Test made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
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Test made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali
TÜV Italia TÜV Italia JOURNAL journal PI stLom #014 alA #1 sicl ur TGezVzaa Italo az‘oion rae,, da inn0ovall 30Quanalinitàa, 30 TORI ALIA LABORA IT V Ü T 7 0 # #15 ecm certificazioni più oloiligia cntib tepe i dellaap sicstur&ezza sui binar laTe per le aziende italiane systems #21 faBr Y ST Erro sostenibilitusàtriali #14 hi techTfe viario e od otti ind pr r pe ica Diagnost rti 5 trentino traspo #2 i wi-f soipleina ziosc enidi #22 pmH silult noreè m ri apeilr tre gn ta inEcon se es cellere # 06 # 07 MERO: IN QUESTO NU Y: L A T I N I E D A TM S E T uens a i l a t I die zukunft des ba V Ü T i r o t boI rTaE K T E N a l i i l a H b o C l g R i A t a c R r e A ST incere sui m v r e p SEHEN GRÜN Caro Lettore, ho l’occasione e il piacere di presentarLe un numero davvero speciale del TÜV Journal. TÜV Italia ha recentemente avviato una nuova fase strategica di cui BYTEST e pH, i laboratori da poco entrati a far parte del nostro gruppo, insieme alla storica struttura di Scarmagno, ne costituiscono gli elementi portanti. È proprio a loro che vogliamo dedicare questo numero, certi di affrontare un tema molto caro alle aziende italiane, ovvero l’importanza di poter accedere a specifiche competenze tecnologiche quando si affrontano i mercati internazionali e, più in generale, sfide industriali complesse. Negli articoli che seguono illustreremo non solo le caratteristiche, il know how e le capacità tecnologiche dei laboratori TÜV Italia, ma approfondiremo anche le motivazioni che ci hanno spinto ad orientare la nostra attenzione al mondo dei collaudi sin dal 1998 – anno di acquisizione del laboratorio Olivetti di Scarmagno – per intensificare poi questa vocazione con le recenti acquisizioni delle società BYTEST S.r.l. e pH S.r.l.. All’interno di questo numero, dove si evince l’importanza di possedere adeguate tecnologie nell’ambito dei collaudi, ritengo poi estremamente calzante l’intervento di Claudio Raponi e di Paolo Moscatti - che ringrazio per il contributo dato alla rivista in questa occasione - rispettivamente Direttore e Presidente di sezione ALPI, e, nel caso di Paolo Moscatti, anche in qualità di Amministratore di TEC EUROLAB S.r.l., importante laboratorio con cui BYTEST ha avviato valide collaborazioni sul territorio vista la complementarità di molte attività di testing. Desidero sottolineare come il mercato in cui opera TÜV Italia, convenzionalmente definito TICC (testing, inspection, certification and consulting) offra ampissime possibilità di supporto alle aziende a più svariati livelli della “value chain”. Grazie al know how ed alle dotazioni strumentali dei propri laboratori, TÜV Italia è in grado di affiancare le imprese non solo nella fase terminale della catena di creazione del valore ma anche, all’occorrenza, in piu fasi del flusso di processo, integrando il proprio ruolo tradizionale di ente certificatore con quello di “provider di tecnologia”. Oggi i nostri Clienti devono affrontare sfide sempre più complesse, raggiungere mercati extraeuropei, confrontarsi con normative e requisiti di progetto sempre più stringenti e partecipare a progetti spesso di vaste dimensioni. L’attività di testing può soddisfare svariate esigenze in diversi settori attraverso combinazioni di servizi mirati: caratterizzare un materiale o un prodotto al fine di verificarne l’integrità in fase di prototipazione, validare requisiti di progetto, confermare il livello qualitativo 2 TÜV Italia Journal di un output produttivo, identificare le cause di rottura di un apparecchio o scoprire la presenza di criticità nel proprio ciclo di vita, oppure, in tutt’altro campo, determinare le qualità tecnico sanitarie di un alimento. Se si considerano le implicazioni in termini di responsabilità e rischio patrimoniale che le aziende affrontano nell’immettere sul mercato prodotti coperti da disposizioni normative, o requisiti di progetto a tutela delle persone o delle proprietà, si capisce come tutte le attività appena descritte possano determinare un valore aggiunto rilevante per le aziende. È chiaro però come tali attività richiedano competenze specifiche che solo investimenti costanti in apparecchiature e capitale umano consolidati nel tempo possono produrre. Questo è il prezioso capitale, umano e tecnologico, che recentemente ha arricchito il nostro gruppo e che, unitamente alle capacità del laboratorio di Scarmagno e alle nostre competenze nell’ambito dei processi, dei sistemi produttivi ed organizzativi, identifica la missione di TÜV Italia e del gruppo TÜV SÜD: sfruttare la nostra esperienza in campo industriale per fornire una guida ed un supporto tempestivo alle aziende consentendo loro di ottimizzare l’utilizzo di tecnologie, sistemi e competenze. “Aggiungere valore” significa per noi “rafforzare la forza competitiva dei nostri Clienti nel mondo”. Fornire una “leva” che consenta loro di accedere, in sicurezza, a più opportunità di mercato. Dare loro un “vantaggio competitivo”. Da qui il titolo che ho scelto per questo editoriale. Quando le aziende devono affrontare complesse sfide di Certificazione e tecnologia Nessuna soluzione di continuità mercato, dal loro punto di vista, non c’è infatti soluzione di continuità tra competenze tecnologiche e competenze di certificazione. Capacità tecnologica e certificazione viaggiano insieme, e l’una non può prescindere dall’altra. Questo è certamente un messaggio innovativo all’interno del TICC market così come è tradizionalmente concepito nel nostro paese. Tuttavia, i mercati internazionali cambiano rapidamente e non aspettano le aziende incapaci di adattarsi, così noi, che delle aziende vogliamo essere un partner, abbiamo scelto di cambiare e darci un posizionamento coerente. Sono certo che gli articoli di questo numero della rivista trasmetteranno con chiarezza il forte legame sopra descritto e potranno descrivere più nel dettaglio il valore del nostro capitale umano e tecnologico. I nostri laboratori saranno pertanto i protagonisti di questo TÜV Journal. Ettore Favia Amministratore Delegato TÜV Italia Indice TÜV Italia Journal #7 La parola a .. .. FOCUS NEWS #04 ALPI: qualità, innovazione, sicurezza #07 TÜV Italia Laboratori: test e certificazioni più appetibili per le aziende italiane #12 Come essere nei mercati emergenti #14 Bytest: diagnostica per prodotti industriali #20 Il mondo M&A #22 pH: eccellere per essere multidisciplinari #27 Chiarezza di obiettivi nel processo di acquisizione: un “must“ #29 Etichettatura alimentare e laboratori #34 Acquisizioni: il punto di vista di Giampaolo Aloisi #36 pH e TÜV Italia a TUTTOFOOD #36 TÜV Italia, Bytest e pH insieme a OMC #36 TÜV Italia e Certha per l‘accesso al credito delle PMI #37 TÜV Italia accreditato per la Direttiva 2000/14/CE (Rumore) #37 A Dealer Day andamento della distribuzione nel settore auto #37 In pH il Global Management Meeting Food Health & beauty di TÜV SÜD Product Service #38 Passione “celestiale” EDITORE E PROPRIETARIO: TÜV Italia Srl Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) REDAZIONE E IMPAGINAZIONE: TÜV Italia Srl Via G. Carducci, 125 pal. 23 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Supervisione generale: Emilia Pistone. Copie, inclusi gli estratti, solo su concessione dell’editore. IMMAGINI: TÜV SÜD (38,39), TÜV Italia (7, 8, 9, 10), Bytest (15,16,17,18,19, 21), pH (22,23, 25, 26, 27, 30,31, 33, 36, 37), Dreamstime (29), iStock (34), Günter Hagedorn (38, 39) - Copertina: Dreamstime DIRETTORE RESPONSABILE: Emilia Pistone - TÜV Italia Srl TUV SUD TIPOGRAFIA: Gam Edit Srl - Via Aldo Moro, 8 - 24035 Curno (BG) TÜV Italia Journal 3 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Laboratori di prova e taratura: al servizio della qualità, dell’innovazione e della sicurezza. L’analisi di Claudio Raponi, Direttore ALPI, e di Paolo Moscatti, Presidente Sezione Tecnica Laboratori di Prova e Taratura ALPI I laboratori di prova e di taratura costituiscono un comparto ben poco conosciuto al di fuori dei settori industriali che ne rappresentano il mercato. Salvo rare eccezioni, si tratta di piccole e medie aziende che operano prevalentemente, se non esclusivamente, nel settore B2B e che quindi hanno come propri clienti altre aziende alle quali forniscono servizi di analisi, prove tecnologiche, misurazioni, taratura di strumenti di misura. L’importanza di questi servizi non ha nemmeno bisogno di essere sottolineata: i laboratori rendono oggettiva, misurabile, confrontabile, qualsiasi caratteristica di un prodotto. Le caratteristiche di qualsiasi oggetto, sia esso una materia prima, un semilavorato o un prodotto fi nito possono essere rese oggettive, e quindi confrontate con altre, mediante le prove di laboratorio: dalle dimensioni, alla composizione chimica, dalla resistenza meccanica al colore, dalla luminosità al rumore, tutto può essere misurato, reso oggettivo e, si 4 TÜV Italia Journal badi bene, conoscendo perfi no l’incertezza che accompagna il dato che rappresenta la caratteristica misurata. Il lettore ne converrà che senza laboratori non potrebbe esistere la società come oggi la conosciamo; se per un buffo scherzo del destino ci svegliassimo senza laboratori, tutti i settori, dal terziario al primario crollerebbero nell’arco di poco tempo. Stiamo quindi parlando di un settore di importanza vitale per l’economia. Non tanto per il numero di imprese, di addetti e di fatturato, ma per il ruolo che i laboratori rivestono nell’assicurare qualità e sicurezza dei prodotti, ed anche nel determinare la possibilità stessa di realizzarli, migliorarli, innovarli. Indipendentemente dalla specializzazione tecnica possiamo distinguere i laboratori in due categorie: quelli situati all’interno di un’azienda della quale sono parte integrante e che quindi operano pressoché ad esclusivo servizio dell’azienda stessa e quelli invece “indipendenti”, caratterizzati cioè da una propria ragione sociale, che forniscono i propri servizi al mercato e che ricavano dal mercato la propria ragione d’essere e di continuare ad esistere, sono cioè aziende soggette alle leggi del mercato. È su questi ultimi, cioè sui laboratori di prova e sui laboratori di taratura indipendenti che vogliamo focalizzare la nostra attenzione e, ancora più in particolare, su quelli accreditati. Sono passati oltre vent’anni dall’accreditamento del primo laboratorio italiano, tuttavia, ancora oggi, a volte non senza una certa colpevole malizia, si fa confusione tra certificazione ed accreditamento e siamo quindi ancora al punto di doverne rimarcare le differenze e a ricordare che l’accreditamento, in Italia, può essere rilasciato unicamente da ACCREDIA e che qualsiasi attestazione, certificazione o documento FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali rilasciato ad un laboratorio da altro ente nulla ha a che fare con l’accreditamento. Allo scopo di defi nire l’opera alla quale sono chiamati i laboratori di prova accreditati, e di cosa li distingue dai laboratori non accreditati ricorriamo a quanto dichiarato sul sito web di ACCREDIA: “Solo i Laboratori di prova, i Laboratori di taratura e gli Organismi di certificazione e ispezione accreditati sono in grado di fornire al mercato (business, P.A., consumatori) dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello internazionale. ACCREDIA infatti valuta e accerta la loro competenza, applicando i più rigorosi standard di verifica del loro comportamento e monitorando continuativamente nel tempo le loro prestazioni, e aderisce agli accordi internazionali di mutuo riconoscimento”. Un laboratorio accreditato ed indipendente è un’azienda di servizi che per poter stare sul mercato ha necessità di produrre bilanci positivi e quindi conto economico, stato patrimoniale ed equilibrio fi nanziario risultano determinanti per assicurare la vita dell’impresa. Visto come semplice posta di bilancio, l’accreditamento è certamente da ascriversi tra i costi di gestione ed è indubbio che un accreditamento rappresenta per il laboratorio un costo significativo, non solo in ordine a quanto occorre pagare ad ACCREDIA come corresponsione dei servizi di accreditamento e sorveglianza, ma anche relativamente alla strutturazione del sistema qualità ed all’adempimento di tutte le procedure gestionali e tecniche che l’accreditamento comporta. Beninteso, si tratta di adempimenti indispensabili ad assicurare al mercato ciò che solo i laboratori accreditati possono fornire e cioè: “dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello internazionale”. Molto spesso poi l’accreditamento non è sufficiente. I grandi committenti lo richie- dono come “soglia minima”, ma poi sottopongono i laboratori ad ulteriori verifiche ispettive, sia sul sistema qualità che sulle prestazioni specifiche. Tutto giusto, tutto corretto, a patto che le regole del gioco siano uguali per tutti. Ovvero, purché tutti i protagonisti della fi liera dell’assicurazione di conformità si comportino coerentemente con quanto dichiarato da ACCREDIA e, dal momento che “Solo i Laboratori di prova, i Laboratori di taratura accreditati sono in grado di fornire al mercato dichiarazioni di conformità affidabili, credibili e accettate a livello internazionale”, solo a questi vengano commissionate prove e tarature. In caso contrario si determina una distorsione di mercato che non fa bene né alla qualità dei prodotti né, tantomeno, alla sicurezza del consumatore. Tuttavia quello della mancata piena valorizzazione dell’accreditamento non è l’unico problema che devono aff rontare i laboratori. Ce n’è un altro che sta assumendo di anno in anno importanza crescente. In