congratulazione, di affetto, di passione, ognuno dotato di un contenuto specifico in relazione al significato che gli viene attribuito, alla sua forma, alla sua finalità. Nonostante questa ricchezza, nessun dizionario biblico, dogmatico, morale o di spiritualità riporta questa voce o la richiama e, fatta eccezione per qualche studio specifico, la riflessione sul piano dell’antropologia teologica è stata finora poco approfondita, come se questa modalità di comunicazione non avesse pieno diritto di cittadinanza nel pensiero cristiano. Catechesi e nuova evangelizzazione G RUCCIA A., La corresponsabilità laicale della comunità ecclesiale. Per una nuova evangelizzazione, Vivere in, Roma 2011, pp. 177, € 12,00. 9788872633809 ppassionata ricerca teologico-pastorale che coglie «i segni dei tempi legA gendo i concreti bisogni» del mondo contemporaneo e offre un «metodo» per rendere efficace la pastorale in un contesto di rinnovamento ecclesia- L a «vita liquida» che caratterizza la nostra epoca coinvolge la stessa trasmissione della fede e anche il catechista è chiamato a interrogarsi sulle inedite modalità dell’incontro con Dio. Un volume che invita la comunità cristiana a non temere il futuro, cogliendo appieno la sfida della nuova evangelizzazione. «FORMAZIONE CATECHISTI» le e di nuova evangelizzazione. Al centro vi è il concetto di «comunità allargata». Da questa prospettiva l’a. indaga sopratutto il ruolo del laicato, secondo il principio della «corresponsabilità» che esso è chiamato a esercitare insieme ai presbiteri per realizzare una «progettualità della nuova evangelizzazione» organica, creativa, espressione autentica di una «Chiesa-comunità». pp. 192 - € 16,50 Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 www.dehoniane.it UGUCCIONI C. (a cura di), Padre nuestro y otras oraciones. Padre nostro e altre preghiere, Paoline, Milano 2012, pp. 87, € 6,50. 9788831542128 FRANCESCO LAMBIASI UGUCCIONI C. (a cura di), Ama namin at iba pamg mga panalangin. Padre nostro e altre preghiere, Paoline, Milano 2012, pp. 93, € 6,50. 9788831541084 sono stati pensati come ausilio nella preghiera per i numerosi Ideivolumetti immigrati in terra italiana di lingua spagnola e di lingua tagalog, uno principali idiomi filippini. Infatti – come scrive mons. G. Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes nella lettera di presentazione – «nella preghiera, anche se lontani dalla famiglia e dal paese di origine, lo Spirito ci rende figli amati di un Dio che possiamo chiamare e pregare come “Padre nostro” in qualunque lingua». Giovani, dove sta la felicità? Lettera ai giovani e ai loro educatori UPCHURCH C., WITHERUP R.D., I quattro Vangeli. Per capire e riflettere, EDB, Bologna 2012, pp. 300, € 19,90. 9788810820803 dei quattro Vangeli offrono una «voce» che racconta la storia Ipuòracconti di Gesù e la venuta del regno di Dio. Ogni voce ha il suo timbro che si ascoltare separatamente, ma insieme creano un canto armonico. Il vol. accompagna i Vangeli con strumenti che aiutano il lettore a capire il testo. All’inizio del vol. vengono fornite informazioni essenziali introduttive, mentre la parte finale spiega l’utilizzo che la Chiesa fa di questi testi nella liturgia e propone un elenco delle letture che scandiscono i cicli dell’anno liturgico. CÉSAR, Coloro il Natale, Elledici, Cascine Vica (TO) 2012, pp. 32, € 4,50. 9788801052657 CLARISSE DI CORTONA, I personaggi biblici della Quaresima, Queriniana, Brescia 2012, pp. 118, € 8,50. 9788839932068 GIRALDO M.L., BERTELLE N., La storia del primo presepe, EMP Edizioni Messaggero, Padova 2012, pp. 29, € 12,00. 9788825026375 HOWIE V., NAGY K.K., Alla scoperta del Natale. Natale con le porte aperte, Elledici, Cascine Vica (TO) 2012, pp. 20, € 9,90. 9788801051773 CCVII IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 755 I n una realtà che offre ai giovani scarse prospettive, la Chiesa è particolarmente sollecitata a farsi carico delle loro speranze. Con linguaggio immediato ed efficace il vescovo di Rimini si accosta all’esistenza di chi, pur in mezzo a fragilità e insicurezze, desidera una vita piena e autentica. Per vivere la gioia di essere cristiani. «MEDITAZIONI» pp. 80 - € 6,00 Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 www.dehoniane.it 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 L 2-01-2013 18:48 Pagina CCVIII ibri del mese / schede JAMES B., NAGY K.K., Il mio quaderno di Natale. Storie, giochi, cartoline da colorare e un calendario per il nuovo anno, Elledici, Cascine Vica (TO) 2012, pp. 15, € 8,00. 9788801051810 MECCA G., REINERO T., Un Avvento di fede. Fiorirà la giustizia e abbonderà la pace (Sal 71,7), Elledici, Cascine Vica (TO) 2012, € 6,50. 9788801052893 MONASTERO DELLA VISITAZIONE DI SALÒ, CABRA P.G., I personaggi biblici del Tempo pasquale, Queriniana, Brescia 2012, pp. 133, € 9,50. 9788839932075 SEMERARO D. (a cura di), Messa e preghiera quotidiana/gennaio 2013. A cura di fratel MichaelDavide, EDB, Bologna 2012, pp. 350, € 3,90. 9788810713747 STOCK K., La liturgia della Parola. Spiegazione dei Vangeli domenicali e festivi. Anno C (Luca), ADP - Apostolato della preghiera, Roma 2012, pp. 415, € 20,00. 9788873575511 Spiritualità BIANCHI E., Le tentazioni di Gesù Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp. 57, € 5,00. 9788821573613 ommento ai testi dei sinottici sulle tentazioni di Gesù, a partire dalla C consapevolezza che «senza tentazione non c’è libertà». La tentazione, quindi è esperienza essenziale dell’uomo, archetipo d’ogni dubbio del cre- MARTINI C.M., È il Signore! Questa è la nostra fede, Cooperativa In Dialogo, Milano 2012, pp. 105, € 10,50. 9788881237784 a «fatto molta strada questo libro, che ora l’editrice In dialogo riproH pone» con una nuova revisione dall’originale di una registrazione e con una nuova veste grafica. È un testo che “ha fatto scuola”, accompagnando generazioni di giovani nel cammino della propria vita» a partire da quegli esercizi spirituali che il cardinale tenne a Lentate sul Seveso nel marzo del 1982. MOSCONI F., NATOLI S., Sperare oggi, Casa editrice Il Margine, Trento 2012, pp. 67, € 7,00. 9788860890962 ggi più che mai il dibattito che si dipana nelle pagine del volumetto O – nella collana «Cattedra del confronto» – sul tema della possibilità di una speranza per l’uomo contemporaneo è una scommessa tutta da vincere. Gli aa. non si sottraggono e anche nel dialogo con il pubblico precisano il proprio percorso di ricerca e le piste che possono rendere più fecondo quello di ciascuno. dente nel proprio cammino spirituale. THEODOSSIOS MARIA DELLA CROCE, Rinnovarsi ogni giorno, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano , pp. 442, € 13,00. 9788820987688 FONTANA A., La presunzione di definire Dio. Al di là dei miti e delle nuvole bianche, Effatà, Cantalupa (TO) 2012, pp. 142, € 10,00. 9788874027705 a. è il «fondatore della Fraternità della santissima vergine Maria. NaL’ to in Grecia nel 1909 e deceduto in Italia nel 1989, (…) il suo immenso desiderio di verità lo portò a entrare nella Chiesa cattolica dove di- avanti a Dio l’uomo tace contemplandolo, perché non può espri«D mere l’inesprimibile». Tuttavia se è vero che il mistero di Dio è inafferrabile e indicibile, egli stesso si è svelato nella storia degli uomini, nella persona di Gesù di Nazareth e in particolare nella sua morte e nella sua resurrezione. In questo agile libretto l’a. non vuole dare definizioni, ma piuttosto «mettere in guardia» dalle definizioni per evitare, «soprattutto in ambito cristiano», quelle deformazioni che portano a nominare il nome di Dio invano. venne sacerdote». Egli «era persuaso della necessità di un rinnovamento nella fedeltà alla grande tradizione della Chiesa», scopo cui ha dedicato la Fraternità. Il testo, raccolta di brevi meditazioni, una per ogni giorno dell’anno, è una sorta d’«almanacco dello spirito», come lo ha definito il card. Piacenza nella sua breve Introduzione, che parla «con struggente nostalgia» della «vita nel mondo che verrà» che già da oggi si può «gioiosamente sperimentare nella Chiesa». FRANCIA V., Gesù di Nazaret. Un profilo, Vivere in, Roma 2012, pp. 109, € 10,00. 9788872634028 GALLIANO A.M., Stupore di Natale. Un adorato incontro, Paoline, Milano 2012, pp. 140, € 15,50. 9788831542456 a., «con semplicità e senza nessuna pretesa di carattere scientifiL’ co», intende offrire un «profilo» della persona di Gesù di Nazaret, evidenziando come la tensione dinamica tra il «Gesù della storia» e il MILITELLO G., Il giusto fiorirà come un giglio. La via di San Giuseppe, Effatà, Cantalupa (TO) 2012, pp. 80, € 8,00. 9788874027514 «Cristo della fede», abbia spinto i cristiani «di tutti i tempi» a farsi interpreti attivi e creativi – attraverso la fede – della vicenda di Gesù: «Figlio dell’uomo» e «Figlio di Dio». L’a. invita a custodire «la grande eredità della fede» per «approfondirla» e «riprodurla» nell’esistenza personale. POLITI A., Le risposte di Padre Pio. Prefazione di Mons. P.M. Mainolfi, Edizioni Segno, Feletto Umberto - Tavagnacco (UD) 2012, pp. 230, € 10,00. 9788861384811 GIUDICI M.P., Sussurri e grida del creato. Risonanze salmiche, Paoline, Milano 2012, pp. 152, € 13,00. 9788831542005 a preghiera «comincia non in una coscienza concentrata su se stessa, L ma nella visione attiva e persino curiosa delle cose sensibili, attenta e recettiva di ciò che può destabilizzare la coscienza con la sorpresa». Per vivere da contemplativi bisognerebbe esercitare uno sguardo simile su ciò che ci circonda. L’a., religiosa, offre 32 brevi meditazioni attorno ad altrettanti elementi della natura, partendo dai Salmi e proseguendo con riflessioni, poesie, ricordi personali, per aprire il cuore alla lode a Dio e a un sentimento di rispetto e responsabilità verso il creato. HAUSHERR I., Padre, dimmi una parola, Edizioni Scritti Monastici - Abbazia di Praglia, Bresseo di Teolo (PD) 2012, pp. 350, € 28,00. 9788885931558 corposo testo, pubblicato per la prima volta nel 1955 in franQ uesto cese, ci aiuta a riconoscere ed apprezzare la ricca tradizione della 756 Chiesa orientale riguardo alla figura del padre spirituale e alla sua centralità nello sviluppo monastico. Le pagine citate, spesso tratte dagli insegnamenti dei padri del deserto, i quali hanno avuto un importante influsso sul monachesimo dell’Oriente cristiano, delineano caratteristiche, doveri e requisiti del padre spirituale, una figura quanto mai preziosa nel nostro mondo che, come osservò Giovanni Paolo II, «ha un estremo bisogno di padri». IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 VARESI C., Nel bene il segreto per vincere il male, Edizioni Segno, Feletto Umberto - Tavagnacco (UD) 2012, pp. 183, € 12,00. 9788861385566 Storia della Chiesa CASSANELLI R., STOLFI E., Gerusalemme a Roma. La Basilica di Santa Croce e le reliquie della Passione, Jaca Book, Milano 2012, pp. 290, € 32,00. 9788816411623 l vol. costituisce la prima monografia di questa antica basilica di Roma Ilungo che prede il nome dalle reliquie relative alla croce di Cristo. Frutto di un e complesso lavoro, lo studio a cui hanno partecipato 18 esperti di aree disciplinari diverse, vede la luce grazie anche alla collaborazione tra la casa editrice e il Ministero degli interni – Fondo edifici di culto, proprietario del complesso monastico, gestito dai benedettini d’obbedienza cistercense. «Tre sono i filoni che si sono voluti particolarmente seguire: il problema della fondazione e della committenza imperiale, tra Costantino, sant’Elena e Galla Placidia; la storia edilizia, specialmente complicata dal- CCVIII 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCIX Ho cercato e ho trovato la ricostruzione romanica e poi da quella tardo barocca promossa da Benedetto XIV (…); le reliquie, infine, cui si lega gran parte della fama dell’edificio, anch’esse protagoniste di una storia contrastata di trasmissione». Attualità ecclesiale CASADEI R., Tribolati, ma non schiacciati. Storie di persecuzione, fede e speranza. Prefazione di mons. Louis Sako, Lindau, Torino 2012, pp. 133, € 14,50. 9788871800141 a nostra Chiesa è apostolica non solo perché è stata fondata dagli «L apostoli, ma perché è martire come lo è stata la Chiesa degli apostoli». Sono le parole dell’arcivescovo caldeo di Kirkuk riportate nella Premessa di questo libro che raccoglie testimonianze dirette di episodi di martirio di cristiani in Iraq, Libano, Iran, Sud-Sudan e Uganda. L’a., giornalista, evidenzia non tanto l’ingiustizia subita da queste vittime ma il grande valore del loro sacrificio come prova di fede nella «certezza della positività ultima del reale». Queste storie non possono lasciare indifferenti i lettori ma stimolarli a «riscoprire valide anche per sé le ragioni che hanno spinto il martire al suo martirio». COMITATO PER IL PROGETTO CULTURALE DELLA CEI, Gesù nostro contemporaneo, Cantagalli, Siena 2012, pp. 400, € 18,50. 9788882728298 ono gli atti del convegno internazionale omonimo organizzato dal ProS getto culturale della CEI tra il 9 e l’11.2.2012 (cf. Regno-att. 6,2012,171), seguito naturale di «Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto», del 10-12.12.2009. Carlo Carretto nella Chiesa e nella società del Novecento a cura di PAOLO TRIONFINI L’impegno nella scuola, l’amore per l’Azione cattolica, il deserto algerino, l’approdo di Spello: mille sfaccettature della vita di Carlo Carretto, attraverso la quale si riesce anche a vedere in controluce la storia della Chiesa e dell’Italia nel Novecento. Con contributi di: E. Preziosi, L. Caimi, P. Trionfini, L. De Mola, A. D’Angelo, M. Casella, G. Campanini e fratel G. C. Sibilia € 12,00 pp. 264 Editrice Ave Acquista direttamente sul sito con carta di credito [email protected] - Tel. 06/661321 FARICY R., PECORAIO L., Gesù è presente e agisce. Presentazione del card. I. Dias, EDB, Bologna 2012, pp. 245, € 17,50. 9788810521168 www.editriceave.it urare gli ammalati e liberare gli oppressi confidando nella potenza della C preghiera può dare l’impressione in un tempo dominato dalla scienza e dalla tecnologia di un brusco ritorno al passato. I Vangeli narrano di Gesù taumaturgo e terapeuta ed episodi di guarigione e di liberazione si sono verificati con frequenza negli ultimi decenni in gruppi e comunità del Rinnovamento carismatico cattolico mondiale. Attraverso il racconto di esperienze, situazioni e contesti pastorali, il vol. presenta un aspetto della vita sacramentale e carismatica della Chiesa che accompagna la sofferenza umana. FARINELLA P., Habemus papam. La leggenda del papa che abolì il vaticano, Il Segno dei Gabrielli, S. Pietro in Cariano (VR) 2012, pp. 280, € 18,00. 9788860991348 n questo romanzo, già pubblicato nel 1999 per Adelphi, l’a. ci propone una «provocazione cosciente». Siamo nella notte di Natale del 1999, il conclave elegge un semplice prete che prenderà il nome di Francesco I, il quale, spogliandosi di tutti i suoi averi durante il discorso Urbi et Orbi, inaugurerà una nuova stagione per la Chiesa di Cristo all’insegna di una rinnovata radicalità evangelica. Personaggio che riproduce lo spirito del poverello d’Assisi, Francesco I è per l’a. una figura «inevitabile» che attende, prima di manifestarsi, la fine di una Chiesa «stanca», «ripiegata su se stessa», incapace pertanto di mostrare in modo autentico «il volto di Dio». CARLO MARIA MARTINI Invocare il Padre Preghiere PRESENTAZIONE DI MONS. RENATO CORTI I NERVO G., Catechesi e carità, EMP - Edizioni Messaggero, Padova 2012, pp. 87, € 8,00. 9788825024500 rimo presidente della Caritas italiana e anima della Fondazione «E. ZanP can» di Padova, l’a. richiama lo sviluppo storico della Chiesa italiana negli ambiti della Chiesa e della carità e ne richiama il rapporto reciproco in chiave di evangelizzazione. Poi reinterpreta l’ispirazione del convegno ecclesiale su «Evangelizzazione e promozione umana» in un contesto di nuova evangelizzazione. Una vera e propria miniera d’indicazioni pastorali. VALLI A.M., Diario di un addio. La morte del card. Carlo Maria Martini, Àncora, Milano 2012, pp. 100, € 11,50. 9788851410957 ldo Maria Valli, vaticanista del TG1, ha seguito da vicino il card. A Martini fin dai tempi del suo episcopato milanese e, come molti, ha sviluppato verso di lui l’attaccamento del discepolo e dell’amico. In queste CCIX IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 757 L a sensibilità umana e spirituale del card. Martini emerge dalla raccolta di testi: una catechesi sulla preghiera, orazioni ispirate alle tappe principali dell’anno liturgico, adatte agli incontri di lettura del Vangelo, dedicate ai giovani e alla famiglia, di invocazione allo Spirito Santo e a Maria; in appendice, altre preghiere compongono un esame di coscienza sull’uso del tempo. «CARLO MARIA MARTINI» EDB Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna pp. 216 - € 13,50 Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 www.dehoniane.it 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 L 2-01-2013 18:48 Pagina CCX ibri del mese / schede pagine racconta da cronista i giorni immediatamente precedenti e successivi alla morte di Martini, lasciando spazio ai ricordi personali e ad alcune delle molte voci, cattoliche e non, che sugli organi di informazione hanno commentato questa perdita. Emergono vari aspetti della personalità del cardinale, dall’amore per i giovani, all’umiltà, la misericordia, la critica appassionata verso la Chiesa, la consuetudine con la preghiera e, soprattutto, la passione per le Scritture. rica, all’interno della quale, nel contesto della disputa coeva fra vitalisti e meccanicisti, s’inserisce riproponendo la tesi teleologica che porta il nome di neovitalismo. Centro del suo pensiero è il concetto di Umwelt, inteso come «ambiente percettivo e operativo peculiare di una specie biologica». Filosofia di questo vol. è la restituzione dell’impianto teoretico della filoIdallantento sofia di Gioberti. Il percorso compiuto dal prete-filosofo torinese parte confutazione della prospettiva cartesiana del «dubbio metodico» e BARTOLOMEI M.C., La filosofia e il grande Codice. Fissità dello scritto Libertà di pensiero?, Claudiana, Torino 2012, pp. 296, € 29,00. 9788870168976 uale rapporto intrattiene il testo biblico con la libertà di pensiero che Q anima e ispira il pensiero filosofico, e in particolare quello moderno? In che modo questa libertà può essere legittimamente vincolata alla «fissità» del testo scritto per eccellenza o, rovesciando la questione, in che modo il «grande Codice» può essere considerato generatore di quei germi che, liberamente sviluppati, danno origine alla speculazione filosofica? Infine quali metodi d’interpretazione del testo biblico è necessario porre in campo perché questo confronto sia fruttuoso? Ecco i temi del vol., che riporta gli atti di un convegno tenutosi a Milano nel 2010. BRENTARI C., Jakob von Uexküll. Alle origini dell’antropologia filosofica, Morcelliana, Brescia 2011, pp. 356, € 28,00. 9788837226046 resentazione ampia e documentata del pensiero di un biologo e filosoP fo estone, vissuto a cavallo del XIX e del XX secolo, capace di esercitare una certa influenza su settori diversificati del mondo filosofico e scientifico successivi, riconducibili, fra gli altri ad aa. come M. Scheler, M. Heidegger e K. Lorenz. Suo ambito privilegiato di indagine è la biologia teo- DE LUCIA P., La ragione nei limiti della pura rivelazione. Vincenzo Gioberti e la filosofia positiva, Aracne, Roma 2012, pp. 160, € 11,00. 9788854847910 del soggettivismo kantiano presupposto ne La religione nei limiti della semplice ragione, per arrivare, attraverso il recupero del teoria dell’intuito e più generalmente un impianto idealista di matrice platonica (ben diverso quindi dagli esiti dell’idealismo tedesco coevo, in cui l’impianto kantiano è dato per presupposto), al rovesciamento dei termini della questione posta nel celebre opuscolo del filosofo di Koenigsberg. DI IASIO B., María Zambrano. Pietà e ragione, Levante, Bari 2012, pp. 110, € 13,00. 9788879495998 a razionalità hegeliana entra in crisi nel secolo da poco trascorso, seL colo degli olocausti e della fine delle grandi narrazioni. Sismografo di tale crisi filosofica è la filosofa spagnola Zambrano, allieva di Ortega y Gasset. Insieme a S. Weil, ad H. Arendt, a R. Maritain, ella è una delle personalità più originali quanto a elaborazione di pensiero laddove frantumati i grandi sistemi filosofici resta il “frammento” che indaga la ragione poetica, la pietà e l’amore. L’a. ne delinea i contorni offendo al lettore un utile strumento per avvicinarsi a una pensatrice che nel lamento sofferente e «ribelle» dell’uomo gettato in un mondo sempre più indecifrabile vide la possibilità d’innamorarsi del pensiero razionale. RIVA F., Il bene e gli altri. Differenza, Universale, Solidarietà, Vita e pensiero, Milano 2012, pp. 256, € 20,00. 9788834319994 A CURA DI PAOLO MARTINELLI Nuova evangelizzazione e carisma francescano Prospettive e testimonianze F Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna li di un nodo centrale della riflessione filosofica. Il bene, secondo l’a., è definibile nella sua polarizzazione tra differenza e condivisione, senza che questi due termini possano essere dissociati in alcun modo. A questa dualità si affianca poi quella fra universale e individuale, nella quale la riflessione sul bene si declina nella concretezza dei rapporti umani e si apre al discorso sulla solidarietà e sulla responsabilità. SEVERINO E., Educare al pensiero. A cura di Sara Bignotti, La scuola, Brescia 2012, pp. 157, € 9,00. 9788835030560 filosofo italiano contemporaneo alle prese con un libro interIspallelvistapiùalpergrande svelare la follia di cui è preda l’Occidente da quando ha voltato le suo senso autentico. Curato in modo eccellente da Sara Bignotti, il are esperienza di Dio per annunciare al mondo la sua Parola: seguendo questa riflessione di Benedetto XVI, i contributi raccolti nel volume offrono un quadro di grande speranza, presentando la nuova evangelizzazione non nei termini di una strategia pastorale, ma come evento spirituale da vivere giorno per giorno. «TEOLOGIA SPIRITUALE» mpia riflessione sul bene, nella quale l’a., appoggiandosi alla ricostruA zione di ciò che la speculazione antica, medievale, moderna e postmoderna ha prodotto sull’argomento, tenta di delineare i tratti essenzia- vol. si pone come esplorazione della «capacità della filosofia di educare al pensiero» scoprendone i due volti: quello dell’educare nel senso della tradizione il cui culmine è la civiltà della tecnica e quello di «un’educazione totalmente altra – inaudita – accostandosi alla quale viene meno pure il suo nome e il suo linguaggio». Scopo, infatti, della lunga conversazione con il filosofo è quello d’introdurre il lettore, a colui che eternamente «sta», nel lessico severiniano. Parole come «destino», «terra che salva», «gloria», «gioia» «salvezza», del tutto scevre del loro carico semantico, indicano, infatti, «una finalità non più intesa in senso nichilistico» ma come ciò che, appunto, eternamente «sta». Storia, Saggistica pp. 144 - € 12,50 Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 BRUZZESE S., ROTELLI W., Lettere a Guido Cagnola. dal 1892 al 1954, Morcelliana, Brescia 2012, pp. 517, € 32,00. 9788837226121 vol., sostenuto dal Comune di Gazzada Schianno, la Pro loco e altri Idolsponsor, presenta uno spaccato dell’intensa vita sociale del nobile GuiCagnola (1861-1954) e «rivela la sua grande capacità d’intrattenere re- www.dehoniane.it 758 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 CCX 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCXI CAMILLIANI-CTF – CARITAS ITALIANA OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESÙ lazioni dirette e rapporti epistolari con ogni categoria di persona», con una speciale attenzione al rapporto con lo storico dell’arte Bernard Berenson. Il vol. porta una Presentazione del direttore di Villa Cagnola, mons. Luigi Mistò, che è anche segretario di quella Amministrazione apostolica della Santa Sede che ne è proprietaria anche se ne ha affidato la cura e la gestione alle diocesi lombarde. CASTELLI F., El gran teatro del mundo. Scenografie letterarie, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano 2012, pp. 260, € 13,00. 9788820987213 gesuita e redattore de La Civiltà cattolica, esperto di letteratura, in Iro lquesto vol. «chiede» (nella finzione letteraria) a 15 noti scrittori «se a loparere, la vita abbia un senso e come la definirebbero». Si tratta di autori del calibro di Poe, Roth, Canetti, Flaiano, Oe e altri. Tuttavia – afferma l’a. – «le risposte ricevute in scenografie dagli sfondi più vari, invitano a una grave riflessione. Alcune sono illuminanti, altre non del tutto convincenti, molte sono amare, sconsolate, funeree». Uno studio di tipo comparatistico che storicizza ogni singolo autore senza deformarne il pensiero, e che esprime un proprio – spesso controcorrente – giudizio che si conclude nel passaggio dalla letteratura alla teologia, «intervento dall’Alto per calmare la nostra sete di verità e di amore». Oltre l’arcobaleno Bambini e salute mentale in situazioni di emergenza e disastri naturali A CURA DI PAOLO FEO, MARCO IAZZOLINO, WALTER NANNI KANIUK Y., 1948, Giuntina, Firenze, pp. 180, € 15,00. 9788880574453 ato a Tel Aviv nel 1930, dopo aver partecipato alla guerra del 1948, KaN niuk si è trasferito a New York per 10 anni per poi tornare in Israele. Il romanzo – il libro di suo maggior successo –, è insieme storico e autobiografico; esso descrive dall’interno il travaglio di una generazione, arruolatasi liceale per una guerra di cui non aveva «la più pallida idea». Questo l’incipit: «È successo oppure no? In un modo o nell’altro, nessuna memoria ha uno stato, nessuno stato ha una memoria. Posso ricordare oppure inventare un ricordo, e al tempo stesso inventare uno stato o pensare che in passato fosse diverso. Nessuno stato può essere diverso se prima non è stato non-diverso». ORAZIO, Odi. A cura di E. Castelnovi. Testo latino a fronte, Morcelliana, Brescia 2012, pp. 393, € 19,00. 9788837225827 ella traduzione di Enrico Castelnovi, condotta sull’edizione critica di F. N Klinger, Opera, Berlino 2008, viene ripresentato il testo delle Odi oraziane con il latino a fronte. «Tramontata l’idea di un Orazio maestro di morale e del buon gusto, ci resta (…) l’immagine di un uomo meno olimpico e più problematico di quanto la vulgata non voglia riconoscere. Scopriamo che la sua serenità non è mai una conquista definitiva e che la filosofia non possiede il potere salvifico che ha in Lucrezio. (…) Grazie al suo epicureismo aperto, la poesia oraziana è un antidoto laico contro la tentazione dell’intransigentismo e di ogni integralismo» (dall’Introduzione dell’a.). TERRIN A.N., Il mito delle acque in Oriente. Tra filosofia e storia delle religioni, Morcelliana, Brescia 2012, pp. 120, € 11,00. 9788837226206 l mito congiunge in un tutto inscindibile il reale al sacro e il sacro al reale». L’a., docente all’istituto di Liturgia pastorale S. Giustina di Padova, analizza il «mito vedico delle acque primordiali». Intrecciando aspetti storici e liturgici (in modo particolare i riti d’iniziazione legati al simbolismo dell’acqua), l’a. vuole mostrare l’attualità del mito e il suo contenuto di verità. Tra le varie simbologie – scrive l’a. – quella dell’acqua è «un originario privilegiato» un vero e proprio «mondo nel mondo». Dall’acqua, infatti, provengono e ritornano tutte le cose: essa risolve simbolicamente l’enigma dell’origine e della fine d’ogni uomo. «I I l primo studio scientifico in Italia che analizza gli effetti dei disastri naturali sulla psiche dei bam- bini. Esaminando le reazioni di 2.000 piccoli abruzzesi all’indomani del terremoto de L’Aquila, l’indagine offre diversi spunti di riflessione e intervento per tutti gli attori chiamati in causa: i servizi di sanità pubblica, il volontariato, le famiglie, la Chiesa, la comunità locale, gli istituti e i centri di ricerca. «FEDE E ANNUNCIO» Politica, Economia, Società AGOSTINI P., CANTIERI G., Cittadini della terra e del cielo. Giovani, famiglia, politica e società, Casa editrice Mazziana, Verona 2012, pp. 400, € 30,00. 9788897243076 www.dehoniane.it ntologia di alcune conferenze svoltesi all’Università di Verona nel corA so di 4 cicli tematici organizzati dal Collegio universitario femminile «Don N. Mazza» di Verona tra il 2006 e il 2011: «Formazione alla re- Via Nosadella 6 40123 Bologna sponsabilità civile e all’impegno sociopolitico» (Bignardi, Grandis, D’An- Tel. 051 4290011 Edizioni Dehoniane Bologna CCXI IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 759 pp. 160 - € 11,50 Fax 051 4290099 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 A CURA DI 2-01-2013 18:48 Pagina CCXII ALBERT SCHMUCKI Formazione francescana oggi Corso di teologia spirituale 11 PREFAZIONE DI PAOLO MARTINELLI I Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna BADARACCHI L., Nate invisibili. Voci emerse dal silenzio, Paoline, Milano 2012, pp. 140, € 13,50. 9788831541619 FEDERAZIONE DELLE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA, Un patto per il futuro. Teologia, società e politica. A cura di P. Naso, Claudiana, Torino 2012, pp. 155, € 14,00. 9788870168945 vol. si riallaccia alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità di Italia da Iunalpoco concluse ed esce in un anno che vede la nostra nazione in preda a crisi soprattutto antropologica. Un paese, il nostro, che in tutta la sua pp. 520 - € 40,00 www.dehoniane.it COCICOM KIDS Beniamino racconta le storie della Bibbia breve storia unitaria non si è mai posto il problema teologico del patto. Tale traiettoria trova in Zwingli, in Calvino, in Althusius i fari che hanno concretamente offerto ai puritani e alla loro rivoluzione la possibilità di realizzare in modo compiuto la «teologia federale». Il vol., con gli interventi di diversi studiosi provenienti da differenti ambiti, si propone di esplorarla nei suoi punti chiave presentandola a una nazione che vive un delicato giro di boa per quanto riguarda il binomio cittadinanza-fede. FIORIN M., Finché la legge non vi separi. Perché la fabbrica dei divorzi sta distruggendo la nostra civiltà, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp. 222, € 12,90. 9788821575679 ifacimento del vol. La fabbrica dei divorzi del 2008, sostiene la tesi che R in Italia sia diventato troppo facile divorziare, e che ciò sia alla radice del dilagare di molti mali nella società. Piuttosto discutibile laddove prende per inoppugnabili l’esistenza e la diffusione della «sindrome da alienazione genitoriale» – che invece per gli psicologi sono decisamente controverse – e laddove sostanzialmente generalizza a favore dei padri come vittime del sistema, è invece condivisibile nei dieci richiami deontologici agli avvocati per essere soggetti attivi nella prevenzione e nella soluzione della conflittualità tra le coppie in crisi. IACONA R., Se questi sono gli uomini. Italia 2012. La strage delle donne, Chiarelettere, Milano 2012, pp. 256, € 13,90. 9788861903234 iornalista di Rai3, l’a. ha viaggiato per qualche mese per l’Italia per G raccogliere qualcuna delle storie di violenza che colpiscono le donne in Italia (137 uccise dai loro compagni o ex nel 2011), e che sono finite sui U EDB gelo); «La famiglia e le nuove sfide della società contemporanea» (Sartori, Donati, Pati, Ruscello, Butturini, Grandis, Landuzzi, Bernardi, Udali); «La Costituzione italiana: progetto di convivenza civile» (Frau, Garavaglia, Zamagni, Onida, De Siervo, Sorge, Zagrebelsky, Naso, Paronetto, Carlassare); «Essere italiani oggi. Per un’identità politica, culturale e religiosa» (card. Martino, Colombo, Ciotti, Corradini, De Giorgi, Delai, Costato, Crespi, Guerraggio, Feltrin, Vesti, De Rita). soldato o schiave di guerra, baby prostitute o lavoratrici, spose bambine e così via. «Se non ora, quando?», si chiedono organizzazioni non governative e associazioni che animano progetti di promozione umana al femminile. Conoscerli è il minimo. Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 na raccolta di sei libretti in cofanetto per raccontare in modo divertente e stimolante gli episodi più importanti della Sacra Scrittura. Ad accompagnare i piccoli lettori in questo viaggio ci sarà Beniamino, l’Angelo Bambino, che farà da cornice a ogni singolo episodio, spiegando e illustrando il concetto principale con una filastrocca. ibri del mese / schede abbastanza impressionante vedere messi in fila, e forniti di volti e noÈ mi, i dati relativi alla violenza sulle donne nel mondo attraverso femminicidi (aborti selettivi o forzati, infanticidi), matrimoni forzati, bambine l volume aggiunge un nuovo tassello al «Corso di teologia spirituale», analizzando il processo formativo alla vita spirituale in un’originale ottica francescana. I contributi degli autori, provenienti da ambiti e discipline differenti, testimoniano una sorprendente convergenza di temi e prospettive. «TEOLOGIA SPIRITUALE - SEZ. CORSO DI TEOLOGIA SPIRITUALE» L giornali. L’intenzione di denuncia è evidente e apprezzabile, ma forse non avrebbe guastato – al di là dello scavo nella vita delle vittime – uno sviluppo maggiore dell’analisi del fenomeno. MANCINI R., Dalla disperazione alla misericordia. Uscire insieme dalla crisi globale, EDB, Bologna 2012, pp. 107, € 11,50. 9788810411407 queste pagine l’a., propone «una riflessione articolata dal fondo di una Iabbiancondizione di crisi e in vista di una guarigione, di un cambiamento che la natura della conversione». Per arginare la paura e la disperazio- «PICCOLI IN ASCOLTO» 6 voll. (pp. 20 cad.) - € 22,00 Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Edizioni Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 Dehoniane Bologna www.dehoniane.it ( junior) ne che dimorano nella vita di molte persone, a motivo della crisi di dimensioni globali e della diffusa mentalità contraria al bene comune, diventa necessario individuare cambiamenti che consentano d’uscire dalla crisi riconfigurando lo spazio sociale. In tale contesto, uno «specchio maieutico» viene offerto dalla misericordia, che non è solo virtù di benevolenza, ma strumento di liberazione in grado di fare emergere le istanze della giustizia e la realtà della comunione, convertendo l’infelicità organizzata in una felicità condivisa. 760 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 CCXII 753-761_R205-213_schedine:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCXIII SARESELLA D., Cattolici a sinistra. Dal modernismo ai giorni nostri, Laterza, Roma – Bari 2012, pp. 285, € 22,00. 9788842097853 rienza è dunque possibile immaginare ulteriori sviluppi legislativi, un’ideale «Legge 181». on è operazione facile ricostruire quella fetta di cattolicesimo che dalN la fine dell’Ottocento a oggi è andata riconoscendosi nelle idee politiche della «sinistra». S. ne individua alcune: vi furono gli «assertori di DETTI E., Piccoli lettori crescono. Come avvicinare bambini e ragazzi alla lettura, Erickson, Trento 2012, pp. 134, € 14,50. 9788859000785 un’idea di Chiesa povera e vicina ai poveri»; altri, ritenendo possibile una netta separazione della «sfera religiosa da quella politica» si pensarono al contempo obbedienti alla Chiesa istituzionale e «insieme comunisti»; poi vi furono i «cattolici moderati che (…) ipotizzarono collaborazioni politiche con la sinistra»; infine, altri ancora che «cercarono di adoperarsi affinché l’associazionismo cattolico abbandonasse la sua dimensione militante e spesso politica». Tutti furono accomunati dal dibattito attorno a due temi: «l’unità politica dei cattolici» e il «confronto teorico tra marxismo e cristianesimo». VATTA B., Legami mobili - Mobile ties. Famiglie migranti nello spazio europeo del Novecento - Migrant families in Twentieth-century Europe, Forum editrice universitaria udinese, Udine 2012, pp. 156, € 18,00. 9788884207371 o i tratta del 2 numero della collana «Quaderni di Ammer», l’Archivio S multimediale della memoria dell’emigrazione regionale, che raccoglie documenti, foto e interviste sull’emigrazione friulana nel Novecento. In questo saggio – redatto in italiano e in inglese – si raccontano le storie di vita di tanti emigranti friulani, incentrandosi sul tema dei legami familiari e di come questi si modellassero in conseguenza delle separazioni. Emergono sorprendentemente degli elementi di continuità con la realtà contemporanea, facendo addirittura ritenere un’esperienza episodica il modello, oggi mitizzato, della famiglia cosiddetta «tradizionale» degli anni Cinquanta e Sessanta. Pedagogia, Psicologia BANDURA A., Adolescenti e autoefficacia. Il ruolo delle credenze personali nello sviluppo individuale, Erickson, Trento 2012, pp. 84, € 10,00. 9788859000273 n questo breve saggio, Albert Bandura, uno dei padri fondatori della psicologia cognitiva, spiega alcuni capisaldi della «teoria sociocognitiva e dell’agentività», intesa come capacità del soggetto d’agire in modo intenzionale, programmato, autoregolato e consapevole all’interno del contesto ambientale e dei suoi mutamenti che considera come un’opportunità. In questo quadro è dunque fondamentale l’autoefficacia, ossia la capacità d’agire in modo efficace, e avere un’alta percezione delle proprie abilità, in particolare per gli adolescenti e le sfide che essi incontrano. Più che «proteggere» è quindi importante «abilitare» i ragazzi. I BROCCOLI A., La comunicazione persuasiva. Retorica, etica, educazione, La scuola, Brescia 2012, pp. 221, € 15,50. 9788835028574 iversamente da quanto il titolo farebbe presagire, non si tratta delD l’ennesimo prontuario sulla comunicazione cosiddetta «efficace», ma di una riflessione teorica impegnativa sul problematico statuto epistemologico del linguaggio logico-matematico tradizionale, e sulla collegata rivalutazione della retorica, intesa come tecnica dell’argomentazione persuasiva. Ripercorrendo il pensiero di vari filosofi e teorici della comunicazione contemporanei, s’intende poi mostrare il legame utile e fecondo fra retorica, etica ed educazione, stante nella possibilità di perseguire la responsabilità e la cooperazione nella comunicazione. DE STEFANI R., TOMASI J., Psichiatria mia bella. Alla ricerca delle cure che Basaglia sognava, Erickson, Trento 2012, pp. 141, € 14,00. 9788859000211 alla promulgazione della Legge Basaglia – L. 180/1978 – il Servizio sanitario nazionale ha dovuto prendersi cura dei pazienti psichiatrici direttamente sui territori. Questo libro ci racconta, attraverso 11 storie personali, l’esperienza sviluppata a Trento negli anni ideando un innovativo approccio chiamato «fareassieme», che ha riscosso crescenti apprezzamenti in Italia e all’estero. Esso non cura i malati psichiatrici in isolamento bensì coinvolge anche le persone circostanti, a partire dai familiari, considerando entrambi dei soggetti competenti. A partire da questa espe- D CCXIII i diceva un tempo non troppo lontano che «il gusto per la lettura non si S può insegnare, ma si possono creare le condizioni affinché si possa sviluppare», afferma l’a. esperto sulle problematiche della lettura e dei nuovi mezzi di comunicazione. Tuttavia «grazie a una serie di ricerche, oggi si sa che nella vita ha maggiori possibilità di diventare buon lettore chi: 1. ha un più alto livello d’istruzione (…); 2. ha avuto genitori o adulti che gli hanno letto ad alta voce libri fin dalla prima infanzia; 3. ha avuto la possibilità di prendere fin dalla nascita confidenza con i libri (…); 4. ha respirato in famiglia un’atmosfera ricca di stimoli (…); 5. ha avuto una scuola che non si è preoccupata solo di presentare la lettura come dovere ma anche come piacere; 6. vive una vita partecipata e attiva (…) e sviluppa comportamenti di consumo diversificati verso gli altri media, i cosiddetti «nemici» del libro: dalla TV al computer, al telefonino, ai fumetti, ai videogiochi». Da leggere! NEGRI M., Lo spazio della pagina, l’esperienza del lettore. Per uan didattica della letteratura nella scuola primaria, Erickson, Gardolo (TN) 2012, pp. 271, € 22,00. 9788861375208 s’incentra sul rapporto fra il testo scritto, oggetto materiale, e i bamIdallelbini,vol.immagini. esplorando i percorsi immaginativi e creativi innescati dalle parole e Viene qui infatti raccontata una ricerca condotta su classi del 2o ciclo della scuola primaria e strutturatasi dapprima nella somministrazione ai bambini di questionari aperti e, in seguito, in un’esperienza di lettura e scrittura collettiva. I risultati sono stati per certi aspetti inattesi e hanno indicato piste per la didattica della letteratura che insistano sul piacere e la libertà del leggere, senza mirare alla ricerca dell’interpretazione «corretta». SCATAGLINI C., Il sostegno è un caos calmo. E io non cambio mestiere, Erickson, Trento 2012, pp. 110, € 13,00. 9788859000242 uello dell’insegnante di sostegno è un mestiere pieno di difficoltà e Q contraddizioni, ma anche di profonde soddisfazioni, in cui «niente è uguale due volte di seguito». Questo ci testimonia l’a., che esercita questa professione da 20 anni. Il racconto di episodi reali diventa un percorso per affrontare i tanti fattori che entrano in gioco nel mestiere: dal rapporto con gli alunni diversamente abili a quello coi compagni, i colleghi, i dirigenti scolastici, i genitori. Nonostante alcune importanti lacune della scuola pubblica a livello istituzionale, essa ha avuto il merito di aver fatto proprio il paradigma dell’integrazione di tutti gli alunni. ALBRECHT-SCHAFFER A., HAGL P., Bambini, in scena! 22 sceneggiature e giochi teatrali per la scuola dell’infanzia e primaria, Erickson, Gardolo (TN) 2012, pp. 106, € 18,50. 9788861379978 CODURI L., Educare il bambino con disabilità. Volume 3. Autonomia, relazioni e sessualità, Erickson, Gardolo (TN) 2012, pp. 250, € 18,00. 9788861379954 NERI M., Edith nel Paese degli spaventapasseri. Le avventure della sorellina di Alice, Erickson, Trento 2012, pp. 225, € 15,00. 9788859000051 SASSÉ M., Pronti, attenti, via! Giochi per il corpo e per la mente, Erickson, Gardolo (TN) 2012, pp. 160, € 18,00. 9788861379916 Ristampe GONZÁLEZ FAUS J.I., I poveri vicari di Cristo. Testi della teologia e della spiritualità cristiana. Antologia commentata, EDB, Bologna 22012, pp. 640, € 25,00. 9788810215210 KASPER W., Il Vangelo di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 22012, pp. 311, € 28,00. 9788839904614 SCHATZ K., Storia dei Concili. La Chiesa nei suoi punti focali, EDB, Bologna 32012, pp. 351, € 18,00. 9788810215203 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 761 L 762-764_R214-216_Libri_segnalazioni:Layout 2 2-01-2013 18:48 Pagina CCXIV L ibri del mese / segnalazioni F. STRAZZARI, FRAGMENTOS DI AMERICA LATINA. MARTIRI, PROFETI E CHIESE A RISCHIO, EDB, Bologna 2012, pp. 192, € 16. 9788810140703 I n un panorama editoriale, anche cattolico, sempre più restio a dar conto del cammino della Chiesa latinoamericana, il libro di Francesco Strazzari giunge quanto mai opportuno. Non solo, infatti, il volumetto contribuisce a colmare un vuoto d’informazione, ma soprattutto offre una chiave di lettura – forse non esaustiva, ma certamente rilevante – per comprendere le dinamiche ecclesiali di quel continente negli ultimi 30 anni: quella del conflitto tra «due linee pastorali: una che ascolta e vive accanto alla comunità locale, costituita dai poveri di Dio, sofferenti e indifesi, l’altra che si alimenta a modelli di potere, a collateralismi politici, a movimenti autoreferenziali, che privilegiano la massa e il formalismo rispetto alla verità e alla coscienza della persona». Con uno stile godibile e vigoroso, Fragmentos di America Latina ripercorre l’epoca che va dall’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso fino ai giorni nostri, attraverso una serie di istantanee proposte con diversi registri narrativi (reportage, interviste, approfondimenti ecc.) su momenti ed eventi effettivamente risultati decisivi (il «caso Boff», la IV Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano di Santo Domingo, la rivolta indigena nel Chiapas, la visita di Giovanni Paolo II a Cuba ecc.) per la Chiesa cattolica continentale. L’autore, inviato de Il Regno, alterna incontri con personalità, ricostruzioni storiche e cronache di vicende ecclesiali, cucendo fatti e personaggi non solo con grande competenza e «dal di dentro», ma soprattutto senza nascondersi dietro a finti irenismi e senza glissare su questioni scomode. Così, per esempio, dedica l’intervista a mons. Samuel Ruiz, vescovo di San Cristobal de Las Casas che si è conquistato una fama mondiale per la mediazione sui generis svolta tra il governo e l’Esercito zapatista di liberazione nazionale dopo l’insurrezione del 1994, non al conflitto politico e militare, ma alla costruzione in diocesi di una Chiesa autoctona: un tema meno noto, ma sul quale si gioca una delle sfide più significative per la Chiesa cattolica del futuro, quella di coniugare nella propria configurazione e strutturazione universalità e specificità locale, unità e pluralità o diversità. 762 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 E che pure l’ambito ecclesiale sia attraversato da conflitti, Strazzari non solo non lo nasconde, ma lo esplicita con realismo, affrancandosi dalla reticenza tipica di parte della pubblicistica cattolica, come nella presentazione del caso del vicariato apostolico di Sucumbíos, esploso nel 2011 per la sostituzione del carmelitano mons. Gonzalo Lopez Marañon con mons. Rafael Ibarguren, degli Araldi del Vangelo, e tuttora irrisolto. Il suo è uno sguardo informato e teso all’obiettività, ma non neutrale, e ciò non per pregiudizio ideologico od opzione politica, ma per istintiva sintonia e solidarietà con quanti hanno scelto di scommettere – e a volte perdere – la vita per testimoniare il Dio dei poveri. Di qui l’«emozione» dell’incontro con p. Jon Sobrino, il gesuita sopravvissuto, solo perché all’estero, alla strage di sei confratelli e due donne dell’Università centroamericana di San Salvador per mano dei militari nel 1989; o la simpatia che sprigiona la conversazione con dom Tomás Balduino, vescovo emerito di Goiás, in Brasile, fondatore del Consiglio indigenista missionario; o la lucida preoccupazione che emerge dall’articolata intervista a mons. Victor Corral, erede a Riobamba, in Ecuador, dell’incompreso mons. Leonidas Proaño, e di cui a sua volta Roma aveva accettato le dimissioni il giorno stesso del compimento dei 75 anni. Davvero fresco risulta il racconto di dom Josè Maria Pires, vescovo ultranovantenne di Paraiba e padre conciliare, sul Vaticano II, scorrendo tra memoria e futuro, con l’aneddotica di episodi curiosi nelle udienze di Giovanni XXIII ai vescovi brasiliani e la proposta di riforme, nello spirito del Concilio, per rendere effettiva la collegialità episcopale, ridurre almeno la differenza di trattamento tra uomo e donna nella Chiesa, mettere tutte le comunità cristiane in condizione di celebrare l’eucaristia anche a costo di rivedere la legge del celibato presbiterale. Al centro del libro, infine, spiccano i quattro capitoli dedicati alla Chiesa del Perù, con particolare attenzione per la presenza e l’azione del Sodalizio di vita cristiana, un movimento ecclesiale nato in quel paese negli anni Settanta in contrapposizione alla teologia della liberazione e simile ai Legionari di Cristo; nelle stesse pagine Strazzari pennella il ritratto della discussa figura del card. Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima e membro dell’Opus Dei, tornato recentemente alla ribalta per lo scontro con la Pontificia università cattolica del Perù (cf. Regno-att. 6,2012,197), conclusosi con la proibizione a quest’ultima, da parte della Santa Sede, dell’utilizzo del titolo di «pontificia» e di «cattolica» (decreto della Segreteria di stato dell’11.7.2012). Mauro Castagnaro P. DE BENEDETTI, M. GIULIANI, PORTARE IL SALUTO. I significati dello Shalom, Morcelliana, Brescia 2012, pp. 82, € 10,00. 978883722594 P arte vitale della relazione, il saluto è un’esperienza universale e attinente all’essenza stessa dell’uomo, «i saluti sono specie di credenziali con cui ci si accredita presso qualcuno, che li ascolta compiaciuto, che s’aspetta di essere riverito e accolto, anche se in realtà è il suo ascolto attento e comprensivo che accoglie non tanto il saluto in sé, ma il latore di quel saluto, l’ambasciatore del messaggio che il saluto, in vari modi veicola». Interessante questo libro di Paolo De Benedetti e Massimo Giuliani su un gesto quotidiano, un piccolo rito spesso compiuto automaticamente, che connota tutte le nostre giornate e che veramente potremmo definire centrale nel rapporto con l’altro: il saluto è «il primo e più elementare segno di riconoscimento di un legame e di una connessione», evidentemente preesistenti al saluto stesso, ma che tuttavia il saluto rende meritori di attenzione. La prima parte di questo lavoro è dedicata ai lineamenti per una fenomenologia del saluto con le pagine di Massimo Giuliani che propone una analisi dettagliata della presenza stratificata del saluto all’interno della nostra esistenza, a partire dal suo ruolo nella conoscenza dell’altro. Muovendo dalle etimologie della parola, l’excursus tocca poi diversi aspetti: dal portare il saluto al toglierlo, dal suo essere una mitzvà al cogliere gli elementi di un «penultimo» e «ultimo saluto» che ne sanciscono inequivocabilmente l’essenza relazionale. Ogni saluto è una berakhà, al pari della preghiera del mattino che a ogni risveglio recita il pio israelita, inaugura di nuovo un aspetto del nostro essere vivi e attivi «ogni saluto è una benedizione su chi sta per entrare di nuovo nel nostro mondo» (16). Tra i vari aspetti esaminati dall’autore, direi che vale soffermarsi sul portare il saluto di altri e sul togliere il saluto. Quante volte ci è capitato di portare a qualcuno che riteniamo a noi vicino, caro, importante, il saluto di un altro per il quale nutriamo gli stessi sentimenti? Giuliani afferma qui che sebbene il vicario abbia una posizione subalterna rispetto a colui del quale porta il saluto, il suo potere CCXIV 762-764_R214-216_Libri_segnalazioni:Layout 2 nel modellare il messaggio è assoluto, gli è dato di colmare uno spazio, quello tra il «mittente» e il «destinatario» e la riuscita di questo dipende dalla scelta delle parole che userà, così come dal loro tono vocale. Anche Dio parla al suo popolo mandando il «saluto» attraverso suoi messaggeri, i profeti, che fedelmente riferiscono, «ma che non scompaiono affatto nella loro missione; al contrario diventano spesso parte integrante del saluto stesso, del messaggio e della missiva di cui sono incaricati» (21). Altrettanto significativo mi sembra il togliere il saluto, che incarna meglio di ogni altro gesto il voler rompere, o interrompere, una relazione: significa voler negare tutto quel già esistente, vissuto, che il saluto ripristina ogni volta ab origine. Togliendo il saluto agiamo seguendo un giudizio di merito, spesso equivalente a una condanna; è come se dicessimo all’altro: «tu non sei degno del mio riconoscerti pari a me, legato a me e come me interconnesso da multipli legami sociali. Non salutandoti, con intenzione e in modo palese (…) il tu (…) viene spodestato dalla dignità (…) viene ucciso» (42). Allorché decidiamo, perché si tratta di un gesto di volontà deliberata, di togliere il saluto al nostro prossimo, facciamo un gesto anche contro noi stessi, attestando che abbiamo fallito «come esseri relazionali, che abbiamo rinunciato a concepirci in termini davvero umani e abbiamo ceduto al sostituto di ogni dialogo: il silenzio violento, la mano alzata per colpire nella forma della parola interrotta» (44). Nella seconda parte del testo, Paolo De Benedetti si sofferma sullo shalom come saluto messianico. La sua prima osservazione è che spesso diamo della pace una definizione negativa e passiva: «fare la pace» sta per smettere di fare la guerra, di litigare, ma è una visione limitata, povera, che guardando nella tradizione biblica e rabbinica dello shalom ebraico può essere riformata, ampliata, riletta in una luce nuova. All’interno della Scrittura la parola shalom denota una ampia serie di nozioni – benessere, salute, completezza, fortuna – che spesso indicano aspetti materiali più che spirituali. Il termine può essere legato all’andare in pace (cf. Gen 26,29), all’essere sepolto in pace (cf. Gen 15,15), al presentarsi come «messi di pace» (Is 33,7), si trova addirittura una pace degli empi, così come esiste naturalmente quell’accezione negativa di pace come assenza o contrario di guerra (cf. Qo 3,8). Non mancano neppure riferimenti allo shalom con un senso teologico, nei riguardi di Dio, mai però, sostiene un altro studioso, nella Bibbia lo shalom indica «pace interiore». È certamente di rilievo che alcune volte in luogo della parola shalom o insieme con 2-01-2013 18:48 Pagina CCXV questa appare la parola zedaqà, che potremmo tradurre con «giustizia». De Benedetti sostiene che si potrebbe dire «che la zedaqà la fa l’uomo, lo shalom lo fa Dio (…) e che se l’uomo non fa zedaqà, Dio non fa shalom» (69). Se lo shalom viene da Dio (ciò che sembra addentrandosi come fa l’autore anche nel pensiero rabbinico), dobbiamo forse limitarci ad aspettare che venga? – ci si chiede. «La risposta è nel Salmo 122,6: “Chiedete shalom per Gerusalemme”. Bisogna pregare per lo shalom, bisogna predisporsi allo shalom» (74). L’uomo in sé non è capace di fare shalom, ma può e deve essere imitatore di Dio che fa shalom. Come? Parlando di pace, sebbene non sempre coincida con l’essere operatori di pace, «il discorso di pace, soprattutto se è fatto da una persona pacifica, trova orecchi – e forse cuori – ben disposti» (78). Così, lo shalom dato all’uomo da Dio verrà a lui restituito, «non nell’accezione del talento non fruttato ma nel senso che Dio ha bisogno di essere “pacificato” dai “pacifici”» (79). Consiglierei di leggere questo libro ai cercatori di pace, a coloro che vivono nell’assenza di concordia, per aver tolto il saluto o essere oggetto di tale privazione; suggerirei di guardare ai sensi dello shalom nella Scrittura alla ricerca dei suoi molti aspetti e vorrei raccomandare di leggere queste pagine in abbinamento a un altro piccolo testo altrettanto denso, Silenzi di Sabino Chialà (Qiqajon, Magnano [BI] 2010), per capire come a rispondere della relazione con l’altro siamo chiamati noi uomini ogni giorno, a partire dai gesti apparentemente più semplici della nostra vita quotidiana. fine degli anni Settanta. Si tratta, in particolare de La vispa Teresa (fondata nel 1947 dai coniugi Pierotti Cei, edito dalla DEA e destinata a bambine), Primavera (fondata nel gennaio 1950 dalle Figlie di Maria ausiliatrice, diretta a giovani tra gli 11 e i 18 anni e dal 1979 al 2000, anno in cui termina le pubblicazioni, indirizzata a entrambi i sessi) e di Così (fondata nel Natale 1955 dalle Figlie di San Paolo, per adolescenti). Si aggiunge Il Giornalino (edito sempre da San Paolo) che, pur essendo rivolto a un pubblico di entrambi i sessi, aveva rubriche per bambine. L’indagine evidenzia come la difesa e la promozione dei principi cattolici venissero operate dalle testate in modi riconducibili ai diversi ambienti cattolici di cui erano espressione. La più rigida nella preservazione delle posizioni tradizionali sembra essere Primavera, che sin dall’inizio si era proposta di formare nelle lettrici «caratteri forti», per opporsi alla secolarizzazione della società. Soltanto dalla metà degli anni Settanta cominciò a veicolare una visione più moderna della donna, anche attraverso un dialogo attivo con le lettrici. Le altre riviste si differenziano da Pri- A CURA DI LUIGI GUGLIELMONI FAUSTO NEGRI «Un altro vedere» Lorena Spaziani Don Primo Mazzolari e la fede PREFAZIONE DI MONS. VINCENZO PAGLIA I. MATTIONI, DA GRANDE FARÒ LA SANTA. Modelli etici e valori religiosi nella stampa cattolica femminile per l’infanzia e la gioventù (1950-1979). Prefazione di Edoardo Bressan, Nerbini, Firenze 2011, pp. 240, € 22,00. 9788864340395 L a fede, per don Primo, era al tempo stesso adesione piena al vangelo e inquietudine di fronte al mistero. Uno stile che ha portato il parroco di Bozzolo a non accontentarsi mai di soluzioni «addomesticate», ma a mettersi in cammino alla ricerca di quel Dio che è sempre più grande dei progetti umani. I l volume mette a fuoco valori e modelli di comportamento veicolati a bambine e giovani da alcune riviste cattoliche a esse dirette tra il secondo dopoguerra e la «ITINERARI» www.dehoniane.it CCXV IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 763 pp. 144 - € 12,00 Via Nosadella, 6 40123 Bologna Tel. 051 4290011 Fax 051 4290099 762-764_R214-216_Libri_segnalazioni:Layout 2 L 18:48 Pagina CCXVI ibri del mese / segnalazioni mavera nel modo d’affrontare i problemi, più colloquiale o più problematico. Ma i contenuti di fondo restavano largamente condivisi. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tutte appaiono dirette a plasmare nelle bambine e nelle giovani comportamenti cristiani che dovevano, oltre che garantire la personale salvezza spirituale, prepararle al ruolo di mogli e madri ed edificare gli adulti con i quali venivano a contatto. L’«angelo del focolare» doveva infatti – se necessario – correggere i comportamenti del marito in senso cristiano. E questa configurazione del ruolo sociale della donna sottendeva l’idea – di più lontana origine nel cattolicesimo – secondo cui il cristiano (cattolico) era anche il miglior cittadino. Ma dall’assolvimento dei compiti da esso implicati ci si attendevano, nella contrapposizione tra cattolici e comunisti del secondo dopoguerra, ricadute più specifiche: orientare marito e figli verso comportamenti cristiani doveva rafforzare il fronte dei primi contro quello dei secondi. Il voto delle donne, del resto, era stato favorito dallo stesso Pio XII in funzione anticomunista. Nell’analisi della Mattioni, sino alla fine degli anni Sessanta il profilo di donna ideale di matrice cattolica aveva diversi tratti in comune con quello di matrice «borghese». Comune risulta, ad esempio, l’idea che la donna potesse lavorare solo se ciò non ostacolava il pieno assolvimento dei compiti familiari. Di questo dato di mentalità, e del suo cambiamento a partire dal Sessantotto nella società e – sia pure con maggiore lentezza e con numerosi distinguo – nella cultura cattolica, il volume evidenzia i riflessi sul piano giuridico e legislativo. L’oggetto dell’indagine condotta è d’indubbio interesse, investendo un ambito di ricerca ancora poco frequentato. L’attenzione prevalente dell’autrice per questioni di carattere pedagogico e sociologico appare tuttavia ridimensionare il contributo conoscitivo che dalla ricerca sarebbe potuto venire sul piano storico attraverso un più ampio ricorso alla bibliografia storiografica contemporaneistica sia di carattere generale sia di ambito storico-religioso – come ad esempio E. ASQUER , M. CASALINI, A. DI BIAGIO, P. GINSBORG (a cura di), Famiglie del Novecento. Conflitti, culture e relazioni, Carocci, Roma 2010 e P. MAZZOLARI, La Chiesa del Novecento e l’universo femminile, a cura di G. Vecchio, Morcelliana, Brescia 2006 – che avrebbe consentito di contestualizzare ed esaminare con maggiore profondità almeno alcuni dei numerosi problemi affrontati. Maria Paiano 764 2-01-2013 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 R. STELLA, EROS, CYBERSEX, NEOPORN. Nuovi scenari e nuovi usi in rete, Franco Angeli, Milano 2011, pp. 208, € 24,00. 9788856840056 D icono i dati che ben più della metà del traffico Internet, monitorato a livello mondiale, nonché un quarto delle ricerche effettuate tramite Google e gli altri «motori», hanno come oggetto materiali (foto, video, scritti) di natura pornografica. Difficile dunque dubitare che il web stia contribuendo significativamente a quel fenomeno di pornografizzazione dell’intera comunicazione di massa che è a tal punto avanzato da aver investito di sé, proprio negli scorsi giorni, perfino un funerale cristiano, quello del notissimo industriale italiano della pornografia, Riccardo Schicchi. È appunto della «pornografizzazione», e del ruolo assunto in essa dal web, che si occupa questo saggio del sociologo Riccardo Stella. Egli torna così a fare della pornografia oggetto di uno studio scientifico dopo vent’anni dall’aver pubblicato, sempre presso Franco Angeli, L’osceno di massa (1991); e lo fa partendo dal presupposto che indagarla in quanto fenomeno, e fenomeno collettivo, vada distinto dall’analizzarne gli aspetti che ne fanno un problema (74-75). Senza per questo pretendere per la propria ricerca uno statuto di «terzietà» che questo oggetto non consente; piuttosto proponendo sin dall’inizio, e argomentando lungo l’intero volume, la chiave di lettura dell’«ambivalenza», che riguarda tanto il consumo e la produzione di pornografia «al tempo della rete», quanto la condanna e il disgusto che essa può suscitare (17). Spiega l’a. nella prima parte, su cui mi soffermerò maggiormente, che il termine «pornografizzazione» identifica in prima battuta «il processo che negli ultimi anni», in virtù dell’accesso facile, illimitato e riservato consentito da Internet, «ha contraddistinto la diffusione e la penetrazione sociale della pornografia» (21); ma aggiunge che la massificazione dell’hard-core ha invaso tutte le culture visive e le pratiche mediali, così che, in senso estensivo, si può definire tale «l’esposizione apparentemente incontenibile che i media fanno, non solo del sesso, ma di tutto ciò che dovrebbe rimanere celato dietro a veli di pudore personale o collettivo» (24). Qualcosa su cui, pensando ai media italiani, non credo ci sia bisogno di offrire esempi. Si può poi parlare di pornografizzazione anche in riferimento al «sovrapporsi di codici, più o meno esplicitamente hard, con settori della comunicazione e dell’arte che li reinterpretano secondo i propri canoni espressivi» (27), come accade in particolare nel cinema, ma anche nella pubblicità e persino nell’informazione. Di qui, ancora estendendo il concetto, Stella evidenzia una sorta di «secolarizzazione dell’hard-core», conseguente al fatto che «il mainstream dei media tradizionali è ormai segnato da stili e linguaggi», quelli della «spettacolarizzazione del mondo», che hanno consentito anche (non solo) alla pornografia di «accreditarsi e rivendicare un ruolo esterno al proprio ghetto» (32-36). Dopo aver ripercorso, ancora nella prima parte, la storia della letteratura specialistica sulla pornografia e quella dell’evoluzione tecnologica dell’hard-core fino a Internet, che contiene, riciclato in digitale, «tutto l’universo del porno» che l’ha preceduto, il vol. passa – nella seconda parte – ad analizzare la più recente «novità» che Internet ha portato con sé in ordine alla pornografia, ovvero la produzione amatoriale, spontanea e dilettantistica di video pornografici, con la conseguente intercambiabilità tra produttori e consumatori che di per sé caratterizza ormai l’intero sistema della comunicazione digitale. Nella terza parte, infine, alla luce anche dei risultati di alcune verifiche empiriche che lo stesso web ha reso possibili in termini prima impensabili (137-168), il vol. analizza qualche «modello di consumo» pornografico. È a maggior ragione in questi altri ambiti, più empirici, della ricerca che la chiave dell’«ambivalenza», proposta all’inizio, si ripropone come la più adatta per affrontare il fenomeno. Raccogliendo sotto la definizione di Neoporn l’insieme delle modificazione prodotte sulla pornografia da Internet proprio attraverso il prevalere dell’«amatoriale» sul «professionale», Stella ne descrive, dettagliatamente, i caratteri salienti, mettendo l’accento soprattutto su un dato: pur conforme alla prevalente domanda «maschile», esso presenta una «presa di parola» dei «perversi polimorfi» tanto vasta e articolata quale mai si era offerta all’osservazione e allo studio (cf. 100-109): tanto che, con i suoi rischi e pericoli (cf. 114-126), il Neoporn costituisce «un intenso, ampio, immaginifico universo di pratiche e di desideri di condivisione che ha cambiato definitivamente la pornografia, sin nella sua struttura economica, e che non è detto non riesca a cambiare anche la relazione di alcuni di noi col sesso» (134). Guido Mocellin CCXVI 765-766_profilo:Layout 2 2-01-2013 18:49 Pagina 765 p ROFILO “ Pier Cesare Bori (1937-2012) Imago Dei La ricomposizione possibile di una vita ricca e tumultuosa È difficile proporre un ricordo originale di Pier Cesare Bori. Lo è per molti motivi, uno dei quali è che lui stesso, in due occasioni, ha scritto ampiamente di sé: una prima volta in maniera più indiretta, una seconda in modo diretto. Si tratta di Incipit. Cinquant’anni cinquanta libri (1953-2003) (Marietti, GenovaMilano 2005) e dell’estremo CV 1937-2012 (il Mulino, Bologna 2012), testo scritto negli ultimi mesi di vita, fra una chemio e l’altra, e uscito postumo poche settimane dopo la morte dell’autore avvenuta il 4 novembre. In quei due libri sembra esserci tutto, senza che ciò ci consenta di circoscrivere la singolarità di questa figura; anzi dalla loro lettura essa viene rafforzata e consegnata a una specie di inafferrabilità. Si tratta, comunque, di due testi-documento imprescindibili per tutti coloro che desiderano capire qualcosa di lui. La vita come relazione Bori, per molteplici aspetti, fu un «cittadino del mondo» nel senso classico del termine; lo fu per le tante lingue e le tante culture studiate, lo fu per i numerosi luoghi europei, americani, nordafricani e asiatici in cui soggiornò nel suo inesausto indagare, lo fu per un desiderio di universalità cercato attraverso una pluralità di vie,1 lo fu anche per le critiche mosse alla «incolta monocultura» italiana da lui definita «cattolica-miscredente». La sua morte, però, è tragicamente imputabile alla sua terra d’origine, Casale Monferrato. Per vari decenni nel suo corpo si annidò un frammento della «mala polvere». La microscopica particella di amianto alla fine chiese il conto e fu inesorabile nel riscuoterlo. La constatazione ci sbigottisce perché induce a pensare a quanti decessi ci potrebbero ancora essere: se nel Monferrato si muore ancora di eternit, che ne sarà a Taranto? Nel caso di Bori vi è il fattore, che vale per lui come per tutti, legato alla costrizione di essere figli della propria terra. Un non amputabile cordone ombelicale ci connette alle nostre origini. Molte sono le sue filiazioni, comprese quelle (a volte terribili) insite in una memoria biologica, filogenetica, ontogenetica o ambientale che sia. Per quale motivo Bori volle scrivere di sé? La domanda non è irrispettosa perché lui stesso la riporta all’inizio del suo ultimo libro, contraddistinto dal titolo ironico verso di sé e affettuoso verso i giovani di CV. Perché stendere un curriculum vitae indirizzato non già al futuro dell’attività lavorativa, ma al passato-futuro di ricordi da trasmettere? Un cenno di risposta lo si trova dentro una parentesi (luogo in se stesso simbolico); là Bori replica a una giovanile perplessità relativa al tanto «io» presente nelle sue pagine. Lo fa in modo allusivo, servendosi di un verbo al condizionale: «La risposta sarebbe in una direzione a cui solo accenno: che la vita è un insieme di relazioni, qui l’io è solo inizio e invito a inoltrarvisi».2 Le pagine successive lo avrebbero mostrato in svariate maniere, compresi i molti nomi di persona e le molte lettere spedite o ricevute ivi riportate.3 Relazioni, appunto. