Voluspá - La Profezia della Volva

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Voluspá - La Profezia della Volva
VǪLUSPÁ
LA PROFEZIA DELLA VOLVA
OPPURE
LA PROFEZIA DELLA VEGGENTE
TRADUZIONE A CURA DI
BJǪRN HEINRÍKR VARGSSON
ÆTT MÆNDVM
SANGVINEM GAVDIVM VITÆ EST
PREFAZIONE
Questa traduzione della Vǫluspá, primo libro del Codex Regius 2365, oppure Edda poetica, in formato
digitale è di libera circolazione; poiché l’autore l’ha eseguita con l’unico scopo di promulgare la stessa.
Tuttavia, dato che è costata mesi di lavoro, l’autore prega chiunque volesse condividerla, promulgarla, o in
qualsiasi modo pubblicarla, di citarne il traduttore.
Questa traduzione ha un’italianizzazione completa dei nomi; scelta argua, e non certo facile da eseguire.
Così Heimdallr è diventato Eimdallo, Baldr è diventato Baldero e così via. Dove presente, l’italianizzazione
è passata attraverso la latinizzazione (Baldr = Balderus = Baldero) piuttosto che dal norreno direttamente.
Questa scelta è stata presa per svariati motivi: il primo è l’integrazione dei personaggi mitologici nella
cultura italiana; il secondo è che la pronuncia del norreno è alquanto complessa da comprendere in forma
scritta, e dunque, qualsiasi guida scritta, non porterebbe comunque il lettore non parlante norreno a
pronunciare perfettamente il nome letto; il terzo è per dare omogeneità allo scritto; e ce ne sono altri minori
ancora. Di sicuro è una scelta criticata da molti: ma bisogna tener di conto che i nomi mella Vǫluspá non
sono quelli originali, bensì una norrenizzazione dei nomi protonorreni (Óðinn da Wóðan e così via).
Un altro motivo fondamentale per l’italianizzazione è che in lingua originale i nomi sono coniugati in base
al caso dativo, genitivo, accusativo, attivo e passivo; mentre in italiano un nome rimane sempre uguale,
perciò risulterebbe strano per il lettore italiano leggere “Heimdallu” anziché “Heimdallr” e così via.
Le kenningar, la sostituzione di un nome o luogo con una frase che lo descrive; sono pochissime e
facilmente comprensibili, pertanto non ho ritenuto necessario corredarle di note.
Altra questione riguarda invece gli epiteti: solo in due casi, ho tradotto letteralmente “Valfǫðr” in ”Padre di
Tutti” e ”Hlínar” in ”Lina”; per tutti gli altri ho invece tradotto col nome generalmente usato per indicare il
soggetto dell’epiteto.
Il metro della Vǫluspá è il “fornyrðislag”, il “metro epico”, il più comune della poesia nordica. Ogni strofa è
composta da quattro “versi pieni”, ciascuno costituito a sua volta di due semiversi.
Leggendo il poema in lingua originale si nota come suoni avvincente, seppur rimanendo poetico: il metro
epico infatti usa ripetizioni costanti di iniziali o intere sillabe, parole forti, non concede pausa di lettura e
soprattutto è semplice, diretto, (per l’appunto con poche kenningar).
Si tratta di un lungo monologo di una veggente, o meglio una volva, invocata da Odino affinché riveli per
intero la sapienza nordica, i segreti delle cose primordiali e i destini del mondo.
Non è per nulla un testo dalla facile comprensione: le varie scene non vengono narrate, bensì evocate,
ricordate o descritte rapidamente e con pochi dettagli riguardanti al luogo e al tempo; ci sono più dettagli su
tutto il resto. Le ripetizioni germaniche sono soventi; classica e celeberrima è la “vituð ér enn eða hvat?”,
domanda che la veggente rivolge a sé stessa, come per incitarsi ad esprimere la sua conoscenza, dal
significato approssimativo di “cos’altro tu sai?”,
Detto ciò, vi auguro una buona lettura, e ricordo che ogni copia inautorizzata, a diverso nome, specie se a fin
di lucro, sarà perseguita penalmente per i diritti d’autore. Vale, naturalmente, solo per la traduzione.
