Aumenta la rilevanza internazionale della Cina
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Aumenta la rilevanza internazionale della Cina
Pubblicazione riservata agli investitori professionali La visione degli esperti di NN IP sugli sviluppi economici e di mercato Maggio 2016 Spotlight La view di Marcin Adamczyk, Lead Portfolio Manager delle strategie EMD in valuta locale di NN Investment Partners, sulla Cina e sull’apertura del mercato obbligazionario onshore cinese Aumenta la rilevanza internazionale della Cina La Cina è sempre stata uno dei pilastri dell’investment case basato sul debito dei mercati emergenti (EMD), essendo il principale driver di crescita non solo dell’universo emergente, ma del mondo intero, e sta diventando sempre più rilevante nello scenario internazionale grazie alla prospettiva di una maggiore accessibilità del mercato obbligazionario locale agli investitori stranieri. Quando gli ultimi dettagli saranno stati chiariti, ci aspettiamo che la Cina entrerà a far parte dei maggiori benchmark a reddito fisso, attirando nuovi flussi di capitale. Il mercato obbligazionario cinese è enorme: secondo le stime correnti, entro il 2020 il segmento onshore dovrebbe raggiungere i 100.000 miliardi di RMB (circa 1516.000 miliardi di dollari), diventando il secondo maggiore mercato obbligazionario al mondo dopo quello statunitense. Alle dimensioni attuali, si trova già al terzo posto per dimensioni, subito dopo il Giappone. Le politiche cinesi al vaglio della comunità degli investitori Il progetto di apertura del mercato obbligazionario locale agli investitori stranieri rappresenta una nuova pietra miliare nel processo di liberalizzazione del conto capitale della Cina. Questo sviluppo coincide con una fase di maggiore scrutinio delle politiche economiche cinesi da parte della comunità degli investitori, in quanto la Cina rappresenta uno degli ultimi motori di crescita da cui dipende il mondo intero e sta diventando sempre più importante sui mercati finanziari globali. La decisione delle autorità cinesi, nell’agosto 2015, di modificare il meccanismo di formazione del tasso di cambio e svalutare il renminbi – e l’incapacità di rassicurare i mercati in merito al carattere di eccezionalità di questo intervento – hanno inciso negativamente sui livelli di fiducia. Negli ultimi anni i capitali stavano già defluendo dal paese a causa dell’indebolimento del quadro ciclico, ma la svalutazione a sorpresa ha accelerato questo processo. Punti chiave Le politiche economiche cinesi sono oggetto di attento scrutinio da parte della comunità degli investitori. Contestualmente al processo di liberalizzazione del tasso di cambio e dei mercati dei capitali, per avere una crescita sostenibile nel lungo periodo la Cina deve affrontare anche le questioni strutturali che riguardano l’economia, in particolare l’eccesso di capacità e i livelli di indebitamento. Le autorità cinesi sono determinate a raddoppiare il PIL del 2010 entro il 2020. Per raggiungere questo obiettivo, la Cina sta adottando politiche monetarie e fiscali accomodanti che dovrebbero concedere al paese più tempo per affrontare le questioni strutturali. Recentemente la Cina ha annunciato una significativa espansione della partecipazione straniera al suo mercato obbligazionario locale, che grazie a una rapida crescita è già diventato il terzo mercato obbligazionario al mondo, alle spalle di Stati Uniti e Giappone. Nella storia della Cina, questo è uno dei passi più significativi verso la liberalizzazione del mercato dei capitali. Oltre ad accrescere la flessibilità degli investimenti esteri nel mercato obbligazionario interno, questa espansione probabilmente innescherà un sensibile aumento degli investimenti di portafoglio stranieri. La Cina diventerà quindi un mercato obbligazionario emergente mainstream e non potrà più essere ignorata in una prospettiva obbligazionaria globale. NN Investment Partners accoglie con grande favore l’apertura del mercato obbligazionario locale cinese e le opportunità di investimento che ne deriveranno. Con l’abbattimento intenzionale del muro che circonda il sistema finanziario cinese, probabilmente saranno attuate nuove riforme. A titolo d’esempio, solo pochi mesi dopo l’aggiustamento a sorpresa del regime valutario lo scorso agosto, la Cina ha impresso un’ulteriore svolta alla propria politica