L`OGGI DEL P. CHAMINADE

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L`OGGI DEL P. CHAMINADE
Fraternità Marianista n. 197
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N. 197
Anno XXVII n. 2
Febbraio 2011
Gwenaio2222225
2009SettembreAg
osto 2009
220095220092009
PERIODICO DI SPIRITUALITÀ E D‟INFORMAZIONE DELLE FRATERNITÀ MARIANISTE D‟ITALIA
Ott. Nov. 2008
L’OGGI DEL P. CHAMINADE
Alla conclusione del Convegno incentrato sulla figura fantastica e meravigliosa del p. Chaminade vorrei
trarre alcune conclusioni scaturite dalle varie relazione dei gruppi che indicano come il messaggio del
Fondatore è stato recepito e vissuto dalle varie Fraternità.
Ma prima di trarre delle conclusioni
da tutto ciò che è stato detto vorrei
sottolineare due indicazioni di
lettura suggeritemi dal contesto
attuale e allo stesso tempo possono
essere una chiave di lettura per
l‟oggi del p. Chaminade.
2008
Una prima indicazione per tale
lettura viene dal confronto che
dobbiamo fare tra il mondo del p.
Chaminade e la società attuale e se
per il Beato Fondatore serpeggiava nella Francia del suo tempo una eresia fagocitata dalla mentalità
illuministica e alimentata dal furore della Rivoluzione francese qual‟era l‟indifferenza religiosa (ricordiamo le
parole accorate della famosa lettera del 1839 del p. Chaminade); anche ai nostri giorni e nel mondo
contemporaneo serpeggia e -forse in modo ancor più subdolo e nascosto- penetra nella nostra mentalità questa
eresia!
Questo mondo politico, economico, sociale ed anche religioso (o presunto tale) entra nelle nostre case e
nelle nostre menti tramite i mezzi di comunicazione sociale che dichiarano di essere al servizio dei valori
cristiani che sono di natura universale quali la vita, la libertà, la verità… valori anche per il ”mondo laico”,
ma allo stesso tempo, come dicevo sopra in modo subdolo, remano spudoratamente contro questi stessi
valori e noi, purtroppo siamo vittime inconsapevoli e incoscienti di questo martellamento guidato da
tutt‟altre intenzioni e volontà (una realtà che tutti possiamo constatare). Ricordiamo ciò che testimonia la
nostra comunità di Albania dove è palpabile la forza del regime – in questo caso quello comunista – che è
riuscito ad azzerare qualunque anelito verso il religioso e verso Dio.
Certo ai tempi del p. Chaminade si viveva una avversione violenta e forse era più facile vedere e
possibilmente fuggire il nemico, ai nostri giorni inconsciamente stiamo diventando schiavi di certi mezzi di
persuasione che agiscono in modo silenzioso e nella quotidianità, ma non sono meno pericolosi nella loro
semina (ricordiamo la parabola evangelica della zizzania) di indifferenza e di sospetto verso tutto ciò che
riguarda Dio e ciò che comporta il nostro modo di essere e di agire cristiano. Anche oggi ci sono tanti, troppi
maestri del sospetto.
Una seconda indicazione mi è data dalla mia esperienza pastorale nelle varie nostre parrocchie
marianiste, ma anche confermata da certe analisi e indagini riferite da alcuni testi che esprimono molto
meglio di me questa realtà che voglio condividere con voi: i testi che sto leggendo con curiosità e con
tanto interesse sono nati nel mondo giovanile e universitario italiano: il primo è di Armando Matteo
(responsabile nazionale della FUCI) “La prima generazione incredula” e il secondo titolo è “C‟è Campo?”
della commissione pastorale dei vescovi del Triveneto. In questi testi con una disanima spensierata e, direi
spregiudicata, si parla dei nostri giovani e del loro mondo che appare molto diverso da quello che noi
pensiamo: diverso è il loro approccio al sacro, diverso il loro linguaggio, diverso il loro pensare e vivere i
valori, diverso il loro comportamento nei riguardi di Dio, diversa la loro morale… non voglio giudicarli
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peggiori o migliori, sono diversi. E forse sono tali anche perché noi, vittime del nostro tempo non
abbiamo saputo trasmettere e parlare loro in un modo a loro comprensibile.