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 765 765-766_profilo:Layout 2 2-01-2013 18:49 p Pagina 766 “ Pier Cesare Bori ROFILO E io? Io ero spaccato La sollecitazione esterna, in realtà, non era che un’eco di una domanda interna posta già all’inizio di Incipit: «E io? E le mie cose? E poi? Poi invece ho parlato a me stesso e ho ricordato l’insegnamento antico e diffuso: quanto più aprirai la mano e lascerai andare tutto quel che sei o ti appartiene, tanto più ti troverai connesso alla vita, agli altri. Tanto più resterai con loro».4 Siamo solo sulla soglia, eppure lo sguardo gettato è sufficiente ad affermare che le inquietudini avvertite da ognuno di noi sono state pienamente assunte da Bori al fine di trasformarle in stimoli di ricerca e, ancor di più, in occasioni per costruire relazioni interumane. Tutto ciò non è altro che etica. Un’antica domanda ebraica si chiedeva se fosse più grande lo studio o la pratica. I pareri furono a lungo discordanti, infine si trovò un accordo affermando che era più grande lo studio perché porta alla pratica. Potrebbe essere un detto capace di riassumere la vita di Pier Cesare. Un titolo di una sua opera, per così dire programmatica, lo evoca chiaramente: Per un consenso etico tra culture (Marietti, Genova 21995). Se si passa attraverso l’elencazione delle tappe del CV il disorientamento sembra inevitabile. Il curriculum più che ricco appare tumultuoso. Basta esporne alcuni degli snodi principali per restare, sulle prime, sconcertati: dopo l’infanzia e l’adolescenza, l’approdo agli studi giuridici sulla scia del padre, l’impegno nella FUCI, la vocazione sacerdotale, la laurea in giurisprudenza, l’inizio degli studi teologici a Roma (il Lombardo, ma anche il Russicum), l’ordinazione, il Biblico, ma anche le prime «esperienze pastorali», la costruzione di una comunità sacerdotal-laicale nel clima dell’immediato post-concilio, una possibile suggestione monastica, l’insofferenza per l’istituzione e l’incontro con Elena, la richiesta di riduzione allo stato laicale, il matrimonio e la nascita di tre figli, l’approdo all’Istituto per le scienze religiose di Bologna (ritrovato nella parte finale della vita dopo un distacco ventennale), la carriera universitaria, i poli di interesse che lo portarono, nel tempo, verso la Russia, il Maghreb e la Cina e alle rispettive lingue, la psicoanalisi praticata come paziente e indagata come studioso, l’impegno come dirigente di Amnesty International, l’approdo alla Società degli Amici (quaccheri) a cui si affiancò, in seguito, una pratica meditativa di ispirazione più orientale (vipassana), i viaggi e i soggiorni di studio in vari angoli del pianeta, i libri, i convegni e i seminari, ma pure un lungo lavoro culturale nelle carceri, l’interesse profondo per Pico della Mirandola e per l’homo come imago Dei,5 la continua vicinanza ai giovani e la grande quantità di relazioni umane instaurate. In tutte queste svolte si avverte, però, la presenza di un filo che unisce quanto sembrava destinato a un’inevitabile dispersione. Se teoricamente Bori pensò all’universalismo come molteplicità di vie, nella pratica della sua vita affermò l’unità non semplicemente attraverso la plu- 766 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 ralità ma anche nella spaccatura. Non oseremmo affermarlo se non fosse lui stesso a dirlo: «Come già accennavo la spaccatura aveva marcato tutta la mia vita, che sembrava tutta vanamente impegnata a colmarla. Ero “spaccato” (…). Cristianesimo, ebraismo, islam, buddhismo: mistica o mondanità, monachesimo o laicità, cattolicesimo umanista ed essenzialità quacchera, rinuncia alla bellezza e via della bellezza. Tante possibilità che si delineano anche in volti di amici così diversi tra loro, pure tutti affabili. Preghiera o meditazione. Ecco, volevo dire che intravedo adesso – nell’unità della mia vita concreta e nella connessione di questa con tutte le altre vite – una ricomposizione possibile. Forse è giusto che la si intraveda solo ora, verso il termine, mentre in itinere le divisioni restano, e del resto chissà quali prove e tentazioni mi e ci attendono ancora. Ma è importante indicare che questa unità è possibile, indicare una direzione».6 L’amicizia concorde La fiducia profonda nella luce che illumina ogni essere umano e nell’imago Dei in lui impressa si riflette nelle parole conclusive di CV (poste subito dopo quelle ora citate): «È possibile – dico ancora questo, che è vitalmente importante – imparare a vivere nella tranquilla e continua transizione dall’invocazione per tutto quello che non siamo e non abbiamo ancora (Luca 10,13)7 alla contemplazione in cui, ben saldi nell’imago Dei, guardiamo consapevoli, sorridendo, al trascorrere della figura di questo mondo».8 Poi vi sarà l’approdo ultimo. Lo si può indicare con parole di Pico da cui Pier Cesare dichiara di sentirsi sempre interiormente mosso: «È questa la santissima pace, l’unione inseparabile, l’amicizia concorde, per cui tutte le anime in quell’unica mente che è al di sopra di ogni mente, non solo si accordano, ma, in un certo modo ineffabile, si fondano intimamente in una sola».9 Piero Stefani 1 Cf. P.C. BORI, Universalismo come pluralità di vie, Marietti 1820, Genova 2004. Una Bibliografia completa delle sue opere si trova in appendice a P.C. BORI, CV 1937-2012, il Mulino, Bologna 2012, 155-165. 2 BORI, CV, 8. 3 Presso la Fondazione per le scienze religiose di Bologna si trova il fondo Bori, che conserva una documentazione scritta a iniziare dal 1953. Essa comprende migliaia di lettere, prime redazioni di lavori e ricerche varie, documenti personali, due diari giovanili, un diario di lavoro a partire dal 1989, alcune migliaia di foto. 4 BORI, Incipit, 12 5 Cf. A. MELLONI, R. SACCENTI (a cura), In the Image of God. Foundations and Objections within the Discourse on Human Dignity. Proceedings of the Colloquium at Bologna and Rossena (July 2009) in Honour of Pier Cesare Bori, Lit Verlag, Berlin 2010. 6 BORI, CV, 151-152. 7 «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite». 8 BORI, CV, 152. 9 Citazione di PICO DELLA MIRANDOLA in BORI, CV, 143. 767_diario:Layout 2 2-01-2013 15:16 Pagina 767 diario ecumenico NOVEMBRE Italia – Evangelici e battisti. Dal 1° al 4 novembre si svolge a Roma e a Pomezia la XVI Assemblea della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI), sul tema «Si spezzino le catene della malvagità (Is 58,6)». Essa riconferma per un triennio il pastore Massimo Aquilante alla presidenza dell’organismo interdenominazionale che in Italia raggruppa le Chiese protestanti storiche. Viene approvato un documento su Gli evangelici nello spazio pubblico (cf. Regno-att. 20,2012,662). L’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI), che tiene a Chianciano Terme dal 22 al 25 novembre la sua XLII Assemblea col motto «L’ora del grano» (un riferimento alla parabola evangelica del seme che cresce da sé), riconferma alla presidenza del proprio Comitato esecutivo il pastore Raffaele Volpe e approva il nuovo regolamento che recepisce la modifica dell’Intesa con lo stato italiano approvata dal Parlamento a luglio. Dal 2013 l’UCEBI sarà tra le confessioni e religioni finanziate dallo stato, ma solo per finalità umanitarie, sociali e culturali, e avrà accesso alla ripartizione della quota dell’8 per mille derivante sia dalle scelte espresse sia da quelle non espresse. Egitto – Tawadros dopo Shenouda. Il successore di Shenouda III (morto il 17 marzo) alla guida dei copti ortodossi è Tawadros, il cui nome viene sorteggiato il 4 novembre come nuovo patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa. Cf. Regno-att. 20,2012,697. Bulgaria – Muore il patriarca Maxim. Il 6 novembre si spegne a Sofia a 98 anni il patriarca Maxim di Bulgaria, leader della Chiesa ortodossa bulgara, una Chiesa autocefala che conta 6,5 milioni di fedeli nel paese e circa 2 milioni all’estero. Maxim era il più anziano tra tutti i primati delle Chiese ortodosse autocefale, e aveva guidato la sua Chiesa per 40 anni, dalla dittatura comunista alla transizione democratica del dopo 1989. I suoi legami con il regime gli erano valsi nel 2004 gli attacchi frontali e la ribellione di un nutrito gruppo di preti «riformisti», che avevano dato vita a Vienna – Centro internazionale per il dialogo interreligioso. Viene inaugurato a Vienna il 26 novembre da re Abdullah bin Abdulaziz il Centro internazionale per il dialogo interreligioso e interculturale, eretto su iniziativa del Regno dell’Arabia Saudita, della Repubblica austriaca e del Regno di Spagna. La Santa Sede partecipa come osservatore. Nell’occasione il direttore della Sala stampa vaticana, p. Federico Lombardi, spiega: «È importante osservare che il nuovo Centro non si qualifica come un’istituzione propria del Regno dell’Arabia Saudita, ma come organizzazione internazionale indipendente, riconosciuta dalle Nazioni Unite, e costituita da tre stati fondatori, due dei quali con antiche tradizioni cristiane. Si tratta quindi di un’opportunità e di uno spazio di dialogo di cui è giusto trarre vantaggio e in cui è bene essere presenti per mettere ulteriormente a frutto l’esperienza e l’autorevolezza della Santa Sede nel campo del dialogo interreligioso. Lo status di osservatore fondatore è il più adatto a garantire tale presenza, rispettando la natura propria della Santa Sede e consentendole di esprimere le proprie aspettative» (Vatican information service, 23.11.2012). A rappresentare la Chiesa cattolica sarà p. Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. un proprio Sinodo. Lo scisma si era ricomposto nel 2010. In aprile di quest’anno gli archivi dei servizi segreti della Bulgaria comunista avevano rivelato che tra gli 11 (su 15) vescovi del Santo Sinodo che figurano nelle liste dei collaboratori del regime comunista non c’era Maxim. In cinque anni l’ortodossia dell’Est europeo ha rinnovato gran parte della sua leadership, dopo la morte dei patriarchi Teoctist (Romania, 2007), Alessio II (Russia, 2008), Pavle (Serbia, 2009). Chiesa d’Inghilterra – Nuovo primate e nuova crisi sulle donne vescovo. Il 9 novembre il primo ministro inglese David Cameron annuncia che il prossimo arcivescovo di Canterbury e primate della Chiesa anglicana inglese sarà Justin Welby, attualmente vescovo di Durham. Il 20 novembre il Sinodo della Chiesa d’Inghilterra boccia la misura che deve garantire la supervisione episcopale alle parrocchie che non accettano di avere un vescovo donna. Cf. Regno-att. 20,2012,661. Dialogo cattolici-protestanti – Giubileo della Riforma. La celebrazione dei 500 anni dall’inizio della Riforma protestante (1517-2017) avrà, nelle intenzioni delle Chiese protestanti e della Santa Sede, una valenza ecumenica, anche se i contorni di essa non hanno ancora preso una forma chiara. Al termine dell’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che si svolge dal 12 al 16 novembre, il presidente del dicastero vaticano card. Kurt Koch afferma alla Radio vaticana che la commemorazione comune dovrà consistere in un atto penitenziale, perché la Riforma ha avuto conseguenze storiche terribili, per quanto non volute. Al termine del Sinodo della Chiesa evangelica luterana unita di Germania (VELKD), ai primi di novembre, il segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM) Martin Junge sottolinea maggiormente la dimensione di celebrazione e ringraziamento per i frutti della Riforma. Le due confessioni hanno redatto insieme un documento, Dal conflitto alla comunione: la commemorazione comune luterano-cattolica ella Riforma nel 2017, che non è ancora stato reso pubblico. Serbia e Croazia – Scontro tra i vescovi su Ante Gotovina. Il verdetto di assoluzione per Ante Gotovina e Mladen Marka , che la Corte d’appello del Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia emette il 16 novembre, suscita reazioni polarmente opposte tra i vescovi cattolici croati e quelli ortodossi serbi. Cf. Regno-att. 20,2012,662. Dialogo tra cattolici e musulmani sciiti. Dal 19 al 21 novembre si tiene a Roma l’VIII Incontro tra il Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e il Centro per il dialogo interreligioso dell’Organizzazione per la cultura e le relazioni islamiche (ICRO), sul tema «Cooperazione cattolica e musulmana nella promozione della giustizia nel mondo contemporaneo», sotto la presidenza congiunta del card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio, e di Mohammad Bagher Korramshad, presidente dell’ICRO. Al termine viene pubblicato un comunicato congiunto in cui entrambe le parti esprimono la loro preoccupazione per le sfide attuali come la crisi economica, quella ecologica, l’indebolimento della famiglia come istituzione basilare della società e le minacce alla pace mondiale. Il prossimo colloquio, preceduto da una riunione preparatoria, avrà luogo a Teheran, in Iran, tra due anni. Daniela Sala IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 767 a 768_agenda:Layout 2 2-01-2013 15:17 Pagina 768 agenda vaticana NOVEMBRE Sciarpelletti. Il 10 novembre il Tribunale vaticano sentenzia «l’imputato Sciarpelletti Claudio (tecnico informatico in servizio alla Segreteria di stato; ndr) colpevole del delitto ascrittogli per avere egli aiutato a eludere le investigazioni dell’autorità» (in riferimento al trafugamento di documenti dalla scrivania papale da parte di Paolo Gabriele, aiutante di camera del papa condannato a tre anni di reclusione il 6 ottobre, dimezzati in accoglimento di attenuanti; ndr) e «lo condanna alla pena di mesi quattro di reclusione», ridotti a due per attenuanti generiche; con sospensione della pena per cinque anni. Cf. in questo numero a p. 734. Burundi. Il 7 dicembre viene firmato un accordo quadro con la Repubblica del Burundi che «definisce e garantisce lo statuto giuridico della Chiesa cattolica e regola vari ambiti, tra cui il matrimonio canonico, i luoghi di culto, le istituzioni cattoliche di istruzione e di educazione, l’insegnamento della religione nelle scuole, l’attività assistenziale-caritativa della Chiesa, la cura pastorale nelle forze armate e nelle istituzioni penitenziarie e ospedaliere, e il regime patrimoniale e fiscale». Accademia di latinità. Con la lettera apostolica in forma di motu proprio Latina lingua il papa istituisce il 10 novembre la Pontificia accademia di latinità per la promozione e la valorizzazione della lingua e della cultura latina e dichiara estinta la fondazione Latinitas istituita da Paolo VI nel 1976. L’Accademia dipenderà dal Pontificio consiglio della cultura, presieduto dal card. Ravasi, avrà come presidente il prof. Ivano Dionigi, rettore dell’Università di Bologna, e come segretario il salesiano don Roberto Spataro. Cf. Regno-doc. 21,2012,645. Ratzinger dagli anziani. «È bello essere anziani», dice il papa il 12 novembre in visita a una «casa famiglia» per vecchi – gestita sul Gianicolo dalla Comunità di Sant’Egidio –, presentandosi come «anziano in visita ai suoi coetanei». Richiamandosi all’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni Benedetto chiede un «maggiore impegno» alle famiglie e alle istituzioni perché gli anziani siano aiutati a «rimanere nelle proprie case», ammonendo che «la qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune». Benedetto esorta infine i cattolici ad adoperarsi per «far comprendere come la Chiesa sia effettivamente famiglia di tutte le generazioni, in cui ognuno deve sentirsi a casa». Mea culpa per i 500 anni della Riforma. Parlando il 16 novembre alla Radio vaticana, a conclusione della plenaria del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, il card. Kurt Koch, presidente del dicastero, propone – in riferimento alle Chiese riformate che stanno preparando le celebrazioni del 2017 per i 500 anni della Riforma – «una celebrazione penitenziale comune nella quale riconosciamo insieme le nostre colpe, perché il fatto che la Riforma non abbia raggiunto il suo scopo, e cioè il rinnovamento della Chiesa, ricade nelle responsabilità di entrambe le parti: le ragioni sono di ordine teologico e politico. Riconoscerlo e perdonarsi vicendevolmente per tutto questo, trovo che sarebbe un gran bel gesto». L’infanzia di Gesù. Il 20 novembre viene pubblicato – in coedizione Rizzoli - Libreria editrice vaticana – L’infanzia di Gesù, il terzo volume scritto dal papa sotto il titolo generale Gesù di Nazaret. Firmato «Joseph Ratzinger – Benedetto XVI» come già i precedenti, 768 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 tratta dei «Vangeli dell’infanzia» e intende porsi – dice l’autore nella premessa – «come piccola sala d’ingresso ai due precedenti volumi». Il primo trattava della vita pubblica «dal battesimo nel Giordano fino alla trasfigurazione» (2007), il secondo andava «dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione» (2011). Nuova guerra di Gaza. «Seguo con grave preoccupazione l’aggravarsi della violenza tra gli israeliani e i palestinesi della Striscia di Gaza. Insieme al ricordo orante per le vittime e per coloro che soffrono, sento il dovere di ribadire ancora una volta che l’odio e la violenza non sono la soluzione dei problemi. Inoltre, incoraggio le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato. Esorto anche le autorità di entrambe le parti ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine a un conflitto con ripercussioni negative in tutta la Regione medio-orientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e di riconciliazione»: così il papa il 21 novembre, all’udienza generale, in riferimento alla nuova guerra di Gaza. Cf. in questo numero a p. 726. Da Monterisi ad Harvey. Il 23 novembre il papa nomina arciprete della basilica di San Paolo fuori le Mura l’arcivescovo statunitense e neocardinale (vedi sotto) James Michael Harvey, dal 1998 prefetto della Casa pontificia. Subentra al card. Francesco Monterisi, 78 anni, in carica dal 2009. Concistoro. Il 24 novembre si tiene il Concistoro per la creazione di sei cardinali, tutti extra-europei, annunciati il 24 ottobre. «Attraverso questo Concistoro – aveva detto il papa il 27 ottobre, intervenendo per l’ultima volta al Sinodo sulla nuova evangelizzazione – desidero porre in risalto che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, e pertanto si esprime nelle varie culture dei diversi continenti. È la Chiesa di Pentecoste, che nella polifonia delle voci innalza un unico canto armonioso al Dio vivente». Il Concistoro del 18 febbraio scorso era stato segnalato dai media come eurocentrico e curiale, avendo creato 22 cardinali, dei quali 18 europei e 10 curiali. Cf. Regno-att. 20,2012,656. Palestina osservatore all’ONU. Il 30 novembre l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva a maggioranza la Risoluzione che promuove la Palestina a Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite. Una nota vaticana afferma che «la Santa Sede ha seguito direttamente e con partecipazione i passi che hanno condotto a questa importante decisione, sforzandosi di rimanere al di sopra delle parti e di agire in linea con la propria natura religiosa e la missione universale che la caratterizza, nonché in considerazione della sua attenzione specifica alla dimensione etica delle problematiche internazionali; la Santa Sede ritiene inoltre che la votazione odierna debba essere inquadrata nei tentativi di dare una soluzione definitiva, con il sostegno della comunità internazionale, alla questione già affrontata con la Risoluzione 181 del 29 novembre 1947 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (…); la votazione odierna manifesta il sentire della maggioranza della comunità internazionale e riconosce una presenza più significativa ai palestinesi in seno alle Nazioni Unite. In pari tempo, è convinzione della Santa Sede che tale risultato non costituisca, di per sé, una soluzione sufficiente ai problemi esistenti nella regione: a essi, infatti, si potrà rispondere adeguatamente solo impegnandosi effettivamente a costruire la pace e la stabilità nella giustizia e nel rispetto delle legittime aspirazioni, tanto degli israeliani quanto dei palestinesi». Cf. in questo numero a p. 726. Luigi Accattoli 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 769 S studio del mese Metafora e mito della scienza medica Uomo-macchina, macchina-uomo L’uomo come un’officina industriale: il disegno forse più famoso del medico tedesco Fritz Kahn (Berlino 1888, Ascona 1968). Personaggio eclettico, visionario e cosmopolita (riuscì a rifugiarsi negli Stati Uniti sfuggendo alla persecuzione nazista antisemita grazie all’aiuto di Albert Einstein) , si dedicò alla divulgazione medico-biologica estremizzando l’analogia uomo-macchina. Il primato del paradigma biologico nella moderna scienza medica, favorito dal progressivo affermarsi delle metafore dell’uomo come «macchina» e della patologia come «guasto», sta oscurando l’importanza della «medicina clinica» e riducendo l’investimento economico e umano in questo settore. La centralità della relazione medico-paziente, i mezzi empirici che nel singolo caso bisogna provare, le finalità stesse della disciplina orientata alla soluzione di casi particolari sembrano agli antipodi della ricerca di «oggettività» e «predicibilità» delle scienze moderne. Il mancato riconoscimento di scientificità del sotteso paradigma psicocomportamentale, segnalato dallo sviluppo della letteratura medica e della formazione accademica, sta determinando una divaricazione tra i «bravi» (biomedicina) e i «buoni» (medicina fisica e riabilitativa) e un conseguente declino della medicina clinica. Solo una critica del modello scientifico dominante e una formazione del medico capace di ritornare dal primato della «prestazione» all’importanza della «relazione» potrà invertire la tendenza. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 769 S tudio del mese 769-778_dos:Layout 2 770 2-01-2013 15:18 Pagina 770 L’ U O M O È U N A M ACC H I N A B I O L O G I C A ? Dai tempi di Icaro la macchina manifesta la volontà di potenza dell’uomo; essa rappresenta la possibilità di dominare la realtà e di attenuare l’angoscia di fragilità e di morte. L’immagine di macchina si associa anche all’idea di piena conoscenza dello strumento e di perfetta prevedibilità dei suoi comportamenti. Essa implica la percezione di controllo da parte del suo utilizzatore o almeno del suo creatore. La macchina può subire insuccessi, ma questi sono errori rimediabili con tempo e risorse. La macchina ha sempre implicato anche il concetto di artificialità, di pseudo-vita. Tuttavia l’osservazione degli animali e di se stesso ha sempre suggerito all’uomo che i viventi potessero essere anch’essi macchine, benché animate:1 il cavallo o lo schiavo che trasportano carichi e la mucca che produce latte sono esempi lampanti. L’evidenza di «vita» in questo particolare tipo di macchine deriva dall’osservazione di una quota di imprevedibilità nei loro comportamenti, dal sapere che esse possono nascondere autodeterminazione e dall’osservazione di un loro divenire spontaneo, dalla nascita alla morte alla decomposizione. Le macchine sono da sempre un prodotto umano ma quando «cominci l’uomo» è argomento non ancora esaurito dal punto di vista scientifico. A parte caratteristiche anatomiche, su cui molto si discute, rispetto ai suoi cugini primati il genere homo dovrebbe avere una caratteristica peculiare, ovvero la coscienza di sé. Gli antropologi nel rinvenire resti di antichi primati forse umani inferiscono senza esitazioni la coscienza dalla presenza di oggetti ornamentali o di riti funerari. Verso quali lidi la specie umana attuale evolva è ancora un vivace tema para- o fanta-scientifico. Per quanto attiene il futuro, ormai si propongono visioni «post-umane» basate sulla possibilità di una vita puramente «mentaleinformativa» in cyber-spazi virtuali (si pensi al fortunato film Matrix). Questi mondi informatici ricordano la «noosfera» sovrapposta alla biosfera prefigurata dal gesuita-paleontologo Pierre Teilhard de Chardin.2 Il dubbio di non avere l’esclusiva della coscienza di sé è una spina nel fianco dell’uomo. La scienza tiene ancora aperto il dibattito sull’«autocoscienza degli animali».3 L’autocoscienza delle macchine è un classico tema fantascientifico, ma ormai ha raggiunto la dignità di ipotesi non fantasiosa negli ambienti scientifici. Costruire una macchina autocosciente significherebbe diventare Dio – ambizione mai sopita dai tempi di Adamo – poiché significherebbe nella sostanza costruire un uomo, realizzazione massima della Creazione. Il tema ricorre in tutta la breve storia umana segnata dalla scrittura (circa 6.000 anni) e probabilmente anche nel lunghissimo periodo di «storia prima della storia» (100.000 anni e più)4 dell’attuale homo sapiens sapiens, periodo del quale non abbiamo testimonianze scritte: si va dal mito ebraico del Golem (l’umanoide di fango «attivato» dalla scritta «vita» sulla fronte) fino agli impareggiabili automi settecenteschi e alla sterminata letteratura «robotica». Un bel saggio di Giorgio Israel ripercorre organicamente la vicenda storica della «mac- IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 china vivente»,5 termine introdotto dal fondatore della moderna medicina sperimentale, il grande Claude Bernard.6 Dalla fantascienza alla realtà L’atteggiamento umano verso la macchina vivente è sempre stato ambivalente: da un lato, si trova la ricerca di imitare le perfette macchine biologiche (le ali di Icaro) che avevano già risolto problemi fisici ancora insuperabili; dall’altro, emerge la paura che, qualora divengano autodeterminate, le macchine possano sfuggire al controllo, ovvero diventare autocoscienti e rifiutare l’asservimento. La letteratura su questo tema abbonda: l’infanzia di milioni di bambini è accompagnata dalla storia di Pinocchio. Tuttavia fu la trasposizione cinematografica della macchina-uomo a far penetrare profondamente nell’inconscio collettivo le speranze e le angosce che essa solleva. Questo particolare genere «fantascientifico» nasce con il cinema stesso, probabilmente con la storia del mostruoso umanoide («il demone») assemblato con materiale cadaverico dal dr. Frankenstein nel primo romanzo gotico dovuto a Mary Shelley7 e che trovò come produttore, nel 1910, niente meno che il più grande inventore di tutti i tempi, Thomas A. Edison. Il dr. Frankenstein, nato letterariamente nel 1818, fu straordinariamente in anticipo sui tempi della ricerca biomedica: egli infatti assemblò il suo demone con pezzi biologici e non meccanici. Dal primo film di pochi minuti realizzato nel 1910, le varianti cinematografiche non solo della storia di Frankenstein, ma anche dell’uomo-macchina in generale, non si contano più. Di regola questi film riflettono la tecnologia loro contemporanea. I personaggi umanoidi mostrano un’evoluzione verso la perdita graduale di caratteristiche anatomicamente antropomorfe, pur restando antropomorfi dal punto di vista psicologico. Si danno versioni meccaniche, e poi sempre più meca-troniche come l’Arnold Schwarzenegger-Terminator interamente antropomorfo, o puramente informatiche come il supercomputer Hal del capolavoro di Kubrick 2001: Odissea nello Spazio, una macchina priva di qualsiasi aspetto umanoide ma umanissimamente avida di sopravvivenza. L’umanoide, fin qui, è sempre «altro» dall’uomo. Ed ecco che inizia il percorso verso la «macchinizzazione» dell’uomo, il passaggio dalla macchina-uomo all’uomomacchina. La rivoluzione informatica suggerisce che informazione e materia si possano concretamente scindere. La fantascienza propone inizialmente personaggi ibridi costituiti da forme di uomo «bionico», un individuo che mantiene il proprio cervello (o poco più) e che sostituisce il resto del corpo con protesi di tipo elettro-meccanico (un esempio di successo fu il pur mediocre film Robocop di Paul Verhoeven). Benché sia stato rapidamente superato nel cinema, il sogno di una protesi totalmente riparatrice rimane un compromesso fra uomo e macchina molto influente nell’immaginario medico, come sarà richiamato più avanti. Infine, si costruisce una macchina umana trasfe- 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 771 rendo soltanto il pensiero, come nel celebre film Avatar di James Cameron: il pensiero (non il cervello) di un soldato paraplegico viene «caricato» come un programma informatico nel cervello di un soggetto appartenente a una specie aliena antropomorfa, facendo di questo ibrido mente-corpo un efficiente alter ego. La realtà supera sempre la fantasia. In anni recenti anche l’ingegneria elettronica-informatica è stata superata dall’ingegneria genetica. L’antropomorfismo raggiunge i suoi vertici con la più angosciante delle macchine animate, ovvero la macchina zootecnica non soltanto antropomorfica ma costruita geneticamente come un uomo. Il passaggio dalla macchina-uomo all’uomo-macchina è completato. Tra illusione e angoscia Il vero salto concettuale, dunque, è l’uomo geneticamente determinato. L’eugenetica (dove il prefisso eu- va preso con beneficio di inventario) ha trovato precursori letterari illustri già nel 1932. Nel Mondo nuovo8 di Aldous Huxley si manipolano geneticamente le caratteristiche del nascituro con