valutaria sganciando il renminbi dal dollaro USA per ancorarlo a un paniere di valute. Questi cambiamenti sono stati realizzati dopo che la Cina aveva chiesto e ottenuto che la sua valuta entrasse a far parte dei diritti speciali di prelievo (DSP) del FMI. Ma gli investitori, non avendo una chiara idea delle intenzioni dei responsabili politici e interpretando la svalutazione come un atto di partecipazione alla guerra valutaria, hanno venduto la valuta cinese causandone l’indebolimento. La debolezza del dollaro facilita il ribilanciamento All’inizio dell’anno abbiamo osservato la continuazione di questo trend. Il deprezzamento del renminbi rispetto al dollaro è proseguito, con ripercussioni che dalla Cina hanno contagiato il resto del mondo emergente e l’asset class EM in generale. A metà gennaio siamo scesi ai minimi: avevamo previsto una svolta dei mercati, ma non così imminente. www.nnip.com Publication for professional investors Marcin Adamczyk Marcin è Lead Portfolio Manager delle strategie Emerging Market Debt in valuta locale e Coportfolio Manager delle strategie EMD miste di NN Investment Partners. Da allora, gli sviluppi macroeconomici globali hanno in parte facilitato il processo decisionale delle politiche cinesi. In primo luogo la Fed, che ha assunto un orientamento più dovish, mentre la BCE e la Bank of Japan hanno adottato nuove misure di allentamento. Anche la People’s Bank of China (PBoC) ha portato avanti la sua politica accomodante, tagliando il tasso di riferimento e il coefficiente di riserva obbligatoria. Questi sviluppi, insieme al dibattito nato in seno al G20 a inizio d’anno sull’inopportunità di scatenare una guerra valutaria, hanno creato un contesto in cui il chiaro trend di rafforzamento del dollaro si è potuto concludere. Da allora il dollaro si è indebolito in termini ponderati per gli scambi commerciali, facilitando notevolmente le decisioni di politica valutaria delle autorità cinesi. Ovviamente, la Cina può mantenere la propria valuta stabile rispetto al dollaro, il che significa che in un contesto di indebolimento del dollaro contro la maggior parte delle altre valute anche il renminbi si indebolirà in termini ponderati per gli scambi commerciali. Questo consente un ribilanciamento più regolare del tasso di cambio. Poiché la maggior parte degli osservatori segue ancora il cambio renminbi-dollaro, l'indebolimento del renminbi rispetto alle altre valute non causa altrettanta incertezza sui mercati globali, né interessa l’uomo della strada cinese o innesca fughe di capitali. May 2016 capacità, concentrato sostanzialmente nelle imprese industriali tradizionali dei settori carbone, elettricità, acciaio e tessili, comporta una serie di problemi, tra cui le persistenti pressioni deflazionistiche, il calo della redditività e l’aumento delle perdite, in particolare per le aziende pubbliche dove la questione è più rilevante. La risoluzione del problema dell’eccesso di capacità, che dovrebbe a sua volta sostenere il potenziale di crescita a lungo termine della Cina, richiede l’impegno delle autorità a realizzare le riforme sul lato dell'offerta e un focus sulle misure di rilancio della produttività. I capitali devono essere impiegati dove la produttività è ancora positiva, apportando invece dei tagli dove rimane bassa. Inoltre è necessario ridurre anche i livelli delle scorte. Nelle città di minori dimensioni, per esempio, si nota un forte accumulo di proprietà immobiliari invendute da smaltire. Strettamente legato al problema dell’eccesso di capacità è il problema dell’aumento dell’indebitamento, accompagnato dal rischio di una potenziale crisi del debito. Gli stimoli fiscali hanno contribuito all’impennata del credito privato complessivo da USD 4.200 miliardi a fine 2007 a quasi USD 20.000 miliardi nel 2015. Il settore corporate cinese è uno dei più indebitati al mondo, con un debito in circolazione che ha superato il 130% del PIL nel terzo trimestre del 2015. Indebitamento cinese in netto aumento negli ultimi anni Forte impegno verso gli obiettivi di crescita Per quanto riguarda l’economia, vi è un chiaro focus sulla stabilizzazione della crescita. Nel 2012 i responsabili politici cinesi hanno annunciato l’obiettivo di raddoppiare il PIL e il reddito pro capite del 2010 entro il 2020, confermandolo nel piano quinquennale dello scorso anno. Per raggiungere