Eppure questi giovani dal profondo della loro apatia religiosa, nel loro menefreghismo o indifferenza
cercano a modo loro di recuperare il „senso religioso‟ in forme personali, soggettivistiche, intimistiche ed
estetiche o come affermava Benedetto XVI alla GMG di Colonia 2005 con una religione fai da te.
Eppure questi giovani ci interpellano: in questi ultimi anni, secondo un sondaggio fatti da illustri sociologi
(Garelli in collaborazione con A. Cencini) almeno due milioni – ho scritto bene milioni – di giovani hanno
cercato di dare una risposta a questo intima
ricerca di religioso, i nostri sociologi,
amaramente, annotano che non hanno
sempre trovato chi loro potesse proporre una
risposta vera e che li potesse soddisfare,
quindi la mancanza non è nella domanda ma
nelle risposta o nel modo di rispondere.
Forse siamo chiamati ad entrare in relazione
con loro in modo molto più empatico e meno
formale e con meno pregiudizi per
trasmettere il Dio di Gesù Cristo non
rinunciando a ciò che ci è stato rivelato ma
cambiando il modo di dire e di testimoniare
questa realtà del mistero di Dio.
Un esempio che prendo dall‟uso e dalle conoscenze del computer. Quando ero alle prime armi con
questo strumento, dieci anni fa, ho cercato una maestra in Marica, che mi parlava con entusiasmo del
server, di come „ciattare‟, di programmi e di tante altre belle cose, mi dava tante belle informazioni, ma
forse per la mia indifferenza a questo strumento, 10 minuti dopo non mi restava niente; anche ieri il
maestro p. Antonio Soldà mi ha parlato per mezz‟ora, ma non ci ho capito niente.
Sappiamo che tanti nostri giovani confondono Mosè con Gesù Cristo, san Paolo avrebbe scritto i Vangeli
e tante altre conoscenze bibliche sono non-conoscenze, eppure M. Cacciari conferma che sono giovani
laureati con il massimo dei voti. Pensiamo anche alle persone giovani o meno giovani che non hanno la
fortuna di studiare, quali conoscenze possono avere!
Il cardinal Kasper in una intervista rilasciata alla „Stampa’ di Torino (29 aprile 2009) afferma che i nostri
giovani e spesso anche i meno giovani sembrano mancare di una antenna quando parliamo di Dio. È
necessario, è sempre il cardinal Kasper che parla, che la Chiesa (e noi siamo Chiesa) proponga una nuova
evangelizzazione in risposta ad una nuova situazione. È necessario un parlare in modo nuovo di Dio e di
introdurlo in modo nuovo nelle nostre conversazioni. Una nuova evangelizzazione deve partire da una
“mistagogia” cioè da un accompagnamento a scoprire il mistero già presente in ogni esperienza di vita per
trovarvi Dio.
Mi scuso per queste premesse ma le ho ritenute necessarie per focalizzare i cinque pilastri (possiamo
definirli così) che ci rendono attuale e moderno il messaggio del Fondatore.
Abbiamo capito tutti come sia estremamente necessario approfondire la nostra fede: p. Chaminade
chiedeva costantemente la meditazione sul Credo; diceva poco fa Andrea: tutto deve puntare sulla Parola
con la lettera maiuscola (senza confondere San Paolo con Mosé), la Parola è difficile e non sempre
riusciamo ad attualizzarla nella nostra vita, ma è la Parola di Dio; e in Italia abbiamo la fortuna di avere
tanti e buoni maestri oggi, grandi ma anche semplici. Ne cito solo alcuni: Martini, è semplice ascoltare
nelle sue conferenze, è leggibile nei suoi scritti, ugualmente Ravasi, il cardinale, dunque col sigillo della
Santa Chiesa, lo si ascolta con piacere nei suoi interventi anche televisivi. Dunque approfondire la Parola
di Dio per entrare nel mistero di Dio e così comprendere l‟ansia del p. Chaminade quando ci sollecita alla
meditazione del Credo.
Questo è necessario per arrivare alla preghiera contemplativa. L‟orazione la possiamo definire il
secondo pilastro dell‟impianto religioso chaminadiano. Ho riletto il CCC, non parla di orazione, ma di
preghiera contemplativa (una terminologia nuova ma che non cambia il contenuto e la sollecitazione di p.
