L`idioma tagliato - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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L`idioma tagliato - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Rivista
Anno 102 - n. 11 - Novembre 2011
L’idioma
tagliato
REKDESIGN.COM
Insuperabile
per le vostre “Maxi”
insalate.
Santa Lucia, questa è mozzarella.
Editoriale
di Giangi Cretti
Ci abbiamo girato attorno a lungo. Intenzionalmente evitata, per anni, tentennando,
l’abbiamo costeggiata, con accurate acrobazie dialettiche. A turno preoccupati di non
“svegliare il can che dorme” e di “non disturbare il conducente”. Ma ora la domanda è
indifferibile.
Escludendo, per ragioni comprensibili, riconducibili a legittima e autentica passione, i
romantici cultori della lingua di Dante, ormai ce la dobbiamo porre: a chi interessa davvero l’italiano fuori d’Italia?
Poco o nulla allo stato italiano. Che in controtendenza – ma questa sembra essere ormai
diventata la sua vera tendenza – con quanto avviene per altre nazioni come Francia e
Germania, affida la tutela e la promozione della propria lingua e cultura a pindariche o
vellutate dichiarazioni di principio, all’ipocrisia di comodo, alla speranza, folcloristicamente tutta italica, veicolata sul modello: “io speriamo che me la cavo”.
Come leggere diversamente la decisione di tagliare i già esigui (esangui?) fondi destinati
ai corsi di lingua e cultura, costringendo gli enti gestori - la maggior parte dei quali si
pone come saggio obiettivo di evitare un fallimento doloso, e, come massima ambizione,
di onorare i salari arretrati degli insegnanti assunti in loco – ad adoperarsi per chiudere
con salva dignità.
Decisione che fa il paio con quella di dimezzare le risorse per Rai Italia (già Rai International, e di suo nulla più che un arlecchino assemblaggio di programmi passati sulle reti
nazionali) anziché investire su un serio progetto per un canale che nel mondo proietti
l’immagine poliedricamente virtuosa del nostro Paese.
Oppure, per ampliare a proposito la scelta, una decisione che si associa all’assenza di
un’irrinunciabile riflessione sul ruolo e l’efficacia dell’azione degli istituti italiani di cultura, a cui si privilegia un semplicistico ridimensionamento delle risorse e delle funzioni
dirigenziali.
Se a questo aggiungiamo che criptici (criptati?) sono i criteri con i quali si sta procedendo alla ristrutturazione della rete consolare, mentre avvolta nel mistero è la prospettiva
dell’azione finalizzata ai processi di internazionalizzazione, viene da pensare che l’Italia, nei fatti e in una società irrimediabilmente globalizzata, non creda nell’Italia.
Perché il vero problema non sono i tagli attuati in modo lineare. Sono i tagli come unica
ratio, in totale assenza di una visione lungimirante, di un progetto di spessore strategico,
di un’alternativa dotata di senso e non semplicemente propagandistica.
Eppure il nostro, è un Paese che si indigna quando viene paragonato alla Grecia; che è
la settima economia al mondo, la seconda industria manifatturiera d’Europa; che ha più
patrimonio che debiti ed è ricco il doppio della Spagna. È perfettamente (così ci dicono)
solvibile.
Ma, e forse non a caso, è anche il Paese che sul piano internazionale è costretto a chiedere, ciò che invece, ben oltre il formalismo diplomatico, dovrebbe ritenersi scontato:
essere trattato con il dovuto rispetto.
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n. 11 Novembre 2011
1
Sommario
n. 11 Novembre 2011
1
Editoriale
CULTURA
45
Zurigo in Italiano
49
Sardegna: Federalismo, opportunità,
autonomia, identità, sovranità
Il 5 e il 18 novembre a Zurigo
50
I Valdesi italiani e la Svizzera riformata
quasi cinque secoli di strette e cordiali
relazioni
Nel 120° di fondazione della Chiesa
Evangelica di lingua italiana di Zurigo
56
Due Sorelle…un solo amore: Fellini!
Rimini e Sion
59
«Sono cresciuto
con la disciplina del lavoro»
A colloquio con il regista Rolando Colla
63
Non solo Chaplin
I trent’anni delle Giornate
del Cinema Muto
PRIMO PIANO
13
Beni di lusso: nel 2011 crescita
di oltre il 10%
Altagamma
15
La Svizzera è il Paese più competitivo
al mondo
17
Sedotti e affascinati
Turisti stranieri in Svizzera
19
Non ci resta che piangere?
Con Roger Nesti Il punto sui corsi
di Lingua e Cultura Italiana
25
Novità per le pensioni degli italiani
all’estero
INCONTRI
36
Ore 14:00 a Lugano
Fabiola Gianettoni & Milena Casagrande
65
40
La prima vittoria è quella
contro i propri limiti e difetti
Donne in carriera: Elisa Santoni
Cinematografo, baracche e lunapark
La magia del Crazy Cinématographe
della città di Lussemburgo
66
Ludovico Einaudi in concerto a Zurigo
RUBRICHE
IN BREVE
4
CONVENZIONI INTERNAZIONALI
32
ITALICHE
7
TALENTI ALTROVE
35
EUROPEE
9
L’ELEFANTE INVISIBILE
43
INTERNAZIONALI
11
BENCHMARK
55
ETICAMENTE
23
DIAPASON
67
BUROCRATICHE
26
CONVIVIO
72
ANGOLO FISCALE
29
MOTORI
77
ANGOLO LEGALE
31
STARBENE
80
In copertina: Elaborazione grafica del ritratto di Dante Alighieri eseguito da Sandro Botticelli (1445-1510), Fondation Bodmer, Ginevra.
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n. 11 Novembre 2011
DOLCE VITA
69
Orgogliosa del passato
fiduciosa del futuro
A colloquio con Ljuba Manz
70
Il piacere del gusto responsabile
Intervista con Rafael Perez Presidente
di Slow Food Svizzera
72
Quando il pesce
va a nozze con gli ortaggi
Gran tour di Sicilia
78
79
Bimec: Milano, 16 - 19 novembre
Il mondo della meccatronica e automazione
si dà appuntamento a Milano
86
L’artigiano in fiera: Milano, 3 - 11 dicembre
Originalità Qualità Passione e Genialità
87
MOTOR SHOW 2011:
Bologna, 3 - 11 dicembre
Il Salone Internazionale dell’Automobile
IL MONDO IN CAMERA
90
Il ritorno dei miti
Le nuove Lancia Thema e Voyager
ENERSOLAR+:Milano, 16 - 19 novembre
L’evento dedicato alle energie rinnovabili
E.TECH experience:
Milano, 16 - 19 novembre
Biennale internazionale dell’Energia,
dell’Impiantistica elettrica
e dell’Illuminazione
Editore
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO,
M. CALDERAN, G. CANTONI,
M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO,
A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. FRANCESCHINI
T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ,
A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL
Italian Swiss Tax and Legal Forum 2011
a Ginevra
La subfornitura monzese si presenta
al mercato svizzero
Nasce Ducati (Schweiz) AG
IL MONDO IN FIERA
84
85
The Geneva chapter connects business
91
Si è svolta a Ginevra dal 10 al 13 ottobre 2011
Nuova edizione di Italy at Cern
92
Modena e l’Emilia Romagna a Gourmesse 2011
Una presenza molto apprezzata
93
Grande successo a Renens
Sardegna, isola del gusto
94
Contatti commerciali
96
Servizi camerali
La Rivista
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n. 11 Novembre 2011
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In breve
Eni: scoperto un giacimento
‘giant’ di gas naturale
Seconda onorificenza
per Helvetic Airways
Eni ha scoperto un giacimento ‘giant’ di gas naturale in
quello che viene tecnicamente considerato il prospetto
esplorativo Mamba Sud 1, nell’Area 4 dell’offshore del
Mozambico. Quella compiuta da Eni si configura come
la maggiore scoperta mai effettuata dalla società nel suo
ruolo di operatore.
L’area di Mamba Sud - si legge in una nota diffusa dalla società italiana all’indomani della scoperta - si ritiene
possa contenere un potenziale di 425 miliardi di metri
cubi di gas in posto. Il potenziale del “Play Terziario”
presente nel Blocco 4 verrà poi sottoposto ad un’attenta
valutazione nell’ambito della campagna di perforazione
tutt’ora in corso.
La scoperta comporterà uno sviluppo della distribuzione di gas su larga scala, attraverso esportazioni verso i
mercati internazionali e regionali grazie all’impiego del
GNL e forniture al mercato domestico che potranno fornire un contributo importante per sostenere la crescita
industriale ed economica del Paese.
Anche quest’anno Helvetic Airways ha ricevuto il premio
Travel Star d’argento nella categoria “Compagnie aeree
regionali e di nicchia”. Rispetto all’anno scorso Helvetic
Airways ha potuto registrare anche un aumento di suffragi a favore. Helvetic Airways combina comfort, voli diretti e la cortese ospitalità svizzera a bordo. L’entusiasmo
dei passeggeri per l’eccezionale qualità e l’attenzione
per l’individualità, per soddisfare le necessità di tutti gli
ospiti, sono di grande importanza. In questo senso, anche quest’anno è stato fondamentale viziare i passeggeri
e soddisfare le loro aspettative.
Lo slogan “su tutta la linea svizzera” è inteso da Helvetic
Airways non solo come una promessa ai suoi clienti, ma
anche come incentivo per mantenere gli alti standard di
qualità e per migliorarsi di continuo.
Gli sforzi sono stati premiati: Helvetic Airways ha ottenuto, grazie alle sue prestazioni, per il secondo anno
consecutivo il premio Travelstar d’argento.
Farmaci contraffatti: attenzione alle ordinazioni via Internet
Ordinare dei medicinali via Internet può rivelarsi dannoso per la salute:
Swissmedic, i farmacisti e le industrie farmaceutiche lanciano un’azione
di sensibilizzazione sul tema, segnalando anche la possibilità di farsi
controllare i prodotti acquistati online presso una delle 760 farmacie
aderenti.
Il pericolo è dovuto alle contraffazioni. «Esistono numerosi compratori in
buona fede, che non sanno che questi “medicinali” non solo non guariscono,
ma sono spesso dannosi», deplorano Swissmedic, la Società dei farmacisti
pharmaSuisse e le associazioni delle imprese farmaceutiche Interpharma e vips.
Molto spesso i composti utilizzati non sono conformi a quelli dichiarati
sulle confezioni. Inoltre, sottolinea le associazioni di categoria, i medicinali pubblicizzati come naturali ed «esclusivamente a base di piante»
contengono quasi sempre principi attivi chimici, a volte tossici.
Tutte le forme di contraffazione sono da condannare, ha precisato il presidente di pharmaSuisse Dominique Jordan.
«Però una T-shirt di Armani a due dollari non mette in pericolo la salute». La situazione in materia di medicinali è nettamente più drammatica. I pazienti sono messi in pericolo, perché pensano che il prodotto sia autentico ed efficace, ha
affermato Jordan. I prodotti dimagranti, ad esempio, contengono spesso sostanze pericolose. Un›analisi effettuata su
122 campioni pubblicata da Swissmedic in giugno mostra che quasi il 90% di questi farmaci contiene principi attivi
che mettono in pericolo la salute. La campagna è intitolata stop-piracy. Un cortometraggio sull›argomento - che mostra il percorso di un medicinale illegale - e visibilesul sito www.stop-piracy.ch.
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Italia: le famiglie fanno fatica
a risparmiare
In Svizzera ancora disparità
fra uomini e donne
Cala in maniera appena percettibile la percentuale degli italiani che riescono a risparmiare (ma al Sud si registra un vero e proprio crollo) mentre aumenta quella
di coloro che temono di non riuscire a farlo il prossimo
anno come in passato.
L’indagine condotta dall’ACRI (l’Associazione Fondazioni e Casse di risparmio) con l’Ipsos traccia un quadro piuttosto negativo del risparmio, da sempre e ancor
più con la crisi uno dei principali obiettivi degli italiani.
A ciò si aggiunga, secondo quanto reso noto a metà di
ottobre l’Ufficio studi della Confartigianato, che sono
quasi 2 milioni (1.944.000) in Italia i giovani tra i 25 e
34 anni senza lavoro.
Un numero che fa guadagnare alla Penisola il primato negativo in Europa per il più alto tasso di giovani inattivi: 25,9% a fronte del 15,7% della media UE.
Anche in questo caso le percentuali più levate si riscontrano nel Mezzogiorno e fra le giovani donne.
In Svizzera esistono ancora disparità salariali tra uomo
e donna. Secondo uno studio effettuato dell’Ufficio
federale di statistica (UST) relativo a dati rilevati nel
2008, in quell’anno il salario mediano lordo standardizzato era pari a 6.392 franchi per gli uomini e a
5.255 franchi per le donne. Mentre il 61,1% di tale divario trova una spiegazione dovuta a fattori oggettivi,
il restante 38,9% è riconducibile esclusivamente a una
discriminazione salariale.
Lo studio evidenzia anche che la situazione sembra
orientata verso un lento miglioramento. Infatti, si fa
notare, il salario mediano per le donne tra il 1998 e il
2008 è cresciuto del 18,5%, contro un incremento del
14,1% per gli uomini. Le donne, comunque continuano a soffrire di una maggiore precarietà: lavorano in
misura maggiore la sera e nel finesettimana e sono il
doppio rispetto agli uomini ad avere un’occupazione
su chiamata.
Manodopera estera: Travail.Suisse chiede di cambiare
la politica verso i Paesi terzi
L’ammissione in Svizzera di manodopera proveniente da Paesi terzi
extra UE va ripensata; oggi sono le multinazionali a dettare legge in
questo ambito e regna «una grande ipocrisia». È l’allarme lanciato dal
sindacato Travail.Suisse, che sollecita adeguate misure di accompagnamento per contrastare il fenomeno dei clandestini; a suo dire in Svizzera
ci sono 100 mila «sans papiers». Considerata l›evoluzione demografica,
anche in futuro la Svizzera dovrà fare i conti con l›immigrazione, ma
non potrà reclutare in Europa tutta la manodopera di cui ha bisogno,
avverte il sindacato. Già oggi la politica di ammissione dei lavoratori
stranieri non rispecchia più la realtà e non risponde ai bisogni della società. Regna una reale ipocrisia: soltanto la richiesta di specialisti
molto qualificati è garantita e si preferisce tacere sulla forte presenza di
clandestini. Ci vuole una politica di ammissione più flessibile e giudiziosa, avverte Travail.Suisse, ma nel contempo
occorre vigilare affinché non vi siano pressioni sui salari e sulle condizioni di lavoro, che comprometterebbero la
politica di formazione e di integrazione del Consiglio Federale. Il presidente di Travail.Suisse ha quindi proposto
una serie di raccomandazioni che dovrebbero caratterizzare la politica migratoria: controlli severi sulle retribuzioni
e condizioni di lavoro per impedire il dumping salariale; misure obbligatorie di formazione per gli stranieri che
sono già in Svizzera; una politica di integrazione che valorizzi l›insieme delle potenzialità e delle risorse esistenti.
Secondo Flügel «La politica di integrazione deve finalmente essere anche una politica di coesione sociale».
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GAMMA MASERATI. UN PERFETTO EQUILIBRIO DI CLASSE, TECNOLOGIA E DESIGN
Se pensate al lusso più raffinato ed esclusivo, al fascino e all’eleganza dell’italian style più ispirato, a una sportività che sa emozionare
senza sacrificare il comfort e il piacere di guida, state pensando a una Maserati. Che si tratti dell’ammiraglia Quattroporte, della
GranCabrio, della GranTurismo o della sportivissima GranTurismo MC Stradale, ogni modello del Tridente, rappresenta un irripetibile
connubio di classe raffinata e impeccabile ingegneria. Scegliere una Maserati significa entrare in un mondo nel quale l’automobile
è espressione della creatività e del talento, di un’inesauribile passione per l’eccellenza, attenta ai temi della sicurezza e del rispetto
per l’ambiente. Per tutte le informazioni sui modelli, le novità e le iniziative Maserati, visitate www.maserati.ch
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Garage Foitek AG, 8902 Urdorf/Zürich, 044 736 1 736
Niki Hasler AG, 4052 Basel, 061 375 92 92
Krähenmann Autocenter AG, 8706 Meilen, 044 793 21 00
Sportgarage Leirer AG, 9063 Stein, 071 368 50 30
Sportgarage Leirer AG, 9016 St. Gallen, 071 250 09 01
Automobile Németh AG, 3032 Hinterkappelen, 031 909 25 25
Auto Pierre Sudan, 6300 Zug, 041 711 88 15
Loris Kessel Auto SA, 6916 Grancia-Lugano, 091 994 55 71
Modena Cars SA, 1202 Genève, 022 757 87 87
Garage Zénith SA, 1005 Lausanne, 021 321 30 00
Garage Zénith SA, 1950 Sion, 027 323 32 32
Italiche
di Corrado Bianchi Porro
Statiche statistiche
Crescita mensile del 5% ad agosto per gli ordini
industriali in Italia. Dato decisamente oltre le attese che erano per un +1,7% dal +1,8% del mese
precedente. Il dato diffuso dall’Istat è frutto di un
aumento del 6,8% degli ordinativi interni e del
2,2% di quelli esteri. Il rialzo sarebbe in parte riconducibile a una diversa distribuzione delle ferie
estive rispetto agli anni precedenti. In sostanza
sarebbe proseguita la tendenza stagnante in atto
dalla fine del 2010. Nella media degli ultimi tre
mesi gli ordinativi totali diminuiscono in effetti
dell’1% rispetto al trimestre precedente mentre
nel confronto con il mese di agosto 2010, l’indice
degli ordinativi segna una crescita del 10,5%.
Per quanto concerne il fatturato dell’industria,
ad agosto è cresciuto, al netto della stagionalità,
del 4% rispetto al mese precedente, con aumenti
del 3,8% sul mercato interno e del 4,6% su quello estero. Corretto per gli effetti di calendario (i
giorni lavorativi sono stati 22 come nell’agosto
2010) il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 12%, con aumenti del 12,3% sul mercato
interno e del 12% su quello estero. I fattori meteorologici e la crisi finanziaria, hanno in parte contribuito ad un mutamento delle abitudini. Il dato
viene confermato nelle previsioni della Banca
d’Italia nel sondaggio congiunturale autunnale
effettuato su un campione dell’industria e servizi
non finanziari (commercio, alberghi, ristoranti,
trasporti, servizi professionali) con almeno 20 addetti. Secondo questi dati, nei primi tre trimestri
del 2011, il fatturato per l’industria è aumentato
rispetto all’anno precedente per la metà delle imprese, è rimasto invariato per il 24% ed è diminuito per il 26%. Nei servizi, il fatturato è restato
invariato per oltre il 35%, è cresciuto per il 34,8%
delle imprese ed è sceso per il 30% del campione.
Non si sbloccano invece gli investimenti, con una
quota invariata per circa il 64% rispetto all’anno precedente, in linea con quella già modesta
prevista in precedenza, mentre il 23% li ha diminuiti e solo il 12,7% li ha accresciuti. Secondo la
Banca d’Italia, le recenti turbolenze dei mercati
finanziari eserciterebbero per oltre il 40% degli
operatori una pressione al ribasso sugli investimenti e la tendenza si accentua per le imprese
meridionali. Oggi la clientela continua ad effettuare ordinazioni, ma l’azienda non guadagna,
diminuisce la capacità di autofinanziamento e la
preoccupazione principale rimane la compressione dei costi, dunque risalta una minore propensione all’investimento. La riprova è che poco
meno di due terzi delle imprese ha segnalato che
la propria domanda di prestiti bancari è rimasta
pressoché invariata nel primo semestre del 2011
rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, mentre si evidenzia un deterioramento delle
condizioni per l’accumulazione. Comunque, secondo la Banca d’Italia, il debito delle PMI verso
le banche mostra segnali di rallentamento. Le
imprese restano tuttavia molto attive. Nei primi
sette mesi del 2011 gli investimenti diretti italiani all’estero sono stati pari a 27,1 miliardi, un
importo superiore al flusso dell’intero 2010. Gli
investimenti esteri in Italia sono cresciuti ad un
ritmo più contenuto (12,5 miliardi a fronte dei
4,5 dello stesso periodo del 2010). A seguito della
crisi dei debiti sovrani, gli investitori esteri hanno
acquistato titoli italiani (specie titoli di Stato) in
misura assai minore. Tra gennaio e luglio sono infatti affluiti 14,1 miliardi a fronte dei 56,3 dell’analogo periodo del 2010. Sul fronte immobiliare,
dalla parte dei privati si segnala un calo del 6,6%
nel secondo trimestre dell’anno nel numero di
compravendite di abitazioni a fronte di un modesto incremento dei prezzi (0,5%) inferiore al
relativo andamento dei prezzi al consumo. Per
gli investimenti di portafoglio, i residenti italiani hanno dimezzato gli acquisti di titoli azionari
esteri (15,7 miliardi a fronte di 31,3 del 2010). Oltre a ciò, i consumi delle famiglie registrano una
crescita contenuta (+0,2%) nel secondo trimestre. Le immatricolazioni di autoveicoli si sono
attestati sui bassi livelli della primavera del 2010.
Da rilevare infine che nel terzo trimestre 2011 le
banche hanno in genere mostrato un modesto
irrigidimento dei criteri di offerta dei prestiti alle
famiglie per l’acquisto di abitazioni e per il credito al consumo.
L’Istat ha comunque comunicato che, come stabilito in sede europea, sono state pubblicate le
nuove serie dei conti nazionali elaborate in base
alle versioni più recenti della classificazione delle
attività economiche compresa una revisione delle serie storiche. In base a questi dati aggiornati
che tengono conto del maggior peso dei servizi
sull’industria manifatturiera, nel 2008, anno di
benchmark della revisione, il livello del Pil a prezzi correnti è risultato più alto dello 0,5% rispetto
alla stima precedente. Nel decennio 2000-2010 la
variazione media annua del Pil in volume risulta pari allo 0,4% annuo, più elevata rispetto allo
0,2% di cui si era parlato in precedenza. Anche il
rapporto tra debito e Pil si riduce di conseguenza. Senza contare il varo delle due manovre correttive dei conti pubblici italiani nel quadriennio
2011-14 per il raggiungimento del pareggio di
bilancio al 2013.
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n. 11 Novembre 2011
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Europee
di Philippe Bernasconi
Ultima spiaggia
È sembrato davvero di essere di fronte a
un “o la va o la spacca”. Il futuro dell’euro,
dell’Eurozona e, fondamentalmente, anche
della stessa Unione europea era e rimane
appeso a un fragilissimo accordo raggiunto dopo giornate di frenetiche e drammatiche discussioni e al termine di un vertice,
questa volta davvero dell’ultima spiaggia.
Non ha del resto avuto dubbi la Cancelleria tedesca ad ammonire nelle ore precedenti gli ultimi incontri: “Se salta l’euro fallisce l’Europa”.
Se l’Europa non è fallita ce lo diranno solo le
prossime settimane e i prossimi mesi. Certo è
che l’intesa di massima messa a punto dai leader
europei in una convulsa notte di fine ottobre non
sembra essere ancora del tutto a prova di bomba
(o di speculazione, se preferite). Si tratta di una
promessa, e come tale andrà onorata con i fatti.
E poi sono ancora una volta emerse le divergenze tra i vari leader europei. Tecniche, ma anche e
soprattutto politiche. Un’intesa di massima sulla
ricapitalizzazione delle banche, sul fondo Salva
Stati e sulla svalutazione del debito greco (di ben
il 50%). Il vertice dell’ultima spiaggia dei capi di
Stato di governo di Unione europea e Eurozona
potrebbe avere partorito una soluzione in grado
di salvare la moneta unica. Il condizionale rimane però d’obbligo. Perché l’accordo deve essere
seguito da fatti concreti, dall’impegno degli Stati
a rischio bancarotta a ridurre le proprie spese e i
propri debiti, da quello degli attori privati a far la
propria parte (rinunciando, almeno in parte, alle
proprie esposizioni) e da quello degli Stati “ricchi” a metterci parecchio del loro per salvare la
baracca. L’intesa rimane, insomma, appesa a un
filo. Del resto, se sui problemi da risolvere tutti
sembrano essere d’accordo, sulle soluzioni sono
ancora una volta emerse divisioni più o meno
profonde. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, inizialmente concordi sulla strategia da adottare, si
sono quasi subito divisi quando ci si è messi a
fare i conti. La Francia, le cui banche sono particolarmente esposte sul fronte greco, avrebbe
gradito un maggiore impegno in soldoni per salvare gli istituti di credito in difficoltà. Ma Berlino
ha fin da subito detto no. Rimane, comunque,
la “visione” tedesca fatta di rigore e di rispetto
delle regole. “Gli aiuti ai Paesi in difficoltà devono
essere legati a severe condizioni – ha puntualizzato
Angela Merkel – L’Unione europea deve diventare
un’Unione della stabilità”. E poi ancora“ogni Paese
a rischio deve fare i suoi compiti in casa, in modo da
raggiungere autonomamente una propria stabilità”.
Come dire, noi adesso facciamo la nostra parte
cercando di salvare il salvabile, ma poi ognuno
deve fare per sé. E chi sgarra può considerarsi
fuori dal nostro progetto. Quella proposta dalla
Germania (sostenuta dai Paesi virtuosi del Nord
Europa) è una nuova governance economica e
finanziaria, basata sul rigore e sul rispetto delle regole. Una governance che se applicata, non
avrebbe probabilmente prodotto il caso Grecia.
La Commissione europea, dal canto suo, si è
preoccupata di non perdere potere e di non perdere pezzi per strada. Troppo drastica la ricetta
tedesca. E così anche il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha presentato
il suo piano: ricapitalizzazione urgente delle
banche europee, sospensione del pagamento
di dividendi e bonus finché la ricapitalizzazione
non sarà completata, far sì che le banche aumentino i fondi propri “sicuri”, coinvolgere i privati
nella ricapitalizzazione degli istituti di credito e
nella ristrutturazione del debito greco, aumentare anche fino a 2500 miliardi di euro il fondo
salva Stati e dare una risposta chiara e decisiva
alla necessità di sostegno della Grecia. Una sorta
di “road map” salva euro che ha quale minimo
comun denominatore una richiesta semplice e
chiara: non è più il tempo di tergiversare, occorre
agire, presto e in modo risolutore, ma nel segno
della solidarietà. Perdere un pezzo significherebbe far cadere l’intero castello. E poi c’è la Banca
centrale europea (BCE), con le sue decisioni, da
molti ritenuta finora l’unica ad aver tenuto a galla l’euro. Pur gettando acqua sul fuoco (“l’euro
non è a rischio”) il presidente uscente dell’istituto
di Francoforte, Jean-Claude Trichet, ha lanciato
un appello affinché si riformino i trattati dell’Unione europea. L’obiettivo deve essere quello di
permettere ai paesi della zona euro di “impedire
a un membro di Eurolandia di creare dei problemi e
di impedire che un solo Paese metta in pericolo tutti
gli altri”. Come dire, evitare che si giunga nuovamente a un caso Grecia. Regole più sicure e soprattutto un’autorità che le faccia rispettare. Chi
sfora deve essere punito per tempo. Un po’ quello che sostiene la Germania di Angela Merkel.
Al capezzale della Grecia (e dell’euro) si sta insomma probabilmente giocando un braccio di
ferro tra visioni diverse dell’Unione monetaria
e della stessa Unione europea. Con la convinzione, però, questa volta che bisogna fare presto.
Perché, come ha ricordato Angela Merkel,“se salta l’euro fallisce l’Europa”.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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Benvenuto sorriso.
Benvenuti nei Total Beauty Natuzzi: lo stile che nasce dall’assidua
ricerca del bello e della qualità. La tradizione e l’innovazione che si incontrano.
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Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
L’identità culturale in una società
sempre più multiculturale
Dal genocidio ruandese agli orrori della
pulizia etnica nell’ex Jugoslavia, passando
per i massacri perpetrati in nome del fondamentalismo islamico, il pianeta intero è
stato negli ultimi anni percorso da morbose convulsioni identitarie.
L’identità, sia essa etnica, religiosa, linguistica è a volte la ragione di rifiuto dell’altro
e dell’intolleranza sanguinante. Il razzismo
consiste essenzialmente nel creare una gerarchia dei gruppi umani secondo criteri genetici
che hanno orrore dell’incrocio di popoli, del .
In fondo, la creazione di un’identità è di per
sé qualcosa di razzista? Tutt’altro.
Il multiculturalismo dà forza alle identità
culturali che si arricchiscono e si rafforzano
mutualmente con il contatto con le altre culture. Il limite tra la civiltà dell’integrazione e
la barbarie dell’intolleranza è tuttavia molto
facile da superare. Grazie agli impressionanti
progressi della tecnica nei mezzi di comunicazione e di trasporto, una società sempre più
aperta all’esterno si sta realizzando in ogni
paese. La conseguenza di questo progresso è
la cosiddetta globalizzazione quale fenomeno
commerciale, finanziario e infine culturale. Le
persone possono apprendere le abitudini di
un paese straniero senza nemmeno visitarlo.
La ragione è che i film, la musica, l’arte in generale e la gastronomia sono strumenti efficaci per mettere in contatto individui completamente diversi per lingua, etnia e credenze
religiose.
Il multiculturalismo non è un fenomeno disastroso, come spesso molti cercano di descriverlo. Ha dei vantaggi e degli svantaggi.
I governi centrali possono trovare delle soluzioni accettabili per la tutela delle minoranze in modo da evitare delle tensioni sociali e
garantire una convivenza pacifica all’interno
di una società sempre più multiculturale. Bisognerebbe avere la speranza che il dialogo,
l’apertura mentale, la tolleranza reciproca e
la curiosità di conoscere siano il lubrificante
per il funzionamento armonioso delle società
umane con uno scopo comune: il progresso
civile che sfocia nello stato di diritto.
Le migrazioni sono un evento su scala mondiale le cui conseguenze sono sotto l’osservazione della comunità internazionale. Senza
dubbio i flussi migratori possono considerar-
si un elemento destabilizzante e allo stesso
tempo una condizione preventiva per lo sviluppo di ogni paese. Le ragioni che spingono
a emigrare hanno numerose implicazioni culturali ed economiche. Le tendenze migratorie
sono causate principalmente dalla ricerca di
migliori condizioni di vita all’interno dello
stesso paese o in un paese estero confinante
o meno. Nel momento in cui questa mobilità avviene su larga scala, essa non è altro che
uno degli aspetti più lampanti della globalizzazione. La migrazione quale fattore destabilizzante è presente quando nel paese ospite vi
è un disequilibrio tra le risorse e la popolazione. A questo riguardo si può pensare al flusso
di rifugiati del Kosovo nella vicina Albania
durante i bombardamenti della Nato nel 1999
oppure ai campi di rifugiati in Kenia a causa dell’attuale carestia in Somalia. I problemi
sono logistici e igienici, poiché i rifugiati arrivano in zone in cui la capacità d’accoglienza
è limitata o non esiste. Questo è il caso limite
dei rifugiati.
I flussi migratori sono sovente uno stimolo
allo sviluppo economico che non trova il suo
fondamento unicamente nell’accumulazione
di capitale, ma anche nei lavoratori e consumatori di un paese. Proprio per questo motivo
i paesi con un grande territorio come gli Stati Uniti e altri paesi dell’America Latina del
XIX secolo si aprirono ai flussi migratori per
permettere il proprio decollo industriale. Una
migrazione controllata non è dunque un fattore che causa sempre instabilità. In Italia, ad
esempio, la popolazione sta invecchiando e il
tasso di natalità è basso. Un flusso migratorio
controllato è utile a mantenere il benessere
economico e la vitalità del Paese.
La tendenza demografica italiana difficilmente cambierà e questo fatto causerà dei seri
problemi per l’economia nazionale e il sistema previdenziale, se le frontiere si dovessero
chiudere ai lavoratori di altri paesi. In questo
caso l’immigrazione non è una causa d’instabilità, ma è una condizione per lo sviluppo
futuro e la prosperità. Senz’altro, una società con un alto grado di differenze etniche ha
problemi d’integrazione rispetto a paesi più
omogenei.
Tuttavia, la ricchezza culturale e la diversità
all’interno di un quadro di valori condivisi sono tutti fattori che contribuiscono alla
grandezza e alla solidità di una democrazia.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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Finalmente : Le verdure che
piacciono anche ai bambini !
Barilla Piccolini.
A mangiare bene si comincia da Piccolini.