questo livello di PIL sarebbe necessaria una crescita media del 6,5% all'anno nei prossimi anni. Durante il mio recente viaggio di ricerca in Cina ho notato che l’impegno dei responsabili politici verso questo obiettivo di crescita è molto forte. Le autorità faranno tutto il necessario per assicurare che i target siano raggiunti e hanno già adottato una politica monetaria espansiva che implica un tasso di crescita del credito prossimo al 20%. Anche la politica fiscale è alquanto accomodante, con effetti già evidenti nei dati pubblicati. A seguito dell’aumento della spesa per infrastrutture all’inizio dell’anno, per esempio, la produzione di elettricità e gli utili industriali hanno subito un’impennata. D’altro canto, i prezzi delle abitazioni hanno evidenziato una netta ripresa, forse potenzialmente eccessiva in alcune città maggiori, di conseguenza le società di costruzioni hanno avviato nuovi cantieri. Adesso è il momento di attuare le riforme strutturali La questione, adesso, è se le autorità saranno in grado di guadagnare abbastanza tempo da riuscire ad attuare le necessarie riforme sul fronte dell’offerta. In Cina i principali timori strutturali riguardano l’eccesso di capacità e lo smisurato livello di debito. L’eccesso di Consumatori Piccole imprese Medie e grandi imprese Governo locale Governo centrale Indebitamento complessivo Fonte: BNP, BAML, JP Morgan Asset Management. Dati a giugno 2015 La Cina ha urgentemente bisogno di affrontare questi problemi strutturali che pesano sull’economia, ma spesso, quando c’è in gioco la crescita, l’attuazione delle riforme sembra diventare meno urgente e questo solitamente ha un costo nel breve periodo. Almeno per altri uno o due trimestri, i dati cinesi dovrebbero rimanere relativamente solidi grazie alle politiche di stimolo adottate. Questo sosterrà notevolmente i flussi di capitale, così come la precedente debolezza della crescita cinese è stata una causa determinante dei deflussi. Stiamo già osservando una diminuzione dei flussi in uscita, ormai quasi in equilibrio con quelli in entrata. Il rischio di un errore di politica è diminuito (per il momento) Nel complesso, possiamo dire che in Cina la stabilizzazione della 2 Publication for professional investors crescita economica, del cambio con il dollaro e dei flussi di capitale stia effettivamente riducendo il rischio di un errore di politica rispetto alle previsioni di inizio anno. A questo punto, consideriamo la situazione cinese un'ancora per l'asset class EMD e anche per la propensione al rischio globale. Probabilmente, ciò è già scontato dai mercati. Ormai è quasi una view di consenso che nel breve periodo il rischio di errori nelle scelte politiche cinesi sia diminuito. Quindi il rischio di coda è stato messo da parte, ma resta ancora da vedere se la Cina farà quello che ha promesso. Alcuni sostengono che la Cina stia usando metodi ‘vecchia maniera’ per stimolare l’economia, il che in realtà farà aumentare i livelli di indebitamento e il rischio di un hard landing nel lungo periodo. Eppure è difficile affrontare le questioni strutturali quando la marea ciclica è contraria. La Cina deve quindi occuparsi anzitutto della parte ciclica, e poi dobbiamo confidare che le autorità faranno tutto il necessario sul fronte delle riforme economiche. Comunque, è pur vero che la Cina ha i mezzi per comprarsi il tempo necessario ad attuare le riforme. Con un avanzo delle partite correnti del 3% e riserve in valuta estera per USD 3.000 miliardi, la Cina dispone ancora di sufficienti munizioni per contrastare la fuga di capitali, soprattutto se si considera che il paese può restringere i canali di deflusso piuttosto rapidamente. Avere la capacità di forzare uno stato di calma, anche se artificiale, è una condizione molto importante per qualsiasi processo di riforma. La libera circolazione dei capitali da e verso la Cina La riduzione dell'eccesso di capacità e dei livelli di indebitamento sono ovviamente importanti questioni strutturali da affrontare per sostenere la crescita cinese nel lungo periodo. Un’altra riforma riguarda la liberalizzazione della valuta e l’apertura del conto capitale. Al fine di attrarre più capitali esteri verso il paese, la Cina vuole aprire completamente il mercato obbligazionario onshore agli investitori stranieri. Nella storia della Cina, questo è uno dei passi più