Chaminade) che non è solo un dono e una grazia per i religiosi o le religiose ma è fruibile per tutta la
nostra famiglia marianista perché dalla contemplazione dell‟amore di Cristo per l‟umanità scaturisce il
terzo pilastro della nostra spiritualità: Gesù Cristo ha compassione di questa gente che son tre giorni che
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lo segue e che non sa dove mandare a mangiare; ricordate il miracolo eucaristico, “fateli sedere” e Lui
dona il pane della Vita; da questo si deduce che la compassione, mi raccomando, non è la
commiserazione (per strada un povero ti chiede la „carità‟ e tu gli dai 50 cent e pensi chissà quanti ne
tiene in tasca) la compassione è patire insieme, vivere insieme questa realtà, esplode la misericordia
(pienezza del cuore) per andare incontro all‟altro, il mio cuore soffre della tua situazione. Questa ansia che
chiamo apostolica diviene il terzo pilastro.
Ritorniamo con il pensiero ai nostri giovani sono
la nostra passione e compassione, siamo capaci di
compassionare, condividere la loro stessa tensione
verso il Bene, verso Gesù che il vero senso della
loro ma anche della nostra vita? Ricordiamo ciò
che è stato citato sopra da A. Cencini
Questi tre pilastri: la fede, la preghiera,
l’apostolato diventano indispensabili per colmare
le povertà che circondano e abitano l‟ambiente
indifferente che ha bisogno della presenza di
persone che amano e portano Gesù Cristo, allora
vedete che la povertà (non solo economica, ma di
valori) di tanti nostri giovani deve essere colmata
dalla ricchezza di valori che attingiamo dalla
Parola di Dio e contempliamo nella preghiera per
farne dono con la passione del nostro condividere.
E finalmente cerco di dare una risposta corretta a
Nevio. (che non è pienamente convinto che “non
esiste apostolato che non parta da Maria”). Ricordate ciò che abbiamo letto ieri sera dalla meditazione
che il santo Padre ha fatto il giorno 11 ottobre 2010: Maria non è il fine del nostro apostolato, è un mezzo
per arrivare a Gesù Cristo; Dio era in sé, lontano e secondo teorie filosofiche e teologiche antiche,
indifferente all‟umanità. Questo Dio in sé diventa mio compagno di viaggio solo con Maria e quando io,
secondo P. Chaminade, faccio l‟alleanza con Maria, mi consacro a Maria perché Maria come ha dato Gesù
Cristo a me e al mondo, così deve aiutarmi a dare Gesù Cristo agli altri, e qui è tutta la nostra
consacrazione; così, come è detto bene dalla relazione di CB, la consacrazione è l‟alleanza con Maria
perché mi educhi, mi formi secondo l‟ideale “Gesù figlio di Maria”.
Belle le indicazioni su Maria educatrice nelle immagini ieri sera date da Raffaele: Maria educa ogni
istante della vita di Gesù e si può aggiungere anche l‟immagine che p. Salvatore ci indica nella quale si
può notare Maria che sculaccia Gesù Bambino, è bella come indicazione: Maria ha educato il figlio Gesù.
E in questo stare fra noi; ha dato la possibilità a Dio di essere non più in sé, ma fra noi e per noi.
E‟ una realtà che p. Chaminade ha gioiosamente colto nella spiritualità del tempo rendendola
felicemente sua; superando tanta devozione di quel periodo, superando il rapporto con Maria come di una
schiavitù e ridonandocela come Madre, Maria è Madre e noi dobbiamo imitare Gesù figlio di Maria: ecco
il quarto pilastro della nostra spiritualità.
E finalmente sottolineiamo quello che chiamiamo nel nostro schema il quinto caposaldo: vivere e
testimoniare un grande spirito di Famiglia (il dire comune del Fondatore non parlava di Società ma di
Famiglia di Maria). Noi dobbiamo dare la testimonianza di un popolo di santi, pur ammirando la forte
testimonianza dei martiri noi dobbiamo creare quel grande spirito di famiglia che oltre all‟ammirazione
produce quasi come un contagio la collaborazione nella costruzione del Regno di Dio, il nostro modello è
la Comunità di Gerusalemme dove “erano un cuor solo ed un‟anima sola, riunita nella preghiera e nella
condivisione del pane” (cfr. Atti degli Apostoli).
