Test made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali

Transcript

Test made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
TÜV Italia
TÜV Italia
JOURNAL
journal
PI
stLom
#014 alA
#1
sicl ur
TGezVzaa Italo
az‘oion
rae,, da
inn0ovall
30Quanalinitàa, 30
TORI
ALIA LABORA
IT
V
Ü
T
7
0
#
#15 ecm certificazioni più
oloiligia
cntib
tepe
i dellaap
sicstur&ezza sui binar
laTe
per le aziende italiane
systems
#21 faBr Y
ST
Erro
sostenibilitusàtriali
#14 hi techTfe
viario e od
otti ind
pr
r
pe
ica
Diagnost
rti
5 trentino traspo
#2
i
wi-f
soipleina
ziosc
enidi
#22 pmH
silult
noreè m
ri
apeilr tre
gn
ta
inEcon
se
es
cellere
# 06
# 07
MERO:
IN QUESTO NU
Y:
L
A
T
I
N
I
E
D
A
TM
S
E
T
uens
a
i
l
a
t
I
die zukunft des ba
V
Ü
T
i
r
o
t
boI rTaE K T E N
a
l
i
i
l
a
H
b
o
C
l
g
R
i
A
t
a
c
R
r
e
A
ST
incere sui m
v
r
e
p
SEHEN GRÜN
Caro Lettore,
ho l’occasione e il piacere di presentarLe un numero davvero speciale del TÜV
Journal. TÜV Italia ha recentemente avviato una nuova fase strategica di cui
BYTEST e pH, i laboratori da poco entrati a far parte del nostro gruppo, insieme alla
storica struttura di Scarmagno, ne costituiscono gli elementi portanti. È proprio a
loro che vogliamo dedicare questo numero, certi di affrontare un tema molto caro
alle aziende italiane, ovvero l’importanza di poter accedere a specifiche competenze
tecnologiche quando si affrontano i mercati internazionali e, più in generale, sfide
industriali complesse.
Negli articoli che seguono illustreremo non solo le caratteristiche, il know how e le
capacità tecnologiche dei laboratori TÜV Italia, ma approfondiremo anche le motivazioni che ci hanno spinto ad orientare la nostra attenzione al mondo dei collaudi
sin dal 1998 – anno di acquisizione del laboratorio Olivetti di Scarmagno – per intensificare poi questa vocazione con le recenti acquisizioni delle società BYTEST S.r.l.
e pH S.r.l.. All’interno di questo numero, dove si evince l’importanza di possedere
adeguate tecnologie nell’ambito dei collaudi, ritengo poi estremamente calzante
l’intervento di Claudio Raponi e di Paolo Moscatti - che ringrazio per il contributo dato
alla rivista in questa occasione - rispettivamente Direttore e Presidente di sezione
ALPI, e, nel caso di Paolo Moscatti, anche in qualità di Amministratore di TEC EUROLAB S.r.l., importante laboratorio con cui BYTEST ha avviato valide collaborazioni sul
territorio vista la complementarità di molte attività di testing. Desidero sottolineare
come il mercato in cui opera TÜV Italia, convenzionalmente definito TICC (testing,
inspection, certification and consulting) offra ampissime possibilità di supporto alle
aziende a più svariati livelli della “value chain”. Grazie al know how ed alle dotazioni
strumentali dei propri laboratori, TÜV Italia è in grado di affiancare le imprese non
solo nella fase terminale della catena di creazione del valore ma anche, all’occorrenza, in piu fasi del flusso di processo, integrando il proprio ruolo tradizionale di ente
certificatore con quello di “provider di tecnologia”.
Oggi i nostri Clienti devono affrontare sfide sempre più complesse, raggiungere
mercati extraeuropei, confrontarsi con normative e requisiti di progetto sempre più
stringenti e partecipare a progetti spesso di vaste dimensioni. L’attività di testing
può soddisfare svariate esigenze in diversi settori attraverso combinazioni di servizi
mirati: caratterizzare un materiale o un prodotto al fine di verificarne l’integrità in
fase di prototipazione, validare requisiti di progetto, confermare il livello qualitativo
2 TÜV Italia Journal
di un output produttivo, identificare le cause di rottura di un apparecchio o scoprire la
presenza di criticità nel proprio ciclo di vita, oppure, in tutt’altro campo, determinare
le qualità tecnico sanitarie di un alimento. Se si considerano le implicazioni in termini
di responsabilità e rischio patrimoniale che le aziende affrontano nell’immettere sul
mercato prodotti coperti da disposizioni normative, o requisiti di progetto a tutela
delle persone o delle proprietà, si capisce come tutte le attività appena descritte
possano determinare un valore aggiunto rilevante per le aziende. È chiaro però
come tali attività richiedano competenze specifiche che solo investimenti costanti
in apparecchiature e capitale umano consolidati nel tempo possono produrre. Questo
è il prezioso capitale, umano e tecnologico, che recentemente ha arricchito il nostro
gruppo e che, unitamente alle capacità del laboratorio di Scarmagno e alle nostre
competenze nell’ambito dei processi, dei sistemi produttivi ed organizzativi, identifica la missione di TÜV Italia e del gruppo TÜV SÜD: sfruttare la nostra esperienza
in campo industriale per fornire una guida ed un supporto tempestivo alle aziende
consentendo loro di ottimizzare l’utilizzo di tecnologie, sistemi e competenze. “Aggiungere valore” significa per noi “rafforzare la forza competitiva dei nostri Clienti
nel mondo”. Fornire una “leva” che consenta loro di accedere, in sicurezza, a più
opportunità di mercato. Dare loro un “vantaggio competitivo”. Da qui il titolo che ho
scelto per questo editoriale. Quando le aziende devono affrontare complesse sfide di
Certificazione e tecnologia
Nessuna soluzione di continuità
mercato, dal loro punto di vista, non c’è infatti soluzione di continuità tra competenze
tecnologiche e competenze di certificazione. Capacità tecnologica e certificazione
viaggiano insieme, e l’una non può prescindere dall’altra. Questo è certamente un
messaggio innovativo all’interno del TICC market così come è tradizionalmente concepito nel nostro paese. Tuttavia, i mercati internazionali cambiano rapidamente e
non aspettano le aziende incapaci di adattarsi, così noi, che delle aziende vogliamo
essere un partner, abbiamo scelto di cambiare e darci un posizionamento coerente.
Sono certo che gli articoli di questo numero della rivista trasmetteranno con chiarezza il forte legame sopra descritto e potranno descrivere più nel dettaglio il valore
del nostro capitale umano e tecnologico.
I nostri laboratori saranno pertanto i protagonisti di questo TÜV Journal.
Ettore Favia
Amministratore Delegato TÜV Italia
Indice
TÜV Italia Journal #7
La parola
a
..
..
FOCUS
NEWS
#04 ALPI: qualità, innovazione, sicurezza
#07 TÜV Italia Laboratori:
test e certificazioni più appetibili
per le aziende italiane
#12 Come essere nei mercati emergenti
#14 Bytest: diagnostica
per prodotti industriali
#20 Il mondo M&A
#22 pH: eccellere
per essere multidisciplinari
#27 Chiarezza di obiettivi nel processo
di acquisizione: un “must“
#29 Etichettatura alimentare e laboratori
#34 Acquisizioni: il punto di vista
di Giampaolo Aloisi
#36 pH e TÜV Italia a TUTTOFOOD
#36 TÜV Italia, Bytest e pH insieme a OMC
#36 TÜV Italia e Certha
per l‘accesso al credito delle PMI
#37 TÜV Italia accreditato per la Direttiva
2000/14/CE (Rumore)
#37 A Dealer Day andamento
della distribuzione nel settore auto
#37 In pH il Global Management Meeting
Food Health & beauty di TÜV SÜD
Product Service
#38 Passione “celestiale”
EDITORE E PROPRIETARIO: TÜV Italia Srl
Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: TÜV Italia Srl
Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI)
Supervisione generale: Emilia Pistone.
Copie, inclusi gli estratti, solo su concessione dell’editore.
IMMAGINI: TÜV SÜD (38,39), TÜV Italia (7, 8, 9, 10), Bytest (15,16,17,18,19, 21), pH
(22,23, 25, 26, 27, 30,31, 33, 36, 37), Dreamstime (29), iStock (34), Günter Hagedorn
(38, 39) - Copertina: Dreamstime
DIRETTORE RESPONSABILE: Emilia Pistone - TÜV Italia Srl
TUV SUD
TIPOGRAFIA: Gam Edit Srl - Via Aldo Moro, 8 - 24035 Curno (BG)
TÜV Italia Journal 3
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Laboratori di prova
e taratura: al servizio
della qualità, dell’innovazione
e della sicurezza.
L’analisi di Claudio Raponi, Direttore ALPI, e di Paolo
Moscatti, Presidente Sezione Tecnica Laboratori di
Prova e Taratura ALPI
I laboratori di prova e di taratura costituiscono un comparto ben poco conosciuto
al di fuori dei settori industriali che ne
rappresentano il mercato. Salvo rare eccezioni, si tratta di piccole e medie aziende che
operano prevalentemente, se non esclusivamente, nel settore B2B e che quindi hanno
come propri clienti altre aziende alle quali
forniscono servizi di analisi, prove tecnologiche, misurazioni, taratura di strumenti
di misura.
L’importanza di questi servizi non ha
nemmeno bisogno di essere sottolineata: i
laboratori rendono oggettiva, misurabile,
confrontabile, qualsiasi caratteristica di
un prodotto. Le caratteristiche di qualsiasi oggetto, sia esso una materia prima, un
semilavorato o un prodotto fi nito possono
essere rese oggettive, e quindi confrontate con altre, mediante le prove di laboratorio: dalle dimensioni, alla composizione chimica, dalla resistenza meccanica al
colore, dalla luminosità al rumore, tutto
può essere misurato, reso oggettivo e, si
4 TÜV Italia Journal
badi bene, conoscendo perfi no l’incertezza
che accompagna il dato che rappresenta la
caratteristica misurata.
Il lettore ne converrà che senza laboratori
non potrebbe esistere la società come oggi
la conosciamo; se per un buffo scherzo del
destino ci svegliassimo senza laboratori,
tutti i settori, dal terziario al primario crollerebbero nell’arco di poco tempo. Stiamo
quindi parlando di un settore di importanza vitale per l’economia. Non tanto per il
numero di imprese, di addetti e di fatturato, ma per il ruolo che i laboratori rivestono nell’assicurare qualità e sicurezza
dei prodotti, ed anche nel determinare la
possibilità stessa di realizzarli, migliorarli,
innovarli.
Indipendentemente dalla specializzazione
tecnica possiamo distinguere i laboratori
in due categorie: quelli situati all’interno
di un’azienda della quale sono parte integrante e che quindi operano pressoché
ad esclusivo servizio dell’azienda stessa e
quelli invece “indipendenti”, caratterizzati cioè da una propria ragione sociale,
che forniscono i propri servizi al mercato
e che ricavano dal mercato la propria
ragione d’essere e di continuare ad esistere,
sono cioè aziende soggette alle leggi del
mercato.
È su questi ultimi, cioè sui laboratori di
prova e sui laboratori di taratura indipendenti che vogliamo focalizzare la nostra
attenzione e, ancora più in particolare, su
quelli accreditati.
Sono passati oltre vent’anni dall’accreditamento del primo laboratorio italiano,
tuttavia, ancora oggi, a volte non senza una
certa colpevole malizia, si fa confusione tra
certificazione ed accreditamento e siamo
quindi ancora al punto di doverne rimarcare le differenze e a ricordare che l’accreditamento, in Italia, può essere rilasciato
unicamente da ACCREDIA e che qualsiasi
attestazione, certificazione o documento
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
rilasciato ad un laboratorio da altro ente
nulla ha a che fare con l’accreditamento.
Allo scopo di defi nire l’opera alla quale
sono chiamati i laboratori di prova accreditati, e di cosa li distingue dai laboratori non accreditati ricorriamo a quanto
dichiarato sul sito web di ACCREDIA:
“Solo i Laboratori di prova, i Laboratori di
taratura e gli Organismi di certificazione
e ispezione accreditati sono in grado di
fornire al mercato (business, P.A., consumatori) dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello internazionale.
ACCREDIA infatti valuta e accerta la loro
competenza, applicando i più rigorosi
standard di verifica del loro comportamento e monitorando continuativamente
nel tempo le loro prestazioni, e aderisce
agli accordi internazionali di mutuo riconoscimento”.
Un laboratorio accreditato ed indipendente è un’azienda di servizi che per poter
stare sul mercato ha necessità di produrre
bilanci positivi e quindi conto economico,
stato patrimoniale ed equilibrio fi nanziario risultano determinanti per assicurare
la vita dell’impresa.
Visto come semplice posta di bilancio,
l’accreditamento è certamente da ascriversi tra i costi di gestione ed è indubbio
che un accreditamento rappresenta per
il laboratorio un costo significativo, non
solo in ordine a quanto occorre pagare
ad ACCREDIA come corresponsione dei
servizi di accreditamento e sorveglianza,
ma anche relativamente alla strutturazione
del sistema qualità ed all’adempimento di
tutte le procedure gestionali e tecniche che
l’accreditamento comporta.
Beninteso, si tratta di adempimenti indispensabili ad assicurare al mercato ciò che
solo i laboratori accreditati possono fornire
e cioè: “dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello internazionale”.
Molto spesso poi l’accreditamento non è
sufficiente. I grandi committenti lo richie-
dono come “soglia minima”, ma poi sottopongono i laboratori ad ulteriori verifiche
ispettive, sia sul sistema qualità che sulle
prestazioni specifiche.
Tutto giusto, tutto corretto, a patto che
le regole del gioco siano uguali per tutti.
Ovvero, purché tutti i protagonisti della
fi liera dell’assicurazione di conformità si
comportino coerentemente con quanto
dichiarato da ACCREDIA e, dal momento
che “Solo i Laboratori di prova, i Laboratori di taratura accreditati sono in grado di
fornire al mercato dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello
internazionale”, solo a questi vengano
commissionate prove e tarature. In caso
contrario si determina una distorsione di
mercato che non fa bene né alla qualità dei
prodotti né, tantomeno, alla sicurezza del
consumatore.