Bjǫrnn Heinríkr Vargsson
Mediolanum, XXXI agosto MMXII
Hljóðs biðk allar helgar kindir,
meiri ok minni mǫgu Heimdallar;
vildu at, Valfǫðr, vel fyr teljak
forn spjǫll fira, þaus fremst of man.
Chiedo ascolto a tutte le sacre stirpi,
ai maggiori ed ai minori figli di Eimdallo;
o Padre di Tutti, tu vuoi che io racconti
tutte le storie dei viventi, tutte quelle che ricordo.
Ek man jǫtna ár of borna,
þás forðum mik fædda hǫfðu;
níu mank heima, níu íviði,
mjǫtvið mæran fyr mold neðan.
Rammento i primi nati, i giganti,
coloro che un tempo mi generarono;
rammento Nove Mondi, nove sostegni,
e l’Albero Saggio che penetra nel suolo vergine.
Ár vas alda þars Ymir byggði
vasa sandr né sær, né svalar unnir;
jǫrð fansk æva né upphiminn;
gap vas ginnunga, en gras hvergi.
In principio v’era solo il tempo ove dimorava Umiro;
non v’erano né la sabbia, né il mare, né le fredde onde;
non si scorgeva né la terra né il cielo sopra di essa;
non v’era l’erba; l’abisso era spalancato.
Áðr Bors synir bjǫðum of ypðu,
þeir es Miðgarð mæran skópu;
sól skein sunnan á salar steina;
þá vas grund gróin grænum lauki.
Finché i figli di Boro fecero emergere le terre,
loro che crearono la vasta Terra di Mezzo;
il Sole sorse da Sud sulle pareti di pietra;
e così il suolo si ricoprì di verdi germogli.
Sól varp sunnan, sinni mána,
hendi enni hægri of himinjǫður;
sól þat né vissi, hvar hon sali átti;
stjǫrnur þat né vissu, hvar þær staði áttu;
máni þat né vissi, hvat hann megins átti.
Da Sud il Sole, compagno della Luna,
con forza, allungò l’arto verso l’estremità del cielo;
egli non sapeva dov’era il suo regno;
le stelle non sapevano dov’era la loro dimora;
così come la Luna non sapeva qual’era il suo potere.
Þá gengu regin ǫll á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð, ok gættusk of þat:
Nótt ok niðjum nǫfn of gáfu,
morgin hétu ok miðjan dag,
undorn ok aptan, árum at telja.
Allora tutti gli dèi andaro ai troni del giudizio,
divinità santissime, e decisero questo:
diedero nome alla notte e alle fasi lunari,
e al mattino ed al mezzogiorno,
al pomeriggio e alla sera, per contare gli anni.
Hittusk æsir á Iðavelli,
þeirs hǫrg ok hof hátimbruðu;
afla lǫgðu, auð smíðuðu,
tangir skópu ok tól gerðu.
Gli Asi andarono in Idavalla,
e quivi innalzarano altari e templi;
accesero focolari, crearono ricchezze,
fabbricarono tenaglie, progettarono utensili.
Teflðu í túni, teitir váru,
vas þeim véttergis vant ór gulli,
unz þríar kómu þursa meyjar,
ámátkar mjǫk, ór Jǫtunheimum.
Giocavano a scacchi nel cortile, ed erano ricchi,
non sentivano per nulla la mancanza dell’oro,
fin quando giunsero tre fanciulle dei giganti,
estremamente possenti, da Iotuneimo.
Þá gengu regin ǫll á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð, ok gættusk of þat:
hvárt skyldi dverga dróttir skepja
ór Brimis blóði ok ór Bláins leggjum.