significativi verso la liberalizzazione del mercato dei capitali. Le autorità cinesi sono consapevoli che i capitali continueranno a defluire dal paese. Gli investitori locali vogliono diversificare gli investimenti, oppure assumere una copertura contro il rischio valutario o il rischio commerciale. Da un lato, le autorità devono gestire la ciclicità di questo processo, mentre dall’altro vogliono creare un meccanismo che controbilanci i deflussi. Ed è naturale aspettarsi che i flussi globali di portafoglio siano coinvolti in questo grande mercato. Alla fine del 2015, con circa USD 7.500 miliardi di obbligazioni in circolazione, il mercato obbligazionario onshore cinese si collocava al terzo posto per dimensioni a livello mondiale, davanti a quello tedesco, britannico e francese. Solo i mercati obbligazionari di Stati Uniti e Giappone sono più grandi. Escludendo i titoli governativi, il mercato del credito cinese è ora il secondo mercato al mondo. Secondo le attese, entro il 2020 la Cina supererà il Giappone e per allora la capitalizzazione di mercato dei titoli obbligazionari in circolazione arriverà a 100.000 miliardi di RMB, ovvero approssimativamente 15-16.000 miliardi di dollari al cambio corrente. Gli attuali programmi per l'accesso degli asset manager al mercato obbligazionario, in particolare il QFII e il RQFII, prevedono limitazioni May 2016 in termini di ammontare investibile e periodi di detenzione iniziali. Tali restrizioni impediscono alla Cina di entrare a far parte degli indici obbligazionari. Il mercato obbligazionario interbancario cinese (CIBM), recentemente ampliato, dovrebbe rimuovere queste limitazioni, di conseguenza prevediamo che la Cina entrerà a far parte dei maggiori indici a reddito fisso, tra i quali l'indice ampiamente replicato JP Morgan Global Bond Index – Emerging Markets Global Diversified (JPM GBI-EM GD). Ma considerata la sua posizione unica di seconda maggiore economia e terzo mercato obbligazionario a livello mondiale, ci aspettiamo altresì che la Cina riuscirà a entrare anche negli indici obbligazionari dei mercati sviluppati realizzati, per esempio, da Barclays e Citibank. Il mercato obbligazionario cinese è attualmente il terzo per dimensioni a livello mondiale Corporate credits Financials Governments (USD bn) 40,000 35,000 30,000 25,000 20,000 15,000 10,000 5,000 - Crediti societari Finanziari Governi (USD mld) USA Giappone Cina UK Francia Germania Italia Canada Paesi Bassi Brasile Fonte: BRI, Wind, Standard Chartered Research. Dati a fine 2015 Il mercato obbligazionario cinese richiede un buon grado di comprensione In generale, il mercato obbligazionario interbancario cinese comprende obbligazioni emesse da enti del governo centrale e locale, obbligazioni finanziarie emesse dalle banche, titoli societari e titoli garantiti da attivi. Il mercato obbligazionario interbancario è un mercato wholesale e rappresenta il principale mercato obbligazionario per gli investitori istituzionali cinesi, con oltre il 96% delle emissioni primarie e più del 93% del valore delle obbligazioni circolanti in Cina nel 2015. In una prospettiva EMD, il mercato dei titoli sovrani cinesi in valuta locale rappresenta quasi la metà dell’intera capitalizzazione di mercato dell’Asia e circa il 25% dei titoli sovrani EM in valuta locale a livello mondiale. Nell’indice JP Morgan GBI-EM GD, l’indice più replicato dai gestori obbligazionari EM in valuta locale, i singoli paesi non possono avere un peso superiore al 10%, di conseguenza, dopo la fase iniziale di inserimento, il peso della Cina sarà limitato al 10%. In ogni caso si tratterà comunque di un mercato consistente. In base alle informazioni attualmente disponibili, sembra solo una questione di mesi prima che gli asset manager riescano ad accedere al mercato obbligazionario onshore attraverso il programma CIBM, 3 Publication for professional investors May 2016 recentemente ampliato. In termini di inclusione nell’indice, invece, l’inserimento della Cina richiederà più tempo. I fornitori di indici hanno bisogno di parecchio tempo per verificare come funzionerà nella pratica, dato il volume dei movimenti di capitale che ne deriverà. La comunità degli investitori dev'essere rassicurata che i capitali possono fluire liberamente da e verso il paese, senza restrizioni e controlli. I primi passi sono già stati compiuti: JP