Tuttavia quello della mancata piena valorizzazione dell’accreditamento non è l’unico
problema che devono aff rontare i laboratori. Ce n’è un altro che sta assumendo di
anno in anno importanza crescente.
In un mercato sempre più globale anche i
laboratori sono soggetti ad una concorren-
coltà, con conseguenti perdite di quote di
mercato da parte dei laboratori italiani.
Vale la pena ricordare che gli enti di accreditamento nazionali sono “unici” e quindi
i laboratori di una data nazione si avvantaggiano dell’efficienza del proprio ente
di accreditamento così come ne patiscono
le inefficienze, e quindi vale certamente la pena collaborare attivamente con il
proprio ente di accreditamento, allo scopo
di migliorarne la capacità di aderire alle
richieste dei laboratori con sollecitudine e con modalità e tariffe il più possibile
uniformate a livello internazionale.
Abbiamo qui esposto solo due delle problematiche alle quali i laboratori sono sensibili: valorizzazione dell’accreditamento e
omogeneizzazione nei paesi aderenti agli
accordi di mutuo riconoscimento, delle
modalità, dei tempi e dei costi dell’accreditamento.
Non sono gli unici temi sui quali i laboratori sentono la necessità di confrontarsi
con l’ente di accreditamento e con gli altri
operatori dell’attestazione di conformità:
ci sono temi inerenti le tariffe, le verifiche
Senza laboratori non potrebbe
esistere la società come oggi la
conosciamo
za che non è più solo locale. Oggi inviare
all’estero campioni da testare o strumenti
da sottoporre a taratura può essere all’ordine del giorno. Non ci sono barriere. I
grandi laboratori esteri sono attrezzati
anche per accogliere il mercato italiano. Se
le modalità, i costi ed i tempi nei quali un
laboratorio estero riesce ad ottenere accreditamento ed estensioni di accreditamento, sono sensibilmente diversi da quelli ai
quali è soggetto un laboratorio italiano,
allora si creano altre distorsioni, altre diffi-
ispettive, la qualificazione del personale, l’accreditamento per scopo flessibile, i
circuiti interlaboratorio (proficiency test)
ed i loro fornitori (Accredited Proficiency
Testing Providers).
Risulta difficile, se non impossibile, per
il singolo laboratorio essere collaborativo e propositivo nei confronti dell’ente di
accreditamento, cercare di influenzare il
sistema per determinarne un miglioramento; solitamente si subisce il sistema ed
al massimo si tende a sterili lamentele tra
TÜV Italia Journal 5
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
addetti ai lavori.
ALPI, l’Associazione Laboratori e Organismi di Certificazione e Ispezione, off re ai
Laboratori di Prova e di Taratura l’opportunità di associarsi, di partecipare ai tavoli
di lavoro sulle tematiche tecniche e politiche di maggior interesse, di collaborare al
fi ne di avanzare ad ACCREDIA proposte
di miglioramento.
ALPI promuove tavoli di lavoro congiunti
tra Organismi di Certificazione, Organismi
Notificati e Laboratori al fi ne di promuovere la cultura e la valorizzazione dell’accreditamento sul libero mercato, presso le Istituzioni e le Pubbliche Amministrazioni.
Inoltre, grazie all’adesione ad Eurolab
(Federazione Europea delle Associazioni Nazionali dei Laboratori di Prova e dei
Laboratori di Taratura), ALPI off re ai suoi
associati la possibilità di un confronto a
livello europeo sulle tematiche di maggior
interesse, dall’accreditamento per scopo
flessibile, alla conduzione delle verifiche
ispettive, ai circuiti interlaboratorio.
È nostro parere che i tempi siano più che
maturi per chiedere a tutti i protagonisti
della fi liera dell’attestazione di conformità, di porre in atto un impegno congiunto volto a valorizzare l’accreditamento dei
laboratori di prova e taratura promuovendone l’utilizzo a tutto vantaggio della
qualità dei prodotti e della sicurezza dei
cittadini.
Contatto:
ALPI [email protected]
6 TÜV Italia Journal
CLAUDIO RAPONI
Dopo la laurea in Ingegneria Nucleare conseguita presso la Facoltà di Ingegneria
di Bologna, nel 1991 inizia la sua esperienza professionale nel settore della
certificazione entrando nel Laboratorio prove e taratura di un importante
Organismo di Certificazione italiano, tra i primi accreditati in Italia.
Per quasi due decenni si occupa dello sviluppo sia di schemi di Certificazione
dei Sistemi di Gestione Qualità che di norme prodotto, in ambito volontario e in
quello cogente per la marcatura CE, in molteplici settori merceologici.
Dopo un’interruzione di quattro anni, dal 2008, anno in cui lascia il settore
Certificazione per assumere la direzione di un’azienda sanitaria privata,
nel 2012 rientra nel settore della certificazione, collaborando con Alpi
Associazione, di cui ricopre dal 2013 la carica di Direttore.
PAOLO MOSCATTI
Modenese, dopo il diploma di perito chimico, segue i corsi e si laurea in
Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bologna.
È presidente di TEC Eurolab, società di servizi per l’industria manifatturiera,
specializzata nel settore delle prove e consulenze su materiali e processi
speciali. Nel 2009 ha fondato TEC STAR, start-up creata in collaborazione con i ricercatori del dipartimento di Fisica dell’Università di Modena
e Reggio, che opera nel settore dei nanofillers per il miglioramento delle
proprietà dei materiali.
Manager sensibile ai temi della Responsabilità Sociale d’Impresa, collabora
con la rivista culturale “La Città del Secondo Rinascimento”.
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Test e certificazioni
più appetibili
se si facilitano i rapporti
con le aziende
Questo è l’impegno quotidiano dei tecnici dei laboratori di Scarmagno, di
proprietà di TÜV Italia dal 1998, che Nicola Berruti, Direttore Divisione
Prodotto e Laboratori, presenta con malcelato orgoglio.
I
laboratori di Scarmagno rappresentano la prima acquisizione di TÜV
Italia, in questo caso da Olivetti,
risalente ormai al lontano 1998.
Da allora i laboratori italiani di TÜV SÜD
Product Service sono cresciuti ed hanno
cambiato approccio, passando dall’essere
un laboratorio interno ad un’azienda ad
uno che si propone autonomamente sul
mercato, avendo alle spalle un marchio
noto e riconosciuto dai target a cui si
propone. Racconta ai lettori delle rivista
le tappe più significative di questi 15 anni
di storia, le attività che vengono effettuate e le sinergie sviluppate tra il laboratorio e TÜV Italia?
Certamente l’acquisizione è stata una
scelta strategica e lungimirante da parte
del management di allora dell’ente, mosso
dall’obiettivo di incentivare e promuovere anche nel nostro paese la certificazione
di prodotto, ambito che da sempre caratterizza il gruppo TÜV SÜD. La possibilità di avvalersi di un laboratorio in Italia
avrebbe significato per i clienti abbreviare
i tempi delle prove e dell’eventuale certificazione, rendendo entrambe più appetibili
alle aziende italiane, anche da un punto di
vista economico, e questo senza rinunciare ad un partner leader nel settore e fortemente riconosciuto a livello internazionale.
A questi fattori si è aggiunta la volontà di
TÜV Italia Journal 7
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
8 TÜV Italia Journal
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
completare l’offerta di servizi con le prove
sui prodotti e la certificazione, attraverso
una semplificazione dei rapporti tra l’ente
ed i clienti, dal punto di vista logistico,
linguistico e di conoscenza del mercato.
Il laboratorio, acquisito da TÜV Italia
nell’autunno del lontano ‘98, inizialmente si è concentrato nelle attività legate alla
compatibilità elettromagnetica (EMC), ma
nel giro di un biennio ha aggiunto ulteriori
qualifiche che gli hanno permesso di incrementare le capacità, sia tecniche che operative del personale, anche ai settori meccanico, vibrazioni e ambientale.
Focalizzando l’attenzione sulle sue qualifiche, negli anni tra il 2000 ed il 2002, il
laboratorio ne ha conseguito altre ed
importanti, come ad esempio l’IECEE CB
nell’ambito della sicurezza elettrica e EMC
per poter accedere ai servizi internazionali
di certificazione. La necessità delle aziende
clienti di promuovere i loro prodotti fuori
dai confi ni europei ha spinto TÜV Italia
verso l’ottenimento di qualifiche necessarie per soddisfare le richieste provenienti da un mercato sempre più globale, fi no
ad arrivare alla sua più recente, datata
2013, come ente notificato per la Direttiva
Rumore. Non credo di esagerare quando
affermo che oggi il laboratorio TÜV Italia
di Scarmagno è inserito nell’eccellenza dei
laboratori operanti nel nostro paese, sia in
termini di qualifiche che di competenze,
oltre a ricoprire un ruolo primario, sia a
livello europeo che all’interno del network
dei laboratori di TÜV SÜD Product Service
della regione Western Europe, in cui l’ente
è geograficamente collocato.
Investimenti in know how, strumentazioni, formazione ed anche in accreditamenti: la gestione di un laboratorio è un lavoro
impegnativo che unisce aspetti tecnici/
commerciali alla gestione di risorse
economiche ed umane. Sotto la sua guida
i laboratori hanno avuto un deciso incremento di attività: quale ritiene siano le
chiavi di questo successo?
Il mio arrivo a Scarmagno ha coinciso con
la voglia nel team tecnico e in quello operativo di una scossa per risvegliare il desiderio di emergere e di dimostrare al mercato
il loro concreto valore aggiunto, espresso
in competenze e professionalità. A Scarmagno ho trovato un gruppo di colleghi con
molto entusiasmo, che amano il loro lavoro
e che hanno compreso e condiviso con me
gli obiettivi che avevo fissato con il management dell’ente. Per portare il laboratorio
ai livelli di eccellenza che gli competono e che competono a TÜV Italia, i miei
obiettivi erano, e rimangono, il coinvolgimento del gruppo nelle dinamiche e nelle
strategie di mercato, la condivisione degli
obiettivi futuri, l’assegnazione a ciascuno
dei tecnici delle proprie responsabilità, per
sostenere la loro grande voglia di fare e di
affermarsi, che sono state le vere chiavi che
hanno permesso al laboratorio di accelerare il motore. Il resto è una conseguenza,
arrivata grazie alle capacità indiscusse del
gruppo con cui ho il piacere e l’onore di
lavorare.
Prove e certificazioni: questi sono i settori
di competenza dei laboratori di Scarmagno. Quanto pesano ciascuna di queste
aree di business e come vede il loro trend
nel medio termine, sia in riferimento al
mercato che al laboratorio da lei gestito?
Oggi il business del laboratorio è equamente diviso tra servizi di certificazione e
testing: il trend, nel medio termine, vede
il mercato della certificazione stabile, con
margini di crescita, soprattutto nei mercati
extraeuropei, grazie anche alla notorietà
del marchio TÜV SÜD. Questo è dovuto
anche alla non facile situazione economica interna che spinge le aziende italiane a
cercare nuovi mercati extra UE per ovviare
all’attuale momento di “non crescita” di
quello europeo, ed italiano in particolare.
Il settore testing invece è in forte espansione e richiede, dal mio punto di vista,
grandi investimenti in termini di know
how e strumentazione per rimanere al
passo con le crescenti richieste e necessità
delle aziende, che si appoggiano al nostro
laboratorio per meglio caratterizzare e
conoscere come reagiscono i loro prodotti
TÜV Italia Journal 9
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
10 TÜV Italia Journal
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
e componenti alle richieste di affidabilità
e sicurezza che oggi il mercato richiede,
direi, impone.
L’esecuzione dei test segue regole ben
precise, e può sembrare che nella loro
realizzazione l’elemento umano sia circoscritto ad un ruolo di mero esecutore.
È proprio così, o piuttosto i tecnici di laboratorio devono ingegnarsi anche con la
creatività nell’esecuzione delle prove?
Devo dire che sono valide entrambe le
possibilità. Se parliamo di certificazione,
sicuramente occorre seguire strettamente
le regole stabilite, norme e requisiti tecnici
richiedono che l’elemento umano sia un
perfetto esecutore e controllore, con una
conoscenza tecnica indiscutibilmente di
notevole levatura.
In ambito testing invece la fantasia e la
creatività in molte situazioni possono
giocare un ruolo fondamentale, spesso le
richieste dei clienti vanno al di là di quanto
citato da norme e direttive e i nostri tecnici
devono, come si dice, aguzzare l’ingegno
per soddisfare le richieste delle aziende che
a noi si affidano.
In entrambe, comunque, ritengo che
l’esperienza e le competenze tecniche siano
elementi fondamentali e imprescindibili
per la buona riuscita dell’attività.
I laboratori di Scarmagno s’inseriscono
nel network mondiale dei laboratori del
gruppo TÜV SÜD. Dal suo punto di vista
quale è il contributo in termini di expertise e capacità che portano a questa rete,
e cosa ne ricevono in cambio in termini di
relazioni e know how?
È sicuramente uno scambio oggi meno
sbilanciato rispetto al passato: fi no al 2010,
probabilmente il laboratorio era molto più
dipendente dalla casa madre e con minori
relazioni e interscambio in termini di
conoscenza, expertise, business con le altre
subsidiaries del gruppo nel mondo. Oggi,
grazie alle qualifiche conseguite e a competenze riconosciute a livello mondiale, lo
scambio di informazioni è bilanciato, con
il comune obiettivo di una crescita tecnico/
operativa di tutti i laboratori.
Resta ancora forte e decisamente apprez-
zato il supporto formativo che ci viene da
casa madre. Posso orgogliosamente affermare che le capacità tecniche degli esperti
del laboratorio di Scarmagno, soprattutto
in alcuni ambiti, stanno diventando un
riferimento anche per alcuni colleghi che
operano nel network mondiale dei laboratori del gruppo, da cui attingere per migliorare le proprie competenze e capacità.
