NUMERO 2 · ANNO XI · GIUGNO 2015

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NUMERO 2 · ANNO XI · GIUGNO 2015
NUMERO 2 · ANNO XI · GIUGNO 2015 · www.liceoeinsteinte.gov.it
NUMERO 2 · ANNO XI · GIUGNO 2015
SOMMARIO
REDAZIONE
Nei meandri dell’Einstein
3 Cervelli a confronto · sara scapolo
Coordinatore
Oltre noi stessi
4 Intervista a Mayim Bialik · giordano pompilii
6 Il film · pamela primula
Caporedattrice
Forza Albert
8 Alan Turing · babila barreca
Gianmarco Paterna
I colori della letteratura
10 L’importanza della musica · filippo leonzi
11 Recensioni · sara scapolo
Fumetto
Prof. Nando Cozzi
Chiara Pesci
Copertina
Codifica LATEX e grafici
Igor ["aIgO:*]
Vignette e disegni
Pamela Primula, Alice Matoni
13 Astro Boy · pamela primula
14 I 50 anni di Linus · pamela primula
Fotografie
Appendice enigmistica
16 Sudoku per tutti! · anonimo
Supporto tecnico
Chiara Pesci
D.S.G.A. Giovanna Troiani
Redazione
Francesco Maria Cameli, Marcello Pichini, Daniel Di Febo,
Anthea Di Salvatore, Giordano Pompilii, Chiara Pesci, Alessia Coruzzi, Pamela Primula, Lorenza Fabiocchi, Lorenzo
Pesci, Federico Ioannoni Fiore, Filippo Leonzi, Davide Lucantoni, Sara Scapolo, Giulia Di Giuseppe, Babila Barreca,
Fabio Caiazzo
Colophon
Realizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, Via
Luigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famiglie
di font Palatino di Hermann Zapf e TEX Gyre Heros (basato su
URW Nimbus Sans L e Helvetica) di Max Miedinger e Eduard
Hoffmann.
Sito web del liceo
www.liceoeinsteinte.gov.it
c 2014 − 2015 · Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramo
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode
Cervelli a confronto
di Sara Scapolo
Segni particolari. Il suo guardaroba è molto essenziale: contiene solo tute. Eleganti, per tutti i giorni, nere
per i funerali. . . . La sua materia preferita è educazione
fisica ma adora la ricreazione dove sfrutta le sue capacità
di acrobata e corridore per comprare la colazione al bar
prima di te.
Intelligenza musicale. Chi la possiede riesce a riconoscere con facilità l’altezza dei suoni e ha uno spiccato
talento per l’uso di uno o piú strumenti.
Segni particolari. Vorrebbe creare un “Glee Club” nella sua scuola cosí da poter cantare a squarciagola lungo i
corridoi senza essere preso per pazzo.
Intelligenza naturalistica. Consiste nel saper individuare determinati oggetti naturali, classificarli in un
ordine preciso e cogliere le relazioni tra di essi.
Segni particolari. Ogni anno tenta di proporre una
gita in collina o sull’Himalaya senza essere preso minimamente in considerazione. Ama portarsi da casa la
colazione che inizia a preparare dalla seconda ora accendendo un falò con le sedie perchè il cinghiale crudo gli
resta sullo stomaco.
Intelligenza esistenziale e teoretica. Rappresenta
la capacità di riflettere su grandi temi quali l’universo e
coscienza umana.
Segni particolari. Ama la filosofia perchè è l’unica
materia in cui può usare termini come “trascendentale”, “immanente” o “supercalifragilistichespiralidoso” in
qualsiasi frase sembrando sempre superiore. Non conviene fargli domande, neanche quelle semplici, perché ti
risponderà partendo dalla creazione del mondo.
pamela primula
S
iamo tutti diversi. Ci sono quelli alti, quelli bassi e quelli a metà. Ci sono quelli che non mangiano la crosta della pizza e quelli a cui non
piace la Nutella (sono pochi ma esistono, lo
giuro!). Insomma ci differenziamo l’uno dall’altro tramite
gusti, caratteristiche e anche per il tipo di intelligenza che
fin da piccoli meglio sviluppiamo.
Ecco elencati alcuni tipi di intelligenza che possono
trovare riscontro tra i banchi di scuola.
Intelligenza linguistica. Chi la possiede riesce a
variare il suo registro linguistico in base alle necessità.