Allora tutti gli dèi andaro ai troni del giudizio,
divinità santissime, e decisero questo:
chi di loro dovesse creare i nani
dalle ossa di Blaino e dal sangue di Brimiro.
Þar vas Móðsognir mæztr af orðinn
dverga allra, en Durinn annarr;
þeir manlíkun mǫrg of gerðu
dverga í jǫrðu, sem Durinn sagði.
Modsogniro era il più potente tra
tutti i nani, e Durino era il secondo;
molti dall’aspetto umanoide furono creati
tirandoli fuori dal terreno, come Durino diceva.
Nýi ok Níði, Norðri, Suðri,
Austri, Vestri, Alþjófr, Dvalinn,
Nui e Nidi, Nordi, Sudi,
Ovesti, Esti, Altiovo, Dualino,
Bívǫrr, Bávǫrr, Bǫmburr, Nóri,
Ánn ok Ánarr, Ái, Mjǫðvitnir.
Bivoro, Bavoro, Bomburo, Nori,
Ani e Ana, Ai, Miodviniro.
Veigr ok Gandálfr, Vindálfr, Þráinn,
Þekkr ok Þorinn, Þrór, Vitr ok Litr,
Nár ok Nýráðr, nú hefk dverga,
Reginn ok Ráðsviðr, rétt um talða.
Veighi e Gandelfo, Vindelfo, Traino,
Tecco e Torini, Troro, Vito e Lito,
Noro e Nurodo, ordunque i nani,
Regino e Rodsvido, ho qui doverosamente elencato.
Fili, Kili, Fundinn, Náli,
Heptivili, Hannarr, Svíurr,
Frár, Hornbori, Frægr ok Lóni,
Aurvangr, Jari, Eikinskjaldi.
Fili, Chili, Fundino, Noli,
Eptivili, Annaro, Sviuro,
Frori, Ornbori, Frego e Luni,
Aurvango, Iari, Echinschialdi.
Mál es dverga í Dvalins liði
ljóna kindum til Lofars telja,
þeir es sóttu frá salarsteini
Aurvanga sjǫt til Jǫruvalla.
Ora invece elenco i nani della stirpe di Dualino,
dai figli degli uomini fino a Lovaro,
che vagarono per il suolo roccioso
ove dimora Aurvango fino a Ioruvalla.
Þar vas Draupnir ok Dólgþrasir,
Hár, Haugspori, Hlévangr, Glói,
Skirvir, Virvir, Skáfiðr, Ái,
Álfr ok Yngvi, Eikinskjaldi,
Fjalarr ok Frosti Finnr ok Ginnarr;
þat mun æ uppi, meðan ǫld lifir,
langniðja-tal til Lofars hafat.
V’erano Draupniro e Dulgfrasiro,
Ari, Augspori, Levango, Gloi,
Schirviro, Virviro, Scafido, Ai,
Alfio e Ungvi, Echinschialdi
Fiala e Frosti, Finno e Gennaro;
sarà rammentata a lungo, finché gli uomini vivranno,
codesta lista degli antenati fino a Lovaro.
Unz þrír kómu ór því liði
ǫflgir ok ástkir æsir at húsi,
fundu á landi lítt megandi
Ask ok Emblu ǫrlǫglausa.
E vennero tre di quella stirpe
magnifica e potente, gli Asi, a casa,
e trovarono a terra senza forze
Aschi ed Emblo i senzadestino.
Ǫnd þau né áttu, óð þau né hǫfðu,
lá né læti né litlu góða;
ǫnd gaf Óðinn, óð gaf Hǿnir,
lá gaf Lóðurr ok litu góða.
Non respiravano, né avevano anima,
né calore vitale, né gestualità, né colorito;
Odino gli diede respiro, Uniro l’anima,
Loduro il calore vitale ed il colorito.