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ALTAGAMMA
Beni di lusso: nel 2011
crescita di oltre il 10%
Il mercato mondiale dei beni di lusso quest’anno
dovrebbe aumentare tra il 10 e il 13%, dopo che
nel 2010 è già cresciuto di 13 punti percentuali con un fatturato di 173 miliardi di euro. Sono
questi i dati che emergono dall’Osservatorio Altagamma realizzato con Bain & Company, sulla
base dei quali si deduce che anche le previsioni
del settore per il 2012 sono positive.
Stando allo studio, il settore delle automobili di lusso
è tornato a crescere nel 2010 del 17% con vendite per
245 miliardi di euro e una spesa di incremento del 14%
per il 2011.
Per quanto riguarda, invece, il settore dei vini e dei superalcolici di lusso, si tratta di un ambito che non ha
subito impatto particolari dalla crisi finanziaria e ha registrato un – 4%nel 2009, per riprendersi già nel 2010
facendo segnare un incremento del 12%. La crescita,
tuttavia, sembra rallentare nel 2011 con una spesa che
si attesterebbe su un + 6%, per un totale di vendite pari
a 42 miliardi di euro.
Sul fronte dell’alimentare di lusso la ripresa importante
è già avvenuta nel 2010 con un +10%, mentre nel 2012
l’attesa è di un recupero di un ulteriore 6%, che porterà
il valore del mercato a raggiungere 35 miliardi di euro.
Uno dei settori più colpiti dalla crisi finanziaria è stato
quello degli alberghi di lusso, che nel 2009 ha registrato
un ribasso del 20%. Nel secondo trimestre del 2010 il
mercato ha però invertito il trend e registrato una lieve
ripresa, pari al 3%.
Quest’anno torneranno sui valori del 2008 le vendite di
design e arredamento dell’alto di gamma per un giro
d’affari pari a circa 18 miliardi di euro. Negativo il mercato degli yacht di lusso nel 2010, che cede un ulteriore
18% dopo aver perso già il 22% nel 2009. L’attesa, per
la fine del 2011, è di una leggera ripresa pari a +7% che
dovrebbe riportare il settore ai 7 miliardi di euro di giro
d’affari, comunque lontani dai 10 del 2008. È cresciuto
del 13%, invece, il mercato dei beni di lusso personali
nel 2010, per un totale di 173 miliardi di euro. E per il
2011 è attesa un’ulteriore crescita del 10%.
Un altro studio coordinato da Altagamma, il «Fashion
and Luxury Insight 2011», condotto con la SDA Bocconi,
analizza il fatturato delle imprese mondiali del settore
più orientate sulla moda, con un giro d’affari che nel
2010 è aumentato del 10,9% (-5,3% nel 2009, l’anno
neanche tanto «horribilis» per il comparto) mentre nel
primo semestre 2011 la crescita complessiva dei fatturati è del 12,4%.
La crescita in Europa è favorita da una parte dalla debolezza dell’euro, che ha stimolato il turismo, dall’altra
dalla progressione del settore dei gioielli e degli orologi. Negli Stati Uniti la crescita continua anche grazie
a una presenza distributiva importante nelle città di
medie dimensioni, mentre in Giappone, nonostante la
tragedia di Fukusima, il 2011 chiuderà meglio delle attese, anche se in negativo in conseguenza dello sforzo
per la ricostruzione. Per il prossimo anno il consensus
Altagamma 2012 conferma la crescita nei mercati nuovi e in quelli tradizionali. Performance sopra la media
sono previste per gli articoli in pelle, per le calzature e,
di nuovo, per gioielli e orologi.
la
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La Svizzera è il Paese
più competitivo al mondo
Secondo il rapporto annuale del Forum economico
mondiale (WEF), pubblicato le scorse settimane a
Ginevra, la Svizzera resta il Paese più competitivo al mondo. Gli Stati Uniti perdono posizioni,
mentre nella graduatoria avanzano i Paesi emergenti. L’Italia avanza dal 48° al 43° posto.
È dal 2009 che la Confederazione si colloca in cima alla
classifica, redatta sulla base di dodici criteri e un’inchiesta
condotta presso 14.000 dirigenti economici in 142 Paesi.
Quest’anno, la Svizzera precede, nell’ordine: Singapore (terza nel 2010), la Svezia (seconda), la Finlandia
(settima) e gli USA (quarti). Tra i primi dieci si piazzano anche la Germania (quinta), i Paesi Bassi (ottavi), la
Danimarca (nona), il Giappone (sesto) e la Gran Bretagna (dodicesima). Tra gli altri principali paesi europei,
la Francia è 18a (15a l’anno scorso), la Spagna 36a (42a);
dal canto suo, l’Italia, 43a, migliora di cinque posti la
sua graduatoria, mentre la Grecia scivola dall’83° al 90°
rango. Il WEF rileva che, in termini generali, la competitività dei Paesi industrializzati ha stagnato negli ultimi
sette anni, mentre quella di diversi Paesi emergenti è
migliorata. Così, la Cina sale di una posizione al 26°
posto, il Sudafrica dal 54° al 50°, il Brasile dal 58° al 53°,
mentre l’India scende dal 51° al 56° rango e la Russia
dal 63° al 66° posto. In fondo alla classifica si trovano
Haiti e il Ciad. La Svizzera si colloca al primo posto
grazie ai buoni risultati ottenuti nella maggior parte dei
settori indagati: è in testa per l’innovazione, le capacità
tecnologiche, l’efficienza del mercato del lavoro. Inoltre, annota ancora il WEF, gli istituiti di ricerca scientifica elvetici sono tra i migliori al mondo. La loro stretta
collaborazione con il settore privato, l’elevato livello
degli investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle
imprese, una solida proprietà intellettuale garantiscono
che la ricerca si traduca in nuovi prodotti. Per quanto
concerne il deposito di brevetti, nelle graduatorie stilate
dal Forum, la Svizzera occupa il settimo rango. La produttività è inoltre stimolata dal settore privato e da una
popolazione che si adattano attivamente alle tecnologie più recenti. Le istituzioni pubbliche sono poi tra le
più efficienti e trasparenti al mondo (settima posizione). La competitività in Svizzera è rafforzata, inoltre, da
infrastrutture eccellenti (quinto rango) e mercati finanziari molto sviluppati (settimo posto) che beneficiano
di strutture bancarie più sane rispetto all’anno scorso.
L’ambiente macroeconomico è infine tra i più stabili al
mondo (undicesima posizione). Nel suo rapporto il Forum avverte però che se la Confederazione vuole mantenere la propria capacità nel campo dell’innovazione
deve aumentare il tasso d’iscrizioni alle università, che
è inferiore rispetto a quello di altri Paesi.
Nella foto: Se la Confederazione vuole mantenere la propria capacità nel campo dell’innovazione deve aumentare il tasso d’iscrizioni alle università (nella foto la sede principale di quella zurighese),
che è inferiore rispetto a quello di altri Paesi.
la
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I paesaggi alpini costituiscono la cifra distintiva della Svizzera.
TURISTI STRANIERI IN SVIZZERA
Sedotti e affascinati
Secondo un’inchiesta condotta su oltre 9 mila
ospiti, la Svizzera viene apprezzata per la natura
e la cordialità. I prezzi e gli orari di apertura dei
negozi rappresentano gli aspetti critici.
Secondo i turisti stranieri, la natura è il motivo più importante per un soggiorno in Svizzera, mentre i prezzi
elevati rappresentano la principale debolezza del turismo elvetico. È quanto emerge da un’inchiesta condotta presso 9.168 ospiti provenienti da 110 Paesi. La
natura non è soltanto la campagna, ma anche le città: l’ambiente urbano «seduce per i suoi numerosi spazi
verdi e la sua vicinanza all’acqua», annota Svizzera Turismo in un comunicato diffuso all’inizio di ottobre. Tutti
gli ospiti sono concordi nell’affermare che la bellezza
dell’ambiente alpino è uno dei principali fattori di differenziazione della destinazione Svizzera.
Anche la cordialità è uno dei punti forti, tuttavia i turisti asiatici «si sentono ancora troppo spesso incompresi».
Su questo punto sono soprattutto gli stessi svizzeri ad
esprimere preoccupazione. Per quanto concerne l’ospitalità vi è quindi ancora potenziale di miglioramento:
dato che la Svizzera si contraddistingue soprattutto per
la qualità dell’offerta turistica e non per i prezzi, anche su questo punto è importante migliorare il livello
di soddisfazione dei turisti. Dal Monitoraggio del turismo svizzero 2010 emerge che gli orari di apertura dei
negozi vengono globalmente criticati, soprattutto dagli
ospiti provenienti da lontano. Gli orari più corti rispetto
a quanto praticato all’estero vengono, infatti, percepiti
dai turisti come una mancanza di considerazione per le
esigenze della clientela. Sarebbero soprattutto le città
che potrebbero approfittare di uno sviluppo turistico
offrendo degli orari di apertura dei negozi più estesi.
Ma da quanto emerge dall’inchiesta la grande debolezza
del turismo elvetico sono i prezzi troppo elevati. Si tratta
di un fattore a cui sono meno sensibili i viaggiatori provenienti dai mercati più lontani. Tra i Paesi vicini, i meno
impressionati sono i francesi, tradizionalmente ed emozionalmente legati alla destinazione turistica Svizzera.
Quest’ultima dispone comunque di «un’eccellente potenziale sui mercati lontani»: per esempio in India e nella
Repubblica popolare cinese la Confederazione viene
considerata una «destinazione che riunisce prestigio e un
elevato livello di qualità», sottolinea l’inchiesta condotta da Svizzera Turismo. Le informazioni ottenute con
questo strumento permettono di elaborare delle raccomandazioni mirate, in modo da ottimizzare sia l’offerta
nelle diverse regioni elvetiche, sia le azioni di marketing nei Paesi di origine dei visitatori. Secondo Svizzera Turismo si tratta di uno strumento essenziale per la
migliore comprensione della clientela turistica.
L’inchiesta è stata condotta per la prima volta nel 2006
e viene svolta ormai regolarmente ogni tre o quattro
anni. I membri di Svizzera Turismo possono accedere gratuitamente ai dati tramite Internet. I dati sono
raccolti in oltre 100 destinazioni turistiche elvetiche e
quindi forniscono uno spaccato abbastanza ampio delle opinioni dei turisti che visitano il nostro Paese.
la
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CORSI DI LINGUA E CULTURA ITALIANA
Non ci resta che piangere?
È l’interrogativo che abbiamo posto Roger Nesti, Coordinatore degli enti gestori in Svizzera, invitandolo a fare il punto sulla situazione in cui versano oggi corsi di lingua e cultura italiana in
Svizzera dopo l’annuncio che i contributi da parte dello stato italiano subiranno un ulteriore taglio.
Fare il punto sulla situazione dei corsi di lingua e
cultura italiana in Svizzera non è cosa semplice di
questi tempi. La parola più ricorrente tra gli addetti ai lavori da anni è “tagli”. Tagli, tagli e ancora tagli. Anche per l’anno prossimo. Tagli pesanti
che mettono seriamente a rischio il sistema corsi.
Tutta colpa della crisi?
Non vi è dubbio che la crisi finanziaria internazionale, le difficoltà dell’EURO e la drammatica situazione
economica italiana impongano una rigorosa politica di
risparmio e di contenimento della spesa pubblica che
riguardi tutti i settori di intervento dello Stato. È inevitabile che questi tagli colpiscano anche i capitoli di spesa per gli italiani all’estero. Tuttavia è bene ricordare che
tali capitoli hanno già subito pesanti riduzioni nell’ultimo triennio. Un esempio per tutti, il capitolo di spesa
per i corsi di lingua e cultura italiana che è stato più che
dimezzato. In Svizzera dai 3 milioni e mezzo di EURO
di contributi del 2007 si è passati a 1,7 milioni di EURO
nell’anno in corso. Considerando il tasso di cambio
sfavorevole, negli ultimi quattro anni gli enti gestori Per Roger Nesti, Coordinatore degli enti gestori in Svizzera, il tempo
hanno avuto a disposizione il 60% in meno di risorse. stringe e in alcune realtà la situazione sta precipitando. Siamo all’ulInsomma, verrebbe da dire che “abbiamo già dato”. Ma tima chiamata per chi ha veramente a cuore i corsi di lingua e cultura.
siamo consapevoli che sarà impossibile anche stavolta
sottrarsi a ulteriori riduzioni di contributo. Le manovre finanziarie straordinarie già approvate quest’anno Una scelta che scontenta, oltre
e la legge di stabilità obbligano il Ministero degli Affari che nella sostanza anche per il modo.
Esteri a ridurre di almeno 200 milioni i propri stanzia- Economisti e politici di tutti gli schieramenti chiedomenti (sempre che Francia e Germania non obblighino no da mesi al Governo di abbandonare questa politica
dei tagli lineari per stabilire delle priorità di intervento,
l’Italia a maggiori sacrifici).
promuovere la ripresa e andare a colpire i veri sprechi. Un ordine del giorno approvato in Parlamento ha
Con quali criteri si procede alla riduzione?
La linea seguita in questi anni dal Governo italiano è imposto ai ministeri di attuare un cosiddetto “spending
stata quella dei tagli lineari, cioè proporzionali su tutti review”, un’analisi ragionata sulle spese da sostenere e
i capitoli e per tutti i beneficiari. Una scelta controversa quelle da tagliare. Una scelta che incredibilmente, ale contestata da più parti che denota una mancanza di meno così si vocifera nei corridoi ministeriali, rischia
strategia sia per quanto attiene la politica finanziaria di rivelarsi un boomerang proprio per il settore corsi.
che quella di promozione della lingua italiana all’este- La riduzione di spesa del MAE imporrebbe un taglio
ro. Questa “politica del carciofo”, sfogliare foglia per fo- lineare di circa il 25-30%, già pesante di per sé. Invece
glia i corsi, non può che condurre allo smantellamento sul capitolo 3153, quello che finanzia gli enti gestori dei
corsi, per il 2012 si prevederebbero tagli del 40-45%!
dell’intero sistema dei corsi.
la
Rivista
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La sopravvivenza dei corsi è ormai garantita dal contributo delle famiglie.
Una prospettiva dolorosa.
Una scelta incomprensibile. Come può lo Stato italiano pensare di applicare i maggiori tagli al settore corsi
che rappresenta uno strumento strategico di diffusione
e promozione dell’italiano all’estero? Può l’Italia privarsi di questo sistema da cui può trarre solo benefici
in termini di ritorno economico, turistico, commerciale
e d’immagine? Qualitativamente e quantitativamente
il settore corsi, almeno in Svizzera, rappresenta per la
diffusione capillare nel territorio e il coinvolgimento di
migliaia di famiglie, l’intervento più importante dello
Stato italiano e il legame di identificazione più forte
con l’Italia. Le attività paradidattiche legate ai corsi (le
feste di Natale, le gite istruttive, la festa della mamma
tanto per citarne alcune) rappresentano in molte località uno dei pochi momenti di aggregazione socioeducativa della collettività di origine italiana.
La politica dei tagli non è
una novità dell’ultima ora.
Infatti. Negli ultimi tre anni il sistema corsi ha già pesantemente risentito dei tagli finanziari dello Stato. Dal
2007 a oggi sono stati chiusi quasi 200 corsi e la frequenza è diminuita di oltre 2000 alunni. Gli ulteriori
tagli ai contributi ministeriali porteranno a un nuovo e
inevitabile ridimensionamento dei corsi con disagi per
le famiglie che si vedranno privare di un’importante
opportunità didattico-formativa. La metà dei corsi gestiti dagli enti rischia seriamente di scomparire a partire
dal 2012 (gli enti attualmente gestiscono poco più di
400 corsi, erano ben 700 nel non lontano 2007).
Con quali altre prevedibili conseguenze?
la chiusura di nuovi corsi arrecherà l’ennesimo danno di
immagine nei confronti delle autorità locali che sostengono e ospitano i corsi e contribuirà a marginalizzare
ulteriormente l’italiano nella scuola svizzera. L’insegna-
20
la
Rivista
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mento dell’italiano ha già subito nell’ultimo decennio
un preoccupante calo di interesse nella Confederazione.
Nella scuola pubblica la lingua di Dante è oramai spesso confinata nella scuola media superiore e, in molte
realtà, ridotta a materia facoltativa e non curricolare. I
corsi rappresentano una sorta di “salvagente” per l’italiano, consentendo di avvicinare alla nostra lingua alunni italiani e non sin dall’età della scuola primaria.
Che fare?
Individuare soluzioni o possibili rimedi, per continuare
a soddisfare un’esigenza e un interesse ancora molto
diffusi e sentiti anche nelle famiglie di seconda, terza o
quarta generazione. Servirebbe una seria riforma della
famigerata legge 153. Se ne parla da anni, impensabile
che ci si arrivi adesso. Sarebbe tuttavia già un bel passo
in avanti, se si eliminassero una serie di norme e cavilli
che oggi di fatto ostacolano anziché promuovere l’organizzazione dei corsi. Serve più flessibilità applicativa, sia
per gli enti che per gli uffici scolastici, per rispondere in
maniera più adeguata alle peculiarità delle realtà locali.
Insomma, la riforma, chiesta da anni a più voci,
continua ad essere una pia aspirazione.
Anche senza una nuova legge il vero nodo da sciogliere
spetta comunque alla politica e allo Stato italiano che
deve scegliere se continuare a promuovere la lingua e la
cultura italiana all’estero (sembra una questione banale, ma con i tempi che corrono la risposta non è scontata) e con quali mezzi intenda attuare questa politica di
promozione. Soprattutto, c’è bisogno finalmente di una
scelta di campo. In sostanza lo Stato deve decidere se
impegnarsi in prima persona con un intervento interamente statale oppure se appoggiarsi sul privato sociale
e non profit con contributi finanziari a enti locali. Questa scelta di fondo imporrebbe una riflessione pedagogica e didattica e non solo finanziaria che qui tralascio.
Prospettive?
La scelta può essere soltanto una: abbandonare l’intervento statale diretto e sostenere le attività svolte da enti
locali in grado di documentare e certificare la qualità
del loro lavoro. Semplicemente non ci sono i soldi per
finanziare un sistema che si regga unicamente sull’intervento statale. È vero che negli ultimi anni in Svizzera
è arrivato qualche docente MAE (di ruolo, inviati e pagati dal Ministero Affari Esteri - ndr) in più, frutto tuttavia
di spostamenti tra sedi estere. Negli ultimi dieci anni il
contingente MAE è stato ridotto di oltre un terzo. Da
quest’anno sono rimasti meno di mille i docenti italiani
che il MAE invia all’estero, suddivisi tra corsi, scuole e
università. Impensabile che essi possano assorbire tutte
le attività esistenti. Anzi, è molto probabile che anche
il contingente MAE subisca tagli non indifferenti nel
prossimo biennio.
A questo punto, con Troisi e Benigni,
non ci resta che piangere?
Non resta che affidarsi agli enti locali che tuttavia debbono urgentemente rivedere la loro organizzazione.
Serve una riduzione del loro numero e una loro professionalizzazione. Le difficoltà di molti enti in questi mesi
ci dicono che l’esperienza, complessivamente positiva,
degli enti fondati prevalentemente sul volontariato si è
esaurita. Mi rendo conto di non dire cose nuove. Invidie, campanilismi e lotte di potere (sic!) hanno finora
impedito di affrontare e ragionare la questione. Adesso
il tempo stringe e in alcune realtà la situazione sta precipitando. È l’ultima chiamata per chi ha veramente a
cuore i corsi di lingua e cultura.
Come Foscolo, anche voi siete
rimasti senza speranza?
Sono ancora molti a sperare che una soluzione la si
possa trovare sul fronte svizzero. Certo sarebbe bello (e
anche giusto) se le autorità scolastiche cantonali finanziassero i corsi o addirittura li integrassero interamente
nel sistema scolastico.
È un’opinione diffusa tra gli addetti ai lavori, ma politicamente (e soprattutto finanziariamente) non è proponibile. Non facciamoci illusioni quindi, a breve e medio
termine non ci saranno fondi da parte delle autorità
svizzere per finanziare i corsi. La recente legge federale
sulle lingue e il concordato HARMOS, in via di appli-
Contro i tagli ai corsi la protesta.
cazione, ribadiscono che il compito della scuola locale è
di sostenere i corsi da un punto di vista logistico-organizzativo e di promuoverli tra gli alunni di origine straniera. Sarebbe già tanto, se si riuscisse in tutti i Cantoni
a veder realizzato quanto prevede l’attuale normativa.
Per fare di più anche alla scuola svizzera mancano semplicemente le risorse finanziarie.
Quei pochi fondi messi a disposizione dalla legge sulle
lingue saranno destinati interamente all’aggiornamento dei docenti e alla realizzazione di materiale didattico.
Eppure i numeri confermano
che la richiesta di corsi non è esaurita.
Se dopo un triennio di forti tagli - come detto superiori al 50% - i corsi sono calati soltanto del 10-15%, ciò
è dovuto al forte interesse dimostrato dalle famiglie e
dalla loro disponibilità a pagare una quota di partecipazione.
La somma dei versamenti effettuati dai genitori è abbondantemente superiore a un milione di franchi. Questa disponibilità è stata fondamentale per permettere
al sistema corsi di reggere di fronte alle difficoltà degli
ultimi anni. Per il futuro più immediato la disponibilità
delle famiglie a contribuire alla copertura dei costi non
sarà soltanto importante, bensì decisiva.
CANTON OBVALDO: NO ALL’ABOLIZIONE DELL’ITALIANO COME OPZIONE SPECIFICA
L’appello per la raccolta di firme di protesta
Il Consiglio di Stato del Canton Obvaldo ha deciso di abolire l’italiano come opzione specifica dalla Kantonsschule Obwalden di Sarnen. L’ASPI (Associazione Svizzera dei Professori di Italiano), la piattaforma Italianoascuola, la
Pro Grigioni Italiano e il DECS del Canton Ticino (Dipartimento della scuola, della cultura e dello sport) lanciano
una raccolta di firme contro questa decisione. Come si evince dall’indagine sulla vitalità dell’italiano promossa dalla
SSISS (Società Svizzera degli Insegnanti delle Scuole Secondarie) mediamente sono dieci gli allievi che annualmente
scelgono l’italiano come opzione specifica a Sarnen, un numero tutt’altro che esiguo (e perfino superiore a quello dei
cantoni limitrofi). Inoltre, la delibera del Consiglio di Stato obvaldense non favorisce l’apprendimento di una terza
lingua nazionale, come auspicato dal RRM. Vi invitiamo pertanto ad aderire alla raccolta di firme in favore del reintegro dell’italiano come opzione specifica a Sarnen.
Contro la decisione del Canton Obwaldo di sopprimere l’offerta dell’insegnamento dell’italiano nei corsi di maturità,
è stata lanciata una petizione. Chi volesse sottoscriverla lo può fare online tramite il link http://www.italianoascuola.ch/
dell’associazione degli insegnanti di italiano in Svizzera.
la
Rivista
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Eticamente
di Fabio Franceschini
Fatti salvi l’onore, la reputazione
e l’immagine di ognuno
Si continua a parlare del ddl sulle intercettazioni entrato nel gergo quotidiano
come “legge bavaglio”. Nonostante la devastante crisi economica, i problemi del
lavoro e delle famiglie, che, dopo l’aut aut
europeo, impone al mondo politico di rivolgere lì lo sguardo e l’impegno, sembra
invece che la “vera” urgenza del Paese sia
fare una legge che metta il “silenziatore”
alla libera informazione e alle notizie.
Dietro il pretesto della tutela della privacy si
nascondono, infatti, i disegni di coloro che
sembrano preoccupati ad imporre il silenzio sui fatti e misfatti della cronaca di tutti i
giorni, sull’intreccio sempre più pesante tra
politica e malaffare.
Una storia vecchia: da tempo ormai una
certa classe politica cerca in vario modo
di circoscrivere la libertà di informazione,
quasi fosse un’esigenza fortemente sentita
dall’elettorato; anche se nei fatti appare un
tentativo di insabbiare e tutelare interessi
particolari. Un obiettivo che accomuna tutti i parlamentari: la ‘legge bavaglio’ sembra
gradita a tutte le forze politiche presenti a
Montecitorio in maniera trasversale.
D’altronde, è noto che la prima proposta di
“legge bavaglio” fu presentata dal centrosinistra il 17 aprile 2006 e venne approvata
con un voto unanime da tutte le forze politiche nessuna esclusa; il che la dice lunga su
quale sia il pensiero prevalente a proposito
di libertà di stampa, considerata una questione che si deve affrontare nelle stanze
del potere e non sul mercato dell’informazione in un rapporto esclusivo fra giornalisti e lettori.
Ciò non significa che la libera informazione
non debba avere alcun vincolo, al contrario:
i limiti sono già stabiliti dal codice penale.
Applicandolo altre limitazioni non dovrebbero aver ragione di esistere.
Vietare la pubblicazione di intercettazioni
pubbliche contraddice ogni logica. Com’è,
infatti, possibile che una cosa pubblica
non sia pubblicabile? È un controsenso: in
quanto pubblica è già stata, per sua natu-
ra, in qualche modo, pubblicata. Ma il Parlamento italiano sembra impermeabile a
questo tipo di ragionamento.
Di diverso avviso la corte di giustizia europea: ha addirittura affermato che la libertà
d’informazione è talmente importante e
prevalente su tutti gli altri diritti, compreso quello alla privacy, che il giornalista ha
il diritto di pubblicare notizie coperte da
segreto istruttorio o investigativo nel caso
in cui queste riguardino personaggi pubblici. In Italia già è vietato pubblicare notizie
coperte da segreto istruttorio e ora si vuole
proibire di diffondere un certo tipo di notizie comunque pubbliche.
Le limitazioni riguardano anche l’intoccabile internet: immediate le reazioni degli interessati in riferimento all’art. 29 del ddl sulle
intercettazioni nel quale si legge che:
«Per i siti informatici, ivi compresi i giornali
quotidiani e periodici diffusi per via telematica,
le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate,
entro quarantotto ore dalla richiesta, con le
stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della
notizia cui si riferiscono». Chiunque, quindi,
sentendosi offeso da un contenuto di un
blog, potrebbe arrogarsi il diritto di chiederne la rimozione entro 48 ore di tempo.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell’onore e
dell’immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall’articolo 595 del codice
penale, che punisce il reato di diffamazione.
Siamo arrivati al punto che bisogna mettere
in guardia i lettori dai rischi che discendono
dal lasciare all’arbitrio dei singoli la tutela
della propria immagine e del proprio decoro, invadendo la sfera di legittimi interessi
altrui. In tali condizioni, gli utenti della rete
sarebbero indotti a smettere di occuparsi di
determinati argomenti o personaggi, anche
solo per “non avere problemi”.
Allo stato attuale, se il Governo non cambierà strada, è lecito attendersi la mobilitazione di una parte della società per la
promozione di un referendum contro una
legge che, se approvata, lede la democrazia
del nostro paese.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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Novità per le pensioni
degli italiani all’estero
Dal mese di febbraio 2012 la Citibank sarà il nuovo gestore del servizio di pagamento
delle oltre 411.000 pensioni erogate dall’INPS a nostri connazionali residenti all’estero
Nel luglio del 2010 Citibank si è aggiudicata la
gara, bandita dall’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale, per l’affidamento del servizio di
pagamento delle oltre 411.000 pensioni a connazionali residenti in 131 Stati. In seguito, a maggio
di quest’anno, INPS e Citibank hanno firmato,
dopo un lungo negoziato, il disciplinare per l’esecuzione del suddetto servizio per il prossimo
triennio. Citibank, che ha al suo attivo una notevole esperienza nei pagamenti pensionistici all’estero, gestendoli per conto di 15 Nazioni, tra cui
il Regno Unito e gli Stati Uniti (circa un milione
e mezzo di pensioni), subentrerà così all’Istituto
delle Banche Popolari (ICBPI), che dopo tre anni
termina il servizio con il pagamento del rateo di
gennaio 2012.
Le modalità di pagamento non cambiano
Non presentano sostanziali novità i metodi di pagamento:
accredito su conto corrente bancario; riscossione in contanti allo sportello; spedizione a domicilio di assegno di
deposito non incassabile. Gli Istituti di credito corrispondenti in loco, di norma, resteranno quelli attuali.
Il Ministero degli Esteri, tramite la Direzione Generale
competente, ha partecipato alla concertazione con l’Istituto e la Banca per impostare le linee di definizione delle
modalità di funzionamento del servizio e per assicurare
un’adeguata tempistica per la necessaria informazione,
attraverso la Rete dei propri Uffici all’estero, e di tutti gli
ambienti interessati della nostra collettività.
Attivate Ambasciate e Uffici consolari
A tal fine il Ministero ha già dato istruzione alle Ambasciate e agli Uffici consolari per un’azione che assicuri la massima sensibilizzazione dell’utenza. Dal canto loro INPS e
Citibank il 1° novembre prenderanno diretto contatto con
l’utenza interessata con un’operazione di mailing che avrà
per destinatari tutti i pensionati residenti all’estero i quali
riceveranno un“pacchetto informativo”sul nuovo servizio,
che include tra l’altro risposte alle domande più frequenti
e istruzioni per la dimostrazione della propria esistenza in
vita prevista con cadenza annuale.
I pensionati dovranno restituire alla Banca l’apposito modulo incluso nel “pacchetto informativo”, entro il 2 aprile
2012. Alla fine del mese di gennaio del prossimo anno,
INPS e Citibank, con una seconda operazione di mailing,
ribadiranno ai pensionati che non avessero ancora provveduto, la necessità di far loro pervenire l’attestazione
dell’esistenza in vita, pena la possibile sospensione della
pensione a partire dal rateo di maggio 2012.
A disposizione dei pensionati, INPS e Citibank hanno
predisposto specifiche utenze operative: il sito informatico www.inps.citi.com, l’indirizzo di posta elettronica inps.
[email protected], nonché venti numeri verdi telefonici
in altrettanti Paesi con numerosa presenza di nostri pensionati ai quali, a partire dal 1° novembre prossimo, gli interessati potranno rivolgersi direttamente.
la
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Burocratiche
di Manuela Cipollone
Codice Antimafia
Principio di trasparenza
Emergenza umanitaria
Il Codice Antimafia è solo uno dei tanti
provvedimenti entrati in vigore il mese
scorso con la pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale che ha registrato nuove ordinanze sull’emergenza emigrazione, ratifiche di
accordi internazionali, cambiamenti nella
rete consolare italiana all’estero e novità
per le amministrazioni locali.
Come accennato, è entrato in vigore il 13 ottobre scorso il Codice Antimafia, varato il 6
settembre. Il Codice è suddiviso in cinque libri: la criminalità organizzata di tipo mafioso;
le misure di prevenzione; la documentazione
antimafia; le attività informative ed investigative nella lotta contro la criminalità organizzata.
L’amministrazione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; modifiche al codice penale e alla legislazione penale complementare. Abrogazioni.
Disposizioni transitorie e di coordinamento.
Obiettivo del Codice quello di essere un punto
di riferimento normativo e di migliorare l’efficienza delle procedure di gestione, destinazione ed assegnazione dei beni confiscati.
In sostanza, si è inteso fare sintesi e innovare
leggi varate dal 1956 ad oggi, anche se è stata
riordinata la sola materia delle misure di prevenzione (personali e patrimoniali) e quella
della documentazione antimafia (per le aziende che contrattano con la Pubblica amministrazione), rimettendo a un futuro intervento
la riduzione a “testo unico” del diritto penale
sostanziale contro le associazioni di stampo
mafioso, intervento che andrà ultimato nei
prossimi due anni.
Il Codice istituisce la Banca dati centrale delle comunicazioni e le informazioni antimafia;
fa dei prefetti le nuove “sentinelle” del rispetto delle regole e della concorrenza; allarga la
platea dei destinatari dei controlli antimafia
dentro le aziende. Quanto ai beni confiscati
alla mafia, il Codice limita la discrezionalità dei
tribunali locali in merito alla loro rassegnazione per finalità sociali.
Sul fronte dei contratti pubblici, il Codice stabilisce che le pubbliche amministrazioni devono
acquisire la documentazione antimafia (Co-
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la
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municazione antimafia e Informazione antimafia) prima di stipulare contratti o forniture,
rilasciare concessioni pubbliche.