Morgan segnala infatti che le obbligazioni cinesi onshore sono oggetto di revisione per una potenziale inclusione negli indici GBI investibili (la Cina fa già parte del GBI EM Broad Index). Indipendentemente dai tempi necessari per una potenziale inclusione nell’indice, siamo molto favorevoli alla recente apertura del mercato obbligazionario cinese e guardiamo con interesse alle opportunità di investimento che ne deriveranno. Le obbligazioni cinesi offrono un rendimento interessante rispetto ad altri grandi mercati Il rendimento obbligazionario cinese – attualmente al 3% per i titoli sovrani a dieci anni – non sarà forse il più elevato del mondo emergente, ma rispetto ad altri grandi mercati come Giappone, Regno Unito e Germania appare interessante. Nell’attuale contesto di tassi di interesse negativi e rendimenti obbligazionari spinti sempre più vicino allo zero, se non addirittura in territorio negativo, il ruolo della ricerca di rendimento diventa sempre più importante. Se pensiamo alla ricerca di rendimento nel segmento EM, in prima battuta consideriamo il Brasile, la Russia o la Turchia, ma un investitore che non sia disposto ad accettare rating inferiori a investment grade prenderà in considerazione un insieme diverso di paesi. Con un rating Aa3 di Moody’s, la Cina diventa quindi la scelta più ovvia. Il mercato obbligazionario cinese ha ampie possibilità di crescita Per il successo iniziale dell’apertura del mercato obbligazionario è importante che la valuta cinese sia gestita con prudenza. Dopotutto, dal punto di vista di un investitore straniero un investimento nel mercato obbligazionario cinese deve essere valutato non solo in termini di attrattività dell’obbligazione, ma anche della valuta. Nel breve periodo sussiste il rischio che la Fed sorprenda i mercati con un orientamento più restrittivo del previsto, causando quindi un rafforzamento del dollaro. Se, quindi, il renminbi si apprezzerà in termini ponderati per gli scambi commerciali e gli investitori percepiranno la sua valutazione come poco interessante, questo rischio potrebbe ritardare gli afflussi di capitale. Inoltre è importante che i responsabili politici evitino un calo precipitoso dell’attività economica, che potrebbe determinare un'altra ondata di fuga dei capitali. Oltre a creare indebite pressioni sulla valuta, questo potrebbe anche costringere le autorità a cambiare le priorità in merito alla liberalizzazione del conto capitale, inclusa l'eventuale restrizione dei deflussi dai portafogli. Senza dubbio, gli investitori stranieri non accetterebbero di buon grado nuove restrizioni al rimpatrio dei capitali. Guardando oltre i fattori ciclici e di breve periodo, in termini di rapporto con PIL è innegabile che il mercato obbligazionario cinese – nonostante il rapido sviluppo recente e le dimensioni già piuttosto ampie - abbia ancora un ampio margine di crescita per recuperare terreno rispetto ad altri mercati sviluppati e ai mercati emergenti (alcuni in particolare). Inoltre, date le posizioni trascurabili degli investitori stranieri (sia per gli standard dei mercati emergenti che in riferimento ai mercati sviluppati), inevitabilmente il mercato obbligazionario cinese attirerà ingenti flussi di capitale in futuro e i recenti progressi mirati alla sua apertura saranno determinanti in tal senso. La Cina offre rendimenti interessanti rispetto ai peer DSP 4.0% Le posizioni estere in obbligazioni cinesi sono ancora relativamente limitate rispetto ad altri grandi mercati obbligazionari 3.5% 3.0% Yield 2.5% 2.0% CHINA 1.5% UK 1.0% USA 70% Germany EUROPE 0.5% JAPAN 0.0% -0.5% 60% 50% -1.0% 0 5 10 15 Years to Maturity Rendimento Anni alla scadenza 25 US 30 40% 30% Cina Regno Unito USA Europa Giappone Fonte: Bloomberg, maggio 2016 20 UK 20% Japan 10% China 0% 1996 1999 2002 2005 2008 2011 2014 4 Publication for professional investors May 2016 Germania USA Regno Unito Giappone Cina Fonte: Ministero delle finanze giapponese, SIFMA, Bundesbank, Istituto nazionale di statistica del Regno Unito, Standard Chartered Research. Dati a dicembre 2015 Disclaimer This document has been prepared solely for promotional purposes and does not constitute an offer, in particular a prospectus or any invitation to treat, buy or sell any security or to participate in any trading strategy. 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