Segni particolari. Possiamo riconoscere il soggetto in
questione dal pratico zaino che porta sulle spalle: è piú
grande di lui. Dentro riesce a incastrare il vocabolario di
italiano, greco, latino e quello indispensabile dei sinonimi
e dei contrari. La sua caduta lungo i corridoi è ritenuta la
principale causa di terremoti nel paese.
Intelligenza logico-matematica. Chi la possiede riesce a ricordare facilmente i simboli matematici ed
elaborare concetti attraverso un ragionamento deduttivo.
Segni particolari. Gli occhiali. Ha perso molti decimi per le troppe ore passate a scoprire nuove funzioni
sulla sua calcolatrice super-tecnologica assemblata in Svizzera con parti provenienti dallo Space Shuttle. Fattelo
amico, finisce il compito di matematica prima che tu riesca a scrivere il nome e magari nell’attesa può darti un
“aiutino”.
Intelligenza corporeo-cinestetica. Chi la possiede ha una padronanza del corpo che gli permette di
coordinare bene i movimenti.
Nei meandri dell’Einstein 3
Intervista a Mayim Bialik
di Giordano Pompilii
M
ayim Bialik. Non vi dice niente? E The Big
Bang Theory? Eppure è proprio in questa
serie che si è presentata al mondo nei panni
di “Amy Farrah Fowler”, meglio conosciuta
come la ragazza di “Sheldon Cooper”.
Giostrandosi tra due figli, laboratorio e set ha recitato
in serie del calibro di “Blossom”, “MacGyver” e “La vita
segreta di una teenager americana”.
La nostra Mayim ha gentilmente concesso qualche
minuto del suo tempo per rispondere ad alcune nostre
domande, nonostante stesse attraversando un periodo tutt’altro che roseo, avendo perso da poco il padre, è quindi
d’obbligo perdonarle il fatto di non aver risposto a tutte
le nostre domande. Seguono le sue risposte, arrivateci
grazie al nostro “insider” Max Biederman, nient’altro che
suo cugino carnale.
n How does it feel to be the only one in the cast with a
PhD in their characters’ area of study?
As actors, we have to play whatever part we are given;
it has nothing to do with your personal life. For me this
is a happy coincidence!
D: Come ci si sente ad essere l’unica nel cast con lo stesso
dottorato di ricerca del proprio personaggio?
R: Come attori dobbiamo recitare qualsiasi parte che ci viene
data, non ha niente a che fare con la propria vita privata, per
me è una felice coincidenza!
n What is your advice for students who would like to
become scientists/researchers in the future?
Being a scientist is an amazing way to view the world.
It colors everything vibrantly. Careers in the sciences are
dynamic, creative, and can be incredibly rewarding.
D: Qualche consiglio per gli studenti che vogliono
intraprendere la carriera di scienziato/ricercatore?
R: Essere uno scienziato è un modo fantastico di vedere il
mondo, rende tutto piú varipinto. Una carriera nelle scienze è
dinamica, creativa e può essere incredibilmente soddisfacente.
n What made you wish to become a neuroscientist
instead of sticking with acting?
I wanted to be appreciated for what was in my brain
after the show I was on as a teenager, “Blossom,” ended.
I wanted to study what moved me, and that was science!
D: Cosa ti ha fatto diventare una neuroscienziata invece di
continuare a recitare?
R: Volevo essere apprezzata per la mia intelligenza dopo la
serie “Blossom”. Volevo studiare qualcosa di stimolante, ovvero
la neuroscienza!
n Is it hard to stick with your religious principles while
being a prominent actress?
Well, being a person of faith is always hard in a secular society such as Hollywood. I always feel connected to
my faith no matter what, and I am always proud to be
4 Oltre noi stessi
who I am. As for religious observance, that’s hard to do
“perfectly” as an actor, but I do my best!
D: È difficile seguire i propri princípi religiosi mentre si è
impegnati nel recitare?
R: Essere una persona di fede è sempre dura in un ambiente
profano come quello di Hollywood. Sono sempre rispettosa
e fiera della mia fede. È sempre difficile professsare essendo
un’attrice, ma faccio del mio meglio!
n Do you feel more comfortable on set or in the lab?
On set one is much less prone to serious mistakes.
Even though we tape in front of a live audience, we can
do things over if we make a mistake. In a lab, you can’t
mess up ever really without big consequences!
D: Sei piú a tuo agio sul set o in laboratorio?
