ANNO A

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ANNO A
QUESTI È IL FIGLIO MIO, L'AMATO
BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO A – MATTEO 3,13-17
13. Allora Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Questa domenica segna il confine tra il termine del tempo di Natale e l’inizio del tempo ordinario.
La liturgia ci presenta l’inizio della missione di Cristo, il quale si sottopone al battesimo di
purificazione del Battista, pur non avendone bisogno. Cristo puro, in fila con gli uomini impuri per
purificare i loro peccati.
Matteo afferma che Gesù viene a farsi battezzare da Giovanni, evitando l’espressione usata da
Marco e Luca “per la remissione dei peccati”, perché non poteva ricevere il perdono colui che non
aveva alcun peccato!
Giovanni Battista conferiva un battesimo che serviva per prepararsi ad accogliere il regno dei cieli
ormai vicino (Mt 3,2).
Il Battesimo di Gesù, invece, segna l’inizio di una svolta nella storia dell’umanità e Matteo lo dice
con il verbo “venire”, lo stesso verbo che presenta la venuta del Battista, ad indicare la novità, un
evento straordinario.
14. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: "Sono io che ho bisogno di essere battezzato da
te, e tu vieni da me?".
Giovanni rimane sconcertato dal fatto che Gesù venga a farsi battezzare: Egli attendeva uno più
forte di lui, a cui non era degno di portare i sandali; invece si presenta Cristo nell’umiltà e Giovanni
gli dice chiaramente “Tu vieni da me?”.
15. Ma Gesù gli rispose: "Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia".
Allora egli lo lasciò fare.
Cristo ha scelto di essere solidale con i peccatori e chiede a Giovanni di rispettare la sua scelta per
essere un sommo sacerdote misericordioso e fedele allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr.
Ebrei 2,17). In questo modo può “compiere ogni giustizia”, cioè può realizzare quanto la legge e i
profeti avevano preannunciato e compierla in modo sovrabbondante, perché fa più di quello che gli
è richiesto. Inizia una nuova giustizia: quella della salvezza, di Uno che si fa carico di tutti. È
abolita la distanza tra Dio e l’uomo, tra il “tre volte Santo” e il peccatore.
Di fronte a queste argomentazioni il Battista accetta di battezzarlo.
Se il Figlio di Dio entra nella storia umana fino a questo punto, nessun uomo può sentirsi escluso
dall’amore di Dio. Tutti noi cristiani siamo chiamati a dare il lieto annuncio della salvezza aperta a
tutti gli uomini.
16. Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo
Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui.
Già dall’inizio della vita pubblica si prefigura l’evento pasquale. In questo versetto si possono
identificare quattro movimenti: la salita dall'acqua; l'apertura dei cieli; la discesa dello Spirito; la
voce celeste.
La salita dall'acqua. Se Gesù risale dall’acqua significa che prima era disceso. Discesa e salita,
morte e risurrezione. Già è prefigurato nel battesimo il passaggio di Cristo dalla morte alla vita.
Si può leggere anche un altro significato: il passaggio del Giordano che il popolo di Israele compì
per entrare nella terra promessa, sotto la guida di Giosuè (cfr. Giosuè 4).
I cieli che si aprono. Quante volte in Avvento si parla dei cieli che aprono per far piovere il
salvatore. Infatti vengono riprese le espressioni dei profeti ad indicare che non ci sono più distanze
tra il divino e l’umano, sono abbattute le divisioni tra il cielo e la terra. I cieli chiusi dalla
disobbedienza dei progenitori sono ora riaperti grazie a Cristo.
La discesa dello Spirito come colomba. Gesù vede lo Spirito scendere su di lui sotto forma di
colomba. Nell’Antico Testamento la colomba ha una grande importanza simbolica. Come all’inizio
della creazione lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Genesi 1,2), così inizia una nuova creazione
in Cristo Gesù. Come la colomba al tempo di Noè comunicò la fine del diluvio, così comincia una
nuova alleanza tra Dio e l’umanità (Genesi 8,8-12).
17. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio
compiacimento".
Lo Spirito sotto forma di colomba e la voce del Padre sono segno che tutta la Trinità è presente fin
dall’inizio della missione di Cristo.
Matteo fa sue le citazioni dall’Antico Testamento e le adatta alla realtà di Cristo. Per Matteo il
“servo eletto” (cfr. Isaia 42), diventa il “figlio prediletto” richiamandosi al Salmo 2,7 “Tu sei mio
figlio” e a Genesi 22,2 dove si parla di Isacco, figlio prediletto di Abramo. “Figlio” nel linguaggio
biblico significa la persona che fa le stesse cose del Padre.
Sono tutti elementi che dichiarano la figliolanza di Gesù al Padre ed affermano fin da ora la sua
obbedienza fino in fondo, costi quello che costi.
Anche a ciascuno di noi il Padre dice: “Tu sei il mio figlio amato, sei il mio compiacimento, tu mi
dai gioia”. Dobbiamo trasalire di gioiosa riconoscenza e non attenderci più alcun altro
riconoscimento dalle creature: per il Creatore noi siamo preziosi come figli prediletti, come figli
amati, come figli unici.
E quando ci presenteremo a Lui, il Padre vedrà in noi le sembianze del Figlio Amatissimo e ci
accoglierà nel suo abbraccio d’amore.
Suor Emanuela Biasiolo