Ask veit standa, heitir Yggdrasill
hár baðmr, ausinn hvíta auri;
þaðan koma dǫggvar þærs í dala falla;
stendr æ of grænn Urðar brunni.
So che v’è un albero, chiamato Iugdrasilo
dall’alto tronco, adorno d’argilla bianca;
da lì origina la rugiada che va nelle valli;
sempre verde ei s’erge in Urdabruni.
Þaðan koma meyiar margs vitandi,
þríar ór þeim sæ, es und þolli stendr;
Urð hétu eina, aðra Verðandi,
skáru á skíði, Skuld ena þriðju.
Þær lǫg lǫgðu, þær líf kǫru,
alda bǫrnum, ǫrlǫg seggja.
Da quel luogo provegono ragazze molto sagge,
tre vengono dalle acque sotto gli alberi;
la prima si chiama Urda, Verdanda la seconda,
tagliano il cielo, Sculda la terza.
Esse fan le leggi, il coro della vita,
decidono il destino dei neonati.
Þat man hon folkvíg fyrst í haimi,
es Gullveigu geirum studdu
ok í hǫll Háars hána brendu,
þrysvar brendu þrysvar borna,
opt ósjaldan, þó hon enn lifir.
Ella ricorda lo scontro prima del mondo,
quando Gulveiga fu ferita da lance
e nella sala di Ari le dettero fuoco,
la bruciarono tre volte e tre volte rinacque,
e ancora tre volte, ma ella è ancora viva.
Heiði hétu, hvars til húsa kom,
vǫlu velspáa, vitti hon ganda;
seið, hvars kunni, seið hug leikinn;
æ vas hon angan illar brúðar.
La chiamarono Splendente, in qualunque casa andasse,
esperta volva, donava potere magico alle cose;
incantò ovunque potesse, incantò i sensi;
era sempre bramata dalle spose malvagie.
Þá gengu regin ǫll á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð, ok gættusk of þat:
hvárt skyldi æsir afráð gjalda,
eða skyldi goð ǫll gildi eiga.
Allora tutti gli dèi andaro ai troni del giudizio,
divinità santissime, e decisero questo:
se gli Asi avessero diritto ad un tributo
oppure tutti gli dèi ne fossero degni.
Fleygði Óðinn ok í folk of skaut;
þas vas enn folkvíg fyrst í heimi;
brotinn vas borðveggr borgar ása,
knáttu vanir vísgpá vǫllu sporna.
Odino levò la lancia e la scagliò nella mischia;
codesta fu la prima battaglia nel mondo;
infrante le mura di legno della città degli Asi,
i Vani poterono prender parte al combattimento.
Þá gengu regin ǫll á rǫkstóla,
ginnheilǫg goð, ok gættusk of þat:
hverr hefði lopt alt lævi blandit
eða ætt jǫtuns Óðs mey gefna.
Allora tutti gli dèi andaro ai troni del giudizio,
divinità santissime, e decisero qusto:
chi avesse portato loro sventura
consegnando ai giganti la figlia di Oda.
Þórr einn þar vá þrunginn móði,
hann sjaldan sitr, es slíkt of fregn;
á gengusk eiðar, orð ok særi,
mál ǫll meginlig, es á meðal fóru.
Soltanto Tore s’alzò, profondamente irato,
quando seppe di quanto accaduto;
ruppe tutti i giuramenti, le parole ed i voti,
ogni patto, che tra lui ed i giganti aveva stabilito.
Veit hon Heimdallar hljóð of folgit
und heiðvǫnum helgum baðmi;
á sér hon ausask aurgum forsi
af veði Valfǫðrs. Vituð ér enn eða hvat?
Ella sa che il suono celato di Eimdallo
è sotto il ramo luminoso del Sacro Albero;
da quello ella vede piovere acqua argillosa
grazie al pegno di Odino. Cos’altro sai?