nefaste applicazioni a un’ingegneria sociale totalitaria: ben si sa come alcuni di questi incubi uscirono presto dalle pagine di quel libro. Nell’uomo-macchina di Huxley l’artificialità non sta più nel prodotto ma soltanto nel modo di produzione. Citare il dr. Frankenstein, ancora una volta, è d’obbligo. Eppure, dopo il film del 1910 il cinema impiegherà oltre 70 anni per riproporre un uomo-macchina e non una macchina-uomo. Le trame ormai si assomigliano, come sempre avviene in ciascuno dei pochi «generi» cinematografici. La paura che l’umanoide, indistinguibile da un vero umano, debba essere sfruttato o ucciso (meglio: «terminated», come un programma informatico) coinvolge lo spettatore perché gli propone il dubbio angosciante che ogni persona possa essere una macchina: sostituibile e predeterminata. Nel celeberrimo Blade Runner, capolavoro di Ridley Scott tratto da un romanzo di Philip M. Dick dal titolo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?,9 i «replicanti», figli dell’ingegneria genetica, sono fisicamente fortissimi, sono autocoscienti ma hanno una data di scadenza automatica. Non vi è possibilità di distinguerli biologicamente dai veri esseri umani. Essi vengono marcati con un codice sulla congiuntiva (giudichi il lettore «se questo è un uomo», come domanda Primo Levi portatore del tatuaggio di Auschwitz).10 Gli umanoidi vengono resi diversi soprattutto dal punto di vista psicologico: sono privi di memoria infantile e adolescenziale perché vengono prodotti già adulti e non hanno reazioni emotive. Nel racconto una partita difettosa «sfugge di mano» perché dispone di emozioni fra le quali spicca l’angoscia di morire: gli schiavi si rifiutano di «scadere», fuggono e sono braccati. Chiedono invano «più vita» al loro bio-costruttore. Infine soffrono quando «è tempo di morire». Davvero mirabile è la scena del replicante morente (l’attore Rutger Hauer) dominata dal famoso incipit: «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi…». Non occorre competenza psicoanalitica per cogliere che i dubbi sulla possibilità di controllo della «macchina vivente» riflettono l’oscillazione nevrotizzante fra un’illusione e un’angoscia: l’illusione di potere «riparare» infinitamente anche sé stessi fino a rendersi biologicamente immortali, e l’angoscia di essere null’altro che macchine. All’illusione è più facile resistere, se soltanto si dispone di un minimo di contatto con la realtà, benché non manchino mai aspiranti bio-immortali che cercano di clonarsi o di surgelarsi. Nessuno, invece, può sfuggire all’angoscia di sentirsi «una bistecca con un encefalogramma». L’autocoscienza e le emozioni sarebbero quasi un difetto di fabbricazione che porterebbe inevitabilmente alla spiacevole consapevolezza di essere un meccanismo: biologico finché si vuole, ma comunque predeterminato. Il tema sconfina in quelli della dicotomia mentecorpo e nella diatriba vitalismo-fisicalismo, nella questione del libero arbitrio, o in tutti questi temi insieme e in altri ancora: tutti argomenti che hanno profonde implicazioni filosofiche e religiose. Molto più modestamente si cercherà qui di analizzare come la visione dell’uomo quale «macchina vivente» stia influenzando sempre più – e non sempre per il meglio – la medicina contemporanea. R I PA R A R E L ’ U O M O - M ACC H I N A : LA MEDICINA È UNA SCIENZA? Medicina, riduzionismo e determinismo La medicina è vecchia quanto l’uomo ma essa inizia ad accettare l’assimilazione della persona a una macchina, e quindi l’assimilazione del malato a una macchina guasta nel Seicento, il secolo del metodo sperimentale e della dissezione anatomica sistematica. L’anatomia era già nata come studio di parti inanimate e non a scopo medico (si pensi agli studi anatomici leonardeschi). Sarà la fisiologia la vera figlia del XVII secolo, la scienza del vivente. La data di nascita della fisiologia è quella del trattato di William Harvey sulla circolazione sanguigna,11 quando per la prima volta la «funzione», e non soltanto la morfologia, diventa oggetto di studio sperimentale sistematico. Per esempio è in questo secolo, come attesta un saggio cui questo articolo deve molto,12 che per la prima volta la scienza medica vede la contrazione e non il muscolo: basta godersi i mirabili disegni di biomeccanica del già citato Alfonso Borelli.13 Il secolo è dominato da una rivoluzione scientifica che instaura nuovi paradigmi (nel senso ampio che questo concetto ha nel classico saggio di Thomas Kuhn),14 gran parte dei quali sono in vigore anche oggi. Per cogliere quanto radicale sia stata la rivoluzione nella fisica basta confrontare Copernico con Tolomeo, Galileo e Newton con Aristotele. La nuova epistemologia che va fondandosi prevede due capisaldi: il riduzionismo e il determinismo. La verità non sta nel fenomeno nel suo insieme, in ciò che appare, bensì sta dietro, al di sotto, dentro al fenomeno, nelle sue parti. Le parti interagiscono secondo leggi IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 771 2-01-2013 15:18 Pagina 772 tudio del mese 769-778_dos:Layout 2 S nismi causa-effetto di cui Bernard fu un grandissimo scopritore. Il «ritorno alla norma» in risposta agli stimoli ambientali è la funzione primaria della macchina biologica. La patologia è una deviazione quantitativa da parametri «normali» (quelli che garantiscono la massima omeostasi), non una realtà ontologicamente «altra». La patologia si descrive con una misura, non con un giudizio di valore. Vi sono molti argomenti epistemologici contrari a una tale visione. In particolare le contraddizioni e le ambiguità che nascono da un uso non coerente di termini comuni quali «normale», «normativo», «anormale», «anomalo», «patologico»: lessico e significati sono chiariti magistralmente da Georges Canguilhem,16 filosofo-medico allievo di Georges Foucault, poco noto in Italia, almeno in ambito medico. Si tratta di un autore riproposto e rielaborato nel pensiero anti-meccanicista della medicina del matematico e storico Giorgio Israel.17 Quale che sia il pensiero filosofico, la medicina pratica resiste comunque al modello dominante bernardiano persino nel suo lessico quotidiano e per descrivere diagnosi e sintomi adotta qua e là prefissi sia «quantitativi» (ipo-, iper-) sia «qualitativi» (eu-, dis-). Dunque, anche il paradigma ottocentesco fisiologico-quantitativo di malattia incorrerà da subito in contraddizioni e resistenze. Una delle celeberrime tavole del De motu animalium di Giovanni Alfonso Borelli, 1680. Con Borelli l’anatomia divenne «animata», lo studio della funzione si rese autonomo dalla pura osservazione anatomica. In questa tavola è evidente l’applicazione di principi di meccanica alla morfologia osteo-muscolare, al fine di comprendere il movimento. «naturali» che rendono immutabile, prevedibile e reversibile l’esito della relazione, come nel caso della parabola percorsa da un proiettile di artiglieria. Previsioni errate dipendono da scarse conoscenze o da scarse informazioni, ma non da inconoscibilità intrinseca del fenomeno. Ed ecco che, ossequiosa verso il modello riduzionista, la ricerca anatomica diventerà ben presto ricerca istologica, cellulare e infine – giù giù, alla ricerca di parti dietro le parti – molecolare, atomica e subatomica. Nel contempo la fisiologia applicherà alle funzioni corporee le crescenti conoscenze fisico-matematiche, introducendo il determinismo perentoriamente invocato dal padre ottocentesco della fisiologia come la conosciamo oggi, Claude Bernard.15 Bernard imporrà la visione della malattia come condizione di «parti» dell’organismo, una visione caratterizzata da deviazioni di parametri numerici rispetto ai valori più frequenti in una popolazione senza evidenze cliniche di patologia. L’equivalente biologico del principio di inerzia – caposaldo della fisica newtoniana – è l’«omeostasi», la stabilità di quello che Bernard chiama il «milieu intérieur», il quale è definito da parametri quantitativi come glicemia, temperatura, pressione arteriosa e vari altri valori, secondo mecca- 772 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Tre contraddizioni del modello La prima contraddizione è l’incapacità della fisiologia di spiegare il divenire fatto di crescita, invecchiamento e morte degli individui e delle specie, molto lontano dall’ideale di omeostasi. Va ricordato che la rivoluzione darwiniana è contemporanea all’opera di Bernard. La fisiologia può spiegare alcuni «come» ma nessun «perché». È difficile leggere una «causa» a monte del divenire ma è anche imbarazzante ritrovarsi dopo duemila anni col principio di finalità-causa, la entelechia aristotelica. L’identità di fondo fra fisiologia e fisica sembra trovare nuovo sostegno quando si scopre che anche l’universo fisico evolve. Negli anni in cui il modello di Bernard s’impone viene formulato, nelle due versioni equivalenti di Lord Kelvin (nato William Thomson) e Rudolf Clausius, il secondo principio della termodinamica, che conduce al concetto di irreversibilità delle trasformazioni termiche: se il lavoro genera calore, con lo stesso calore non si può più ottenere lo stesso lavoro. L’equilibrio termico, cui tutti i sistemi termodinamici tendono, è lo stato di massima entropia, ovvero di massima indifferenziazione, di massimo disordine. Ludwig Boltzmann identificherà nitidamente l’entropia col contenuto informativo del sistema, che quindi nella sua evoluzione tende al massimo disordine. L’informazione costa. Nascerà così l’attesa della «morte termica» dell’universo che appare in viaggio verso un’insignificante e uniforme semplicità. Si tratta quindi di un’ulteriore smentita dell’identità fra fisiologia e fisica: l’universo intero evolve, sì, ma verso la massima entropia, verso lo stato di massimo di- 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 773 sordine e minima informazione, e non certo verso la complessità e l’ordine. Creare ordine – e sicuramente un vertebrato ne contiene più di un batterio – costa; eppure in biologia esso sembra accumularsi irreversibilmente. La fisiologia di Bernard, dunque, non può nemmeno spiegare i molti «come» dell’evoluzione intra-organismo e intra-specie. La seconda contraddizione è la necessità di ammettere che la patologia non è un fatto oggettivo, bensì un giudizio di valore e quindi un fatto soggettivo, tipicamente umano.18 In una natura veramente deterministica tutto è «fisiologico» e tutto tende alla dissoluzione. Il principale tentativo di spiegare l’evoluzione biologica verso l’ordine e la complessità tenterà di conciliare «il caso e la necessità», ma appunto senza riuscire a darne una dimostrazione in senso propriamente scientifico:19 la scienza per sua natura non può dimostrare scopi. La patologia, dunque, a rigore non esiste così come non esiste etica nel comportamento aggressivo di un animale carnivoro predatore. Sono fisiologici sia un terremoto nel mondo inanimato, sia l’ammalarsi, il morire e il decomporsi nel mondo animato. Di che cosa si dovrebbe occupare, dunque, la medicina? Come si vedrà essa può ben occuparsi di attenuare condizioni indesiderate di singoli malati, ma soltanto abdicando al suo status di «scienza» secondo l’accezione riduzionista-determinista. La terza contraddizione riguarda la relatività delle «leggi» fisiologiche e quindi l’incertezza che esse implicano. Non è prevista incertezza nella fisica classica, si tratti della legge newtoniana di gravitazione universale come dell’equazione galileiana del pendolo. Dunque, per Claude Bernard – ma la posizione è probabilmente condivisa dalla maggior parte dei fisiologi contemporanei – la descrizione dei fenomeni fisiologici non dovrebbe idealmente avere alcun bisogno di ricorrere alla statistica una volta identificati i rapporti causa-effetto: l’incertezza che la statistica cerca di imprigionare nei suoi modelli riflette imperfezioni conoscitive e informative, non una variabilità intrinseca della realtà. Il «caso» non è una realtà ontologica ma soltanto uno spiacevole dato empirico. Per inciso, la fisica quantistica darà poi status ontologico al caso: si possono conoscere soltanto probabilità delle proprietà fisiche di un sistema (per esempio la posizione di sue componenti) e comunque al prezzo di non potere avere una conoscenza totale del sistema, aspetto che sarà formalizzato da Werner Heisenberg nel suo principio di indeterminazione. Tuttavia la fisica quantistica, così terribilmente contro-intuitiva, è ancora molto lontana dalle applicazioni e riflessioni mediche. Il determinismo di Bernard soffre di contraddizioni ben più palpabili. I parametri «normali» – nel senso di «oggettivamente frequenti» – sono anch’essi relativi: essi dipendono dal contesto ambientale, inteso sia come natura sia come società. L’elevata concentrazione di globuli rossi delle popolazioni andine è patologica? Forse sì, perché essa aumenta la viscosità ematica e predispone a incidenti cardiovascolari. Forse no, perché essa consente di restare asintomatici anche ad alte quote. L’attesa di vita alla nascita, la statura media e il peso medio sono fortemente condizionati dal livello igienico e alimentare: quali «leggi» biometriche si possono invocare? È difficile pensare che norme «naturali», così poco «oggettive», possano appartenere alla stessa famiglia di quelle astronomiche. Il termine «oggettivo» non appartiene al lessico di Bernard ma egli lo avrebbe approvato e comunque entrerà fortemente nel lessico medico-scientifico successivo: il distacco della patologia dal soggetto ammalato e dal medico curante, la sua parcellizzazione e oggettivazione diventeranno marcatori irrinunciabili di ciò che è suscettibile di ricerca veramente «scientifica». Le tre contraddizioni resteranno sopite sullo sfondo per poi riemergere (Kuhn insegna). MODELLO B I O M E D I CO E M O D E L L O C L I N I CO - CO M P O RTA M E N TA L E Ragioni e limiti di un primato La medicina viene tuttora incasellata fra le discipline scientifiche ma sorgono dubbi crescenti sul suo statuto di «scienza» in senso proprio. Claude Bernard, che fondò la medicina sperimentale, o meglio la sperimentazione in medicina, si occupava ben poco di clinica. Egli la considerava un’arte o una tecnica che doveva finalmente avvalersi delle «vere» scienze, abbandonando magia e filosofia senza però essere essa stessa una scienza. La peculiarità dell’interazione medico-paziente, i mezzi del tutto empirici che nel singolo caso bisogna pur provare e che talvolta inspiegabilmente funzionano (Bernard lo ammette apertamente), le finalità stesse della disciplina medica che si esauriscono volta per volta nella soluzione di casi singoli, si collocavano a suo giudizio – e lì rimarranno per la scienza contemporanea – agli antipodi della ricerca di matematizzazione e quindi di generalizzazione che è propria delle «scienze» contemporanee. La medicina ottocentesca vedeva ancora la malattia come una forma di disfunzione globale dell’interazione tra ambiente e organismo: curare richiedeva una cultura universale. Il medico in inglese si chiama ancora physician, un vero tributo al physicus medievale che tutto conosceva della natura, la physis greca. Senza una cultura delle parti e delle leggi tanto sapere poteva convergere in ben poche soluzioni terapeutiche, primariamente rappresentate da salassi (di cui forse morì nel 1882, dunque non nel Medioevo, anche un certo Giuseppe Garibaldi),20 purghe e clisteri. La medicina «delle parti» si chiamava chirurgia (che invece aveva evitato allo stesso Garibaldi l’amputazione della gamba ferita in Aspromonte), e appariva ancora una disciplina minore, figlia com’era dell’arte del «cerusico» avvezzo a usare lame per radere come per amputare. Dopo Claude Bernard (e dopo molti suoi contemporanei scientificamente orientati, come Bichat e Virchow, fondatori dell’istologia e della moderna anatomia patologica) i successi sfornati dai laboratori chimici e fisici non lasciarono scampo alla medicina: se IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 773 S tudio del mese 769-778_dos:Layout 2 774 2-01-2013 15:18 Pagina 774 voleva essere ammessa fra le nuove scienze essa doveva perdere una parte della sua identità. Il modello dominante oggi in medicina è quello biomedico, che si potrebbe definire anche fisico-biologico tout-court. Soltanto la riconduzione a meccanismi chimico-fisici e una matematizzazione il più possibile priva di aggiustamenti statistici garantiscono al modello la «griffe» di scienza. Sia detto chiaramente: la biomedicina ha dato risultati straordinari e irrinunciabili, anche se essi sono giunti soltanto negli ultimi cent’anni circa.21 Tuttavia, interessa qui vederne i limiti e soprattutto le ipoteche che il modello biomedico pone alla soluzione di ulteriori problemi. Come nel caso di una macchina guasta, il modello funziona tanto meglio quanto più l’agente patogeno è un oggetto estraneo all’organismo e quanto più l’alterazione che esso provoca è localizzabile. Gli esempi più convincenti sono la risposta data alle malattie infettive con la rivoluzione antibiotica (ormai al tramonto, ma questo è un altro discorso) e a traumi e neoplasie, grazie al potenziamento sinergico di anestesiologia e chirurgia. I campi dove il modello funziona molto meno bene sono almeno tre. Il primo è quello in cui la malattia sembra originare da «squilibri generali» interni all’organismo senza una sede di origine tipica. Rientrano in questa classe tutte le malattie oggi definite auto-immuni nelle quali molti tessuti simultaneamente vengono aggrediti dalle difese immunitarie come fossero corpi estranei (sclerosi multipla, lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide ecc.). Lo stesso vale per malattie «degenerative», nelle quali i più vari tessuti semplicemente smettono di funzionare, si atrofizzano e muoiono come se avessero esaurito il tempo vitale a loro disposizione (l’artrosi primaria generalizzata, l’arteriosclerosi, le più varie forme di atrofie corticali ecc.). In questi casi è verosimile che siano in gioco simultaneamente un «disequilibrio» fra multipli meccanismi omeostatici, fattori ambientali sconosciuti non necessariamente patogeni e predisposizioni genetiche. Dire «dove» sta la patologia è pressoché impossibile; dire «che cosa» bisogna togliere o aggiungere è molto difficile. Curare significa «regolare» il sistema senza conoscerne bene i meccanismi: con un ovvio ritorno al vituperato modello pre-ottocentesco, anche se con ben altri mezzi conoscitivi e terapeutici. Una terapia immunosoppressiva o una radioterapia sono più efficaci di un salasso, ma proprio come il salasso presuppongono la non conoscenza delle cause parcellari e deterministicamente intese della patologia stessa. Esistono poi altri due àmbiti ancora meno imbrigliabili dal modello: in essi l’oggetto stesso di diagnosi e cura non è più l’organismo, ma la persona nel suo complesso, intesa come individuo comprensivo sì del proprio organismo, ma anche di autodeterminazione e quindi di imprevedibilità intrinseca. Si tratta di un modello che si potrebbe definire medico-comportamentale, anche se la sua concettualizzazione più famosa usa il termine bio-psico-sociale.22 Esso accetta e applica i risultati del modello biomedico ma ne resta profondamente diverso. IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Macchina guasta, macchina giusta e persona disabile In questo modello la patologia come oggetto intracorporeo è sostituita da alterazioni dei comportamenti della persona in toto rispetto all’ambiente. Le alterazioni biomediche che le sottendono o sono sconosciute, o sono trascorse e quindi non più aggredibili. Un primo campo di applicazione è quello della disabilità. La definizione di disabilità ha una storia contrastata e culminata nel 2001 con la classificazione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).23 In sostanza la «abilità» viene definita come l’interazione della persona nel suo complesso con il mondo esterno inclusivo di altre persone. La «dis-abilità» diviene di conseguenza un’alterazione svantaggiosa delle funzioni dell’individuo, intendendo con funzione lo scambio di energia o informazione fra l’individuo e l’ambiente.24 Così intesa, la «dis-abilità» dell’OMS è un comportamento. La conduzione nervosa e la contrazione muscolare sono funzioni biomediche, intracorporee; camminare e comunicare sono funzioni della persona non attribuibili a sue parti. Le più varie condizioni patologiche si associano ad alterazioni funzionali durante la malattia stessa o nei suoi esiti. Per esempio, un ictus cerebrale può lasciare paralisi o disturbi di linguaggio. Un trauma può lasciare un’amputazione. Il rapporto malattia-disabilità, tuttavia, non è univoco. Molte malattie possono condurre a una stessa condizione di disabilità (per esempio, a una paraplegia); una stessa malattia può condurre a molte forme di disabilità (ad esempio, la sclerosi multipla può condurre a difficoltà motorie, sfinteriche e cognitive). Dunque, la disabilità è patologia? Esistono fautori di una visione totalmente relativista della disabilità: l’ambiente sfavorevole, e non un’intrinseca limitazione della persona, sarebbe la genesi della disabilità. Quando la malattia è spenta e restano gli esiti nessuna macchina è guasta e tutte le macchine sono giuste. Un paziente claudicante non è disabile se le barriere architettoniche vengono abbattute. Le persone affette da sordomutismo rappresentano una minoranza linguistica e soffrono quindi di discriminazione, non di patologia. Si guardi agli atleti disabili che ormai stanno diventando popolari. Alcuni di loro competono addirittura con i più abili fra i normo-dotati (si vedano le prestazioni di persone con amputazione di entrambi gli arti inferiori alle recenti Olimpiadi e Paralimpiadi di Londra 2012). Questo avvalora l’immagine di una disabilità non-patologica che anzi è strumento di successo e di affermazione individuale. Se il disabile «non ce la fa»? Se, da un lato, questo agisce da antidoto verso atteggiamenti discriminatori perché le macchine non riparabili difficilmente attirano interesse e investimenti, dall’altro, la presentazione mediatica «vincente» facilita anche la rimozione della non-onnipotenza della biomedicina. L’accettazione del disabile sembra poter essere mediata soltanto dalla sua riparazione protesica. 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 775 Soprattutto se mal interpretata, questa presentazione apre surrettiziamente la porta a un razionamento delle risorse sanitarie da dedicare all’area riabilitativa. Se una persona disabile «non ce la fa» (la maggior parte di queste persone sono anziane, poco telegeniche e gravemente dipendenti), in qualche misura questo sembra anche colpa sua. Comunque la sua diversità non sarebbe un problema clinico e neppure sanitario ma tutt’al più sociale. D’altro canto esiste ampia evidenza che interventi da parte di medici e operatori sanitari variamente qualificati – e non soltanto di ingegneri, come la metafora del campione con le protesi impone – possano contrastare efficacemente varie forme di disabilità lavorando sulla persona nel suo complesso, applicando competenze biomediche generali e nel contempo applicando tecniche di esercizio e di insegnamento, favorendo sia meccanismi di recupero intrinseco delle funzioni lese, sia adattamenti con protesi o ambientali che sfruttano le abilità residue. In sostanza, se la medicina è biomedicina i fautori della de-medicalizzazione della disabilità contestano coerentemente la medicina fisica e riabilitativa quale non-senso, in quanto medicina senza «parti né cause» sulle quali intervenire in un ospedale-officina,25 e addirittura priva del suo oggetto principale, ovvero la patologia-guasto. La disabilità sarebbe infatti da considerare e rispettare come semplice variante rispetto alla media della popolazione. Il secondo campo refrattario al modello biomedico è quello della malattia mentale. Il termine malattia non appare del tutto appropriato in questo contesto. È alterato il funzionamento globale dell’uomo-macchina e per di più non si identificano singole parti guaste nel cervello. Sarebbe ragionevole descrivere queste condizioni come una forma di disabilità per la quale valgono le considerazioni appena esposte. Come per la disabilità la lotta alla discriminazione verso il malato mentale (iniziata con la Rivoluzione francese, che ne decretò la differenza rispetto al deviante criminale) secondo una forte corrente di pensiero si spinge fino alla negazione della sua natura patologica, percepita come pretesto per operazioni di controllo politico e discriminazione sociale.26 Non a caso, dunque, è stata ipotizzata una profonda affinità tra lo statuto epistemologico della medicina fisica e riabilitativa e quello della psichiatria sulla base della condivisione di mezzi e scopi di natura comportamentale.27 I L D I V O R Z I O F R A S C I E N Z A E A S S I ST E N Z A È stato segnalato come il rischio di una de-umanizzazione della biomedicina (con le gravi conseguenze etiche che questo comporta) sia troppo spesso affrontato solo con la proposta di argini etico-religiosi, senza criticare la validità scientifica del modello.28 Il successo della biomedicina ha così prodotto, senza significative resistenze, alcuni fenomeni socialmente molto vistosi e che in questa prospettiva appaiono collegati. Il quadro è stato delineato in dettaglio in altre sedi.29 Una prima categoria di fenomeni attiene l’inquadra- mento accademico delle discipline di area psicologica. Un evento critico fu, negli anni Settanta, la scissione della disciplina accademica psichiatrica dalla neurologia, dopo decenni di convivenza nella casa comune denominata «clinica delle malattie nervose e mentali». Una genesi analoga ebbe l’avvento della psicologia come disciplina accademica autonoma (oggi vi sono lauree triennali e quinquennali) e la sua scomparsa come specializzazione cui si poteva accedere sia da una laurea in medicina e chirurgia sia da una laurea in lettere o in filosofia. La neuropsicologia (la scienza delle funzioni cognitive separatamente intese: linguaggio, memoria, attenzione ecc.) è divenuta una specializzazione post-laurea alla quale non si può accedere da una laurea in medicina e chirurgia ma soltanto da una laurea in psicologia. Una seconda categoria di fenomeni riguarda le attività clinico-sanitarie rivolte alla disabilità (per semplicità qui definite riabilitazione) ed è di tipo politico. Il fenomeno consiste nella progressiva separazione fra competenze sanitarie e competenze socio-assistenziali a livello di governo centrale (ministeri) e anche locale (assessorati regionali): davvero una situazione poco adatta alla riabilitazione che necessita della massima integrazione fra clinica e assistenza sociale proprio per la «fragilità» delle persone disabili e per la cronicità dei bisogni che le caratterizzano. Negli anni Sessanta, per esempio, si chiuse l’era dei luoghi assistenziali curativi-non guaritivi, come sanatori e ospizi, e iniziò la corsa all’apertura degli ospedali-officina con degenze brevi e potenzialmente guaritive. Oggi l’invecchiamento della popolazione e i miglioramenti tecnologici di diagnosi e cura rendono ridondante la rete ospedaliera e poco soddisfacente la rete assistenziale territoriale. Ancora adesso, tuttavia, un intervento di trapianto cardiaco è considerato «sanitario» ed è interamente a carico del Servizio sanitario nazionale, mentre un ricovero in una casa di riposo è considerato «socio-sanitario» e i suoi costi per circa il 50% (ovvero, per più di uno stipendio medio) gravano sul cittadino-ospite (salvo che in rare eccezioni locali). L’evoluzione dei moderni «ospedali» dagli antichi «ospizi», in un percorso che li ha visti a partire dagli anni Sessanta prima come officine, poi come laboratori di ricerca con annessi posti-letto, è delineata altrove.30 Le attività mediche di riabilitazione, comprensibilmente, non riescono a trovare una chiara identità (né quindi un adeguato dimensionamento) all’interno degli ospedali-laboratorio organizzati per interventi brevi e possibilmente risolutori. Lo stesso vale per gli ospedali-ospizio, sopravvissuti in varie forme alquanto demedicalizzate quali case di riposo e hospice per malti terminali, dove interventi medici specialistici intensivi non sono previsti.31 NON C’È P O STO P E R L A C L I N I C A Distinzioni necessarie È quanto meno opportuno chiarire il significato di tre termini: medicina, clinica e sanità. La biomedicina ha ereditato senza troppi sforzi il patrimonio metodo- IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 775 S tudio del mese 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 776 logico accumulato dalle scienze fisico-chimiche. Sostanzialmente essa ha assunto il metodo sperimentale applicato alla biologia e aspira a diventare pura biologia applicata all’uomo. La sanità non è la medicina (dettaglio troppo spesso ignorato nel linguaggio politico e corrente); essa si cura di popolazioni, non di singoli individui. Sanità è vaccinare una popolazione e assicurarle acque pulite e ospedali efficienti. Medicina è curare un singolo paziente affetto da polmonite. Sta invece scomparendo anche dai documenti ufficiali di vario tipo e livello il termine «medicina clinica». L’aggettivo «clinica», che deriva dal termine greco klinein, inclinarsi, indica il gesto di chinarsi al letto del malato. La clinica – professione molto più prestigiosa quando era meno «scientifica» – è pienamente immersa nel paradigma comportamentale e sta quindi perdendo rapidamente lo status di scienza. La clinica è perdente con queste regole del gioco Nella ricerca medica contemporanea lo statuto di scienza comporta la presenza di almeno tre aspetti metodologici: a) che le variabili da osservare siano di ordine chimico-fisico; b) che il disegno sperimentale renda ininfluente la soggettività del paziente e la relazione con lo sperimentatore (per esempio, con l’assegnazione casuale e «in cieco» di pazienti a gruppo-trattato e gruppo-controllo); infine, c) che l’analisi statistica dei dati miri a definire effetti «medi» su popolazioni, prescindendo dalle osservazioni su singoli pazienti, osservazioni per loro natura diverse l’una dall’altra. Certamente è più facile prevedere che cosa succederà nella media del prossimo campione se si parte da quanto è successo alla media del campione allo studio. Se si prende il caso della validazione di un farmaco, il modello funziona molto bene se il farmaco è l’unica terapia applicata, se esso non ha effetti collaterali riconoscibili dal paziente e dal valutatore di efficacia, e se il farmaco si comporta in modo discretamente simile nella maggior parte dei pazienti. Purtroppo questo paradigma (il cui apice sta nel mitico double-blind randomized controlled trial) non si applica spesso all’agire clinico (e quasi mai all’agire riabilitativo e psichiatrico). In un intervento di tipo clinico: a) molte variabili sono comportamentali e non oggettive (dolore, autosufficienza, depressione, equilibrio, fatica), la loro misurazione si basa su questionari e richiede un trattamento quantitativo particolare, sottovalutato dai biomedici;32 b) si applicano simultaneamente molti interventi sul singolo paziente (e non un singolo intervento su molti pazienti); c) la relazione paziente-curante è parte integrante della terapia e comunque non può essere neutralizzata facilmente attraverso la «cecità» dei curanti o la scelta casuale dei pazienti. Per quanto possa apparire strano anche gli studi basati su popolazioni (per esempio quelli epidemiologici e di economia sanitaria) beneficiano del metodo sperimentale biomedico. L’assunto di fondo è quello della interscambiabilità fra soggetti (gli uomini-macchina, appunto). I membri di una popolazione in uno studio 776 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 epidemiologico, così come le cellule di un campione ematico o le fibre di un muscolo, servono a definire un «oggetto-soggetto medio» in realtà non osservabile. L’interazione con l’individuo non esiste proprio. Da qui la metafora che vede il grado di scientificità delle discipline seguire una forma a «U», o «a scodella», in cui gli apici sono rappresentati dalla biologia e dalla sanità, nelle quali operano «i bravi», mentre il fondo è rappresentato dalla medicina clinica nella quale gli operatori sono, tutt’al più, «i buoni».33 Altre regole sono possibili Un approccio rigorosamente scientifico agli studi che esplorano variabili psico-comportamentali esiste da decenni; anzi, esso ha una tradizione di altissimo livello tecnico.34 Non a caso questo patrimonio culturale si è dovuto accontentare della denominazione di «quasi-sperimentale» ed è oggetto di studio sistematico soltanto nelle cosiddette soft sciences come sociologia, psicologia, pedagogia, discipline oggi «schiacciate» dalle hard sciences più matematizzabili come fisica e chimica. La clinica è in declino perché considerata soft mentre la biomedicina vuole essere hard. Spinge in questa direzione anche la posizione dei pensatori metodologici (i più, da Claude Bernard a Giorgio Israel)35 i quali, mossi da sincera ammirazione per le sfide culturali che la medicina pone, ne negano la natura di scienza e la definiscono «più che scienza» o «arte». I clinici avvertono un senso di frustrazione crescente per la perdita di prestigio scientifico e sociale associata, non a caso, a una crescente burocratizzazione.36 Non si tratta soltanto di una percezione. Esistono molti indicatori quantitativi che segnalano come la clinica moderna, la cui nascita fu magistralmente descritta da Georges Foucault,37 stia già morendo. Fra questi spiccano lo sviluppo distorto della letteratura medica e lo sviluppo «ad modum Bernard» della formazione accademica. Nella ricerca e nella formazione Da molti decenni gli articoli su riviste di settore sono la moneta di scambio della produzione scientifica nell’area delle hard sciences ma in particolare nelle cosiddette life sciences e in medicina. Le riviste più accreditate vengono censite in particolari banche dati (ormai tutte on-line). Il prestigio delle riviste si misura (pur con note distorsioni) in base al numero di citazioni che i loro articoli ricevono da parte di altre riviste accreditate. L’indicatore più noto è l’impact factor. Sull’impact factor (o su indici analoghi o derivati) si basano finanziamenti e carriere. L’impact factor sale se i lettori di un articolo sono molti, ma soprattutto se sono a loro volta scrittori prolifici. Entrambe le caratteristiche si ritrovano molto più nelle aree biomedica e sanitariogestionale che nell’area comportamentale e clinica.38 Notoriamente coloro che hanno un’ esclusiva attività di laboratorio o di epidemiologia hanno più tempo per sperimentare, leggere e scrivere, o almeno possono programmare queste attività più efficacemente rispetto a coloro che svolgono una professione assistenziale rivolta a singoli pazienti. 