R: Sul set si è meno portati a commettere gravi errori, nonostante si registri di fronte ad un pubblico si ha comunque
la possibilità di rigirare una scena. In laboratorio non puoi
peretterti alcun errore senza sensibili conseguenze!
n What is your main priority in life?
Being a present and sensitive and fun mom to my 2
sons, who are now 6 and 9.
D: Qual è la tua priorità nella vita?
R: Essere una madre presente, sensibile e divertente con i
miei due figli, che hanno sei e nove anni.
n How similar are you to the Amy, could you see
yourselves being friends in real life?
Ha, I knew people like Amy in graduate school. Yeah,
I could see being friends with her. I am also detail oriented and I love all aspects of science and exploring the
world through those eyes.
D: Quanto sei simile a Amy? potreste essere amiche nella
vita reale?
R: Ho conosciuto persone come Amy all’università, penso
di poter essere una sua amica. Sono anch’io pignola, mi piacciono tutti gli aspetti della scienza e adoro studiare il mondo da
questa prospettiva.
n Could you ever see yourself being in a relationship
with Sheldon if he were a real person?
Of course! He’s smart, he’s sensitive, he’s honest and
he’s thoughtful. That’s how I see him!
D: Ti vedresti mai insieme a Sheldon se fosse una persona
vera?
R: Certo! È intelligente, sensibile, limpido e riflessivo. È
cosí che lo vedo!
n Who is your best friend in the cast of the show?
Jim1 and I are very close. Melissa2 and I are too. But
we all love each other. I am Simon’s3 biggest fan, I like to
say. We are all friends in different ways.
D: Con chi hai un rapporto migliore all’interno del cast?
R: Sarò sempre una scienziata indipendentemente dal mio
lavoro, ciononostante continuerò ad essere un’attrice, dato che
ho abbandonato i miei studi ed è complicato tornare indietro!
n Have you seen the industry change from being an
actress in the 90s and today?
Sure, the internet didn’t exist and little girls who were
actresses could look like little girls. Nowadays, young
actresses are expected to be skinny and dress like supermodels and wear designer clothes and stuff like that. I
had a very innocent upbringing in the 90s, thankfully!
D: Com’è cambiata l’industria cinematografica dagli anni
’90 ad oggi?
R: Sicuramente internet non esisteva, e le bambine attrici
sembravano effettivamente bambine. Al giorno d’oggi, le giovani attrici devono essere magre, vestirsi come fotomodelle e
indossare capi firmati. Sono stata cresciuta diversamente negli
anni ’90, grazie a Dio!
NOTE
1 Jim
Parsons (Sheldon Cooper)
Rauch (Bernadette Rostenkowski-Wolowitz)
3 Simon Helberg (Howard Wolowitz)
2 Melissa
pamela primula
R: Jim e io siamo molto vicini, come anche con Melissa. Ma
ci vogliamo tutti molto bene. Mi piace pensare di essere la piú
grande ammiratrice di Simon. Siamo tutti amici a modo nostro.
n What is the biggest challenge you had to overcome,
in either acting or research?
Being a mom and finishing my thesis at the same time
was hard! I had a newborn while I was editing my thesis
and he was breastfeeding pretty much around the clock!
I typed lying down a lot of the time.
D: Qual è la piú grande sfida che hai dovuto affrontare nel
recitare e nella ricerca?
R: Essere una mamma, e portare a termine la mia tesi contemporaneamente è stato difficile! Mio figlio era appena nato
mentre la stavo ancora terminando, lo allattavo quasi tutto il
giorno. Digitavo sdraiata nel letto per la maggiore parte del
tempo.
n Would you rather be a scientist or an actress for the
rest of your life? Or do you see there being a balance?
I will always be a scientist no matter what I do, but I
will probably work as an actress since I left academia to
return to acting and you can’t really go back!
D: Vorresti essere una scienziata o un’attrice per il resto
della tua vita? Pensi ci sia una via di mezzo?