Ein sat hon úti, þás enn aldni kom
Yggjungr ása ok í augu leit.
« Hvers fregnið mik? Hví freistið mín?
Alt veitk, Óðinn, hvar auga falt
í enum mæra Mímis brunni »
Drekkr mjǫð Mímir morgin hverjan
af veði Valfǫðrs. Vituð ér enn eða hvat?
Sedeva sola, fuori, quando il vecchio giunse,
Odino degli Asi, e la fissò negli occhi.
« Cosa mi chiedi? Perché mi metti alla prova?
Io so tutto, Odino, so dove tu ponesti l’occhio
nella leggendaria Fontana di Mimiro »
Mimiro ogni mattino beve idromele
grazie al pegno di Odino. Cos’altro sai?
Valði henni Herfǫðr hringa ok men;
fékk spjǫll spaklig ok spáganda;
sá vítt ok of vítt of verǫld hverja.
Per ella Odino scelse collane ed anelli;
discorsi di ricca saggezza e la sfera della profezia;
ella vede e vede oltre, in ogni mondo.
Sá hon valkyrjur vítt of komnar,
gǫrvar at ríða til Goðþjóðar.
Skuld helt skildi, en Skǫgul ǫnnur,
Gunnr, Hildr, Gǫndul ok Geirskǫgul;
nú eru talðar nǫnnur Herjans,
gǫrvar at ríða grund valkyrjur.
Ella vide loro, le valchirie, venire da lontano,
pronte a cavalcare verso i goti.
Sculda teneva lo scudo, la seguiva Scogula,
Gunna, Ilda, Gondula e Gheirscogula;
ora ho elencato tutte le ragazze di Eriani;
pronte a cavalcare la terra, le valchirie.
Ek sá Baldri, blóðgum tívur,
Óðins barni, ørlǫg folgin;
stóð of vaxinn vǫllum hæri,
mær ok mjǫk fagr mistilteinn.
Vidi un tributo di sangue per Baldero,
il celato destino per il figlio di Odino;
nei campi cresceva da poco,
esule ma forte, un ramoscello di vischio.
Varð af meiði, þeims mær sýndisk,
harmflaug hættlig, Hǫðr nam skjóta.
Baldrs bróðir vas of borinn snimma,
sá nam Óðins sonr einnættr vega.
Da quel ramo, che mi parve esule,
venne un terribile dardo, scagliato da Odo.
Era il fratello, nato precocemente, di Baldero,
con solo una notte, il figlio di Odino combatté.
Þó hann æva hendr né hǫfuð kembði,
áðr á bál of bar Baldrs andskota.
En Frigg of grét í Fensǫlum
vá Valhallar. Vituð ér enn eða hvat?
Non si lavò le mani né pettinò il capo,
finché non uccise l’uccisore Baldero.
Ma Frigga pianse in Fensolo
e nella Valalla. Cos’altro sai?
(Þá kná Vála vígbǫnd snúa heldr
váru harðgǫr hǫpt ór þǫrmum.)
(E poterono legare Vali con i lacci,
i lacci di budello vennero stressi molto.)
Hapt sá hon liggja und Hveralundi
lægjarns líki Loka áþekkjan;
þar sitr Sygyn þeygi of sínum
veri vel glýjuð. Vituð ér enn eða hvat?
Ella vede giacere sotto il bosco Veralundo
un’infausta figura che rammenta Lochi;
ivi siede Siguna col suo sposo
per nulla contenta. Cos’altro sai?
Á fellr austan of eitrdala
sǫxum ok sverðum, Slíðr heitir sú.
Da oriente scorre un fiume per gelide valli
come spade e daghe, è chiamato Slido.
Stóð fyr norðan á Niðavǫllum
salr ór golli Sindra ættar,
en annarr stóð á Ókólni,
bjórsalr jǫtuns, en sá Brimir heitir.