Conti in regola
È entrato in vigore nell’ultimo mese anche il
decreto legislativo che introduce sanzioni e
“meccanismi premiali” per regioni, province e
comuni che abbiano i conti in regola. Il decreto, in particolare, prevede che per il “principio
di trasparenza” anche le regioni debbano redigere una relazione di fine legislatura che contenga, come prevede l’articolo 1,“la descrizione
dettagliata delle principali attività normative e
amministrative svolte durante la legislatura”,
con specifico riferimento al sistema ed esiti dei
controlli interni; ad eventuali rilievi della Corte dei conti; alle eventuali carenze riscontrate
nella gestione degli enti sottoposti al controllo
della regione, degli enti del servizio sanitario
regionale”, e indicando le azioni intraprese per
contenere la spesa, “con particolare riguardo a
quella sanitaria”. La relazione deve contenere,
infine, lo stato certificato del bilancio regionale.
Diversi gli accordi internazionali entrati in vigore nell’ultimo mese: tra questo, quello siglato nel 2007 tra italia e Argentina per la mutua
assistenza amministrativa per la prevenzione,
l’accertamento e la repressione delle infrazioni
doganali; stessa sorte per l’Accordo nel campo della cooperazione militare siglato nel 2006
tra con il Marocco, e per l’Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da
una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati
membri, dall’altra, siglato nel 2008.
Tra i provvedimenti ratificati dal Ministero degli Esteri, la soppressione del Vice Consolato di
Iskenderun – Alessandretta, in Turchia, divenuto Consolato Onorario e posto alle dipendenze
del Consolato a Smirne, e la limitazione delle
funzioni consolari del titolare del Consolato
onorario a Lucerna, Alberto Grilli, che fa riferimento al Consolato Generale a Zurigo.
In Gazzetta altre ordinanze per fronteggiare
lo stato di emergenza umanitaria in relazione
all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa: la prima per prorogare al 31 dicembre del 2012 lo stato di emergenza umanitaria; l’altra per prorogare, di altri
sei mesi, i permessi di soggiorno rilasciati per
motivi umanitari. L’ordinanza indica in 2.598.000 euro il
costo massimo del provvedimento a carico del Fondo nazionale della protezione civile. Rimanendo in argomento,
è stata pubblicata un’altra ordinanza per “ulteriori disposizioni urgenti di protezione civile” per affidare “in termini di
somma urgenza”, il servizio di messa in sicurezza, rimozione, trasporto, demolizione e recupero/smaltimento delle
imbarcazioni usate dagli scafisti. Per farlo, l’ordinanza
stanzia 200.000 euro.
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Novità per Expo 2015
La Corte di cassazione anche questo mese dà conto di una
nuova proposta di legge di iniziativa popolare questa volta
diretta alla interpretazione autentica dell’articolo 53 della
Costituzione: la proposta di legge, in particolare, mira ad
introdurre questo inciso: “non costituisce ragione di capacità
contributiva il reddito derivante dal lavoro in tutte le sue forme
e applicazioni: organizzative, esecutive, intellettuali, tecniche e
manuali”.
Con un decreto emanata in luglio e pubblicato solo il
mese scorso, diventa ufficiale la nomina dei componenti
del Consiglio di amministrazione dell’ENIT - Agenzia nazionale del turismo, presieduta da Matteo Marzotto. Alla
vice presidenza Mauro Di Dalmazio, coordinatore degli
Assessori regionali in materia di turismo. Gli altri membri del cda sono Bernabò Bocca, Flavia Coccia e Maurizio
Melucci.
Con un decreto del Presidente del Consiglio si introducono modifiche ad un precedente provvedimento contenente “Interventi necessari per la realizzazione dell’EXPO Milano
2015”: tra le modifiche apportate, quella del Commissario straordinario del Governo, carica che, alla luce delle
recenti elezioni, compete ora al nuovo sindaco di Milano Giuliano Pisapia. I Presidente di Regione Lombardia,
Roberto Formigoni, è invece stato nominato Commissario
generale dell’EXPO. Gli altri articoli del decreto specificano i compiti di entrambi.
Infine, anche il nostro Paese ha risposto con un decreto
ad hoc pubblicato in Gazzetta (Dichiarazione dell’eccezionale rischio di compromissione degli interessi primari
in conseguenza del rientro sulla terra del veicolo spaziale NASA UPPER atmosphere research satellite - UARS)
all’allarme della Nasa, poi verificatosi inutile, circa il pericolo derivato dalla caduta di pezzi di satellite sul suolo italiano. Inutile perché, alla fine, il satellite è caduto
nell’Oceano Atlantico.
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Angolo fiscale
di Tiziana Marenco
Gli Accordi sull’imposta liberatoria
e la regolarizzazione anonima di capitali
non dichiarati (2 parte)
a
La seconda parte dell’Accordo firmato
con la Germania, sulla quale ci soffermiamo in questo numero dell’Angolo
Fiscale, è dedicata alle modalità di regolarizzazione dei capitali non dichiarati in passato.
La regolarizzazione riguarda esclusivamente
capitali depositati presso un agente pagatore in Svizzera in data 31 dicembre 2010. Non
sarà quindi possibile trasferire nuovi capitali in Svizzera allo scopo di regolarizzarli. In
casi eccezionali sarà invece possibile versare
su un conto preesistente e tuttora aperto al
momento dell’entrata in vigore dell’Accordo
il 1° gennaio 2013 un ammontare pari ai prelievi effettuati sullo stesso conto negli ultimi
anni. Capitali non più depositati in Svizzera
in data 31 dicembre 2010 non ricadono sotto le disposizioni dell’Accordo stipulato con
la Germania. La regolarizzazione si effettua
secondo il sistema “pay or disclose”: il contribuente può scegliere tra il pagamento forfettario di un’imposta liberatoria e l’invio delle
informazioni riguardanti i suoi averi al fisco
del suo paese di residenza.
Il pagamento forfettario viene determinato
nel caso dell’Accordo con la Germania analogamente ai conteggi effettuati nell’ambito
della procedura tedesca di autodenuncia. La
formula di calcolo prende in considerazione
una componente di capitale e una di reddito;
il reddito si presume essere in media del 3%.
Il tasso finale determinato sulla base di una
formula di calcolo che si trova in appendice
all’Accordo può variare tra il 19% e il 34%.
Al cliente che sceglie di versare anonimamente l’imposta liberatoria l’agente pagatore
rilascerà un certificato che conferma la sua
identità, il pagamento effettuato e i conti o
capitali per i quali è stata versata l’imposta.
Secondo gli Accordi firmati con Germania
e Regno Unito, il versamento dell’imposta
consuma le imposte sui redditi, l’imposta
sulla sostanza, quelle sulle successioni e donazioni, l’imposta sul valore aggiunto come
pure eventuali imposte su industrie e commerci (e relativi interessi e multe).
Non vi è tuttavia effetto liberatorio secondo il
tenore dell’Accordo firmato con la Germania
per delitti ai sensi del § 370a Abgabeordnung
AO (evasione organizzata e per mestiere,
nel frattempo abrogato) come pure nel caso
le autorità competenti avessero già raccolto
prima del 21 settembre 2011, data della firma
dell’Accordo, indizi sufficienti a perseguire
un delitto fiscale e il contribuente ragionevolmente doveva esserne al corrente (come
sembra essere il caso per i CD illegalmente
prodotti ed in seguito venduti o trasmessi alle
autorità tedesche e francesi). Ancora più severo su questo punto l’Accordo con il Regno
Unito, che dà tempo alle autorità britanniche
sino al 1° gennaio 2013 per aprire un’indagine nei confronti di un contribuente vanificando così la possibilità di versare l’imposta
liberatoria per il tramite dell’agente pagatore
svizzero.
Se l’Accordo con la Germania come previsto
entrerà in vigore il 1° gennaio 2013, le banche
domanderanno ai clienti di comunicare entro il 31 maggio 2013 se preferiscono versare
l’imposta liberatoria o comunicare volontariamente i dati concernenti i loro averi, per il
tramite dell’Amministrazione Federale delle
Contribuzioni (AFC), al fisco del loro paese di
residenza. I dati inclusi nella comunicazione
sono i seguenti:
• Identità;
• No di carta d’identità o passaporto;
• Nome e indirizzo dell’agente pagatore;
• No di cliente;
• Saldo alla fine dell’anno per gli anni 2002–2012
In caso di mancata risposta di un cliente, l’agente pagatore sarà obbligato ad addebitare
l’imposta liberatoria sul conto del cliente o, in
mancanza di copertura, a comunicare i dati e
parametri sopra citati all’AFC, la quale li trasmetterà in seguito al fisco straniero.
(continua)
[email protected]
la
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n. 11 Novembre 2011
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Angolo legale
di Massimo Calderan
Diritto italiano: aumento di capitale
in presenza di perdite
Il diritto italiano, come d’altronde anche quello svizzero, prevede che in caso di perdite rilevanti in una società di capitali come misura si
riduca il capitale sociale.
Infatti, quando risulta che il capitale di una
SPA o SRL è diminuito di oltre un terzo in
conseguenza di perdite, gli amministratori, e
in caso di inerzia il collegio sindacale, devono “senza indugi” convocare l’assemblea dei
soci, alla quale devono sottoporre una relazione sulla situazione patrimoniale della società e proporre gli opportuni provvedimenti.
Se entro l’esercizio successivo la perdita non
risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria dei soci che approva il bilancio
di tale esercizio deve ridurre il capitale sociale
in proporzione delle perdite accertate. In tal
caso, si tratta di una riduzione di capitale obbligatoria.
Quando la perdita è inferiore a un terzo, una
eventuale riduzione di capitale è facoltativa.
Queste riduzioni, comunque, sono soltanto
“nominali”, perché effettivamente non viene
ridotto il patrimonio della società, ma soltanto il capitale sociale nominale.
Quando per la perdita di oltre un terzo del
capitale, questo è inferiore al minimo legale
(attualmente: EUR 120.000 per la SPA, EUR
10.000 per la SRL), gli amministratori devono “senza indugi” convocare l’assemblea dei
soci per deliberare la riduzione del capitale
sociale e il contemporaneo aumento dello
stesso ad una cifra non inferiore al minimo
legale.
La Commissione Società del Consiglio Notarile di Milano, con la massima n. 122 del 18
ottobre 2011 ha precisato che, in materia di
aumenti di capitale, nel caso in cui una società di capitali abbia maturato delle perdite, è
possibile aumentare il capitale sociale, senza
alcuna preventiva copertura della medesima
perdita, ovvero senza preventiva riduzione
del capitale sociale, se tale aumento ripristina la situazione patologica venutasi a creare.
Quindi, anche se le perdite erodono il capitale al di sotto del minimo legale, sarà possibile procedere direttamente all’aumento dello
stesso in modo tale da annacquare le perdite
e riportarle sotto il livello di guardia.
Secondo la massima dei notai milanesi la de-
liberazione di un aumento del capitale non
può essere impedita dalla presenza di perdite
superiori al terzo del capitale, anche tali da
ridurre il capitale stesso ad un importo inferiore al minimo legale previsto per le SPA
e le SRL. L’aumento del capitale è legittimo
dove “sia in grado di ridurre le perdite ad un
ammontare inferiore al terzo del capitale e di
ricondurre il capitale stesso, se del caso, a un
ammontare superiore al minimo legale”.
Pertanto, la massima elenca le ipotesi in cui
l’aumento di capitale può essere disposto:
(1) nel caso di perdite incidenti sul capitale
per non più di un terzo; (2) nel caso di perdite incidenti sul capitale per più di un terzo,
(a) se il capitale non si sia ridotto al di sotto
del minimo legale (i) in sede di “opportuni
provvedimenti”; (ii) in qualsiasi momento
antecedente l’assemblea di approvazione del
bilancio dell’esercizio successivo rispetto a
quello in cui la perdita è stata rilevata; (iii) in
sede di assemblea di approvazione del bilancio dell’esercizio successivo rispetto a quello
in cui la perdita è stata rilevata, a condizione
che si tratti di un aumento di capitale da sottoscrivere tempestivamente in misura idonea
a ricondurre la perdita entro il terzo; (b) se il
capitale si sia ridotto al di sotto del minimo
legale, in sede di assemblea convocata dagli
amministratori, a condizione che si tratti di
un aumento di capitale da sottoscrivere tempestivamente in misura idonea a ricondurre
la perdita entro il terzo.
In conclusione, potrebbe non essere mai necessaria la preventiva riduzione del capitale
sociale ad assorbimento delle perdite se l’aumento di capitale diretto ripristina le situazioni venutesi a creare che la massima definisce“patologiche”, ossia la presenza di perdite
superiori a un terzo del capitale. Nemmeno
quando le perdite erodono il capitale al di
sotto del minimo legale. Tali situazioni finora sono sempre state risolte riducendo in un
primo momento il capitale sociale onde ottenere il riassorbimento completo delle perdite
e subito dopo, in caso il capitale fosse inferiore al minimo legale, aumentandolo onde
ripristinare il minimo di legge.
[email protected]
la
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Convenzioni Internazionali
di Paolo Comuzzi
Stabile organizzazione in Italia
Una sentenza recentissima (7 Ottobre 2011)
e alcuni principi che si possono trarre dalla stessa
La stabile organizzazione, come abbiamo
sempre detto, è un elemento essenziale1
per giungere alla tassazione del reddito
di una impresa estera nell’ambito di uno
stato che abbia proceduto alla firma di
una convenzione contro le doppie imposizioni. In buona sostanza è solamente in
presenza di questo elemento di fatto2 che
lo Stato contraente (diciamo lo Stato A)
può giungere alla tassazione del reddito
che l’impresa Z (residente fiscale nello
Stato B) produce nel suo territorio.
Questa impostazione, per quanto riguarda l’ordinamento italiano, è molto chiara:
il reddito di impresa può essere oggetto di
tassazione in Italia solo in presenza di una
stabile organizzazione del soggetto estero
e questa affermazione è certamente netta
e circostanziata nell’ambito del complesso
normativo che regola il nostro sistema tributario e non può essere messa in discussione.
Questa affermazione nasce in primis dalla
norma interna (ovvero il nostro Testo Unico delle imposte dirette) e quindi si afferma
pienamente nelle clausole delle convenzioni
contro le doppie imposizioni che sono state
firmate dal nostro paese (e che trovano nel
modello OCSE una formulazione di base).
Va anche precisato che la normativa fiscale
italiana, a scanso di equivoci, si fa carico, di
fornire una definizione domestica di stabile
1
2
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4
5
32
la
organizzazione e questa definizione è importante quando esistono incertezze circa
l’esistenza della stessa e queste riguardano
società residenti in paesi che non hanno
concluso alcuna convenzione contro le doppie imposizioni con l’Italia3.
Infatti, per determinare la soggezione alla
tassazione del soggetto estero si deve sempre partire da quella che è la norma interna (se già questa esclude qualsiasi forma di
tassazione allora è inutile fare un qualsiasi
riferimento alla convenzione) e solo dopo
si deve fare un esame della eventuale convenzione in essere4. Questo perché la norma
convenzionale non può che limitare il diritto alla tassazione mentre non esiste alcuna
convenzione contro le doppie imposizioni
che possa favorire una espansione di questo
diritto5 alla tassazione. Stabilito questo punto è interessante vedere cosa abbia affermato la Cassazione con la sentenza del giorno
7 Ottobre 2011 (numero 20597) che è stata
recentemente commentata (Eutekneinfo 8
Ottobre 2011).
La Cassazione
La Cassazione si è fatta cura di indicare alcuni principi e tra questi:
1. Una organizzazione produttiva articolata in molteplici sedi (tra loro distinte ma
ovviamente connesse) ed integrate in
una struttura di carattere unitario non è
certamente un elemento preclusivo alla
Del resto su questa strada si è messa anche la Cassazione.
L’analisi circa la esistenza della stessa è affidata a considerazioni fattuali prima che giuridiche.
La esistenza di una stabile organizzazione deve essere valutata prima con riferimento alla normativa interna e quindi alla normativa convenzionale (che deroga alla norma interna).
La norma interna può essere applicata in deroga al principio stabilito nella convenzione contro le doppie imposizioni solo quando
detta norma interna sia più favorevole al contribuente.
Questo è un principio essenziale del diritto tributario internazionale: mai la convenzione allarga il diritto di tassare.
Rivista
n. 11 Novembre 2011
esistenza di una stabile organizzazione in Italia del
soggetto estero (a maggior ragione quando esiste
una direzione di carattere unitario).
2. La mancanza di indipendenza di queste diverse sedi
(nel caso di specie società) rende più evidente la esistenza di questa stabile organizzazione.
Sono due affermazioni che in se stesse appaiono anche corrette (di fatto, le società presenti sul territorio
Italiano sono articolazione della società estera) ma
che devono poi calarsi nella realtà ovvero nella ricerca
di un conto economico di questa stabile organizzazione e quindi del reddito che lo stessa viene a generare
ed in questo senso un esempio potrebbe certamente
essere utile.
Se affermiamo che il soggetto Z (residente fiscale in B)
agisce in Italia mediante una stabile organizzazione e
sappiamo che in Italia il soggetto Z possiede la società (A) vi sono due possibilità: a) possiamo enucleare
all’interno di (A) o al suo fianco una stabile organizzazione di (Z) [si pensi alla società A che vende scarpe
ma che al suo interno ha una divisione composta da
personale dedito alla firma di accordi per la vendita di
prodotti diversi, contratti che esegue direttamente Z] o
possiamo dire che è la stessa (A) ad essere una stabile
organizzazione di Z.
Nel primo caso è ovvio che nessun problema può insorgere a carico di (A) in quanto il soggetto Z ha una
propria organizzazione in Italia e quindi è di Z che
dobbiamo occuparci giungendo alla stesura di un
conto economico e quindi della relativa (ed omessa)
dichiarazione dei redditi. Nel secondo caso il tema diventa complesso in quanto (A) è da ritenere talmente
compenetrata in Z da essere essa stessa una pura articolazione. Questa differenza nella sentenza (o almeno
dai commenti) non emerge e quindi non è dato sapere
se del problema siano state investite le società italiane
(articolazioni in Italia di Z) o se il problema sia rimasto
a carico della sola Z.
In merito all’articolazione l’affermazione della Cassazione ci pare corretta in quanto il concetto di stabile
organizzazione dovrebbe essere un concetto sostanziale (da affermare a seguito di un esame di fatto) e
non un mero concetto di carattere giuridico formale.
In presenza di una situazione per cui si ha che: Z
possiede in Italia una società produttiva ed una commerciale è lecito pensare che sussista (in principio)
una stabile organizzazione della stessa Z e questa
affermazione diviene lecita nel momento in cui la
stessa Z viene a definire le politiche di produzione e
di vendita e si ingerisce nella attività delle due com-
pagini sociali formalmente autonome ma di fatto
eterodirette.
È difficile negare che in questa situazione Z non abbia
in Italia una stabile organizzazione nella forma del luogo di svolgimento della attività (che è una delle forme
che può assumere la stabile organizzazione che, lo ricordiamo, può essere anche una stabile organizzazione
di carattere personale cosa che avviene in presenza di
agenti con poteri di firma che direttamente impegnano
il mandante). In questa situazione è lecito pensare che
quel profitto che Z apprende (e che magari risulta “in
modo imperfetto” nella dichiarazione annuale del rappresentante IVA) e che viene tassato solo nello Stato di
residenza di Z sull’assunzione che non sussista alcuna
stabile organizzazione sia invece da tassare (almeno in
parte) in Italia ovvero nello Stato in cui viene svolta (almeno parzialmente) una parte dell’attività.
Questa affermazione trova fondamento se, da un’analisi di fatto, si riesce a dare dimostrazione compiuta del
modo di operare delle società italiane (ovvero della sostanziale etero direzione delle stesse) e quindi diventa
importante il modo in cui viene condotta la verifica fiscale e diviene centrale il modo in cui sono raccolti gli
elementi che poi vengono portati a supporto.
Si ritiene che a questa fattispecie possa essere applicata la sentenza della Corte di Cassazione ed i principi
che la stessa ha proceduto a stabilire.
Conclusione
Come si vede siamo in presenza di un tema che presenta dei notevoli principi di complessità in primis in
materia di indagine. Occorre che il verificatore sia molto attento nell’approfondire alcune situazioni di fatto
che possono evidenziare una sostanziale etero direzione della società italiana e / o una presenza all’interno
delle stesse di un nucleo di persone che di fatto genera
revenues per la società estera mentre i costi di queste
persone restano a carico della società residente fiscale
in Italia. Questo è certamente un caso palese per cui la
società Z viene ad apprendere un reddito maggiorato
(perché scarica su altri i costi) ed evita una qualsiasi
forma di tassazione nell’ambito dello Stato (A) in cui
opera “di nascosto”.
In questa situazione una ripresa di carattere fiscale
deve riguardare due entità: in primis la società italiana
che al suo interno ha dei costi la cui inerenza appare
quantomeno dubbia (personale che non porta alcun
vantaggio) e quindi la società estera che opera in Italia
mediante una stabile organizzazione (della quale deve
essere ricostruito un conto economico prima di giungere ad una tassazione).
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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Elisa Alfieri: un’esperta di princìpi contabili internazionali
All’estero per amore... della lingua tedesca!
Questo mese incontriamo Elisa Alfieri,
Executive Director presso la società Ernst
& Young a Zurigo. Elisa ha un hobby interessante: la sua professione. Ma ama
anche l’internazionalità, scoprire persone
e culture nuove e vivere la diversità.
Perchè all’estero?
Per amore... della lingua tedesca! Mi sono appassionata a questa lingua quando ero ancora al liceo e ho
continuato a studiarla assiduamente. Dopo la laurea
ho cominciato a lavorare in una società di revisione a
Milano e ho cercato di avere contatti con i miei colleghi tedeschi. A quei tempi, il 1991, poco dopo l’unificazione tedesca, il mercato tedesco era in crescita e si
trovava lavoro facilmente. Così dopo 2 anni mi sono
trasferita a Düsseldorf con la stessa società per fare un’esperienza lavorativa
all’estero. Avevo intenzione di restare
solo due anni, ma i miei piani cambiarono già dopo una settimana, quando
incontrai il mio futuro marito.
E come sei arrivata in Svizzera?
Dopo 7 anni a Düsseldorf ho cambiato datore di lavoro e mi sono trasferita
a Francoforte per seguire mio marito.
Dopo tanti anni nella revisione contabile, nel 2004 ho colto al volo l’offerta
di trasferirmi nell’ufficio londinese e specializzarmi
nei principi contabili internazionali. Il soggiorno a
Londra è stato uno dei periodi più intensi e più ricchi
della mia vita non solo dal punto di vista lavorativo,
ma anche a livello personale con una varietà di esperienze in un ambito veramente multiculturale. Dopo
2 anni e mezzo, mi è stato proposto di rientrare in
Germania, ad Amburgo, dove si era costituito il competence center per i principi contabili internazionali.
Con i contatti sviluppati a Londra in poco tempo ho
trovato invece una posizione presso la sede svizzera
della stessa società e mi sono trasferita qui nel 2007.
E la Svizzera è stata una sorpresa fantastica. Dal
punto di vista lavorativo, questo è il paese dei gruppi
multinazionali quotati, che preparano i loro bilanci
secondo i principi contabili internazionali e quindi
posso sfruttare al meglio la mia specializzazione e far
parte del network internazionale della mia società
che sviluppa interpretazioni e studi nel campo degli International Financial Reporting Standards. Poi,
in Svizzera posizionarsi è più facile, i percorsi sono
molto più brevi e i rapporti professionali sono meno
formali. L’ambiente lavorativo è ottimo, il migliore
tra i paesi dove ho lavorato finora. La caratteristica
principale è l’internazionalità: io ed i miei colleghi
rappresentiamo più di trenta nazionalità diverse!
E quindi non tornerai più in Italia?
Mio marito non parla italiano e non ha mai voluto
impararlo, penso perché inconsciamente non voglia
lasciare la Germania, dove attualmente lavora. Quindi
no, non ho mai pensato di tornare in Italia. Penso comunque che se tornassi con la mia esperienza professionale potrei accedere a delle posizioni lavorative interessanti: tutti i miei ex-colleghi hanno buone posizioni.
Quali sono i problemi principali
che vedi in Italia?
L’organizzazione è molto gerarchica e c’è anche il
problema della mentalità. In Germania, una volta
chiarito il problema, si passa all’azione. In Italia c’è molta meno certezza di
realizzare quanto pianificato. La Svizzera è caratterizzata da un’altissima
flessibilità e da un eccezionale pragmatismo nell’affrontare i problemi e
le strutture organizzative sono meno
rigide.
Credo che uno dei maggiori problemi
sia la mancanza di flessibilità nel mercato del lavoro, ed i contratti a termine
non sono certo la soluzione. C’è paura
di assumere a tempo indeterminato,
soprattutto i giovani che quindi cercano migliori opportunità all’estero.
D’altra parte, manca la mobilità. La gente non vuole
spostarsi per cercare lavoro, negli altri paesi lo si fa
molto di più. Ciò, in gran parte, è dovuto ai legami
con la famiglia. I genitori oggi stanno economicamente meglio dei figli che quindi restano a casa e
sono meno incentivati a cercare. A volte, è proprio
il modesto stipendio iniziale che costringe i giovani
a restare in famiglia. Un’altra problematica del mercato lavorativo italiano, è il lavoro nero con entrate
in forme non dichiarate, forme pseudo legali con
arrangiamenti “all’italiana”. Se si mette al confronto
il mercato del lavoro in Italia con quello svizzero, si
nota immediatamente il contrasto in termini di flessibilità: in Svizzera la perdita o il cambio del posto di
lavoro è visto come un’opportunità per migliorare la
propria posizione; in Italia, quando uno ha trovato
un lavoro, se lo tiene stretto!
Sei a conoscenza della legge varata per favorire il
rientro dei giovani in Italia?
Sinceramente no, non ne ho mai sentito parlare.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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FABIOLA GIANETTONI & MILENA CASAGRANDE
ORE 14.00 A LUGANO
Testo: DAVE HERTIG foto: WILLY SPILLER
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n. 11 Novembre 2011
Le modelle presentano le ultime collezioni.
A sinistra: pima era un cinema, oggi è l’«Atelier Fabiola»: Milena Casagrande (a sinistra) con Fabiola Gianettoni.
Milena Casagrande cura la clientela facoltosa presso ABN AMRO Lugano. Il giorno dopo
la sfilata di moda dell’Atelier Fabiola, si reca a
Como insieme alla titolare Fabiola Gianettoni
per visitare una delle migliori manifatture tessili
d’Europa. Di ritorno a Lugano, durante il pranzo, a Fabiola viene in mente un’idea brillante.
Milena: effettivamente, le soluzioni di cui parla non
sono «prêt à porter»: è necessario ascoltare con la massima attenzione per capire e poi interpretare il messaggio del cliente.
Fabiola Gianettoni:
ci scambiamo i ruoli?
Milena: con tutti questi parallelismi possiamo anche
continuare a svolgere la nostra vera professione.
Milena Casagrande: lei lavora come Private Banker e
io gestisco l’atelier? Ottima idea.
(sorridono entrambe)
Fabiola: in entrambe le nostre attività sono fondamentali la fiducia, la serietà e la discrezione.
Milena:
quale aspetto del mio lavoro la interesserebbe?
Fabiola: penso che nella sua professione si debba
essere innovativi, al fine di trovare le soluzioni ideali
per i suoi clienti. E sicuramente deve anche essere una
buona psicologa per capire cosa occorre alle persone,
quello che cercano.
Fabiola: le clienti, innanzitutto, vogliono avere la certezza di potersi fidare prima di esprimere il loro desideri. Ed è solo a questo punto che capiamo quale stile
si addice alla personalità del cliente.
Milena: anche le sue clienti, come le mie, devono avere
l’assoluta certezza che le loro preferenze e confidenze
rimangono altrettanto segrete, come se fossero custodite in una cassetta di sicurezza?
Fabiola: sì, tutto resta assolutamente confidenziale
- nemmeno mio marito verrà mai a sapere nulla. Le
clienti vengono da noi per trovare la moda migliore, ma
la discrezione è altrettanto importante per loro.
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Il cuore dell’«Atelier Fabiola»: qui nascono le creazioni della casa.
A Destra: Fabio Bernasconi del Gruppo Ratti presenta a Fabiola Gianettoni le nuove stoffe.
Milena: capisco benissimo cosa intende, perché nella mia professione la discrezione è forse l’aspetto più
importante. I clienti chiedono performance e soluzioni intelligenti alle loro problematiche, talvolta molto
complesse, e per conseguire gli obiettivi è importante
comprendere il loro modo di vivere e di essere. Spesso
le conversazioni si evolvono e trattano della vita quanto
dei numeri. Tra l’altro, ho notato un’altra analogia.
Fabiola: quale?
Milena: quasi. Ho un’ultima domanda. Ammiro le
donne come lei: svolgono un lavoro molto interessante,
fanno progredire la propria attività e, contemporaneamente, riescono ad avere una famiglia. Ma come fa?
Fabiola: mi piacerebbe poterle dire - nessun problema
- ma voglio essere sincera. Ci sono stati e ci sono spesso
momenti in cui desidererei poter fare di più: sia per l’atelier che per la famiglia. La mia vita è un compromesso, ma, in situazioni difficili, i figli hanno naturalmente
la priorità.
Milena: anche le sue clienti fissano un appuntamento,
cosicché può dedicarsi interamente a loro con la massima
attenzione, senza essere interrotta o distratta da altro.
Fabiola: allora, cosa facciamo, ci scambiamo il lavoro
per un po’?
Milena: l’idea è certamente divertente anche se naturalmente so che ha dovuto lavorare e imparare per tanti
anni, per arrivare a conquistare una posizione come la
sua. È comunque affascinante potersi occupare di moda
a questo livello. Il suo lavoro mi ricorda l’architettura
per interni alla quale dedico parte del mio tempo libero.
Fabiola: allora tutto chiaro?
(grandi risate, sono ormai al caffè)
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11 -Novembre
Novembre 2011
2011
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Milena Casagrande
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Fabiola Gianettoni
titolare e direttrice
tel. +41 (0)91 922 94 70, [email protected]
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Donne in carriera
di Ingeborg Wedel
Elisa Santoni
La prima vittoria è quella contro
i propri limiti e difetti
Le Olimpiadi di Londra del 2012 sono assai vicine per le
atlete che si preparano con il massimo impegno per la
conquista del podio.
Così ho pensato di dare spazio a queste donne in carriera, in quanto presumo che una buona parte dei nostri
lettori sia appassionata di sport e - comunque - interessata alle olimpiadi, avvenimento che laurea le migliori
della categoria.
Incontriamo Elisa Santoni, che, con il suo gruppo, si presenta per la Ginnastica ritmica.
“Sono nata a Roma 23 anni fa, molto legata ai miei meravigliosi genitori e ai due fratelli di 21 e 26 anni, che mi hanno
trasmesso amore per lo sport e sani principi: mi hanno amata
e non soffocata con aspettative troppo grandi. Mi sono avvicinata, per gioco, a 5 anni alla ginnastica ritmica, con buone
doti di ampiezza e di articolarità, buone capacità di coordinazione, fisico longilineo. A queste doti si accompagnavano
una forte disponibilità al sacrificio, una grande volontà, una
capacità di controllare le emozioni, un innato senso alla competizione. Ho iniziato a gareggiare a 8 anni e dopo solo sei
mesi ho subito un intervento al cuore per correggere un difetto
congenito di pervietà.
I miei famigliari mi hanno incoraggiata, hanno creduto in me
anche quando ho deciso a 14 anni - convocata dalla nazionale - di trasferirmi alle porte di Milano presso il centro tecnico
federale dove da juniores ho partecipato a due campionati
europei. Così è iniziata la mia attività da senior: con le mie
compagne ho disputato 4 Europei (1 medaglia d’oro, 5 d’argento, 6 di bronzo.), 6 Mondiali: (4 medaglie d’oro, 8 d’argento, 2 di bronzo.) 2 Olimpiadi (Atene a 16 anni: medaglia
argento, Pechino 4° posto). Insomma, in 10 anni di carriera in
Nazionale posso affermare con orgoglio che la nostra squadra
- di cui sono il Capitano dal 2004 - non è mai scesa dal podio
(salvo Pechino ) e che, dal 2002 ad oggi, è riuscita a conquistare complessivamente 71 medaglie in campo internazionale.
Non ho però trascurato gli studi: ho conseguito la maturità
scientifica e sono iscritta alla Facoltà di Scienze Motorie de
L’Aquila. Faccio parte del gruppo sportivo dell’Aeronautica
Militare con la qualifica di primo aviere scelto e questo mi
consente di dedicarmi con più tranquillità all’attività agonistica.
Nel mese di settembre, con la responsabilità di essere la squadra campione del mondo, abbiamo partecipato ai mondiali di
Montpelier, ottenendo il terzo oro mondiale consecutivo e poi
altre due medaglie d’argento.