769-778_dos:Layout 2 2-01-2013 15:18 Pagina 777 Anche i clinici, tuttavia, cercano di pubblicare su riviste di area biomedica, o almeno di area sanitario-gestionale, perché saranno maggiormente premiati dal loro elevato impact factor. L’area biomedica riceverà più finanziamenti e apparirà più attraente ai giovani talenti: si genera così un circolo vizioso, esempio classico di profezia che si auto-avvera.39 Recenti riforme universitarie sono state coerenti con una deriva biomedica che svaluta lo statuto scientifico della medicina clinica. È stato notato, ad esempio, che gli iscritti a lauree specialistiche non mediche (svolte in un biennio che segue la laurea triennale) vengono definiti «studenti». Lo stesso vale per gli iscritti ai corsi di dottorato di ricerca post-laurea, il PhD program anglosassone. Si noti che PhD sta per Philosophiae Doctor, termine che la dice lunga sul significato culturale attribuito a tale curriculum. Inoltre, in questi curricula viene posta molta enfasi su aspetti metodologici generali che consentano poi allo «specialista» di autoformarsi e di generalizzare conoscenze e competenze nella sua vita professionale futura. Al contrario i medici iscritti ai corsi di specializzazione medica (non importa se di cardiologia, radiologia, oftalmologia o altro) vengono definiti «assistenti in formazione». Nei corsi di specializzazione non oltre il 510% delle ore di insegnamento andrebbe dedicato alla formazione teorica in aula, poiché in essi prevale l’obiettivo di una formazione «professionalizzante», termine utilizzato – forse impropriamente – per indicare un insegnamento basato sulla pratica. In sostanza, la crescita teorica e metodologica non è il core business della «specializzazione» medica. L I B E R A R S I DA U N M I TO La decadenza della medicina clinica deriva dall’ormai diffusa concezione della persona umana come uomomacchina, concezione foriera di grandi successi in molte circostanze ma nel contempo forte freno a progressi in molte aree della scienza medica. Ovviamente non sarà regredendo a visioni prescientifiche che si otterranno nuovi successi. Occorre tuttavia allargare e forse reindirizzare il modello scientifico attualmente dominante. Il metodo clinico come scienza In primo luogo, bisogna essere meno rinunciatari sull’affermazione dello statuto scientifico della medicina clinica. Bernard sostiene che «la base della medicina scientifica è la fisiologia» e forse non ha torto. Ma che cosa è la fisiologia? È molto più metodo che contenuto. Nello stesso testo egli ammette che è più facile definire «come» la fisiologia opera piuttosto che definire «di che cosa» in realtà si occupi (infatti si può fare fisiologia sull’occhio o sull’intestino, sulla funzione renale o sulla corsa, su una membrana cellulare o su un elefante). Se ne deduce che per Bernard è possibile una «scientificità» del metodo conoscitivo, indipendentemente dagli oggetti studiati. La sua lezione – tuttora presente nella mentalità medica contemporanea – è stata forse interpretata riduttivamente, o comunque è stata applicata in modo rigido senza contestualizzarla a un’ epoca in cui la priorità era la lotta conto ciarlataneria e approssimazione. Non è ancora inciso nel marmo che il metodo clinico non possa essere una scienza in sé, piuttosto che «arte» e «filantropia» tributarie delle «vere» scienze, né che l’atto di curare con successo e fortuna un singolo paziente non richieda processi mentali scientifici per poi generare – se il clinico è culturalmente attrezzato – un’osservazione foriera di scoperte o di generalizzazioni. L’atto clinico è in buona parte composto di procedimenti logici induttivi-abduttivi-deduttivi (secondo la classica definizione che ne diede l’epistemologo Charles S. Pierce e ben riassunta in un sottile articolo medico)40 che sono in gran parte impliciti e restano in parte misteriosi e tuttavia nulla hanno da invidiare, quanto a complessità e raffinatezza, ai processi mentali dello «scopritore da laboratorio». Certamente l’interazione «unica» medico-paziente può essere vista come fattore di confusione se lo scopo è quello di scoprire meccanismi generalizzabili, ma il metodo di gestione di questa «unicità» per ottenere informazioni e compliance rispetto alla cura può essere esso stesso rigorosamente scientifico.41 In secondo luogo, occorre insistere per importare nell’area biomedica metodi propri delle cosiddette soft sciences e che valorizzino i risultati di interventi comportamentali poco evidenziabili con protocollo biomedici convenzionali. Dalla «prestazione» alla «relazione» Le due proposte precedenti implicano entrambe un ripensamento della formazione del medico. Un’ipotesi abbastanza radicale, ma non difficile da sperimentare, è quella di differenziare precocemente i curricula formativi del medico in vista di una professione futura «di relazione» invece che «di prestazione», ove prevalgano la presa in carico della persona rispetto alla erogazione di consulenza o di prestazioni «su parti» della persona.42 Le professioni sanitarie in fondo si differenziano non soltanto in base a organi e metodi di primario interesse, ma anche in base al peso che rivestono la relazione medico-paziente, le peculiarità cliniche e sociali del paziente stesso, l’impatto disabilitante della patologia, rispetto alla complessità del singolo atto diagnostico-terapeutico parcellare (una radiografia, una escissione chirurgica). Per meglio visualizzare questo gradiente si possono esemplificare due estremi costituiti dalla psichiatria all’estremo relazionale e dalla biochimica clinica e dall’anatomia patologica all’estremo prestazionale. Vicino alla psichiatria si possono collocare la medicina fisica e riabilitativa e la geriatria, per esempio; vicino alla laboratoristica si possono collocare radiologia e molte chirurgie, e via collocando. Le basi di ragionamento logico induttivo, di psicologia, di statistica psicometrica devono essere superiori nel primo caso, rispetto al secondo. Le basi di ragionamento deduttivo, di conoscenze chimico-fisiche e l’esperienza manuale prevalgono nel secondo caso. Un terzo caso potrebbe essere il percorso dei medici «di comunità» le cui competenze statistiche, sociali, giu- IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 777 S tudio del mese 769-778_dos:Layout 2 778 2-01-2013 15:18 Pagina 778 ridiche ed economiche dovrebbero essere potenziate precocemente così da generare una forma mentis e non, come avviene adesso, un accumulo di nozioni specificamente epidemiologiche su una forte base biologica e clinica che resterà in gran parte inutilizzata. La natura stessa delle «specializzazioni», intese come «cappello» sovrapposto a una base unica, va ripensata. Oggi si accetta che un medico odontoiatra venga formato con cinque anni accademici, senza passare per i sei anni di medicina e chirurgia. Nel contempo tuttora servono almeno undici anni per diplomare sia un audiologo, sia un internista. Qualsiasi medico ha ancora titolo per iscriversi a qualunque specializzazione. L’uomo-macchina e la macchina-uomo sono utili come metafore che aiutano l’uomo a cercare meccanismi riparativi; sono pericolose se diventano miti di potenza. Il mito rallenta sempre il progresso della conoscenza scientifica, basato sul dubbio e sull’esperimento. L’equivalenza fra persona malata e macchina guasta non è un’evidenza scientifica e a ben vedere non è nemmeno rassicurante. Non soltanto è giusto ma è anche conveniente insistere nella ricerca di uno statuto scientifico proprio della medicina clinica, così da non abbandonare la medicina tutta a una deriva biologica. * Professore ordinario di Medicina fisica e riabilitativa presso l’Università di Milano, direttore del Dipartimento di scienze neuroriabilitative presso l’Istituto auxologico italiano di Milano. Il testo origina da un intervento intitolato «Medicina, malattia e disabilità:la macchina guasta e la macchina giusta», tenuto al XX Convegno di studio dell’Area di ricerca SEFIR (Scienza e fede sull’interpretazione del reale; cf. Regno-att. 10,2012,308s) sul tema «Le macchine parlano di noi» (Roma, 26-28.1.2012). Ringraziamo SEFIR e l’editrice Città Nuova, presso cui saranno pubblicati gli Atti del Convegno, per averci concesso la pubblicazione congiunta del testo. 1 Cf. G.A. BORELLI, De motu animalium (edizione originale latina postuma del 1680). Facilmente accessibile l’edizione: On the movement of animals, Springer, New York 1998. Il titolo stesso del celeberrimo De motu animalium di Giovanni Francesco Borelli riflette lo stupore della scienza seicentesca per la peculiarità della vita caratterizzata dal «moto» di organi e organismi: animalium, infatti, significa «degli esseri animati» e non degli animali in senso zoologico. 2 Cf. P. TEILHARD DE CHARDIN, Il fenomeno umano, Queriniana, Brescia 2010 (edizione originale francese postuma del 1955). 3 Cf. C. ALLEN, «Animal Consciousness», in E.N. ZALTA (a cura di), The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Winter 2011 Edition) (reperibile sul sito web http://plato.stanford.edu). 4 Cf. I. TATTERSALL, Il mondo prima della storia. Dagli inizi al 400 aC, Raffaello Cortina, Milano 2009 (edizione originale inglese del 2008). 5 Cf. G. ISRAEL, La macchina vivente. Contro la visione meccanicistica dell’uomo, Bollati Boringhieri, Torino 2004. 6 Cf. C. BERNARD, Introduzione allo studio della medicina sperimentale, Feltrinelli, Milano 1973 (edizione originale francese del 1865). 7 Cf. M. SHELLEY, Frankenstein, Mondadori, Milano 2002 (edizione originale inglese del 1818). 8 Cf. A. HUXLEY, Mondo nuovo-Ritorno al mondo nuovo, Mondadori, Milano 2000 (edizione originale inglese del 1932). 9 P.K. DICK, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, Fanucci, Roma 2012 (edizione originale americana del 1968). 10 Cf. P. LEVI, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1998 (edizione originale del 1947). 11 Cf. W. HARVEY, Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus (edizione originale del 1628). Facilmente accessibile la versione inglese On the motion of heart and blood in animals, Prometheus Books, Amherst 1993. 12 Cf. G. CANGUILHEM, Il normale e il patologico, Einaudi, Torino 1994 (edizione originale francese del 1966, comprensiva di postfazione alla prima versione del 1943). 13 Cf. L. TESIO, «Giovanni Alfonso Borelli, 1680: meccanica, movimento, vita», in Ricerca in riabilitazione 3(1994) 3, 15-19 (reperibile sul sito web www.scalafim.com/pages). 14 Cf. T.S. KUHN, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 2009 (versione originale americana del 1962). 15 Cf. BERNARD, Introduzione allo studio della medicina sperimentale. 16 Cf. CANGUILHEM, Il normale e il patologico. 17 Cf. ISRAEL, La macchina vivente. 18 Cf. CANGUILHEM, Il normale e il patologico. 19 Cf. J. MONOD, Il caso e la necessità, Mondadori, Milano 2001 (edizione originale francese del 1970). 20 Cf. F. AGNOLI, L. BALDUCCI, G. CESANA, «Ethical disputes», in Journal of Medicine and the Person 10(2012) 1, 1-2 (disponibile sul sito web www.springer.com/medicine/journal). 21 Cf. L. TESIO, «La bio-medicina fra scienza e assistenza. Medicina riabilitativa: scienza dell’assistenza», in Il Nuovo Areopago 20(1995) 2, 80-105. 22 Cf. G.L. ENGEL, «The Need for a New Medical Model: A Challenge for Biomedicine», in Science 196(1977) 4286, 8.4.1977, 129-136. 23 Cf. ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ, ICF. Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute, Erickson, Trento 2002. 24 Cf. L. TESIO, F. FRANCHIGNONI, «Don’t touch the physical in “Physical and Rehabilitation Medicine”», in Journal of Rehabilitation Medicine 39(2007) 8, 662-663 (reperibile sul sito web www.medicaljournals.se/jrm). 25 Cf. L. TESIO, «Riabilitazione nell’ospedale: scienza o assistenza?», in L’Arco di Giano (2007) 52, 79-92. 26 Cf. M. FOUCAULT, Il potere psichiatrico. Corso al Collège de France, 1973-1974, Feltrinelli, Milano 2010. 27 Cf. L. TESIO, «How specific is a Medical Specialty? A semi-serious game to test your understanding of Physical and Rehabilitation Medicine», in International Journal of Rehabilitation Research 34(2012) 4, 378-381. 28 Cf. TESIO, «La bio-medicina fra scienza e assistenza». 29 Cf. Ivi; ID., «The good-hearted and the clever: clinical medicine at the bottom of the barrel of science», in Journal of Medicine and the Person 8(2010) 3, 103-111; ID., «Outcome research in rehabilitation: variable construction, trial design and statistical inference», in H. SOROKER, H. RING (a cura di), Advances in Physical and Rehabilitation Medicine, Monduzzi, Bologna 2003, 499-505. 30 Cf. TESIO, «Riabilitazione nell’ospedale: scienza o assistenza?». 31 Cf. Ivi. 32 Cf. L. TESIO, «Measuring Behaviours and Perceptions: Rasch Analysis as a tool for Rehabilitation Research», in Journal of Rehabilitation Medicine, 35(2003) 3, 105-115 (reperibile sul sito web www.medicaljournals.se/jrm); ID., «Outcome research in rehabilitation». 33 Cf. TESIO, «The good-hearted and the clever». 34 Cf. W.R. SHADISH, T.D. COOK, D.T. CAMPBELL, Experimental and Quasi-Experimental Designs for Generalized Causal Inference, Houghton Mifflin Co., Boston 2002; J.L. FLEISS, Design and Analysis of Clinical Experiments, Wiley & Sons, New York 1986. 35 Cf. G. ISRAEL, Per una medicina umanistica. Apologia di una medicina che curi i malati come persone, Lindau, Torino 2010. 36 Cf. T.R. COLE, N. CARLIN, «The suffering of physicians», in The Lancet 374(2009) 9699, 24.10.2009, 1414-1415 (reperibile sul sito web www.thelancet.com). 37 Cf. M. FOUCAULT, Nascita della clinica, Einaudi, Torino 1998 (edizione originale francese del 1963). 38 Cf. L. TESIO, C. GAMBA, A. CAPELLI, «Rehabilitation: the Cinderella of neurological research? A bibliometric study», in Italian Journal of Neurological Sciences 16(1995) 6, 473-477 (reperibile sul sito web http://link.springer.com). 39 Cf. TESIO, «The good-hearted and the clever». 40 Cf. C. RAPEZZI, R. FERRARI, A. BRANZI, «White coats and fingerprints: diagnostic reasoning in medicine and investigative methods of fictional detectives», in British Medical Journal 331(2005) 7531, 24.12.2005, 1491-1494 (reperibile sul sito web www.bmj.com). 41 Cf. M. BUZZONI, «On Medicine as a Human Science», in Theoretical Medicine and Bioethics 24(2003) 1, 79-94. 42 Cf. TESIO, «The good-hearted and the clever». IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Luigi Tesio* p 779-780_parole:Layout 2 p arole 2-01-2013 18:50 Pagina 779 delle religioni Una festa di tutti Natale: la dinamica divina e la nostra accoglienza L e feste dipendono dai calendari, i quali a loro volta si poggiano su moti celesti. Essi non sono sottoposti al capriccio umano, né a variabili stagionali. Un inverno può essere molto rigido e nevoso o solo freddo e piovoso, ma si può essere certi che ogni anno fino al solstizio d’inverno i dì si accorceranno, dopo di che ricominceranno a crescere. Sole, luna e stelle ci accomunano, o almeno così sembra. È sapienza antica affermare che tutti abitiamo sotto lo stesso cielo. Eppure la misura del tempo differisce da luogo a luogo, da civiltà a civiltà. C’è chi guarda al sole, chi si fa forte della ciclica luna e chi tiene conto dell’uno e dell’altra. Al calendario gregoriano, che s’è imposto in Occidente e di riflesso nel mondo intero, sfuggono ancora molti terreni del sacro. Il papa e i gesuiti del Collegio romano hanno conquistato il nostro pianeta senza occupare tutti gli spazi di Dio. Quasi ogni religione continua, infatti, a misurare il tempo a modo suo. Capita perciò che le feste degli uni cadano quando altri vivono un tempo normale e viceversa. Non a caso nelle società multireligiose si moltiplicano i calendari che indicano le ricorrenze delle varie comunità. Possiamo rallegrarci insieme? In spazi fattisi sempre più condivisi le differenze risultano più percepibili. Non è, però, scoperta di oggi. Già in passato si sapeva che nessuna religione è un’isola. Un non ebreo disse a rav Yehoshua’ ben Qorchah (un maestro d’Israele vissuto nel secondo secolo della nostra era): «Noi abbiamo le nostre feste e voi le vostre; quando voi vi rallegrate noi non lo facciamo e allorché noi siamo lieti voi non lo siete». Una domanda sorse allora sulle labbra del gentile: «Non esiste mai davvero un’occasione in cui tutti possiamo rallegrarci insieme?». Il rabbi rispose che ciò avveniva quando cadeva la pioggia. Nelle zone aride, dove scarsi sono i fiumi e il sottosuolo è povero d’acqua, la vita dipende, alla lettera, dal fecondante pianto delle nubi. Quando piove la gioia è condivisa allo stesso modo in cui lo è l’esistenza: «Siamo vita in mezzo a vita che vuol vivere» (A. Schweitzer). Nell’emisfero settentrionale, nell’ultimo scorcio del mese di dicembre, qualcosa del genere vale anche per il lento, ma costante, crescere della luce. Quando si sa di aver toccato il fondo non si può che risalire. A poco a poco il buio retrocede. Tuttavia soltanto nei tempi fissi della natura ci è dato di sapere con certezza che si è giunti davvero al punto infimo; in quelli mobili della IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 779 vita individuale, economica, sociale e politica rimane incerto se, per quanto si situi già in basso, non ci siano ulteriori gradini da scendere. Nel «settentrional vedovo sito» da tempo immemorabile l’accensione di lumi all’inizio dell’inverno è segno augurale collegato alla progressiva risalita della luce. Ebrei e cristiani, nati e sviluppatisi nell’emisfero Nord, hanno assunto l’uso di accendere lampade facendole interagire con i racconti connessi alla propria fede: gli uni hanno i lumi di Chanukkah, gli altri le candele dell’Avvento e le luci poste sugli alberi di Natale. Entrambi conti- LUCA MAZZINGHI Il Pentateuco sapienziale Proverbi Giobbe Qohelet Siracide Sapienza Caratteristiche letterarie e temi teologici I libri sapienziali sono testi poco conosciuti dal grande pubblico, ma il loro studio consente di far emergere una ricchezza di temi che per lungo tempo ha nutrito la riflessione teologica di Israele. Il volume, frutto della docenza dell’autore, rappresenta un’ottima introduzione alla letteratura sapienziale biblica. «TESTI E COMMENTI» Edizioni Edizioni Dehoniane Dehoniane Bologna Bologna pp. 272 - € 26,00 Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099 www.dehoniane.it 779-780_parole:Layout 2 2-01-2013 18:50 Pagina 780 Parole delle religioni nuano tuttora ad accenderle. Lo fanno anche se l’inquinante eccesso luminoso, proprio delle nostre società, ferisce in modo grave il simbolismo delle lampade. Perché la luce risplenda per davvero occorre conoscere le tenebre, e ciò vale in senso sia fisico sia spirituale (Gv 1,5). Ognuno, allora, ha le proprie feste e sono soltanto i tempi del cielo ad accomunarci? Rispondere di sì significherebbe consegnare le ricorrenze a un ambito dominato da un tollerante principio paragonabile a quello contenuto nel motto secondo cui la mia libertà finisce là dove comincia la tua. Non ci sarebbe concorrenza, ma neppure solidarietà. Ognuno festeggerebbe a casa propria senza pestare i piedi a nessun altro. Ad accomunarci sarebbero dunque solo tempi e stagioni? È utopia confidare in qualcosa di più? Davvero non ci è dato di rallegrarsi per le feste degli altri? Ed è solo arroganza pretendere che le celebrazioni di ciascuno siano dotate di un respiro più ampio di quello conseguibile dall’interno della propria tradizione religiosa? Il Natale, pur essendo forse l’unica festa nell’Occidente cristiano dotata tuttora di una perdurante componente domestica, erompe dall’ambito familiare. Ciò avviene, nella maniera più appariscente, nel suo versante secolarizzato e commerciale. Esso riempie di luci strade e piazze e, così facendo, allarga, nel contempo, il vuoto che abbiamo dentro: le tenebre esteriori superficialmente sconfitte accrescono quelle interiori. Né, per contrastare questa tendenza, basta coltivare la pur alta motivazione, (accresciutasi negli ultimi anni) che induce alcuni a condividere, in maniera cordiale, le feste degli altri. La partecipazione all’altrui festa ci accomuna più dei moti della terra o della luna e ci ristora rispetto al protervo sfavillio omogeneizzante delle nostre strade. Tuttavia la condivisione sarebbe davvero piena solo se fosse all’altezza del paradosso di ospitare anche la pretesa di universalità insita, il più delle volte, nella festa dell’«altro». Per ricorrere a un’espressione di Simone Weil, occorrerebbe partecipare alle solennità altrui partendo dalla convinzione che ogni religione sia l’unica vera: una sfida che è al di là delle nostre attuali forze spirituali. Qui non basta pensare al crescere del sole; occorre coltivare desideri estremi, come quello di sperare in un sole che, come scrisse il grande poeta mistico musulmano Gialal ad-Din Rumi, sia in grado di proteggerci dai suoi stessi raggi. Dio esce da sé e si fa creatura Per il credente in Gesù Cristo non è sufficiente affidarsi ai tempi del creato, per lui è necessario guardare ai paradossali tempi di Dio, in virtù dei quali l’eterno si è rivestito di carne e sangue. Se il Natale fosse solo festa dei cristiani l’incarnazione del Figlio sarebbe ricondotta all’ambito angusto dell’identità confessionale: noi abbiamo le nostre feste, voi le vostre. Il Verbo venuto a porre la propria tenda tra noi (Gv 1,14) esige, invece, di essere accolto con un respiro aperto a tutti, senza con ciò imporsi a nessuno. Ciò e non altro significa la possibilità che ci è data di accoglierlo o rifiutarlo. Leggendo e rileggendo il Prologo del quarto Vangelo si coglie che le parole iniziali riferite al Logos che era presso Dio vanno comprese alla luce del racconto di quanto viene dopo. Il messaggio che ci è comunicato è incentrato sulla rivelazione massima secondo cui il Logos, per mezzo del quale 780 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 sono state fatte tutte le cose (Gv 1,3), può essere accolto, e quindi anche rifiutato, dalle sue creature. Si tratta di un’alternativa che ci comunica una realtà abissale: chi è all’inizio di tutto, lungi dall’imporre alle proprie creature di essere riconosciuto, chiede loro di venir ospitato esponendosi, di conseguenza, al rischio di restare fuori dall’uscio. La Parola che crea ogni cosa, nulla impone. La massima libertà esercitata da Dio è stata quella di uscire da sé e di farsi creatura. Quella scelta abissale ci invita a uscire da noi stessi per condividere la vita degli altri; proprio in ciò la testimonianza di fede in Gesù Cristo si fa massima. L’omogeneo e settentrionale crescere della luce successiva al solstizio d’inverno non ci basta né per vivere il Natale né per presentarlo come simbolo universale (custodito dalla fede di alcuni e negato da quella di altri) dell’umanità di Dio. Per attingere alle profondità del Natale occorre viverlo come fonte di un divino accoglimento dell’umanità dell’altro che ci incalza a essere a nostra volta accoglienti. Per quanto il senso autentico del Natale sia custodito solo dalla fede di alcuni, si è chiamati a renderlo, nella mitezza, una festa a favore di tutti. Piero Stefani DIRETTORE RESPONSABILE Gianfranco Brunelli CAPOREDATTORE PER ATTUALITÀ Guido Mocellin CAPOREDATTORE PER DOCUMENTI p. Marco Bernardoni SEGRETARIA DI REDAZIONE Chiara Scesa REDAZIONE p. Marco Bernardoni / Gianfranco Brunelli / Alessandra Deoriti / p. Alfio Filippi / Maria Elisabetta Gandolfi / p. Marcello Matté / Guido Mocellin / p. Marcello Neri / p. Lorenzo Prezzi / Daniela Sala / Paolo Segatti / Piero Stefani / Francesco Strazzari / Antonio Torresin / Mariapia Veladiano EDITORE Centro Editoriale Dehoniano, spa PROGETTO GRAFICO Scoutdesign Srl IMPAGINAZIONE Omega Graphics Snc - Bologna STAMPA italia tipolitografia s.r.l. - Ferrara DIREZIONE E REDAZIONE Via Nosadella, 6 - 40123 Bologna tel. 051/3392611 - fax 051/331354 www.ilregno.it e-mail: [email protected] PER LA PUBBLICITÀ Ufficio commerciale CED-EDB e-mail: [email protected] tel. 051/4290023 - fax 051/4290099 ABBONAMENTI tel. 051/4290077 - fax 051/4290099 e-mail: [email protected] QUOTE DI ABBONAMENTO PER L’ANNO 2013 Il Regno - attualità + documenti + Annale 2013 - Italia € 65,00; Europa € 104,00; Resto del mondo € 116,00. Il Regno - attualità + documenti Italia € 63,00; Europa € 102,00; Resto del mondo € 114,00. Solo Attualità o solo Documenti Italia € 45,00; Europa € 68,00; Resto del mondo € 73,00. Una copia e arretrati: € 3,70. Il Regno digitale - attualità + documenti + Annale 2013 - € 65,00; CCP 264408 intestato a Centro Editoriale Dehoniano. Chiuso in tipografia il 31.12.2012. Il n. 21 è stato spedito il 19.12.2012; il n. 20 il 6.12.2012. In copertina: B. CAMPBELL, T3 Bot (part.). Registrazione del Tribunale di Bologna N. 2237 del 24.10.1957. Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana L’editore è a disposizione degli aventi diritto che non è stato possibile contattare, nonché per eventuali e involontarie inesattezze e/o omissioni nella citazione delle fonti iconografiche riprodotte nella rivista. 781-782_vergogno:Layout 2 2-01-2013 15:19 Pagina 781 «Benedico nei luoghi affollati» Ancora sulle benedizioni dei cristiani comuni “ IO NON MI VERGOGNO DEL VANGELO “ I o benedico nei luoghi affollati». «Dio mio non ho mai benedetto nessuno». «A me vien fatto di benedire sempre, in cuor mio, i bambini». Tre donne che frequentano il mio blog mi hanno inviato queste confidenze in risposta alla richiesta di narrare la propria esperienza della benedizione come liturgia del cristiano comune, che non ha rituali e che è affidata alla spontaneità della vita. Il mese scorso avevo abbozzato qui una rassegna narrativa della varietà delle benedizioni scambiate ai nostri giorni, comprese quelle dei laici ai consacrati (Regno-att. 20,2012,719). Torno sul tema per meglio calarlo nella quotidianità. «Io benedico nei luoghi affollati, per le strade, negli autobus», racconta la prima delle tre visitatrici: «Soprattutto quando nei dintorni c’è qualcuno molto arrabbiato. Mi guardo intorno, poso un rapido sguardo su un volto, poi su un altro, e a ognuno dico mentalmente: “Dio ti benedica”. A volte tra i volti arrabbiati se ne nota uno calmo, assorto. Se su quello indugio con lo sguardo, corre tra noi un abbozzo di sorriso e allora mi sento benedetta. Se solo ci si fa un po’ caso, siamo avvolti di benedizioni». Mio lettore, io credo che questa sarà anche la tua conclusione se leggerai per intero. Svolgeremo un esercizio di applicazione alla vita quotidiana dei mille modi nei quali ognuno può farsi benedizione per sé e per gli altri. COSÌ BENEDICO I FIGLI PRIMA DI ANDARE A LETTO La visitatrice del blog che afferma di benedire i bambini così continua: «Li vedo così belli nella loro spontaneità non ancora toccata dal Male che il mio “Dio ti benedica” è un pensiero naturale, un desiderio forte che restino sempre al di fuori del Male, e nello stesso tempo un ringraziamento al Creatore che li ha chiamati alla vita». Una quarta visitatrice racconta di una benedizione detta in parole e non solo nel cuore: «Ero ferma a un semaforo, un povero si avvicinava ai finestrini chiedendo l’elemosina. Era un ragazzo, nordafricano probabilmente, di 15, 16 anni, e sembrava sconsolato. Quando è arrivato da me, gli ho porto la moneta, e insieme ho detto: “Il Signore ti benedica”. Non posso dimenticare il cambiamento nell’espressione del suo viso, la luce che si è accesa: “Grazie”, ripeteva. Sono ripartita e dallo specchietto l’ho visto che guardava verso di me sorridendo». Non sono solo le donne a benedire. «Da un paio d’anni – racconta un papà – do la benedizione ai figli prima di andare a letto pronunciando la formula della chiusura della liturgia delle ore: “Il Signore ti benedica, ti preservi da ogni male e ti conduca alla vita eterna”. Con la risposta dei figli: “Amen”. La sera è una benedizione individuale con il segno della croce sulla fronte, come nella celebrazione del battesimo, con l’aggiunta di una carezza sulla guancia e il bacio della buona notte. La mattina invece la benedizione è collettiva. È la forma di conciliazione più semplice ed efficace che ho trovato con i figli piccolissimi e piccoli. È la forma più sincera di buona notte. Anche il più piccolo, un anno e mezzo, viene alla sponda del lettino e non vede l’ora tutte le sere». «Dall’abitudine consolidata di dare la benedizione ai figli – racconta ancora il papà benedicente – mi accorgo che passo con facilità anche a benedire espressamente ma con disinvoltura e quasi con naturalezza altre persone, quando la situazione lo consente». Un visitatore esperto delle lingue di Calabria e di Sicilia narra la frequenza delle benedizioni tuttora alta laggiù e conclude: «Quando vado a trovare don Daniel, alla fine per saluto mi faccio sempre benedire». Ma ovviamente non sono solo i sacerdoti a benedire in quelle terre. Lo stesso visitatore riferisce che in Sicilia si dice ancora: «U Signuri t’u paja», che il Signore ti ripaghi per il buon gesto che hai fatto. Leggendo queste parole a me è venuto alla memoria che nelle mie Marche gli anziani dicono: «Il Signore ti rimeriti». «BABBO, MAMMA, LA BENEDIZIONE» Ancora il visitatore calabro-siciliano: «Mia zia Anna in Calabria mi congedava sempre con un “Va’ figghiu n’santa paci”, vai figlio in santa pace. A Bagheria è uso salutare tra persone in età con un “Sa binidìca”, vossignoria mi benedica. Mia nonna dice che “i cosi ca no su giusti ‘u Signuri no t’i benadìci”, ossia che Dio non ti benedice le cose che fai pestando i piedi agli altri o con sotterfugi». Una visitatrice che vive negli USA ma è di origine napoletana ricorda la formula «A’ Madonna t’accumpagni», che «detta da nonne, zie, mamma è sempre stata una benedizione che è IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 781 2-01-2013 15:19 discesa su ognuno di noi. L’ho detta anch’io alle mie figlie, proprio così, in napoletano, per anni; e la nuova generazione viene su ricevendo la stessa benedizione quotidiana». Un visitatore del blog che è di Ferrara ha un racconto analogo: «Una mia nonna nel nostro sermo nativus salutava i nipoti rivolgendo loro queste parole: “Banadèt al miè putìn”, “banadèta dal Sgnòr”; o semplicemente “banadìt!”