Lei vanta una lunga esperienza professionale nella gestione di strutture di prova
e nella certificazioni di prodotto, quali
ritiene siano i requisiti a cui un’azienda deve fare riferimento nella scelta del
laboratorio a cui appoggiarsi?
A questo rispondo con una parola sola:
affidabilità. Oggi il mercato richiede che
un laboratorio sia affidabile nei tempi di
risposta, nel fornire indicazioni tecniche
per poter risolvere eventuali problemi,
nella gestione delle prove e che abbia tecnici
e strumentazione sicuri. Noi stiamo lavorando in questa direzione con successo, ma
non è mai sufficiente.
Il mercato è sempre più esigente e lo
standard di affidabilità richiesto è sempre
più elevato: questa è la sfida che attende un
laboratorio come il nostro, questo è quello
che rende interessante il nostro lavoro…
mai accontentarsi!
Contatto:
Nicola Berruti [email protected]
NICOLA BERRUTI
Terminati gli studi superiori, e prima di iniziare la sua
carriera professionale nell’ambito dei servizi tecnici, è
stato istruttore sportivo e insegnante di ginnastica,
spostandosi successivamente nelle vendite in ambito
assicurativo, spazi pubblicitari e della sicurezza.
E proprio da qui prende le mosse il suo percorso lavorativo nell’ambito dei laboratori dove, per sette anni, è
Business Development Manager in un ente notificato
italiano proprietario di un importante laboratorio di
prova. Successivamente passa ad un noto ente internazionale di certificazione, test ed ispezione come
responsabile vendite, diventandone successivamente
direttore operativo delle attività di prova e certificazione di prodotto, aggiungendo anche la responsabilità per l’area Western Europe dei test sui prodotti di
consumo.
Entra in TÜV Italia nel 2011 come Responsabile dei
laboratori di Scarmagno Divisione Product Service, a
cui aggiunge nel 2012 la responsabilità per il mercato
italiano delle vendite del Global Retail team.
Nel giugno 2013 è nominato Responsabile di tutta la
Divisione italiana di TÜV SÜD Product Service che
comprende, oltre a Consumer & Commercial Products
anche le business line Akademie, Medical Health
Services e Food Health and Beauty.
TÜV Italia Journal 11
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
ICM di TÜV SÜD
fa incontrare i mercati
Le competenze e gli accordi internazionali della nuova struttura International Compliance Management del gruppo TÜV
SÜD facilitano l’accesso ai mercati emergenti. Ce la presenta Angelo Polizzi, responsabile per l’Europa Occidentale
ed il Medio Oriente.
Come responsabile ICM, acronimo che sta
per International Compliance Management, per la regione Western Europe ed
il Middle Est, ci spiega da quale esigenza
nasce questa nuova struttura del Gruppo
e quali servizi offre alle aziende?
ICM nasce dall’esigenza di off rire supporto
alle aziende che esportano i propri prodotti.
ICM gestisce tutto il processo atto a verificare la corrispondenza del prodotto
ai requisiti specifici dei singoli paesi e
all’emissione delle relative certificazioni.
In quali difficoltà possono incorrere le
aziende che intendono esportare i loro
prodotti in paesi extra CEE?
Se da un lato la liberalizzazione dei mercati
favorisce le esportazioni, dall’altro, le
restrizioni che i singoli paesi mettono in
atto attraverso certificazioni obbligatorie,
le rendono un processo talvolta lungo e
complesso, che senza il supporto professionale di TÜV SÜD, tramite i suoi agreement, avrebbe tempi e costi non sostenibili
almeno su molti mercati, vanificando così
l’impegno e le aspettative delle aziende.
In un sistema così complesso, in cui ogni
paese ha proprie barriere tecniche, in che
modo ICM può supportare le aziende al
12 TÜV Italia Journal
fine di garantire un accesso al mercato
globale in maniera efficiente?
Grazie alla capillarità del network TÜV
SÜD abbiamo raggiunto un elevato livello
di competenza e conoscenza dei requisiti di ogni singolo paese. Inoltre gli agreement con partner “in country” ed Enti
Governativi ci permettono di ottenere,
nella maggior parte dei casi, le certificazioni internazionali sulla base di report e test
di prova effettuati nei laboratori di TÜV
Italia.
Partendo dal suo osservatorio privilegiato, fa il punto ai nostri lettori sulle certificazioni necessarie per la commercializzazione di prodotti in paesi con economie
in crescita e dunque più interessanti per
le nostre aziende? Quali sono le certificazioni necessarie per l’ingresso in tali
mercati?
La crisi economica che investe l’Europa è
un altro dei motivi che inducono le nostre
aziende a ricercare mercati emergenti.
BRIC è l’acronimo che accomuna i paesi
in cui l’economia è in forte crescita, come:
Brasile, Russia, India, Cina.
Ognuno di questi paesi prevede una diversa
certificazione, che a seconda dei prodotti
può essere obbligatoria, parliamo di certi-
ficazioni quali ad esempio INMETRO per
il Brasile, CCC per la Cina etc.
Grazie agli agreement in atto, di cui
abbiamo precedentemente parlato, la certificazione INMETRO può essere rilasciata sulla sola base dei test effettuati presso
TÜV Italia. Differente è il percorso per la
certificazione CCC, per la quale è invece
necessaria anche una verifica di requisiti
aggiuntivi da effettuare in Cina. In ogni
caso ICM supporta le aziende in tutti le fasi
previste dall’iter certificativo.
Qual’e il suo background professionale
e quali le milestons che l’hanno portata
a essere nominato ICM Manager per la
regione Western Europe e Middle Est?
Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Aerospaziale presso il Politecnico
di Torino, la mia esperienza professionale
comincia nel settore automotive, prima in
produzione poi nel testing.
Le esperienze più significative, comunque
sono in TÜV Italia dove inizialmente gestisco e sviluppo il laboratorio di
sicurezza meccanica per poi ricoprire la
carica di Sales Area Manager. Nella ferma
convinzione che la condivisione di informazioni e competenze, rappresenti un
valore aggiunto essenziale, ho realizzato i
primi scambi internazionali all’interno del
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
network TÜV SÜD.
L’esperienza che più mi piace ricordare è il
mese trascorso presso la nostra branch in
UK, caratterizzata da uno scambio umano
e professionale che ha posto le basi a quella
che ad oggi rappresenta una delle più interessanti collaborazioni per TÜV Italia.
La nomina di un manager italiano, dunque
l’apertura a personale non tedesco verso
posizioni di respiro internazionale, è
sicuramente un’ulteriore conferma del
cambiamento culturale in atto all’interno
del gruppo TÜV SÜD.
Ci racconta come ha affrontato quest’ultimo passaggio della sua carriera?
Aff rontare le sfide, riconoscere e adeguarmi ai cambiamenti in atto sono una mia
naturale attitudine. Nel 2011 il gruppo TÜV
SÜD lancia il “Jump Program!” che prevede
la selezione, tra l’intero organico dell’ente,
che conta oggi oltre 18.000 dipendenti, di
16 “talenti” da destinare - dopo opportuna formazione - ad incarichi manageriali.
Essere stato tra i prescelti mi ha dato la
possibilità di acquisire una conoscenza ed
una visione globale del gruppo TÜV SÜD,
e mi ha fornito strumenti operativi di
eccellente livello. Ritengo comunque che il
mio “Jump” professionale derivi, non solo
da meriti personali, ma anche dal riconoscimento che il gruppo TÜV SÜD attribuisce a TÜV Italia, che ha ormai consolidato la sua posizione di primaria importanza
all’interno del network.
Contatto:
Angelo Polizzi [email protected]
ANGELO POLIZZI
Siciliano, si trasferisce a Torino per iscriversi al Politecnico e accompagna
il percorso di studi universitari a quello lavorativo, i cui inizi lo vedono
presso i reparti produttivi di Tyco Electronics prima, e Bertone poi. Dopo
quasi un quinquennio, lascia l’industria e per un anno si dedica all’insegnamento di meccanica e matematica presso un Istituto Professionale.
Nel 2003, conseguita la laurea in ingegneria, entra in Prototipo Testing
come Project Manager, dove sviluppa capacità gestionali e relazionali che
lo portano a lavorare accanto ai grandi clienti della società, tra i quali
Suzuki, su progetti specifici.
Nel 2005 entra in TÜV Italia come Responsabile del Laboratorio di Sicurezza Meccanica che, durante la sua triennale gestione, registra una
notevole crescita, sia in termini di fatturato sia nel numero di addetti. Nel 2008 è nominato Sales Area Manager
per la divisione Product Service, ruolo che gli permette di intessere relazioni internazionali con varie società del
gruppo, con l’obiettivo di sviluppare insieme sinergie e collaborazioni.
Per tutto il 2012 è coinvolto nel “Jump Progam”, un progetto strategico della casa madre per lo sviluppo delle
competenze a cui hanno accesso ogni anno un gruppo selezionato di talenti scelti tra i dipendenti. Durante il
programma, che si svolge tra Monaco, Boston e Singapore, affina capacità manageriali e relazionali, oltre a quelle
tecniche, mettendo a punto, tra l’altro, il Business Plan che ha portato alla nascita della nuova Water Business
Unit con sede a Singapore.
Oggi è ICM Manager per la regione Western Europe & Middle East con il compito, tra l’altro, di gestire e sviluppare
il portfolio clienti e le certificazioni internazionali soprattutto nel Middle East.
TÜV Italia Journal 13
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Le prove
non distruttive
un sistema di test diagnostici
per i manufatti industriali
D
al 1986, anno della sua fondazione da parte di alcuni professionisti già operativi nel
settore dei controlli, Bytest di
strada ne ha percorso parecchia, diventando un punto di riferimento, in particolare
per le prove non distruttive, per le aziende
che operano nel nostro paese negli ambiti
più critici dell’oil&gas, dell’impiantistica,
dei montaggi, delle grandi opere, dell’aerospace e del settore carta, solo per citarne
alcuni.
Racconta ai nostri lettori la storia di
questa azienda che ha saputo guardare
lontano, che è cresciuta con determinazione, ma che ha mantenuto nel proporsi
quel garbo e quella cortesia tipicamente
piemontesi?
Il fondatore della società, Gianni Murgia,
viene da un’esperienza pluriennale come
agente di vendita in una azienda già attiva
nelle prove non distruttive, ed è per far
fronte ad un’emergenza produttiva di un
cliente nell’ambito del controllo su una
partita di trafi lati difettosi che fonda
Bytest. Le sue capacità imprenditoriali,
relazionali e commerciali, unite a capacità
di ascolto e nel saper interpretare le
necessità dei clienti, ad entusiasmarsi per
le novità, a saper condividere con i suoi
collaboratori i progetti, sia propri che
14 TÜV Italia Journal
provenienti dai collaboratori stessi, sono
qualità del fondatore che hanno giocato
un ruolo fondamentale nell’avvio della
società e nello sviluppo della sua expertise
nell’ambito delle prove non distruttive e in
quelle di laboratorio.
Ed è proprio da qui, dal suo core business
che l’azienda trae il suo nome, infatti
Bytest può essere tradotto dall’inglese in
“attraverso le prove”.
Al mio ingresso in azienda, nel 2000,
l’assetto societario aveva già subito diverse
modifiche rispetto agli inizi dell’attività,
erano entrati in società con la famiglia
Murgia tecnici di alto profi lo che hanno
contribuito in modo rilevante allo sviluppo
del suo livello tecnico.
Questa politica di ampliamento della base
proprietaria a dipendenti del laboratorio
interessati e coinvolti nell’attività, è
proseguito negli anni successivi ed io stessa
ne sono un esempio.
Nel frattempo la sede dell’azienda viene
spostata ed ampliata, ed entrambi questi
fatti hanno dato un’ulteriore spinta alla
crescita del laboratorio, anche in termini di
business. Cosa dire del garbo piemontese?
È vero, questo modo di porsi continua a
caratterizzare l’azienda, fa parte del suo
DNA, così come l’impegno nello svolgere il
lavoro quotidiano senza interessarsi troppo
all’esteriorità, ma concentrandosi sul dare
un concreto valore aggiunto al servizio per
la soddisfazione dei clienti.
Test sui materiali, prove di laboratorio,
prove non distruttive, attività formative:
questi sono i settori nell’ambito dei
quali Bytest si muove, tutte attività
caratterizzate da una forte componente
tecnica. Illustra ai lettori della rivista
le caratteristiche delle differenti prove
eseguite nella vostra struttura, le loro
sinergie e cosa rappresentano, ciascuna,
nel business complessivo della società?
Le scelte fondamentali che hanno reso
Bytest un’azienda competitiva sul mercato
italiano delle Prove non Distruttive sono
state la diversificazione delle attività, la
scelta dei settori industriali destinatari
delle prove e gli investimenti in innovativi
strumenti di controllo.
Così come all’inizio della sua attività,
ancora oggi Bytest è capace di soddisfare
eventuali emergenze produttive dei clienti,
con capacità di ascolto e di soluzione dei
problemi che si presentano sui loro prodotti,
verificandone integrità e caratteristiche,
suggerendo quando necessario modalità
di controllo “su misura”, in base alle
necessità.
Bytest è organizzata in unità operative, una
parte del personale è impegnato su cantieri
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
I tecnici di Bytest analizzano cosa succede
all’interno dei materiali utilizzati nella
produzione di manufatti industriali.
Marina Pomo, Responsabile formazione
di Bytest, ci spiega come.
TÜV Italia Journal 15
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
esterni, un’altra nelle prove interne, che
comprendono attività di laboratorio e di
NDT (prove non distruttive), oltre alla
formazione in ambito tecnico e nella
verifica dei processi di saldatura.
Attraverso lei, ci farebbe piacere sapere
qualcosa in più delle prove NDT, acronimo
che sta per Non Destructive Testing, e
fiore all’occhiello dei servizi di Bytest.
Quali gli obiettivi di queste prove, su
quali materiali si effettuano e in quali
settori dell’industria sono maggiormente
utilizzati?