La mia attività è ora tutta volta alle olimpiadi di Londra.
Ci stiamo allenando con concentrazione e umiltà. Abbiamo
cercato di rendere i nostri esercizi ancora più difficili; le nostre
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ore di allenamento sono aumentate, la nostra sincronia resa
quasi perfetta la prima vittoria è quella contro i propri limiti
e difetti.
La carriera agonistica di una ginnasta inizia precocemente e
precocemente si conclude (intorno ai 25/26 anni) quindi non
credo che interferirà sulla mia vita privata anche se da poco
sono legata ad un ragazzo, non penso per ora di creare una
famiglia. In questo periodo prevale la mia attività agonistica
e non la vita personale”.
Elisa ha accettato di buon grado di rispondere alle nostre
consuete domande.
Cosa significa essere donna piuttosto
che uomo in carriera?
Significa dover lavorare più degli uomini, per dimostrare sempre di essere all’altezza e lottare contro certi pregiudizi. Significa spesso accettare rinunce che toccano
la sfera personale come ad es. la maternità. Di fatto la
parità deve essere raggiunta, sulla donna ancora grava
la difficoltà di conciliare il lavoro con la famiglia. Troppo
spesso professionalità ed impegno non sono sufficienti,
troppo spesso non prevalgono il criterio della qualità e
dell’eccellenza. Nonostante negli ultimi anni sia miglio-
rata la posizione professionale delle donne, permangono
ancora purtroppo disparità soprattutto nel ricoprire posizioni al vertice un po’ credo anche per la mancanza di
modelli al femminile.
Quanto tempo serve ad un’atleta
donna per farsi apprezzare?
Per anni la competizione è stata considerata prerogativa
maschile, vista come dimostrazione di forza e resistenza. Per fortuna la pratica sportiva della donna è andata
di pari passo con lo sviluppo culturale e sociale, ma per
farsi “apprezzare”, spesso non basta possedere carattere,
costanza, ambizione; occorre vincere senza tanti giri di
parole. Il tempo necessario per farsi apprezzare? Quello
necessario per costruire una vittoria.
Quali sono le principali difficoltà?
Credo che occorra forse fare una differenza tra la donna che intenda intraprendere una carriera dirigenziale
nell’ambito sportivo prerogativa ancora per lo più maschile, che va ad affrontare tutte le difficoltà sopracitate,
e la donna che pratica sport e che credo debba abbattere luoghi comuni che la vedono snaturata delle sue
caratteristiche femminili per un modello simile a quello
maschile.
Quando cessa la diffidenza verso la donna atleta?
Nel momento che lei stessa prende coscienza che il suo
fisico e il suo patrimonio creativo spirituale e umano,
sono diversi da quello maschile. La donna deve rimanere
donna, non deve competere con gli uomini.
Quali sono gli ostacoli?
Per quanto riguarda la pratica dell’attività sportiva salvo la maternità, che ovviamente allontana temporaneamente o che, a seconda delle discipline può indurre allo
stop, non trovo che la donna affronti più ostacoli rispetto
ad un uomo. Per fortuna è caduta la barriera dell’arruolamento nel servizio militare, io stessa faccio parte del
Centro Sportivo dell’Aeronautica ed i premi sportivi
sono equiparati.
Quali sono gli svantaggi?
Ricevere poco attenzione da parte dei media: un evento sportivo al femminile ha senz’altro meno rilevanza di
uno stesso evento al maschile. Figurarsi se poi, come nel
caso dello sport che pratico, la ginnastica ritmica è solo
prerogativa femminile! Se non vinci anzi se non dimostri che sei costantemente al top e spesso non è neanche sufficiente, non vi è ritorno di immagine ……ma qui
occorrerebbe fare un ‘ulteriore distinzione tra gli sport
maggiori e quelli considerati minori.
Quali sono i vantaggi, i privilegi?
Non credo che quanto donna si goda di particolari vantaggi o di maggiori privilegi.
Le intuizioni femminili sono superiori?
L’intuito femminile è ormai un luogo comune. È un
dono, una sensazione. È la capacità di lasciarsi guidare
dall’istinto, anziché dalla sfera razionale. Credo dipenda dalla capacità e dall’abitudine innata delle donne ad
essere in contatto con se stesse e con i propri sentimenti. Io stessa mi riconosco intuitiva, ma non impulsiva, ed
il mio sesto senso in alcune situazione si è rivelato utile.
Quanto conta l’arte della seduzione?
Mi piace pensare che una donna faccia carriera per le
sue capacità, per la sua preparazione, per i suoi meriti,
ma occorre riconoscere che un bell’aspetto, un misto di
femminilità e fascino, tenacia e determinazione possono senz’altro essere d’aiuto.
Qual è la soddisfazione maggiore?
In generale quando si è apprezzati per il lavoro svolto, per i risultati ottenuti. Nel particolare non sono in
grado di definire la soddisfazione maggiore, mi verrebbe da dire quando mi sono ritagliata un piccolo
spazio nella storia vincendo per quattro volte un titolo
mondiale o la medaglia d’argento alle olimpiadi, ma
posso dire anche quando ho respirato il rispetto degli
avversari nel sapermi confrontare con lealtà e tenacia;
o quando ho capito di essere, con le mie compagne, un
modello ed un esempio per tante bimbe che si avvicinano al nostro sport.
A cosa deve rinunciare per sfondare
Per sfondare nel mondo maschile una donna deve rinunciare per il 60% ai suoi hobby, per un 20%ad una
parte della vita privata, per l’altro 20% alla famiglia.
Quali hobby riesce a coltivare?
Io e le mie compagne ci alleniamo circa 8 ore al giorno, non ci rimane dunque molto tempo libero. Cerco
comunque di ritagliarmi gelosamente un po’ di spazio
per leggere, ascoltare musica, andare al cinema, fare
shopping.
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Con la forza del leone.
Da Venezia attraverso le Alpi – il successo
non conosce confini.
GENERALI offre soluzioni per ogni età e situazione.
Sia per la previdenza o la protezione quotidiana, da GENERALI
lei trova una soluzione a misura per le sue esigenze personali.
Semplicemente
L’Elefante invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
E la siepe?!
Ci sono conflitti che non si possono evitare!
Siano essi tra gruppi o tra singole persone.
Se un paese pretende di estendere il proprio
territorio a scapito di un altro, gli abitanti di
quest’ultimo non esiteranno a lottare per difendere le proprie case e la propria indipendenza.
Se un concorrente ruba un brevetto, un’idea, il
derubato si batterà con tutti i mezzi legali possibili per impedirne lo sfruttamento da parte del
rivale disonesto.
Se la moglie di Tizio se ne va con l’amante, il
marito tradito difficilmente resisterà all’impulso
viscerale di insultare i fedifraghi e di coltivare
sentimenti di rabbia e vendetta.
Se un segretario di partito vuol vincere le elezioni, fatalmente criticherà aspramente – a torto o a
ragione, poco importa – i partiti rivali.
Se a un certo punto due colleghi amici aspirano
ad essere promossi allo stesso posto, è probabile
che sviluppino reciproci sentimenti di avversione.
Ci sono tuttavia altri numerosi conflitti nel
quotidiano che sarebbero del tutto evitabili, se
solo sviluppassimo una competenza di base indispensabile per vivere relazioni civili con il prossimo, in casa, nel mondo del lavoro, nella vita sociale. Si tratta della capacità a evitare che piccole
e banali divergenze si trasformino in quelle che
mi piace chiamare le“spirali perverse”. Ovvero in
guerre senza fine in cui ogni parte in causa sembra fare del proprio meglio per dare il peggio di
sé. Vediamo come funzionano tali“spirali”(elefanti enormi, ma spesso invisibili). Prendiamo l’esempio dei signori Gallo e Luccio. Vicini di casa da un
paio di anni. A un certo punto sorge un problema
concreto: una siepe situata sul terreno di Gallo
che deborda nel giardinetto di Luccio.
1
Una vecchia
leggenda indiana
narra di un elefante
che pur muovendosi
tra le folle con
la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
Atto primo (e primo giro di spirale).
Luccio rivolge la richiesta in modo aggressivo:
tu.., tu.. quand’è che ti decidi a potare la tua siepe,
possibile che non vedi il fastidio che dà; l’altro giorno mio figlio si è pure graffiato!
Erano giorni che rimuginava la faccenda, cosicché quando ha incrociato Gallo d’impulso gli ha
parlato in tono aggressivo e accusatore. In quel
modo è come se avesse definito l’altro un menefreghista, attribuendosi il diritto di sgridarlo,
come farebbe un genitore autoritario con il proprio bambino!
Gallo, sentendosi attaccato, si innervosisce e risponde apostrofando a sua volta il vicino: tu…
tu… che sei tanto bravo a fare la lezione agli altri,
pensa piuttosto ad abbassare il volume del tuo maledetto televisore!
Nella sua risposta Gallo, non prende neanche
in considerazione il “problema da risolvere”, ma
insorge alla sgradevole definizione implicita che
l’altro dà di lui, e non accetta di fare la figura del
“ragazzino”che si fa sgridare dal“padre severo”.
Atto secondo (e secondo giro di spirale). Luccio inviperito si rivolge allora a un avvocato che,
un po’ come un Azzeccagarbugli di manzoniana
memoria, manda a Gallo una lettera redatta in
linguaggio complicato e farraginoso. Quest’ultimo reagisce indignato e, appoggiandosi a un
amico che fa il legale, risponde con una lettera
dai toni ancora più duri.
I due sono sempre più inviperiti l’un contro
l’altro. La mente di entrambi durante il giorno
è invasa da un pensiero e da un sentimento unico: quanto l’altro sia scorretto, ignobile, bieco,
intrattabile!
Atto terzo (terzo giro di spirale). Nei giorni
seguenti entrambi proibiscono ai rispettivi figli
di continuare a giocare assieme. La collera contagia naturalmente anche le mogli, che cominciano a guardarsi in cagnesco. A ogni pasto, in
ognuna delle due famiglie, non si parla d’altro:
si evocano e si amplificano tutti i microindizi del
passato che in qualche modo già segnalavano
la perfidia e il malanimo dell’avversario: “Io l’ho
sempre sospettato che fosse una persona di cui si
deve diffidare. E poi, già mio padre che era collega
del suo, mi diceva che sono una famiglia di zoticoni”. Le emozioni dei vari personaggi diventano
sempre più negative. E non solo le emozioni. Il
nervosismo e lo stress accumulato comincia a
farsi sentire anche a livello fisico. In particolare,
Luccio dorme male e ha accessi di orticaria. Gallo soffre di crampi allo stomaco.
Atto quarto (quarto giro di spirale). I protagonisti ne parlano e sparlano a dritta e manca in
cerca di alleati. Soprattutto di alleati propensi a
dar loro ragione! E così, lo scenario che ciascuno si è costruito diventa ogni giorno più vero!!
Come le emozioni che provano! Come i mali di
cui soffrono!
E la siepe?! Chi si ricorda più che il problema
iniziale era quello di regolare la banalissima
questione della siepe! Ora lo scopo è dimostrare al mondo la malvagità dell’altro, e cercare in
ogni modo di annientarlo!!
Se avete commenti o reazioni in merito al tema trattato non esitate a contattarmi [email protected]
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www.liceo.ch
Liceo Vermigli
Associazione svizzera per i rapporti economici e culturali con l’Italia www.asri.ch
Pro Grigioni Italiano di Zurigo
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Pro Ticino di Zurigo
Comites di Zurigo
www.comites-zurigo.ch
Consolato Generale d’Italia in Zurigo
Filmpodium
Liceo Artistico
www.ccis.ch
www.conszurigo.esteri.it
www.filmpodium.ch
www.liceo.ch
proLinguaitaliana
www.liceo-vermigli.com
www.pgi.ch
www.proticino.ch
www.prolinguaitaliana.ch
Seminario di Romanistica dell’Università di Zurigo
Società Dante Alighieri di Zurigo
Zurigo in italiano
www.rose.uzh.ch
www.dantealighieri.ch
www.zurigoinitaliano.ch
Unter dem Patronat des Präsidialdepartements der Stadt Zürich
Wir danken dem Präsidialdepartement der Stadt Zürich für den Versand.
Con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia in Zurigo, del Comites e
del Dipartimento dell’Educazione, della Cultura e dello Sport del Canton Ticino
27 e 28 ottobre
Francesco De Sanctis
Universität Zürich
Aula KO2-F-152
Rämistrasse 71
8006 Zürich
Identità e rappresentazioni dell’Italia unita
5 novembre
ore 17.00
Casa d’Italia
Erismannstrasse 6
8004 Zürich
Il Convegno internazionale intende riflettere sul ruolo svolto dal quadro
desanctisiano della storia letteraria italiana nella formazione di un concetto
unitario di nazione.
Potenzialità economica del federalismo
Svizzera e Sardegna a confronto
Dibattito sulle opportunità turistico commerciali e degustazione di prodotti
tipici.
Intervengono: Giorgio Garau (Università Sassari), Antonio Fanni (Unioncamere
Sardegna), Andrea G. Lotti (Camera di Commercio Italiana per la Svizzera),
Leonardo Canonico (Gruppo Mediterranea Ag).
Organizzano:
Cattedre di Letteratura italiana e di
Cinematografia dell’Università di Zurigo
Cattedra De Sanctis del Politecnico di Zurigo
Società Dante Alighieri di Zurigo
Filmpodium di Zurigo
Per il programma: www.rose.uzh.ch/crivelli
Organizzano:
Federazione dei Circoli sardi in Svizzera e
Associazione Culturale Sarda «E. Racis» di Zurigo,
in collaborazione con il
Consolato Generale d’Italia in Zurigo e la
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
45
6 novembre
Zwinglikirche
Ämtlerstrasse 23
8003 Zürich
120 anni di predicazione
in lingua italiana a Zurigo
Organizza:
Chiesa evangelica di lingua italiana (Waldenser)
Ore 11.45 Concerto della cantante lirica Adriana Marfisi
Al pianoforte: Mº Giancarlo Prossimo
Ore 15.00 Incontro con lo scrittore Maurizio Maggiani
Maggiani parlerà della sua strada attraverso il valdismo. Di come ha conosciuto la fede valdese mentre preparava il suo romanzo Il coraggio del pettirosso.
E di quello che ancora porta con sé.
6 novembre
Vox Blenii e castagne
ore 16.30
Pfarreizentrum St. Konrad
Fellenbergstrasse 231
8047 Zürich Albisrieden
Castagnata ticinese con la partecipazione del noto gruppo bleniese di canto
È gradita la prenotazione presso
popolare.
[email protected]
oppure 044 737 37 31 (ore 18.00 a 19.00)
7 novembre
Tra due isole
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Incontro multimediale con Pippo Pollina,
cantautore e musicista
8 novembre
Otmar Nussio
ore 18.15
Universität Zürich
Romanisches Seminar
Aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zürich
Una vita tutta «suoni e fortuna»
9 novembre
Vincenzo Vela e il «suo» museo
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Artista ticinese e personalità impegnata: vita ed opere
10 novembre
Le città invisibili di Italo Calvino
ore 18.15
Universität Zürich
Romanisches Seminar
Aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zürich
Lo scrittore, traduttore e giornalista culturale Gianni Lorenzo Lercari introdurrà il pubblico al celebre colloquio immaginario fra Marco Polo e Kubilaj Khan,
con il quale Calvino apre orizzonti fantastici fra realtà e utopia, creando una
filigrana filosofica in bilico fra l’esistente e l’inesistente.
11 novembre
Lucani, guida ai migliori difetti
e alle peggiori virtù
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
46
Organizza:
Pro Ticino
Organizza:
Zurigo in italiano
Organizzano:
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
Pro Grigioni Italiano di Zurigo
Presentazione dell’autobiografia del concertista, solista e direttore d’orchestra
grigionese Otmar Nussio (1902 – 1990). Il volume è apparso nel 2011 nella
Collana Letteraria della Pro Grigioni Italiano. Interverranno le curatrici Tania
Giudicetti Lovaldi e Anna Ciocca-Rossi.
Organizza:
Pro Ticino Zurigo
Seminario di Romanistica dell’Università di Zurigo
Dott. Gianna Mina Zeni
Direttrice Museo Vincenzo Vela, Ligornetto (TI) e
presidente Associazione dei musei svizzeri
Organizza:
Zurigo in italiano
Organizzano:
Circolo Lucano di Zurigo
ALA – Amici del Liceo Artistico
con il contributo della Regione Basilicata
Alla presentazione del libro da parte dell’autrice Angela Langone
seguirà un buffet di specialità lucane.
Ingresso libero
12 novembre
Made in Italy
Organizzano:
L’Altraitalia e Cono Merendino
ore 19.00
Ristorante Da Cono
Badenerstrasse 526
8048 Zürich
Cena di gala di sapori e gusti italiani
13 novembre
Il banchiere di Dio
ore 20.00
Casa d’Italia
Erismannstrasse 6
8004 Zürich
Spettacolo teatrale
15 novembre
Viaggio nell’Italia di Berlusconi
ore 18.00
Universität Zürich
Aula KOL-F-104
Rämistrasse 71
8006 Zürich
Conferenza di Marcello Veneziani,
noto giornalista e scrittore italiano
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
Per prenotazioni:
Durante la serata sfilata di abiti e cappelli ideati e realizzati da Lamula Shop Maria Bernasconi: 079 821 19 01
di Milano e sfilata di bijoux in plexiglass e Swarovski ideati e realizzati da Ristorante da Cono: 044 492 46 41
Plexylandia di Milano.
Costo: Fr. 68.–
Musica dal vivo.
Organizzano:
L’Altraitalia
Fondazione Arbor
SpazioStudio
Protagonista di questa storia è Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace,
ideatore e realizzatore del microcredito, un sistema di piccoli prestiti destinati a Ingresso libero
coloro che non potevano accedere ai crediti dei circuiti bancari tradizionali.
Una storia senza retorica, pratica, reale, concreta come la povertà e la paura.
Organizza:
ASRI – Associazione svizzera per i rapporti economici e culturali
con l’Italia
Ingresso libero
16 novembre
Tschinggen-Abend
ore 19.00
Helferei
Winkelwiese 6
8001 Zürich
Lesung und Buchpräsentation mit
Angelo Maiolino und Vincenzo Todisco
16 novembre
Figlie d’Italia
ore 18.15
Universität Zürich
Romanisches Seminar
Aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zürich
Poetesse patriote nel Risorgimento (1821-1861)
17 novembre
Missa pro Defunctis
ore 19.30
Wasserkirche
Limmatquai 31
8001 Zürich
Antonio Caldara (1670 – 1736)
18 novembre
Federalismo: Svizzera e Sardegna a
confronto
ore 16.15
Universität Zürich
Rämistrasse 71
Aula KO2-F-150
8006 Zürich
Organizzano:
Rotpunktverlag
Kulturhaus Helferei
Ingresso libero
Im Buch Als die Italiener noch Tschinggen waren beleuchtet Angelo Maiolino
die Überfremdungsinitiative Schwarzenbachs (1970) aus der Perspektive der
italienischen Immigranten. Vincenzo Todisco liest aus seinem neuen Roman
Rocco und Marittimo.
Organizzano:
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
Società Dante Alighieri di Zurigo
Maria Teresa Mori, nota esperta di storia delle donne, ha raccolto varie testimonianze (poesia, diari e lettere) di un «altro» Risorgimento: quello in cui la
voce femminile è protagonista e in cui si attesta la partecipazione delle donne
alla lotta per l’unità nazionale.
Organizza:
Società Dante Alighieri di Zurigo.
Informazioni: www.dantealighieri.ch
Concerto di musica sacra di Antonio Caldara, compositore italiano del periodo Ingresso libero (colletta finale)
barocco. Gruppo Musica Fiorita. Direzione e organo Daniela Dolci.
Organizza:
Federazione dei Circoli sardi in Svizzera e
Associazione Culturale Sarda «E.Racis» di Zurigo,
in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia in Zurigo e la
Convegno.Intervengono: Raimondo Zucca (Università Sassari), Antonio Delo- Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
gu (Università Sassari), Sergio Sotgiu (Università Sassari), Carlo Moos (Università Zurigo).
Programma su: www.ccis.ch
ore 18.30
Casa d’Italia
Erismannstrasse 6
8004 Zürich
Organizza:
Società Dante Alighieri di Zurigo
Conferenza-concerto con Tonino Castiglione in cui si percorrerà la storia della in collaborazione con Unitre
canzone dei cantautori (De Andrè, Tenco, Paoli, Gaber, Guccini, Venditti, Ben- Informazioni: www.dantealighieri.ch
nato, De Gregori, ecc.).
Ingresso libero
18 novembre
Qui lo chiamano blues
ore 20.30
Kantonsschule Stadelhofen
Aula
Promenadengasse 5
8001 Zürich
Lettura danzante
19 novembre
Cena di Gala
ore 19.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Menù campano
20 novembre
Tempio di Concerti
ore 17.00
Zwinglikirche, 1º piano
Ämtlerstrasse 23
8003 Zürich
Jazz: Alessandro d’Episcopo Trio
21 novembre
Una famiglia di artisti italiani
fra Zurigo e Milano
18 novembre
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
La canzone d’autore italiana
Organizzano:
Giuseppe Sofo in collaborazione con la
Kantonsschule Stadelhofen
Lettura di racconti di Giuseppe Sofo dai libri Qui lo chiamano blues (Azimut, Ingresso libero
Roma, 2008) e Quest’alba radioattiva (Las Vegas Edizioni, Roma, 2011) accompagnati dalla danza della ballerina Giulia Tonelli, dello Zürcher Ballett.
Organizza:
Liceo Artistico
Prenotazione obbligatoria:
Una sola volta all’anno lo splendido salone liberty del Liceo Artistico diventa 044 202 80 40 oppure [email protected]
ristorante. Il cuoco, Giovanni De Martino, insegnante all’Istituto professionale Costo: Fr. 60.–, bevande escluse
Il menù si trova sul sito www.liceo.ch
Roberto Virtuoso di Salerno, porterà il suo saper fare…
Organizza:
Chiesa evangelica di lingua italiana (Waldenser)
Alessandro d’Episcopo, Piano
Hämi Hämmerli, Kontrabass
Elmar Frey, Schlagzeug
L’attività socio-culturale e politica dei De Grada
nell’ambito della comunità italiana di Zurigo
Conferenza con Tindaro Gatani, studioso dei rapporti italo-svizzeri e
Marc Philippe Seidel, storico d’arte.
24 novembre
La ferrovia del Bernina
ore 19.00
Zentrum Karl der Grosse
Grosser Saal
Kirchgasse 14
8001 Zürich
Gli operai italiani in Svizzera a inizio ’900
Organizza:
ALA – Amici del Liceo Artistico
Ingresso libero
Sabato 26 novembre visita guidata con Marc Seidel sulle orme di
Antonio De Grada a Zurigo.
www.degrada.ch
Organizza:
Pro Grigioni Italiano, sezione di Zurigo, in collaborazione con il
Gruppo Valtellinesi e Valchiavennaschi di Zurigo e la
Società Pusc’ciavin da Zürich
Andrea Tognina, storico, autore di Gli operai del Bernina: storia sociale di un
Ingresso libero
cantiere ferroviario.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
47
25 novembre
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Layers, ritratto di un pittore pugliese a
Zurigo
Organizza:
ALA – Amici del Liceo Artistico
Cortometraggio di Paola Laterza con Giampaolo Russo
«Ientu te Sciaroccu fuoco vento acqua»
Canti musiche, racconti popolari salentini a cura della Libera Compagnia Teatrale Onlus di Aradeo e il gruppo musicale Amistade. Saranno presenti l’artista
Giampaolo Russo, la regista Paola Laterza, i musicisti M. Bovino, A. Mighali,
F. Bove, N. Chezzi, la danzatrice di pizzica P. Chezzi e il narratore Mirko Gabellone.
26 novembre
ore 14.00
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Due esempi dell’inizio ’900
Giornata del Cinema Italiano
ore 16.00 – 22.00
Casa d’Italia
Erismannstrasse 6
8004 Zürich
150° dell’Unità d’Italia
Ore 16:00
Ore 19:00
28 novembre
Cagliostro tra Lavater e Goethe
ore 18.30
Liceo Artistico
Parkring 30
8002 Zürich
Conferenza di Tindaro Gatani
29 novembre
Ritratto di Alice Ceresa (1923 – 2001)
30 novembre
ore 18.15
Universität Zürich
Romanisches Seminar
Aula D31
Zürichbergstrasse 8
8032 Zürich
I Vicerè
R. Faenza (2007)
Noi Credevamo M. Martone (2010)
Bisogna mettere alla prova la fedeltà
del coniuge?
Organizzano:
Cattedra di Letteratura italiana dell’Università di Zurigo
Centre for Renaissance Studies di Zurigo
Attraverso l’Orlando furioso, il Don Chisciotte e Così fan tutte Nuccio Ordine traccia un percorso che contribuisce a ribaltare un antico pregiudizio
sull’infedeltà e la volubilità delle donne. Cedere alle «tentazioni» non è una
prerogativa femminile ma riguarda l’intero genere umano.
Stefano Bartezzaghi (la Repubblica)
4 dicembre
Tempio di Concerti
ore 17.00
Zwinglikirche, 1º piano
Ämtlerstrasse 23
8003 Zürich
«Magnificat anima mea»
9 dicembre
Ridere è …di vino
Organizza:
Cattedra di Linguistica italiana dell’Università di Zurigo
in collaborazione con la Società Dante Alighieri.
Ingresso libero.
Organizza:
Chiesa evangelica di lingua italiana (Waldenser)
Barbara Meldau all’organo Metzler della Zwinglikirche.
Musiche di D. Buxtehude, J. S. Bach, J. Rheinberger, M. Dupré.
Organizza:
NonsoloConvivio e Go-Italy
DegustAzione scenica con racconti, monologhi teatrali e poesie di grandi auto- Informazioni e prenotazioni
044 289 23 23
ri comici italiani dal Rinascimento ai giorni nostri.
go-italy.ccis.ch
Interpreta l’attore Alessandro Pazzi.
Per sua natura lo spettacolo non è adatto ad un pubblico rigorosamente aste- Entrata: 25.– (non solo vino compreso)
mio.
11 dicembre
Tempio di Concerti
ore 17.00
Zwinglikirche, 1º piano
Ämtlerstrasse 23
8003 Zürich
«Wie schön leuchtet der Morgenstern»
Rivista
Organizza:
ALA – Amici del Liceo Artistico
I consigli di Ariosto, Cervantes e Mozart
ore 18.15
Universität Zürich
Aula KOL-F-117
Rämistrasse 71
8006 Zürich
la
Ingresso libero
Organizza:
Società Dante Alighieri di Zurigo
A dieci anni dalla scomparsa un ricordo a cura di Monika Schüpbach della Informazioni: www.dantealighieri.ch
scrittrice, che nata in Svizzera, visse la maggior parte della sua vita in Italia.
Ingresso libero
Primo Levi giocatore
n. 11 Novembre 2011
Organizzano:
Consolato Generale d’Italia a Zurigo
Comites di Zurigo
La conferenza tratta la posizione del mago e guaritore siciliano tra Johann
Caspar Lavater e Johann Wolfgang Goethe, il celebre cultore della fisiognomica di Zurigo e il poeta di Weimar.
1 dicembre
ore 19.30
Cabaret Voltaire
Spiegelgasse 1
8001 Zürich
Partenza dal Liceo Artistico, Parkring 30, Zurigo.
Annunciarsi entro il 22 novembre al segretariato del Liceo Artistico:
044 202 80 40.
Gruppo di massimo 18 persone.
www.degrada.ch
Villa Dem Schönen e complesso edilizio al Bleicherweg 37-47.
Con Marc Philippe Seidel, storico d’arte.
27 novembre
ore 18.30
Internationaler Lyceum Club
Rämistrasse 26
8001 Zürich
48
L’architettura dell’epoca pionieristica
a Zurigo
Tina Zweimüller all’organo Metzler della Zwinglikirche.
Musiche di P. Müller-Zürich, J. S. Bach, U. Probst e W. Tiepner.
Organizza:
Chiesa evangelica di lingua italiana (Waldenser)
IL 5 E IL 18 NOVEMBRE A ZURIGO
Sardegna: Federalismo, opportunità,
autonomia, identità, sovranità
(TG) - Il federalismo è una forma centralizzata e moderna di aggregazione di Stati sovrani. Il primo esempio è costituito dalla fondazione degli Stati Uniti d’America, nati con la Convenzione di Filadelfia approvata
il 17 settembre 1798, che fu frutto di un compromesso,
tra coloro che volevano riunire in solo Stato le tredici
colonie e quanti, invece, volevano lasciare a esse pieni
poteri. La formula ebbe successo perché, al contrario
degli Stati unitari, al Governo centrale furono attribuite
le competenze di difesa nazionale e di politica estera ed
economico-finanziaria, cioè soltanto i poteri per garantire l’unità della Federazione, lasciando, per tutto il resto,
piena facoltà di autogestione ai singoli governi locali. Tra
gli altri Stati federali ricordiamo la Svizzera, la Russia, la
Germania, l’Austria, la Spagna (organizzata in Comunità
autonome), il Regno Unito, il Canada, l’Australia.
Finora gli Stati federali sono il frutto dell’aggregazione
di entità politiche già esistenti. Cosa che si poteva fare
in Italia al momento della sua unità, come prospettavano Carlo Cattaneo o Antonio Rosmini. Oggi stiamo
assistendo al tentativo di trovare virtuosa applicazione
a quello che in Italia è il cosiddetto federalismo fiscale,
previsto dalla Legge 42/2009, che si propone di instaurare una proporzionalità diretta fra le imposte riscosse in
una determinata area territoriale del Paese e le imposte
effettivamente utilizzate dall’area stessa. È un problema
del dare e dell’avere: chi più dà più avrà. Negli Stati federali, vedi la Svizzera, sono previsti dei meccanismi di
compensazione per le zone e i soggetti più deboli, che
non sono, invece,definiti nella legge italiana. Da qui, perciò, alcuni dei dubbi sull’efficacia in termini di ricadute
positive sulle varie realtà locali. Nell’anno in cui si celebrano i 150 dell’Unità del Paese si moltiplicano le iniziative tese ad approfondire la questione. In questo solco
si inserisce anche il convegno Federalismo, opportunità,
autonomia, identità, sovranità organizzato dalla Federazione dei Circoli Sardi in Svizzera e dall’Associazione
Culturale Sarda «E. Racis» di Zurigo, in collaborazione
con il Consolato Generale d’Italia di Zurigo e la Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera, con il patrocinio
e il contributo della Regione Autonoma della Sardegna
e l’Assessorato del Lavoro. Il convegno, articolato in due
sessioni, quella economica alla Casa d’Italia di Zurigo, il
5 novembre 2011, e quella storica all’Università di Zurigo, il 18 novembre 2011, si propone di fare il punto, con
gli esperti che interverranno al dibattito, sulle opportunità del federalismo sulle varie realtà locali in Sardegna
nell’attuale e particolare momento di crisi.
Sessione economica
Sessione storica
Casa d’Italia, Erismannstr. 6, Zurigo
5 novembre 2011, ore 17.00
Salone Luigi Pirandello
Università di Zurigo (Rämistr. 71)
18 novembre 2011, ore 16.15
Aula KO2-F-150
Ore 17:00
Indirizzo di saluto delle Autorità e degli organizzatori
Ore 16:15
Indirizzo di saluto delle Autorità e degli organizzatori
Intervengono
Relatori
Giorgio Garau, Professore associato di Statistica economica e docente
di statistica ed econometria presso l’Università di Sassari. Ha conseguito
il dottorato in Econometria e Statistica presso l’Università di Ginevra.
“La Sardegna e il federalismo fiscale”
Raimondo Zucca, Docente ordinario di Epigrafia latina presso
la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Sassari.
“L’identità dei sardi nell’antichità. Ruolo attivo dei sardi di oggi
nel quadro delle piccole patrie mediterranee ed europee”.
Leonardo Canonico, Dottore commercialista esperto in fiscalità
internazionale esperto revisore dei conti della Gruppo Mediterranea AG.
“Potenzialità economica del Federalismo: il caso Svizzera”
Antonio Delogu, Prof. Ordinario di Filosofia Morale, Facoltà
di Lettere e Filosofia, Università di Sassari.
“Autonomismo e federalismo nel pensiero di Antonio Pigliaru”
Antonio Fanni, Funzionario e rappresentante dell’Unione Camere
di Commercio della Sardegna.