Ecco credo di poter riassumere questi giorni di riflessione in questi cinque pilastri e mi auguro che non
siano solo parole ma impegni per realizzare quel sogno o quella visione del Fondatore ai piedi della
Vergine del Pilar: 1. Uomini di fede; 2. Animati dalla preghiera contemplativa sulla Parola; 3. Spinti
dall‟amore di Cristo verso gli uomini, nostri fratelli; 4. In alleanza con Maria alla quale consacriamo tutte
le nostre forze; 5. Legati da un profondo spirito di famiglia.
P. Luigi Magni sm
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Un esempio attuale di esperienza mistica e missione politica
In un momento così incerto della politica della nostra Italia, ci chiediamo se i nostri politici, anche
quelli di dichiarata e sbandierata fede cattolica, ascoltano la voce della Chiesa, che senza entrare
direttamente nelle tormentate vicende nazionali, lancia i suoi messaggi attraverso i vescovi come
nell’ultimo Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana, o i vari ammonimenti del papa
che si colgono nei suoi messaggi in cui denunzia che nella nostra attualità non è difficile riscontrare «una
perversione di fondo del concetto di ethos» e non quale sia «il patrimonio di princìpi e di valori espressi
da una religiosità autentica” (Discorso per gli auguri alla Curia romana, 20 dicembre 2010). O quando
in occasione dell’ultima Settimana Sociale ammoniva che-“Muoversi secondo una prospettiva di
responsabilità comporta la disponibilità ad uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo per
perseguire insieme il bene del Paese”.
Significativo è l’ultimo intervento del Papa nel presentare, nell’udienza del 26 gennaio, la
straordinaria figura di Santa Giovanna d'Arco, la pulzella (vergine) d’Orleans, come figura di una donna
giovane, laica che, forte della sua profonda fede cristiana, è impegnata con generosità a battersi per il
bene del suo popolo, e che è di esempio oggi a chi “è impegnato nella vita politica e si trova ad
affrontare situazioni difficili”
La vita di San Giovanna d'Arco è un invito per una referenza alta di
vita cristiana. Ha vissuto in tempi difficili e drammatici per la Chiesa,
quelli del grande scisma d'occidente. È nata nel 1412, quando vi era un
Papa e due "anti-Papi", nel mezzo della Guerra dei Cent'Anni che
coinvolgeva la Francia e l'Inghilterra ed è stata condannata come
eretica e mandata alla morte terribile del rogo a 19 anni nel 1431.
Il papa ripercorre la vita della Santa attraverso l’esame dei due
Processi che la riguardano, il Processo di condanna e il Processo di
Nullità della Condanna, o di “riabilitazione”.
“Il primo processo è una pagina sconvolgente della storia della
santità e anche una pagina illuminante sul mistero della Chiesa,
che, secondo le parole del Concilio Vaticano II, è “allo stesso
tempo santa e sempre bisognosa di purificazione” (LG, 8). A
differenza dei santi teologi che avevano illuminato l'Università di
Parigi, come san Bonaventura, san Tommaso d'Aquino e il beato
Duns Scoto, …. questi giudici sono teologi ai quali mancano la carità e l'umiltà di vedere in questa
giovane l‟azione di Dio. Vengono alla mente le parole di Gesù secondo le quali i misteri di Dio sono
rivelati a chi ha il cuore dei piccoli, mentre rimangono nascosti ai dotti e sapienti che non hanno
l'umiltà (cfr Lc 10,21). Così, i giudici di Giovanna sono radicalmente incapaci di comprenderla, di
vedere la bellezza della sua anima: non sapevano di condannare una Santa.