un mercato sempre più globale anche i laboratori sono soggetti ad una concorren- coltà, con conseguenti perdite di quote di mercato da parte dei laboratori italiani. Vale la pena ricordare che gli enti di accreditamento nazionali sono “unici” e quindi i laboratori di una data nazione si avvantaggiano dell’efficienza del proprio ente di accreditamento così come ne patiscono le inefficienze, e quindi vale certamente la pena collaborare attivamente con il proprio ente di accreditamento, allo scopo di migliorarne la capacità di aderire alle richieste dei laboratori con sollecitudine e con modalità e tariffe il più possibile uniformate a livello internazionale. Abbiamo qui esposto solo due delle problematiche alle quali i laboratori sono sensibili: valorizzazione dell’accreditamento e omogeneizzazione nei paesi aderenti agli accordi di mutuo riconoscimento, delle modalità, dei tempi e dei costi dell’accreditamento. Non sono gli unici temi sui quali i laboratori sentono la necessità di confrontarsi con l’ente di accreditamento e con gli altri operatori dell’attestazione di conformità: ci sono temi inerenti le tariffe, le verifiche Senza laboratori non potrebbe esistere la società come oggi la conosciamo za che non è più solo locale. Oggi inviare all’estero campioni da testare o strumenti da sottoporre a taratura può essere all’ordine del giorno. Non ci sono barriere. I grandi laboratori esteri sono attrezzati anche per accogliere il mercato italiano. Se le modalità, i costi ed i tempi nei quali un laboratorio estero riesce ad ottenere accreditamento ed estensioni di accreditamento, sono sensibilmente diversi da quelli ai quali è soggetto un laboratorio italiano, allora si creano altre distorsioni, altre diffi- ispettive, la qualificazione del personale, l’accreditamento per scopo flessibile, i circuiti interlaboratorio (proficiency test) ed i loro fornitori (Accredited Proficiency Testing Providers). Risulta difficile, se non impossibile, per il singolo laboratorio essere collaborativo e propositivo nei confronti dell’ente di accreditamento, cercare di influenzare il sistema per determinarne un miglioramento; solitamente si subisce il sistema ed al massimo si tende a sterili lamentele tra TÜV Italia Journal 5 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali addetti ai lavori. ALPI, l’Associazione Laboratori e Organismi di Certificazione e Ispezione, off re ai Laboratori di Prova e di Taratura l’opportunità di associarsi, di partecipare ai tavoli di lavoro sulle tematiche tecniche e politiche di maggior interesse, di collaborare al fi ne di avanzare ad ACCREDIA proposte di miglioramento. ALPI promuove tavoli di lavoro congiunti tra Organismi di Certificazione, Organismi Notificati e Laboratori al fi ne di promuovere la cultura e la valorizzazione dell’accreditamento sul libero mercato, presso le Istituzioni e le Pubbliche Amministrazioni. Inoltre, grazie all’adesione ad Eurolab (Federazione Europea delle Associazioni Nazionali dei Laboratori di Prova e dei Laboratori di Taratura), ALPI off re ai suoi associati la possibilità di un confronto a livello europeo sulle tematiche di maggior interesse, dall’accreditamento per scopo flessibile, alla conduzione delle verifiche ispettive, ai circuiti interlaboratorio. È nostro parere che i tempi siano più che maturi per chiedere a tutti i protagonisti della fi liera dell’attestazione di conformità, di porre in atto un impegno congiunto volto a valorizzare l’accreditamento dei laboratori di prova e taratura promuovendone l’utilizzo a tutto vantaggio della qualità dei prodotti e della sicurezza dei cittadini. Contatto: ALPI [email protected] 6 TÜV Italia Journal CLAUDIO RAPONI Dopo la laurea in Ingegneria Nucleare conseguita presso la Facoltà di Ingegneria di Bologna, nel 1991 inizia la sua esperienza professionale nel settore della certificazione entrando nel Laboratorio prove e taratura di un importante Organismo di Certificazione italiano, tra i primi accreditati in Italia. Per quasi due decenni si occupa dello sviluppo sia di schemi di Certificazione dei Sistemi di Gestione Qualità che di norme prodotto, in ambito volontario e in quello cogente per la marcatura CE, in molteplici settori merceologici. Dopo un’interruzione di quattro anni, dal 2008, anno in cui lascia il settore Certificazione per assumere la direzione di un’azienda sanitaria privata, nel 2012 rientra nel settore della certificazione, collaborando con Alpi Associazione, di cui ricopre dal 2013 la carica di Direttore. PAOLO MOSCATTI Modenese, dopo il diploma di perito chimico, segue i corsi e si laurea in Scienze Agrarie presso l’Università degli Studi di Bologna. È presidente di TEC Eurolab, società di servizi per l’industria manifatturiera, specializzata nel settore delle prove e consulenze su materiali e processi speciali. Nel 2009 ha fondato TEC STAR, start-up creata in collaborazione con i ricercatori del dipartimento di Fisica dell’Università di Modena e Reggio, che opera nel settore dei nanofillers per il miglioramento delle proprietà dei materiali. Manager sensibile ai temi della Responsabilità Sociale d’Impresa, collabora con la rivista culturale “La Città del Secondo Rinascimento”. FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Test e certificazioni più appetibili se si facilitano i rapporti con le aziende Questo è l’impegno quotidiano dei tecnici dei laboratori di Scarmagno, di proprietà di TÜV Italia dal 1998, che Nicola Berruti, Direttore Divisione Prodotto e Laboratori, presenta con malcelato orgoglio. I laboratori di Scarmagno rappresentano la prima acquisizione di TÜV Italia, in questo caso da Olivetti, risalente ormai al lontano 1998. Da allora i laboratori italiani di TÜV SÜD Product Service sono cresciuti ed hanno cambiato approccio, passando dall’essere un laboratorio interno ad un’azienda ad uno che si propone autonomamente sul mercato, avendo alle spalle un marchio noto e riconosciuto dai target a cui si propone. Racconta ai lettori delle rivista le tappe più significative di questi 15 anni di storia, le attività che vengono effettuate e le sinergie sviluppate tra il laboratorio e TÜV Italia? Certamente l’acquisizione è stata una scelta strategica e lungimirante da parte del management di allora dell’ente, mosso dall’obiettivo di incentivare e promuovere anche nel nostro paese la certificazione di prodotto, ambito che da sempre caratterizza il gruppo TÜV SÜD. La possibilità di avvalersi di un laboratorio in Italia avrebbe significato per i clienti abbreviare i tempi delle prove e dell’eventuale certificazione, rendendo entrambe più appetibili alle aziende italiane, anche da un punto di vista economico, e questo senza rinunciare ad un partner leader nel settore e fortemente riconosciuto a livello internazionale. A questi fattori si è aggiunta la volontà di TÜV Italia Journal 7 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali 8 TÜV Italia Journal FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali completare l’offerta di servizi con le prove sui prodotti e la certificazione, attraverso una semplificazione dei rapporti tra l’ente ed i clienti, dal punto di vista logistico, linguistico e di conoscenza del mercato. Il laboratorio, acquisito da TÜV Italia nell’autunno del lontano ‘98, inizialmente si è concentrato nelle attività legate alla compatibilità elettromagnetica (EMC), ma nel giro di un biennio ha aggiunto ulteriori qualifiche che gli hanno permesso di incrementare le capacità, sia tecniche che operative del personale, anche ai settori meccanico, vibrazioni e ambientale. Focalizzando l’attenzione sulle sue qualifiche, negli anni tra il 2000 ed il 2002, il laboratorio ne ha conseguito altre ed importanti, come ad esempio l’IECEE CB nell’ambito della sicurezza elettrica e EMC per poter accedere ai servizi internazionali di certificazione. La necessità delle aziende clienti di promuovere i loro prodotti fuori dai confi ni europei ha spinto TÜV Italia verso l’ottenimento di qualifiche necessarie per soddisfare le richieste provenienti da un mercato sempre più globale, fi no ad arrivare alla sua più recente, datata 2013, come ente notificato per la Direttiva Rumore. Non credo di esagerare quando affermo che oggi il laboratorio TÜV Italia di Scarmagno è inserito nell’eccellenza dei laboratori operanti nel nostro paese, sia in termini di qualifiche che di competenze, oltre a ricoprire un ruolo primario, sia a livello europeo che all’interno del network dei laboratori di TÜV SÜD Product Service della regione Western Europe, in cui l’ente è geograficamente collocato. Investimenti in know how, strumentazioni, formazione ed anche in accreditamenti: la gestione di un laboratorio è un lavoro impegnativo che unisce aspetti tecnici/ commerciali alla gestione di risorse economiche ed umane. Sotto la sua guida i laboratori hanno avuto un deciso incremento di attività: quale ritiene siano le chiavi di questo successo? Il mio arrivo a Scarmagno ha coinciso con la voglia nel team tecnico e in quello operativo di una scossa per risvegliare il desiderio di emergere e di dimostrare al mercato il loro concreto valore aggiunto, espresso in competenze e professionalità. A Scarmagno ho trovato un gruppo di colleghi con molto entusiasmo, che amano il loro lavoro e che hanno compreso e condiviso con me gli obiettivi che avevo fissato con il management dell’ente. Per portare il laboratorio ai livelli di eccellenza che gli competono e che competono a TÜV Italia, i miei obiettivi erano, e rimangono, il coinvolgimento del gruppo nelle dinamiche e nelle strategie di mercato, la condivisione degli obiettivi futuri, l’assegnazione a ciascuno dei tecnici delle proprie responsabilità, per sostenere la loro grande voglia di fare e di affermarsi, che sono state le vere chiavi che hanno permesso al laboratorio di accelerare il motore. Il resto è una conseguenza, arrivata grazie alle capacità indiscusse del gruppo con cui ho il piacere e l’onore di lavorare. Prove e certificazioni: questi sono i settori di competenza dei laboratori di Scarmagno. Quanto pesano ciascuna di queste aree di business e come vede il loro trend nel medio termine, sia in riferimento al mercato che al laboratorio da lei gestito? Oggi il business del laboratorio è equamente diviso tra servizi di certificazione e testing: il trend, nel medio termine, vede il mercato della certificazione stabile, con margini di crescita, soprattutto nei mercati extraeuropei, grazie anche alla notorietà del marchio TÜV SÜD. Questo è dovuto anche alla non facile situazione economica interna che spinge le aziende italiane a cercare nuovi mercati extra UE per ovviare all’attuale momento di “non crescita” di quello europeo, ed italiano in particolare. Il settore testing invece è in forte espansione e richiede, dal mio punto di vista, grandi investimenti in termini di know how e strumentazione per rimanere al passo con le crescenti richieste e necessità delle aziende, che si appoggiano al nostro laboratorio per meglio caratterizzare e conoscere come reagiscono i loro prodotti TÜV Italia Journal 9 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali 10 TÜV Italia Journal FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali e componenti alle richieste di affidabilità e sicurezza che oggi il mercato richiede, direi, impone. L’esecuzione dei test segue regole ben precise, e può sembrare che nella loro realizzazione l’elemento umano sia circoscritto ad un ruolo di mero esecutore. È proprio così, o piuttosto i tecnici di laboratorio devono ingegnarsi anche con la creatività nell’esecuzione delle prove? Devo dire che sono valide entrambe le possibilità. Se parliamo di certificazione, sicuramente occorre seguire strettamente le regole stabilite, norme e requisiti tecnici richiedono che l’elemento umano sia un perfetto esecutore e controllore, con una conoscenza tecnica indiscutibilmente di notevole levatura. In ambito testing invece la fantasia e la creatività in molte situazioni possono giocare un ruolo fondamentale, spesso le richieste dei clienti vanno al di là di quanto citato da norme e direttive e i nostri tecnici devono, come si dice, aguzzare l’ingegno per soddisfare le richieste delle aziende che a noi si affidano. In entrambe, comunque, ritengo che l’esperienza e le competenze tecniche siano elementi fondamentali e imprescindibili per la buona riuscita dell’attività. I laboratori di Scarmagno s’inseriscono nel network mondiale dei laboratori del gruppo TÜV SÜD. Dal suo punto di vista quale è il contributo in termini di expertise e capacità che portano a questa rete, e cosa ne ricevono in cambio in termini di relazioni e know how? È sicuramente uno scambio oggi meno sbilanciato rispetto al passato: fi no al 2010, probabilmente il laboratorio era molto più dipendente dalla casa madre e con minori relazioni e interscambio in termini di conoscenza, expertise, business con le altre subsidiaries del gruppo nel mondo. Oggi, grazie alle qualifiche conseguite e a competenze riconosciute a livello mondiale, lo scambio di informazioni è bilanciato, con il comune obiettivo di una crescita tecnico/ operativa di tutti i laboratori. Resta ancora forte e decisamente apprez- zato il supporto formativo che ci viene da casa madre. Posso orgogliosamente affermare che le capacità tecniche degli esperti del laboratorio di Scarmagno, soprattutto in alcuni ambiti, stanno diventando un riferimento anche per alcuni colleghi che operano nel network mondiale dei laboratori del gruppo, da cui attingere per migliorare le proprie competenze e capacità. Lei vanta una lunga esperienza professionale nella gestione di strutture di prova e nella certificazioni di prodotto, quali ritiene siano i requisiti a cui un’azienda deve fare riferimento