Cacciatori italiani all`estero

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Cacciatori italiani all`estero
Cacciatori italiani all'estero | Komitee gegen den Vogelmord e. V. http://www.komitee.de/it/caccia/caccia-italia/cacciatori-italiani-allestero
Komitee gegen den Vogelmord e. V.
Molti cacciatori italiani si lamentano che in Italia non si possono fari buoni bottini di uccelli e che vi sono troppi
controlli, così tanti decidono di riservarsi almeno un viaggio di caccia all'estero all'anno.
Le mete privilegiate sono l'Albania, i paesi dell'ex Jugoslavia, ma soprattutto Romania e Bulgaria: in questi paesi
non soltanto la natura non è stata ancora deturpata come nel nostro (ex) Belpaese, ma con pochi euro si possono
aggirare normative e realizzare carnieri da sogno, a volte anche centinaia o persino un migliaio di uccelli in pochi
giorni di caccia.
Siano specie protette o meno.
In tutto l'Est europeo e in Nord Africa gli italiani sono conosciuti come gli insaziabili cacciatori di piccoli uccelli.
Prendiamo alcuni casi fra i tanti: nel 2008 a Insuratei, nei Delta del Danubio, la Polizia rumena ferma dieci
cacciatori italiani.
Non solo possedevano un numero di cartucce doppio rispetto a quello consentito dalla legge, ma gli agenti
rinvennero altre 35.000 cartucce oltre numerosi richiami acustici elettromagnetici in un casolare adiacente.
I cacciatori si giustificarono dicendo che erano arrivati in Romania per uccidere le allodole ma i giornali
commentarono il caso notando come l’armamento ritrovato era sufficiente ad uccidere tutte le allodole esistenti
sul posto.
Ad essere indagato dalla Polizia, quale organizzatore del "viaggio" venatorio, fu un italiano residente a Bucarest.
Un altro italiano residente in Romania pubblicizza invece da anni sul sito web viaggi venatori con carnieri
abbondanti e poco importa se le foto che immortalano i cacciatori suoi ospiti mostrano fra gli animali uccisi
morette tabaccate, fistioni turchi e re di quaglie, tutte specie in drammatico declino e super protette in tutta
Europa.
L'impatto della caccia italiana all'estero è grande e che i numeri si
aggirino intorno alle migliaia lo dimostrano alcuni dei casi venuti alla luce
proprio nel 2011: il 15 novembre 3 cacciatori italiani vengono fermati in
tre differenti auto alla frontiera ungherese.
In totale trasportano 1.160 uccelli morti tanto di specie protette quanto
cacciabili.
Lo stesso giorno a Perugia 2 cacciatori di ritorno dall'Albania sono
sorpresi con 500 kili di uccellini morti.
Ma pochi giorni prima, il 6 novembre, un camion italiano era stato fermato
sulla frontiera ungherese-rumena: dentro a dei cartoni erano stati stivati
ben 11.000 uccelli appena uccisi.
Fra essi non solo allodole, ma anche cardellini, migliarini di palude, cesene, tordi, pispole, ballerine bianche e
verdoni.
Romania e non solo.
Dalla Crimea tornano il 7 novembre un gruppo di cacciatori: avevano con sé 500 beccacce uccise.
E poi la Bulgaria, dove si va per abbattere le oche, fra esse le rarissime collorosso, una specie con una popolazione
ridottissima che sverna in larga parte proprio in Bulgaria.
È stato il 5 gennaio del 2011 che proprio lì i cacciatori hanno perpetrato un vero massacro, in un giorno di nebbia
quando la caccia sarebbe stata vietata.
In assenza di controlli c’erano circa 100 macchine di cacciatori italiani.
Questi hanno sparato all’impazzata, come riferiscono le associazioni ambientaliste locali, in spregio a qualsiasi
norma.
Centinaia di oche di tutte le specie sono state abbattute in poche ore.