Verso nord, nelle Nidavalli, vi è
la corte d'oro della stirpe di Sindri,
ma un’altra si trova ad Ucolni,
la sala della birra del gigante chiamato Brimiro.
Sal sá hon standa sólu fjarri
Nástrǫndu á, norðr horfa dyrr;
fellu eitrdropar inn of ljóra,
sá 's undinn salr orma hryggjum.
Ella vide una sala lontana dal Sole
in Nastrondi, le cui porte eran rivolte a Nord;
attraverso il foro nel tetto piove veleno,
poiché la sala è formata da serpenti intrecciati.
Sá hon þar vaða þunga strauma
menn meinsvara ok morðvarga
ok þanns annars glepr eyrarúnu.
Þar sýgr Níðhǫggr nái framgengna;
slítr vargr vera. Vituð ér enn eða hvat?
Ella vide guadare in quel posto dalle forti correnti
uomini falsi ed assassini
e seduttori di donne sposate.
Ivi Nidogo succhia le anime dei morti
ed un lupo divora i corpi. Cos’altro sai?
Austr sat en aldna í Járnviði
ok fæddi þar Fenris kindir;
verðr af þeim ǫllum einna nǫkkurr
tungls tjúgari í trolls hami.
Ad oriente v’è l’anziana, in Iarnvidi,
e là nutre la stirpe di Fenri;
di tutti loro solo uno divorerà
la Luna sotto forma di mostruoso lupo.
Fylliz fjǫrvi feigra manna,
ryðr ragna sjǫt rauðum dreira;
svart var þa sólskin of sumur eptir
veðr ǫll válynd. Vituð ér enn eða hvat?
Si nutre dell’essenza degli uomini mortali,
arrossa le case degli dèi col sangue;
il nero coprirà la luce del Sole nelle estati
dei tempi di tradimento. Cos’altro sai?
Sat þar á haugi ok sló hǫrpu
gýgjar hirðir, glaðr Eggþér;
gól of hánum í gaglviði
fagrrauðr hani, sás Fjalarr heitir.
Ivi siede sul colle e suona l’arpa
la guardia della gigantessa, il felice Egtero;
vicino ad egli canta nel boschetto
un gallo rosso acceso, che è chiamato Fialaro.
Gól of ásum Gullinkambi,
sá vekr hǫlða at Herjafǫðrs,
Tra gli Asi canta Gullincambi,
desta i guerrieri nelle camere di Odino,
en annarr gól fyr jǫrð neðan
sótrauðr hani at sǫlum Heljar.
ma un altro canta giù, sottoterra,
un gallo rosso scuro, nelle sale di Ela.
Geyr Garmr mjǫk fyr Gnipahelli,
festr mun slitna, en freki rinna,
fjǫlð veitk fræða, framm sék lengra
of Ragnarǫk, rǫmm sigtíva.
Garmo latra feroce dinanzi Gnipaelli,
le corde si spezzeranno ed il cane si libererà,
ella conosce molte arti, la lontano scorge
il Crepuscolo degli Dèi, frammenti della fine.
Bræðr munu berjask ok at bǫnum verðask,
munu systrungar sifjum spilla,
hart 's í heimi, hórdómr mikill,
skeggǫld, skalmǫld, skildir klofnir,
vindǫld, vargǫld, áðr verǫld steypisk
mun engi maðr ǫðrum þyrma.
I fratelli si scontreranno e si uccideranno,
i cugini spezzeranno i legami di parentela,
il mondo è crudo, il tradimento è grande,
tempo d’asce, tempo di spade, gli scudi dividono,
tempo di venti, tempo di lupi, prima che il mondo finisca
nessun uomo risparmierà chiunque altro.
Leika Míms synir, en mjǫtuðr kyndisk
at enu gamla Gjallarhorni,
hátt blæss Heimdallr, horn 's á lopti;
mælir Óðinn við Mímis hǫfuð.