nella scelta del laboratorio a cui appoggiarsi? A questo rispondo con una parola sola: affidabilità. Oggi il mercato richiede che un laboratorio sia affidabile nei tempi di risposta, nel fornire indicazioni tecniche per poter risolvere eventuali problemi, nella gestione delle prove e che abbia tecnici e strumentazione sicuri. Noi stiamo lavorando in questa direzione con successo, ma non è mai sufficiente. Il mercato è sempre più esigente e lo standard di affidabilità richiesto è sempre più elevato: questa è la sfida che attende un laboratorio come il nostro, questo è quello che rende interessante il nostro lavoro… mai accontentarsi! Contatto: Nicola Berruti [email protected] NICOLA BERRUTI Terminati gli studi superiori, e prima di iniziare la sua carriera professionale nell’ambito dei servizi tecnici, è stato istruttore sportivo e insegnante di ginnastica, spostandosi successivamente nelle vendite in ambito assicurativo, spazi pubblicitari e della sicurezza. E proprio da qui prende le mosse il suo percorso lavorativo nell’ambito dei laboratori dove, per sette anni, è Business Development Manager in un ente notificato italiano proprietario di un importante laboratorio di prova. Successivamente passa ad un noto ente internazionale di certificazione, test ed ispezione come responsabile vendite, diventandone successivamente direttore operativo delle attività di prova e certificazione di prodotto, aggiungendo anche la responsabilità per l’area Western Europe dei test sui prodotti di consumo. Entra in TÜV Italia nel 2011 come Responsabile dei laboratori di Scarmagno Divisione Product Service, a cui aggiunge nel 2012 la responsabilità per il mercato italiano delle vendite del Global Retail team. Nel giugno 2013 è nominato Responsabile di tutta la Divisione italiana di TÜV SÜD Product Service che comprende, oltre a Consumer & Commercial Products anche le business line Akademie, Medical Health Services e Food Health and Beauty. TÜV Italia Journal 11 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali ICM di TÜV SÜD fa incontrare i mercati Le competenze e gli accordi internazionali della nuova struttura International Compliance Management del gruppo TÜV SÜD facilitano l’accesso ai mercati emergenti. Ce la presenta Angelo Polizzi, responsabile per l’Europa Occidentale ed il Medio Oriente. Come responsabile ICM, acronimo che sta per International Compliance Management, per la regione Western Europe ed il Middle Est, ci spiega da quale esigenza nasce questa nuova struttura del Gruppo e quali servizi offre alle aziende? ICM nasce dall’esigenza di off rire supporto alle aziende che esportano i propri prodotti. ICM gestisce tutto il processo atto a verificare la corrispondenza del prodotto ai requisiti specifici dei singoli paesi e all’emissione delle relative certificazioni. In quali difficoltà possono incorrere le aziende che intendono esportare i loro prodotti in paesi extra CEE? Se da un lato la liberalizzazione dei mercati favorisce le esportazioni, dall’altro, le restrizioni che i singoli paesi mettono in atto attraverso certificazioni obbligatorie, le rendono un processo talvolta lungo e complesso, che senza il supporto professionale di TÜV SÜD, tramite i suoi agreement, avrebbe tempi e costi non sostenibili almeno su molti mercati, vanificando così l’impegno e le aspettative delle aziende. In un sistema così complesso, in cui ogni paese ha proprie barriere tecniche, in che modo ICM può supportare le aziende al 12 TÜV Italia Journal fine di garantire un accesso al mercato globale in maniera efficiente? Grazie alla capillarità del network TÜV SÜD abbiamo raggiunto un elevato livello di competenza e conoscenza dei requisiti di ogni singolo paese. Inoltre gli agreement con partner “in country” ed Enti Governativi ci permettono di ottenere, nella maggior parte dei casi, le certificazioni internazionali sulla base di report e test di prova effettuati nei laboratori di TÜV Italia. Partendo dal suo osservatorio privilegiato, fa il punto ai nostri lettori sulle certificazioni necessarie per la commercializzazione di prodotti in paesi con economie in crescita e dunque più interessanti per le nostre aziende? Quali sono le certificazioni necessarie per l’ingresso in tali mercati? La crisi economica che investe l’Europa è un altro dei motivi che inducono le nostre aziende a ricercare mercati emergenti. BRIC è l’acronimo che accomuna i paesi in cui l’economia è in forte crescita, come: Brasile, Russia, India, Cina. Ognuno di questi paesi prevede una diversa certificazione, che a seconda dei prodotti può essere obbligatoria, parliamo di certi- ficazioni quali ad esempio INMETRO per il Brasile, CCC per la Cina etc. Grazie agli agreement in atto, di cui abbiamo precedentemente parlato, la certificazione INMETRO può essere rilasciata sulla sola base dei test effettuati presso TÜV Italia. Differente è il percorso per la certificazione CCC, per la quale è invece necessaria anche una verifica di requisiti aggiuntivi da effettuare in Cina. In ogni caso ICM supporta le aziende in tutti le fasi previste dall’iter certificativo. Qual’e il suo background professionale e quali le milestons che l’hanno portata a essere nominato ICM Manager per la regione Western Europe e Middle Est? Dopo aver conseguito la laurea in Ingegneria Aerospaziale presso il Politecnico di Torino, la mia esperienza professionale comincia nel settore automotive, prima in produzione poi nel testing. Le esperienze più significative, comunque sono in TÜV Italia dove inizialmente gestisco e sviluppo il laboratorio di sicurezza meccanica per poi ricoprire la carica di Sales Area Manager. Nella ferma convinzione che la condivisione di informazioni e competenze, rappresenti un valore aggiunto essenziale, ho realizzato i primi scambi internazionali all’interno del FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali network TÜV SÜD. L’esperienza che più mi piace ricordare è il mese trascorso presso la nostra branch in UK, caratterizzata da uno scambio umano e professionale che ha posto le basi a quella che ad oggi rappresenta una delle più interessanti collaborazioni per TÜV Italia. La nomina di un manager italiano, dunque l’apertura a personale non tedesco verso posizioni di respiro internazionale, è sicuramente un’ulteriore conferma del cambiamento culturale in atto all’interno del gruppo TÜV SÜD. Ci racconta come ha affrontato quest’ultimo passaggio della sua carriera? Aff rontare le sfide, riconoscere e adeguarmi ai cambiamenti in atto sono una mia naturale attitudine. Nel 2011 il gruppo TÜV SÜD lancia il “Jump Program!” che prevede la selezione, tra l’intero organico dell’ente, che conta oggi oltre 18.000 dipendenti, di 16 “talenti” da destinare - dopo opportuna formazione - ad incarichi manageriali. Essere stato tra i prescelti mi ha dato la possibilità di acquisire una conoscenza ed una visione globale del gruppo TÜV SÜD, e mi ha fornito strumenti operativi di eccellente livello. Ritengo comunque che il mio “Jump” professionale derivi, non solo da meriti personali, ma anche dal riconoscimento che il gruppo TÜV SÜD attribuisce a TÜV Italia, che ha ormai consolidato la sua posizione di primaria importanza all’interno del network. Contatto: Angelo Polizzi [email protected] ANGELO POLIZZI Siciliano, si trasferisce a Torino per iscriversi al Politecnico e accompagna il percorso di studi universitari a quello lavorativo, i cui inizi lo vedono presso i reparti produttivi di Tyco Electronics prima, e Bertone poi. Dopo quasi un quinquennio, lascia l’industria e per un anno si dedica all’insegnamento di meccanica e matematica presso un Istituto Professionale. Nel 2003, conseguita la laurea in ingegneria, entra in Prototipo Testing come Project Manager, dove sviluppa capacità gestionali e relazionali che lo portano a lavorare accanto ai grandi clienti della società, tra i quali Suzuki, su progetti specifici. Nel 2005 entra in TÜV Italia come Responsabile del Laboratorio di Sicurezza Meccanica che, durante la sua triennale gestione, registra una notevole crescita, sia in termini di fatturato sia nel numero di addetti. Nel 2008 è nominato Sales Area Manager per la divisione Product Service, ruolo che gli permette di intessere relazioni internazionali con varie società del gruppo, con l’obiettivo di sviluppare insieme sinergie e collaborazioni. Per tutto il 2012 è coinvolto nel “Jump Progam”, un progetto strategico della casa madre per lo sviluppo delle competenze a cui hanno accesso ogni anno un gruppo selezionato di talenti scelti tra i dipendenti. Durante il programma, che si svolge tra Monaco, Boston e Singapore, affina capacità manageriali e relazionali, oltre a quelle tecniche, mettendo a punto, tra l’altro, il Business Plan che ha portato alla nascita della nuova Water Business Unit con sede a Singapore. Oggi è ICM Manager per la regione Western Europe & Middle East con il compito, tra l’altro, di gestire e sviluppare il portfolio clienti e le certificazioni internazionali soprattutto nel Middle East. TÜV Italia Journal 13 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Le prove non distruttive un sistema di test diagnostici per i manufatti industriali D al 1986, anno della sua fondazione da parte di alcuni professionisti già operativi nel settore dei controlli, Bytest di strada ne ha percorso parecchia, diventando un punto di riferimento, in particolare per le prove non distruttive, per le aziende che operano nel nostro paese negli ambiti più critici dell’oil&gas, dell’impiantistica, dei montaggi, delle grandi opere, dell’aerospace e del settore carta, solo per citarne alcuni. Racconta ai nostri lettori la storia di questa azienda che ha saputo guardare lontano, che è cresciuta con determinazione, ma che ha mantenuto nel proporsi quel garbo e quella cortesia tipicamente piemontesi? Il fondatore della società, Gianni Murgia, viene da un’esperienza pluriennale come agente di vendita in una azienda già attiva nelle prove non distruttive, ed è per far fronte ad un’emergenza produttiva di un cliente nell’ambito del controllo su una partita di trafi lati difettosi che fonda Bytest. Le sue capacità imprenditoriali, relazionali e commerciali, unite a capacità di ascolto e nel saper interpretare le necessità dei clienti, ad entusiasmarsi per le novità, a saper condividere con i suoi collaboratori i progetti, sia propri che 14 TÜV Italia Journal provenienti dai collaboratori stessi, sono qualità del fondatore che hanno giocato un ruolo fondamentale nell’avvio della società e nello sviluppo della sua expertise nell’ambito delle prove non distruttive e in quelle di laboratorio. Ed è proprio da qui, dal suo core business che l’azienda trae il suo nome, infatti Bytest può essere tradotto dall’inglese in “attraverso le prove”. Al mio ingresso in azienda, nel 2000, l’assetto societario aveva già subito diverse modifiche rispetto agli inizi dell’attività, erano entrati in società con la famiglia Murgia tecnici di alto profi lo che hanno contribuito in modo rilevante allo sviluppo del suo livello tecnico. Questa politica di ampliamento della base proprietaria a dipendenti del laboratorio interessati e coinvolti nell’attività, è proseguito negli anni successivi ed io stessa ne sono un esempio. Nel frattempo la sede dell’azienda viene spostata ed ampliata, ed entrambi questi fatti hanno dato un’ulteriore spinta alla crescita del laboratorio, anche in termini di business. Cosa dire del garbo piemontese? È vero, questo modo di porsi continua a caratterizzare l’azienda, fa parte del suo DNA, così come l’impegno nello svolgere il lavoro quotidiano senza interessarsi troppo all’esteriorità, ma concentrandosi sul dare un concreto valore aggiunto al servizio per la soddisfazione dei clienti. Test sui materiali, prove di laboratorio, prove non distruttive, attività formative: questi sono i settori nell’ambito dei quali Bytest si muove, tutte attività caratterizzate da una forte componente tecnica. Illustra ai lettori della rivista le caratteristiche delle differenti prove eseguite nella vostra struttura, le loro sinergie e cosa rappresentano, ciascuna, nel business complessivo della società? Le scelte fondamentali che hanno reso Bytest un’azienda competitiva sul mercato italiano delle Prove non Distruttive sono state la diversificazione delle attività, la scelta dei settori industriali destinatari delle prove e gli investimenti in innovativi strumenti di controllo. Così come all’inizio della sua attività, ancora oggi Bytest è capace di soddisfare eventuali emergenze produttive dei clienti, con capacità di ascolto e di soluzione dei problemi che si presentano sui loro prodotti, verificandone integrità e caratteristiche, suggerendo quando necessario modalità di controllo “su misura”, in base alle necessità. Bytest è organizzata in unità operative, una parte del personale è impegnato su cantieri FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali I tecnici di Bytest analizzano cosa succede all’interno dei materiali utilizzati nella produzione di manufatti industriali. Marina Pomo, Responsabile formazione di Bytest, ci spiega come. TÜV Italia Journal 15 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali esterni, un’altra nelle prove interne, che comprendono attività di laboratorio e di NDT (prove non distruttive), oltre alla formazione in ambito tecnico e nella verifica dei processi di saldatura. Attraverso lei, ci farebbe piacere sapere qualcosa in più delle prove NDT, acronimo che sta per Non Destructive Testing, e fiore all’occhiello dei servizi di Bytest. Quali gli obiettivi di queste prove, su quali materiali si effettuano e in quali settori dell’industria sono maggiormente utilizzati? Per illustrare le prove non distruttive che siamo in grado