Per illustrare le prove non distruttive che
siamo in grado di svolgere in Bytest ricorro
al paragone con le prove utilizzate dalla
diagnostica medica più conosciute come
la TAC, le radiografie, le ecografie, ecc.
Semplificando, in laboratorio si effettuano
controlli molto simili a quelli della diagnostica medica, ma nel nostro caso i pazienti
sono manufatti industriali, principalmente metalli e materiali compositi in fibra di
carbonio.
Attraverso i controlli non distruttivi si
evidenziano possibili anomalie sulla superficie del manufatto, o nel volume dello
stesso, e questo senza danneggiare o asportare materiale dal particolare oggetto del
controllo. Sta qui la grande differenza con le
prove di laboratorio, che peraltro eseguiamo in Bytest, dove i test rendono i materiali
non più utilizzabili a posteriori.
Storicamente i settori industriali in cui gli
NDT vengono maggiormente utilizzati sono
quelli coinvolti nella realizzazione di grandi
opere, di grandi impianti e grandi mezzi di
trasporto, ma oggi non ci si può più limitare
solo a questi. Infatti, parallelamente allo
sviluppo di materiali innovativi, nascono
nuove esigenze di controllo in settori fino a
ieri non interessati agli NDT.
Essi, perciò, possono essere eseguiti sul
100% dei manufatti prodotti, se si tratta
di elementi di sicurezza, o a spot su lotti,
quando si vuole controllare la ripetibilità
o la deriva rispetto ai requisiti richiesti del
ciclo di produzione, oppure su prototipi
innovativi per verificare se si sono raggiunti
i risultati attesi.
Inoltre gli NDT sono estremamente utili
in fase di monitoraggio della vita di un
16 TÜV Italia Journal
manufatto in servizio, e per ritornare alla
similitudine con il medicale, in questo
caso potremmo parlare di check up o di
prevenzione.
Abbiamo visto le molte applicazioni delle
prove NDT in ambito industriale, prima
fra tutte quelle per l’industria aerospaziale, dove frequentemente i progetti
sono internazionali e le aziende coinvolte
grandi multinazionali che si avvalgono di
una catena di fornitura globale. A Bytest,
che è inserita in questa supply chain, cosa
richiedono i clienti, diretti ed indiretti del
settore, e come si è attrezzata per soddisfarli?
In questi ultimi otto anni ritengo che la
forte crescita in ambito tecnico da parte di
Bytest sia stata sostenuta principalmente
dall’industria aerospaziale.
Appartenere alla supply chain di importanti aziende del settore aerospace ha significato per Bytest un grande impegno di energie
nello sviluppo delle competenze tecniche,
e in termini di organizzazione interna, in
consistenti sforzi per il raggiungimento
degli accreditamenti necessari per lavorare
nel settore, come il NADCAP, ma soprattutto nel loro mantenimento.
D’altra parte l’appartenenza a questa catena
di fornitura crea uno scambio di conoscenze
tecniche tale, che per il personale di Bytest
è estremamente valorizzante. Ci si trova a
diretto contatto con progetti che evolvono e
che portano a cascata continue innovazioni
che, nel caso specifico di un’azienda di
servizi come la nostra, possono essere
proposte ed applicate anche in altri settori
industriali.
I tecnici per organizzare e condurre le prove
e interpretarne i risultati, la strumentazione per eseguirle, gli accreditamenti come
requisiti di base e un valore aggiunto per
dare maggiore credibilità ai test svolti:
tre elementi indispensabili che, insieme,
rappresentano la forza di un laboratorio.
Anche per Bytest valgono queste regole,
con qualcosa in più relativamente ai tecnici
del laboratorio.
Giovani, spesso di provenienza e culture
diverse, motivati e coinvolti che, con metodo,
passione e progettualità, sono anche capaci
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
di realizzare macchinari di prova ad hoc e
proporre servizi su misura per soddisfare
esigenze specifiche delle aziende.
Cosa rappresenta per Bytest, e per i vostri
clienti, questa capacità progettuale e su
quali leve avete lavorato per svilupparla nel
vostro personale?
Parco strumentazione in costante rinnovamento, accreditamenti come passaporto per lavorare e tecnici competenti
sono tre elementi necessari, ma nessuno
di questi preso singolarmente è sufficiente per rendere un’azienda come la nostra
competitiva. In Bytest l’età media è di 37
anni, possiamo perciò defi nirla un’azienda
di giovani rispetto alla media del nostro
paese, oltre che multietnica.
Nei cantieri esterni il lavoro è sicuramente
duro, le radiografie sui materiali si eseguono
per lo più in orari notturni per ridurre i
rischi di radioesposizione. In altri settori
industriali le condizioni ambientali di
lavoro non sono sempre favorevoli, spesso
le attività di controllo devono essere svolte
in quota, altre in spazi angusti (serbatoi,
condotte forzate, ecc.), e quindi, viste le
condizioni, il personale è quasi esclusivamente di sesso maschile e di giovane età.
Naturalmente le condizioni di lavoro sfavorevoli aguzzano l’ingegno, i tecnici sono
portati a sviluppare capacità di problem
solving dettate dalla necessità. Molti di
loro sono tecnici supportati da una buona
formazione scolastica e da un’esperienza
sul campo che affi na questa sensibilità e la
progettualità nella conduzione delle prove.
La progettualità dei tecnici del laboratorio si esprime anche attraverso la partecipazione attiva a progetti internazionali complessi. Ci illustra su quali avete
lavorato in passato e quelli in cui siete
impegnati attualmente?
La partecipazione a progetti di ricerca
nazionali e internazionali sono un’ottima
opportunità per ampliare le conoscenze
tecniche oltre a favorire le relazioni tra
i partecipanti ai progetti, e quindi con
aziende clienti, competitors, dipartimenti
universitari etc.
Uno dei primi progetti cui Bytest ha portato
il suo contributo è stato quello sulla tomo-
grafia computerizzata, in partnership con
Iveco, cui hanno partecipato una società
inglese di progettazione e costruzione di
sistemi TAC ed un’azienda francese di
soft ware. Il progetto prevedeva lo sviluppo
di un sistema di controllo su particolari
Iveco ed il confronto dei dati con tecniche
classiche. I risultati sono stati molto soddisfacenti, e dopo l’implementazione del
prototipo, è stata introdotta in Bytest la
tomografia computerizzata, che continuiamo ad utilizzare.
Al momento siamo coinvolti in due progetti
della Regione Piemonte: uno per il settore
aeronautico, denominato Great 2020,
sullo studio di materiali innovativi per la
costruzione di motori avionici, il secondo
sullo sviluppo di materiali compositi
destinati al settore automotive chiamato
Drapò. La sede di Benevento ha invece
contratti di collaborazione con le Università
di Napoli, del Sannio e di Ancona.
Siamo anche impegnati in due progetti di
ricerca internazionali condotti dal TWI,
un’organizzazione indipendente di ricerca
e tecnologia, fondata a Cambridge nel 1946,
di cui Bytest è uno dei membri.
Un progetto, denominato Intrapid, riguarda
controlli con ultrasuoni, con correnti
indotte e di termografia su prodotti ottenuti
per deposito di metallo attraverso la metodologia laser, mentre l’altro, denominato
Moorinspect, è rivolto allo sviluppo di un
sistema di controllo ultrasonoro ad onde
guidate sulle catene di ancoraggio delle
piattaforme off-shore per il settore oil&gas.
Per ampliare il suo bacino di clientela
Bytest, già da alcuni anni, ha iniziato a
guardare a nuovi mercati, in particolare a
quelli dell’Europa continentale e del nord
come Svizzera, Olanda, Francia, Polonia e
Belgio, e proprio in quest’ultimo paese ha
aperto una sede. Quali attività svolgete
nella vostra sede di Courcelles?
A quali clienti vi rivolgete e quali sono
state le difficoltà organizzative che avete
dovuto affrontare?
Inutile negare che il mercato italiano delle
prove non distruttive e di laboratorio ha
subito una notevole contrazione quindi
guardare oltralpe è stata una scelta obbligata,
prima supportando i nostri clienti italiani
TÜV Italia Journal 17
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
nei loro cantieri esteri e successivamente,
avendo creato buoni rapporti con le
compagnie locali, direttamente “in situ”.
In Belgio abbiamo aperto una sede nel
2011, considerando un’attività continuativa
in loco. Operare all’estero, per aziende
che eseguono radiografie come Bytest,
significa aff rontare disposizioni di legge
che prevedono requisiti diversi, da paese a
paese, perciò la difficoltà principale rimane
l’ottenimento dei permessi per operare e
trasportare sorgenti radioattive, oltre alle
normali problematiche dovute ad ambienti
lavorativi nuovi ed in molti casi diffidenti.
È trascorso un anno dall’ingresso di Bytest
nel gruppo TÜV SÜD e a distanza di dodici
mesi è possibile fare un primo bilancio.
Come è cambiata organizzativamente
l’azienda, quali nuove prospettive le si
sono aperte, ed il fatto di essere centro di
eccellenza per il gruppo nell’ambito delle
prove NDT, cosa implica nei vostri rapporti
con la casa madre e con le altre aziende
dell’universo TÜV SÜD?
Un anno è trascorso velocissimo, l’integrazione è ancora “work in progress”, perché
deve scalzare abitudini e consuetudini
sedimentate. Da un lato ci sono le attività
quotidiane da condurre affi nché nulla
cambi nei rapporti con i clienti, dall’altro
dobbiamo appropriarci di un approccio
completamente nuovo, tipico dei grandi
gruppi multinazionali.
I rapporti con i colleghi di TÜV SÜD nel
mondo, come è naturale che sia in questa
fase ancora iniziale, hanno un carattere
soprattutto conoscitivo, in alcuni casi si
è giunti a collaborazioni e scambi diretti
come con TÜV Belgio, aiutati in questo
caso dalla nostra presenza nel paese.
Ma il nostro maggior sforzo ha comunque
come obiettivo una proattiva integrazione
con TÜV Italia, con i colleghi più vicini in
termini logistici e più affi ni nelle attività
svolte, ed i risultati nei primi dodici mesi
non si possono che apprezzare.
Donna, una laurea in fisica e da molti
anni in Bytest come Responsabile della
Formazione. Guardando alla sua esperienza professionale quali ritiene siano le
caratteristiche necessarie per affrontare
18 TÜV Italia Journal
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Contatto:
Marina Pomo [email protected]
le difficoltà e le sfide quotidiane di un
mercato competitivo come è quello delle
prove e, almeno in apparenza, fortemente
maschile?
Come in ogni situazione non credo
esistano formule valide per tutti. Mi piace
il mio lavoro, e questo credo sia il segreto
per riuscire ad aff rontare con serenità
quelle sfide e difficoltà, nel mio quotidiano
rapportarmi con molte persone: discenti
in aula, colleghi che hanno necessità di un
supporto tecnico, clienti in cerca di soluzioni formative. Io ascolto e suggerisco
soluzioni basandomi sull’esperienza acquisita in questi anni, mettendo il massimo
impegno in ciò che faccio e i risultati non
sono mancati.
MARINA POMO
Torinese, dopo la laurea in fisica inizia da subito il suo percorso professionale nell’ambito delle prove NDT presso la Società Nazionale delle Officine
di Savigliano come responsabile di laboratorio e dei controlli con ultrasuoni, liquidi penetranti, particelle magnetiche ed esami visivi, oltre ad
essere Responsabile Controllo Qualità in un’azienda meccanica del gruppo
produttrice di carpenteria pesante, svolgendo le attività ispettive descritte
in precedenza su macchinari di vario tipo, turbine a vapore, carpenteria
pesante e a tenuta, piattaforme di trasporto e lancio di satelliti e su tensionatori per la posa di tubi. Nel contempo sviluppa ed amplia le sue conoscenze frequentando numerosi corsi di formazione tecnica. Nel 2000 entra in
Bytest, dove continua a svolgere attività di ispezione e sorveglianza, oltre
a quella di docente sulle metodologie UT, PT, MT, VT, diventando commissario ed assistente nelle sessioni di esami per la qualifica del personale
tecnico secondo la EN 473. Nel gennaio 2004 è nominata Responsabile del
Centro di Esame Bytest e delle attività formative della società, incarico che
mantiene ancora oggi.
TÜV Italia Journal 19
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Il mondo M&A
e l’acquisizione
di Bytest
Per crescere ed affermarsi in settori
considerati strategici anche gli enti di
certificazione, così come accade in altri
settori dei servizi professionali e non,
guardano ad una crescita inorganica che
si concretizza attraverso le acquisizioni,
ambito dove il gruppo TÜV SÜD è particolarmente attivo anche worldwide. Illustra
ai nostri lettori quali sono le strategie di
TÜV Italia e del gruppo TÜV SÜD nelle
acquisizioni e, nello specifico, cosa ci può
raccontare dell’acquisizione di Bytest?
Per rispondere alla domanda è essenziale fare alcune considerazioni preliminari
sul mercato in cui operiamo, definendone
le dinamiche che ne determinano evoluzione e crescita, e dove globalizzazione,
regole sempre più restrittive e complesse,
oltre ad una necessità di maggiore efficienza, stanno guidando lo sviluppo del TICC
Market (Testing Inspection Certification
and Consulting) che, a livello mondiale, è
valutato oltre 100 miliardi di euro.
I principali fattori di crescita del TICC
Market sono rappresentati da:
■ nuove opportunità create dai recenti e
complessi regolamenti come Reach, EU
Toy Safety Directive, GHS, etc.;
■ una sempre maggiore domanda di
attività ispettive e di controllo;
■ l’outsourcing per le attività non “core”
da parte delle aziende.
Le prime 10 società a livello mondiale
hanno sede in Europa ma operano a livello
mondiale e di queste, le prime tre hanno,
20 TÜV Italia Journal
mediamente, copertura per il 45% in
EMEA, 31% in Asia Pacific e il 24% nelle
Americhe.