Sergio Sotgiu, Coordinatore della Scuola Universitaria
per Stranieri, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Sassari.
“Il federalismo in alcuni momenti del pensiero filosofico
del Novecento”
Andrea Lotti, Segretario Generale, Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera. “Mercato svizzero e italiano, con particolare riferimento
a quello sardo, a confronto”.
Carlo Moos, già Docente di Storia moderna dell’Università
di Zurigo.“L’idea di federalismo in Carlo Cattaneo”.
Moderatore
Moderatore
Giangi Cretti, Giornalista
Giangi Cretti, Giornalista
A coronamento dell’incontro seguirà una degustazione
di prodotti enogastronomici della Sardegna
In chiusura dei lavori verrà offerto
un aperitivo con prodotti tipici
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
49
NEL 120° DI FONDAZIONE DELLA CHIESA EVANGELICA
DI LINGUA ITALIANA DI ZURIGO
I Valdesi italiani e la Svizzera riformata quasi
cinque secoli di strette e cordiali relazioni
di Tindaro Gatani
50
Il movimento religioso valdese prende il nome
dal suo iniziatore francese Valdesius (Valdo), un
ricco commerciante di Lione che, nella seconda
metà del XII secolo, in occasione di una tremenda
carestia, si era convertito agli ideali di povertà e
predicazione evangelica, donando tutti i suoi beni
ai poveri e facendo tradurre la Bibbia in francese.
I caratteri principali della dottrina valdese sono
di indole prevalentemente morale e disciplinare
e comportano, tra l’altro, la rigorosa osservanza
dei precetti del Sermone della montagna e il conseguente ripudio di giuramento, menzogna, pena
di morte, esercizio delle armi. Il conflitto con le
autorità ecclesiastiche ebbe origine dalle questioni dogmatiche come la negazione del purgatorio e
della validità delle indulgenze.
Zwinglihaus, sede della Chiesa evangelica di lingua italiana
di Zurigo.
Il martirologio di Guardia Piemontese
Il culto valdese venne originariamente praticato con la
guida di rettori ovvero missionari itineranti, i cosiddetti
barba, letteralmente zio. Quei pochi valdesi che riuscirono a sfuggire al feroce sterminio della Crociata contro
gli Albigesi, gli eretici in gran parte catari che avevano la
loro sede principale ad Albi in Provenza, si rifugiarono
sulle montagne della Savoia e del Piemonte, dove, tra
una persecuzione e l’altra, riuscirono a fondare delle
piccole ma salde comunità non solo su quelle montagne, ma in luoghi anche molto lontani come quelle
stabilitesi sulla Sila calabrese, a San Sisto, a Fuscaldo
e a Guardia che, dalla loro massiccia immigrazione,
prese addirittura il nome di Piemontese. E dalla Calabria i Valdesi passarono anche in Sicilia con alcuni
loro seguaci che si stabilirono a Messina, a Palermo e
in altre città dell’Isola. Erano dei piccoli gruppi autonomi, che vivevano lavorando la terra ed esercitando
il commercio, e poiché non facevano opera di proselitismo erano tollerati dalla Chiesa anche se guardati a
vista e tenuti sotto discreto controllo. I guai per queste
piccole comunità cominciarono quando cercarono di
rafforzare i loro rapporti con i loro correligionari delle
vallate della Savoia e del Piemonte che intanto avevano
stretto sempre più fitte relazioni con i riformati svizzeri.
I rapporti ufficiali dei Valdesi piemontesi con le chiese
riformate svizzere risalgono, infatti, ai primi anni della predicazione di Zwingli dal quale si recarono alcuni
barba per discutere questioni di fede e concordare una
eventuale collaborazione. Già nel 1532, a un anno dalla
morte di Zwingli, con il sinodo di Chanforan, in Valle
d’Angrogna (Torino), i Valdesi piemontesi, pur restando
autonomi, aderivano alla Riforma zurighese, temperando alcuni loro caratteri e accettando alcuni principi
zwingliani come «la giustificazione mediante la sola fede»
e «la predestinazione assoluta».
Con l’affermazione di Calvino, i Valdesi che erano di
madrelingua francese, manifestarono una più marcata simpatia per Ginevra e il suo riformatore. Furono i
primi contatti dei calabro-valdesi con Ginevra e l’arrivo
di alcuni calvinisti nelle vallate della Sila a scatenare
la dura reazione della Chiesa cattolica, che si concluse
con la persecuzione di San Sisto, di Fuscaldo e il martirologio di Guardia Piemontese, dove, l’11 giugno 1561,
giunse il boia «a pigliarsi a una a una le vittime... e ottanta
persone furono sgozzate».
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
La revoca dell’Editto di Nantes
Oltre a questi ottanta giustiziati, il martirologio di Guardia conta una decina di impiccati, due uccisi, quattro di
cui «si ignora la fine» e «sei esuli». Di questi ultimi è segnalato a Ginevra per l’anno 1561 l’arrivo di solo due
di loro: Antonio Mignano e Luigi Costanzo. Altri due
guardioti erano giunti a Ginevra prima: Filippo Orsello
nel 1559 e Giovanni Arnole nel 1560. Due altri ancora vi
giungeranno nel 1572: Andrea Occello (Ussel) e Francesco Rossello. A un secolo di distanza, esattamente nel
1655, una vera e propria ondata di valdesi delle vallate alpine trovarono rifugio in Svizzera per sfuggire alla
feroce repressione voluta da Carlo Emanuele duca di
Savoia che fece marciare contro gli inermi seguaci della
loro dottrina un esercito di 16 mila uomini sotto il comando del marchese di Pienezza. Quella persecuzione
suscitò indignazione nei Paesi protestanti e soprattutto
nelle città riformate svizzere, che si limitarono tuttavia
a prestare alle vittime di quegli eccessi più un aiuto
morale che materiale. Per l’occasione, una delegazione
della chiesa riformata svizzera si era recata alla corte dei
Savoia a Torino per intercedere in favore dei perseguitati. La repressione, apparentemente cessata, continuò
però a covare per esplodere in modo più violento nel
1686 con la crociata contro i Valdesi delle valli piemontesi attuata con estrema ferocia dalle truppe francosabaude, in quanto la loro sorte era stata legata a quella
degli Ugonotti (storpiatura di Eidgenossen = confederati) francesi. Luigi XIV di Francia (1643-1715), il re Sole,
celebre per il suo potere assoluto in quanto, diceva, «lo
Stato sono io» e, pensava, «la Chiesa anche!», per attuare il suo programma di ricattolicizzazione forzata della
Francia revocò, nel 1685, l’Editto di Nantes che, emanato
da Enrico IV nel 1598, garantiva agli Ugonotti libertà
di coscienza, eguaglianza politica e libero esercizio del
loro culto anche se limitato ai centri non episcopali. Per
sfuggire all’applicazione di quei severi provvedimenti
restrittivi, gli Ugonotti furono costretti, dopo cruenti
scontri, a rinunciare alla loro fede oppure prendere la
via dell’esilio. Più di 60 mila profughi trovarono allora
rifugio in Svizzera, da dove molti ripartiranno poi, alla
ricerca di una nuova patria, verso l’Olanda e la Prussia.
Le revoca dell’Editto di Nantes ebbe un’immediata e triste conseguenza anche nel Ducato di Savoia, dove Vittorio Emanuele II, il 31 gennaio 1686, emise un editto
di persecuzione contro i suoi sudditi valdesi delle vallate piemontesi. Venivano abolite tutte le libertà religiose
e l’unica possibilità rimasta loro era la scelta dell’abiura
o della via dell’esilio. Il duca di Savoia, imparentato con
il re di Francia per aver sposato sua nipote Anna d’Orleans, non poteva opporsi alla minacciosa pressione
del potente vicino. Quando i Valdesi, invece di ottemperare all’ordine ricevuto, cominciarono a organizzarsi
per opporsi all’imposizione, il duca fece pubblicare, il 9
aprile, un secondo editto con il quale ordinava ai ribelli
la perentoria sottomissione o l’esilio forzato in massa.
I ribelli irriducibili
La reazione no si fece attendere: le truppe francesi comandate dal generale Nicolas de Catinat intervennero
nella Valle della Perosa e in quella di San Martino mentre l’esercito sabaudo, capitanato da don Gabriele, zio
del Duca, entrava nelle Valli del Pellice e dell’Agrogna.
La spietata crociata si lasciava dietro il deserto: tutti i
Veduta di Torre Pellice con al centro la Chiesa valdese.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
51
i superstiti. Le città di Basilea, di Berna, di Ginevra, di
Zurigo e molti principi protestanti tedeschi inviarono
loro ambascerie a Torino per chiedere clemenza. Nonostante l’insuccesso di quelle missioni diplomatiche,
riformati svizzeri e protestanti tedeschi continuarono a
insistere presso la corte di Vittorio Emanuele II per mitigare le sofferenze di quei perseguitati. Alcuni Valdesi,
seguendo la sorte degli Ugonotti, presero la via dell’esilio. Le proteste diplomatiche da una parte e i continui
attacchi della resistenza dall’altra costringevano ben
presto il duca di Savoia ad accettare la trattativa sulle
proposte umanitarie. Alla corte torinese regnavano tuttavia ancora delle perplessità, generate «dal desiderio di
dare al problema valdese una soluzione tale» che, togliesse
«per sempre all’eresia ogni velleità di rinascita» in territorio sabaudo e «dall’altro non urtasse la suscettibilità
della Santa Sede e del re di Francia», molto «interessati
nella questione». L’eventuale soluzione da adottare non
avrebbe dovuto comunque intaccare il prestigio del
principe, né annullare «i frutti faticosamente conseguiti
con la guerra e la lunga detenzione dei Valdesi» (A. Pascal).
Francesco Pugno, uno dei primi pastori della Chiesa evangelica di lingua italiana di Zurigo.
Paesi di quelle disgraziate vallate furono saccheggiati
e incendiati; diverse centinaia di Valdesi furono barbaramente torturati e uccisi; migliaia fatti prigionieri e
di essi non pochi moriranno per i maltrattamenti e le
sofferenze subite nelle fortezze piemontesi. Ma molti
furono anche quelli che riuscirono a sfuggire all’eccidio, riparando sulle più alte montagne del Pellice e
della Germanasca. Furono questi ultimi a costituire un
gruppo di combattenti decisi a difendere, a ogni costo,
la loro fede, organizzando la resistenza. Ridotti alla disperazione, ma decisi a non arrendersi, uscivano spesso
dai loro nascondigli per piombare sui villaggi che erano
stati loro, per rifornirsi di cibo e di armi, ma anche per
attaccare i presidî ducali o per punire i delatori e i seviziatori dei loro correligionari.
Nella loro sete di giustizia e di vendetta non disdegnavano di saccheggiare o taglieggiare le popolazioni fatte
immigrare con la forza sulle loro vecchie terre. I loro atti
di vera e propria guerriglia facevano sfumare agli occhi
di Vittorio Amedeo II la previsione di una vittoria rapida e decisiva (cfr. Arturo Pascal, L’espatrio dei Valdesi in
terra svizzera, Zurigo 1952). La guerriglia fu intensificata
a partire da settembre di quel 1686, sia in vista della
brutta stagione che avrebbe costretto i presidî militari a
rientrare nei loro quartieri invernali, sia per il continuo
afflusso nelle fila della resistenza di nuovi combattenti
«che la persecuzione aveva disperso, o che evadevano dalle prigioni o che, dopo una simulata abiura, ritornavano a
far causa comune con gli antichi compagni di fede» (A. Pascal, op. cit.). Alla notizia che anche i Valdesi piemontesi
erano stati vittime della feroce repressione, i Cantoni
riformati si mobilitarono per organizzare i soccorsi per
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la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
Il rifugio svizzero
Grazie all’intercessione dei riformati svizzeri si giunse
a un tacito armistizio tra le forze ducali e i ribelli, subito dopo seguito dai negoziati tra i due deputati elvetici nominati dalla Dieta di Aarau del 10 settembre
e il conte Ottavio Solaro di Govone, plenipotenziario
ducale, che si incontrarono a Lucerna il 17 ottobre 1686
per concordare il pacifico espatrio dei Valdesi dal ducato di Savoia. I Cantoni riformati furono costretti ad
accettare che i Valdesi espatriati sarebbero stati tenuti
«lontani dalle frontiere del Piemonte, disarmati e privati
di ogni possibilità di ritorno in patria». Il 3 gennaio 1687,
Vittorio Amedeo II promulgava da Moncalieri l’editto
che permetteva la scarcerazione dei condannati per
la fede e concedeva a tutti i Valdesi, con quel suo atto
di «personale clemenza», di espatriare «negli Svizzeri», a
patto che partissero «nel tempo e per la strada loro assegnata», fornendoli «di vitto e di qualche comodità per il
viaggio» e naturalmente di una scorta armata fino alle
frontiere del ducato.
Dopo il censimento degli imprigionati e tutta una serie
di provvidenze e istruzioni per la marcia delle brigate
di esuli, si passò alla scarcerazione e alla partenza per
scaglioni proprio nel cuore del rigido inverno. La tradizione valdese narra delle tragiche vicende del primo
drappello di profughi che ebbe il compito di precedere
le tredici brigate regolari sulla via dell’esilio. Si trattava di un gruppo di detenuti rinchiusi nelle carceri di
Mondovì e liberati prima dell’Editto di Moncalieri: fatti
uscire nel tardo pomeriggio della fine di dicembre 1586,
ben 150 di loro morirono per la stanchezza e per il gelo
nello spazio di 5 leghe.
Lo spostamento di un così alto numero di profughi
comportò uno sforzo non indifferente, per gli alloggi
e il vettovagliamento durante il viaggio e la prima sistemazione nei cantoni riformati. Mentre quella folla
di «consunti e macilenti», con «gli occhi spenti e inebetiti»,
con «sul volto la macabra visione di padri, di madri, di
spose e di figli seviziati, violentati o lentamente consunti»,
erano in viaggio verso l’ospitale terra svizzera, Vittorio
Amedeo II, che si faceva passare per il conte di Ten-
da, si godeva il Carnevale di Venezia insieme ai cugini
Eugenio di Savoia-Soissons e Massimiliano elettore di
Baviera. Per ironia della sorte fu proprio quel soggiorno veneziano a gettare i primi germi di quella politica
antifrancese del Savoia, che avrebbe portato poi al ritorno in patria dei Valdesi. Proprio in Laguna, grazie ai
potenti servizi segreti della Serenissima Repubblica Veneta, era cominciata a circolare la notizia che Luigi XIV,
proprio mentre era impegnato nella feroce ricattolicizzazione della Francia, aveva avuto modo di intavolare
trattative segrete con i Turchi per indurli a far guerra
all’Austria e alla Polonia che, accanto alla Spagna, erano gli Stati più cattolici d’Europa. Le truppe ottomane,
dopo un memorabile assedio, erano state sconfitte il 12
settembre 1683 nella battaglia di Kahlenberg, un colle
che sovrasta Vienna, con una vittoria che, per la salvezza del Cristianesimo, è paragonata a quella riportata da
Carlo Martello sugli Arabi a Poitiers nell’anno 732.
Il rimpatrio e... l’emigrazione
Sulla prima sistemazione in Svizzera, sulle condizioni
degli esuli, sulla loro assegnazione ai diversi Cantoni
riformati, molto interessante è il lavoro di A. Armand
Hugon – E. A. Rivoire su Gli esuli valdesi in Svizzera,
Torre Pellice 1974, dal quale sappiamo che in totale il
loro numero fu di 2514 persone così suddivise: Berna
995, Neuchâtel 124, Zurigo 699, Basilea 327, Sciaffusa
218, San Gallo 151. La cifra di 2514 corrisponde ai 2652
Valdesi giunti a Ginevra con le 13 brigate dei liberati
dalle prigioni piemontesi, detratti i morti e i dispersi
tra l’arrivo sul Lemano e quello alle sedi di destinazione. Vari furono i tentativi di ritorno in patria messi in
atto da piccoli gruppi di esiliati, ma solo nel giugno del
1690, Vittorio Amedeo II concedeva loro il permesso di
rientrare. Il ducato era allora minacciato proprio dal suo
vecchio alleato francese.
Il maresciallo De Catinat stava organizzando una spedizione contro la Savoia, che era entrata a far parte della Lega di Augusta contro Luigi XIV. Il rimpatrio degli
esuli, iniziato a luglio, si concluse entro il mese di novembre 1690. Nel frattempo le truppe francesi, il data
18 agosto, nella battaglia della Staffarda (Cuneo), avevano sconfitto quelle della Lega di Augusta comandata
da Vittorio Amedeo II. Da allora in poi i Valdesi rimasti
isolati nelle loro valli alpine poterono continuare a professare la loro fede. Ma per un loro riconoscimento si
dovette aspettare la Rivoluzione francese e quindi lo
Statuto varato da Carlo Alberto di Savoia nel 1848, il
cui primo articolo recita: «La religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri
culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi».
Le relazioni dei Valdesi italiani con i riformati svizzeri e particolarmente con Zurigo continuarono a essere sempre cordiali e stretti e proprio per questo, dopo
l’Unità d’Italia, quando da ogni parte d’Italia la gente
senza lavoro cominciò a emigrare in tutto il Mondo, i
Valdesi scelsero Zurigo e il suo Cantone sia per la vicinanza alle loro valli piemontesi sia per affinità religiosa.
Sin dal 1870 operavano tra gli immigrati valdesi nella
Confederazione le missioni volanti, che visitavano le comunità isolate, che per il loro carattere privato avevano
rapporti difficili con le chiese riformate locali e con la
Chiesa valdese in Italia. Per evitare disapori ed equivo-
Giovanni Rodio, uno dei primi pastori della Chiesa evangelica
di lingua italiana di Zurigo e padre di Valdo Rodio, che fu tra
i fondatori della sede di Zurigo della Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera.
ci, nel 1890 fu costituito a Zurigo un comitato che, nel
1891, promosse la fondazione di una Chiesa Evangelica
di Lingua Italiana, una delle prime associazioni italiane
della città. La chiesa della Missione Cattolica Italiana
sarebbe stata fondata soltanto nel 1898, dopo i drammatici fatti della rivolta contro gli Italiani del luglio di
due anni prima. L’esempio di Zurigo indicò la giusta
strada da seguire inserendo la Chiesa Evangelica, dipendente dalla sede centrale valdese di Torre Pellice,
nelle locali strutture della locale chiesa riformata. Fu
in questo contesto che gruppi privati e comitati locali presero iniziative per portare la Parola di Dio tra gli
operai italiani, offrendo anche corsi d’istruzione e di alfabetizzazione biblica e un modesto aiuto sociale (locali
di lettura, interventi spontanei di sostegno materiale e
morale).
La storia della Chiesa Evangelica di Lingua Italiana di
Zurigo è stata recentemente illustrata in un monumentale volume del pastore Ernst Matthias Rüsch dal titolo
“Conversation über das Eine, was not tut”. Evangelisch-reformierte Italienerseelsorger im Kanton Zürich im 19. und
20. Jahrhundert, Zürich 2010, pp. 564. Tra i primi Pastori
della Chiesa Evangelica di Lingua Italiana di Zurigo
troviamo Francesco Pugno e Giovanni Rodio, padre di
Valdo che, oltre a essere animatore della Chiesa Evangelica, agli inizi del Novecento, fu anche impreditore e
molto attivo nella vita associativa degli immigrati italiani a Zurigo. Tra le altre sue iniziative c’è stata anche
quella della fondazione della locale Camera di Commercio Italiana, la cui prima sede camerale provvisoria
fu ubicata proprio «presso la ditta di import-export del
socio e consigliere Valdo Rodio alla Bahnhofstrasse 57 a».
la
Rivista
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di Nico Tanzi
Quanti amici hai?
Lo strapotere di Facebook
e la sfida di Google+
Sono ottocento milioni, e continuano a crescere. Metà di loro ci trascorre tutti i giorni, da 5-10
minuti a intere ore. Sono gli utenti di Facebook: il più diffuso e frequentato social network.
Fiumi di parole sono stati scritti per spiegare
il successo planetario dell’invenzione di Mark
Zuckerberg. Uno spettro enorme di punti di vista. Ma su una cosa si è tutti d’accordo: Facebook è “il” fenomeno comunicativo di questo inizio di millennio. Non ha proposto rivoluzioni
tecnologiche o innovazioni travolgenti – come
in parte era avvenuto con Second Life, universo
virtuale frequentato qualche anno fa da decine
di milioni di persone attraverso il proprio “avatar”: sembrava la nuova frontiera, grandi aziende e personaggi pubblici di rilievo vi si erano
stabiliti in pianta stabile; poi, è sparito dai radar
nel volgere di pochi mesi.
No, non è tecnologicamente rivoluzionario,
Facebook; e nessuna delle funzioni che offre
sono una sua esclusiva. A Palo Alto (la cittadina della Silicon Valley dove ha sede l’impero
Fb), semplicemente, sembrano essere riusciti a
combinare gli elementi giusti per offrire al pubblico ciò di cui aveva bisogno. Ma a decretarne
il trionfo – come molti osservatori riconoscono
– è stata quella che è probabilmente l’intuizione più geniale di Fb: l’invenzione degli “amici”.
L’aver ribattezzato “amicizie” quelli che in altri
social network erano semplici “contatti”.
Zuckerberg ha preso atto di una delle esigenze più drammaticamente impellenti dell’uomo
contemporaneo, la paura della solitudine, e ha
trasformato un sito web in un surrogato affettivo. Ovvio che non sono amicizie reali, la maggior parte di quelle siglate su Facebook. Ma che
importa? A livello simbolico, ogni essere umano è in cerca delle “carezze” affettive che solo
l’amicizia può offrire. E dunque l’utente-tipo di
Facebook integra la cerchia virtuale di amicizie
nata attraverso il suo profilo Fb nella sua esistenza reale, elevandola a componente spesso
fondamentale della sua ritualità quotidiana.
Un gioco di auto-gratificazione ideale che finisce per acquisire un suo statuto di realtà. Tanto da far vivere la “cancellazione” (da parte di
qualcun altro) dellìamicizia come una sorta di
micro-lutto da elaborare. Interessantissimo l’e-
sperimento sociologico lanciato un paio d’anni
fa dalla catena americana Burger King in una
campagna pubblicitaria virale di enorme successo. “Cosa sei disposto a fare per un Whopper?”
si chiedeva agli utenti Fb. Il Whopper è un
hamburger da tre dollari e settanta. “Sacrifica
dieci amici su Facebook”, era il messaggio di Burger King,“e avrai diritto al tuo bel panino gratis”.
Si fa presto a fare i conti: 3,70 dollari per dieci amici, dunque il valore venale di un “amico”
è di 37 centesimi di dollaro. Gli ideatori della
campagna, geniali quanto sadici, per mettere a
frutto fino in fondo la trovata, avevano fatto in
modo che i “cancellati”, coloro alla cui amicizia
si rinunciava per amore dell’hamburger, al momento della cancellazione ricevessero questo
messaggio: “sei stato sacrificato in cambio di
un panino gratis”. Risultato: 230 mila “amici”
cancellati nel giro di pochi mesi. Tanti: ma non
tantissimi, in fondo, considerato che moltissimi utenti Fb contano fra le loro amicizie molte
persone che non hanno mai visto e che mai incontreranno in vita loro. Come ha scritto Sergio
Gridelli su Uielinux.org, “Anche amici che non
abbiamo mai visto, con i quali (forse) abbiamo condiviso “solo” un video di YouTube, facciamo fatica
(per moltissimi è stato impossibile) cancellarli dalle
nostre pur flebili relazioni”.
Fossero stati semplici “contatti” quelli da cancellare, probabilmente Burger King avrebbe dovuto sfornare un sacco di panini in più.
Adesso Facebook si trova davanti la sfida di
Google+ - il social network lanciato nei mesi
scorsi dal più usato motore di ricerca in rete.
Una sfida che si gioca anche su questo terreno: Google+, infatti, ha eliminato il concetto
di “amicizia”, almeno nella notificazione: non
devo chiederti l’amicizia né confermare la tua
richiesta di amicizia (come in Facebook), ma ti
aggiungo ad una o più delle cerchie (amici, colleghi ecc.) in cui suddivido i miei contatti.
Senza che ti venga comunicato a quale cerchia
appartieni. Sapremo presto se Google+, che a
detta di molti è più performante e ben strutturato di Facebook – riuscirà a scalzarne il dominio o almeno a convincere parte dei suoi utenti
a traslocare sulla nuova piattaforma.
Affaire à suivre.
la
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RIMINI E SION
Due Sorelle…un solo amore: Fellini!
La Fondazione Fellini per il Cinema di Rimini, sorella maggiore della Fondazione Fellini di Sion,
uno scrigno di tesori dell’opera del Maestro da mettere in sinergia con quella svizzera
di Marco Patruno
56
Recentemente è stata aperta la nuova sede
della Fondazione Fellini per il Cinema situata a Sion in Vallese. In questa magnifica
dimora, nel frattempo, è stata inaugurata
la mostra dal titolo: Tutto Fellini 8 ½, visitabile alla ”Maison du Diable” fino al 18
dicembre prossimo. Approfittiamo dell’occasione che ci offre quest’avvenimento per
meglio far conoscere queste due sorelle al
pubblico. Non tutti conoscono la storia della “Fondazione Fellini per il Cinema di Rimini”. Cominciamo col parlarvi proprio di
lei: Perché questa celebre fondazione si trova a Rimini? Semplicemente perché Federico Fellini è nato nel 1920 in questa celebre
località balneare. La Fondazione è sorta nel
1995 per volontà della sorella Maddalena
Fellini e del Comune di Rimini che voleva
in tal modo rendere omaggio al suo illustre
concittadino. Per un certo periodo le collezioni furono accolte alla “Casa Fellini di
Rimini” in attesa di una sede più adeguata
all’importanza dell’opera del Maestro.
Federico Fellini intento a disegnare una pagina del suo prezioso ”Libro dei Sogni” (©Anna Baldazzi).
La nuova sede non è più un miraggio
In questo momento, il Presidente Pier Luigi Celli e il
Direttore Paolo Fabbri di questa Fondazione stanno lavorando alacremente per dare un tetto di prestigio a
questa collezione che tutto il mondo invidia. Il Comune di Rimini ha messo provvisoriamente a disposizione
della Fondazione una villa che si situa alla via Nigra
N°26. Qui, i ricercatori e gli appassionati dell’opera del
grande cineasta italiano possono consultarne i documenti e i preziosi disegni che ripercorrono la straordinaria avventura umana e cinematografica del Maestro.
Fra questi tesori spicca il celebre Libro dei miei sogni.
Fellini, pur non girando un solo metro di pellicola nella
città natale, ha spesso raccontato, nei suoi film, i ricordi della sua gioventù tra cui il fascino che esercitava in
lui il Cinema Fulgor che frequentava assiduamente. Fu
infatti questa vetusta sala cinematografica che lo fece
avvicinare al mondo del cinema e lo portò ad amare
la settima arte. Sarà proprio lì che si realizzerà la futura “Casa Fellini” di Rimini. I lavori dovrebbero iniziare
entro fine anno, il costo dell’opera, secondo le ultime
stime, si aggira sui 9 milioni di euro.
L’intervento sarà tutto a carico dell’Istituto” Valloni”,
mentre il Comune di Rimini spenderà 11 milioni di
euro per l’utilizzo del Cinema Fulgor nei prossimi trentacinque anni. Al piano terra sono previsti la biglietteria, il bar, un bookshop, una sala di un’ottantina di
posti (cineteca) e la nuova sala del Fulgor da 190 posti.
Il restauro della sala, foyer e facciata, saranno “firmate”
dal premio Oscar alla scenografia Dante Ferretti.
la
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n. 11 Novembre 2011
Particolare delmanifesto della mostra Tutto Fellini 8 ½, visitabile alla ”Maison du Diable” fino al 18 dicembre prossimo.
L’entrata della Maison du diable a Sion sede della Fondation
Fellini pour le Cinéma”.
Al primo piano saranno collocati gli uffici della Fondazione e le sale per riunioni, al secondo la biblioteca, al
terzo gli spazi per le mostre. A questo punto entra nelle
possibilità che anche il Museo Fellini venga trasferito in
questa struttura avanguardista.
ta al Museo du Jeux de Paume a Parigi nel 2010. Tale
mostra ha registrato un franco successo di critica e di
pubblico. Oggidì, questa Fondazione ha trovato quindi
un tetto degno delle sue collezioni che gli permetterà
di valorizzare l’opera eccezionale del grande Maestro
del cinema.
Una sorellina dalle belle promesse
Oggi, questa celebre Fondazione italiana si ritrova
una sorella fra le mura di una dimora del XVI secolo,
“La Casa del Diavolo”, appartenente alla famiglia Supersaxo. È dunque in queste mura storiche adeguatamente ristrutturate che è stata inaugurata la nuova
sede della “Fondation Fellini pour le Cinéma” di Sion, in
Svizzera. È l’occasione quindi di fare una breve retrospettiva sui momenti fondamentali di questa straordinaria avventura.
La Fondazione è nata il 6 luglio del 2001. Questo grazie alla donazione dei Fondi d’archivio di Gérard Morin
(originario di Martigny), ex Segretario e assistente di
Federico Fellini, il quale ha donato il tutto al Liceo e
Collegio des Creusets di Sion in Vallese. La scelta non
fu casuale.Morin intendeva, infatti, con questa generosa strategia, invogliare i giovani studenti a interessarsi
alla settima arte.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e numerose sono state le manifestazioni promosse da questa dinamica Fondazione per fare conoscere l’opera del Maestro in Svizzera e nel mondo. In questa sede citeremo
la mostra Fellini la Grande Parade che è stata presenta-
Una nuova collaborazione
Attualmente questa Fondazione conserva 15’000 documenti che sono gestiti dai suoi responsabili e dal suo
dinamico Presidente Stephane Marti. Una sorellina che
vuole interagire con la sua sorella maggiore di Rimini.
Inoltre, nel corso degli anni, si è stabilito, tra queste due
sorelle, un filo rosso che ha portato i suoi frutti in uno
spirito di sana collaborazione.
Naturalmente allo stato attuale, potendo contare ambedue su nuove strutture, si potrà ancor meglio collaborare per divulgare nel mondo l’opera di quel gran
signore del Cinema Mondiale che è stato Federico
Fellini, per la gioia di tutti gli appassionati della settima arte.
Tra le varie iniziative una prossima collaborazione fra i
tre licei delle regioni limitrofe: il Liceo Giorgio Spezia
di Domodossola, il Lycée Frison Roche di Chamonix e il
Lycée-Collège des Creusets di Sion. Si tratta di un’idea
lanciata dalla Direzione didattica di quest’ultima Istituzione: un progetto dal titolo “L’atelier du Regard” a cui i
giovani dei tre Paesi parteciperanno sotto l’egida della
Fondazione Fellini per il Cinema di Sion.
la
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A COLLOQUIO CON IL REGISTA ROLANDO COLLA
«Sono cresciuto con la disciplina
del lavoro»
di Paola Volk
Il suo ultimo film Giochi d‘estate ancor prima di
uscire nelle sale cinematografiche ha già compiuto
un percorso di grande successo: Dopo la selezione
ufficiale della Mostra del cinema di Venezia, dove
ha saputo coinvolgere e commuovere il pubblico,
il film è stato presentato nei più importanti festival cinematografici del mondo, ed è stato votato
all’unanimità per rappresentare la Svizzera alla
corsa agli Oscar 2012 come miglior film straniero. Giochi d‘estate racconta di una vacanza al
mare in Toscana durante la quale la storia di due
bambini, Nic e Marie si intreccia con quella dei
genitori del ragazzino, una coppia sull‘orlo di una
separazione molto tormentata. Una storia violenta, emotiva e piena di sfumature.
Incontriamo Rolando Colla nel luogo dove il regista scrive le sue sceneggiature e si ritira per trovare la concentrazione e l‘ispirazione necessaria al
suo lavoro. Nel quartiere di Seefeld, amatissimo
dagli zurighesi, si trova il suo studio dove al caos
di libri, riviste, locandine e DVD sparsi ovunque
prevale nettamente la forza creativa emanata da
uno dei mestieri più affascinanti del mondo.
La presentazione del suo Film alla 68° Mostra del
Cinema è stata accolta a Venezia da minuti e minuti
di standing ovation. È stata una sorpresa oppure un
po` se l‘aspettava?