di svolgere in Bytest ricorro al paragone con le prove utilizzate dalla diagnostica medica più conosciute come la TAC, le radiografie, le ecografie, ecc. Semplificando, in laboratorio si effettuano controlli molto simili a quelli della diagnostica medica, ma nel nostro caso i pazienti sono manufatti industriali, principalmente metalli e materiali compositi in fibra di carbonio. Attraverso i controlli non distruttivi si evidenziano possibili anomalie sulla superficie del manufatto, o nel volume dello stesso, e questo senza danneggiare o asportare materiale dal particolare oggetto del controllo. Sta qui la grande differenza con le prove di laboratorio, che peraltro eseguiamo in Bytest, dove i test rendono i materiali non più utilizzabili a posteriori. Storicamente i settori industriali in cui gli NDT vengono maggiormente utilizzati sono quelli coinvolti nella realizzazione di grandi opere, di grandi impianti e grandi mezzi di trasporto, ma oggi non ci si può più limitare solo a questi. Infatti, parallelamente allo sviluppo di materiali innovativi, nascono nuove esigenze di controllo in settori fino a ieri non interessati agli NDT. Essi, perciò, possono essere eseguiti sul 100% dei manufatti prodotti, se si tratta di elementi di sicurezza, o a spot su lotti, quando si vuole controllare la ripetibilità o la deriva rispetto ai requisiti richiesti del ciclo di produzione, oppure su prototipi innovativi per verificare se si sono raggiunti i risultati attesi. Inoltre gli NDT sono estremamente utili in fase di monitoraggio della vita di un 16 TÜV Italia Journal manufatto in servizio, e per ritornare alla similitudine con il medicale, in questo caso potremmo parlare di check up o di prevenzione. Abbiamo visto le molte applicazioni delle prove NDT in ambito industriale, prima fra tutte quelle per l’industria aerospaziale, dove frequentemente i progetti sono internazionali e le aziende coinvolte grandi multinazionali che si avvalgono di una catena di fornitura globale. A Bytest, che è inserita in questa supply chain, cosa richiedono i clienti, diretti ed indiretti del settore, e come si è attrezzata per soddisfarli? In questi ultimi otto anni ritengo che la forte crescita in ambito tecnico da parte di Bytest sia stata sostenuta principalmente dall’industria aerospaziale. Appartenere alla supply chain di importanti aziende del settore aerospace ha significato per Bytest un grande impegno di energie nello sviluppo delle competenze tecniche, e in termini di organizzazione interna, in consistenti sforzi per il raggiungimento degli accreditamenti necessari per lavorare nel settore, come il NADCAP, ma soprattutto nel loro mantenimento. D’altra parte l’appartenenza a questa catena di fornitura crea uno scambio di conoscenze tecniche tale, che per il personale di Bytest è estremamente valorizzante. Ci si trova a diretto contatto con progetti che evolvono e che portano a cascata continue innovazioni che, nel caso specifico di un’azienda di servizi come la nostra, possono essere proposte ed applicate anche in altri settori industriali. I tecnici per organizzare e condurre le prove e interpretarne i risultati, la strumentazione per eseguirle, gli accreditamenti come requisiti di base e un valore aggiunto per dare maggiore credibilità ai test svolti: tre elementi indispensabili che, insieme, rappresentano la forza di un laboratorio. Anche per Bytest valgono queste regole, con qualcosa in più relativamente ai tecnici del laboratorio. Giovani, spesso di provenienza e culture diverse, motivati e coinvolti che, con metodo, passione e progettualità, sono anche capaci FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali di realizzare macchinari di prova ad hoc e proporre servizi su misura per soddisfare esigenze specifiche delle aziende. Cosa rappresenta per Bytest, e per i vostri clienti, questa capacità progettuale e su quali leve avete lavorato per svilupparla nel vostro personale? Parco strumentazione in costante rinnovamento, accreditamenti come passaporto per lavorare e tecnici competenti sono tre elementi necessari, ma nessuno di questi preso singolarmente è sufficiente per rendere un’azienda come la nostra competitiva. In Bytest l’età media è di 37 anni, possiamo perciò defi nirla un’azienda di giovani rispetto alla media del nostro paese, oltre che multietnica. Nei cantieri esterni il lavoro è sicuramente duro, le radiografie sui materiali si eseguono per lo più in orari notturni per ridurre i rischi di radioesposizione. In altri settori industriali le condizioni ambientali di lavoro non sono sempre favorevoli, spesso le attività di controllo devono essere svolte in quota, altre in spazi angusti (serbatoi, condotte forzate, ecc.), e quindi, viste le condizioni, il personale è quasi esclusivamente di sesso maschile e di giovane età. Naturalmente le condizioni di lavoro sfavorevoli aguzzano l’ingegno, i tecnici sono portati a sviluppare capacità di problem solving dettate dalla necessità. Molti di loro sono tecnici supportati da una buona formazione scolastica e da un’esperienza sul campo che affi na questa sensibilità e la progettualità nella conduzione delle prove. La progettualità dei tecnici del laboratorio si esprime anche attraverso la partecipazione attiva a progetti internazionali complessi. Ci illustra su quali avete lavorato in passato e quelli in cui siete impegnati attualmente? La partecipazione a progetti di ricerca nazionali e internazionali sono un’ottima opportunità per ampliare le conoscenze tecniche oltre a favorire le relazioni tra i partecipanti ai progetti, e quindi con aziende clienti, competitors, dipartimenti universitari etc. Uno dei primi progetti cui Bytest ha portato il suo contributo è stato quello sulla tomo- grafia computerizzata, in partnership con Iveco, cui hanno partecipato una società inglese di progettazione e costruzione di sistemi TAC ed un’azienda francese di soft ware. Il progetto prevedeva lo sviluppo di un sistema di controllo su particolari Iveco ed il confronto dei dati con tecniche classiche. I risultati sono stati molto soddisfacenti, e dopo l’implementazione del prototipo, è stata introdotta in Bytest la tomografia computerizzata, che continuiamo ad utilizzare. Al momento siamo coinvolti in due progetti della Regione Piemonte: uno per il settore aeronautico, denominato Great 2020, sullo studio di materiali innovativi per la costruzione di motori avionici, il secondo sullo sviluppo di materiali compositi destinati al settore automotive chiamato Drapò. La sede di Benevento ha invece contratti di collaborazione con le Università di Napoli, del Sannio e di Ancona. Siamo anche impegnati in due progetti di ricerca internazionali condotti dal TWI, un’organizzazione indipendente di ricerca e tecnologia, fondata a Cambridge nel 1946, di cui Bytest è uno dei membri. Un progetto, denominato Intrapid, riguarda controlli con ultrasuoni, con correnti indotte e di termografia su prodotti ottenuti per deposito di metallo attraverso la metodologia laser, mentre l’altro, denominato Moorinspect, è rivolto allo sviluppo di un sistema di controllo ultrasonoro ad onde guidate sulle catene di ancoraggio delle piattaforme off-shore per il settore oil&gas. Per ampliare il suo bacino di clientela Bytest, già da alcuni anni, ha iniziato a guardare a nuovi mercati, in particolare a quelli dell’Europa continentale e del nord come Svizzera, Olanda, Francia, Polonia e Belgio, e proprio in quest’ultimo paese ha aperto una sede. Quali attività svolgete nella vostra sede di Courcelles? A quali clienti vi rivolgete e quali sono state le difficoltà organizzative che avete dovuto affrontare? Inutile negare che il mercato italiano delle prove non distruttive e di laboratorio ha subito una notevole contrazione quindi guardare oltralpe è stata una scelta obbligata, prima supportando i nostri clienti italiani TÜV Italia Journal 17 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali nei loro cantieri esteri e successivamente, avendo creato buoni rapporti con le compagnie locali, direttamente “in situ”. In Belgio abbiamo aperto una sede nel 2011, considerando un’attività continuativa in loco. Operare all’estero, per aziende che eseguono radiografie come Bytest, significa aff rontare disposizioni di legge che prevedono requisiti diversi, da paese a paese, perciò la difficoltà principale rimane l’ottenimento dei permessi per operare e trasportare sorgenti radioattive, oltre alle normali problematiche dovute ad ambienti lavorativi nuovi ed in molti casi diffidenti. È trascorso un anno dall’ingresso di Bytest nel gruppo TÜV SÜD e a distanza di dodici mesi è possibile fare un primo bilancio. Come è cambiata organizzativamente l’azienda, quali nuove prospettive le si sono aperte, ed il fatto di essere centro di eccellenza per il gruppo nell’ambito delle prove NDT, cosa implica nei vostri rapporti con la casa madre e con le altre aziende dell’universo TÜV SÜD? Un anno è trascorso velocissimo, l’integrazione è ancora “work in progress”, perché deve scalzare abitudini e consuetudini sedimentate. Da un lato ci sono le attività quotidiane da condurre affi nché nulla cambi nei rapporti con i clienti, dall’altro dobbiamo appropriarci di un approccio completamente nuovo, tipico dei grandi gruppi multinazionali. I rapporti con i colleghi di TÜV SÜD nel mondo, come è naturale che sia in questa fase ancora iniziale, hanno un carattere soprattutto conoscitivo, in alcuni casi si è giunti a collaborazioni e scambi diretti come con TÜV Belgio, aiutati in questo caso dalla nostra presenza nel paese. Ma il nostro maggior sforzo ha comunque come obiettivo una proattiva integrazione con TÜV Italia, con i colleghi più vicini in termini logistici e più affi ni nelle attività svolte, ed i risultati nei primi dodici mesi non si possono che apprezzare. Donna, una laurea in fisica e da molti anni in Bytest come Responsabile della Formazione. Guardando alla sua esperienza professionale quali ritiene siano le caratteristiche necessarie per affrontare 18 TÜV Italia Journal FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Contatto: Marina Pomo [email protected] le difficoltà e le sfide quotidiane di un mercato competitivo come è quello delle prove e, almeno in apparenza, fortemente maschile? Come in ogni situazione non credo esistano formule valide per tutti. Mi piace il mio lavoro, e questo credo sia il segreto per riuscire ad aff rontare con serenità quelle sfide e difficoltà, nel mio quotidiano rapportarmi con molte persone: discenti in aula, colleghi che hanno necessità di un supporto tecnico, clienti in cerca di soluzioni formative. Io ascolto e suggerisco soluzioni basandomi sull’esperienza acquisita in questi anni, mettendo il massimo impegno in ciò che faccio e i risultati non sono mancati. MARINA POMO Torinese, dopo la laurea in fisica inizia da subito il suo percorso professionale nell’ambito delle prove NDT presso la Società Nazionale delle Officine di Savigliano come responsabile di laboratorio e dei controlli con ultrasuoni, liquidi penetranti, particelle magnetiche ed esami visivi, oltre ad essere Responsabile Controllo Qualità in un’azienda meccanica del gruppo produttrice di carpenteria pesante, svolgendo le attività ispettive descritte in precedenza su macchinari di vario tipo, turbine a vapore, carpenteria pesante e a tenuta, piattaforme di trasporto e lancio di satelliti e su tensionatori per la posa di tubi. Nel contempo sviluppa ed amplia le sue conoscenze frequentando numerosi corsi di formazione tecnica. Nel 2000 entra in Bytest, dove continua a svolgere attività di ispezione e sorveglianza, oltre a quella di docente sulle metodologie UT, PT, MT, VT, diventando commissario ed assistente nelle sessioni di esami per la qualifica del personale tecnico secondo la EN 473. Nel gennaio 2004 è nominata Responsabile del Centro di Esame Bytest e delle attività formative della società, incarico che mantiene ancora oggi. TÜV Italia Journal 19 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Il mondo M&A e l’acquisizione di Bytest Per crescere ed affermarsi in settori considerati strategici anche gli enti di certificazione, così come accade in altri settori dei servizi professionali e non, guardano ad una crescita inorganica che si concretizza attraverso le acquisizioni, ambito dove il gruppo TÜV SÜD è particolarmente attivo anche worldwide. Illustra ai nostri lettori quali sono le strategie di TÜV Italia e del gruppo TÜV SÜD nelle acquisizioni e, nello specifico, cosa ci può raccontare dell’acquisizione di Bytest? Per rispondere alla domanda è essenziale fare alcune considerazioni preliminari sul mercato in cui operiamo, definendone le dinamiche che ne determinano evoluzione e crescita, e dove globalizzazione, regole sempre più restrittive e complesse, oltre ad una necessità di maggiore efficienza, stanno guidando lo sviluppo del TICC Market (Testing Inspection Certification and Consulting) che, a livello mondiale, è valutato oltre 100 miliardi di euro. I principali fattori di crescita del TICC Market sono rappresentati da: ■ nuove opportunità create dai recenti e complessi regolamenti come Reach, EU Toy Safety Directive, GHS, etc.; ■ una sempre maggiore domanda di attività ispettive e di controllo; ■ l’outsourcing per le attività non “core” da parte delle aziende. Le prime 10 società a livello mondiale hanno sede in Europa ma operano a livello mondiale e di queste, le prime tre hanno, 20 TÜV Italia Journal mediamente, copertura per il 45% in EMEA, 31% in Asia Pacific e il 24% nelle Americhe. Il 41% del TICC Market è oggi sviluppato da sette società, e solo dieci sviluppano più di 1 miliardo di euro di fatturato, tra cui TÜV SÜD, e questo evidenzia come quasi il 60% del mercato sia rappresentato da