Il 41% del TICC Market è oggi sviluppato da sette società, e solo dieci sviluppano
più di 1 miliardo di euro di fatturato, tra
cui TÜV SÜD, e questo evidenzia come
quasi il 60% del mercato sia rappresentato da piccole/medie aziende con presenza
locale, magari leader nel proprio settore e
nel proprio paese, ma con scarsa presenza
al di fuori dei propri confi ni geografici.
Per queste ragioni nell’ultimo decennio gli
attori principali del TICC Market hanno
sviluppato diversi piani per dotarsi di
servizi chiave in aree geografiche strategiche attraverso acquisizioni. Ad oggi le
prime 10-15 società a livello mondiale, tra
cui TÜV SÜD (5° nel ranking mondiale
per dimensione), sono estremamente attive
nell’attività M&A così da completare il
“service portfolio”. Quali i motivi più ricorrenti che caratterizzano la scelta imprenditoriale di affacciarsi al mondo M&A?
■ L’azienda è cresciuta in termini di
fatturato, ma le forze fi nanziare personali
non sono sufficienti a sostenerla;
■ il desiderio di un cambiamento nella
vita personale dell’imprenditore;
■ l’azienda per svilupparsi necessita
di un respiro internazionale, che
autonomamente non è in grado di
strutturare.
Ma spesso è la combinazione di più motivazioni tra quelle elencate a determinare
l’orientamento degli imprenditori.
TÜV Italia ed il gruppo TÜV SUD non
Gennaro Oliva, che in
TÜV Italia è responsabile
del settore M&A (Merger
& Acquisition), presenta
un’analisi del mondo
delle acquisizioni e dei
motivi che spingono i
player del TICC Market a
perseguirle come opzione
per consolidarsi nei loro
settori strategici.
sono investitori fi nanziari bensì strategici. Cerchiamo infatti realtà che possano
produrre con noi sinergie di carattere
industriale. È infatti tangibile come le
attività successive alle acquisizioni da noi
concluse siano sempre caratterizzate da
una volontà di integrare e mettere a fattor
comune le reciproche competenze, nostre e
delle aziende acquisite.
Per la Divisione Industrie Service di TÜV
Italia da lei diretta, quali sono le sinergie
che in questo anno si sono realizzate con
Bytest e quali le opportunità di mercato,
anche a livello internazionale che, insieme,
TÜV Italia e Bytest ritiene possano raccogliere e soddisfare?
Bytest rappresenta molti degli aspetti
evidenziati in precedenza, e le sue potenzialità per il nostro gruppo sono davvero
molte.
In azienda si respira un’elevata competenza tecnica, è tangibile la cooperazione tra i
vari reparti e il rispetto tra i colleghi, e si
comprende come il leitmotiv degli ultimi
20 anni in Bytest sia stato il costante reinvestire in competenze tecniche, in strumentazione e attrezzature. E questo riconoscimento si percepisce anche quando si
visitano clienti di prim’ordine nel settore
Aereospace ed in quello dell’energia.
È chiaro che quando il focus è sostanzialmente sull’attività tecnica, la parte organizzativa, amministrativo/fi nanziaria e
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
procedurale passa in secondo piano, e
questo crea la necessità di un interscambio
costante con TÜV Italia per un progressivo cambiamento di approccio, per facilitare l’inserimento di Bytest nel gruppo.
Ma questi punti critici possono essere
considerati come vantaggi potenziali dal
punto di vista strategico.
In questo primo anno di attività abbiamo
lavorato al fi ne di costruire basi concrete
per lo sviluppo delle sinergie con Bytest,
avvicinando due diverse culture aziendali, un lavoro indispensabile e da realizzare
in modo sistematico e strutturato. Insieme
ci siamo relazionati con alcuni clienti top,
off rendo servizi complementari e commercialmente il risultato è stato ragguardevole. Infatti i servizi offerti da Bytest e dalla
divisione Industrie Service di TÜV Italia
sono fortemente complementari, e in teoria
le sinergie dovrebbero essere automatiche.
Entrambi forniamo servizi ad alto contenuto tecnologico nei settori dell’energia,
oil&gas, aereospace ed automotive.
Nel 2012 abbiamo lasciato che Bytest familiarizzasse con il nostro gruppo, abbiamo
cercato di conoscerci meglio e di capire le
reciproche potenzialità.
Gli interventi organizzativi e di integrazione sono stati estremamente limitati in
questo periodo. Quest’anno stiamo invece
mettendo le basi per una maggiore integrazione e per la costruzione di importanti sinergie di natura strutturale. Con
l’arrivo di Ettore Favia alla guida di TÜV
Italia nel tardo 2012 il gruppo ha assunto
una vocazione maggiormente industriale e mi aspetto che questa fase più “strutturata” in Bytest esprimerà molto presto
risultati tangibili. In questa direzione va
l’“extended meeting” di un tardo pomeriggio del giugno scorso, che ha coinvolto tutta la prima linea di management di
Bytest e della divisione Industrie Service
di TÜV Italia, in una attività di team
building all’aperto con il chiaro obiettivo
di fare gruppo.
Per fare un esempio il team tecnicocommerciale di Bytest partecipa attivamente ormai da mesi ad un progetto di
defi nizione strategica di gruppo promosso
da Ettore Favia, che di Bytest è presidente.
All’interno del progetto il loro contributo non si limita al settore ed ai clienti di
Bytest bensì al nostro mercato nella sua
interezza.
Il risultato è ad oggi eccellente, ed è chiaro
come riflettere insieme sulle reali necessità dei nostri clienti ed ascoltare le loro
richieste sia propedeutico per presentarci
sul mercato in modo armonico e vincente,
permettendoci di sfruttare le forze di
entrambe le strutture.
Contatto:
Gennaro Oliva [email protected]
GENNARO OLIVA
Conseguita la laurea in informatica inizia la sua
carriera lavorativa in Magneti Marelli come Sales
Engineer dove rimane qualche anno per passare poi
in alcune multinazionali anglosassoni del settore
dell’Information Technology, ricoprendo nel tempo
posizioni apicali di sempre maggiore responsabilità.
Nella prima metà degli anni 2000 entra nel settore
del Conformity Assessment, prima come General
Manager in Intertek Italia, divenendo poi Regional
Manager Western Europe per Intertek Commercial &
Electric. Prima di entrare in TÜV Italia nel gennaio
2010 fa una esperienza in Eurofins (Ente Notificato
specializzato nel Food e Pharma) come Country
Manager Italia. In TÜV Italia, oggi ha la responsabilità
di coordinare le strutture di Industrie Service e Bytest
nel nostro paese.
Nel suo articolato percorso lavorativo ha maturato
un’ampia e approfondita esperienza nelle acquisizioni
di aziende.
TÜV Italia Journal 21
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Controlli per comprendere,
interpretare e spiegare
le complessità
22 TÜV Italia Journal
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Dal 1982 il laboratorio pH effettua prove in ambito agroalimentare e per l’igiene industriale
ed ambientale. Andrea Bargiacchi, fondatore dell’azienda ed oggi Responsabile
del laboratorio e Laura Lombardini, Amministratore Delegato, raccontano come
diversificando si può crescere.
L
a storia del laboratorio pH,
iniziata nel 1982, corre parallela ai cambiamenti che il settore
agroalimentare, e non solo, ha
vissuto in questi ultimi trent’anni e alla
storia personale di due persone, che nel
laboratorio si sono identificate diventandone i registi del suo sviluppo e della sua
diversificazione. Andrea e Laura, raccontate ai lettori della rivista, ciascuno dalla
propria angolatura, le tappe salienti di
questa sfida imprenditoriale di successo,
che vi ha coinvolto professionalmente e
personalmente?
(Andrea Bargiacchi) pH ha compiuto da
poco i trent’anni di attività e oltre all’occasione di festeggiare con i collaboratori il
traguardo raggiunto è stato un momento
per ripercorre le tappe che hanno segnato la
nostra vita professionale e personale.
Per un laboratorio, nato a Firenze nel 1982,
per l’analisi degli alimenti, che già nel 1986
fece parlare di sé, per aver individuato il
metanolo in alcuni vini posti in commercio, è sicuramente un risultato importante
raggiungere la dimensione e la competenza
attuale, perché riconosce l’idea e l’impegno di una vita, per me che ne sono stato il
fondatore. Della società, di cui ricordo ogni
momento, posso testimoniare sempre l’impegno a mantenere alta la professionalità
e la capacità di stare al passo con i tempi,
cogliendo le possibilità che il mercato ha
offerto, prima nel settore food e poi nel
settore ambientale e del food contact.
(Laura Lombardini) Dopo 30 anni, pH si
pone fra i primi laboratori nel panorama
nazionale con i suoi 130 addetti, i suoi
riconoscimenti (ben 650 prove accreditate), le sue certificazioni (9001, 14001, QS), i
suoi modernissimi laboratori “stabili” (due
sedi distinte per la parte Food e la parte
No-Food & Environmental, con oltre 3000
m2 di superficie complessiva dedicata alle
sole attività analitiche) e i suoi 6 laboratori
“mobili” per le analisi on site. Le prospettive di estendere i servizi in ambito internazionale sono dunque ottime e il trend
di crescita del fatturato vede, anche per
quest’anno, l’obiettivo di raggiungere un
indice a ben due cifre.
Entrata in azienda nel lontano 1984 ho
avuto l’opportunità di affiancare Andrea
nel progetto di sviluppo aziendale. Quello
che posso dire guardandomi indietro è che
nonostante la crescita continua io e Andrea
abbiamo sempre creduto nel lavoro di
squadra e nel lavorare fianco a fianco con
collaboratori capaci e preparati.
Abbiamo condiviso con loro i momenti
difficili, ma anche i risultati positivi, uniti
tutti dalla passione e dall’entusiasmo che
hanno reso questo percorso professionale
anche un percorso di vita veramente avvincente.
pH ha oggi specifiche competenze sia
nei controlli per l’agroalimentare sia in
TÜV Italia Journal 23
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
quelli per l’igiene industriale ed ambientali. Lo sviluppo di questa expertise, in
settori apparentemente distanti, sono
state generate da eventi di mercato e da
opportunità di business legate al territorio nel quale il laboratorio è collocato,
che pH ha saputo cogliere, ma che hanno
richiesto investimenti in know how, strutture e macchinari. Come avete affrontato e gestito queste svolte che vi hanno
permesso di costruire il successo del laboratorio?
Quel che ci si aspetta da un manager a
qualsiasi livello è la comprensione della
complessità che lo circonda e quindi una
buona capacità interpretativa.
Negli ultimi anni il manager si è adeguato a
cambiamenti sempre più veloci si è adattato
ad ambienti in cui la competizione e l’incertezza seguono processi di amplificazione. Innovazione tecnologica, cambiamenti
culturali, emergenze ambientali e conflitti
sono ormai protagonisti nelle aspettative di
ogni persona. Nasce allora un management
che implichi un’organizzazione diff usa
all’interno dell’impresa, capace di assecondare non solo i gusti e le esigenze del cliente,
ma anche le aspettative implicite. I mercati
delle analisi ambientali ed alimentari entro
cui si pone pH sono sostanzialmente mercati
maturi in cui è necessario posizionarsi in
modo distintivo per crescere e creare valore.
La competizione tra i laboratori prima, e la
crisi poi, hanno portato ad una leggera flessione del prezzo delle analisi negli ultimi
anni. Pur tuttavia il mercato Italia delle
analisi non ha presentato per pH segnali
di cedimento, ma anzi ha evidenziato per il
triennio 2010-2012 un aumento di fatturato corrispondente ad un notevole aumento
dei campioni analizzati. Anche il 2012 ha
confermato il trend positivo di crescita,
che ha motivato la necessità di ampliare gli
spazi dei nostri laboratori. Per fronteggiare la concorrenza e l’aumento delle materie
prime abbiamo investito in ricerca di metodiche analitiche che hanno condotto ad una
riduzione dei costi di produzione in termini
di materiali, ma anche di tempi di analisi.
In quel momento appare chiara quale è la
nostra posizione nei confronti del mercato:
il cliente pH ci sceglie perché abbiamo
tempi di risposta brevi, compatibili con i
24 TÜV Italia Journal
loro tempi di produzione, perché off riamo
un qualificato servizio di assistenza tecnica
capace di soddisfare le domande tecniche
dei nostri clienti ed infine perché off riamo
un servizio di qualità ad un prezzo concorrenziale.
Essere l’interlocutore giusto al momento
giusto è importante, ma non è certamente il solo elemento che ha contribuito alla
crescita della vostra organizzazione, che
ha saputo dotarsi sia di tecnici competenti
sia di accreditamenti, certificazioni, autorizzazioni e riconoscimenti, così da fornire
ai clienti un servizio efficiente, professionale, indipendente, trasparente e riconosciuto da enti terzi. Ma cosa comporta
per la struttura mantenere questi riconoscimenti nel tempo e quali ritenete siano
le loro ricadute positive nei confronti dei
vostri clienti?
Essere certificati e accreditati, superare le
qualifiche dei clienti più strutturati o partecipare ai circuiti interlaboratorio è un bel
traguardo per la nostra struttura.
Le 650 prove accreditate, le sue certificazioni
(9001, 14001, QS) ed il personale dedicato,
dall’assicurazione qualità all’assistenza
tecnica scientifica sono sicuramente un
impegno per una struttura come la nostra,
ma è indispensabile portare avanti questo
percorso virtuoso di “controllo e verifica”
del nostro servizio, proprio per poter
ampliare la “platea” dei clienti internazionali
e accedere ad Albi fornitori o a Gare sempre
più interessanti e impegnative. Le sfide del
mercato non ci spaventano, ma siamo consci
che nel panorama analitico italiano ed
internazionale, solo le eccellenze potranno
mantenersi vitali, emergere e proporsi al
mercato in settori multidisciplinari.
Analisi per la filiera dell’agroalimentare, per l’ambiente e l’igiene industriale e
servizi tecnici: queste sono le tre aree in
cui si divide l’attività di pH.