I figli di Mimiro si agitano, il fato si compie
al suono dell’antico Corno Tuonante,
Eimdallo soffia con forza nel suo corno,
Odino parla attraverso la testa di Mimiro.
Skelfr Yggdrasils askr standandi,
ymr aldit tré, en jǫtunn losnar;
hræðask allir á helvegum
áðr Surtar þann sefi of gleypir.
L’eterno frassino Iugdrasilo trema,
l’antico albero scricchiola quando passa il gigante;
sulla strada degli inferi tutti temono
che la stirpe di Surto li divori.
Hvat 's með ásum? Hvat 's með álfum?
Gnýr allr Jǫtunheimr, æsir 'ro á þingi,
stynja dvergar fyr steindurum,
veggbergs vísir. Vituð ér enn eða hvat?
Cos’è contro gli Asi? Cos’è contro gli elfi?
Tutto Iotuneimo risuona, gli dèi sono in assemblea,
i nani gemono dinanzi le porte di roccia,
esperti del scavare le rocce. Cos’altro sai?
Geyr Garmr mjǫk fyr Gnipahelli,
festr mun slitna, en freki rinna,
fjǫlð veitk fræða, framm sék lengra
of Ragnarǫk, rǫmm sigtíva.
Garmo latra feroce dinanzi Gnipaelli,
le corde si spezzeranno ed il cane si libererà,
ella conosce molte arti, la lontano scorge
il Crepuscolo degli Dèi, frammenti della fine.
Hrymr ekr austan, hefsk lind fyrir,
snýsk Jǫrmungandr í jǫtunmóði;
ormr knýr unnir, en ari hlakkar,
slítr nái niðfǫlr; Naglfar losnar.
Da oriente giunge Riumo, reggendo alto lo scudo,
s’avvolge Iormungando della furia dei giganti;
il serpente infrange le onde, mentra l’aquila grida,
straziando i cadaveri; Naghelfara salpa.
Kjǫll ferr austan, koma munu Múspells
um lǫg lyðir, en Loki styrir;
fara fífls megir með freka allir,
þeim er bróðir Býleipz í fǫr.
Da oriente giugne una chiglia, verranno da Muspello
sul mare le genti, e Lochi tiene il timone;
l’esercito dei mostri avanza ed il Lupo ne è in testa,
con loro avanza anche il fratello di Buleipso.
Surtr ferr sunnan með sviga lævi,
skínn af sverði sól valtíva;
grjótbjǫrg gnata, en gífr rata,
troða halir helveg, en himinn klofnar.
Da settentrione giunge Surto con rami avvelenati,
il Sole splende sulle spade dei guerrieri;
le rocce si spaccano, le gigantesse si accasciano,
i mortali vanno agli inferi, il cielo cade.
Þá kømr Hlínar harmr annarr framm,
es Óðinn ferr við ulf vega,
en bani Belja bjartr at Surti;
Ecco giungere a Lina un altro dolore,
poiché Odino combatte col lupo,
l’uccisione del luminoso Belia da parte di Surti;
þá mun Friggjar falla angan.
allora Frigga perderà ogni gioia.
Geyr Garmr mjǫk fyr Gnipahelli,
festr mun slitna, en freki rinna.
Garmo latra feroce dinanzi Gnipaelli,
le corde si spezzeranno ed il cane si libererà.
Þá kømr enn mikli mǫgr Sigfǫður,
Víðarr vega at valdýri;
lætr hann megi Hveðrungs mund of standa
hjǫr til hjarta; þá 's hefnt fǫður.
Ecco giungere il figlio maggiore di Odino,
Vidaro, a combattere quel necrofago;
egli al figlio di Lochi conficca la spada
fino al cuore; così suo padre è vendicato.
Þá kømr enn mæri mǫgr Hlǫðvinjar,
gengr Óðins sonr ormi mæta.