piccole/medie aziende con presenza locale, magari leader nel proprio settore e nel proprio paese, ma con scarsa presenza al di fuori dei propri confi ni geografici. Per queste ragioni nell’ultimo decennio gli attori principali del TICC Market hanno sviluppato diversi piani per dotarsi di servizi chiave in aree geografiche strategiche attraverso acquisizioni. Ad oggi le prime 10-15 società a livello mondiale, tra cui TÜV SÜD (5° nel ranking mondiale per dimensione), sono estremamente attive nell’attività M&A così da completare il “service portfolio”. Quali i motivi più ricorrenti che caratterizzano la scelta imprenditoriale di affacciarsi al mondo M&A? ■ L’azienda è cresciuta in termini di fatturato, ma le forze fi nanziare personali non sono sufficienti a sostenerla; ■ il desiderio di un cambiamento nella vita personale dell’imprenditore; ■ l’azienda per svilupparsi necessita di un respiro internazionale, che autonomamente non è in grado di strutturare. Ma spesso è la combinazione di più motivazioni tra quelle elencate a determinare l’orientamento degli imprenditori. TÜV Italia ed il gruppo TÜV SUD non Gennaro Oliva, che in TÜV Italia è responsabile del settore M&A (Merger & Acquisition), presenta un’analisi del mondo delle acquisizioni e dei motivi che spingono i player del TICC Market a perseguirle come opzione per consolidarsi nei loro settori strategici. sono investitori fi nanziari bensì strategici. Cerchiamo infatti realtà che possano produrre con noi sinergie di carattere industriale. È infatti tangibile come le attività successive alle acquisizioni da noi concluse siano sempre caratterizzate da una volontà di integrare e mettere a fattor comune le reciproche competenze, nostre e delle aziende acquisite. Per la Divisione Industrie Service di TÜV Italia da lei diretta, quali sono le sinergie che in questo anno si sono realizzate con Bytest e quali le opportunità di mercato, anche a livello internazionale che, insieme, TÜV Italia e Bytest ritiene possano raccogliere e soddisfare? Bytest rappresenta molti degli aspetti evidenziati in precedenza, e le sue potenzialità per il nostro gruppo sono davvero molte. In azienda si respira un’elevata competenza tecnica, è tangibile la cooperazione tra i vari reparti e il rispetto tra i colleghi, e si comprende come il leitmotiv degli ultimi 20 anni in Bytest sia stato il costante reinvestire in competenze tecniche, in strumentazione e attrezzature. E questo riconoscimento si percepisce anche quando si visitano clienti di prim’ordine nel settore Aereospace ed in quello dell’energia. È chiaro che quando il focus è sostanzialmente sull’attività tecnica, la parte organizzativa, amministrativo/fi nanziaria e FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali procedurale passa in secondo piano, e questo crea la necessità di un interscambio costante con TÜV Italia per un progressivo cambiamento di approccio, per facilitare l’inserimento di Bytest nel gruppo. Ma questi punti critici possono essere considerati come vantaggi potenziali dal punto di vista strategico. In questo primo anno di attività abbiamo lavorato al fi ne di costruire basi concrete per lo sviluppo delle sinergie con Bytest, avvicinando due diverse culture aziendali, un lavoro indispensabile e da realizzare in modo sistematico e strutturato. Insieme ci siamo relazionati con alcuni clienti top, off rendo servizi complementari e commercialmente il risultato è stato ragguardevole. Infatti i servizi offerti da Bytest e dalla divisione Industrie Service di TÜV Italia sono fortemente complementari, e in teoria le sinergie dovrebbero essere automatiche. Entrambi forniamo servizi ad alto contenuto tecnologico nei settori dell’energia, oil&gas, aereospace ed automotive. Nel 2012 abbiamo lasciato che Bytest familiarizzasse con il nostro gruppo, abbiamo cercato di conoscerci meglio e di capire le reciproche potenzialità. Gli interventi organizzativi e di integrazione sono stati estremamente limitati in questo periodo. Quest’anno stiamo invece mettendo le basi per una maggiore integrazione e per la costruzione di importanti sinergie di natura strutturale. Con l’arrivo di Ettore Favia alla guida di TÜV Italia nel tardo 2012 il gruppo ha assunto una vocazione maggiormente industriale e mi aspetto che questa fase più “strutturata” in Bytest esprimerà molto presto risultati tangibili. In questa direzione va l’“extended meeting” di un tardo pomeriggio del giugno scorso, che ha coinvolto tutta la prima linea di management di Bytest e della divisione Industrie Service di TÜV Italia, in una attività di team building all’aperto con il chiaro obiettivo di fare gruppo. Per fare un esempio il team tecnicocommerciale di Bytest partecipa attivamente ormai da mesi ad un progetto di defi nizione strategica di gruppo promosso da Ettore Favia, che di Bytest è presidente. All’interno del progetto il loro contributo non si limita al settore ed ai clienti di Bytest bensì al nostro mercato nella sua interezza. Il risultato è ad oggi eccellente, ed è chiaro come riflettere insieme sulle reali necessità dei nostri clienti ed ascoltare le loro richieste sia propedeutico per presentarci sul mercato in modo armonico e vincente, permettendoci di sfruttare le forze di entrambe le strutture. Contatto: Gennaro Oliva [email protected] GENNARO OLIVA Conseguita la laurea in informatica inizia la sua carriera lavorativa in Magneti Marelli come Sales Engineer dove rimane qualche anno per passare poi in alcune multinazionali anglosassoni del settore dell’Information Technology, ricoprendo nel tempo posizioni apicali di sempre maggiore responsabilità. Nella prima metà degli anni 2000 entra nel settore del Conformity Assessment, prima come General Manager in Intertek Italia, divenendo poi Regional Manager Western Europe per Intertek Commercial & Electric. Prima di entrare in TÜV Italia nel gennaio 2010 fa una esperienza in Eurofins (Ente Notificato specializzato nel Food e Pharma) come Country Manager Italia. In TÜV Italia, oggi ha la responsabilità di coordinare le strutture di Industrie Service e Bytest nel nostro paese. Nel suo articolato percorso lavorativo ha maturato un’ampia e approfondita esperienza nelle acquisizioni di aziende. TÜV Italia Journal 21 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Controlli per comprendere, interpretare e spiegare le complessità 22 TÜV Italia Journal FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Dal 1982 il laboratorio pH effettua prove in ambito agroalimentare e per l’igiene industriale ed ambientale. Andrea Bargiacchi, fondatore dell’azienda ed oggi Responsabile del laboratorio e Laura Lombardini, Amministratore Delegato, raccontano come diversificando si può crescere. L a storia del laboratorio pH, iniziata nel 1982, corre parallela ai cambiamenti che il settore agroalimentare, e non solo, ha vissuto in questi ultimi trent’anni e alla storia personale di due persone, che nel laboratorio si sono identificate diventandone i registi del suo sviluppo e della sua diversificazione. Andrea e Laura, raccontate ai lettori della rivista, ciascuno dalla propria angolatura, le tappe salienti di questa sfida imprenditoriale di successo, che vi ha coinvolto professionalmente e personalmente? (Andrea Bargiacchi) pH ha compiuto da poco i trent’anni di attività e oltre all’occasione di festeggiare con i collaboratori il traguardo raggiunto è stato un momento per ripercorre le tappe che hanno segnato la nostra vita professionale e personale. Per un laboratorio, nato a Firenze nel 1982, per l’analisi degli alimenti, che già nel 1986 fece parlare di sé, per aver individuato il metanolo in alcuni vini posti in commercio, è sicuramente un risultato importante raggiungere la dimensione e la competenza attuale, perché riconosce l’idea e l’impegno di una vita, per me che ne sono stato il fondatore. Della società, di cui ricordo ogni momento, posso testimoniare sempre l’impegno a mantenere alta la professionalità e la capacità di stare al passo con i tempi, cogliendo le possibilità che il mercato ha offerto, prima nel settore food e poi nel settore ambientale e del food contact. (Laura Lombardini) Dopo 30 anni, pH si pone fra i primi laboratori nel panorama nazionale con i suoi 130 addetti, i suoi riconoscimenti (ben 650 prove accreditate), le sue certificazioni (9001, 14001, QS), i suoi modernissimi laboratori “stabili” (due sedi distinte per la parte Food e la parte No-Food & Environmental, con oltre 3000 m2 di superficie complessiva dedicata alle sole attività analitiche) e i suoi 6 laboratori “mobili” per le analisi on site. Le prospettive di estendere i servizi in ambito internazionale sono dunque ottime e il trend di crescita del fatturato vede, anche per quest’anno, l’obiettivo di raggiungere un indice a ben due cifre. Entrata in azienda nel lontano 1984 ho avuto l’opportunità di affiancare Andrea nel progetto di sviluppo aziendale. Quello che posso dire guardandomi indietro è che nonostante la crescita continua io e Andrea abbiamo sempre creduto nel lavoro di squadra e nel lavorare fianco a fianco con collaboratori capaci e preparati. Abbiamo condiviso con loro i momenti difficili, ma anche i risultati positivi, uniti tutti dalla passione e dall’entusiasmo che hanno reso questo percorso professionale anche un percorso di vita veramente avvincente. pH ha oggi specifiche competenze sia nei controlli per l’agroalimentare sia in TÜV Italia Journal 23 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali quelli per l’igiene industriale ed ambientali. Lo sviluppo di questa expertise, in settori apparentemente distanti, sono state generate da eventi di mercato e da opportunità di business legate al territorio nel quale il laboratorio è collocato, che pH ha saputo cogliere, ma che hanno richiesto investimenti in know how, strutture e macchinari. Come avete affrontato e gestito queste svolte che vi hanno permesso di costruire il successo del laboratorio? Quel che ci si aspetta da un manager a qualsiasi livello è la comprensione della complessità che lo circonda e quindi una buona capacità interpretativa. Negli ultimi anni il manager si è adeguato a cambiamenti sempre più veloci si è adattato ad ambienti in cui la competizione e l’incertezza seguono processi di amplificazione. Innovazione tecnologica, cambiamenti culturali, emergenze ambientali e conflitti sono ormai protagonisti nelle aspettative di ogni persona. Nasce allora un management che implichi un’organizzazione diff usa all’interno dell’impresa, capace di assecondare non solo i gusti e le esigenze del cliente, ma anche le aspettative implicite. I mercati delle analisi ambientali ed alimentari entro cui si pone pH sono sostanzialmente mercati maturi in cui è necessario posizionarsi in modo distintivo per crescere e creare valore. La competizione tra i laboratori prima, e la crisi poi, hanno portato ad una leggera flessione del prezzo delle analisi negli ultimi anni. Pur tuttavia il mercato Italia delle analisi non ha presentato per pH segnali di cedimento, ma anzi ha evidenziato per il triennio 2010-2012 un aumento di fatturato corrispondente ad un notevole aumento dei campioni analizzati. Anche il 2012 ha confermato il trend positivo di crescita, che ha motivato la necessità di ampliare gli spazi dei nostri laboratori. Per fronteggiare la concorrenza e l’aumento delle materie prime abbiamo investito in ricerca di metodiche analitiche che hanno condotto ad una riduzione dei costi di produzione in termini di materiali, ma anche di tempi di analisi. In quel momento appare chiara quale è la nostra posizione nei confronti del mercato: il cliente pH ci sceglie perché abbiamo tempi di risposta brevi, compatibili con i 24 TÜV Italia Journal loro tempi di produzione, perché off riamo un qualificato servizio di assistenza tecnica capace di soddisfare le domande tecniche dei nostri clienti ed infine perché off riamo un servizio di qualità ad un prezzo concorrenziale. Essere l’interlocutore giusto al momento giusto è importante, ma non è certamente il solo elemento che ha contribuito alla crescita della vostra organizzazione, che ha saputo dotarsi sia di tecnici competenti sia di accreditamenti, certificazioni, autorizzazioni e riconoscimenti, così da fornire ai clienti un servizio efficiente, professionale, indipendente, trasparente e riconosciuto da enti terzi. Ma cosa comporta per la struttura mantenere questi riconoscimenti nel tempo e quali ritenete siano le loro ricadute positive nei confronti dei vostri clienti? Essere certificati e accreditati, superare le qualifiche dei clienti più strutturati o partecipare ai circuiti interlaboratorio è un bel traguardo per la nostra struttura. Le 650 prove accreditate, le sue certificazioni (9001, 14001, QS) ed il personale dedicato, dall’assicurazione qualità all’assistenza tecnica scientifica sono sicuramente un impegno per una struttura come la nostra, ma è indispensabile portare avanti questo percorso virtuoso di “controllo e verifica” del nostro servizio, proprio per poter ampliare la “platea” dei clienti internazionali e accedere ad Albi fornitori o a Gare sempre più interessanti e impegnative. Le sfide del mercato non ci spaventano, ma siamo consci che nel panorama analitico italiano ed internazionale, solo le eccellenze potranno mantenersi vitali, emergere e proporsi al mercato in settori multidisciplinari. Analisi per la filiera dell’agroalimentare, per l’ambiente e l’igiene industriale e servizi tecnici: queste sono le tre aree in cui si divide l’attività di pH. Descrivete ai nostri lettori come i servizi del laboratorio rispondono alle attuali richieste provenienti dai vari settori dei vostri mercati di riferimento e come pesano sul vostro business? pH nasce storicamente nel comparto