Oltre noi stessi 5
Alan Turing: successi e drammi del Signore della Matematica
di Babila Barreca
A
lan Mathison Turing, secondogenito di Julius
e Sarah Turing, nacque il 23 Giugno 1912
a Little Venice, in Inghilterra. Subito dopo
la nascita del piccolo i genitori tornarono in
India, dove lavoravano, lasciandolo crescere tra le cure
di tate ed amici di famiglia rimasti in patria, visitandolo
sporadicamente anche a causa delle pericolose condizioni
politiche del tempo, che impedivano lunghi viaggi. Fin
dall’infanzia Alan mostrò interesse in ambito scientifico,
e all’età di soli cinque anni si cimentò nella composizione
del suo primo, dolcissimo “saggio”, “About a Microscope”, una descrizione di parecchie pagine nella quale
parlava teneramente del microscopio ricevuto in regalo
dal padre. A quattordici anni venne ammesso nel collegio maschile di Sherborne (proprio quello de “Il telaio
della giovinezza” di Alec Waugh) che però tendeva a
mettere in maggior risalto le materie umanistiche, un
po’ il tallone d’Achille di Turing, il quale per l’appunto
non risultò mai un alunno brillante, ma i professori si
accorsero a prima vista del suo cervello fuori dal comune,
infatti il suo insegnante di matematica dichiarò che anche
nella sua materia Alan era un allievo problematico, ed
aveva grandissime difficoltà nel conseguimento del voto
minimo, tuttavia spendeva gran parte del suo tempo in
ricerche matematiche e scientifiche avanzate, fuori dalla
portata dei suoi stessi insegnanti.
Assieme al carissimo amico Christopher Morcom, Turing si cimentò anche nella decifrazione e composizione
di semplici crittogrammi, la loro piú grande passione.
Alan scoprí, con il passare del tempo, di provare per
Christopher un sentimento che andava oltre l’amicizia
fraterna, e come ogni adolescente nella sua situazione desiderava dichiararsi, ma non ne aveva il coraggio poiché
temeva non solo di essere rifiutato, ma anche di perdere
la complicità del ragazzo.
Dopo anni di ostinata timidezza, nell’estate del 1929,
subito dopo il conseguimento del diploma, Alan scrisse
una lunga lettera d’amore indirizzata all’amico, ma Christopher non poté mai leggerla, poiché durante le vacanze
estive il giovane morí improvvisamente di tubercolosi, a
soli diciassette anni, portando nella tomba l’ignoranza
circa i sentimenti che Alan provava per lui.
Dopo la morte del suo primo amore, Turing fu sopraffatto da una profonda depressione dettata dal rimpianto,
che sfogò nella corsa: Alan era infatti un ottimo maratoneta, e il suo tempo migliore, 2 ore e 46 minuti, era
secondo solo a quello del Campione del Mondo del 1948.
La sua grande passione comunque restarono i numeri
e, quando nel 1939 — subito dopo lo scoppio della guerra
— fu convocato a Blethchley Park a decriptare i messaggi
in codice tedeschi, non ci pensò due volte ed accettò.
8 Forza Albert
Non appena gli furono esplicate le sue mansioni, Alan
scrisse di star vivendo un momento di profonda nostalgia,
poiché avrebbe desiderato condividere quell’onorevole
compito con il carissimo Christopher, o quantomeno poterglielo raccontare, tuttavia mise il massimo del suo
impegno nelle lunghe ore in laboratorio.
Alan si rese presto conto di trovarsi di fronte a messaggi cifrati ben piú complessi di quelli che risolveva
per gioco ai giorni del liceo: il codice della macchina
Enigma-I era praticamente impossibile da violare.
Il metodo usato dagli ideatori della macchina base era
semplicissimo: l’utente incaricato all’invio del messaggio
lo batteva tramite una normale macchina da scrivere, ma
ad ogni lettera corrispondeva un numero al quale a sua
volta corrispondeva un’altra lettera, diversa da quella di
partenza. In questo modo se si scriveva una lettera, per
esempio A, sul foglio ne veniva stampata un’altra, per
esempio T.
Ovviamente possedendo una tabella con la corrispondenza delle lettere la decifrazione risulta elementare, ma
gli inglesi non giunsero mai in possesso di un documento dell’Enigma-I, e anche se questo fosse accaduto, comunque i tedeschi si premuravano di cambiare la
corrispondenza lettere/numeri ogni diciotto ore circa.
La possibilità di trovare la combinazione giusta in
tempo utile era una su 170.458.491.300.000.000.000.000
(complimenti a chi è solo riuscito a leggere questo
numero!)
A questo punto viene da domandarsi se Alan ce
l’abbia fatta, ebbene la risposta è sí, ma come?
Semplificando il discorso, andò cosí: il matematico
mise a punto una macchina (della grandezza di un furgoncino) che conteneva le lettere dalla A alla Z e i numeri
da 0 a 9, in comunicazione tra loro tramite ingranaggi
che, girando velocissimi, provavano tutte le combinazioni
possibili.