. Benedetta nonna. Benediceva continuamente». Anche nel linguaggio familiare dei contadini marchigiani la richiesta e il dono della benedizione erano frequenti. Ricordo che la ritualizzazione del dialogo benedizionale era arrivata a togliere il verbo «dammi» dalla richiesta dei figli. Al termine del rosario, recitato nella cucina o nella stalla, prima di andare a letto si diceva a casa mia: «Babbo, mamma, la benedizione». Lo dicevamo tutti insieme confusamente, come in una gara a chi faceva prima e quelli rispondevano: «Dio vi benedica». UN RITO DI BENEDIZIONE «JACOPO ORTIS» DI FOSCOLO NELLO Il dialogo diveniva più impegnativo quando uno partiva per un viaggio o per l’ospedale, o andava soldato, o in guerra. Ma anche per andare a «garzone» per la settimana della mietitura o della vendemmia da un altro contadino, dormendo la notte nel fienile. E la corrispondenza di chi era lontano portava sempre la richiesta della benedizione e non solo tra i contadini: «Mi benedica, mio caro Papà, e preghi Dio per me, che le bacio la mano con tutto il cuore» (Giacomo Leopardi al padre Monaldo, da Firenze, 3 luglio 1832). Il Foscolo ha un memorabile rito di benedizione nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis (1801), quando il protagonista prende commiato dalla mamma avendo deciso di suicidarsi: «Jacopo le strinse la mano e la guardava come se volesse affidarle un secreto; ma bel tosto si ricompose, e le chiese la sua benedizione. Ed ella alzando le palme: Ti benedico – Ti benedico; e piaccia anche a Dio onnipotente di benedirti. Avvicinatisi alla scala s’abbracciarono». 782 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Pagina 782 La benedizione di chi è vicino a morire aveva e ha il valore simbolico di un testamento. Aldo Moro manda queste parole alla «dolcissima Noretta» dal carcere delle Brigate rosse, avuto l’annuncio della morte: «Ti abbraccio forte forte e ti benedico dal profondo del cuore. Aldo» (senza data, maggio 1978). Flavio Chemello, un ragazzo di Verona che muore di tumore a 24 anni nel 1988, così prende commiato dal parroco: «Ora chiedo al Signore che mi lasci andare, e chiedo anche una benedizione per te e la comunità». Rita Sivelli, di Parma, mamma di due bambini, muore anche lei di tumore a 35 anni nel 1994 così ringraziando le amiche per l’aiuto da loro avuto nei mesi della malattia: «Sono certa che questo amore donato è stato accolto dal Signore e lo ha trasformato in benedizione per voi e per le vostre famiglie». Queste due ultime storie sono nei miei volumi intitolati Cerco fatti di Vangelo 2 e 3, ambedue pubblicati da EDB (2011 e 2012). QUEI SOLDATI RICONCILIATI DAL KYRIE ELEISON Una formula simile usa – nell’ultima lettera ai genitori – un partigiano condannato a morte dai tedeschi, Leonardo Corona, che così scrive da Firenze il 23 marzo 1944: «Sono rassegnato alla volontà del Signore che per questo sacrificio darà a voi ogni benedizione e a me darà il Paradiso dove tutti ci ritroveremo» (Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, Einaudi, Torino 1994, 84). A volte si danno «benedizioni» “ IO NON MI VERGOGNO DEL VANGELO “ 781-782_vergogno:Layout 2 nelle quali non compare la parola «benedire» in nessuna delle sue varianti ma compare l’atto dell’affidamento al Signore. Don Italo Ruffino, prete di Chiavari che fu cappellano militare della spedizione in Grecia e che ha appena compiuto cent’anni, in un’intervista ad Avvenire del 21 novembre 2012 racconta di un soldato italiano che dopo una battaglia si trova accanto a un greco agonizzante: «Mosso a pietà avrebbe voluto dirgli qualcosa, chiudergli gli occhi. La prima cosa che gli venne in mente furono le uniche due parole in greco che conosceva: Kyrie eleison. Le disse chinandosi sul volto di quell’uomo prima nemico. E lui rispose: Kyrie eleison». COME DONNE E UOMINI DI BENEDIZIONE PER TUTTI Il linguaggio e le forme del benedire sono di grande varietà. Nelle «Premesse generali» al Benedizionale (edizione CEI del 1992) si parla a p. 21 di «Dio che benedice» le sue creature, di uomini che «benedicono Dio» e di uomini che «benedicono gli altri». Il linguaggio dei teologi è ancora più libero: «Una madre che traccia un segno di croce sulla fronte del suo bambino lo benedice e se traccia il segno della croce sulla propria fronte benedice se stessa» (P.P. KASPAR, Il linguaggio dei segni, Queriniana, Brescia 1988, 69). Benedire Dio, benedire un fratello, benedire un figlio, benedire sé stessi, benedire un nemico, benedire chi ci passa accanto. Un neonato o un morente. Un papa in affanno o un prete colpito da Parkinson. Un condannato a morte di cui incrociamo lo sguardo nel telegiornale. Con o senza parole o gesti. Questa liturgia minima, ampiamente offerta al cristiano comune, è una delle modalità più frequenti con cui il segno dell’amore di Dio viene partecipato e accolto nella vita quotidiana. Un pieno protagonismo laicale comporta che i cristiani avvertano sé stessi come uomini e donne di benedizione per sé, per l’umanità, per il mondo. Luigi Accattoli www.luigiaccattoli.it i 783-792_indici:Layout 3 3-01-2013 10:45 Pagina 783 attualità 2012 i ndici ARGOMENTI (Cf. singole nazioni) At tualità ecclesiale BENEDET TO XVI IV Concistoro: il ritorno della curia (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . IV Concistoro: il rinnovamento spirituale (G. Brunelli) . . . . . . . . . . Messico - In attesa del papa: il predominio della violenza (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Messico e Cuba - Viaggio di Benedetto XVI: ritornare a Dio (A.M. Valli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Cuba - Messico: sfide nuove per un continente cattolico (G. B.) . . . Austria: rinnovamenti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dibattito - Il papa e la liturgia: per una moltitudine (F. Pieri) . . . . . . Santa Sede - «Corvi»: l’esercizio dell’autorità, oltre gli uomini (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il papa a Milano - VII Incontro mondiale delle famiglie: una Chiesa e il suo popolo (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiese - Crisi dell’euro: l’Europa necessaria (Il Regno) . . . . . . . . . . . Santa Sede - Nomine: Bertone rimane ancora (G. Brunelli) . . . . . . Libano: il viaggio del consenso (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Germania - Vescovi: il papa soffre (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dibattito - «Pro multis»: il tema è la salvezza (F. Pieri) . . . . . . . . . . . Anno della fede: la fede e la riforma della Chiesa (G. Brunelli) . . . . Concistoro: l’equilibrio mantenuto (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . Vatileaks: il perdono del papa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,19 4,73 4,122 8,230 8,232 8,242 10,297 10,304 12,371 14,433 14,441 16,505 16,509 16,551 18,577 20,656 22,734 SANTA SEDE Benedetto XVI - IV Concistoro: il ritorno della curia (G. Brunelli) Lefebvriani: il senso della continuità (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . Benedetto XVI - IV concistoro: il rinnovamento spirituale (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gregoriana, Santa Sede e violenze sui minori: senza alternative (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lefebvriani: senso unico (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Neocatecumenali: percorso concluso (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Australia - Vescovo rimosso: dubbi sul processo (D. S.) . . . . . . . . . . . . Legionari: la rotta è cambiata (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50° del Vaticano II - Giustizia e pace: la Chiesa che serve (D. Christiansen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Irlanda: l’autentico percorso (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lefebvriani: Roma attende Fellay (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Perù - Università cattolica: chi vincerà la controversia (G. Mc.) . . . . Vietnam: migliorano i rapporti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa in Cina: uno sguardo propositivo (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . Irlanda: fratture (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Religiose USA: dalle inchieste all’intervento (M. Faggioli) . . . . . . . . Vietnam: il caso Van Thuan (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Corvi»: l’esercizio dell’autorità, oltre gli uomini (G. Brunelli) . . . . Cina: relazioni «ufficiali» (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il papa a Milano - VII Incontro mondiale delle famiglie: una Chiesa e il suo popolo (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Milano - Dopo il caso Carrón: Scola da CL ad Ambrogio (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Carrón - Nomina di Scola: lettera al nunzio mons. Bertello (J. Carrón) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,19 2,20 4,73 4,75 4,80 4,80 4,81 4,81 4,82 6,160 6,170 6,197 6,198 8,217 8,242 8,263 8,268 10,304 10,345 12,371 12,374 12,375 USA - Storia della Chiesa: agli albori della modernità. Benedetto XIV tra riforma e Illuminismo (M.T. Fattori) . . . . . . . USA: Roma e le teologhe (M. Faggioli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lefebvriani: gli sforzi continuano (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Legionari: percorso accidentato (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Australia - Ex anglicani: nuovo ordinariato (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . Sinodo - XIII Assemblea generale: le attese della Chiesa. Rileggendo l’Instrumentum laboris (S. Dianich) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nomine: Bertone rimane ancora (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . Religiose USA: lo spazio del discernimento (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . Il concilio Vaticano II 50 anni dopo: una Chiesa contemporanea (Il Regno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Il concilio Vaticano II nella storia della teologia: continuità o discontinuità? (P. Walter) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Il concilio Vaticano II nel ricordo di un testimone: che cosa significa per me (F.-X. Kaufmann) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Benedetto XVI - Anno della fede. La fede e la riforma della Chiesa (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . R. Williams al Sinodo sulla nuova evangelizzazione: il dono di contemplare (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Benedetto XVI - Concistoro: l’equilibrio mantenuto (G. Mocellin) . Chiesa cattolica - XIII Sinodo dei vescovi: rinascere dall’alto (L. Bressan) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Sinodo dei vescovi: primi passi (G. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lefebvriani: attendismi e doppi binari (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Legionari: ridefiniti vertici e carisma (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa cattolica - Donne prete: provvedimenti (M.E. G.) . . . . . . . . . Vatileaks: il perdono del papa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,376 12,378 12,379 12,380 12,414 14,435 14,441 16,521 16,558 16,560 16,569 18,577 18,579 20,656 20,657 20,658 20,663 20,664 22,734 22,734 ASSOCIAZIONI - MOVIMENTI Santa Sede - Lefebvriani: il senso della continuità (G. Mocellin) . . . Santa Sede - Lefebvriani: senso unico (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Lefebvriani: Roma attende Fellay (G. Mc.) . . . . . . . . . . Benedetto XVI - Austria: rinnovamenti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Milano - Dopo il caso Carrón: Scola da CL ad Ambrogio (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Carrón - Nomina di Scola: lettera al nunzio mons. Bertello (J. Carrón) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lefebvriani: gli sforzi continuano (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50° Vaticano II: riaprire il cantiere. L’Assemblea nazionale «Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri» (G. Forcesi) . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Lefebvriani: attendismi e doppi binari (M. B.) . . . . . . . 2,20 4,80 6,170 8,242 12,374 12,375 12,379 18,599 20,663 MINISTERI - VITA RELIGIOSA Violenze su minori: ripartire dai frammenti (M.E. Gandolfi) . . . . . 2,13 2,14 – Olanda (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,15 – Belgio (M.E. G., M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,16 – Lussemburgo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Gregoriana, Santa Sede e violenze sui minori: senza alternative 4,75 (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,80 Santa Sede - Neocatecumenali: percorso concluso (G. Mc.) . . . . . . . 4,81 Santa Sede - Legionari: la rotta è cambiata (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . 4,81 Australia - Vescovo rimosso: dubbi sul processo (D. S.) . . . . . . . . . . . . Mille anni: nel millenario di Camaldoli un volume fotografico 4,99 ne celebra la ricerca spirituale (T. Ceravolo) . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Irlanda: l’autentico percorso (M.E. Gandolfi) . . . . . . . 6,160 Benedetto XVI - Austria: rinnovamenti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,242 Religiose USA - Santa Sede: dalle inchieste all’intervento (M. Faggioli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,263 CEI - Violenze sui minori: linee guida, un punto di partenza (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,296 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 783 783-792_indici:Layout 3 i 3-01-2013 10:45 Pagina 784 ndici Il papa a Milano - VII Incontro mondiale delle famiglie: una Chiesa e il suo popolo (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Milano - Dopo il caso Carrón: Scola da CL ad Ambrogio (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Carrón - Nomina di Scola: lettera al nunzio mons. Bertello (J. Carrón) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - USA: Roma e le teologhe (M. Faggioli) . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Legionari: percorso accidentato (M. B.) . . . . . . . . . . . . Chiesa - Violenze sui minori e diritto: vescovi in tribunale (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa d’Inghilterra - Donne vescovo: serve ancora tempo (D. Sala) In morte di Carlo Maria Martini: un padre della Chiesa. Biblista, pastore, maestro (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Un buon pastore (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Il «non so» del cardinale (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Religiose USA: lo spazio del discernimento (M.E. G.) . Dialogo - Chiarinelli e Accattoli: libero come un cristiano. Sensazioni e suggestioni di un vescovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Estasi e sogno: «Tra la terra e il cielo» (L. Chiarinelli) . . . . . . . . . – Vescovi emeriti e cristiani sparsi: un canto di libertà (L. Accattoli) Australia - Chiesa e violenze su minori: la guarigione è lontana (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Legionari: ridefiniti vertici e carisma (M. B.) . . . . . . . . . Monachesimo - Media digitali: la rete nel chiostro… e il chiostro nella rete (I. Jonveaux) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa cattolica - Donne prete: provvedimenti (M.E. G.) . . . . . . . . . 12,371 12,374 12,375 12,378 12,380 14,442 14,451 16,510 16,512 16,514 16,521 16,523 16,523 16,526 18,629 20,664 20,665 22,734 PASTORALE - LITURGIA - CATECHESI Violenze su minori: ripartire dai frammenti (M.E. Gandolfi) . . . . . 2,13 – Olanda (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,14 – Belgio (M.E. G., M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,15 – Lussemburgo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,16 America Latina - Ecuador: la rivoluzione di Correa (F. Strazzari) . 2,22 Editoria religiosa: musica e liturgia (R. Castagnetti) . . . . . . . . . . . . 2,44 Benedetto XVI - IV concistoro: il rinnovamento spirituale (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,73 Gregoriana, Santa Sede e violenze sui minori: senza alternative (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,75 Africa - Chiesa cattolica: forme della comunicazione (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,93 USA - Vescovi cattolici e Obama: rimanere civili (B. Cupich) . . . . . 4,96 – USA - Riforma sanitaria: è ancora scontro (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . 4,97 Messico - In attesa del papa: il predominio della violenza (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,122 America Latina - CELAM: i conflitti ambientali (M. Castagnaro) . 4,123 Verso Aquileia: la fede del Nord-est. Una religiosità in rapida trasformazione (A. Castegnaro) . . . . . . . . . . . . . . 4,126 – Aquileia, vent’anni dopo (A. C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,128 Pasqua 2012: la misteriosa certezza della risurrezione (R. Etchegaray) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,145 Ungheria - Chiesa e società: le priorità dopo il comunismo. Mons. Ternyak, arcivescovo di Eger (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . 6,155 Santa Sede - Irlanda: l’autentico percorso (M.E. Gandolfi) . . . . . . . 6,160 CEI - Catechesi: la stagione dell’annuncio. I Convegni catechistici regionali nel 2012 (G. Benzi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,161 Liturgia: morì, fu sepolto, è risuscitato. Nuova edizione del Rito delle esequie (E. Castellucci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,164 Parrocchia domani: possibilità reali (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . 6,166 Santa Sede - Chiesa in Cina: uno sguardo propositivo (G. Brunelli) 8,217 Triveneto - Aquileia 2: quale volto di Chiesa (M. Bernardoni) . . . . 8,219 – Aquileia 2 continua (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,221 CEI - Ora di religione: per la qualità (R. Rezzaghi) . . . . . . . . . . . . . 8,223 Messico e Cuba - Viaggio di Benedetto XVI: ritornare a Dio (A.M. Valli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,230 – Cuba - Messico: sfide nuove per un continente cattolico (G. B.) . . . 8,232 Panama - Chiesa cattolica: a fianco degli indigeni (M. Castagnaro) 8,233 Cile - Chiesa: impatti ambientali (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . 8,234 Germania - Katholikentag: ripartire (A.R. Batlogg) . . . . . . . . . . . . . 8,241 Benedetto XVI - Austria: rinnovamenti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,242 CEI - Violenze sui minori: linee guida, un punto di partenza (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,296 784 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 Dibattito - Il papa e la liturgia: per una moltitudine (F. Pieri) . . . . . . Dibattito - Crisi della Chiesa, crisi di Dio: cambi di prospettiva (P.M. Zulehner) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non solo per chi ha già la fede. Il progetto di pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Milano (E. Castellucci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - LXIV Assemblea: il futuro della fede (G. Brunelli) . . . . . . . . . Tunisia - Cristiani e transizione: l’islam del Maghreb (M. Lahham) Il papa a Milano - VII Incontro mondiale delle famiglie: una Chiesa e il suo popolo (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Milano - Dopo il caso Carrón: Scola, da CL ad Ambrogio (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Carrón - Nomina di Scola: lettera al nunzio mons. Bertello (J. Carrón) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Freiburg, Germania - Divorziati risposati: pressing sul vescovo (D. S.) Argentina - Chiesa e consumo di droga: a nome dei poveri (W. Uranga) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Brasile - Codice forestale: per l’ambiente o per lo sviluppo? (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bolivia - Vescovi e ambiente: non tutto è in vendita (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filippine - Governo e vescovi: scontro sulla contraccezione (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sinodo - XIII Assemblea generale: le attese della Chiesa (S. Dianich) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa - Violenze sui minori e diritto: vescovi in tribunale (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ucraina - Chiesa greco-cattolica: le nostre responsabilità. Intervista all’arcivescovo S. Shevchuk (L. Prezzi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Irlanda - Congresso eucaristico internazionale: il Vaticano II visto da Dublino (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filippine - Vescovi: completare la riforma agraria (D. S.) . . . . . . . . . . India - Chiesa cattolica: un sinodo laico (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Puglisi - Beatificazione: martire di Cristo (M. Torcivia) . . . . . . . . . . Editoria religiosa: la Chiesa che verrà (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . Sud - Conferenza episcopale calabra: essere solidali in Calabria (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Opere sanitarie e sociali: multiformi e complesse (L. Diotallevi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Rilevazione CEI - Prospettive pastorali: conoscere, curare, sostenere (F. Soddu, A. Manto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Libano - Benedetto XVI: il viaggio del consenso (G. Brunelli) . . . . Germania - Vescovi: il papa soffre (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In morte di Carlo Maria Martini: un padre della Chiesa (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Un buon pastore (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Il «non so» del cardinale (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cina - Chiesa cattolica: guarire le ferite. Intervista al card. J. Tong, vescovo di Hong Kong (H. Waldenfels) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dialogo - Chiarinelli e Accattoli: libero come un cristiano. Sensazioni e suggestioni di un vescovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Estasi e sogno: «Tra la terra e il cielo» (L. Chiarinelli) . . . . . . . . . – Vescovi emeriti e cristiani sparsi: un canto di libertà (L. Accattoli) Dibattito - «Pro multis»: il tema è la salvezza (F. Pieri) . . . . . . . . . . . Benedetto XVI - Anno della fede: la fede e la riforma della Chiesa (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Williams al Sinodo sulla nuova evangelizzazione: il dono di contemplare (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Germania - Vescovi cattolici: se uno esce dalla Chiesa (U. Ruh) . . . . Austria - Vienna: comunità parrocchiali e filiali (D. S.) . . . . . . . . . . . . Portogallo - Il fenomeno Fatima: un luogo di cultura materna. Colloquio con mons. dos Santos Marto (F. Strazzari) . . . . . . . . . . Catechesi - Convegni regionali: comunità formazione iniziazione (C. Sciuto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Calabria - Chiesa e mafia: siete contro Dio, convertitevi (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50° Vaticano II: riaprire il cantiere. L’Assemblea nazionale «Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri» (G. Forcesi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Australia - Chiesa e violenze su minori: la guarigione è lontana (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa cattolica - XIII Sinodo dei vescovi: rinascere dall’alto (L. Bressan) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,297 10,305 10,315 12,361 12,363 12,371 12,374 12,375 12,381 12,409 12,411 12,412 12,413 14,435 14,442 14,443 14,452 14,456 14,456 14,457 14,478 14,479 14,481 14,482 16,505 16,509 16,510 16,512 16,514 16,516 16,523 16,523 16,526 16,551 18,577 18,579 18,581 18,584 18,587 18,590 18,594 18,599 18,629 20,657 783-792_indici:Layout 3 3-01-2013 10:45 Pagina 785 attualità 2012 – Sinodo dei vescovi: primi passi (G. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Santuari e religione popolare: i nuovi pellegrini (L. Berzano) Africa del Nord - CERNA: nel medesimo crocevia (M.E. G.) . . . . . . Guatemala - Chiesa cattolica: una svolta autoritaria (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Immigrati cinesi: fede e integrazione (D. Sala) . . . . . . . . . . . . Sardegna - Chiesa e crisi: i vescovi con i disoccupati (G. B.) . . . . . . . Chiesa in Amazzonia: Sâo Gabriel, la più povera. Intervista a mons. E. Tasquetto Damian (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . Testimoni - Cristiani nei due mondi: bei vecchi. Arturo Paoli, Pedro Casaldáliga (C. Molari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,658 20,672 20,699 20,701 22,735 22,738 22,741 – Nel ricordo di un testimone: che cosa significa per me (F.-X. Kaufmann) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50° Vaticano II: riaprire il cantiere. L’Assemblea nazionale «Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri» (G. Forcesi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Editoria religiosa: l’affollato scaffale del Concilio (M.E. Gandolfi) . Teologia della liberazione e Vaticano II. Il Sud del Concilio (M. Matté, F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Teologia - 50° Vaticano II: Chiesa e missione di Dio (M. Amaladoss) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22,744 2,27 2,51 4,82 4,88 4,89 4,119 6,191 6,194 8,235 10,308 10,310 10,348 12,378 12,385 12,428 14,487 18,601 18,603 20,669 20,705 20,707 20,710 22,729 22,749 22,750 CONCILIO VATICANO II Tornare alla sorgente. La recezione del Vaticano II (C. Theobald) . Vaticano II, 50° - Giustizia e pace: la Chiesa che serve (D. Christiansen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La regola è il discernimento. Il cuore del Vaticano II per chi non l’ha vissuto (C. Theobald) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Irlanda - Congresso eucaristico internazionale: il Vaticano II visto da Dublino (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il concilio Vaticano II 50 anni dopo: una Chiesa contemporanea (Il Regno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Nella storia della teologia: continuità o discontinuità? (P. Walter) . 2,27 4,82 12,385 14,452 16,558 16,560 20,705 22,729 Or todossi Grecia, Europa - Crisi: appello alle Chiese (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . Egitto - Copti: dopo Shenouda (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Credenti d’Italia - Ortodossi romeni: l’aiuto quotidiano. Intervista al vescovo Siluan (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Serbia - Mons. Hocevar: il perdono e la speranza (G. Brunelli) . . . . Grecia - Chiesa ortodossa: nuovi anatematismi (B. Petrà) . . . . . . . . . Macedonia - Note di viaggio: ai confini degli imperi (U. Mazzone) . Russia - Chiesa e stato: non perdere l’armonia (T. Bremer) . . . . . . . Serbia e Croazia - Cattolici e ortodossi: di nuovo nemici (D. S.) . . . . Egitto - Chiesa copta: Tawadros, il nuovo papa (M.C. Giorda) . . . . 4,92 6,150 8,225 6,152 8,264 12,383 14,446 20,662 20,697 Anglicani - Protestanti USA - Chiesa: da episcopaliani a cattolici (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . Sudan - Cattolici e anglicani: la delusione e il sogno (M.E. G.) . . . . . Australia - Ex anglicani: nuovo ordinariato (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa d’Inghilterra - Donne vescovo: serve ancora tempo (D. Sala) America Latina - Evangelicali: congresso aperto (M. Castagnaro) . Credenti d’Italia - Protestanti: una nuova vitalità. Intervista a R. Bottazzi (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ecumenismo - Chiesa d’Inghilterra: ministero di unione. Intervista all’arcivescovo di Canterbury (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Williams al Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Il dono di contemplare (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Germania - Ecumenismo: un appello, unità ora (D. S.) . . . . . . . . . . . Chiesa d’Inghilterra: nuovo leader, nuova crisi (D. Sala) . . . . . . . . . . Italia - Evangelici: nello spazio pubblico (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,558 16,560 16,569 18,599 18,620 Ecumenismo TEOLOGIA Tornare alla sorgente. La recezione del Vaticano II (C. Theobald) . Dialoghi - Fede e scienze: passione per la verità. Intervista al fisico U. Amaldi (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vaticano II, 50° - Giustizia e pace: la Chiesa che serve (D. Christiansen) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Triveneto - Teologia e scienze: primi passi (M. Bernardoni) . . . . . . – Italia: Padova e gli altri (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . USA - Teologia ispanica: cattolici latinos. Intervista al teologo V. Elizondo (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Università della Santa Croce: coscienza e identità (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . America Latina - Teologia ed economia: il concetto di liberazione. Intervista a J. Mo-Sung (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Spagna - Vescovi-teologi: ho chiesto il confronto. A. Torres Queiruga risponde alla Notificazione (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dialoghi - Fede e scienze: un tempo favorevole e urgente (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Teologia: Dio nell’era del disincanto (G. Rota) . . . . . . . . . . . . Guardare la tradizione oltre lo specchio del XIX secolo. Esperienza e tradizione (M. Neri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - USA: Roma e le teologhe (M. Faggioli) . . . . . . . . . . . . La regola è il discernimento. Il cuore del Vaticano II per chi non l’ha vissuto (C. Theobald) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stefano De Fiores, 1933-2012: il rinnovamento della mariologia (A. Filippi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’islam contemporaneo e le sue trasformazioni: nel nome dell’intraducibile (I. Zilio Grandi, P. Stefani, V. Fedele) . . Il concilio Vaticano II 50 anni dopo: una Chiesa contemporanea (Il Regno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Nella storia della teologia: continuità o discontinuità? (P. Walter) . – Nel ricordo di un testimone: che cosa significa per me (F.-X. Kaufmann) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Teologia: corpo e sacramento. Una lettura fenomenologica (M. Neri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Disintossicare l’eros. La recente discussione teologica sulla morale sessuale cattolica (S. Orth) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Psicanalisi - Teologia: la parola fatta silenzio (M. Gronchi) . . . . . . . Teologia della liberazione e Vaticano II. Il Sud del Concilio (M. Matté, F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Teologia della liberazione: sulla linea del tempo (D. S.) . . . . . . . . . . – Porto Alegre, a colloquio con i protagonisti: Roma-Brasile, domani (M. Matté, F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Teologia - 50° Vaticano II: Chiesa e missione di Dio (M. Amaladoss) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Vangelo e la storia. Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Editoria - Dossetti: testi… critici (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,569 2,21 10,338 12,414 14,451 16,522 16,528 18,578 18,579 18,583 20,661 20,662 Dialogo interreligioso India - Chiese cristiane: vietata la violenza interreligiosa (D. S.) . . . . 