agroalimentare ed in questa area affonda le proprie radici. Il settore food in cui la nostra azienda si muove è costituito da tutta la fi liera alimentare, dalla produzione fino al commercio ed alla GDO. I nostri clienti sono oramai aziende di medie o grandi dimensioni quali aziende agricole, cooperative e consorzi di produttori ortofrutticoli, importatori esportatori di ortofrutta, aziende di produzione di IV gamma, industrie molitorie e cerealicole, aziende di confezionamento frutta secca, industrie conserviere, olearie e vinicole, dolciarie, mangimistiche, industrie dei surgelati, caseifici, latterie, salumifici e lavorazione carni, allevamenti ed industrie ittiche. Sicuramente nella fi liera agroalimentare il nome di pH è associato al monitoraggio dei pesticidi ed infatti esso rappresenta circa il 30% del fatturato analitico. Il settore ambiente di pH si occupa di pianificare, coordinare ed attuare servizi analitici di laboratorio, monitoraggi ambientali su matrici varie (rumore, vibrazioni, atmosfera, acque, rifiuti, suoli, CEM etc) emissioni convogliate in atmosfera, controlli FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali di conformità di gas medicinali. I nostri clienti sono società di ingegneria e progettazione, aziende di bonifica di siti contaminati, aziende petrolifere, multiutilities, impianti di depurazione, imprese di costruzione, aziende di produzione di gas medicinali. pH ha sviluppato negli ultimi anni nel settore analitico ambientale due servizi innovativi: le analisi eseguite in laboratorio mobile hanno portato in pochi anni ad avere 6 laboratori di questo tipo che operano su tutto il territorio nazionale. Il controllo della qualità dei gas medicinali, secondo Farmacopea Europea, ha condotto la nostra società a diventare leader indiscusso in Italia ed ad operare nei più grandi ospedali pubblici e privati del Nord Italia. L’attività di assistenza tecnica ai clienti come valore aggiunto alla lettura critica costruttiva dei risultati dei test da cui partire per successive valutazioni è un’attività dove la competenza dei tecnici di pH gioca un ruolo assai rilevante. Uomini e strumenti sono una combinazione indispensabile per l’industrializzazione del processo, dove gli uni non possono prescindere dagli altri per avere dati significativi da saper commentare ai clienti. Come si costruisce questa capacità interpretativa dei risultati da parte dei tecnici, che è alla base di quei servizi tecnici e di assistenza alla clientela di cui pH va orgogliosamente fiero? Valorizzare le risorse umane è sempre stato il nostro obiettivo. L’assistenza tecnica è sicuramente una delle figure per le quali il percorso formativo interno è sicuramente lungo. Si devono sviluppare conoscenze e competenze tecniche di assoluta importanza, ma si devono anche estrinsecare caratteristiche innate nella persona quali disponibilità, gentilezza, equilibrio oltre ad una buona capacità di resistenza allo stress. A questo va aggiunto l’aggiornamento continuo alla legislazione ed alle norme di riferimento. Insomma per la nostra assistenza tecnica gli esami non fi niscono mai per parafrasare il titolo di una commedia di Eduardo De Filippo. D’altra parte per pH è essenziale caratterizzare i propri servizi rispetto all’offerta del mercato e da sempre ha puntato sul fornire ai propri clienti un supporto ed un aiuto interpretativo del dato analitico. Uno dei fattori che ha permesso a pH di crescere è stata anche la vostra lungimiranza nel decidere di allargare la base societaria, in momenti diversi della vita aziendale, a professionisti specializzati, ma anche ad alcuni dipendenti, ottenendo un loro maggior interesse e responsabilizzazione nella loro attività lavorativa. Questo percorso non è frequente nelle imprese italiane e, guardando alla vostra esperienza, quali ritenete siano i presupposti affinchè questo allargamento giochi positivamente nello sviluppo di un’azienda? L’azienda è sempre stata prioritaria nelle nostre strategie: tutto quanto poteva produrre valore aggiunto, inteso come conoscenza, competenza, professionalità ha sempre attirato il nostro interesse provocando scelte che qualche volta possono TÜV Italia Journal 25 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali sembrare in controtendenza rispetto alla realtà imprenditoriale italiana. In ogni caso è essenziale per il bene aziendale creare un clima di estrema apertura e fiducia all’interno della compagine sociale, poiché solo l’armonia e la condivisione della politica aziendale possono generare sviluppo. I laboratori pH sono entrati nel gruppo TÜV SÜD con l’acquisizione dello scorso gennaio da parte di TÜV Italia. Per l’ente, posizionarsi sul mercato come fornitore di attività di testing anche al settore agroalimentare ed ambientale rappresenta un tassello strategico per creare sinergie con quelle ispettive e di certificazione, ed è in questo quadro che si colloca l’acquisizione di pH da parte di TÜV Italia. Quali sono invece le vostre motivazioni, quelle che vi hanno spinto e convinto ad entrare in un grande ente internazionale? Sono passati alcuni mesi dall’acquisizione durante i quali avete iniziato a porre le basi per l’integrazione tra le due aziende e per nuove prospettive del business. Quali sono per pH queste prospettive, sia in ambito nazionale che internazionale? Come dicevamo il far parte di un ente internazionale ed in particolare di un network di laboratori ci ha subito portato ad abbattere i confini. Adesso abbiamo scambi di informazioni con tutti gli altri colleghi nel mondo e quello che ci rende ancora più felici è la possibilità che ci viene data di essere un punto di riferimento all’interno del gruppo per l’attività di testing. Contatto: Laura Lombardini [email protected] pH da sempre ha avuto come obiettivo quello di travalicare i confini, di poter raggiungere mercati e business lontani. In un ottica di allargamento continuo dei propri orizzonti, di strategia globale, ma anche di condivisione di principi etici e d’impresa, di regole di business abbiamo trovato nel gruppo TÜV SÜD ed in particolare in TÜV Italia una forte intesa che ha proiettato pH in un ambito internazionale conferendo così alla nostra società una dimensione altrimenti impossibile da raggiungere. ANDREA BARGIACCHI Dopo il conseguimento della laurea in Chimica all’Università di Firenze e l’abilitazione alla professione, diventa consulente di varie industrie nel settore della sicurezza ambientale e della salute dei luoghi di lavoro. Nel 1982 è uno dei soci fondatori di pH di cui, nello stesso anno, è nominato Presidente del CDA e Direttore Generale. Parallelamente all’attività di Amministratore svolge consulenze per conto della FAO nell’ambito del piano “Tana Beles”, oltre ad essere inserito nell’elenco del Ministero degli Interni per il rilascio della certificazione “Prevenzione incendi”. Gli anni successivi, fino al gennaio 2013, lo vedono dal 1993 al 1997 Responsabile del Laboratorio pH e poi, oltre che Direttore Generale, anche Rappresentante della Direzione. Dopo l’acquisizione del gennaio scorso di pH da parte di TÜV Italia è nominato responsabile del Laboratorio. 26 TÜV Italia Journal LAURA LOMBARDINI Fiorentina, dopo la laurea in geologia e l’abilitazione alla professione, per un biennio si dedica alla ricerca presso il Dipartimento di Scienza della Terra dell’Università di Firenze, collaborando anche con studi di geologia. Nel 1988 entra in pH come tecnico di laboratorio, settore geopedologico. Da qui inizia la sua carriera professionale nel laboratorio del quale nel 1993 diventa membro del CDA. In quegli anni affianca all’attività professionale anche un’approfondita e vasta formazione tecnico/gestionale in ambito Qualità che le permette di diventare docente in corsi su argomenti ad essa correlati. Dal 1996 al 1998 è Sostituto del Responsabile Qualità del laboratorio, e nel 1997 ne diventa il Responsabile. È nominata Amministratore Delegato di pH nel 1995 e quindi, nel 2009, diventa l’Amministratore Unico. Dopo l’acquisizione del laboratorio da parte di TÜV Italia, nel gennaio 2013 è nominata Amministratore Delegato del laboratorio, uno dei due AD di pH. FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Chiarezza di obiettivi nel processo di acquisizione: un “must” Attilio Durantini, responsabile del settore Medical Health & Service dell’ente, spiega i nodi principali del processo di due diligence per l’acquisizione del laboratorio pH a cui ha attivamente partecipato insieme al team M&A di TÜV Italia e del gruppo TÜV SÜD. In TÜV Italia le attività per il settore agroalimentare sono gestite dalla business line FHB Food, Health and Beauty di TÜV SÜD Product Service, l’ente di certificazione di prodotto del gruppo. Nella ricerca e nelle successive trattative, quali sono le caratteristiche e l’expertise del laboratorio che hanno portato a identificare in pH il partner di TÜV Italia più adatto per sviluppare sinergie e aumentare l’awareness e la competitività dell’ente in un mercato, l’agroalimentare, così importante e distintivo per il nostro paese? L’acquisizione di pH è stata preceduta da un attento studio da parte della Divisione Product Service relativamente al settore della Food Safety a livello mondiale per tracciare le linee strategiche di approccio a questa sfida fuori dagli schemi soliti del mondo tecnico-industriale. Le risultanze dello studio hanno portato all’identificazione del settore testing e dell’area italiana come particolarmente interessanti. Non posso dire che da queste risultanze all’approccio con pH il passo sia stato breve. Certo è che nell’identikit del potenziale obiettivo di un’azione di Merge & Acquisition (M&A), un laboratorio di ottima reputazione, con personale e apparecchiature di alto livello e con un’attenzione particolare alle esigenze dei clienti portava dritto verso la splendida zona del Chianti a metà strada tra Firenze e Siena. Ho avuto modo di partecipare al progetto di acquisizione di pH S.r.l. in occasione della gestione temporanea a me affidata del settore FHB (Food, Health and Beauty) nel 2012, soprattutto perché si presentava come una sfida attraente e un’opportunità per conoscere un mondo e una realtà diversa da TÜV Italia Journal 27 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali quella medicale (Medical Health Services) alla quale storicamente appartengo. Le attività di M&A sono state condotte da un team misto composto dalla nostra “corporate” di Gruppo unitamente a personale TÜV Italia tra cui la Direzione, la funzione M&A, la divisione FHB ed altre funzioni corporate. Il mio contributo è stato principalmente finalizzato a curare i rapporti con i soci più rappresentativi di pH durante la fase centrale delle trattative. In particolare nella fase di chiusura dell’accordo ho poi avuto modo di lavorare attivamente con Gennaro Oliva, M&A manager locale, ed il nostro Amministratore Delegato Ettore Favia, nella risoluzione di problematiche che sembravano insormontabili, superando quegli ostacoli tipici che precedono la fase di chiusura di un accordo, durante la quale la minima incomprensione tra le parti può condurre in vicoli ciechi, dai quali poi uscire non risulta agevole. Soprattutto ho potuto constatare quanto possa essere difficoltoso investire in Italia per una società internazionale. Alla fine, però, penso ne sia valsa la pena visto che dal 2013, il gruppo TÜV SÜD vanta finalmente una presenza qualificata a livello europeo in ambito food testing, oltre ad essersi create condizioni certamente evolutive per il mercato, che richiede sempre maggiori certezze in un settore cruciale per la salute quale quello agro-alimentare. Durante questo primo semestre dalla firma dell’accordo di acquisizione si è lavorato per costruire basi comuni di approccio al mercato affinchè le prospettive possano diventare fatti concreti: quale è un primo 28 TÜV Italia Journal bilancio dal suo punto di vista? Nei primi mesi del 2013 sono state sviluppate importanti sinergie, non solo per il settore testing in ambito agro-alimentare ma anche per il laboratorio ambientale, che è parte integrante della struttura di pH. La rete commerciale di pH si è integrata alla perfezione nel mondo TÜV Italia e, come è giusto che sia, l’acquisizione si rivela ogni giorno un’opportunità di rivitalizzazione culturale. TÜV Italia sta diventando un gruppo veramente rilevante e presente in più settori sempre al top dell’offerta qualitativa. Benvenuti nel team ai colleghi di pH! Contatto: Attilio Durantini [email protected] ATTILIO DURANTINI Ha maturato le prime esperienze professionali nel settore industriale, in attività specifiche riferite, allora, al controllo Qualità e alla certificazione di prodotto. Nel 1992 entra nel gruppo TÜV SÜD, prima nel settore Consumer Products e, dal 1995 in poi, è impegnato a tempo pieno nel complesso settore Medicale. È qualificato Notified Body Auditor per TÜV SÜD Product Service e Lead Auditor TÜV Italia. Responsabile di un gruppo di esperti auditor della Business line Medical Health Services di TÜV Italia, nel 2012 ha gestito la transizione dell’attuale Business Line Food Health and Beauty verso la divisione Product Service. FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Etichettatura alimentare e laboratori TÜV Italia Journal 29 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali Le etichette alimentari e i controlli analitici indicati. L’esperienza dei laboratori pH per scoprire cosa si nasconde dietro l’etichettatura di un prodotto: dalla normativa di riferimento all’affascinante e delicato mondo delle analisi di prodotto. Negli anni, e con sempre maggior frequenza, l’etichettatura ha occupato un posto di primo piano nell’ambito della sicurezza alimentare e questo, non