Man mano che la macchina dettava i risultati, Alan e i
suoi collaboratori li inserivano all’interno di un algoritmo,
ideato proprio dal matematico, per verificare se fossero
plausibili i meno.
L’algoritmo era quello utilizzato oggi dai nostri computer e cellulari, formato dagli operatori 0 e 1, un’alternanza di caselle piene e vuote a quei tempi intese come
l’alternarsi di blocco e soluzione.
Naturalmente ci furono insuccessi, sconfitte e mesi di
calcoli inutili, inoltre lo staff era sotto pressione per le
pressioni da parte del governo che minacciava un taglio
ai finanziamenti, che sarebbe avvenuto se non che, un
giorno in piena guerra, la macchina scovò il codice giusto.
Provate ad immaginare lo stato d’animo di Turing e
dei suoi collaboratori in quel momento!
7 Giugno 1954, non riuscendo a sopportare le cure, Alan
Turing si tolse la vita ispirandosi alla fiaba di Biancaneve — la sua preferita da piccolo — ingerendo una mela
immersa nel cianuro.
Solo nel 2009 l’Inghilterra porse le scuse ufficiali al
giovane matematico, proclamandolo eroe di guerra.
Questo è solo un breve riassunto di tette le gesta di
questo uomo speciale, a chi volesse di piú, consiglio il
libro “L’Enigma di un genio” di Nigel Cawthorne, e se
proprio non avete il tempo di leggere, potete sempre
guardare il film da esso tratto, “The Imitation Game” di
Morten Tyldum.
alice matoni
Quel giorno gli inglesi vennero a conoscenza dei piani
bellici dei tedeschi, che stavano proprio programmando lo sgancio di una bomba, e riuscirono a fermarli in
extremis.
Questo clamoroso successo non portò, come si potrebbe pensare, all’elevazione di Turing ad eroe nazionale,
anzi, dopo la fine della guerra, egli fu accusato di essere
un sodomita, poiché sorpreso in un momento intimo con
il suo fidanzato, e fu processato per omosessualità — che
ai tempi era considerato atto osceno.
Alan fu condannato ad un anno di trattamento ormonale, qualcosa però andò storto ed il suo corpo subí
conseguenze irreparabili, tanto da costringerlo in casa. Il
Forza Albert 9
L’Importanza della Musica
di Filippo Leonzi
D
O, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, potrebbero sembrare sillabe inutili, ma in realtà sono “l’alfabeto”
di un linguaggio talvolta piú importante di
quello che normalmente usiamo per esprimerci, le note. Gli accordi e i suoni sono le basi di grandi
capolavori compiuti da gente ispirata, o come gli indigeni
richiamavano la forza della natura.
È di aiuto per adolescenti, proprio perché trovano in
essa la forza, una ragione di conforto un punto in comune
con gli altri giovani indipendentemente dalla loro nazionalità; questa forma di arte fa parte della nostra vita e
costituisce una componente di grandissima importanza
per tutti gli aspetti socio-culturali, basta pensare all’uso
che ne viene fatta nella religione oppure nella vita di tutti
i giorni. Ma parlando in generale, è anche un elemento
di alcune forme di intrattenimento, come il teatro.
“CANTA CHE TI PASSA”: chi coniò questo detto non
avrebbe certo sospettato che la musica sarebbe riuscita a
superare ogni barriera, anche in campo medico: perché è
un ottimo elemento per mettere in contatto il conscio con
l’inconscio perché essa è un mezzo di comunicazione che
arriva anche dove le parole sembrano inaccessibili.
“La musica per me è la guida dell’io, il quale viene trasportato da essa per astratti paesaggi di informi
impressioni catartiche. Ha però il buongusto di saper
rimanere un dio leggero e sensuale, che non ha onta di
comportarsi in modo superficiale e ironico.”, “La musica
è il prodotto della sensibilità dell’uomo, è esprimere I
propri sentimenti sotto forma di suoni e parole La musica
è il mio modo di essere” frasi dette da adolescenti, per far
capire quanto è grande l’importanza della musica nella
loro vita.
La musica è utilizzata anche come medicina, “La musica salverà il mondo. Come la bellezza, e non solo per una
ragione estetica o esistenziale, ma per una sua misteriosa
virtú terapeutica. La musica cura la mente ferita perché
parla un linguaggio originario che precede i nessi logici e
i processi cerebrali, muove corde originarie.”