Descrivete ai nostri lettori come i servizi
del laboratorio rispondono alle attuali
richieste provenienti dai vari settori
dei vostri mercati di riferimento e come
pesano sul vostro business?
pH nasce storicamente nel comparto
agroalimentare ed in questa area affonda
le proprie radici. Il settore food in cui la
nostra azienda si muove è costituito da
tutta la fi liera alimentare, dalla produzione fino al commercio ed alla GDO. I nostri
clienti sono oramai aziende di medie o
grandi dimensioni quali aziende agricole,
cooperative e consorzi di produttori ortofrutticoli, importatori esportatori di ortofrutta, aziende di produzione di IV gamma,
industrie molitorie e cerealicole, aziende
di confezionamento frutta secca, industrie
conserviere, olearie e vinicole, dolciarie,
mangimistiche, industrie dei surgelati,
caseifici, latterie, salumifici e lavorazione carni, allevamenti ed industrie ittiche.
Sicuramente nella fi liera agroalimentare il
nome di pH è associato al monitoraggio dei
pesticidi ed infatti esso rappresenta circa
il 30% del fatturato analitico. Il settore
ambiente di pH si occupa di pianificare,
coordinare ed attuare servizi analitici di
laboratorio, monitoraggi ambientali su
matrici varie (rumore, vibrazioni, atmosfera, acque, rifiuti, suoli, CEM etc) emissioni convogliate in atmosfera, controlli
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
di conformità di gas medicinali. I nostri
clienti sono società di ingegneria e progettazione, aziende di bonifica di siti contaminati, aziende petrolifere, multiutilities, impianti di depurazione, imprese di
costruzione, aziende di produzione di gas
medicinali. pH ha sviluppato negli ultimi
anni nel settore analitico ambientale due
servizi innovativi: le analisi eseguite in
laboratorio mobile hanno portato in pochi
anni ad avere 6 laboratori di questo tipo che
operano su tutto il territorio nazionale. Il
controllo della qualità dei gas medicinali,
secondo Farmacopea Europea, ha condotto
la nostra società a diventare leader indiscusso in Italia ed ad operare nei più grandi
ospedali pubblici e privati del Nord Italia.
L’attività di assistenza tecnica ai clienti
come valore aggiunto alla lettura critica
costruttiva dei risultati dei test da cui
partire per successive valutazioni è
un’attività dove la competenza dei tecnici
di pH gioca un ruolo assai rilevante.
Uomini e strumenti sono una combinazione
indispensabile per l’industrializzazione
del processo, dove gli uni non possono
prescindere dagli altri per avere dati
significativi da saper commentare ai
clienti. Come si costruisce questa capacità
interpretativa dei risultati da parte dei
tecnici, che è alla base di quei servizi
tecnici e di assistenza alla clientela di cui
pH va orgogliosamente fiero?
Valorizzare le risorse umane è sempre stato
il nostro obiettivo. L’assistenza tecnica è
sicuramente una delle figure per le quali il
percorso formativo interno è sicuramente
lungo. Si devono sviluppare conoscenze e
competenze tecniche di assoluta importanza, ma si devono anche estrinsecare
caratteristiche innate nella persona quali
disponibilità, gentilezza, equilibrio oltre
ad una buona capacità di resistenza allo
stress. A questo va aggiunto l’aggiornamento continuo alla legislazione ed alle norme
di riferimento. Insomma per la nostra assistenza tecnica gli esami non fi niscono mai
per parafrasare il titolo di una commedia
di Eduardo De Filippo. D’altra parte per pH
è essenziale caratterizzare i propri servizi
rispetto all’offerta del mercato e da sempre
ha puntato sul fornire ai propri clienti un
supporto ed un aiuto interpretativo del dato
analitico.
Uno dei fattori che ha permesso a pH
di crescere è stata anche la vostra
lungimiranza nel decidere di allargare
la base societaria, in momenti diversi
della vita aziendale, a professionisti
specializzati, ma anche ad alcuni
dipendenti, ottenendo un loro maggior
interesse e responsabilizzazione nella
loro attività lavorativa. Questo percorso
non è frequente nelle imprese italiane e,
guardando alla vostra esperienza, quali
ritenete siano i presupposti affinchè questo
allargamento giochi positivamente nello
sviluppo di un’azienda?
L’azienda è sempre stata prioritaria nelle
nostre strategie: tutto quanto poteva
produrre valore aggiunto, inteso come
conoscenza, competenza, professionalità
ha sempre attirato il nostro interesse provocando scelte che qualche volta possono
TÜV Italia Journal 25
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
sembrare in controtendenza rispetto alla
realtà imprenditoriale italiana. In ogni caso
è essenziale per il bene aziendale creare un
clima di estrema apertura e fiducia all’interno della compagine sociale, poiché solo
l’armonia e la condivisione della politica
aziendale possono generare sviluppo.
I laboratori pH sono entrati nel gruppo
TÜV SÜD con l’acquisizione dello scorso
gennaio da parte di TÜV Italia. Per l’ente,
posizionarsi sul mercato come fornitore di
attività di testing anche al settore agroalimentare ed ambientale rappresenta un
tassello strategico per creare sinergie con
quelle ispettive e di certificazione, ed è in
questo quadro che si colloca l’acquisizione di pH da parte di TÜV Italia. Quali sono
invece le vostre motivazioni, quelle che vi
hanno spinto e convinto ad entrare in un
grande ente internazionale?
Sono passati alcuni mesi dall’acquisizione
durante i quali avete iniziato a porre le basi
per l’integrazione tra le due aziende e per
nuove prospettive del business. Quali sono
per pH queste prospettive, sia in ambito
nazionale che internazionale?
Come dicevamo il far parte di un ente internazionale ed in particolare di un network
di laboratori ci ha subito portato ad abbattere i confini. Adesso abbiamo scambi di
informazioni con tutti gli altri colleghi nel
mondo e quello che ci rende ancora più felici
è la possibilità che ci viene data di essere un
punto di riferimento all’interno del gruppo
per l’attività di testing.
Contatto:
Laura Lombardini [email protected]
pH da sempre ha avuto come obiettivo quello
di travalicare i confini, di poter raggiungere
mercati e business lontani. In un ottica di
allargamento continuo dei propri orizzonti,
di strategia globale, ma anche di condivisione di principi etici e d’impresa, di regole
di business abbiamo trovato nel gruppo
TÜV SÜD ed in particolare in TÜV Italia
una forte intesa che ha proiettato pH in un
ambito internazionale conferendo così alla
nostra società una dimensione altrimenti
impossibile da raggiungere.
ANDREA BARGIACCHI
Dopo il conseguimento della laurea in Chimica
all’Università di Firenze e l’abilitazione alla
professione, diventa consulente di varie industrie
nel settore della sicurezza ambientale e della
salute dei luoghi di lavoro. Nel 1982 è uno dei
soci fondatori di pH di cui, nello stesso anno, è
nominato Presidente del CDA e Direttore Generale.
Parallelamente all’attività di Amministratore
svolge consulenze per conto della FAO nell’ambito del piano “Tana Beles”, oltre ad
essere inserito nell’elenco del Ministero degli Interni per il rilascio della certificazione
“Prevenzione incendi”.
Gli anni successivi, fino al gennaio 2013, lo vedono dal 1993 al 1997 Responsabile
del Laboratorio pH e poi, oltre che Direttore Generale, anche Rappresentante della
Direzione. Dopo l’acquisizione del gennaio scorso di pH da parte di TÜV Italia è
nominato responsabile del Laboratorio.
26 TÜV Italia Journal
LAURA LOMBARDINI
Fiorentina, dopo la laurea in geologia e l’abilitazione
alla professione, per un biennio si dedica alla
ricerca presso il Dipartimento di Scienza della
Terra dell’Università di Firenze, collaborando anche
con studi di geologia. Nel 1988 entra in pH come
tecnico di laboratorio, settore geopedologico.
Da qui inizia la sua carriera professionale nel
laboratorio del quale nel 1993 diventa membro
del CDA. In quegli anni affianca all’attività professionale anche un’approfondita e
vasta formazione tecnico/gestionale in ambito Qualità che le permette di diventare
docente in corsi su argomenti ad essa correlati. Dal 1996 al 1998 è Sostituto del
Responsabile Qualità del laboratorio, e nel 1997 ne diventa il Responsabile. È nominata
Amministratore Delegato di pH nel 1995 e quindi, nel 2009, diventa l’Amministratore
Unico. Dopo l’acquisizione del laboratorio da parte di TÜV Italia, nel gennaio 2013 è
nominata Amministratore Delegato del laboratorio, uno dei due AD di pH.
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Chiarezza di obiettivi
nel processo di acquisizione:
un “must”
Attilio Durantini,
responsabile del settore
Medical Health &
Service dell’ente, spiega
i nodi principali del
processo di due diligence
per l’acquisizione del
laboratorio pH a cui ha
attivamente partecipato
insieme al team M&A di
TÜV Italia e del gruppo
TÜV SÜD.
In TÜV Italia le attività per il settore
agroalimentare sono gestite dalla
business line FHB Food, Health and Beauty
di TÜV SÜD Product Service, l’ente di
certificazione di prodotto del gruppo.
Nella ricerca e nelle successive trattative,
quali sono le caratteristiche e l’expertise
del laboratorio che hanno portato a
identificare in pH il partner di TÜV Italia
più adatto per sviluppare sinergie e
aumentare l’awareness e la competitività
dell’ente in un mercato, l’agroalimentare,
così importante e distintivo per il nostro
paese?
L’acquisizione di pH è stata preceduta da
un attento studio da parte della Divisione
Product Service relativamente al settore
della Food Safety a livello mondiale per
tracciare le linee strategiche di approccio
a questa sfida fuori dagli schemi soliti del
mondo tecnico-industriale.
Le risultanze dello studio hanno portato
all’identificazione del settore testing e
dell’area italiana come particolarmente
interessanti. Non posso dire che da queste
risultanze all’approccio con pH il passo sia
stato breve.
Certo è che nell’identikit del potenziale
obiettivo di un’azione di Merge & Acquisition (M&A), un laboratorio di ottima reputazione, con personale e apparecchiature di
alto livello e con un’attenzione particolare
alle esigenze dei clienti portava dritto verso
la splendida zona del Chianti a metà strada
tra Firenze e Siena.
Ho avuto modo di partecipare al progetto
di acquisizione di pH S.r.l. in occasione
della gestione temporanea a me affidata del
settore FHB (Food, Health and Beauty) nel
2012, soprattutto perché si presentava come
una sfida attraente e un’opportunità per
conoscere un mondo e una realtà diversa da
TÜV Italia Journal 27
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
quella medicale (Medical Health Services)
alla quale storicamente appartengo.
Le attività di M&A sono state condotte
da un team misto composto dalla nostra
“corporate” di Gruppo unitamente a
personale TÜV Italia tra cui la Direzione,
la funzione M&A, la divisione FHB ed altre
funzioni corporate.
Il mio contributo è stato principalmente
finalizzato a curare i rapporti con i soci
più rappresentativi di pH durante la fase
centrale delle trattative. In particolare
nella fase di chiusura dell’accordo ho poi
avuto modo di lavorare attivamente con
Gennaro Oliva, M&A manager locale, ed
il nostro Amministratore Delegato Ettore
Favia, nella risoluzione di problematiche
che sembravano insormontabili, superando
quegli ostacoli tipici che precedono la fase
di chiusura di un accordo, durante la quale
la minima incomprensione tra le parti
può condurre in vicoli ciechi, dai quali
poi uscire non risulta agevole. Soprattutto
ho potuto constatare quanto possa essere
difficoltoso investire in Italia per una
società internazionale.
Alla fine, però, penso ne sia valsa la pena
visto che dal 2013, il gruppo TÜV SÜD
vanta finalmente una presenza qualificata a
livello europeo in ambito food testing, oltre
ad essersi create condizioni certamente
evolutive per il mercato, che richiede sempre
maggiori certezze in un settore cruciale per
la salute quale quello agro-alimentare.
Durante questo primo semestre dalla firma
dell’accordo di acquisizione si è lavorato
per costruire basi comuni di approccio al
mercato affinchè le prospettive possano
diventare fatti concreti: quale è un primo
28 TÜV Italia Journal
bilancio dal suo punto di vista?
Nei primi mesi del 2013 sono state
sviluppate importanti sinergie, non solo per
il settore testing in ambito agro-alimentare
ma anche per il laboratorio ambientale, che
è parte integrante della struttura di pH.
La rete commerciale di pH si è integrata alla
perfezione nel mondo TÜV Italia e, come è
giusto che sia, l’acquisizione si rivela ogni
giorno un’opportunità di rivitalizzazione
culturale. TÜV Italia sta diventando un
gruppo veramente rilevante e presente
in più settori sempre al top dell’offerta
qualitativa. Benvenuti nel team ai colleghi
di pH!
Contatto:
Attilio Durantini [email protected]
ATTILIO DURANTINI
Ha maturato le prime esperienze professionali nel settore industriale, in attività
specifiche riferite, allora, al controllo Qualità e alla certificazione di prodotto.
Nel 1992 entra nel gruppo TÜV SÜD, prima nel settore Consumer Products e,
dal 1995 in poi, è impegnato a tempo pieno nel complesso settore Medicale.
È qualificato Notified Body Auditor per TÜV SÜD Product Service e Lead
Auditor TÜV Italia. Responsabile di un gruppo di esperti auditor della Business
line Medical Health Services di TÜV Italia, nel 2012 ha gestito la transizione
dell’attuale Business Line Food Health and Beauty verso la divisione Product
Service.
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Etichettatura alimentare
e laboratori
TÜV Italia Journal 29
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
Le etichette alimentari e i controlli analitici indicati. L’esperienza dei laboratori pH per scoprire cosa si nasconde
dietro l’etichettatura di un prodotto: dalla normativa di riferimento all’affascinante e delicato mondo delle analisi di
prodotto.