…..La nostra Santa vive la preghiera nella forma di un dialogo continuo con il Signore, che illumina
anche il suo dialogo con i giudici e le dà pace e sicurezza. Ella chiede con fiducia: “Dolcissimo Dio,
in onore della vostra santa Passione, vi chiedo, se voi mi amate, di rivelarmi come devo rispondere a
questi uomini di Chiesa”. Gesù è contemplato da Giovanna come il “Re del Cielo e della Terra”. Così,
sul suo stendardo, Giovanna fece dipingere l'immagine di “Nostro Signore che tiene il mondo”, icona
della sua missione politica. La liberazione del suo popolo è un‟opera di giustizia umana, che Giovanna
compie nella carità, per amore di Gesù. Il suo è un bell’esempio di santità per i laici impegnati
nella vita politica, soprattutto nelle situazioni più difficili. La fede è la luce che guida ogni scelta,
come testimonierà, un secolo più tardi, un altro grande santo, l‟inglese Thomas More. In Gesù,
Giovanna contempla anche tutta la realtà della Chiesa, la “Chiesa trionfante” del Cielo, come la
“Chiesa militante” della terra. Secondo le sue parole, ”è un tutt'uno Nostro Signore e la Chiesa”
Quest‟affermazione, citata nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ha un carattere veramente eroico
nel contesto del Processo di Condanna, di fronte ai suoi giudici, uomini di Chiesa, che la
perseguitarono e la condannarono. Nell'Amore di Gesù, Giovanna trova la forza di amare la Chiesa
fino alla fine, anche nel momento della condanna.”
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ANNO CHAMINADE
MARZO 2011
"AVVENGA PER ME SECONDO LA TUA PAROLA"(Lc 1,38)
"GIUSEPPE FECE COME GLI AVEVA ORDINATO
L’ANGELO DEL SIGNORE " (Mt 1,24)
Con Guglielmo Giuseppe CHAMINADE, COME
GIUSEPPE E MARIA,
dire sì alle chiamate di Dio nel nostro tempo
Guglielmo - Giuseppe CHAMINADE :
MISSIONARIO IN UN MONDO NUOVO
UN ANNO PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DEL NOSTRO FONDATORE
Padre Manuel J. CORTÉS, SM Superiore Generale della Società di Maria
Quest’anno che inizia ora segna il 250° anniversario della nascita del nostro Fondatore, Beato
Guglielmo Giuseppe Chaminade. La Famiglia Marianista desidera commemorare questo giorno
chiamando tutti i suoi membri a celebrarlo in un modo speciale. Quali speranze possiamo riporre in
questa celebrazione? Quali frutti dovrebbe lasciarci quest’anno? Per me, il mio più fervido desiderio è
che ci aiuti a conoscere di più e meglio Padre Chaminade, il nostro Fondatore, come condizione
indispensabile per vivere con rinnovata autenticità e maggiore coerenza la nostra vocazione Marianista
nel mondo di oggi.
Dico che è la condizione indispensabile perché, nel chiamarci ad essere Marianisti, il Signore ci chiede di
continuare a vivere oggi ciò che Padre Chaminade ha realizzato. La sua vita è lo schema che lo Spirito
Santo ci ha lasciato per la nostra vocazione. Se egli non fosse esistito, se non fosse vissuto come
realmente visse, la vocazione Marianista non sarebbe esistita, nessuno di noi sarebbe ciò che è oggi. Così
egli non è per noi soltanto un santo in più fra tutti i santi, un esempio di vita cristiana fra molti altri. La
sua persona e la sua vita sono un’autentica mediazione divina per le nostre vite. E’ importante, quindi,
che non cessiamo mai di approfondire la nostra conoscenza di lui. La conoscenza della nostra stessa
vocazione e il suo apprezzamento vengono per mezzo della nostra conoscenza e apprezzamento del
nostro Fondatore.
Ora questa conoscenza deve essere interiore, ossia, non solo limitata ai fattori o elementi esterni che
segnarono la sua vita, ma deve comprendere ciò che lo ha mosso dall’interno, le intuizioni della sua
mente, gli impulsi del suo cuore, la sua forza spirituale, in modo tale che queste stesse esperienze
afferrino la nostra mente e il nostro cuore. Se camminiamo lungo questa strada, risponderemo
sicuramente come Marianisti alle trappole che questi nostri tempi, in cui ci è dato di vivere, ci pongono
dinanzi. Saremo, come egli era e come il Signore desidera che continuiamo ad essere, “missionari in un
nuovo mondo”.
Spero, quindi, che le numerose iniziative che stanno nascendo nei nostri differenti paesi per celebrare
quest‟anno possano contribuire non solo a mantenere viva la memoria del nostro Fondatore ma anche e
soprattutto a farlo conoscere meglio
************
Sul sito www.marianist.org alla voce Anno Chaminade (naturalmente nelle tre lingue ufficiali) nel
Programma mensile di formazione potete trovare in Italiano, per ogni mese dell‟anno, indicazioni per
lo studio, la riflessione e la preghiera .