10 I colori della letteratura
Essa è capace di curare neurodegenerative e comportamentali, grazie a Don Campbell sappiamo che essa riesce
a fare sviluppare il quoziente intellettivo, per questo lui
consiglia di far sentire la Sonata per due pianoforti in do
maggiore di Mozart.
Altra emozionante testimonianza è quella di Olivier
Sacks. Sacks racconta molti casi di terapia musicale ma
anche l’inverso cioè la musica come fonte d’epilessia e
allucinazione. Ricordo di aver letto un suo racconto curioso in cui una paziente siciliana intollerante alla musica
napoletana, che pure amava, le procurava crisi epilettiche:
fu necessario un intervento di chirurgia cerebrale per toglierle dalla testa le canzoni napoletane. Piú sorprendenti
sono i casi di malati di Alzheimer, Parkinson, dementi
o con devastanti amnesie e sindromi rare che hanno recuperato la loro vitalità, la loro felicità e la loro lucidità
suonando, cantando o danzando. Sacks racconta tenere
storie di anziani, menti perdute che si sfaldavano giorno
dopo giorno ma che riuscivano a rifugiarsi nella musica
recuperando vita, lucidità e manualità.
La musicoterapia fu sperimentata in America dopo
la seconda guerra mondiale, come accade a molte scoperte scientifiche, per curare i soldati tornati sconvolti
dall’esperienza bellica. Alla base di questi studi però
c’è l’intuizione di un poeta, Novalis, il quale afferma
che: « Ogni malattia è un problema musicale, ogni cura
è una soluzione musicale ». E poi c’è Nietzsche, ormai
in preda alla follia, al mutismo e alla paralisi, che però
improvvisava al pianoforte.
Per me, la musica rappresenta la vita, il futuro, e credo
che non ci sia un linguaggio piú bello di esso, è una sorta
di collegamento per tutti nonché lavoro e cure.
Possiamo dire che la musica al giorno d’oggi è importante in qualsiasi campo e per qualsiasi persona al
mondo, in quanto è capace di risolvere problemi dai piú
semplici ai piú complessi, “la musica è la colonna sonora
della nostra vita.”
Recensioni
di Sara Scapolo
Desperation di Stephen King
Desperation è una cittadina mineraria del Nevada in cui
approdano alcuni ignari viaggiatori che si scontreranno
con Collie Entragian, un agente di polizia molto particolare. Ma c’è una strana presenza a Desperation che
controlla gli animali, che ha bisogno di un corpo forte per
esprimere la sua potenza.
Il Re dell’orrore conosce i suoi lettori e sa come creare
in loro un senso di inquietudine sempre crescente mentre
descrive la lotta tra il bene e un male oscuro che non ha
un volto e non ha un nome.
pamela primula
Lo Zahir di Paulo Coelho
“Lo Zahir è un pensiero che all’inizio ti sfiora appena e
finisce per essere la sola cosa a cui riesci a pensare. Il mio
zahir ha un nome e il suo nome è Esther”.
Un famoso scrittore scopre che la moglie Esther, corrispondente di guerra, è scomparsa improvvisamente senza
lasciar traccia. La stessa donna che anni prima lo aveva
spinto ad affrontare un pellegrinaggio per realizzare il
suo sogno ora lo obbliga a un nuovo viaggio alla ricerca
di se stesso. Paulo Coelho riprende il tema a lui caro del
viaggio come crescita personale e, tra le sue abili dita,
possiamo leggere il cambiamento silenzioso del protagonista che si migliora passo passo alla ricerca di se stesso,
del suo amore, del suo Zahir.
Recensioni e spettacoli 11
12 Fumetto
pamela primula
Astro Boy di Osamu Tezuka
di Pamela Primula
I
l tema della tecnologia futuristica è sempre stato trattato dall’uomo, perché di suo grande
interesse, non solo nei romanzi, nei film ma
anche nei manga (e anime).
Il primo forse ad essersi messo in gioco in questo frangente fu Osamu Tezuka (1928-1989), il “dio dei manga”,
con le sue opere totalmente innovative, con il suo “Astro
Boy” (“Tetsuwan Atomu”, letteralmente “Atom dal braccio di ferro” ). Il manga di genere fantascientifico e azione,
pubblicato dal 1952 al 1968 sulla rivista “Shonen” di “Kobunsha”, è uno dei piú famosi capolavori del suo geniale
mangaka (fumettista). Conosciuto in tutto il mondo, considerato un modello da seguire, l’adattazione animata
divenne il prototipo, nel 1963, degli anime a seguire.