Negli anni, e con sempre maggior frequenza,
l’etichettatura ha occupato un posto di
primo piano nell’ambito della sicurezza
alimentare e questo, non solo perché nel
2011 è stato emanato un nuovo Regolamento
europeo che fissa le regole per l’etichettatura
degli alimenti, o perché periodicamente
rimbalzano le notizie di scandali alimentari
che catalizzano l’attenzione su ciò che
è scritto – o meglio non scritto – sulle
etichette, ma anche perché assistiamo ad
una sempre maggiore attenzione da parte
del consumatore verso tutto ciò che acquista,
tanto più quando si tratta di cibo.
Le aziende alimentari sono fortemente
consapevoli di dover tenere un approccio
“consumer oriented”, e in questo
l’etichetta può, e deve, avere un ruolo
30 TÜV Italia Journal
centrale, diventando un importante
veicolo di comunicazione e dialogo con il
consumatore, uno strumento indispensabile
per valorizzare il prodotto e differenziarlo
dalla concorrenza. Non una semplice fonte
di informazioni, dunque, ma un mezzo di
comunicazione, tra aziende e consumatori.
Ma cosa c’è dietro l’etichetta di un prodotto?
Quale lavoro sta dietro quei piccoli spazi con
numeri, elementi chimici e percentuali che
quotidianamente ci passano sotto gli occhi
mentre acquistiamo una scatola di pasta,
un pezzo di formaggio o una confezione di
biscotti? Chi lavora, assieme ai produttori,
affinché le informazioni in etichetta diventino argomenti di comunicazione con il
consumatore?
Prima di rispondere a questa domanda
facciamo un passo indietro accennando al
regolamento UE 1169/2011, che si applicherà
a decorrere dal 2014.
Il regolamento UE 1169/2011
Il Regolamento UE 1169/2011 definisce
la normativa relativa all’etichettatura dei
prodotti alimentari, a cui tutti i paesi UE si
dovranno allineare, avente come obiettivo
fornire un’informazione corretta e trasparente sul prodotto, senza indurre in errore
il consumatore relativamente alle caratteristiche dell’alimento acquistato, nella tutela
degli interessi sia dei consumatori che dei
produttori.
Questo Regolamento prescrive che in
etichetta debbano essere riportate obbligatoriamente alcune indicazioni, quali la
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
denominazione di vendita, cioè il nome
commerciale del prodotto, gli ingredienti, il
peso netto, il nome e la sede del produttore, il lotto di appartenenza, e se necessario,
le modalità ed il termine minimo di conservazione del prodotto, oltre al numero delle
singole unità contenute nella confezione ed
eventuali istruzioni per l’uso.
In aggiunta il Regolamento rende obbligatoria l’indicazione dell’eventuale presenza nel
prodotto di allergeni come soia, frumento
o uova, dandone evidenza grafica rispetto
agli altri ingredienti, oltre a provvedere alla
stesura di una dichiarazione nutrizionale.
Proprio sotto questo aspetto, i laboratori
pH hanno acquisito una notevole esperienza: il laboratorio, infatti, effettuando analisi
nutrizionali, fornisce al produttore risultati
che consentono la compilazione dell’etichetta in modo completo e corretto, così come
la troveremo poi stampata sui prodotti in
vendita.
Prima della tabella nutrizionale, le analisi
Il prodotto da analizzare entra nei laboratori pH sotto forma di campione e una volta
numerato con apposito codice d’identificazione, viene trasferito dall’accettazione al
reparto preparazione.
In questo settore del laboratorio, che raccoglie
tutti i prodotti alimentari che devono essere
sottoposti ad analisi, il campione viene
macinato, passaggio necessario per rendere
omogeneo il prodotto da testare.
La maggior parte delle analisi vengono
svolte nel laboratorio bromatologico, dove si
eseguono tutte le verifiche necessarie per la
compilazione della tabella nutrizionale vera
e propria che, secondo il Regolamento (UE)
1169/2011, deve obbligatoriamente indicare
il valore energetico e i valori nutrizionali
medi dell’alimento in quantità di grassi, acidi
grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine
e sale. Il dato di ciascun componente deve
essere fornito in forma percentuale e deve
essere relativo a 100 grammi di prodotto e,
su base volontaria, anche riferito alla singola
porzione.
In generale, tutte le analisi svolte in questo
laboratorio, mirano ad “isolare”, attraverso
una serie di misurazioni chimiche le
componenti nutrizionali indicate in
precedenza, così da quantificarle e poter poi
calcolare il valore percentuale di ciascuna
TÜV Italia Journal 31
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
all’interno del prodotto.
Accanto ai valori obbligatori, il regolamento
prevede che il produttore possa scegliere –
ed in Italia è frequente – di dare evidenza
anche ad altri valori, come la quantità di
fibre o di vitamine contenute nel prodotto.
In generale, i produttori italiani hanno
molto interesse ad indicare tutte le proprietà,
non solo quelle cogenti; infatti, per molti di
loro, è importante poter specificare quelle
caratteristiche, come ad esempio il contenuto
di fibra che, oltre a soddisfare la normativa,
rappresentano una peculiarità del prodotto
che gli conferisce un “plus” rispetto ad altri
dello stesso segmento.
Gli allergeni
Le persone che soffrono di allergie e
intolleranze alimentari sono in continuo
aumento, con un’incidenza sempre più
elevata nella prima infanzia. Gli alimenti
che possono scatenare reazioni allergiche
sono numerosi e anche quantitativi minimi
di allergeni presenti nei prodotti possono
essere sufficienti ad innescare una reazione
allergica pericolosa e, non essendoci oggi
cure definitive, una volta individuato
l’allergene responsabile delle intolleranze,
tutti gli alimenti che lo contengono vengono
eliminati dalla dieta. Tuttavia, gli individui
allergici possono essere inavvertitamente
esposti agli allergeni a causa del fenomeno
della Cross Contamination.
Questo può avvenire quando, pur non
avendo impiegato un determinato ingrediente allergenico nella produzione di uno
specifico alimento, lo stabilimento di produzione ne fa utilizzo in altre linee produttive.
Il contatto può causare quindi una contaminazione dell’alimento e quindi costituire un
fattore di rischio per il soggetto allergico o
intollerante.
Per evitare questo rischio la legislazione
comunitaria ha introdotto prescrizioni
rigorose in materia di etichettatura,
rendendo obbligatoria la messa in evidenza
della sostanza “attraverso l’utilizzo di
caratteri chiaramente distintivi dagli altri
ingredienti elencati, per dimensione, stile o
colore di sfondo”.
Il reparto del laboratorio coinvolto in
queste analisi è quello biomolecolare, dove
il campione viene sottoposto alle analisi
32 TÜV Italia Journal
per rilevare l’eventuale presenza di sostanze
allergeniche. È importante evidenziare che,
nella maggior parte dei casi, queste analisi
non sono quantitative, ma qualitative,
per cui non viene fornito alcun dato
numerico o percentuale, ma viene fornita
una dichiarazione sulle eventuali tracce di
allergeni all’interno del campione analizzato.
Le metodologie e gli strumenti per questo
tipo di analisi sono molto sensibili e, in
questo specifico settore, diversamente,
ad esempio, dalle analisi bromatologiche,
l’accreditamento ACCREDIA di queste prove
è necessario e spesso indispensabile per poter
operare. Infatti molti metodi di analisi non
sono standardizzati e ufficiali, ma vengono
messi a punto internamente ai laboratori,
sulla base delle strumentazioni disponibili, e
quindi occorre che siano validati attraverso
un’ispezione da parte di ACCREDIA.
Per pH un caso eclatante di come questa
validazione sia importante è stata l’individuazione del glutine: infatti, solo successivamente all’accreditamento del laboratorio
per l’effettuazione di analisi biomolecolari
per l’individuazione del glutine, pH è stato
riconosciuto e autorizzato anche dall’Associazione Italiana Celiachia.
tari mediante la tecnica PCR real time, che
analizza il DNA dei campioni.
I claim nutrizionali
Una volta concluse le analisi sul campione di
prodotto, tutti i dati per poter stendere un’etichetta sono disponibili, e pH può inviarli al
cliente. Prima, però, per completare il lavoro
di etichettatura, occorre effettuare un’ultima verifica sulle corrette definizioni che
possono accompagnare la denominazione
del prodotto.
Si tratta della verifica dei claim nutrizionali
che, secondo il Regolamento CE n. 1924/2006
del 20.12.2006, modificato dal Regolamento
UE n. 116/2010 del 9.2.2010, sono intesi
come “qualunque indicazione che affermi,
suggerisca o sottintenda che un alimento
abbia particolari proprietà benefiche”.
Obiettivo di questo Regolamento è quello
di garantire la veridicità e la correttezza
delle informazioni date al consumatore, al
fine di evitare forme di pubblicità false o
ingannevoli.
Infatti, frequentemente, sul packaging dei
prodotti si trovano indicazioni nutrizionali,
come ad esempio “a basso contenuto di
grassi”, “senza zuccheri”, “fonte di fibre”,
“light”: queste indicazioni fanno riferimento
Chi lavora, assieme all’azienda
produttrice, affinché le informazioni
in etichetta si trasformino davvero in
comunicazione?
Anche il recente scandalo della carne
di cavallo può essere ricondotto ad un
problema di etichettatura, avendo messo in
evidenza alcune criticità riferibili proprio
alla tracciabilità e all’etichettatura della
carne nella catena di fornitura.
Non inserire un ingrediente sull’etichetta,
infatti, costituisce un caso di frode alimentare; per questo, a seguito di questo recente
episodio il laboratorio biomolecolare di
pH ha messo a punto una metodologia per
rilevare e, in questo caso anche quantificare, la carne di cavallo nei prodotti alimen-
alla presenza o all’assenza in un determinato
prodotto di una certa quantità di principi
nutrivi, ad es. “a basso contenuto di grassi”
significa <3 g grasso/100 g prodotto, “Senza
zucchero” significa <0.5 g zuccheri/100 g
prodotto, etc..
I claim nutrizionali sono dunque degli
slogan che spesso accompagnano le
immagini pubblicitarie sul pack del prodotto
e che, generalmente, mirano ad enfatizzare
una sua data proprietà positiva. Ma ogni
indicazione nutrizionale deve essere convalidata da analisi nutrizionali che attestano
FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
la reale e significativa presenza di una data
sostanza nutritiva, e deve essere formulata
conformemente alla normativa Comunitaria.
La carta d’identità del prodotto
A questo punto l’etichetta, a ragione definita
“carta d’identità del prodotto”, è pronta per
essere stampata e apposta sul prodotto finito.
Solo grazie all’etichetta il consumatore può
conoscere la composizione di un prodotto
alimentare, valutarne la qualità e stabilirne
la convenienza. Alcune indicazioni presenti
in etichetta, inoltre, sono importantissime
per tutelare la salute dei consumatori.
Nei casi di allarmi alimentari, il lotto di
appartenenza, ad esempio, permette una
rapida identificazione e rintracciabilità di
tutti i prodotti appartenenti a quel lotto
e quindi potenzialmente pericolosi per
la salute, consentendo così l’immediata
localizzazione e il ritiro dal mercato, come è
avvenuto qualche tempo fa con le “mozzarelle
blu” tedesche oppure, nel caso di persone
soggette ad allergie o intolleranze, che
grazie all’indicazione chiara e precisa circa
la presenza di sostanze allergeniche negli
alimenti possono con serenità acquistare e
consumare un prodotto senza rischi per la
loro salute.
Per ogni consumatore, dunque, leggere
e comprendere l’etichetta di un alimento
significa poterne capire l’origine, la natura
e la qualità delle sostanze utilizzate nella
sua produzione, conoscere le modalità di
consumo più corrette e il tempo esatto di
conservazione del prodotto. Insomma, grazie
all’etichetta il consumatore traccia una vera e
propria “identità” del prodotto, potendo così
orientare le sue scelte alimentari in maniera
consapevole e adeguata.
Contatto:
Elisabetta Silvestrini [email protected]
TÜV Italia Journal 33
TÜV SÜD Storie
Acquisizioni: il punto di vista
di Giampaolo Aloisi,
Chief Financial Officer di TÜV Italia
Abbiamo visto come le acquisizioni
significhino crescita in termini di
personale, fatturato, sinergie ed
opportunità. Oggi TÜV Italia è,
con le controllate, una realtà che
di recente ha visto raddoppiare
il fatturato ed il numero degli
addetti determinando accresciute
complessità e, certamente, la
necessità di prestare maggiore
attenzione ai rischi ed al controllo
finanziario.
È su questi presupposti che si
inserisce l’ingresso in TÜV Italia di
Giampaolo Aloisi con il ruolo di CFO,
una figura nuova nell’organigramma
ma necessaria per contribuire,
insieme al management, al governo
di questa nuova fase della società.
Domandiamo direttamente al dott.
Aloisi le sue priorità ed i suoi
obiettivi.
34 TÜV Italia Journal
Un’esperienza professionale maturata in
settori che vanno dalla finanza ai prodotti
di consumo: quali sono le sfide che l’hanno
convinta ad entrare in TÜV Italia e i suoi
obiettivi a breve termine?
Innanzitutto, il gruppo TÜV SÜD è una
realtà internazionale con dinamiche e
processi consolidati, con una struttura
solida ed ambiziosi processi di crescita.
Sono questi i necessari presupposti che
consentono ad un professionista, in
qualunque settore operi, di esprimere al
meglio le proprie potenzialità. A tutto
questo aggiungiamo le peculiarità del
Gruppo in Italia, da lei sapientemente
descritte, ed otteniamo il giusto mix di
complessità e possibilità di sviluppo che mi
hanno spinto ad accettare con entusiasmo
l’offerta del Gruppo.
Gli obiettivi a breve termine che mi
prefiggo di raggiungere sono legati alle
recenti acquisizioni. Le maggiori difficoltà
si riscontrano infatti nei momenti immediatamente successivi alla conclusione del
“deal”. Le aziende acquisite dovrebbero
integrarsi gradualmente non solo da un
punto di vista tecnico-organizzativo, ma
anche dal punto di vista del clima e della
cultura aziendale, ai valori propri dell’acquirente. Cercheremo, pertanto, di guidare
il processo di integrazione delle controllate
TÜV SÜD Storie
per ottimizzarne la redditività operativa ed
incrementarne i flussi di cassa secondo gli
standard del Gruppo TÜV SÜD.