Come figlio di italiani, emigrati a Zurigo per lavorare,
sono cresciuto con la disciplina del lavoro e ho sempre
avuto un concetto del cinema come impegno molto serio e non come sogno. Molti identificano il mondo del
cinema a un sogno, mentre io, fin dall‘inizio ho legato
il mio lavoro di regista alla fatica, alla lotta contro i miei
dubbi e contro le condizioni della produzione che esistono soprattutto nel campo del cinema d‘autore.
Questo film mi ha impegnato in maniera totalizzante
per quattro anni prima a livello di sceneggiatura e poi
per la realizzazione e le riprese. L‘accoglienza che sta
avendo ora è una sensazione bellissima: come quando
fai una scalata molto faticosa, arrivi nel punto che ti eri
Fra il caos di libri, riviste, locandine e DVD sparsi ovunque prevale nettamente la forza creativa emanata da uno dei mestieri più
affascinanti del mondo.
prefissato e da lì puoi godere di una vista spettacolare;
allora ti senti ripagato di tutte le tue fatiche e capisci
che valeva la pena affrontare la salita e tutte le difficoltà.
Solo per godersi quel singolo momento.
Quei 6 minuti di applausi a Venezia che sembravano
non finire mai, sono stati una sorpresa incredibile, che
davvero non mi aspettavo. Mi hanno fatto capire che
il film piace, perché emoziona, commuove, fa pensare
alla vita, alla nostra vita, e non vuole solo divertire, va
oltre il divertimento.
Perché ha scelto la Maremma, per raccontare una storia molto cruda, molto forte come quella del suo film?
Avevo visto un libro di fotografie dal titolo “il cerchio“
scattate da un fotografo boemo, Jan Jedlicka. Fotografie
in bianco e nero scattate in inverno, un libro magico. In
quelle foto ho intuito che c’era un paesaggio primordiale, selvaggio, tra le pinete e le dune di sabbia. Poi
ho visitato quei luoghi di persona e ho davvero trovato
spiagge che appaiono all‘improvviso dopo una palude,
tronchi sradicati, bianchi dalla salsedine, insetti e zan-
la
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zare, paesaggi arcaici. Ho capito immediatamente che
si trattava dello sfondo perfetto per la storia che volevo
raccontare e mi sono innamorato di quei luoghi incontaminati lontano dalla Toscana idillica e turistica.
«Non avrei mai potuto raccontare
questa storia senza averla
vissuta personalmente»
I protagonisti della storia sono da una parte i due
adulti, persi nelle loro vite sbagliate e nel rancore
che sfocia nella brutalità più cieca e dall‘altra i due
ragazzini che crescono covando un sentimento di
rabbia verso il mondo e si sentono pericolosamente
attratti dalla violenza. Ci sono degli elementi autobiografici in questa vicenda così amara?
Ho avuto un’infanzia simile a quella del protagonista,
con un padre molto violento che maltrattava mia madre e i figli, ma allo stesso tempo si sentiva inadeguato
al ruolo che avrebbe voluto assumere agli occhi della
propria famiglia. Tutte le tensioni e i conflitti che descrivo nel film li conosco personalmente, li ho vissuti sulla
mia pelle. Una parte di questo sentimento distruttivo
me lo porto ancora dietro, perché non è facile controllare la propria distruttività. Non avrei mai potuto raccontare questa storia senza averla vissuta personalmente.
Naturalmente poi durante la sceneggiatura il film ha
preso un altro cammino allontanandosi da quello che
era autobiografico; anche per questo ho abbandonato
l‘idea iniziale di ambientare la storia negli anni ‘60 e ho
deciso di rappresentarla ai nostri giorni.
60
Incontriamo Rolando Colla nel suo studio, nel quartiere di Seefeld,
amatissimo dagli zurighesi, dove il regista scrive le sue sceneggiature e si ritira per trovare la concentrazione e l‘ispirazione necessaria al suo lavoro.
Come hai scelto gli attori che nel film interpretano
i genitori di Nic?
Per interpretare il ruolo di Vincenzo, il padre violento
che vuole approfittare delle vacanze per riconquistare
la moglie ho scelto Antonio Merone che conosco da
tempo e che ha già lavorato con me in altre produzioni.
Per il mio film, era perfetto e già lo sapevo.
Con lui c‘è un rapporto di grande fiducia e stima e ha
sempre dimostrato di essere straordinariamente bravo.
La protagonista femminile, Adriana, è Alessia Barela;
non la conoscevo e l‘ho scelta a Roma tra tante altre
attrici perché ho capito che poteva incarnare tutte le
contraddizioni che animano il suo personaggio. È una
donna bella, che non sa se rimanere con il suo uomo o
andarsene. Da una parte vuole essergli vicino, dall’altra
ha bisogno della sua vita.
Anche lei è bravissima e sta ricevendo delle recensioni
fantastiche su tutta la stampa.
Abbiamo fatto moltissime prove in teatro, simulando
le situazioni e gli stati d‘animo del film. Abbiamo simulato come ci si sente ad essere arrabbiati, violenti
o innamorati. Come camminare, come respirare, come
parlare in queste situazioni. Abbiamo cercato degli
esempi in internet e ho chiesto ai ragazzini di cercare
degli animali o dei paesaggi o dei colori che rappresentassero quelle emozioni. Così pian piano ho costruito i
personaggi e poi gli intrecci e i rapporti tra un personaggio ed un altro. Ho mandato in giro i ragazzini con
i vestiti di scena, al McDonald’s o in altri luoghi, e li ho
filmati in mezzo alla gente.
È stato difficile lavorare con degli adolescenti?
È stato un percorso molto difficile perché la cosa più
importante con i ragazzi è mantenere la spontaneità.
Ho scelto ragazzini che non avevano mai fatto cinema
prima, li ho scelti nelle scuole, nelle strade e nella periferia di Roma di Napoli e di Lugano. Tra 1700 ragazzini
ne ho scelti prima una trentina con i quali ho iniziato
a lavorare molto seriamente e infine i cinque che recitano nel film. Attraverso un meticoloso lavoro di prove
ho cercato di far sì che l’entusiasmo, la leggerezza e la
spontaneità dei bambini non andasse persa a causa
della sceneggiatura e delle battute da imparare.
Nel tuo film rappresenti i conflitti e le tensioni di
una famiglia tipicamente italiana, un po‘ vecchio
stampo o è un modello che si ritrova anche nella
realtà Svizzera?
Nella preparazione del Film ho lavorato con la responsabile della violenza casalinga di Zurigo, Francisca
Gräber. Abbiamo avuto 45 ore di incontri e riunioni e
mi ha raccontato di tantissime violenze familiari che avvengono tra le mura domestiche delle famiglie svizzere.
Solo a Zurigo l‘anno scorso ci sono state 1600 denunce alla polizia per maltrattamenti e più di 2000 “padri padroni“ sono stati allontanati dalle loro famiglie
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
«Questi conflitti non avvenivano
solo nell‘Italia del dopoguerra,
ci sono sempre stati e continuano
ad esserci anche oggi, non solo in Italia»
perché picchiavano la moglie o i figli. Questi conflitti
non avvenivano solo nell‘Italia del dopoguerra, ci sono
sempre stati e continuano ad esserci anche oggi, non
solo in Italia, ma ovunque. Su questo argomento sono
davvero molto informato. La violenza domestica non è
altro che la parte arcaica dell‘uomo che non ha i mezzi
per comunicare e per vivere la propria frustrazione in
maniera meno conflittuale. Molti uomini hanno bisogno della violenza per sfogarsi e per esprimersi ma poi
vivono questa situazione come una malattia dalla quale
si vuole guarire.
Nel film ci sono molti riferimenti simbolici. La
scelta del campeggio per esempio, un luogo proletario, e sopratutto molto precario.
L‘instabilità è accentuata nella scena in cui i protagonisti devono spostare la propria tenda attraversando il
campeggio. La ragazzina di Ginevra della quale Nic si
innamora sta invece in un bungalow che sembra apparentemente più stabile, ma è solo l‘apparenza della
stabilità. In realtà, la ragazzina soffre perché non ha
mai conosciuto suo padre e perché sua madre si rifiuta
di parlargliene e quindi anche lei ha una situazione di
instabilità che la fa stare male. Attraverso il campeggio
volevo poi gettare uno sguardo sui diversi livelli sociali.
C‘è la zona dei bungalow per i pochi che se lo possono
permettere, c‘è la zona del campeggio con le comodità
della Tv e del frigorifero e poi c‘è la zona dove non c‘è
niente e dove si paga la metà. Il campeggio è un luogo
dove si possono incontrare tanti livelli sociali, ma anche persone di varia nazionalità e di conseguenza tutte
le loro storie e i loro conflitti. Sì, in effetti, c‘è molta
simbologia e poi si respira l‘aria di mare e di vacanza
in contrasto con i destini di gente semplice che volevo
raccontare.
«Gli adulti non hanno
una vera capacità di cambiare.
Per i loro figli la vita è ancora aperta»
Il personaggio del ragazzino cinese Lee che si vergogna dell‘italiano stentato dei propri genitori ha
qualche riferimento con la vicenda dell‘emigrazione degli italiani in Svizzera che lei ha vissuto personalmente?
Quella dei cinesi è l‘emigrazione del nuovo millennio;
basta farsi una passeggiata per Roma e vedere che or-
mai ci sono intere attività commerciali, soprattutto i
Bar e i Tabacchi, gestite dai cinesi, un popolo che nonostante difficoltà è riuscito a farsi volere bene e a superare i pregiudizi. Sì, è un po‘ come gli italiani che negli
anni ’50 e ‘60 arrivavano in Svizzera senza conoscere
la lingua, con orari e ritmi di lavoro pazzeschi e con la
mancanza di un sostegno culturale che potesse aprire
qualche prospettiva lavorativa in più. L‘integrazione in
queste condizioni è estremamente difficile, si tende a
rimanere chiusi in gruppi ristretti di connazionali. Per
la seconda generazione è tutto più semplice: i figli dei
Cinesi arrivati in Italia da una decina di anni al massimo vanno a scuola, imparano perfettamente la lingua
e pian piano diventano parte integrante del paese dove
sono nati.
Nel mio film volevo raccontare anche questo: gli adulti
non hanno una vera capacità di cambiare, né i genitori
di Nic, né la madre della ragazzina di Ginevra, né il padre cinese di Lee. Loro non cambieranno mai mentre
per i loro figli la vita è ancora aperta.
Hai mai pensato di ritornare in Italia oppure
ti senti ormai al 100% svizzero?
Non devo rappresentare l‘Italia o la Svizzera. Devo
rappresentare me stesso e questo è già di per sé un
obiettivo molto difficile da raggiungere. Il lavoro che
cerco di realizzare giorno per giorno è di essere onesto
con me stesso indipendentemente da dove vivo. L‘Italia sta vivendo un momento molto difficile per quanto
riguarda il cinema d‘autore, c‘è una grande crisi e sono
convinto che non riuscirei a fare del cinema in Italia. In
Svizzera invece ho sempre avuto l‘appoggio del Ministero e della città di Zurigo e anche dalle Tv.
Purtroppo in Italia vengono prodotte quasi solamente storie che fanno divertire e per i registi non è facile
trovare le risorse economiche se vogliono raccontare
qualcosa di crudo e duro e commuovere allo stesso
tempo, se vogliono tirare fuori quello che li ha fatto
soffrire per dare alla gente una vera emozione. I film
d‘autore in Italia hanno un pubblico molto più piccolo che in Svizzera e poi non c‘è un grande guadagno
come con le commedie. Mi dispiace dirlo ma in Italia
il cinema è troppo legato ai soldi e chi si appassiona
a progetti che hanno un valore più culturale prima o
poi resta tagliato fuori. Questo non toglie che mi sento
molto legato ai luoghi e ai valori della mia terra d‘origine, una terra unica al mondo, densa di bellezza da
togliere il fiato e di gente straordinaria.
FIGLIO DI EMIGRATI
Figlio di emigrati italiani trasferitisi a Zurigo per lavoro, Rolando Colla, nato a Sciaffusa 53 anni fa, inizia il suo percorso
nel mondo del cinema recitando in tre film diretti dal fratello Fernando (Fiori d’autunno, Onore e riposo, L’alba) che ha
poi deciso di abbandonare la carriera cinematografica e di dedicarsi alla medicina. Il suo primo lungometraggio Una vita
alla rovescia (1998), che narra la storia di una donna che si finge uomo per trovare la sua felicità intellettuale, ottiene un
importante riconoscimento al Festival di Locarno. Qualche anno dopo (2002), sempre a Locarno, vince il prestigioso
Pardo D‘oro con Oltre il confine interpretato da Anna Galiena e ambientato in Bosnia. Dopo alcune sceneggiature e
regie televisive dirige L’altra metà del cielo (2007), la storia di due fratelli di origine algerina si trovano coinvolti su fronti
opposti, nella lotta al terrorismo. Il suo ultimo film Giochi d‘estate ancor prima di uscire nelle sale cinematografiche ha già
compiuto un percorso di grande successo: Dopo la selezione ufficiale della Mostra del cinema di Venezia, dove ha saputo
coinvolgere e commuovere il pubblico, il film è stato presentato nei più importanti festival cinematografici del mondo, ed
è stato votato all’unanimità per rappresentare la Svizzera alla corsa agli Oscar 2012 come miglior film straniero.
la
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I TRENTA ANNI DELLE GIORNATE DEL CINEMA MUTO
Non solo Chaplin
di Mattia Leto
A ottobre Pordenone è diventata ancora una volta la capitale del cinema muto. Studiosi e appassionati, cinefili
e melomani, rappresentanti di cineteche e musei sono
arrivati da ogni parte per seguire le Giornate del Cinema
Muto. Questo festival, diretto dallo storico inglese David Robinson e dedicato esclusivamente ai film realizzati
prima dell’avvento del sonoro, ha festeggiato i trenta
anni con un ricco programma. Accanto ai grandi eventi
celebrativi, gli organizzatori hanno proposto molte rarità
e nuove scoperte.
Prima fra tutte, The White Shadow (1924) di Graham
Cutts, con Alfred Hitchcock assistente alla regia, sceneggiatore, scenografo e montatore. Di questo film sono
stati da poco ritrovati i primi tre rulli, che sono stati presentati dal New Zealand Film Archive e dall’americana
National Film Preservation Foundation in prima internazionale.
Spazio anche all’animazione Disney: il pubblico ha potuto apprezzare tre cartoni animati della serie Laugh-Ograms (1922), Goldie Locks and the Three Bears, Jack and
the Beanstalk e Jack the Giant Killer che sono stati da poco
identificati al MoMA e alla Library of Congress.
Grande entusiasmo ed emozione anche per The Soldier’s
Courtship (Il corteggiamento del soldato) di Robert William
Paul, del 1896, uno dei primi film a soggetto realizzati in Inghilterra e al mondo. Ritenuto perduto per oltre
un secolo, è stato rinvenuto alla Cineteca Nazionale di
Roma, un’istituzione da tempo penalizzata dai tagli alla
cultura ma pur sempre all’avanguardia dal punto di vista
professionale.
Come di consueto, la manifestazione si è aperta con un
evento musicale: la proiezione di Novy Vavilon (La nuova Babilonia, 1929) di Kozincev e Trauberg con la musica
di Dmitrij Šostakovi . Caduta nell’oblio dopo la débâcle
delle prime esecuzioni e ritrovata nel 1975, la partitura è
stata eseguita nella versione curata da Mark Fitz-Gerald,
la cui perfetta sincronizzazione, risultato di un ventennale lavoro sulle parti orchestrali e il manoscritto originale, ha consentito di apprezzare appieno il genio del
compositore russo. Al musicista è stata dedicata un’intera rassegna, “Šostakovi & FEKS”, che ha offerto la
rara opportunità di vedere tutti i muti sopravvissuti del
gruppo d’avanguardia Fabrika EKScentriceskogo aktera
(Fabbrica dell’attore eccentrico).
Altri tesori dal forziere del muto sovietico sono stati proposti nella rassegna sul cinema georgiano, che porta a
Pordenone ancora due titoli di Lev Push, regista di talento vittima della censura stalinista e riscoperto nella
scorsa edizione delle Giornate.
Nei 150 anni dell’Unità d’Italia, il festival ha reso omaggio al cinema nazionale proponendo una serie di film
riscoperti e restaurati negli ultimi tre decenni e interpretati o diretti da personalità divistiche quali Francesca
Bertini, Pina Menichelli, Febo Mari, oltre alla galassia dei
comici degli anni Dieci. Insieme alle opere Disney gli organizzatori hanno presentato le meraviglie dei pionieri
dell’animazione giapponese e soprattutto le pellicole
che documentano le grandi spedizioni polari del 191112. Sabato 8 ottobre è stata la volta del ritorno dopo 25
anni di uno degli eventi più memorabili della storia del
festival, il capolavoro di Victor Sjöström The Wind (Il
vento), con Lillian Gish. Una pellicola di rara bellezza,
accompagnata dalla partitura orchestrale composta e
diretta da Carl Davis, che ha chiuso il festival e ha rimandato all’anno prossimo l’appuntamento con i film
del periodo più emozionante della storia del cinema.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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LA MAGIA DEL CRAZY CINÉMATOGRAPHE DELLA CITTÀ DI LUSSEMBURGO
Cinematografo, baracche e lunapark
di Mattia Leto
C’era un tempo in cui il cinema non aveva ancora una
casa, ovvero un luogo deputato alla sola visione del
film come la sala cinematografica; un tempo in cui lo
si chiamava in mille modi e non lo si riteneva ancora
un’invenzione rivoluzionaria. Nei primi anni della sua
esistenza, la cinematografia-attrazione (così amano
chiamarla gli esperti) la si poteva trovare un po’ ovunque in città. In particolare, sul finire dell’Ottocento e
nei primissimi anni del Novecento, il cinema ha prediletto fiere, sagre, feste di paese per dispensare le proprie visioni.
In uno dei più piccoli stati d’Europa, il Lussemburgo,
dal 1340 si svolge la fiera denominata Schueberfouer.
Tra bancarelle di dolciumi, birra e salsicce, tra giostre,
attrazioni di ogni tipo, nani e ballerine, più di cento
anni fa si è insediata anche la settima arte. In baracche
o tende improvvisate, infatti, i cittadini lussemburghesi
e gli stranieri provenienti da tutta Europa hanno potuto
per qualche anno gustare il meglio delle prime produzioni. Poi sono arrivate le prime sale e del cinematografo alla Schueberfouer non si è sentito più parlare, finché un bel giorno, nel 2007, la Cinémathèque de la Ville
de Luxemburg non ha deciso di riportare il cinema nel
luogo delle origini, in mezzo alle mirabolanti e moderne giostre della fiera. L’ambizione era quella di ricreare
l’atmosfera delle prime proiezioni e di far rivivere al
grande pubblico la magia del cinema dei primi tempi.
I film, infatti, sono proiettati in un tendone in stile Belle
Epoque costruito apposta per l’occasione e, soprattutto,
sono introdotti e commentati da attori che ricoprono il
ruolo di quello che una volta si chiamava imbonitore,
ovvero il commentatore del film. Una figura che solo
da pochi anni ha ricevuto la doverosa attenzione degli
storici del cinema e che faceva della proiezione cinematografica un evento unico e irripetibile. L’evento si è
ripetuto anche questo anno.
Dal 19 agosto al 7 settembre, lungo tutta la durata della
fiera, la Compagnia degli Imbonitori della città di Lussemburgo è stata impegnata quotidianamente nell’attrarre spettatori fuori dalla tenda, nell’introdurli al programma e soprattutto nell’intrattenerli durante la proiezione. Insieme a loro un musicista, ulteriore elemento
fondamentale delle prime proiezioni. Il programma,
composto da cortometraggi della durata non superiore
ai cinque minuti, si è svolto in moduli tematici che spaziavano dalla comicità al Burlesque, dalla fantascienza
alla pornografia. La risposta degli spettatori è stata entusiasmante. In molti si sono lasciati coinvolgere dalla
bravura dei commedianti e, soprattutto, dall’originalità delle opere che, pur essendo state destinate quasi
esclusivamente a un pubblico popolare, rischiavano di
rimanere sconosciute ai più.
Crazy Cinématographe è un esperimento coraggioso,
da riproporre in altri paesi, un’iniziativa che ha dimostrato che il film muto non è fruibile soltanto da pochi
esperti ma, se correttamente riproposto, può diventare
davvero patrimonio e godimento di tutti.
la
Rivista
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Ludovico Einaudi in concerto a Zurigo
di Bruno Indelicato
La figura di Ludovico
Einaudi non ha certo
bisogno di troppe presentazioni. Dopo aver
conquistato l’attenzione di pubblico e critica
con il concept-album Le
Onde (1996), passando
per due seguiti riusciti
come Eden Roc e I Giorni, oggi è tra gli artisti
italiani più fortunati in
campo internazionale,
fino al grande successo
alla Royal Albert Hall di
Londra lo scorso anno,
preceduta dal notturno e onirico Nightbook
(2009). Le dolci note del
suo pianoforte hanno
già ammaliato le platee di tutta Europa, dove ha venduto
oltre 750mila dischi. Negli ultimi tempi, la crescente popolarità del“fenomeno Einaudi”ha determinato una singolare polarizzazione del gusto estetico, ma c’è un punto in cui
sostenitori e detrattori finiscono per convergere: Einaudi
ha coniato uno stile limpidamente riconoscibile, facendo
non pochi proseliti. La sua è una musica che appartiene a
una dimensione temporale indefinita, in cui s’intrecciano
diverse epoche e culture musicali: la canzone popolare, la
tradizione classico-romantica, il jazz e il rock, il minimalismo, l’elettronica; ma anche culture extraoccidentali, con
alcune delle quali la sua musica condivide la tendenza alla
ripetizione, determinando nell’ascoltatore effetti ipnotici.
È infine una musica che dialoga con il cinema e la letteratura, evocando paesaggi sonori, storie e memorie collettive. La sua musica non prevede mai parole, ma solo
note, deliziose scale, motivetti che entrano dentro, e che si
allungano e girano in testa. Alla domanda cosa fosse per
lui la musica, in un’intervista rispose: “È una forma d’arte
che mi dà tantissimo e che mi appassiona sempre di più.
Mi muove i sentimenti e mi magnetizza, mi tocca le corde
più profonde. È come una donna che ami e che non vorresti mai lasciare”.
CONCERTO
Ludovico Einaudi Piano Solo
23 novembre 2011, ore 20,
Chiesa Neumünster Zurigo, (Neumünsterallee 21)
Prezzi: CHF 65/55/45 (posti non numerati)
Sito ufficiale: www.einaudiwebsite.com
66
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Rivista
n. 11 Novembre 2011
Dopo Giappone, Stati Uniti e Canada, Einaudi ritorna in
Europa per alcune tappe. Tra queste c’è anche Zurigo, che
lo accoglie nella splendida cornice della chiesa Neumünster. A Zurigo ripercorre i brani dei suoi ultimi dischi, che
lo hanno portato sulle vette delle classifiche di musica
classica italiane e straniere.
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Diapason
di Luca D’Alessandro
MARCO MENGONI - SOLO 2.0 (Sony)
Lo dichiara il titolo dell’album: Marco Mengoni ha lanciato il suo secondo
disco di inediti presso la Sony Music. Un giovane cantante, sul quale da
qualche mese sono puntati gli occhi del pubblico – non solo quello di X
Factor, ma anche quello di Sanremo, dove Mengoni nel 2010 ha presentato
Credimi Ancora. L’album è un riassunto delle esperienze artistiche degli ultimi due anni, che lo hanno confrontato con la musica commerciale e non,
camminando, come afferma lui stesso, su quel filo di rasoio che delimita
«il bene e il male». Esperineze che hanno influenzato i suoi testi che – per
rilevare il suo messaggio – si servono di spunti ironici e nello stesso tempo
riflettono sul conformismo alle regole opponendosi anche alla stampa: nei
brani Uranio 22 e Come Ti Senti parla con sarcasmo dell’indottrinamento dei
nostri capi e del vuoto interesse dimostrato da certi giornali che scavano fra
la musica alla ricerca del pettegolezzo, del sordido e del privato a tutti i costi.
SUGARPIE AND THE CANDYMEN - SWING’N’ROLL (Irma)
Come Mengoni, anche i Sugarpie and the Candymen – gruppo italiano dal
fascino Golden Twenties – ci propongono il loro secondo album. Un lavoro
in studio che contiene nella prima parte 7 brani inediti scritti dalla band
stessa che si rifanno al genere swing, ma che lasciano intendere le più disparate influenze. La seconda parte invece comprende rivisitazioni swing
di brani famosi con una rinnovata ricerca stilistica e arrangiamenti sempre
più complessi. Nel disco la band si avvale della collaborazione di musicisti
di fama come Gianni Satta, Gianni Azzali, Mattia Cigalini e Dean Zucchero,
un bassista di New York. In prima fila l’affascinante cantante in abito da sera,
Georgia Ciavatta che con Jacopo Delfini alla chitarra, Renato Podestà alla
chitarra elettrica, Roberto Lupo alla batteria e Alex Carreri al contrabasso, si
esibisce regolarmente in numerosi festival di musica jazz in Europa, tra l’altro anche al JazzAscona dove quest’anno ha vinto il prestigioso Prix Public.
IVANO FOSSATI - DECADANCING (EMI)
Nell’intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa su Rai Tre Ivano Fossati ha
annunciato di terminare la sua carriera con Decadancing, uscito il 7 ottobre.
«È una scelta serena presa in tanto tempo.» Fossati è un perfezionista: lo si nota
ascoltando questo suo disco, pieno di riflessioni profonde di un musicista
che non solo ha vinto diversi premi, ma è riuscito a posizionarsi tra gli artisti
italiani più completi e «colti» dell’attuale scena musicale. Decadancing parla
del ballo della decadenza, o meglio, usando le parole dell’autore: «In questo
clima da tardo impero se la lingua che parliamo è in decadenza, se politica e morale sono già decadute, il lavoro manca e la cultura – la musica in particolare – ricopia se stessa fino allo sfinimento, i ragazzi guardano oltre le frontiere con speranza,
e io non farei niente per trattenerli». Son queste le ragioni della sua scelta? La
mancanza di cultura? La musica che si copia? La speranza che non c’è più?
Così fosse: Fossati d’ora in poi mancherà al mondo. Definitivamente.
STADIO - DIAMANTI & CARAMELLE (EMI)
L’uscita del loro nuovo album di inediti dal titolo Diamanti & Caramelle segue, a più di due anni, Diluvio Universale. Anche in questo gli Stadio non
fanno mancare una dedica a due calciatori celebri, Scirea e Facchetti, a loro
avviso, due personaggi che portano nei loro cuori una storia e un rispetto
per la professione calcistica. «Sono le storie di quei calciatori veri, che riescono
a fare di un sogno la loro realtà. Sono campioni che aiutano i bambini a sognare e che oggi vanno riscoperti: Facchetti e Scirea sono punti di riferimento ideali». Frasi che fanno trasparire la filosofia di vita degli Stadio che si ritrova
nell’autenticità. Essere sinceri in quello che si fa, fare da modello con senso
di responsabilità che personaggi celebri devono avere nei confronti di un
pubblico che non solo ammira, ma imita il modo di pensare, di agire, di
vivere insomma. Diamanti & Caramelle è un album che trasporta in ciascuno
dei brani gli ideali di chi di vita ne hanno vissuta tanta.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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big business
exquisite cuisine
sweet dreams
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A COLLOQUIO CON LJUBA MANZ
Orgogliosa del passato
fiduciosa del futuro
La signora Manz, vedova di Caspar Manz, si trova oggi alla testa di un’azienda che mantiene alta
la tradizione famigliare nel settore alberghiero elvetico. Dopo i 120 anni del St. Gotthard di Zurigo,
si celebrano quest’anno i 75 dell’Hummerbar.
120 anni di St. Gotthard festeggiati nel 2009. Come si
trova alla testa di una dinastia, che con i figli è ormai
giunta alla 4° generazione, e alla quale appartengono
anche il Continental a Losanna l’Euler e il City a Basilea e l’Hotel de la Paix a Ginevra?
È un’immensa gioia e contemporaneamente un onore per
me, in quanto donna che è entrata a far parte della dinastia
Manz per matrimonio, assumere questa particolare responsabilità nei confronti degli ospiti, dei collaboratori e della
famiglia, assicurando il passaggio dell’azienda alle prossime generazioni.
Molto si parla della forza della moneta svizzera e delle
conseguenze che questo ha sul turismo. Risentite dell’apprezzamento del franco e più in generale della crisi?
In linea di massima risentiamo della forza del franco, ma
un’impresa che esiste da 120 anni ha dovuto superare anche altri momenti difficili come quelli della crisi del petrolio
o di quella immobiliare; per non parlare di due guerre mondiali. Inoltre, fluttuazioni monetarie non sono una novità:
penso, ad esempio a quando il marco tedesco, quotato 1.20
rispetto al franco, si trova nella condizione in cui si trova
oggi l’euro.
Oltre 120 anni dell’Hotel St. Gotthard, quest’anno state celebrando un altro importante traguardo: i 75 anni
dell’Hummerbar.
Caspar Manz e suo padre viaggiavano spesso a Parigi, decisero così di aprire un bar. Dare vita a quello che oggi è
l’Hummerbar rientra fra le azioni pionieristiche di Caspar
Manz. In occasione dell’apertura vennero vendute 6 ostriche, le rimanenti 94 se le mangiò tutte lui. Oggi le ostriche
sono diventate un “must”. Il nostro chef di cucina Philippe Alloin, un giovane chef francese, continua sull’onda di
quella tradizione. È una soddisfazione constatare come la
nostra clientela resti fedele generazione dopo generazione.
Voi state festeggiando questo anniversario con appuntamenti che si rivolgono ad un pubblico di gourmet.
Lo scorso 21 settembre avete proposto una cena di gala
con i vini dei Marchesi de’ Frescobaldi. Il prossimo 18
novembre sarà la volta di un menù realizzato da Reto
Mathys, chef e proprietario del La Marmitte, considerato il più raffinato fra i ristoranti d’alta quota, situato
com’è a 2500 m. sul livello del mare. In abbinamento
con i vini della tenuta Gagliole di Castellina in Chianti
di proprietà del banchiere zurighese Thomas Bär. Non
sembra una semplice operazione commerciale. Qui ci
sono anche affetti, frequentazioni di lungo corso e sentimenti di amicizia. Sbaglio?
L’amicizia, con i proprietari della Banca Julius Bär sulla
Bahnhofstrasse, si è consolidata di generazione in generazione. È un ulteriore motivo di soddisfazione constatare
come un banchiere del calibro di Thomas Bär si adoperi per
affermare una buona cultura del mangiare, alla quale appartiene di diritto anche il buon vino.
Con Reto Mathis l’amicizia risale ai tempi del padre. Ci vuole coraggio a realizzare un concetto gastronomico a 2500 m.
sul livello del mare. Straordinario è constatare come la famiglia Mathis sia riuscita a portare i livelli della loro cucina
agli stessi livelli altimetrici del loro locale.
I suoi rapporti con l’Italia sono confermati dal fatto che
buona parte dell’anno lei risieda a Ischia e che i suoi
figli in Italia vi abbiano anche studiato. Come nasce e
si consolida questo rapporto?
Mia madre mi ha cresciuto cantandomi canzoni napoletane
tradotte in russo. Al pari di tutti i russi l’Italia ha sempre
avuto un posto particolare nel mio cuore. Con i miei figli,
che sono cresciuti in Italia, ho realizzato il mio sogno di
bambina.
Con i suoi figli Michael ed Alexander la vostra dinastia è giunta alla quarta generazione. Possiamo quindi
pensare che anche il futuro vi vedrà protagonisti nel
settore dell’hotelleria svizzera?
Sì, anche se tutto è nelle mani di Dio.
la
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n. 11 Novembre 2011
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INTERVISTA CON RAFAEL PEREZ PRESIDENTE DI SLOW FOOD SVIZZERA
Il piacere del gusto responsabile
In programma a Zurigo dall’11 al 13 novembre 2011
la prima edizione di Slow Food Market
Slow Food, nata in Piemonte nel 1986, è un’organizzazione internazionale non-profit impegnata
per un consumo e commercio equo e solidale di
buoni prodotti alimentari. Se in Italia il “Salone
del Gusto” è una realtà consolidata da ormai 15
anni, ora anche in Svizzera, grazie all’impegno
della sezione elvetica, Slow Food avrà una propria fiera. Ne abbiamo parlato con Rafael Perez
presidente di Slow Food Svizzera.
Signor Pérez, la prima edizione svizzera della fiera di Slow Food si presenta sotto il nome di “Slow
Food Market“. Come mai questo esplicito riferimento al mercato?