“Astro Boy” è riconosciuto mondialmente come rappresentante della cultura fumettistica giapponese e per
questo vi sono state diverse riedizioni dell’anime, senza
contare i film e i videogame correlati.
I disegni del “grande genio” sono da una parte semplici, molto puliti, senza particolari retini, con il solo
ausilio di una penna, ma allo stesso tempo complessi per
l’ideazione del concept come quello del supereroe robot,
il protagonista. Scegliere come personaggio principale
un robot sarebbe potuto sembrare un azzardo al tempo,
quando ancora non si conosceva neanche bene la struttura di un semplice computer, ma grazie al suo talento
Tezuka, guardando al futuro, è riuscito a trasformare il
manga in uno squarcio di realtà non cosí lontana. Il mangaka sintetizza nel character design di Astro boy proprio
ciò che un giorno noi forse riusciremo a realizzare: un
automa con sembianze umane, sentimenti, una notevole
capacità fisica e intellettuale.
Secondo la trama, il creatore volle compensare l’assenza del figlio, a seguito di un incidente stradale, con un
robot ma, accorgendosi che il bambino meccanico non cresceva, senza rimorso lo offrí ad un circo. Fortunatamente
viene accolto dal nuovo capo del ministero della scienza
e trattato amorevolmente, mentre frequenta la scuola e
trascorre del tempo con i suoi amici come un normale
ragazzino si impegna a difendere la terra dagli avversari
che si presentano: umani che disprezzano i robot, macchine fuori controllo, alieni con lo scopo di conquistare il
suo pianeta.
Le vicende si susseguono capitolo dopo capitolo dimostrando l’autentica maestria dell’autore nel riuscire
a trasmettere sentimenti profondi al lettore. Secondo
Tezuka un manga non deve solo far ridere ma deve rappresentare il dolore e la sofferenza che si patiscono nella
realtà. I suoi lavori nonostante trattino a volte di scenari
inimmaginabili sono “veri” proprio per le emozioni che,
con un semplice disegno, con una semplice frase, riesce a
darti.
Attraverso le centinaia di pagine da lui inchiostrate
non solo è stato in grado di fissare dei canoni per i fumetti
e le animazioni giapponesi (per esempio gli occhi grandi)
ma anche influenzare le generazioni presenti con la sua
ambientazione fantascientifica. A volte mi chiedo se opere oggi futuristiche come “Evangelion”, “Psycho-Pass” e
“Ghost in the Shell” abbiano preso spunto dal futuro di
Tezuka, se abbiano visto nella sua opera di sessant’anni
fa qualcosa di ancora attuale.
Il testamento di grande abilità lasciatoci da Osamu
Tezuka non deve essere mai dimenticato ma ogni tanto va
riletto e rivisto, la sua importanza viene sottolineata ogni
qualvolta vi è un nuovo progetto correlato. Recentemente
si è sentita la notizia di un nuovo adattamento anime in
collaborazione con uno studio francese, il primo trailer
è su internet e ha già fatto scalpore. Ambientazione luminosa dai colori accessi, cielo azzurro, prato verde, una
soundtrack fantasiosa e soave e una maglietta di troppo. Alcuni sono indignati di questo cambio di look del
protagonista, altri invece affermano che non è poi cosí
rilevante, l’importante per loro è che il messaggio del
sensei rimanga intatto. Un messaggio verso le generazioni
future in vista di un cambiamento con l’entrata in società
di un robot “umano”.
Voto lllll
Fumetto 13
50 anni di Linus e i Cambiamenti nei gusti
di Pamela Primula
L
a rivista italiana che ha cambiato radicalmente l’approccio del pubblico verso i fumetti
compie cinquant’anni. Nell’aprile del 1965
nasceva “Linus”, mensile ispirato ad un personaggio dei “Peanuts” (di Charles M. Schulz), in cui non
solo vi erano vignette e strip (strisce) satiriche e non, ma
anche discussioni politiche e di divulgazione letteraria.
Antecedentemente a questo avvenimento il fumetto
era rivolto soprattutto ad un pubblico giovane attratto
dall’avventura e dalla leggerezza, mentre successivamente divenne un argomento oggetto di attenzione critica da
parte di persone culturalmente impegnate.