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VITA DI FRATERNITÀ
Ricordo di Ombretta.
Al Convegno abbiamo sentito forte l’assenza di Ombretta che, ricordiamo, è sempre stata presente a questo nostro
impegno annuale, Nell’ultimo numero di Fraternità, avevamo invitato a pregare per lei, il Signore l’ha chiamata a
sé il 20 gennaio.
Ringraziamo
Una sua cara amica marianista che così ce la ricorda
Da giovane Ombretta aveva un desiderio: diventare suora missionaria, ma la sua
salute non lo permise, così studiò da infermiera e praticò la sua missione presso
l'ospedale Civile di Vicenza dove conobbe il suo futuro sposo Domenico, un uomo
buono e generoso. Dal loro matrimonio nacquero due figli, la bambina mori
subito appena nata e dopo pochi anni nacque Paolo. Ombretta era una donna
semplice, solare e sempre disponibile per tutti quelli che avevano bisogno di
aiuto, era una donna schietta e corretta non mormorava mai alle spalle delle
persone.
Come Marianista teneva tutti in ordine, nel momento in cui qualcuno di noi creava confusione, lei subito riportava
l'ordine suonando il campanello ricevuto ad un convegno. Aveva un grande amore per Maria, la Madre di Gesù.
Ricordo con nostalgia i giorni trascorsi insieme a fare visita agli ammalati con la sua cinquecento rossa; un giorno in
cui ci siamo ritrovate in mezzo alla campagna con tutte le ruote dell'auto ricoperte di fango e in quel momento
abbiamo riso insieme. Io le dissi" Ombra (così la chiamavo) cosa facciamo adesso? Lei mi rispose non pensarci, la
Signora Maria penserà a noi! Con la sua fiducia in Maria tutto fini nel migliore dei modi. A volte quando passava a
prendermi per andare a trovare gli anziani ammalati, prima si faceva visita al Santuario di monte Berico, alla
Signora Maria. Con la sua professione conobbe tante persone bisognose e il suo amore missionario verso il
prossimo l'aiutò in tutte le sue opere di carità cristiana.. Nel nostro Volontariato aveva sempre idee sane e belle.
Mi piaceva quando rimproverava tutte noi per le nostre chiacchere e diceva " zitte non siamo in piazza", questa era
Ombretta, una grande donna. Quando morì mio marito mi aiutò con il vestiario, lei sapeva dove portarli per essere
utili a qualcuno. La nostra Comunità di Caldogno si ricorderà sempre di Ombretta, con la sua cinquecento rossa
portava un sorriso a tutti, aveva un amore grande per la sua famiglia e per tutti bisognosi, era una vera
missionaria.
VITA DI FAMIGLIA
L‟Alliance Mariale risorta nel 1961, in questi giorni ha festeggiato i 50 anni dalla sua fondazione.
S. Marie Joëlle Bec, fmi a nome del Consiglio Mondiale della Famiglia Marianista si rallegra per questo
giubileo, chiede ai Fondatori di continuare ad accompagnare questo ramo della famiglia, ad aprire nuovi
percorsi per raggiungere uomini e donne del nostro tempo come essi fecero nella loro epoca. Per i
membri dell‟Alliance la nostra preghiera e la nostra amicizia e un grazie per la loro partecipazione alla
vita e alla missione della Famiglia Marianista.
Il 10 gennaio, proprio il giorno della festa di M. Adele, il vescovo
di Kara, Mgr Jacques Longa, ha benedetto quattro suore
marianiste che partivano per la missione a Kpatchilé, ad aprire un
ambulatorio di maternità, per essere d‟aiuto a gestanti che fino ad
ora erano costrette, per partorire, a percorrere anche 100 Km a
piedi, con tutti i rischi del percorso.
Le quattro suore che qui sono effigiate, sr. Ana Maria, sr. Anne
Martine, assistente medica, sr.Tatiana, assistente sociale e
sr.Teresa sono già sul posto, a prestare la loro opera
nell‟ambulatorio costruito con fondi donati anche da allievi del
collegio marianista di Valencia.
Redazione FAMIGLIA MARIANISTA
Parrocchia “MATER CCLESIAE”
Via Svevo, 1 – 86100 Campobasso

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