Quando penso ad un mercato, la mente torna all’infanzia
e al mercato di quartiere, dove accompagnavo mia madre
a fare la spesa. Un luogo in costante laborioso fermento
intriso di profumi di ogni tipo, che anticipavano il piacere
di pregustare i vari prodotti stagionali. Luoghi della tradizione che ormai sono diventati sempre più rari.
È a questa tradizione che si orienta
lo Slow Food Market?
Sì. Riproporremo quanto accade per il Salone del Gusto a Torino, con singole regioni che con i loro produttori e i loro prodotti saranno in primo piano.
I padiglioni della Fiera di Zurigo si trasformeranno in
un grande mercato, caratterizzato dalla presenza di
bancarelle piuttosto che da stand espositivi. E, come in
un grande mercato, i visitatori, in perfetta sintonia con
lo spirito di Slow Food, si sposteranno da una bancarella all’altra odorando, provando, gustando e approfondendo la conoscenza dei prodotti che di volta in volta
verranno loro proposti.
Quali specialità troveranno i visitatori?
L‘80% degli espositori è svizzero. La loro offerta spazia dall’autentico formaggio dell’Alpe alle specialità di
SLOW FOOD MARKET SVIZZERA
Dall‘11 al 13 novembre 2011 si svolgerà a Zurigo per la prima edizione di «Slow
Food Market Svizzera». In due padiglioni adibiti a mercato della Fiera di Zrugio circa
150 produttori provenienti da Svizzera, Italia Francia e Germania, presenteranno ai
visitatori della “Fiera del Gusto“ la loro variegata offerta, risvegliando lo spirito della
scoperta invitando a degustare, discutere, comprare. Nei cosiddetti «Laboratori del
Gusto» verrà offerta, sotto esperta guida, la possibilità di provare i sapori di prodotti
selezionati e originali. In un esclusivo CaffèBar si potranno gustare oltre 20 tipi di
caffè di diversa provenienza e conoscere così la raffinatezza delle diverse tostature. Il
cosiddetto “Percorso dei sensi” di alpinavera solleciterà tutt’e cinque i sensi affinandoli in consapevole piacere culinario.
Informazioni: www.slowfoodmarket.
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carne e insaccati particolari come i Cicitt ticinesi, fino
ai teneri e soffici prodotti da forno di Friborgo. Ovviamente, anche l’Italia è presente, con alcuni espositori
di prodotti tipici quali olio d’oliva, miele, pasta, capperi,
insaccati e naturalmente vini, molti dei quali si potranno degustare nello spazio adibito a Vinoteca.
Basta a questo a giustificare
l’esistenza di Slow Food?
Diciamo che questo è un passo molto importante in
questa direzione. Slow Food crea un legame etico fra
produzione e piacere del gusto.
In questo senso, sostiene la biodiversità, il manteni-
mento di un’agricoltura e di un artigianato durevoli, si
impegna per salvaguardare la dignità del produttore.
Sono concetti di largo respiro che possono apparire
astratti.
Slow Food Market offre la possibilità a tutti i visitatori
di sperimentarli tradotti in pratica quotidiana.
Provare piacere e al contempo assumersi la responsabilità di questo piacere: sostenendo i produttori e contribuendo al mantenimento dell’artigianato tradizionale.
Sono queste le cose che rendono Slow Food qualcosa
di unico.
Molte grazie.
LA CCIS ALLO SWISS FOOD MARKET
Incontro con Carlo Petrini
e Laboratorio del Gusto
Nell’ambito della prima edizione dello Slow Food
Market, in programma a Zurigo dall’11 al 13 novembre 2011, la Camera di Commercio Italian per la Svizzera organizza un incontro, con ricco aperitivo, alla
presenza di Carlo Petrini fondatore del movimento,
che, nato in Italia, si è ormai affermato in tutto il mondo, incidendo profondamente sul rapporto con il cibo.
L’incontro è previsto per venerdì 11 novembre 2011
alle ore 16.30, presso lo stand numero 64 della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS)
A seguire, dopo una visita al mercato, che sarà animata da oltre un centinaio di produttori di delizie per il
palato, se lo riterrete opportuno, avrete la possibilità
di partecipare ad un “laboratorio del gusto” (dalle
19.30 alle 21.00) durante il quale potrete conoscere
e verificare le ragioni che presiedono ad uno dei più
consolidati matrimoni gastronomici del Made in Italy:
quello fra il Prosciutto crudo e il Lambrusco.
Sia la partecipazione all’aperitivo, sia quella al laboratorio del gusto sono soggette ad iscrizione obbliga-
toria e prevedono un costo privilegiato complessivo
di 30.- franchi.
È possibile iscriversi anche solamente all’aperitivo al
costo di 15.-franchi.
Si ringraziano le ditte Sacripanti e Aleardi Delizie Culinarie per la cooperazione.
Il numero dei posti è limitato
Per iscrizioni contattare la CCIS:
Tel. 044 289 23 23
e-mail: [email protected]
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Convivio
di Domenico Cosentino
Sardi a beccafico e allinguati.
Gran tour di Sicilia
Quando il pesce va a nozze con gli ortaggi
Quello proposto da Wine, Fish & Food Regione Sicilia,
alla fine di questa lunga estate, è un Grand Tour, un
lungo percorso enogastronomico che va da settembre
fino a dicembre, alla scoperta non solo dei sapori e dei
prodotti della regione, ma anche della storia e della
tradizione di questa splendida isola. “Terra di Limoni”,
come la definì Goethe nel suo Viaggio in Italia.
La manifestazione iniziata il l5 di settembre (Cefalù, Sorbeth Festival) si protrarrà fino al 13 dicembre
(Siracusa,Cuccia di Santa Lucia) e toccherà città come
Messina, Catania, Enna, Siracusa, Ragusa, Trapani e Palermo; centri come Leonforte, Noto, Bronte, S. Angelo
di Brolo, Mottta Camastra e località costiere come Mazzara del Vallo, San Vito Lo Capo, Cefalù, Capo Milazzo
e Olivieri. Nei cinquanta e più appuntamenti, tutti dedicati ai sapori dell’autunno, tra degustazioni, concerti
e incontri si parlerà anche della storia dei prodotti. E
non solo! Perché (almeno così è parso al viaggiatore
goloso nei suoi tre giorni di permanenza a Palermo)
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oggi il mix più goloso provocato dall’intreccio delle vicende storiche dell’isola, la straordinarietà della cucina
ittica siciliana, è nei rimandi tra mare e terra, ovvero
tra pesci e verdure, quello che ordina di accompagnare alici, sarde, sgombri, tonni-palamati, polipi, totani e
triglie a capperi, pomodori, olive, origano, melanzane
e peperoni.
Cooking peace (Si cucina la pace)
A partire per prima (naturalmente dopo l’inaugurazione a Cefalù) è stato San Vito Lo Capo: dal 20 al 25
settembre, in questa cittadina di mare in provincia di
Trapani si è svolta la 14.esima edizione di cous cous Fest,
una kermesse internazionale per scoprire tutti i segreti del cous cous, che gli organizzatori, sotto il segno
dell’integrazione culturale e in occasione della “Primavera Araba”, hanno battezzato con lo slogan “Cooking
peace”(Si cucina la pace). Nei 5 giorni di festa, al centro
dell’attenzione è stata la pietanza a base di semola di
Il viaggiatore goloso con la signora Cettina Catanese.
grano cotta a vapore e “incocciata” a mano: cous cous
trapanese, cou cous dei paesi del Mediterraneo e cous
cous nordafricano, biologico e senza glutine. Molto
attesa dai visitatori e dai turisti (tanti inglesi quest’anno) è stata la gara internazionale del cous cous che si è
svolta sul lungomare: A sfidarsi nove chef provenienti
da Costa d’Avorio, Francia, Israele, Italia, Marocco, Palestina, Senegal, Tunisia ed Egitto, che hanno preparato
cous cous a base di verdura, pesce e agnello, che in tanti
hanno gustato anche in spiaggia in un’area dalle atmosfere esotiche.
Pasta chi sardi palermitana
Sarà stato il poco tempo a disposizione, saranno stati
i troppi chilometri da percorre da una città all’altra per
partecipare a più sagre, sarà stato forse il caldo afoso
(malgrado fossimo già alla fine di settembre), che ha
spinto il viaggiatore goloso a stralciare dalla sua agenda
gli appuntamenti per Il pesce spada Fest di Messina, Il
ritorno del tonno di Favignana La grigliata dei gamberoni
di Mazzara del Vallo, la sagra del salame di Sant’Angelo di Brolo, le noci di Motta Camastra e i pistacchi di
Bronte, e a passare qualche giorno a Palermo. La verità
è che Palermo ti stordisce con i suoi splendori, con i
suoi palazzi, con la sua luce, con il suo calore, ma so-
prattutto, per un viaggiatore goloso come me, ti prende
per la gola con la sua cucina: la più povera delle preparazioni si gonfia di sapore a ogni passaggio di erbe
raccolte sul ciglio di un campo (finocchietto selvatico), o a
quelle strappate tra le pietre dei muretti a secco (capperi). Olive e capperi sono ubiqui e indispensabili, aglio e
cipolla la matrice per ogni soffritto, i pomodori, piccoli
e maturi, regalano dolcezza e colore, l’origano (fresco,
appena raccolto) un profumo che non si dimentica, che
insieme all’olio extravergine d’oliva di Valdemone o Val
del Bellice, sta alla base di una succulenta caponata o
della Pasta chi sardi.
Una città che seduce i visitatori
Ma il vero prodigio di Palermo non è solo la cucina. Palermo seduce i visitatori. Il viaggiatore goloso, entrato
da Porta Nuova in corso Vittorio Emanuele, dopo un po’
non capiva più niente. E si è messo a girare beato per
piazze, vicoli e mercati. Ha visitato per primo Palazzo
dei Normanni e la Cappella Palatina, situata al primo
piano. “Quasar”, la chiamavano gli arabi che l’avevano
costruita per primi nel IX secolo. Più tardi, nel 1132 trasformata da Ruggero II, la basilica a tre navate è stata
dedicata ai santi Pietro e Paolo. Ma Palermo ha altre
frecce nell’arco: la Cattedrale del IV secolo, che all’in-
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Maurizio Bravo (sommelier) porta a tavola la pasta chi sardi.
I cannoli siciliani.
terno custodisce le spoglie di Santa Rosalia, dove alla
cappella nr. 22, il viaggiatore goloso, sempre rispettoso
per tutto quello che è sacro, si è fermato per un momento a meditare e si è trovato “costretto” a leggere la
seguente frase scritta a caratteri a stampatello: ”Zona
di massimo rispetto, si raccomanda il silenzio. Questa è la
cappella di Santa Rosalia-Vergine-Eremita, dove sono custodite le spoglie della patrona cittadina”. E così ha fatto il
viaggiatore goloso: in silenzio è entrato ed in silenzio è
uscito dal duomo! Poi è andato a visitare e passeggiare
per i due mercati storici di Palermo: Ballerò e Vuccirìa,
dove ha visto il pesce più fresco d’Italia e toccato con
mano frutta e verdura cariche di energie positive. Altro
luogo incantato è l’oratorio con gli stucchi di Serpotta a
santa Cita. Nel cortile interno, il viaggiatore goloso, ha
potuto ammirare un albero immenso che sembra uscito
da una tavola di Bosch: il tronco di seta verde è ricoperto di grosse spine, i fiori si spalancano a un’altezza
vertiginosa, a grappoli di grandi trombe bianche e rosa.
Ultima tappa: la fontana di piazza Pretoria, detta anche
“Piazza della vergogna”, così soprannominata dai palermitani, per la nudità delle statue.
la facciata del duomo si presenta con un portico a trifora, due massicce torri fortificate e pregevoli porte di
bronzo. Nel vastissimo interno basilicale a tre navate,
si può ammirare il soffitto a crociera di tipo bizantino,
le pareti delle absidi rivestiti da mosaici a fondo oro
raffigurano storie cicliche dell’Antico testamento; nel
catino absidale mediano vi è la colossale figura del Cristo Pantocratore (Onnipotente). Sul fianco destro vi è
il sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166,
e quello marmoreo di Guglielmo II il Buono. Il quale,
secondo una leggenda, fece costruire il Duomo, dopo
aver sognato la Madonna, a cui era molto devoto, che
gli rivelò il segreto di una “travatura” con queste parole:
”Nel luogo dove stai dormendo è nascosto il più grande tesoro del mondo: dissotterralo e costruiscici un tempio in mio
onore”. Guglielmo fece scavare e, con grande stupore,
venne scoperto un tesoro in monete d’oro che furono
subito destinate alla costruzione del Duomo di Monrreale (1176), per il quale furono chiamate maestranze
arabe specie per i mosaici (i mastri di l’oru) che adornarono non solo l’abside col Cristo, ma anche le pareti
e le colonne.
Il Duomo di Guglielmo II
Quando il viaggiatore goloso è arrivato a Porta Felice,
di fronte al Golfo di Palermo, il sole era al tramonto. Il
suo raggio lunghissimo, guardando verso il “Cassaro”
(oggi Corso Vitt. Emanuele), sembrava una lama d’oro
che spaccava in due la città. Allora, si è ricordato che a
Monreale, all’Hotel Guglielmo II, era atteso a cena per
le ore 21.00 dove, la Confraternita della Pasta chi sardi,
rappresentata dalla Signora Cettina Catanese, proprietaria dell’Hotel, aveva organizzato un “Diner-Gala”,
che vedeva quale protagonista la Sarda. Il viaggiatore
chiamò un taxi e, prima di andare in albergo, si è fatto
condurre a Monreale, dove adagiato sulle pendici del
Monte Caputo, sorge il duomo dedicato a Santa Maria Nuova che domina tutta la conca d’oro. Malgrado
l’ora tarda, il duomo era gremito di gente fino all’esterno: “C’è un matrimonio”, riferirono alcuni invitati. Non
potendo entrare nel duomo. il viaggiatore goloso (lo
aveva già visitato in passato) dirà, brevemente, che
Sardi marinati, a Beccaficu, Allinguati
e Pasta chi sardi
Nell’elegante salone situato al secondo piano dell’Hotel, la signora Cettina Catanese, raffinata buongustaia e
profonda conoscitrice della cucina siciliana, fece accomodare il viaggiatore goloso ad un tavolo rotondo, ben
apparecchiato, a fianco di altri membri della confraternita. Maurizio Bravo, responsabile della sala ed esperto sommelier, ha servito, come antipasto delle sardi
marinati in agrodolce, polipo e patate, una caponatina
di melanzane e peperoni, e delle fette di scamorza affumicata. Come pane: Panelle di ceci calde. Seguirono
le Sarde a beccafico e quelle Al linguate (passate nell’aceto, infarinate e fritte). Come vino, Maurizio ha servito, alla perfetta temperatura un vino bianco: Altavilla,
dell’Azienda Agricola Firriato SrL, Paceco (TP) DOC
2010. Come primo piatto: pasta chi sardi. Perfetta unione tra gli spaghetti al dente e il pesce azzurro. Sublime
nel sapore e nel profumo del finocchietto selvatico.
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LA RICETTA
Pasta chi sardi (mangiata a Monreale)
Nota: Questa ricetta servita a Monreale, non conteneva
ingredienti come l’uvetta, i pinoli, le acciughe salate e
nemmeno lo zafferano che, in altre province della Sicilia, il
viaggiatore ha trovato .Conteneva, invece, i pomodorini!
Ingredienti: 280 g di spaghetti (o Bucatini),
250 g di sarde(freschissime!), 140 di finocchietto
selvatico(appena colto!), 400 g di pomodorini,
40 g di olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Come l’hanno preparata:
Lo chef ha pulito e sviscerato con cura le sarde eliminando le teste e le code. Le ha sciacquate a lungo
sotto acqua corrente, quindi le ha tagliate a pezzetti.
Ha mondato il finocchietto, separando i rametti dal
tronco. Li ha lavati e sbollentati per circa 5 minuti.
Ha conservato l’acqua di cottura.
In una padella ha versato l’olio d’oliva, ha soffritto la
cipolla e ha aggiunto i pomodorini, il finocchietto e
un po’ della sua acqua. Ha fatto cuocere per 5-6 minuti. A questo punto ha aggiunto le sarde e regolato
di sale e pepe. Ha cotto la pasta nell’acqua del finocchietto, l’ha scolata al dente l’ha condita con la salsa
preparata, l’ha amalgamata con cura e l’ha servita.
Il vino:
L’abbiamo gustata con l’Altavilla dell’Azienda
Agricola Firriato, Pacco (TP).
www.molino.ch
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
E per secondo, sardine al pepe rosa e timo e, poi, un
Sauro Imperiale adagiato su una cipollata, anche questa in agrodolce. Dopo il sorbetto al limone. Infine,
quale dessert :I cannoli Siciliani, ripieni di ricotta di
pecora, arancia e cedro canditi, pistacchi e spolverati
con zucchero a velo. Mentre gustava i cannoli accompagnandoli con un sorso di Malvasia liquoroso, il viaggiatore goloso (a tanto sollecitato dal Sauro imperiale)
non ha potuto fare a meno di pensare allo scrittore
siciliano Andrea Camilleri e al suo romanzo La gita a
Tindari: “Montalbano raprì il frigo e fece un nitrito di pura
felicità. La cammarera Adelina gli aveva fatto trovare Due
Sauri imperiali con la cipollata, cena con la quale avrebbe
passato la nottata intera a discutere, ma ne valeva la pena”.
Viva Italia
Cucina tradizionale!
Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre
specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare.
Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un
servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate
secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e
con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», alle tipiche pietanze a
base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e ai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie
del bel Paese, da noi troverete consigli sui migliori, eccellenti vini
selezionati da tutte le regioni italiane.
«Buon appetito!»
Il team Molino si farà piacere di accoglierla
alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»!
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Motori
di Graziano Guerra
Chevrolet Aveo 1.3L turbodiesel
La 4 porte più economica d’Europa
In occasione del suo Centenario, Chevrolet ha
invitato la stampa internazionale alla presentazione dinamica di quattro nuovi modelli, e
a ripercorrere la storia centenaria del Marchio
fondato in America dall’emigrato svizzero Louis Chevrolet nel 1911.
Fra le novità presentate, sulle colonne di questa
edizione mi è parso doveroso raccontare della
nuova Aveo, in quanto c’è anche un po’ d’Italia
su questa 1.3L turbodiesel. Infatti, il motore è
stato messo a punto nel Centro GM Powertrain
di Torino, uno dei tre poli mondiali della ricerca
General Motors. La nuova versione turbodiesel
1.3 litri con dispositivo Start/Stop si aggiunge
ai motori benzina 1.2 e 1.4 già disponibili. Le
versioni del turbodiesel 1.3 litri sono a norma
Euro5 e sono dotate di catalizzatore ossidante di tipo close coupled e filtro antiparticolato.
La versione Eco da 95 CV ha emissioni di CO2
pari a 95 g al chilometro, mentre il motore da
75 CV, per la Aveo berlina 4 porte, produce 97
g di CO2/km. Per quanto riguarda i consumi
di carburante, il 1.3 diesel da 75 cv sulla 4 porte
consuma solo 3.7 l/100 km rendendo di fatto la
slanciata berlina, la quattro porte con i consumi
di carburante più bassi attualmente disponibile
in Europa. La 75 cv e il modello Eco del turbodiesel 1.3 litri generano una coppia massima di
190 Nm, la motorizzazione standard da 95 cv
eroga 210 Nm a 1.750 giri/min. Con la trasmissione manuale a sei velocità, la versione da 95
cv consente di raggiungere una velocità massima di 174 km/h. Il modello Eco passa da 0 a
100 km/h in 11,7 secondi. La struttura di base,
intorno alla quale è costruita la Aveo 1.3 turbo
diesel, è composta da un blocco motore di ghisa
e da un pianale leggero in alluminio. Le teste
dei quattro cilindri sono realizzate in alluminio
per garantire leggerezza e sono a 16 valvole, per
aumentare il flusso di aria. Le tre versioni montano un sistema di iniezione common-rail dalle
prestazioni elevate. Il carburante viene iniettato
nella camera di combustione del motore fino
a cinque volte per ciclo, con un sistema a iniezione multipoint a 1400 bar (modello 75 cv) e
1600 bar (95 cv). La nuova Aveo si presenta con
un design originale, e un telaio che ha notevolmente migliorato la maneggevolezza. L’interno
si rivela pratico e intelligente.
È proposta con controllo elettronico della stabilità (ESC) di serie, assistenza alla partenza in
salita e tecnologia start&stop. Sarà sul mercato svizzero al prezzo base di 22›090 franchi dal
primo trimestre del 2012.
GM POWERTRAIN TORINO
“Il turbo diesel da 1.3 litri sulla Aveo è il primo diesel a essere montato
su una piccola Chevrolet in Europa. Costituisce un’importante integrazione della nostra gamma e garantirà in particolare economia e basse
emissioni, caratteristiche che molti proprietari di una piccola elegante
cercano,” ci ha dichiarato Stefano Caprio (nella foto), Product Engineering Chief Engineer, responsabile della produzione di questo
motore presso il polo di ricerca GM torinese e presente al Chevrolet Centennial Event. Il Centro GM torinese, sorto sei anni fa è passato dagli ottanta dipendenti
iniziali a oltre 420 nel 2011, che si dedicano allo studio e allo sviluppo di motori diesel, nel 2008
ha trasferito la sua sede presso il Politecnico di Torino.
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Il ritorno dei miti
Le nuove Lancia Thema e Voyager
La nuova Thema segna un nuovo capitolo nella storia
leggendaria del marchio Lancia. Prima ammiraglia globale
che unisce il meglio dei due mondi, nasce sulla base della
nuova Chrysler 300 realizzata sulla piattaforma a trazione posteriore LX del Gruppo Chrysler e commercializzata
dall’inizio di quest’anno. Come la prima Thema del 1984,
affronta il segmento di mercato più difficile e prestigioso con l’ambizione di offrire una vera alternativa. Lancia
appare più favorita di altri nella capacità rispondere alle
esigenze di un cliente attento alla tecnologia e che chiede
sostanza di prodotto, ma anche uno stile dalla forte personalità. Per il suo patrimonio di valori: Lancia Thema, ammiraglia globale che coniuga la funzionalità del marchio
Chrysler con il lusso degli interni in pelle Poltrona Frau, il
silenzio ovattato delle grandi Lancia e la cura dei dettagli
che esprimono il meglio del“Made in Italy”. Progettata per
fornire potenza ed efficienza in città come nelle lunghe
percorrenze, la nuova lancia Thema propone due motorizzazioni a sei cilindri, tutte con trasmissione automatica e
trazione posteriore: un benzina V6 Pentastar 3.6 l con 286
CV e cambio automatico ad 8 rapporti, e una motorizzazione diesel V6 da 3.0 l con due livelli di potenza: 190 CV
e 239 CV, entrambe con cambio automatico a 5 rapporti.
Lancia Voyager - Vero e proprio re dei Multi-Purpose
Vehicle (MPV) con 27 anni di vita e più di tredici milioni
di unità vendute in 120 Paesi del mondo, l’icona americana incontra lo stile italiano e si trasforma in un esclusivo monovolume alto di gamma. Definita miglior Voyager
di sempre, raccoglierà il testimone da Lancia Phedra per
scrivere un’altra pagina di storia in questa categoria. Disponibile nell’allestimento Gold e con due motorizzazioni
Nuova Panda
Design Story
Dopo l’anteprima mondiale al Salone di Francoforte, ecco
il design della nuova Panda attraverso un documento
esclusivo realizzato dal Centro Stile Fiat. Il nuovo modello
propone un aggiornamento stilistico degli esterni attraverso linee morbide e arrotondate su un volume di forma regolare e di grande efficienza per lo spazio. Forme morbide
e arrotondate che, oltre a rendere omaggio alla prima generazione di Fiat Panda, accentuano il look“all-terrain”del
modello rafforzato anche dai marcati passaruota. Infine,
come sulla serie attuale, la porzione inferiore del portellone sporge rispetto al lunotto. Gli interni riprendono con
coerenza le scelte stilistiche degli esterni e propongono un
abitacolo spazioso, funzionale e confortevole, che poco ha
da invidiare a quello di vetture di categoria superiore. Panda fa della flessibilità uno dei suoi punti di forza, come il
sedile posteriore, che può essere sdoppiato e scorrevole, e
lo schienale del sedile del passeggero anteriore, che si può
ripiegare a formare un tavolino.
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(un potente benzina 3.6 da 283 CV Euro5 e un brillante
diesel 2.8L da 163 CV Euro5), Lancia Voyager presenta un
inedito frontale dove spiccano la griglia con il logo Lancia,
paraurti avvolgenti, gruppi ottici posteriori con tecnologia
a LED, grandi fari con fendinebbia integrati nel paraurti
anteriore. Completano il look le barre longitudinali e trasversali sul tetto. Le dimensioni importanti - lungo 5,21
metri, largo 1,99 m, alto 1.75 m e con un passo di circa
3,1 metri - trovano un corrispettivo nell’ampio e raffinato
abitacolo che si distingue per qualità dei materiali e cura
dei dettagli, da sempre peculiarità del marchio Lancia,
come dimostrano i sedili rivestiti in pelle di alta qualità,
come il volante (riscaldato) e il pomello del cambio.
Ducati news
Nasce Ducati (Schweiz) AG
Dal 1° gennaio 2012 la ditta Motorimport AG
trasferirà la distribuzione in Svizzera del marchio
Ducati al costruttore. Ducati Motor Holding SpA,
con sede a Bologna creerà una filiale in Svizzera e
fornirà la rete di distribuzione direttamente.
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Proseguendo nel suo piano strategico, il costruttore italiano di motociclette Ducati ha annunciato dei piani di
miglioramento in Svizzera con l’inaugurazione ufficiale di
Ducati (Schweiz) AG. Con l’annuncio, Ducati sottolinea la
sua fiducia nel mercato svizzero, sulla rete di concessionari
come pure il suo impegno nei confronti dei proprietari di
moto Ducati. Il 34enne ticinese Marco Biondi (nella foto)
è stato nominato direttore generale di Ducati (Schweiz)
AG e inizierà la sua attività il 1° gennaio 2012 a Wollerau
SZ (sulle sponde del Lago di Zurigo). La Motorimport AG
rappresenterà il leggendario Marchio italiano fino alla fine
dell’anno, garantendo una transizione trasparente nella
rete di concessionari esistente. Inoltre, con l’inaugurazione di un nuovo esclusivo store Ducati nell’agglomerazione
di Zurigo, continuerà la collaborazione con l’azienda italiana. Ducati ringrazia Motorimport AG per l’eccellente lavoro durante gli ultimi 13 anni. L’azienda Motorimport AG
ha rappresentato e sviluppato la distribuzione di Ducati in
Svizzera dal 1998. Oggi sono più di 11.000 le Ducati che
circolano sulle strade svizzere. Nell’anno corrente, fino
alla fine di settembre, le immatricolazioni di moto nuove
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Marco Biondi, dal 1° gennaio 2012 direttore generale di Ducati
(Schweiz) AG.
del Marchio sono state 1.331 (+ 44,2%). Dal 19 novembre
2011, Motorimport AG aprirà a Dietlikon una concessionaria esclusiva Ducati e presenterà su una superficie di
1000 mq tutto il mondo Ducati.
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Starbene
Un pacemaker personalizzato
La sedentarietà fa male
Un pacemaker che regola automaticamente gli impulsi
con cui sincronizza le contrazioni del cuore consentendo
di “personalizzare” il funzionamento dell’apparecchio in
base alle effettive esigenze del paziente, o meglio del suo
cuore. È l’ultima frontiera nella terapia dello scompenso
cardiaco, la condizione in cui il cuore non è in grado di
pompare una quantit. Il progresso più recente in questo
campo è stata l’introduzione della terapia di risincronizzazione cardiaca (CRT) che consente di diminuire di oltre un terzo (36%) la mortalità. Si tratta di una procedura che consiste nell’indurre il cuore a contrarsi nel modo
più efficiente possibile grazie a piccole scosse elettriche
prodotte da un particolare pacemaker. La CRT risulta
efficace nel 60-70% dei pazienti; un modo per migliorare ulteriormente l’efficacia della terapia consiste nell’ottimizzare la sequenza degli impulsi, regolandone al meglio gli intervalli in funzione delle esigenze del paziente.
È qui che il nuovo sistema, frutto della ricerca italiana,
è destinato a fare la differenza. Grazie a un sensore miniaturizzato posizionato nella punta dell’elettrocatetere,
il nuovo sistema misura le vibrazioni prodotte dal cuore
e con le informazioni raccolte è in grado di determinare
automaticamente i valori ottimali dei ritardi fra gli stimoli da inviare alle diverse parti del cuore e a riprogrammare automaticamente la CRT. Oltre a personalizzare in
tempo reale il funzionamento dell’apparecchio, il nuovo
dispositivo permette di effettuare le rilevazioni ancora
più vicine alla situazione reale rispetto a quanto avviene
in occasione dei controlli in cui l’ottimizzazione viene
eseguita a riposo.
Al fisico e alla mente. Tuttavia, se siamo costretti a stare
seduti a una scrivania per tutto il giorno, cerchiamo allora di approfittare di tutte le occasioni che si presentano
per fare del movimento. Non serve sfiancarsi o andare
tutte le sere in palestra, basta ingegnarsi e il modo per
muoversi un po’ lo si trova. Per esempio, fare qualche
metro a piedi in più per raggiungere l’ufficio, o magari
avventurarsi per le scale anziché prendere l’ascensore.
Insomma, se mettiamo in moto la fantasia, forse possiamo fare lo stesso con il fisico. Fin qui nulla di nuovo.
Novità invece giungono da uno studio condotto da ricercatori austriaci del Centro per le Scienze Motorie
e Sport Universitari dell’Università di Vienna,che ha
coinvolto la bellezza di 1,3 milioni di persone in tutto il
mondo, per valutare il possibile legame tra l’aumento dei
livelli di attività fisica in diversi ambiti e le cause di mortalità in generale. Pubblicati sull’International Journal of
Epidemiology, i risultati dello studio, mostrano che alti
livelli di attività fisica sono risultati associati a una ridotta mortalità per le diverse cause, indipendentemente dal
lavoro, la vita quotidiana, il tempo libero o lo spostamento attivo. L’associazione è stata più elevata per l’attività
fisica condotta nel tempo libero e nella vita quotidiana.
Le donne risultavano quelle con una riduzione della
mortalità maggiore; inoltre, non beneficiavano di una
riduzione del rischio, ma, al pari degli anziani, anche di
una maggiore longevità, se all’attività fisica abbinavano
un’esposizione all’aria aperta e ai raggi solari con attività
semplici come l’andare a fare spesa, il giardinaggio, il
passeggiare o l’andare in bicicletta.
Non è vero che l’uomo sia più divertente
È un acronimo misterioso: GSOH. Deriva dall’inglese Great Sense Of Humour e si
dice di una persona che possiede uno spiccato senso dell’umorismo. Solitamente
accredita lo stereotipo che vuole l’uomo più divertente della donna. Convinzione
consolidata dall’atteggiamento che un uomo assumerebbe per impressionare una potenziale partner. In queste situazioni, l’umorismo maschile surroga i colori sgargianti
di un animale o la coda del pavone. A cercare di sfatare il mito, ci si è messa una
ricercatrice – femmina ovviamente – dell’Università della California a San Diego
(Usa), la dottoressa Laura Mickes..«Le differenze che troviamo tra le capacità di uomini
e donne di essere divertenti – sostiene - sono così piccole che non possono spiegare la forza della fede nello stereotipo».
Per dimostrare che uomini e donne sono parimenti divertenti, ha arruolato un gruppo di maschi e femmine, li ha
rinchiusi in una stanza tranquilla e li ha invitati a scrivere le didascalie di alcune vignette per la rivista NewYorker. Le
vignette con due didascalie ciascuna, sono state sottoposte ad un altro gruppo di partecipanti che le ha valutato in
una sorta torneo a eliminazione diretta, eliminando via via quelle che erano ritenute meno divertenti. Metodo che
pur non essendo rigorosamente scientifico, consentiva comunque di evitare qualsiasi forma di pregiudizio di genere.
I risultati dello studio – pubblicati su Psychonomic Bulletin and Review – hanno mostrato che gli uomini superavano
in comicità le donne di 0,11 punti su un perfetto, teoricamente possibile, punteggio di 5,0. Il dato tuttavia curioso, è
che la comicità maschile funziona più con gli stessi maschi che non con le femmine.