Parimenti importante per il mio ruolo
sarà fornire il massimo supporto al management per l’implementazione, all’interno della nuova struttura corporate già in
costruzione, di una solida piattaforma di
servizi integrati alle linee operative. I cosidetti “shared services”.
In questo numero della rivista si parla
frequentemente di acquisizioni e nella
sua carriera professionale ha in più
occasioni promosso e partecipato a
queste operazioni. Spiega ai nostri lettori
il ruolo degli advisor ed i passaggi più
significativi di questi accordi?
Gli advisor forniscono un supporto
indispensabile nelle attività di M&A, che
possono interessare tutto il processo od
una parte di esso. In generale, identificata
una società interessante per il potenziale
acquirente, l’advisor gioca un ruolo
fondamentale nella defi nizione di un range
di valore di acquisto/cessione che, tuttavia,
potrà differire anche considerevolmente a
seconda di molteplici fattori.
Defi nito il valore della transazione, che
non dovrà discostarsi sensibilmente da
quello identificato nella fase di valutazione,
esso è poi confermato dall’analisi qualiquantitativa delle informazioni che ne
hanno determinato la quantificazione ed
è a questo punto che inizia la cosiddetta
“due diligence”, solitamente di natura
fi nanziaria e legale. Conclusa questa fase
la transazione può essere fi nalizzata con il
“closing” dell’operazione ed il pagamento
del corrispettivo.
Questa sintetica descrizione si riferisce ai
passaggi più significativi delle operazioni
di acquisizione ma occorre sottolineare
che, talvolta, esse non si riducono a step
standardizzati, ma dipendono, ed anche
in modo considerevole, dall’interesse degli
attori in gioco a concludere la cessione per
motivazioni non sempre necessariamente
economico fi nanziarie.
Contatto:
Giampaolo Aloisi [email protected]
GIAMPAOLO ALOISI
Quarantenne, abruzzese, dopo la laurea in Economia alla Cattolica di Milano inizia il suo percorso professionale in
consulenza entrando come Auditor in Deloitte, dove rimane circa un triennio. Si sposta successivamente in una
dinamica banca d’affari quotata presso la Borsa di Milano dove ha modo, come advisor, di misurarsi anche con
quegli aspetti di mercato, economici e finanziari propri delle acquisizioni, un’esperienza pluriennale in un settore
vivace, dove ha modo di instaurare rapporti ad alto livello e creare un patrimonio di relazioni anche in ambiti
internazionali. Nel 2004 entra in Dorchester, gruppo con interessi in diversi settori, fra i quali quello immobiliare
e degli hotel di lusso, proprietario a Milano del prestigioso Principe di Savoia di cui ne diventa Financial Controller.
Un’esperienza nuova, sfidante e complessa, in un settore particolare dove ha la possibilità di estendere la sua esperienza professionale anche alle dinamiche della gestione dei processi, sempre in un’ottica di creazione di valore.
Nel 2007 entra come Direttore Finanziario in Sony Pictures Television, filiale italiana della divisione Entertainment
del colosso giapponese, produttore di musica, film e giochi. Professionalmente è l’occasione per entrare nelle dinamiche di un mercato giovane che crea mode e nuovi consumi, ma obbligato ad affrontare le problematiche legate
alla crisi. Rimane in azienda come CFO sei anni, lasciandola per entrare in TÜV Italia.
TÜV Italia Journal 35
TÜV Italia News
TÜV Italia, Bytest e pH insieme a OMC 2013: un
successo in termini di contatti e di business
In programma a Ravenna dal 20 al 22 marzo, questa undicesima edizione
della Offoshore Mediterranean Conference, manifestazione destinata alle
aziende che operano nell’oil&gas ha visto 570 espositori ed oltre 13700
visitatori, numero che rappresenta un incremento di oltre il 30% rispetto
a quelli dell’edizione precedente.
Questo successo è anche quello della partecipazione di TÜV Italia all’evento: ospiti numerosi allo stand, con un’alta percentuale di rappresentanti di
aziende straniere e di gruppi multinazionali con attività nel nostro paese,
e non solo.
La presenza all’evento è stata l’occasione per rinsaldare contatti già in
essere e mettere le basi per nuove opportunità di business, non solo per
TÜV Italia ma anche per i laboratori Bytest e pH, recentemente acquisiti dall’ente e presenti allo stand, per proporre al mercato, e non solo a
quello dell’oil& gas, servizi sinergici che soddisfano richieste nell’ambito
dei test sui materiali, dell’igiene ambientale e nelle attività ispettive e
certificative.
pH e TÜV Italia presentano a TUTTOFOOD
i loro servizi per le aziende dell’agroalimentare
Bilancio positivo per la partecipazione di TÜV Italia e pH alla quarta edizione di
TUTTOFOOD, evento tenutosi dal 19 al 22 maggio alla Fiera di Milano, che ha
visto un incremento del 25% nel numero dei visitatori rispetto all’edizione del
2011 e che, forte di queste performance, già guarda al 2015 e alla partnership
con l’EXPO, il cui slogan è proprio “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
Per TÜV Italia e pH, che hanno partecipato insieme e per la prima volta all’evento, dove hanno presentato i loro servizi certificativi e di prova, il consuntivo è
in linea con i numeri descritti in precedenza: numerosi i contatti con aziende e
buyer delle grandi catene della GDO, anche straniere, ma soprattutto qualificati,
a conferma della vivacità del settore agroalimentare italiano, una nota positiva
in un momento economico non facile per il nostro paese.
[email protected]
TÜV ITALIA
ne
[email protected] - [email protected]
TÜV Italia & Certha per l’accesso al credito delle PMI
È stato siglato da TÜV Italia un accordo con Certha, società licenziataria
del metodo di valutazione quali/quantitativo gestionale delle PMI, studiato
e definito dal Prof. Fabrizio Fiordiliso, docente di Economia degli Intermediari Finanziari presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Tale
accordo permette alle PMI di avere una via privilegiata nell’accesso al
credito tramite la Banca Popolare di Ancona e Confidi Regione Campania,
oltre ad ulteriori agevolazioni sia nei tempi di risposta che nelle condizioni
economiche applicate.
La sinergia tra TÜV Italia, Certha, Banca Popolare di Ancona e Confidi
Regione Campania ha l’obiettivo di dare un’ulteriore possibilità alle PMI
di ottenere una valutazione più approfondita dell’azienda, valutazione che
permette loro di avere più chance nell’accesso al credito. Ulteriori vantaggi
derivanti dall’utilizzo di questo servizio riguardano la possibilità di verificare i punti di forza e di debolezza dell’azienda per il miglioramento continuo
della gestione della stessa, evidenziare le eccellenze aziendali che spesso
36 TÜV Italia Journal
sono trascurate e poter applicare la procedura di “override”, un processo
di valutazione del rating elaborato sul peculiare fattore di rischio legato
alle attività delle PMI italiane, per il miglioramento del merito creditizio
da parte della banca.
Il sistema proposto da Certha è regolamentato all’interno di un documento
denominato “Disciplinare per un approccio innovativo per la valutazione
qualitativa e quantitativa delle PMI”.
Il servizio prevede un’attività di analisi finalizzata alla raccolta di informazioni significative sullo stato di salute dell’azienda effettuato da personale
qualificato della società.
Il risultato dell’analisi è una valutazione di “scoring” emessa da Certha e
validata con un’attestazione da TÜV Italia come organismo accreditato di
terza parte, che verifica la corretta applicazione del disciplinare.
[email protected]
TÜV Italia News
TÜV Italia accreditato
per la Direttiva 2000/14/CE (Rumore)
In pH il Global Management Meeting
Food Health & Beauty
Per macchine ed attrezzature mobili o semoventi utilizzate all’aperto come decespugliatori, seghe, motoseghe, betoniere, tagliaerba, tosaerba, carrelli elevatori,
veicoli per trasporto rifiuti etc, e comunque per tutte quelle per le quali è stabilito un valore limite del livello di potenza sonora emesso, i produttori devono
garantirne il rispetto, definito dalla Direttiva 2000/14/CE, che fa riferimento
all’“Emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a
funzionare all‘aperto“. Entrata in vigore il 3 luglio 2001, è diventata obbligatoria dal 2 gennaio 2002, ed è stata recepita nel nostro paese con il D.lgs 262
del 4 settembre 2002. La Direttiva impone che queste macchine e attrezzature debbano essere sottoposte ad un processo di certificazione e TÜV Italia,
essendo ente notificato, ed avendo ottenuto l’accreditamento da ACCREDIA per
la 2000/14/CE (Direttiva Rumore), oltre ad eseguire le prove presso il laboratorio
di acustica, inserito nella struttura dei laboratori di Scarmagno, rilascia anche la
certificazione rispetto a questa Direttiva.
PH ha ospitato l’11 e 12 marzo il primo FHB Global Management
Meeting di TÜV SÜD. A fare da sfondo all’incontro, a cui hanno
partecipato gli staff dei laboratori del Gruppo in India, Cina, Singapore, Brasile, Germania ed Italia, la splendida cornice del Chianti
fiorentino. Nella due giorni di lavori i tecnici presenti si sono confrontati, coordinati da Ishan Palit e Murat Akcay, rispettivamente CEO
Divisione Product Service e Global Vice President FHB del gruppo
TÜV SÜD. In quell’occasione Ettore Favia, Amministratore Delegato
di TÜV Italia, ha presentato la strategia che la filiale italiana del
gruppo sta adottando nel mercato food, sicuramente maturo dal
punto di vista analitico, ma pronto ad affrontare la sfida della globalizzazione. L’evento ha avuto la sentita e coinvolta partecipazione dei
responsabili delle varie strutture, nell’ottica di consolidare il network
di laboratori mondiali del Gruppo e ottimizzare le sinergie tecniche
e commerciali, attraverso attività di benchmarking e di partnership
fra i vari team.
pH, come sottolineato da José A. Via, Amministratore Delegato
del laboratorio italiano, ha una lunga esperienza nei settori microbiologico, biomolecolare, chimico bromatologico, chimico residui,
sensoriale e food contact. Grazie alla sua capillarità sul territorio,
potrà adesso assistere i clienti non solo con il servizio di testing,
ma anche recependo le richieste derivanti dal commercio nei paesi
“BRIC” e nel mondo intero. Viceversa, la riconosciuta competenza di
pH, consentirà al Gruppo di potenziare servizi di eccellenza come, ad
esempio, le analisi sul DNA nel settore food, che tanto hanno fatto
discutere per il recente scandalo della carne equina.
Al termine dell’incontro pH ha ringraziato i presenti al meeting:
Ishan Palit, Murat Akcay, Ettore Favia, David Cheong, Kok Yoong
Chong, Pankaj Jaiminy, Pablo Molloy, Thorsten Steinhübel, Bernd
Roesner, Attilio Durantini e Raffaella Santoro per il loro contributo
alla riuscita del meeting.
silvano. [email protected]
news
A Dealer Day il punto sull’andamento della
distribuzione nel settore auto e le prospettive
Per TÜV Italia, presente al tradizionale appuntamento veronese con la Divisione
Auto Service, che al settore propone un’ampia gamma di servizi tecnici con
particolare riferimento a perizie, gestione sinistri, taratura strumenti e logistica trasporti, è stata l’occasione per rinsaldare i rapporti con gli operatori del
settore e le case automobilistiche presenti alla manifestazione, che negli spazi
della Fiera di Verona hanno presentato nuovi modelli e i loro servizi destinati ai
clienti finali e alle loro reti di vendita, rappresentate all’evento da oltre 1800
dealer. Uno dei momenti clou della manifestazione è stata la presentazione dei
risultati di DealerSTAT, il survey promosso dagli organizzatori della manifestazione sulla soddisfazione dei concessionari, che vuole monitorare le relazioni
tra le case automobilistiche e le rispettive reti, indagine a cui partecipano i
principali brand del settore auto presenti nel nostro paese e i loro dealers.
L’edizione 2013 della manifestazione non ha nascosto le difficoltà che il settore
sta attraversando, ma anche un cauto e realistico ottimismo per il futuro, da
verificare durante il prossimo Dealer Day, fissato per maggio 2014.
[email protected]
[email protected]
TÜV Italia Journal 37
Le attività di TÜV SÜD
Passione "celestiale"
È alta 22 metri e ha 2452 staffe: la più alta parete di arrampicata di
Amburgo non si trova all’interno di un edificio. La troverete, piuttosto,
sulla torre della Chiesa di Martin Lutero ad Amburgo - Iserbrook.
Ma come e a chi è mai venuta in mente l’idea di installare un impianto
sportivo in un luogo di culto? “L’arrampicata è sempre stata una parte
dei nostri programmi ludici per i giovani” – spiega il pastore Bernd
Neumann – “Negli ultimi 10 anni, ci siamo spinti fi no alle montagne
di Rhön e di Harz per svolgere questa attività. Ora abbiamo tutto
quello che ci serve qui vicino”. L’impianto di arrampicata è composto
da quattro percorsi con vari gradi di difficoltà. I costruttori hanno
montato le staffe, appigli artificiali per percorrere la salita di ciascun
percorso, e le pulegge per le funi. Al termine, TÜV SÜD Product Service
ha ispezionato il lavoro per determinare se tutto fosse stato fatto nel
rispetto delle norme di sicurezza. “Un tecnico del gruppo TÜV SÜD
ha attentamente esaminato tutti i materiali utilizzati e la loro capacità
a resistere alle sollecitazioni” – dice Neumann. L’impianto ha una
portata di 800 kg, il che significa che nello stesso momento possono
salire più persone. “Questa attrazione permette alla nostra comunità
di rinnovarsi, costituendo un’opportunità per la chiesa di consolidarsi
come centro di aggregazione e integrazione”.
[email protected]
38 TÜV Italia Journal
Le attività di TÜV SÜD
TÜV Italia Journal 39