La prima pubblicazione presentava una grande copertina verde con il disegno di Linus Van Peet e all’interno
sessantaquattro pagine occupate da disegni e interviste,
tra le quali quella introduttiva tra Umberto Eco, Elio Vittorini e Oreste Del Buono. Il loro dibattito sulle storie
di Charlie Brown (protagonista dei “Peanuts”) produsse
un nuovo modo di intendere la lettura della “letteratura
grafica”. Il fumetto per avere un senso, secondo Eco, va
riletto piú volte dall’inizio e non consumato subito e poi
buttato via.
La rivista nel presentare diversi lavori contemporanei
poco conosciuti in Italia (“Peanuts” di Schulz, “Corto Maltese” di Hugo Pratt, “Valentina” del disegnatore italiano
Guido Crepax e i “Fantastici Quattro” della Marvel) dava
al lettore la possibilità di crearsi un’opinione personale
sullo scopo del fumetto.
Gli adulti, fino a quel momento, avevano schernito
questo tipo di arte sulla base di un pregiudizio che vedeva la nuova moda come una distrazione ma dovettero
ricredersi con l’avvento del fumetto d’autore, filone sponsorizzato dal fondatore di “Linus” Giovanni Gandini. Il
disinteresse del pubblico italiano aveva indotto perfino
Hugo Pratt a proporre al mercato francese il suo “Corto Maltese” dove ebbe successo grazie ad una maggiore
apertura alle novità. Tuttavia ancora oggi, nonostante
un’accoglienza piú ampia, sopravvivono delle resistenze
espresse attraverso la censura imposta sia dalle fonti di
diffusione di massa (televisione, giornali, cinema. . . ) e
14 Fumetto
sia, a volte, dalle stesse figure educative (genitori, insegnanti. . . ). Avviene in America, la patria dei supereroi
dove all’inizio le case editrici come la Marvel videro per
anni come unici lettori ragazzini di undici anni contrastati
con forza dai pregiudizi dei genitori e con il solo sogno di
essere Superman. In seguito il target degli appassionati
si ampliò dando forma ad un nuovo modo di essere del
fan che non era piú un bambino ma un giovane adulto,
maturo, consapevole di sé e dei suoi interessi, completamente indipendenti dalle censure. Eppure, attorno a
lui, anche oggi ve ne sono ancora innumerevoli come nel
caso dei cartoni animati: sia in Italia che in America si
è soliti tagliare scene, modificare nomi e dialoghi, cambiare le colorazioni delle sceneggiature fino a stravolgere
un’opera.
Differente è il Giappone, la cui cultura è fondata sui
manga e gli anime (fumetti e cartoni animati) che sfruttano
egregiamente e ne traggono un business di livello mondiale. Il nostro olio viene esportato? Le loro opere anche.
Sono le piú famose proprio perché trattano di tematiche
delicate come la guerra, il bullismo e il razzismo ma in
chiave piú leggera e accessibile ad un pubblico giovanile
perché ambientate in mondi spesso immaginari vissuti da
creature della mitologia tradizionale. In Giappone non vi
sono censure perché lí hanno sempre concepito il fumetto
come una forma letteraria semplificata con il fine di insegnare valori giusti come a non arrendersi mai, a ridere
sempre e comunque e a capire che il mondo è difficile
e va affrontato. Ma in molti Stati le parti che proprio
ti permettono di comprendere la complessità della vita
vengono tagliate. Se si censurano i fumetti perché troppo
pericolosi per le “fragili” menti dei bambini non sarebbe
il caso di fare lo stesso con le loro vite? Non sarebbe il caso di rinchiuderli in casa e non dare loro la possibilità di
fare esperienze dirette? Secondo Tezuka (autore di “Astro
Boy”) un manga non deve solo far ridere ma farti capire
cos’è la realtà rappresentandoti le difficoltà e i dolori che
un giorno affronterai. La rivista “linus” sta provando da
cinquant’anni a modificare la mentalità dei piú scettici,
speriamo che prima o poi ci riesca!
Fumetto 15
pamela primula
Sudoku per tutti i gusti!
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3. Sudoku (media difficoltà)
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1. Sudoku (triviale)
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2. Sudoku (difficile)
Sudoku di questa pagina sono tratti da Solo da Simon Tatham’s Portable Puzzle Collection
16 Appendice enigmistica
9
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4. Sudoku (molto difficile)
NOTE
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