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la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
Inutile e dannoso
l’allungamento del pene
Vi indulgono i francesi (degli
altri, al momento, non si hanno
dati). Lo rende noto dall’Accademia di chirurgia transalpina
che annota come molti uomini
abbiano l’impressione di avere
un pene troppo piccolo anche
se in realtà un intervento correttivo sarebbe oggettivamente
superfluo. Infatti, circa l’85% dei maschi che in Francia
si presentano in sala operatoria ha un pene di dimensioni
normali. Una domanda così alta è legata più che altro all’immagine che si vuol avere di se stessi piuttosto che a delle vere
e proprie disfunzioni - spiega lo studio -. Il ruolo del chirurgo è allora pedagogico. Bisogna spiegare la realtà al paziente
senza respingere la sua richiesta, ma dimostrando la mancanza di fondamento di tale intervento. Lo studio mette in
guardia sulle moderne tecniche di allungamento del pene
in quanto possono essere controproducenti, causando
gravi problemi di erezione. Inoltre, l’uso di alcuni materiali come il silicone e la vaselina dovrebbe essere proibita,
mentre le iniezioni di grasso autologo hanno un effetto
transitorio a causa del riassorbimento del grasso stesso.
Telefonini assolti
(o quasi)
Non è ancora un’assoluzione definitiva per
i cellulari, ma quella
pubblicata sul British
Medical Journal le va
molto vicino.
Il più grande studio
finora mai condotto
sull’argomento non ha
infatti trovato alcun legame tra l’utilizzo dei
telefonini e lo sviluppo
di tumori al cervello.
«Abbiamo preso in considerazione tutti coloro (più di 400
mila persone) che hanno stipulato un contratto di telefonia
mobile tra il 1982 e il 1995 in Danimarca e siamo riusciti
a seguirne quasi 360 mila per ben 18 anni.
Nel 1996 e poi di nuovo nel 2002 abbiamo confrontato la
frequenza di tumori in questo gruppo di persone rispetto
a quella che si è verificata nella popolazione generale, ma
né allora né a un ulteriore controllo ripetuto nel 2007 abbiamo trovato nessuna differenza significativa tra chi da
molti anni usava il cellulare e chi invece no».
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
81
“Ogni attività di Private Banking
richiede un elevato livello di
confidenzialità e fiducia. Crediamo
fermamente nelle potenzialità del
sistema di gestione bancario Ambit
Apsys di SunGard per assicuralo
“
con la massima efficienza.
Christine Ehrat, lic.oec.publ.
Membro della direzione
MediBank AG Zug
Ambit Apsys –
per banche con più
di 500 utenti
AMBIT APSYS
The Well Managed Bank
Helping Banks better manage their customers
SunGard ha progettato il sistema Ambit Private banking facendo leva sui suoi principali punti di
forza: compliance ed efficienza. Inoltre, il sistema Ambit è stato integrato con funzionalità CRM
che facilitano una più efficace interazione tra consulenti e clienti. Ad oggi, più di 70 banche private
utilizzano questo software, che si è rivelato essere molto flessibile ed affidabile, riuscendo a
soddisfare un sempre crescente numero e una complessità di richieste da parte dei loro clienti.
Migrate su Ambit Apsys entro pochi mesi.
Parliamone insieme. Telefono 022 929 83 00.
www.sungard.com/apsys
© 2010 SunGard
Trademark information: SunGard, the SunGard logo, and Ambit Apsys are trademarks or registered trademarks of SunGard Data Systems Inc. or its
subsidiaries in the U.S. and other countries. All other trade names are trademarks or registered trademarks of their respective holders.
Il
Mondo in fiera
ENERSOLAR+:
Milano, 16 - 19 novembre
L’evento dedicato alle energie rinnovabili
Bimec: Milano, 16 - 19 novembre
Il mondo della meccatronica e automazione
si dà appuntamento a Milano
E.TECH experience:
Milano 16 - 19 novembre
Biennale internazionale dell’Energia,
dell’Impiantistica elettrica
e dell’Illuminazione
L’artigiano in fiera: Milano, 3 - 11 dicembre
Originalità Qualità Passione e Genialità
MOTOR SHOW 2011: Bologna, 3 - 11 dicembre
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Il Salone Internazionale dell’Automobile
la Rivista
n. 11 Novembre 2011
Fiere
ENERSOLAR+: Milano, 16 - 19 novembre
L’evento dedicato alle energie rinnovabili
Un settore in costante crescita
La prossima edizione, in programma a fieramilano dal
16 al 19 novembre 2011, sarà un’ulteriore opportunità di
business per un comparto in forte sviluppo. In Italia, nel
settore fotovoltaico l’anno scorso sono stati installati 2.100
MW, con una crescita del 192% rispetto al 2009. In aumento anche le aziende che operano nel settore.
EnerSolar+ 2011, la grande kermesse dedicata all’energia
solare fotovoltaica e termica, alle tecnologie fotovoltaiche
(PV Tech), agli inverter (Invex) e ad altre energie rinnovabili quali cogenerazione, biogas, idroelettrico, legno e
biomasse, geotermia, biocarburanti (Greenergy Expo), si
preannuncia sotto i migliori auspici, grazie alla vivacità dei
settori di riferimento.
In particolare, il settore fotovoltaico registra continui incrementi come emerge dal Solar Energy Report, lo studio
realizzato dall’Energy & Strategy Group della School of
Management del Politecnico di Milano, secondo cui in Italia l’anno scorso sono stati installati 2.100 MW, con una
crescita del 192% rispetto al 2009. Con questi numeri il
volume d’affari del 2010 risulta pari a 7,6 miliardi di euro
(+162% rispetto al 2009).
In crescita anche il numero di imprese attive nel settore
(+13%), che si attesta a 800, e l’occupazione: il comparto,
infatti, dà oggi lavoro a 18.500 addetti (oltre 50.000 se si
considera anche l’indotto).
In questo favorevole contesto, e forte del successo suscitato l’anno scorso, si presenta l’edizione 2011 di EnerSolar+,
che si svolgerà dal 16 al 19 novembre nel quartiere espositivo di fieramilano, Rho.
Nell’ambito della manifestazione si terranno anche alcune
novità interessanti come il Green Village, che sarà un’ulteriore opportunità di incontro per gli operatori e conterrà
aree workshop, una libreria “verde” e gli stand di aziende
di servizi green riconducibili trasversalmente ai settori della manifestazione.
EnerSolar+ 2011 ospiterà inoltre l’Area R&D, che favorirà l’incontro, il dialogo e il confronto tra il mondo del-
la ricerca applicata e quello dell’impresa. In particolare,
quest’area sarà una vetrina innovativa che offrirà grande
visibilità ai principali attori della ricerca italiana ed estera:
università, spin off, centri di ricerca pubblici e privati, parchi scientifico-tecnologici.
Come già in occasione delle edizioni precedenti, EnerSolar+ 2011 prevede un qualificato programma di conferenze, che sarà un’interessante opportunità per fare il punto
della situazione sui settori di riferimento e analizzarne le
possibilità di sviluppo insieme ai massimi esperti.
EnerSolar+ 2011 si svolgerà in contemporanea con HTEhi.tech.expo, il salone dedicato alle tecnologie innovative,
E.Tech, la biennale internazionale dell’energia, dell’impiantistica elettrica e dell’illuminazione organizzata da
Fiera Milano e Bimec, la biennale per la meccatronica e
l’automazione organizzata da Efim. (www.enersolar.biz)
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57
e-mail: [email protected] www.ccis.ch
E.TECH experience: Milano, 16 - 19 novembre
Biennale internazionale dell’Energia,
dell’Impiantistica elettrica e dell’Illuminazione
Nasce a Fiera Milano E.TECH Experience, la biennale
internazionale dell’Energia, dell’Impiantistica elettrica e
dell’Illuminazione, che terrà l’edizione del debutto dal 16
al 19 novembre 2011.
Si tratta di un’iniziativa fortemente voluta da Fiera Milano, con la partnership strategica di Federazione ANIE, che
segna una discontinuità nel mondo delle manifestazioni
professionali di tecnologia. È la fiera dei prodotti, ma anche e soprattutto dei servizi e delle soluzioni per generare
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la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
energia e portarla negli spazi abitativi e di lavoro dell’uomo, rispondendo così alla sfida più importante del nostro
tempo: vivere in modo sostenibile, sicuro ed efficiente.
“E.TECH Experience - spiega l’amministratore delegato
di Fiera Milano Enrico Pazzali - è una mostra della filiera
dell’energia all’altezza delle tecnologie più innovative e delle
richieste sempre più complesse e sofisticate degli utilizzatori
finali. Costituisce la risposta di Fiera Milano alle sollecitazioni del mercato emerse con chiarezza nell’azione “di ascolto”
delle aziende, che abbiamo condotto nella fase progettuale di
E.TECH Experience insieme al Comitato Marketing Strategico
di ANIE. E’ un evento capace di coniugare la specializzazione
merceologica con l’integrazione dei diversi settori della filiera.
E’ una mostra multitarget, che si rivolge con la stessa efficacia
all’operatore interessato al prodotto come a quello focalizzato
sulle soluzioni di sistema”.
Tre i macrosettori merceologici sui quali sarà articolata la
manifestazione:
- generazione e distribuzione di energia elettrica (E.TECH
Experience Energy);
- componenti e sistemi per impiantistica elettrica (E.TECH
Experience Building);
- sorgenti e apparecchi luminosi (E.TECH Experience
Lighting).
Una particolare attenzione sarà riservata alla produzione
di energia da fonti rinnovabili, sezione della mostra realizzata in collaborazione con Enersolar+ e Greenergy.
E.TECH Experience si propone come una manifestazione multitarget, in grado di rivolgersi a tutti profili professionali della filiera energetica. Sicuramente installatori e
manutentori, impiantisti e distributori. Ma anche imprese
di costruzione, progettisti, grandi utilizzatori finali privati
(facility manager, industria, collettività, amministratori di
condominio) e della pubblica amministrazione.
I workshop animati dalle aziende che arricchiranno il
momento espositivo e i convegni di approfondimento dei
temi portanti dell’evento (efficienza e risparmio energetico, sicurezza degli impianti, sostenibilità) accresceranno
l’interesse degli operatori per E.TECH Experience, facendone un’imperdibile occasione di informazione e aggiornamento professionale, oltre che di business.
(www.etechexperience.it)
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57
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Bimec: Milano, 16 - 19 novembre
Il mondo della meccatronica e automazione
si dà appuntamento a Milano
Dopo il successo raccolto dall’edizione precedente, BIMEC, biennale per la meccatronica e l’automazione, rinnova l’appuntamento con il meglio della produzione internazionale di settore dal 16 al 19 novembre 2011.
Sulla scorta del positivo riscontro raccolto nel 2007, BIMEC si ripresenta al pubblico scegliendo un nuovo e ancor
più prestigioso palcoscenico: da fieramilanocity, la mostra
dedicata alle nuove tecnologie applicate alla produzione
industriale trasloca nel prestigioso quartiere espositivo di
Rho- Pero, le cui strutture assicurano piena efficienza e
condizioni operative adeguate all’importanza dell’evento
e delle imprese che ne sono protagoniste.
Incentrata su assemblaggio, manipolazione, movimentazione, robotica e visione industriale, BIMEC è organizzata
da EFIM-ENTE FIERE ITALIANE MACCHINE, società
specializzata nella gestione di manifestazioni espositive
del calibro di BI-MU, biennale della macchina utensile.
Posticipata poiché in sovrapposizione con EMO - manifestazione mondiale che si è svolta a Milano nell’ottobre
scorso e che ingloba il repertorio tecnologico della manifestazione specializzata in meccatronica - BIMEC si annuncia ancor più ricca di novità poiché giunge ben quattro
anni dopo l’ultima edizione.
Linee e macchine per l’assemblaggio, robot industriali, sistemi di visione, misura e controllo, software e hardware per
lo sviluppo di sistemi e prodotti (PLM), logistica, impiantistica, dispositivi di sicurezza, subfornitura rappresentano il
contenuto tecnologico della terza edizione di BIMEC.
Promossa da UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot
e automazione, BIMEC gode del patrocinio di AIDA, associazione italiana di assemblaggio, IMVG, Italian Machine
Vision Group, CIS, Comitato Interassociativo Subfornitura, e SIRI, associazione italiana di robotica e automazione.
A compendio della manifestazione fieristica, UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE proporrà una serie di iniziative e
attività volte a valorizzare la presenza degli operatori presenti alla mostra.
(www.bi-mec.it)
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
Tel +41 44 289 23 23 Fax +41 44 201 53 57
e-mail: [email protected] www.ccis.ch
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
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Fiere
L’artigiano in fiera: Milano, 3 - 11 dicembre
Originalità Qualità Passione e Genialità
16a mostra mercato internazionale dell’artigianato
L’originalità e la qualità dei prodotti, gli uomini e le storie che li hanno realizzati, il lavoro geniale e appassionato degli artigiani: questi sono gli elementi che caratterizzano Artigiano in Fiera, il più grande e affascinante
villaggio mondiale dell’artigianato.
Artigiano in Fiera è un evento unico al mondo: un momento di incontro per conoscere e abbracciare la tradizione e la cultura del lavoro di oltre cento Paesi, in
un’atmosfera di festa e di positività in contatto diretto
con gli artigiani.
Per chi vive questa fiera l’impressione che essa suscita
è innanzitutto di bellezza, entusiasmo e condivisione.
Questo la rende unica e diversa da tutte le altre fiere. Nel
lavoro organizzativo partiamo sempre dalla consapevolezza di essere parte di un evento straordinario, che viene percepito come tale da tutti: visitatori ed espositori.
L’artigiano è il vero protagonista. La passione, l’intelligenza e la creatività di questi imprenditori sono incredibili: che si tratti di artigiani italiani o provenienti dalla più lontana parte del mondo, ognuno riesce a ridar
vita alla tradizione della propria terra valorizzandola al
meglio, con prodotti nuovi, accattivanti, innovativi, utili
o semplicemente buoni da mangiare, se consideriamo
il comparto eno-gastronomico. La loro genialità è di
riuscire a comunicare a tutti una bellezza in atto che
solo un prodotto fatto a mano è in grado di possedere.
E quello che colpisce di più il visitatore è la positività
dell’umano all’opera. Per questo motivo venire in fiera a
incontrare gli artigiani è un’esperienza entusiasmante;
ed è proprio per questo che le istituzioni locali devono
sempre di più valorizzare le micro-piccole imprese artigiane, vero patrimonio, non solo culturale ma anche
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economico di qualsiasi regione o Paese.
I’impegno è quello di mantenere sempre viva la curiosità nei confronti del lavoro di tutti gli artigiani che
incontriamo. Finché terremo desto questo stupore, Artigiano in Fiera sarà sempre un evento ricco di novità,
che conferma “strano” connubio tra visitatori, organizzatori ed espositori.
(www.artigianoinfiera.it)
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Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
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MOTOR SHOW 2011: Bologna, 3 - 11 dicembre
Il Salone Internazionale dell’Automobile
Il padiglione 30 sarà anche l’occasione per conoscere nuovi
modelli di auto elettriche e seguire l’evoluzione dei progetti di mobilità sostenibile di Enel, da“e-Mobility Italy”(la
sperimentazione pilota già in corso a Pisa, Roma e Milano)
agli accordi siglati proprio in occasione dell’ultima edizione del Motor Show con la Regione Emilia Romagna e i
Comuni di Bologna, Reggio Emilia e Rimini.
(http://www.motorshow.it)
PER INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, CH - 8027 Zürich
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Il Motor Show, Salone Internazionale dell’Automobile
torna per la sua a BolognaFiere dal 3 all’11 dicembre 2011.
Il Salone avrà il suo esordio nelle giornate dell’1 e 2 dicembre, con la prima dedicata alla stampa, la seconda a
stampa ed operatori economici e a seguire - il 3 dicembre
- l’apertura al pubblico.
Appena concluso il tradizionale road show di presentazione della manifestazione alle Case automobilistiche, il
Salone, grazie ad un “time to market” particolarmente favorevole, sarà l’occasione per la presentazione di numerose
anteprime e si conferma l’unica vetrina italiana per tutte le
novità di un mercato nella seconda parte dell’anno molto
ricco di nuovi modelli.
Il Motor Show di Bologna conferma il suo impegno nell’affrontare e proporre al grande pubblico i temi di maggiore
attualità per il settore. Sarà quindi ancora Electric City powered by Enel, l’iniziativa dedicata al mondo della mobilità elettrica, uno dei focus di maggiore richiamo della
manifestazione e protagonista all’interno del padiglione
30 grazie all’impegno di Enel, che ha creduto nel progetto
ed ha voluto ancora sostenerlo.
Il layout di questa edizione sarà ancora più spettacolare: la
città del futuro verrà messa in mostra in un’ambientazione
ancora più scenografica, nella quale i costruttori di automobili, i fornitori di utilities, Comuni, Università e Istituti
di tecnologia, ricerca e sviluppo metteranno a disposizione
del pubblico del Salone il proprio know-how e la propria
esperienza sul settore.
Il vero valore aggiunto sarà rappresentato dalla pista indoor, appositamente costruita, in cui il pubblico del Motor
Show avrà la possibilità di effettuare test drive di tutte le
ultime novità disponibili sul mercato. Nel 2010 sono stati
5.588 i test drive effettuati in 11 giorni di manifestazione
solo per quanto riguarda il prodotto elettrico.
È IL MARCHIO CHE DISTINGUE
LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA.
CERCATELO E TROVERETE
ACCOGLIENZA DI QUALITÀ.
Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping
e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione
rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia.
Per saperne di più cliccate su www.10q.it
la
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87
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Dall’apprezzatissimo furgone Daily al peso massimo Stralis:
Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuovissima
gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche,
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IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, tel. 044 804 73 73, www.iveco.ch
Il
Mondo in Camera
Italian Swiss Tax and Legal Forum 2011
a Ginevra
Grande successo a Renens
Sardegna, isola del gusto
La subfornitura monzese si presenta
al mercato svizzero
Si è svolta a Ginevra dal 10 al 13 ottobre 2011
Nuova edizione di Italy at Cern
The Geneva chapter connects business
Contatti Commerciali
Modena e l’Emilia Romagna a Gourmesse 2011
Una presenza molto apprezzata
Servizi Camerali
la
Rivista
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Il mondo in camera
Italian Swiss Tax and
The Geneva chapter
Legal Forum 2011 a Ginevra connects business
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS),
in collaborazione con la Camera di Commercio, dell’Industria e dei Servizi di Ginevra (CCIG) e l’OSEC, con il
sostegno della BSI Bank di Ginevra, organizza martedì 22
novembre il seminario “Italian Swiss Tax and Legal Forum
2011” presso la sede della CCIG. Gli argomenti fiscali e legali che saranno trattati in questa edizione sono di grande
attualità e legati principalmente alla tematica della Black–
list di cui sarà fatta un’analisi pratica sia per fare chiarezza
sulle diverse lists che si sono susseguite in Italia negli ultimi anni, sia per comprendere quelle che possono essere le
conseguenze per gli operatori economici svizzeri.
In questo contesto creato dalle Black lists, dove l’investitore potrebbe considerare non semplice l’idea di investire
in Italia, saranno presentate ai partecipanti le migliori opzioni e i rischi che l’investitore può evitare sia dal punto
di vista fiscale che legale nell’acquistare una società o un
fondo di commercio in Italia. Il seminario non si rivolge
esclusivamente ai consulenti specializzati, avvocati, fiscalisti ma anche alle banche e alle imprese.
Il costo per la partecipazione al seminario è per i soci di CCIS
e CCIG di CHF 200.-; per i non-soci di CHF 300.-. Ai partecipanti sarà fornita l’intera documentazione del seminario.
Essendo il numero di posti limitato, è obbligatoria l’iscrizione che deve pervenirci entro il 15 novembre 2011.
Per maggiori informazioni:
CCIS – Ufficio di Ginevra
Marianna Valle, Fabio Franceschini
tel.: 022 9068595, fax: 022 9068599
e-mail: [email protected]
Nel far fronte all’attuale rallentamento dell’economia
mondiale l’ufficio di Ginevra della Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera (CCIS) si specializza nella “Ricerca
importatori e committenti”, il servizio commerciale volto
a trovare dei nuovi partner commerciali per lo sviluppo di
affari sia di singoli privati che di piccole, medie e grandi
aziende. Forte della sua centenaria esperienza sul mercato
elvetico, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera offre ai propri clienti la possibilità di implementare il
loro business non solo nella Svizzera francese, tedesca e
italiana grazie all’ufficio di Ginevra e alla sede centrale a
Zurigo, ma anche in tutto il resto del mondo attraverso la
rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE)
presenti in ben 47 Paesi diversi.
Contattateci per un primo colloquio gratuito di consulenza individuale!
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio italiana per la Svizzera
Sede di Ginevra
Marianna Valle, Fabio Franceschini
Tel: 0041 22 906 85 95
e-mail: [email protected]
L’aeroporto di Reggio Calabria
cerca investitori esteri
La subfornitura monzese si
presenta al mercato svizzero
È iniziata lo scorso 21 ottobre la collaborazione tra Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera, Camera di Commercio Italo-tedesca sede di Stoccarda e Promos (Azienda
Speciale della Camera di Commercio di Milano, sede di
Monza) finalizzata all’inserimento sul mercato svizzero
di prodotti e lavorazioni elettromeccaniche di 5 aziende
selezionate della Provincia di Monza. La CCIS ha realizzato a questo scopo un seminario tecnico sul comparto
della subfornitura a Monza il 21 ottobre ed ha già avviato
delle ricerche individuali di controparti commerciali per 5
aziende monzesi: Misani (www.misani.it); Solzi Ingranaggi (www.solzingranaggi.it); Aecas srl (www.aecas.it); Zappa srl (www.officinezappa.it); Maurizio Rossoni (www.
rossonimaurizio.com).
Per maggiori informazioni
Alessandro Babini: [email protected]
Fabrizio Macrì: [email protected], Tel. 044 289 23 23
90
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
Per informazioni dettagliate
Camera di Commercio italiana per la Svizzera
Fabrizio Macrì
Tel: 0041 44 289 23 23
e-mail: [email protected]
Italy at CERN 2011
L’industria chiama e le grandi aziende rispondono in termini di contatti e di preaccordi per nuove partnership e
piani di sviluppo. Sotto questa egida si è svolta presso la
sede del CERN-Meyrin l’esposizione dell’industria Made
in Italy.
In collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Padova, la Camera di commercio italiana per la Svizzera (CCIS) ha organizzato, dopo il grande
successo dell’ultima edizione del 2008, la manifestazione
“Italy at CERN 2011”.
Si tratta di una manifestazione che si svolge periodicamente, con cadenza biennale o triennale, ed è intesa
come una vetrina aperta sul CERN dell’industria italiana
a tecnologia avanzata. E così, anche questa volta, è stata
una fruttuosa occasione per stabilire numerosi contatti
con potenziali acquirenti del noto centro europeo di ricerca.
Le 19 aziende italiane che vi hanno preso parte provenivano da svariati settori: elettronica, meccanica, fisica e
ingegneristica dai nomi illustri come, tra gli altri, Caen,
Saes, Zoppas, CSC e Saverdon.
La manifestazione si è articolata in quattro giornate nel
corso delle quali si sono alternati ospiti di primo rango.
Lunedì 10 ottobre, giornata inaugurale, Maurizio Biasini, delegato scientifico alla Missione permanente d’Italia
presso le OOII, ha aperto la manifestazione presentando
alle aziende italiane e al pubblico quelle che sono state
le relazioni tra l’industria italiana e il CERN negli ultimi
anni e il ritorno economico che ne è conseguito. È seguito
l’intervento di Dante Gregorio (gruppo servizi industriali)
incentrato sulle procedure di acquisto esistenti al CERN,
e di Giovanni Anelli, che ha spiegato l’importanza dei trasferimenti di tecnologia.
Martedì 11 ottobre, momento centrale della manifestazione, ha visto la presenza delle più alte cariche istituzionali:
S.E. l’Ambasciatore d’Italia della Missione Permanente
d’Italia presso le OOII, Laura Mirachian, il Segretario Generale della CCIS, Andrea G. Lotti, il Direttore della ricerca del CERN, Sergio Bertolucci, e il Presidente entrante
dell’INFN, Franco Badeschi. La giornata di martedì si è
conclusa con un concerto di musica classica, aperto a tutti
gli operatori del CERN, in cui il “Trio Poem”, tre emergenti musicisti italiani, hanno deliziato il pubblico con le
note di Beethoven, Dvoràk e Piazzolla.
Non poteva non mancare a questa manifestazione tutta
“Made in Italy” il gruppo FIAT che ha presenziato all’evento per tutta la sua durata esponendo al CERN 6 auto:
«Abbiamo partecipato a questa edizione di Italy at CERN – ha
detto Eric Laforge, Managing Director di Fiat Group Automobiles Switzerland SA – con grande entusiasmo perchè
si tratta di una finestra per promuovere il “savoir faire” italiano. Questa manifestazione è anche un’opportunità importante
per entrare in contatto con clienti potenziali e per promuovere
al meglio la tecnologia italiana applicata al mondo dell’automobile».
L’edizione 2011 di “Italy at CERN”, conclusasi giovedì
13 ottobre con un cocktail party, porta a casa un ottimo
risultato soprattutto per le aziende italiane che nell’arco
di queste quattro giornate hanno avuto la possibilità di
avviare numerosi e fruttuosi contatti commerciali.
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n. 11 Novembre 2011
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Il mondo in camera
Modena e l’Emilia Romagna a Gourmesse 2011
Una presenza molto apprezzata
Dal 7 fal 10 ottobre 2011, presso il Centro Congressi
di Zurigo, si è svolta la fiera del gusto e delle specialità
“Gourmesse”.
Quest’anno la CCIS ha avuto il piacere di ospitare una
collettiva proveniente dall’Emilia Romagna composta
dalle seguenti aziende: Acetaia Fabbi, Acetaia La Bonissima Srl, Acetaia Vetus, Campagnia del Montale,
Cantina della Volta, Lardo di Colonnata Giannarelli e
Pasticceria Emiliana Srl. Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione della nostra Camera di
Commercio e l’Azienda Speciale della CCIAA di Modena.
Nella giornata inaugurale, venerdì 7 ottobre, è stata
organizzata una cena di gala presso il Ristorante Intermezzo. Un menù tipico modenese è stato presentato
ai 50 ospiti intervenuti (stampa, operatori di settore e
autorità varie) riscontrando un eccellente successo.
Dopo l’introduzione di Andrea G. Lotti, Segretario generale della CCIS, il direttore di Promec (Az. Speciale
della CCIAA di Modena), Agostino Pesce, ha salutato
gli intervenuti fornendo delle informazioni utili e interessanti sulla provincia di Modena. Presente alla cena
il Console Generale d’Italia a Zurigo Min. Plen. Mario
Fridegotto che ha rivolto un indirizzo di saluto ai tutti i
partecipanti, plaudendo all’iniziativa
Durante la fiera i numerosi visitatori hanno potuto degustare dei prodotti di eccellenza del territorio come ad
esempio l’aceto balsamico tradizionale di Modena, il
lambrusco, la torta ducale nonché il lardo di colonnata.
Anche tra gli operatori di settore vi è stato un forte interesse nei confronti delle eccellenze emiliane.
Per qualsiasi informazione concernente i prodotti esposti in fiera la CCIS è a completa disposizione per fornire
tutte le informazioni del caso.
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la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
Grande successo a Renens
Sardegna, isola del gusto
Ha riscosso uno straordinario successo di critica e di
pubblico la cena con degustazione guidata “Profumi e
sapori di una terra d’eccellenza: Sardegna, isola del gusto”. La serata, che si è svolta il 16 settembre scorso presso la Salle de Spectacles di Renens (Canton Vaud), è stata
organizzata dalla Camera di Commercio italiana per la
Svizzera (CCIS) – ufficio di Ginevra e la Federazione
dei circoli sardi in Svizzera, rappresentata dalla Presidente Francesca Fais, in collaborazione con la Regione
Sardegna. La cena, aperta dal Console generale D’Italia
Dr. Adolfo Barattolo,è stata l’occasione per fare scoprire
ai convenuti, giornalisti ed esperti la ricchezza enogastronomica e culturale di un’isola come la Sardegna che
si impone per la straordinarietà e la specialità dei suoi
prodotti: i vini, i liquori, i formaggi, il miele, l’olio d’oliva
extra vergine, il pane e non per ultima la bottarga. Il momento più alto e gradito della serata è stata la relazione
sulla geografia vitivinicola guidata dal sommelier Pietro
Massa, Maitre - capo sala presso la scuola alberghiera di
Bosa, che ha presentato i vini presenti tra le tavole dei
partecipanti dando alla serata anche quel tocco culturale,
che insieme ai piatti tipici della Sardegna,hanno reso la
serata molto particolare.
la
Rivista
n. 11 Novembre 2011
93
Contatti commerciali
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Automazione industriale
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n. 11 Novembre 2011
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Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La ditta International Innovation
Pala GmbH (www.innovazionipala.it) è una impresa di diritto svizzero che possiede proprietà industriali e brevetti internazionali per
lo sfruttamento e la realizzazione
di impianti di energia rinnovabile
e per lo sviluppo sostenibile è alla
ricerca di soci collaboratori e finanziatori per acquisto e sfruttamento
del diritto di priorità dei brevetti in
proprio possesso.
• L’Azienda Agricola Borghesi
Erika è una affermata realtà della
provincia di Pistoia dedita alla produzione di un olio extravergine di
oliva di altissima qualità Il Macchia Palmane. Negli oliveti posti
in leggera collina il Lazzero oggi è
unito a Moraiolo, Leccino, Frantoio
e Maurino. Le olive sono raccolte a
mano all’ invaiatura e subito frante,
separatamente, con sistema a ciclo
continuo. L’ Extravergine Macchia
Palmane (IGP Toscano) si offre alla
vista di un colore giallo con bei
riflessi verdi, al naso fa correre la
mente all’ oliva ed all’ erba, in bocca
è ampio, persistente e con un buon
equilibrio tra l’ amaro ed il piccante
caratteristici. La ditta è alla ricerca
in Svizzera di importatori e grossisti specializzati nella distribuzione
di olio extravergine d’oliva con cui
avviare una collaborazione di lungo
termine.
• Salottino GmbH
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(cesti specialita’ italiane, vini, regalistica), possibilita’ catering, feste
private.
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• L’Azienda Agricola Podere Salicutti è un’affermata realtà della
provincia di Siena dedita alla produzione di un Brunello di Montalcino di altissima qualità. La scelta
colturale è quella del biologico che
si avvale di tecniche molto semplici
tendenti all’incremento della fertilità del terreno con l’apporto di
sostanza organica da concimi di
stalla o da sovesci di leguminose
e cereali. Si ritiene fondamentale
l’apporto di sostanze umificanti
naturali per incrementare l’attività biologica del terreno e favorire
l’assorbimento degli altri elementi
nutritivi. Le infestazioni fungine
del vigneto si controllano benissimo con poltiglia bordolese e zolfo
puro.. La ditta è alla ricerca in Svizzera di importatori e grossisti specializzati nella distribuzione di vino
con cui avviare una collaborazione
di lungo termine.
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la Svizzera, Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo, Tel. 044/289 23 23,
Fax 044/201 53 57,
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ATTIVITÀ E SERVIZI
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente
ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo
consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio
tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e
comprende tra l‘altro:
- Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti,
commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera
- Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci,
assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc.
(disponibili on-line in giornata)
- Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
- Ricerca e mediazione di partners commerciali italiani e svizzeri
- Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con
l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato
- Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
PUBBLICAZIONI
-
La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno)
Calendario delle Fiere italiane
Annuario Soci
Indicatori utili Italia-Svizzera
Agevolazioni speciali per i Soci
Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo
Tel. ++41 44 289 23 23, Fax ++41 44 201 53 57
http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
- Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
- Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale
- Assistenza e consulenza in materia doganale
- Informazioni statistiche ed import/esport
- Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
- Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
- Azioni promozionali e di direct marketing
- Arbitrato internazionale
- Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia
- Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
- Traduzioni
- Viaggi di Studio
- Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
- Swiss Desk Porti italiani
- La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
- Recupero crediti in Svizzera
- Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
- Compra-vendita di beni immobili in Italia
- Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia
- Il nuovo diritto societario italiano
- Servizi camerali
Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel. ++41 22 906 85 95, Fax ++41 22 906 85 99
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legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani
il rimborso dell’IVA svizzera.
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legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di
ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS:
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recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale
competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara;
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