2,26 Siria - Guerra civile: si riscrive la presenza religiosa (G. Bernardelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,151 Mondo arabo - Intervista a O. Roy: il futuro nella libertà religiosa (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,335 – Siria - Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . 10,336 Macedonia - Note di viaggio: ai confini degli imperi (U. Mazzone) . 12,383 Ebrei Medio Oriente - Conflitto israelo-palestinese: due stati per due popoli (B. Segre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,146 Le acque del Giordano. Il peso delle memorie e il controllo delle risorse (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,357 Islam Italia: il dialogo continua… (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . Firenze - Luoghi di culto islamici: una moschea nella città (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia: una federazione prevalente (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . Italia: un master europeo (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mondo arabo - Intervista a O. Roy: il futuro nella libertà religiosa (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Siria - Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . Golfo Persico - Primavera araba: la federazione può attendere (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Turchia - Stato e Chiesa: invitati, riconosciuti. A colloquio con mons. L. Pelâtre (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tunisia - Cristiani e transizione: l’islam del Maghreb (M. Lahham) IL REGNO - AT T UA L I T À 2,4 8,228 10,313 10,314 10,335 10,336 10,338 10,339 12,363 22/2012 785 783-792_indici:Layout 3 i 3-01-2013 10:45 Pagina 786 ndici Africa - Nigeria: i tristi giorni della violenza (M.E. G.) . . . . . . . . . . . Francia: o la riforma o il fine corsa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’islam contemporaneo e le sue trasformazioni: nel nome dell’intraducibile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Islam - nuove sfide: tradurre il Corano, un’ipotesi di lavoro (I. Zilio-Grandi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Cristianesimo - islam: in principio era la traduzione (P. Stefani) . . – Islam europeo: il protestantesimo come paradigma interpretativo (V. Fedele) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pakistan - Blasfemia: una svolta inattesa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Islam a Milano: un albo per il culto (M. Bombardieri) . . . . Italia - Islam e satira sul Profeta: reazioni composte (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filippine - Fronte islamico: verso la pace a Mindanao (A. Speciale) Proteste contro Mursi: quella primavera era vera (G. Bernardelli) . 12,366 12,382 14,487 14,488 14,493 14,495 16,518 18,597 18,598 20,702 22,723 Cultura e società Belgio - Indagine CRISP: interpretare le trasformazioni. Da religiosità strutturata a disseminata (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,9 Arti - Cinema e religioni: se si mostra Dio (T. Subini) . . . . . . . . . . . . 2,47 Dialoghi - Fede e scienze: passione per la verità. Intervista al fisico U. Amaldi (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,51 Triveneto - Teologia e scienze: primi passi (M. Bernardoni) . . . . . . 4,88 G. Martina, 1924-2012: il Concilio e la Chiesa (G. Martina) . . . . . . 4,137 Ungheria - Chiesa e società: le priorità dopo il comunismo. Mons. Ternyak, arcivescovo di Eger (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,155 – Ucraina - Post-comunismo: nasce la società civile (G. Brunelli) . . 6,156 Gran Bretagna - Matrimonio gay: aperta una consultazione (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,157 – La legislazione sulle unioni omosessuali nel mondo (D. S.) . . . . . . . 6,158 – Il matrimonio gay nelle altre confessioni e religioni (D. S.) . . . . . . . 6,159 Non all’unisono, ma in armonia. Gesù nella letteratura contemporanea (M. Beck) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,171 Convegno - Università della Santa Croce: coscienza e identità. Tra filosofia e neuroscienze (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . 6,191 Perù - Università cattolica: chi vincerà la controversia (G. Mc.) . . . . 6,197 Raccontare storie, spazio di libertà dell’uomo: [email protected] (M. Pohlmeyer) . . . . . . . . . . . . . . . . 6,205 CEI - Ora di religione: per la qualità (R. Rezzaghi) . . . . . . . . . . . . . 8,223 Firenze - Luoghi di culto islamici: una moschea nella città (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,228 Cile - Chiesa: impatti ambientali (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . 8,234 I valori non consumati. La crisi economica ed educativa in Italia a partire da un’indagine europea (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . 8,243 Editoria religiosa: tra le pagine, il futuro (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . 8,247 Migrazioni, un fenomeno globale. Il confine e la speranza (M. Ambrosini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,271 – Migranti africani: rifugiati di nessuno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . 8,276 – Consiglio d’Europa: vite perdute nel Mediterraneo (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,278 Chiesa - Comunicazione: la nuova apologetica (D. Sala) . . . . . . . . . . 10,302 Dialoghi - Fede e scienze: un tempo favorevole e urgente (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,308 Italia - Teologia: Dio nell’era del disincanto (G. Rota) . . . . . . . . . . . . 10,310 Editoria - Settimanali cattolici: briciole pubbliche (F. Rossi) . . . . . . . 10,312 Guardare la tradizione oltre lo specchio del XIX secolo. Esperienza e tradizione (M. Neri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,348 Le acque del Giordano. Il peso delle memorie e il controllo delle risorse (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,357 Emilia - Terremoto: l’angoscia del possibile (P. Stefani) . . . . . . . . . . 12,367 – Tornare come prima. La cronaca e le cifre di un mese drammatico (F. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,369 Storia della Chiesa: agli albori della modernità. Benedetto XIV tra riforma e Illuminismo (M.T. Fattori) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,376 Macedonia - Note di viaggio: ai confini degli imperi (U. Mazzone) . 12,383 Cinema - Pasolini e il sacro: il finale tragico (T. Subini) . . . . . . . . . . . 12,405 Finanza, economia, disagio sociale: anatomia di una crisi (B. Levesque) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,417 786 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 – La crisi e il cambiamento: dentro il disagio psichico e sociale (R. Mancini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiese - Crisi dell’euro: l’Europa necessaria (Il Regno) . . . . . . . . . . . Chiesa - Violenze sui minori e diritto: vescovi in tribunale (M.E. G.) Germania - Ebrei e musulmani: reato di circoncisione (D. S.) . . . . . . Svizzera - suicidio assistito: più regole? No, più cura (F. Lozito) . . . . Nazioni Unite - Sviluppo sostenibile: Rio+20 avanti piano (M. Mascia) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sempre più secolarizzata. Storia e attualità dell’informazione religiosa in Italia sui grandi media (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Opere sanitarie e sociali: multiformi e complesse (L. Diotallevi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Rilevazione CEI - Prospettive pastorali: conoscere, curare, sostenere (F. Soddu; A. Manto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Un tormentato percorso. Chiesa, modernità e diritti umani (M. Paiano) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Francia - Matrimonio omosessuale: aprire il dibattito (M. B.) . . . . . . Portogallo - Il fenomeno Fatima: un luogo di cultura materna. Colloquio con mons. dos Santos Marto (F. Strazzari) . . . . . . . . . . Calabria - Chiesa e mafia: siete contro Dio, convertitevi (G. B.) . . . . Volontariato - La proposta del MoVI: le strade della prossimità (Movimento di volontariato italiano) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Editoria religiosa: l’affollato scaffale del Concilio (M.E. Gandolfi) . Cinema - I colori della passione: d’arte, di storia e di fede (T. Subini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monachesimo - Media digitali: la rete nel chiostro… e il chiostro nella rete (I. Jonveaux) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Psicanalisi - Teologia: la parola fatta silenzio (M. Gronchi) . . . . . . . Italia - Architettura sacra: sulle chiese del Concilio (C. Manenti) . . . Italia - Santuari e religione popolare: i nuovi pellegrini (L. Berzano) Con gli occhi aperti sulla vita. Ricordando Ivan Illich e Robert Fox (I. Illich) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Robert J. Fox (1930-1984) (F. Milana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Ivan Illich (1926-2002) (F. M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Migrazioni: andata e ritorno (G. Matti) . . . . . . . . . . . . . . . . . Cinema e letteratura: sul dolore e sull’amore – Se il male ha principio. Il tempo è un dio breve, romanzo di M. Veladiano (M.A. Bazzocchi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Ferite di ogni giorno. Amour, film di M. Haneke (T. Subini) . . . . . Sardegna - Chiesa e crisi: i vescovi con i disoccupati (G. B.) . . . . . . . Cinema - Prometheus: epica postmoderna (M. Pohlmeyer) . . . . . . . Pier Cesare Bori, 1937-2012: imago Dei (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . Metafora e mito della scienza medica: uomo-macchina, macchina-uomo (L. Tesio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,424 14,433 14,442 14,450 14,454 14,455 14,459 14,481 14,482 16,531 18,586 18,587 18,594 18,595 18,620 18,641 20,665 20,669 20,671 20,672 20,675 20,676 20,678 20,695 20,713 20,715 22,738 22,746 22,765 22,769 POLITICA Politica in Italia: il tripartito? (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ungheria - V. Orban e l’Europa: avventura democrazia (A. Maté-Toth) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ex Iugoslavia - Crimini di guerra: tra politica e riconciliazione. Intervista a F. Pocar (E. Pirazzoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . America Latina - Ecuador: la rivoluzione di Correa (F. Strazzari) . Corea del Nord: dopo il dittatore (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . India - Chiese cristiane: vietata la violenza interreligiosa (D. S.) . . . . La crisi dell’Unione Europea. Europa: un’avventura spirituale nella nostra storia (J. Delors) . . . . . . . . . . . . . . . . . – COMECE - Crisi europea: una comunità solidale e responsabile (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Francia - I cattolici e le presidenziali: eutanasia e laicità (G. B., F. Giacoboni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Ungheria - Chiesa cattolica: piace la nuova Costituzione (G. B.) . . . . USA - Vescovi cattolici e Obama: rimanere civili (B. Cupich) . . . . . – USA - Riforma sanitaria: è ancora scontro (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . Maria Eletta Martini, 1922-2011: il volontariato e la politica (G. Nervo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Vietnam: migliorano i rapporti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . Mali - Colpo di stato: dimenticare Touré (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . Santa Sede - Chiesa in Cina: uno sguardo propositivo (G. Brunelli) Guinea Bissau - Mali: eserciti e narcotraffico (F. Datola) . . . . . . . . . . Myanmar - Elezioni e democrazia: vince Suu Kyi (A. Speciale) . . . 2,1 2,6 2,17 2,22 2,26 2,26 2,57 2,64 4,90 4,91 4,96 4,97 4,139 6,198 6,199 8,217 8,265 8,267 783-792_indici:Layout 3 3-01-2013 10:45 Pagina 787 attualità 2012 Vietnam - Santa Sede: il caso Van Thuan (A. Speciale) . . . . . . . . . . Politica in Italia: il rifiuto dei partiti come sistema (G. Brunelli) . . . . Italia - Etica e politica: il dissenso etico (M. Ivaldo) . . . . . . . . . . . . . . Mondo arabo - Intervista a O. Roy: il futuro nella libertà religiosa. Democrazia e islam (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Siria - Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . Golfo Persico - Primavera araba: la federazione può attendere (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Turchia - Stato e Chiesa: invitati, riconosciuti. A colloquio con mons. L. Pelatre (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Argentina - Chiesa cattolica: critiche al nuovo Codice civile. La posizione dei vescovi (W. Uranga) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Desaparecidos: alcuni vescovi sapevano (W. U.) . . . . . . . . . . . . . . . . . Repubblica Dominicana - Elezioni: continuità (M. Castagnaro) . . Filippine - Governo e vescovi: scontro sulla contraccezione (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Russia - Chiesa e stato: non perdere l’armonia (T. Bremer) . . . . . . . Filippine - Vescovi: completare la riforma agraria (D. S.) . . . . . . . . . . Stati Uniti - Cattolici e partiti: oltre le divisioni ideologiche (R.E. Pates) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Repubblica Ceca - Stato e Chiesa: risarcimenti appesi a un filo (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Etiopia: dopo Zenawi (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Venezuela - Elezioni: Chavez fino al 2019 (M. Castagnaro) . . . . . . Paraguay - Crisi istituzionale: Lugo destituito (M. Castagnaro) . . . Unione Europea: una crisi più che economica (B. Spinelli) . Politica in Italia: il vecchio e il vuoto (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . USA - Elezioni presidenziali: Obama 2012 (M. Faggioli) . . . . . . . . Nicaragua - Chiesa cattolica: astensionismo e democrazia (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Politica in Italia: Monti a coprire il vuoto (G. Brunelli) . . . . . . . . . . Egitto - Contro Mursi: quella primavera era vera (G. Bernardelli) . Catalogna - Chiesa e indipendenza: la parola ai cittadini (J. Rubio) . Argentina - Chiesa e dittatura: la verità ancora oscura (W. Uranga) 8,268 10,289 10,293 10,335 10,336 10,338 10,339 10,341 10,342 12,412 12,413 14,446 14,456 16,519 18,585 18,624 18,627 18,628 18,633 20,649 20,652 20,701 22,721 22,723 22,739 22,743 Pace - Guerra Ex Iugoslavia - Crimini di guerra: tra politica e riconciliazione. Intervista a F. Pocar (E. Pirazzoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Corea del Nord: dopo il dittatore (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Medio Oriente - Conflitto israelo-palestinese: due stati per due popoli (B. Segre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Siria - Guerra civile: si riscrive la presenza religiosa (G. Bernardelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Medio Oriente-Conflitto israelo-palestinese: due stati per due popoli (B. Segre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mali - Colpo di stato: dimenticare Touré (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . Nigeria: il programma Boko Haram (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . Sudan: con le armi o col petrolio (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Guinea Bissau - Mali: eserciti e narcotraffico (F. Datola) . . . . . . . . . . Migranti africani: rifugiati di nessuno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . Siria - Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . Golfo Persico - Primavera araba: la federazione può attendere (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Filippine - Cattolici-musulmani: Libaton, morto verso la pace (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sri Lanka - Diritti umani: quale riconciliazione (A. Speciale) . . . . . . Africa - Nigeria: i tristi giorni della violenza (M.E. G.) . . . . . . . . . . . Repubblica democratica del Congo: segnali inquietanti (M.E. G.) . . Siria - Guerra civile: evoluzione di un conflitto (International Crisis Group) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Kenya-Somalia - Islamisti: vendette (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . Serbia e Croazia - Cattolici e ortodossi: di nuovo nemici (D. Sala) . . Repubblica democratica del Congo: ancora in guerra (M.E. G.) . . . Medio Oriente - Conflitti: la Palestina all’ONU (S. Levi Della Torre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nigeria - Violenze: se la cittadinanza non è inclusiva (M.E. G.) . . . . 6,146 6,151 6,146 6,199 6,201 6,202 8,265 8,276 10,336 10,338 10,344 10,344 12,366 12,366 16,507 18,626 20,662 20,700 22,726 22,728 N A ZI O N I Vita internazionale Ex Iugoslavia - Crimini di guerra: tra politica e riconciliazione. Intervista a F. Pocar (E. Pirazzoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La crisi dell’Unione Europea. Europa: un’avventura spirituale nella nostra storia (J. Delors) . . . . . . . . . . . . . . . . . – COMECE - Crisi europea: una comunità solidale e responsabile (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Grecia, Europa - Crisi: appello alle Chiese (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . Serbia - Mons. Hocevar: il perdono e la speranza (G. Brunelli) . . . . Santa Sede - Vietnam: migliorano i rapporti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . Vietnam - Santa Sede: il caso Van Thuan (A. Speciale) . . . . . . . . . . Migrazioni, un fenomeno globale. Il confine e la speranza (M. Ambrosini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Migranti africani: rifugiati di nessuno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . – Consiglio d’Europa: vite perdute nel Mediterraneo (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Mondo arabo - Intervista a O. Roy: il futuro nella libertà religiosa (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Siria - Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . Golfo Persico - Primavera araba: la federazione può attendere (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cina - Santa Sede: relazioni «ufficiali» (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . Finanza, economia, disagio sociale: anatomia di una crisi (B. Levesque) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – La crisi e il cambiamento: dentro il disagio psichico e sociale (R. Mancini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiese - Crisi dell’euro: l’Europa necessaria (Il Regno) . . . . . . . . . . . Nazioni Unite - Sviluppo sostenibile: Rio+20 avanti piano (M. Mascia) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Unione Europea: una crisi più che economica (B. Spinelli) . Serbia - Croazia - Cattolici e ortodossi: di nuovo nemici (D. S.) . . . . Italia - Migrazioni: andata e ritorno (G. Matti) . . . . . . . . . . . . . . . . . Medio Oriente - Conflitti: la Palestina all’ONU (S. Levi della Torre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,17 2,26 AFRICA 2,17 2,57 2,64 4,92 6,152 6,198 8,268 8,271 8,276 8,278 10,335 10,336 10,338 10,345 Chiesa cattolica: forme della comunicazione. CERAO, religiose e religiosi, CCEE-SCEAM (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,93 Migranti africani: rifugiati di nessuno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . 8,276 Mondo arabo - Intervista a Olivier Roy: il futuro nella libertà religiosa. Democrazia e islam (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,335 Africa del Nord - CERNA: nel medesimo crocevia (M.E. G.) . . . . . . 20,699 Egit to Copti: dopo Shenouda (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,150 Chiesa copta: Tawadros, il nuovo papa. Dopo Shenouda e dopo Moubarak (M.C. Giorda) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,697 Proteste contro Mursi: quella primavera era vera (G. Bernardelli) . 22,723 Etiopia Dopo Zenawi. Luci e ombre di una figura carismatica (F. Datola) . . 18,624 Guinea Bissau Guinea Bissau - Mali: eserciti e narcotraffico. Due colpi di stato a confronto (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,265 Kenya 12,417 Islamisti: vendette (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,626 12,424 14,433 Colpo di stato: dimenticare Touré. Una minaccia di destabilizzazione per la regione saheliana (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,199 Guinea Bissau - Mali: eserciti e narcotraffico. Due colpi di stato a confronto (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,265 14,455 18,633 20,662 20,695 22,726 Mali Nigeria Il programma Boko Haram (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,201 I tristi giorni della violenza (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,366 Violenze: se la cittadinanza non è inclusiva (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . 22,728 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 787 783-792_indici:Layout 3 i 3-01-2013 10:45 Pagina 788 ndici Repubblica Democratica del Congo Segnali inquietanti (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,366 Ancora in guerra (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,700 Somalia Cuba - Messico: sfide nuove per un continente cattolico (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Panama Chiesa cattolica: a fianco degli indigeni (M. Castagnaro) . . . . . . . . Islamisti: vendette (F. Datola) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,626 Sudan 8,232 8,233 Paraguay Crisi istituzionale: Lugo destituito (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . 18,628 Con le armi o col petrolio (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,202 Cattolici e anglicani: la delusione e il sogno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . 10,338 Tunisia Cristiani e transizione: l’islam del Maghreb. Visto e «vissuto» da un vescovo (M. Lahham) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,363 Perù Università cattolica: chi vincerà la controversia (G. Mc.) . . . . . . . . . . 6,197 Repubblica Dominicana Elezioni: continuità (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,412 Stati Uniti AMERICHE America Latina - CELAM: i conflitti ambientali (M. Castagnaro) . America Latina - Teologia ed economia: il concetto di liberazione. Intervista con Jung Mo-Sung (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . America Latina - Evangelicali: congresso aperto (M. Castagnaro) . Teologia della liberazione e Vaticano II. Il Sud del Concilio (M. Matté; F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Teologia della liberazione: sulla linea del tempo (D. S.) . . . . . . . . . . – Porto Alegre, a colloquio con i protagonisti: Roma-Brasile, domani (M. Matté; F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,123 6,194 16,522 20,705 20,707 20,710 Argentina Chiesa cattolica: critiche al nuovo Codice civile. La posizione dei vescovi (W. Uranga) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,341 – Desaparecidos: alcuni vescovi sapevano (W. U.) . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,342 Chiesa e consumo di droga: a nome dei poveri. I vescovi si oppongono alla depenalizzazione (W. Uranga) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,409 Chiesa e dittatura: la verità ancora oscura (W. Uranga) . . . . . . . . . . 22,743 Bolivia Vescovi e ambiente: non tutto è in vendita (M. Castagnaro) . . . . . . 12,412 Brasile America Latina - Teologia ed economia: il concetto di liberazione. Intervista a J. Mo-Sung (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Codice forestale: per l’ambiente o per lo sviluppo? (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Teologia della liberazione e Vaticano II. Il Sud del Concilio (M. Matté; F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Teologia della liberazione: sulla linea del tempo (D. S.) . . . . . . . . . . – Porto Alegre, a colloquio con i protagonisti: Roma-Brasile, domani (M. Matté; F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa in Amazzonia: Sâo Gabriel, la più povera. Intervista a mons. E. Tasquetto Damian (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Testimoni - Cristiani nei due mondi: bei vecchi. Arturo Paoli, Pedro Casaldáliga (C. Molari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,194 12,411 20,705 20,707 20,710 22,741 22,744 Cile Chiesa: impatti ambientali (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,234 Cuba Messico e Cuba - Viaggio di Benedetto XVI: ritornare a Dio (A.M. Valli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cuba - Messico: sfide nuove per un continente cattolico (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,230 8,232 2,22 Guatemala Chiesa cattolica: una svolta autoritaria (M. Castagnaro) . . . . . . . . . 20,701 Messico In attesa del papa: il predominio della violenza (M. Castagnaro) . . Messico e Cuba - Viaggio di Benedetto XVI: ritornare a Dio (A.M. Valli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . IL REGNO - 2,21 4,96 4,97 4,119 8,263 12,376 12,378 16,519 16,521 20,652 22,734 Venezuela Elezioni: Chavez fino al 2019 (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . 18,627 ASIA Mondo arabo - Intervista a Olivier Roy: il futuro nella libertà religiosa. Democrazia e islam (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,335 Golfo Persico - Primavera araba: la federazione può attendere (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,338 Teologia - 50° Vaticano II: Chiesa e missione di Dio (M. Amaladoss) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22,729 Cina Santa Sede - Chiesa in Cina: uno sguardo propositivo. Con alcune preoccupazioni (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,217 Cina - Santa Sede: reazioni «ufficiali» (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . 10,345 Cina - Chiesa cattolica: guarire le ferite. Intervista al card. J. Tong (H. Waldenfels) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,516 Corea del Nord Dopo il dittatore (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,26 Filippine Cattolici-musulmani: Libaton, morto verso la pace (A. Speciale) . . . Governo-Vescovi: scontro sulla contraccezione (A. Speciale) . . . . . . Vescovi: completare la riforma agraria (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fronte islamico: verso la pace a Mindanao (A. Speciale) . . . . . . . . . 10,344 12,413 14,456 20,702 India Chiese cristiane: vietata la violenza interreligiosa (D. S.) . . . . . . . . . . 2,26 Chiesa cattolica: un sinodo laico (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14,456 Israele Ecuador Rivoluzione di Correa. Difficile rapporto tra Chiesa e leader progressisti (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 788 Da episcopaliani a cattolici (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vescovi cattolici e Obama: rimanere civili (B. Cupich) . . . . . . . . . . . – Riforma sanitaria: è ancora scontro (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La teologia ispanica: cattolici latinos. Intervista al teologo V. Elizondo (M. Castagnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Religiose-Santa Sede: dalle inchieste all’intervento (M. Faggioli) . . . Storia della Chiesa: agli albori della modernità. Benedetto XIV tra riforma e Illuminismo (M.T. Fattori) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Roma e le teologhe (M. Faggioli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cattolici e partiti: oltre le divisioni ideologiche (R.E. Pates) . . . . . . . Santa Sede - Religiose: lo spazio del discernimento (M.E. G.) . . . . . USA - Elezioni presidenziali: Obama 2012 (M. Faggioli) . . . . . . . . Chiesa cattolica - Donne prete: provvedimenti (M.E. G.) . . . . . . . . . AT T UA L I T À 22/2012 4,122 Conflitto israelo-palestinese: due stati per due popoli (B. Segre) . . . . 6,146 Medio Oriente - Conflitti: la Palestina all’ONU (S. Levi Della Torre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22,726 Libano Benedetto XVI: il viaggio del consenso. Firmata la postsinodale Ecclesia in Medio Oriente (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,505 Myanmar 8,230 Elezioni e democrazia: Vince Suu Kyi (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . 8,267 783-792_indici:Layout 3 3-01-2013 10:45 Pagina 789 attualità 2012 Pakistan Lussemburgo Blasfemia: una svolta inattesa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,518 Violenze su minori: ripartire dai frammenti (M.E. Gandolfi) . . . . . 2,13 Macedonia Palestina Conflitto israelo-palestinese: due stati per due popoli (B. Segre) . . . . 6,146 Medio Oriente - Conflitti: la Palestina all’ONU (S. Levi Della Torre) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22,726 Siria Guerra civile: si riscrive la presenza religiosa (G. Bernardelli) . . . . 6,151 – Vescovi cattolici: tornare al dialogo (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,336 Guerra civile: evoluzione di un conflitto. Tra divisioni interne e incertezze internazionali (International Crisis Group) . . . . . 16,507 Sri Lanka Diritti umani: quale riconciliazione (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . . . 10,344 Vietnam Santa Sede - Vietnam: migliorano i rapporti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . 6,198 Vietnam - Santa Sede: il caso Van Thuan (A. Speciale) . . . . . . . . . . 8,268 Chiesa cattolica: contro la corruzione (A. Speciale) . . . . . . . . . . . . . 12,414 Note di viaggio: ai confini degli imperi (U. Mazzone) . . . . . . . . . . . . 12,383 Paesi Bassi Violenze su minori: ripartire dai frammenti (M.E. Gandolfi) . . . . . 2,13 Por togallo Il fenomeno Fatima: un luogo di cultura materna. Colloquio con mons. dos Santos Marto (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,587 Regno Unito Matrimonio gay: aperta una consultazione sui diritti delle coppie omosessuali (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,157 – La legislazione sulle unioni omosessuali nel mondo (D. S.) . . . . . . . 6,158 Chiesa d’Inghilterra - Donne vescovo: serve ancora tempo (D. Sala) 14,451 Ecumenismo - Chiesa d’Inghilterra: ministero di unione. Intervista all’arcivescovo di Canterbury (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,578 Chiesa d’Inghilterra: nuovo leader, nuova crisi (D. Sala) . . . . . . . . . . 20,661 Repubblica Ceca EUROPA Stato e Chiesa: risarcimenti appesi a un filo (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . 18,585 Ex Iugoslavia - Crimini di guerra: tra politica e riconciliazione. Intervista a F. Pocar (E. Pirazzoli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,17 La crisi dell’Unione Europea. Europa: un’avventura spirituale nella nostra storia (J. Delors) . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,57 – COMECE - Crisi europea: una comunità solidale e responsabile (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,64 Consiglio d’Europa: vite perdute nel Mediterraneo (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,278 Chiese - Crisi dell’euro: l’Europa necessaria (Il Regno) . . . . . . . . . . . 14,433 Unione Europea: una crisi più che economica. L’Europa imbalsamata, mentre la storia precipita (B. Spinelli) . . . . 18,633 Chiesa e stato: non perdere l’armonia (T. Bremer) . . . . . . . . . . . . . . 14,446 Benedetto XVI: rinnovamenti (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,242 Vienna: comunità parrocchiali e filiali (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,584 Monachesimo - Media digitali: la rete nel chiostro… e il chiostro nella rete: nuove chance, nuove sfide (I. Jonveaux) . . . . . . . . . . . . . 20,665 Belgio 2,9 2,13 Suicidio assistito: Più regole? No, più cura (F. Lozito) . . . . . . . . . . . . 14,454 Turchia Stato e Chiesa: invitati, riconosciuti. A colloquio con mons. L. Pelâtre (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,339 Chiesa greco-cattolica: le nostre responsabilità. Intervista all’arcivescovo di Kiev S. Shevchuk (L. Prezzi) . . . . . . . . . . . . . . . 14,443 Post-comunismo: nasce la società civile (G. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,156 Ungheria Croazia Francia I cattolici e le presidenziali: eutanasia e laicità (G. B., F. Giacoboni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,90 Islam: o la riforma o il fine corsa (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,382 Matrimonio omosessuale: aprire il dibattito (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . 18,586 Germania 8,241 12,381 14,450 16,509 18,581 18,583 Grecia Crisi: appello alle Chiese (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Chiesa ortodossa: nuovi anatematismi (B. Petrà) . . . . . . . . . . . . . . . . Spagna Vescovi - Teologi: ho chiesto il confronto. A. Torres Queiruga risponde alla Notificazione (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,235 Catalogna - Chiesa e indipendenza: la parola ai cittadini (J. Rubio) . 22,739 Ucraina Serbia e Croazia - Cattolici e ortodossi: di nuovo nemici (D. S.) . . . . 20,662 Katholikentag: ripartire (A.R. Batlogg) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Freiburg - Divorziati risposati: pressing sul vescovo (D. S.) . . . . . . . . . Ebrei e musulmani: reato di circoncisione (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . Vescovi: il papa soffre (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Vescovi cattolici: se uno esce dalla Chiesa (U. Ruh) . . . . . . . . . . . . . . Ecumenismo, un appello: unità ora (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Serbia Mons. Hocevar: il perdono e la speranza. L’Europa nella riconciliazione dei Balcani (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,152 Serbia e Croazia - Cattolici e ortodossi: di nuovo nemici (D. S.) . . . . 20,662 Svizzera Austria Indagine sulla religiosità: interpretare le trasformazioni (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Violenze su minori: ripartire dai frammenti (M.E. Gandolfi) . . . . . Russia 4,92 8,264 Irlanda Santa Sede: l’autentico percorso (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . 6,160 Santa Sede: fratture (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8,242 Congresso eucaristico internazionale: il Vaticano II visto da Dublino (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14,452 V. Orban e l’Europa: avventura democrazia (A. Maté-Toth) . . . . . . Chiesa cattolica: piace la nuova Costituzione (G. B.) . . . . . . . . . . . . . Chiesa e società: le priorità dopo il comunismo. Mons. Ternyak, arcivescovo di Eger (F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,6 4,91 6,155 OCE ANIA Australia Ex anglicani: nuovo ordinariato (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,414 Chiesa e violenze su minori: la guarigione è lontana. E l’opinione pubblica incalza (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,629 Italia AT TUALITÀ ECCLESIALE Triveneto - Teologia e scienze: primi passi (M. Bernardoni) . . . . . . 4,88 4,89 – Padova e gli altri (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nel millenario di Camaldoli un volume fotografico ne celebra la ricerca 4,99 spirituale (T. Ceravolo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Verso Aquileia: la fede del Nord-est. Una religiosità in rapida trasformazione (A. Castegnaro) . . . . . . . . . . . . . . 4,126 – Aquileia, vent’anni dopo (A. C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,128 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 789 783-792_indici:Layout 3 i 3-01-2013 10:45 Pagina 790 ndici G. Martina, 1924-2012: il Concilio e la Chiesa (G. Martina) . . . . . . M.E. Martini, 1922-2011: il volontariato e la politica (G. Nervo) . . . CEI - Catechesi: la stagione dell’annuncio. I Convegni catechistici regionali nel 2012 (G. Benzi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Liturgia: morì, fu sepolto, è risuscitato. Nuova edizione del Rito delle esequie (E. Castellucci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Parrocchia domani: possibilità reali (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . Triveneto - Aquileia 2: quale volto di Chiesa (M. Bernardoni) . . . . – Aquileia 2 continua (G. Mc.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Ora di religione: per la qualità (R. Rezzaghi) . . . . . . . . . . . . . Credenti d’Italia - Ortodossi romeni: l’aiuto quotidiano. Intervista al vescovo Siluan (D. Sala) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Violenze sui minori: linee guida, un punto di partenza (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dibattito - Il papa e la liturgia: per una moltitudine (F. Pieri) . . . . . . Teologia: Dio nell’era del disincanto (G. Rota) . . . . . . . . . . . . . . . . . . Non solo per chi ha già la fede. Il progetto di pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Milano (E. Castellucci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - LXIV Assemblea: il futuro della fede (G. Brunelli) . . . . . . . . . Il papa a Milano - VII Incontro mondiale delle famiglie: una Chiesa e il suo popolo (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Milano - Dopo il caso Carrón: Scola, da CL ad Ambrogio (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Carrón - Nomina di Scola: lettera al nunzio mons. Bertello (J. Carrón) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Puglisi - Beatificazione: martire di Cristo (M. Torcivia) . . . . . . . . . . Sud - Conferenza episcopale calabra: essere solidali in Calabria (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Opere sanitarie e sociali: multiformi e complesse (L. Diotallevi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Rilevazione CEI - Prospettive pastorali: conoscere, curare, sostenere (F. Soddu, A. Manto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . In morte di Carlo Maria Martini: un padre della Chiesa (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Un buon pastore (A. Torresin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Il «non so» del cardinale (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dialogo - Chiarinelli e Accattoli: libero come un cristiano. Sensazioni e suggestioni di un vescovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Estasi e sogno: «Tra la terra e il cielo» (L. Chiarinelli) . . . . . . . . . – Vescovi emeriti e cristiani sparsi: un canto di libertà (L. Accattoli) Credenti d’Italia - Protestanti: una nuova vitalità (D. Sala) . . . . . . . . Dibattito - «Pro multis»: il tema è la salvezza (F. Pieri) . . . . . . . . . . . Catechesi - Convegni regionali: comunità formazione iniziazione (C. Sciuto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Calabria - Chiesa e mafia: siete contro Dio, convertitevi (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50° Vaticano II: riaprire il cantiere. L’Assemblea nazionale «Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri» (G. Forcesi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Teologia - Istituto teologico marchigiano: corpo e sacramento (M. Neri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Evangelici: nello spazio pubblico (D. S.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Italia - Immigrati cinesi: fede e integrazione (D. Sala) . . . . . . . . . . . . Sardegna - Chiesa e crisi: i vescovi con i disoccupati (G. B.) . . . . . . . Testimoni - Cristiani nei due mondi: bei vecchi. Arturo Paoli, Pedro Casaldáliga (C. Molari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Vangelo e la storia. Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Editoria - Dossetti: testi… critici (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pier Cesare Bori, 1937-2012: imago Dei (P. Stefani). . . . . . . . . . . . . 4,137 4,139 6,161 6,164 6,166 8,219 8,221 8,223 8,225 10,296 10,297 10,310 10,315 12,361 12,371 12,374 12,375 14,457 14,479 14,481 14,482 16,510 16,512 16,514 16,523 16,523 16,526 16,528 16,551 18,590 18,594 18,599 18,601 20,662 22,735 22,738 22,744 22,749 22,750 22,765 POLITICA Il tripartito? Dal governo Monti alla prossima legislatura (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . M.E. Martini, 1922-2011: il volontariato e la politica (G. Nervo) . . . Il rifiuto dei partiti come sistema. Recenti elezioni e sgretolamento democratico (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Etica e politica: il dissenso etico. Il riferimento al valore nel dibattito pubblico (M. Ivaldo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il vecchio e il vuoto. Dalla scomposizione del centro-destra alle primarie del PD (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Monti a coprire il vuoto (G. Brunelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 790 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 2,1 4,139 10,289 10,293 20,649 22,721 CULTURA E SOCIETÀ Islam: il dialogo continua… Università, associazioni islamiche e Ministero (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Triveneto - Teologia e scienze: primi passi (M. Bernardoni) . . . . . . – Padova e gli altri (M. B.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Università della Santa Croce: coscienza e identità. Tra filosofia e neuroscienze (M. Bernardoni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Firenze - Luoghi di culto islamici: una moschea nella città (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I valori non consumati. La crisi economica ed educativa in Italia a partire da un’indagine europea (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . Etica e politica: il dissenso etico. Il riferimento al valore nel dibattito pubblico (M. Ivaldo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Editoria - Settimanali cattolici: briciole pubbliche (F. Rossi) . . . . . . . Islam: una federazione prevalente (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . . Islam: un master europeo (M. Bo.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Emilia - Terremoto: l’angoscia del possibile (P. Stefani) . . . . . . . . . . – Terremoto: tornare come prima. La cronaca e le cifre di un mese drammatico (F. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cinema - Pasolini e il sacro. il finale tragico. L’opera dell’artista e il pensiero di De Martino (T. Subini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sempre più secolarizzata. Storia e attualità dell’informazione religiosa in Italia sui grandi media (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CEI - Opere sanitarie e sociali: multiformi e complesse (L. Diotallevi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Volontariato - La proposta del MoVI: le strade della prossimità (Movimento di volontariato italiano) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Islam a Milano: un albo per il culto (M. Bombardieri) . . . . . . . . . . Islam - Satira sul Profeta: reazioni composte (M. Bombardieri) . . . Italia - Architettura sacra: sulle chiese del Concilio (C. Manenti) . . . Santuari e religione popolare: i nuovi pellegrini (L. Berzano) . . . . . Migrazioni: andata e ritorno (G. Matti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,4 4,88 4,89 6,191 8,228 8,243 10,293 10,312 10,313 10,314 12,367 12,369 12,405 14,459 14,481 18,595 18,597 18,598 20,671 20,672 20,695 RUBRICHE Studio del mese La crisi dell’Unione Europea. Europa: un’avventura spirituale nella nostra storia (J. Delors) . . . . . . . . . . . . . . . . . – COMECE-Crisi europea: una comunità solidale e responsabile (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Verso Aquileia: la fede del Nord-est. Una prospettiva individuale (A. Castegnaro) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Aquileia, vent’anni dopo (A. C.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Raccontare storie, spazio di libertà dell’uomo. [email protected], ovvero, perché «le mele di Adamo» non cadono lontano dal tronco ermeneutico? (M. Pohlmeyer) . . Migrazioni, un fenomeno globale. Il confine e la speranza (M. Ambrosini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Migranti africani: rifugiati di nessuno (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . – Consiglio d’Europa: vite perdute nel Mediterraneo (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Guardare la tradizione oltre lo specchio del XIX secolo. Esperienza e tradizione (M. Neri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Finanza, economia, disagio sociale: anatomia di una crisi (B. Levesque) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – La crisi e il cambiamento: dentro il disagio psichico e sociale (R. Mancini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’islam contemporaneo e le sue trasformazioni: nel nome dell’intraducibile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Islam - nuove sfide: tradurre il Corano, un’ipotesi di lavoro (I. Zilio-Grandi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Cristianesimo - islam: in principio era la traduzione (P. Stefani) . . – Islam europeo: il protestantesimo come paradigma interpretativo (V. Fedele) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il concilio Vaticano II 50 anni dopo: una Chiesa contemporanea (Il Regno) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Nella storia della teologia: continuità o discontinuità? (P. Walter) . – Nel ricordo di un testimone: che cosa significa per me (F.-X. Kaufmann) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,57 2,64 4,126 4,128 6,205 8,271 8,276 8,278 10,348 12,417 12,424 14,487 14,488 14,493 14,495 16,558 16,560 16,569 783-792_indici:Layout 3 3-01-2013 10:45 Pagina 791 attualità 2012 Unione Europea: una crisi più che economica. L’Europa imbalsamata, mentre la storia precipita (B. Spinelli) . . . . Teologia della liberazione e Vaticano II. Il Sud del Concilio (M. Matté, F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Teologia della liberazione: sulla linea del tempo (D. S.) . . . . . . . . . . – Porto Alegre, a colloquio con i protagonisti: Roma-Brasile, domani (M. Matté, F. Strazzari) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Metafora e mito della scienza medica: uomo-macchina, macchina-uomo (L. Tesio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,633 20,705 20,707 20,710 22,769 Diario ecumenico di Daniela Sala DICEMBRE 2011: CEC - Libertà religiosa; Mosca - Chiesa ortodossa ed elezioni; Cipro - Ebrei e ortodossi; Dialogo cattolici-giainisti; Il rabbino Jonathan Sacks dal papa; Berlino Incontro europeo dei giovani di Taizé; I cristiani nel mondo Statistiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,55 GENNAIO 2012: USA - Ordinariato per ex episcopaliani; Germania - Teologia islamica; CEC - Ecumenismo nel 21° secolo; Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani; Lavoro dignitoso; KEK - Nuovo segretario; Benelux - Conferenza episcopale ortodossa; Patriarcato di Mosca - Chiesa greca . . . . . . . . . . . . . . . . 4,124 FEBBRAIO: Il card. Koch su Chiesa, eucaristia e ministero; Bartolomeo I sulla nuova Costituzione turca; CEC - Ecumenismo conciliare; Chiesa d’Inghilterra - Donne vescovo; Ecologia Dichiarazione delle Ceneri; Battisti - 8 per mille . . . . . . . . . . . . . . . 6,203 MARZO: Chiesa ortodossa russa - Elezioni presidenziali; Bulgaria Chiesa ortodossa sotto accusa; Chiesa d’Inghilterra - Williams annuncia le dimissioni; Chiesa di Norvegia - Dis-establishment; Millenario di Camaldoli: Roma e Canterbury; Egitto - Morte di Shenouda III; Arabia Saudita - Chiese cristiane; Cipro - Primati ortodossi del Medio Oriente; USA - Le Chiese e la recessione . . . . 8,269 APRILE: Svizzera e Germania - Chiese evangeliche; Terra santa Pasqua comune; Comunione anglicana - Il futuro di Canterbury; Assisi - Conferenza ecumenica internazionale; Chiesa ortodossa russa - Scandali; Italia - Sinodo della Chiesa evangelica luterana; Giubileo della Riforma - Kässmann ambasciatrice . . . . . . . . . . . . . 10,346 MAGGIO: USA - Chiesa metodista unita; Comunione mondiale delle Chiese riformate - Assemblea annuale; ARCIC III - Secondo incontro; Chiesa ortodossa serba - Anniversario dell’Editto di Costantino; Norvegia - Dis-establishment della Chiesa luterana; Dialogo avventisti-mennoniti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,415 GIUGNO: Forum cattolico-ortodosso a Lisbona; Serbia - Incontro dei vescovi cattolici e ortodossi; Fede e costituzione - «Documento di Penang»; Danimarca - Matrimoni gay in Chiesa; Regno Unito Chiese e matrimoni gay; Rio +20 - La delusione; Germania Sentenza sulla circoncisione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14,485 LUGLIO: Muore José Míguez Bonino; Alleanza battista mondiale Assemblea annuale; Chiesa d’Inghilterra e donne vescovo - Decisione rimandata; USA - Benedizione delle coppie gay; Italia - Intese con ortodossi, pentecostali e mormoni; Comunione anglicana La prima donna vescovo in Africa; SAE - 49a sessione di formazione; Londra - Le Olimpiadi e le religioni; Vaticano - Dialogo islamocristiano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,554 AGOSTO: India - Chiese e dalit; Morte di Abuna Paulos; Sinodo valdese - Documento sulla famiglia; Russia e Polonia Riconciliazione; Russia - La Chiesa e le Pussy Riot; CEC Comitato centrale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,555 SETTEMBRE: Muore il rev. Moon; Firenze - Concordia di Leuenberg; Dialogo teologico anglicano-ortodosso; Germania Appello «Ecumenismo adesso»; Bose - Spiritualità ortodossa; CEC Pakistan; Patriarcato di Mosca - Battesimi danesi . . . . . . . . . . . . . . 18,631 OTTOBRE: Chiude l’agenzia ENI; Chiesa russa - Preti in politica; Germania - Circoncisione; Morte di Torkom Manoogian; Pasqua comune in Terra santa; Dialogo luterani-anglicani; Italia - Dialogo cristiano-islamico; Grecia - Chiesa ortodossa e crisi economica . . . 20,703 NOVEMBRE: Italia - Evangelici e battisti; Egitto - Tawadros dopo Shenouda; Bulgaria - Muore il patriarca Maxim; Vienna Centro internazionale per il dialogo interreligioso; Chiesa d’Inghilterra - Nuovo primate e nuova crisi sulle donne vescovo; Dialogo cattolici-protestanti - Giubileo della Riforma; Serbia e Croazia - Scontro tra i vescovi su Ante Gotovina; Dialogo tra cattolici e musulmani sciiti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22,767 Agenda vaticana di Luigi Accattoli DICEMBRE 2011: Mozambico; ICI-IMU e Chiesa; Segnata dai nostri peccati; Foley; Educare i giovani alla pace; Ai carcerati di Rebibbia; Cause dei santi; Tedio e gioia della fede; «Dimostra la tua potenza»; Nigeria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,56 GENNAIO 2012: Secondo ordinariato ex anglicano; Penitenziere maggiore; Concistoro per 22 cardinali; Anno della fede; Monti; Giornata dei migranti; Cammino neocatecumenale; Viganò e il Governatorato; Moraglia a Venezia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,125 FEBBRAIO: Lefebvriani; Viganò IOR e AIF; Violenze sessuali; Messaggio per la Quaresima; Rifare il mondo o amarlo; Siria; Lombardi sui «corvi»; Concistoro per 22 cardinali; Lombardi sul caso Orlandi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,204 MARZO: Laurent Monsengwo Pasinya; Bagnasco; Annuario pontificio 2012; Lefebvriani; Caccia ai corvi; Bertone su di sé; Messico e Cuba; Narcotraffico messicano; Marxismo cubano . . . . 8,270 APRILE: Bellezza e fragilità del mondo; Spinta disperata a fare qualcosa; Venerdì santo a L’Avana e a Roma; Urbi et orbi sulla Siria; Casi Orlandi e De Pedis; Compleanno Ratzinger; Lefebvriani; Religiose degli USA; «Sparso per voi e per molti»; Caccia ai corvi 10,347 MAGGIO: Caritas internationalis; Arezzo; Casi Orlandi e De Pedis; Lefebvriani; Sollevato vescovo di Trapani; Caccia ai corvi e un arresto; Gotti Tedeschi sfiduciato; Nuovi dottori della Chiesa; Apparizioni e rivelazioni; «Tristezza nel mio cuore» . . . . . . . . . . . . 12,416 GIUGNO: Incontro famiglie a Milano; Gotti Tedeschi e IOR; Lefebvriani; Nuova evangelizzazione e vocazioni; Burke advisor per la comunicazione; Consultazioni su corvi e curia; Benedetto ai terremotati dell’Emilia; Da Antonelli a Paglia e da Farina a Bruguès; Comunità missionaria di Villaregia; Puglisi beato . . . . . 14,486 LUGLIO: Yad Vashem su Pio XII; Da Levada a Müller; Castel Gandolfo; Fiducia del papa a Bertone; Bilancio; Cina; Moneyval sul Vaticano; Università del Perù; Vigevano da Di Mauro a Tettamanzi; Corvo - Summit dal papa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,556 AGOSTO: Terzo volume su Gesù; Suore statunitensi; Corvo Rinvio a giudizio; Lombardi su trasparenza; Monti; Martini; Ratzinger Schülerkreis su ecumenismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,557 SETTEMBRE: Ecumenismo adesso; «Provocazioni» - Film su Maometto; Attentato di Bengasi; Libano; Sulla Primavera araba; Fondamentalismo; Ecclesia in Medio Oriente; Nomine per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione; Premio Ratzinger; Processo al «maggiordomo» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18,632 OTTOBRE: Loreto; «Corvo» condannato a tre anni; Sinodo sulla nuova evangelizzazione; Anno della fede e 50° del Vaticano II; Guinea Equatoriale; Il Sinodo e la Siria; Concistoro; Williamson; Lefebvriani; Nuove competenze su seminari e catechesi . . . . . . . . . 20,704 NOVEMBRE: Sciarpelletti; Burundi; Accademia di latinità; Ratzinger dagli anziani; Mea culpa per i 500 anni della Riforma; L’infanzia di Gesù; Nuova guerra di Gaza; Da Monterisi ad Harvey; Concistoro; Palestina osservatore all’ONU . . . . . . . . . . 22,768 Libri del mese Tornare alla sorgente. La recezione del Vaticano II (C. Theobald) . 2,27 Mille anni. Nel millenario di Camaldoli un volume fotografico 4,99 ne celebra la ricerca spirituale (T. Ceravolo) . . . . . . . . . . . . . . . . . Non all’unisono, ma in armonia. Gesù nella letteratura contemporanea (M. Beck) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6,171 I valori non consumati. La crisi economica ed educativa in Italia a partire da un’indagine europea (G. Ambrosio) . . . . . . . . . . . . . . 8,243 Non solo per chi ha già la fede. Il progetto di pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Milano (E. Castellucci) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,315 La regola è il discernimento. Il cuore del Vaticano II per chi non l’ha vissuto. Enchiridion del 50° (C. Theobald) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,385 IL REGNO - AT T UA L I T À 22/2012 791 783-792_indici:Layout 3 i 3-01-2013 10:45 Pagina 792 attualità 2012 ndici Sempre più secolarizzata. Storia e attualità dell’informazione religiosa in Italia sui grandi media (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Un tormentato percorso. Chiesa, modernità e diritti umani (M. Paiano) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Disintossicare l’eros. La recente discussione teologica sulla morale sessuale cattolica (S. Orth) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Con gli occhi aperti sulla vita. Ricordando Ivan Illich (1926-2002) e Robert Fox (I. Illich) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Robert J. Fox (1930-1984) (F. Milana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Ivan Illich (1926-2002) (F. M.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il Vangelo e la storia. Una memoria aperta su Giuseppe Dossetti (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . – Editoria - Dossetti: testi… critici (M.E. G.) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14,459 Profilo 16,531 Giacomo Martina, 1924-2012: il Concilio e la Chiesa (G. Martina) 4,137 Maria Eletta Martini, 1922-2011: il volontariato e la politica (G. Nervo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4,139 Stefano De Fiores, 1933-2012: il rinnovamento della mariologia (A. Filippi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12,428 Pier Cesare Bori, 1937-2012: imago Dei (P. Stefani). . . . . . . . . . . . . 22,765 18,603 20,675 20,676 20,678 22,749 22,750 Segnalazioni C. Frugoni, Storia di Chiara e Francesco (M. Veladiano) . . . . . . . . . G. Forcesi, Il Vaticano II a Bologna (L. Pedrazzi) . . . . . . . . . . . . . . . B. Sesboüé, Salvati per grazia (M. Rossi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Chiappetta, Il Codice di diritto canonico (V. De Paolis) . . . . . . . . . A. Potente, Un bene fragile (T. Valentini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . T. Frigerio, Sfida al patriarcato (A. Deoriti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . V. Mancuso, Io e Dio (P. Cattani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Munus. Rivista europea di cultura (D. Segna) . . . . . . . . . . . . . . . . . . F. Margiotta Broglio, Religione, diritto e cultura politica nell’Italia del Novecento (A.G. Chizzoniti, G. Mori) . . . . . . . . . . . . . . . . . . J. Moltmann, Etica della speranza (D. Segna) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . J.-D. Causse, E. Cuvillier, A. Wénin, Violenza divina (J.-D. Causse, E. Cuvillier, A. Wenin) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. Lombardini, Le donne nel cristianesimo delle origini (A. Deoriti) . Quaderni di diritto e politica ecclesiastica (A. Torresin) . . . . . . . . . . . G. de Chirico, Catalogo ragionato dell’opera sacra (G. Ravasi) . . . . . W. Kasper, Chi crede non trema. 1 (W. Kasper) . . . . . . . . . . . . . . . . . P. Ricca, La fede cristiana evangelica (D. Segna) . . . . . . . . . . . . . . . . C. von Kirschbaum, La donna vera (A. Deoriti) . . . . . . . . . . . . . . . . C. Gugerotti, Caucaso e dintorni (B.L. Zekiyan) . . . . . . . . . . . . . . . Scicluna C.J., Zollner H., Ayotte D.J. (a cura di), Verso la guarigione e il rinnovamento (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . G. Ruggieri (a cura di), La costituzione Anglicanorum coetibus e l’ecumenismo (G. Ruggieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . A.M. Valli, Piccolo mondo vaticano (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . M. Heller, La scienza e Dio (G. Brotti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pontificio consiglio per la famiglia, Enchiridion della famiglia e della vita (E. Antonelli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L. Messinese, Metafisica (T. Valentini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . S. Bocchini, Le religioni presentate ai miei alunni; G. Filoramo, F. Pajer, Di che Dio sei? (D. Segna) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Aa.Vv., «Nuovi ateismi e antiche idolatrie», Hermeneutica 32(2012) (P. Grassi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . R. Etchegaray, L’uomo a che prezzo? (P. Stefani) . . . . . . . . . . . . . . . . . La sacra Bibbia. Nuovo testamento e Salmi. Cinese - italiano (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P. Beccegato, W. Nanni, F. Strazzari (a cura di), Mercati di guerra (Caritas Italiana) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . F. Strazzari, Fragmentos di America Latina (M. Castagnaro) . . . . . P. De Benedetti, M. Giuliani, Portare il saluto (L. Spaziani) . . . . . . . I. Mattioni, Da grande farò la santa (M. Paiano) . . . . . . . . . . . . . . . . R. Stella, Eros, Cybersex, Neoporn (G. Mocellin) . . . . . . . . . . . . . . . . Chiavi di lettura Musica e liturgia (R. Castagnetti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Per Milano 2012 (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Tra le pagine, il futuro (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . La Chiesa che verrà (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . L’affollato scaffale del Concilio (M.E. Gandolfi) . . . . . . . . . . . . . . . . 2,43 2,43 4,115 4,116 4,117 6,187 6,188 6,189 6,190 8,259 8,260 8,260 8,261 8,262 10,331 10,331 10,332 10,333 12,403 12,403 12,404 14,476 14,477 16,549 16,550 18,622 20,693 AT T UA L I T À 22/2012 di Piero Stefani Padre onnipotente. Un Dio che guarda con amore il suo mondo . . . . Comprendere. L’ardimento intellettuale di Tommaso d’Aquino . . . . Paolo e Agatone. Frammento di un dialogo immaginario . . . . . . . . . . Figli delle nostre azioni. L’inascoltato magistero di Manzoni . . . . . . . Le acque del Giordano. Il peso delle memorie e il controllo delle risorse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il culto razionale. L’agire sorretto dal discernimento come culto gradito a Dio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Dignità e limite. Riletture della Genesi da Pico della Mirandola al Maharal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . I linguaggi del silenzio. Quies cordis in Deum et in hominem . . . . . . . . Il Dio creatore. Sui ricorrenti tentativi di cercare conferme scientifiche nella Bibbia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il grigio e il tiepido. Primo Levi e Dostoevskij . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Una festa di tutti. Natale: la dinamica divina e la nostra accoglienza . La vecchiaia che vorrei (O. Bolzon) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Il santo ateismo del buon Samaritano (A. Marchesi) . . . . . . . . . . . . Chi rimane dopo la morte (M. Cantiani) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Figlie di un Dio minore? (D. Pizzuti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Violenze sessuali. Le linee guida della CEI (G. Pipino) . . . . . . . . . . . La nuova apologetica (F. Mastrofini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Violenza sui minori: una cultura della prevenzione (G. Pipino) . . . . Siria: una guerra regionale con ramificazioni globali? (Lettera firmata) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20,694 22,762 22,762 22,763 22,764 di Luigi Accattoli 2,44 4,115 8,247 14,478 18,620 2,68 4,141 6,212 8,284 10,357 12,429 14,500 16,573 18,644 20,717 22,779 I let tori ci scrivono Io non mi vergogno del Vangelo Volumi recensiti IL REGNO - Parole delle religioni 20,693 Sacra Scrittura, teologia (135 voll.); Pastorale, catechesi, liturgia (227); Spiritualità (145); Storia della Chiesa (35); Attualità ecclesiale (119); Filosofia (75); Storia, saggistica (89); Politica, economia e società (88); Pedagogia, psicologia (116); Ristampe (14) = 1.043 volumi. 792 Dibat tito Il papa e la liturgia: per una moltitudine (F. Pieri) . . . . . . . . . . . . . . . 10,297 Crisi della Chiesa, crisi di Dio: cambi di prospettiva (P.M. Zulehner) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10,305 «Pro multis»: il tema è la salvezza. Efficacemente ricevuta, universalmente offerta? (F. Pieri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16,551 … E la privacy? Quando parlare e quando tacere nelle cose della fede . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Secolo che vai santo che trovi. Le canonizzazioni oggi tornano all’antica varietà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Menestrelli di Dio. Dalla, Celentano e Benigni . . . . . . . . . . . . . . . . . . Paolino Serra Zanetti. Ovvero un Dossetti ricondotto alla nuda fede Padovese martire. E quella sua critica alle «virtù eroiche» . . . . . . . . . Sul corvo e dintorni. Contro la mania di fare appello al papa . . . . . . In morte di Vittorio Tranquilli. Quando il giusto è solo un giusto . . . In memoria del card. Martini e della sua libertà di parola . . . . . . . . . Nel fuoco della malattia. «Accettazione senza rassegnazione», le parole di Lina Biora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Benedicimi». La benedizione come liturgia quotidiana del cristiano comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . «Benedico nei luoghi affollati». Ancora sulle benedizioni dei cristiani comuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2,70 2,70 6,214 8,286 14,502 14,502 18,646 18,646 2,71 4,143 6,215 8,287 10,359 12,431 14,503 16,575 18,647 20,719 22,781 REGATT 22-2012 cop:REGATT 02-2010 18.39 !!""" !"! cop.qxd 02/01/2013 !"! Pagina 4 ROCCO PANZARINO - MARZIA ANGELINI & SANTI SIMBOLI Storia, miracoli, tradizioni e leggende nell’arte sacra quindicinale di attualità e documenti 2012 22 16 Attualità «STRUMENTI» pp. 288 - € 27,50 # "! "!"! ""!! ""!!""!! "!""" !"! !! ! !!!!!""!! "!! "!! !! "!! !""!!! !"!! "!"!!!"!" !!! !"! "!!"!! !"! "!!!" !!! !!"!"!!!! !!!"" "! EDB #"! !! ! ! 721 723 729 735 769 Monti e il centro-destra La primavera egiziana Asia: il Concilio realizzato Cinesi cattolici in Italia Studio del Mese Uomo-macchina, macchina-uomo Metafora e mito della scienza medica Anno LVII - N. 1135 - 15 dicembre 2012 - IL REGNO - Via Nosadella 6 - 40123 Bologna - Tel. 051/3392611 - ISSN 0034-3498 - Il mittente chiede la restituzione e s’impegna a pagare la tassa dovuta - Tariffa ROC: “Poste Italiane spa - Sped. in A.P. - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Bologna”