solo perché nel 2011 è stato emanato un nuovo Regolamento europeo che fissa le regole per l’etichettatura degli alimenti, o perché periodicamente rimbalzano le notizie di scandali alimentari che catalizzano l’attenzione su ciò che è scritto – o meglio non scritto – sulle etichette, ma anche perché assistiamo ad una sempre maggiore attenzione da parte del consumatore verso tutto ciò che acquista, tanto più quando si tratta di cibo. Le aziende alimentari sono fortemente consapevoli di dover tenere un approccio “consumer oriented”, e in questo l’etichetta può, e deve, avere un ruolo 30 TÜV Italia Journal centrale, diventando un importante veicolo di comunicazione e dialogo con il consumatore, uno strumento indispensabile per valorizzare il prodotto e differenziarlo dalla concorrenza. Non una semplice fonte di informazioni, dunque, ma un mezzo di comunicazione, tra aziende e consumatori. Ma cosa c’è dietro l’etichetta di un prodotto? Quale lavoro sta dietro quei piccoli spazi con numeri, elementi chimici e percentuali che quotidianamente ci passano sotto gli occhi mentre acquistiamo una scatola di pasta, un pezzo di formaggio o una confezione di biscotti? Chi lavora, assieme ai produttori, affinché le informazioni in etichetta diventino argomenti di comunicazione con il consumatore? Prima di rispondere a questa domanda facciamo un passo indietro accennando al regolamento UE 1169/2011, che si applicherà a decorrere dal 2014. Il regolamento UE 1169/2011 Il Regolamento UE 1169/2011 definisce la normativa relativa all’etichettatura dei prodotti alimentari, a cui tutti i paesi UE si dovranno allineare, avente come obiettivo fornire un’informazione corretta e trasparente sul prodotto, senza indurre in errore il consumatore relativamente alle caratteristiche dell’alimento acquistato, nella tutela degli interessi sia dei consumatori che dei produttori. Questo Regolamento prescrive che in etichetta debbano essere riportate obbligatoriamente alcune indicazioni, quali la FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali denominazione di vendita, cioè il nome commerciale del prodotto, gli ingredienti, il peso netto, il nome e la sede del produttore, il lotto di appartenenza, e se necessario, le modalità ed il termine minimo di conservazione del prodotto, oltre al numero delle singole unità contenute nella confezione ed eventuali istruzioni per l’uso. In aggiunta il Regolamento rende obbligatoria l’indicazione dell’eventuale presenza nel prodotto di allergeni come soia, frumento o uova, dandone evidenza grafica rispetto agli altri ingredienti, oltre a provvedere alla stesura di una dichiarazione nutrizionale. Proprio sotto questo aspetto, i laboratori pH hanno acquisito una notevole esperienza: il laboratorio, infatti, effettuando analisi nutrizionali, fornisce al produttore risultati che consentono la compilazione dell’etichetta in modo completo e corretto, così come la troveremo poi stampata sui prodotti in vendita. Prima della tabella nutrizionale, le analisi Il prodotto da analizzare entra nei laboratori pH sotto forma di campione e una volta numerato con apposito codice d’identificazione, viene trasferito dall’accettazione al reparto preparazione. In questo settore del laboratorio, che raccoglie tutti i prodotti alimentari che devono essere sottoposti ad analisi, il campione viene macinato, passaggio necessario per rendere omogeneo il prodotto da testare. La maggior parte delle analisi vengono svolte nel laboratorio bromatologico, dove si eseguono tutte le verifiche necessarie per la compilazione della tabella nutrizionale vera e propria che, secondo il Regolamento (UE) 1169/2011, deve obbligatoriamente indicare il valore energetico e i valori nutrizionali medi dell’alimento in quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. Il dato di ciascun componente deve essere fornito in forma percentuale e deve essere relativo a 100 grammi di prodotto e, su base volontaria, anche riferito alla singola porzione. In generale, tutte le analisi svolte in questo laboratorio, mirano ad “isolare”, attraverso una serie di misurazioni chimiche le componenti nutrizionali indicate in precedenza, così da quantificarle e poter poi calcolare il valore percentuale di ciascuna TÜV Italia Journal 31 FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali all’interno del prodotto. Accanto ai valori obbligatori, il regolamento prevede che il produttore possa scegliere – ed in Italia è frequente – di dare evidenza anche ad altri valori, come la quantità di fibre o di vitamine contenute nel prodotto. In generale, i produttori italiani hanno molto interesse ad indicare tutte le proprietà, non solo quelle cogenti; infatti, per molti di loro, è importante poter specificare quelle caratteristiche, come ad esempio il contenuto di fibra che, oltre a soddisfare la normativa, rappresentano una peculiarità del prodotto che gli conferisce un “plus” rispetto ad altri dello stesso segmento. Gli allergeni Le persone che soffrono di allergie e intolleranze alimentari sono in continuo aumento, con un’incidenza sempre più elevata nella prima infanzia. Gli alimenti che possono scatenare reazioni allergiche sono numerosi e anche quantitativi minimi di allergeni presenti nei prodotti possono essere sufficienti ad innescare una reazione allergica pericolosa e, non essendoci oggi cure definitive, una volta individuato l’allergene responsabile delle intolleranze, tutti gli alimenti che lo contengono vengono eliminati dalla dieta. Tuttavia, gli individui allergici possono essere inavvertitamente esposti agli allergeni a causa del fenomeno della Cross Contamination. Questo può avvenire quando, pur non avendo impiegato un determinato ingrediente allergenico nella produzione di uno specifico alimento, lo stabilimento di produzione ne fa utilizzo in altre linee produttive. Il contatto può causare quindi una contaminazione dell’alimento e quindi costituire un fattore di rischio per il soggetto allergico o intollerante. Per evitare questo rischio la legislazione comunitaria ha introdotto prescrizioni rigorose in materia di etichettatura, rendendo obbligatoria la messa in evidenza della sostanza “attraverso l’utilizzo di caratteri chiaramente distintivi dagli altri ingredienti elencati, per dimensione, stile o colore di sfondo”. Il reparto del laboratorio coinvolto in queste analisi è quello biomolecolare, dove il campione viene sottoposto alle analisi 32 TÜV Italia Journal per rilevare l’eventuale presenza di sostanze allergeniche. È importante evidenziare che, nella maggior parte dei casi, queste analisi non sono quantitative, ma qualitative, per cui non viene fornito alcun dato numerico o percentuale, ma viene fornita una dichiarazione sulle eventuali tracce di allergeni all’interno del campione analizzato. Le metodologie e gli strumenti per questo tipo di analisi sono molto sensibili e, in questo specifico settore, diversamente, ad esempio, dalle analisi bromatologiche, l’accreditamento ACCREDIA di queste prove è necessario e spesso indispensabile per poter operare. Infatti molti metodi di analisi non sono standardizzati e ufficiali, ma vengono messi a punto internamente ai laboratori, sulla base delle strumentazioni disponibili, e quindi occorre che siano validati attraverso un’ispezione da parte di ACCREDIA. Per pH un caso eclatante di come questa validazione sia importante è stata l’individuazione del glutine: infatti, solo successivamente all’accreditamento del laboratorio per l’effettuazione di analisi biomolecolari per l’individuazione del glutine, pH è stato riconosciuto e autorizzato anche dall’Associazione Italiana Celiachia. tari mediante la tecnica PCR real time, che analizza il DNA dei campioni. I claim nutrizionali Una volta concluse le analisi sul campione di prodotto, tutti i dati per poter stendere un’etichetta sono disponibili, e pH può inviarli al cliente. Prima, però, per completare il lavoro di etichettatura, occorre effettuare un’ultima verifica sulle corrette definizioni che possono accompagnare la denominazione del prodotto. Si tratta della verifica dei claim nutrizionali che, secondo il Regolamento CE n. 1924/2006 del 20.12.2006, modificato dal Regolamento UE n. 116/2010 del 9.2.2010, sono intesi come “qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà benefiche”. Obiettivo di questo Regolamento è quello di garantire la veridicità e la correttezza delle informazioni date al consumatore, al fine di evitare forme di pubblicità false o ingannevoli. Infatti, frequentemente, sul packaging dei prodotti si trovano indicazioni nutrizionali, come ad esempio “a basso contenuto di grassi”, “senza zuccheri”, “fonte di fibre”, “light”: queste indicazioni fanno riferimento Chi lavora, assieme all’azienda produttrice, affinché le informazioni in etichetta si trasformino davvero in comunicazione? Anche il recente scandalo della carne di cavallo può essere ricondotto ad un problema di etichettatura, avendo messo in evidenza alcune criticità riferibili proprio alla tracciabilità e all’etichettatura della carne nella catena di fornitura. Non inserire un ingrediente sull’etichetta, infatti, costituisce un caso di frode alimentare; per questo, a seguito di questo recente episodio il laboratorio biomolecolare di pH ha messo a punto una metodologia per rilevare e, in questo caso anche quantificare, la carne di cavallo nei prodotti alimen- alla presenza o all’assenza in un determinato prodotto di una certa quantità di principi nutrivi, ad es. “a basso contenuto di grassi” significa <3 g grasso/100 g prodotto, “Senza zucchero” significa <0.5 g zuccheri/100 g prodotto, etc.. I claim nutrizionali sono dunque degli slogan che spesso accompagnano le immagini pubblicitarie sul pack del prodotto e che, generalmente, mirano ad enfatizzare una sua data proprietà positiva. Ma ogni indicazione nutrizionale deve essere convalidata da analisi nutrizionali che attestano FOCUS: Test Made in Italy: i laboratori TÜV Italia per vincere sui mercati globali la reale e significativa presenza di una data sostanza nutritiva, e deve essere formulata conformemente alla normativa Comunitaria. La carta d’identità del prodotto A questo punto l’etichetta, a ragione definita “carta d’identità del prodotto”, è pronta per essere stampata e apposta sul prodotto finito. Solo grazie all’etichetta il consumatore può conoscere la composizione di un prodotto alimentare, valutarne la qualità e stabilirne la convenienza. Alcune indicazioni presenti in etichetta, inoltre, sono importantissime per tutelare la salute dei consumatori. Nei casi di allarmi alimentari, il lotto di appartenenza, ad esempio, permette una rapida identificazione e rintracciabilità di tutti i prodotti appartenenti a quel lotto e quindi potenzialmente pericolosi per la salute, consentendo così l’immediata localizzazione e il ritiro dal mercato, come è avvenuto qualche tempo fa con le “mozzarelle blu” tedesche oppure, nel caso di persone soggette ad allergie o intolleranze, che grazie all’indicazione chiara e precisa circa la presenza di sostanze allergeniche negli alimenti possono con serenità acquistare e consumare un prodotto senza rischi per la loro salute. Per ogni consumatore, dunque, leggere e comprendere l’etichetta di un alimento significa poterne capire l’origine, la natura e la qualità delle sostanze utilizzate nella sua produzione, conoscere le modalità di consumo più corrette e il tempo esatto di conservazione del prodotto. Insomma, grazie all’etichetta il consumatore traccia una vera e propria “identità” del prodotto, potendo così orientare le sue scelte alimentari in maniera consapevole e adeguata. Contatto: Elisabetta Silvestrini [email protected] TÜV Italia Journal 33 TÜV SÜD Storie Acquisizioni: il punto di vista di Giampaolo Aloisi, Chief Financial Officer di TÜV Italia Abbiamo visto come le acquisizioni significhino crescita in termini di personale, fatturato, sinergie ed opportunità. Oggi TÜV Italia è, con le controllate, una realtà che di recente ha visto raddoppiare il fatturato ed il numero degli addetti determinando accresciute complessità e, certamente, la necessità di prestare maggiore attenzione ai rischi ed al controllo finanziario. È su questi presupposti che si inserisce l’ingresso in TÜV Italia di Giampaolo Aloisi con il ruolo di CFO, una figura nuova nell’organigramma ma necessaria per contribuire, insieme al management, al governo di questa nuova fase della società. Domandiamo direttamente al dott. Aloisi le sue priorità ed i suoi obiettivi. 