Drepr af móði Miðgarðs véurr;
munu halir allir heimstǫð ryðja;
gengr fet níu Fjǫrgynjar burr,
neppr frá naðri, níðs ókvíðinn.
Ecco giungere il famoso Figlio di Iorda,
il figlio di Odino avanza contro il serpente.
Con ira uccide il difensore della Terra di Mezzo;
tutti gli uomini lasceranno il mondo;
per nove passi indietreggia Tore,
muore lontano dal serpe, non teme il disonore.
Sól tér sortna, sigr fold í mar,
hverfa af himni heiðar stjǫrnur;
geisar eimi ok aldrnari;
leikr hár hiti við himin sjalfan.
Il Sole s’oscura, la terra sprofonda nel mare,
le stelle splendenti si spengono nel cielo;
gheiserizza il vapore che alimenta la vita;
la vampata giunge calda perfino nei cieli.
Geyr Garmr mjǫk fyr Gnipahelli,
festr mun slitna, en freki rinna,
fjǫlð veitk fræða, framm sék lengra
of Ragnarǫk, rǫmm sigtíva.
Garmo latra feroce dinanzi Gnipaelli,
le corde si spezzeranno ed il cane si libererà,
ella conosce molte arti, la lontano scorge
il Crepuscolo degli Dèi, frammenti della fine.
Sér hon upp koma ǫðru sinni
jǫrð ór ægi iðjagræna;
falla forsar, flýgr ǫrn yfir,
sás á fjalli fiska veiðir.
Ella vede riaffiorare
la terra dal mare, novamente verde;
scrosciano le cascate, vola l’aquila,
colei che sui monti cattura i pesci.
Finnask æsir á Iðavelli
ok of moldþinur mátkan dæma,
(ok minnask þar á megindóma)
ok á Fimbultýs fornar rúnar.
Si riuniscono gli Asi ad Idavalla
e discutono della ricostruzione del mondo,
(e rammentano quanto accaduto)
e parlano delle antiche rune di Fimbultu.
Þar munu eptir undrsamligar
gollnar tǫflur í grasi finnask,
þærs í árdaga áttar hǫfðu.
Ivi di nuovo le meravigliose
scacchiere d’oro troveranno nell’erba,
eran quelle che possedevano in principio.
Munu ósánir akrar vaxa;
bǫls mun alls batna mun Baldr koma;
búa Hǫðr ok Baldr Hropts sigtoptir,
vel valtívar. Vituð ér enn eða hvat?
Cresceranno incoltivati i campi;
ogni male sarà sanato e Baldero resusciterà;
vivranno Odo e Baldero nelle rovine di Ropto,
felici guerrieri. Cos’altro sai?
Þá kná Hǿnir hlautvið kjósa
ok burir byggva bræðra tveggja
vindheim víðan. Vituð ér enn eða hvat?
Allora Uniro il santo sceglierà,
ed i figli dei due fratelli abiteranno
l’ampio mondo. Cos’altro sai?
Sal sér hon standa sólu fegra,
golli þakðan, á Gimléi;
þar skulu dyggvar dróttir byggva
ok of aldrdaga ynðis njóta.
Ella vede una cortina diradarsi dal Sole,
ricoperta d’oro, in Ghimlei;
ivi abiteranno eserciti di eroi
ed eternamente saranno felici.
(Þá kømr enn ríki at regindómi,
ǫflugr ofan, sá 's ǫllu ræðr.)
(Sicché viene il saggio al suo regno,
il forte, che tutto dall’alto comanda)
Þar kømr enn dimmi dreki fljúgandi,
naðr fránn neðan frá Niðafjǫllum;
berr sér í fjǫðrum flýgr vǫll yfir
Níðhǫggr nái. Nú mun hon sǫkkvask.
E viene dalle tenebre il drago volante,
il serpe lucente, dai monti Nidafiolli;
vola sulla pianura, porta sul suo dorso
Nidogo i morti. Ella ora si inabissa.