34 TÜV Italia Journal Un’esperienza professionale maturata in settori che vanno dalla finanza ai prodotti di consumo: quali sono le sfide che l’hanno convinta ad entrare in TÜV Italia e i suoi obiettivi a breve termine? Innanzitutto, il gruppo TÜV SÜD è una realtà internazionale con dinamiche e processi consolidati, con una struttura solida ed ambiziosi processi di crescita. Sono questi i necessari presupposti che consentono ad un professionista, in qualunque settore operi, di esprimere al meglio le proprie potenzialità. A tutto questo aggiungiamo le peculiarità del Gruppo in Italia, da lei sapientemente descritte, ed otteniamo il giusto mix di complessità e possibilità di sviluppo che mi hanno spinto ad accettare con entusiasmo l’offerta del Gruppo. Gli obiettivi a breve termine che mi prefiggo di raggiungere sono legati alle recenti acquisizioni. Le maggiori difficoltà si riscontrano infatti nei momenti immediatamente successivi alla conclusione del “deal”. Le aziende acquisite dovrebbero integrarsi gradualmente non solo da un punto di vista tecnico-organizzativo, ma anche dal punto di vista del clima e della cultura aziendale, ai valori propri dell’acquirente. Cercheremo, pertanto, di guidare il processo di integrazione delle controllate TÜV SÜD Storie per ottimizzarne la redditività operativa ed incrementarne i flussi di cassa secondo gli standard del Gruppo TÜV SÜD. Parimenti importante per il mio ruolo sarà fornire il massimo supporto al management per l’implementazione, all’interno della nuova struttura corporate già in costruzione, di una solida piattaforma di servizi integrati alle linee operative. I cosidetti “shared services”. In questo numero della rivista si parla frequentemente di acquisizioni e nella sua carriera professionale ha in più occasioni promosso e partecipato a queste operazioni. Spiega ai nostri lettori il ruolo degli advisor ed i passaggi più significativi di questi accordi? Gli advisor forniscono un supporto indispensabile nelle attività di M&A, che possono interessare tutto il processo od una parte di esso. In generale, identificata una società interessante per il potenziale acquirente, l’advisor gioca un ruolo fondamentale nella defi nizione di un range di valore di acquisto/cessione che, tuttavia, potrà differire anche considerevolmente a seconda di molteplici fattori. Defi nito il valore della transazione, che non dovrà discostarsi sensibilmente da quello identificato nella fase di valutazione, esso è poi confermato dall’analisi qualiquantitativa delle informazioni che ne hanno determinato la quantificazione ed è a questo punto che inizia la cosiddetta “due diligence”, solitamente di natura fi nanziaria e legale. Conclusa questa fase la transazione può essere fi nalizzata con il “closing” dell’operazione ed il pagamento del corrispettivo. Questa sintetica descrizione si riferisce ai passaggi più significativi delle operazioni di acquisizione ma occorre sottolineare che, talvolta, esse non si riducono a step standardizzati, ma dipendono, ed anche in modo considerevole, dall’interesse degli attori in gioco a concludere la cessione per motivazioni non sempre necessariamente economico fi nanziarie. Contatto: Giampaolo Aloisi [email protected] GIAMPAOLO ALOISI Quarantenne, abruzzese, dopo la laurea in Economia alla Cattolica di Milano inizia il suo percorso professionale in consulenza entrando come Auditor in Deloitte, dove rimane circa un triennio. Si sposta successivamente in una dinamica banca d’affari quotata presso la Borsa di Milano dove ha modo, come advisor, di misurarsi anche con quegli aspetti di mercato, economici e finanziari propri delle acquisizioni, un’esperienza pluriennale in un settore vivace, dove ha modo di instaurare rapporti ad alto livello e creare un patrimonio di relazioni anche in ambiti internazionali. Nel 2004 entra in Dorchester, gruppo con interessi in diversi settori, fra i quali quello immobiliare e degli hotel di lusso, proprietario a Milano del prestigioso Principe di Savoia di cui ne diventa Financial Controller. Un’esperienza nuova, sfidante e complessa, in un settore particolare dove ha la possibilità di estendere la sua esperienza professionale anche alle dinamiche della gestione dei processi, sempre in un’ottica di creazione di valore. Nel 2007 entra come Direttore Finanziario in Sony Pictures Television, filiale italiana della divisione Entertainment del colosso giapponese, produttore di musica, film e giochi. Professionalmente è l’occasione per entrare nelle dinamiche di un mercato giovane che crea mode e nuovi consumi, ma obbligato ad affrontare le problematiche legate alla crisi. Rimane in azienda come CFO sei anni, lasciandola per entrare in TÜV Italia. TÜV Italia Journal 35 TÜV Italia News TÜV Italia, Bytest e pH insieme a OMC 2013: un successo in termini di contatti e di business In programma a Ravenna dal 20 al 22 marzo, questa undicesima edizione della Offoshore Mediterranean Conference, manifestazione destinata alle aziende che operano nell’oil&gas ha visto 570 espositori ed oltre 13700 visitatori, numero che rappresenta un incremento di oltre il 30% rispetto a quelli dell’edizione precedente. Questo successo è anche quello della partecipazione di TÜV Italia all’evento: ospiti numerosi allo stand, con un’alta percentuale di rappresentanti di aziende straniere e di gruppi multinazionali con attività nel nostro paese, e non solo. La presenza all’evento è stata l’occasione per rinsaldare contatti già in essere e mettere le basi per nuove opportunità di business, non solo per TÜV Italia ma anche per i laboratori Bytest e pH, recentemente acquisiti dall’ente e presenti allo stand, per proporre al mercato, e non solo a quello dell’oil& gas, servizi sinergici che soddisfano richieste nell’ambito dei test sui materiali, dell’igiene ambientale e nelle attività ispettive e certificative. pH e TÜV Italia presentano a TUTTOFOOD i loro servizi per le aziende dell’agroalimentare Bilancio positivo per la partecipazione di TÜV Italia e pH alla quarta edizione di TUTTOFOOD, evento tenutosi dal 19 al 22 maggio alla Fiera di Milano, che ha visto un incremento del 25% nel numero dei visitatori rispetto all’edizione del 2011 e che, forte di queste performance, già guarda al 2015 e alla partnership con l’EXPO, il cui slogan è proprio “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Per TÜV Italia e pH, che hanno partecipato insieme e per la prima volta all’evento, dove hanno presentato i loro servizi certificativi e di prova, il consuntivo è in linea con i numeri descritti in precedenza: numerosi i contatti con aziende e buyer delle grandi catene della GDO, anche straniere, ma soprattutto qualificati, a conferma della vivacità del settore agroalimentare italiano, una nota positiva in un momento economico non facile per il nostro paese. [email protected] TÜV ITALIA ne [email protected] - [email protected] TÜV Italia & Certha per l’accesso al credito delle PMI È stato siglato da TÜV Italia un accordo con Certha, società licenziataria del metodo di valutazione quali/quantitativo gestionale delle PMI, studiato e definito dal Prof. Fabrizio Fiordiliso, docente di Economia degli Intermediari Finanziari presso la Seconda Università degli Studi di Napoli. Tale accordo permette alle PMI di avere una via privilegiata nell’accesso al credito tramite la Banca Popolare di Ancona e Confidi Regione Campania, oltre ad ulteriori agevolazioni sia nei tempi di risposta che nelle condizioni economiche applicate. La sinergia tra TÜV Italia, Certha, Banca Popolare di Ancona e Confidi Regione Campania ha l’obiettivo di dare un’ulteriore possibilità alle PMI di ottenere una valutazione più approfondita dell’azienda, valutazione che permette loro di avere più chance nell’accesso al credito. Ulteriori vantaggi derivanti dall’utilizzo di questo servizio riguardano la possibilità di verificare i punti di forza e di debolezza dell’azienda per il miglioramento continuo della gestione della stessa, evidenziare le eccellenze aziendali che spesso 36 TÜV Italia Journal sono trascurate e poter applicare la procedura di “override”, un processo di valutazione del rating elaborato sul peculiare fattore di rischio legato alle attività delle PMI italiane, per il miglioramento del merito creditizio da parte della banca. Il sistema proposto da Certha è regolamentato all’interno di un documento denominato “Disciplinare per un approccio innovativo per la valutazione qualitativa e quantitativa delle PMI”. Il servizio prevede un’attività di analisi finalizzata alla raccolta di informazioni significative sullo stato di salute dell’azienda effettuato da personale qualificato della società. Il risultato dell’analisi è una valutazione di “scoring” emessa da Certha e validata con un’attestazione da TÜV Italia come organismo accreditato di terza parte, che verifica la corretta applicazione del disciplinare. [email protected] TÜV Italia News TÜV Italia accreditato per la Direttiva 2000/14/CE (Rumore) In pH il Global Management Meeting Food Health & Beauty Per macchine ed attrezzature mobili o semoventi utilizzate all’aperto come decespugliatori, seghe, motoseghe, betoniere, tagliaerba, tosaerba, carrelli elevatori, veicoli per trasporto rifiuti etc, e comunque per tutte quelle per le quali è stabilito un valore limite del livello di potenza sonora emesso, i produttori devono garantirne il rispetto, definito dalla Direttiva 2000/14/CE, che fa riferimento all’“Emissione acustica ambientale delle macchine ed attrezzature destinate a funzionare all‘aperto“. Entrata in vigore il 3 luglio 2001, è diventata obbligatoria dal 2 gennaio 2002, ed è stata recepita nel nostro paese con il D.lgs 262 del 4 settembre 2002. La Direttiva impone che queste macchine e attrezzature debbano essere sottoposte ad un processo di certificazione e TÜV Italia, essendo ente notificato, ed avendo ottenuto l’accreditamento da ACCREDIA per la 2000/14/CE (Direttiva Rumore), oltre ad eseguire le prove presso il laboratorio di acustica, inserito nella struttura dei laboratori di Scarmagno, rilascia anche la certificazione rispetto a questa Direttiva. PH ha ospitato l’11 e 12 marzo il primo FHB Global Management Meeting di TÜV SÜD. A fare da sfondo all’incontro, a cui hanno partecipato gli staff dei laboratori del Gruppo in India, Cina, Singapore, Brasile, Germania ed Italia, la splendida cornice del Chianti fiorentino. Nella due giorni di lavori i tecnici presenti si sono confrontati, coordinati da Ishan Palit e Murat Akcay, rispettivamente CEO Divisione Product Service e Global Vice President FHB del gruppo TÜV SÜD. In quell’occasione Ettore Favia, Amministratore Delegato di TÜV Italia, ha presentato la strategia che la filiale italiana del gruppo sta adottando nel mercato food, sicuramente maturo dal punto di vista analitico, ma pronto ad affrontare la sfida della globalizzazione. L’evento ha avuto la sentita e coinvolta partecipazione dei responsabili delle varie strutture, nell’ottica di consolidare il network di laboratori mondiali del Gruppo e ottimizzare le sinergie tecniche e commerciali, attraverso attività di benchmarking e di partnership fra i vari team. pH, come sottolineato da José A. Via, Amministratore Delegato del laboratorio italiano, ha una lunga esperienza nei settori microbiologico, biomolecolare, chimico bromatologico, chimico residui, sensoriale e food contact. Grazie alla sua capillarità sul territorio, potrà adesso assistere i clienti non solo con il servizio di testing, ma anche recependo le richieste derivanti dal commercio nei paesi “BRIC” e nel mondo intero. Viceversa, la riconosciuta competenza di pH, consentirà al Gruppo di potenziare servizi di eccellenza come, ad esempio, le analisi sul DNA nel settore food, che tanto hanno fatto discutere per il recente scandalo della carne equina. Al termine dell’incontro pH ha ringraziato i presenti al meeting: Ishan Palit, Murat Akcay, Ettore Favia, David Cheong, Kok Yoong Chong, Pankaj Jaiminy, Pablo Molloy, Thorsten Steinhübel, Bernd Roesner, Attilio Durantini e Raffaella Santoro per il loro contributo alla riuscita del meeting. silvano. [email protected] news A Dealer Day il punto sull’andamento della distribuzione nel settore auto e le prospettive Per TÜV Italia, presente al tradizionale appuntamento veronese con la Divisione Auto Service, che al settore propone un’ampia gamma di servizi tecnici con particolare riferimento a perizie, gestione sinistri, taratura strumenti e logistica trasporti, è stata l’occasione per rinsaldare i rapporti con gli operatori del settore e le case automobilistiche presenti alla manifestazione, che negli spazi della Fiera di Verona hanno presentato nuovi modelli e i loro servizi destinati ai clienti finali e alle loro reti di vendita, rappresentate all’evento da oltre 1800 dealer. Uno dei momenti clou della manifestazione è stata la presentazione dei risultati di DealerSTAT, il survey promosso dagli organizzatori della manifestazione sulla soddisfazione dei concessionari, che vuole monitorare le relazioni tra le case automobilistiche e le rispettive reti, indagine a cui partecipano i principali brand del settore auto presenti nel nostro paese e i loro dealers. L’edizione 2013 della manifestazione non ha nascosto le difficoltà che il settore sta attraversando, ma anche un cauto e realistico ottimismo per il futuro, da verificare durante il prossimo Dealer Day, fissato per maggio 2014. [email protected] [email protected] TÜV Italia Journal 37 Le attività di TÜV SÜD Passione "celestiale" È alta 22 metri e ha 2452 staffe: la più alta parete di arrampicata di Amburgo non si trova all’interno di un edificio. La troverete, piuttosto, sulla torre della Chiesa di Martin Lutero ad Amburgo - Iserbrook. Ma come e a chi è mai venuta in mente l’idea di installare un impianto sportivo in un luogo di culto? “L’arrampicata è sempre stata una parte dei nostri programmi ludici per i giovani” – spiega il pastore Bernd Neumann – “Negli ultimi 10 anni, ci siamo spinti fi no alle montagne di Rhön e di Harz per svolgere questa attività. Ora abbiamo tutto quello che ci serve qui vicino”. L’impianto di arrampicata è composto da quattro percorsi con vari gradi di difficoltà. I costruttori hanno montato le staffe, appigli artificiali per percorrere la salita di ciascun percorso, e le pulegge per le funi. Al termine, TÜV SÜD Product Service ha ispezionato il lavoro per determinare se tutto fosse stato fatto nel rispetto delle norme di sicurezza. “Un tecnico del gruppo TÜV SÜD ha attentamente esaminato tutti i materiali utilizzati e la loro capacità a resistere alle sollecitazioni” – dice Neumann. L’impianto ha una portata di 800 kg, il che significa che nello stesso momento possono salire più persone. “Questa attrazione permette alla nostra comunità di rinnovarsi, costituendo un’opportunità per la chiesa di consolidarsi come centro di aggregazione e integrazione”. [email protected] 38 TÜV Italia Journal Le attività di TÜV SÜD TÜV Italia Journal 39